Carta e Ambiente - Italiano · Il presente lavoro tenta, attraverso un approccio diverso da quello...
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APAT
Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici
Carta e Ambiente Analisi del comparto di produzione della carta per studenti di scuole medie
Roma, Marzo 2005
Prof. Paolo Freschi - Istituto comprensivo W. A. Mozart - Roma Ing. Giorgio Grimaldi – APAT Sig.ra Alessandra Mucci - APAT Ing. Ines Romano – stagista APAT
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Introduzione.......................................................................................................................... 4
1. La storia della Carta ......................................................................................................... 7 Il Papiro ................................................................................................................................................... 7 La pergamena........................................................................................................................................... 8 La carta .................................................................................................................................................... 9 La carta varca i confini della Cina ......................................................................................................... 11 La carta in Italia ..................................................................................................................................... 12 La meccanicizzazione della carta.......................................................................................................... 13 La filigrana............................................................................................................................................. 14 La macchina continua ............................................................................................................................ 15 Il cartone ................................................................................................................................................ 16 La legatoria ............................................................................................................................................ 16 La stampa............................................................................................................................................... 16 La stampa “Offset” ................................................................................................................................ 18 Il giornale............................................................................................................................................... 18 Il Manifesto............................................................................................................................................ 20 I tempi moderni...................................................................................................................................... 21
2. Le cartiere in Italia ......................................................................................................... 27 La localizzazione industriale.................................................................................................................. 27
3. Cos’è la carta .................................................................................................................. 33 I Materiali .............................................................................................................................................. 33 La Raccolta differenziata ....................................................................................................................... 35 L’ Uso della carta................................................................................................................................... 37 I Dati produttivi ed economici .............................................................................................................. 38
4. Il processo produttivo ..................................................................................................... 50
5. Le materie prime e i consumi energetici....................................................................... 59 Materie prime......................................................................................................................................... 59 Uso della carta da macero ...................................................................................................................... 59 Consumo di combustibili e di energia.................................................................................................... 60 Consumi e trattamenti delle acque ......................................................................................................... 63
6. La valutazione d’impatto ambientale............................................................................. 69 Un po’ di storia ...................................................................................................................................... 69 Gli indicatori ambientali ........................................................................................................................ 71 Valutazione degli indici ambientali significativi ................................................................................... 77 Impatto ambientale dell’industria della carta ......................................................................................... 78 Conclusioni ............................................................................................................................................ 80
7. Vigilanza e controllo...................................................................................................... 87 Le Agenzie ambientali regionali ............................................................................................................ 87
8. Leggi nazionali e comunitarie........................................................................................ 92
APPENDICE: MILLE E UNA CARTA.......................................................................... 101
Bibliografia ....................................................................................................................... 103
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Introduzione
L’importanza e lo sviluppo in Italia degli insediamenti industriali per la produzione di carta
e cartone hanno suggerito nel 2002 al “Gruppo di lavoro APAT/ARPA per l’analisi dei
comparti produttivi”, l’opportunità analizzare le tematiche ambientali connesse tale
comparto produttivo.
Il rapporto tecnico di analisi è stato concluso nel 2003, con la pubblicazione del relativo
rapporto tecnico.
Il presente lavoro tenta, attraverso un approccio diverso da quello tipico per “addetti ai
lavori”, di coinvolgere un vasto pubblico, quale è quello degli alunni delle scuole medie
inferiori, sul rischio ambientale connesso con attività produttive, allo scopo di
sensibilizzare i destinatari verso una conoscenza qualitativa e quantitativa delle
problematiche ambientali.
Lo sforzo principale è stato quello di sfruttare i notevoli elementi di conoscenza contenuti
nel rapporto tecnico iniziale, per la produzione di un documento leggibile dai destinatari
speciali scelti, mettendo l’accento, in particolare, su alcuni aspetti di rilevante interesse per
la salvaguardia dell’ambiente, quali il risparmio di risorse primarie e di energia nei
processi produttivi, il ciclo di vita della carta come ciclo rinnovabile e il recupero dei
rifiuti.
In funzione degli interessi e delle specifiche caratteristiche dei destinatari è stato elaborato
un testo con tre diversi livelli di approfondimento, in modo da offrire tre diverse chiavi di
lettura per tre diverse tipologie di utenti. Tale impostazione è stata suggerita dai risultati di
un questionario di calibrazione degli strumenti di comunicazione impiegato nella fase
preliminare del lavoro.
In particolare i registri linguistici, comunque e sempre improntati alla semplicità didattica
necessaria per l’utenza cui ci si è rivolti, sono stati caratterizzati con:
• un discorso di base, semplice ed esaustivo, in grado di fornire informazioni complete
sul mondo della carta, arricchito con immagini e schemi esemplificativi;
• un livello del Professor Pico, con approfondimenti a sostegno del discorso principale
posti a fine capitolo, introdotto con note numerate affiancate dal simbolo ;
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• un livello Gigetto, che si distingue per gli interventi scanzonati di un ragazzino sveglio,
che vede il mondo con l’occhio di un fanciullo vivace, individuabile dal simbolo ..
Alla luce di quanto detto, il testo si sviluppa con capitoli tematici, di cui il primo, in
aggiunta e completamento al materiale di partenza, introduce al mondo della carta con un
quadro storico-scientifico, in cui sono riportate le origini antichissime e l’evoluzione delle
tecniche di fabbricazione fino ai nostri giorni.
Dal secondo capitolo in poi ci sono, in primo piano, gli elementi quali–quantitativi
indispensabili per conoscere il comparto cartario in Italia, cominciando con la
localizzazione industriale sul territorio nazionale.
Nel terzo capitolo si volge l’attenzione ad alcune tra le problematiche ambientali legate
alla grande quantità di carta e cartone prodotta e consumata nella nostra società, quali i
materiali utilizzati per il processo di fabbricazione (cellulosa, pastalegno, macero , cariche,
collanti e coloranti) e le grandi opportunità rappresentate dal riutilizzo della carta da
macero (ridotto consumo di risorse primarie, idriche e forestali). Strettamente legato a
questo argomento è lo sviluppo di una cosciente raccolta differenziata, che può rendere
migliore la qualità della cellulosa riciclata .
Il processo che porta dalla fibra di cellulosa al foglio di carta (quarto capitolo) è un
percorso molto lungo, che prevede fasi di:
• preparazione degli impasti, in cui la materia prima, fibra vergine, macero o una loro
miscela, viene amalgamata in acqua con cariche, additivi, scarti di produzione e
fogliacci, recuperabili direttamente dal ciclo produttivo, ottenendo un impasto
ulteriormente epurato e raffinato;
• formazione del foglio, che prevede, a seconda del prodotto da ottenere e della
tecnologia impiegata, il processo di preparazione del supporto cartaceo, attraverso
successivi passaggi nelle macchina continua;
• post–trattamenti, quali la patinatura e la calandratura, grazie ai quali si migliorano le
caratteristiche ottiche e meccaniche del foglio, per esigenze di mercato e di
destinazione;
• allestimento, ovvero taglio, in alcuni casi stampa, e infine confezionamento.
A questi processi principali se ne accompagnano altri di supporto, come la produzione di
energia elettrica attraverso centrali termiche o idroelettriche, il trattamento dei reflui e dei
rifiuti solidi.
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La realizzazione delle suddette fasi di lavoro nelle cartiere, che per propria natura operano
a ciclo continuo, è possibile se e solo se vengono alimentate con la stessa continuità le
materie prime, l’energia e le risorse naturali; nei capitoli quinto e sesto si esaminano nel
dettaglio le materie prime e gli indicatori ambientali, quali il prelievo e l’immissione di
acqua, la produzione di rifiuti, le emissioni inquinanti in atmosfera e così via, andandone
poi ad analizzare la significatività, in termini di gravità di impatto e di frequenza dello
stesso sull’ambiente circostante, inteso come ecosistema naturale, sociale ed antropico.
L’industria della carta, così come altri comparti produttivi sensibili, deve regolare i propri
comportamenti ambientali in accordo con quanto previsto dalle vigenti norme comunitarie
e nazionali e regionali. Nel settimo capitolo vienme illustrato il ruolo dell’APAT e del
Sistema delle Agenzie Regionali nel controllo e nell’indirizzo della gestione della materia
ambientale. Le attività di monitoraggio e controllo del sistema agenziale sono indirizzate al
superamento del sistema command/control, basato sull’emissione di regole e sulla verifica
della loro applicazione e sul coinvolgimento sempre più diretto dei soggetti produttivi nella
gestione diretta delle problematiche ambientali, attraverso la promozione
dell’autocoscienza e lo sviluppo di sistemi certificativi.
Per concludere, nel capitolo ottavo è riportata la principale normativa in materia di protezione dell’ambiente.
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1. La storia della Carta
La carta è talmente importante nella nostra vita quotidiana che non potremmo farne
a meno…eppure è stata inventata diversi millenni dopo l'invenzione della scrittura.
Allora su cosa scrivevano gli uomini prima dell'invenzione della carta? Alcune decine
di migliaia di anni fa, gli uomini primitivi cominciarono a tracciare graffiti e a
dipingere scene di caccia su rocce e sulle pareti di caverne. Essi incidevano anche
delle tacche su bastoni, conchiglie, ossa e sassi.
Sembra che si servissero di questi segni per contare i giorni, i mesi lunari, gli animali
che allevavano. Da queste prime incisioni e pitture, comincia il percorso che porterà
alla scrittura, ma comincia anche la storia dei supporti usati per scrivere1.
1)
Il Papiro
1 http://www.funsci.com/ Fabbricazione e Riciclo della Carta G. Carboni, 2004
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Il papiro veniva fabbricato in Egitto fin dal 3000 a.C.
I fogli di papiro si ricavavano dall’omonima pianta “Ciperus Papirus”, che cresceva
rigogliosamente lungo le rive del fiume Nilo, raggiungendo, in alcuni casi, altezze fino
a sei metri.
1) L’ “industria“ della fabbricazione del papiro era proprietà del Faraone che ne
controllava anche l’esportazione, facendo dell’Egitto un geloso custode di tale
ricchezza. Il primo manoscritto é detto “Papiro di Prissi” ed é datato intorno al 2200
a.C.; all’inizio ai papiri vennero affidate le suppliche per le anime dei defunti, le lodi
agli dei, al faraone, che era figlio di dei e dio egli stesso. Solo in seguito i papiri
entrarono nell’uso più comune, anche se all’inizio la loro scrittura venne affidata ad
un’altra casta chiusa, che era quella degli scribi.
2)
La pergamena
Nel II secolo a.C., dal papiro si passò alla pergamena; la sua scoperta avvenne nella
Misia (una zona dell’odierna Turchia). In questo periodo il faraone Tolomeo Epifanio
aveva vietato l’esportazione dei papiri poiché a Pergamo stava sorgendo una
biblioteca che, per la sua ricchezza, aveva già messo in ombra quella, allora
famosissima, di Alessandria d’Egitto (in seguito distrutta da un incendio nel 48 a.C.).
Per questa ragione Eumene II, re di Pergamo, ordinò ai suoi dotti di trovare un
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materiale che sostituisse i fogli di papiro e questi proposero, con successo, la pelle di
pecora opportunamente trattata.
Al contrario del papiro, piuttosto fragile, facilmente deteriorabile e per la cui
conservazione erano necessarie particolari cure, la pergamena offriva maggiori
possibilità di conservazione, come del resto è dimostrato dai numerosi documenti che
ci sono giunti.
2)
La pergamena venne usata anche come materiale “di seconda mano”, infatti, in
periodi in cui ci fu carenza di materia prima, vennero usate vecchie pergamene che
presero il nome di palinsesti (da un termine greco che significa raschiate di nuovo)
poiché venivano raschiate per cancellare i vecchi scritti e renderle riutilizzabili.
La pergamena fu in uso in Europa fino al XIV sec. quando si andò affermando la
carta che, costando molto meno, trovò subito un largo impiego.
3)
La carta
Mentre in occidente venivano usati il papiro e la pergamena, in Cina la scrittura
trovò il suo primo supporto sia nel bambù, che veniva tagliato in striscioline ed unito
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a formare sottili stuoie su cui si scriveva con un ferro rovente, sia sulla seta, di cui
c’era un fiorente artigianato.
Per quello che riguarda la carta, sono ormai tutti concordi nell’affermare che la sua
invenzione risale al 105 d.C. ad opera del ministro cinese Ts’Ai Lun che, secondo la
leggenda, ebbe l’idea del foglio di carta osservando i residui dei panni lavati. Questi,
intrecciandosi sul pelo dell’acqua, formavano un leggero strato di fibre che, una volta
asciugato, prendeva consistenza, dando vita ad un complicato e resistente intreccio.
4) All’inizio la materia prima usata da Ts’Ai Lun fu la fibra ottenuta dalla macerazione
degli stracci. In seguito, osservando le api e le vespe che fabbricavano per il loro nido
una specie di carta, formata da un miscuglio di saliva e fibre vegetali succhiate, venne
usata la corteccia del gelso da carta (Brussonita Papyriphera), cui seguì l’uso di altri
legni e fibre vegetali.
Nel campo delle attrezzature, furono sempre i cinesi a portare per primi delle
innovazioni; Tsao-Tzu-Yi sostituì la rete da pesca, usata in principio come supporto
alle fibre, con asticelle di bambù; il nuovo tipo di telaio venne in seguito modificato
sostituendo il bambù con della tela di seta che non lasciava alcun segno di
“vergature” sul foglio.
Ai cinesi si deve anche l’invenzione della carta moneta o “moneta volante” e quella
della carta igienica che, commercialmente distinta in un tipo più economico alla
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portata di tutti ed un tipo più raffinato destinato alla nobiltà, entrò immediatamente
in uso a tutti i livelli sociali. In occidente la carta igienica entrerà in uso - e solo presso
alcuni nobili - alla fine del 1700!
La carta varca i confini della Cina
L’arte di fabbricare la carta fu tenuta gelosamente nascosta fino al 611, quando per
la prima volta varcò i confini della Cina e giunse in Giappone, dove progredì con
enorme fortuna.
3) A Samarcanda nacque la prima cartiera araba, facendo ben presto di questa città il
più importante centro cartario dell’allora mondo civile; ciò però durò poco tempo,
perché intorno al 799 il primato le fu strappato dal Califfato di Bagdad.
Da Bagdad, in seguito, l’arte di fabbricare la carta arrivò al Cairo dove la
coltivazione del lino e le acque del Nilo favorirono lo sviluppo di quest’industria. Dal
Cairo e da Alessandria la carta raggiunse Tripoli e la Tunisia intorno al 1100 e quindi
Fez, in Marocco, da cui arrivò in Spagna. A Xativa (Valencia) nel 1140 sorse la
prima cartiera europea.
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La carta in Italia
In Italia le prime cartiere si ebbero intorno al 1276 a Fabriano dove l’arte di
fabbricare la carta venne portata, secondo alcuni, dai crociati fabrianesi che ne
appresero i segreti in Terra Santa, secondo altri, da monaci reduci da un viaggio in
Oriente. In un secondo tempo le cartiere si diffusero nell’Italia meridionale e centrale
e poi nel Veneto, in Liguria ed in Piemonte.
C’é da notare che a Venezia, Bologna, Padova e Genova, nonché a Palermo la carta
era già in uso prima del 1270: ma era carta di fabbricazione araba e spagnola.
Ricordiamo a tale proposito che il più antico documento stilato su carta di
fabbricazione araba é conservato presso l’Archivio di Stato di Palermo e risale al
1109.
4)
Nonostante l’ostilità incontrata all’inizio da questo materiale, verso il 1400 ogni Paese
europeo disponeva di produzioni proprie di carta e lo sviluppo di quest’industria
seguì le sorti politiche, militari e soprattutto economiche di ciascuno stato.
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La meccanicizzazione della carta
Il merito di aver meccanicizzato il procedimento di fabbricazione della carta spetta
alla città di Fabriano che introdusse la pila a magli, sostituita solo nel 1646 da una
nuova macchina che, dal proprio luogo di origine, prese il nome di “olandese”.
Sia la pila a magli sia, in seguito, l’olandese servivano per “spappolare” gli stracci
prima e il legno poi ed ottenere le fibre per formare il foglio di carta.
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Ancora oggi, l’antico sistema della raffinatrice olandese è validissimo, tanto che i
moderni raffinatori che l’hanno sostituita, funzionano sullo stesso principio.
Da questo punto in poi della nostra storia, la carta è stata prodotta a livello
industriale e da allora la produzione della carta è in continua crescita nel Mondo.
5)
In Europa e nelle nazioni produttrici di cellulosa non c’è più la tendenza alla
“deforestazione”, ma si ricorre sempre più frequentemente alle “foreste specializzate”
ed alla ripiantumazione di alberi per la produzione di cellulosa.
La filigrana
A Fabriano va anche il merito di aver introdotto la collatura con gelatina animale ( la
collatura serviva per rendere meno assorbente la carta) e di aver inventato la
filigrana (1282) che fu creata per l’esigenza di porre un marchio di fabbrica sui fogli
di carta. In seguito questo sistema fu usato per lo più dai nobili per personalizzare la
propria carta da lettere con lo stemma gentilizio.
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Un’evoluzione della lavorazione della filigrana si ebbe con le cosiddette “ filigrane
artistiche” (1400), che dopo un lungo e laborioso procedimento danno vita a delle vere
e proprie opere d’arte; ancora oggi queste filigrane vengono fatte rigorosamente a
mano.
6)
La macchina continua
Nel corso degli anni gli studi si moltiplicarono sia per quanto riguarda la ricerca di
nuove apparecchiature che per quanto riguarda nuovi materiali, esigenza,
quest’ultima, che si faceva sempre più pressante per la mancanza di materia prima.
Una svolta decisiva, nel campo della meccanicizzazione, si ebbe nel 1779 quando il
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francese N. L. Robert mise a punto e fece costruire la prima, rudimentale, macchina
continua.
7)
Il cartone
Parlando di carta è giusto e doveroso ricordare anche la storia del cartone che è
altrettanto antica, in quanto esisteva già nell’antico Egitto e la sua presenza è
dimostrata dal ritrovamento di una mummia di faraone, nella Valle del Sint, datata
2100 a.C., con la testa involta in una specie di cartoncino ricavato dalla
sovrapposizione di sottili fogli di papiro alternati a sottili tele di lino (attualmente
esposta al museo del Cairo).
Possiamo dire che questo tipo di cartone sia il padre del cartoncino alla colla e di
quello multistrato, conosciuto già nell’antica Cina, dove si fabbricava già dal 500,
sovrapponendo vari strati di carta.
Nel 1200 anche i Persiani fabbricavano cartone con lo stesso sistema dei cinesi mentre
furono gli arabi, nel 1700, ad introdurre per la prima volta, il “cartone alla forma”
ricavato direttamente in un unico strato fibre.
Il cartoncino “alla colla” lo ritroviamo ancora nel XVI sec. quando veniva usato, per
lo più, per rilegare i preziosi codici amanuensi.
La legatoria
Alla storia del cartoncino é strettamente legata quella della legatoria, che di questo
tipo di materiale ha sempre fatto largo uso. Spesso questi cartoni venivano abbelliti
con altri materiali; per esempio gli arabi usavano per questo scopo il cuoio, di cui
vantavano un fiorente artigianato.
8)
La stampa
Legato all’evoluzione dell’uso della carta c’é un altro capitolo della storia dell’uomo:
l’invenzione della stampa. I cinesi, oltre ad essere stati i primi cartai furono anche i
primi stampatori; già nel 175 alcuni testi classici cinesi erano incisi su tavolette lignee
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da cui si riproducevano stampe e nel 1040 un fabbro cinese costruì i primi caratteri
mobili in terracotta riportandovi i più comuni ideogrammi; purtroppo, dato il
materiale usato, questi risultarono di scarsa resistenza.
Quanto detto fino ad ora non vuole togliere meriti a Gutemberg che ha contribuito in
modo decisivo all’evoluzione della stampa con l’introduzione del torchio tipografico
cui applicò il sistema a caratteri mobili.
5) La prima stampa con torchio tipografico si ebbe nel 1450; in quell’occasione furono
stampate 17 copie della Bibbia in latino, su pagine a 32 linee.
Anche se la stampa fu sempre più e meglio usata, una nuova e decisiva svolta si ebbe
nel 1798 quando, a Monaco di Baviera, Aloisio Senefelder mise a punto un nuovo
metodo di stampa chiamato “Litografia” .
9)
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La vera fortuna della stampa litografica fu nella riproduzione delle opere d’arte: il
primo a farne uso fu Daumier che la usò per riportare sul giornale le sue vignette, in
seguito la litografia fu usata da Toulose-Loutrec per i suoi famosi manifesti a colori.
La stampa “Offset”
Per completare il discorso sulla litografia va ricordata la scoperta del processo di
stampa Offset, una applicazione a livello industriale del processo di stampa
litografica.
L’Offset è un metodo di stampa indiretto poiché l’immagine anziché venire impressa
direttamente sul foglio di carta viene prima trasmessa a dei rulli di sostanza elastica,
contro i quali passa la carta.
10)
Il giornale
Anche se per alcuni versi legata alla stampa argomento a se stante la storia del
giornale, tanto comune e quasi indispensabile al giorno d’oggi, s’impose circa quattro
secoli fa quando, con il diffondersi della cultura, nacque l’esigenza d’informarsi
anche sui problemi della collettività; si crearono, in questo modo, i presupposti per la
nascita di questo mezzo d’informazione.
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Era il 1500 e la stampa, in seguito all’invenzione di Gutemberg, aveva avuto enorme
sviluppo e, benché i primi giornali fossero periodici e trattassero un solo argomento,
furono il primo passo del lungo cammino che ha percorso questo vettore
d’informazione.
11) Per avere il primo vero quotidiano bisogna aspettare il “Daily Courrant” fondato a
Londra nel 1702; permaneva, comunque, il problema degli alti costi, che limitavano
ad una ristretta cerchia di persone l’acquisto di queste pubblicazioni.
12)
Fu così che a dicembre dello stesso anno nacque, a Torino, il “Risorgimento” fondato
da Cavour e l’anno dopo, in giugno, venne fondata la “Gazzetta del Popolo”,
quotidiano a diffusione regionale tutt’ora esistente.
Il più antico quotidiano sportivo, stampato in Italia, é la “Gazzetta dello Sport” che,
fondata a Milano nel 1896, é ancora oggi una delle testate più lette su questo
argomento.
13)
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Un altro passo verso una più completa informazione i giornali lo fecero con una
maggiore organizzazione dei servizi postali, con l’invenzione del telegrafo e con
l’avvento delle agenzie di stampa che resero possibile una rapida e più omogenea
trasmissione delle notizie grazie anche all’invenzione, nel 1927, della telescrivente.
Il Manifesto
Per quello che riguarda l’informazione c’è da ricordare, comunque, che il mezzo più
antico usato dall’uomo per la divulgazione delle notizie é il manifesto, che, da quando
è stato concepito si é distinto in due tipi: il primo destinato ad uso pubblicitario, il
secondo alle comunicazioni ed agli avvisi.
Il manifesto più antico giunto a noi é un papiro egiziano del 3000 a.C. recante
informazioni su uno schiavo fuggito, ma è solamente con l’avvento della stampa che il
manifesto ha il suo vero inizio.
Il periodo d’oro per quanto riguarda il manifesto pubblicitario si é avuto tra la fine
dell’ottocento e l’inizio del novecento, con una vastissima produzione del manifesto
Liberty e cioè nel periodo in cui affinandosi le tecniche di stampa dell’immagine, si dà
alle illustrazioni il compito di propaganda fino ad allora affidato alla parola.
Oggi il manifesto, di dimensioni sempre maggiori, fa parte della vita quotidiana ed è il
protagonista della civiltà dell’immagine insieme alla televisione e al computer.
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I tempi moderni
Oggi la recente comparsa dell'informatica sembra mettere in discussione l'esistenza
della carta, che secondo alcuni sarebbe destinata a scomparire. Ormai da alcuni anni
siamo entrati nell'era dell'informatica.
Sempre più spesso leggiamo documenti sul monitor di un computer, anziché su carta.
Archiviamo documenti su dischetti, ma l'uso della carta non è stato abbandonato e
forse non è neppure diminuito.
La carta continua a fare parte della nostra vita e molti di noi preferiscono ancora la
lettura di un libro su carta, anziché su di uno schermo. Possiamo sfogliare un libro di
carta con un semplice gesto, lo possiamo portare con noi. Leggere un libro su di un
monitor non è altrettanto comodo e ci stanchiamo presto la vista.
6) Inoltre, la lettura di un libro per mezzo di un monitor, ci obbliga ad una innaturale
immobilità che alla lunga stanca.
Stanno comparendo dispositivi elettronici dedicati alla lettura su di uno schermo
piatto di libri, giornali o altri documenti. Questi dispositivi permettono di leggere una
pagina alla volta e di passare alla successiva premendo un tasto. Questi "libri
elettronici" cercano di imitare quelli normali, ma non si sa ancora se ne avranno la
stessa fortuna.
All'orizzonte, si intravedono libri, riviste o giornali con fogli di plastica
elettroluminescente che riceveranno le notizie via internet.
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Professor Pico
1. Per la fabbricazione dei fogli si usava lo stelo della pianta del papiro, che doveva
essere dritto e non doveva presentare piegature, perché queste si sarebbero
trasformate in macchie nere. Questo stelo veniva tagliato in sottili striscioline che
venivano messe per 24 ore in vaschette contenenti l’acqua del Nilo (proprio
nell’acqua del Nilo sembra essere il segreto del colore avorio che avevano gli
antichi papiri e che non si è più riusciti ad ottenere in alcun modo). Dopo questo
periodo, con le striscioline, venivano formati due strati, uno orizzontale e uno
verticale, che sovrapposti erano messi tra due tele di cotone che venivano cambiate
fino a quando il foglio non era completamente asciutto.
2. La pergamena all’inizio non fu sfruttata al massimo delle sue possibilità in quanto
venne usata come il papiro (scritta su un solo lato e conservata in rotoli). Solo in
seguito si capì l’effettiva importanza di questa scoperta. La pergamena poteva
essere scritta su entrambe le facciate, in quanto aveva un’alta “opacità” e nel IV
sec. anche i fogli non vennero più uniti a formare il “volumen” (il famoso rotolo )
ma vennero tagliati e rilegati a formare il “codex” (codice).
3. Una delle tradizioni più comuni sulla storia della carta ci tramanda che un’ulteriore
diffusione si ebbe quando alcuni cartai cinesi, presi prigionieri, svelarono il segreto
della carta agli arabi: era l’anno 755. Recenti studi, invece, fanno risalire la
presenza della carta, come prodotto di fabbricazione locale di Samarcanda, a circa
100 anni prima; questo è logico considerando gli stretti rapporti sia commerciali
che culturali che esistevano tra arabi e cinesi.
4. Che la carta fosse in uso a Venezia prima del 1270, del resto, lo si desume sia dal
“Liber Plegiorum”, conservato nell’Archivio di Stato della Serenissima, compilato
su carta vergata dal 1223 al 1228, ma anche dal fatto che Marco Polo, descrivendo
nel “Il Milione” il suo passaggio in San Giovanni d’Acri (Israele) nel 1271 parla
della carta senza alcuno stupore. Malgrado i veneziani facessero uso di carta da così
lunga data nel resto dell’Italia, all’inizio, l’uso della carta fu proibito tanto che uno
statuto padovano del 1236 dichiarava nullo ogni documento scritto su carta.
5. In Europa negli ultimi 15 anni il consumo di carta e cartone è cresciuto del 4%
all’anno superando sia l’aumento della produzione, sia quello dei consumi in
generale. Sono purtroppo cresciuti i consumi chiamati “usa e getta”. Per usa e getta
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si intendono sia gli imballaggi sia la sostituzione di stracci e strofinacci con “panni
carta”. Questo sia nell’uso casalingo sia nell’uso industriale.
6. Nel caso di questo ultimo tipo di filigrana non è sufficiente, come nel primo tipo,
“ricamare” sul telaio con un filo metallico il contorno del disegno che si vuole
ottenere, ma é necessario che il telaio sia “punzonato”. La punzonatura si ottiene
ponendo una sottile tela metallica tra un “punzone” e un “contropunzone” di
bronzo; questi ultimi due elementi, in passato, si ricavavano da un calco in cera cui
seguiva un calco in gesso e quindi, per fusione, i punzoni in bronzo. Oltre a questi
tipi di filigrane dette “ad umido” ci sono quelle “a secco”; si ottengono mediante
una impressione sulla carta leggermente umida e sottoposta a forte pressione.
7. L’idea della macchina continua fu presa poi dai fratelli Foudrinier, inglesi, che
finanziarono la costruzione di una continua più larga e produttiva. Da allora questo
tipo di macchina ha raggiunto livelli impressionanti di perfezione che permettono
di fabbricare i vari tipi di carta a seconda dei molteplici usi cui essa é destinata.
Anche la lavorazione della filigrana seguì l’evoluzione della tecnologia ed i
“ricami” vennero fatti , nel caso della macchina continua “in tondo”, con fili cuciti
o saldati al tamburo mentre nel caso della macchina “a tavola piana” il soggetto
veniva “ricamato” sul cilindro ballerino. Il risultato estetico comunque é
sicuramente superiore nel caso della “macchina in tondo” e in questo caso la
filigrana ebbe il suo massimo splendore fra la fine dell’ 1800 e l’inizio del 1900.
8. Per quanto riguarda la legatoria in Italia sono da ricordare alcuni artigiani ferraresi
che già alla fine del 1400 ingentilivano le loro rilegature con delle belle xilografie
su cuoio ed Aldo Manunzio (1450 - 1516) capostipite di una famosa famiglia di
stampatori veneziani promotore di pregevoli edizioni dei classici greci e latini; la
sua vasta opera di rilegatore é ricordata come “Produzione Aldina”.
9. Senefelder vide il primo immediato utilizzo di questo nuovo sistema di stampa
nella riproduzione delle partiture musicali, allora molto richieste, e con le quali
riscosse un discreto successo; in un secondo tempo la sua attenzione si spostò nel
campo dell’industria tessile ma questo tipo di applicazione non ebbe lo stesso
successo e ben presto lo portò alla rovina.
10. La scoperta della stampa Offset, risalente al 1904 fu opera di un litografo
americano di nome Rubel; poco dopo nacque l’idea di una pressa rotativa con
cilindro impressore in metallo e cilindro riportatore in caucciù. Solamente dopo
- 24 -
l’invenzione della macchina offset si diffuse la litografia con lastre di metallo anche
se già nel 1818 Senefelder aveva intuito di poter sostituire la pietra con lastre di
zinco opportunamente trattate.
11. Dopo i primi periodici si arrivò alle “Gazzette” del 1600, settimanali, le quali erano
fogli di notizie scarne e prive di qualsiasi commento, sottoposte a rigidi controlli da
parte dello Stato.
12. Un nuovo modo di concepire il giornale si avrà nella seconda metà del 1700
quando, con il diffondersi dell’Illuminismo, le riviste culturali come il “Giornale
de’ letterati d’Italia”, la “Frusta letteraria” ed il “Caffè” apriranno, attraverso i loro
articoli, un vero e proprio dibattito critico. In Italia la stampa ebbe il suo risveglio
nel 1847 quando sia Pio IX che Carlo Alberto concessero una sia pur minima
libertà di stampa.
13. Un notevole impulso alla diffusione del giornale lo diedero lo sviluppo delle
ferrovie, l’invenzione del telefono, l’introduzione delle rotative e nel 1682 della
Logotype (sistema di composizione manuale basata sulla fusione di gruppi di
lettere) che venne sostituita solamente nel 1880 con l’avvento delle prime Linotype
a piombo (rappresentò il primo sistema di composizione a caldo. La composizione
delle stringhe di testo poteva essere eseguita dall'operatore direttamente su una
tastiera collegata al dispositivo di composizione metallica) e, alla fine dell’800 con
le monotype (il sistema si basava sull'incisione di singole lettere tramite un rullo
contenente i punzoni guidato a tastiera dall'operatore). Le prime immagini sulle
pagine del giornale si ottennero, come già detto, con la stampa litografica.
- 25 -
Gigetto
1. Avete mai notato che un’invenzione, da sola, spesso non serve a niente, se non ne
trova un’altra che gli dia una mano? Così la scrittura serve a poco se non c’è la
carta. E’ vero che prima del papiro i Babilonesi scrivevano sulle tavolette di
argilla, ma non è mica tanto pratico portarsi appresso un quaderno fatto di
mattoni! Allo stesso modo, gli uomini hanno scoperto come addomesticare il
cavallo, ma hanno aspettato un bel po’ prima di inventare la ruota. E Leonardo,
che inventa l’elicottero, ma non ha il motore per muoverlo e quindi l’elicottero
resta solo un bel disegno? Secondo me quello di accoppiatore di invenzioni è il
lavoro del futuro!
2. Però una volta tanto la colpa non era degli scribi. Se pensate che mantenessero
segreti i principi della loro professione per gelosia, beh, vi sbagliate.
Probabilmente la gente, allora, preferiva fare altri mestieri più semplici: scrivere
con i geroglifici non era per niente facile. Noi oggi siamo abituati ad una scrittura
semplice e comprensibile, ventuno, massimo ventisei lettere, ma è chiaro che per
fare una cosa semplice come l’alfabeto ci vuole tempo e fatica e intelligenza….
3. La pergamena costava, pensate a quante pecore ci rimettevano la pelle per fare la
copia di un libro.. Certo, si cercava di recuperare i libri meno importanti, ma è
successo anche che abbiano cancellato l’ultimo esemplare di un libro rarissimo
per scriverci sopra un romanzetto da quattro soldi. Roba da sbattere la testa al
muro per la rabbia! Per fortuna da un paio di secoli hanno scoperto dei metodi per
far apparire anche la scrittura raschiata via! Così, con un po’ di pazienza si
riescono a recuperare anche libri che si credevano scomparsi
4. Non per niente è proprio in oriente che è nata l’arte dell’Origami, con la quale si
fanno vere e proprie sculture di carta piegata. E’ un po’ come se gli orientali,
avendo vissuto più a lungo di noi insieme alla carta, ci si fossero abituati di più.
Noi non andiamo oltre alla barchetta e all’aereoplanino di carta, mentre loro ci
fanno fiori e immagini di animali con la massima facilità
- 26 -
5. Naturalmente qui si parla di pagine a caratteri mobili: ma anche prima dei
caratteri mobili si stampavano libri: erano le cosiddette bibbie dei poveri , solo che
allora lo dicevano in latino, bibliae pauperum, con poco testo e tante figure, come
i fumetti. Il bello è che le pagine erano incise in un blocco di legno, figure e testo,
tutto insieme e poi, naturalmente, stampate sulla carta. Nello stesso tempo –
diciamo a partire dal millequattrocento - si cominciarono a stampare immagini
con due o tre tecniche diverse; si ottenevano immagini che sembravano disegni a
penna, immagini che sembravano disegni col pennello, persino immagini con più
tonalità dello stesso colore! Scommetto che gli artisti si divertivano un sacco a
inventare nuove tecniche. D’altra parte i libri a stampa, senza immagini, dovevano
essere deprimenti, specialmente se paragonati ai libri fatti a mano, pieni di figure
colorate. Almeno qualche immagine in bianco e nero ce la dovevano mettere!
6. Il fatto è che chi ha la carta ha la possibilità di trasmettere informazioni.. Certo,
direte voi , c’è il computer: si può mettere un intero libro su un floppy disk (hanno
fatto la prova, in un floppy da cinquanta centesimi c’entra tutta la Divina
Commedia). Però il computer pesa ancora parecchio, e poi se mi perdo un
quaderno o un libro lo ricompro con poco, mentre se perdo – o rompo, che è più
facile – un computer sono guai grossi…
7. Però la stampa di immagini con le tecniche antiche non era per niente morta, anzi
si scatenò una vera rivalità fra gli incisori tradizionali, che incidevano – potete
immaginare con che fatica - le immagini nel rame o nel legno per stamparle ed i
litografi, che facevano le loro illustrazioni disegnando sulla pietra litografica con
una matita grassa.
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2. Le cartiere in Italia Ma vediamo ora le caratteristiche dell’industria italiana, che tipo di fabbriche sono
presenti sul territorio nazionale, quali sono le zone geografiche in cui viene
maggiormente prodotta la carta e perché alcune regioni della nostra penisola sono più
adatte ad ospitare le cartiere.
La localizzazione industriale
L’industria cartaria italiana realizza solo il 10% della produzione europea di carta e
cartone pur avendo il maggior numero di cartiere e di stabilimenti tra tutti i paesi
europei.
- 28 -
Nel 1998, infatti, risultavano attive in Europa occidentale 886 cartiere e più di mille
stabilimenti di cui, rispettivamente, ben 171 e 207 di essi operavano in Italia, contro
le 164 cartiere della Germania (paese che produce più del doppio dell’Italia), le 110
della Francia e le 107 della Spagna.
Le cartiere italiane, oltre che più numerose di quelle degli altri paesi europei, sono
ovviamente anche più piccole. Ben 75 siti producono meno di 10.000 tonnellate
all’anno e 126 sono quelli la cui produzione annua è inferiore alle 25.000 tonnellate.
Venendo alla localizzazione geografica delle imprese due sono le aree geografiche
principali, ognuna con una specializzazione produttiva:
• le regioni del Nord-Est: Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino, specializzate in
carte grafiche e in alcune produzioni di carte e cartoni per imballaggio.
Particolarmente importante è la presenza cartaria nella zona del Lago di Garda,
- 29 -
nel Vicentino e nel Friuli Venezia Giulia mentre la città di Monfalcone è uno dei
porti a maggiore attività di importazione di cellulosa;
• la Lucchesia: specializzata nella produzione di carte per uso domestico - circa il
70% della produzione italiana avviene in tale zona - e nelle carte per ondulatori.
Il “distretto industriale cartario” di Lucca conta una cinquantina di cartiere, di centri
di assistenza tecnica e di formazione e di imprese produttrici di macchinari per
l’industria cartaria e di servizi ambientali, nonché di attività fieristiche specializzate,
mentre Livorno è porto importante per l’import di cellulosa2.
1)
Oltre a queste due aree sono importanti nella produzione cartaria il Piemonte, la
Lombardia, il Lazio e la Campania, mentre a Sud di Salerno poche sono le unità
produttive cartarie di qualche rilievo.
La localizzazione delle fabbriche della carta in queste regioni d’Italia è in alcuni casi
storica, come Fabriano o Amalfi, oppure dipendente dalla presenza di acqua,
importante materia prima per il settore o dalla vicinanza alle materie prime.
Un ulteriore esempio di questa stretta dipendenza si può trovare anche nella regione
del Friuli Venezia Giulia dove la notevole ricchezza d’acqua oltre a soddisfare il
fabbisogno della popolazione è fondamentale per le industrie che per questo sorgono
in vicinanza dei fiumi Livenza, Tagliamento, Isonzo e Timavo.
2)
Le cartiere si sono integrate nel tempo con il territorio locale circostante, dal quale
hanno ricevuto, negli anni, le risorse umane e naturali che le hanno consentito di
crescere e affermarsi a livello internazionale. Un esempio di questa unione è il “Parco
Naturale del Brenta Adamello”.
2 Monografia sull’industria della carta – Assocarta, 2000
- 30 -
Questa realtà costituisce un caso significativo di collaborazione Cartiera-Territorio
per la salvaguardia dell'ambiente locale: la Cartiera infatti partecipa alla
realizzazione della rivista naturalistica e sostiene la campagna di reinserimento
dell'orso bruno nel territorio del parco3.
3 http://www.gardacartiere.it/
- 31 -
Professor Pico
1. La fabbricazione della carta nell’area di Lucca ha un inizio molto antico, che risale ai
primi anni del 1300. Al 1307 risale la corporazione dei cartolai, specializzati nella
produzione di carta "pecora" o "pergamena". Da allora, l’innovazione tecnologica e
la cultura ambientale hanno fatto registrare molti passi avanti anche per il riciclo ed il
recupero. Ad esempio la Cartiera Lucchese è una delle realtà più importanti del
distretto che utilizza enormi quantità di carta da macero per produrre sia carte per
imballaggi flessibili, sia tissue.
1)
2. Il Livenza, che attraversa le montagne del Friuli Venezia Giulia, è un fiume ricco di
curve e meandri. Il Tagliamento, che è il più grande fiume della regione, percorre un
lungo tratto sotto terra e ricompare in superficie con le risorgive. Un altro grande
fiume è l'Isonzo; nasce nelle Alpi e prosegue verso il mare con un caratteristico
percorso a zig-zag. Anche il Timavo scorre nel sottosuolo per 38 km e riaffiora a
poca distanza dal mare.
- 32 -
Gigetto
1. Però è bello sapere che c’è a questo mondo qualche attività tanto legata al passato
eppure tanto avanzata tecnologicamente: chissà perché, molti sono convinti che la
tecnologia sia nata come i funghi, dall’oggi al domani, e che tutto quello che ha una
storia sia da buttare perché non è “tecnologicamente avanzato”. Invece è la tecnologia
stessa che ha una storia, dall’età della pietra fino ad oggi…
- 33 -
3. Cos’è la carta I Materiali
La carta è in sostanza un sottile strato di fibre di cellulosa o di materiale simile
(pastalegno, macero), sovrapposte e pressate, a cui vengono uniti durante la
lavorazione altri ingredienti: le cariche, i collanti, i coloranti.
Questi materiali vengono aggiunti all’impasto fibroso per renderlo più adatto alla
stampa, più morbido, più compatto o semplicemente più bianco.
1) 1) 2) 2) 3)
In questi ultimi anni con il progresso delle tecniche di produzione della carta, ricerche
sperimentali nella cottura e nel pre - trattamento chimico e fisico del legno, e nuove
apparecchiature meccaniche per la sfibratura del legno hanno permesso di produrre
nuovi tipi di materiale fibroso
Questi nuovi prodotti contengono maggior quantità di sostanze non cellulosiche, e
vengono denominati «cellulosa ad alta resa».
4) Altro materiale oggi molto sfruttato come materia prima nell’industria cartaria è il
macero che non è altro se non la carta straccia. Il macero usato dalle cartiere può
essere “pre-consumer” (giornali e ritagli di cartotecnica) o “post-consumer” (carta
già utilizzata): questa scelta dipende solo dal tipo di carta che si dovrà fabbricare e
- 34 -
questa operazione viene fatta spappolando in acqua il macero e poi centrifugandolo:
le particelle di inchiostro essendo più pesanti vengono eliminate.
5)
Prendiamo ora in esame i così detti materiali non fibrosi determinate caratteristiche.
6) I prodotti ausiliari, generalmente usati sono:
• le sostanze di carica: quasi sempre minerali d’origine naturale, come il caolino, il
carbonato di calcio ed il talco. Queste sostanze hanno il compito di riempire la
trama delle fibre rendendola più compatta, contribuendo a darle una patina e
aumentano il grado di bianco della carta.
7)
• Le sostanze collanti quali resina, amido, gelatina che hanno invece la funzione di
rendere meno porosa la carta: senza collante infatti la carta assorbe l’acqua e
soprattutto gli inchiostri, che si spandono facilmente rendendo impossibile il
processo di stampa.
8)
- 35 -
• Le sostanze coloranti che servono a colorare la carta, anche quella bianca: infatti
le sostanze fibrose (cellulosa, pastalegno, macero), per quanto sottoposte a vari
procedimenti sbiancanti, non sono mai veramente bianche. I coloranti possono
essere minerali od organici, di origine naturale o artificiale.
10)
La Raccolta differenziata4
La carta è sicuramente la frazione più facilmente recuperabile dei rifiuti urbani e dei
rifiuti assimilati, cioè prodotti da industrie. La raccolta differenziata di rifiuti
domestici e industriali è connessa e completamente dipendente dall’impegno degli
utenti (famiglie, esercizi pubblici, uffici).
I sistemi adottati per la raccolta differenziata sono essenzialmente tre: porta a porta,
con campana o cassonetto stradale, a piattaforma o isola ecologica (deposito di grandi
quantitativi in appositi luoghi custoditi, utilizzati soprattutto per i rifiuti
ingombranti).
10)
La carta è un materiale che può essere recuperato e riutilizzato più e più volte.
Infatti, oltre che con fibre vergini, la carta viene prodotta (talvolta al 100%!) usando
carta e cartone di recupero.
Mediamente carta e cartone formano il 25% dei rifiuti. Una famiglia media può
raccogliere e riciclare, in un anno, un quantitativo di carta corrispondente a un
albero. La produzione di carta partendo dagli alberi richiede grandi quantitativi di
acqua e molta energia, inoltre è inquinante mentre riciclare carta e cartone limita,
innanzitutto, il ricorso al patrimonio forestale tradizionalmente scarso nel nostro
Paese e riduce il consumo energetico e il carico inquinante generato dalla produzione
della cellulosa. In particolare viene ridotta l’utilizzazione di sostanze chimiche per lo
sbiancamento della cellulosa e il consumo di acqua nel ciclo di produzione finale della
carta
4 http://www.distintirifiuti.it http://www.comieco.it
- 36 -
4) 11)
La selezione ordinaria della carta raccolta è un processo meccanico, mentre quella
“spinta”, ossia più approfondita, viene fatta a mano, facendo scorrere la carta su un
nastro trasportatore lungo cui sono allineati alcuni operatori che prelevano
determinati tipi di carta e la depositano in contenitori separati. Alle operazioni di
selezione segue la pressatura e legatura in balle della carta selezionata.
Anche la carta proveniente dai Rifiuti Urbani (RU) può essere inviata al macero e
riciclata, ma essendo di solito molto "sporca", ossia inquinata da altre sostanze (come
ad esempio plastica o colla), nel processo di pulizia è ridotta in fibre molto corte e
viene riutilizzata principalmente per fabbricare carta e cartoni ondulati per
imballaggi.
La carta proveniente da raccolta differenziata è, in un certo senso, già selezionata,
può quindi essere riutilizzata per scopi specifici come carta per giornali, carta da
stampa e altro. Da ultimo la carta può essere sbiancata e quindi reimpiegata.
Normalmente per fabbricare carta bisogna tagliare alberi. Dopo la sua utilizzazione, la carta prodotta viene buttata in discarica
Invece di buttarla via , gran parte della carta usata può essere riciclata. Così si riduce il taglio di alberi e la quantità di rifiuti per la carica
- 37 -
Attualmente il macero è diventato la materia prima più importante per l’industria
cartaria italiana anche se c’è da dire che il nostro Pese, per capacità di raccolta,
rimane molto lontano dalla media europea e non è in grado di coprire la richiesta
interna.
Il tasso di riciclo di carte e cartoni in Europa è considerevolmente cresciuto nella
prima metà degli anni ’90 mentre nella seconda si è notata una relativa stagnazione a
livello europeo e questo ha portato l’Europa ha prendere un impegno collettivo con
la “Dichiarazione Europea sul Recupero della Carta” del 9 novembre 2002 che ha
come obiettivo quello di raggiungere la percentuale di recupero di almeno il 56%
entro quest’anno; contemporaneamente l’industria cartaria si è impegnata a
migliorare le proprie prestazioni ambientali.
La Dichiarazione Europea, in particolare, ha elaborato misure che mirano ad una
sana gestione di prodotti cartari già utilizzati ed i firmatari hanno sottoscritto una
serie di azioni al fine di assicurare un elevato livello di protezione ambientale nel
campo della produzione, della raccolta, del trattamento e del recupero di carte e
cartoni.
12)
L’ Uso della carta5
L'impiego della carta come supporto per la scrittura è sicuramente da collegare con il
tasso di diffusione della cultura; questa nei periodi più antichi, era senza dubbio
privilegio di pochi e quindi la domanda di carta per scrivere è stata inizialmente
piuttosto ridotta.
La carta infatti, ancor prima di essere usata come supporto per la scrittura, è stata
impiegata, in Cina, come oggetto di vestiario (le prime citazioni relative a questo uso
risalgono al primo secolo a.C.). Nel periodo 400-900 d.C. i preti taoisti indossavano
cappelli di carta come pure gli scolari ed i poeti.
Al sesto secolo risalirebbe l'uso della carta igienica; già allora si usava, come materia
prima, un prodotto particolare, fatto con fibre di paglia di riso, più facile da
preparare, meno costoso e più morbido. 5 http://digilander.libero.it/giosim/storia.htm
- 38 -
Con la carta si costruirono lanterne, aquiloni e ventagli; questi ultimi erano prodotti
in carta fin dal 300 quando gli imperatori della dinastia Chin vietarono, per questioni
economiche, l'uso della seta per la loro preparazione.
L'uso della carta moneta risale probabilmente al nono secolo; si ritiene infatti che in
quel periodo, essendo aumentate le transazioni, si sia resa necessaria una moneta più
leggera in sostituzione della moneta metallica troppo pesante e poco trasportabile.
Oggigiorno i prodotti della carta possono essere elencati nelle seguenti principali 6
categorie:
• Carte da stampa e per usi grafici: sono le carte destinate alla stampa di quotidiani,
periodici e libri, guide telefoniche, pieghevoli pubblicitari e commerciali, calendari
e biglietti da visita e cartoline, ecc. Possono essere stampate in rotocalco, offset,
roto-offset, flessografia e serigrafia. Le carte possono essere naturali o patinate,
lisciate o calandrate.
• Carte da scrivere e per ufficio: sono le carte per buste, lettere e quaderni, per
disegno, fotocopie, fax e moduli continui, da diazotipia, carta carbone e
autocopiante.
• Carte da imballaggio, cartoni e cartoncini: sono le carte kraft, alimentari,
pergamenate, catramate, siliconate, accoppiate; cartoni e cartoncini a un getto, a
più strati o ondulati. Vengono utilizzate per avvolgere, imballare, confezionare,
per sacchi e sacchetti, alimenti, scatole, astucci e copertine. I prodotti finiti
vengono solitamente allestiti dalle cartotecniche.
• Carte per usi igienico - sanitari: sono la carta igienica, i fazzoletti, tovaglioli e
tovaglie, gli asciugamani e le carte per uso medico.
• Carte speciali e per usi industriali: sono le carte utilizzate per carte geografiche,
carta moneta e per assegni, per fotografia, sigarette e filtri, per carta da parati,
per cavi elettrici, condensatori, ecc.
I Dati produttivi ed economici 6
La quantità di carta usata rappresenta un indicatore del livello di benessere di una
popolazione. Il consumo di carta giudicato indispensabile a una qualità della vita
6 Monografia sull’industria della carta – Assocarta, 2000
- 39 -
accettabile si colloca intorno ai 35-40 kg all’anno per persona. Circa un terzo del
consumo è rappresentato da cartone ondulato per imballaggio. Un altro terzo da
carte per uso grafico patinate e naturali (riviste e libri). Il resto è rappresentato da
carta e cartone non ondulato per imballaggi e carta da giornali. Nel 2003 il volume di
carta prodotto è ulteriormente cresciuto di circa il 2,2% superando i 90 milioni di
tonnellate di produzione in Europa ed esportando 2,9 milioni di tonnellate.
L’industria cartaria italiana, come già visto, ricava oltre la metà della propria
materia prima (4,8 milioni di tonnellate) dalla carta da macero. Nel corso degli ultimi
anni l’importazione di macero è diminuita, nonostante l’aumento delle quantità
utilizzate, grazie all’incremento delle raccolte differenziate.
5)
- 40 -
Professor Pico
1. La cellulosa, la più pregiata tra le materie fibrose, è estratta dai vegetali con
procedimenti esclusivamente chimici. Le cellulose possono essere classificate in
due categorie: cellulose a fibra lunga, ricavate dalle conifere (pini, abeti, larici) e
quelle a fibra corta, ottenute dalla lavorazione delle latifoglie. Le prime donano
resistenza, le seconde, invece, apportano caratteristiche necessarie per la carta da
stampa, quali l'opacità e la morbidezza, senza le quali il foglio non potrebbe
ricevere l'inchiostro. Le fibre da cui si ricavano la cellulosa e le altre paste vegetali
che vedremo in seguito provengono dunque in massima parte dal legno: si
utilizzano però quasi esclusivamente scarti di altre produzioni quali segherie,
fabbriche di imballaggi o mobili; tronchi di piccola pezzatura e comunque non
utilizzabili per lavorazioni superiori. Anche la parte di legname, abbastanza
piccola, che proviene dalle foreste, è costituita sempre o da sottoprodotti (alberi non
adatti a lavorazioni pregiate, cime di piante più grandi, ecc.) oppure proveniente da
piantagioni di alberi a rapida crescita (6-8 anni), messi a dimora proprio ad uso
industriale. Il legno d’altra parte non è l’unica fonte di fibre, perché queste possono
essere ricavate da piante annuali quali la paglia di grano o di riso, le canne, lo
sparto, la canapa, il lino, il kenaf.
2. Estrarre la cellulosa dal legno degli alberi significa isolarla dagli altri componenti,
specialmente dalla lignina. Quest’ultima è il collante naturale che tiene unite le
fibre: per questo, quindi si deve agire sulla lignina per separare le fibre. Il diverso
modo di eliminare la lignina e quindi di separare le fibre vegetali, dà luogo alla
distinzione fra i tipi di paste cartarie:
• cellulose;
• paste semichimiche;
• paste chemitermomeccaniche o chemimeccaniche;
• paste meccaniche.
La cellulosa si ottiene sminuzzando il legno e sottoponendo i frammenti ad una
cottura in acqua cui sono aggiunte sostanze chimiche, per eliminare la lignina.
Questa bollitura è effettuata ad alte temperature per una durata che supera le
quattro ore. L’acqua di cottura – che contiene le sostanze chimiche e la lignina,
viene poi recuperata. Il procedimento può modificare anche profondamente le
- 41 -
caratteristiche della cellulosa stessa. Per attaccare meglio il legno con mezzi
chimici, è necessario sminuzzare i tronchetti in piccoli frammenti più uniformi
possibile: questo lavoro viene fatto da macchine “sminuzzatrici”, che spezzettano
il legno e lo selezionano, inviando ai bollitori solo i pezzetti delle dimensioni
giuste (naturalmente quelli troppo grandi vengono rimandati alle macchine
sminuzzatici!). Ma la fase più importante è la cottura, detta anche lisciviazione.
Consiste nel trattare i minuzzoli di legno con una soluzione acquosa di opportuni
sali, ad alta temperatura ed a forte pressione.
3. Oggi si preferiscono gli impianti fissi in cui il liscivio, cioè l’acqua in cui sono
sciolti i sali viene continuamente riscaldato e fatto circolare continuamente con
delle pompe. Il liscivio estrae dal legno le sostanze incrostanti, soprattutto la
lignina, assumendo un colore scuro. Tutta l’operazione dura intorno alle quattro
ore; la temperatura di cottura, a seconda dei sali utilizzati va dai 165 fino ai 180°C.
In ogni caso, una cottura più lunga darà una cellulosa più morbida, che può anche
essere sbiancata con facilità, mentre un processo più rapido renderà la cellulosa più
dura e resistente.
Il recupero del liscivio di cottura è conveniente, sia per non inquinare le acque, sia
perché nel liscivio è contenuta la lignina, che può essere bruciata per recuperare
energia.
Al termine di questo processo c’è la fase dell’assortimento: in pratica si tratta di
mischiare bene la cellulosa, di sciacquarla e di eliminare via via tutto il liscivio; alla
fine si strizza il tutto, si risciacqua e quello che rimane sono fibre di cellulosa
sospese, come si dice, in acqua pulita.
Naturalmente se la cellulosa deve essere trasportata altrove, bisogna toglierle
l’acqua, sia per evitare che si deteriori sia per risparmiare sul trasporto.
La macchina per togliere l'acqua dalla cellulosa si chiama disidratatrice e somiglia
un po’ a una parte della macchina continua per produrre carta. Una serie di presse
spremono il foglio di cellulosa fino a limitarne l’umidità al 10%; a questo punto il
foglio può essere arrotolato o tagliato nelle misure adatte per confezionare balle e
essere trasportato.
La pastalegno, che sostituisce e talvolta viene unita alla cellulosa è anch’essa
ricavata dal legno, ma con metodi puramente meccanici: niente bollitura, ma una
- 42 -
semplice sfibratura contro una mola rotante, seguita da una serie di trattamenti di
raffinazione per ridurre tutto il legno ad una pasta omogenea.
In pratica il legno viene premuto contro una mola, un cilindro che ruota e sfibra i
tronchi. Naturalmente la mola deve essere molto dura per ridurre il legno in fibre.
Un tempo si usavano pietre di un tipo particolare, che però si consumavano
piuttosto in fretta; oggi si usano materiali artificiali studiati appositamente. In
pratica si considera adatto per ricavare pastalegno qualunque legno tenero,
possibilmente di colore chiaro: l'abete, il pioppo, la betulla e l'eucalipto vanno
benissimo.
La pastalegno viene adoperata così com’è nella carta giornale e nelle carte da
stampa di minore qualità. Per le carte pregiate viene sbiancata.
Le fasi di produzione della pastalegno sono quattro: la sfibratura, la raffinazione,
l’addensamento e la conservazione.
- La sfibratura consiste in un'operazione di sfregamento del legno contro la
superficie molto dura e molto ruvida di una mola. Naturalmente lo sfregamento
genera molto calore e l’acqua contenuta nel legno diventa vapore. Gli ultimi
modelli di sfibratori sono a tenuta stagna e non lasciano uscire all'esterno il
vapore: il legno viene così notevolmente ammorbidito. Successivamente vengono
allontanate le parti grossolane tramite assortitori che consentono di ottenere le
fibre già elementarizzate e pronte per l’utilizzo; gli scarti di questa operazione
vengono ulteriormente lavorati per essere trasformati anch’essi in fibra
utilizzabile, mediante l’operazione di raffinazione che consiste nel passaggio in
raffinatori conici o a disco nei quali il materiale sospeso in acqua passa attraverso
due dischi, dei quali uno fisso e l’altro ruotante. L’addensamento consiste nel
sottrarre una parte di acqua alla pastalegno. Se poi la pastalegno deve essere
trasportata, bisogna disidratarla più a fondo. La macchina disidratatrice è simile a
quella usata per la cellulosa: riduce la pastalegno in fogli che vengono
impacchettati per la spedizione.
La conservazione della pastalegno, infine, è ancora un problema: per evitare la
formazione di muffe e funghi che rovinerebbero il prodotto bisogna disidratare la
pastalegno in maniera quasi completa, ma poi resta difficile reidratarla, perché il
prodotto secco non si spappola facilmente una volta bagnato. Si preferisce quindi
- 43 -
lasciare una parte di umidità nella pastalegno e bloccare la crescita delle muffe con
dei prodotti chimici
4. Con queste nuove tecniche di lavorazione si raggiunge un rendimento del 70% del
legno adoperato nelle “cellulose semichimiche” ed anche superiori al 70% con le
“cellulose termo - meccaniche”. Queste ultime hanno caratteristiche non troppo
diverse da quelle della pastalegno, come abbiamo visto precedentemente. Produrre
queste “cellulose ad alta resa” ha richiesto notevoli sforzi e molte ricerche, ma
oggi, in compenso, questi materiali vengono usati largamente per la produzione di
impasti per carta da giornale.
5. Il riciclo della carta, però, non può essere ripetuto all’infinito, perché ogni volta le
operazioni che permettono di riutilizzare la carta ne indeboliscono e ne spezzano
inevitabilmente le fibre. E’ necessario, quindi, in alcuni casi, integrare il macero
con modeste quantità di fibre vergini. Malgrado tutto, questa materia prima
consente di ridurre massicciamente il ricorso a quelle più costose soprattutto dal
punto di vista ambientale oltre che economico e di riutilizzare la carta molte volte:
questo significa che con il riciclo, un albero fornisce una quantità di carta fino a
sette volte maggiore di quello che potrebbe fare normalmente. Per spiegare anche
in termini quantitativi il risparmio, consideriamo il fatto che per produrre una
tonnellata di carta da cellulosa vergine occorrono:
• 15 alberi
• 440.000 litri d’acqua
• 7.600 kWh di energia elettrica
Per produrre una tonnellata di carta da carta da macero:
• 0 alberi
• 1.800 litri d’acqua
• 2.700 kWh di energia elettrica
Il macero si può distinguere in due grosse categorie: il macero da raccolta
industriale e commerciale e il macero domestico, che proviene dalla raccolta
differenziata.
Il primo tipo di macero comprende, per esempio, ritagli e scarti delle tipografie,
cartoni da imballaggio provenienti dai supermercati, dai ristoranti, dai negozi; si
tratta di materiale già sufficientemente selezionato, che consente di ottenere carte
- 44 -
con caratteristiche similari a quelle di partenza e che richiede un numero limitato
di operazioni per essere ritrasformato in carta.
Il secondo tipo di macero, quello proveniente dalla raccolta domestica, è di solito
meno selezionato e deve essere isolato dagli altri rifiuti solidi urbani. Per questo
motivo risulta più economico separare la carta dagli altri rifiuti fin dall’origine, e
questo si può fare solo organizzando la raccolta differenziata; la carta da macero
però può essere di tutti i colori e quasi sempre è stampata e per prima cosa occorre
togliere le particelle di inchiostro e poi sbiancarla. Solo dopo si può riutilizzare.
Le operazioni per riciclare la carta sono tanto più complicate quanto meno si è
selezionata la carta. Per prima cosa la carta da macero viene spappolata in acqua, in
una vasca rotonda, chiamata pulper. Qui un rotore, girando, elementarizza le fibre
costituenti le carte di partenza ed elimina in parte i materiali estranei come plastica
e ferro; qui inoltre cominciano a separarsi le particelle di inchiostro secco che
aderiscono alla carta. Queste particelle vengono eliminate poi facendo gorgogliare
dell’aria attraverso la massa liquida, che viene infine centrifugata. La differenza di
peso fra le fibre della carta e le particelle di inchiostro permette di separarle.
Nell'ultima fase le fibre vengono ancora sciacquate e centrifugate. Tutte le acque di
lavorazione sono riutilizzate più volte e prima di essere scaricate sono depurate con
un impianto di trattamento.
6. La carta composta di sola cellulosa, ha una elevata resistenza alla lacerazione
(strappo), allo sgualcimento ed alla trazione (tiro) ed è in generale più durevole:
viene perciò utilizzata come carta da pacchi, o da imballaggio e in tutte quelle carte
che richiedono queste caratteristiche. La carta dei libri e dei quaderni deve invece
essere più morbida ed avere un giusto grado di assorbimento dell’inchiostro.
Per tali ragioni alla cellulosa vengono aggiunte altre materie (colle, fibre di vario
tipo e materiali particolari chiamati cariche), capaci di conferirle le caratteristiche
desiderate.
7. Queste cariche sono costituite in genere da polveri finissime aggiunte all’impasto.
Una carica deve possedere delle caratteristiche particolari: deve essere una sostanza
molto fine, per penetrare bene fra le fibre, deve essere bianca, opaca ed insolubile
in acqua; non deve trasformarsi sotto l’azione chimica, altrimenti la carta non
sarebbe stabile, e deve essere leggera, per non appesantire inutilmente la carta.
Inoltre deve essere trattenuta bene dalle fibre della carta. In tal modo si riduce la
- 45 -
quantità di materiale necessario, realizzando un risparmio e riducendo, al tempo
stesso, l’inquinamento ambientale, dal momento che la carica viene utilizzata quasi
tutta, e quindi viene ridotta la parte che finisce nell’impianto di depurazione.
Fra le cariche più usate possiamo citare:
• il caolino: è quella creta di colore grigio chiaro con cui si fanno i piatti e le
ceramiche fini, che risultano, dopo la cottura, di colore bianco. Il nome deriva
da Kaoling, zona montuosa della Cina dove veniva estratto.
• Il carbonato di calcio: praticamente è marmo, polverizzato. Migliore di quello
naturale perché più coprente è quello ottenuto chimicamente.
• Il talco: è una sostanza molto tenera (si scalfisce con l’unghia!) , è untuoso e
scivoloso. Il talco viene utilizzato anche nell'industria cosmetica.
• Ci sono infine i pigmenti al titanio (biossido di titanio), che sono ottimi, ma
costano più delle altre sostanze di carica e quindi si usano solo per le carte di
alta qualità.
8. La carta normalmente sarebbe porosa, ma una carta così assorbirebbe l’acqua ed
anche l’inchiostro. La stampa darebbe cattivi risultati, perché l’inchiostro si
spanderebbe sul foglio. Per questo motivo la carta viene collata, in modo da
assorbire l’acqua in maniera molto graduale ed in quantità limitata. Il collante più
utilizzato per la collatura in massa è la colofonia o pece greca.
Fino al 1700, la colla veniva stesa sulla superficie della carta, al termine della
lavorazione. Negli ultimi due secoli però si è trovato più vantaggioso inserire la
colla nell’impasto, in modo da distribuirla uniformemente e da eliminare una
operazione. E’ appunto quella che viene definita collatura in massa. Questo
sistema è senz’altro più soddisfacente; tuttavia, negli ultimi anni la velocità delle
macchine da stampa richiede inchiostri sempre più viscosi, che risultano
maggiormente brillanti se si depositano su una carta trattata in superficie. Negli
impianti più moderni si passa direttamente dalla macchina continua, che produce la
carta, al successivo trattamento di patinatura che consiste in una sorta di
verniciatura superficiale ottenuta mediante macchinari che spalmano sulla carta
stessa un sottile strato di cariche minerali e collanti i quali conferiscono alla
superficie del supporto cartaceo le caratteristiche desiderate (opacità, brillantezza,
bianchezza, ecc.)
- 46 -
9. I coloranti sono importanti non solo per le carte colorate, ma anche per la carta
bianca: questa infatti richiede l'aggiunta di sostanze coloranti, per migliorarne
l'aspetto e per mantenere sempre un prodotto della stessa tonalità di colore,
eliminando le variazioni di tinta delle materie prime dell'impasto. I coloranti più
usati al giorno d’oggi sono quelli artificiali di origine organica, che vengono
prodotti in grande quantità dalle industrie chimiche. Coloranti di questo tipo sono
disponibili in una gamma di sfumature pressoché infinita.
I coloranti generalmente vengono uniti all’impasto: ma in taluni casi, per carte o
cartoni, si ricorre all'applicazione del colorante in superficie, come per il collaggio.
Inoltre si possono avere carte colorate impiegando fibre o patine già colorate. Di
recente, poi, sono stati creati i “coloranti reattivi”, che reagiscono chimicamente
con la cellulosa, e i “coloranti fluorescenti”, che hanno la caratteristica di convertire
in luce visibile i raggi ultravioletti.
10. Quali tipi di carta un cittadino può mettere da parte per il recupero? La carta da
riciclare deve avere certe caratteristiche che variano in funzione dei prodotti finali:
tendenzialmente deve essere raccolta con altre carte di provenienza similare (poiché
la presenza di carte diverse come quelle sottoposte a trattamenti di plastificazione,
resistenza all’umidità, ecc., possono causare problemi agli impianti e alla qualità
finale del prodotto.
11. La carta da macero non è tutta uguale e il suo valore (sia da un punto di vista
tecnico sia economico) aumenta quanto più è selezionata per tipologia e qualità. I
tipi di macero qualificati dalle norme UNI-EN 643 sono quasi sessanta.
12. Tradizionalmente la carta veniva sbiancata usando il cloro, oggi si usano molto altri
agenti di imbianchimento come l'ozono o il perossido di idrogeno. Il cloro,
elemento molto reattivo, è presente in natura, quindi anche nella cellulosa e nella
carta ed è dunque improprio parlare di carta priva di cloro. Privo di cloro è, invece,
il processo di imbianchimento. L'industria usa due tipi di paste: Ecf - elemental
clorine free, cioè prive di cloro allo stato elementare - e Tcf - totally clorine free,
ossia totalmente prive di cloro elementare. La Confederazione Europea
dell'industria Cartaria (CEPI), specifica che il processo Ecf è quello in cui non
- 47 -
viene utilizzato cloro gassoso o composti del cloro. Oggi la pasta Ecf è diventata lo
standard e ha sostituito estesamente quella sbiancata con cloro gassoso.7
7 http://www.distintirifiuti.it
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Gigetto
1. E questo dimostra che per fare un lavoro non sono necessari solo i più forti o i
migliori.. la cellulosa di pino sembrerebbe preziosa … ma come farebbe senza la
cellulosa di betulla o di faggio, o senza tutti quegli altri ingredienti che danno
morbidezza alla carta? Ve lo immaginate un mondo in cui tutta – ma proprio tutta -
la carta è dura e resistente come carta da pacchi?
2. Questo mi fa pensare alla differenza fra la cucina cinese e quella nostra:
immaginate un bel pezzo di carne al forno: ci si mette sempre un paio d’ore per
farlo cuocere, magari anche di più. Perché? Perché è un pezzo unico! Prendete
invece il pollo con le mandorle: magari ci si mette una ventina di minuti a tagliare
il pollo a pezzetti, ma poi bastano cinque minuti di padella e , oplà, il piatto è
pronto…
3. Ma tu guarda che viaggio che fanno le parole… prendete per esempio la
sospensione…dovrebbe essere l’azione di sospendere qualcosa, o qualcuno… tutto
sta a vedere che significato diamo al termine sospendere: perché sospendere vuole
dire tenere sollevato, tener su senza un sostegno solido.. ma vuol dire anche
interrompere, allontanare.. Così per la cellulosa e per la pastalegno essere sospesa
vuol dire essere immersa, dispersa, spappolata in frammenti minutissimi in un
bagno d’acqua. Per un ragazzo, invece, ha un significato del tutto diverso…
4. Detto in questo modo sembra che l’interesse a riciclare sia unicamente delle
fabbriche, che in questo modo possono produrre di più, ma guardate la questione da
un altro punto di vista: pensate che, col riciclo, per produrre la stessa quantità di
carta, dovremo abbattere sette volte meno alberi.
5. In questo modo si consuma il 50% di energia in meno e un terzo dell’acqua che
sarebbe necessaria. Ma in certi casi può essere più conveniente utilizzarla in altro
modo, per esempio per produrre energia, calore. E’ vero che viene bruciata, ma
servendosi di tecniche moderne, efficaci e controllate. Con questo sistema si risolve
- 49 -
il problema dello spazio Perché anche la carta è ingombrante e, quella che non può
andare al macero per essere riciclata, prenderebbe molto posto nelle discariche…
- 50 -
4. Il processo produttivo Come abbiamo detto, la carta è un materiale fantastico, utilissimo e presente ovunque
nelle nostre società ma per essere prodotta c’è bisogno di una lunga serie di
lavorazioni che vogliamo ora descrivere.
Le cartiere sono complessi industriali completi dove si parte dall’abbattimento del
legno per arrivare alla produzione del prodotto finito, come avviene per le fabbriche
cosiddette integrate che si trovano nei Paesi ricchi di legname quali il Nord- Europa e
il Nord-America. Nelle nostre cartiere, invece, la produzione della carta parte,
generalmente, direttamente dalla preparazione degli impasti in quanto si usano
materie prime allo stato secco o macero data la carenza, propria del nostro territorio,
delle grandi foreste.
Nella figura sottostante, comunque, si riporta per intero quello che è il ciclo di
produzione della carta e viene rappresentato un impianto di lavorazione che parte
dall’abbattimento del legno fino alla produzione di carta.
Quando si parla di produzione di carta bisogna tener presente che questa comporta
una complessa sequenza di processi a ognuno dei quali può essere associato uno o più
impatti ambientali.
Il processo di fabbricazione della carta si può riassumere, in maniera grossolana, in 4
fasi:
- 51 -
• Preparazione degli impasti
• Formazione del foglio
• Post- trattamenti
• Allestimento
Vediamo allora come viene prodotto un foglio di carta.
Durante la preparazione degli impasti le fibre vengono elementarizzate e raffinate in
acqua, in grandi vasche. Ricordiamo che per produrre la carta c’è bisogno di grandi
quantità d’acqua (l’impasto ne contiene il 95-98%) e che da essa dipendono in larga
misura le caratteristiche tecniche del prodotto che si deve ottenere. Al giorno d’oggi,
per fortuna, l’acqua che viene usata è quasi tutta riciclata.
1) 1)
L’acqua è essenziale affinché i vari ingredienti, che daranno vita al foglio di carta, si
mantengano uniformemente dispersi e non si alterino. La raffinazione, trattamento
meccanico che modifica parzialmente la struttura delle fibre, deve avvenire ad una
densità pari al 3-5% di fibre disperse in acqua. Naturalmente le dosi di acqua, fibre,
colle, coloranti e cariche devono essere regolate con la massima precisione.
2) 2)
- 52 -
La macchina continua per produrre la carta è enorme: in essa si effettuano tutte o
quasi le lavorazioni necessarie alla produzione. All’inizio del viaggio la sospensione
di fibre e viene depositata in uno strato sottile ed uniforme su un nastro trasportatore
forato detto tela. Da questa tela l’acqua sgocciola e poi viene eliminata con aspiratori
a cassetta ed a rullo.
3)
La carta, sempre in forma di nastro continuo, abbandona a questo punto la tela per
essere portata da una serie di nastri trasportatori di feltro verso la sezione di
asciugamento. Qui l’acqua ancora presente viene spremuta via prima con delle
presse, prosegue quindi il suo viaggio nella seccheria, dove l’eccesso di umidità viene
eliminato col calore.
Il foglio, infine, viene avvolto automaticamente in un grande rotolo attorno ad un
cilindro; quando il rotolo è abbastanza spesso, viene automaticamente inserito un
altro cilindro, mentre il primo viene tolto e messo in magazzino o avviato a
trattamenti successivi.
4) 3)
- 53 -
A questo punto la carta può essere lisciata o calandrata. La lisciatura produce una
carta semplicemente liscia, la calandratura invece rende la superficie completamente
lucida.
5)
Alla fine del suo lunghissimo viaggio, la carta può essere sottoposta ad una serie di
operazioni: la collatura, la patinatura, la politenatura o qualunque altra operazione
di nobilitazione necessaria ad ottenere la qualità desiderata.
6)
- 54 -
Professor Pico
1. Poiché la carta non è composta di sola cellulosa, è necessario dosare, miscelare,
amalgamare le altre materie fibrose come la pastalegno, quindi si devono
aggiungere i materiali di carica, i collanti, i coloranti richiesti dal prodotto che si
vuole ottenere. Questo assieme di materie fibrose e di ingredienti vari prende il
nome di “impasto”. L'impasto è predisposto con tre operazioni principali:
trattamenti meccanici, trattamenti chimici e miscelazione, nell’impianto di
preparazione che precede la macchina a ciclo continuo. La prima operazione è
quella di spappolare in acqua la materia fibrosa – cellulosa, pastalegno, macero o
una miscela di queste - trasformandola in una sospensione con tutte le singole fibre
ben separate. Le macchine usate sono i “pulper”, grandi vasche metalliche, sul cui
fondo uno o più rotori imprimono al liquido un rapido moto circolatorio. Si
prosegue con la raffinazione: le fibre sospese in acqua sono sottoposte ad un
energico sfregamento fra due elementi provvisti di lame di cui almeno uno ruota
rapidamente. I macchinari utilizzati per la raffinazione hanno forme ed usi
differenti sono: il depastigliatore, il raffinatore a cono e quello a dischi.
Il depastigliatore, usato per nobilitare la carta riciclata, è una macchina per disfare
le pastiglie di fibre non ancora elementarizzate ed è provvisto di dischi che ruotano
a forte velocità ma non si toccano fra loro.
Il raffinatore conico è costituito da due elementi: il primo è quello che ruota ed ha
la forma di un tronco di cono. L’altro è semplicemente la sede in cui il primo ruota
ed ha ovviamente la forma del primo in negativo: è una coppa a forma di cono.
Entrambi gli elementi sono dotati di lame appositamente disegnate per aumentare
l’attrito. Il cono può scorrere più o meno all’interno della sua sede, fino quasi a
toccare con le sue lame quelle contrapposte della sede.
Il raffinatore a dischi è costituito da due dischi di acciaio con lame a vari profili e
disegni, si trovano l’uno sopra l’altro a breve distanza all'interno di un contenitore a
forma di disco; la distanza tra loro è regolata micrometricamente. Al centro, fra i
dischi, si introduce la pasta che, per la forza centrifuga prodotta dalla rotazione, si
sposta verso l’esterno, subendo l'azione di sfregamento prodotta dalle lame dei
dischi.
- 55 -
2. Un tempo per produrre un chilogrammo di carta era necessaria una quantità di
acqua fresca di circa 200-500 litri, oggi se ne consuma molta di meno: circa un
decimo. Questo è dovuto specialmente all’ottimizzazione del circuito di riciclo: i
quantitativi d’acqua necessari per produrre il foglio, infatti, sono ancora gli stessi.
3. La sospensione fibrosa prima di entrare nella macchina continua deve essere
ulteriormente diluita, dal 4% ad una concentrazione che va dallo 0.3 allo 0.8 %. Per
questa diluizione si usa l’acqua di recupero delle fasi successive di lavorazione. Il
viaggio della carta comincia da qui, dalla cosiddetta cassa di afflusso: dalla
tubazione di ingresso a grande diametro si dipartono numerose ramificazioni a
diametro molto minore; in questo modo l'impasto viene diviso a ventaglio e la base
della cassa di afflusso è così alimentata da un pettine di tubazioni piccole. In tal
modo la pasta raggiunge la cassa con una distribuzione molto regolare e omogenea.
La cassa d'afflusso distribuisce sulla tela l'impasto attraverso una fessura
orizzontale ben calibrata posta in basso e chiamata bocca. Il labbro inferiore è
costituito da una lamina di acciaio sulla quale scorre l'impasto fluido che esce dalla
cassa e si deposita sulla tela che scorre. La tela è un nastro continuo chiuso ad
anello (in pratica un nastro trasportatore); sotto la bocca della cassa d’afflusso c’è il
rullo capotela, che sorregge il lungo nastro della tela; più oltre, lungo la tela, ci
sono i cilindri sgocciolatori ed il cilindro aspirante, un tubo in bronzo o acciaio
inossidabile tutto forato, che aspira l’acqua dal nastro di impasto. La tela porta
quindi la carta, già formata ma ancora umida, attraverso un lungo percorso che via
via le fa perdere tutta l’acqua e la trasforma in un largo nastro di carta. La tela nel
suo giro di ritorno (ricordiamo che è ad anello) è guidata da appositi cilindri guida-
tela, ed è tenuta tesa dai cilindri tenditori
4. Quando viene deposto sui nastri di feltro il foglio contiene ancora una fortissima
percentuale di umidità, normalmente di circa l'80% ed è delicatissimo: solo se
adagiato sulla superficie soffice del feltro, può essere inviato sotto le presse.
Le presse sono in pratica dei rulli, che schiacciano il foglio ancora umidissimo
contro la superficie morbida ed assorbente del feltro. Pensate che quando la
sospensione inizia il suo viaggio sulla tela ha un contenuto secco di solo lo 0,5 %,
mentre quando il nastro di carta esce dalle presse questo contenuto è salito al 40%.
Fino a quando non si raggiunge questa percentuale conviene eliminare l’acqua con
sistemi meccanici: la sgocciolatura, l’aspirazione, la pressione. Asciugare il foglio
- 56 -
con il calore non sarebbe economico; ma quando il foglio è abbastanza solido da
contenere solo il 60% di acqua e il 40% di contenuto secco, diventa più pratico
usare il calore.
Il foglio passa così sotto una lunga serie di cilindri, appena tiepidi i primi, poi via
via più caldi, raggiungendo la temperatura di evaporazione dell’acqua, in modo da
riscaldare il nastro di carta in maniera graduale e uniforme. Ciò è necessario,
perché un foglio scaldato in maniera disuguale si increspa, si ritira più in un senso
che nell’altro e potrebbe rompersi e impigliarsi nei cilindri, fermando la
produzione. Questa sezione della macchina continua ha un nome: è la seccheria.
Per non disperdere il calore, tutta la sezione del macchinario è protetta da un
rivestimento che la isola dall’esterno. I cilindri essiccatori sono divisi in gruppi e
ciascuno è coperto da un proprio nastro di feltro, che contribuisce ad assorbire
l’umidità. Alla fine il foglio incontra rulli sempre più freddi: esso deve raggiungere
la temperatura ambiente.
5. Alla fine il nastro di carta incontra un gruppo di rulli particolari, di ghisa,
estremamente levigati, che comprimono a secco la carta e le danno un aspetto più
liscio. Questo gruppo viene chiamato appunto la liscia di macchina.
Per ottenere una carta lucida, invece si ricorre alla calandratura: la carta viene cioè
di nuovo umidificata e poi introdotta in una macchina nella quale passa fra diverse
coppie di cilindri: l’uno è ricoperto di carta, per permettere una pressione forte ed
uniforme, mentre il cilindro contrapposto è di ghisa, con la superficie lucida come
uno specchio. La carta incontra alternativamente un cilindro a specchio su una
faccia, poi sull’altra. Alla fine la carta riesce completamente lucida.
6. La collatura è indispensabile per le carte da stampa (specialmente in offset) e viene
effettuata per mezzo di una serie di rulli contrapposti, fra i quali viene spruzzato un
velo di collante molto diluito. La carta passa fra questi rulli e riceve il collante.
Quello in eccesso viene spremuto via dai rulli. Altre carte invece sono sottoposte a
patinatura: sulla carta, sempre a mezzo di rulli, viene stesa una soluzione di
pigmenti colorati, acqua e collante.
La patina così formata, una volta asciutta, chiude i minuscoli interstizi fra le fibre e
forma una specie di pellicola morbida, elastica, uniforme. La patinatrice può far
parte della macchina continua oppure può essere un macchinario a sé stante, che
provvede ad una ulteriore lavorazione. Infine abbiamo la politenatura: si tratta in
- 57 -
questo caso di ricoprire a caldo la carta di un sottilissimo foglio di sostanza plastica
(il polietilene, appunto). Carte di questo tipo possono essere usate per confezioni
impermeabili, per contenere latte, succhi di frutta, vino, acqua.
- 58 -
Gigetto 1. A parte i termini tecnici questi macchinari mi fanno pensare un po’ al macinino
per il pepe, che è fatto di due parti: una sta ferma, mentre l’altra gira, mossa dalla
manovella. Le differenze sono che nel macinapepe gli ingranaggi si toccano mentre
nei raffinatori si sfiorano appena e poi che il macinapepe gira piano, mentre i
raffinatori si muovono a gran velocità.
2. Ancora una volta le parole possono ingannarci. Prendete l’impasto. A me fa venire
in mente la pasta fatta in casa, l’impasto delle torte, magari anche la macchina che
impasta il cemento. Tutti impasti piuttosto densi. L’impasto che entra nella
macchina continua, invece, è spesso come il brodo…
3. A prima vista, quello che fa impressione nella macchina continua è la velocità
della produzione, il fatto che non si ferma mai, l’enormità del macchinario che è
incredibilmente complesso. Però, vedendo le cose più da vicino, dovremmo
stupirci piuttosto della precisione instancabile con la quale vengono misurate le
quantità di materiali impiegate, la velocità con cui provedono le singole parti, la
temperatura di ogni singolo pezzo. Basta un paio di gradi in meno e dalla
seccheria esce fuori un foglio di pappa, basta un impasto appena un po’ più denso
e il materiale invece di scorrere fra i rulli si intoppa bloccando tutto…
- 59 -
5. Le materie prime e i consumi energetici Materie prime
Le materie prime che servono per fare la carta non sono sempre dello stesso tipo né
vengono usate nella stessa quantità. Tutto dipende , infatti dal tipo di carta che si
vuole fabbricare e dalla qualità desiderata.
1) 1)
Uso della carta da macero
Ci siamo resi conto dalla lettura delle pagine precedenti di quanto il riciclo sia utile
ed importante per ridurre il prelievo delle materie prime dalla natura e per ridurre
l'inquinamento dell'ambiente. Mentre scienziati studiano nuovi metodi per il riciclo
dei materiali e molte imprese analizzano la vita dei prodotti per ridurne l'impatto
ambientale, stanno sorgendo imprese che intendono trasformare i rifiuti in una
risorsa.
Uno dei modi per evitare la deforestazione e salvaguardare l’ambiente è dunque
riciclare la carta, per produrne altra nuovamente utilizzabile; questo è utile perché
dal processo produttivo si crea una quantità minore di rifiuti finali, anche se la carta
risulta meno resistente.
2)
La carta da macero può sostituire completamente l’uso di fibra vergine, oppure
essere sfruttata insieme alla cellulosa o alla pastalegno. La quantità di sostanze non
fibrose, necessaria per produrre ogni chilogrammo di carta, dipende dal processo di
produzione.
- 60 -
Consumo di combustibili e di energia
In un impianto per produrre carta la quantità di energia richiesta è molto elevata.
3)
Il consumo di energia cambia molto a seconda del tipo di carta che si produce, ma
comunque rappresenta uno dei costi maggiori per le cartiere.
Il consumo di energia rappresenta la seconda voce di costo per le cartiere ed il 20%
del totale. Proprio per gli alti costi, le cartiere hanno cercato negli anni di diminuire
gli sprechi e di produrre all’interno l’energia necessaria per la produzione ed oggi
circa il 50% è autoprodotta sia con centrali idroelettriche che mediante impianti di
cogenerazione.
Per far funzionare un’apparecchiatura grande e complessa come la macchina
continua non solo serve una notevole quantità di energia elettrica ma anche una
grande quantità di vapore a bassa pressione, per produrre il quale è necessario molto
calore.
Per produrre la carta servono dunque tanto l’elettricità quanto il calore. Questo
- 61 -
permette di economizzare nella produzione di energia, utilizzando, come già detto, la
cosiddetta cogenerazione.
4) 2)
Di solito i combustibili utilizzati nella cogenerazione sono idrocarburi liquidi (olio
combustibile, gasolio…) o gassosi (metano).
Il metano è il preferito perché costa di meno, inoltre bruciando completamente è
poco dannoso per l’atmosfera permettendo di ridurre l’inquinamento dell’aria. Nelle
località servite da un gasdotto inoltre il trasporto del metano costa molto poco. L’olio
combustibile però è ancora usato nelle località non raggiunte da un gasdotto o
quando si interrompe la distribuzione del metano.
5) 3)
Possiamo classificare gli impianti di cogenerazione in base al tipo di motore
utilizzato.
In particolare si può avere:
• Cogenerazione con motore alternativo a combustione interna
• Cogenerazione con turbogas
• Cogenerazione con turbovapore
5)
- 62 -
Come per tutti gli impianti di produzione di energia che usano metano o oli
combustibili anche gli impianti di cogenerazione sono fonti di emissioni inquinanti in
atmosfera derivanti dalla combustione di combustibili fossili. Le moderne tecnologie
utilizzate per il contenimento e l'abbattimento delle emissioni, in particolar modo se si
utilizza metano quale combustibile, consentono di ridurle a valori molto bassi e
inferiori del 50% rispetto alla produzione separata di energia termica ed elettrica a
parità di energia fornita all'utenza.
6) Altro elemento da considerare è il rumore derivante dal funzionamento dell'impianto.
Anche se le macchine, i bruciatori ed i sistemi di ventilazione utilizzati negli impianti
di cogenerazione possono raggiungere, se non contenuti, livelli di rumore di circa 80
dBA, (decibel, cioè l’unità di misura con cui si indica il livello del rumore) ad 1 metro,
per le applicazioni in special modo di tipo civile è possibile isolare queste macchine
con opportuni sistemi.
- 63 -
Consumi e trattamenti delle acque
Per l’industria della carta, l’acqua è sempre stata il motore del processo di
fabbricazione; l’acqua infatti è il mezzo che consente la formazione del foglio oltre
che il trasporto delle fibre.
Negli anni il consumo idrico si è ridotto molto grazie alle cartiere che si sono
impegnate a contenere i consumi.
La riduzione dei consumi idrici è stato un risultato molto importante che potrà essere
migliorato con l’introduzione in Italia della Direttiva IPPC, in cui l’Europa indica
quali sono le tecniche da usare.
7)
La diminuzione del consumo idrico deve tener conto del nascere di altre
complicazioni. In particolare gli effetti negativi derivano dal fatto che l’acqua,
depurata e riutilizzata più volte, si arricchisce di elementi che possono danneggiare
gli impianti delle cartiere; i problemi maggiori sono la corrosione dei macchinari, la
maggiore quantità di additivi chimici, l’incremento della produzione di rifiuti, la
comparsa di cattivi odori e la perdita di qualità della carta.
- 64 -
Professor Pico
1. Quindi anche il consumo di fibra vergine e quello di sostanze non fibrose necessario
per produrre 1 kg di carta, varia a seconda della tipologia di prodotto che si desidera
ottenere e delle materie prime utilizzate.
2. L’uso di carta riciclata permette di creare meno rifiuti finali (i fanghi della
depurazione), ma il processo di disinchiostrazione del macero comporta una maggior
difficoltà di trattamento delle acque reflue, per la presenza di additivi che servono a
pulire la carta, e dà vita ad un aumento dei consumi di sostanze chimiche per depurare
le acque.
3. Nelle cartiere del Friuli Venezia Giulia nel 2002 per produrre una tonnellata di carta
sono stati consumati da un minimo di 500 kwh (leggi chilowattora) ad un massimo di
1650 kwh.
4. Cogenerazione significa generare contemporaneamente più tipi di energie secondarie
partendo da un'unica fonte, che viene trasformata da un lato in energia meccanica o
elettrica e dall’altro in energia termica. Uno dei vantaggi dei sistemi cogenerativi è
quello di utilizzare il calore prodotto in percentuali anche superiori all'80%: è un
rendimento molto maggiore di qualsiasi altro impianto convenzionale. In questo modo
si consuma molto meno combustibile.
5. La cogenerazione si usa sia nell’industria sia nel settore residenziale: alberghi,
ospedali, industrie di diversi settori (fra i primi, abbiamo visto, quello della carta)
hanno bisogno tanto di energia elettrica quanto di calore (acqua o aria calda per il
riscaldamento, acqua calda per usi igienici). Il settore della carta è però particolare,
perché il suo bisogno di energia termica e di energia elettrica si mantiene costante in
tutti i periodi dell’anno, mentre gli impianti per ospedali, alberghi, uffici in estate
richiedono ovviamente minor quantità di energia termica. La potenza degli impianti di
cogenerazione può andare da pochi kW (leggi chilowatt) a decine di MW (leggi
megawatt).
Vediamo alcune caratteristiche interessanti di ciascun modello:
• Cogenerazione con motore alternativo a c.i.
Gli impianti di cogenerazione con motore alternativo attualmente vanno da pochi kW
sino a circa 10 MW. Essi sono caratterizzati da un alto rendimento nella produzione di
energia elettrica, quasi sempre superiore al 35% e dal fatto che rendono disponibile
- 65 -
l'energia termica a differenti livelli di temperatura. Utilizzando l'energia termica dei gas
di scarico del motore si ottiene un’elevata temperatura (400-550°C) per la produzione
di vapore, per forni di essiccamento, per il riscaldamento dell’aria. I gas di scarico
contengono la metà dell'energia termica che si può recuperare da questi impianti.
L’altra metà dell’energia termica è contenuta nell'acqua di refrigerazione del motore e
nell'olio lubrificante. Questi due elementi forniscono calore ad una temperatura assai
meno alta, che sta fra i 70 ed i 120°C. La grande maggioranza degli impianti
cogenerativi con motore alternativo presenti sul territorio nazionale sono alimentati a
gas metano, ma esistono anche esempi di impianti alimentati a gasolio, GPL o a biogas.
4)
• Cogenerazione con turbogas
Gli impianti di cogenerazione con turbine a gas sono quasi tutti impianti di tipo
industriale con produzione superiore ai 2 MW.
Questi impianti producono molto meno energia elettrica: il 25% rispetto al 35% dei
motori alternativi, ma producono invece molta energia termica ad alta temperatura,
tanto che il rendimento complessivo si aggira sul 73%. Evidentemente sono la
soluzione più adatta per industrie, che richiedono grandi quantità di energia termica ad
alta temperatura. Per esempio, impianti di cogenerazione a vapore sono quelli destinati
alla produzione di energia elettrica e teleriscaldamento, diffusi nei paesi per i quali per
buona parte dell'anno vi è una richiesta di energia termica da destinare al riscaldamento
di abitazioni, centri commerciali, ospedali. Si parla quindi in particolare di impianti
destinati a zone dal clima piuttosto rigido. Anche questi impianti sono destinati ad un
funzionamento continuo, con le uniche fermate per la manutenzione. Gli impianti con
turbogas sono idonei per un funzionamento continuo che non prevede più di uno
spegnimento ed una riaccensione per settimana. Da notare che più sono frequenti le
fasi di spegnimento e riaccensione, più sono frequenti i necessari periodi di
manutenzione. Un funzionamento continuo permette di diradare questi periodi, con un
notevole risparmio dal punto di vista economico
• Cogenerazione con turbine a vapore
Anche questi impianti, che utilizzano turbine a vapore hanno una produzione
solitamente non inferiore ai 2 MW . Si usano per quei tipi di industrie che hanno
bisogno di moderata quantità di energia elettrica e di molta energia termica: in
- 66 -
percentuale, su un 100 di energia primaria, viene fornito un 15% di energia elettrica ed
un 60-70% di energia termica. Il rendimento va quindi dal 75 all’85% dell’energia
primaria. Il 60-70% di energia termica viene fornito sotto forma di vapore a diverse
pressioni e temperature. Come tutti gli impianti di produzione di energia che bruciano
combustibili fossili, anche gli impianti di cogenerazione inquinano l’atmosfera coi
prodotti della combustione, però le moderne tecnologie permettono di ridurre queste
emissioni, specialmente se si utilizza come combustibile il metano. Basti pensare che
generando calore ed elettricità insieme si inquina il 50% di meno che se si generassero
le due forme di energia separatamente. L’anidride carbonica emessa è di circa il 40%
inferiore rispetto alla produzione separata.
5) 6) 6. Inoltre il risparmio di energia primaria (combustibile) che si ottiene con la generazione
combinata consente di ridurre l'immissione di CO2 in atmosfera di oltre il 40% a parità
di energia fornita.
7. La Direttiva prevede un continuo miglioramento dei risultati ambientali delle industrie
italiane, spingendole a seguire la tendenza di quelle europee. Si vuole infatti ridurre il
consumo d’acque fresche (cioè prelevate da fiumi, laghi, etc.) sostituendole con acque
di riciclo.
- 67 -
Gigetto
1. A seconda di quello che si vorrà fare di questa carta, sarà necessario renderla
resistente, oppure lucida, o capace di assorbire inchiostro oppure dovrà possedere
tutte queste caratteristiche insieme, e per avere queste qualità bisogna usare nelle
giuste proporzioni i vari “ingredienti”, e le proporzioni, come le temperature e le
velocità dei rulli, vanno regolate con estrema precisione: immaginate di dover buttar
via cento tonnellate di carta da stampa perché è uscita giallina invece che bianca,
oppure perché l’inchiostro non “attacca”….
2. Il fatto è che nessun impianto utilizza l’energia al cento per cento: sarebbe troppo
bello! Gli impianti che producono calore sfruttano l’energia abbastanza bene, ma, per
esempio, il fumo che emettono è ancora caldo rispetto all’ambiente, e quella è energia
termica che va sprecata.
Gli impianti per produrre elettricità, poi, hanno un rendimento anche minore, perché
buona parte dell’energia si disperde sotto forma di calore: fumo che finisce nell’aria,
calore proveniente dall’attrito delle parti in movimento e dall’acqua di
raffreddamento. Dell’energia primaria neanche la metà diventa elettricità. Fa rabbia
dover buttare via tanto gasolio o tanto metano! Per questo gli impianti di
cogenerazione sono tanto utili: una parte del calore che non viene trasformato in
elettricità serve a fare il vapore, che nella macchina continua viene usato un po’
dappertutto.
3. E’ chiaro che impianti come questi vanno bene per quegli utenti che hanno bisogno,
oltre che dell’energia elettrica, di riscaldamento a temperatura non troppo alta: uffici,
ospedali, alberghi avranno bisogno di termosifoni e di acqua calda. Le industrie invece
hanno bisogno spesso di calore ad alta temperatura e non saprebbero che farsene di
quella metà dell’energia termica che viene fornita a 70°C.
4. Il bello di questi impianti di cogenerazione con turbovapore è che possono essere
alimentati con i combustibili più vari, perché la macchina motrice non è a contatto con
i prodotti della combustione. Un generatore di vapore può usare metano, olio
combustibile, carbone, ma il carburante più interessante è la biomassa: rifiuti organici
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di diversa provenienza che, invece di andare ad inquinare l’ambiente vengono usati
come combustibile
5. E non dimentichiamo un altro tipo di inquinamento. Tutti parlano dell’inquinamento
che si vede o si percepisce attraverso l’olfatto (il fumo, la cappa di grigio sulla città, in
qualche caso l’odore e magari anche la puzza…) ma il rumore? L’inquinamento
acustico non farà male ai polmoni, ma ai nervi si, e non poco. Ancora una volta gli
impianti di cogenerazione sono vincenti perché possono ridurre a livelli accettabili il
rumore prodotto durante il funzionamento. Si parla di 80 decibel ad un metro di
distanza, ma con opportune coperture si scende a 60 decibel. Pensate che 80 decibel
sono il rumore del traffico, 70 decibel equivalgono al rumore di un aspirapolvere e 60
al rumore che si sente in un ufficio normale. Questi rumori, come già detto, si sentono
a un metro di distanza… ma è chiaro che gli impianti sono isolati e che nessuno
metterà la scrivania, la poltrona o il letto a un metro da un impianto di cogenerazione!
6. La cosa interessante è che tanto lo Stato italiano quanto la stessa Comunità Europea
offrono finanziamenti ed incentivi per realizzare impianti di cogenerazione, perché
questi impianti permettono risparmi sul combustibile e risultano meno inquinanti
rispetto a quelli tradizionali.
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6. La valutazione d’impatto ambientale Un po’ di storia
Inquinare è una parola che ha un significato molto generico: si può dire che se in un
ambiente si introducono sostanze estranee a quell’ambiente lo si inquina. Questo però
vuol dire che l’inquinamento ambientale è iniziato da quando i primi uomini hanno
cominciato a usare il fuoco: fumi, polveri delle sostanze bruciate, ceneri sono saliti
nell’atmosfera e si sono sparsi sul suolo e nelle acque.
Tuttavia, l’inizio dell’inquinamento ambientale vero e proprio risale alla nascita delle
prime città, più di 5000 anni fa. Lo sviluppo dell’agricoltura, tra il 3500 e il 1800 a.C.,
introdusse i primi problemi di sovrapproduzione agricola e i negativi effetti
ambientali a essa legati, soprattutto impoverimento dei terreni e disboscamento.
1) Per millenni si bruciò la legna per cucinare e scaldare, ma fu solo con l’utilizzo su
vasta scala del carbone (in Inghilterra a partire dal XIII secolo) e poi con la
rivoluzione industriale dell’inizio dell’Ottocento che le emissioni di gas nell’atmosfera
diventarono un problema su scala globale, portando in poco più di un secolo
all’attuale condizione caratterizzata dall’effetto serra, dallo smog e dalle piogge acide.
I grandi insediamenti e le attività umane dei nostri giorni incidono enormemente sugli
equilibri ambientali dell’intero pianeta, creando le condizioni che, se non si porrà
rimedio, potrebbero portare a disastrose conseguenze: profondi cambiamenti
climatici, carestie, desertificazione, maggiore aggressività delle radiazioni dannose
provenienti dal Sole non più schermate dallo strato di ozono che si fa sempre più
sottile.
Fino a quando le cause di inquinamento erano circoscritte al piccolo villaggio le
iniziative volte alla salvaguardia dell’ambiente erano in qualche modo legate più agli
interessi del singolo che non della collettività: avere acqua pulita da bere, respirare
aria non puzzolente, avere lo spazio davanti a casa sgombro da rifiuti. Ma con la
crescita delle industrie, l’inquinamento è passato da scala locale a scala regionale e il
significato di ambientalismo si è ampliato e ha dato vita a iniziative oramai adottate
- 70 -
in tutti i paesi sviluppati:
• ricerca scientifica avanzata, per indagare sulle cause dell’inquinamento;
• coinvolgimento di un numero sempre maggiore di esseri umani per incidere e
intervenire su squilibri locali e planetari;
• studio di nuove tecnologie in grado di operare con maggior rispetto per
l’ambiente;
• sviluppo di una coscienza diffusa riguardante i problemi dell’ambiente e
dell’inquinamento.8
Come detto in precedenza, i danni causati dalle attività dell’uomo si possono limitare
se si conoscono quali aspetti ambientali (aria, acqua, suolo,.…) sono già stati alterati e
quali lo saranno in futuro; per fare questo correttamente bisogna pensare alla
frequenza e al pericolo di ogni impatto ambientale (inquinamento dell’aria,
dell’acqua, rumore,.…), considerando l’opinione delle popolazioni, la durata nel
tempo del problema, le difficoltà e i costi necessari per ridurre le conseguenze.
1) 2) Di seguito si descrivono gli indicatori ambientali che possono risentire della presenza
delle cartiere.
8 www.pianetascuola.it
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Gli indicatori ambientali
Utilizzo del territorio
Il primo indicatore da considerare è il territorio occupato dalla cartiera: ad esempio i
materiali liquidi e solidi, che vengono depositati in aree scoperte degli stabilimenti,
possono inquinare il terreno ed il sottosuolo, se non sono adeguatamente conservati e
custoditi.
Paesaggio
La trasformazione del paesaggio è principalmente causata dall’elevata estensione
delle fabbriche e dall’altezza degli edifici; per questo motivo oggi si cerca di limitare i
danni riducendo l’altezza degli edifici e circondando le aree industriali con alberi
sempreverdi.
2) 3) Salute della popolazione
Un aspetto fondamentale è la tutela della salute delle persone che vivono nei pressi
delle cartiere.
- 72 -
I problemi più frequenti sono legati alla qualità dell’aria, alla emissione di rumore
dagli impianti di produzione e di cattivi odori dagli impianti di depurazione delle
acque.
Acqua
L’uso di grandi quantità d’acqua, necessarie per fabbricare la carta, può provocare
effetti negativi sull’ambiente sia durante il prelievo sia durante lo scarico.
Infatti la variazione della massa d’acqua che scorre in un fiume, oppure presente in
un pozzo, o in un lago, può provocare la morte di specie animali e vegetali, alterando
così l’ecosistema naturale.
3) La depurazione risulta molto importante per evitare sprechi ed inquinamento legati
all’uso di tanta acqua.
In generale si parla di inquinamento idrico quando alcune sostanze, presenti in
acqua, superano dei valori limite e diventa necessario prevedere un ciclo di
depurazione che serva ad abbassare tali concentrazioni.
4)
- 73 -
I sistemi più usati per depurare le acque di una cartiera sono:
• Trattamento chimico –fisico: consiste nel far depositare sul fondo di vasche le
particelle pesanti contenute in acqua, o sfruttando il proprio peso o rendendole
più pesanti mediante l’aggiunta di sostanze chimiche che le “appesantiscono”.
• Trattamento biologico: sfrutta microrganismi che si nutrono della sostanza
organica per ottenerne la sua decomposizione.
5) 4)
Alla fine si ottiene da un lato acqua pulita e dall’altro fanghi, cioè rifiuti liquidi che,
prima di essere smaltiti, devono essere ancora trattati.
I fanghi emanano cattivi odori e sono infettivi poiché sono composti da
microrganismi, da sostanze disciolte e prodotti chimici.
6)
- 74 -
Rifiuti
I rifiuti prodotti dalle cartiere sono costituiti soprattutto dai fanghi della depurazione
delle acque e da residui della carta riciclata.
La quantità di materiali da portare in discarica si può ridurre separando i diversi tipi
di rifiuti, riducendo gli sprechi di fibre e di cariche perse durante i processi di
produzione della carta e producendo energia elettrica e termica dalla combustione dei
fanghi della depurazione.
5) Emissioni inquinanti in atmosfera
L’inquinamento dell’aria è provocato dai fumi che vengono scaricati dai camini delle
cartiere per produrre l’energia termica ed elettrica. Altre fonti di emissione sono le
fumane delle macchine continue che possono contenere prodotti di combustione come
ossidi di azoto.
Come abbiamo già detto, i modi più efficaci per raggiungere bassi livelli di
inquinamento sono:
• l’uso di metano come fonte energetica in alternativa all’olio combustibile; questo
- 75 -
gas permette di immettere in atmosfera meno sostanze dannose e di sfruttare il
calore prodotto con il sistema della cogenerazione.
• la combustione dei fanghi della depurazione dell’acqua; in questo modo si
eliminano grosse quantità di rifiuti, si riduce l’uso di altre fonti energetiche e si
abbassa la quantità di sostanze pericolose immesse nell’aria.
L’inquinamento dell’aria può essere ridotto ancor di più eliminando dai fumi in
uscita dalla combustione, le particelle nocive; queste sono piccolissime e tali che al
diminuire delle proprie dimensioni, aumenta il rischio per la salute, in quanto cresce
la loro capacità di introdursi nell’organismo umano.
7)
I sistemi per trattenere queste sostanze quindi devono essere tanto più potenti quanto
più sono sottili e quindi il processo di separazione risulta più complesso.
8) 6)
- 76 -
Inquinamento acustico
Il rumore è un problema fondamentale per le cartiere, soprattutto quando si è nei
pressi di centri abitati. I suoni possono provenire sia da attività che si svolgono
esternamente allo stabilimento, sia al suo interno: in prossimità della macchina
continua, ad esempio, si raggiunge un rumore molto elevato, pari a 90 dB. Il rumore
prodotto inoltre è continuo sia di giorno sia di notte, per cui è indispensabile
l’isolamento sonoro.
9) Viabilità
Per far funzionare le cartiere c’è bisogno di un continuo rifornimento di materie
prime e di un costante invio della carta prodotta; questo fa aumentare molto il
traffico di mezzi pesanti nelle zone vicine agli stabilimenti e causa intralci soprattutto
nei pressi di centri urbani.
Per rimediare a questi inconvenienti e ridurre al minimo i disagi del traffico, si cerca
- 77 -
di deviare i veicoli esternamente alle zone abitate, con percorsi alternativi.
Scarico di energia termica
Un altro problema, di cui bisogna tener conto, è l’aumento della temperatura
dell’aria e delle acque, causato dallo scarico nell’ambiente di aria e acqua ancora
calde. Le variazioni di temperatura che ne conseguono possono danneggiare
gravemente l’ecosistema naturale e portare alla eliminazione di specie animali e/o
vegetali.
Valutazione degli indici ambientali significativi
A questo punto, avendo elencato i possibili effetti negativi dell’attività delle cartiere,
passiamo a classificare gli impatti. Per fare ciò, abbiamo dato due “voti” da 1 a 4 ad
ogni impatto ambientale, uno per la frequenza (da 1 = frequenza minima fino a 4 =
frequenza massima) e uno per la pericolosità (da 1 = pericolosità minima fino a 4 =
pericolosità massima); poi abbiamo calcolato l’indice di significatività, moltiplicando
la frequenza per la pericolosità (gravità) ed abbiamo ottenuto una classifica dei danni
ambientali più o meno urgenti.
7)
Dall’uso di questo metodo si è capito ad esempio che l’inquinamento acustico è molto
significativo nei reparti di produzione della carta; infatti, poiché le macchine
lavorano senza interruzioni ( si fermano solo una decina di giorni all’anno), il rumore
ha una frequenza molto elevata ( abbiamo quindi attribuito il valore frequenza = 4) e
la pericolosità risulta essere elevata, dato che le stesse macchine producono emissioni
sonore superiori ai 90 dB (grado di impatto = 4). L’indice di significatività è risultato
pari a: 4 x 4 = 16, cioè prioritario; questo vuol dire che è necessario prendere
provvedimenti, ad esempio con l’uso di camere insonorizzanti e di misure di
protezione per gli operai. Inoltre dato che il rumore si ripercuote anche sull’ambiente
esterno, può essere utile proteggere la zona circostante con barriere di protezione.
- 78 -
Impatto ambientale dell’industria della carta
Adesso possiamo descrivere i risultati della nostra valutazione, riportando come
esempio gli impatti significativi risultati dallo studio effettuato per le cartiere del
Friuli Venezia Giulia.
L’impatto sulle risorse idriche risulta quindi notevole, ma l’acqua è un elemento
indispensabile e caratteristico per il processo produttivo della carta e, nel tempo,
quindi l’attenzione al suo risparmio ha portato ad un’ottimizzazione dell’uso
attraverso il riciclo.
10)
Le cartiere del Friuli stanno cercando di migliorare i risultati finora ottenuti,
sperimentando strumenti ed impianti, che permettano di riutilizzare più e più volte la
stessa acqua depurata ed evitino contemporaneamente l’abbassamento della qualità
della carta prodotta, l’aumento di cattivi odori e di rifiuti. Le sostanze inquinanti
nelle acque di scarico dell’industria cartaria sono dovute principalmente all’uso di
- 79 -
cellulosa e di sostanze naturali; proprio le sostanze organiche disciolte e i solidi
sospesi rappresentano i maggiori inquinanti.
11) 8)
Per quanto riguarda il consumo di energetico, l’impatto generato sulle risorse
naturali è rimasto uguale dal 2000 al 2002, perché le cartiere già usano le migliori
tecnologie per limitare al massimo i consumi energetici.
12)
Le emissioni in atmosfera delle cartiere si possono dividere in due grandi gruppi:
quelle derivanti da processi di combustione, tra cui le più consistenti sono
rappresentate dai fumi di combustione delle caldaie, e quelle derivanti dai processi di
asciugatura della carta nella macchina continua e nelle patinatrici.
È inoltre importante tenere sotto controllo gli scarichi delle cappe installate sui
macchinari perché le polveri o altre sostanze inquinanti possono essere dannose per
la sicurezza dei lavoratori.
Gli scarichi della combustione sono legati al modo con cui viene condotta la
combustione stessa, che dovrebbero in genere essere controllate in automatico in
modo da ottimizzare la quantità di energia prodotta.
Del rumore abbiamo già detto in precedenza cioè il suo impatto è prioritario e ciò
significa che è necessario prendere provvedimenti, ad esempio con l’uso di camere
insonorizzanti e di misure di protezione per gli operai.
9)
- 80 -
Conclusioni
Lo studio degli impatti ambientali, fatta per le cartiere del Friuli Venezia Giulia,
indica che sia i consumi idrici, sia le emissioni di sostanze organiche e di solidi sospesi,
per kg di carta prodotta, sono simili ai valori nazionali; inoltre quasi tutte le cartiere
producono l’energia necessaria al ciclo produttivo con la cogenerazione, tecnica che
permette la produzione combinata di energia elettrica e vapore.
13)
Lo studio inoltre chiarisce che alcuni aspetti possono essere migliorati ed in
particolare si può pensare di:
• rendere il trasporto delle merci meno dannoso sia per l’ambiente sia per il traffico;
• ridurre il consumo di risorse, controllando che esse vengano sfruttate al massimo e
limitando gli sprechi e le piccole inefficienze energetiche;
• limitare la quantità di rifiuti prodotti e ottimizzare il loro deposito provvisorio
presso il sito.
10)
- 81 -
Professor Pico
1. Valutando tali circostanze si capisce se l’aspetto ambientale è trascurabile, poco
significativo, significativo o prioritario e si calcola così l’Indice di Significatività, ossia:
Indice di Significatività = Grado di impatto (trascurabile, poco significativo,…) x Frequenza
dell’impatto.
Si ottengono così informazioni che indicano qual è la gravità dell’impatto e quali sono
le azioni più urgenti da intraprendere.
2. Bisogna ricordare che la trasformazione del territorio è tanto più negativa quanto più
l’area in cui sorge la cartiera è di valore storico, culturale e archeologico.
3. Le operazioni di prelievo e di scarico idrico possono modificare il regime idraulico
della fonte da cui si attinge acqua (pozzi, laghi, fiumi), oppure alterare il corpo idrico in
cui la si scarica. Le modificazioni sono ancora maggiori quando l’acqua non ritorna allo
stesso corpo idrico da cui è stata prelevata.
4. Tra le sostanze inquinanti che possiamo trovare nelle acque di scarico delle cartiere ci
sono:
• sostanze organiche (COD), cioè composti di carbonio;
• sostanze biodegradabili (BOD), cioè tali da essere decomposte per mezzo di
microrganismi viventi;
• solidi sospesi, ovvero di particelle solide inerti.
5. I tipi di trattamento biologico più usati prevedono l’impiego di “biodischi” (un
esempio è riportato nella figura a pagina 64), di “vasche a fanghi attivi”, oppure del
“lagunaggio” (figura pagina 65) che sfrutta bacini di raccolta delle acque scavati
direttamente nel terreno. Superate queste fasi, l’acqua viene disinfettata con il cloro.
6. La procedura più comune per il trattamento dei fanghi prevede:
• ispessimento, che fa diminuire il contenuto d’acqua (nella figura a pagina 66 si vede
una nastropressa che strizza l’acqua dai fanghi );
• stabilizzazione, che riduce la sostanza organica usando microrganismi viventi;
• smaltimento, attraverso
! “spandimento” sul suolo, per umifidificare e fertilizzare il terreno;
! “interramento” o “confinamento” in discariche controllate dei fanghi;
! “incenerimento”, bruciando i fanghi e usando le ceneri nell'industria ceramica
- 82 -
e per la preparazione di materiali da costruzione.
7. Le sostanze dannose sono l’anidride carbonica (CO2 ), il monossido di carbonio (CO ),
il monossido di azoto e gli ossidi di azoto (NOx); l’ emissione di tali inquinanti,
rispetto alla quantità di carta prodotta, è diminuita grazie all’uso del sistema di
cogenerazione, mentre per quanto concerne la CO2 i valori delle emissioni sono
pressoché costanti.
8. I sistemi di trattamento dei fumi più diffusi sono:
• Cicloni in aria: il fumo viene accelerato nell’apparecchiatura, formando un vortice,
in modo che le particelle più pesanti vengano proiettate contro le pareti del
macchinario. Il massimo risultato che si può ottenere con questo strumento è di
abbattere fino all’85-90% delle particelle dannose per l’ambiente.
• Filtri a manica: i fumi vengono fatti passare attraverso tele, dette “maniche”, di
materiale naturale o sintetico; queste vibrando, lasciano cadere le particelle che
rimangono sulla loro superficie e assicurano che le maglie non si chiudano. La
capacità di questi dispositivi arriva ad eliminare anche il 99% delle polveri.
9. In particolare i sistemi più usati sono:
• barriere acustiche, cioè pannelli capaci di assorbire e/o attutire i suoni;
• cabine acustiche, ovvero cabine con elevato potere d’insonorizzazione (cioè isolare
dai suoni), adeguate schermare le macchine più rumorose;
• raffinatori e dispositivi di convogliamento e filtrazione dell’aria, per abbattere le
emissioni sonore delle centrali termoelettriche;
• corretto dimensionamento delle pompe per il vuoto, che risultano essere molto
rumorose.
10. Nel Friuli Venezia Giulia l’impegno delle cartiere nella riduzione dei consumi, ha
portato ad ottimi risultati, raggiungendo consumi pari a 40 metri cubi d’acqua per ogni
tonnellata di carta prodotta.
11. Oltre a queste sostanze si possono trovare quantità trascurabili di metalli pesanti, che si
possono introdurre come impurezze insieme alle materie prime ( i minerali di carica, le
carte da macero ed il legno). Per le cartiere del Friuli Venezia Giulia la quantità di
sostanza organica scaricata in acqua, per ogni tonnellata di carta prodotta, è stata di 3,4
kg mentre i solidi sospesi sono stati 0,7 kg.
12. Ciò che ancora si può fare è minimizzare i piccoli sprechi ed inefficienze energetiche
che, sia pure di dimensioni ridotte rispetto ai consumi principali, possono, per il loro
- 83 -
numero elevato, contribuire al risparmio energetico complessivo del sito.
13. Si può dire che la maggior parte delle cartiere gestisce i propri problemi ambientali
rispettando la normativa attraverso l’uso di tecnologie avanzate.
- 84 -
Gigetto 1. Comunque,mi pare che sia molto questione di dimensioni e di proporzioni: cinquemila
anni fa un villaggio di agricoltori poteva contare qualche centinaio di persone: quanto
potevano bruciare, sporcare, disboscare? Passano due o tremila anni e nascono città
come Babilonia, Atene, Alessandria e infine Roma… Dicono che Roma al tempo degli
imperatori arrivava a un milione e mezzo di abitanti. Le fabbriche non c’erano, ma
secondo me un milione e mezzo di cittadini romani erano più che sufficienti ad
inquinare per bene l’ambiente, considerando che di depuratori non si parlava
neanche. Anzi, a pensarci bene, chissà se la parola inquinamento esisteva in latino?
2. Ecco, questa dell’opinione delle popolazioni mi sembra una cosa allo stesso tempo
importantissima e pericolosa: perché il rischio è che qualcuno interessato riesca a far
credere alla gente una cosa per l’altra e allora a cosa serve tenere conto dell’opinione
pubblica? A questo punto mi sembrano essenziali due cose che non si misurano né col
metro né col termometro: innanzitutto l’informazione libera ( che succederebbe se gli
studi sull’inquinamento fossero pagati da chi è accusato di inquinare?). Poi serve che
la gente abbia voglia di sapere e di essere informata, e questo non c’è legge che lo
possa imporre: ma questo è proprio quello che i ragazzi possono fare, informarsi e
provare curiosità.
3. Questa idea di piantare alberi sempreverdi attorno alle industrie mi piace molto,
perché l’inquinamento non è solo quello chimico, che si misura abbastanza facilmente,
ma anche quello – come possiamo dire? – visivo. L’ambiente non è solo l’aria che
respiri, il rumore che senti – o meglio, che non senti: è anche quello che vedi, perché è
quello che vedi che ti mette allegria o tristezza.
4. Naturalmente quello ideale sarebbe il secondo metodo: perché non lascia fanghi
puzzolenti, perché sembra molto più naturale... solo che, pur essendo certamente il
migliore , non mi pare per niente che sia il più naturale. Un microbo che si mangia
tutto l’inquinamento – fanghi, sostanze pericolose, puzze – o non esiste o deve essere
pochissimo diffuso, e allora bisogna produrlo, con incroci o con altri metodi non
naturali. Questo tanto per ricordarci che non sempre quello che è naturale fa bene (un
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mucchio di piante sono velenose, per esempio) e non sempre quello che è artificiale fa
male.
5. Qui si potrebbe dire che il risparmio e la pulizia vanno a braccetto e la cosa più strana
è che il fatto ci sorprende. Questo perché un po’ tutti noi siamo abituati a pensare che
mantenere un ambiente pulito e vivibile debba per forza costare. Beh, non è sempre
vero. Qualche volta – anzi, spesso – costa molto di più lasciare che l’ambiente vada
alla malora: perché poi qualcuno dovrà rimettere tutto a posto, e più tempo passa e
più le cose peggiorano e più salato è il conto che si dovrà pagare.
6. A quanto sembra, tanto più le polveri sono sottili e nocive, tanto più è costoso il
sistema per eliminarle. La tentazione sarebbe di dire: – va bene, lasciamole là, prima
o poi spariranno. Ma così ragionano gli struzzi, che nascondono la testa credendo di
evitare il pericolo. In realtà le polveri non scompaiono col tempo, ma si disperdono e
si diffondono danneggiando tutto l’ambiente. E’ più costoso metterci rimedio subito o
sopportare i prezzi che si dovranno pagare col tempo?
7. Questa di dare un voto al degrado dell’ambiente è una trovata veramente utile, perché
permette di sapere se e quanto ci si deve allarmare e soprattutto di preparare
eventuali rimedi. Certo, c’è anche gente che preferisce restare seduta a lamentarsi
dell’inquinamento (è molto più comodo che darsi da fare per eliminarlo) e forse a
questi fare una graduatoria dei fattori inquinanti sembrerà fastidioso…
8. A costo di ripetermi, debbo proprio dirlo: anche se le sostanze inquinanti di cui si
parla qui sono d’origine naturale, non vuol dire che non sono dannose. Il fatto è che
siamo abituati a sentire la pubblicità, che per dire che una cosa è buona dice che è
naturale: così abbiamo finito per identificare le due cose, senza stare a ragionarci
sopra. Anche questo di non ragionarci sopra, forse, è naturale, ma non è per niente
una bella cosa…
9. Insomma, da quanto si vede, la lotta contro le sostanze e gli agenti inquinanti non ha
mai tregua e soprattutto non è (solo) questione di buona volontà, ma, soprattutto, di
pazienza, di attenzione e di ragionamento.
- 86 -
10. Ecco, lo studio sull’impatto ambientale di un qualche tipo di attività è utile proprio
perché serve ad indicare le cose che possono migliorare. Serve a distinguere quello
che si può fare da quello che non è possibile. Serve anche ad accertare quanto ci
costerà e se è conveniente fare una certa cosa. Conviene spendere un venti per cento
in più oggi per costruire un impianto che permette di risparmiare sul carburante? E‘
utile costruire un secondo stabilimento di produzione se non siamo certi di sfruttare al
massimo quello che c’è già? Le risposte non sono necessariamente semplici e non si
possono dare se non si calcolano esattamente le quantità. Quanto si risparmierà di
carburante? Per quanto tempo dovrà funzionare l’impianto? Quanto si può aumentare
la produzione del primo stabilimento? Quanto aumenterà la richiesta di merce?
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7. Vigilanza e controllo Le attività tecnico-scientifiche di interesse nazionale per la protezione dell'ambiente,
per la tutela delle risorse idriche e della difesa del suolo, sono affidate per legge
all’APAT– Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici.
L'APAT ha autonomia tecnico-scientifica e finanziaria, ed è sottoposta ai poteri di
indirizzo e vigilanza del Ministero dell’ambiente e della Tutela del territorio ed al
controllo della Corte dei Conti.
L'APAT è integrata in un sistema a rete, il Sistema delle Agenzie Ambientali, che conta
oggi la presenza sul territorio nazionale di 21 tra le Agenzie Regionali (ARPA) e
Provinciali (APPA), costituite con apposita Legge Regionale.
E' un esempio di sistema federativo consolidato, che coniuga conoscenza diretta del
territorio e dei problemi ambientali locali con le politiche nazionali di prevenzione e
protezione dell'ambiente, così da diventare punto di riferimento, tanto
istituzionale quanto tecnico-scientifico, per l'intero Paese.
Le Agenzie ambientali regionali
ARTA Abruzzo
ARPA Basilicata
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ARPA Calabria
ARPA Campania
ARPA Emilia Romagna
ARPA Friuli Venezia Giulia
ARPA Lazio
ARPA Liguria
- 89 -
ARPA Lombardia
ARPA Marche
ARPA Molise
ARPA Piemonte
ARPA Puglia
- 90 -
ARPA Sardegna
ARPA Sicilia
ARPA Toscana
ARPA Umbria
ARPA Valle D’Aosta
ARPA Veneto
- 91 -
APPA Bolzano
APPA Trento
Tra i suoi compiti istituzionali l’APAT ha la gestione e lo sviluppo del Sistema
Informativo Nazionale Ambientale (SINA).
Il SINA ha la finalità di raccogliere i dati e le informazioni necessarie per valutare lo
stato dell’ambiente e le sue trasformazioni, e per supportare le azioni di governo
verso politiche di sviluppo eco-compatibili.
Altre strutture comuni a più Agenzie sono i Centri Tematici Nazionali (CTN), creati a
somiglianza di quanto previsto anche dall'Agenzia Europea per l'Ambiente, in cui le
Agenzie partecipano al progetto comune secondo le loro specificità ed eccellenze
tecniche.
A livello europeo, la rete del SINA è integrata nella rete EIOnet (Environment
Information and Observation network) dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA), di
cui rappresenta il nodo italiano (National Focal Point).
- 92 -
8. Leggi nazionali e comunitarie Le norme che proteggono l’ambiente possono essere norme europee, nazionali o
regionali.
Le norme europee possono essere Direttive o Decisioni:
• la Direttiva vincola lo stato membro a cui è rivolta per quanto riguarda il risultato
da raggiungere, ma resta salva la competenza degli organi nazionali riguardo alla
forma ed ai mezzi da utilizzare per raggiungere lo scopo.
• la Decisione ha portata concreta, può indirizzarsi sia ad uno stato membro che a
un individuo che ad una impresa operante nell’area comunitaria. In ogni caso si
tratta di un atto vincolante e quindi il soggetto cui è indirizzata è tenuto ad
osservarla.
L’Unione Europea ha istituito un apposito ufficio per studiare come prevenire il
degrado ambientale in maniera completa, cioè considerando contemporaneamente
l’inquinamento dell’aria, dell’acqua, del suolo e così via ( Controllo Integrato della
Prevenzione di Inquinamento Ambientale = IPPC). Per fare questo, un apposito
ufficio europeo raccoglie e studia le migliori tecniche disponibili per abbattere
l’inquinamento, indirizzando gli stati europei alla loro applicazione attraverso
specifici documenti (BREFs). Anche l’industria della carta è soggetta al permesso
dell’IPPC.
Spendiamo due parole sui principi di questo tipo di documento che, in fondo, ha lo
scopo di salvaguardare, con regole uguali per tutti, il futuro del nostro mondo:
dunque …
…ogni industria, soggetta ad una Direttiva IPPC, per continuare a lavorare, deve
ricevere un permesso da parte delle autorità, che accerta che l’impianto rispetta
l’ambiente circostante: questo permesso viene concesso se si dimostra di avere le
“carte in regola” e di rispettare certe condizioni.
In particolare l’autorità valuta le soluzioni proposte dall’azienda e rilascia
l’autorizzazione quando:
• viene rispettata la normativa nazionale o locale;
• le modalità di gestione dell’impianto proposte, garantiscono che i fenomeni di
inquinamento non siano significativi;
• si garantisce un uso efficiente dell’energia nell’impianto in esame;
- 93 -
• sia limitata la produzione dei rifiuti, sfruttando al massimo il riuso, il riciclo e il
recupero, incluso quello energetico, degli scarti di lavorazione;
• siano previste tecniche per evitare rischi di inquinamento al momento della
cessazione delle attività e al ripristino ambientale dei siti eventualmente inquinati.
Vediamo ora quali sono alcune leggi che regolano il mondo dell’industria della carta
sia a livello europeo sia nazionale.
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DIRETTIVE O DECISIONI DELLA COMUNITÀ ECONOMICA EUROPEA
Direttive o Decisioni della Comunità Economica Europea riguardanti le acque
Stabilisce un quadro generale per ciò che dovrà fare l’Unione Europea in materia di acque
Dir. CEE 60/00
Definiscono la qualità delle acque destinate al consumo umano
Dir.CEE 83/98
Dir. CEE 778/80
Regola le misure di protezione delle acque sotterranee dall’inquinamento provocato da certe
sostanze pericolose
Dir. CEE 68/79
Riguarda la qualità delle acque superficiali (fiumi, laghi) destinate alla produzione di acqua
potabile
Dir. CEE 440/75
Direttive o Decisioni della Comunità Economica Europea riguardanti i rifiuti
Modifica una precedente direttiva riguardante gli imballaggi e i rifiuti da imballaggio
Dir. CEE 12/04
Modifica l’elenco di cosa si intende per rifiuti.
Decis. CEE 119/01
Direttive o Decisioni della Comunità Economica Europea riguardanti l’aria
Precisa di chi è la responsabilità ambientale per quanto riguarda la prevenzione e la
riparazione dei danni all’ambiente
Dir. 2004/35/CE
Stabilisce come si deve controllare e a chi bisogna riferire per quanto riguarda le emissioni di
gas a effetto serra .
Decis. 2004/156/CE
Come si deve realizzare il Registro europeo delle emissioni inquinanti (EPER)
Decis. 2000/479/CE
Regola la limitazione delle emissioni di composti organici volatili dovute all’uso di solventi
organici in talune attività e in taluni impianti.
Direttiva 99/13/CE
Regola la valutazione e la gestione della qualità dell’aria nell’ambiente
Dir. 96/62/CE 27/96
Regola la prevenzione e la riduzione integrate dell’inquinamento
- 95 -
Dir. 96/61/CE 24/96
Riguarda la lotta contro l’inquinamento atmosferico provocato dagli impianti industriali.
Direttiva
CEE/CEEA/CE 360/84
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NORME ITALIANE, MOLTE DELLE QUALI SERVONO AD ATTUARE DELLE
DIRETTIVE CEE
Norme a livello nazionale riguardanti le acque
Modifica ed integra il precedente decreto legislativo 2 febbraio 2001, n. 31, che attuava la
direttiva 98/83/CE relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano
D.Lgs. 27/02
Attua la direttiva 98/83/CE relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano
D.Lgs. 31/01
Regola la tutela delle acque dall’inquinamento, il trattamento acque fognanti urbane, la
protezione delle acque dall’inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole e
disciplina gli scarichi idrici .
D.Lgs.152/99
Riordinano le norme precedenti in materia di concessione di acque pubbliche
Legge 36/94 e
D.Lgs. 275/93
Disciplina la qualità delle acque destinate al consumo umano
D.Lgs. 236/88
Riunisce in un testo unico le leggi sulle acque e sugli impianti elettrici
T.U. 1775/33
Norme a livello nazionale riguardanti i rifiuti
Approva le modifiche dello statuto del Consorzio Nazionale degli Imballaggi – CONAI
Decr. 07/03
Regolamento che contiene norme tecniche per il riutilizzo delle acque fognanti
in attuazione dell’articolo 26, comma 2, del decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152.
D.M. 185/03
Regolamento concernente la disciplina igienica degli imballaggi, dei recipienti e degli utensili
destinati a venire in contatto con le sostanze alimentari o con sostanze d’uso personale.
(contiene l’aggiornamento del decreto ministeriale 21 marzo 1973)
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D.M. 267/01
Chiarimenti interpretativi in materia di definizione di rifiuto
Circ. Min. Amb. 28/6/99
Regolamento che indica come classificare e compilare il documento di accompagnamento dei
rifiuti allo smaltimento
D.M. 145/98
Regolamento che contiene norme per lo smaltimento in discarica di rifiuti pericolosi
D.M. 141/98
Definisce quali sono i rifiuti non pericolosi sottoposti alle procedure semplificate di recupero
D.M. 72/98
Attua le direttive CEE sui rifiuti pericolosi, sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio . Si
riferisce alle direttive 91/156/CEE, 91/689/CEE e 94/62/CEE
D.Lgs. 22/97
Attua le direttive CEE relative all’eliminazione degli oli usati. Si riferisce alle direttive 75/439
CEE e 87/101 CEE
D.Lgs. 95/92
Norme a livello nazionale riguardanti l’aria
Aggiorna i metodi con cui si prendono i campioni, si analizza e si valutano gli agenti inquinanti,
facendo riferimento all’art. 3.2 del D.P.R. 203/88
D.M. Amb. 25/8/00
Disciplina i metodi di controllo delle emissioni degli impianti industriali nell’atmosfera
D.M. 21/12/95
Contiene norme tecniche in materia di livelli e di stadi di attenzione e di allarme per gli
inquinamenti atmosferici
D.M. 4/94
Contiene disposizioni in materia di emissioni poco significative e di attività a ridotto
inquinamento atmosferico
D.P.R. 25/7/91
Definisce regole per elaborare i piani regionali per il risanamento e la difesa della qualità
dell’aria
D.M. 2/91
Spiega quali regole e quali procedure seguire per raccogliere i dati sulla qualità dell’aria
D.M. 1/91
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Stabilisce le linee guida per il contenimento delle emissioni inquinanti degli impianti industriali e
la fissazione dei valori minimi di emissioni
D.M. 12/7/90
Atto di indirizzo e coordinamento alle Regioni, per l’attuazione e l’interpretazione del D.P.R.
203/88
D.P.C.M. 21/7/89
Definisce regole sulla qualità dell’aria, relativamente a specifici agenti inquinanti e
sull’inquinamento prodotto dagli impianti industriali
D.P.R. 203/88
Stabilisce i limiti massimi di accettabilità delle concentrazioni e di esposizione relativi ad agenti
inquinanti nell’ambiente esterno
D.P.C.M. 30/83
Regolamento che contiene provvedimenti contro l’inquinamento atmosferico, limitatamente al
settore delle (MANCA LA PAROLA). per l’esecuzione della Legge del n.615/66,
D.P.R. 322/71
Contiene provvedimenti contro l’inquinamento atmosferico
Legge 615/66
Norme a livello nazionale riguardanti la contaminazione del suolo
Contiene il regolamento per la costruzione, l’installazione e l’esercizio dei serbatoi interrati
D.M. Amb. 246/99
Contiene il regolamento per la messa in sicurezza, la bonifica e il ripristino ambientale dei siti
inquinanti
D.M. Amb. 471/99
Norme a livello nazionale riguardanti i rischi di incidenti rilevanti
Riguarda il controllo dei pericoli di incidenti rilevanti dovuti a determinate sostanze pericolose
D.Lgs. 334/99
Norme a livello nazionale riguardanti le sostanze pericolose
Contiene le modalità con le quali i fabbricanti per le attività industriali a rischio di incidente
rilevante devono provvedere all’informazione, all’addestramento e all’equipaggiamento di
coloro che lavorano sul posto
D.M. 16/03/98
Regola la classificazione, l’imballaggio e l’etichettatura dei preparati pericolosi
D.Lgs. 285/98
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Definisce come compilare la scheda informativa sulla classificazione, l’imballaggio e
l’etichettatura delle sostanze pericolose.
D.M. 4/4/97
Regola la classificazione, l’imballaggio e l’etichettatura delle sostanze pericolose
D.Lgs. 52/97
Regola l’etichettatura speciale da applicare su sostanze e preparati pericolosi
D.M. 84/88
Norme a livello nazionale riguardanti le sicurezza dei lavoratori
Contiene i criteri generali di sicurezza antincendio e per le situazioni di emergenza nei luoghi di
lavoro
D.M. 10/3/98
Contiene norme per la sicurezza e la salute dei lavoratori
D.Lgs. 626/94
Contiene norme per la sicurezza degli impianti
D.P.R. 46/90
Norme a livello nazionale riguardanti l’energia
Contiene il regolamento per la progettazione, l’installazione, l’esercizio e la manutenzione degli
impianti di riscaldamento degli edifici per contenere i consumi di energia
D.P.R. 412/93
Contiene norme per l’attuazione del piano energetico nazionale in materia di uso razionale
dell’energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia
Legge 10/91
Norme a livello nazionale riguardanti l’emissione di rumore
Contiene tecniche per rilevare e misurare l’inquinamento acustico
D.M. 16/3/98
Stabilisce i valori massimi delle sorgenti sonore
D.P.C.M. 14/11/97
Applicazione del criterio differenziale per gli impianti a ciclo produttivo continuato
(Questo non so spiegarlo )
D.M. 11/12/96
Legge sull’inquinamento acustico
Legge 447/95
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Definisce i limiti massimi di esposizione al rumore negli ambienti di abitazione e nell’ambiente
esterno
D.P.C.M. 1/3/91
Norme a livello nazionale riguardanti la valutazione di impatto ambientale
Atto di indirizzo e coordinamento che modifica ed integra il precedente atto di indirizzo e
coordinamento per l’attuazione dell’art.40 comma 1 della L.146/94
D.P.C.M. 3/9/99
Contiene disposizioni per la valutazione dell’impatto ambientale
Legge 146/94
Contiene norme tecniche per la redazione degli studi di impatto ambientale e la formazione del
giudizio di compatibilità
D.P.C.M. 27/12/88
Norme a livello nazionale riguardanti l’Ecoaudit
Dati, formato e modalità della comunicazione di cui all’art. 10, comma 1, del D. Lgs. 4 agosto
1999, n.372
D.M. 23/11/01
Attuazione della direttiva 96/61/CE relativa alla prevenzione e riduzione integrate
dell’inquinamento
D.Lgs. 372/99
Regolamento concernente la disciplina delle modalità dell’organizzazione dell’Agenzia nazionale
per la protezione dell’ambiente in strutture operative
D.P.R. 335/97
Norme per la semplificazione degli adempimenti in materia ambientale, sanitaria e di sicurezza
pubblica, nonché per l’attuazione del sistema di ecogestione e di audit ambientale
Legge 70/94
Norme a livello nazionale riguardanti altri argomenti
Contiene le norme igieniche per gli imballaggi, i recipienti e gli utensili destinati a venire in
contatto con le sostanze alimentari o con sostanze d’uso personale
D.M. 21/3/73
Per poter approfondire e leggere i testi integrali della normativa riportata si può
consultare il sito http://www.ecoserver.cima.unige.it.
- 101 -
APPENDICE: MILLE E UNA CARTA
E secondo voi una cosa così usata come la carta non lascia una traccia su quella specie
di lavagna della vita che è il linguaggio? Parole, modi di dire e proverbi derivati dalla
carta ce ne sono così tanti che spesso ci ritroviamo a usarli senza neanche pensare a
quello che vogliono veramente significare.
Così il nostro viaggio nel mondo affascinante della carta non poteva che terminare
ricordando alcuni dei modi di dire a noi più familiari in cui la carta è la protagonista
principale.
Cominciamo dalle carte da gioco: quando vogliamo parlar chiaro e far valere le nostre
ragioni, mettiamo le carte in tavola, per far vedere a tutti qual è il nostro gioco e il nostro
punteggio. Sempre partendo dalle carte da gioco, possiamo tentar la sorte e voltare la
carta; possiamo anche lottare fino in fondo e giocare tutte le nostre carte , ma se le cose
vanno male c’è chi prova a imbrogliar le carte, o magari a cambiar le carte in tavola ,
mentre chi odia gli imbrogli preferisce giocare a carte scoperte , ma, se la vita gli ha
offerto solo delle scartine, cioè delle carte cattive, avrà la tentazione di mandare tutto a
carte quarantotto
Naturalmente non ci sono solo carte da gioco (che sarebbero poi più esattamente
cartoncini da gioco). Sulla carta infatti si scrivono i documenti o forse si scrivevano:
adesso si conserva tutto nel computer.... naturalmente in una cartella! E se il computer si
rompe? Niente paura, in tutti gli uffici prudentemente conservano il cartaceo, cioè la copia
su carta del documento informatico… Questi documenti dicono chi sei, che cosa fai, cosa
sai fare e parecchie altre cose: la carta d’identità spiega dove abiti, quando sei nato; le
carte catastali – divise, guarda caso, in fogli - dicono dove è situata una certa casa; e non
dimentichiamo che i documenti sono spesso raggruppati in incartamenti, tenuti fermi da
un fermacarte. Da questo universo di carta, di scartoffie e scartafacci (=documenti
burocratici) da scartabellare capiamo se uno è a posto ed ha le carte in regola oppure se
ha cercato di imbrogliare ed allora probabilmente ha fatto carte false (forse ha fatto delle
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copie con la carta carbone!). In tal caso è meglio non fidarsi, uno che fa il gioco delle tre
carte deve essere scartato, non è certo uno a cui si può dare carta bianca e permettergli
di fare ciò che vuole. D’altra parte, è probabile che il suo imbroglio non duri e cada come
un castello di carte (stavolta, da gioco).
La laurea (che spesso viene detta pezzo di carta!) assicura poi qual è la tua
specializzazione, ma l’arte non si impara e se vuoi fare il poeta senza averne la capacità,
non c’è pezzo di carta che tenga: resterai sempre un imbrattacarte e sarai scartato!
E se invece vogliamo divertirci? Scegliamo sulla carta geografica, realizzata da un
cartografo, un bel posto per fare un week-end, e via! Appena arrivati spediamo agli amici
una cartolina; comperiamo un cartoccio di castagne arrosto o magari scartiamo una
caramella, mentre passeggiamo spensierati; guardiamo i prezzi sui cartellini di una
cartoleria, comperiamo un ricordino e ce lo facciamo incartare dal cartolaio.
Naturalmente paghiamo con della carta moneta. Dai cartelloni i manifesti – opera di un
cartellonista - ci guardano. Entriamo in un cinema: danno l’ultimo film a cartoni animati:
si vede una cartomante che legge le carte a Paperino, ma il suo futuro è mediocre: il
papero è una mezza cartuccia e il suo destino è raccogliere cartacce e carta straccia fino
all’ora di pranzo, quando tira fuori da una cartata un panino.
Abbiamo finito? Macché ! Il farmacista o il chimico usavano un tempo la cartina di
tornasole per capire se una sostanza era acida o no e l’espressione è rimasta per indicare
una prova sicura; i vestiti, che ora si comprano confezionati, venivano un tempo ricalcati
dai cartamodelli fatti di carta velina ; gli antichi libri erano scritti a mano su cartapecora,
cioè pergamena, rugosa come il viso incartapecorito di un vecchio; ancora oggi le
maschere di carnevale sono di cartapesta, il cacciatore carica la sua doppietta con le
cartucce, anche se da più di un secolo queste non sono fatte più di carta e, a proposito, chi
tira fuori l’ultimo argomento che ha a disposizione, si dice che spara le ultime cartucce…
- 103 -
Bibliografia - Gruppo APAT-ARPA Friuli Venezia Giulia, 2003, Analisi ambientale per comparto
produttivo: Comparto cartario.
- Assocarta, 2000, Monografia sull’industria della carta.
- ANNESSIA A., “La nobile arte di fabbricare la carta”, Roma 1969
- AAVV, “Il museo della carta e della stampa della SIVA”, Roma novembre 1987
- TISI U. - CARMENATI E. - TODISCO E., “Conoscere la carta” IV edizione, Roma
1987
- AAVV, “Guida al giornale”, Torino 1981
- AAVV, “La carta” medium culturale economico artistico, Forlì 1984
- CASTAGNARI G. - LIPPARONI N., “Arte e commercio della carta bambagina nei libri
dei mercanti fabrianesi tra il XIV e XV secolo”, Fabriano 1989
- http :// www.funsci.com / Fabbricazione e Riciclo della Carta, G. Carboni, 2004
- http :// www.gardacartiere.it/ ita/environment/land/land.asp, 10/01/2005
- http ://www.distintirifiuti.it/mondo_rifiuti/solo_carta.htm,10/01/2005
- http ://www.comieco.it/scuola/ricerche/ricerche.asp, 10/01/2005
- http ://digilander.libero.it/giosim/storia.htm, 06/12/2004
- http://www.pianetascuola.it/archivio/archivio_2001/progedu/Oramb_2.pdf.2, 10/01/2005
- http://www.funsci.com/fun3_it/carta/carta.htm, 06/12/2004
- http://www.ecoserver.cima.unige.it/