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Preliminaries omitted, etc.

Italiano (Standard Italian) Letter Female 1523 1523-1547? Prose

CARTEGGIO DI VITTORIA COLONNA

VITTORIA COLONNA

MARCHESA DI PESOARA

CARTEGGIO

reccolto e pubblicato

DA

ERMANNO FERRERO E GIUSEPPE MLLER

Seconda edizione con Supplemento

RACCOLTO ED ANNATATO DA

DOMENICO TORDI

TORINO

ERMANNO LOESCHER

FIRENZE

Via Tornabuoni, 20

ROMA

Via del Corso, 307

1892

PROPRIET LETTERARIA

TorinoStabilimento tipografico Vincenzo Bona.

ALLA MEMORIA

DI

ALFREDO REUMONT

1523, 8 maggio.

Autogr. la sottoscrizione.Archivio di Stato di Mantova.Campori, VittoriaColonna, in Atti delle Dep. di st. patr. dell'Emilia, nuova serie, vol. III, parte II.1878, p. 31, n. 1.)

III.mo S.re

Ad misser Mario Equicolo (1) Mario Equicola, segretario della marchesa Isabella d'Este Gonzaga, madre del marchese Federico II, e letterato, di cui si hanno parecchi scritti a stampa. Le lettere del marchese di Pescara all'Equicola, pubblicate dal Luzio (Vittoria Colonna, nella Rivista storica mantovana, vol. I, 1885, p. 4 e segg.), lo mostrano compiacente intermediario in un furtivo amore del marito di Vittoria per una damigella della marchesa di Mantova. scripsi circa li quattromilia ducati che per M. Theodoro V. S. III.ma deve alMarchese mio S. (2) Teodoro Trivulzio, capitano dei Veneziani, fatto prigioniero dai collegati, imperiali e pontificii, nella presa di Milano (19 novembre 1521), il quale pag poi al marchese di Pescara ventimila ducati per la sua liberazione. Guicciardini, St. d'Italia, l. XIV, cap. IV. Sulla promessa fatta dal marchese di Mantova per il pagamento di questa taglia vedi una lettera di Baldassarre Castiglione al detto marchese, 25 maggio 1524, in Castiglione, Lettere, Padova, 1769, t. l, p. 112.Carteggio di Vittoria Colonna. et non ho resposta: non so se pervergogna de tanta dilactione, credo ad causa de nonosar epso ricordarlo ad V. S. e per mal recapito de lalettera; ma anchor in la causa non fusse culpa, fa lo

effecto e multo danno, per donde son forzata advisarload V. S. Ill. Et bench me sia grave molestarla rendendomecerta che, tenendo l volunt tene al Marchesemio, n la lettera n la opera li doler: li scrivo et lisupplico manda pagarli, che certo con grandissima difficultho fatto intertenere per vinti di el vendere uncastello. Et per certo se la necessit fosse minore, anchorla conditione et forze de V. S. Ill.ma siano tale chel'usarli pi cortesia sia iniuriarlo, non me saria posto adscriverlo, perch penso tener magior pena et fastidio incercarli che V. S. Ill. ma in pagarli. Le altre ragioni, cheM. Mario supra questo scripse ultra che io le rispondesse,son tale che me assicurano che con sua prudentia le haV. S. Ill. ma anullate, per io non le replico, ma concludoche hormai havendo passato quel ch' passato, senzaaltra dilactione, quando pensasse V. S. perderli, iudicardoverli pagare, et Nostro S. la Ill.ma persona de V. S. etStato gaude et secunde come desea (1) Il Luzio (Fabrizio Maramaldo,, Ancona, 1883, p. 11, nota) osserv che non regge la supposizione del Campori che questa lettera, insolitamente acre, fosse dettata dal marito, poich questi allora era in Ispagna. Per il Campori non disse dettata, ma scritto a suggestione e d'ordine, ci che pu conciliarsi anche con l'assenza di lui.

De Arpino, VIII&degree; maij MCCCCCXXIII.

Al servitio de V. S. Ill.ma

deditissimaLa Marchesa de Pescara

All'Ill. &degree; et Ex. &degree; S. r Marchese de Mantoa, capitanogenerale de la Sancta Eclesia)

(1) Giovan Matteo Giberti (14951543), datario pontificio. Allorch il cardinale Giulio de' Medici, di cui era confidente, divenne il papa Clemente VII (1523), il Giberti fu fatto capo della segreteria pontificia, e poscia (1524) gli fu conferito il vescovato di Verona. Sulle sue relazioni con Vittoria Colonna vedi Reumont, p. 48 e segg., 91, 162.

Sedici lettere di Vittoria al Giberti (dal 21 novembre 1523 al 20 settembre 1524) ed una a Baldassarre Castiglione (20 settembre 1524) furono trascritte nel secolo XVI in un fascicolo cartaceo, che si conserva nella biblioteca Capitolare di Verona (gi n. DXXXIII, ora DCCCXIV). Monsignor Giuliari le pubblic per nozze, ammodernandone l'ortografia, in un opuscolo, divenuto irreperibile, e che abbiamo avuto in comunicazione dall'egregio editore. Al conte Carlo Cipollo siamo debitori dell'esatta trascrizione di queste copie.

1523, 21 novembre.

Copia del sec. XVI.Bibl. Capitolare di Verona, ms. n. DCCCXIV.(Giuliari),Lettere di Vittoria Colonna tratte da un codice della Capitolar bibilioteca di Verona,Verona, 1868, p. 15, n. I).

Rev.do e molto magnifico Signore

Questa notte ho inteso la desiderata nova che il R.moCardinale vostro sia fatto Papa (2) Il cardinale de' Medici fu assunto al pontificato il 19 di novembre.. Sia rengratiato senzafine Nostro Signor Dio, et lo suplico dia ad tale principiotale mezo e fine, che chiaramente si veda che piperfetta opera non si vista mai, n cos saviamentecondutta, et da s stesso per propria prudentia obtenuta.

Non presumer posser explicare la insuperabile allegrezache io ne sento, essedno a voi, et per l'altra volta chelo sperai (1) All morte di Leone X, quando Giulio de' Medici sper succedere al cugino, ed in sua vece fu eletto Adriano VI. et per la propria ragione, ben nota. Ben necertifico che io son certa che seria impossibile ad altriche a voi comprendere la grandeza d'essa, ch dallavostra medesima la potrete iudicare: alla quale non reputola mia di niente inferiore. A Su S.t basarete perme li piedi, et li direte che io non posso altro che suplicarecontinuo N. S. e Nostra Donna per la sua conservatione,a noi non meno che a voi necessaria, etancora a tutto el mondo. Pregove, S. V. M., questa felicitnon vi toglia quel che l'altra non ve tolse, anzi piche mai mi scriviate, etc.

De Napoli, a XXI de novembre 1523(2) In queste copie le date sono in principio delle lettere. Le trasportiamo alla fine giusta il costante uso della marchesa.

S.or, vi obblig.ma

La Mar.a de Pescara.

1523, 27 novembre.

Copia.Bibl. Capitolare di Verona.(Giuliari), Lett. di Vitt. Col., p. 15, n. Il).

Non ad necessit, ma ad prudentia atribuisco el nonmandarme cus desiderata nova per lettera sua, ch 'l

soverchio bene suole alle volte causare el contrario suo.Rendoli de s amorevol consideratione infinite gratie, etnon meno de mandarne lo aviso in tempo, che facesseexperientia in me de haver la amist sua meco el debitogrado; ch essendo in tanta felicit, pensava che nissunpiacere possesse capere nel animo, non che crescerla,et la grata et piacevol lettera sua non solo bast darliaumento, ma farme conoscer che senza essa dovevareputar imperfetto quel bene, che alhora reputava perfettissimo.Per el che ancora la obligatione sia antica,et la amicitia nel grade che potria desiderare, le novecause di crescerli affectione me constringono usar terminiconvenienti alla certeza deve esser tra noi dellianimi nostri; che 'l rengratiarne, l'offerirve et il pregarveve serviate delle cose mie, anzi pi che vostre,deveno essere hormai non che excusate ma represse.Et se pure corro in questo errore, pregolo creda che 'ldesiderio di pi obligarmeli fa che lo importuni che mecomandi; ch ad chi esso , servendolo, se guadagnamolto pi che in receverne piacere.

Non oso alegrarme del ottimo principio de la spertagratitudine verso voi di Su S.t, ch con mostrarne moltaallegreza iniuriaria el merito vostro, tenendo per certoche questa sia arra di maior bene. Pregolo, quando pdesocuparse di tanto importante cure, se ricordi ordinareche me scrivano, etc.

De Napoli, a XXVII de novembre 1523

Di V. Rev. S.a

che vi oblig.maLa Mar.a de Pesc.a

1523, 16 dicembre.

Copia.Bibl. Capitolare di Verona.(Giuliari), Lett. di Vitt. Col., p. 16, n. III).

Ancor che la volunt mia verso il servitio et honorvostro non possi crescere, tengo per fermo non lavostra inver me per niente minore; per el che dovriaessere secura che come ad me deletta el scriverli, cosad essa il respondermi dilettasse: ma per che io tengoabundantia de otio, dove epso deve haverne carestia,temo la necessit faccia in epso effetto contrario al desiderio;s che molte volte sto in dubio, se devo soprasedereil mio piacer per darli la sua quiete. Pure il ricordarmiquanto assuefatto alla fatica, et che per nonmanchar de sua consueta, anzi totalmente abinata (1) La n di abinata (innata) proviene da correzione.cortesia, virt e bont, vorr pi presto fraudar s stesso,che lo ordine de la vera amist, le scrivo e scriver,volendo ancor che pi presto me iudichi importuna chenegligente, soverchio recrescevole che immemore; chquel si p atribuire ad ignorantia, questo ad malitiachiara. Ben toglier hormai il poco necessario, che di novo declarare lo animo mio verso di lui, et la dedicataservit di molto tempo a Sua Beatitudine; allaquale sempre vi occorra tempo direte li baso li degnipiedi, desiderosissima farlo presentialmente, etc.

De Aquino, a XVI de decembre 1523.Ad V. S.

obligatissima

La Marcha de Pescara.

1523, 19 dicembre.

Copia.Bibl. Capitolare di Verona.(Giuliari), Lett. di Vitt. Col., p. 17, u. IV).

Per fugire nome di discortese, credo che lo acquistardi mendace, et per che la ragione mi toglie gran partede la colpa, convene narrarvi il caso. Poi de creato nostrosignore Papa, ricordati molti de la solita vostra humanitverso me, mi hanno dato infinite molestie, perch ve ledia a voi, et non possendo io darvele senza riceverne lamaior parte, me ha forzata el commune interesso a publicareche, poi questa creatione, sucessa cosa, per donde tra voi et me nata mortal nimist, e che prima scriveriaal Turco che a voi. S che, se pur tal fama vipervenisse alle orecchie, voglio che possiate disingannaralcuno bueno, se in questo errore capesse; tanto piche 'l portator di questa stato uno delli ingannati,come quello, che mirava pi al proprio suo interesse cheal ragionevol respetto che ve tengo. Et ancor penso habbiateforse per via di Mantua avute le alligate medaglienon solo man.te (1) mandate., ma composte da messer Io. AntonioMuscetola (2) Probabilmente lo stesso, di cui nella lett. XXXV. Ma non trovammo nell'opera del Tafuri (Istoria degli scrittori nati nel regno di Napoli) ed altrove uno scrittore napolitano di tal nome.. Per sapendo vi delettano le laudate compositione,

ve le mando; n oso laudarle io, ma rimetterleal miglior iuditio vostro. Ben ve dico che lo auctore nonha voluto servar ordine in esse, per fugire malivolentia,e tiene delicato ingegno, et bona inventione; ancor chenon tenga tanto del oratore, come ad alcuno de quellisuggetti converria, etc.

De Aquino, a XVIIII dicembre 1523.

Al servitio de V. S.

obligatissima

La Marchesa de Pescara.

1524, 4 gennaio.

Copia.Bibl. Capitolare di Verona.(Giuliari), Lett. di Vitt. Col., p. 18, n. V).

La obligatione ch'io le tengo fa me doglia tanto eldarli molestia, che nissun piacere posso recever tale, chenon sia maior la pena de haver a domandarcelo. Ma lapresente non posso negar de scriverla, cos per essercosa conveniente seguir la volunt del Marchese, my signore,e pregar che le opere comenzate da esso se reducanoad perfectione, come el redundar in benefitio dipersona, che per esser creato mio e bon signor, nonposso n devo lassar di desiderarlo. Tanto pi che quandofece lo errore, che fu in tempo della immortale et santamemoria di Leone, li promisi che, accordando la parte,io acommodaria con Su Santit per vostro mezo el resto,

il che fece; et hora mi pare che se fatta per amordel Marchese la gratia di remetterlo, resta solo quelloche seria tanto iusto ad farse, che con vergogna nonmediocre me conduco a pregarve che fate non si faccia,et per certo se esso havesse miglior modo, io li imponeriasilentio; ma conoscendo el poco che fo, Signor, viprego, vogliate operarve sia la gratia tanto libera, chenon ce sia niente imperfetto, ch certo lo recever amolto piacere acumulando alle infinite obbligatione cheli tengo, etc.

De Aquino, a iiij de gennaro 1524.

Signor, desidera servirla

La Mar.a de P.

1524, 26 gennaio.

Copia.Bibl. Capitolare di Verona.(Giuliari), Lett. di Vitt. Col., p. 19, n. VI).

Se la virt fusse totalmente estinta nel mondo, cosfecondo seme ne reposto in esso, che serian maggiorili frutti novi da lui solo produtti, che tutti li altri passati;et ben possemo allegrarce che ce sia concessootener gratie da cos largo et gran signore, per mezodi servitor tanto cortese, che col piacevol modo ce duplicala mercede. La gratia fatta da Su Santit al signormio, s humanamente me la fa la vostra letteranota, ch molto pi estimo lo stile che lo effetto, et mi

constringe alcune volte dolerme di quel che pi soglioallegrarme; che vederlo in grado, che non li bisognafar della mia volunt o opera o experientia, ch meseria non men debitore, che io li sia debitrice et obligata.ma forse pi, et con la solita fede oso pregarlo sia lapresente mia solo per s e Su Santit, parendogli (1) Seguivano queste parole cancellate dall'amanuense stesso, che le scrisse: essendo el Marchese mio in Napoli etc.

De Aquino, a XXVI de gennaro 1524.

Signor, che desea servirve

La March.a de Pescara.

1524, 28 marzo.

Copia.Bibl. Capitolare di Verona.)Giuliari), Lett. di Vitt. Col., p. 19, n. VII)

Arrivando qua di lunedi santo, non mi parse molestarlocon mia lettera, n mostrarme io di tanto poca conscientia,ancor che'l scriver ad essa sia in ogni tempo opera meritoriaappresso Dio et al mondo; ch se gli effetti visibilice danno cognitione de la causa invisibile, che pichiaro et notabile effetto si pu vedere che le moltevirt risplendono in voi solo, considerando che, essendoogniuna di esse bastante a nobilitare un soggetto, uniteinsieme tutte in una creatura, si viene per essa assaifacilmente in cognitione del Creatore? Ma io come quella

che penso pi alli periculi e fastidii de la guerra (1) Combattevasi in Lombardia tra l'esercito imperiale, fra i cui capitani principali era il Pescara, e i Francesi comandati dall'ammiraglio Bonnivet.,che alla tranquillit della contemplatione, lassai di scriverviet de pensarce; follo con questa et vi dico che stoqua in Marini, con el solito deseo et obligation servirve,quale non suffrendo aumento, non oso darli altro nomeche lo usato.

A Su Santit basarete per me li piedi, per la gratiade la plenaria indulgentia si degnata mandarmi, qualenon meno ho prezata per venire de la mano tanto desideratada me vederla con tal potest, che per la propriasalute de l'anima, etc.

De Marino, a XXVIIII de marzo 1524.

ObligatissimaLa Mar.a di Pesc.a

1524, 30 marzo.

Copia.Bibl. Capitolare di Verona.)Giuliari), Lett. di Vitt. Col., p. 20. n. VII)

Le sue lettere mi sogliono essere sempre gratissime,ma quella di hoggi mi ha data tanta consolatione chenon porria esplicarlo; ch le altre del Priore (2) Il priore di Capua, il fiorentino Leone Strozzi, V. lett. XVI. mihaveano posto in anxia molto grande, havendome mandatocon esse lettere del Marchese, che iacea indispostoe in letto. Ringratio Nostro Signore Dio che se fosselevato, et voi mille volte de la diligentia usata in avisarmelo

La obligation mia non p crescere, n essermela sua perfection pi nota; resta solo che si degni comandarme,perch trovando modo di minuir la una deme, confirmer l'altra in lui, poi quel togliermi el vitiodella ingratitudine ser darse in maior grado la virtde la humilt, che essendo, come , fundamento de ogniperfectione, con una medesima opera rester essa servita,et io satisfatta.

La palma (1) La palma benedetta della Pasqua., e per chi la benedisse, et per il singnificato,et per mandarla voi, l'ho presa con tanto piacere,che porria questa gloria, se io la reputasse vana, farche non mi fusse valida la confessione, ma parendomiche, nascendo la allegreza da Su Santit, possi dire chesia el mio spirito exultando nel Signore, che , e speroche sia, la mia salute, con la universal pace, che persue gloriose e sante mani si concluder, non lo atribuira peccato, etc.

De Marino, a XXX di marzo 1524Sig.r,

ve obligatissimaLa Mar.a di P.a.

1524, 20 aprile.

(Copia.Bibl. Capitolare di Verona.(Giuliari), Lett. di Vitt. Col., p. 21. n. IX).

Sono stata tanto admirata questi d che nissun male havesse

tanta audatia de offender cos bona [persona] (1) L'editore v'aggiunse, a ragione, questa parola., anzise lecito dir, perfetta, come esso : ch se non havessesperato che trovaria el contrario suo tanto superiore,che senza altro remedio bastava vincerlo, seria statomaiore el mio interiore, che lo exteriore suo; et pensandoche de tal pugna stia alquanto faticato, et per loiusto disdegno et colera li resti el gusto amaro, li mandoquesto poco dolce, pi perch essendo di mia mano, pensolo habbia accetto et corroborato dal desiderio mio, tengala virt ristorativa pi valida, che per la carentia essopossa tenerne di megliori, e resto pregando Nostro SignorDio per universal benefitio se degni tenerlo sano etc.

Da Marino, a XX de aprile 1524.Sig.r,

v' obligatissimaLa Mar.a de Pesc.a

1524, 3 maggio.

(Copia.Bibl. Capitolare di Verona.(Giuliari), Lett. di Vitt. Col., p. 21, n. X).

Tanto spesso mi concede gratie la S. V., che pi prestomanca a me el modo di rengratiarla che ad epsa lamanera de darmene occasione. Non so se per che iohabbi troppo inopia de acommodate parole, o lui soverchia

copia de cortesi effetti; e bench questo venga inmia utilit, e quello in qualche vergogna, consento diesserli in ogni cosa inferiore, pur che con bona sua gratiapossa dire che la mia volunt in servirla supera di tantola sua, che quanto perdo nel resto, lo avanzo in questosolo, et se le opere ha fatte per satisfar me, et io niuna,alla minor di epse simile per servirlo, mi danno il tortolo haverlo pregato senza esser comandata, mai potrannoalmen darme tanta ragione, che pur si dir che dellecose non esperimentate si pu far falso iuditio, ma chiha vera cognitione di noi facilmente me dar la sententiain favore, ch li desiderii nostri sono tanto estendersiquanto ricerca el merito di ciascuno; et se 'l locodeve capere el locato, io resto senza niun dubbio diquesta guerra vincitrice. El che summamente prezo, etme importa, non possendo con altro fine, che se degnarcomandarme, mostrarmi di non essere del tutto ingrata:ancor che mi pare conoscerlo per tale, che n mei servitii,n di quanti conosco, n obligarci tutti insieme potrianoegualare el merito suo. Bisogna adunque che perfarme una nova et maior gratia et usare una insolitahumanit, se degni per me, o in mio nome, obligarsi ads stesso: ch in altra persona non vedo nel mondo chipossa sufficientemente satisfarlo.

Da Marino, a III di maggio 1524.De V. S.

obligatissima

La Mar.a de Pesc.a

1524, 26 maggio.

(Copia.Bibl. Capitolare di Verona.(Giuliari), Lett. di Vitt. Col., p. 22, n. XI).

Questa mattina ho avuta la lettera vostra: ho conosciutom li madrigali quanta forza tiene la verit, ch delprimo, et per essere in mia laude, e tale che non cedealla compagnia, doveria pi satisfarme; ma il pensareche li altri siano fatti per voi mi hanno tanto contentata,che s'io non vedesse quella speranza sua piantata in cosottimo terreno, che p tenerne el frutto per maturo,haveria molta pena de l'error mio, in non accettar chesian per voi, e del suo che havesse electi da versi tantobueni altro suggetto che 'l vostro. Et per mostrarli chemeritano ogni laude, concluder con una che le inchiudein s tutte: che certiflcarli che, al poco veder mio, sonocos conformi al merito vostro, che n la opera deve alsuggetto, n esso a lei: che la una mostra del suo autorl'ingegno tanto svegliato, che non ha bisogno d'aiuto, l'altro da s in grado, che non p cosa nissuna ingrandirlo.Ma ben ha mostrato il nostro messer Pietro (1) L'autore di questi madrigali sembra sia Pietro Aretino, allora a Roma, donde, verso la met di questo stesso anno 1524, fugg, per avere contro di s sollevato lo sdegno del Giberti. Tornato, al cadere dell'anno, compose, in onore del Giberti, la Canzon in laude del Datario. Cf. Virgili, Francesco Berni, Firenze,1881, pag. 103 e segg. haverottenute due grande imprese: alzare il verso suo tanto

che di questa mente canti del valor vostro, e senza abassarloniente, nobilitar di modo el poco mio, che non hatolta niuna delle merite laudi al madrigal primo. PregoV. S. che, oltre el rengratiarlo per me, lo faccia accortoche, se di novo vuole per sua humanit tirar per mel'arco del suo ingegno, non se admire, se non tocca ilsegno, come dice, de' mei honori, che sono cos pochi,et il segno cos piccolo, che n quelli fanno numero, nquesto si discerne. El signor Ascanio (1) Ascanio Colonna, suo fratello. sta meglio alquanto,etc.

Da Marino, a XXVI di maggio 1524.Al servitio di V. S.

La March.a de Pesc.a

1524, 15 giugno.

(Copia.Bibl. Capitolare di Verona.(Giuliari), Lett. di Vitti. Col., p. 23, n. XII).

Tanto pi grata mi stata la desiderata speranza dipace (2) Accenna alle pratiche di pace fra Carlo V, Enrico VIII e Francesco I tentate da Clemente VII., quanto maior era la guerra, che in me stessacausava el desiderar cosa quasi impossibile, ch per talefin qua la ho reputata, e bench V. S. mostri nella sualettera non haverne quel fondamento che desideramo,

io voglio fondare la mia speranza in esso che scrive, enon in quelli che li scrivieno, che bisogner sia assaigrande el vento che la svella. Oltra che mi pare serianbene ignoranti quelli che scrivessero una bugia, che conla venuta del signor Arcivescovo (1) Nicol Schonberg, arcivescovo di Capua, adoperato da Clemente VII in queste pratiche. s presto si scoprirebbe;et quando non sia tanto quel che desideramo, assai che quelle terribilit de Anglia non sian cos extremecome ce figuravano (2) Enrico VIII era allora unito con Carlo V contro Francesco I. Probabilmente per le terribilit de Anglia da intendersi la minaccia d'invasione della Francia da parte degli Inglesi.. Al valore et merito di Su Santitogni difficult facile, del che la vicina experientiace fa certi che, se ridussero li nimici ad exaltarlo, et licontrarii soi per forza o bona voglia ad basarli li piedi (3) nota l'opposizione, che incontr l'elezione di Clemente VII, sopra tutto nel cardinale Wolsey, aspirante al trono pontificio.,ben potr redurre questi Principi, exausti di denari, fatigatida guerre, et timidi hormai de la conscientia, pervedere le future imprese farsi pi iniuste che le passate,ad una santa unione e necessaria quiete di tutta Cristianit,per firmare anzi ampliare questa nostra fedetanto vexata da quelli, che deveriano gi aver ricevutocastigo da questi, che sono causa nutrirli in tanto errore.

Ve prego, quando siano le cose pi chiare, vogliate,per quanto p meritare perfetta o sincera amicitia, avisarmelo,se la preghiera mia non superba.

Da Marino, a XV di giugno 1524.Dedita per servire V. S.

La Mar.a de Pesc.a

1524, 2 luglio.

(Copia.Bibl. Capitolare di Verona.(Giuliari), Lett. di Vitt. Col., p. 24, n. XIII).

El favore che si dignato nostro Signore concederme,tenendo memoria di comandare a cos bassa serva, comeio li sono, me haveria levata nel sommo culmine de lafelicit, se come si tratto del quarto di Ardea (1) Il castello di Ardea, al tempo di papa Martino V, dai Benedittini di San Paolo era passato ai Colonna, ai quali rimase sino ai giorni di Marcantonio, flglio di Ascanio.,se trattave de dividere in me stessa la miglior parte dime: ch ancor fosse creata indivisibile dal supremoSignor che mi inform, Sua Beatitudine, che in terra lorapresenta, tale che li deve esser possibile ogni inauditomiraculo, et con suo servitio mi haveria fatta eterna;essendo stata bastante a fare un novo presente a Signores novo nel mondo, che la minor cosa, che forze l'universoa venerarlo, la dignit dove el vedemo assunpto.Pesame solo quel di che soglio allegrarme, che li siael signor Ascanio tanto sincero et obediente servo,che l'industria et diligentia mia sia stata poco di bisognoin fare che remetta el terreno, el seme, flori et fruttinelle degne mani di Su Santit; et beati quelli son degniessere da la sua benignit riguardati con occhio s amorevole,che exhorta quello che p comandare: non hohavuta audatia molestare le sue sante orecohie con le

mie ignorantie, per non li rispondo. Pregove, Signor,supplite per me liberamente, certificandoli che io lo adorocon tutto el core, la mente e l'anima, n da altri speroquiete per el Marchese e per me: baso li suoi santissimipiedi, etc. (1) La lettera giunga alla fine della pagina; non rest posto per trascrivere la firma..

Da Marino, a II di luglio 1524.

1524, 25 luglio.

(Copia.Bibl. Capitolare di Verona.(Giuliari), Lett. di Vitt. Col., p. 25, n. XIV).

Tale sono state le sue dimostratione verso me in questadolentia mia, che me dole sia gi mancata, se esse hannoda mancarme con essa; ch niun male potria essermis grave, che il bene de la sua molta cortesia non melricompensasse; et se di questo mille experientie passateme devono far s certa, che 'l mostrarne novo piacere medar forsi infamia de incredula, considere che 'l reiterarle cose, che assai delettano, sempre piace, maxime quelleche immeritamente pare che se possedano, tanto pi cheessendo la sua benevolentia ver me fundata in la propriavirt, et non de mio merito, temo sempre che la imperfectionmia, ogn d essendoli pi nota, possa in qualcheparte minuirla; per donde quanto meno spero, et pieffetti vedo, maior allegreza mi causa. Rengratiarlo non

voglio per non cominciar cosa senza fine, ma si li darper pago nova fatica, poich si ben le suffre per farmegratia. El Marchese, my signor, molto obbligato al (1) Segue uno sgorbio.

Da Marino, a XXV di luglio 1524.Al servitio di V. S.

La Marchesa de Pesc.a.

1524, 13 agosto.

(Copia.Bible. Capitolare di Verona.(Giuliari), Lett. di Vitt. Col., p. 25. n. XV).

Tre d sono che in me combatte la allegria col male,ch l'una insieme con la ragione et volunt vorriaoch'io scrivesse, facendo in alcuna parte quello a chesono tanto obligata: l'altro non me l'ha consentito, nconsente. Al fine mi sono risoluta farli scrivere questa,in la quale rengratio prima Nostro Signor Dio, et poiSu Santit, che con fare ascendere alla S. V. un scalinopi alto (2) Il Giberti fu creato vescovo di Verona l'8 di agosto 1524., et a dirittura de la scala ch'io dico, me dcerta speranza vederlo di qua a molti anni, quali NostroSignore conceda a chi in la sumit di essa, cosa, credo,molto pi da me, che da voi medesimo desiderata; perchla S. V. desidera la quiete, et io vorria tanto inquietarlo,che 'l mondo tutto li desse molestia, et chefusse tale la gloria de casa de' Medici, che non solo essihavessero saputo essere con gratia di Nostro SignoreDio, ma ancora li loro servitori, et piaccia a chi tutto

p che questa sia vera profetia (1) Qui stavano queste parole cancellate: Rengratiolo summamente del breve.. De la indispositionemia, che mi ha represa di tante recascate, lacertifico che, se sempre l'havesse vista, mai me haveriaiudicata se non inferma: et come maestro Hieronimo(2) Probabilmente il medico. potr dirli, mai ho fatto nissuna disobedientia,n discordine. Quello, de che mi danno colpa, de pigliarcollera, bisogneria toglier la causa, che seria che'l Marchesenon valesse quel che vale, che non fossemo doiin carne una, et ch'io non li fusse obligata come sono;s che questi che danno relatione di me, se pure losignor Priore di Capua (3) V. lettera IX., use de la potenzia divina,et potr liberarme subito. Io ben cerco pedere la memoriadelle poche et tarde provisioni, che vanno al Marchese,per non farme danno, et obedirla: che poi V. S.preza tanto ch'io stia sana, lo miro con maggior diligentiaper servirlo (4) La cosa suona come se vi fosse un rimprovero, che forse si riferisce alla titubanza del papa in quel tempo. Reumont, p. 76.. Io sto in ogni modo assai bene, et questipochi residui di febre vanno burlando meco, per chenon me inquietano niente, lassonome tutto el d netta,non servano ordine al venire, et tutti doi terminano consudore: tengo lo stomaco bono, et spero presto levarme.Prego V. S. mi perdoni se in questi d non li ho scritto,che stato per obedire a' medici, et non per poco deseoch'io ne havessi, etc.

De Marino, a XIII de agosto 1524.

Al servitio di V. S. molto R.da.

La Mar.a de Pesc.a

1524, 20 settembre.

(Copia.Bibl. Capitolare di Verona.(Giuliari), Lett. di Vitt. Col., p. 26, n. XVI).

Lo haver V. S. fatto quanto sino ad hoggi li ho domandato,me teneva di modo obligata, che con difficultgrandissima credeva poter servirla, tanto che in qualcheparte la satisfacesse; ma addesso sono del tutto exclusache possa tempo n forze bastarme, essendo la sua cortesiaverso me tale, che da s stessa me ha offerto quelche io posseva pregarli; anzi senza darmi el rossore decus spesso fatigarlo, ha presa la fatiga di procurarequel che sa che desidero: n potr confortarme conpensiere, che della mia volunt deditissima in suo servitioreste contento; perch alli effetti vedo che con lamedesima me la paga avanzandome sempre in le opere,et se pure la sua humanit lo quietasse con el possibile,non posso quietarmi io, sentendomi ogni di gravare dinovo peso, senza speranza di alleviarlo, et solo essereobligata a chi deveno essere tutti i bueni; anzi in questoexcedendoli, come credo dichiara che'l suo favore si largamente demostrato con meco, per donde me ne seguenon piccola gloria. Il pensar poi quanta maior seria secus, come li sono obligata, tenesse obligato lui, togliequesto piacere, et cresce in maior grado quella pena,n trovo altro consolo che considerare le molte virtsue, et che niuna persona potria fare effetti correspondentia quelli, che da lui nascono, considerato el merito

de la causa, n so qual seria meglio, o vederle unitein esso et godere de sua perfetta amist, o che repartitearricchissero el mondo, che vedemo hoggi si desnudo:bench mi pare che ne habbi V. S. tanta copiache, senza togliersene niuna, rimedia in gran parte lainopia d'altri. N voglio darli con questa pi fastidio decertificarli che maior gratia per me non potria farmeconcedere, che quella me ha scritta de vederla procurare,etc. (1) Questa lettera accenna a nuovi obblighi verso il Giberti,ma con giri di frase cos artificiali che riesce difficile, se nonimpossibile, di trovarne il vero senso. Reumont, p. 76.

De Marino, a XX di settembre 1524.

Servir V. S. R.da

La Marchesa de Pesc.a

1524, 20 settembre.

(Copia.Bibl. Capitolare di Verona. Ms. DCCCXIV.(Giuliari), Lett. di Vitt.Col., p. 31).

Ex.te S.or Non haveva io perduta la memoria di observarlila promessa; anzi mi dole che la ho havutatanto viva, che continuo mi ha impedita la dolceza desi bella lettione, pensando di remandarla senza relegerlale volte ch'io vorrei, et almeno mi servisse in retenerlain s bene impressa (2) Il Castiglione aveva dato a Vittoria Colonna copia del manoscritto del Cortegiano, da lui composto dieci anni prima a Roma. Quando Vittoria scrisse questa lettera al Castiglione, che le aveva chiesto la restituzione del manoscritto, egli stava per partire per la nunziatura di Spagna.. Poi me ha tanto deservita in

sollecitarmi, et percne son gi al mezo della secondavolta ch'io la lego, prego la S. V. me la voglia lassarfinire, ch'io le prometto remandarcelo, come intenderper sua lettera stia per partire da Roma. N bisognermandare altri per esso, ch'io lo inviar cautamente etsicuro. Non conveneria ch'io li dicessi quel che me nepare, per la medesima causa che V. S. dice, non daparlare de la belleza della signora Duchessa (1) Elisabetta Gonzaga, sorella di Gian Francesco, marchese di Mantova, moglie di Guidobaldo I di Montefeltro, duca d'Urbino, lodata nel Cortegiano.: maperch gliel promisi, non curer con una ornata letteradarli ad intendere quello che sa meglio di me. Semplicementeli dir la pura verit, affirmandola con sacramentotale, che mostri la efficatia che devessi cheli dico por vida del Marchs, my S.or, ch'io non ho vistomai, n credo vedere altra opera in prosa meglio osimile, n forse meritamente seconda a questa: percholtra el bellissimo soggetto et novo, la excellentia delstile tale che con una suavit non mai sentita vi conducein uno amenissimo et fruttifero colle, salendo sempresenza farve accorger mai di non esser pur nel pianodove entrasti; et la via s ben culta el ornata, chedifficilmente pu discernersi chi habbia pi faticato inabbellirla, o la natura o l'arte. Lasciamo stare le meraviglioseargutie, le profonde sententie, che ci rilucononon meno che gemme legate in si poco oro che solo li

serve per necessaria compagnia, senza togliere pur unaminima parte de la lor luce; n credo che altre possintrovarse tali, n meno artefice migliorar l'incasto. Mache dir io de la propriet de le parole, che veramentedimostrano questa chiareza di possere usare altro che 'ltoscano? E stata ventura sia venuta si tardi, perch lafama di chi la ha si strettamente observata sia fin quivissa, et quel che pi ho notato che dove usa altraparola, sono cos da lassar le toscane, che par pi perseguir queste meglio che per fugir quelle, l'habbi fatto.Le facetie et burle son tanto accomodate et ben dette,che anche siano morti molti di quelli che le dissero,non ho possuto lassare di non tenerli invidia grandissima.Ma di quella parte, che pi me piace et obliga,che le forsi debite laude, che date alla continentia evirt de le donne, determino tacere; ma non tacer giquello che pi admiratione mi ha causato, che che a mepare che chi scrive latino habbi una differentia con lialtri autori, simile ad uno artefice, che lavora di oro,a quelli che lavorano di rame: ch per semplice operache faccia, la excellentia de la materia luce tanto che ladimostra bella; ma la opera di rame con grande ingegnoet sottil modo non pu farsi tale, che in la comparationenon perda molto; ed il novo vostro vulgare porta unamaest con seco s rara, che non deve cedere a niunaopera latina. Che abbia ben formato un perfetto cortegianonon me ne maraviglio, ch con solo tenere unospecchio denanzi, et considerare le interne et externeparti sue, posseva descriverlo qual lo ha descritto; maessendo la maggior difflcult che habbiamo conoscer noistessi, dico che pi difficile li stato formar s che

un'altro: s che o per l'uno, o per l'altro che sia, meritatanta laude, che me ne rimetto al sig. Datario (1) Il Giberti, a cui pi tardi Vittoria invi copia di questa lettera, la quale perci trovavasi tra le carte del vescovo di Verona, e quindi fu trascritta nel fascicolo della Capitolare insieme con le letter della Colonnese a lui., ilqual solo giudico bastevole che per me la dia.

Da Marino, a XX settembre 1524.

1525, 21 marzo.

(Lettere volgari di diversi nobilissimi huomini, libro secondo, Vinegia, 1545. e. 3v).

Illustrissima Signora mia. Havendo cos ragionevolcausa di fare qualche testimonio del piacere ch'io sentoper li prosperi e gloriosi successi dello illustrissimosignor suo consorte (2) La battaglia di Pavia, combattuta il 24 febbraio 1525., son stato in opinione usar altrotermine che 'l scrivere, parendomi che questo sia cosatroppo comune, et che si usa ancor in molto minor allegrezza;massime non sapendo io far di modo, che habbiain s alcuna singularit fuor delle altre: molti altri segniancor, come far fuochi, feste, soni, canti, et altre talidemostrationi, per ragionevoli rispetti mi sono parsiassai minori che il concetto dell'animo mio: per sonomipur tornato al scrivere, confidatomi che Vostra Signoriadebbia vedere quello ch'io ho nell'animo, ancor che leparole non lo esprimino. Ch, se havendo Vostra Signoriahavuto desiderio che qualcuno scrivesse il Cortegiano,

senza ch'ella me lo dicesse, pur accennasse,l'animo mio, come presago e proportionato in qualcheparte a servirla, cos come essa a comandarmi, lo intesee conobbe, et fu obedientissimo a questo suo tacito commandamento;non s pu se non pensare che l'animosuo medesimamente debba intendere quello ch'io penso,e non dico, e tanto pi chiaramente, quanto che quellisublimi spiriti del ingegno suo divino penetrano piche alcun altro intendimento humano alla cognitioned'ogni cosa, ancor alli altri incognita: per della satisfationech'io sento del contento suo, et della famosagloria del signor suo consorte, il quale triompha di duetanto eccellenti vittorie, e della servit mia verso lei,le supplico a dimandarne a s stessa et a s stessacrederlo, perch son certo che a s stessa non mentirdi quello che non solamente essa, ma tutto il mondo vedetrasparere nell'animo mio, come in cristallo purissimo.Cos resto basciandole le mani, e raccomandandomelehumilmente in bona gratia. In Madrit, alli XXI di marzoM. D. XXV.

Baldessar da Castiglione.

1525, 26 marzo.

(Minuta.Archivio di Simancas. Secretaria de Estado, leg. 1554, f. 442).(1) Dobbiamo la trascrizione di questa e della lettera di Carlo V, n. XXXI, alla gentilezza del signor D. Francisco Diaz, direttore dell'Archivio generale di Simancas. Di questa esiste copia in una collezione privata a Firenze (insieme col n. XXI) e nei Diarii di Marin Sanuto (vol. XXXVIII, f. 260).

Carolus etc.

Illustris consanguinea nostra charissima. Quam primumallatum nobis est de tam insigni, tam memorabili

victoria, quam Deus Optimus Maximus in Insubria nobisadversus Gallos nuper concedere dignatus est, certe peralia multa quae incundissima nobis in mentem veniebant,fuit nominis tui recordatio, quam quidem et non parumauxit qui hic agit pro illustri Marchione Piscariae, tuoconiuge, Franciscus Gutterius (1) Francesco Guttierez, al servizio del marchese di Pescara, poscia del marchese del Vasto. qui convenienti gratulationetuo nomine functus effecit, et tuum Victoriae nomenauspicatissimum nobis semper crederemus. Nequeimmerito, quum ex eo genere sis, ex ea familia, ex quatam nos quam maiores nostri non vulgaria quocumquetempore officia reportarunt: tali vero cum marito coniuncta,cuius et virtute et re bellica industria atquefaelicitate existimamus non minimam tantae victoriae partemconstitisse. Merito itaque victoriam Victoria gratularis,ex qua intelligere potes, tantum in te amplitudinis,tantum gloriae redundare, et commoda etiam, quum nihiltam magnum sit, quod Marchio ipse de nostra et gratitudineet liberalitate expectare non possit. Tanti veroanimum tuum erga nos atque observantiam facimus, etpene mariti tui merita tecum communia iudicemus tibiqueob id, quantum par est, debeamus. Vale. Datumex oppido nostro Maioreti, die 26 martii M. D. XXV.

Carolus divina clemencia Electus Romanorum Imperator,semper augustus etc.

Illustri Victoriae Columnae Marchionissae Piscariae, consanguineaenostrae carissimae.

1525, 1 maggio.

(Copia.Firenze. Collezione privata. Raccolta di lettere e notizie diverse,vol. VI, f. 79-81).(1) Un'altra copia di questa risposta si ha ne' Diarii del Sanuto (vol. XXXVIII, f. 260); una terza nell'Archivio di Mantova.

Cesarea e Cattolica Maest.

Se Nostro Signore Dio, rispettando il supremo (2) superno, Sanuto. meritodi Vostra Maest (3) Vostra Cesarea Maest, San., si degn elevarla in s eccelsogrado, che cos (4) li, San. potenti Re ne aspettano la libert, esono costretti supplicarli mercede, che audacia teneria ioa rispondere all'humanissima lettera sua, se da essa medesimanon nascesse in me luce per capirla et animoper meritarla? Et oggi niuno pu arrogarsi tanto che,volendo servirla, non li bisogni col suo favore acquistarquanto ad Essa vuol restituire; perch ivi il sommoculmine (5) lume, San. d'ogni perfetione, le virt s unite vi risplendono(6) rifulgono, San. che tutto il mondo ne resta offuscato emirato (7) nudato, San.; in la sua bont conviene collocare ogni speranza,che pi alto (8) altro, copia fior. segno non si concede a mortale.E perch nella sola consideratione ed intelligenza di s

stessa felice e beata, non conviene supplicarli altro,se non che poi se le concede nella propria grandezzala propria fruitione d'ogni desiderato bene, voglia quelloli (1) qual se, San. deve tutto il mondo e non pu darcelo, tenerlocon la sua immensa benignit per ricevuto; ch cosisatisfar s stessa, et supplendo al mancamento dell'universo,lo far pi meritevole del degno impero suo. Mache dire (2) dir, San. della felicit mia, essendo stata nella memoriadi V. C. Maest in tempo che trionfava di tante nazioni.disponeva delle regie vite, repartiva le provincie elregni, pendeva dal suo giudizio la quiete di tutta la Christianite la necessaria ruina degli infedeli? Non presumo(3) Non presumer. San. credere altro, se non che in una medesimaora volle (4) volesse, San. mostrare che, come sapeva debellare i superbi,cos (5) cos manca nella copia fiorentina. gli piaceva (6) sapeva, San. esaltare gli umili. N cosapi (7) cos, San. grande pu trovarsi che alla grandezza dell'animo(8) magnitudine del suo animo. San. suo non sia piccola, n s minima che l'umanitsua non la riceva per grande; volendo essere in questoeffetto, come negli (9) agli, copia fior. altri, conforme (10) essere conforme in questo effetto come negli altri. San. a quel Signore,che pi d'ogni altro (11) pi che mai altri facesse, San. rappresenta (12) La copia fiorentina finisce il periodo dopo li servitii.. Li servitii, la

fede e la sincerit (1) Li servitii, fede et sincerit, San. del Marchese, mio signore e dimia casa tengo per tali che non indegnamente sono aV. C. Maest accetti; e la promessa comodit (2) come dice, San. desideropi per testimonio in questo che per insolita cupiditmia; bench la gratitudine e liberalit sua sempreprevenne (3) previene, San. ogni giusta domanda. N so qual sia pida stimare, o ricevere il premio di tanto gran Principe,o la gloria che dica esserne debitore. Il nome mio tengoin grandissima estimatione, essendomi stato posto perla vittoria de' suoi passati, e tanto pi essendo dallaMaest Vostra preso in augurio felice (4) Il nome mio tengo in grandissima stima essendo da la Cesarea Maest Vostra preso in augurio felice, n incongruamente, essondomi st imposto per ia vittoria de soi passati. San., conosco averlousato solo in vincere me stessa, desiderando pi presto,con tanti iminentissimi e diversi pericoli, che il Marchese(5) el signor mio Marchese, San. le serva, che venga a quietarsi con me. Pregher(6) ad acquetarsi, come pregar, San. sempre Dio per la salute della C. M. Vostra,tanto necessaria a tutto il mondo e particolarmente a noi,che da questo sol lume (7) da solo questo lume, San. siamo retti e sostenuti (8) illuminati, San..

Da Ischia, add primo di maggio 1525.

1525, 14 ottobre.

(Minuta.Archivio segreto Vaticano. Clementis VII brev. min., a. 1525, p. l.n. 9, breve 310.Fontana, Nuovi documenti vaticani sulla fede e sulla piet di VittoriaColonna, in Arch. della R. Soc. rom. di st. patr., vol. X. 1887, p. 606, n. 1).

Dilecte in Christo filie nobili mulieri Victorie MarchionissePiscarie.

Dilecta in Christo filia salutem, etc. Cum, sicut accepimus,dilectus filius, nobilis vir Franciscus DavalosMarchio Piscariae, consors tuus, quem nos alias induetisingulari virtute, auctoritate et meritis eius gubernatoremnostrae civitatis Beneventi deputavimus, ob curas bellicaset exercitus Cesarei regimen quibus in Liguriaet Cisalpina Gallia distinetur, eidem gubernio Beneventanovacare praesentialiter nequiens, te loco sui in gubernioeodem generalem eius locumtenentem deputaverit,suasque in eo tibi vices commiserit, prout in eius litteris,quas hic habemus pro expressis, plenius dicitur contineri.Nos attendentes plurimas et excellentes virtutestuas quas ad nobilitatem tui generis adiunxisti, quibussuper muliebrem sexum te claram reddens, viro tuo nonminus animo et virtute quam corpore copularis, sperantesquequod omnia solita cum prudentia, iustitia et vigeres et exequeris deputationem et commissionem predictaset illarum vigore predicto acta et gesta; apostolicaauctoritate tenore presentium confirmantes defectusquetam iuris quam facti, siqui forsan in iis intervenerint,

supplentes tibi, ut absentia eiusdem tui consortis duranteonia et singula que ipse consors tuus in guberniopredicto iuxta nostras litteras ei concessas, quas hic proexpressis ac de verbo ad verbum repetitis haberi etiamvolumus, facere posset, si personaliter interesset, tu etiamfacere, gerere et exercere possis eiusdem auctoritate ettenore concedimus et indulgemus gestaque sic per teplenam roboris firmitatem obtinere decernimus. Nonobstantibus constitutionibus et ordinationibus apostolicisstilo palatii, iuribus statutisque dictae civitatis, etiamiuramento vel confirmatione apostolica roboratis ceterisquecontrariis quibuscunque. Datum Rome, etc. xiiijoctobris 1525, anno secundo.

Vidit [P. An.] et Jo. Winchel. Commisit dominusDatarius.

1525, 2 dicembre.

(Minuta.Archivio segreto Vaticano. Clementis VII brev. min.., a. 1525, p. II,breve 469.Fontana, in Arch. della Soc. rom. di st. patr., vol. X. pag. 607, n. II).

Dilecte in Christo filie nobili mulieri Victorie de ColumnaMarchionisse Piscarie.

Dilecta in Christo filia salutem. Tuis meritis ac virtutibusinducti piisque precibus inclinati tibi ac dilectisfiliis, nobili viro duci Amalfie, propinquo tuo (1) Alfonso Piccolomini duca d'Amalfi, che nel 1517 aveva sposato Costanza d'Avalos, sorella di Alfonso marchese del Vasto. Alfonso e Costanza erano cugini del marchese di Pescara. Carteggio di Vittoria Colonna., Vincentio

de Paride, Francisco de Caprio et Gabrieli Romano,necnon Angeline de Aquino, Laure de Caprio, Constanciede Ursino nobilibus, et Clare de Surrento familiaribustuis, ut quatuor ecclesias vel altaria per vestrum quemlibetin locis, ubi respective fueritis, eligendi devote previaqueconfessione et contritione vestris per quindecimcontinuos vel interpellatos dies, etiam post presentemannum iubilei, visitando aliquidve iuxta vestram conscientiamet vestri confessoris consilium in pia operaerogando omnes et singulas ac easdem prorsus indulgentiaset sancti iubilei gratiam pleneque consequamini,quas ad almam Urbem nostram presenti anno iubileiveniendo et quatuor basilicas eiusdem Urbis ad hoc deputatasvisitando consequeremini, auctoritate apostolicatenore presentium de Omnipotentis Dei misericordia concedimus,non obstantibus litteris nostris super iubileoeditis ceterisque contrariis quibuscunque. Datum Rome,etc. die 2a decembris 1525, anno tertio.

1525, 10 dicembre.

(Minuta.Archivio segreto Vaticano. Clementis VII brev. min., a. 1525, p. II,breve 475.Fontana, in Arch. della Soc. rom. di st. patr., vol. X. p. 607, n. III).

Dilecte in Christo filie nobili mulieri Victorie de Columna.Marchionissae Piscarie.

Dilecta in Christo filia salutem. Mittimus ad Nobilitatemtuam dilectum filium Hieronimum Monopolitanum ordinis

predicatorum (1) Questi fu pi tardi arcivescovo di Taranto., relligione et doctrina prestantem, quiaffectum animi nostri et summam erga te benivolentiamtibi significet; hortamur eandem Nobilitatem tuam inDomino ut eum patienter audire sidemque prestare inomnibus velis. Datum Rome, etc. die X decembris MDXXV,Pontificatus nostri anno tertio.

(2) Sorella di Alfonso d'Avalos, padre del marito di Vittoria Colonna, e d'Inigo, padre del marchese Alfonso del Vasto. Mori nel 1541. Intorno ad essa ed alle sue relazioni con la marchesa di Pescara vedi Reumont, p. 14, 18, 24, 26, ece. e gli scritti citati a p. 301.

(1525), 21 dicembre.

(Autogr.Archivio di Monte Cassino. Sopra un foglio solo con la risposta diCostanza d'Avalos, n. XXVI.Muller e Ferrero, Alcune lettere inedite di VittoriaColonna marchesa di Pescara, in Atti della R. Accademia delle scienze di Torino,vol. XIX, 1883-84, p. 1073, n. I) (3) Vedi n. XXVI..

III.ma S. mia. Quella felice anima (4) Il marchese di Pescara, morto a Milano il 25 di novembre 1525., la quale nel suotestamento , che quanto se trova in la casa che siad'altri se restituisca; et io per questa lettera fazio fedealla S. V. che me scripse de sua mano restituisse elColle alli frati de San Benedetto, et da quella hora incqua io ho facto dare la intrata al dicto loco aspectandoche'l papa lo determinasse; mo che dicto S.r mio resolutamente

lo dice et Sua S.ria non ce vole mettere deconscientia, et questi frati se contentano benedirli tuctele intrate percepute dalla casa, prego V. S. ce lo faziarestituire, altramente seria carrico de quella anima etde la S. V. El S.r Marchese del Guasto (1) Alfonso d'Avalos marchese del Vasto (15021546). Il marchese di Pescara, nel testamento, con cui aveva istituito erede il cugino, aveva raccomandato di rendere ai proprietarii le cose dovute. Ora il Pescara aveva tenuto a torto una terra del colle di San Magno, spettante all'abazia di Monte Cassino. Vittoria si adopr per la restituzione di questa terra, onde questa ed altre lettere, che si conservano nell'archivio cassinese. sono certanon ce replicar, perch faria magior cosa per lo dictoS.r mio, tanto pi che questi padri dicono feno fare processoet stanno per havere la sententia in favore. Elsignore li preg soprasedessero. Supplicola monstrarelo amore che sole, in non fare stare quella benedectaanima sospesa. Da San Silvestro (2) San Silvestro in Capite, convento di Roma. nel quale erasi ritirata Vittoria dopo la morte del marito. V. Reumont. p. 88., a di 21 decembre.

Servitrice de V. S.ria La Marchesa.

In calce d'altra mano: Fede de la S. Marchesa cherestituisse il Colle.

E d'altra mano: Per ordine del S.r Marchese bonamemoria et la Sa S. prega il S.r Marchese se contentiper la coscientia.

(1526), 9 gennaio.

(Autogr.Archivio di Monte Cassino. Sopra una carta sola con la lettera diVittoria, n. XXV (1) aggiunta un'accompagnatoria della duchessa di Francavilla al marchese del Vasto. Gli spedisce questa minuta e la lettera di Vittoria a lei del 21 dicembre 1525. Tutte e tre autografe in un foglio solo..Muller e Ferrero, in Atti dell' Acc. delle sc. di Tor., vol.XIX, p. 1093, app. n. II).

III.ma S.ra

III.ma S.ra figlia honoranda e che debio adorare. La sualettera per il rever.do padre cellerario di Monte Cassinoho receputa, quale tengo ad gratia. Son paratissima seguirequanto comanda et che cosa conveniente; n sedeve, n posso mancar mai, dove il servitio di quellagloriosa anima; et se fa quanto questo padre demanda,lo quale port con s un doctore, al quale ha parso che,per far le cose pi ferme, se habbia la volunt anchoradel Marchese del Guasto, quale se p tenere per certissimo,che puro esequi lo quello io debio. Baso suemano, et suplico la divina clementia ce conceda soagratia. Scripta in Isia, viiij de gennaro. Mando la copiadel scrivere al S. Marchese. Ad questi padri resto obligata,che con molto amore se mostrano in tucto.

Quella ve adora, la soa infelice sia nel mondo.

Constantia.

1526, 5 maggio.

(Minuta.Archivio segreto Vaticano. Clementis VII brev. min., a. 1526. p. IIIbreve 184.Fontana, in Arch. della Soc. rom. di st. patr., vol. X, p. 608, n. IV).

Dilecta in Christo filia, salutem et apostolicam benedictionem.Exponi nobis fecisti, quod cum tu viro tuo(insignis memoriae) orbata, deinceps pro tui animi quieteet salute liberoque ab humanis curis secessu quandamdomum in civitate Neapolis tibi per dictum tuum virumrelictam unacum quattuor aut sex honestis et vitae celibismulieribus inhabitare ibique Deo altissimo magisanimo et affectu, quam ullius regulae professione, samulariintendas, cuperes ex devotionis intimo servore inquodam sacello seu cappella, quod seu quam in dicta domoconstrui facere intendis, missam et divina officia celebrarifacere ac pro tua devotione Eucharistiae sacramentumin tabernaculo marmoreo deaurato et claveclauso cum lampadibus die noctuque semper accensisretinere posse, quod tibi absque Sedis Apostolicae licentiaspeciali facere non licet, et propterea nobis humilitersupplicasti, ut huiusmodi tuo pio et honesto desiderioannuere de benignitate apostolica dignaremur. Nos aulem.etsi id quod tua Nobilitas a nobis petiit, hactenusforsan aliis non concessimus, et raro ab hac Sancta Sedeconcedi consuevit, cum ipsius sacramenti domus (quamsapientia sibi edificavit) sola ecclesia esse debeat, tamencum apud nos devotio ac pietas tua multiplicesque virtutesquas tu muliebrem supergressa sexum ad tui nobilitatemgeneris adiunxisti tantum valerent, quantum

etiam paterna nostra benivolentia erga te et tuos omnesexigebat, id ipsum ad spiritualem consolationem tuamtibi non duximus denegandum, sperantes ac pro certohabentes, te huius coelestis sponsi ac Domini (quemospitatura es) dignitatis et gloriae memorem, ea puritateanimae et devotionis affectu tantum sacramentum culturamac veneraturam esse, qua te decet tali generepartam ac tot virtutibus insignitam. Itaque tuis humilibuset devotis praecibus annuentes, tibi quoad vixerisin dicto tabernaculo ut decet ornato ipsum Eucharistiaesacramentum per idoneum sacerdotem a te eligendumhonore et reverentia debitis sacello seu cappella domustuae huiusmodi, quod seu quam ab aliquo antistie gratiamet communionem Apostolicae Sedis habente benedicifacies ita, quod ad profanos usus ob huiusmodi sacramenticollocationem amplius nunquam revertatur, collocariet asservari facere, inibique continue in debita venerationehabere et cum lampadibus accensis continuetenere et quotiens volueris inibi missam et alia divinaofficia celebrari facere, ac Eucharistiae sacramentumtam tu quam mulieres praedictae ab eodem sacerdoteetiam in die Pascatis (sine rectoris parrochialis praeiudicio)recipere, cuiusvis licentia super hoc minimerequisita possitis et valeatis, auctoritate apostolica tenorepraesentium concedimus et indulgemus, non obstantibusapostolicis ac sinodalibus et provincialibus constitutionibuset ordinationibus caeterisque contrariis quibuscumque.Datum Romae apud Sanctum Petrum sub annuloPiscatoris, die V maij MDXXVI, pontificatus nostrianno tertio.

(Dilectae in Christo filiae nobili mulieri Victoriae deColumna Marchionissae Piscariae).

(1526), 17 maggio.

(Autogr.Archivio di Monte Cassino.Muller e Ferrero, in Atti dell'Acc.delle sc. di Tor., vol. XIX. p. 1080. n. VIII) (1) Questa lettera e due alte dell'archivio di Monte Cassino sono notate con la errala data 1537. che noi abbiamo ripetuto. pubblicandole la prima volta. Questa lettera sembra la stessa, a cui si riferisce la seguente..

Reverendo Padre. La vostra lettera me ha cresciutoel dolor, essendo sempre in grado che lo reputo suppremo.Yo non ho possuto trovarme como desiderava,perch la infelicit mia sia magiore, pregove che comoserrite reposato, vogliate venire questo camino, se havetede tornare in Lombardia. Quando vogliate stare alcund in Napoli, possete fidarve de monsignor de Scuteri oscriverme largamente ogni cosa, ch epso portar lalettera secura. Circa quello dite del Colle, da che lafelice memoria sua me ne scrisse che se vedesse accomodare,sempre li ho dato del poco mio cinquanta ducatil'anno al loco de San Benedetto, como li frati sanno,in modo de limosina, et se non havessi altro da magnare,melli levaria per darceli sempre. La restituition delproprio castello consiste in la volunt delli eredi. Faccianoli patti et voi, che la S.ra Duchessa (2) Di Francavilla. mel scriva.ancor havessi yo de pigliar queste terre, del che nonsono resoluta. Yo sono molto contenta, et in quanto allo

interesso mio non se escuseno niente, che perderlo finchio vivo et la intrata che in la do (sic) m' molta gratia;et non solo questo, ma io ne certifico che quanto havevade mobilo et quanto tengo de intrato, pagati li servitori,tutto dono per la anima del S. mio: s che concludetecon li altri, ch io da ogi con questa lettera mespoglio de quanta attione ce havesse, et nostro S. Dione guardy; et anzi ne dico pi che ho fatto con el Papa,che fin che li eredi se resolveno, dando la intrata comese d: el peccato sia delli miei, se peccato ce fosse, etstia quella anima absoluta, et volse Sua S.t che yo nedigiunasse certi venerdi pane et acqua, che li ho fatti:pi per me non se p. Di Marini, di xvij de magio.

Vostra spiritual figlia

La Marchesa de Pescara.

Reverendo padre,procurate con li eredi, ch iomolto lo desidero.

(Al Reverendo in Christo patre, frate Feliciano, etc.

De restituire il Colle).

1526, 27 maggio.

(Copia.Archivio di Monto Cassino, I. f. 3v; II, r. 77v.Muller e Ferraro,In Atti dell' Acc. dalle sc. di Tor., vol. XIX. p. 1071, n. II).

III.mo Sig.re Come Vostra III.ma S.ria sa, la bona memoriadell'ill.mo sig.r mio sempre ha cercalo di scaricarse l'anima

di quello castello del Colle, et questo ho anchoraio tentato, come per una mia lettera diretta al padreconfessore, exhibitore de questa, potr pi largamenteintendere. Et perch il detto padre me offere assaimeglio partito, che quello li offeriva io, per la dettalettera poter quella intendere tutto et avisarme diquello pi expediente gli parer, perch a V. III.ma S.riame ne rimetto, alla quale baso le mano, et me raccomandosempre.

Dat. Mareni (1) Marino. xxvij maij 1526.

Io sempre ho data la intrata, e cus farr fine adaltro. Bono sarria pigliarce per discarco de tutti ultimofine.

Al servitio de V. S. III.ma La Marchesa de Peschara.

(All'III.mo S.re il S. Marchese del Vasto, fratello honorando,etc.)

1526 (prima della fine d' agosto).

(Lettere di principi, Libro secondo, Venetia, 1575, e. 179).

Penso che nella contemplatione del Santo Sacramentose era tanto alzato l'intelletto di V. Eccellenza, che nonpossendo pi mirare a cose basse, et pensando per lasolita humanit sua a volermi pur dar gratie di quello,

che non aspetto, si mosse a scriver di me quelle laudi,dalle quali conosco l'opere mie lontanissime, ancorchnon neghi l'animo esser drizzato a quel segno, al qualeV. Eccellenza fa che sia gia pervenuto; et come chi hahavuto lungamente una perfetta musica, ancorch quellamanchi, restandogli l'orecchie piene di quel suono, glipare per un pezzo udire la medesima soavit, cos nonmi maraviglio che lei, stata in lunga contemplationedelle cose divine, parli a me, come ad uno delli tantoeletti da Dio, che sia bastante a mostrare a lei quelcamino, dove per s stessa la tira la divinit della suamente. Per non conoscendo io quelle laudi per mie,non m'affaticher in ringratiarnela, n aspetto d'ogniservitio mio maggior frutto di quello, che sento in mestesso, servendo a persona s degna, come essa .

Nelle cose dell'illustrissimo sig. Ascanio ho fatto quell'officio,che ho possuto: ma potendo V. Ecc. conosceregiusta causa nello sdegno di Sua Sant.t non s'ha da maravigliare,che non risponda s presto la risolutione, chevorria (1) I Colonnesi erano rimasti dalla parte imperiale, quando Clemente VII, spaventato dalla potenza acquistata da Carlo V dopo la vittoria di Pavia, erasi stretto in lega con Venezia, il duca di Milano, Firenze e il re di Francia. Il duca di Sessa, ambasciatore imperiale, e don Ugo di Moncada, spedito in Italia da Carlo V, avevano indarno tentato di staccarlo da questa lege. Il 22 di agosto 1526 il papa, porgendo ascolto al Moncada, venne ad un accordo coi Colonnesi, i quali promisero di sgombrare Anagni e non tenere pi soldati nel territorio ecclesiastico, a patto che Clemente perdonasse le offese ed abolisse il monitorio pubblicato contro il cardinale Pompeo Colonna. Ma questo accordo non era che un inganno. Nella notte dal 19 al 20 di settembre il cardinale Pompeo, in compagnia di Ascanio e Vespasiano Colonna e dello stesso Moncada, entr in Roma con circa ottocento cavalli e tremila villani, conducendoli all'assalto del Vaticano, donde il papa fuggi in Castel Sant' Angelo. Il palazzo apostolico, la sagristia di San Pietro e una parte del Borgo furono saccheggiati. Il papa fu costretto a venire ad un accordo col Moncada. Vedi De Leva, Storia documentata di Carlo V in correlazione all'Italia, vol. II. Venezia, 1866, p. 376; Reumont, p. 90.Vittoria trovavasi a Marino quando si facevano gli apparecchi contro il papa. Questa lettera del Giberti, con la sola indicazione dell'anno e senza quella del giorno, evidentemente anterioro all'accordo del 22 di agosto, e mostra che Vittoria erasi rivolta al Giberti per intercedere a favore del fratello.. Sua Beatitudine ama Sua Ecc., et haria piacere

d'ogni bene et satisfattion sua, quando si cercassecon li mezi, che si converria, et non con volerla sforzare,et pigliare troppa sicurt della facilit et patientiasua. La volunt mia di servire esso sig., quale VostraEcc. l'ha conosciuta, mi fa tanto pi dolore, che li modi,che Sua Ecc. tiene, mi precludano la via di servirli:pur dove posso, non mancher. Et in buona gratia diVostra Eccellenza quanto pi posso, mi raccomando.

Da Roma, alli1526.

Di Vostra Eccellenza affetionatissimo servitoreGio. Mattheo Giberto Datario.

1526, 9 novembre.

(Minuta.Archivio di Simancas, Secr. de Estado, leg. 1554, f. 552).

Carolus etc.

Illustris consanguinea carissima. Tametsi cum primum

clarissimi Marchionis Piscariae inopinatam mortem audivimus,devotionem tuam per illustrem quondam SuessaeDucem (1) L'ambasciatore cesareo, il duca di Sessa, era morto il 18 agosto di questo stesso anno 1526. consolari facimus, ut quod presentia nostra nobisprestare non licebat, per gratissimum nobis virum fieret.Non tamen officio nostro nos satisfecisse arbitrabamur,in quod semel verbis, id etiam nunc litteris nostris mandaremus,non quod nobis persuadere possimus, devotionemtuam preter innatam sapientiam ac viro parem animume tam insigni stirpe Romanoque sanguine ortamaliena consolatione egere, presertim quum si huiusmodiinvicti bellis viri obitus quenquam ad planctum luctumquecommovere deberet, sumus profecto nos qui strenuum, fortem,prudentem caeterisque imperatoriis virtutibus ornatumducem amisimus; est etiam Christiana Respublicaac presertim Italia que inclito protectore ac omnibusseculis memorabili viro inmature orbata est, tu vero etsi qui sunt, a quibus vere diligebatur, non tam de illiusobitu commoveri quam certe invicem gratulari deberent;vixit enim Marchio, non tamen sibi vixit, sed Reipublicae.Nunc vero, cum non mortuus, sed ad faeliciorem vitamtranslatus sit tam egregio nomine apud posteros relicto,cur deplorabitur ab hiis, qui eius felicitatem optabant,haec et multa alia cum devotionem tuam prudenter excogitasseomnemque statim animi tristitiam levasse credamus,his paucis tamen verbis de mariti morte non tamcondoleri, quam de eius vera gloria tecum gratulari voluimus.Nos certe tanti viri tum vetera tum recentia officiaiucunda semper memoria prosequemur, et quamanimi gratitudinem erga illum habehamus, erga devotionem

tuam atque illustrem Marchionem Vasti quiei non in facultatibus tantum, sed in virtutibus etiam successit,quam libentissime depromemus, prout FranciscusGutterius, vir certe nobis gratissimus et qui summo studiores tuas agit uti expertus refert. Vale. Datum in civitatenostra Granatae, die nona novembris 1526.

1526, 9 dicembre.

(Lettere di principi, libro secondo, Venetia, 1575, c. 170).

Sia Vostra Ecc. certa che mi fu acerbissimo vederN. Sig. constretto dalla ingiuria grande a voltarsi adeformar quella casa (1), Dopo i fatti del settembre, il cardinale Pompeo fu espulso dal sacro collegio, ed arse guerra nelle terre dei Colonna. Marino, Montefortino, Zagarolo. Gallicano ed altri castelli furono incendiati. Stefano Colonna, capo del ramo di Palestrina, condusse gente del papa contro i cugini, con cui era in disaccordo., che io haveva sempre desideratoveder grandissima. Ma poich l'odio de gli altri,che stato il premio della servitu mia, non m'ha toltala buona gratia di V. Eccell., ogni altra perdita mi parpoca, n pu lei farmi pi singular gratia che comandarmi,ch mi trover sempre prontissimo ad obedirla,come volentier farei in interpor l'opera mia peraccomodar, come lei ricerca, qualche forma di quiete,s'io ce ne vedessi alcuna con dignit et honore di N. Sig.,al quale dopo Dio obligato principalmente il mio servitio,

et forse che la divina bont ci aprir qualchevia, se ne gli altri sar quella bont et desiderio diquiete, che stata sempre in la San.t Sua, et in buonagratia, etc.

Da Roma, alli 9 di dicembre 1526.

Di V. Eccell. affettionatiss. servit.

Gio. Mattheo Giberto Datario.

1527, 25 agosto.

(Lettere volgari di diversi nobilissimi huomini, libro secondo, Vinegia, 1545, c. 5v).

Illustrissima et Eccellentissima Signora mia. Io nonho osato questi tempi passati scrivere a Vostra Signoriaper non esser sforzato a commemorar quello, che n iopoteva dire, n Vostra Signoria ascoltare senza estremodolore (1) La morte del Pescara.. Hora che le calamit intervenute (2) Nell'anno 1527, fatale all'Italia e sopra tutto a Roma. sonotanto grandi, che quasi come universal diluvio hannofatto le miserie d'ognuno eguali, pare che a tutti sialicito, e forse debito, scordarsi ogni cosa passata; et apriregli occhi, e almen uscir dalla ignoranza humana insinoa quel termine, che la nostra imbecillit ci concede,che il conoscere che niuna cosa sapemo, et cheil pi delle volte quello, che a noi pare vero, falso,et per contrario quello, che ci par falso, vero: perci,

come io gi tenni per morta Vostra Signoria nel signorMarchese suo consorte di gloriosa memoria, cos horacon pi vero giudicio mirando, tengo il signor Marcheseper vivo in Vostra Signoria, parendomi che alla virtdelle divine anime de l'uno o l'altro sia tanto propria laimmortalit, che basti per rimediare che il corpo daquelle habitato sia esso ancor essempto dalla morte; ecos penso che quello, che insin qui tanto ci ha tribulati,sia stato pi presto un sogno vano, che vero effetto.Scrivo adunque a Vostra Signoria tornandole a memoria,ch'io sono suo affettionatissimo servitore, e molto piche non posso scrivere: per per satisfare a questo, etal chieder perdono, se pur bisogna, del mio non haverscrittole insin qui, rimettomi a quanto in mio nome ledir il signor Guttierez (1) Segretario del marchese del Vasto., e cos bascio le mani diVostra Signoria, la cui persona nostro Signor Dio guardie prosperi, come desidera. De Valledolit, alli xxv d'agosto.M. D. XXVII (2) La stampa ha per errore MDXXII..

Baldessar da Castiglione.

1527, 21 settembre.

(Lettere volgari di diversi nobilissimi huomini, libro secondo, Vinegia, 1545, c. 6v).

Illustrissima Signora. Io son molto obligato al signorGio. Thomaso Tucca, il qual stato causa che Vostra

Signoria m'abbia fatto gratia di sue lettere: lo qualio tengo in molto, et cos ragione che io lo tenga, poichcon tante mie non ho potuto mai cavare una risposta,ancor che in diversi propositi habbia scritto. Vero chenon era conveniente che Vostra Signoria mi scrivesse,se con quella scrittura non mi commandava qualche cosa.Hora io far per il signor Gio. Thomaso quanto sar inpoter mio, per commandarmelo Vostra Signoria, et perl'amor fraterno che a lui tengo. Che il signor Guttierezhabbia scritto a Vostra Signoria che io mi lamenti dilei, non mi maraviglio, perch in vero gi mi lamentaicon lei medesima con una mia lettera in sino dalle montagnedi Franza, quando venivo in Hispagna (1) Il Castiglione in una lettera del 14 marzo 1525 ad Andrea Piperatio ricorda questa lettera a Vittoria Colonna scritta dal Moncenisio (Castiglione, Lettere, Padova, 1769, vol. I. pag. 147).

Cartaggio di Vittoria Colonna.A chiprima mi fece accorgere che ne tenevo causa fu il miosignore Marchese del Vasto: il quale mi mostr unalettera di Vostra Signoria, dove essa medesima confessavail furto del Cortegiano: la qual cosa io per alhortenni per sommo favore, pensandomi che l'havesse darestare in sua mano e ben custodito, finch da me glifosse aperta cos honorata pregione. In ultimo seppi daun gentilhuomo napolitano, che hor ancor si trova inSpagna, che alcuni fragmenti del povero Cortegiano eranoin Napoli, et esso gli havea veduti in mano di diversepersone: delle quali chi lo havea cos publicato dicevahaverlo havuto da Vostra Signoria. Dolsemi un poco,come padre che vede il figliuolo mal trattato: pur dandopoi luogo alla ragione, conobbi che li meriti suoi nonerano degni che d'esso si tenesse maggior cura; ma

come abortivo fosse lassato nella strada a beneficio dinatura: e cos veramente mi deliberai di fare, parendomiche se qualche cosa nel libro era non mala, dovesse peressersi veduta cos incompositamente haver acquistatomolta disgratia nella opinione delle persone, e non bastarepi diligenza alcuna per dargli ornamento, poich'erastato privo di quello che forse solo havea daprincipio. che la novit: e conoscendo quello che VostraSignoria dice, che la causa del mio lamento eramolto frivola, deliberai, se non potevo restar di dolermene,almeno non lamentarmi; e quello ch'io dissi colsignor Guttierez (se ben se interpreta) non fu lamento.In ultimo altri inclinati pi a piet, che non era io, mihanno sforzato a farlo trascrivere tale quale dalla brevitdel tempo mi stato concesso, e mandarlo a Venetiaperch si stampi (1) Il Cortegiano usci alla luce a Venezia, presso Aldo, nel 1528. Nella dedicatoria a don Michele de Silva, vescovo di Viseu, il Castiglione parla amaramente di Vittoria: Ritrovandomi in Ispagna ed essendo d'Italia avvisato che la signora Vittoria della Colonna, marchesa di Pescara, alla quale io gi feci copia del libro, contra la promessa sua ne aveva fatto trascrivere una gran parte, non potei non sentirne qualche fastidio, dubitandomi di molti inconvenienti, che in simili casi possono occorrere; niente di meno mi confidai che l'ingegno e prudenza di quella signora (la virt della quale io sempre ho tenuto in venerazione come cosa divina) bastasse a rimediare che pregiudizio alcuno non mi venisse dall'aver obbedito a' suoi comandamenti. In ultimo seppi che quella parte del libro si ritrovava in Napoli in mano di molti, e come sono gli uomini sempre cupidi di novit, parea quelli tali tentassero di farla imprimere.: e cos si fatto. Ma se VostraSignoria pensasse che questo havesse havuto forzade intepidire punto il desiderio, che io tengo di servirla,errarebbe di giudicio, cosa che forse in sua vita mai

pi non ha fatta: anzi restole io con maggior obligo,perch la necessit del farlo tosto imprimere mi ha levatofatica di aggiongervi molte cose che io havevo giordinate nell'animo, le quali non potevano essere se nondi poco momento come le altre: e cos sar diminuitofatica al lettore, et all'autore biasimo: sich n a VostraSignoria, n a me accade ripentire, n emendare:ma a me tocca basciarle le mani, et in sua gratia sempreraccomandarmi. Di Burgos, a XXI settembre MDXXVII.

Baldessar da Castiglione.

1527, 26 novembre.

(Lettere di principi, libro secondo, Venetia, 1575, c. 238).

Desiderarei non esser gi prima stato, quanto io ero,certo dell'amore et humanit verso me di V. Eccellentia,perch quelle dimostrationi, che me n'ha fatte, et faogni d pi efficaci, se mi fossero nuove et inaspettate,m'empiriano di tanto piacere, che mi faria dilettevoleogni travaglio che passo, bench ancor cos ne sentomirabil conforto; et mi pare che queste catene m'acquistinohonore appresso chiunque vede il conto, cheV. Eccellentia tiene della liberation mia (1) Negli accordi fra il papa e gl'imperiali il Giberti era uno degli ostaggi.. Ho vistoquello, che la scrive al reverendissimo et illustrissimo

monsignor Colonna (1) Il cardinale Colonna s'adopr assai a mitigare le miserie. Questa lettera testimonia la parte presa da Vittoria nell'opera pietosa., la cui Signoria s' sin qui portatatalmente verso tutti noi, che gliene havemo obligo,et ci fa anco haver ferma speranza di condurre la cosanostra a buon porto, come assai buono sar, se in questafortuna saremo messi in luogo, dove possiamo star conqualche quiete; ma il desiderio mio va pi oltre in cercared'esser dato da m in mano de' signori imperiali,come ci devo andar fra tre mesi per ostaggio dell'osservantiadelle cose, che Sua Santit promette; perchs'io ottengo questo, non mi saria la libert con le occupationi,che havemo per il passato, tanto grata, quantosar la prigionia con l'ocio et dilettatione dell'animo,che io mi propongo d'haverci. Di questo ho pregatol'illustrissimo signor Marchese, et Sua Eccellentia desiderosadi compiacermi, che bene appare in essa etl'opera, che Vostra Eccellentia ci ha fatta per littera, etl'humanit sua, ma o la diflcult, che in ottenerlo, oqualche disgratia, che vuol disturbarmi la dolcezza diquella quiete, fa che sino a qui non ne vedo alcunfrutto, et poca speranza. Ringratiarei Vostra Eccellentiadelli pegni, che offere del Stato suo per me; ma comeposso io ringratiarla, o che in me, che possa di nuovoprometterli, essendomeli gi tutto donato et obligatoancor pi hora che mai? Nella cui buona gratia quantoposso mi raccomando.

Da Roma, alli 26 di novembre 1527.

Di V. Eccellentia affettionatissimo servitore

Gio. Mattheo Giberto Datario.

(1) Segretario pontificio.

1528, 3 giugno.

(Lettere di principi, libro terzo, Venetia, 1577, c. 12 (2) In edizioni posteriori questa lettera ha il falso titolo: al sig. arcivescovo Sipontino.).

Illustrissima et Eccellentissima mia Signora. L'ardentedesiderio di monsignor mio di Verona in servire a VostraEccellentia oscurava quello de' pi bassi, ma nonmanco affettionati servitori suoi. Per mi dolgo della miatrista sorte, che m'habbi servato l'occasion, ch'io desideravoa tempi cos tribulati; pure anco in questi sareimolto contento, se nel servitio mio verso gli illustrissimisignor Marchese et signor Ascanio potessi far conoscerea Vostra Eccellentia che ne gli animi de' servitori suoi impressa la medesima osservanza et servit verso VostraEccellentia.

N. Signore mi commise alli d passati ch'io scrivessiper sua parte al signor Andrea Doria in raccomandationedelli detti signori; lo feci, et perch so quantoM. Andrea ama monsignore mio, ci aggiunsi l'opere fattel'anno passato da V. Eccell. et dall'illustrissimo signorMarchese in beneficio di Sua Signoria (3) Nella battaglia navale di capo d'Orso, nel golfo di Salerno, vinta da Filippino Doria sugl'imperiali, che vi perdettero il vicer di Napoli, don Ugo de Moncada (28 aprile 1528), furono tra i prigionieri Ascanio Colonna ed il marchese del Vasto. Vittoria trovavasi allora ad Ischia.. Mi risponde

che ancor che per ragione di guerra sieno suoi prigioni.non li tiene per tali: et che si sforza a farli tutti quellibuoni trattamenti et carezze, che sono possibili; s comeper lettere d'esso signor Marchese credo che VostraEccellenza habbi inteso. Io ne ho scritto a monsignormio, et so che anco Sua Signoria scriver efficacissimamente,etc. N si pu credere altrimenti, che in manodi persona s valorosa quei signori habbino ad havertrattamento non conveniente alla condition loro.

Io mandai un tempo fa a Vostra Eccellentia una dimonsignor mio, quale tengo certo che capitasse male.Scrivendo a Sua Signoria, l'ho fatto intendere la memoriache V. Eccell. ne conserva, che gli sar gratissima. SuaSig. se n'and a Venetia; l si star, sino che si discostida Verona questa tempesta di lanzichinechi (1) Diecimila fanti tedeschi, sotto il comando del duca di Brunswick, spediti al soccorso di Napoli. erano calati per il Trentino nelle terre della repubblica di Venezia, donde il duca d'Urbino li obblig ad uscire.: se quelVeronese fosse terreno da produrre il frutto secondo ilseme, che Sua Signoria ci semina delle buone opere,viveria nello stato, che , contentissimo; ancor cos, contutto che habbi delli fastidii assai, vive lieto, parendoglidolce ogni fatica, che duri per servitio di Dio.

Ho fatto a nostro Sig.re le raccomandationi di VostraEccell., che gli sono gratissime. Mentre scrivo questa,arriva il signor Giovanni Antonio (2) Giovanni Antonio Muscettola, consigliere del Collaterale a Napoli, poscia reggente della Cancelleria, mandato dal principe di Orange al papa. Cf. Girolamo Morone a Carlo V, giugno 1528, in Mller, Doc. di Girol. Morone, nella Misc. di st. it., t. III, p. 680, e De Blasiis, in Arch. stor. per le prov. napol., t. III, p. 324., et Dio ci facii

gratia che, se non pu essere universale, sia almancotra Sua Sant.t et la Maest Cesarea pace et amore, inche certo l'animo di Sua Beatitudine non potria esseremeglio disposto: n mi pare horamai se ne possa dubitare,poich essendo l'ingiurie, et l'offese fresche, con una tantaoccasione, che Sua Beatitudine ha havuta, non s' mossaad alcuna dimostratione contra la Maest Sua.

Prometto a Vostra Eccellentia, che il di avanti, chehavessi la lettera sua, nostro Signore m'haveva commessoche scrivessi al signor Conte Filippino (1) Doria., cheprovedesse monsig.r Jovio (2) Paolo Giovio, che. verso questo tempo, avea visitato Vittoria ad Ischia. di qualche passaggio sicuro:perch la presenza di Sua Signoria, grata a N. Signorein ogni tempo, gratissima gli saria in questi travagliati;ma non vuole negargli il poter con buona gratia suarestare anco con V. Eccellentia, quanto a lei et a SuaSignoria piacer.

Alcune lettere, c'ho havuto da Genova dell'illustriss.sig. Marchese, ho date al S.r Guttyeres, suo secretario,che saranno con questa. Supplico V. Eccellentia che mifacci degno di commandarmi, quando occorre, in chepossa servirlo. Et alla buona gratia, etc.

In Viterbo, alli 3 di giugno 1528.

Di V. Eccellentia humil servitor

Gio. Battista Sanga.

1528, 30 giugno.

(Autografa la sottoscrizione.Madrid. Biblioteca della Real Academia de lahistoria. Biblioteca de Salazar y Castro. A. 42, fol. 420.Mller e Ferrero, in Attidell'Acc. delle sc. di Tor., vol. XIX, p. 1075, n. III) Esiste nella stessa biblioteca una lettera della duchessa di Francavilla all'imperatore, del medesimo giorno, scritta dallo stesso segretario con parole pressoch uguali. Dobbiamo la comunicazione della lettera publicata al ch. D. Pedro de Madrazo, segretario dell'Accademia reale di storia di Madrid.

S. Ces. M.t

Cognobbi sempre esser cosa conveniente ad boni fartestimonio del vero, et principalmente alhora che conosconopossere giovare ad chi lo merita. Per questa dunqueintender V. M.t Ces. che possa con multa veritaaffirmarli che M. Laudisio de Laudisiis et Madamma FrancescaPorcara, sua mogliere, sempre in ogni evento hannocon molta fidelt et integrit seguito la parte aragonesein questo Regno, et adesso in questa moderna invasionede la Liga Si tratta della spedizione del Lautrec nel regno di Napoli nel 1527., essendo morto il p.to M. Laudisio in suafidelt, la p.ta Francesca et Aurelio, suo figlio, son venutiad ridurse in questa forteleza de V. M.t, lassando il pocoche haviano occupato dali p.ti invasori. Et richiesta ioposso ancora affirmarli ricordarmi che 'l Re Federico Federico d'Aragona. re di Napoli (14961501).de felice ricordatione, per li dampni et incomodi che 'l

p.to M. Laudisio et Francesca paterono, seguendo la partearagonese, loro concesse cento ducati annui per s etsoy heredi et succ.ri de loro corpi legitimamente descendenti,et ne fo expedito ordine al Perceptore R.io che lipagasse per in fino ad tanto che S. Mt li havesse datoequivalente ristoro, et li forono pagati per dui anni,dove poy per le turbolentie, che nel Regno accaderno,dicono non haverli possuto havere. Potr di questoV. M.t haver pi plena informatione dal capitan Avaloschi la presente porter. Ne rester ricomandarli quantopi posso la p.ta Francesca et Aurelio, suo figlio, che certo,per la vert et bona parte loro, meritano molto esseraiutali da V. Mt Ces., a la quale como fidelissima siervaet vaxalla baso le mano. Del su castyllo de Yscla, ultimojunii 1528.

De v.ra Cesarea Maj.tad

humil syerva y vasalla

La Marquesa de Pescara.

(1528, luglio).

(Lettere volgari di diversi nobilissimi huomini, libro primo, Vinegia, 1542, c. 8;(Saltini), Rime e lett. di Vitt. Col., p. 389, n. 1).

Se per lo scriver mio sopra cosa di tal qualit, parerforse che l'auttorit sia minore che la materia, et l'audaciamia maggiore che 'l debito Nelle edizioni successive: merito., attribuisca Vostra

Signoria la colpa alla fortuna, che tanti e tali parenti,che per obligo et volunt aiutariano Fabricio Maramaldo,siano o morti o absenti Una perfidia di un Vincenzo Carafa marchese di Montesarchio era stata cagione dello sdegno del principe d'Orange contro Fabrizio Maramaldo. Il Carafa, per accrescere il disordine fra gli imperiali assediati in Napoli dai Francesi, scrisse una lettera al Maramaldo, fingendo che questi gi avesse meditato di passare a parte francese ed eccitandolo a persistere in questa risoluzione. La lettera fu fatta cadere nelle mani dell'Orange, che, bollente d'ira, arrest il Maramaldo e lo voleva far perire. Cittadini e soldati si levarono in favore del capitano calabrese, e da Ischia Vittoria scrisse questa lettera di buonissimo inchiostro come chiamolla il Giovio. Vedi De Blasiis, Fabrizio Marramaldo e i suoi antendati, nell'Arch. stor. per le prov. nap., anno Il, 1877, p. 36 e segg. Il fatto av venne verso il luglio 1528.. Onde necessitata io, con laluce sola della viva memoria loro, son costretta riputarle mie tenebre pi chiare, che alcuna volta non sono,ma pi tosto voglio esser tenuta per audace, che peringrata. La sincerit di Fabricio et la virt di VostraSignoria mi assicurano, che n supplicar l'uno di giustitia,n escusar l'altro di colpa mi conviene; ma perchle sinistre informationi, che hoggid si usano, potrianforse far dubitare a Vostra Eccellentia, esser possibilecosa remota da ogni possibilit, ho voluto scriverle, etcertificarla che in cosa di simil qualit la felice memoriadel Marchese, mio signore, fece infinite volte esperientiadella virt, sincerit et fede di Fabricio, et intempo ch'era in minor grado, che hoggi Le edizioni posteriori aggiungono: non .. L ondeestranea cosa mi parrebbe che la candida fede di untal cavaliero, affinata per tal mano, la malitia di untristo potesse offenderla o macularla. Supplico adunqueVostra Signoria Illustrissima che, considerata la prudentia

del Marchese mio signore, che lo approv perbuono, quella del signor Marchese del Vasto, che conferm,la sua istessa, che per adrieto parte del suoessercito gli ha fidato, voglia rimoversi ogni dubbiodall'animo, et con quella chiarezza, et larga volont etottima openione, che a tal Principe si conviene, delibericonforme a giustitia et a ragione, et lo restituisca nell'honoratogrado et auttorit, che i suoi servitii ricercano:ch la natione spagnuola, come inclinatissimaall'honor de' cavalieri, ne la lauder, et la italiana crederche Vostra Signoria la tenghi in pi estimatione,che alcuna volta non si crede; et noi tutti lo haveremoa singular gratia. Et Nostro Signor Dio la conservi alungo.

La Marchesa di Pescara.

1529, 19 dicembre.

Copie due nell'archivio di Monte Cassino. I, f. 4; II, f. 28.Muller e Ferrero,in Atti dell'Acc. delle sc. di Tor., vol. XIX, p. 1092, n. I).

Victoria Columna de Davalos Marchionissa Pischariaead Voi, magnifico Vasches, Vicemarchese nostro deAquino et Palazzolo, salutem. Perch per alchune ragioni,che 'l sacro monasterio de Monte Casino pretendein la terra del Colle, et per pi cauta exoneratione dele conscientie delli illustri Sri Davali et nostra havemodeliberato et concluso consignare al sacro preliba to monasterioquello vel circha, che frutta il Colle, in lo qualepretende, come detto, videlicet ducati cinquanta; per

tanto, vista la presente, vi confererete a Palazzolo, etfate intendere a quelli officiali et citadini et universit,che noi per la presente li obligamo la starza nostra dePalazzolo, de la quale se possano pigliare tanti grani,che in S. Benedetto ascendano alla summa de detti ducaticinquanta, et che loro se habbiano da obligare alrev.do padre D. Chrisostomo di Napoli, abbate di dettomonasterio et presidente de la congregatione, o al P.Priore o a D. Benedetto de Castello de Sangre, agentidel dicto monasterio, de dare gli predetti cinquanta ducatial dicto monasterio o soi agenti ogni anno in lafesta di S. Benedetto cus, come noi per la presente anchoraobligamo la predetta intrata al predetto monasteriocon le clausule necessarie et oportune, non mutataLa seconda copia: mittendo. la substantia della verit et de le cose predette.consignarli la attuale possessione di detta starza pro ratade la summa predetta. Et ad maiore cautela de dettosacro monasterio, detta universit anchora se habbia daobligare, secondo detto de sopra, quale summa per lapresente detta universit se possa exigere dalli affittatoride detta starza, promettendoli per la presente conservarliin ci senza alchuno danno, et cos exeguiretesubito ad ogni semplice requisitione de alchuno de dettipadri, ch tale nostra firmissima volont et intentione.Et questo se intenda senza preiudico de le raggioni del'una e dell' altra parte, quando altramente volesserodeterminare o questo presente accordo confirmare. DataArpini, XIX decembris 1529.

(L. S.) La Marchesa de Peschara.

1530, 20 gennaio.

(Delle lettere di M. Pietro Bembo, Vinegia, 1552, vol. IV, p. 93).

D M. Flaminio Tomarozzo V. S. intender un bisogno,che io ho del favor vostro. Priegovi et per l'antica devotionmia verso voi, et per la molta virt vostra, adesser contenta di donarlomi, ch io giugner questoobligo a gli altri, che io con voi ho insino dalla fe (lice)me (moria) di Papa Leone in qua, i quali non m'uscirono,n usciranno giamai dell' animo. Il detto M. Fl.vi potr dire, quanto io mi sia rallegrato col nostro secolo,havendo veduto a questi giorni qui molti sonettivostri fatti per la morte del sig.or Marchese, vostro marito;il qual secolo s come tra gli huomini ha lui havutonelle arme eguale alla virt de gli antichi pilodati et pi chiari, cos ha voi, che tra le donne inquest'arte sete assai pi eccellente che non pare possibile,che al vostro sesso si conceda dalla natura. Di cheho preso infinito piacere con molta maraviglia mescolato,s come buono et devoto servo, che io vi sono. Acui bascio la mano. A XX di gennaio MDXXX. Di Bologna.

(A Mad. Vittoria Colonna Marchesa di Pescara aNapoli).

(1530), 24 giugno.

(Autogr.Milano. Bibl. Ambrosiana. Cod. H, 245 inf., c. 1.Catalogue dela collection de M. Picrre Antoine Crevenna, (Amsterdam), 1776, vol. IV, p. 75).

Reverendo Signore. A Voi non asconder io che memanca ogni modo per lodar el divin sonetto del mioM. Pietro Bembo (1) Il Bembo scriveva al Giovio il 7 d'aprile 1530: leri solamente ebbi la vostra lettera de' 17 del passato mandatami insieme col bello e leggiadro sonetto della Marchesa di Pescara e con la lettera, che mandandovi il sonetto a voi scrive. Questa lettera pi non si conosce: il sonetto il LXI delle rime varie (ed. Saltini), di cui il Bembo fa molti elogii ed in risposta al quale scrisse un sonetto (a pag. 382 nella citata ed.), mandato al Giovio con lettera del 29 maggio.

Non sappiamo quando incominciarono le relazioni fra il Bmbo e Vittoria. probabilissima, ma non provata, l'affermazione del Reumont (p. 37, 177) che esse rimontassero al soggiorno di lei in Roma sotto il pontificato di Leone X. Cf. anche la lettera precedente del Bembo a lei.

el verso va a finir la clausola cos lontana senza sforzoalcuno, anzi par che le desinentie vengano si necessariea la ben ordinata sua prosa, che la bella et suave armonialoro prima si senta nel anima che nel orecchia,et quanto pi si rileggono et pi spesso si considerano,maggior admiration porgono, anzi direi invidia, se nonche 'l mio intelletto si sente pi improportionato a quellume che non lo appetisce como cosa, de la di cuiperfetion non capace, s che io me risolvo, che sontotalmente inamorata de lui, n cerco che voi siate colmezzo de questo amor fora de ogni sensuale appetito,perch n M. Pietro, n io ce doler che se ne facciistoria, et se ne alegrer molto el mio sole. Scriva purlui e creda che Dio li darr molti altri anni de vita, et lainvida morte, gi resoluta che non lo offende, lo lasserper non tirar el suo arco in vano, habian pur gli altribelle parole e copiose, ch poco giova haver candide egrosse perle senza saperle infilar, di modo che l'una favoriscal'altra como fa lui. Nostro Idio me conceda chepossa parlarli et voi contenti.

De Ischia, ad XXIV de giugno (1) Il Giovio invi al Bembo la presente (di cui dobbiamo la trascrizione al ch. ab. Antonio Ceruti dottore dell'Ambrosiana) accompagnandola con una sua del 15 luglio 1530: Ecc.mo S.or mio egli scrive Ho hauto questa inclusa d