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CARLO SISI* IL SACRO NELL’ARTE DELL’OTTOCENTO E DEL NOVECENTO** DAL SALON ALL’ALTARE Tra il 1848 e il 1870 la pala d’altare costituisce ancora una forma privilegiata per la sperimentazione formale. La pittura sacra si accorda ai caratteri della pittura di storia, secondo le intenzioni del papa: Pio IX (1846 - 1878) si impegnò infatti attivamente affinché la pittura religiosa si qualificasse sullo stile naturalista e narrativo della pittura di storia allora in voga. Nel 1869 nasce per sua volontà la Galleria dei Santi e dei Beati contemporanei . Gustave Moreau (Parigi 1826-1898) San Sebastiano 1870-1875 o 1890 circa olio su tela; cm 115 x 90 Parigi, Musée Gustave Moreau Nella temperie simbolista san Sebastiano, modello di bellezza e ambigua sensualità, consente di trasferire nel tema sacro l’inquieto insieme di estetismo e spiritualità che caratterizza la poetica di Moreau. La postura eroica e lo sguardo ieratico alludono agli arcaismi assimilati dall’artista nelle sue frequentazioni dei primitivi italiani. ROSA MYSTICA A cavallo fra Otto e Novecento il tema della Madonna assume particolare rilievo nel momento in cui si diffonde la cultura e l’estetica del Simbolismo e gli artisti vi trasmettono il loro forte desiderio di ascesi. Alcuni nel tentativo di risolvere in “stile moderno” l’idealità del tema, giungono a comporre esempi stilistici e iconografici innovativi, in sintonia con le più aggiornate correnti artistiche europee. Sono qui riunite sia opere pienamente novecentesche, che testimoniano l’intima adesione di alcuni artisti al tema – dove l’umanità di Maria e la sua sacralità sono alternativamente motivo di ispirazione –, sia interpretazioni libere e spesso audaci. Non mancano infatti letture personali e a volte controverse, come quella di Edvard Munch. Edvard Munch (Løten 1863-Ekely 1944) Madonna 1895-1902 litografia; mm 555 x 350 Collezione privata Madonna II 1895-1902 litografia colorata a mano mm 605 x 445 Collezione privata Le due incisioni sono le trasposizioni litografiche di una delle opere più celebri di Munch, Madonna, un soggetto cui l’artista ha dedicato anche disegni e versioni su tela. L’espressione del volto è in bilico tra estasi erotica e agonia, mentre la falce lunare posata sul capo evoca l’aureola. Sulla cornice di Madonna II fluttuano spermatozoi che confluiscono verso un feto, la cui testa scheletrica, simile a quella dell’Urlo, allude al ciclo di nascita e morte. L’artista non aveva intenzioni sacrileghe, poiché cercava un riavvicinamento tra il tema della sessualità freudiana e il Cristianesimo. VITA DI CRISTO: ANNUNCIO FATTO A MARIA

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CARLO SISI* IL SACRO NELL’ARTE DELL’OTTOCENTO E DEL NOVECENTO**

DAL SALON ALL’ALTARETra il 1848 e il 1870 la pala d’altare costituisce ancora unaforma privilegiata per la sperimentazione formale. La pittura sacra si accorda ai caratteri della pittura di storia, secondo le intenzioni del papa: Pio IX (1846 - 1878) si impegnò infatti attivamente affinché la pittura religiosa si qualificasse sullo stile naturalista e narrativo della pittura di storia allora in voga. Nel 1869 nasce per sua volontà la Galleria dei Santi e dei Beati contemporanei.

Gustave Moreau (Parigi 1826-1898)San Sebastiano 1870-1875 o 1890 circa olio su tela; cm 115 x 90 Parigi, Musée Gustave MoreauNella temperie simbolista san Sebastiano, modello di bellezza e ambigua sensualità, consente di trasferire nel tema sacro l’inquieto insieme di estetismo e spiritualità che caratterizza la poetica di Moreau. La postura eroica e lo sguardo ieratico alludono agli arcaismi assimilati

dall’artista nelle sue frequentazioni dei primitivi italiani.

ROSA MYSTICAA cavallo fra Otto e Novecento il tema della Madonna assume particolare rilievo nel momento in cui si diffonde la cultura e l’estetica del Simbolismo e gli artisti vi trasmettono il loro forte desiderio di ascesi.Alcuni nel tentativo di risolvere in “stile moderno” l’idealità del tema, giungono a comporre esempi stilistici e iconografici innovativi, in sintonia con le più aggiornate correnti artistiche europee. Sono qui riunite sia opere pienamente novecentesche, che testimoniano l’intima adesione di alcuni artisti al tema – dove l’umanità di Maria ela sua sacralità sono alternativamente motivo di ispirazione –, sia interpretazioni libere e spesso audaci. Non mancano infatti letture personali e a volte controverse, come quella di Edvard Munch. Edvard Munch (Løten 1863-Ekely 1944)Madonna 1895-1902 litografia; mm 555 x 350 Collezione

privataMadonna II 1895-1902 litografia colorata a mano mm 605 x 445 Collezione privataLe due incisioni sono le trasposizioni litografiche di una delle opere più celebri di Munch, Madonna, un soggetto cui l’artista ha dedicato anche disegni e versioni su tela.L’espressione del volto è in bilico tra estasi erotica e agonia, mentre la falce lunare posata sul capo evoca l’aureola. Sulla cornice di Madonna II fluttuano spermatozoi che confluiscono verso un feto, la cui testa scheletrica, simile a quelladell’Urlo, allude al ciclo di nascita e morte. L’artista non aveva intenzioni sacrileghe, poiché cercava un riavvicinamento tra il tema della sessualità freudiana e il Cristianesimo.

VITA DI CRISTO: ANNUNCIO FATTO A MARIA

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Le parti centrali della mostra seguono la narrazione evangelica, e per ogni tema le opere sono presentate secondo un andamento sostanzialmente cronologico. La vita di Cristo ne costituisce il fil rouge.

Maurice Denis (Granville 1870-Parigi 1943)L’Annunciazione a Fiesole 1928 olio su tela; cm 65,3 x 92 Collezione privataIl tema è fra i più amati da Denis, che l’ha spesso ambientato a Fiesole, in un panorama simile a quello rappresentato da artisti quali Beato Angelico, sua fonted’ispirazione. La scena evangelica è posta in dialogocon il paesaggio, con Firenze che appare in lontananza nella luce mattutina. Scriveva l’artista: «credo che l’Arte debba santificare la natura e che la Visione senzaSpirito sia vana».

Arturo Martini (Treviso 1889-Milano 1947)Presepio 1926 ceramica dipinta e invetriata ø cm 55, h.cm 45 Genova, Galleria d’Arte Moderna Martini eseguì per l’architetto genovese Mario Labò

opere in ceramica destinate alla Biennale di Monza del 1927. Tra esse questo Presepio,dall’intonazione primitivista e con accenti da devozione popolare, che nonsi compone dei tradizionali elementi mobili, ma si sviluppa in una scultura unica, in cui

le figure sono fissate su una base che definisce uno spazio circolare.

VITA DI CRISTO: MIRACOLI E PARABOLELa vita umana virtuosa ed eccezionale di Cristo acquisisce una centralità nuova in un secolo, il XX, colmo di eventi traumatici e di evoluzioni culturali intense, al centro dei quali sta l’uomo con le sue certezze e le sue fragilità. Raffigurazioni di miracoli e parabole, sebbene non destinatea luoghi sacri, sono spesso scelte dagli artisti per i possibili riferimenti autobiografici.

Arturo Martini (Treviso 1889-Milano 1947)Figliol prodigo 1927 bronzo; cm 219 x 149 x 100 Acqui Terme, Casa di Riposo “Jona Ottolenghi”Il tema, da ricondurre al clima del “ritorno all’ordine”, come

metafora di una riconciliazione tra modernità e classicità dopo la frattura delle avanguardie, assumeva anche valenza autobiografica per la morte delpadre. Martini stesso afferma di aver tratto spunti stilistici e iconografici dall’arte

antica e medievale.

VITA DI CRISTO: PASSIONE, VIA CRUCISLa narrazione delle vicende di Cristo viene illustrata da opere distanti cronologicamente, in un confronto fra espressioni artistiche che hanno talvolta affrontato il tema sacro con attualizzazioni significative e profonde. Le stazioni della Via Crucis sono tema ricorrente per gli artisti, come documentala superficie slabbrata, ferita, di Fontana che annuncia la dimensione astratta.

Felice Carena (Cumiana 1879-Venezia 1966)

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Apostoli 1926 olio su tela; cm 135 x 190 Firenze, Galleria d’arte moderna di Palazzo PittiDopo l’Ultima cena Cristo si reca nel Giardino degli ulivi a pregare, mentre gli Apostoli che lo accompagnano si addormentano. Il dipinto riunisce citazioni da fonti classiche, dal realismo seicentesco e dal caravaggismo, fondendole in una composizione giocata su diagonali intrecciate e armonizzata da una luce calda e soffusa.

Lucio Fontana (Rosario di Santa Fe 1899-Varese 1968)Via Crucis (Stazioni II, III, XIII) 1955-1956 circa cm 41,5 x 21 x 10 circa ciascuna

ceramica riflessataMilano, Museo Diocesano, provenienza Regione LombardiaQuesta Via Crucis, seconda delle tre realizzate da Fontana, è detta “bianca”. Destinata alla cappella dell’istituto Ada Bolchini dell’Acqua di Milano, progettata da Marco Zanuso, testimonia il passaggio dell’artista dalla dimensione figurativa a quella astratta. Le fenditure slabbrate che incidono la materia ceramica sono premessa ai “tagli” realizzati dal 1958.

Georges Rouault (Parigi 1871-1958)Ecce Homo 1952 olio su compensato; cm 50 x 45 Musei Vaticani, Collezione d’Arte ContemporaneaVelo della Veronica 1946 olio su cartone su tavola cm 51 x

37 Musei VaticaniIl volto di Cristo è stato oggetto delle incessanti ricerche di Rouault, il cui sentire religioso nasce dalla solidarietà verso la sofferenza prodotta da violenza, ingiustizia sociale, corruzione: una spiritualità influenzata dal filosofo Jacques Maritain, al quale fulegato da profonda amicizia, ma anche dal pensiero dello scrittore cattolico Léon Bloy. La pittura di Rouault è caratterizzata da ampie stesure di colore e linee di contorno marcate che ricordano la giovanile attività di restauratore di vetrate.

VITA DI CRISTO: CROCIFISSIONE, DEPOSIZIONE, PIETÀ, RESURREZIONEI temi della Crocifissione e della Deposizione sono stati scelti da numerosi artisti del Novecento in quanto vicini alla condizione dell’uomo contemporaneo, soprattutto negli anni che seguono le guerre. Saranno infatti le drammatiche vicende belliche a riportare il tema all’attenzione degli artisti: tra gli altri Chagall, Manzù, Guttuso, che hanno raccontato le vergogne del nazismo e della guerra.

Marc Chagall (Vitebsk 1887-Saint-Paul-de-Vence 1985)Crocifissione bianca 1938 olio su tela; cm 155 x 139,8 Chicago, The Art Institute of Chicago

Il dipinto, eseguito nel 1938, è un atto di denuncia contro le persecuzioni degli ebrei. Chagall sostituisce il perizoma di Cristo con lo scialle da preghiera, la corona di spine con un copricapo, introduce figure in abiti tradizionali, sinagoghe in fiamme, popolazioni in fuga. Forse è anche il dialogo interreligioso che l’anima, a farne l’opera preferita da papa Francesco.

Giacomo Manzù (Giacomo Manzoni; Bergamo 1908-Ardea 1991)Crocifissione 1939-1940 bronzo; cm 48 x 38 x 5,5 Roma, Galleria Naz. d’Arte Moderna e Contemporanea

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Allo scoppio della Seconda guerra mondiale Manzù esprime il dissenso contro le dittature introducendo nel tema sacro elementi che lo attualizzano: il soldato indossa l’elmetto dell’esercito prussiano e le figure sono drammaticamente nude. L’opera suscitò scandalo negli ambienti più conservatori e venne accusata di blasfemia, ma vinse ugualmente il Premio Bergamo.

Renato Guttuso (Bagheria 1911-Roma 1987)Crocifissione 1941 olio su tela; cm 198,5 x 198,5 Roma, Galleria Naz. d’Arte Moderna e ContemporaneaNegli anni della guerra Guttuso volle dipingere un emblema laico della disperazione collettiva attraverso elementi tardo

cubisti ma con colore italiano. Censurato perché Cristo è coperto dalla croce del ladrone e per la nudità «indecente» della Maddalena, il dipinto fu ugualmente premiato con il secondo posto al Premio Bergamo.

Vincent van Gogh (Groot Zundert 1853-Auvers-sur-Oise 1890)Pietà (da Delacroix) 1889 circa olio su tela; cm 41,5 x 34Musei Vaticani, Collezione d’Arte Contemporanea

Nonostante la vocazione religiosa Van Gogh affrontòraramente soggetti sacri e solo reinterpretando lavori di altri, come la Pietà di Eugène Delacroix, del1850, di cui possedeva una riproduzione in bianco e nero. A questo Cristo, l’unico da lui raffigurato, dai capelli rossi e dalla barba corta, l’artista ha dato le propriefattezze, a pochi mesi dal suicidio.

LA CHIESASino a tutto l’Ottocento cardinali e pontefici sono stati rappresentati con l’intenzione di sottolineare il fasto e il potere della Chiesa, mentre nel Novecento le stesse figurazioni assumono un significato controverso. Alcuni arredi liturgici, come la casula disegnata da Matisse, richiamano il rituale cattolico.

Scipione (Gino Bonichi; Macerata 1904-Arco 1933)Il Cardinale Decano(Ritratto del cardinal Vannuttelli) 1930 olio su tavola; cm 133,7 x 117,3 Roma, Galleria d’Arte Moderna I simboli che circondano il cardinale, seduto davanti a San Pietro, rinviano all’iconografa cristiana, al papato e all’Apocalisse, ma Scipione – con una pittura che rimanda al clima dell’Espressionismo europeo – unisce la visionarietà onirica alla sontuosità, sensualità e caducità della Roma barocca, quasi in un presagio della fine imminente.

Giacomo Manzù (Bergamo 1908-Ardea 1991)Grande cardinale 1955 bronzo; cm 209 x 114 x 130 Venezia, Fondazione Musei CiviciScrive Manzù: «La prima volta che vidi i cardinali fu in San Pietro nel 1934; mi impressionarono perle loro masse rigide, immobili, eppure vibranti di spiritualità compressa. Li vedevo come tante statue, una serie di cubi

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allineati». L’artista li trasformò in composizioni prive di intento ritrattistico, per trasmettere non «la maestà della Chiesa», ma la «maestà delle forme».

PREGHIERAIl percorso espositivo si chiude con la sommessa evocazione della Preghiera: la preghiera che scandisce i giorni, incarnata dalla scultura di Vincenzo Vela che conferisce alla figura sentimenti di intimità domestica e fede privata, o dall’Angelus di Millet, paradigma universale di una devozione profondamente radicata nellavoro e nel flusso delle stagioni, o ancora

personificata dalla lirica introspezione della fanciulla di Casorati. L’orazione del padre di Munch, in un clima nordico carico di angoscia, è affiancata a quella mediterranea,ma non per questo meno drammatica, del cieco di Viani.

Jean-François Millet (Gréville 1814-Barbizon 1875)L’Angelus 1857-1859 olio su tela; cm 55,5 x 66 Parigi, Musée d’OrsayLa celeberrima composizione è divenuta icona mondiale di una spiritualità collegata al sentimento della natura e all’umana fatica, tradotta nella semplice, ma solenne, gestualità delle due figure, che si staglianosull’ampio paesaggio in cui svetta la torre campanaria da cui si diffondono i rintocchi dell’Angelus che invitano alla preghiera serale.

*CARLO SISI, storico dell’arte di fama internazionale e curatore della mostra, ha tenutola lezione al Michelangiolo il 23 novembre 2015

**Il testo è ricavato dal sito ufficiale della mostra di Palazzo Strozzi http://www.palazzostrozzi.org/wp-content/uploads/2015/02/booklet-italiano-bellezza.pdf