CAPOLAVORO 02 - ottobre 2011

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storia di un legno p.2 rivalità e vana gloria p.4 L’UMILTÀ CHE HA SUCCESSO È FIEREZZA SETTIMANALE D’ARTE E VITA n°02 - ott 2011

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Il secondo numero dedicato interamente al tema dell'umiltà passando in rassegna la leggenda della vera croce narrata da Piero della Francesca

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• storia di un legno p.2• rivalità e vana gloria p.4

L’UMILTÀ CHE HASUCCESSO È FIEREZZA

SETTIMANALED’ARTE E VITA

n°02 - ott 2011

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Tratto dal discorso ai Giovani liguri di Giovanni Paolo II di Domenica, 22 settembre 1985

LA STORIA DELLA VERA CROCE DI GESÙ...CROCE DI GESÙ...

LA STORIA DELLA VERA CROCE DI GESÙ...

LA STORIA DELLA VERA

“Tutta bellezza è l’unire gli opposti e l’unire gli opposti è ciò che cerchiamo per noi stessi.”Questo principio ci consente di capire più profondamente il significato dell’arte di Piero, incluso il suo significato per le noste vite oggi.Guardiamo ora al pannello che ritrae la Regina di Saba in Adorazione del Sacro Legno. Parlerò della parte sinistra di questo grande pannello in cui vediamo il viaggio della Regina che si reca ad incontrare re Salomone. La leggenda racconta come la nobile regina, arrivando dal sud con il suo seguito, si appresta ad attraversare un ponte di legno, quando in una visione le viene detto che questo è il legno stesso destinato ad essere usato per costruire la croce.

Ascoltando ciò, essa s’inginocchia in venerazione di questo sacro legno, e questo è il momento che Piero dipinse. Qual’è il significato profondo di quest’opera? Io vedo che ogni suo dettaglio si concentra su questi due opposti -- ciò che è in alto e ciò che è in basso, o la fierezza e l’umiltà - opposti cruciali nella vita di ogni persona. Il critico Kenneth Clark scrisse “ della ricerca per i contrari “ di Piero. Ma è il Realismo Estetico che, per

la prima volta, dimostra che i contrari che l’artista ricerca e presenta sono quelli che ogni persona spera di comprendere. E le domande che ne sorgono sono: Cosa significa essere veramente fieri nei vari momenti della nostra vita quotidiana? Qual’è la differenza tra la falsa fierezza dell’arroganza e la fierezza autentica? Nel saggio di Eli Siegel “ L’arte, Sì, come Umiltà” egli scrive:

“Umiltà è la volontà di vedere che le cose diverse da noi hanno un significato per noi stessi. Quest’umiltà genera fierezza, perchè la fierezza, alla lunga, deriva dal modo inclusivo e preciso con cui una persona è presa dalla realtà , l’universo che è sotto il proprio naso e l’universo molto lontano da noi . L’arte, essa stessa, è l’umiltà unita alla fierezza.” Guardando a questo pannello da sinistra a destra, vediamo un contrasto drammatico tra, da un lato quel grande luminoso cavallo bianco che sembra profferire le sue parti posteriori verso di noi. E dall’altro lato, vediamo una regina inginocchiata, avvolta in un colore blu scuro e modesto, con le mani in un gesto di preghiera. Verso il retro del pannello ed al lato del cavallo bianco notiamo il muso di un cavallo nero che digrina i denti con uno sguardo infuriato. Possiamo allora chiederci: quanto la gente associa il potere e l’orgoglio con l’essere arrabbiati - con il mostrare i denti?

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Guardate ora i due stallieri, eretti ed ad una certa distanza dalle dame di compagnia e dalla Regina inginocchiata. Che cosa sta succedendo qui? Qual’è l’espressione dello stalliere che ci fronteggia con quel cappello portato disinvoltamente? Notate come l’altro stalliere che ci mostra la schiena posa il suo braccio con tale possessività sul suo cavallo, come se fosse inconsapevole del significato di questo viaggio straordinario? Questi due uomini non sembrano molto interessati anzi sembrano indifferenti - come per dire, “noi siamo superiori a tutto ciò; abbiamo cose più importanti cui pensare?” Non c’è un desiderio in noi di pensare che il nostro orgoglio derivi dall’asserire ciò che possediamo,

dal vantarci della nostra magnifica personalità, delle nostre insuperabili abilità -- e non nel vedere il significato di ciò che è al di là di noi? É così semplice non interessarsi di ciò che è intorno a noi, e ognuno può migliorarsi sotto questo aspetto.

Ed ora veniamo, alla figura squisita della Regina inginocchiata. Nella sua modestia di forma e di colore--un curvo triangolo-- la regina è un contrasto entusiasmante alla forma circolare bianca ed acceccante del cavallo nell’estrema sinistra del pannello. In questo momento dell’inginocchiarsi, che cos’è che essa adora--qualcosa di elettrizzante ed ostentato? No, è un rettangolo marrone tridimensionale di legno con venature

STORIA DELLA

VERA CROCE

d’un colore caldo dipinto scientemente. Vediamo le braccia in preghiera della Regina, la loro ombra angolare, l’abito sotto il suo mantello, e le colline e gli alberi dietro di lei, tutto in varie tonalità di marrone. Poi, Piero dipinge un blu più profondo nel suo mantello che il blu tenue del cielo. Qui è un umile esempio di come il mondo da cui tutti noi deriviamo,

è in noi. Non sentiamo che dentro questa modestia, c’è grandezza?

“L’arte può essere considerata come l’umiltà che ha successo di una persona davanti allo spettacolo dell’esistenza, davanti all’esistenza stessa. L’umiltà che ha successo è fierezza.”

Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio. (2 Cor 5, 20b-21)

Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso, senza cercare il proprio interesse, ma anche quello degli altri.Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre. (Filippesi 2, 3-11)

• L’umilta non dovrebbe mai avere a che fare con una (falsa) bassa

opinione di sé stessi. E’ una questione di grazia, quindi anche di verità. Non riconoscere le virtù che Dio ci ha dato è un’umiltà sbagliata.

• Anche quando una bassa opinione di sé stessi è giustificata, l’umiltà non implica mai aborrire sé stessi [ingl. self-loathing], assumere una diversa identità perché si ha vergogna di quello che si è, non accettare sé stessi, farsi del male, cercare di autodistruggersi.Le proprie modeste o basse condizioni, quell’essere non-importante che paradossalmente è importante per Dio.

• L’onore che la creatura dà a Dio quando Gli dà gloria, cioè riconosce una gloria che non gli appartiene. Quello che sono, quello che ho, quello che conseguo dipende da Dio. “Infatti, chi ti distingue dagli altri? E che cosa possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché ti vanti come se tu non l’avessi ricevuto?” (1 Co. 4:7).

• L’umiltà che non è estranea nemmeno a Dio, l’umiltà che è un’aspetto dell’agape, che giunge a svuotare sé stesso per gli altri (Fl. 2:5-11), che è opposto all’orgoglio dell’egocentrismo.

RIVALITÀ O VANAGLORIA