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368 CAPITOLO SETTIMO LA RICOSTRUZIONE DELLE CAUSE DELLA MORTE ED IL RAPPORTO DI CAUSALITA TRA LA CONDOTTA DEGLI IMPUTATI E L EVENTO ANTIGIURIDICO. 1. La causa della morte Le conclusioni cui siamo pervenuti sui dati circostanziali di fondo all interno dei quali deve collocarsi la morte di Federico Aldrovandi, rendono il problema dell accertamento medico-legale delle cause della morte meno complesso di quanto non potesse apparire all inizio del dibattimento. Le valutazioni degli esperti, medici legali e specialisti di altre discipline clinico- forensi, si sono fondate sulla presupposizione di un quadro storico- circostanziale che i risultati di prova ottenuti dalla combinazione delle testimonianze dei residenti, degli amici, dei familiari, dei conoscenti, degli orari delle telefonate, del contenuto delle telefonate stesse, e su un complesso di altri univoci elementi indiziari, hanno dimostrato essere fallace, minando alla radice, e rendendo del tutto teoriche e virtuali, le complesse elaborazioni medico-legali della difesa, tese a dimostrare, a partire dall iniziale conclusione dell accertamento tecnico Lumare- Malaguti- Avato, che la morte dell Aldrovandi avesse una causa endogena fondata sullo stato di agitazione psicomotoria, causa di una morte cardiaca (insufficienza miocardica acuta) da insufficienza polmonare derivante da una situazione di stress psicofisico produttivo di incremento dell attività cardiaca e quindi del fabbisogno di ossigeno, non supportato da adeguata capacità respiratoria per l indebolimento funzionale dei centri respiratori derivante dall assunzione di stupefacenti. Tutto si giocava, quindi, sul livello dell agitazione psicomotoria, priva a sua volta di causa individuata, rispetto al quale il ruolo dell azione degli agenti, pur adeguatamente documentato e sottolineato, finiva con il non avere alcun peso causale. Una conclusione insufficiente e contraddittoria sulla quale finiva con il concentrarsi la rifles sione, dandosi per assodata la premessa fattuale dell altissimo grado di agitazione propria del soggetto. Abbiamo visto come rispetto a questa conclusione, la soluzione dei periti del giudice mettesse in campo una spiegazione più coerente e sofisticata che dava conto dell agitazione in termini di excited delirium sy ndrome, derivante dall assunzione di sostanze stupefacenti diverse da quelle rilevate all analisi ma inseriva, come fattore

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CAPITOLO SETTIMO

LA RICOSTRUZIONE DELLE CAUSE DELLA MORTE ED IL RAPPORTO DI CAUSALITA TRA LA CONDOTTA DEGLI IMPUTATI E L EVENTO ANTIGIURIDICO.

1. La causa della morte

Le conclusioni cui siamo pervenuti sui dati circostanziali di fondo all interno dei quali deve collocarsi la morte di Federico Aldrovandi, rendono il problema dell accertamento medico-legale delle cause della morte meno complesso di quanto non potesse apparire all inizio del dibattimento. Le valutazioni degli esperti, medici legali e specialisti di altre discipline clinico-forensi, si sono fondate sulla presupposizione di un quadro storico-circostanziale che i risultati di prova ottenuti dalla combinazione delle testimonianze dei residenti, degli amici, dei familiari, dei conoscenti, degli orari delle telefonate, del contenuto delle telefonate stesse, e su un complesso di altri univoci elementi indiziari, hanno dimostrato essere fallace, minando alla radice, e rendendo del tutto teoriche e virtuali, le complesse elaborazioni medico-legali della difesa, tese a dimostrare, a partire dall iniziale conclusione dell accertamento tecnico Lumare-Malaguti-Avato, che la morte dell Aldrovandi avesse una causa endogena fondata sullo stato di agitazione psicomotoria, causa di una morte cardiaca (insufficienza miocardica acuta) da insufficienza polmonare derivante da una situazione di stress psicofisico produttivo di incremento dell attività cardiaca e quindi del fabbisogno di ossigeno, non supportato da adeguata capacità respiratoria per l indebolimento funzionale dei centri respiratori derivante dall assunzione di stupefacenti. Tutto si giocava, quindi, sul livello dell agitazione psicomotoria, priva a sua volta di causa individuata, rispetto al quale il ruolo dell azione degli agenti, pur adeguatamente documentato e sottolineato, finiva con il non avere alcun peso causale. Una conclusione insufficiente e contraddittoria sulla quale finiva con il concentrarsi la riflessione, dandosi per assodata la premessa fattuale dell altissimo grado di agitazione propria del soggetto. Abbiamo visto come rispetto a questa conclusione, la soluzione dei periti del giudice mettesse in campo una spiegazione più coerente e sofisticata che dava conto dell agitazione in termini di excited delirium syndrome, derivante dall assunzione di sostanze stupefacenti diverse da quelle rilevate all analisi ma inseriva, come fattore

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concausale, l effetto stressogeno e di accentuazione degli effetti sul cuore del prolungato, violento e traumatico scontro con la polizia. Le conclusioni cui siamo pervenuti analizzando la perizia Testi-Bignamini e i risultati del contraddittorio sui risultati dell indagine, restano tuttora pienamente valide tanto più in quanto sulla base della perizia i consulenti della difesa tenteranno di dimostrare l irrilevanza della colluttazione rispetto al decesso. In questo si sostanzia alla fine tutta la complessa istruttoria dibattimentale con i consulenti della difesa, un tentativo di dimostrare che la sindrome diagnostica potesse condurre a morte anche senza l azione acceleratoria e determinante dell incremento di agitazione prodotto dallo scontro fisico. Un tentativo obbiettivamente destinato a naufragare, non solo alla luce dell elementare senso comune, ma anche perché già definitivamente confutato, all esito della discussione sulla perizia Testi e Bignamini, rispetto alla quale gli elementi tecnici aggiunti sono stati del tutto secondari mentre grande risalto è stato attribuito al dato circostanziale, esaltando al massimo il presunto stato del ragazzo, ridimensionando l azione degli agenti al punto da considerarla del tutto ininfluente. In realtà tra la ricostruzione del fatto offerta dagli agenti e sostenuta dalla loro difesa e le conclusioni dei consulenti tecnici della difesa vi è una strettissima connessione logica perché dopo Testi e Bignamini solo riducendo al minimo la durata dello scontro e della colluttazione, sia in termini di tempo che in termini di intensità, e amplificando al massimo lo stato di agitazione del ragazzo, si poteva sperare di giungere ad escludere un qualsiasi rilievo causale ad un tentativo di immobilizzazione, valutato inidoneo ad accentuare uno stato di agitazione, di per sé destinato ad accrescersi in modo parossistico per effetto soltanto dello stato patologico del soggetto. Questa impostazione è apparsa forzata e irrealistica, al limite dell esercitazione accademica, basata su un quadro di riferimento accettato apriori e che i consulenti di parte hanno sistematicamente dato come premessa acclarata e indiscutibile. Nel ripercorrere gli esiti del dibattito i punti da tenere ben fermi sono tre:

1. Il dato storico circostanziale primario sul quale confrontare le deduzioni degli esperti è quello al quale siamo pervenuti nel corso della trattazione, nelle varie parti di essa, attraverso l esame e la discussione di tutte le testimonianze e degli elementi di prova di ogni genere. Tale premessa storica comporta doversi dare per ammesso che Federico Aldrovandi cominciò a dare in escandescenze dopo un primo contatto con gli agenti di alfa3 che

cronologicamente non può porsi oltre le 5,45. Lespressione dare in escandescenze va considerata nel modo più asettico e neutro possibile perché in realtà nulla sappiamo delle ragioni che scatenarono il primo scontro

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con gli agenti, in quali effettive condizioni si trovasse Federico, cosa potesse avere scatenato la sua reazione nei confronti degli agenti ( ebbe carattere difensivo, offensivo, reagì ad una provocazione, si trattò di un malinteso, vi furono cause esterne o l intervento di terzi, fu lo stesso Federico a determinare lo scontro, peraltro mal gestito dagli agenti, in ragione del suo stato di alterazione mentale dovuto all assunzione delle sostanze stupefacenti?). Non abbiamo nessuna prova precisa per prendere posizione su questo punto che rimane ad oggi un mistero. E certo peraltro che lo stato di agitazione di Aldrovandi si manifesta non prima ma in concomitanza con l intervento degli agenti e si alimenta della violenza dello scontro nel corso del quale egli subisce certamente alcune delle lesioni rilevate, tanto da macchiare di sangue la portiera dell autovettura ed il selciato. Lo stato di agitazione del ragazzo non è quindi riconducibile all excited delirium syndrome ma è una condizione legata alle circostanze che lo produssero ed è l effetto dello scontro e della colluttazione rispetto ai quali rilevante deve essere stato il ruolo degli agenti per il solo fatto che gli stessi sul punto mentono. Resta quindi impregiudicata la questione della causa del primo scontro rispetto al quale possiamo soltanto dire, per mantenere le iniziali premesse, che da parte degli agenti devi esservi stata la soggettiva convinzione di agire con la forza nell esercizio della facoltà legittima loro concessa dalla legge. Che tale convinzione fosse erronea e colpevole non siamo in grado di stabilire; dobbiamo presumerlo perché questo è il tema dato del processo e perché obbiettivamente prove contrarie non ne esistono. Questa conclusione spiana la strada alla ricostruzione della causa della morte in senso favorevole all ipotesi accusatoria, eliminando tutte le suggestioni dipendenti da una condizione di agitazione patologica preesistente. Se l agitazione è conseguenza dello scontro e si alimenta di esso era dovere degli agenti valutarne gli effetti e contenere il tasso di violenza esercitato in modo da procedere all immobilizzazione del soggetto, senza fargli correre rischi indebiti di asfissia o traumi derivanti dal prolungarsi di una colluttazione. Rispetto alla determinazione della causa della morte entrano quindi in gioco soltanto le modalità con le quali gli agenti esercitarono il contenimento e l uso smodato e grossolano della violenza, tradottasi in involontaria causa di morte secondo il complesso meccanismo che sin d ora denominiamo come teoria Thiene-Beduschi.

2. La causa della morte è da indicare nel meccanismo causale descritto da Thiene-Beduschi anche volendo inserire nella ricostruzione, in via del tutto

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ipotetica e subordinata, una condizione di agitazione psicomotoria preesistente, che peraltro non può essere insorta prima delle 5,30 e che si innesta e si combina con uno scontro fisico ingaggiato con gli uomini di alfa3, sempre in via di tesi subordinata, non prima di uno o due minuti dopo la conclusione alle 5.50.28 della telefonata tra il 112 e Bulgarelli di segnalazione del problema in via Ippodromo. Una conclusione che ignora l esito del testimoniale e che imporrebbe un inammissibile diversa interpretazione delle testimonianze e delle prove e che poniamo quindi come mero dato a priori al solo scopo di spiegare come qualunque livello di agitazione potesse interessare Federico Aldrovandi in quel momento, il suo destino era tutt altro che segnato indipendentemente dall intervento degli agenti. Le conclusione cui pervengono i periti d ufficio sulla scorta della letteratura americana non lascia spazio a conclusioni diverse. Anche il successivo contraddittorio dibattimentale ha convalidato l assunto di un contributo decisivo della colluttazione finale nell accentuare gli effetti dell agitazione e nel determinare le condizioni funzionali della morte per malgoverno dell azione stessa da parte degli agenti, sia con riferimento alle modalità concrete dell immobilizzazione sia con riferimento alla scelta di addivenire allo scontro, trascurando le specifiche cautele resesi necessarie per immobilizzare un soggetto agitato in stato di excited delirium syndrome. 3. Persino assumendo, in via di mera ipotesi di scuola, che il soggetto fosse indirizzato a morte naturale, in ragione del suo stato di agitazione delirante, l intervento degli agenti causò l accelerazione del meccanismo patologico in atto e assecondò, incrementandone gli effetti, il processo; non impedì il decorso né operò per prevenire gli effetti, come era invece doveroso in considerazione degli obblighi di tutela e di soccorso pubblico loro incombenti. Sbagliando l intervento, gli agenti non impedirono il decorso della patologia, ne aggravarono e ne accelerarono gli effetti, rendendosi quindi responsabili della morte sia sul piano causale che su quello della colpa. Questa conclusione è tanto più valida, dovendosi ammettere che non vi è alcun determinismo causale tra uno stato di agitazione psicomotorio sia pure di grado elevato ma contenuto in un arco temporale di circa mezz ora e la morte. Il riconoscimento della sindrome di delirio eccitato, se è funzionale a fornire una spiegazione della morte in date circostanze, non significa affatto che la morte sia inevitabile. Gli studi internazionali sono essenzialmente orientati oltre che al riconoscimento della sindrome anche a fornire le indicazioni più opportune per prevenirne gli esiti letali che sono quindi alla portata di operatori accorti e professionalmente preparati. In ogni caso, le circostanze e le modalità della colluttazione e

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dell immobilizzazione sono considerate concause del decesso tutte le volte in cui esse producono un aumento significativo dello stress cardiaco. Volere isolare il meccanismo letale denominato excited delirium syndrome dalle circostanze, modalità, condizioni dell intervento della polizia, oltre che tecnicamente errato per le considerazioni medico-legali esposte dai consulenti delle parti civili, è di per sè un assurdo logico e giuridico alla stregua del più elementare senso comune, senza la prova di un evidente e decisiva causa indipendente, di per sé idonea a provocare una morte fulminea.

2. Il confronto tra i consulenti tecnici delle parti.

Abbiamo esaminato le conclusioni alle quali l indagine peritale svolta con incidente probatorio era pervenuta nell individuare una precisa e importante concausa della morte nell azione di immobilizzazione a terra del soggetto, attuata dagli agenti intervenuti sul posto, mediante la violenta ed energica compressione sul busto e sul volto sia nella posizione supina che nella posizione prona, in modo da creare condizioni asfittico/ ipossiche i cui effetti sono puntualmente registrati nell indagine autoptica. La tesi ha ricevuto un solido conforto probatorio dall istruttoria dibattimentale oltre che nella prova testimoniale assunta con incidente probatorio dalla quale emerge con assoluta evidenza che Aldrovandi a terra fu compresso sia con le mani che con il peso di agenti che di volta in volta si sedettero o si sdraiarono su di lui o applicarono uno o più ginocchia sul busto, in modo da impedirgli i movimenti di reazione che non si riusciva a contenere altrimenti. E del tutto logico considerare che la volontà di reazione del ragazzo e quindi la difficoltà di mantenerlo fermo attraverso le sole braccia ha comportato l inevitabile ricorso a maniere forti anche per l accertata incapacità dell agente Segatto di tenere bloccate le gambe circostanza che faceva sì che solo una forte compressione sul busto rendesse possibile la successiva immobilizzazione delle braccia per l ammanettamento. Il continuo richiamo degli imputati al pericolo che il ragazzo si rialzasse dopo la caduta a terra, dà conferma alle testimonianze che descrivono gli agenti collocati con il loro peso sul corpo. Esamineremo come il successivo dibattito tra tutti i consulenti di diverse specializzazioni messi in campo dalle parti non abbia in alcun modo modificato il quadro delle acquisizioni raggiunte in seguito alla perizia e come quei risultati siano del tutto compatibili con la causa diretta e immediata della morte, accertata attraverso la consulenza del prof. Thiene.

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2.1. Il confronto tra i tossicologi

Una prima questione di notevole rilievo nell indagine medico-legale è costituita dal ruolo che possono avere avuto nel meccanismo produttivo della morte le sostanze stupefacenti e le modeste quantità di alcol rinvenute nel sangue di Federico Aldrovandi. Laccertamento iniziale in fase autoptica era stato effettuato dalla dr.ssa Francesca Righini sul cui lavoro e sulle cui conclusioni si è già detto in altro capitolo. Nulla di sostanzialmente nuovo dall esame del 15 luglio 2008 esame: la conferma delle indagini svolte, delle relazioni esaminate e relative conclusioni; la difesa dell attendibilità del proprio lavoro come è normale che sia. La circostanza che nel supplemento di analisi di Torino i valori delle sostanze stupefacenti rinvenute nei campioni sia risultata estremamente più bassa con la completa scomparsa della ketamina, è stata dagli stessi periti ricondotta più che a grossolani errori della prima analista alle circostanze di conservazione dei campioni, al tempo trascorso tra le due analisi e alla ridotta quantità del campione. L importanza dell esame dibattimentale della consulente del p.m. sta nella sua valutazione della possibilità di considerare realistica l assunzione di LSD nonostante la stessa Righini abbia cercato la sostanza e non l abbia trovata. Il consulente ha ribadito di avere cercato la sostanza con tutte le tecniche disponibili nel suo laboratorio e di non averla trovata. La dr.ssa Righini ha ribadito posizioni già emerse nel corso dell incidente probatorio e cioè che il narcotismo tossico acuto della morfina non è dose dipendente e che non esiste al momento accreditata letteratura scientifica sugli effetti sinergici di morfina e ketamina. Soprattutto che non vi era possibilità di affermare, dal suo punto di vista, l esistenza di nesso causale tra l assunzione di stupefacenti e la morte. Ovvio che i fenomeni di narcotismo acuto della morfina si manifestino in forma del tutto opposte all agitazione psicomotoria. Gli effetti della ketamina, associabili a quelli dell LSD sono peraltro dose dipendenti, ma a livelli assolutamente più elevati di quelli riscontrati1 e si estinguono in tempi assai più rapidi. Va anche ricordato che la dr.ssa Righini, contrariamente ad altre voci del processo, ha sostenuto un sostanziale risultato compensativo tra l effetto eccitante della

1 Verbale pag. 41-42: l effetto allucinatorio lo si ottiene con l utilizzo di qualche decina di milligrammi di polvere o anche qualche centinaio di milligrammo di polvere e poi c è una differenza relativamente alla durata del cosiddetto viaggio che è più lungo per l LSD, più breve per la ketamina.

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ketamina e l effetto deprimente della morfina. Gli effetti delle sostanze assunte vengono giudicati non più che minimi, come sempre affermato con onestà intellettuale dai consulenti delle parti civili, che li hanno sempre concessi, potendone anche sostenere l insussistenza. Lesame ed il controesame hanno quindi permesso alla dr.ssa Righini di associarsi in toto alle conclusioni dei periti d ufficio sul punto. I periti d ufficio, come detto, hanno assegnato un valore nullo alle sostanze stupefacenti riscontrate come fattore causale in qualche modo significativo. Tant è che hanno dovuto assumere l ipotesi dell assunzione di LSD e del c.d. bad trip

per spiegare l insorgenza della postulata sindrome di agitazione delirante. Al lavoro dei periti d ufficio aveva partecipato in veste di consulente delle parti civili la dr.ssa Manuela Licata, tossicologa forense, la cui autorità è stata più volte riconosciuta dai periti d ufficio che ne hanno richiamato gli studi. La consulente in esito al suo esame dibattimentale del 18 settembre ha predisposto una relazione tecnica nella quale sintetizza il suo pensiero. Si tratta di conclusioni che sono del tutto in linea con le conclusioni dei periti d ufficio:

- Le concentrazioni ematiche di morfina rilevate nel sangue di Federico Aldrovandi si collocano sensibilmente al di sotto dei range ritenuti generalmente letali;

- La concentrazione ematica di ketamina è di molto inferiore ai valori della letteratura ritenuti terapeutici e a quelli tossici;

- Relativamente alla compresenza di ketamina e morfina nel sangue di Federico Aldrovandi e all ipotesi di sinergismo, si sottolinea che l unico dato della letteratura sostiene che l uso contestuale migliora l efficacia analgesica. Non esistono tuttavia dati di valutazioni farmacologiche con riferimento alle concentrazioni ematiche, è tuttavia probabile che le modeste concentrazioni degli xenobiotici rilevati nel caso in esame non siano efficaci per determinare un evento lesivo.

- La concentrazione di alcol etilico nel sangue non è da ritenere significativa nel determinismo dell evento; come segnalato dagli autori, nei decessi eroina-correlati l alcol etilico è un fattore di rischio significativo quando sia in concentrazione uguale o superiore a 1g/l.

Conclusioni nette che nel documento fanno riferimento alle conclusioni dei periti e che mettono persino in discussione l attendibilità del dato ferrarese posto a confronto con quello torinese, pur ripudiato dagli stessi periti d ufficio.

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Quanto alle valutazioni tossicologiche sugli xenobiotici ( ketamina e morfina) individuati nei reperti post-mortem, si rammenta la natura di anestetico generale della ketamina, in grado di produrre effetti dissociativi come stato confusionale e allucinazioni, tachicardìa, ipertensione. Caratteristica della sostanza, assunta per uso voluttuario, una rapida distribuzione e un rapido metabolismo epatico. Altra fondamentale caratteristica delle sostanza l essere tendenzialmente dose-relativa. La dose minima per produrre un qualsiasi effetto è di 0,2 mg e gli effetti si dissolvono entro un ora. In uno degli studi citati si afferma che poiché la durata degli effetti farmacologici è meno di un ora, deve essere ricercata un alternativa diagnostica se i sintomi di agitazione o di psicosi persistono per un tempo prolungato.

Reiteratamente ribadito negli studi esaminati che gli effetti sono relativi alla dose e quindi gli studi degli effetti vanno compiuti sulla base della conoscenza delle concentrazioni ematiche riferite a seguito di assunzioni note o rilevate in casi di intossicazione acuta. Con riferimento alla morfina, la correlazione concentrazione ematica-effetto deve necessariamente considerare l abitudine tossicofila del soggetto. Tutta la letteratura muove dal presupposto che non può aversi una correlazione specifica tra dose ed effetto sicchè nell interpretazione del singola caso non si può mai prescindere dall integrazione del criterio tossicologico con quelli storico-circostanziale ed anatomo patologico. Emergono già qui con evidenza le ragioni per le quali i periti torinesi si sono sbarazzati senza alcuna incertezza dei dati tossicologici come elementi per spiegare la morte di Federico Aldrovandi: il dato quantitativo, il dato circostanziale ed il dato anatomo-patologico non consentivano di assegnare alcun ruolo diretto all azione delle sostanze rinvenute nel sangue. Conclusioni alle quali erano giunti gli stessi Lumare-Malaguti-Avato che per dare un qualche significato a quella presenza avevano dovuto costruire la complessa teoria dell agitazione psicomotoria, i cui effetti sul cuore potevano essere stati rafforzati sinergicamente, senza peraltro assegnare alcun peso specifico a tale azione sinergica. E proprio con riferimento a questo specifico punto la dr.ssa Licata a dibattimento ha ribadito che i dati scientifici dotati di una qualche affidabilità sul possibile sinergismo eroina-ketamina-alcol descrivono un effetto di maggiorazione dell effetto antalgico con conseguente possibile uso clinico della combinazione ketamina-morfina. In questo contesto nessun effetto sinergico da parte dell alcol nelle quantità rilevate. Per la tossicologìa forense italiana è un consolidato assunto che il valore al di sotto dello 0,5 non sia mai

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stato considerato come un fattore di aumentato rischio nella valutazione a livello post-mortale. Trattando la concentrazione di ketamina rilevata nel caso concreto, la dr.ssa Licata non ha avuto esitazioni nel ribadire a dibattimento che la sostanza a quelle concentrazioni non può avere avuto alcuna efficacia causale nel meccanismo letifero, alcun effetto tossico alla concentrazione osservata. Sotto il profilo degli effetti comportamentali della sostanza, la dr.ssa Licata ha ricordato studi nei quali la stessa potrebbe avere avuto in qualche caso modeste complicazioni come tachicardia e agitazione, salvo verificare una rapida definizione di questi stati. In ogni caso questi effetti rimanevano sempre legati alla dose assunta. La deposizione della dr.ssa Licata ha posto alcuni punti fermi che spiegano l opzione dei periti d ufficio di ignorare del tutto l aspetto tossico e comportamentale delle sostanze rinvenute nel sangue, come possibili fattori scatenanti una reazione abnorme come quella ipotizzata dell agitazione delirante. Diverso è il caso di una possibile alterazione psicocomportamentale, un irritabilità e un eccitabilità particolari che, senza assurgere alla condizione patologica ipotizzata, possono avere modificato il modo normale del soggetto di reagire nelle situazioni della vita, fermo restando che non sappiamo a quali azioni e sollecitazioni Aldrovandi fu portato a reagire nel corso di quella tragica alba, così come non sappiamo se quella alterazione comportamentale che l assunzione combinata delle sostanze può avere prodotto abbia innescato la reazione, non sappiamo quanto giustificata, degli agenti che vennero con lui in contatto. Assai puntuale nello spiegare i possibili effetti comportamentali delle sostanze assunte da Aldrovandi è stata la prof.ssa Elisa Margaria, anestesista e nuovo consulente del p.m per gli aspetti tossicologici in occasione della perizia. Ovviamente piena concordanza della consulente con le conclusioni peritali circa l insussistenza di effetti tossici delle sostanze assunte, dati i dosaggi . Inciso con il quale anche questo consulente richiama l attenzione generale sulla necessità di ancorare ogni valutazione alle modestissime concentrazioni di sostanza rilevate. Nessuna influenza letale dei farmaci anche perché tutti in fase di eliminazione. Sia Ketamina che morfina sono farmaci depressori del sistema nervoso centrale. Nelle quantità assunte da Federico Aldrovandi la morfina non poteva avere alcun effetto depressivo sulla capacità respiratoria: assolutamente nessuna . La quantità rinvenuta si riscontra normalmente in malati terminali sottoposti a terapia antidolore.

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Su un possibile effetto sulla respirazione della sostanza assunta la dr.ssa Margaria è categorica:

DOMANDA

Quindi significa che Federico Aldrovandi con quel dosaggio di morfina

poteva respirare bene? RISPOSTA

Sì. Esiste un insufficienza respiratoria acuta e una cronica. Quindi dei dosaggi

superiori avrebbero potuto dargli un insufficienza respiratoria magari nel tempo. Ma questo ragazzo è morto in pochi minuti, mi sembra dalla gestione che ho visto delle telefonate, i minuti sono stati 10

15 al massimo. Quindi è stato sicuramente un caso acuto e non poteva essere dovuto ai farmaci, a meno che egli non vesso preso i farmaci tra le 5.47 e le sei del mattino, che mi sembra improbabile. E poi avrebbe avuto un altro dosaggio ematico. DOMANDA

Quindi, se non ho capito male, quel dosaggio riscontrato provoca un insufficienza respiratoria acuta? RISPOSTA

Il dosaggio riscontrato, no. Assolutamente non può provocarla. DOMANDA

Non può provocarla? RISPOSTA

Non può provocarla. E poi clinicamente, le dico, non ci sono assolutamente i sintomi di una depressione respiratoria.

Il riferimento del consulente è qui alla vulgata, diffusasi tra i diversi consulenti tecnici, sullo stato di agitazione di Aldrovandi in quel momento. Possiamo ora dire che l assenza di sintomi tipici della depressione respiratoria sta nella prolungata colluttazione avuta con gli agenti nella prima fase dello scontro. Anche la ketamina, sostanza anestetica di uso diffuso specie in pediatria, per l anestesista non dà depressione respiratoria. Riscontrate nei pazienti al risveglio allucinazioni sensoriali, prive di qualsiasi pericolosità. Nessuna agitazione psicomotoria di rilevante entità sarebbe potuta insorgere con ketamina in quelle quantità. Forse, soggiunge il consulente, un qualche effetto in termini se combinata con alcol non certamente con altri farmaci Sull effetto sinergico di ketamina e morfina, a parte ciò che già sappiamo sull inesistenza di studi specifici specie alle basse dosi di cui ci occupiamo, la consulente è tranciante: la ketamina poteva solo potenziare l effetto analgesico della morfina. Effetto analgesico che non significa effetto depressivo dei centri respiratori. A quei dosaggi nessun effetto sulla coscienza né sulla respirazione; solo attenuazione del dolore. Sulla causa della morte la consulente non ha esitazioni: morte rapida quindi o causa cardiaca o insufficienza respiratoria acuta. Esclusa la prima per assoluta carenza dei segni tipici, residuava la seconda, almeno fino a Thiene. Chiarissima la spiegazione dei sintomi dell insufficienza depressoria acuta. Anche in questo caso la descrizione appare assolutamente convergente con i dati dell autopsìa che pure la dr.ssa Margaria dichiara di non conoscere:

DOMANDA

Può dirci quali sono le manifestazioni cliniche di una morte o comunque di una grave

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insufficienza respiratoria, cosiddetta acuta? RISPOSTA

La clinica, lei dice?

DOMANDA

Sì, come comportamento del paziente.

RISPOSTA

Il comportamento ovviamente dipende dalla causa che ha portato all insufficienza

respiratoria acuta. Se è molto acuta, il paziente sente fame d aria, agitazione e ha poi delle manifestazioni obiettive che sono la cianosi e una delle manifestazioni legate non solo all iposia, ma all ipercapnia, in quanto nell insufficienza respiratoria acuta c è anche accumulo di anidride carbonica che provoca aumenti pressori, congestione dei vasi, soprattutto a livello del cranio, quindi possibili emorragie, petecchie e congestione dei vasi soprattutto della testa. DOMANDA

Ma sul piano proprio del comportamento lei ha ? RISPOSTA

Non possiamo parlare di comportamento di una morte che avviene in pochi minuti. Il comportamento è quello di andare a terra con le mani alla gola. Non può esserci nessun altro tipo di comportamento così rapido. Se lei mi parla di un insufficienza respiratoria che dura parecchio, allora c è la fame d aria, c è l agitazione, c è la richiesta di aiuto da parte del paziente. Io parlo sempre di sintomatologia da parte del paziente. Ma in una morte così acuta non c è stato neppure il tempo, credo. Avrà forse gridato aiuto, potrebbe aver chiesto Di solito un classico è quello di cercare di respirare al massimo. DOMANDA

Secondo la sua esperienza il paziente può, ovviamente non incubato, può emettere dei rantoli? RISPOSTA

Certo, sicuramente. La prima è la richiesta di aiuto. DOMANDA

Può avere, diciamo così, quasi dei conati di vomito se non riesce a compensare ? RISPOSTA

Questo è un altra cosa. Non è proprio un classico. DOMANDA

O dei sussulti? RISPOSTA

Sì, si chiama gasping. DOMANDA

Ci può meglio precisare questa sindrome di gasping? RISPOSTA

Sì, cioè il tentativo di respirare a tutti i costi. DOMANDA

Quindi questo si traduce anche in movimenti inconsulti del corpo? RISPOSTA

Sì, sicuramente. DOMANDA

E l ha osservato anche in pazienti in condizioni di salute non buone? RISPOSTA

Sì, è l insufficienza respiratoria acuta. DOMANDA

Che si manifesta con questi sussulti del corpo nella richiesta di maggiore aria, di compensazione prima che vi sia la perdita di conoscenza? RISPOSTA

Certo, sì. DOMANDA

E quindi vi possono essere anche movimenti inconsulti? RISPOSTA

Sì, nel tentativo sempre di fare entrare aria a livello del torace. DOMANDA

Una volta che si è verificato il decesso e si osserva il corpo, è riscontrabile in questo tipo di morte l enfisema polmonare? RISPOSTA

Non sono una anatomopatologa, per cui per quello che riguarda le condizioni a livello Però quello che appare, invece, dovrebbe essere la cianosi. La cianosi è proprio un segno patognomonico dell ipossia. DOMANDA

E questa si manifesta sia in vita Diventa cianotico prima ancora di morire? RISPOSTA

Sì, diventa cianotico proprio mentre è vivo. Perché è il livello dell emoglobina ridotta che induce la cianosi. DOMANDA

La cianosi ce la può definire clinicamente? RISPOSTA

Una colorazione violacee della cute e dell estremità e poi anche di tutto il corpo. Cioè il sangue diventa blu proprio perché non è ossigenato. DOMANDA

Cè una maggiore concentrazione di sangue in questi luoghi oppure ? RISPOSTA

Non necessariamente, dipende dalla posizione del paziente.

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DOMANDA

Prima, ovviamente, del decesso c è la perdita di coscienza del soggetto che ha un

aggravio respiratorio. RISPOSTA

Sì.

DOMANDA - La perdita di coscienza è l ultimo atto prima del suo decesso o c è qualche altra fase? RISPOSTA

Direi di sì, poi c è l arresto cardiaco, fibrillazione o arresto cardiaco. Lì non essendo

monitorazzato non possiamo sapere se ha avuto una fibrillazione o se ha avuto un arresto in diastole. Non lo sappiamo. È probabile che abbia avuto una fibrillazione.

Abbiamo ritenuto opportuno riportare per esteso la diagnosi della dr.ssa Margaria per la straordinaria convergenza del quadro dalla stessa descritto non solo con i dati dell autopsìa ma anche con i rilievi dei consulenti tecnici delle parti civili in sede di incidente probatorio, e dei periti d ufficio, le cui conclusioni divergono da quella dei consulenti di parte solo per l effetto diversivo e distorcente di una ricostruzione circostanziale del tutto inattendibile, priva di evidenze, indicata come verità indiscussa, senza considerare che le uniche fonti di questa verità erano gli imputati interessati e i loro colleghi non orientati a cercare una diversa verità.2

Quanto alle cause dell insufficienza respiratoria le cause possibili sono molteplici non esclusa la compressione della gabbia toracica o l ostruzione delle vie aeree; le condizioni di immobilizzazione di Aldrovandi erano idonee a ridurre la capacità respiratoria del soggetto anche gravemente nel caso vi fosse stata contemporanea compressione dell addome e del torace. Dalle risposte della consulente ricaviamo in definitiva: - Che la ketamina non produce agitazione psicomotoria ma solo allucinazioni sensoriali, trattandosi di un farmaco sostanzialmente anestetico anche a dosi modeste. - Lassunzione congiunta di ketamina e morfina non può comportare elevati aumenti di ossigeno da parte cuore e dall altro depressione respiratoria e quindi insufficienza dell apparato respiratorio a soddisfare la richiesta di ossigeno fondamentalmente perché, secondo la prof.ssa Margaria, la ketamina non dà un elevato aumento della richiesta di ossigeno da parte del cuore. La ketamina mantiene elevata la funzione cardiocircolatoria ma non la innalza in modo abnorme; non produce la necessità di aumentare l apporto di ossigeno al cuore in senso clinico. Si limita a mantenere elevata la funzionalità cardiaca e ha un effetto positivo rispetto al rischio contrario, nessun effetto particolare in organismi giovani e in cuori

2 Laffannosa ricerca già nei primi minuti successivi alla morte di Aldrovandi, volta al riascolto della telefonata Chiarelli, rivelano l ansia ed il desiderio di dimostrare che il soggetto sbatteva la testa contro i pali ed era quindi in preda ad agitazione delirante. Su questa premessa l intero processo è andato avanti, fino allo rivelazione attraverso l analisi accurata delle prove dell infondatezza della tesi dell agitazione psicomotoria di Federico Aldrovandi, talmente radicata e ribadita nelle menti di tutti da costringere a tenerne conto come di una immanente possibilità.

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ben funzionanti. Rispetto ad una presunta azione schizofrenica tra la ketamina e la morfina, la risposta è tranciante:

RISPOSTA

I meccanismi sono completamente diversi. Non c entra nulla. Cioè non è che la

ketamina sia un antidoto alla morfina Comunque un organismo giovane e sano fa una corsa superiore sicuramente a quella che posso farne io, senza averne nessun tipo di danno. DOMANDA

Non vi è dubbio. Però la mia domanda era: se un fisico ha assunto anche altre sostanze che invece inducono ad avere altro tipo di effetti, bisognerà valutare la sinergia che si crea ? RISPOSTA

Non si crea sinergia tra ketamina e morfina.

Sulle tematiche tossicologiche la difesa ha indotto la prof. Giovanna Berti Donini (cultore di tossicologia forense presso l istituto di medicina legale dell Università di Ferrara ) Una deposizione dalla quale non ricaviamo argomenti scientifici idonei a disegnare un quadro difforme da quello impostosi sulla base degli interventi dei diversi consulenti e dei periti che hanno escluso una qualsiasi efficacia causale delle sostanze stupefacenti. La prof. Berti Donini parla di notevole aumento della richiesta di ossigeno da parte del cuore come effetto della ketamina ma anche qui senza specificare il valore di questo notevole . Un sostanziale recepimento delle tesi del prof. Avato, senza un particolare arricchimento argomentativo: le sostanze stupefacenti assunte, avrebbero prodotto lo stato di agitazione, con aumento della richiesta d ossigeno e successivo impedimento al rifornimento di ossigeno con decesso. Tutto molto vago, già valutato e respinto dai periti d ufficio che si sono posti il problema di trovare una spiegazione alternativa al dedotto stato di agitazione, che l istruttoria ha poi dimostrato inesistente, nei termini posti a base da questi ragionamenti. Anche la prof.ssa Donini sostiene, come il suo direttore prof. Avato e come lui senza approfondire, che per la ricerca dell LSD sarebbe stata necessaria una metodica particolare. Non spiega quale avrebbe dovuto essere; non si confronta con l affermazione della Righini, secondo cui erano state adoperate tutte le tecniche disponibili, e oltretutto l affermazione contrasta con la strenua difesa che la Donini svolge per dimostrare l attendibilità delle indagini ferraresi rispetto a quelle di Torino e la corretta conservazione dei campioni da parte del laboratorio ferrarese; non considera che dopo l esito deludente delle prime analisi ne furono svolte altre per la ricerca di sostanze estremamente rare ed eccentriche; non tiene conto che le analisi sono state svolte proprio dall istituto del prof. Avato, di cui la Donini fa parte, sicchè una rimostranza postuma, da parte di chi appartiene al medesimo

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nucleo tecnico, su ciò che si sarebbe potuto fare e non fu fatto, appare piuttosto sorprendente. Va peraltro sottolineato che la stessa consulente non esclude un possibile concorso causale, rispetto all evento, dell agitazione prodotta dalla colluttazione e delle procedure di immobilizzazione (p. 31), rimettendosi sul punto alla valutazione medico-legale, in tal modo peraltro facendo perdere qualsiasi efficacia euristica alla precedente affermazione circa l efficacia letale delle sostanze perché, come acutamente affermato dal p.m., il caso del decesso di un assuntore in condizione di quiete non è parificabile, senza articolare l analisi, con un caso di decesso nelle condizioni specifiche. La mancata distinzione rende inattendibili le conclusioni perentorie della consulente. E che sia un contributo al quale non si possa attribuire un particolare rilievo si desume dal fatto che nell affermare il proprio disaccordo con i periti d ufficio, per non avere gli stessi considerato l effetto sinergico delle sostanze, non avendo rinvenuto la ketamina nelle loro analisi, la prof.ssa Berti Donini dimentica di tenere conto che Testi e Bignamini fondano le loro conclusioni sulle analisi di Ferrara e non sulle proprie. Infine, su controesame della difesa di parte civile la consulente ha dovuto dare atto di avere fondato le proprie conclusioni su studi scientifici nei quali era esplicita l avvertenza che gli effetti delle sostanze tossiche erano esaminati senza considerare l effetto di eventuali cause concorrenti. La risposta sul punto dà ragione della critiche taglienti che la parte civile ha, fornendo prove documentali, rivolto all approccio di molti dei consulenti della difesa:

DOMANDA

Le risulta che questi articoli abbiamo riconosciuto la causa di morte per droga nelle quantità che lei ha già riferito con una riserva espressa, leggo, in assenza di altre cause ? RISPOSTA

Per quanto attiene alla rivista sulla ketamina direi proprio di no. Per quanto attiene agli altri io mi sono sempre occupata del lato prettamente tossicologico, quindi la componente delle altre cause ho già premesso che non accetto di occuparmene perché ritengo che... DOMANDA

No, no... RISPOSTA

In questo senso non ho rilevato. Lei sa che quando legge un articolo prende dall articolo quello che le interessa nello specifico. DOMANDA

Lo so bene. RISPOSTA

Lo facciamo tutti. Quindi ho rilevato quello che ritenevo necessario alla mia tesi, ovviamente. Per quanto attiene alla tesi della componente di agitazione, di interventi estranei, etc., ritenendo non afferente alle richieste che venivano fatte dagli Avvocati della Difesa non ho badato. Onestamente. Mi pare però che nella ketamina non ci siano in quella rivista, che ho letto bene, tutta in inglese, che non ci siano valutazioni in questo senso, non giurerei sugli altri onestamente.

Due finali concessioni della consulente all accusa. Possibile un ruolo causale della

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colluttazione; rilevanza del dato quantitativo nella valutazione degli effetti della ketamina. A sostegno della linea difensiva è intervenuta all udienza del 24\1\2008 la dr.ssa Annunziata Lopez. Anche per la Lopez, peraltro in modo generico e senza specifica distinzione tra le caratteristiche delle singole sostanze, ketamina ed LSD possono indurre un violento stato di agitazione psicomotoria. Tuttavia la Lopez ha specificato come nella letteratura scientifica gli studi sulla ketamina siano recenti e scarsamente approfonditi, trattandosi di sostanza meno diffusa e meno studiata di altre. Come sostanza di abuso la ketamina è stata descritta solo di recente e i dati a sostegno degli effetti sono minori sicchè la consulente appare in imbarazzo nel sostenere attendibilmente l effetto della ketamina come fattore scatenante dell agitazione psicomotoria sulla base di evidenza scientifica considerata non ampia . La consulente parla di effetti non desiderati descritti in letteratura ma senza specificare casi, circostanze, contesti, sicchè la deposizione più che sostenere la tesi finisce con il renderla remota e soprattutto finisce con il mettere in guardia, data l asserita rarità dei casi studiati, sulla necessità che ogni affermazione in merito sia verificata con riferimento alla casistica esaminata. Si tratta dell operazione che ha successivamente compiuto la difesa di parte civile per confutare la posizione di un altro consulente della difesa, il prof. Berardi, che le stesse cautele della dr.ssa Lopez non sembra abbia adoperato nell asserire come verificata in letteratura l efficacia della ketamina come causa di agitazione psicomotoria, indipendentemente dalla quantità assunta. Si può in definitiva concludere che il confronto tra i tossicologi non ha aggiunto elementi nuovi rispetto alle conclusioni cui si era già pervenuti nell indagine preliminare con la perizia. Ne esce del tutto confermata la tesi dell irrilevanza intrinseca delle sostanze stupefacenti assunte dall Aldrovandi come fattori diretti di morte o anche solo come fattori concausali. Lanalisi ritorna sulla necessità di individuare cause effettive di insorgenza di un agitazione psicomotoria di per sé sola causa di morte; sulla natura livello e intensità di detta agitazione, sulla sua capacità in concreto a causare la morte; sul ruolo di eventuali concause.

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2.2. Il confronto tra i medici legali e gli altri specialisti tecnici intervenuti nel dibattito.

Svolgeremo per scrupolo i temi affrontati a dibattimento sulle questioni medico-legali, fondati sulla presunta esistenza di una condizione evidente, manifesta ed estrema di delirio eccitato, prodotta dall assunzione di un mix di sostanze stupefacenti. Dobbiamo osservare come le conclusioni alle quali siamo pervenuti in punto di fatto rendono tale discussione per molti aspetti superata perché fondata su premesse storico fattuali che l istruttoria ha dimostrato insussistenti. La ricostruzione del fatto indica che l agitazione di Federico Aldrovandi non può considerarsi preesistente all intervento della polizia ma è contestuale e frutto proprio di questo contatto. La vittima è verosimilmente in quel momento in stato di relativa alterazione comportamentale, derivante dall effetto conclusivo di modeste quantità di morfina ed eroina, abbinate ad alcol. Potrebbe avere assunto altre sostanze non rilevate, idonee a modificarne le ordinarie reazioni comportamentali. E certo che non vi è alcuna prova di uno stato di delirio eccitato preesistente ed è certo che il ragazzo fino alle 5,30 almeno non ha provocato alcun disturbo al vicinato. Questo disturbo si verifica quando i testimoni cominciano a sentire voci , grida tra persone, rumori di lamiere rotte; ingiurie all indirizzo di qualcuno e dello

Stato; urla soffocate e quant altro univocamente indicativo di un litigio o di una colluttazione. Cade quindi la premessa in fatto delle analisi dei principali consulenti della difesa mentre conservano validità quelle dell accusa che assegnano comunque un ruolo ad uno stato alterato del ragazzo derivante dal contatto con gli agenti, da una prima colluttazione con gli stessi e dall effetto sul comportamento di un mix di sostanze assunte che, in concomitanza con l azione degli agenti, si trasforma in reazione aggressiva, severamente repressa. Esamineremo quindi le risultanze del dibattito tra i medici-legali e tra gli altri specialisti intervenuti nel dibattito tecnico, anche quelle che non hanno fondamento in una accertata base circostanziale, solo per dimostrare come, anche muovendo da premesse infondate, le tesi della difesa siano tecnicamente inaccoglibili per l interferenza determinante sulla morte delle condizioni e modalità della colluttazione e dell immobilizzazione, anche rispetto ad un soggetto in stato di excited delirium syndrome, secondo le conclusioni cui eravamo già pervenuti sulla base della perizia d ufficio.

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2.3.1. Conferme e novità nelle dichiarazioni dei consulenti del p.m. Bellero-Lumare-Malaguti-Avato

Sulla deposizione del dr. Bellero vi è poco da aggiungere rispetto a quanto dallo stesso riportato nel verbale di ispezione dei luoghi e del cadavere. Il teste ha cercato di riportarsi rigorosamente al documento scritto già esaminato. Abbiamo appreso che l ispezione dei luoghi si è svolta essenzialmente all interno del perimetro dell area recintata dalla polizia, pur precisando, in modo generico, di essere andato un po oltre. Ha ribadito di essersi posto il problema con la collega Lumare se definire cianotico il viso del cadavere e di avere convenuto di non usare questa qualificazione per ragioni prudenziali, rimettendo alla fase successiva una valutazione definitiva. Possiamo dire che le risposte del consulente appaiono assai prudenti così come l intera stesura del verbale appare svolta con precisione, in assoluta assenza di qualsivoglia autonoma iniziativa da parte dei giovanissimi e forse anche inesperti medici legali di turno intervenuti sul posto; essi si limitarono a scattare le foto senza, a dire di Bellero, modificare la posizione del cadavere. Peraltro questa categorica affermazione viene corretta con la precisazione che movimenti del cadavere vi furono per potere eseguire le fotografie e svolgere tutti gli accertamenti.

I medici legali autori dell autopsia e della consulenza tecnica richiesta dal p.m., già esaminata e commentata in precedenza, sono stati esaminati congiuntamente all udienza del 15 luglio. E interessante osservare come il dr. Malaguti partecipi all autopsìa senza essersi recato sul posto e senza essersi quindi formato una propria idea della situazione. Chi fornisce le informazioni di contesto è la dr.ssa Lumare che era stata sul posto e si era formata un idea della dinamica della colluttazione sul racconto di Pontani presente sul posto. La dr.ssa Lumare all epoca della sua indagine aveva appena trent anni e non era neppure specializzata in medicina legale, essendo soltanto specializzanda al quarto anno di corso. E piuttosto singolare osservare come la dr.ssa Lumare, priva apparentemente di significativa esperienza e che non aveva neppure concluso la specializzazione, manifesti a dibattimento certezze che neppure il più anziano ed esperto dr. Malaguti si sente di confermare nei termini apodittici esposti dalla collega. In punto di fatto è rimasto confermato che l autopsìa e il successivo studio sui reperti autoptici sono stati compiuti dai due medici senza avere cognizione dell esistenza dei due manganelli rotti. Il dr. Malaguti li vede soltanto qualche

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giorno prima di depositare l elaborato peritale che a quel punto non ritenne e forse non poteva più modificare. Per le ferite al capo di Federico Aldrovandi il dr. Malaguti è netto nell affermare che si tratta di ferite lacerocontuse prodotte da corpi contundenti, e non ferite da taglio. Tutte ferite compatibili con l impiego di sfollagente. Il dr. Malaguti assegna alla ferita principale, ripresa nella foto A a franco carattere emorragico , il compito di avere prodotto le macchie di sangue rilevate nella parte più distante dal luogo di rinvenimento del cadavere. Si tratta solo di un ipotesi non essendo la sola ferita sanguinante riscontrata dai consulenti. Sulla terza ferita il dr. Malaguti ha specificato che sarebbe possibile una modalità di produzione alternativa, nel senso di un contatto del capo con il terreno al momento dell immobilizzazione a terra, una volta caduta l ipotesi di spiegazione, alla quale aveva pensato inizialmente, della testa che sbatte contro il palo. Il consulente ha ritenuto di non potere aderire all ipotesi che la terza ferita, foto C, possa essere stata prodotta dal tacco o dalla suola di una scarpa, il calcio di cui parla la Tsague o la compressione del capo al suolo con la scarpa. Le ragioni per le quali il consulente ritiene questa spiegazione molto improbabile non appaiono insuperabili; una ragionevole soluzione in senso affermativo è offerta dal consulente di parte civile dr. Varetto. Le ferite al volto di cui alla foto D sono compatibili con uno strisciamento di alcuni centimetri del volto sul manto stradale. Compressione e strisciamento, precisa il consulente, che definisce la compressione piuttosto profonda. La puntualizzazione è in linea con l immobilizzazione assai energica a terra del volto che slitta per pochi centimetri producendo la lesione. Il dr. Malaguti considera ipotizzabile che la ferita stessa possa essere stata autoprodotta dalla vittima nel tentativo di divincolarsi, senza compressione. La risposta appare superficiale perché non si comprende per quale motivo il soggetto, non compresso, avrebbe strisciare il volto per terra se la sua intenzione fosse stata di sollevare il capo per liberarsi. La circostanza che lo strisciamento sia stato per breve tratto giustifica l inferenza di una compressione forte che blocca al suolo il volto, senza farlo strisciare più di tanto. Il capo libero avrebbe provocato sfregamenti più diffusi, meno concentrati e localizzati. Tutte le altre ecchimosi ed escoriazioni al volto sinistro hanno la medesima spiegazione, secondo il dr. Malaguti; in qualche caso frutto solo di compressione e non anche di schiacciamento. La compressione a terra dell emivolto sinistro di Aldrovandi che per il tecnico è molto probabile , diventa sul piano dell accertamento giudiziale giuridica certezza, in assenza di altre possibili

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spiegazioni e dati i fatti accertati. Da ricordare che il consulente esclude che le lesioni al volto possano essere ricondotte alla caduta dall alto del corpo a peso morto, come nella versione degli imputati, secondo cui vi sarebbe stata caduta in avanti dalla portiera dell auto con violento urto della faccia per terra. Viceversa queste lesioni sono compatibili con un urto della faccia con la portiera e potrebbero spiegare il danneggiamento ella vettura all altezza della maniglia e le macchie di sangue che vi si rinvengono prodotte da una delle ferite al capo che potrebbe essere stato sbattuto contro la portiera all altezza della maniglia provocando anche la rottura del vetro. Anche nella foto E, che riproduce altre parti del volto, si rilevano ecchimosi con meccanismo di produzione sempre compressivo. Questa volta il consulente introduce come possibile fattore produttivo il corpo contundente, sempre nella doppia accezione del corpo che si abbatte sul volto e sulla testa e della testa che viceversa va contro l oggetto contundente. Sollecitato dal p.m., il consulente deve ammettere come ipotesi irrealistica che tutte le innumerevoli lesioni descritte possano essere state prodotte secondo questo meccanismo poiché ciascuna di esse comporterebbe un distinto colpo della testa contro il corpo contundente, del tutto inverosimile dato il numero delle lesioni. Interessante il cambiamento di rotta del dr. Malaguti nell interpretazione del significato degli spandimenti emorragici che si notano in foto F, al di sotto della mucosa orale in corrispondenza degli elementi dentali, soprattutto incisivi, sia superiori che inferiore, a sinistra. Il consulente riconosce trattarsi di una lesività di difficile interpretazione e oggetto di discussione con la dr.ssa Lumare. Le conclusioni nella relazione ( traumatismo derivante dagli atti di rianimazione e non da causa esterna in ragione della simmetria delle lesioni e dell assenza di riscontri esterni al livello delle labbra e delle mucose labiali interne). Esclusa dalla dr.ssa Fogli la possibilità che il suo intervento possa avere cagionato dette lesioni, il dr. Malaguti con la consueta prudenza deve convenire che dette lesioni possano essere il segno di una particolare situazione di ipertensione e congestione vasale che arriva al punto di ledere la parete vasale, dando quindi luogo a stravasi che normalmente sono di piccola entità. La risposta liberatoria del consulente è affermativa anche se egli, consapevole dell apporto che tale conclusione reca alla tesi dell asfissia posturale, cerca di rifugiarsi, per ridimensionare l impatto, nella sua casistica negativa che è tuttavia un argomento contrario evidentemente assai debole.

MALAGUTI

Rispondiamo di sì, anche se nella mia esperienza non ho mai visto cose di questo tipo con questa simmetricità, di questa estensione e in questa sede, però non lo escludo. ( p.98)

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Importante anche un altra piccola retromarcia del dr. Malaguti nell interpretazione delle lesioni della foto H che riproduce i polsi. Lesioni certamente da energico ammanettamento dei polsi ma anche possibili lesioni da difesa con le mani, verosimilmente dai colpi di manganello.

DOMANDA

Potrebbero essere lesioni da difesa? MALAGUTI

Non hanno tipicità di lesioni da difesa in questa sede. GIUDICE

Può essere più preciso? Se qualcuno mi dà un colpo e io mi paro così, perché non può essere? MALAGUTI

Diciamo che quella su superficie ulnare ci può anche stare ( p.98)

Molto importante pure l ulteriore concessione alla tesi dell accusa, relativa alla causa dell evidente e assai rilevante ecchimosi allo scroto. La lesione è compatibile sia con un calcio che con un colpo di manganello. E la spiegazione del consulente e tanto più significativa in quanto nella relazione l accento era posto sulla causa individuata in base al racconto di Pontani mentre la possibile alternativa era semplicemente accennata ma non discussa. Qui il consulente è come se avesse un idea davvero nuova:

MALAGUTI

Ci può stare, sa perché? Perché la presenza degli indumenti mi impediscono eventualmente di valutare la presenza di altre lesioni associate che mi possono fare avvalorare o meno Cioè, sulla cute esposta io prima l ho escluso a livello del capo. Qua non lo posso escludere, perché un calcio ad una persona che ha dei pantaloni, i pantaloni impediscono qualsiasi tipo di lesività alla cute. Perché qui la cute è integra. Quando c è l ecchimosi, il più delle volte, della classica ecchimosi prevede la cute integra. Cè solo stravaso ematico sottocutaneo. Qua abbiamo l ecchimosi. Non ho alcun altro tipo di lesione se non l ecchimosi. Se io porto un calcio può darmi un ecchimosi di questo tipo, perché i pantaloni impediscono che la scarpa mi provochi altri tipi di lesioni associate. ( p.100)

E però qui Malaguti ci sta dicendo ciò che in precedenza aveva sempre negato e che invece i consulenti di parte civile avevano sostenuto e cioè che la presenza dei vestiti impedisce ad azioni violente di lasciare tracce sulla cute esterna, pur producendo lesioni interne. Da notare che i consulenti nello spiegare gli effetti di questa lesione, ricordano come le sostanze assunte potessero averne attenuato ma non annullato il dolore come invece vorrebbero gli imputati che riferiscono di un soggetto del tutto indifferente al terribile colpo ricevuto. La dr.ssa Lumare parla di aumento della tolleranza al dolore ma non di assenza di dolore, e finisce con l ammettere che il soggetto sente meno il dolore ( p. 169) ma lo avverte in ogni caso con intensità

proporzionata alla natura e alla localizzazione della lesione. Condizione che non

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poteva quindi lasciare indifferente il ragazzo, come preteso dagli imputati. La foto N rispecchia poi senza discussioni colpi di manganello alle gambe. E però, per essere chiari, non calci delle gambe contro i manganelli, secondo l insostenibile versione Pollastri della causa di rottura del manganello. Cogliamo qui l occasione per osservare come la versione Pollastri sia in contraddizione con la sua asserita scarsa forza di braccia e di gomito: il violento calcio al manganello, debolmente impugnato, ne devia la traiettoria, non producendo quindi una sommatoria delle forze contrastanti tale da produrre la rottura; al più lo fa volare via. Possibili colpi di manganello anche per spiegare nelle foto O e P le lesioni al ginocchio e le lesioni al malleolo; in alternativa altre forme di produzione sempre traumatiche , come strisciamento a terra con sfregamento della robusta tela del pantalone sulla cute. Il dr. Malaguti esaminato sulla causa della morte manifesta tutto il suo imbarazzo nel dovere ammettere che il dato circostanziale quale gli veniva riportato ha avuto un peso decisivo nella ricostruzione medico-legale del caso e che rispetto alle circostanze emergenti dalle relazioni di servizio e dalle testimonianze i risultati delle indagini tossicologiche finivano con lo sconfessare le ipotesi che erano andate formandosi e che erano state fatte circolare di una agitazione psicomotoria da robusta assunzione di sostanze stupefacenti. Sottolineiamo la delusione di Malaguti rispetto ai dati tossicologici perché nonostante l evidenza, su questi dati si è continuato a speculare ancora, tentando di attribuire alle droghe un qualche effetto causale diretto o indiretto:

MALAGUTI

Sì, quello. Abbiamo preso atto che il ragazzo era particolarmente eccitato, in questo senso, e che ha avuto una colluttazione importante dal punto di vista fisico e anche emotivo direi. DOMANDA

Quindi una colluttazione importante, nel senso di una colluttazione violenta? MALAGUTI

Violenta come energie profuse, nel senso importante. Noi ci siamo fatti questa idea, che è stato un momento dotato di grande criticità da un punto di vista anche fisico ed emotivo. Poi abbiamo preso atto dei risultati delle indagini tossicologiche che, se posso dire, si sposano con quanto noi avevamo letto sulle testimonianze, in quanto ci aspettavamo Sulle risultanze risultava, non vorrei sbagliare, che quella sera ci fossero stati altri tipi di assunzioni. Cose che sono state un po sconfessate da queste indagini tossicologiche, anche se non è negativa. Comunque abbiamo preso atto di questi risultati. DOMANDA

Cioè, vi aspettavate che la tossicologica dicesse ? MALAGUTI

Leggendo questo, le deposizioni degli amici, direi, pensavamo di trovare qualcosa di più. DOMANDA

Sia in termini quantitativi di quello che è stato trovato, sia in termini qualitativi di sostanze non rilevate? MALAGUTI

Sì.

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Malaguti ha chiarito che dall indagine autoptica non era emersa una specifica causa di morte. Egli si aspettava che la risposta al quesito potesse essergli offerta dall indagine tossicologica. Le risultanze tossicologiche, viceversa, tradivano totalmente l aspettativa, rendendo complessa l analisi. Qui probabilmente si colloca la radice del fondamentale errore interpretativo del dr. Malaguti che gli verrà contestato da Thiene-Beduschi. Laspettativa di una causa di morte tossicologica gli ha impedito di leggere in profondità tutti i reperti autoptici:

DOMANDA

Però, prima di andare avanti, lei mi sta facendo capire una cosa, che dato che la lesività non era significativa per la causa della morte, l altra causa poteva essere la tossicologica. Questo mi sta dicendo? O una delle ipotesi era quella? MALAGUTI - L indagine tossicologica DOMANDA

Cioè perché è ci rimasto male? MALAGUTI

Non è che sono rimasto male DOMANDA

Sono stato improprio. Come mai è rimasto sorpreso. MALAGUTI

Perché dalle deposizioni che avevo attentamente letto mi aspettavo altre sostanze e in dosaggi maggiori, anche in relazione alla descrizione delle circostanze che erano state fatte.

. MALAGUTI

No, succede, si fa un autopsia e si dice Va beh, non ho trovato nulla che mi spieghi proprio in modo eclatante la morte. Vediamo i risultati dell indagine tossicologica . E sono stati discrepanti rispetto alle mie attese, perché avevo letto quelle deposizioni, punto. Tutto qua.

Per quanto il dr. Malaguti si ostini a negare, questa rappresentazione, che con onestà intellettuale egli descrive, della situazione creatasi nella ricostruzione di una causa di morte che sembrava scontata e risolta sulla base delle emergenze delle prime indagini, può avere influito psicologicamente sulla ricerca di una causa di morte alternativa; tale ricerca potrebbe essere stata condizionata dal ruolo che si è ritenuto di assegnare comunque alle sostanze stupefacenti che lo stesso dr. Malaguti ha ammesso non essere stato quello che ci si attendeva. I descritti comportamenti di Aldrovandi sarebbero stati perfettamente compatibili con una assunzione pesante di determinate sostanze stupefacenti che il referto tossicologico escludeva. Da qui l impossibilità di ricostruire la causa secondo il modello prefigurato. Questo modello fallito influenzerà la spiegazione che i consulenti offriranno:

DOMANDA

Quelle deposizioni facevano pensare ad assunzioni più pesanti. Questo è quello che mi sta dicendo? MALAGUTI

Sì. DOMANDA

Quei comportamenti, così come emergevano dagli atti, potevano giustificarsi in una determinata maniera? È questo? MALAGUTI

Potevano. Però così non è stato.

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Lalternativa che Malaguti propone è quindi l ischemia miocardica che senza il supporto delle sostanze stupefacenti non si regge perché non si spiega, a monte, l incontenibile agitazione. Malaguti ci ha offerto un quadro attendibile dei suoi dubbi e delle sue incertezze e di come sia giunto con un lavoro certosino sui reperti istologici ad autopsìa interpretativa i cui risultati pratici non si discostano da quelli che si sarebbero avuti se le sue attese si fossero concretizzate; tutto ciò, peraltro, in modo assai più problematico. Molti rilievi, tutti aspecifici, si possono mettere insieme in modi differenti tra loro. Si tratta di capire quale interpretazione sia più corretta e plausibile. Quello che segue è il ragionamento Malaguti-Lumare, già esaminato esponendo il tenore della relazione scritta. Esposto oralmente evidenzia tutta la sua artificiosità, quanto sia tributario della precomprensione del caso e di come si sia ritenuto di dovere attribuire un ruolo a sostanze stupefacenti che per qualità e quantità quel ruolo non potevano avere, specie perché non in grado di spiegare l importante agitazione psicomotoria, causa principale della richiesta notevolmente accresciuta di ossigeno rispetto alla quale il fattore depressivo delle modeste sostanze non poteva che essere secondario, se non marginale.

Partendo dal rilievo istologico di un ischemia miocardica io ho ipotizzato che ci fossimo trovati in quegli eventi in una situazione di grandissimo stress psicofisico dell Aldrovandi, che ha comportato una richiesta di ossigeno da parte del cuore e che a un certo punto non si è più stati in grado di assicurare. Cè stata quella che io definirei un ischemia da discrepanza. È logico che quando c è un ischemia c è una discrepanza che può essere conseguente a numerosissime cause. Noi abbiamo ritenuto che questa discrepanza su un cuore che non aveva microscopicamente nulla di particolare, anche se posso dire che come peso rispetto alla corporatura non è un cuore grande, perché 280 grammi non è un cuore molto grande, però a volte si hanno anche delle riduzioni del peso dovute anche al tempo intercorso dal momento della morte all autopsia, etc. etc.. Però non era un cuore grande, ma non c erano delle grosse anomalie che avrebbero favorito molto questa criticità che ho appena detto di questa discrepanza. Perché se noi abbiamo delle anomalie valvolari, coronariche, etc., è logico che lì non ci sarebbe stata storia. Nel nostro caso abbiamo ritenuto che, accanto a questo grande stress psicofisico con un netto aumento del fabbisogno di ossigeno da parte del cuore, abbiano contribuito in parte, non esclusivamente, anche quegli effetti che seppure queste sostanze, che sono state rinvenute, seppure in dosaggi non elevatissimi, noi riteniamo abbiamo comunque avuto. Cioè, gli effetti queste sostanze ce li hanno sull organismo. Perché disconoscerli? Dobbiamo prenderli in considerazione. (p. 108 )

A questo punto nell esame congiunto dei due consulenti, si inserisce nel contesto dell analisi problematica e perplessa del pur esperto Malaguti, la granitica ma non giustificata certezza della dr.ssa Lumare, a dire della quale la quantità di eroina riscontrata sarebbe stata sufficiente a produrre comunque effetti sul meccanismo causale, senza tenere conto di quale fosse il problema che il dr. Malaguti stava

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cercando di risolvere e cioè della combinazione tra stato di agitazione inspiegato e la c.d. discrepanza

tra richiesta di ossigeno e capacità dell organismo di fornirne

nelle condizioni date nelle quali il problema principale da risolvere era cosa avesse prodotto l accresciuta richiesta di ossigeno e poi se la difficoltà di risposta dell organismo non avesse anche un fattore causale esterno nelle circostanze dell immobilizzazione e della lotta. Il dissenso tra i consulenti sul punto appare chiaro ed è singolare come l esperto Malaguti lasci il passo alla collega che lo contraddice affermando essere elevate le quantità di morfina, che invece Malaguti aveva ritenuto essere non elevate , sol perché in certi casi a Perugia con 36 mg si trovano casi di overdose, un modo di ragionare rispetto ai problemi da risolvere illogico, posto che in base alla letteratura tossicologica, al contrario della ketamina, gli effetti tossici della morfina non sono dosedipendenti e l effetto letale è legato ad un complesso mutevole di fattori circostanziali.3

Ed infatti, dopo avere concesso la parola alla collega per il suo intervento4 il dr. Malaguti riprende il filo, e fa valere la sua autorevolezza, lasciando a quell intervento il suo valore di inciso irrilevante, rispetto al ragionamento che Malaguti stava svolgendo con il quale attribuiva alla morfina il solo limitato potenziale effetto di indebolimento dei centri del respiro:

MALAGUTI

Per quanto mi riguarda non è morto di narcotismo acuto. Io lo escludo assolutamente. Lo dico subito, non ci sono problemi. Ha ragione la collega a dire che il valore non può essere considerato basso in assoluto, perché la casistica nazionale è piena di casi con valori inferiori di morti. È troppo individuale la relazione dell individuo. Però, per quelle che sono state le circostanze, per come si sono svolti i fatti, io francamente ho difficoltà a dire che possa essere morto di quello, io. GIUDICE

Di quello quale? MALAGUTI

Di narcotismo acuto. Quindi, secondo me, la morfina comunque ha esercitato quelli che sono i suoi effetti naturali quanto meno in un indebolimento, come ho scritto, dei centri del respiro. Non tenere conto che c era morfina, che la morfina ha questi effetti Io ne ho tenuto conto e ritengo anche giustamente.

3 E appena il caso di anticipare e di preavvertire il lettore che la medesima posizione la dr.ssa Lumare adotterà nel confronto con il prof. Thiene, nel corso del quale si ostinerà, di fronte allo scienziato di fama mondiale, a non volere prendere atto dell errore compiuto, finendo con il dargli, nella sostanza, dell incompetente. 4 In una successiva fase dell esame la dr.ssa Lumare chiarirà di non avere voluto sostenere che la morte dell Aldrovandi fosse da ascrivere a narcotismo acuto ma ha ribadito che, a sua avviso, le sostanze avessero avuto un certo peso nel determinismo della morte secondo il meccanismo, aspecifico, esposto nella

relazione: situazione di accresciuta richiesta di ossigeno non sostenuta dall organismo per il gioco delle sostanze stupefacenti, spiegazione che non tiene conto delle cause dell agitazione originaria, del ruolo della colluttazione e delle sue modalità, del rapporto tra il peso dell abnorme incremento della richiesta di ossigeno e quello dell effetto delle sostanze in termini di accelerazione cardiaca e di depressione del respiro; soprattutto del gioco e della rilevanza di fattori ipossici/asfittici nel potenziare tutti gli altri meccanismi.

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Va ricordato che un altro manifesto caso di dissociazione tra i due consulenti è emerso nella parte in cui la dr.ssa Lumare ha attribuito alla ketamina nelle modestissime quantità rilevate, la capacità di provocare da sola l imponente stato di agitazione psicomotoria che sarebbe stata riscontrata dagli agenti imputati nell Aldrovandi. Quantomeno la possibilità di cagionarla, in assenza di altri fattori. Nessuna affermazione in questi termini si rinviene nella relazione nè nell esame del dr. Malaguti5, per non parlare della posizione dei periti d ufficio. Questi accenti si ritrovano, viceversa, in alcune posizioni dei consulenti della difesa, preoccupati di trovare un sostegno oggettivo all excited delirium syndrome, basato sulla presunzione degli effetti di una sostanza, l LSD ( che la dr.ssa Lumare considera peraltro alternativo alla ketamina ), non rinvenuta nel sangue. Posizioni oltretutto prive di effettivo fondamento scientifico, secondo la documentazione fornita dalla difesa di parte civile. Ovviamente ci si sarebbe potuto aspettare che a fronte dell aleatorietà delle ipotizzate possibili cause dell agitazione, ci si ponesse il problema della verifica fattuale dell assunto che trovava così effimere basi oggettive. Che, poi, il dr. Malaguti tenti ad ogni costo di difendere il proprio operato parlando delle sostanze come concause, nonostante i periti d ufficio, le abbiano escluse dal novero dei fattori rilevanti, è comprensibile, anche se è evidente che di concausa non si possa parlare, posto che l agitazione psicomotoria irrefrenabile, in quanto causa sopravvenuta da sola idonea a produrre l evento, secondo l assunto dei periti Testi e Bignamini, esclude quel ruolo concausale. Che se poi l agitazione non ere da sola idonea a produrre l evento, ritornano in campo tutte le altre possibili concause, a meno da non trasformare gli agenti in meri spettatori di un agitazione priva di spiegazione che si mantiene fino alla morte, accelerata dalla pregressa assunzione di morfina. Per sostenere la propria ricostruzione anche il dr. Malaguti ha bisogno di ipotizzare che lo stress psicofisico di Aldrovandi abbia avuto inizio assai prima della colluttazione con la polizia. Anche per Malaguti non vi è correlazione tra l agitazione e la colluttazione, questa essendo conseguenza di quella. E quindi basterebbe questa storicamente infondata premessa per concludere l analisi della consulenza e archiviarla. Nondimeno l analisi della deposizione del dr. Malaguti merita di essere completata perché al termine il consulente finisce col giungere alle stesse conclusioni cui erano pervenuti i periti d ufficio, attribuendo un ruolo concausale nella morte all azione degli agenti.

5 A pag. 162 del verbale vi è una risposta alla domanda del difensore sull effetto dell agitazione in termini di aumento delle catecolamine. La risposta affermativa al quesito attiene a questa domanda e non all intera premessa nella quale si dava per ammesso che la ketamina avesse provocato l agitazione, elemento che non si riscontra nella deposizione. Il dr. Malaguti ha sostenuto l efficacia della ketamina sul ritmo del cuore ma non nel produrre agitazione.

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Egli parte dalle relazione di servizio e dagli altri verbali per sostenere l esistenza di una condizione di notevole incremento delle catecolamine, dovuto all agitazione ma non sfugge dal riconoscere che la successiva colluttazione produsse un ulteriore importante sforzo fisico, rilevante nel meccanismo causale produttivo del decesso. Sul punto il dr. Malaguti è categorico:

MALAGUTI

Mi pare di capire che sia stato un momento di particolare sforzo fisico da parte dell Aldrovandi. DOMANDA

Per concludere su questo punto: l incontro avvenuto quella mattina, e le do per buono anche lo stato di agitazione, l assunzione di droga e i quattro agenti, ha avuto un efficacia concausale nel determinismo di quel fabbisogno di ossigeno che poi ha portato a quello ? MALAGUTI

Assolutamente sì. ( p.112)

Anche sull ipotesi asfittica il dr. Malaguti, pur tentando di mantenere le posizioni, apre in modo imprevedibile alle tesi dell accusa. Riconosce che la rilevata iperespansione polmonare è segno tipico di morte asfittica; così come la fluidità del sangue, le petecchie emorragiche congiuntivali e sub pleuriche, la congestione poliviscerale ( tutti i visceri presentavano spiccata congestione ), la rottura dei setti alveolari e, sia pur meno significativo e particolarmente aspecifico, pure le abbondanti ipostasi si sposano con l ipotesi asfittica. Di fronte a un quadro di segni plurimi e convergenti, sebbene non univoci ma tuttavia abbinati ad un quadro storico di prolungata condizione di costrizione al suolo violenta per un tempo non determinato ma, come s è visto, piuttosto lungo (6-8 minuti), negare l asfissìa sul mero presupposto dell assenza di segni sul dorso è alla lunga insostenibile. Per questo il dr. Malaguti a dibattimento modifica progressivamente la sua posizione e accede alla tesi dell asfissìa posturale, non escludendo l asfissìa meccanica:

MALAGUTI

Noi abbiamo trovato un torace che sia esternamente che internamente non aveva la benché minima soffusione ecchimotica. Perché noi ci siamo soprattutto interessati, al di là dell asfissia posturale che è assolutamente una modalità pertinente, che assolutamente deve essere accettata come possibilità, francamente la mia preoccupazione iniziale era soprattutto rivolta a un altro meccanismo asfittico, che è l immobilizzazione del mantice respiratorio. DOMANDA

Ce lo traduce in termini che posso comprendere? MALAGUTI

Sostanzialmente è l impedire che la gabbia toracica abbia quei movimenti sufficienti e necessari affinché si abbia uno scambio di ossigeno, tale da garantire l apporto metabolico di ossigeno sufficiente per garantire la vita delle cellule. Ora questo meccanismo, così, ne abbiamo discusso molto, anche alla luce di quelle che sono le circostanze, il tentativo di ammanettare, disteso a terra, etc. etc.. Insomma, era una situazione dove si poteva creare una situazione di questo tipo. Però francamente noi riteniamo che, alla luce di quelli che sono stati i rilievi obiettivati, sia da escludere. Non abbiamo visto A parte che è una classica modalità che si verifica in situazioni ben più gravi normalmente, quindi rovesciamento del trattore nel fossato, la morte

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nella folla, il camionista che rimane incarcerato nelle lamiere. Situazioni proprio estreme. Vero è che non necessariamente bisogna raggiungere questi livelli. Perché sostanzialmente alla fine è sufficiente anche impedire una sufficiente escussione dei movimenti respiratori. Però l assenza di qualsivoglia lesività anche minima e il fatto che notoriamente l uomo ha una respirazione prevalentemente addominale rispetto alla donna, ci ha fatto pensare di escludere questa modalità. Poi torniamo alla domanda eventualmente della specificità di tutti gli altri rilievi. DOMANDA

Dica pure.

MALAGUTI

Tutti i rilievi che lei ha citato sono presenti indiscutibilmente in maniera più o meno rilevante anche in altri tipi di morte. E mi riferisco per esempio a classiche morti cardiache o anche per sostanze xenobiotiche, da tossicosi. Quindi ci siamo posti questo problema. E ci mancherebbe altro. Però la nostra analisi ci ha fatto propendere maggiormente per la tesi che noi abbiamo scritto, piuttosto che ad un asfissia. DOMANDA

Quindi l analisi e l interpretazione di questi segni calati in questa particolare condizione possono anche portare però a ritenere una morte asfittica? Oppure è un ipotesi del tutto da escludere, che non è possibile ?

. DOMANDA

Io mi rendo conto che è un punto importante, però va affrontato, non è che non possiamo affrontare questo punto. In soldini: ci può stare o non ci può stare una morte asfittica alla presenza di questi segni e delle circostanze specifiche delle modalità del fatto? MALAGUTI

Per quanto riguarda il mio pensiero ritengo che non possa ricondursi ad un meccanismo solo o squisitamente asfittico la morte di Aldrovandi. DOMANDA

Cosa significa questa risposta? Vuol dire che in parte può essere asfittico? MALAGUTI

Nel senso che accentando l osservazione che lei mi ha fatto, io potrei anche dire sono tutti rilievi che ci stanno, quelli che abbiamo citato, anche con un asfissia . Poi ho spiegato

perché ho ritenuto di non DOMANDA

Certo. MALAGUTI

Però ritengo, per quello che ho appena detto, che ammesso che tutti questi segni possono far pensare a un meccanismo asfittico, ritengo io improbabile che fosse di per sé, per quelle che sono le circostanze Se parliamo solo di rilievi. Lei vuole solo i rilievi o lo studio del caso? DOMANDA

Noi parliamo della morte di Federico Aldrovandi e cioè di questi segni presenti sul cadavere di Federico Aldrovandi, così come è avvenuta. Quanto meno negli ultimi attimi della sua vita. MALAGUTI

Ritengo improbabile che la posizione a terra, così come descritta, di un soggetto, con quello che io ho rilevato, possa essere da attribuire esclusivamente ad una asfissia, anche ammesso le sue osservazioni, che io non condivido. DOMANDA

Certo. Ma io le sto chiedendo se ipoteticamente ci può stare una ricostruzione di questo genere sulla causa della morte. Questo è il punto. MALAGUTI

Ho escluso l immobilizzazione del mantice. Rimarrebbe questa asfissia posturale, che francamente noi non abbiamo acquisito in letteratura tutte queste certezze. Quindi se io escludo L immobilizzazione del mantice respiratorio, quindi una compressione sulla gabbia sufficiente e necessaria ad impedire i movimenti respiratori, io ho qualche difficoltà a rimandare la causa della morte ad una morte posturale. DOMANDA

In assenza, ha detto, questo ultimo passaggio, di una compressione della gabbia, giusto? MALAGUTI

Sì. DOMANDA

Laddove invece ci fosse una compressione della gabbia toracica allora sarebbe possibile?

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DOMANDA - Laddove fosse provata una compressione toracica ? MALAGUTI

Io distinguerei molto, cosa che forse non è stata fatta, tra una persona a riposo e una

persona in quello stato in cui si trovava Aldrovandi. Ora, nella posizione a riposo io ritengo che una compressione deve essere particolare per provocare qualche problema. In una persona che ha bisogno di molto ossigeno e che sicuramente sta facendo molti atti respiratori, tachipnoico, sicuramente una compressione a livello della gabbia toracica sarebbe una criticità, sarebbe molto rischioso, ma deve essere anche prolungata. DOMANDA

Siccome io non posso dirle alcune cose, per questo le faccio domande in via ipotetica. Allora, una persona che ha questa necessità di ossigeno, respira più affannosamente oppure non è detto che il respiro sia più affannoso? MALAGUTI

Magari ha atti più superficiali, ma molto più frequenti.

Sembra indiscutibile il progressivo avvicinamento del dr. Malaguti alla tesi d accusa. I fattori che l hanno portato ad escludere la causa asfittica sono evidentemente deboli. La aspecificità dei segno si risolve nell analisi del contesto. Le condizioni circostanziali che potrebbero giustificare un ridotto afflusso d aria per effetto dell immobilizzazione prolungata sono adeguatamente documentate. Manca certamente un passaggio anche per il dr. Malaguti, ed il pecorso verrà completato dal prof. Thiene. Ma anche così il consulente si rende conto che in presenza di una pluralità di indizi convergenti e di una interpretazione delle circostanze del caso meno rigida, più articolata e aderente alla situazione reale, l assunzione dell ipotesi asfittica ha una capacità esplicativa in grado di dare conto di un maggior numero di circostanze rispetto all ipotesi accolta dell insufficienza miocardica acuta. Quest ipotesi non spiega e non assegna responsabilità in ragione dell asserita estrema condizione di agitazione causa prossima e remota dell arresto cardiaco; ma essa elide del tutto dal quadro i sei-otto minuti di feroce lotta a terra e gli sforzi massicci, sostanzialmente confessati dagli agenti, per immobilizzare a terra Aldrovandi nella convinzione errata che lo stesso fosse in grado di sottrarsi alle pressioni praticate, rialzandosi e riprendendo a combattere. Un timore che ha evidentemente comportato un impegno di contenimento intenso per fare intendere al soggetto non esservi possibilità per lui di rivalsa, mediante un azione di compressione preventiva e perciò energica al punto da anticipare eventuali, presunti, imponenti sforzi di resistenza del soggetto, intenzionato a ribaltare la situazione. Tale azione preventiva produsse una compressione talmente accentuata, da impedire la libera respirazione, creando così le condizioni per quella fame d aria che la vittima tentò di soddisfare con un estremo tentativo di liberazione nel quale concentrò tutte le residue energie, dando così corpo a quella profezìa che sembrava autoavverarsi; gli agenti, malamente interpretando la ragione e lo scopo della estrema agitazione del ragazzo ( disperato bisogno di aria), anziché allentare la presa e le spinte, le accrebbero in una spirale malefica che condusse a morte attraverso l intervento risolutivo della contusione al cuore, conseguenza della violenta compressione sul torace e sul dorso.

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Una così complessa spiegazione, basata sui dati storico-circostanziali, non può evidentemente essere attinta dal dr. Malaguti che si limita a fare riferimento ad una mera posizione prona non accompagnata da un adeguato studio, che con i materiali a disposizione non era in condizione di fare, delle concrete circostanze del fatto. Ma l esistenza di tutte le caratteristiche utili alla ricostruzione alternativa sono ammesse e confermate. 6 Il dr. Malaguti non ha difficoltà ad ammettere, a domanda della parte civile, che le sue valutazioni sarebbero state diverse se avesse potuto disporre di evidenze che attestassero che sul torace e sull addome di Aldrovandi nell indicata fase critica, gravassero il peso di uno o due agenti o comunque una forza compressiva equivalente ai predetti pesi:

DOMANDA

Quindi se lei prendesse atto di - torno sul punto e a prescindere dalle risultanze del processo, perché la domanda è in astratto

di più persone che gravano sull Aldrovandi in posizione toracica e anche in posizione addominale eventualmente, visto che la respirazione maschile è addominale, la sua risposta potrebbe essere diversa da quella anche probabilistica che lei prima ha accennato? Ha capito? Se io le dicessi Cho la dimostrazione che

la domanda è in astratto

che due persone gravavano ? MALAGUTI

Cambierebbe molto. DOMANDA

Cioè? MALAGUTI

Ribadisco che l idea che mi sono fatta io è che questo ragazzo era in debito di ossigeno, nel senso che stava producendo uno sforzo fisico importantissimo, perché evidentemente non voleva farsi ammanettare o perché non si rendeva conto di quello che stava facendo, non entro nel merito. Se io a una persona di questo tipo vado a gravare a terra, sul torace, io credo che bene non fa. Quindi avrebbe cambiato la mia risposta. Soprattutto se avessi trovato lesioni che potessero in un qualche modo dimostrarlo.

Vero è che il dr. Malaguti ha insistito nel dire che una potente compressione sul dorso avrebbe dovuto produrre un qualche segno ecchimotico ma è lo stesso consulente a convenire che si tratta comunque di grado e di condizioni concrete e del rapporto modo di compressione, durata dello stesso e preesistenti condizioni del

6 MALAGUTI

Sicuramente la situazione prona è più problematica per gli atti respiratori rispetto a quella supina in situazione di aumentata richiesta di ossigeno. Sicuramente, perché ci grava il peso su e i movimenti sono sicuramente, non dico impediti, ma più difficoltosi, i movimenti sia dell addome che del torace. DOMANDA

Sia dell addome che del torace? MALAGUTI

Sì, perché ci grava il peso del corporeo. Se invece noi siamo supini non abbiamo nessun peso. DOMANDA

Questo qui va aggiunto anche a quello che diceva prima la professoressa Margaria, anche all ammanettamento. Cioè lo stesso ammanettamento costringe il torace oppure no? O impedisce al torace di muoversi secondo natura ? MALAGUTI

Non lo ritengo così influente come ha detto la collega. Non lo ritengo così influente l ammanettamento. Cioè l ammanettamento in sé o il fatto che addirittura le mani ? Cioè, se noi riteniamo che uno ha le mani appoggiate a terra, un minimo può cercare di sollevare. DOMANDA

Certo. MALAGUTI

Se il fatto Però è sempre il peso corporeo che grava. Poi il fatto che venga ammanettato non mi pare che possa impedire in modo importante gli spandimenti del torace. ( p. 121 )

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soggetto. Si tratta comunque di un falso problema. Le modalità con le quali veniva esercitata la pressione non dovevano necessariamente produrre l ecchimosi. Le testimonianze fanno riferimento a un agente sdraiato e a ad uno seduto: non sembrano condizioni che debbano necessariamente produrre ecchimosi. Ma anche una forte pressione con le mani potrebbe non produrre gli effetti ipotizzati.7

Questa linea dei consulenti si infrange poi contro l elementare rilievo che dalla documentazione iconografica non si riscontra alcuna specifica indagine volta alla ricerca di lesioni sul dorso o sul torace. La circostanza è ammessa dal dr. Malaguti che riconosce l errore . A pag. 171 Malaguti ammette i numerosi limiti dell indagine dovuti al carattere routinario con il quale fu affrontato il caso:

MALAGUTI

Ha ragione, ha ragione. Diciamo che nel caso specifico abbiamo appurato la presenza dell ipostasi, non abbiamo appurato nulla altro e abbiamo ritenuto il quadro negativo. Forse è un errore. Ha ragione. DOMANDA

Anche perché Data la rilevanza del fatto. MALAGUTI

Però vorrei sottolineare che inizialmente Perché c è stato contestato anche il discorso della quantità dei prelievi. Perché è stato affrontato, voglio dire, in modo, non routinario, cioè noi di routine facciamo quei prelievi che sono più che sufficienti, nel 99% dei casi, per le indagini a cui noi sottoponiamo tutti i nostri casi. Il caso ha assunto ben altra rilevanza e sarebbe stato opportuno prelevare di più liquidi biologici e avremmo avuto anche la possibilità, cosi come in altri casi abbiamo la possibilità di prelevarne di più. Abbiamo prelevato quelli che noi facciamo di routine. Poi c è stata l intera richiesta di integrazione, abbiamo dovuto fare altri accertamenti, poi c è stata la nomina del perito, che ha richiesto giustamente... A un certo punto questi liquidi, che noi routinariamente rileviamo, si sono dimostrati scarsi. A noi questo è dispiaciuto parecchio. La mancata fotografia del dorso, purtroppo, va un attimino interpretata allo stesso modo: che routinariamente, raramente guardiamo sempre il dorso, ma raramente ne facciamo la fotografia se non ci sono aspetti che ci conducono a dire immortaliamo questo aspetto . Però anche l esclusione in questo caso sarebbe stato utile e faccio ammenda.

Certamente un indagine sul dorso per verificare possibili indizi specifici non fu condotta, non essendo stato compiuto sul tavolo settorio l integrale scollamento del tegumento dorsale.

7 Su questa questione vi è un esplicita ammissione del dr. Malaguti a specifica domanda della parte civile: DOMANDA

Era un ipotesi. Se ipotizziamo che il momento di difficoltà respiratoria, dovuta allo forzo, dovuta all agitazione, dovuta al bisogno di ossigeno, se una persona o due stesse sul corpo, diciamo così, sulla gabbia toracica e sull addome del prevenuto, possono causare e incrementare la crisi respiratoria fino ovviamente al decesso e se questo può non lasciare la presenza di ecchimosi? MALAGUTI - Sì, è una possibilità che si deve venire a creare. Non la trovo così facile. Però se si venisse a creare una situazione di questo tipo in modo tale che un adulto venga ad essere sormontato in maniera così semplice... Perché se io mi stendo su un adulto che ha bisogno di ossigeno, questo è sicuro che fa saltare Perché cerca disperatamente di evitarlo. Quindi è una situazione dopodiché da crearsi. Se si venissero a creare le condizioni di questo tipo sicuramente No, sicuramente no, potrebbe verificarsi quello che lei ha detto.

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Infine va ricordato come i consulenti nel richiamare la letteratura che escluderebbe la possibilità di configurare una possibile causa autonoma di morte nell immobilizzazione a terra in posizione prona, non abbiamo tenuto conto che la tesi di Chan era frutto di un esperimento di laboratorio che non poteva perciò tenere conto delle reali condizioni di campo , una limitazione ammessa dallo stesso autore dello studio, come del resto a suo tempo ricordato dai periti d ufficio.8

In una puntualizzazione finale il dr. Malaguti esclude qualsiasi fuoriuscita di sangue dal cavo orale di Aldrovandi, con ciò smentendo per l ennesima volta l

artificiosa, suggestiva e falsa descrizione dello stato del ragazzo riportata dagli agenti nelle loro relazioni di servizio. Osserviamo infine che nella parte finale del suo esame il dr. Malaguti si lascia andare ad un affermazione che troverà censura nell analisi del prof. Thiene, assumendo l equivalenza tra il concetto di miofibre ad andamento ondulato, riportato nella relazione con riferimento alle condizioni del cuore, e le bande di contrazione con le quali il prof. Rapezzi descriverà il medesimo reperto.9

Il consulente è stato comunque risoluto nell escludere il riscontro una qualsiasi patologìa cardiaca nel cuore di Federico Aldrovandi di qualsiasi natura o gravità

8 Di seguito, un passaggio dell esame che documenta l errore iniziale sulla base della lettura in aula del testo dell autore richiamato. Loccasione consente di richiamare l autorevole opinione che non esclude affatto l efficacia concausale delle compressione sul dorso: DOMANDA

Che lei sappia, il (Chan) nel fare questo lavoro ha riprodotto le condizioni che lui chiama di campo, dove si sono verificate le asfissie posturali nei soggetti che ha esaminato oppure no? LUMARE

Può riformulare la domanda? DOMANDA

Se ai soggetti che sono stati testati nel lavoro che lei ha citato prima sono state riprodotte le stesse condizioni di campo che hanno verificato, dove si sono verificati i decessi da contenimento. MALAGUTI

Sì, mi sembra che abbia riprodotto quelle, però in più ha aggiunto anche pesi. DOMANDA

È sicura di questo? MALAGUTI

Mi sembra di sì. .

DOMANDA

Vi sono due passaggi che leggo per comodità, poi apprezzerà il Giudice, lo produco. Il primo è quello che ho appena letto. Il secondo è questo: Si è cercato di riprodurre gli effetti fisiologici della colluttazione sottoponendo i soggetti dello studio a un esercizio della durata di quattro minuti prima di far loro assumere la posizione di contenimento. È però improbabile che tale periodo di esercizio possa simulare tutte le alterazioni fisiologiche che si possono verificare durante una colluttazione o in stato di agitazione. Inoltre non sono state riprodotti gli effetti dei traumi e dello stress psicologico che spesso si verificano nelle persone durante l arresto. È possibile che una combinazione di fattori comprese le condizioni cliniche sottostanti, l intossicazione, l agitazione, il delirio e la colluttazione, oltre alla posizione, possono causare un deficit respiratorio non rilevato dal presente studio . DIFESA

AVVOCATO VECCHI

Dove è la discrepanza? È questo il punto. GIUDICE

Dottoressa , quindi, secondo l autore da lei citato, il suo è un esperimento in laboratorio, non riproduce le situazioni di campo. LUMARE

Sperimentare, sì.

9 MALAGUTI

Sì, secondo me bande di contrazione forse vuol dire ondulate. Secondo me possono ricondursi Cioè sono due modi di descrivere lo stesso rilievo.

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apprezzabili, conformemente all assunto del prof. Thiene.

Il prof. Avato ha riprodotto sinteticamente i risultati della seconda indagine conferita all istituto di medicina legale di Ferrara. Ha richiamato gli studi esaminati e ha confermato la non riconducibilità della casistica esaminata al caso di specie. Ha confermato in modo chiaro come la costrizione a terra in posizione prona non possa essere esclusa in via generale dal novero delle possibili concause del decesso. La posizione di per sé potrebbe non essere indicata come causa mentre, in concomitanza con una preesistente condizione di insufficienza respiratoria, la posizione limita la libera escursione dei gruppi muscolari deputati alla respirazione e può contribuire al fenomeno ipossico, sicchè è del tutto naturale che il soggetto in questa posizione e in condizione di ipossigenazione, dipendente dalla posizione, debba essere messo in condizione al più presto di riprendere le normali condizioni di respirazione. Le soluzioni per migliorare la condizione del paziente sono plurime:

RISPOSTA

Beh, le proposte sono a girarlo sul fianco o metterlo supino, ecco, ovviamente le modalità di contenzione a braccia a tergo, insomma, sono state assunte recentemente anche nelle modalità indicate per le nostre Forze dell Ordine e quindi abbiamo un po di problemi da questo punto di vista.

La lunga dissertazione del prof. Avato sugli effetti tossici in generale e sugli effetti sinergici delle sostanze rilevate sul corpo di Aldrovandi sono ampiamente confermative della precedente relazione, salvo che per quanto attiene la ketamina: lo stesso prof. Avato citando la dr.ssa Licata sembra convenire sul fatto che gli effetti della ketamina nelle dosi minime riscontrate non sembrano particolarmente significativi pur potendosi indurre un concorrente effetto depressivo della respirazione nell ordine del 20% in combinazione con la morfina. Avato ammette che la dose di ketamina è assolutamente bassa e crea difficoltà nell attribuirle un ruolo scatenante dell agitazione, pur manifestando una propensione ingiustificata per la tesi l affermativa. Anche su altre questioni come il ruolo tossico della ketamina in dose minime, il ragionamento del prof. Avato si esprime in termini assai problematici. Con queste limitate puntualizzazioni il Prof. Avato aderisce a alle conclusioni Malaguti-Lumare. Sta di fatto, anche in questo contesto, che il prof. Avato è molto cauto nell assumere posizioni rigide e meccaniche in ordine all azione delle sostanze come cofattori del decesso anche sotto il profilo della loro interazione, secondo un certo approccio, piuttosto dogmatico, più volte risuonato in aula. Invita alla cautela il tecnico quando ricorda a tutti l esistenza di un complesso di variabili che

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impediscono conclusioni deterministiche: posologìa assoluta della ketamina, modalità di assunzione, numero di assunzioni, tempo, intervallo tra le diverse assunzioni. Il massimo che il prof. Avato sente di esprimere è una sorta di atto di fede egli effetti della ketamina,pur a dosi minime, senza alcuno sbilanciamento sul concreto meccanismo causale. In definitiva tutta l indagine del prof. Avato si riduce all ammissione che tutte le sue deduzioni si basano su una premessa storico circostanziale indiscussa: il presunto acclarato elevato stato di agitazione psicomotoria del soggetto. Tutte le informazioni tecniche offerte nascono e cadono con quel dato:

RISPOSTA

Non mi pongo nemmeno il problema, io verifico che è documentata esclusivamente l agitazione psicomotoria ed il mio ancoraggio è quello, tutto il resto io lo deduco sulla base della complessità dell elemento a disposizione ed arrivo ad una ricostruzione patogenetica per quello che ha fatto il dottor Malaguti, punto.

Anche sul refrain difensivo sugli effetti sinergici ketamina-eroina vi è un forte ridimensionamento del significato attribuito al dato:

DOMANDA

Bene. Senta, nel caso concreto possiamo fare una valutazione del tipo che l effetto sinergico tra ketamina e morfina può essere stato assai pericoloso? Cioè la ketamina che aumenta la richiesta di fabbisogno di ossigeno da parte del cuore, l assunzione di un oppiaceo, quale la morfina, invece che crea per lo meno una depressione nell apparato respiratorio? RISPOSTA

In astratto sì, ma se mi permette di fare l osservazione non è tanto con riferimento a questi fenomeni, ma con riferimento al sovraccarico della circolazione litorale encefalica, questo sì che è l aggravio che può essere conferito all assunzione di ketamina, cioè aumenta l edema cerebrale.

Il che significa tornare al punto di partenza e considerare determinante lo stato preesistente del soggetto. Va ricordato un ultimo passaggio della deposizione Avato nella parte in cui si ammette che la questione dell immobilizzazione in ambito poliziesco è molto discussa, non essendo affatto esclusa la pericolosità dell operazione rispetto al paziente, sicchè numerose sono le indicazioni volte a introdurre specifiche accortezze e cautele in quest ambito ( ridurre la durata, rimettere al più presto su un fianco il paziente), tutti suggerimenti che muovono dalla accertata consapevolezza dell obbiettiva rischiosità dell operazione di cui gli agenti della polizia italiana sono resi edotti, quanto meno sotto il profilo dell humus culturale in cui operano, secondo quanto emerso dalle testimonianze dei responsabili delle scuole di polizia.

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2.2.2. La linea difensiva attraverso il contributo dei medici legali. Debolezza intrinseca.

La difesa con il contributo dei propri consulenti tecnici ha cercato di supportare la tesi di una causa di morte del tutto indipendente dall azione degli imputati. Per sostenere questa tesi si è cercato di valorizzare ogni margine interpretativo idoneo a condurre a questo risultato, ricavato dalla consulenza Lumare-Malaguti-Avato e dalla perizia d ufficio. In nessuno di questi lavori era detto espressamente che l azione degli imputati e le circostanze della colluttazione e dell azione di immobilizzazione avessero avuto una diretta incidenza causale sull exitus. Tuttavia tali elaborazioni, anche attraverso le conferme dibattimentali, prestavano il fianco ad un lavoro di integrazione critica che finiva con il rimettere in gioco, con effetti concludenti sulla spiegazione scientifica dell evento, il dato storico-circostanziale dell azione violenta degli agenti come fattore senza il quale nessuna realistica spiegazione dell evento poteva essere offerta. Le conclusioni dell incidente probatorio con il decisivo intervento dei consulenti delle parti civili e l abbandono dell implausibile tesi dell azione tossica delle sostanze stupefacenti, aveva portato i periti ad integrare nel loro modello esplicativo della morte, in un contesto di excited delirium syndrome, l azione violenta degli agenti sia come fattore codeterminante un insufficienza respiratoria, sia come fattore idoneo a produrre una condizione di ipossia/asfissia che, in combinazione con il presupposto stato di eccitazione delirante, rendeva ragionevole una spiegazione della morte per un insufficienza cardiorespiratoria frutto non solo di un incontenibile agitazione, accentuata dalle condizioni del conflitto con persona contingentemente non sana di mente, ma anche della privazione meccanica e posturale della normale capacità di approvvigionamento d aria del soggetto attraverso la respirazione libera, resa impossibile o parzialmente ma severamente compromessa dalle condizioni dell immobilizzazione a terra. Per poter ribaltare il delinearsi di un tale quadro ricostruttivo, nel quale determinante appariva l azione degli agenti sia in positivo, per avere reso l agitazione del soggetto ancor più grave, ingaggiando con lui una colluttazione violenta e traumatica, molto impegnativa sul piano fisico, psichico e dei traumi fisici, e portando quindi al parossismo l agitazione che avrebbe dovuto invece essere contenuta e ridotta progressivamente con opportuni interventi sanitari e una prudente azione di contenimento e di intervento sulle cause , sia in negativo, per la brutalità dell intervento di contenimento nel corso del quale all esigenza di immobilizzazione assoluta veniva sacrificata la capacità del soggetto di respirare secondo le sue accresciute esigenze, la difesa con il contributo dei propri consulenti ha tentato di delineare un quadro ricostruttivo nel quale le suggestioni offerte dalla consulenza e dalla perizia d ufficio venivano radicalizzate, in modo da non lasciare spazio a possibili concause mentre le parti deboli di dette ricostruzioni venivano

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coperte con un rinnovato ruolo strategico assegnato al ruolo delle sostanze stupefacenti effettivamente rinvenute nel sangue. La debolezza strutturale della perizia, per avere dovuto essa dare per ammessa l assunzione di LSD di cui non si aveva riscontro nell indagine tossicologica, era aggirata assegnando un ruolo strategico alla combinazione di ketamina e morfina alle quali veniva attribuito uno strategico ruolo scatenante, andando ben oltre i timidi e modesti accenni contenuti nella consulenza tecnica Malaguti-Lumare. La necessità di trascurare i fatti e le circostanze causali che riconducevano alla responsabilità degli imputati ha indotto la difesa a interrogarsi sulla possibilità di assegnare autosufficienza alla condizione di delirio eccitato come causa della morte, tesi sostenuta attribuendo un inedito ruolo alla combinazione di sostanze quale Malaguti-Lumare-Avato non avevano neppure osato pensare; a negare qualsiasi incidenza causale all azione restrittiva degli imputati sia sul piano medico-legale che in punto di fatto; in via subordinata a costruire comunque un quadro di incertezza sull effettivo decorso causale tale da giustificare l esonero da responsabilità. La domanda della difesa è stata raccolta dai consulenti tecnici nominati ed escussi a dibattimento, le cui tesi non hanno peraltro retto al vaglio dibattimentale, non resistendo alla serrata critica dei difensori della parte civile, all attento vaglio delle fonti scientifiche da questi effettuata, alla serrata e coerente spiegazione alternativa offerta dai consulenti delle parti civili, il cui principale merito sta nella capacità di dare conto di tutte le circostanze del fatto e di tutte le risultanze dell indagine autoptica senza dovere negare o ignorare alcunchè, costruendo un quadro organico, realistico e completo nel quale tutte le componenti del fatto, anche quelle contrarie alla tesi sostenuta, si sono inserite agevolmente senza forzature od omissioni, concorrendo alla spiegazione complessiva. Ma soprattutto soccombendo fragorosamente di fronte all intervento del prof. Thiene, la cui capacità di fornire l anello mancante della spiegazione causale è stato tanto dirompente quanto capace di resistere agevolmente alle contestazioni, sia a quelle ovviamente interessate di Malaguti Lumare e Avato, il cui lavoro subiva una gravissima e totale falsificazione, sia a quelle del prof. Rapezzi, involontario protagonista dell intervento in causa del prof. Thiene. In tutto questo l intelligente lavoro di sintesi e ricucitura del prof. Beduschi, convalidato dal prof. Thiene, ha permesso di avere piena comprensione del meccanismo causale della morte. Una spiegazione che deve essere accolta non solo per gli intrinseci argomenti medico-legali ma anche perché, non bisogna dimenticarlo, alla luce della ricostruzione del fatto che ha portato ad escludere la sussistenza degli elementi sintomatici dell agitazione delirante preesistente alla prolungata colluttazione con gli agenti, la teoria Thiene-Beduschi si pone come unica, convincente, corroborata da prove, spiegazione del meccanismo causale. Tutti i ragionamenti dei consulenti di parte restano quindi inficiati da una premessa confutata in fatto, all inizio sostenuta dalle affermazioni interessate degli imputati, la cui falsità è già stata dimostrata.

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Lanestesista prof. Giron, che ammette un abitudine al massimo schematismo nel suo approccio ai problemi, non ha alcun dubbio nel muovere dal dato che considera indiscutibile, senza disporre degli elementi di prova, che alle 5,30 del 25 settembre, Federico Aldrovandi fosse in condizioni di intensa agitazione psicomotoria . Essendo tale premessa falsa o indimostrata, potremmo chiudere con l esame della posizione che su tale premessa, ingigantendola al parossismo, svolge i passaggi successivi dell argomentazione. Ne facciamo cenno ugualmente per completezza e per la manifesta intrinseca implausibilità delle deduzioni. Ovvio che se postuliamo uno stato patologico di tale portata, le relative cause non possono che essere pregressi stati patologici mentali o l assunzione di sostanze stupefacenti. Per il prof. Giron in Aldrovandi operano entrambe queste cause: un qualche disagio psichico giovanile nell adolescenza ; il mix di sostanze rilevate, senza alcun dubbio e senza alcuna discussione poste a base dell agitazione. Se c è l agitazione bisogna trovare la causa ad ogni costo . E allora va bene tutto, dai disagi giovanili ( inesistenti ) al mix di sostanze riscontrato il cui effetto presunto, come vedremo, è privo di alcuna base scientifica. Da ciò una serie di passaggi automatici:

crisi di agitazione psicomotoria intensissima, un meccanismo irrefrenabile perché il cervello perde il controllo di se stesso, ed è fatale poi che non intervenendo la conclusione è quella dell arresto, della morte elettrica dell individuo, fibrillazione ventricolare o tachicardia ventricolare, purtroppo uno ci lascia la pelle.

Il consulente glissa sulle circostanze ambientali che possono avere esasperato l agitazione, così come glissa su quel non intervenendo

che sembrerebbe escludere il determinismo ininterrotto causale, al quale la sua descrizione farebbe pensare. Completa adesione quindi alle posizioni Berti Donini sugli effetti sinergici della combinazione di sostanze che da un lato provocano l agitazione e dall altro la rendono inevitabilmente fatale attraverso il noto meccanismo dell effetto depressivo dell eroina sui centri respiratori in presenza di una accresciuta richiesta di ossigeno per l agitazione Sugli effetti della ketamina il prof. Giron non ha dubbi per effetto di una singolare petizione di principio: vi era l agitazione, questa non può che essere stata prodotta da sostanze stupefacenti; Federico Aldrovandi aveva assunto ketamina; questa era pertanto la causa dell agitazione psicomotoria. Un ragionamento circolare che non fa una grinza se non per il fatto che non spiega nulla. Il ragionamento del prof. Giron si snoda intorno a questo nucleo concettuale:

Io, ripeto, per natura devo occuparmi di situazioni di urgenza e di emergenza e tendo a schematizzare fortemente. Se questo era in queste condizioni le cause erano o l una o l altra. La patologia mentale può, sulla base di quello che ho letto nell anamnesi, forse aver rappresentato

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un substrato, forse, non resta altro che l assunzione di droghe. Dopodiché a me è irrilevante che abbia preso cento, uno o mille, certamente in quel caso si è verificata una situazione di intensa agitazione psicomotoria. Questo è un dato di fatto su cui io credo non sia neanche il caso di discutere.

Appare ragionevole, sulla base di un tale approccio metodologico, disattendere in toto ogni altra affermazione del prof. Giron, non senza riportare un altra paradossale affermazione del consulente, secondo cui l agitazione di Aldrovandi era destinata al parossismo ed a consumare il soggetto fino alla morte, indipendentemente dalla colluttazione, poichè la violenza e l agitazione si sarebbero comunque scatenate in qualsiasi altra forma, in un crescendo irrefrenabile. Il fatto è che non solo non vi è traccia dell agitazione prima dell intervento degli agenti ma che per loro stessa ammissione vi è un momento di attenuazione della presunta agitazione nell intervallo tra le due colluttazioni. Se poi le cose stessero come sostiene il prof. Giron, non si vede la ragione per cui dopo quasi mezz ora di agitazione parossistica Aldrovandi avesse deciso di scaricarla contro gli agenti, distogliendosi dal colpire alberi, pali, oggetti vari, attività a compiere la quale nessuno l ha visto, nemmeno gli agenti che hanno solo sentito urla ma non i movimenti di Aldrovandi prima dell attacco nei loro confronti. La tesi è poi destituita di fondamento perché presuppone la morte inevitabile in tutti i casi di agitazione psicomotoria il che non è vero, essendo i decessi le eccezioni, e anzi scopo di tutta la ricerca clinica in questa materia dimostrare la possibilità di salvare questi soggetti con opportune pratiche e con interventi terapeutici adeguati, praticabili anche in costanza dell agitazione stessa. Tutti i protocolli ospedalieri di cui abbiamo parlato in precedenza dimostrano, al contrario, la possibilità concreta che gli stati di agitazione possano regredire, facendo tornare il soggetto alla normalità. Lerrato approccio di Giron sta proprio nel considerare l intervento della polizia equivalente per il soggetto al battere la testa contro un albero o contro un palo. Evidentemente, se la polizia si comporta come un albero o come un palo, il problema della responsabilità si deve porre. Consulente medico legale della difesa è il dr. Claudio Rago. Dichiara di condividere metodo e conclusioni delle relazione Malaguti-Lumare: causa della morte l insufficienza contrattile del miocardio, determinata da agitazione psicomotoria, in questo senso potendosi interpretare tutti i reperti autoptici. Questa deposizione è di notevole importanza per una singolare ragione. Il dr. Rago cerca di confutare la tesi del prof. Beduschi che ha sostenuto che nel reperto istologico del cuore non sono evidenziabili bande di contrattura ma banali fibre ondulate, affatto significative di infarto miocardico, di danno cardiaco ma manifestazioni di ipossia. Il dr. Rago esprime contraria opinione e per confutare il prof. Beduschi cita il luminare prof. Thiene, al momento sconosciuto al processo. Il dr. Rago svolge un panegirico di Thiene e afferma in particolare:

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RISPOSTA

Io rispetto il professor Beduschi. In realtà se va a vedere appunto gli studi del professor Thiene

che nel Veneto è... lui è anatomopatologo, è ordinario di anatomia patologica dell università, lui è titolare del registro delle morti improvvise, ha scritto numerosi testi e numerosi articoli anche su riviste prestigiose internazionali, se va a vedere la banda di contrattura e la banda di rottura è, ripeto, quando significativamente ci sono queste alterazioni, due ha un significato relativo, dieci o cento. Allora il vetrino che io vedo qua, mi pare che qualcuno abbia anche detto che è un artefatto, mi pare di avere letto.

Interessa in questa sede osservare che il prof. Thiene è indicato dal consulente della difesa come la massima autorità in materia di morti improvvise e come lo stesso Thiene, nell ambito della sua complessa diagnosi, appoggerà pienamente la tesi del prof. Beduschi, escluderà l esistenza di bande di contrattura nel vetrino del cuore, confutando il dr. Rago e quindi la tesi dell insufficienza contrattile del miocardio come causa di morte. Va sottolineato come l esito dell esame del dr. Rago non mettere in evidenza sostanziali difformità dalla consulenza Malaguti ma neppure specifiche confutazioni o aspetti di inattendibilità dell ipotesi ricostruttiva formulata dai consulenti delle parti civili. Si consideri, in particolare, l ammissione della plausibilità dell ipotesi Beduschi sul fatto che la foto 18 della consulenza Malaguti indichi un edema cerebrale che potrebbe essere stato prodotto da un colpo di manganello. Per il dr. Rago non ci sarebbe i segni di un meccanismo asfittico nella morte del giovane, pur ammettendo non potersi escludere nulla per correttezza scientifica. In particolare anche per il dr. Rago un ruolo concausale dell asfissia è ipotesi teoricamente praticabile pur non sussistendo, a suo dire, elementi per avvalorarla . Preferibile la tesi del debito di ossigeno derivante dall agitazione. Anche in questa consulenza il fraintendimento del dato storico-circostanziale compromette la comprensione della realtà e la correttezza dell analisi. In tale contesto analitico compromesso, la posizione finale del dr. Rago è stata nel senso della possibilità teorica di un ruolo concausale della colluttazione nella produzione dell evento letale, pur con tutti i distinguo e le riserve derivanti dalle errate premesse in fatto. Il carattere decisivo di dette premesse per tutto il ragionamento di Rago è tale che posto, in sede di controesame, di fronte al ragionamento controfattuale dell inesistenza in ipotesi dell agitazione psicomotoria, si è trovato in grande imbarazzo, nell incapacità di fornire alcuna spiegazione alternativa, ripiegando assertivamente sull effetto letale delle sostanze stupefacenti, causa di morte diretta esclusa da tutti consulenti, con l eccezione della Berti Donini, tesi del tutto inconsistente.

2.2.3. Il sostegno dello psichiatra e del cardiologo. Osservazioni critiche.

Il prof. Berardi, ordinario di psichiatrìa a Bologna, sostiene di avere ricavato dalla lettura dei verbali e degli atti processuali la convinzione che Federico Aldrovandi all alba del 25 settembre presentasse un quadro clinico riconducibile ad excited

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delirium syndrome, un quadro assai noto ad operatori dei centri di salute mentale nei quali il consulente dichiara di avere maturato notevole esperienza che lo aveva portato a condurre specifiche ricerche in collaborazione con esperti di altri paesi, confluite in un articolo pubblicato su rivista internazionale. Il quadro di excited delirium syndrome è ricavato dal consulente dalla completa accettazione della vicenda storica riportata dagli imputati. A partire da questa constatazione anche tale valutazione scientifica, costruita su dati diversi e incompatibili con gli esiti dell istruzione dibattimentale, andrebbe accantonata. Ne parliamo per verificarne la debolezza intrinseca e per ricavarne ogni elemento utile per una ricostruzione attendibile dell effettiva condizione di Aldrovandi nei momenti processualmente rilevanti. Spiegata la nozione di e.d.s. con riferimento alla condizione di un soggetto in stato di irrefrenabile agitazione psicomotoria, mossa e corredata da confusione mentale, idee strane, sbagliate e incorreggibili, il consulente precisa che le varianti della sindrome sono molteplici; quella che avrebbe colpito Aldrovandi la più grave, in un nesso tra alterazione della coscienza, dovuta allo sconvolgimento dei sistemi dopaminergici, sopore, perdita delle facoltà mentali ed eccitazione. Una sindrome già nota in psichiatria con il termine catatonìa agitata, conseguenza di una malattia psichiatrica importante o di un assunzione di sostanze importanti , puntualizzazione importante del prof. Berardi stesso. La sindrome è legata alle condizioni d uso di specifiche sostanze stupefacenti, alla storia individuale e, ovviamente, alla struttura biologica individuale. Nessuna sorpresa se la sindrome subentra in soggetti in stato inizialmente soporoso. Laggressività dei soggetti affetti dalla sindrome è notoria. Rottura delle fibrocellule muscolari come effetto di intensa contrattura muscolare, attivazione massimale del sistema cardiocircolatorio, ipertermia, sono gli effetti di una condizione che comporta un elevata possibilità di esito letale per l azione delle catecolamine sul cuore. La scoperta dei farmaci antipsicotici aveva peraltro ridotto notevolmente il numero di queste morti, riducendo l incidenza delle malattie e delle morti ospedaliere. Nei casi di morte in conseguenza di e.d.s. all autopsia si è rilevata tromboembolìa polmonare o infarto acuto del miocardio. A proposito degli effetti della ketamina, secondo il prof. Berardi la sostanza è stata usata in esperimenti clinici per indurre la schizofrenia su pazienti volontari, onde studiare gli effetti biologici della malattia mentale. Anche per Berardi la ketamina è sostanza di studio recente. Il consulente ha quindi descritto gli effetti della ketamina, citando uno studio inglese di Nutt et alii, tra questi stimolazione cardiaca, aumento della produzione catecolaminergica e quindi pressione arteriosa e frequenza cardiaca che salgono. In associazione con altri farmaci produce effetti sinergici di potenziamento degli effetti psicotropi e tossici. Sugli effetti combinati delle sostanze, il consulente cita lo studio di un altro esperto, Schifano. Sarebbero in crescita i casi di decessi per e.d.s. a seguito di intervento della polizia, secondo studi

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americani e canadesi. Ciò perché, come nel caso Aldrovandi, soggetti che si trovano in stato di agitazione da sostanze all esterno dei circuiti ospedalieri, creano allarme con richiesta di intervento della polizia. L intervento della polizia, a differenza dei casi in cui i decessi si verificano prima dell intervento di personale pubblico, permette di registrare il comportamento delle vittime ed il suo stato al momento della morte. Nei casi di intervento della polizia, secondo questi studi, si tratta di giovani dai vent anni in su che presentavano i segni dell e.d.s e che nella maggior parte dei casi erano in stato di intossicazione da assunzione di sostanze stupefacenti. Nella casistica esaminata nel corso di questi studi si erano poste tutte le problematiche del processo. I problemi che si presentavano erano relativi ad un intervento eccessivo della polizia, con asfissia conseguente a percosse o immobilizzazione; nei vari casi non sarebbe stato riscontrato un collegamento causale tra l energico intervento degli agenti e la morte. In tutti i casi la morte era cardiaca o polmonare, riconducibile all e.d.s, frequente causa di morte, a sua volta indotta dalle sostanze assunte, influenti con la loro tossicità sul decorso causale. La sindrome e.d.s. è in sostanza equiparabile ad una psicosi schizofrenica e i meccanismi sono uguali in entrambi i casi. Anche Berardi, al termine dell esame del difensore, cade nel difetto di ragionamento circolare da cui sono affetti tutti gli altri consulenti della difesa. Da un lato esclude, ed in questo senso confuta, in quanto specialista della materia, il contrario accenno del prof. Giron, secondo cui l agitazione di Aldrovandi poteva anche avere cause endogene di tipo psichiatrico10; essa doveva ascriversi soltanto al mix di sostanze assunte. Posta l agitazione nelle forme e modalità risultanti dalla versione degli imputati e da una lettura inevitabilmente disattenta e superficiale delle risultanze processuali, le sostanze assunte avevano certamente avuto effetto scatenante: l inversione logica non potrebbe essere più evidente. Non ci si chiede se 40 nanogrammi di chetamina possano essere stati in grado di provocare l agitazione o se effettivamente Federico Aldrovandi avesse assunto LSD, in che misura o di che quantità e come mai non se ne fosse rinvenuta traccia. Non ci si interroga sul fatto che l eroina rinvenuta nel sangue a Torino fosse in quantità infinitesime con nessuna traccia nella bile, circostanza che crea comunque un dubbio, fondato su una testimonianza solida come quella della dr.ssa Licata, sulla realtà della presenza dell eroina nelle quantità che si danno per indiscusse. Si dà per accertato l e.d.s. e si suppone quindi che le sostanze ne siano state inevitabilmente la causa. Al contrario si sarebbe dovuto dire se quelle modestissime quantità di ketamina in un ragazzo di diciotto anni e con la storia di Federico Aldrovandi giustificassero o meno l insorgenza di una condizione di agitazione psicomotoria corrispondente alla casistica riscontrata su soggetti affetti da sindromi psicotiche acute. Il ragionamento sulle sostanze non tiene conto del dato reale e paga un prezzo alle necessità

10

Quindi posto che il ragazzo, al di là di qualche difficoltà durante il periodo scolare, non era affetto da psicosi, quindi non vi è dubbio che quello che gli è accaduto è stato scatenato dalle sostanze ( p.34 )

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imposte dal dover giustificare la sussistenza della sindrome. Un ragionamento che si ripete più volte, quasi che la ripetizione ne agevolasse l attendibilità. Interessante è piuttosto l indicazione del consulente con riferimento alle tecniche da adottare per fermare persone fortemente agitate. Reduce dall esperienza dei centri di salute mentale di Bologna, il consulente ha ribadito come la direttiva fondamentale in tali casi consista nell agire in presenza di una forza soverchiante, tale da far comprendere al soggetto che non ha possibilità di vincere e lo induce a desistere. Il consulente ha ribadito che in tutti i protocolli si afferma che se c è una forza soverchiante questa circostanza può bastare a dissuadere, perché anche una persona nello stato descritto, a parte i casi più estremi, riesce a percepire che non ha possibilità di sfuggire all immobilizzazione. Il rilievo ha consento di muovere una contestazione al consulente che aveva affermato come condizione assoluta e generale uno stato di incoscienza del soggetto, del tutto insensibile alla fatica e al dolore, che non si combinerebbe con questa capacità di comprendere il rapporto di forze. L eccezione dei casi estremi non si connetterebbe con il fatto che la situazione di assoluta incoscienza non appariva riferita in precedenza solo ai casi estremi . Contraddicendo le precedenze affermazioni, il consulente ha descritto le moderne tecniche di contenimento come molto morbide e tendenzialmente collaborative:

nella maggior parte dei casi quando non si arriva a delle situazioni così compromesse come quella in specie generalmente il paziente se ne rende conto. Comunque delle volte bisogna contenere con la forza, questo ci succede, allora la presenza dei Vigili per noi è di grande sollievo anche perché mentre in passato in psichiatria si prendevano degli infermieroni che erano scelti sulla taglia, oggi abbiamo delle belle ragazze che sono scelte sulla competenza tecnica professionale e quindi la presenza dei Vigili ci può essere d aiuto. Delle volte, come dicevo prima, piuttosto che i Vigili noi del reparto siamo costretti a chiamare la Forza Pubblica per pazienti magari ricoverati che in una prima fase sembrava che si riuscissero a gestire poi c è un acuzie di tipo excited delirium, come quella che abbiamo visto in Federico ed allora a quel punto noi non riuscendo ad uscirne chiamiamo la Polizia, il posto di Polizia, se siamo al Maggiore chiamiamo il 113 e ci facciamo aiutare da loro, per forza

p. 39

Il prof. Berardi è quindi in condizione di affermare scientificamente che Federico Aldrovandi non solo era in stato di agitazione da e.d.s., perché così riferiscono gli agenti ( la riserva metodologica del rebus sic stantibus, con la quale ogni scienziato dovrebbe far precedere ogni asserzione su circostanze non personalmente verificate, non ricorre nelle deposizioni di questi consulenti ), ma è anche in grado di affermare che la crisi di Federico apparteneva al novero dei casi estremi . Lo stesso prof. Berardi deve ammettere che il rischio morte, anche in questi casi, sulla base delle moderne conoscenze psichiatriche è notevolmente ridotto con l applicazione tempestiva di moderne tecniche di contenimento; egli conferma l esistenza di articolati protocolli multiprofessionali assai qualificati che permettono anche in casi estremi, senza altri danni per il paziente della temporanea perdita della libertà personale, trattamenti sanitari obbligatori dal definitivo carattere

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terapeutico. La debolezza su questo punto del consulente emergerà con evidenza nel corso dell esame del giudice. Posto che il compito, importante ma non unico, nel valutare le consulenze di parte consiste nel valutare la congruità del ragionamento, deve annotarsi come dal controesame del p.m. emerga una sostanziale confessione del consulente di avere valutato gli atti non per costruire la base del suo ragionamento ma solo per quella parte in cui convalidavano una tesi precostituita. Ad una specifica contestazione del p.m. sul grado di conoscenza degli atti il prof. Berardi ha testualmente risposto:

RISPOSTA

Le ripeto, signor Pubblico Ministero, io ho guardato un po tutti gli atti che sono un fascicolo veramente immenso, li ho guardati guidato anche dagli Avvocati, ho cercato di scorrerli tutti, chiaramente alcune cose, quelle che mi sembravano pertinenti al mio ragionamento e che mi servivano a cercare di farmi un idea della situazione poi me le sono trascritte e appuntate, le altre sono sfuggite, comunque mi dica lei se c è qualcosa

Dobbiamo opportunamente chiederci, sul piano del metodo, se il prof. Berardi abbia valutato il rischio che tutto il suo lavoro potesse andare in fumo per l esistenza agli atti di elementi di fatto non pertinenti e non congruenti con il suo ragionamento. Evidente l imbarazzo per la contraddizione in cui il prof. Baraldi cade di fronte al quesito decisivo che la sua deposizione suscita. Baraldi è un clinico ed un avveduto professionista; ha trascorso la sua vita a curare malati di mente e sa che la sua valutazione professionale cresce nella misura in cui il maggior numero di pazienti viene salvato; egli sa quindi come pazienti agitati possono e debbono essere salvati. Al contempo dovrebbe tendenzialmente sostenere, senza disporre di conoscenze reali, che il caso Aldrovandi era inevitabilmente destinato ad esito infausto:

DOMANDA

Come si rientra da uno stato di questo genere? I suoi pazienti, quello che lei ha avuto modo di vedere, come poi rientravano in uno stato diciamo di maggior coscienza o di riassociazione, se vogliamo, dallo stato di dissociazione? RISPOSTA

Mah ci sono stati, dipende dai casi. Essenzialmente se le cose vanno bene l effetto delle sostanze, cioè se non c è una tossicità o si riesce a gestire o non c è un livello di intossicazione tale da portare al decesso, nel caso delle sostanze, partiamo da quello, è chiaro che poi queste sostanze hanno un metabolismo.

In sostanza, Aldrovandi si poteva certamente salvare perché il suo stato di intossicazione, in ipotesi, non era certamente acuto, aveva un cuore giovane e forte non proveniva da gravi esperienze di tossicità da stupefacenti, all autopsìa non presentava chiari e gravi segni di morte cardiaca. Assenti, come vedremo, segni di lesione alle fibre del miocardio, che il dr. Rapezzi si sforzerà di affermare, smentito clamorosamente, e senza possibilità di replica, dal prof. Thiene. Sotto l incalzare del controesame il prof. Berardi vacilla ancora. La domanda intelligente colpiva al cuore il suo modello: posto che per Berardi l e.d.s. è in molti casi letale, indipendentemente da qualsivoglia intervento, si chiedeva al clinico di documentare quanti casi passati dalle sue mani si fossero risolti in decessi dei

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pazienti. Evidente qui il prof. Berardi è posto nell alternativa o di ammettere di essere un clinico nelle mani del quale i pazienti spesso decedono ovvero di dovere negare la propria precedente descrizione degli effetti della sindrome. Ovviamente, la premessa di base sta nell

affermazione del consulente dell identità degli effetti

della sindrome, a prescindere dal canale a Y di convogliamento del fattori scatenanti ( malattie mentale o abuso di sostanze ). La risposta è molto imbarazzata e cerca invano di tenere insieme i due aspetti della questione:

RISPOSTA

Come si rientra da questi casi? Intanto DOMANDA

Di tipo psichiatrico? RISPOSTA

Intanto ci sono dei casi dove purtroppo non si rientra perché io ho memoria e ho conoscenza anche di casi letali in ambito psichiatrico, cioè di pazienti che sono deceduti. DOMANDA

Di fronte a lei. Mi scusi professore, se io le ho chiesto la sua esperienza specifica, se le è mai capitato di vedere un paziente affetto da questa sindrome di excited delirium morire oppure se lo ha appreso dalla letteratura così come sono venuti molti a dircelo? RISPOSTA

Sì, ne ho visti anche morire, ne ho visti morire proprio il periodo in cui ho lavorato a Ferrara e facevo delle guardie, all inizio della mia carriera, i primi anni 80, facevo delle guardie in ospedale psichiatrico e ho visto dei pazienti morire da excited delirium, dopodiché queste morti mi hanno molto colpito e quando sono poi tornato a Bologna in istituto ed a lavorare in reparto mi sono dato proprio come uno dei miei interessi principali di prevenire al massimo le morti. Il direttore dell Istituto, allora il vecchio professor Gentili, era molto interessato a queste cose e così noi stabilimmo un rapporto di collaborazione con la medicina interna dell Ospedale Maggiore e mettemmo in piedi un protocollo molto articolato, molto ricco proprio per gestire al meglio e prevenire, quindi un intervento, come dire, non comune, certamente non comune, era proprio un nostro scopo clinico scientifico. Quindi da lì la mortalità si è ridotta, però ci sono stati poi degli altri casi letali e sono a conoscenza di casi letali anche recenti, che però sono successi dopo che io ho lasciato il reparto e sono passato al centro di salute mentale.

Insomma di e.d.s negli ospedali diretti dal prof. Berardi non si muore. Però di questa malattia si moriva un tempo, quando il dr. Berardi non era ancora il prof. Berardi e si muore tuttora nei reparti lasciati dal dr. Berardi. Nelle mani del prof. Berardi dai primi anni ottanta non è più deceduto alcun paziente affetto da e.d.s. Il caso di Federico Aldrovandi sarebbe un caso forse unico in letteratura, un caso di sindrome acutissima , iperacuta , perché per il prof. Berardi nei casi acuti si muore nel giro di ore, nei casi meno acuti di giorni. Essendo Aldrovandi morto nel giro di mezz ora sarebbe stato interessante se il prof. Berardi avesse accompagnato la sua deposizione con il racconto di un caso analogo. Il caso Aldrovandi è dunque un caso unico nella casistica degli e.d.s., seguendo il prof. Berardi. Il consuelente ha quindi ammesso che nello studio da lui citato non si faceva riferimento agli aspetti quantitativi della sostanza assunta ma si dava solo conto dell accertamento della presenza della sostanza stessa nelle persone decedute. Berardi ha poi nettamente modificato il senso dello studio citato, relativo a 216 casi di morti, avvenute subito dopo l intervento della polizia, specificando che si trattava

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di casi in cui si descrivevano tutte le condizioni del paziente morto a seguito dell intervento della polizia senza stabilire nesso di causalità; all esito di questo studio era emerso che il fattore maggiormente presente era l abuso di sostanze, era l excited delirium syndrome ma la valutazione prescindeva dalla ricerca delle effettive cause di morte. Sempre su sollecitazione del p.m., Berardi ha ammesso che non tutti gli assuntori di ketamina, ovviamente, sviluppano un e.d.s. dagli effetti mortali, reintroducendo l esigenza, non valutata nelle sue risposte sul caso concreto, di fissare per dare risposta la quantità di sostanza assunta, in combinazione con quali altre sostanze, con quale predisposizione, essendo comunque ragionevole attendersi una maggiore mortalità nei casi di uso massiccio di sostanze e di mix particolarmente letiferi. Appare utile ricordare che il consulente ha dichiarato che da tempo segue 75 casi di pazienti in condizioni di psicosi acuta con diagnosi di schizofrenia, il 40% con origine nell abuso di sostanze. Nessuno di questi pazienti ha mai presentato condizioni e comportamenti equiparabili a quelli di Federico Aldrovandi. Il che ancor più conferma l assoluta eccezionalità del caso anche rispetto ad una casistica vasta, accurata e assai grave come quella studiata dal prof. Berardi. Sull aspetto del rilievo della quantità di ketamina rispetto agli effetti diagnosticati, il prof. Berardi ha ritenuto di rimettersi alle valutazioni di altri consulenti ( Donini, Avato, Giron ) con ciò dimostrando come tutte le sue assunzioni sugli effetti della ketamina negli studi citati sono state proposte senza tenere in alcun conto il dato quantitativo specifico riportato negli studi stessi, e prendendo quindi per buone le indicazioni degli altri consulenti della difesa, a loro volta prive di specificazioni quantitative, secondo quindi un percorso metodologico viziato perché per potere trascurare il dato quantitativo, pure rilevato negli studi citati, il prof. Berardi ha dato per buona la teoria degli altri consulenti sugli effetti della ketamina che a sua volta trascurava il dato quantitativo senza fornire alcuna ragionevole spiegazione di tale trascuratezza, a fronte delle puntuali deduzioni della dr.ssa Licata sul carattere dose dipendente dell assunzione di ketamina. Tutte i precedenti difetti logici della deposizione del prof. Berardi riemergono nella successiva fase dell esame. I risultati confermano la mancanza di adeguata base statistica e clinica nelle conclusioni del prof. Berardi sul caso Aldrovandi. Le precedenti risposte del prof. Berardi avevano messo in collegamento necessario il soggetto agitato in stato di e.d.s. con i cosiddetti trattamenti sanitari obbligatori, previsti dalla legge italiana. Appariva evidente come le condizioni del paziente affetto da e.d.s. eranpo paradigmatiche di un soggetto che necessitava di un t.s.o. Consequenziale chiedere al consulente quanti casi di t.s.o nella sua esperienza avesero riguardato pazienti affetti di e.d.s., data la diffusività della sindrome nel racconto del prof. Berardi. La riproduzione del dialogo conferma il giudizio sopra espresso:

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DOMANDA

Senta, volevo chiederle: nella sua esperienza quanti trattamenti sanitari obbligatori

riguardano persone in stato di excited delirium syndrome? RISPOSTA

È una domanda difficile quella che mi fa, Presidente, perché è una domanda difficile,

direi dico a spanne il 10 20%, perché la maggior parte dei trattamenti sanitari obbligatori riguardano situazioni, grazie a Dio, più benigne, ecco, queste sono delle forme rare estreme. DOMANDA

In questi casi si tratta di soggetti affetti da patologie psichiatriche o si tratta di

tossicodipendenti ed in che rapporto l uno con l altro? RISPOSTA

Prevalentemente di soggetti affetti da patologie psichiatriche e più raramente di tossicodipendenti, io però parlando con i miei colleghi che lavoravano all estero, parlavo con dei colleghi che lavorano al (Mozely Hospital) di Londra e loro dicono che di notte loro hanno una grande maggioranza di casi di excited delirium di stati psicotici acuti confusionali da sostanze. Da noi in Italia anche, a Bologna in particolare dove io ho esperienza arrivano di notte i casi di intossicazione, li vediamo, vediamo l intossicato da cocaina, vediamo l intossicato da alcol, altro che se li vediamo, gli stati psicotici acuti confusionali, però al momento direi che non prevalgono sulle forme da patologie psichiatriche vere e proprie. Il problema come dicevo dell osservazione dell excited delirium da sostanze è che, come nel caso di Federico, se non avendo questa persona una storia psichiatrica, perché se uno ha una storia psichiatrica appena ha un comportamento strano è chiaro che viene riferita la malattia e quindi si approntano delle cure. Se uno non ha una storia psichiatrica, davanti ad un comportamento di questo genere è difficile per la gente capire che cos è e poi indubbiamente prevale lo spavento davanti a dei comportamenti esplosivi, prevale lo spavento e la prima reazione istintiva chiamare la Forza Pubblica per impedire che succedano cose peggiori, quindi non sempre arrivano.

La prima osservazione che possiamo trarre è che in nessuna delle sue numerose esperienze con malati di mente e con soggetti in stati psicotici acuti da sostanze, il prof. Berardi si è trovato nella necessità di disporre un t.s.o. Solo Aldrovandi, privo di una storia psichiatrica e di un background di tossicodipendente, aveva creato condizioni tali da fare giudicare il suo comportamento come esplosivo e terrorizzante. Berardi ha confermato che i soggetti affetti da e.d.s. sono curabili. Si trattava quindi di sapere dal titolare di specifica esperienza sul campo quanti pazeinti affetti dalla sindrome risultava fossero deceduti e quanti invece erano stati curati e salvati. La risposta di Berardi è la seguente, molto chiara e indicativa:

DOMANDA

Quindi un certo numero di queste persone e di questi interventi diciamo energici, persone che manifestano la sindrome ci sono, nella sua esperienza esistono? RISPOSTA

Sì. DOMANDA

Quanti decessi ha avuto nella sua esperienza in questi casi? RISPOSTA

Come le dicevo io ho avuto dei decessi DOMANDA

Non quelli dell 80, andiamo a questi qui dopo l introduzione delle terapie, dopo ? RISPOSTA

Io negli anni in cui ho lavorato in reparto che sono stati, a Bologna saranno stati 6

7 anni, io personalmente non ho avuto decessi, però so di altri che hanno avuto decessi e so ancora oggi di colleghi di altri reparti a Bologna ed in altre città che hanno decessi, cioè un certo tasso di mortalità DOMANDA

Allora io vorrei sapere certo certo. RISPOSTA

In psichiatria esiste.

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DOMANDA

Cè sicuramente. Io vorrei sapere il rapporto tra trattamenti sanitari obbligatori nei

confronti di persone che presentano l excited delirium syndrome ed i decessi? RISPOSTA

Il rapporto tra trattamento sanitario obbligatorio?

DOMANDA

Di soggetti che presentano l excited delirium syndrome ed i decessi nel corso del

trattamento o nell ambito del trattamento? RISPOSTA

Gliel ho detto, cioè in sostanza lei mi sta chiedendo forse come mai io

DOMANDA

Vorrei sapere se noi facciamo il trattamento sanitario obbligatorio, mandiamo i Vigili,

mandiamo gli infermieri robusti per placare un soggetto che presenta una sindrome

RISPOSTA

Ci possono essere dei decessi. DOMANDA

Ce l abbiamo un dato su quanti decessi abbiamo rispetto al totale dei trattamenti sanitari che si applicano? RISPOSTA

Bisogna andarlo a cercare, nel senso che io sono a conoscenza dei casi anche accaduti recentemente di pazienti con excited delirium syndrome che sono stati contenuti da personale sanitario o con l intervento della Polizia e che sono deceduti. Ci sono DOMANDA

Dove, a Bologna, in che ambito, regione, provincia? RISPOSTA

In ambito regionale, abbiamo dei decessi anche in assenza di contenimento in pazienti che erano molto agitati e che sono stati ricoverati per cui dei miei colleghi sono, hanno ricevuto degli avvisi di garanzia, più di un mio collega ha ricevuto avvisi di garanzia proprio per questioni di questo tipo e quindi questo tipo di fenomenologia di accadimento esiste, altroché che esiste. È chiaro che, come le dicevo, se questa cosa avviene in ambito sanitario su un paziente conosciuto, è chiaro che si riesce a minimizzare il rischio, anzi le dirò di più, io credo, anche se non ho dei dati documentali con me di questo, ma penso di poterli reperire, io credo che i pazienti più a rischio sono quelli non conosciuti, cioè quelli in cui per la prima volta c è una crisi psicotica acuta a tipo excited delirium, perché se il paziente è conosciuto più o meno la gestione è un attimo più agevolata.

Il consulente non è quindi in grado di stabilire il rapporto tra pazienti curati e salvati con t.s.o e pazienti deceduti. Lascia intendere che per tutti quelli deceduti si è profilata responsabilità per chi aveva l obbligo di agire e comunque ribadisce che nella sua esperienza clinica nessun soggetto in stato di e.d.s. è morto. Il che rende del tutto opinabili le precedenti conclusioni di Berardi a meno di non considerare Aldrovandi una persona particolarmente sfortunata. Tutte le esperienze del consulente, e ne ha raccontate alcune di straordinariamente violente e traumatiche, nelle quali si è dovuto ricorrere al contenimento, si sono concluse senza danni significativi per il paziente ( pag. 75-76 ). I protocolli esistono, specie per l esecuzione del TSO. Il ricorso alle forze dell ordine si ha quando si devono affrontare situazioni che vanno oltre le linee guida. Ciò significa che nel bagaglio professionale dei poliziotti deve esistere la capacità di affrontare soggetti agitati a richiesta delle strutture sanitarie che hanno perso il contatto interpersonale con il soggetto. Significa anche che neppure in questi

ultimi casi la possibilità di recupero è compromessa. La presenza di un sanitario nelle situazioni di contenimento è necessaria e va opportunamente prevista e organizzata da parte della forza pubblica che interviene. Non garantisce contro l esito letale ma aumenta le possibilità di prevenirlo, visto che il prof. Berardi auspica che tale presenza sia resa obbligatoria dai protocolli.

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Lultimo degli esperti di cui la difesa ha inteso avvalersi è il cardiologo prof. Rapezzi, sentito all udienza del 24 novembre 2008. Il prof. Rapezzi valuta il caso nella visuale della sua specializzazione. Considera interessante il dato istologico perché metterebbe in evidenza quell insieme di alterazioni che si chiamano bande di contrazione. Lapparire ondulato delle fibrocellule del muscolo cardiaco viene messo in relazione ad un presunto danno da catecolamine: il muscolo cardiaco, immerso nella circolazione ematica, reagisce ad un eccesso di stimolazione adrenergica nel sangue, con una tipica contrattura, quasi spastica delle fibrocellule miocardiche. L

aspetto ondulato del muscolo cardiaco in parecchi studi di ordine clinico, anatomopatologico forense, sarebbe stato messo in relazione alla morte per danno da catecolamine. Il quadro globale sarebbe coerente con l ipotesi di una iperstimolazione del sistema adrenergico, causa di un eccesso di stimolazione miocardica; un riscontro specifico sarebbe offerto costituito dagli organi a monte del cuore, che appaiono al cardiologo, che osserva i reperti dell autopsia, nettamente congesti. Il danno istologico del muscolo cardiaco, le bande da contrazione, la presenza di congestione del polmone e degli organi splancnici, l assenza nei reperti anatomopatologici di meccanismi tali da ipotizzare un decesso di tipo soffocamento o comunque asfittico, deporrebbero per un meccanismo fisiopatologico che porta alla morte cardiaca del giovane in coerenza con gli studi sul meccanismo causale da e.d.s. Per Rapezzi i soli fatti rilevanti sarebbero quelli da lui elencati. Tutti gli altri sarebbero opinioni . In base a questi fatti si richiama uno scenario fatto di estrema stimolazione catecolaminergica, di amine, di mediatori del sistema simpatico che portano sul cuore due tipi di condizione, due tipi di stimolazione. Una stimolazione da eccesso di contrazione che alla fine si traduce in una sproporzione fra l offerta di ossigeno al cuore e il bisogno drammaticamente acuto di ossigeno per la ipercontrattilità del cuore stesso e le aritmie, cioè i cortocircuiti elettrici che si riscontrano tipicamente nella morte da danno catecolaminergico; il meccanismo prevede un momento ipossico, un momento di squilibrio fra un offerta di ossigeno che è quella che è e un bisogno di ossigeno incrementato di 20-30, 100 volte in quei momenti, e una causa, probabilmente terminale, aritmica, il corto circuito che si instaura su un miocardio a sua volta imbevuto di catecolamine. Dal punto di vista strettamente cardiologico i dati disponibili consentirebbero una ricostruzione del meccanismo terminale piuttosto precisa, tale da ammettere poche altre diagnosi differenziali. Quanto agli effetti della ketamina, la risposta è in linea con le opinioni già acquisite: stimolazione della frequenza cardiaca, che può accrescersi notevolmente generando un quadro di alta portata cardiaca, che mette a dura prova l equilibrio fra offerta di ossigeno, che rimane invariata, e la domanda di ossigeno che viene ad essere incrementata notevolmente. A livello specifico del miocardio, del muscolo cardiaco, i danni che si verificano non sono solo danni secondari all ipossia, ma anche danni

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secondari alla ipercontrazione del muscolo. Questo danno si verificherebbe anche se teoricamente si riuscisse ad aumentare l offerta di ossigeno. Un duplice danno, secondo due meccanismi, ipossico e da bande di contrazione, il tutto in un sinergismo peggiorativo. Uno scenario che si verifica quando il cuore in toto è devastato dalle bande di contrazione . Il consulente vede lo scenario di un

muscolo cardiaco che va incontro a bande di contrazione, tipico dell inondazione da catecolamine. Una diffusa alterazione di tutto il muscolo cardiaco che diventa pieno di bande da contrazione . Dalla valutazione del reperto discende inequivocabile il meccanismo di una iperstimolazione catecolaminergica. Il prof. Rapezzi descrive un quadro devastante per il cuore; l espressione di uno sforzo continuo, estremo e prolungato in presenza di un crescente deficit di ossigeno per sostenere lo sforzo. E un quadro che va oltre tutto ciò che era stato fin qui detto dai consulenti e periti d ufficio, che non ne avevano affatto considerato il valore fondante di una diagnosi differenziale univoca ed esclusiva. La parola del prof. Rapezzi renderebbe i dubbi, le incertezze e le difficoltà interpretative del dr. Malaguti, assolutamente fuori luogo. Non ci sarebbe stata alcuna spiegazione alternativa a questa diagnosi così sicura e univoca se il prof. Thiene, in questo momento totalmente estraneo del processo se non nella misura in cui il suo nome era stato evocato dal dr. Rago, non fosse intervenuto, semplicemente spazzando via l imprudente diagnosi del dr. Rapezzi, forse accentuata dalla consapevolezza di essere, fino a questo momento, senza specifico contraddittore. Chiamato ad un giudizio sulle cause prime il prof. Rapezzi si rimette ovviamente alla vulgata del contesto generale di e.d.s. che i colleghi psichiatri hanno da tempo illustrato . La sindrome sarebbe una delle cause riconosciute di inondazione del sistema di mediatori nervosi, in particolare catecolamine. La sequenza causale sarebbe quindi di elementare evidenza: exited delirium, bombardamento dell organismo da sostanze aminergiche, danno miocardico ipossico, danno miocardico finale aritmico: un modello fisiopatologico congruente con i dati che in pratica lascerebbe poche possibilità alternative. Le presunzioni si sommano le une alle altre, in un gioco di rimandi che riserva poco spazio ai fatti reali, secondo un meccanismo ripetuto che porta ad enunciati di verità di comodo, ottenuti semplicemente eliminando i fatti o costruendoli in funzione della tesi precostituita che si deve sostenere con l eliminazione, in primo luogo, della maestra funzione del dubbio. La domanda, involontariamente insidiosa, sui tempi necessari a produrre un tale danno mette in evidente difficoltà il prof. Rapezzi che si trova a spiegare una situazione descritta forse con eccessiva enfasi e con una certa esagerazione, neppure necessaria allo scopo.

È possibile dare una risposta a questa domanda anche se non è facilissimo, lei capisce che non è

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possibile mettere su un esperimento in cui nell uomo si infondono sostanze e si calcola il danno, però ci sono dati sull animale e dati spontanei in alcune malattie dell uomo. I dati sull animale e i dati spontanei in alcune malattie umane ci dicono che l ordine di grandezza è quello delle ore, citavo prima i dati sperimentali per far sì che nel topo o nel maiale o nel cane vengano prodotte queste alterazioni c è almeno un ora di perfusione di catecolamine. Poi ci sono alcune condizioni in clinica come i tumori a cui accennavo prima in cui l organismo è bombardato da queste catecolamine per settimane o mesi, ma se lei fa riferimento a un tempo minimo, mi pare di aver capito, che è questo il senso della domanda, io userei l espressione un ora in analogia con i dati sperimentali di cui la letteratura è piena.

Una risposta un modello di contraddizioni e di incongruenze: prima si parla di dati sperimentali sugli animali e, con riferimento ad alcune malattie dell uomo, di ore. Addirittura, nell esempio citato in precedenza di alcuni tumori, il bombardamento catecolaminico durerebbe per settimane o mesi. Infine, per alcune specie animali (cane, topo, maiale) il tempo sarebbe stato di almeno un ora. Questa diventa quindi la risposta, in analogia con i dati sperimentali di cui la letteratura è piena , considerando il cuore dell uomo equivalente a quello dei suddetti animali. Ma ciononostante la risposta è insufficiente posto che nel caso Aldrovandi i primi rumori vengono avvertiti in modo serio dopo le 5,30, essendo Fedrico almeno fino alle 5,23 intento a comporre i numeri degli amici. Non è chiara la ragione della successiva domanda. Ma soprattutto è il tenore della risposta a lasciare perplessi, se si considera che proprio dal rilievo dell ematoma al cuore da parte del prof. Thiene si avrà una svolta netta nella comprensione del caso:

DOMANDA

I reperti autoptici che lei ha esaminato evidenziano dei danni diretti di tipo compressivo o da schiacciamento sul muscolo cardiaco? RISPOSTA

Io non ho esaminato direttamente il materiale autoptico, ho esaminato i referti dell autopsia e in nessuno di questi referti c è un riferimento a un meccanismo di contusione, cioè di danno diretto sul muscolo cardiaco che ha delle caratteristiche anatomopatologiche facilmente riconoscibili. No, non ci sono dai referti questi rilievi. P. 10)

Anzitutto la domanda. Nel processo si era parlato di tutto. Sembra però di potere dire che in nessun momento si era posto il dubbio da parte di alcuno di verificare il significato della descrizione del cuore, ed in particolare di quella discromia rossonerastra a contorni sfumati , descritta nella relazione autoptica che il prof. Thiene dirà essere un ematoma sul fascio di his. Perché porre questa domanda? E soprattutto perché ribadire l assenza di rilievi pertinenti nei referti in presenza di una descrizione che potrebbe facilmente essere interpretata come il segno di una contusione? Il prof. Rapezzi conferma, infine, l irrilevanza rispetto all exitus della colluttazione finale, date le condizioni di irreversibile sovreccitazione della persona; una condizione che si sarebbe ugualmente manifestata pressocchè negli stessi termini

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anche in assenza dell azione degli agenti. Rapezzi concede un modesto incremento delle catecolamine come effetto della colluttazione ma si pone per il resto sulla linea del prof. Giron. Valgono sul punto tutte le osservazioni svolte con riguardo a Giron e Berardi. Per potere dichiarare irrilevante l effetto catecolaminergico della colluttazione Rapezzi deve ammettere che la condizione di e.d.s. sia in quel momento giunta ad una fase estrema, parossistica, esasperata nel rapporto 500 o 1000 a 10 con il contributo della colluttazione. Ma tutto ciò nella sua costruzione è frutto di presunzione; ciò gli consente di sfuggire alla domanda. Lo stesso consulente ammette che la sua è una risposta conforme ad un modello astratto e come tale rispetto alla specifica domanda ( cosa porta a dire che Aldrovandi fosse in stato di e.d.s. estremo ) lo stesso Rapezzi ammette di fornire una risposta generica . Nessun dubbio,poi, che le foto del cuore rispecchino bande di contrazione in base ai referti autoptici. Per riequilibrare l iperrichiesta di ossigeno del cuore, sarebbe stato necessario interrompere l agitazione in modo da smaltire l eccesso di catecolamine nell arco di alcune ore attraverso la sedazione ed il riposo. Un problema acuto sovrapposto poteva peggiorare la situazione. Si ribadisce, peraltro, che bande di contrazione in ipotesi di danno ipossico si verificano in misura limitata. Quando le bande di contrazione, come nel caso, avvolgerebbero interamente il cuore, il danno non sarebbe ipossico ma da eccesso di catecolamine. La conclusione non è peraltro tratta dalla visione dei vetrini ma dalla mera descrizione svolta nella relazione dagli incaricati dell autopsia . Bande di contrazione e ondulazione di fibre miocardiche, esprimerebbero lo stesso concetto. Messo a parte della querelle tra il dr. Rago ed il prof. Beduschi sul valore da attribuire alla descritta presenza di ondulazioni di fibre miocardiche, risolta da Rago invocando l autorità del prof. Thiene, anche il prof. Rapezzi si associa nell attribuire valore indiscusso al richiamo dell autorevolezza di Thiene:

DOMANDA

Lei conosce il professor Tiene? RISPOSTA

Sì. DOMANDA

Ha avuto modo di discutere di questo caso con il professor Tiene? RISPOSTA

No. DOMANDA

Condivide le affermazioni del dottor Lago che lo considera molto autorevole sulla letteratura in materia di morti improvvise e sugli studi relativi alle morti di questo genere? RISPOSTA

Il professor Tiene? DOMANDA

Sì. RISPOSTA

Sì, il professore Tiene è un esperto di cardiomiopatie cioè di malattie geneticamente determinate del muscolo cardiaco, in particolare di una malattia che si chiama cardiomiopatia aritmogena, è un esperto internazionale di malattie miocardiche geneticamente determinate oltre che un valente anatomopatologo. DOMANDA

Sì, mi dice infatti qua il dottor Lago che è ordinario anatomia patologica all Università, lui è il titolare del registro morti improvvise ha scritto numerosi testi, numerosi

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articoli su riviste prestigiose internazionali, per questo che le faccio questa domanda perché lo contrapporrebbe all autorevolezza del professor Beduschi, diciamo il dottor Lago, il professore Tiene. RISPOSTA

Se la sua domanda è chi è più autorevole tra i due? La risposta è non lo so, se la sua

domanda è: conosce il professore Tiene e lo stima? La mia risposta è sì.

Anche per il prof. Rapezzi la diagnosi di e.d.s. si fonda sulla lettura degli atti del processo. E anche per Rapezzi, come per gli altri consulenti, vale un giudizio di approssimativa e superficiale conoscenza degli atti e quindi di sostanziale infondatezza dell assunto di base. Il prof. Rapezzi dichiara di avere esaminato la foto del cuore di Federico Aldrovandi e di avere rilevato una congruenza complessiva delle valutazioni dei medici legali con l iconografia presentata; nessuna discrepanza tra la foto e lo scritto. Non rilevati ematomi al cuore.

2.3.4. Il diverso meccanismo causale proposto dai medici-legali dell accusa privata.

Lintervento dei consulenti della difesa delle parti civili aveva contribuito notevolmente a determinare gli esiti della perizia d ufficio ammessa ed assunta dal Giudice dell udienza preliminare. Quegli esiti costituiscono una base di valutazione che l istruttoria dibattimentale non ha scalfito. Abbiamo visto come i consulenti della difesa, per poter ribaltare le conclusioni della perizia d ufficio che aveva attribuito un efficacia causale concorrente all azione di immobilizzazione svolta dagli agenti operanti, alle percosse e alla colluttazione, abbiano dovuto fare ricorso a dispositivi dialettici autoreferenziali, contraddittori e non fondati su solide basi analitiche. Tale linea si articola su tre piani: - Una descrizione dell excited delirium syndrome da cui sarebbe stata affetto il giovane non solo non riscontrata dalle testimonianze ma del tutto isolata dal contesto storico-fattuale, accentuando alcuni a spetti di esso ben oltre i limiti oggettivi risultanti dalle testimonianze. In questo modo la patologia da cui sarebbe stato afflitto Aldrovandi diventava un caso unico ed estremo, trattandosi di condizione irreversibile tale da condurre certa; il caso era collocato nel punto estremo della scala di gravità della medesima sindrome, un inquadramento per nulla consentito dalle testimonianze e dalla storia clinica di Aldrovandi. - Attribuzione di un ruolo determinante alla ketamina nello scatenamento della sindrome e nella produzione di effetti tossici concorrenti nel decesso, privo di reali basi scientifiche. - Riduzione all irrilevante nel rapporto con la preesistente sindrome dell azione violenta degli agenti e soprattutto alla condizione ipossica concausata dall immobilizzazione a terra nelle condizioni date. In questo quadro l intervento dei consulenti delle parti civili nel dibattimento

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permette una ricostruzione del percorso causale non solo più aderente alle risultanze processuali ma più equilibrato e capace di rispecchiare un decorso realistico degli eventi. Una conclusione che, se da un lato esclude, come si deve ormai dare per acquisito, la sussistenza di una sindrome di agitazione delirante, dall altro non ha bisogno per imporsi di negare una condizione di disagio psicologico del ragazzo legata alle vicende della notte, che potrebbe avere interferito in termini di reazione all intervento degli agenti, pur in assenza di prove di un azione ingiustificata, aggressiva e prevaricatrice degli agenti medesimi. E evidente che quanto più perde legittimamente peso nella ricostruzione dei consulenti delle parti civili la condizione di agitazione di Federico, che deve inevitabilmente ridursi al livello di un notevole impegno fisico nel corso della prima colluttazione, caratterizzata da un rilevante tasso di violenza reciproca, testimoniata dalle frasi di Pontani ci è saltato addosso e l abbiamo bastonato di brutto per mezz ora , frasi che consideriamo del tutto attendibili ed indicative da un lato dell aggressività di Aldrovandi e dall altro lato della brutale reazione degli agenti, tanto più deve acquistarne la successiva violenta azione di contenimento, connotata dalle dure percosse con gli sfollagente, l abbattimento al suolo e la compressione, finalizzata all immobilizzazione e all ammanettamento, incurante del rischio di ipossia che si faceva correre e soprattutto dei rischi di complicazioni imprevedibili che quella durissima azione poteva fare correre al paziente. In questa prospettiva il malore di Federico Aldrovandi del quale non era stata individuata fino all intervento del prof. Thiene la causa ultima, era certamente imputabile alla prolungata azione a terra, idonea di per sé a produrre autonomamente la morte attraverso il meccanismo ipossico, ben illustrato dai consulenti di parte civili, idoneo ad innescare uno specifico, finale meccanismo causale letifero attraverso l azione compressiva prolungata su delicatissime parti del corpo: il dorso, il torace , la zona diaframmatica, i polmoni, l addome. Escluse le fantasiose ricostruzioni in termini di e.d.s, la ricostruzione della causa della morte non può che prendere in considerazione la violentissima azione degli agenti, frutto di errata valutazione dei criteri di necessità e proporzione, incurante dei rischi connessi ad una immobilizzazione brutale del soggetto resistente, che avrebbe dovuto essere ridotto alla ragione con tecniche meno afflittive in intensità ed eventualmente con il ricorso ad una maggior forza estensiva, in modo da ridurre i tempi dell immobilizzazione e senza ricorrere a maltrattamenti non necessari e comunque non giustificati alla situazione. Nessuna stringente necessità imponeva agli agenti di fermare Aldrovandi ad ogni costo, se nel confronto fisico essi fossero apparsi soccombenti senza il ricorso ad atti di violenza fisica pericolosi, a partire dall uso del manganello e per l eccitazione all escalation della violenza fisica reciproca per effetto del dolore provocato e della reazione da esso indotta. Dall altro lato un ricorso alla violenza del tutto improprio, in una condizione di evidente superiorità numerica, quali che fossero le cause della notevole forza fisica

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manifestata dal soggetto, in assenza di pericoli per beni di pari rilievo costituzionale. Dovendosi spiegare la morte dell arrestato, è del tutto consequenziale che la diversa ricostruzione delle premesse storico-fattuali induca ad una lettura diversa dei medesimi elementi acquisiti con il lavoro autoptico. L interpretazione della morte cambia inevitabilmente di segno, una volta che le premesse da cui muove l interprete dei dati autoptici muti radicalmente. Lo stesso dr Malaguti ha più volte affermato che se avesse potuto disporre di un diverso quadro storico circostanziale le sue conclusioni avrebbero potuto essere su punti decisivi diverse, facendolo avvicinare alle conclusioni dei consulenti delle parti private, che sin dall inizio hanno manifestato, come si è già osservato, una posizione di grande equilibrio. In nessun momento è stata disconosciuta un influenza significativa dell assunzione di sostanze nel modificare il comportamento di Federico Aldrovandi, un ruolo del tutto conforme alle indicazioni desumibili dalla letteratura medico-legale, non pregiudizialmente letta, nella quale un effetto in termini di maggiore reattività ed eccitazione psicomotoria può essere ammesso alle basse dosi ma certamente in termini e a livelli non comparabili con la patologia estrema dell e.d.s., ricorrente nell esperienza medica in condizioni e circostanze incomparabili con quelle in cui si trovava Aldrovandi con la sua modestissima assunzione di ketamina e forse anche di LSD, secondo quanto di volta in volta hanno dovuto ammettere i consulenti della difesa. Tutto ciò senza trascurare gli effetti distorsivi nel processo di assimilazione dello stupefacente prodotti dall iniziale incongrua azione degli agenti di fronte ad un soggetto alterato ma non certo esplosivo. In questa prospettiva l analisi del caso svolta dai consulenti delle parti civili presenta una lineare capacità esplicativa, incomparabile con le altre prospettazioni, fermo il dato decisivo dell aderenza alle circostanze accertate e quindi dell idoneità interpretativa derivante dall esclusione dell abnorme ipotesi dell e.d.s., insostenibile a fronte dell assenza di una reale plausibile causa scatenante, della durata minima della presunta agitazione per potere produrre l effetto letifero, della conseguente assurdità di assegnare ad un agitazione, per quanto di grado elevato, la capacità di determinare autonomamente in pochi minuti il decesso, in assenza di qualsivoglia contributo causale della colluttazione che, nel contesto della presunta agitazione, ha invece occupato quasi l intero tempo trascorso dall insorgenza all exitus, e delle modalità della successiva immobilizzazione. I quattro medici legali messi in campo dalle parti civili hanno svolto ruoli relativamente diversi. Il dr. Antonio Zanzi ha partecipato all autopsìa e con il dr Gualandri ha posto in luce i primi elementi significativi dei referti autoptici che militavano nel senso di un contributo causale delle circostanze della colluttazione e dell immobilizzazione. Il dr. Varetto ha partecipato a Torino allo svolgimento dell incidente probatorio confrontandosi direttamente con il perito dr. Testi. Il prof Beduschi dall alto della sue esperienza e della sua autorevolezza scientifica ma anche dell affidamento che

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le diverse autorità giudiziarie dell Emilia Romagna hanno riposto da anni nella sua competenza, ha svolto una ricomposizione analitica delle diverse componenti del caso ad altissimo livello, tale da potere essere poi interconnesso senza soluzione di continuità con il fatto nuovo e decisivo rappresentato dall intervento del prof. Thiene. Ripercorrendo i risultati dell esame dei quattro consulenti delle parti civili, il dr. Zanzi ha ripercorso i risultati dell autopsia, confermando in particolare come l aspetto del cuore non presentava tratti patognomonici di una patologia di origine naturale, in accordo anche qui col dr. Malaguti ma in evidente contrasto con il prof. Rapezzi. Il dr. Zanzi ha firmato le due relazioni, a due e a quattro mani, di cui abbiamo detto in precedenza e ne ha confermato le conclusioni. Ha sottolineato in particolare il notevole incremento delle frequenza miocardica determinata dalla violenta colluttazione, con aumento della pressione arteriosa e conseguente debito d ossigeno. Il consulente riconduce ragionevolmente alle diverse fasi della colluttazione, oggettiva e provata, quella situazione di debito d ossigeno che i consulenti di parte riconducono, invece, al non provato e.d.s., causa della morte attraverso il meccanismo asfittico/ ipossico già descritto. Il dr. Zanzi ha ribadito e descritto la presenza di tutti i segni che normalmente si associano con la morte asfittica. Molto attenta e incisiva la descrizione della respirazione normale e la spiegazione della difficoltà che subentra nella respirazione una volta che si sia posti faccia terra in posizione prona con la testa girata su un fianco e compressa, così come il resto del corpo, in particolare con l immobilizzazione del diaframma. In particolare, nella fase di sforzo la respirazione esige la mobilitazione di diversi gruppi muscolari che la posizione assunta rendeva inutilizzabili. Ovviamente la condizione del soggetto in debito di ossigeno è verificabile all esterno perché il soggetto manifesta con l agitazione e l emissione di tipici suoni la sua condizione di dispnea, il suo disperato sforzo di respirare. Ovvio che la prima esigenza in questi frangenti è di rimettere il soggetto nella condizione per potere respirare liberamente; nessuna delle osservazioni sperimentali può consentire un idonea valutazione degli effetti della posizione sulla respirazione in una situazione di agitazione derivante dallo stress del combattimento. Per Zanzi le ferite lacero contuse al cuoio capelluto non potevano considerarsi modeste ; furono non letifere ma comunque significative. Tutti i segni riscontrati

all autopsia potrebbero essere compatibili anche con una morte cardiaca ad eccezione dell enfisema acuto. Nelle morti cardiache i polmoni presentano edema e non l enfisema acuto, manifestazione delle difficoltà respiratorie. Lattribuire alle sostanze stupefacenti assunte in dosi minimali una capacità scatenante di agitazione psicomotoria di grado elevato costituisce per il dr. Zanzi un assunzione insostenibile. Il mix può dare corso ad un certo stato di agitazione ma non ad un agitazione irrefrenabile e patognomonica. Uno stato di agitazione grave e pericoloso si era invece venuto a creare a seguito dell intervento della polizia. Per il

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consulente senza la costrizione in posizione prona Aldrovandi non sarebbe morto. Anche l eventuale condizione di agitazione psicomotoria non sarebbe da considerare concausa dell evento ma semmai la condizione di base sulla quale ha inciso l azione della polizia, in assenza delle quale, sbollita l eventuale stato di agitazione psicomotoria, Aldrovandi sarebbe tornato a casa. Lagitazione di Aldrovandi a terra ammanettato non era più un segno di resistenza e di combattimento ma vana ricerca di svincolarsi per espandere il torace e respirare, quanto meno nella fase finale dopo avere esaurito la capacità muscolare in una prima fase di resistenza all immobilizzazione. In questo caso sarebbero individuabili i segni che distinguono un movimento resistenziale da un movimento determinato da esigenze di salvezza. Laccertata circostanza di una richiesta di aiuto confermava che Aldrovandi si trovava in una fase difensiva e di ricerca di una via di salvezza, tanto più in una situazione in cui il bisogno d ossigeno fosse accentuato da pesi sulla schiena di agenti sdraiati o seduti. Il dr. Giorgio Gualandri firma con il dr. Zanzi la prima memoria a sostegno delle ragioni delle parti civili al momento del deposito della consulenza tecnica Malaguti-Lumare. Provoca in tal modo lo svolgimento di un supplemento d indagine conclusasi con la seconda relazione dell aprile 2006 a firma Avato-Malaguti-Lumare. Esaminato all udienza del 29 settembre 2008, approfondisce le posizioni espresse da Zanzi. Il dr Gualandri nell analisi del caso muove correttamente a ritroso. Dai fatti certi a quelli che devono essere accertati indiziariamente. Il caso contempla il decesso di un ragazzo di diciotto anni, in buono stato di salute, alla fine di una colluttazione con le forze dell ordine, che presenta segni di traumatismo in prevalenza al distretto cranico facciale, non idonei a causare la morte ma che al contempo presenta all esame necroscopico i segni di una morte asfittica, tra questi il più significativo e caratteristico l enfisema polmonare acuto, accompagnato da petecchie multiple, da un fenomeno microemorragico a livello dell encefalo, dei polmoni e del cuore. Tutti segni propri di una morte asfittica sebbene aspecifici, non esistendo segni specifici di questa causa di morte, ma idonei nel complesso a fondare, dato il contesto, la spiegazione di morte asfittica. In presenza di segni generici di morte asfittica il problema medico-legale per la relativa diagnosi consiste nel trovare il mezzo asfittico. In assenza di prova di un mezzo meccanico esterno questo mezzo andava rinvenuto nei dati circostanziali. Tanto più questo quadro diventa risolutivo nella risoluzione del tema quanto più l autopsia non sia in grado da sola di indicare una precisa causa di morte, essendo un autopsia in bianco . Quest assunto è di fondamentale importanza, si associa nella sostanza alle considerazioni del dr. Malaguti, e spiega il carattere decisivo della disponibilità e della lettura delle prove. E come sia in definitiva l orientamento interpretativo dei risultati dell investigazione a costituire la base di lettura delle risultanze autoptiche, che acquistano significato in funzione dei fatti che si

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considerano essersi verificati e delle loro modalità. Il quadro metodologico che il dr. Gualandri espone è di cristallina e realistica chiarezza, essendo questo consulente il solo che laicamente ponga i problemi da affrontare sulla base della realtà e non delle teorie o delle ideologie sulle quali modellare i fatti, metodo adottato invece dai consulenti della difesa. In presenza di un autopsia ambigua o negativa, decisive diventano le circostanze nelle quali il soggetto muore. Di seguito il consulente delle parti civili fornisce un ulteriore importante indicazione di metodo e di prospettiva che conferma la tesi che ad un giudizio di responsabilità si poteva ragionevolmente pervenire già al termine degli incidenti probatori. Ragionando anche sulla sola base del materiale investigativo iniziale e delle stesse relazioni di servizio degli agenti si poteva ricostruire il fatto articolandolo in tre fasi. Ammessa una fase iniziale di agitazione psicomotoria del ragazzo come, in ipotesi, descritta dai testimoni ( qui l evidente superiorità dell approccio che tiene conto anche delle circostanze avverse alla tesi propugnata ), una condizione che doveva essere registrata semplicemente come emergeva dagli atti, senza per ciò diventare l occasione per costruire immaginariamente uno stato diverso, più grave e del tutto peculiare quale l e.d.s., espressione di una condizione patologica di cui mancavano pressoché integralmente i segni reali, anche per l esistenza del tutto pacifica, come ammesso dai consulenti della difesa, di una scala gradata di manifestazioni di una condizione di agitazione psicomotoria e persino dello stato di delirio eccitato concetto che, come tutti insegnano, esprime situazioni radicalmente diverse tra loro, tra le quali l

estrema, l acutissima si pone su un livello di assoluta eccezionalità rispetto all ordinaria manifestazione della sindrome, si trattava di dare giusto peso anche le altre fasi della vicenda emergenti dagli atti: la colluttazione e la restrizione a terra del soggetto che viene immobilizzato passando dalla posizione supina alla prona con mani legate dietro la schiena. Al termine di questa fase si verifica il decesso. Sulla base di questa impostazione, ripetiamo, laica e realistica diventa irrilevante stabilire le cause dell agitazione psicomotoria. Nelle dimensioni e nei limiti di ciò che può essere concretamente affermato, un comportamento parzialmente alterato da un malessere dovuto all assunzione in quantità minime di una combinazione di sostanze stupefacenti può essere ammesso e trova largo consenso nella casistica. Laberrazione consiste nel volere dare a tutti i costi una causa ad una condizione che non è affatto dimostrata, l e.d.s, forzando in modo indebito, come dimostra la difesa di parte civile, le evidenze scientifiche sugli effetti della ketamina da sola o combinata con morfina ed alcol: evidenze che o non esistono o sono di segno contrario. Il problema sta tutto nel dare il giusto peso in termini di durata e di intensità dello sforzo fisico e di modalità delle azioni a queste tre fasi. Come si è già osservato, è inconcepibile descrivere l insorgere ed il radicarsi di uno stato di e.d.s. che marginalizza e pone nel nulla la seconda e la terza fase del fatto rispetto ad un episodio che si è consumato tutto nell arco di una trentina di minuti, dai primi segni

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dell agitazione alla morte. Con acutezza il dr. Gualandri sottolinea come il quadro della situazione fosse già chiaro con la consulenza Malaguti che aveva parlato di condizione di stress psicofisico per indicare l agitazione psicofisica, una condizione in cui l organismo sviluppa una massimale richiesta di ossigeno per essere mantenuta. Era la posizione di Malaguti e Lumare, a sua volta una posizione realistica, che i periti d ufficio, imprudentemente, tradussero in inglese, introducendo un concetto che andava ben oltre ciò che i dati della realtà permettevano di valutare. Il dr. Gualandri, per dare una spiegazione della morte di Aldrovandi, non ha bisogno di negare che il ragazzo avesse sviluppato durante la colluttazione una forza sovramassimale con conseguente necessità di consumare ossigeno per apportare energia ai muscoli. Il punto è che lo sforzo effettivamente prodotto dall organismo e la conseguente sua esigenza di ossigeno vengono frustrati dalla messa a terra e dall immobilizzazione in posizione ed in condizioni che riducono la capacità di ossigenazione, di ventilare e immettere aria nei polmoni. La descrizione completa della vicenda mette in risalto quel meccanismo di morte multifattoriale al quale hanno acceduto,al termine del loro esame, anche i periti d ufficio Testi e Bignamini. Il concetto di morte multifattoriale si chiarisce con il classico ragionamento contro fattuale per il quale eliminata l una o l altra di queste fasi il decesso non si verifica o la morte non si spiega. In questo quadro per il dr. Gualandri decisiva è la fase finale dell immobilizzazione a terra, con il soggetto premuto a terra

in posizione prona, le cui caratteristiche sono rivelate dall evidente lesività riscontrata all intero emivolto sinistro, una lesività di tipo traumatico, ecchimotico-escoriativo, perfettamente compatibile sotto il profilo traumatogenetico e traumatodinamico, con la compressione a terra del corpo, con il volto schiacciato da un lato contro l asfalto, con un meccanismo di compressione e strisciamento produttivo degli evidenti e severi effetti ecchimotico-escoriativi, percebili dalla immagini. Lagitazione, l elevato consumo d ossigeno, l elevato bisogno d ossigeno, l interruzione parziale o totale dell approvvigionamento d ossigeno in funzione delle condizioni e modalità dell immobilizzazione a terra producono uno stato ipossico/asfittico, quello sbilanciamento tra necessità di ossigeno e capacità ridotta o annullata dell organismo, costretto a terra, di rifornire l apparato respiratorio, produttiva dell insufficienza miocardica acuta, di cui parla Malaguti ma che è solo la causa ultima, comune a molte altre cause di morte ( il cuore alla fine si ferma sempre), di una condizione preesistente. Senza la storia del caso, la causa della morte non sarebbe definibile; inserito il quadro autoptico in quel contesto, la lettura appare di chiarezza disarmante. La indiscutibile onestà intellettuale del dr. Gualandri il quale fonda l intera sua ricostruzione sulle relazioni di servizio degli imputati e non esclude, in ipotesi, alla base di esso un fenomeno psicotico o un effetto degli stupefacenti, conduce a

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valutare come altrettanto plausibile l ipotesi dello stesso consulente secondo cui l origine dell agitazione di Federico Aldrovandi, anziché fondata su cause endogene, fosse al contrario l effetto di un iniziale diverbio con la polizia. Niente impedisce di affermare e, anzi, dopo la precedente ricostruzione del fatto questa deve essere ritenuta la spiegazione ragionevolmente ricavabile dagli atti, che l agitazione psicomotoria di Federico Aldrovandi sia insorta per effetto delle modalità del contatto con la polizia anche se su questo punto resta da considerare, ma la posizione negativa degli imputati lo impedisce, quanto la risposta di Federico possa essere stata influenzata dal suo stato fisico, che va tuttavia esattamente legato alla realtà delle quantità e qualità delle droghe assunte. Lestremo bisogno di ossigeno della persona nella fase finale della sua vita, una necessità riconosciuta anche dai fautori della tesi dell e.d.s., comporta che la condizione di squilibrio determini un fenomeno convulsivo finale che connota appunta le fasi terminali prima del decesso. Posto il comune denominatore di tutte le ricostruzioni medico-legali di un

insufficiente capacità dell organismo di soddisfare il fabbisogno di ossigeno, la crisi convulsiva ne rappresenta l epifenomeno. E quindi il soggetto muove braccia e gambe e cerca di liberarsi in tutti i modi.11 La violenta agitazione delle gambe, il tentativo disperato di liberarsi, attuando uno sforzo estremo rilevabile dal complesso ecchimotico-escoriativo al volto, segni di una volontà di muovere ad ogni costo la testa, sono indicativi della situazione di un soggetto che cerca di liberarsi perché soffoca e di un altro che lo impedisce. Una condizione sussistente già al momento della posizione supina, al momento del primo atterramento, rispetto al quale la relazione di servizio Forlani-Segatto parla di una caduta a terra di schiena del ragazzo, seguita da una caduta sopra lo stesso del corpulento assistente Forlani. E

ovvio che quanto più questa condizione determina un fabbisogno di ossigeno crescente sia per l agitazione che per lo sforzo compiuto durante la colluttazione sia per la compressione delle vie respiratorie, tanto più il soggetto continua ad agitarsi e a scalciare ferocemente, come è ovvio che sia essendo in gioco la partita della vita, tanto più la reazione degli agenti accentua quella condizione, secondo una spirale perversa. Questi rilievi del dr. Gualandri devono ritenersi indiscutibili ed il loro disconoscimento e, soprattutto, l ottusa interpretazione che ne diedero gli imputati in termini di perpetuazione di volontà di resistenza, costituisce un dei profili più gravi ed evidenti di responsabilità, per non avere riconosciuto l affanno del soggetto, le manifestazioni di fame d aria, la difficoltà respiratoria ( rantoli, conati, emissioni sonore o richieste di aiuto strozzate, che progressivamente si affievolivano ), tutto appiattendo nella cieca convinzione di avere a che fare soltanto con un nemico che si dibatteva per offendere e non perché, in difficoltà, reagiva violentemente per assecondare l istinto di sopravvivenza.

11 Per spiegare la condizione, il dr. Gualandri introduce un efficace quanto macabro richiamo al ruolo del tirapiedi , ausiliare del boia di Roma nelle esecuzioni per impiccagione.

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La presenza di segni indiscutibili dello sforzo respiratorio, che dovevano essere colti, è confermata dal tecnico che ne coglie la traccia clinica nell enfisema polmonare acuto riscontrato nel cadavere, manifestazione del violento tentativo del soggetto di muovere la gabbia toracica e la muscolatura che muove il respiro, uno sforzo che, non riuscendo a vincere l ostacolo, produce rottura dei setti dei polmoni, con l aria che rimane ingabbiata, il polmone che si gonfia, formando l enfisema, un indice univoco della condizione in cui si è trovato il soggetto, sottoposto ad una violenta compressione del tronco mediante l applicazione del peso del corpo di un agente, prima sdraiato e poi seduto, dato ormai riscontrato dall istruttoria, e che il consulente indica come fattore, non solo evidentemente idoneo a produrre l asfissia, ma logicamente compatibile con la volontà di immobilizzazione assoluta degli imputati, non pensabile senza un azione di immobilizzazione al tronco; una compressione che a sua volta accresceva il fabbisogno di ossigeno, questa volta per riduzione meccanica della fornitura, espandendo a dismisura il meccanismo e creando quel tipico scompenso che provoca la morte secondo una dinamica asfittica simile a quella che si riscontra nel delirio eccitato, con la differenza che le relative condizioni nella specie sono state provocate e accentuate dall azione degli agenti. Il dr. Gualandri ribadisce la sua convinzione dell assoluta irrilevanza della mancanza di segni, lividi, ecchimosi, sulle ragioni dorsali del soggetto al fine di diagnosticare la compressione al tronco. Il sedere sulla schiena di un altra persona, gravando con tutto il peso, non provoca lividi o ecchimosi. Ugualmente appoggiando un ginocchio, un gomito, un braccio una mano. Osservazione interessante, posto che non è dato comprendere la differenza sostanziale rispetto alla produzione della compressione, tra l effettuare la pressione con tutta la forza del braccio o delle braccia, circostanza ammessa sostanzialmente dagli imputati, salvo ridurre, in ipotesi, il peso della compressione di mano, e l effettuarla sedendosi o sdraiandosi sul busto o apppoggiandovi il ginocchio. Si tratta di identiche modalità di blocco della gabbia toracica, nessuna idonea a produrre ecchimosi, come risulta dalla casistica delle diverse forme di asfissia meccanica pura richiamate dal consulente. Di comune esperienza la conferma che una tempestiva eliminazione della compressione, reclinando il soggetto su di un fianco avrebbe permesso un recupero di respiro salvifico. Preciso e convincente il ragionamento che esclude la morfina tra le cause di affievolimento della capacità respiratoria. La morfina si limita a indebolire i centri del respiro sensibili all aumento dell anidride carbonica; indebolisce lo stimolo a respirare e a muovere il torace e il diaframma all aumento dell anidride carbonica; la morfina deprime questo impulso ma questa condizione non è sufficiente a determinare l evento anche perché l impulso a respirare era manifesto, dato l impegno manifestato dal ragazzo nella colluttazione, segno di una piena disponibilità al respiro. In ogni caso la dose di eroina riscontrata, anche tenendo solo conto delle analisi ferraresi era inidonea ad inibire i centri bulbari del respiro. In

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nessun momento il dr. Malaguti aveva indicato la causa della morte nell azione deprimente della morfina, avendola individuata nello stress psicofisico, i cui effetti complessivi potevano essere stati eventualmente solo aiutati da una parziale depressione dei centri del respiro, un effetto peraltro smentito dal dato obbiettivo di una azione meccanica, idonea ad impedire e a rendere difficoltosa dall esterno l azione respiratoria. Nel pensiero del dr. Gualandri l asserita azione deprimente della morfina era del tutto superata dalla manifesta volontà di Aldrovandi di respirare; prima ancora lo scompenso respiratorio era determinato non dalla morfina ma dalla colluttazione, dall agitazione, dalla restrizione, con un azione del tutto trascurabile delle sostanze mai da alcuno indicate come cause o concause della morte ma semmai come occasione, contesto, nel quale avevano agito le vere cause. Il dr. Gualandri ha agevolmente ragione delle contestazioni difensive che agitano l effetto depressivo della morfina per farne una causa o concausa di morte, osservando come l eventuale azione causale delle sostanze non può essere valutata in modo avulso dal quadro clinico circostanziale e da quello anatomopatologico. Il che significa che alla base della morte vi è l incrementato fabbisogno di ossigeno, determinato dai fattori esposti, tale da non potere essere supplito dalla capacità respiratoria, fondamentalmente per la restrizione praticata nnella fase di immobilizzazione. Il dr. Gualandri espone quindi un quadro di esemplare chiarezza nello spiegare la causa della morte che si apprezza per l equilibrio nell assegnazione di una collocazione e di un peso a tutti i fattori storico-circostanziali, senza esclusione di alcuno di esso, concedendo tutto il possibile alla difesa e giungendo, ciononostante, ad assegnare un ruolo concausale imponente alla sconsiderata azione di restrizione a terra da parte degli imputati, preceduta da una massimizzazione dello stato di agitazione preesistente e quindi dell impegno dell apparato cardiorespiratorio, attraverso una violenta azione percussiva e traumatizzante.

Il dr. Lorenzo Varetto è altro consulente medico-legale delle partici civili; ha firmato la memoria a quattro mani depositata all esito dell incidente probatorio. Il suo contributo si apprezza particolarmente dal versante del comportamento alternativo che gli imputati avrebbero potuto e dovuto tenere, avendo prodotto alcuni protocolli sulle modalità di trattamento di soggetti agitati, discussi in precedenza. Anche questo apporto si lascia preferire per la maggiore capacità esplicativa dell insieme delle circostanze rilevanti, per l equilibrio e la capacità di assimilare nel modello esplicativo tutti i dati disponibili, compresi quelli favorevoli alla difesa. In generale la capacità di un modello esplicativo di dare conto di tutti i dati della realtà e di tutte le prove e non soltanto di quelle utili è un indice di sua maggiore affidabilità, anzi è cioè che distingue un lavoro con una qualche pretesa di rigore metodologico ( abbandoniamo l improprio concetto di scientifico

) dagli interventi

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a sostegno di una linea precostituita, costretti talvolta al compromesso sul piano della logica. Esamineremo il contributo del dr. Varetto solo per gli elementi di conoscenza aggiuntivi che offre rispetti ai contributi del dr. Zanzi e del dr. Gualandri. In via preliminare va dato atto al consulente di non essere partito da alcuna tesi precostituita, ammettendo trattarsi di un caso molto complesso, rispetto al quale il lavoro e le risposte del dr. Malaguti appaiono complessivamente condivisibili. Riconosciuti i meriti di Malaguti, una valutazione motivatamente dissenziente sta nell escludere il carattere accidentale o autolesionistico delle ferite al cuoio capelluto, dato il quadro di riferimento che postula un confronto esacerbato tra più persone. Laltro motivo di dissenso da Malaguti è nelle ragioni addotte per escludere la compressione del tronco. Largomentare di Varetto merita di essere direttamente ripreso:

. Posto questo scenario, riesce ben difficile immaginare che si sia potuto produrre questa serie di lesioni della testa, distribuite in un modo così diffuso se non per azione violenta da altra persona, che poi siano stati dei calci, dei manganelli, la testa sbattuta, e non parlo qua ancora di volontarietà, assolutamente, sbattuta contro un oggetto, contro una macchina, contro un muro, contro un qualcosa io questo francamente non lo so dire. Una lieve divergenza sull interpretazione dei reperti rispetto l opinione del dottor Malaguti ce l ho per quanto riguarda la mancanza di lesioni delle parti molli parietali del tronco che, quando se n è discusso, mi pare che l abbia indotto a dire che tendenzialmente era da escludere una compressione sul tronco, se poi sbaglio in questa interpretazione poco importa, perché comunque è l ipotesi a cui faccio riferimento. Allora, è noto che per azione di corpi contundenti che non siano localmente particolarmente traumatizzanti e soprattutto se ci sono degli indumenti di mezzo, si possono produrre delle lesioni anche molto gravi interne, anche senza avere esternamente nulla. Questo capita di vederlo in modo estremamente appariscente in certi incidenti stradali, nel pedone investito per esempio, può capitare che nel caricamento riporti una quantità di fratture costali senza avere lesioni esterne, qui non parliamo di un caso invece con delle lesioni scheletriche che sarebbero state sicuramente viste, ma è ben possibile non avere lesioni né scheletriche né di parti molle parietali anche subendo un importante compressione del tronco e del torace. Lo sanno i chirurghi, lo sanno i chirurghi per i quali è estremamente insidiosa la rottura della milza per esempio, che è una cosa che si produce senza bisogno che ci sia nessuna lesione fuori, tante volte la mancanza di queste lesioni rende difficile il loro lavoro, lo sanno i medici legali perché per esempio quando si parla di autopsia nei bambini, nell ipotesi di maltrattamenti, si consiglia di fare uno scuoiamento sistematico delle parti molli del tronco e degli arti diffusa a tutta la superficie cutanea, quindi uno scollamento di tutta la cute proprio per verificare se al di sotto non ci siano delle ecchimosi pur in assenza di lesioni superficiali, non so se mi sono spiegato. Questo è l unico punto di sostanziale divergenza nell interpretazione dei reperti. ( p. 115 )

Il prof. Varetto ha quindi ripreso un altro argomento, sollevato dalla difesa in precedenza, risolvendolo in modo univoco, come del resto già in precedenza i periti d ufficio: il peso del cuore di 280 grammi, in un individuo alto 1,80 m, era assolutamente normale. Da escludere quindi qualsiasi significativa anomalìa in termini di fibrosi del miocardio. Vi è tuttavia un altro punto di fondamentale importanza sul quale il prof. Varetto coglie in errore il dr. Malaguti. Lo si può affermare senza esitazioni perché sappiamo ciò che dirà il prof. Thiene. Ma conviene esplicitare il punto per osservare come il

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punto fosse stato già colto e avrebbe dovuto indurre a maggiore prudenza il prof. Rapezzi che interverrà successivamente, ricevendo una secca smentita, senza repliche12, da parte da parte del prof. Thiene:

Cè stata una domanda con la quale si chiedeva se corrispondeva a delle bande di contrazione e mi pare che il dottor Malaguti abbia risposto di sì. Su questo non sono d accordo, nel senso che sono aspetti diversi, le bande di contrazione sono degli aspetti istologici ben evidenti che sono dimostrativi di una ischemia miocardica protratta nel tempo, sono uno dei primi segni dell infarto del miocardio, il più precoce se vogliamo di quelli visibili sui vetrini. Londulazione, la frammentazione delle fibrocellule miocardiche è un reperto invece comunissimo che si vede nelle morti a decorso rapido, come le asfissie, come molte morti naturali ma non di origine cardiaca. Se vogliamo pensare che sia espressione di un ischemia miocardica, è espressione di un ischemia che avviene in una situazione talmente terminale da essere comune in pratica a tutte le morti possibili, non da tutte le morti, ma a moltissime morti a decorso rapido ( p.117)

Questa posizione con l intervento di Beduschi e Thiene diventerà corale. Ciò che sorprende è da un lato che Malaguti ne avesse fornito l esatta definizione e qualificazione in termini di analisi differenziale e dall altro che egli stesso abbia considerato irrilevante la distinzione ma soprattutto che il prof. Rapezzi abbia letto la relazione come se vi fosse scritto bande di contrazione

anziché ondulazione delle fibre del miocardio. Anche per Varetto, prescindendo dal contesto, sono presenti tutti i segni di asfissia. Il consulente li elenca a pag. 118 e seguenti. Ma merita di essere riportato il passo nel quale il consulente spiega la differenza tra la maschera ecchimotica e la coloritura del viso e della zona scapolo-omerale, deducendo anche da ciò la presenza di asfissia. Il reperto era stato trascurato da Lumare e Malaguti che avevano parlato di ipostasi. Il dr. Varetto corregge anche qui in un modo che non sembra ammettere repliche:

Ci sono delle petecchie sotto congiuntivali, ed a questo proposito merita aprire una piccola parentesi, si è discusso anche qua nell udienza scorsa, forse anche un pochino in questa, sul significato di questa coloritura delle parti cefaliche, del cingolo scapolo-omerale, del collo, della faccia, se interpretarla come un fatto post mortale, cioè macchia (ipostatica) oppure come un fatto vitale, cioè ristagno attivo di sangue durante la vita; mi pare un problema superato, superato dal fatto che ci sono delle petecchie sotto congiuntivali. Allora, in relazione alla gravità di questo ristagno di sangue, che caratterizza le asfissie, possiamo avere una cianosi del volto oltre la quale si formano delle petecchie sotto congiuntivali, oltre le quali si forma quella che si chiama maschera ecchimotica, cioè delle vere e proprie ecchimosi, sono dei puntiformi, qualche volta anche più estese, della pelle proprio, queste sono le espressioni di un ristagno notevolissimo che si ha in certe mobilizzazioni del torace quando la compressione sul torace e sull addome è completa ed istantanea e la morte interviene per una asfissia pura da immobilizzazione del torace, cosa che non è il nostro caso. Il fatto che ci siano delle petecchie sotto congiuntivali, permette di dire che c è stato comunque un ristagno di sangue nei territori encefalici, che questo sangue è stravasato

12 Non può essere considerata tale una rivalutazione della posizione, attuata in misura radicale e sostanziale.

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nelle congiuntive e lì ha lasciato la sua fotografia, come l autovelox, è passato e ha lasciato la sua testimonianza indelebile, al di là del fatto che poi dopo ci possa essere un interpretazione al tipo di macchia costatica o al tipo di congestione del colorito cutaneo. ( p.118).

Per Varetto il quadro interpretativo è complesso perché è un quadro di segni aspecifici che si riscontrano peraltro in casi di asfissia meccanica pura come quelli dell impiccagione con un lenzuolo con rapido prelievo del cadavere. I segni rilevabili in questo caso non sarebbero diversi da quelli osservati su Aldrovandi. Ma i meccanismi che possono produrre ipossia non sono rilevabili dall indagine autoptica a differenza da altre cause di morte. Pur disponendo della prova della causa violenta, in assenza del filmato dell azione, non si ha modo di sapere se l azione abbia agito per il tempo necessario. Tuttavia l analisi delle circostanze consente di ottenere risposte. Tra i dati che possono indirizzare utilmente nel senso indicato, si segnala il complesso di escoriazioni e le ecchimosi sul viso che si adattano ad una compressione esercitata sugli orifizi respiratori con modalità e per un tempo abbastanza lungo da creare quanto meno una difficoltà alla respirazione in questa sede. Dai dati storici risulta chela posizione prona con le mani ammanettate dietro la schiena, in presenza di altre cause che non facilitano la respirazione, può dare un contributo nel crearsi del processo che conduce a morte. Con l aggiunta di pesi sopra al corpo, l ostacolo alla respirazione aumenta. La valutazione della non rilevanza dei lavori sperimentali è convincente:

In questo senso i lavori sperimentali bisogna prenderli un pochino con le molle perché il soggetto che si sottopone alla sperimentazione, sa di sottoporsi a quella sperimentazione è preparato anche se ha fatto un po di pugilato prima o se è stato strapazzato per finta o un po per davvero anche, però è un soggetto conscio del fatto che fa tutte queste cose in condizioni di sicurezza, non è una persona per la quale siano riconoscibili altre cause, è un po la differenza che si può immaginare tra un subacqueo che fa apnea e che in tutta calma, come viene insegnato, si prepara all immersione e si immerge risparmiando il più possibile le sue energie e raggiunge determinate profondità in una situazione che si può definire quasi di asfissia controllata, nel senso che può stare ben più di un minuto sott acqua, rispetto ad una persona che colta alla sprovvista precipita in acqua ed annega magari nel giro di 5 minuti perché non è in grado di difendersi, perché ha delle reazioni inconsulte a questo pericolo a cui viene esposto. (p. 121)

Una citazione da un libro richiamato dallo stesso dr. Malaguti permette al prof. Varetto di descrivere con assoluta chiarezza il concetto complesso di causa di morte plurifattoriale, con un analisi che pure non può ancora tenere conto dell intervento del prof. Thiene :

Cè il libro Canuto - Tovo, già citato nella scorsa udienza che il dottor Malaguti ha detto che gli piaceva moltissimo, che porta alcuni dati che non sono sperimentali, derivano da osservazioni sia da esperimenti su animali e sia da osservazioni in caso di disgrazie, leggo una frase, anzi un intero capoverso Esperimenti su animali ed osservazioni in casi di disgrazia hanno permesso di stabilire che basta un peso pari alla metà di quello del corpo per provocare l asfissia, questa è più lenta se

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essa grave solo sul torace, 16

18 ore, siamo chiaramente fuori dai nostri tempi, più rapida se è

immobilizzato anche l addome, in modo da sopprimere i movimenti del diaframma, 8

10 ore. Se

il peso è uguale al peso del corpo la sopravvivenza è di 1 o 2 ore nel primo caso, nel secondo la morte può avvenire anche subito . Questo non è per dire che siamo sicuri che con un peso pari a quello del corpo questa persona dovesse necessariamente morire all istante per colpa di questo, è per dire che esiste una notevole variabilità individuale negli effetti che possono avere queste cause quando agiscono, soprattutto quando agiscono come concause tante insieme. D altra parte il fatto stesso che per definire quella che i periti hanno chiamato, ma non loro, hanno evidentemente riportato come citazione, la Excited Delirium Syndrome, che è questa sindrome del delirio agitato, dove si può andare incontro a morte in caso di costrizione fisica, di colluttazione, si usa la parola sindrome proprio che in medicina vuole definire una situazione nella quale non si ha una causa che nel 100% dei casi determina quell effetto, ma si ha la possibilità in termine di rischio che ad una determinata condizione si associ un determinato evento. Questo credo che possa aiutare un pochino a capire qual è l ambiente in cui ci aggiriamo sul quale si deve ragionare, cioè non un rapporto causa effetto, proiettile che attraversa una testa, un cuore ed uccide, diventano importantissimi i dati circostanziali per capire se ed in quale misura un meccanismo asfissiante, potenzialmente asfissiante vi sia stato ed abbia agito e questi meccanismi, in questo caso parlo grossolanamente per conoscenza approssimativa dei dati circostanziali, quelli che io conosco sono queste mani ammanettate dietro la schiena, uno che posso ipotizzare è un meccanismo a tipo di soffocamento diciamo in senso improprio per compressione sugli orifizi respiratoli e sulla faccia ed uno di cui si è parlato stamattina che è l ipotesi di un peso che gravi sul tronco ( 124)

Molti degli indizi della morte asfittica, presenti nel caso di specie, non si riscontrano in morti per cause naturali ( es. le petecchie). In sostanza si ha una compresenza di segni molteplici che sono rari o poco frequenti in una morte naturale. La descrizione della sintomatologia della c.d. fame d aria , la condizione di chi ha un assoluto bisogno di respirare che gli viene impedito o parzialmente impedito e che si trova perciò in una condizione di dispnea indotta è molto puntualmente descritta e dimostra come la difficoltà respiratoria poteva essere avvertita e come la stessa accrescesse l agitazione del soggetto:

RISPOSTA

( indotto )Da chi gli sta vicino, ma anche qua,

c è qualcosa che si può leggere, giusto per non dire cose che dico io, dal Puccini questo, che è un altro grande libro di medicina legale, i sintomi sono la dispnea intensa - dispnea ho detto che cos è - accompagnata da stridore respiratorio, cioè come fossero dei fischi, uno stridore. DOMANDA

Può essere anche un rantolo? RISPOSTA

Può essere anche un rantolo, rumore espiratorio, alitamento delle pinne nasali, rientramento degli spazi sopraclaveari intercostali, questo in una persona che è vestita, non si può vedere, dissociazione tra movimenti del torace e quelli del diaframma, fame d aria per l appunto, sintomi neuropsichici, ansietà, agitazione psicomotoria, poi tremori muscolari, convulsioni generalizzate, un ipotesi che ci sia stata una fase convulsiva potrebbe accordarsi con alcune lesioni traumatiche che ci sono mi pare ai gomiti superficiali, proprio, che potrebbero essere da urti di queste strutture sporgenti esposte contro il suolo per esempio, però è un ipotesi, in quell ipotesi allora si potrebbe pensare, si adatterebbero bene queste lesioni a questa fase convulsiva. Sono sintomi appariscenti quelli dell insufficienza respiratoria, mi pare che ne ha già parlato forse la

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professoressa Margaria all udienza di luglio.

Lelenco dei sintomi da fame d aria può essere anche più lungo. La dispeea, precisa il consulente, è una condizione che si manifesta essa stessa in forme rumorose . Ma è sull excited delirium syndrome e sui limiti scientifici di questa c.d. causa di morte che il dr. Varetto merita di essere particolarmente ascoltato, non solo perché rispecchia la diffidenza ed il rifiuto di molti esperti e di intere scuole mediche ad accoglierne la definizione come specifica causa di morte, ma anche perchè fornisce argomenti al rifiuto del prof. Thiene di considerare questa c.d. sindrome come un qualcosa che possa essere seriamente posto a base di una diagnosi di morte. Thiene fu tranciante e categorico e non motivò questo rifiuto, essendo impegnato a spiegare altri concetti. Varetto fornisce quegli argomenti che l autorevolissimo rifiuto di Thiene convalida:

Questa bella parola che per la trascrizione si scrive Excited Delirium Syndrome, con la Y, è un etichetta elegante che si dà ad una sindrome, cioè ad una situazione che capita di osservare come adesso stiamo discutendo di questa situazione concreta, che non capita in tutti i casi in cui si riconoscono le stesse cause, ma capita solo in alcuni casi ed a quel punto il limite scientifico esiste perché non si sa perché ad alcune persone succede ed ad altre no, ma è sostanzialmente un etichetta con la quale si va a descrivere una morte che è correlata a condizioni che si ritrovano in questo caso e queste condizioni che si ritrovano in questo caso sono lo stato di agitazione, per quanto noto ma penso che sia un fatto pacifico, pacificamente accertato; il contatto fisico emerge con la colluttazione, l immobilizzazione è una morte in qualche modo inattesa. Allora questa è un ipotesi che io non mi sento di scartare, non me la sento di scartare ma sarà da valutare insieme ai dati circostanziali, non mi sento di scartarla se ci mettiamo insieme quella quota di ostacolo alla respirazione di cui tutti hanno parlato, di cui parlo anch io, data quanto meno dalle mani vincolate dietro la schiena eventualmente da una compressione sugli orifizi respiratori, dalla posizione prona, da un eventuale peso, cioè se noi togliamo, se questa persona la dobbiamo disammanettare, occludergli gli orifizi respiratori e non comprimerlo in nessun modo e metterlo in posizione supina, è una persona che sta perfettamente bene in un Excited Delirium Syndrome, non so se mi sono spiegato. In questa sindrome, lo dicono (Dimaio), la colluttazione nella costrizione fisica può essere un ulteriore concausa. Dopodiché io non c ero, sapere con quanta intensità se e con quanta intensità abbiano agito queste cause io francamente non lo so, perché non ero presente, posso dire, concordare con quelli che sono passati prima di me, nel dire che anche solo le mani vincolate dietro la schiena, è un esperimento abbastanza facile da fare, se ci si mette - dopo aver fatto due piani di scale ed un po di corsa - per terra con le mani legate dietro la schiena, legate, poste dietro la schiena, insomma, ci si accorge di quanto sia aumentata la fatica respiratoria in una situazione del genere ed in una persona che abbia le premesse patologiche e quindi l increzione di catecolamina dovuta alla colluttazione, dovuta all essere entrato in contatto violento con altre persone, la fatica fisica ed il debito d ossigeno, l affanno respiratorio chi ci mettiamo un mattone in più, come hanno detto tutti quanti fino ad adesso, non è che si differenzi poi così molto rispetto a quanto è stato detto stamattina dal professor Avato e anche la volta scorsa dal dottor Malaguti.

Siamo alla conferma di quanto avevamo visto commentando i risultati della perizia.

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La nozione di e.d.s. non descrive una causa di morte naturale. Essa sintetizza un complesso di condizioni della morte molte delle quali non sono affatto naturali ma rispecchiano fatti umani sopravvenuti in una condizione di agitazione preesistente. Non è possibile allora qualificare con una sola formula condizioni assai diverse nelle quali l azione del fatto esterno umano può avere un efficacia risolutiva e determinante, insieme ad una pluralità di altri fattori. Non si può sostenere che sol perché si descrivono casi di auto consunzione di soggetti agitati ( all atto pratico prove di casi simili non ne vengono offerte, se non agli albori della moderna psichiatria o in casi di intossicazione acuta di specifiche droghe, assunte in dosi massicce e da lungo tempo, e si tratta costantemente di soggetti che muoiono in fase di contenzione o arresto o subito dopo), tutti gli altri casi di convergenza di fattori esterni debbano essere considerati irrilevanti e tutte le dinamiche delle morti in tali condizioni debbano essere ascritte ad un agitazione patologica. In una situazione patologica determinata da più fattori basta un ostacolo anche relativamente modesto alla respirazione per costituire ulteriore fattore di indebolimento causalmente rilevante. L idea della polifattorialità della morte è descritta ancora in un successivo passo:

DOMANDA

Quindi lei dice in questa situazione di difficoltà, se ben capisco, era necessariamente amplificata e resa significativa dalla colluttazione, quindi dal debito d ossigeno che si poteva essere verificato in dipendenza di questo stato di agitazione della colluttazione? RISPOSTA

Dicono, chi si è occupato di queste cose, che sono fondamentali la situazione di agitazione, l affaticamento fisico, la increzione di catecolamina, la colluttazione, il contatto fisico con altre persone, l essere vincolati, sono tutte circostanze che ricorrono in situazione del genere, tutte circostanze alle quali io credo che se dimostrate di esistere devono essere prese in considerazione come concausa, fra queste anche la costrizione fisica, la posizione

Eliminati i casi limite estremi della morte da asfissia pura e della morte per causa naturale, sussiste una gamma amplissima di combinazioni, di condizioni plurime, tutte interagenti nel produrre il meccanismo della morte. E un errore considerare l e.d.s. come una fattore di morte autosufficiente ed escludente il concorso di altri fattori umani. La citazione degli autori americani più noti in materia consente al dr. Varetto di esplicitare il concetto:

GIUDICE

Lei dice: la causa della morte è la sindrome abbinata ad eventuali fattori circostanziali

RISPOSTA

Mah, un momento, il fatto che esista questa sindrome non è che vieti che esistono anche i fattori circostanziali ulteriori, noi avevamo un appunto qua, le riporto qualcosa detto da persone più autorevoli di me. Allora, Dimaio, testo famoso di patologia medico legale, pagina 504

505, dicono in questi casi di Excited Delirium Syndrome: Esistono due maniere per certificare la causa della morte, la prima è segnare la causa della morte come excited del delirium e poi segnalare sforzo/colluttazione o intossicazione da cocaina

questo non ci interessa - come causa contributiva, cioè concausa del decesso; un secondo modo certificare la morte in maniera descrittiva, ad esempio arresto cardiopolmonare durante sforzo colluttazione violenta in soggetto sotto influenza di sostanze, nell ipotesi che le sostanze ci siano. In individui che presentano psicosi

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può essere segnalata tale condizione come ulteriore causa contributiva o incorporata nella diagnosi descrittiva . Cioè la colluttazione, la costrizione fisica viene utilizzata come parte integrante di questa sindrome, indubbiamente, dopodiché tutti i cuori si fermano perché gli manca l ossigeno, il fatto che qualunque sia la causa effettivamente e magari anche per un azione combinata delle catecolamine. Qualsiasi contributo ulteriore che porti ad una riduzione di ossigeno, a maggiore difficoltà respiratoria e l asfissia meccanica pura, è un mattone in più che si mette come concausa nel processo che porta poi alla morte. Non so se ho spiegato.

Il dr. Varetto esorta quindi a non cadere nella truffa delle etichette, a non trascurare sulla scorta delle analisi più avvedute che lo sforzo nel combattimento, la colluttazione, l immobilizzazione sono esse stesse componenti della sindrome e quindi possibili concause del decesso che è per definizione policausale in quanto tutti fattori che concorrono a produrre asfissia/ ipossia, capace a sua volta in pochi minuti ( due o tre ) di produrre irreversibili danni cerebrali e di seguito la morte. Unico rimedio in questa situazione sarebbe stato rimettere il soggetto in condizione di respirare prima del prodursi di effetti irreversibili. Una rianimazione tentata dopo alcuni minuti di interruzione di attività cardiaca per asfissia non può produrre alcun effetto utile. La controversia tra la capacità della posizione prona con mani legata dietro la schiena a produrre o meno asfissia deriva dalla differenza, ben presente alla stessa letteratura sperimentale, tra la condizione reale e la condizione di laboratorio sempre piuttosto lontana dalla prima. Lo sforzo fisico, la concrezione catecolaminica, le modalità del contatto fisico compressivo non sono mai riproducibili in laboratorio sicchè l ipotesi della mancata saturazione di ossigeno in posizione prona in condizioni di laboratorio non può essere automaticamente trasferita alle condizioni reali. Il che appare del tutto ragionevole. Importante la considerazione secondo cui ogni caso ha storia a sé. Sulla base di tale ragionevole considerazione, vanno valutate con sereno distacco per infine disattenderle le posizioni dei consulenti della difesa, tutte e soltanto protese nello sforzo di descrivere un idealtipo di morte naturale da e.d.s., costruito in termini obbiettivamente artificiosi ed estremi, del tutto sganciato dalla realtà del fatto, aprioristicamente ricostruita in modo da renderla compatibile con il suddetto tipo ideale, privo di ogni riscontro in letteratura, nei documenti citati dalla difesa. Chiara la distinzione tra ipossia e asfissia. La prima è mancanza di ossigeno: la seconda è il meccanismo che provoca l ipossia che può essere determinata anche da insufficienza respiratoria e non da totale asfissia. La definizione di ipossia:

RISPOSTA

Quindi carenza di ossigeno, ipossiemia se vogliamo proprio dire la parola giusta, cioè ipossia nel sangue ed ipercapnia, cioè aumento dell anidride carbonica, perché normalmente gli scambi respiratori sono ostacolati sia nell assunzione di ossigeno sia nell espulsione di anidride carbonica in modo più o meno pari.

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Tra l ipossia e la difficoltà respiratoria esiste una connessione nel senso che la difficoltà respiratoria può consentire inizialmente e per un pò di mantenere una saturazione d ossigeno completa ma prima o poi provoca scompenso, in ipossia diminuendo la saturazione. Indicare l ipossia nella fase finale come causa del decesso è un non senso, se non si ha riguardo alle cause che producono la condizione asfittica finale:

DOMANDA

Lei sa che di ipossia parlano alcuni, cioè come causa del decesso? RISPOSTA

Sì, la cosa che ho provato, perché era basata questa diagnosi su un interpretazione, che a parer mio è un po bizantina dai reperti istologici del miocardio, come già si era detto, che questa ondulazione delle fibre miocardiche

RISPOSTA

Però ipossia, tutti i cuori muoiono, si fermano per ipossia, cioè sia che io perda sangue ed il cuore non riceva abbastanza ossigeno per quello, sia che non respiri più ed il cuore non riceve ossigeno, sia che è una crisi ipertensiva, allora lo riceve ancora ma il suo lavoro diventa talmente grosso e la sua richiesta d ossigeno talmente aumentata, come anche per l increzione di catecolamine aumentano la richiesta d ossigeno del cuore o uno scompenso tra la richiesta di ossigeno del cuore e l offerta data dal circolo. Non tutti i cuori sono sensibili allo stesso modo, alcuni vanno in crisi prima di altri, però di fatto il meccanismo che porta a morte la persona e la morte consiste nell arresto cardiaco, poi in sostanza, è quello. (p.146) Lammanettamento in posizione prona a terra e conseguente immobilizzazione è fattore di rischio di ipossia che ha dato l occasione alla produzione di protocolli e linee guida per evitare che soggetti agitati fossero immobilizzati in modi tali da produrre concreti effetti:

DOMANDA

Questa ipotesi da noi fatta in relazione al caso concreto, è un ipotesi che vale solo per questa situazione specifica oppure si è tradotta nel tempo in linee guida, in istruzioni al personale sanitario, ai gestori pubblici di situazioni di emergenza o che possa, in istruzioni diciamo precauzioni per l uso della contenzione violenta, diciamo così. GIUDICE

Ad esempio nei manicomi? RISPOSTA

No, infatti nei servizi psichiatrici, già sui manicomi non esistono più, un bagaglio culturale medico lo sarà sempre di più infermieristico, mano a mano che le professioni infermieristiche acquisiscono dignità autonoma in quello che si chiama (norcing), cioè la cura dei bisogni fondamentali del paziente ed è un bagaglio culturale consolidato che è tradotto anche in alcune linee guida. Le raccomandazioni che vengono fatte per affrontare una persona che ha uno stato di agitazione ed anche dei comportamenti violenti, sono quelle di badare all incolumità degli operatori e del paziente, di tentare in tutti i modi, cosa che ha un efficacia notevolissima, di fare cessare lo stato di agitazione, la crisi acuta senza contatto fisico, solo con il dialogo, strutture che sono attrezzate prevedono un intervento di un certo numero di operatori, mi pare in linea di massima fa 3 e 5, non più di 6, cioè c è un numero che è definito come ideale, tale da dare, senza minaccia, l idea al paziente di aver di fronte una forza che è comunque di una certa entità di persone ed anche modalità di dialogo che risultano efficaci per placcare la fase acuta della crisi. Il ricordo alla contenzione fisica per i pazienti è considerato, ma da tutti i medici

e tradotto in queste linee guida

come un ricorso che deve essere solo in condizioni eccezionali quando non ci sia altra possibilità ed esistono delle modalità di contenzione fisica in acuto che vengono suggerite

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che sono l avere gli operatori ai lati del paziente e di trattenerlo per gli arti, per le mani, in piedi, per evitare danni. Questi danni sono citati anche in alcune linee di guida le possibilità di morte come in situazioni di questo genere, i danni che si cerca di prevenire essenzialmente sono invece di tipo traumatico, sia per gli operatori sia per il paziente.

La posizione prona a terra, anche nei lavori sperimentali, comporta difficoltà respiratorie, pur potendosi mantenere inalterata la funzione respiratoria, intesa come capacità di fare affluire al sangue tutto l ossigeno necessario. Questa la corretta lettura dei lavori sperimentali citati dalla difesa. Il che significa che una variazione delle condizioni reali con una base di agitazione accentuata, un conflitto assai più intenso di quanto la situazione non ne possa riprodurre gli effetti, una compressione assai più marcata, una parziale restrizione delle vie aeree, una forte compressione sul tronco e sull addome, oltre a tutta una serie di circostanze di contorno, quali l asprezza della lotta, l entità dei traumi subiti, l entità dei pesi applicati, l intensificazione della compressione e della restrizione per l errata interpretazione dell agitazione come fattore di offesa anziché come fattore di difesa, possono produrre quel deficit di saturazione dell ossigeno che porta all ipossia per cause meccaniche e posizionali. Il fatto che in una diagnosi a posteriori non sia possibile assegnare un peso specifico a ciascuna causa non è motivo per escluderne l efficacia. In questo senso la causa della morte è l insieme delle concause ciascuna delle quali necessarie al prodursi dell evento nelle specifiche condizioni in cui esso si è verificato. La giurisprudenza stessa nel valutare il contributo di ciascuna causa si limita ad un discorso puramente qualitativo e non quantitativo, ancorandosi al ragionamento contro fattuale. Nella situazione in esame le concause sono riconducibili a due soli fattori base: il primo riconducibile all agitazione di Aldrovandi ( i limiti in cui può essere realmente ammessa, conosciamo ora definitivamente); l altro all azione degli agenti, responsabili delle scelta e delle modalità della colluttazione; responsabili delle modalità di immobilizzazione; responsabili delle modalità di contenzione; responsabili della parziale restrizione respiratoria; responsabili di avere accentuato la pressione dopo la manifestazione dei primi segni di difficoltà respiratoria e dei primi segni di asfissia; responsabili di non avere compreso il dramma che stava per verificarsi, rimettendo il soggetto in condizione di recuperare condizioni idonee di respirazione ,prima del prodursi di effetti irreversibili. Tutto ciò nella prospettiva della morte per causa asfittiche. Il ragionamento andrà integrato per dare risposta agli interrogativi sull effettiva capacità del fatto descritto a produrre una morte asfittica. Una capacità che incontrava difficoltà esplicative, in assenza di un altra ora dimostrata causa patologica e violenta, legata al meccanismo compressivo del soggetto a terra, una volta accertato che la morte non poteva essere ascritta all agitazione del soggetto. In questo senso l indicazione del prof. Thiene ha davvero chiuso il cerchio . Significativa, nell ultima parte del controesame, la posizione di Varetto sul ruolo degli oppiacei. E una puntualizzazione di metodo efficacissima. Il medico-legale si

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rimette alle deposizioni dei periti, della dr.ssa Licata, della dr.ssa Margaria, di Avato e Malaguti nell attribuire un ruolo marginale e secondario agli effetti dell eroina sui centri respiratori. Ma ciò che conta è verificare l opportuna collocazione di questa condizione nell esplicazione del meccanismo causale. Non l eroina causa dell asfissia ma l eroina come condizione oggettiva preesistente rispetto alla quale un azione di compressione moltiplica i suoi effetti:

il sapere che la morfina a certe concentrazioni può indurre depressione respiratoria e una depressione respiratoria che valuterete poi voi ciò che si sono detti i tossicologi e psichiatri per sapere se possa essere esistita o no, a me pare che dall opinione di molte persone risultasse un fatto relativamente marginale e una depressione respiratoria nei confronti della quale nuovamente un ostacolo alla respirazione di tipo meccanico, rappresentato dalla posizione diventa rilevante, può diventare rilevantissimo, perché se gli si sottrae a uno che fa fatica a ristorare l ossigerazione a causa della depressione respiratoria da oppiacei, se gli si sottrae quota di mantice respiratorio, di espansione di gabbia toracica per la fatica respiratoria nell ambito di una fatica muscolare importante ma aumentata dalla posizione, può diventare, forse se voglamo, più rilevante rispetto ad una situazione in cui non ci sia il contributo dell ofpiaceo a dare l insufficienza respiratoria. ( p. 171)

Ammettere l effetto della morfina sulla respirazione, dice Varetto, significa accentuare il peso della difficoltà di respirazione di tipo meccanico, determinata dalla posizione prona e da tutte le altre circostanze compressive che il consulente al tempo dell esame si limitava del tutto correttamente solo ad ipotizzare e che ora possiamo dare per certe, attribuendosi al discorso un maggior valore esplicativo. Anche per quanto concerne la domanda sui tempi per il verificarsi dell ipossia, il consulente molto opportunamente rinvia al diverso combinarsi possibile dei dati circostanziali secondo le emergenze del tempo, oggi convalidate e corroborate nel senso prospettato dal consulente:

DOMANDA

Benissimo. Di quanto tempo ha bisogno questo meccanismo asfittico, cioè per quanto tempo deve andare avanti questo meccanismo asfittico sin da portarlo ad ipossia? RISPOSTA

Sta nella risposta precedente, cioè dipende, avevo detto, è causa di ipossia e di ipercapnia se è abbastanza intenso da ostacolare gli scambi respiratori, a questo si può aggiungere che se gli scambi respiratori sono completamente aboliti, in assenza di altre concause nella persona che si impicca e viene strangolata da un laccio che non molla la presa, in genere l asfissia si completa in 5

6 minuti, con una certa variabilità ovvia individuale, perché ogni cuore reagisce a modo suo. DOMANDA

E nel caso nostro, nel meccanismo asfittico dell ammanettamento dietro? RISPOSTA

Nel caso nostro è DOMANDA

Nel caso concreto, dottore. RISPOSTA

Nel caso nostro è una situazione che è molto più complessa, perché il meccanismo agisce nell ostacolare una completamente efficace attività respiratoria a causa anche delle preesistenti concause, della già preesistente affaticamento, della necessità di un carattere arrivo d aria per poter ripristinare la situazione fisiologica e quindi no, non si può dire un tempo, non lo si può dare.

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DOMANDA

Non lo si può dare nel senso che non siamo in grado di indicarlo perfettamente o in

relazione a quello che lei ha detto prima, dell impiccamento 5 o 6 minuti, possiamo dire certamente maggiore per esempio? RISPOSTA

Non lo si può dire, perché a parte la sensibilità individuale che è sicura, non sappiamo

esattamente quale fosse la situazione di partenza, allora poniamo una persona che per colpa delle catecolamine, per colpa della fatica, per colpa della colluttazione ha avuto un crearsi di una situazione pericolosa, che se si protrae nel tempo, intanto i tessuti continuano a consumare ossigeno

RISPOSTA

Lui ce l ha già l ipossia, la lasciamo respirare affannosamente senza difficoltà e ripristina. Gli prolunghiamo per colpa di questa quota di difficoltà indotta dalla posizione, una condizione di ipossia, adesso parlo sempre e solo di ipossia, ma c è appunto anche eventualmente l ipercapnia, lo espongo al sommarsi di tempi e di situazione critica e alla fine vedo che questa persona è morta in quella posizione.

Rilevante è ancora ricordare come per il dr. Varetto le ferite al capo possono essere prodotte da qualsiasi tipo di corpo contundente, compreso il calcio. In questo vi è motivato dissenso dalla posizione del dr. Malaguti, indicando il dr. Varetto i capelli come barriera impeditiva di una precisa incisione delle forme del corpo contundente in modo da potere ammettere o escludere la causa produttiva. Lazione contusiva da parte di terzi nella produzione delle ferite alla testa e al volto è argomentata in modo incisivo e non si presta a contestazioni:

RISPOSTA

No, il messaggio che ho cercato di trasmettere fino ad adesso è che se c è una persona che ha due escoriazioni, una ferita lacero contusa alla fronte si può pensare ad una azione ripetitiva di tipo autolesionistico o una caduta accidentale, se una persona ha una ferita da questa parte, una ferita da questa parte, un escoriazione qua, un escoriazione davanti, ha praticamente tutta la superficie della sfera della testa costellata di lesioni, riesce francamente difficile attribuirle tutte quante a dei fatti, a dei gesti autolesionistici o a dei fatti accidentali. Poi presa singolarmente una ferita lacero contusa, non so, è capitato a tante persone di farsela sulla testa, perché la testa è una di quelle regioni che si feriscono e tutti quanti credo che sia capitato ce la siamo fatti accidentalmente, non è

Ritornando al problema della presenza di piccoli e sporadici focolai di fibrosi miocardica , il dr. Varetto, richiamando il precedente commento, spiega che si tratta di una situazione di assoluta normalità, in un cuore il cui peso si colloca nella fascia medio bassa, ragion per cui una eventuale fibrosi ne avrebbe dovuto necessariamente accrescere il peso. Definitivo quindi l argomento usato per escludere che le ecchimosi gengivali possano attribuirsi al lavoro del rianimatore:

RISPOSTA

Allora, io sono andato a studiare che cos è questa cannula, ed è in effetti una cannula che se è stata usata questa per abbassare la lingua è una cannula che viene messe in bocca, al di sopra della lingua collegata al pallone o alla maschera, perché si usa per fare respirare. La possibilità che crei simmetricamente sul fornice gengivale, superiore e inferiore, esattamente allo

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stesso livello due ecchimosi mi sembra bassissima, per due motivi: uno è che è vero che esistono dei danni possibili da cannule, in genere se ci sono riguardano parti più basse ma se anche riguardassero un fornice gengivale riguardano uno e non due simmetricamente. Laltra cosa che mi pare che quando sono state fatte queste manovre questa persona fosse morta. Ora l ecchimosi è una lesione vitale e che si formino due delle ecchimosi così, per un attività rianimatoria che poi risulta essere inefficacie, nel senso che non c è attività cardiaca, mi sembra un po basso.

In questa prospettiva anche queste lesioni sono indicative del meccanismo asfittico o in via diretta come dimostrazione dell occlusione della bocca e delle vie respiratorie o in via indiretta come espressione dello sforzo fatto per respirare. La mancanza di segni esterni non sarebbe impeditiva dell ipotesi, tutto dipendendo dall intensità della compressione e dalle modalità di contatto con la superficie esterna, ovvero dalle modalità di chiusura della bocca. Circa il livello di valutazione scientifica degli studi sperimentali sull asfissia, il dr. Varetto ne ha confermato l infimo valore scientifico, pur dando atto della difficoltà, intrinseca alla natura dell attività della medicina legale, eminentemente casistica, di produrre contributi scientifici di elevata qualificazione:

DOMANDA

Va bene. Lultima cosa, dal punto di vista scientifico: abbiamo sentito stamattina che l esperimento di Chan è classificato livello 4, che significa concretamente, che attendibilità si può dare a questo tipo di esperienza? RISPOSTA

Allora i livelli di forza delle raccomandazioni e di efficacia scientifica - adesso sto usando parole un po sballate perché sono stanco - di un lavoro, di un contributo scientifico sono graduati e nelle linee guida appunto le raccomandazioni sono graduate, grado a), grado b), grado c). Il disastro di fronte al quale si trova il medico legale in un aula di giustizia è constatare che quasi sempre ciò che si porta, come propria conoscenza al Giudice, sarebbe classificato ai livelli più bassi possibili, il livello più basso possibile è l opinione dell esperto come raccomandazione, perché sì l opinione di una persona che ha letto tanto, ha fatto tanto ma è pur sempre l opinione dell esperto. Per altro trasferire in medicina legale questa scala di valutazioni della forza di una raccomandazione o dell autorevolezza di un contributo scientifico, vorrebbe dire o chiudere bottega completamente e rinunciare alla medicina legale, perché non c è quasi niente che abbia una base sperimentale o di studio osservazionale, che sono quelli richiesti da questi criteri di classificazione, tali da farla salire al di sopra di un livello poco più che infimo, perché DOMANDA

Sì, io volevo capire, da quello che diceva lei, questo esperimento in laboratorio del soggetto che gli si fa fare un po di ginnastica e poi si mette RISPOSTA

È una situazione che è molto diversa da DOMANDA

Cioè volevo capire quanto di questo esperimento rispecchia la realtà? RISPOSTA

Allora questi soggetti con 30 e più chili sulla schiena si trovano per un quarto d ora, dopo aver fatto delle attività e stanno benone. Una persona, d altra parte ce ne abbiamo casi di persone che con il peso, pari a quello del proprio corpo sul tronco, a comprimere insieme torace ed addome, muoiono quasi all istante. Nel mezzo ci staranno un sacco di situazioni, il fatto è che la situazione controllata sperimentale è una situazione molto particolare, che vale per le condizioni sperimentali impostate. Qui sempre con i limiti del concetto di sindrome, quindi di cause che agiscono in un certo modo ma che non sempre producono quell effetto, abbiamo delle situazioni che sono molto diverse rispetto una situazione sperimentale, perché 4 minuti accapigliarsi per finta cercando di non farsi male sono diversi da uno che sbatte

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Si tratta, in definitiva, di una valutazione condivisa dallo stesso autore dello studio di cui è stata data lettura in udienza:

DOMANDA

Va bene. La seconda domanda è questa, sempre citando Chan, le chiedo se condivide

questa valutazione: Si è cercato

l ha già detto la collega

di riprodurre gli effetti fisiologici della

colluttazione sottoponendo i soggetti dello studio ad un esercizio della durata di 4 minuti prima di far loro assumere la posizione di contenimento. È però improbabile che tale periodo di esercizio possa simulare tutte le alterazioni fisiologiche che si possono verificare durante una colluttazione o in stato di agitazione, inoltre non sono stati riprodotti gli effetti dei traumi e dello stress psicologico che spesso si verificano nelle persone durante l arresto . Condivide lei questa valutazione, cioè è d accordo? RISPOSTA

Lho appena detto, adesso arriva da fonte più autorevole di me che è la stessa cosa sostanzialmente

Infine una conferma del bagaglio culturale che un agente di polizia deve possedere quando è chiamato ad intervenire per bloccare pazienti agitati. E emerso dalle più volte citate linee guida così come dalle prescrizioni all azione di agenti della forza pubblicas chiamati ad eseguire TSO ( circostanza richiamata dal prof. Berardi ) che in casi estremi questa è chiamata in ausilio ai sanitari per risolvere questioni delicate concernenti pazienti molto agitati e pericolosi per sé e per altri. Attraverso l accesso nelle strutture sanitarie gli agenti della forza pubblica acquisiscono una visione umanitaria dell approccio alla malattia mentale che entra a fare parte del proprio bagaglio esperienziale e della cultura diffusa nei diversi corpi di polizia. L ignoranza di queste procedure e dei criteri diffusi nell ambiente medico in materia di trattamento di soggetti agitati costituisce imperizia professionale. Lapproccio al quale il prof. Varetto fa riferimento viene così descritto:

RISPOSTA

Ma l opinione del medico, di chi lavora in sanità è che la forza pubblica è costituita da persone che devono essere di aiuto all umanità, come primo compito, ed un aiuto all umanità e al paziente in quel momento è quello di immobilizzarlo, cioè una volta che lui ha raggiunto l opinione che non c è nient altro da fare, che è fallito qualsiasi tentativo di far scemare lo stato di agitazione in modo autonomo accompagnato, facilitato, con il metodo Montessori diciamo, e si deve ricorrere alla costrizione fisica, allora cosa faccio? Chiamo la forza pubblica perché sono in un ambiente che so amministrare, sono psichiatra che li coordina, so dire cosa, quali sono le cose migliori da fare e so di avere a che fare con persone che devono istituzionalmente vengono in aiuto al di là del reato, del non reato, questo di sicuro, sì.

E più avanti ribadirà quanto abbiamo già rilevato: nell alternativa tra nuocere al paziente o sottrarsi allo scontro, l agente dovrebbe preferire questa alternativa, fino a quando non vi siano rischi per beni che l agente deve tutelare con prevalenza sull incolumità del soggetto agitato. Una condizione evidentemente eccezionale.

Il prof. Giovanni Beduschi tira le fila della ricostruzione alternativa della causa di

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morte sostenuta dalla difesa di parte civile, fino all avvento del prof. Thiene. Anche il prof Bedusci ha firmato la relazione già esaminata confluita negli atti dell incidente probatorio. Le sue osservazioni a dibattimento le rispecchiano con le integrazioni e precisazioni derivanti dal successivo dibattito tecnico. Il prof. Beduschi non si sottrae alla domanda sulla causa della morte: la morte di Aldrovandi è riconducibile ad ipossia da immobilizzazione con la quale interagiscono cause secondarie da valutare sul piano interpretativo e concausale. Ma causa principale è il debito di ossigeno provocato nella vittima dalla immobilizzazione toracica, epilogo di una vicenda iniziata con la precedente colluttazione. I traumi prodotti, inefficaci come causa a se stante, assumono un significativo rilievo concausale. Lapplicazione di corretti criteri medico-legali esclude dalle possibili causa la c.d. morte tossicologica per la presenza irrilevante di alcol e ketamina; per l accertata inefficacia dell eroina nella dose accertata a Ferrara ( peraltro dubbia in considerazione dei risultati torinesi ) come fattore tossico. A questo proposito la direzione di un istituto universitario di medicina-legale al quale fa capo un laboratorio di tossicologia forense, permette al prof. Beduschi di rivendicare una competenza indiretta in materia, in funzione dell obbligo di controllo di efficienza la qualità a lui spettante. Ciò consente a Beduschi di ribadire il concetto illustrato dalla dr.ssa Licata, rafforzato dall esperienza trentennale, secondo cui la morfina non è degradabile, per cui le eccezionali differenze riscontrate tra le analisi ferraresi e quelle torinesi sul punto non possono essere ascritte a questa causa. La qualificazione internazionale del laboratorio torinese, da parte dell organizzazione internazionale antidoping che adotta criteri di ricerca assai più selettivi di un normale laboratorio, avrebbe dovuto condurre ad escludere un qualsiasi dubbio sull attendibilità delle analisi torinesi. I riconoscimenti ufficiali dell istituto di medicina legale di Modena, il più accreditato in Emilia Romagna, sottoposto a rigorosi controlli di qualità a vari livelli, e del suo laboratorio di tossicologia forense di cui fa parte la dr.ssa Licata, garantiscono le sue prestazioni e quindi le osservazioni qualitative della dr.ssa Licata sulle tecniche analitiche ferraresi per le quali non risultano al consulente analoghe verifiche di qualità. Ma anche ammettendo la validità dei rilievi analitici ferraresi e l interazione farmacologica tra le sostanze, con la ketamina a livelli minimi andrebbero esclusi effetti tossici. Anche sul comportamento l azione delle sostanze appare oltremodo dubbio. Ammesso un fattore minimo di ebbrezza prodotto dalla quantità di alcol, inferiore al livello richiesto per la guida di autoveicoli, l effetto dell eroina è notoriamente di tipo deprimente e non eccitante; a differenza delle anfetamine e della cocaina, non rilevate nel caso in esame. Esclusa l azione individuale, neppure il preteso sinergismo tra le sostanze poteva giustificare lo stato di eccitazione. Esso, in ipotesi, poteva al più fondarsi su motivi psicologici endogeni. Neppure l eroina avrebbe potuto considerarsi causa di depressione respiratoria per le ragioni, più

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volte enunciate, che vedono Aldrovandi tutt altro che imbambolato. In definitiva, in piena consonanza con le conclusioni dei periti d ufficio, la materia degli effetti delle sostanze è per Beduschi una tempesta in un bicchiere d acqua : neppure varrebbe la pena di discutere della ketamina, visti i dosaggi. Nessuna evidenza scientifica che il presunto cocktail ad ingredienti minimali possa avere determinato cardiotossicità. Il problema andrebbe spostato semmai sul piano della sofferenza cardio-ipossica, una sofferenza cardiaca da mancanza di ossigeno. Causa della morte non è certo l arresto cardiaco, una costante in tutte le morti. Questa osservazione serve al consulente per sgombrare il terreno dal rilievo sulle fibre cardiache testate all esame istologico. La descrizione del reperto del cuore esprimerebbe un concetto assolutamente comune, secondo una tipologia standard nella casistica peritale dell istituto diretto dal prof. Beduschi. Londulazione delle fibre cardiache è tutt altro che un segno di tossicità cardiaca. A sostegno della tesi il prof Bedusci cita innumerevoli casi. Le fibre ondulate nel reperto istologico appaiono molto frequentemente e costituiscono un segno assolutamente generico e privo di qualsiasi significato, neppure usato e usabile per la diagnosi di un infarto recentissimo un infarto fulminante. Quindi la fibra ondulata è nell accezione corrente, a meno che non venga dimostrata attraverso metodi immuno-istochimici, e qui non è stata dimostrata, non assolutamente significativa di un danno cardiaco su vivente ma espressione di un fenomeno postmortale correlabile con l ipossia. Ed infatti è l ipossia che fa raggrinzire la fibra, facendole assumere aspetto nastriforme. Considerazione per Beduschi di assoluta evidenza e non passibile di seria argomentazione contraria. Si tratta di un giudizio estremamente severo per quanti dalle cinque righe di un burocratico rilievo istologico hanno preteso trarre conseguenze determinanti, subendo la severissima reprimenda del prof. Thiene, implicitamente già contenuta nelle osservazioni di Beduschi Escluse le cause traumatica, chimico tossicologica e cardiotossica, il solo dato dirimente nella diagnosi differenziale diventa il dato circostanziale all interno del quale inserire i dati aspecifici dell autopsia. E qui il rinvio del prof. Beduschi è all intera analisi del dr. Gualandri. Si tratta di stabilire se il dato circostanziale giustifichi o meno i segni inequivoci e completi di morte asfittica, in assenza di spiegazioni alternative, o in presenza di circostanze che escludono spiegazioni alternative. Rilevante anche la lezione di Varetto per spiegare la riconducibilità alla mancanza di ossigeno di tutta una serie di segni, dalle petecchie alle soffusioni ecchimotiche. Segni che giustificano la spiegazionedell evento in termini di morte asfittica, in presenza di una cornice circostanziale precisa e concludente: colluttazione e immobilizzazione riconducibili allo schema classico della morte asfittica per immobilizzazione toracica, causa di morte in molti infortuni sul lavoro. Il dato probatorio acclarato a dibattimento al momento della deposizione del prof. Beduschi, ma già emergente al tempo dell incidente probatorio, era indicativo di

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una severa attività della polizia di immobilizzazione toracica del soggetto. Il quadro circostanziale che il prof. Beduschi non ha timore di esporre nel corso del dibattimento, conclamato dalle prove assunte, vedeva realizzata una violentissima e prolungata colluttazione della vittima contro quattro agenti di polizia, con sforzi muscolari di altissima intensità, tali da comportare un notevole consumo di ossigeno muscolare e da precostituire uno stato compensato di deficit di ossigeno. Leffetto sul piano metabolico era l ipercapnia, cioè l incremento della concentrazione di anidride carbonica nel sangue e uno stato biometabolico di acidosi. In tutto questo nulla di difforme da alcuni passaggi del dr. Rapezzi se non fosse che questi ricostruiva su premesse in fatto inesistenti o largamente insufficienti, comunque estranee all azione della polizia, in modo quindi non corrispondente ai fatti accertati. Una condizione tipica da eccessivo lavoro muscolare, con scarsità di ossigeno che drena l aumento dei metabolici e dà l accumulo di acido lattico. La triade ipossia, ipercapnia e acidosi, situazioni tipiche di qualsiasi sforzo muscolare, il ragazzo giovane e sano sarebbe stato certamente in grado di compensare con l aumento del ritmo respiratorio, con l aumento della frequenza inalatoria, rifornendosi in tal modo del surplus di ossigeno consumato. E proprio questo meccanismo di compensazione che viene impedito nella fase successiva, attraverso l abbattimento al suolo, la compressione toracica, l immobilizzazione in posizione prona. Tutte componenti operanti in modo sinergico nel produrre l effetto destabilizzante sull organismo. Il prof. Beduschi sottolinea particolarmente l effetto negativo della posizione prona nello stato di estremo affaticamento e di necessità di aumento del ritmo respiratorio. Una condizione che è di ostacolo per chiunque, anche per il non affaticato, all espansione completa e piena del mantice toracico, in grado di ridurre la capacità ventilatoria e quella inalatoria. In nessun ospedale una persona in condizione di insufficienza respiratoria verrebbe posta in posizione prona, provvedendosi semmai in tali casi a fare in modo di tenergli il busto e la testa sollevati per facilitare l entrata dell aria. Altro fattore aggiuntivo che il prof. Beduschi non omette opportunamente di trascurare, leggendo i dati dell istruttoria assai meglio dei suoi colleghi della difesa, la compressione sul dorso con mezzi vari allo scopo di ammanettare il soggetto con le mani dietro la schiena. Una condizione di per sé foriera di ostacolo ulteriore alla respirazione ma al quale si aggiungeva l azione compressiva dell immobilizzazione. Ovvia la conseguente difficoltà respiratoria, le invocazioni di aiuto, le grida, i rantoli, il tirage retrosternale, tipico di chi ha la crisi d asma . I bronchi non riescono ad espandersi come vorrebbero e di fatto si restringono. Leffetto è un complesso i segni vocali che dovevano essere percepiti dagli astanti. Aggravanti, con significativo peso specifico, la posizione al suolo del capo girato, con ulteriore restrizione dell ambito laringo-faringeo, documentato dalle lesioni all emivolto, alla tempia, pacificamente riconosciute come effetto della specifica azione. A questo compendio di fattori,

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l esperto medico-legale, aggiunge un elemento non rilevato da altri, la situazione di edema cerebrale in cui versava il soggetto, in base ai riscontri autoptici, una condizione che il prof. Beduschi illustra muovendo dalla fotografia dell encefalo allegata alla relazione dei consulenti d ufficio. Si tratta di una condizione di edema di tipo postraumatico, non necessariamente legata a segni di fratturatività interna o a segni di emorragia endocranica. La descrizione è chiara ed apprezzabile, pur in assenza di una possibilità di confronto fotografico con una condizione di morte che non la contempla. Una prova dell esistenza di una noxa traumatica non idonea a provocare la morte ma capace di provocare un visibile edema che si aggiunge a determinare sofferenza in un contesto plurifattoriale di cause ipossiche. Ledema conclamato è la prova delle percosse al capo subite da Aldrovandi che si possono dare per accertate anche senza la prova testimoniale: indipendentemente dalle testimonianze noi ritroviamo sul lato destro della tempia dell'Aldrovandi, sotto forma di una soffusione ecchimotica, un livido, per la verità, senza lesioni di superficie

una lividura che ci dice che in quel punto .. che corrisponde poi anche ad analoghe lesioni da taglio contusive miste, da taglio e da contusione, tra virgolette dico asetticamente "come da manganello", "come da", che troviamo nella galea capitis al vertice e che ci dicono quindi, in numero di almeno tre, due al vertice e una alla tempia - la tempia poi è una zona pericolosa che da sola potrebbe essere bastante un colpo ben piantato alla tempia a far morire una persona - che giustificano, con espansioni emorragiche che ci danno ragione della causa della noxa post traumatica di un edema celebrale che non ha certamente facilitato la dinamica- respiratoria ( p.112). Una difficoltà respiratoria non legata questa volta ad un problema meccanico di espansione di mantice o alla riduzione dell adito di ingresso aereo, non al debito di ossigeno da stress muscolare dovuto alla colluttazione, ma ad una sofferenza neurogena dovuta ad un espansione, l edema, idonea a deprimere i centri del respiro, i centri che presiedono al ritmo respiratorio. Ricorda il prof. Beduschi come in alcuni traumi post-traumatici l edema cerebrale sia complicanza post-chirurgica che comprime i centri respiratori e ingenera un meccanismo di sofferenza neurogena. Non solo un meccanismo ipossico su base asfittica come causa della morte ma anche ipossia su base metabolica e neurogena. Sull e.d.s. il prof. Beduschi è disposto ad ammettere nel giovane caratteristiche comportamentali reattive deponenti per un soggetto esagitato , ma la mancanza di intossicazione da cocaina o anfetamine, o di condizioni psicotiche, impedirebbero il ricorso alla sindrome come causa di morte. La puntualizzazione è importante perché la casistica dell e.d.s, secondo i periti d ufficio e secondo la letteratura medica, è strettamente legata a condizioni di risalente intossicazione da sostanze stupefacenti che per qualità e quantità fossero in grado di produrre quel tipo di agitazione. Ricordiamo che proprio per questa ragione i periti hanno dovuto introdurre, per spiegare il presunto delirio agitato,

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l ipotesi dell assunzione di LSD. Tutte le evidenze processuali depongono contro la possibilità di assumere come dato comportamentale l e.d.s. Ma come abbiamo già più volte osservato, e come assumiamo secondo una moderata ipotesi subordinata, è possibile senza significative modifiche dell interpretazione medico-legale inserire il modello esplicativo del prof. Beduschi e degli altri consulenti dell accusa privata, che riteniamo l unico razionalmente processualmente valido, nel contesto dell e.d.s. L'incidenza della condizione di delirio eccitato sarebbe stata anche in questo caso nell iperconsumo di ossigeno che si sarebbe avuto anche senza colluttazione. L'agitazione psicomotoria è un impegno muscolare anche in questi casi. Un impegno muscolare solipsistico, quindi non reattivo a scontro, sarebbe pur sempre un impegno muscolare che negli ammalati psichiatrici frequentemente si accompagna addirittura ad uno stato febbrile, ad un movimento termico, proprio dovuto all agitazione. Anche ad ammettere la condizione di debito di ossigeno nella quale il soggetto si sarebbe trovato per fatto proprio, vanno aggiunte a questa le condizioni conseguenti alla colluttazione e all immobilizzazione, in modo da riprodurre riprodurre le stesse condizioni descritte in precedenza. La tesi di Giron e di altri consulenti della difesa secondo cui, innescato il cortocircuito mentale, l esito sarebbe stato inesorabilmente la morte non solo non è scientificamente dimostrata ma anzi è ampiamente smentita dalla casistica in base alla quela le morti in queste condizioni sono esiti largamente minoritari.Secondo il ragionamento del prof. Beduschi vi è prova che l azione degli agenti ha impedito il recupero di una condizione di equilbrio nell approvvigionamento d aria, riducendo la possibilità per il soggetto di respirare liberamente, pur nello stato di agitazione. Non c è dubbio che se Aldrovandi, pur contenuto, non fosse stato compresso a terra e messo in condizione di non respirare liberamente, egli non sarebbe morto in quel momento. Sappiamo che nella casistica non esistono morti per delirio eccitato che si protrae per meno di un ora e sappiamo che la regola è quella di ore o giorni . Sappiamo che il prof. Berardi non è stato in condizione di riferire un solo caso recente nella sua ricca esperienza di soggetti morti per consunzione da agitazione; sappiamo che il cuore del ragazzo non presentava lo stato cardiotossico postulato da Rapezzi. In questa situazione non è certo l azione degli agenti a poter essere considerata irrilevante , visto che la stessa occupa ( nell ipotesi subordinata che svolgiamo sulla

base di ragionamento controfattuale ) una quota importante di quei 30-35 minuti nei quali l intera vicenda si è consumata ( almeno 10-15 minuti nella migliore delle ipotesi per gli imputati ) ma è il periodo di agitazione solipsistica nel quale l agitazione sarebbe insorta e si sarebbe consolidata ad apparire irrilevante , nel senso che senza l azione degli agenti, Federico Aldrovandi, hic et nunc, poteva essere al più ancora in condizioni di agitazione psicomotoria ma non certamente morto.

Le indicazioni del prof. Beduschi confortano queste conclusioni.

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In ordine all argomento che tende a mettere in dubbio la compressione su torace/addome per mancanza di segni sulla superficie tegumentaria, il prof. Beduschi ribadisce sulla base della sua ricca esperienza di medico e anatomo-patologo l assunto di irrilevanza già brillantemente argomentato dal dr. Gualandri e dal dr. Varetto, dando grando rilievo ai molteplici indumenti indossati quella sera da Aldrovandi e alla loro particolare attitudine a proteggere ( giubbotto jeans di tela resistente e robusta felpa, oltre al resto), senza dimenticare la suggestione del consulente, importante dal punto di vista logico per dire come quell assenza non sia affatto in grado di confutare l ipotesi, sulla possibilità che gli agenti indossassero dei guanti e quant altro, con un ulteriore fondamentale argomento:

RISPOSTA E c'è da dire una cosa. Che se la compressione avviene sul dorso, in zona dorso-lombare, nel passaggio dorso-lombare alcune distinzioni un po' sottili e un po' speciose, che mi pare di aver sentito la volta scorsa, ma può darsi che ricordi male, o che sia prevenuto, relativo al problema compressione addominale, compressione toracica, non hanno senso. Perché una compressione dorso-lombare su un soggetto steso al suolo su un piano rigido genera nella cavità toraco-addominale, che è divisa dal diaframma, che è una tenda mobile, genera gli stessi fenomeni compressivi, e quindi un qualche cosa che si trasmette in termini di gradiente pressorio dall'addome al torace, dal torace all'addome. L'addome è più ammortizzato da dalle masse intestinali piene d'aria che in qualche modo fanno una specie di cuscinetto tra di loro, ma la sostanza... Segni, la mancanza di segni non è assolutamente sinonimo di nulla nella misura in cui il soggetto era vestito. Si è sentito parlare, non so se sia vero o non sia vero, di un piece messo sopra, si è sentito parlare di una persona seduta sopra, si è sentito parlare di un ginocchio messo sopra. Qualsiasi cosa soprattutto poi se a sua volta

RISPOSTA - Avvocato, mi permetta, è una constatazione traumatogenetica che nasce dal travaso di un'esperienza professionale personale. Dicevo in queste situazioni soprattutto, ripeto, quando ci sono già tessuti molli dall'altra parte, è possibile che non vi siano tracce esterne, ovvero la mancanza di tracce esterne non significa nulla. ( p. 116-117)

Il prof. Beduschi è quindi ancora una volta categorico nell escludere l efficacia eccitante di morfina e ketamina. Il soggetto che assume eroina, salvo crisi di astinenza, non è ovviamente agitato; alle quantità date l eroina è inibente del comportamento e non dei centri respiratori. Depressione respiratoria e depressione psicomotoria sono fenomeni assolutamente diversi tra loro. La stessa manifestazione di e.d.s. contraddice il presunto effetto della morfina anche perché non si vede la ragione per la quale la sostanza non abbia prodotto alcun effetto sotto il primo profilo ma abbia dovuto essere efficacissima sotto il secondo. La ketamina, dal suo canto, fermi i livelli infimi di assunzione, è sostanza che in dosi sub terapeutiche, provoca effetti sulla percezione ma non dà eccitazione. Può produrre agitazione se il soggetto è psicastenico come effetto collaterale della dispercezione. Leffetto combinato è rigorosamente ancorato ai dosaggi. Le sinergie ketamina eroina alcol sono di regola depressive.

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Tutto già sentito da altri, a partire dai periti d ufficio, ma esposto con l eleganza e la competenza che caratterizzano il prof. Beduschi. Ancora importanti osservazioni. Il debito d ossigeno va crescendo, persistendo la noxa attiva: non è quindi vero che la colluttazione non abbia avuto effetto nell incrementarlo. In ogni caso l immobilizzazione incrementa il debito anche dal lato dell offerta oltre che dal lato della domanda. Il debito di ossigeno si manifesta immediatamente con la dispnea, la fame d aria, il boccheggia mento, con l iperpnea se meccanicamente consentita: L'iperpnea poi ha il suo intermedio causale nell'acidosi. La catena è: debito d'ossigeno, ipercapnia, acidosi. Questa è la catena biometabolica, poi diventa abbastanza argomentativo, scolastica la divisione di che cosa da l'uno, di che cosa dà l'altro, di che cosa dà l'altro, sono una fenomenologia unitaria che si manifesta in questi casi.

Esistono regole di comportamento ovvie e di comune esperienza per soccorrere soggetti che si trovano in debito d ossigeno, rimuovendo in primo luogo tutti gli ostacoli che si frappongano all afflusso di ossigeno o riducendo tutto ciò che ne produce il consumo. E notorio l insegnamento ai soccorritori di strada di mettere in posizione di sicurezza i soggetti con difficoltà respiratorie per consentire il massimo afflusso d aria. Si tratta di insegnamenti fondamentali che agenti di polizia devono conoscere. In conclusione l analisi acuta del prof. Beduschi consente di concludere che già dalla consulenza Malaguti-Lumare emergeva come la causa della morte ascritta ad insufficienza miocardica acuta

determinata dallo stress psicofisico mettesse in luce il ruolo determinante dell agitazione, delineandosi un meccanismo prolungato che portava all ipossia, fattore a sua volta causale rispetto all insufficienza miocardica. Escluso un significativo contributo delle sostanze stupefacenti, l evento che determinante l ipossia doveva essere individuato nell immobilizzazione, posto che la sola agitazione psicomotoria non produce di per sé insufficienza cardiorespiratoria, potendo il soggetto compensare il bisogno di ossigeno, aumentando la respirazione o riducendo l agitazione, in assenza di alcuna prova di una condizione estrema di delirio agitato ed essendo invece ben provata una prolungata condizione di immobilizzazione. Tutto ciò sul piano logico e fattuale era ed è indiscutibile. Rimaneva meno specificamente determinato, e doveva essere risolto sulla base della procedura indiziaria, il concreto prodursi dell ipossia sfociata nella morte: durata, intensità della compressione in rapporto alla produzione in breve tempo dell evento, manifestarsi evidente di una condizione di asfissia e dei segni rivelatori che avrebbero imposto a chiunque di provvedere in soccorso, liberando le vie aeree. Questi punti che la ricostruzione del prof. Beduschi affidava alla prova logica e induttiva, una volta stabilito che il meccanismo individuato era il solo che poteva spiegare la morte, e che costituivano obbiettivamente la parte

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meno pregnante della spiegazione causale offerta dall accusa, sono stati definitivamente chiariti dalla consulenza del prof. Thiene che ha messo in stretto collegamento il procedimento asfittico in corso con un evento traumatico diretto sul cuore, causa immediata della morte nel corso di un processo asfittico già in atto ma non probabilmente ancora concluso. La consulenza Thiene è quindi di assoluta rilevanza perché si incardina proprio nel punto in cui la ricostruzione offerta dal prof. Beduschi e dagli altri consulenti delle partici civili doveva fare ricorso a dati circostanziali non molto differenziati nella ricostruzione in fatto. Si aveva un meccanismo compressivo certamente destinato a produrre una morte ipossica da schiacciamento della gabbia toracica e da posizione, produttivi di un surplus di debito di ossigeno da insufficiente capacità respiratoria, associata ad uno straordinario incrementato fabbisogno derivante dalla colluttazione, aggravata dall edema cerebrale. Le fasi di questo processo rimanevano indistinte, discutendosi sui tempi necessari a produrre l evento, in base alle diverse variabili soggettive in campo, e alla anomala incapacità degli imputati di cogliere i segni di un grave processo asfittico in atto. L intervento del prof.Thiene fornisce al ragionamento del prof. Beduschi il tassello mancante per dare assoluta consistenza alla sua tesi, intervenendo proprio nel momento in cui meno nitido appariva il percorso esplicativo. La causa ultima individuata da Thiene si colloca proprio nel punto fino al quale l analisi dei medici-legali doveva ritenersi inoppugnabile, coprendo proprio il tassello finale che spiega come un processo di immobilizzazione orientato ad una progressiva asfissia sia precipitato improvvisamente e assai rapidamente. E evidente come alla base anche del meccanismo causale ultimo della morte vi siano le condizioni precedenti individuate dal prof. Beduschi: l aspra colluttazione, i traumi al capo, l immobilizzazione e la compressione, l asfissia nel contesto delle quali condizioni è stato realizzato e ha potuto verificarsi il trauma fatale al cuore, individuato dalla consulenza Thiene, che finisce con il possedere, al di là del suo autonomo accertamento attraverso l esame della foto del cuore, quasi un ruolo di causa logicamente necessitata per completare la spiegazione dell evento.

3. Considerazioni sulle consulenze tecniche esaminate.

La documentazione scientifica prodotta dalla difesa di parte civile e i risultati del confronto tra i periti e i consulenti tecnici permettono di concludere che non vi è alcuna evidenza scientifica che la ketamina assunta da Federico Aldrovandi, anche in combinazione con l eroina e l alcol riscontrati a Ferrara, possano produrre agitazione psicomotoria tale da portare a morte certa il paziente. La conclusione si ricava indiscutibilmente dalla perizia Testi-Bergamini secondo cui solo muovendo dall ipotesi dell assunzione di LSD e di un conseguente bad trip , imputabile esclusivamente a questa sostanza, sarebbe stato possibile giustificare

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l e.d.s. considerata, dagli stessi Testi e Bignamini come fattore scatenante l agitazione e causa di morte in combinazione con altri fattori. Sappiamo come l LSD non sia stato trovato nei reperti analizzati dalla tossicologa Righini malgrado esso sia stato cercato. Si è detto che la ricerca dell LSD in basse concentrazioni avrebbe richiesto una specifica e mirata analisi. Tale affermazione non credibile ed è in contraddizione con la seconda indagine tossicologica commissionata alla Righini e allo stesso istituto diretto dal prof. Avato, che pure si è reso inspiegabilmente interprete di questa doglianza, che ha proceduto ad accurata ricerca di ogni possibile sostanza in grado di giustificare il comportamento di Federico Aldrovandi. Gli esiti sono stati sempre negativi, finendo con il convalidare la tesi della dr.ssa Licata che ha escluso, in base alla sua esperienza, che in Emilia Romagna nel corso del 2005 fossero messe in circolazione tra il largo pubblico giovanile dosi di LSD per qualità e quantità in grado di spiegare le modifiche comportamentali estreme attribuite dalla difesa a Federico Aldrovandi. Va ribadito come il dato circostanziale che l ipotesi di assunzione di LSD dovrebbe giustificare, e cioè l e.d.s. non trova in realtà fondamento nelle acquisizioni istruttorie dalle quali non risulta un comportamento agitato di Aldrovandi, iniziato prima dell intervento della polizia. Questa conclusione trova ulteriore fondamento nella verifica, attraverso i documenti e la discussione, che le sostanze effettivamente rilevate sulla persona di Aldrovandi non fossero tali da giustificare l e.d.s, in considerazione della loro qualità, quantità, storia personale del soggetto, tempi e modalità di manifestazione del delirio

che la letteratura scientifica associa all assunzione di altre sostanze (cocaina ed anfetamine ), del collegamento dei casi studiati con storie personali completamente diverse e con una preesistente condizione di intossicazione nella specie insussistente. In effetti dall esame degli articoli scientifici prodotti dalla parte civile e utilizzati da alcuni dei consulenti della difesa per sostenere le proprie tesi si ricavano informazioni che supportano le contrarie opinioni espresse da tutti gli altri consulenti. L informazione fondamentale che risulta acclarata dalla lettura di detti articoli è che la ketamina, a differenza della eroina, è una sostanza stupefacente i cui effetti tossici sono dose-dipendenti; crescono al crescere della quantità di sostanza assunta. Inoltre, nessun effetto tossico della ketamina nell esperienza scientifica è registrata a dosi pari a quelle riscontrate su Aldrovandi, pari a 0,04 mg/ml., peraltro solo nelle analisi ferraresi. I testi scientifici citati dai periti d ufficio Testi-Bignamini, prodotti dalla difesa di parte civile e acquisiti al fascicolo, in particolare quello di Corlett ed altri, testo ripubblicato 2006, indicano in non meno di 0,1 mg/ml la dose minima di ketamina, idonea a produrre effetti negativi, nella specie sullo studio e sull apprendimento. Un alta dose è effettivamente indicata come produttiva di aberrazioni percettive e

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credenze illusorie. In ogni caso la dose minima è una volta e mezzo maggiore della quantità rilevata su Aldrovandi. In altri studi, pure essi agli atti, effetti distorsivi della percezione sono associati ad assunzioni non inferiori a 0,2 mg/ml. Il citato studio dell Advisory Council on the Misuse of Drugs, presieduto dal prof. David Nutt dell Univeristà di Bristol, citato dal prof. Berardi e dalla prof. Donini ma prodotto dalla difesa delle parti civili, intitolato Report on Ketamine, della primavera del 2004 conferma che lo stupefacente stimola il sistema cardiovascolare ma ha anche effetti broncodilatatori. Aumenta il battito cardiaco e la pressione del sangue ma in misura pregiudizievole solo per soggetti con malattie cardiovascolari. Per una persona non affetta da tali malattie l effetto è equivalente a quello dell esercizio fisico. La ketamina migliora gli effetti della respirazione. Limita l attenzione ed il controllo muscolare ( controindicata per chi guida veicoli o macchine operatrici). Nei casi di morte per intossicazione da ketamina questa è sì associata ad oppiacei e alcol ma in questi casi la morte è sempre legata a fatali incidenti dovuti a perdita di coscienza nel corso delle attività svolte ( come fare un bagno o una passeggiata da soli). Si tratta quindi dell effetto depressivo della ketamina associata alla morfina, di cui ha parlato il prof. Beduschi che nulla ha a vedere con il delirio eccitato. In effetti nel rapporto si legge che è improbabile che l uso intenso della sostanza produca comportamenti a rischio. La sostanza produce rilassamento e ripiegamento sociale piuttosto che condotte aggressive, disinibite. Si legge nel medesimo passo: Ciò significa che la ketamina non sembra provocare violenza su stessi e sugli altri . In definitiva i pericoli della ketamina derivano dallo stato soporifero che essa induce quando si svolgono attività pericolose come guidare un auto ma non in quanto produca stati mentali che portano a violenza contro gli altri. La parte civile ha pure prodotto l articolo di George Ricaurte, su The Lancet , giugno 2005, citato insieme ad altri articoli tra i quali quello di Weiner ed altri, nella relazione della dr.ssa Licata. In effetti la lettura dei due articoli conferma quanto riferito dalla consulente. Gli effetti psichedelici della droga svaniscono in un ora, conseguendone la pratica di assunzioni ripetute. Solo ad alte dosi la ketamina produce spiacevoli effetti quali le esperienze di out of body e near-death richiamate dal prof. Beduschi. Ad alte dosi la ketamina può produrre effetti tossici, tra cui ipereccitabilità e severa agitazione. Ma appunto deve trattarsi di dosi tossiche. Lautore avverte che in considerazione della brevissima durata degli effetti farmacologici della ketamina, ove l agitazione psicotica dovesse protrarsi per oltre un ora, le cause di tale agitazione andrebbero cercate altrove. Deve essere così escluso che Federico Aldrovandi abbia potuto manifestare segni di agitazione psicomotoria per la ketamina assunta in discoteca durante il viaggio di ritorno a Ferrara, mentre un assunzione sul posto dovrebbe escludersi perché contraria alle

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abitudini e alla logica di assunzione della droga. In ogni caso la quantità rinvenuta era talmente bassa da non potere produrre effetti tossici. Anche lo studio di Weiner ed altri del 1999 è correttamente riportato dalla parte civile. Su un campione di 20 persone che assumevano di essersi iniettata ketamina in dosi tra 100-200 mg, il 50% risultava asintomatico; nel restante 50% i sintomi denunciati erano ansia, dolore toracico e palpitazioni. Uno solo denunciava stato confusionale, ed un altro perdita di memoria. All esame fisico il disturbo principale era risultato la tachicardia; solo il 30% manifestava stati mentali alterati mentre il 15% allucinazioni, ed un 10% ipertensione. Del preteso effetto sinergico di ketamina morfina ed alcol non risulta alcuna prova convincente; nessun consulente della difesa lo ha attestato con rigorose dimostrazioni ( in una memoria conclusiva la difesa delle parti civili evidenzia clamorose contraddizioni della prof.ssa Berti Donini sul punto), mentre del paralogismo del prof. Avato sul medesimo punto abbiamo già dato conto. In ogni caso, tutte le assunzioni sul punto si scontrano sulla mancata confutazione della tesi della dr.ssa Licata e dei periti d ufficio secondo cui la ketamina è una droga dose dipendente e che alla concentrazione di 0,04 mg/ml nessun precedente studio ha verificato effetti come quelli che si pretendono essere stati prodotti su Aldrovandi. Si deve confermare che la letteratura scientifica acquisita in materia di excited delirium syndrome non indica la ketamina quale sostanza idonea a scatenare la sindrome o assorbita dai soggetti la cui morte era stata diagnosticata sulla base di questa sindrome. Nell articolo di Stratton, citato dal prof. Berardi per collegare l e.d.s. all assunzione di sostanze stupefacenti, nei diciotto casi esaminati non si rinviene mai la ketamina, ma soltanto cocaina, amfetamine e altre sostanze quali etanolo, marijuana e fenciclina. Legittimamente la difesa di parte civile si duole per il fatto che non sia stato riportato un solo articolo scientifico che mettesse in correlazione espressamente la ketamina con l excited delirium syndrome.

4. Osservazioni sull excited delirium syndrome

Nel fondamentale testo di Theresa e Vincent Di Maio intitolato Excited delirium syndrome Cause of death and prevention , 2005, posto a base di tutti gli studi di patologia forense sul tema, il rapporto tra sindrome, cause della morte ed intervento della polizia che arresta e immobilizza è assai più sfumato di quanto si voglia credere. Abbiamo già riportato un brano tratto dal testo dei Di Maio che sottolinea come il ruolo della polizia muti a seconda di come si definisca la sindrome. In ogni caso nel loro manuale i Di Maio si propongono di fornire indicazioni operative alla polizia per prevenire decessi causati da e.d.s.. Lungi dal considerare irrecuperabili i pazienti o deterministiche queste morti, l obbiettivo che gli autori si dànno e assegnano alla polizia è proprio di prevenire le morti da e.d.s.

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Coerentemente con le indicazioni dei protocolli delle nostre strutture sanitarie, secondo i Di Maio dovere della polizia dovrebbe essere:

- Identificare gli individui che si trovino in stato di delirio eccitato; - Tentare di ridurre l agitazione ( de-esclate) e placarne la furia - Usare una forza soverchiante se il soggetto deve essere contenuto. Il che

significa che fino a quando tale forza non sia disponibile il soggetto deve essere controllato ma non aggredito e che la forza deve essere tale da produrre la restrizione senza rischi per la salute del soggetto derivanti da accese e prolungate colluttazioni o da immobilizzazioni a terra forzate in posizione prona che, a prescindere dalla controversia sui possibili effetti letali, è comunque considerata una condizione di rischio, secondo quanto ha spiegato l istruttore della polizia Capodicasa.

- Le condizioni del soggetto devono essere costantemente monitorate dopo la restrizione sul posto e durante il trasporto in ospedale.

- Immediato trasporto dei pazienti in ospedale per trattamento /osservazione.

Su quest ultimo punto si può soggiungere che la restrizione, se necessaria, deve essere eseguita, solo quando sia disponibile un adeguata assistenza sanitaria. Si suggerisce, inoltre, di valutare la necessità di una tempestiva identificazione dei sintomi della sindrome, in modo da scoprire per tempo i potenziali casi e istituire misure che possono prevenire i decessi. Fondamentali in questo senso tutte le misure aventi lo scopo di prevenire l escalation di agitazione e violenza. Riteniamo che gli autori vogliano indicare che nessuna colluttazione debba essere intrapresa con questi soggetti se non in casi di assoluta necessità. Ed infatti anche per i Di Maio phisical intervention should be a last resort and responders must be prepared for the potential for death to occur ( l intervento fisico come extrema ratio, e gli agenti devono essere preparati al potenziale rischio di morte ). Gli indicatori che denotano una morte per e.d.s. sono quelli che ormai conosciamo. Importante tuttavia osservare come i Di Maio ascrivano l e.d.s. a malattia mentale o ad abuso di droghe. Tra queste le più comuni sono la cocaina e le anfetamine. Neppure i Di Maio, a quanto sembra, citano la ketamina nelle quantità assunte da Aldrovandi come causa di e.d.s. Non a caso Testi e Bignamini devono ricorrere all LSD e al bad trip . Nel manuale si offono suggerimenti non difformi da quelli che abbiamo registrato nei protocolli nostrani. Ma il suggerimento fondamentale inserito nel manuale è di evitare la violenza ad ogni costo perché ogni scontro violento evitato può evitare una morte da excited delirium syndrome. Il che significa che nella visione dei Di Maio non vi è alcun determinismo fra l agitazione delirante ed il decesso e che la colluttazione violenta

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con la polizia è fondamentalmente il discrimine tra un esito mortale ed uno non mortale della patologia. Siamo quindi agli antipodi dalla visione dell imputato Pontani secondo cui il soggetto agitato doveva essere comunque

fermato.

A proposito delle modalità e degli effetti dello scontro violento, si ricavano dal testo altre preziose indicazioni:

Se è proprio necessario esercitare violenza per bloccare l individuo occorre agire rapidamente per ridurre al minimo il tempo della lotta. Occorrerebbe che la polizia adottasse lo stesso comportamento seguito dagli staff psichiatrici per ottenere un rapido controllo dei pazienti violenti. Servono almeno cinque o sei individui per un rapido controllo del soggetto . Ogni tentativo di bloccare un individuo in stato di excited delirium può portare alla morte dello stesso. Lottare con questi individui per immobilizzarli può durare anche 30 minuti. La maggior parte delle riferite morti improvvise si sono verificate nel giro di minuti e fino ad un ora dall inizio della lotta.13 Un controllo rapido si può ottenere solo con forza soverchiante. Personale medico e sanitario esperiente in materia di procedure di restrizione fisica deve essere chiamato sulla scena prima di avviare qualsivoglia tentativo di restrizione fisica di individui in stato di excited delirium. Questo team può contemplare, valutazione psichiatrica, celere medicazione e supporto vitale se si verifica un arresto cardiaco sulla scena. Riducendo il tempo della lotta e provvedendo immediatamente a medicazione sedativa, gli effetti della continua fisiologica aumento delle catecolamine inerente alla lotta saranno ridotti e la morte può essere prevenuta.

Si legge ancora nel testo:

In ogni momento anche sul posto deve essere monitorato lo stato della respirazione dell individuo fino all arrivo in ospedale. L individuo andrebbe trasportato in una posizione upright o seated o sdraiato su un fianco ma ciò solo per non dare pretesti ad accuse di asfissia posizionale o restrittiva.

Sappiamo che per i due autori massimi fautori della teoria dell e.d.s come causa autonoma di morte, la causa della morte deve essere ricondotta all agitazione e mai alla posizione fatta assumere al soggetto. Tuttavia il loro richiamo all esigenza di monitorare costantemente la respirazione e di evitare posizioni che rendono la respirazione difficoltosa sono la più evidente ammissione della possibilità che la polizia possa in determinate circostanze essere ritenuta responsabile della morte per asfissia. La durata della battaglia è fondamentale. Per questo è necessario essere in numero sufficiente a portare a compimento l immobilizzazione in pochi secondi. Più dura la

13 Il riferimento al tempo della lotta che conduce alla morte è da tenere distinto dal tempo necessario a condurre a morte il soggetto per autoconsuzione, senza l intervento della polizia secondo la prospettiva del dr. Giron. In questi casi la casistica parla di ore e anche di giorni. Il che fa comprendere quanto errata sia la tesi del consulente della difesa a dire del quale l intervento della polizia è irrilevante rispetto all esito finale infausto. Rispetto alla causa della morte, avvenuta hic et nunc quell intervento è sicuramente determinante.

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colluttazione più si avrà concrezione di catecolamine e più si corre il rischio di morte. Una posizione che confuta ancora una volta l approccio deterministico della difesa. Il silenzio del soggetto, secondo l assunto degli imputati, avrebbe immediatamente dovuto destare la loro attenzione; perché le persone in stato di agitazione, finchè respirano, parlano gridano o dicono frasi senza senso; appena tacciono vuol dire che hanno un problema di respirazione. Gli agenti della polizia devono considerare attentamente questo aspetto. A partire dal momento in cui l individuo comincia a biascicare bisogna intervenire per migliorare la respirazione. E sorprendente rilevare quanto nella condotta degli imputati si sia lontani da queste prescrizioni operative, se fosse vero che essi non hanno sentito Aldrovandi pronunciare parola per tutta la fase della colluttazione e dell immobilizzazione. Per prevenire le morti da e.d.s. occorre per i Di Maio una precoce identificazione dei pazienti ad alto rischio di sindrome. Ma ciò significa che tali sintomi preliminari devono esistere ed essersi manifestati con congruo anticipo. Un esplosione improvvisa senza causa scatenante non è nella casistica. Nella sindrome è prevista una fase di esclation che nel caso di specie non è affatto descritta, essendosi limitati gli agenti a descrivere una condizione estrema sin dal primo contatto con il soggetto. Sappiamo ora che così non era e che la difesa degli imputati è inattendibile anche perché non descrive questa progressiva insorgenza della sindrome e riferisce anche di una fase di attenuazione se non di annullamento completo dell agitazione nella fase intercorrente tra la prima e la seconda colluttazione. Per Di Maio la sidrome non interviene senza una storia personale specifica. Di regola i soggetti che possono essere raggiunti dalla sindrome dovrebbero presentare una anamnesi di questo tipo: soggetti suscettibili di morte per excited delirium syndrome sulla base di una pregressa storia di malattie di mente con un passato di violenti comportamenti e con una storia di abuso di stupefacenti e alcolici. Una tale anamnesi non poteva essere applicata alla storia di Federico Aldrovandi. Il che se da un lato potrebbe dare conto della sorpresa degli agenti che non conoscevano il soggetto, dall altro rende altamente improbabile che Federico Aldrovandi potesse andare soggetto a e.d.s.. Il restante quadro circostanziale consente di affermare che Aldrovandi non fu vittima di e.d.s. Più in generale può dirsi che molti dubbi si affacciano sulla possibilità di definire l excited delirium syndrome, come causa autonoma di morte. Lo scetticismo del prof. Thiene è un indicatore che induce a riflettere su come non sia affatto peregrina la domanda che molti autori in ambito medico-legale si pongono: Esiste davvero l excited delirium syndrom . Chi pone questa domanda muove dall osservazione che ogni anno in America, dove questa causa di morte è stata specificamente definita, un certo numero di persone muore mentre vengono contenute e arrestate nel corso o in seguito ad un violento scontro con la polizia. Altre morti improvvise si verificano nel caso di soggetti detenuti o sottoposti a trattamenti psichiatrici, anche in questi casi nel corso di scontri violenti con soggetti

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preposti al contenimento. In tutti situazioni si verificano spesso relazioni confuse su cause e circostanze delle morti. Sta di fatto che statisticamente le morti improvvise si verificano in un maggior numero di casi durante scontri con finalità restrittive. Ovviamente i medici-legali in tali casi hanno estrema difficoltà ad identificare la causa della morte sulla sola base dell autopsia. Da qui la necessità di definire una specifica sindrome della morte in stato di arresto per indicare gli inspiegabili decessi che si verificano tutte le volte in cui una morte non ha alcuna altra apparente causa se non l arresto da parte della polizia. In questi casi le risultanze indicano un comportamento disturbato degli individui che giunge ad una condizione di agitazione che va oltre quella con cui gli agenti hanno normalmente a che fare. Uno stato estremo nel quale in genere si riferisce oltre all agitazione, eccitabilità, paranoia, aggressività, grande forza, insensibilità al dolore. Sono obbiettivamente note ai medici diverse cause di acuto disturbo del comportamento collegato a ad alcune malattie specifiche o all assunzione di droghe. Ma la sindrome di delirio eccitato è una condizione diversa e non conosciuta da tutti i medici. La formula risale ad alcuni anni addietro e sembra essere stata coniata per indicare la fase conclusiva degli effetti di un continuo abuso di droghe come la cocaina, indicata come la droga tipicamente produttiva del delirio eccitato. In America qualche anno fa si era verificata una netta scissione tra l Associazione dei medici americani che non riconosceva questa sindrome come una malattia o una psicosi e l Associazione dei medici legali che invece la riconosceva come tale e la diagnosticava in una serie di situazioni quali quelle descritte. Fino a qualche anno fa, ma ancora oggi è quindi assai controverso l uso di questa sindrome per spiegare morti improvvise in stato di restrizione. Chi si oppone dichiara di non avere mai avuto prove dell esistenza di persone in stato di agitazione psicomotoria, da sola sufficiente a condurlo a morte. Il dubbio nasce dall assoluta funzionalità della formula medico-legale a coprire eventuali abusi della polizia. Le circostanze della morte sono spesso tali da non consentire di ammettere una morte per effetto di sostanze stupefacenti o di questa misteriosa nuova sindrome, incrociandosi in genere le circostanze dell abuso o dall uso inappropriato della forza e della restrizione coattiva durante violenti sconti che avrebbero potuto e dovuto essere evitati. In tutti questi casi la morte è direttamente collegata allo scontro fisico con gli agenti della polizia e allo stress psico-fisico che questo comporta ( increzione catecolaminica, aumento del battito cardiaco, della temperatura e dello sforzo fisico portati a limiti estremi. Il ragionamento è lineare. Il soggetto prima dell incontro con la polizia è vivo; durante o subito dopo lo scontro violento con la polizia il soggetto muore. Ragionevole ritenere, ipotizzare e ricercare abusi consistenti in uso eccessivo della forza, tecniche di restrizione produttive di asfissia meccanica e/o posizionale, uso incontrollato delle violenza e di armi improprie.

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Chi sostiene la teoria dell excited delirium syndrome sostiene, invece, che i deceduti devono imputare a loro stessi ed in particolare all uso prolungato della cocaina e delle anfetamine quali cause d innesco della sindrome e della conseguente morte. Sta di fatto che nella letteratura favorevole ad ammettere l esistenza della sindrome la morte si accompagna ad una malattia cardiaca, agli effetti dell abuso di stupefacenti sul cuore e all eccitazione paranoide che conduce al delirio con un incremento notevole del battito cardiaco e della temperatura corporea. In conclusione sarebbe l abuso degli stupefacenti di lungo periodo a determinare il delirio e l aggressività. Questa descrizione della controversia sull excited delirium syndrome mostra quanto il caso della morte di Federico Aldrovandi sia stato artificiosamente ricondotto ad un sindrome che per esser riconosciuta richiede comunque un condizione di prolungato ed eccessivo abuso di sostanze stupefacenti che il caso non prevede. In ogni caso la descrizione della sindrome si caratterizza per l intervento della polizia come elemento produttivo di una delle condizioni del decesso, uno spartiacque ed un elemento costitutivo della plurifattorialità della morte. In molti casi si tratta di individuare con perseveranza quale sia stato l elemento decisivo che in relazione all azione degli agenti abbia innescato il meccanismo causale della morte che non trova mai un autonoma spiegazione in se stessa. Ne segue l osservazione di buon senso per cui ogni qual volta si decide di contenere con violenza taluno, bisogna essere consapevoli di potere contribuire a cagionarne la morte come effetto delle procedure di contenimento. Per questa sola ragione, al di là dell individuazione dell effettivo meccanismo causale del decesso in presenza di soggetti agitati, la massima di comune esperienza e la regola di comportamento per l azione di una polizia responsabile e consapevole dell esigenza primaria di garantire i diritti fondamentali, deve essere che la decisione di usare la forza e di procedere ad un contenimento violento di un eventuale soggetto agitato deve essere guidata dal principio di assoluta necessità, del minimo mezzo e deve essere una decisione ragionevole, giustificabile, dovendosi usare la forza come estrema risorsa per prevenire lesioni più gravi. Luso della forza può essere giustificato o ingiustificato ed in tutti i casi ci si troverà a dovere rispondere alla domanda se l uso fosse realmente necessario, inevitabile e non prematuro. Quando si accede allo scontro fisico il rischio di innescare processi causali incontrollabili rientra nell area degli eventi prevedibili sicchè la decisione di usare la forza e le modalità di impiego devono diventare oggetto di controllo e verifica in tutti i casi in cui si verifica un decesso perché compito primario della polizia è di non provocare la morte delle persone sottoposte all uso legittimo della forza pubblica, fuori dai casi di legittima difesa e di soccorso di necessità.

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5. La superconsulenza Thiene

All udienza del 24 novembre 2008 la parte civile comunicava di avere richiesto un parere pro-veritate al prof. Gaetano Thiene massimo esperto nazionale di morti improvvise, al quale aveva fatto riferimento come fonte della massima autorevolezza per spiegare la natura e la causa della presenza di ondulazioni nelle miofibre del cuore, descritto con aspetto retratto nella relazione Malaguti-Lumare, il consulente della difesa dr. Rago. Abbiamo visto, discutendo la consulenza Rago, come l autorevolezza del prof. Thiene fosse stata invocata per sostenere il carattere patologico, indicativo di una causa cardiaca della morte, delle ondulazioni presenti sul cuore. Il dr. Rapezzi aveva accentuato l aspetto cardiologico nella causa del decesso, parlando di bande di contrazione indicative di un arresto cardiaco determinato da un agitazione estrema che aveva portato all arresto cardiaco per l incapacità del cuore di sostenere lo sforzo al quale l agitazione del soggetto l aveva sottoposto. Al termine dell esame del dr. Rapezzi, l avv. Anselmo comunicava l esistenza di una valutazione radicalmente contraria alle posizioni di Rago e Rapezzi, proprio da parte del prof. Thiene invocato da Rago a sostegno e indicato da Rapezzi come autorità scientifica in grado di confermare la propria tesi. Il medesimo difensore chiedeva di produrre una memoria a firma congiunta propria e del prof. Thiene e una foto del cuore di Federico Aldrovandi scattata nel corso dell autopsia ma non consegnata al pubblico ministero in allegato alla relazione Malaguti-Lumare. Sulla forte opposizione dei difensori degli imputati, veniva dettata ordinanza con la quale veniva ammessa la memoria a firma congiunta Thiene-Anselmo nonché la fotografia del cuore sulla quale il prof. Thiene aveva formulato il suo parere; al contempo veniva ammessa come prova nuova d ufficio ex art. 506-507 cpp l esame del prof. Thiene per l assoluta necessità che la consulenza del prof. Thiene fosse acquisita al dibattimento nelle forme garantite del contraddittorio e non come semplice memoria, posto il carattere decisivo del parere espresso nel documento a firma congiunta. La decisività del parere del prof. Thiene risultava dal contenuto del documento, basato sull analisi della foto del cuore di Aldrovandi, realizzata dal dr. Malaguti e dalla dr.ssa Lumare nel corso dell autopsia, e dagli stessi successivamente riconosciuta come autentica ( l intera serie delle foto scattate nel corso dell autopsia era in possesso del consulente di parte dr. Zanzi e quindi della difesa delle parti civili ma non era presente nel fascicolo del p.m., non avendo ritenuto Malaguti e Lumare di allegare alla relazione tutte le foto da essi scattate ma solo quelle da essi ritenute utili ). Nella memoria il prof Thiene affermava che, avendo rivisto l insieme dei reperti autoptici ed analizzato le circostanze della morte, poteva con sicurezza affermare che il meccanismo della morte era stato cardiaco di natura aritmica ( escluse cause

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extracardiache o cardiache meccaniche ). Ma l indicato meccanismo doveva tenere conto che dalla descrizione autoptica del cuore e dalla documentazione iconografica risultava un dato evidente mai da alcuno valorizzato. Questo dato consisteva nella presenza alla base del cuore, lungo l efflusso ventricolare sinistro, in particolare in corrispondenza del setto membranoso situato tra cuspide aortica non coronarica e coronarica destra di un cospicuo ematoma situato proprio nella sede del fascio di His, ovvero del fascicolo che conduce lo stimolo elettrico dagli atri ai ventricoli . Su questa base il prof. Thiene proseguiva ricordando che il coinvolgimento del fascio di His da parte dell ematoma è vistoso e di origine traumatica, da blunt trauma ( contusione cardiaca da trauma a torace chiuso), oppure ipossico da insufficienza respiratoria prolungata. Era stata quindi questa con probabilità molto elevata

la causa di morte per blocco atrioventricolare da infiltrazione emorragica del fascio di His, interruzione della conduzione atrioventricolare e asistolia.

Convergevano con la diagnosi formulata tutti gli altri segni già evidenziati dai consulenti delle parti civili:

- Ledema polmonare acuto; - Ledema cerebrale per danno ischemico da riduzione delle perfusione

cerebrale per bradicardia e asistolia terminale; - I danni ischemici terminali del miocardio.

La sequenza causale finale era quindi così formulata: schiacciamento del torace trauma al cuore impedimento alla respirazione con asfissia emorragia alla base nella regione del setto membranoso coinvolgimento del fascio di His interruzione della conduzione atrioventricolare abbattimento del ritmo cardiaco con conseguente danno ischemico, edema e perdita di coscienza danni ischemici collaterali nel miocardio documentati dalle ondulazioni delle miofibre persistenza di grave bradicardia asistolia irreversibile. Non escluso che all origine dell ematoma potesse esservi il concorso di una asfissia per impedita ventilazione durante la colluttazione . Nessuna cardiopatia occulta giustificava una morte improvvisa. Tanto meno poteva dirsi verosimile una morte improvvisa da agitazione psiocomotoria, mancando evidenze istologiche nel miocardio di danno da iperincrezione di catecolamine . Esclusa pure in base al dato circostanziale un arresto del respiro cerebrale da oppiacei. Con questa brevissima memoria la dinamica della morte assumeva un evidenza assoluta, innestandosi sul percorso al quale erano pervenuti il prof. Beduschi e colleghi, arrestatosi alla soglie di un effetto definitivo della colta sofferenza da asfissia. I consulenti di parte civile potevano darsi finalmente una risposta alla domanda sulla causa dell improvviso precipitare del meccanismo asfittico in morte improvvisa, domanda davanti alla quale la loro ricostruzione si era arrestata.

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Ma era soprattutto la tesi Berardi-Rapezzi che veniva demolita in modo definitivo e radicale per l individuazione di una causa di morte cardiaca in nulla tributaria della presunta agitazione psicomotoria. Una consulenza resa in extremis da una figura autorevolissima, rimasta estranea al processo nei tre anni successivi al fatto, insospettabile di partigianeria o di un qualche interesse alla vicenda, che ha accettato di mettere in gioco il proprio onore e la propria reputazione senza avere potuto seguire nei dettagli la vicenda e quindi per il solo scopo di servire la giustizia e la conoscenza, trattandosi di un caso rilevante anche sul piano delle discipline medico-legali. Per questa ragione il giudicante considera particolarmente rilevante la deposizione del prof. Thiene, per l autorevolezza della fonte, per l assunzione di responsabilità, per gli esiti del contraddittorio.

Il prof. Thiene veniva esaminato in contraddittorio all udienza del 9 gennaio 2009. Confermava la paternità della memoria a sua firma ed in prima battuta esordiva con questa dichiarazione fondamentale sul piano del metodo oltre che sul piano del merito: Sì, è un immagine autoptica dell esemplare anatomico, nel ventricolo sinistro e nel tratto di efflusso del ventricolo sinistro dove si riconosce un ematoma, sia nella parte posteriore in corrispondenza del setto membranoso e sia nella parte anteriore, nella parete anteriore. Niente di nuovo, perché questo era stato descritto, solo che non era stato interpretato, perché quella macchia bluastra posteriore incredibilmente e clamorosamente, devo dire, proprio è in corrispondenza del fascio di His, cioè di quel filo elettrico che mette in concessione gli atri con i ventricoli e che controlla, in un certo senso, lo stimolo elettrico dei ventricoli. Se questo è coinvolto da una emorragia, lo stimolo elettrico non passa più dagli atri ai ventricoli ed i ventricoli si fermano, non si contraggono più e si ha un arresto cardiaco, quello che è chiamato arresto cardiaco da asistolia per blocco atrioventricolare , sono cose che noi vediamo in situazioni traumatiche soprattutto post chirurgiche ma può avvenire anche per i cosiddetti traumi a torace chiuso, cioè senza rottura di costole, senza penetrazione di niente, semplicemente per una compressione. Quando il cuore viene compresso in una fase particolare della sua attività, cioè quando è riempito completamente il ventricolo sinistro e si esercita una forte pressione sul torace, bene, all interno del ventricolo sinistro si possono venire a creare enormi pressioni, a sua volta, molto maggiori di quelle fisiologiche che arrivano fino a 120

130, arrivano magari fino a 200

300 e queste si possono tradurre, molto spesso anche in rotture di muscoli papillari, rotture di parati valvolari, rottura anche di cuore, ma qualche volta si possono tradurre ovviamente limitatamente in emorragie. Tenga presente che è un fenomeno vitale, cioè non è un fenomeno che si verifica dopo che uno viene massaggiato se morto, perché esce sangue, quindi vuole dire che il sangue stava ancora circolando. Quindi siamo di fronte ad una evidenza, dal punto di vista anatomopatologico, del resto descritta ma non interpretato di cosiddetto substrato per blocco atrioventricolare, in questo caso traumatico, facilitato anche da ragioni, in situazioni asfittiche, certamente, perché anche l asfissia può dar luogo a delle emorragie, per esempio le petecchie, ma in questo caso evidentemente ci deve essere stato almeno un concorso di fattori meccanici e di fattori postici asfittici.

Tutti i dati richiamati dal prof. Thiene sono nel processo.

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Fondamentale la descrizione della macchia visibile all apertura del cuore che dànno Malaguti e Lumare. Essi la descrivono come fenomeno evidentemente vitale, non avendo altrimenti senso descrivere un fenomeno putrefattivo; non ne traggono tuttavia alcuna conseguenza, dimenticando addirittura di allegare la foto del cuore alla relazione. Ricordiamo cosa si legge nella relazione, pag. 51:

Al taglio della punta, 3/4 della superficie di sezione è costitutita dal ventricolo sinistro. Gli osti valvolari appaiono pervi e gli apparati valvolari sono normo-conformati ed indenni. Si dà atto che la camera ventricolare sinistra, nella regione compresa tra la valvola semilunare destra e posteriore e quella circostante la valvola semilunare sinistra, presenta discromia rosso-nerastra, a contorni sfumati e consistenza, al tatto, analoga, ai tessuti limitrofi.

I consulenti danno quindi atto di un elemento che ritengono significativo ma dal quale non traggono alcuna conseguenza, pur ponendosi il problema di verificare al tatto la consistenza della sostanza discromica rispetto ai tessuti circostanti.

Neppure da questa operazione traggono alcuna conclusione. Ma le osservazioni del prof. Thiene non si fermano a quel punto poiché il massimo esperto nazionale della materia tiene a fare sapere come ciò che egli aveva rilevato era non solo evidente ma avrebbe consentito di risolvere il caso senza sforzi e incertezze:

Vede se io, mi permetta Avvocato, se io faccio un autopsia, in questi casi qua mi capita, e trovo una perdita del genere, in una persona che è morta improvvisamente non solo posso dire che quella è stata la causa di morte ma posso anche presumere, con elevatissima certezza che il meccanismo di morte non è stata la fibrillazione ventricolare ma è stato il blocco perché è stato interrotto il filo elettrico che unisce gli atri ai ventricoli.

La censura del lavoro dei consulenti del p.m. è dunque radicale. Dato atto della sussistenza di un preliminare meccanismo asfittico sul quale si è innestata la lesione del cuore e quindi ammessa esplicitamente la piena attendibilità del lavoro del prof. Beduschi e degli altri consulenti delle parti civili fino a quel momento, il prof. Thiene rivolge la restante parte delle sue severissime osservazioni alla diagnosi delle ondulazioni delle fibre del miocardio. Anche qui, dall alto di un autorevolezza incontestata, la critica del prof. Thiene alle posizioni espresse in aula dal dr. Malaguti e dai consulenti della difesa è definitiva:

Qui credo che ci sia un equivoco, le ondulazioni vengono interpretate come uguali alle bande di contrattura, se uno studente mi facesse una risposta di questo genere lo boccerei, le bande di contrattura, io mi sono permesso di portarle, sono queste. Queste sono le bande di contrattura da iperincrezione di catecolamine, non queste che sono le ondulazioni e che possono avere una spiegazione, quelle riportate in perizia, che possono avere una spiegazione agonica o anche ipossico asfittica, ma certamente queste non hanno niente a che fare. Io sono rimasto sorpreso che si sia detto che le bande di contrattura e le ondulazioni sono la stessa cosa. Faccio presente

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che nella perizia del dottor Malaguti non si parla mai di bande di contrattura, si parla di ondulazione, di raggrinzamento che è l equivalente delle ondulazioni, questo, si parla di frammentazione del cuore, ma la frammentazione del cuore, la fragmentation cordis è un distacco delle miofibre che è un fenomeno legato all intervallo di tempo, è un fenomeno

come dire - post

mortale, autolitico legato all intervallo di tempo tra morte ed esecuzione dell autopsia, immagino che in questo caso qua l autopsia sia stata fatta 48 ore, 24, 48, 72 ore dal decesso, se non erro. Quindi la fragmentation cordis è un reperto post mortale, le ondulazioni no, eccole qua, ma non sono queste. Io devo produrle queste, perché credo che sia importante perché c è veramente un equivoco.

Il rilievo del prof. Thiene è riscontrato e l abbiamo già verificato. Il dr. Malaguti parla, correttamente, soltanto di fibre del miocardio ondulate e solo a dibattimento si lascia andare all affermazione dell equivalenza con le bande di contrattura. Sappiamo come da questa modesta osservazione di Malaguti, il dr. Rapezzi abbia tratto conclusioni del tutto incompatibili con i dati oggettivi, non avendo oltretutto neppure osservato i reperti istologici. Sole le bande di contrazione sono effetto di un increzione di catecolamine, del fenomeno descritto dal dr. Rapezzi, ragion per cui distinguere tra ondulazioni e bande di contrazione è decisivo per la diagnosi differenziale. Il prof. Thiene manifesta apprezzamento per l autopsia del dr. Malaguti, giudicata esemplare . Tanto più significativo il fatto che da una descrizione puntuale dei

reperti autoptici non siano state tratte tutte le conseguenze sul piano analitico. Lesistenza dell ematoma era stata colta ma il dato era stato ignorato sul piano interpretativo perché solo dei superspecialisti potevano accorgersi che l ematoma era collocato proprio sul fascio di His. A sosegno della propria tesi il prof. Thiene ha allegato due fotografie, la prima di un cuore pervaso da bande di contrazione e la seconda dalla relazione di Malaguti; comparandole ha messo in evidenza la differenza tra bande di contrazione e semplici ondulazioni delle miofibre, rilevabili nella fotografia del cuore di Federico Aldrovandi. La foto del cuore di Aldrovandi comparata con quella prodotta dal prof. Thiene è la n. 27 della relazione di consulenza. E una fotografia di straordinaria chiarezza, come tutto il materiale iconografico allegato alla consulenza, secondo la valutazione del prof. Thiene. E la comparazione manifesta prima facie la differenza rappresentata dal consulente tra ondulazioni e contrazioni . Il giudizio sulla consulenza del prof. Rapezzi è negativo ed elimina dal processo le osservazioni dello stesso come un dato di possibile rilievo probatorio. La conclusione sarà confermata all esito del contraddittorio:

RISPOSTA

No, assolutamente no, penso che il professor Rapezzi ci sia un grosso equivoco, per cortesia non voglio ovviamente mettere in dubbio la sua scienza, però in questo caso di specie lui non è un patologo e quindi evidentemente disinterpreta, mette insieme le due cose, sono due cose completamente distinte, io ci tengo a sottolinearle, perché a queste immagini corrispondono

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poi diverse interpretazioni cosiddette fisiopatologiche, io vorrei sottolineare questo aspetto qua, cioè mostrare le immagini non è scienza è ideografia, è iconografia, la scienza viene quando si dà un interpretazione fisiopatologica dell evento, interpretazione fisiopatologica ai reperti, cioè ai substrati. Qui abbiamo due cose clamorose, quello che c è e quello che non c è. Quello che c è è l ematoma, quello che non c è sono le bande di contrazione, quindi quell ematoma lì e blocco, quindi è quello che non c è, bande di contrattura significa che non c è evidenza morfologica che ci sia stato effetto da iperincrezione da catecolamine. Tenete presente che non sono mica state mai ricercati i metaboliti delle catecolamine, in questi casi qua, ad esempio nelle urine come si dovrebbe eventualmente fare in caso di situazioni di questo genere, quindi è speculazione. Però almeno ci fossero le bande di contrattura, non ci sono.

Ma anche il giudizio di uno dei massimi esperti nazionali e internazionali sulla morte da sforzo, da iperagitazione, e quindi in definitiva sulla possibilità di una morte da e.d.s è di estrema rilevanza in questo processo e tronca qualsiasi possibilità di ipotizzare una causa di morte. Il dato anatomopatologico dal quale evidentemente partire, dimenticato da tutti i consulenti è appunto la condizione fisica di Federico Aldrovandi. Abbiamo osservato come le ricerche americane che hanno introdotto la sindrome da morte da delirio agitato muovano da una condizione patologica del soggetto con evidenti riflessi sullo stato del cuore e dell organismo in generale prima dell agitazione. Le morti improvvise dei giovani, e degli atleti in particolare, dimostrano sempre un difetto o una patologia intrinseca del cuore che la scienza riscontra ex post. Ma nel caso Aldrovandi si può dire di essere stati di fronte ad un organismo giovane e integro sotto tutti i punti di vista. La difesa non ha neppure provato a mettere in discussione questo dato. Il rifiuto dell e.d.s. da parte del prof. Thiene non è dunque ideologico ma nasce dalla sua profonda convinzione che alla base di una morte improvvisa vi sia sempre una condizione patologica del soggetto, ricavabile ex post, sulla quale poi interviene come causa finale l agitazione. Ma il caso di cui ci stiamo occupando non presenta alcun elemento indicante una possibile patologia concausale. Il cuore è integro è perfetto. Del tutto irrilevanti le fibrosi rilevate dal dr. Testi ma non commentate. Non si tratta di fibrosi sostitutiva

di fibre del miocardio, un reperto assolutamente normale. In queste condizioni, ci dice il massimo esperto della materia, non si muore di agitazione quale che essa possa essere; e sappiamo che qui si parla di un agitazione di non più di mezz ora da parte di uno sportivo dal cuore integro: DOMANDA

Ho capito. Ecco, diciamo sull effetto letale della iperincrezione delle catecolamine, professore, ci può dire qual è la sua opinione in merito? Se effettivamente

RISPOSTA

Sì, questa è una cosa interessante, perché è stata una teoria degli anni 50, sposata anche dagli anatomopatologi che si possa morire di spavento o di stress, guardi io ho fatto 10 mila autopsie in vita mia, ho fatto 500 casi di giovani che muoiono improvvisamente, io non ho mai visto nessuno che possa morire, almeno che non abbia una malformazione congenita, che possa morire per eccesso di sforzo o per eccesso di stress se ha un cuore nomale e se non ha dei difetti genetici, che non mi risulta che questo ragazzo avesse dei difetti genetici. Cioè in parole povere, noi ad esempio, mi consenta signor Giudice di fare un riferimento storico, lo stesso Fidippide della maratona che morì dopo 42 chilometri, abbiamo il dubbio che non avesse un cuore che potesse

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avere una malformazione perché nella nostra esperienza non si muore di fatica e non si muore di stress. Ecco, io ho trovato dubbia l interpretazione data dal dottor Malaguti di discrepanza, ma il concetto di discrepanza si ha soltanto se ci sono delle lesioni coronariche, in questo caso qua il ragazzo aveva le coronarie completamente pervie, quindi quei segni cosiddetti di ischemia, cioè di ondulazione, sono più riferibili a situazioni ipossiche piuttosto che ischemiche, cioè nel senso che c è stato un aumento di richiesta di sangue da parte del miocardio stressato ed agitato e via dicendo, perché quelle sue coronarie erano così pervie che potevano fornire ampiamente sangue, il problema è se ci siano state delle situazioni ipossiche. Ecco, io questo non lo posso dire, sarà dati circostanziali che potranno stabilire se il ragazzo fosse in una situazione di difficoltà da ventilazione e quindi difficoltà di assunzione di ossigeno.

In poche battute tutti i temi aspramente dibattuti e controversi trovano piana illustrazione; ogni ragionamento coerente con l anatomia patologica del cuore, che è la sola disciplina che può fornire risposte al caso, trova collocazione nel contesto descritto dal prof. Thiene. Gli altri argomenti devono essere disattesi. La morte di Aldrovandi non è quindi una morte naturale ma una morte violenta:

RISPOSTA

Allora, noi qua ci troviamo di fronte a questo dilemma: ma questa è una morte naturale o è una morte violenta? Una morte improvvisa di questo tipo, sulla base di quel referto anche di ematoma, non può altro che essere una morte violenta, non so se se la sia procurata lui stesso, per carità, ma in questo caso non mi risulta che sia stato un incidente, questa non è una morte naturale, cioè non aveva lui, voglio dire, malformazioni, non aveva patologie, quindi non e d altro canto mancano addirittura i segni di stress sul miocardio.

RISPOSTA

Di stress, cioè cosiddetta iperincrezione di catecolamine, manca l evidenza sul miocardio. Quindi tutto questo castello, in certo senso interpretativo, è basato su qualcosa che non c è.

Nessun riscontro sul cuore della presunta attitudine all assunzione di stupefacenti. Peraltro dell influenza delle sostanze diverse dalla cocaina sul muscolo cardiaco non ci sono al momento evidenze scientifiche. Il prof. Thiene ribadisce come la descrizione del dr. Malaguti non riferisca affatto di bande di contrazione e che chi lo aveva citato nel processo lo aveva fatto a sproposito. L intervento del prof. Thiene era stato anche dettato dalla necessità di difendere il proprio onore professionale. Un accenno che sembra assai indicativo dell imparzialità e dell indipendenza dell intervento del prof. Thiene.

Quindi, adesso io non so come sia venuta fuori questa storia delle bande di contrattura, non ho capito, tra l altro io devo anche un attimino, sono un po dispiaciuto perché sono stato frequentemente citato a sproposito, sono qua anche per questo, devo difendere la mia onorabilità scientifica, nel senso che spesso ho visto che qualche mia collega mi cita, come dire, come fossi un oracolo ma in maniera erronea, ecco. ( p. 16)

Di fondamentale importanza rilevare come secondo il metodo del prof. Thiene alla diagnosi di morte si possa pervenire, a ritroso, escludendo ogni altra possibile causa.

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Ma è anche decisivo che la causa di morte sia stata individuata in una asistolia che rende inservibile il defribillatore e dà conto del fatto che gli ematomi gengivali non possono essere stati prodotti dall azione dei rianimatori ma rappresentano ulteriore conferma dei precedenti traumi chiusi del torace subiti dal ragazzo. Il ragionamento del prof. Thiene dal punto di vista logico è ineccepibile. Nell ipotesi che il ragazzo fosse vivo al momento dell intervento dei sanitari, l inefficacia del defibrillatore dimostra essersi trattato di una morte per asistolia. Nell ipotesi che il ragazzo fosse morto l azione dei rianimatori non poteva provocare gli ematomi gengivali, insorti in vita, che a loro volta sono indicativi del processo traumatico e asfittico precedente.

RISPOSTA

Allora, aspetti un attimo perché bisogna che cominciamo intanto da come noi approcciamo, dal punto di vista di patologia cardiovascolare, un caso di decesso improvviso come questo. Noi immediatamente andiamo alla ricerca se c è stata una causa di morte cerebrale ed in questo caso non c era, poi vediamo se ci sia stata una fuoriuscita di sangue per cui il soggetto possa essere morto per shock emorragico, in questo caso non c era. Andiamo ad esaminare i polmoni, dai polmoni vediamo, escludiamo che ci sia magari un embolia polmonare, possiamo sospettare se ci siano state delle ostruzioni delle vie aeree, perché c è un enfisema, ma mi pare che più di tanto anche in questo caso non c è stata una situazione di enfisema acuto e pi allora a questo punto per esclusione contiamo sul cuore. Cioè diciamo a questo punto se questo ha avuto l arresto vuole dire che è stato un arresto cardiaco perché abbiamo escluso le cause extracardiache, okay, in questo caso abbiamo focalizzato sul cuore. Cerchiamo la causa e cerchiamo anche i meccanismi. Eco, io vorrei che qui distinguessero che cos è una causa e che cos è un meccanismo. Il meccanismo di morte è il modo con cui si arresta il cuore, però n cuore si può arrestare perché è tamponato dal sangue che fuoriesce nel cavo pericardico, queste sono le rotture di cuore anche traumatiche ma anche post infartuali, e questa è la morte meccanica oppure la rottura dell aorta che ha fatto entrare una quantità di sangue dentro il cavo pericardico per cui il cuore è rimasto strozzato e non riesce escluso anche questo, qui non c è stata né rottura di aorta né rottura di cuore, allora a questo il meccanismo non può che essere elettrico e ci sono due fondamentali meccanismi, l elettrico da fibrillazione ventricolare, l elettrico da arresto asistolia. La fibrillazione ventricolare è la più frequente, il 70

80% dei casi, però il 20% di casi ci può anche essere l asistolia. Andiamo alla ricerca della spiegazione morfologica di questo meccanismo. In questo caso tutto fa pensare appunto che il meccanismo sia stata la asistolia da ematoma. Ecco, voglio precisare anche un altra cosa: il pronto soccorso è arrivato e ha trovato il ragazzo in asistolia, allora poteva essere già morto, sostanzialmente, è molto probabile che fosse già morto, ma allora se era già morto le manovre rianimatorie non gli potevano creare ematomi perché la sua circolazione è bloccata da qualche minuto. Se invece stava morendo, ma allora abbiamo anche la prova elettrocardiografica che era in asistolia, il defibrillatore non ha funzionato, si è rifiutato di agire perché ha detto - io defibrillatore - non c è fibrillazione ventricolare c è asistolia e quindi io non funziono. I casi sono due: o stava morendo in asistolia ed allora ecco il meccanismo confermato oppure se era già morto le manovre rianimatorie non possono aver creato quell ematoma che io considero assolutamente vitale, legato a precedenti traumi toracici chiusi, per quello che ho spiegato inizialmente. (p.19-20)

Il prof. Thiene specifica quindi la nozione di blunt trauma , di trauma al cuore senza manifeste lesioni al torace e come questo colpo secco e violento che colpisce il torace senza danneggiarlo esternamente possa innescare il meccanismo che porta all arresto cardiaco da trauma al cuore. Altrettanto interessante la spiegazione di come il meccanismo possa prodursi attraverso una compressione a terra del soggetto:

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RISPOSTA

Io vi ricordo che quando si esercitano delle pressioni importanti sulla gabbia toracica,

che cosa succede? Che lo sterno si avvicina moltissimo alla spina dorsale, per cui il cuore viene schiacciato in questo caso qua e quindi in questo caso qui sono state colpite strutture posteriori e quindi potrebbe anche essere che meglio meccanismo dal di dietro in avanti piuttosto che dal davanti in didietro, però io non darei molta differenza tre le due cose. Sta di fatto che con una compressione del torace, questo ovviamente uno non la può certo uno prevedere, ma veramente si schiaccia il cuore tra la colonna vertebrale e lo sterno, si fa una specie di sandwich, se poi ovviamente il cuore in quel momento è pieno di sangue, la pressione va alle stelle e tende a lacerare o rompere vasi e creare in questo caso ematoma. ( p. 21)

In tutto questo un ruolo fondamentale lo svolge pure il meccanismo asfittico che provoca la rottura dei vasi, rendendoli fragili. Non a caso le morti asfittiche rivelano la presenza di petecchie pericardiche o pleuriche. Resi deboli gli endoteli dei capillari, una compressione ne rende più facile la rottura. Ma nel caso in esame si tratta di un ematoma di un centimetro per la cui produzione era necessaria anche un fattore meccanico e non solo asfittico. La qualificazione del consulente emerge dai dati seguenti, indicati in risposta all inevitabile domanda conclusiva dell esame:

RISPOSTA

Io sono stato Presidente della Società Americana di Patologia Cardiovascolare, fondatore della Società Europea di Patologia Cardiovascolare, ho scritto 700 articoli e 15 libri

I soggetti che muoiono nelle descritte condizioni sono lucidi e sono in grado di chiedere aiuto; ciò anche nelle situazioni di asfissia. Lemorragia provoca il decesso non in modo istantaneo ma nell arco di alcuni minuti. Ciò significa che tra il momento in cui il ragazzo in seguito al colpo comincia a perdere le forze, fino al momento della constatazione della morte, trascorrono alcuni minuti. Il dato è riscontrato dal tempo trascorso tra il momento in cui viene richiesta l ambulanza a quello in cui arriva la rianimatrice che constata la morte. Il la spiegazione causale svolta dal prof. Thiene è precisa, circostanziata, dall interno inattaccabile decisiva. E questa la ragione che induce la difesa a mettere in discussione dall esterno la spiegazione offerta, tentando di negare che la macchia sul cuore rilevata da Thiene sia effettivamente un ematoma e non piuttosto un fenomeno post-mortale, una c.d. imbibizione emoglobinica . Ma anche su questo punto è difficile mettere in difficoltà un uomo dell esperienza e del rigore logico del prof. Thiene:

RISPOSTA

Allora le rispondo: prima, nelle mie 10 mila autopsie che ho fatto, ecco

forse ho dimenticato di dire questo - mai visto una roba del genere se non in casi che ovviamente possono o seguono a traumi; secondo, in questo caso qua - mi lasci dire - è cospicuo, circoscritto e bluastro proprio da sangue non da semplice imbibizione, è fuoriuscito, è un vero e proprio ematoma. Il problema potrebbe essere invece un altro, cioè dice: ma questo ematoma non si sarà creato perché lo hanno massaggiato, ma allora scusatemi una cosa, sì, è stato massaggiato però abbiamo detto che è in asistolia era già morto, quindi se è stato massaggiato da morto non può uscire

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sangue, se è massaggiato da morto. Se invece è stato, e davvero, ammettiamo pure che sia stato, possa essersi verificato anche nel massaggio mentre era ancora in vita, ma allora l elettrocardiogramma che è stato registrato era di blocco, allora questo avvalora ancora di più l ipotesi che sia morto di blocco, allora da ragione che questa è una lesione vitale.

Ma non è solo l intenso colore bluastro della macchina a fare la differenza. Vi è un elemento aggiunto per il carattere di ematoma del segno:

RISPOSTA

Mi permetta perché c è una cosa molto importante, speculare a questo ematoma c è un altro ematoma nella parete anteriore, che cosa significa questo? Che si sono toccate, sono andate in collisione con questa compressione del torace, la parete anteriore e la parete posteriore del ventricolo sinistro, è come quando vanno in collisione due auto e finiscono entrambe per averne le conseguenze. DOMANDA

Questo ematoma nella parte anteriore del ventricolo da dove la ricava, professore? RISPOSTA

Dalla fotografia, io ho indicato con la freccia, ma anche nella descrizione anatomo .

RISPOSTA

Allora glielo mostro da qua, questo è l ematoma sul fascio di his, ma qui ce n è uno di pari dimensioni nella parete anteriore, signor Giudice, nella parete anteriore del ventricolo sinistro, dico proprio davanti, quindi vuole dire che queste due strutture qua, durante evidentemente appunto un blunt trauma del torace, sono entrate e si sono scontrate.

Il prof Thiene descrive attentamente la conformazione dell ematoma e indica nella fotografia tre macchie scure: la prima quella più rilevante al centro della foto corrispondente all ematoma nella parte posteriore del ventricolo; le altre due corrispondenti all ematoma formato nella parte anteriore del ventricolo e sdoppiatosi per effetto del taglio, in senso longitudinale del cuore, effettuato proprio lungo l asso sul quale si collocava l ematoma nella parte anteriore. Il cuore aperto a libro presentava nella ricostruzione di Thiene un ematoma visibile nella parte anteriore e nella parte posteriore. Aperto il cuore da uno dei due lati, l ematoma anteriore sul quale è passato il taglio si è suddiviso in due parti che si rilevano a sinistra e a destra della foto del cuore aperto. Che si tratti di ematoma e non di altro viene ripetuto da Thiene numerose volte con argomenti diversi a fronte di domande insistenti:

DOMANDA

Però gli elementi di fatto della diagnosi differenziale non li ho capiti, Presidente? RISPOSTA

Sono circoscritti, sono solo lì e sono di dimensioni cospicue, non è un fenomeno diffuso, perché solo lì? Ecco, questo è il problema, perché solo proprio perché lì si è esercitato evidentemente questo chiamiamola, noi abbiamo anche noi una terminologia, questa è una lesione bacio, cioè la parete anteriore e la parete posteriore si sono toccate.

Una spiegazione chiara e che non dà luogo ad incertezze. Non è affatto sorprendete che il cuore all esterno si presentasse integro, così come non stupisce l assenza di segni traumatici sul soma esterno.

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La spiegazione della compatibilità tra ematoma interno ed assenza di sangue all esterno e di segni sul torace riceve questa spiegazione:

RISPOSTA

Adesso le rispondo, basta così, ci siamo capiti, i famosi blunt trauma del cuore sono

con torace indenne, senza nessuna evidenza. DOMANDA

Va bene, questo l avevo capito, l avevo capito anche prima, la domanda però è

diversa è: se questo blunt trauma del cuore è compatibile con un cuore che all esterno non presenta alcun segno di corredo emorragico? RISPOSTA

Sì. DOMANDA

Per quale ragione? RISPOSTA

Perché è la cavità ventricolare sinistra dall interno che è sottoposto ad uno stress particolare per ragioni pressorie, per quei fenomeni sisto-diastolici che si verificano al suo interno, è l endocardio, cioè quello che è dentro il cuore non l epicardio quello che è fuori al cuore che è soggetto a rischi di lacerazione e di emorragia. DOMANDA

Il senso della domanda, l ha capito da solo, è abbastanza chiaro, cioè lei dice: questo ematoma che sicuramente si è cagionato anche per una compressione toracica, perché e questo quello che lei ha detto prima, io le chiedo se il fatto che comunque vi sia stata una compressione toracica è compatibile, non solo con il fatto che sul dorso, inteso come soma, non v era alcun segno di pressione ma anche con il fatto che nel cuore, inteso come tale, non vi fosse alcun segno di compressione? RISPOSTA

Esatto, è perfettamente compatibile, perché i giochi avvengono all interno della cavità ventricolare sinistra anche se la pressione è esterna. ( p. 37)

Il fatto che Malaguti descriva la macchia indicativa dell ematoma come di consistenza al tatto analoga ai tessuti limitrofi non esclude affatto nche si

trattasse di un ematoma ma indica semplicemente che lo stravaso si era limitato ai tessuti superficiali.

DOMANDA

Dal suo punto di vista, questa descrizione di consistenza al tatto analoga ai tessuti limitrofi, riferita diciamo a questa zona dove secondo lei si è localizzato l ematoma, che significato ha? RISPOSTA

Significa che non era un ponfo. DOMANDA

Che non era? RISPOSTA

Un ponfo, cioè nel senso che non era rilevato questo ematoma sotto l endocardio ma che si era infiltrato in profondità, per cui di fatto la sua consistenza era normale, pari al tessuto circostante e non aveva dato luogo a deformazioni volumetriche di quelle, d altro canto il fascio di his decorre lì nel sub endocardio e quindi è stato molto , più che altro perché , mi permetta

RISPOSTA

Comunque le foto sono, diciamo così, di un evidenza incontrovertibile, cioè proprio nero e bianco.

DOMANDA

Cioè lei dice, sempre con riferimento alla frase che le ho detto prima: la circostanza che si dà atto che la consistenza al tatto è analoga a quella dei tessuti limitrofi a mio avviso è compatibile con il fatto che si trattasse di un ematoma. Questo è il senso del suo pensiero? RISPOSTA

No, voglio dire che non è un ematoma che ha dato un gonfiore, cioè un ponfo, che è diventato rilevato, nel senso che, se questo fosse stato un ematoma con rilievo l avrebbe sentito turgido, rigido, invece evidentemente è un ematoma che è infiltrato alle strutture circostanti, ne

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ha alterato soltanto la cromia, cioè nel senso che chiarissimamente questo colore qua è classico colore del sangue che non è più ossigenato perché evidentemente adesso è scomparso l ossigeno e quindi è bluastro, cianotico, ceruleo. (39)

Non necessaria un indagine più approfondita per diagnosticare l ematoma e per stabilire la sua incidenza sul fascio di His, la cui ubicazione è certa come è certa la presenza della pupilla nell occhio:

DOMANDA

Quindi non c è bisogno, lei dice, di una documentazione istologica particolarmente accurata e approfondita per poter pervenire a questa valutazione, a quella che fa lei? RISPOSTA

Perché l ematoma è in corrispondenza, esatto, non è una piccola petecchia ma è una deformazione molto grossolana esattamente in corrispondenza dove c è questo asse elettrico del cuore. (p. 41).

La compressione sul cuore era stata molto intensa e violenta. Nonostante ciò è compatibile con il blunt trauma

il mancato prodursi di lesioni esterne. La questione è di grande rilievo per la difesa ed il prof. Thiene la supera brillantemente, facendo riferimento alla giovane età di Federico e all

elasticità del suo scheletro e più in generale dei suoi organi interni. Le altre spiegazioni rafforzano il complessivo contenuto della deposizione:

RISPOSTA

Importante questo che si sappia, perché non si creano le fratture da appunto traumi del torace o pressioni che si esercitano nel torace nei giovani. Le do la risposta? Perché hanno ancora la cartilagine, non sono come le persone anziane, per cui loro non vanno incontro, quando viene esercitata una pressione forte, anche in fase di rianimazione, non vanno incontro a fratture perché la cartilagine è elastica. Questa è una cosa che noi conosciamo perfettamente. DOMANDA

Lei ha già risposto prima all avvocatessa Vecchi dicendo che questo ematoma, lei lo ritiene, lo giudica un ematoma, è perfettamente compatibile con il fatto che non ci siano segni tegumentari e che non ci siano segni sul cuore stesso prima del sezionamento? RISPOSTA

Tutto dentro all interno del ventricolo sinistro. DOMANDA

È possibile che , le faccio una domanda veramente da profano quale sono: è possibile che un azione di schiacciamento così rilevante, come quella che lei ha descritto, non lasci alcun segno, non solo sulla pelle, sul corpo, sul torace o sul dorso del soggetto ma nemmeno sul cuore? Perché questa è una foto ingrandita di quelle che sono state prodotte dalla Parte Civile, questo è un cuore perfettamente RISPOSTA

Ho già risposto più volte.

RISPOSTA

Ecco, io volevo dirvi che la sede dei due ematomi è esattamente il punto di maggiore vicinanza delle pareti del ventricolo sinistro e dove più probabilmente si possono toccare, baciare e dar luogo a quel tipo di lesione, ma le ripeto senza quello che avviene fisiologicamente all interno del ventricolo sinistro nelle fasi sisto-diastoliche non si potrebbe verificare una roba del genere, nel ventricolo destro non succede perché nel ventricolo destro le pressioni sono a 10, 15 dall altra parte sono 130

180, provi ad immaginare se un azione la eserciti quando c è una pressione a 120

130 già diastolica che la fai portare a 200 robe di questo genere e poi ovviamente c è proprio la ragione anatomica, vi dicevo, di stretta vicinanza, non è a caso che evidentemente si sono verificati gli ematomi.

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Nella specie il contatto tra le due pareti del ventricolo sinistro era avvenuto più che con un solo colpo violento attraverso ripetute e protratte compressioni. Altri argomenti più dettagliati e diffusi sulla natura vitale della soffusione riscontrata emergono dal controesame del difensore. Ne riportiamo il contenuto per la loro decisività:

DOMANDA

Ultima cosa, ecco, questa per non avere io confusione, lei prima parzialmente ha risposto alla collega Vecchi, questo ematoma che lei descrive lei ha potuto comprendere dall esame della fotografia quale origine specifica avesse avuto? RISPOSTA

Lorigine ovviamente vuole dire che è un stravaso ematico che proviene da capillare di quella regione per appunto, probabilmente contribuiscono i due fattori, un asfittico che rende più fragili questi vasi ed il meccanico che effettivamente li finisce per rompere, è quella che si chiama, noi la chiamiamo rexi , scusate questa terminologia, rexi dal capillare DOMANDA

E per escludere

RISPOSTA

Anche un piccolo vaso, insomma. DOMANDA

Per escludere viceversa, da un esame diciamo così fotografico, quindi macroscopico è diverso immagino da quello che può essere un esame diretto, che ci potesse essere viceversa quest altra valutazione, cioè di un origine post mortem di questo ristagno sanguigno, che consistenza, che cosa avremmo dovuto leggere nella descrizione e che cosa avremmo dovuto apprezzare dalle foto per poter arrivare a questo tipo di RISPOSTA

Cioè non sarebbero state così circoscritte e così elevati in termini proprio di cromia, queste sono soffuse, sono molto più velate. DOMANDA

Molto più velate. E quindi, perdoni, ma ci dia un ipotesi, se noi avessimo trovato quell alternativa che lei tenderebbe ad escludere che cosa avremmo visto nella fotografia? RISPOSTA

Avrei vista dovunque sia nel ventricolo sinistro che nel ventricolo destro sparsa ma non localizzata, qui c è proprio un target che guarda caso è in quella zona di maggiore vicinanza delle pareti del cuore. DOMANDA

Localizzata su tutta l estensione del muscolo? RISPOSTA

Sì, ma in maniera generica e aspecifica senza necessariamente questa focalità, è il carattere di focalità di questa lesione che assume un significato importante, poi ripeto focalità così disgraziata che è andata a coinvolgere il fascio di his perché questa è tra l altro l incredibi è incredibile, è clamoroso questo reperto qua, anche nella mia esperienza, chiedetemi, è clamoroso. (p. 50)

Riteniamo che le sottolineature forniscano risposte ai molti interrogativi su un caso che ha lasciato a lungo incerti e dubbiosi, persino gli imputati e gli investigatori, essendo al di là di qualsiasi capacità di questi soggetti capire e prevedere come potesse essere accaduto quell improvviso afflosciarsi del soggetto che ai primi appariva vivo e vitale. Ciò che si doveva comprendere era che una colluttazione violentissima, come è di comune esperienza, espone a rischi mortali al di là, ovviamente, di qualunque intenzione, per l interferenza di fattori accidentali, anche rari e sconosciuti, imprevisti ma assolutamente prevedibili tenuto conto dell assoluta delicatezza del corpo umano che può resistere ad ingiurie fisiche violentissime, può essere esposto senza conseguenze ad asprezze di ogni genere ma può essere colpito mortalmente con estrema facilità. Non a caso i torturatori sono

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degli specialisti della violenza fisica e del dolore senza morte. Bisogna riconoscere da questo punto di vista che gli imputati non erano dei torturatori, anche se l asfissia e la conseguente ipossia furono certamente causa di grandissima sofferenza per la vittima, idonee a provocare la morte, anticipata dal colpo mortale al cuore che spezzò con la vita anche la sofferenza del ragazzo. Viene ribadita e precisata l importante deduzione logica già prima esaminata: la presenza dell ematoma esclude in ogni caso una morte da stress catecolaminico da due punti di vista: uno positivo e l altro negativo. Se infatti si suppone che il soggetto era morto all arrivo dei rianimatori, con circolazione ferma, l ematoma aveva evidentemente carattere vitale ed era stato causa di morte; se invece si ritenga che esso sia stato prodotto dai rianimatori in morte, la constatazione del blocco atrio ventricolare e non della fibrillazione escluderebbe comunque la morte da stress catecolaminico che produce fibrillazione, fermo restando che si tratterebbe di spiegare comunque l asistolia con un fatto traumatico. In realtà il blocco della registrazione elettrocardiografica dimostrava fondamentalmente l esistenza di una morte per blocco della circolazione atrioventricolare e non da fibrillazione ventricolare e quindi da iperincrezione di catecolamine. Si tratta di un paradosso con il quale il prof. Thiene demolisce in ogni caso la tesi difensiva ma che evidentemente nulla toglie, trattandosi di un paradosso, alla tesi principale del consulente: la morte per effetto dell ematoma e del blocco atrioventricolare, non potendo quest ultimo spiegarsi altrimenti. Il ragionamento del prof. Thiene non si basa quindi soltanto sulla visione delle foto del cuore ma si articola su un complesso ragionamento e su una base di dati che messi in connessione riconducono univocamente, verso quella causa di morte, riscontrando a valle che le macchie della foto del cuore sono veri e propri ematomi o soffusione ecchimotiche, secondo altre formulazioni. Il prof. Thiene ha suffragato che le circostanze del caso, in particolare l azione degli agenti, risultavano del tutto compatibili con la produzione del trauma interno. Anche l appoggio di due mani sul torace, effettuato con molta forza è idonea a produrre il blunt trauma , così come efficace è l azione di compressione ripetuta con appoggio delle mani con la massima forza come se si trattasse di un azione rianimatoria ripetuta in relazione alle circostanze dell immobilizzazione

6. La verifica in contraddittorio della consulenza Thiene.

Con l intervento del prof. Thiene il caso Aldrovandi va incontro ad una svolta decisiva e risolutiva. Il mistero sulla causa della morte è svelato con coerenza e tenendo conto dei dati circostanziali, autoptici e di una rassicurante interpretazione di tutti gli elementi disponibili. Non residuano zone vuote o aree da integrare induttivamente. Ciò che era stato intuito e spiegato dai consulenti delle parti civili, trova conferma con l inserimento dell ultimo anello mancante ad una spiegazione

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tutta basata sui dati emersi dalle indagini. Gli eventi finali che producono la morte hanno tutti una collocazione precisa. Lelemento nuovo agisce su una realtà inquadrata già in maniera compiuta: la violenta colluttazione; il tentativo di immobilizzazione ad ogni costo e con ogni mezzo; l asfissia meccanica e posizionale; la morte improvvisa non spiegabile dall esterno ma solo dall interno, dai segni lasciati da un azione restrittiva realizzata con mezzi e modi eccessivi, sproporzionati, in quei termini e in quei modi non necessaria, anche sul presupposto della provocazione del ragazzo e del suo tentativo di colpire con una sforbiciata gli agenti; un azione che segue un conflitto iniziale violento le cui ragioni e cause rimangono misteriose. Prevedibile che sulle inattese e sconvolgenti ricostruzioni del prof. Thiene si innescasse un duro contraddittorio tra le parti con accuse e contestazioni di ogni genere, qualche volta sopra le righe, dovendosi pur sempre tenere conto della sproporzione di competenza, ufficialmente riconosciuta, tra il prof. Thiene e alcuni dei suoi contraddittori, alcuni dei quali anziché spiegare le ragioni di un possibile errore finiscono con il muovere a Thiene l accusa di non sapere distinguere e di confondere in una foto chiarissima ed eloquente un banale fenomeno putrefattivo con un ematoma provocato in vita, costruendo una articolata spiegazione dell evento su un tale banale equivoco. Una critica in questi termini sarebbe ancora ammissibile se chi muoveva la contestazione avesse preso una posizione determinata ab initio; ma appare inammissibile da parte di chi del fenomeno da interpretare aveva dato un preciso riscontro descrittivo, in contrasto con l asserita postuma irrilevanza. In realtà nella consulenza Malaguti-Lumare l ematoma, la cui natura ed effetti Thiene coglie immediatamente, è descritto e ottimamente fotografato. Il che significa che il dato ha colpito l attenzione dei medici-legali che ne danno conto come di fenomeno vitale, sia perché non prendono posizione esplicita per escluderne la rilevanza in quanto fenomeno postmortale, sia perché di nessun altro fenomeno post-mortale si dà conto nello studio dei reperti autoptici. E indubbio che Malaguti e Lumare non seppero e non vollero prendere posizione su quel reperto, limitandosi a descriverlo, a vederlo senza interpretarlo ( o guardarlo , come dice il prof. Beduschi). Ma appunto ciò potrebbe giustificare una

legittima condizione di dubbio da parte di chi, non possedendo gli strumenti interpretativi idonei, si astiene dal prendere posizione in ogni senso. Appare difficilmente comprensibile, al contrario, la difesa ad oltranza di una posizione negativa di fronte all autorità del prof. Thiene perché si induce il dubbio della prevalenza di una posizione preconcetta, rispetto al contributo che un consulente d ufficio è comunque chiamato a rendere alla giustizia. Sarebbe stato quindi ragionevole attendersi dai consulenti d ufficio del p.m., tale essendo rimasta formalmente e fino in fondo la posizione dei dottori Malaguti e Lumare, una presa d atto degli argomenti del prof. Thiene e semmai una posizione fondata sul dubbio metodico che non trascuri di considerare l autorevolezza della

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fonte dell opinione contraria. D altra parte Thiene ha reso un grandissimo omaggio alla completezza dei rilievi e della descrizione autoptica, comprensiva del dato decisivo che non era stato quindi obbiettivamente pretermesso o occultato. Si è dissociato da una interpretazione errata, dando atto che si trattava di cogliere aspetti che andavano al di là degli strumenti interpretativi in possesso dei consulenti del p.m. e degli stessi consulenti della parte civile, come ha ammesso, con l umiltà degli autentici uomini di sapere, il prof. Beduschi. I consulenti hanno invece ritenuto di dovere difendere ad oltranza le proprie posizione, a tutela di un onore professionale che ritenevano messo in discussione dalla consulenza Thiene. Ciò detto, resta da considerare un altra obiezione di metodo, quella secondo cui non sarebbe stato possibile compiere diagnosi sulla base dei soli referti autoptici esistenti. Losservazione non può essere accolta se proveniente dai consulenti della difesa che hanno svolto sugli stessi elementi tutta la loro ricostruzione; non può valere per il prof. Avato che all autopsia non ha partecipato, pur prendendo posizione sui suoi esiti. Non può neppure valere per gli autori delle indagini autoptiche e delle successive relazioni conclusive sia perché ciò significa che nei tanti processi basati su una preliminare attività irripetibile non sarebbe neppure possibile discutere dei risultati acquisiti dagli autori delle indagini, in tal modo rendendo i consulenti, autori di questa preliminare indagine, arbitri dell esito dell indagine stessa, per il fatto solo di averla svolta, una presunzione di insindacabilità che è non solo inammissibile sul piano logico, potendo una diversa ricostruzione essere effettuata sulla base dei medesimi elementi osservati e commentati da primi autori che, al di là dell impressione iniziale nel contatto diretto con il reperto, si basano anche loro nel commento sui dati oggettivati nella descrizione sui quali si eserciteranno eventuali critici, sia perché è responsabilità e dovere professionale precipuo dei consulenti del p.m., autori di atti di indagine irripetibili mettere le altre parti, intervenute successivamente, in condizione di discutere con piena cognizione di causa i risultati del loro lavoro, oggettivando nel modo più rigoroso possibile ogni passaggio dell indagine irripetibile. Sicchè se la selezione dei dati, la loro conservazione, la loro riproducibilità, ed ostensibilità è compito del consulente ex art 360 cpp che in questo senso dà una svolta irreversibile all andamento dell indagine, deve però ritenersi che proprio il dovere professionale e la competenza dei consulenti stessi è la massima garanzia ed il riferimento principale per quanti, intervenendo successivamente, su quei materiali possono tranquillamente e attendibilmente basare deduzioni, osservazioni conclusioni. Non è possibile dire che solo i consulenti possano argomentare sui referti e sui reperti autoptici avendoli essi soli osservati direttamente. A parte che nell epoca della sofisticata riproduzione tecnica delle immagini, la fotografia riproduce la realtà meglio dello sguardo fuggevole, il processo deve poter contare sul fatto che l esperienza e la competenza dei consulenti ex 360 cpp metteranno a

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disposizione di quanti devono valutare i dati offerti al giudizio elementi di prova oggettivi e attendibili. Ritiene il tribunale che in assenza di alcuna contestazione specifica, nel comune e diffuso riconoscimento dell ottimo lavoro svolto dai dottori Malaguti e Lumare sul piano dell acquisizione e descrizione degli elementi necessari e utili al giudizio, si possa fare affidamento sul rispecchiamento pieno della realtà, esaminata in sede di autopsìa, dei documenti e dei reperti estratti e conservati per il giudizio ( fotografie, reperti istologici e quant altro ), avendo fatto essi tutto il possibile per assicurare i materiali utili e necessari per qualsivoglia tipo di indagine successiva. Su questa premessa, esamineremo le risposte alle conclusioni del prof. Thiene espresse prima dai consulenti iniziali del p.m. e poi da quelli della difesa portatori di un evidente interesse primario a contraddire. Vedremo, poi, come le posizioni dei consulenti delle parti civili arricchiscano e irrobustiscano ancor più le conclusioni di Thiene. Esamineremo infine il vittorioso confronto del prof. Thiene con il dr. Rapezzi.

6.1. Lautodifesa dei responsabili della consulenza tecnica d ufficio Avato Malaguti Lumare

La difficile posizione del prof. Avato emerge immediatamente dalle domande della difesa che finisce con il mettere in chiaro come al prof. Avato, che ribadisce di non avere partecipato all autopsia, debba essere ricondotta in ultima istanza la responsabilità per i risultati e quindi per gli eventuali errori della relazione autoptica in quanto, come responsabile dell istituto di medicina legale, allo stesso fanno capo, in rapporto di sottoposizione gerarchica , gli autori dell indagine. Una premessa che in qualche modo condiziona tutto l esame che è posto in un alternativa comunque negativa: responsabilità

per l errore commesso da Malaguti e Lumare in quanto direttore dell istituto o responsabilità

per la condivisione dell errore dei due. Per il prof. Avato le macchie scure osservate dal prof. Thiene non sono ematomi ma iniziali fenomeni putrefattivi della stessa natura di altri che si osservano nella stessa foto. Il prof. Avato ammette, peraltro, che la discromia segnalata da Thiene e contrassegnata con freccia nella foto allegata alla propria relazione è contigua al fascio di His. Giustifica il mancato approfondimento con la complessità tecnica dell operazione, i suoi costi, le scarse probabilità di risultato. Non c erano i presupposti per sospettare di una morte su base aritmica, nel qual caso le incisioni del cuore avrebbero dovuto essere altre. Si trattò di un indagine normale. La foto del cuore fu discussa ma non allegate alla relazione perché considerata priva di rilievo. Un osservazione ulteriore, apparentemente negativa per l accusa, fornisce invece elementi di conferma. Il prof. Avato mentre ricorda di avere esperienza di lesioni cardiache interne senza un corrispettivo morfologico lesivo sulle pareti

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esterne del cuore, ammette che lesioni interne possono verificarsi senza lesioni visibili sulla parte esterna del corpo ( dorso torace ecc.), avvicinandosi su questo punto alla posizione dei medici legali delle parti civili dai quali aveva dissentito nel corso del precedente esame e modificando così radicalmente la sua posizione. Da osservare ancora che rispetto alla precedente negatività, l ipotesi non è negata in assoluto ma limitatamente alla personale esperienza del tecnico. Il prof. Avato ha ammesso che in sede di autopsia il dr. Malaguti si pose il problema del valore da assegnare alla macchia scura rilevata all interno del cuore, tanto da incidere col bisturi sul punto, e di avere escluso infine la rilevanza della stessa attribuendole valore di inizio di fenomeno putrefattivo. Losservazione è rilevante perché attesta da un lato che l attribuzione non era affatto pacifica, tanto che la conclusione finale non risulta nemmeno riportata in relazione; dall altro lascia comprendere che la decisione di non attribuirvi rilievo potrebbe essere dipesa propria dalla complessità delle successive indagini che, dando corso all ipotesi, sarebbe stato necessario compiere e che i consulenti ritennero invece opportuno non svolgere atteso il carattere ordinario, normale dell indagine che stavano svolgendo e la scarsa convinzione sulle prospettive di quell indagine. Si tratta di una deposizione che evidenzia come un indagine dia o non esiti o ne dia di tipo diverso, a seconda degli obbiettivi che si prefigge e delle ipoitesi investigative che si perseguono. E evidente dalle parole del prof. Avato che quella discromia colpì e sorprese i consulenti che si trovarono nell imbarazzante condizione di assumere o meno l ipotesi di una lesione traumatica al cuore che avrebbe richiesto un indagine assai più complessa articolata, tecnicamente raffinata dagli esiti imprevedibili e magari fallimentari ( la fortuna ricordata dal prof. Avati). Nel dubbio essi scelsero la soluzione più semplice e meno impegnativa, per la quale in cuor loro propendevano. Ma tutto ciò non vieta che un esperto come il prof. Thiene possa riconoscere immediatamente ciò che per i medici legali di Ferrara costituiva un elemento da accertare con ricerche straordinarie. D altra parte limitare la competenza dei medici legali alla capacità di riconoscere i fenomeni putrefattivi meglio di un cardiopatologo appare certamente riduttivo per i medici legali stessi.

Le conclusioni del prof. Avato ipotecano le dichiarazioni dei dottori Malaguti e Lumare. Il dr. Malaguti ammette di essere stato subito colpito dalle discromie emerse all apertura del cuore e di essersi posto il problema della definizione da darne. Il dubbio sul carattere vitale o mortale della lesione se lo rappresentò. Lo risolse nel secondo senso dal tatto e operando l incisione. Il verdetto fu: imbibizione emoglobinica. Non vi sarebbe, inoltre, neppure corrispondenza tra le due facce delle discromie a destra e a sinistra della fotografia del cuore aperto; sarebbero solo riconoscibili una macchia nella parte posteriore, individuata da Thiene, ed una a sinistra; nessuna corrispondenza tra quest ultima e quella di destra, priva di

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carattere speculare rispetto alla a quella a sinistra. Impossibile parlare quindi di una parte anteriore e di una posteriore del medesimo ematoma. L incisione non ha tagliato un unica formazione divisa a sinistra e a destra ma si tratta di realtà distinte. Altri punti di analoga imbibizione emoglobinica si apprezzano in altre parti della foto del cuore. I consulenti indicavano quindi sulla foto del cuore ingrandita gli altri punti che a loro dire costituivano imbibizione emoglobinica. Un fenomeno diffuso e non localizzato. Malaguti ha dichiarato di avere descritto e annotato nella relazione ciò che aveva visto, senza valutarlo, per mero scrupolo. Il consulente è peraltro in difficoltà nello spiegare perché la formula impiegata, discromia rosso-nerastra debba essere intesa come imbibizione emoglobinica; per quale ragione, se si limita a descrivere, non gli abbia attribuito il suo nome; e se d altra parte l aveva poi valutato un fenomeno postmortale perché nella parte interpretativa non l aveva specificato. Per Malaguti l interpretazione era implicita nel fatto dell incisione. Una spiegazione poco perspicua. In ogni caso, avendo valutato come irrilevante quella manifestazione non se ne era più occupato nella parte ricostruttiva; né di conseguenza aveva ritenuto di allegare la foto alla relazione. La ragione per cui a seguito dell incisione avevano ritenuto che si trattasse di imbibizione emoglobinica e non di un ematoma, era dipesa dalla considerazione che se si fosse trattato di un ematoma il sangue avrebbe dovuto scorrere. Il dr. Malaguti ammetteva di avere omesso erroneamente di dare menzione nella parte descrittiva dell intervenuta incisione sul punto in questione. Ammetteva anche che una lesione cardiaca può essere causa di morte a condizione che se ne dimostri il meccanismo; in alternativa si può procedere per esclusione. Riteniamo che in effetti sia stato proprio questo il procedimento adottato dal prof. Thiene che Malaguti finisce con il condividere, ovviamente sul presupposto di avere a che fare con un ematoma o equivalente. Il dr. Malaguti ha precisato che la definizione della situazione rilevata doveva considerarsi pre-putrefattiva e benché ci sia un certo margine soggettivo nell apprezzamento, in base alla sua esperienza ritenne non vi fosse alcun dubbio sul carattere postmortale della macchia. Opinione che fu condivisa dal consulente della difesa dr. Zanzi, presente all incisione, che non manifestò dubbi né sollevò problemi. Questioni non sollevate neppure dai periti d ufficio che avevano visto le foto.

6.2. Le contestazioni dei consulenti della difesa.

Il dr. Fortuni è il medico-legale incaricato dalla difesa di esprimere la sua opinione a seguito dell intervento del prof. Thiene. La premessa del ragionamento del dr. Fortuni è l insufficienza dell immagine fotografica sulla quale si era basato nella sua valutazione il prof. Thiene per una

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valutazione attendibile; immagine sfuocata, dai colori non tarati, non tridimensionale. Per il resto l esame del dr. Fortuni, con l aggiunta di alcuni riferimenti, conferma le conclusioni del dr. Malaguti, della dr.ssa Lumare e del prof. Avato. Elementi che ostano a considerare le discromie evidenziate degli ematomi sarebbero: - La mancanza di consistenza al tatto, non diversa da quella dei tessuti circostanti. - L incisione che escluderebbe la valenza tridimensionale avendone Malaguti verificato l inconsistenza interna; - La mancata fuoriuscita di sangue all incisione; - La non corrispondenza tra l ematoma del lato sinistro e quello del lato destro che invece per il prof. Thiene rappresentano un unico ematoma tagliato in due. - Complessità ed improbabilità dell ipotesi che richiederebbe il combinarsi di una serie di evenienze fortuite. - Non certezza che l ematoma possa davvero avere interessato il fascio di His in assenza di analisi istologiche specifiche o che comunque dovesse necessariamente produrre l evento di interrompere il funzionamento del cuore. - Assenza di un indagine istologica volta ad accertare l esistenza dell ematoma, l attingimento del fascio di his, la compressione, l incidenza sulla trasmissione della conduzione. Il prof. Fortuni ha quindi sostenuto che la foto di comparazione prodotta dal prof. Thiene per dimostrare la differenza rispetto alla foto allegata alla relazione è assai più ingrandita dell altra e non può essere usata come elemento di comparazione. La foto n. 26 in particolare, se opportunamente ingrandita, avrebbe potuto dimostrare l esistenza di bande di contrazione. In ogni caso la diagnosi di e.d.s. non è diagnosi anatomoistopatologica ma è una diagnosi circostanziale. Il prof. Fortuni conferma quindi che la descrizione del reperto istologico effettuato nella relazione Malaguti-Lumare è propria della presenza di bande di contrazione.14

In conclusione per Fortuni l ipotesi Thiene ha una sua dignità ma essendo fondata solo sulle fotografie non può considerarsi fondata su basi scientifiche. Il dr. Rago si è associato alle conclusioni del prof. Fortuni, limitandosi a sottolineare come l ipotesi dell ematoma dovesse essere esclusa per la caratteristica dei contorni sfumati che venivano attribuiti alla rilevata discromia.

14 Dobbiamo osservare come, contrariamente all assunto del prof. Fortuni, nella relazione scritta si parli solo di fibre miocardiche ondulate, e solo a dibattimento il dr. Malaguti affermi che le due espressioni si equivalgono, venendo in ciò smentito da tutti gli altri consulenti oltre che dal prof. Thiene.

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6.3. Il contributo del prof. Beduschi e degli altri consulenti della parte civile.

La causa di morte individuata dal prof. Thiene non era stata prospettata neppure dai consulenti tecnici delle parti civili i quali avevano potuto basarsi solo sulla descrizione dello stato del cuore e sui reperti istologici; la fotografia analizzata da Thiene non era stata, come sappiamo, inserita nel corredo iconografico della relazione. Ciò vale per il dr. Gualandri e per il prof. Beduschi che all autopsìa non avevano partecipato. Le foto erano state invece consegnate al dr. Zanzi che non aveva prestato particolare attenzione al dettaglio. La posizione del dr. Zanzi diventava quindi molto interessante per comprendere come si fosse giunti a trascurare le macchie del cuore e a non coglierne l importanza. Il dr. Zanzi riportava la sua versione in due occasioni; la seconda dopo essere stato chiamato in causa da Malaguti e Lumare, a dire dei quali l incisione sulla discromia principale, quella al centro della foto, era stata eseguita in presenza di Zanzi che aveva concordato sul carattere di fenomeno post-mortale. E da dire che esclusa l ipotesi della malafede, la mancata elaborazione delle discromie come fenomeni vitali, indicativi di una lesione vitale, trova ragion d essere nella difficoltà oggettiva del riconoscimento da parte di medici legali generici a fronte della specifica esperienza ed eccezionale competenza del prof. Thiene. E indubbio, come ha ammesso il dr. Malaguti, che l

apprezzamento sarebbe stato assai delicato con ampi margini di valutazione soggettiva, in un contesto, la condizione del cuore esaminato, nel quale si erano effettivamente realizzati in punti attigui iniziali fenomeni putrefattivi, riconosciuti da tutti gli intervenuti, compreso il prof. Thiene al quale non si può certo far carico quindi di non saper compiere l analisi differenziale tra fenomeni vitali e fenomeno postmortali nell organo in esame. Non si deve neppure trascurare, come fattore della massima importanza, il condizionamento psicologico che gravava sui consulenti tecnici nella fase in cui essi operavano se avessero acceduto all ipotesi di una rottura del cuore per cause meccaniche: avrebbe significato concludere in pochi giorni l autopsia ascrivendo la causa della morte all azione degli agenti. Era una conclusione difficile da prendere ed obbiettivamente il compito tecnico di assegnare con sicurezza quel significato al reperto andava oltre l esperienza di Malaguti e Lumare. In ogni caso, si trattava di un reperto che presentava difficili aspetti interpretativi e che in un certo senso poteva giustificare l omessa interpretazione dello stesso, circostanza che esprime l aspetto più problematico dell intera vicenda. Ma pur la massima comprensione per il dr. Malaguti e la dr.ssa Lumare appare ingiustificabile, se una valutazione di quel reperto fu fatta, il che implicava ammettere anche solo per un attimo l ipotesi di una rottura traumatica del cuore, e se alla fine si concluse per considerarlo non rilevante rispetto alla spiegazione della morte, che di questa valutazione nella relazione non si sia dato conto anche solo per escludere un eventuale spiegazione alternativa cui

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quel reperto consentiva di accedere, in modo da permettere a chi avesse letto la relazione di valutare l attendibilità del giudizio. La descrizione obbiettiva dello stato del cuore, non seguita dall interpretazione e dal giudizio, marcano indiscutibilmente un ambiguità di fondo della condotta dei due consulenti che rende difficile credere a quanto essi hanno successivamente dichiarato e cioè l avvenuta consapevole e meditata valutazione del reperto come manifesto segno di fenomeno postmortale, così come altri di cui si darebbe conto in relazione; un silenzio che stride proprio con la precisione manifestata dai consulenti, a proposito di questi altri reperti, di indiscutibile natura postmortale, di cui si dà invece diligentemente conto nella relazione. Dobbiamo quindi ritenere che sulla questione Malaguti e Lumare si siano astenuti dal prendere posizione, probabilmente per la difficoltà di interpretare il reperto, sulla cui natura effettiva avevano molte incertezze ( più il dr. Malaguti che la giovane dr.ssa Lumare che, a quanto pare, in base alla testimonianza Malaguti, non avrebbe avuto incertezze nel dichiarare un immediato parere in termini di imbibizione emoglobinica ). Andare oltre non serve e non è possibile. Ma il dato va registrato ed è molto significativo. Lo stesso dr. Malaguti ha ammesso essersi trattato di una debolezza del suo lavoro. Resta da valutare come si sia pervenuti alla conclusione dal punto di vista del medico-legale di parte dr. Zanzi, al quale i difensori degli imputati hanno legittimamente chiesto conto del suo silenzio fino all avvento del prof. Thiene. Il dr. Zanzi ha affermato che con i colleghi Gualandri e Beduschi avevano certamente considerato non mortali le discromie descritte da Malaguti ma le avevano interpretato come soffusioni emorragiche, inserendole nel contesto di microemorragie sulle quali si erano soffermati, interpretandole come manifestazioni equivalenti a quelle riscontrate negli altri organi a livello di sezione cadaverica ed a livello di indagine istologica, altrettanti elementi indicativi di morte asfittica. L interpretazione del prof. Thiene era andata oltre, spiegando il fenomeno come manifestazione di una lesione diretta da compressione che aveva interessato il fascio di His. Un elemento aggiuntivo rispetto alla spiegazione già offerta che dava solo una diversa identità alla causa ultima della morte. Il dr. Zanzi ricordava che al momento dell autopsia ci si era soffermati sul reperto macroscopico del cuore che era stato descritto come poi riportato in relazione. Rileggendo la relazione Malaguti aveva collegato la descrizione alla visione del cuore e aveva interpretato il dato come espressione di soffusione ecchimotica a carattere vitale, espressione ulteriore dello stato asfittico che aveva cagionato la morte, non collegando lo spandimento ematico con i possibili effetti sul fascio di His. Il contributo del prof. Thiene individua questo ulteriore evento che estende gli effetti della causa, già dai consulenti di parte individuata, all epifenomeno costituito dall interruzione dell impulso elettrico dato dal fascio di His. Il dr. Zanzi ricorda ancora che con Malaguti avevano prestato attenzione alla soffusione centrale, quella indicata con freccia a computer nella

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fotografia allegata alla relazione Thiene; non erano state invece apprezzata le due macchine scure che si notano ai due lati della sezione del miocardio. Sulla macchia centrale si era del resto appuntata l attenzione di Malaguti che aveva descritto solo quella. Il dr. Zanzi ammette la svista. Ammette pure che, pur disponendo dell intero gruppo di fotografie scattate da Malaguti durante l autopsia, si era soffermato per scrivere la relazione con il dr. Gualandri solo su quelle allegate alla relazione. Il consulente ribadisce che la morte ebbe fondamentalmente un causa asfittica, al di là del fatto che si voglia aggiungere, come elemento conclusivo, l incidenza sul fascio di His come effetto di una contusione. Il dr. Zanzi ha ammesso di non avere osservato l intero gruppo delle fotografie fino al momento in cui i consulenti della difesa non avevano cominciato ad insistere sulle bande di contrazione e sulla morte cardiaca come effetto dell iperproduzione di catecolamine e quindi da sforzo. Solo in quel momento erano state riesaminate le foto del cuore per sottoporle all attenzione del prof. Thiene. Per Zanzi la relazione Malaguti dava ampi spazi alla difesa di parte civile perché pur concludendo per una causa di morte da insufficienza contrattile acuta, dovuta all agitazione, metteva in evidenza tutti gli aspetti di morte asfittica, rivalutati i quali la condizione di agitazione diventava solo una componente della complessa causa di morte, rispetto alla quale un ruolo finale e decisivo assumeva la componente asfittica. L insufficienza miocardica era la conclusione di una condizione asfittica preliminare. Per questa ragione le foto del cuore fino a Malaguti non erano apparse determinanti. Solo con il dr. Rago e l accento posto sulle bande di contrazione cardiache determinate da uno sforzo estremo ci si era posto il problema di riesaminare le foto del cuore per verificare se fosse possibile derivarne le conclusioni cui stavano pervenendo i consulenti della difesa. La spiegazione appare ragionevole.15 La descrizione Malaguti era apparsa sufficiente a descrivere un fenomeno vitale di soffusione ecchimotica che dava conto ulteriore alla tesi delle microemorragie negli organi interni provocate dall asfissia. Certo non era stato considerato l effetto sul fascio di His; ma il meccanismo causale appariva ugualmente completo. Anche per Zanzi il fenomeno osservato doveva definirsi di soffusione ecchimotica. Con Gualandri, Zanzi aveva menzionato il fenomeno discusso da Thiene, definendolo più riduttivamente come emazie al miocardio, un termine equivalente al concetto di soffusione ecchimotica.

15 Il ragionamento del dr. Zanzi risulta sintetizzato efficacemente in questo passaggio della deposizione, a pag. 120 del verbale: RISPOSTA

Mi scusi, è la conseguenza è la conseguenza di tutti quegli avvenimenti che erano successi prima, cioè a dire: stato di agitazione psicofisica, iperincrezione di catecolamine, deficit di ossigeno, debito di ossigeno, posizione, compressione e poi c era stata la morte c era stata l insufficienza cardiaca con la morte, che fosse la catecolamina stessa ad interagire dentro, che ci fosse stato il fascio di his, a noi non importava assolutamente, erano le modalità con cui si era giunti alla morte che interessavano, dove Malaguti non aveva rilevato a nostro avviso quella parte molto importante che era dovuta all asfissia, ecco perché.

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Ma la risposta fondamentale all intera prima parte dell esame, il dr. Zanzi la fornisce al termine del suo esame quando afferma di non avere rilevato segni di putrefazione sul cuore e di avere quindi considerato vitali le rilevate soffusioni emorragiche. Non sembra neppure che il tema fosse stato affrontato nel corso dell autopsia. Lesame del dr. Zanzi in questa fase ha avuto un seguito perché lo stesso, dopo la deposizione del dr. Malaguti, è stato chiamato a dare conto della sua affermazione secondo cui il presunto ematoma/soffusione emorragica non era stato inciso e della palpazione superficiale della sostanza non si era accorto. Il segno di incisione sul punto deve ritenersi pacifico alla visione ingrandita della fotografia. Non vi è dubbio che nella prospettiva tridimensionale la foto ingrandita in atti manifesta un aspetto di profondità nerastro che sembra confermare il carattere vitale della perfusione ematica: la colorazione è totalmente differente da quella che caratterizza l imbibizione emoglobinica: assai più scura, concentrata e localizzata di quanto non risulti nelle aree concordemente giudicate come fenomeni putrefattivi nelle quali la colorazione è assai meno scura, è largamente variabile d intensità, appare assai più superficiale. Un semplice controllo a vista, da osservatore esterno, conduce a rilevare che la colorazione nera e comunque molto scura delle tre macchie costituenti l ematoma di Thiene, differisce nettamente da tutte le altre indicazioni di fenomeni putrefattivi indicati dalla dr.ssa Lumare e dalla stessa cerchiati a penna sulla foto, macchie dal colore nettamente più chiaro, sfumato e cangiante rispetto al nero compatto delle tre macchie in questione. E evidente come a questa differenza faccia riferimento il dr. Zanzi, cosi come gli altri consulenti dell accusa privata. E a questo fa pensare la tridimensionalità dell incisione sulla quale si soffermerà il prof. Beduschi. Proprio l importanza dell incisione e i rilievi che se ne sarebbero potuti trarre ha costituito il tema del supplemento di esame del dr. Zanzi, smentito da Malaguti a dire del quale Zanzi aveva visto e partecipato all incisione, condividendo le conclusioni che all esito ne erano state tratte. Zanzi ha energicamente negato le affermazioni del dr. Malaguti. Ha negato di essere stato messo a parte dell esecuzione del taglio e ha espresso apertamente ciò che è del tutto evidente e cioè che proprio l effetto del taglio induce ad escludere che si possa parlare di imbibizione emoglobinica.16 Zanzi è categorico nell escludere che in sede di autopsia si fosse discusso, quanto meno in sua presenza, della natura da attribuire all unica discromia sulla quale in

16 Opportuno riprodurre il brano di pag. 199: RISPOSTA

No, non lo confermo affatto questo fatto qui, io praticamente ero presente, abbiamo visto com è stata descritta la macchia, ripeto non mi sono accorto del taglio, mi sarò distratto un attimo ma ne ho preso atto adesso che ho visto che c è stato il taglio ed a maggiore ragione vedendo il taglio quella non è imbibizione, il taglio dà ragione di un qualcosa di diverso, proprio come approfondimento nel tessuto e come colorito, è un colorito scuro ed approfondito nel tessuto, lì c è stata la forza attiva di un vaso che si è spinto con il flusso sanguigno all interno del miocardio. L imbibizione è un fatto superficiale

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quella sede si era portata l attenzione. Lassunto è credibile poiché non vi è dubbio che Zanzi di quest approccio avrebbe tenuto conto, parlandone con Gualandri. Il silenzio della relazione gli dà poi ragione. Usa peraltro un altro argomento il consulente per escludere di avere colto una qualsivoglia inclinazione dei consulenti d ufficio a considerare le discromie in questione come fenomeni post mortali. Tutti si era d accordo nel rilevare l infiltrazione di eritrociti, vitali, nella zona del miocardio, ciò che escludeva che si fosse in presenza di imbibizione emoglobinica. Con Gualandri aveva sempre attribuito la macchia a fenomeno vitale dovuto alla congestione causata dall asfissia. Il taglio, di cui solo in udienza aveva colto la presenza, rafforzava la sua opinione: affonda nel tessuto e si distingue dalle altre zone segnalate dalla Lumare per la sua scura profondità, a fronte della chiarezza e superficialità delle altre macchie, rilievo di cui si può dare conferma a vista. Non si era posto il problema, attribuendolo a propria disattenzione, di chiedere egli stesso l incisione. Si era accorto del taglietto solo in udienza con l ingrandimento perché in precedenza aveva visionate le foto solo nell originaria dimensione. In sostanza Zanzi esclude di avere mai escluso rilevanza alla macchia sul cuore, pensando trattarsi di fenomeno postmortale; esclude di averne discusso con i consulenti d ufficio; non esclude che costoro abbiano affrontano l argomento tra loro senza metterlo a parte e non esclude che costoro ritengano erroneamente di averne parlato con lui. Levidenza dà ragione, come visto, al dr. Zanzi. Il silenzio di Malaguti in relazione non permette di affermare che la questione sia stata affrontata in contraddittorio con il consulente di parte che non avrebbe parlato di microemorragie o emazie agli organi interni, cuore compreso, a carattere vitale, sia pure come segni di asfissia, se avesse giudicato quei segni come postmortali.

Alla medesima udienza, dopo quella del prof. Thiene, era stata assunta la deposizione del dr. Giorgio Gualandri. Il dr. Gualandri inquadra la deposizione del prof. Thiene, come contributo specifico alla prova dell avvenuta compressione meccanica del torace, come causa, prima ancora della contusione, della asfissia. La prova della compressione era rappresentata proprio dai due ematomi speculari, uno all altro, ematomi che in ambito medico legale andrebbero chiamati meglio ecchimosi o infiltrazioni emorragiche, terminologie diverse che non mutano la sostanza delle cose. Si tratta di elementi localizzati uno di fronte all altro, alla base dell origine dell aorta e che dimostrano la compressione del cuore per effetto della compressione del torace, una compressione tra lo sterno e la colonna vertebrale. In questo senso un anello conclusivo prima mancante alla prova della compressione toracica. Lelemento non era stato considerato perché nella relazione Malaguti-Lumare non se ne parlava, essendo unicamente descritta una sola area emorragica sotto le cuspidi dell aorta, che veniva fatta rientrare nel meccanismo asfittico, equivalente a tutte le altre

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emorragie riscontrabili negli organi interni: cuore, cervello, polmone, epifenomeni che connotano le morti asfittiche. La foto non era allegata alla relazione e non era possibile osservare l esistenza dei due ematomi speculari che ricongiunti finivano con il comporre un unico ematoma con quello descritto. La specularità era un segno inequivocabile che si trattava di un ematoma unico che colpiva il fascio di His. Il fenomeno ecchimotico descritto da Malaguti-Lumare era invece leggibile come una componente del processo asfittico, un fenomeno emorragico indiziante. Lelemento nuovo era appunto costituito dalla foto che evidenziava il trauma. Il dato è effettivamente significativo e non pare possa essere confutato con l assunto del carattere postmortale, smentito dall evidente colorazione scura delle tre formazioni, assolutamente distinte nella localizzazione, concentrazione e caratteristiche dalle altre formazioni ad asserito carattere putrefattivo; né dall asserita mancata perfetta corrispondenza delle due metà dell infarcimento. La specularità alla quale fa riferimento il dr. Gualandri è relativa ai due ematomi uno solo dei quali aperto in due; in questo senso la specularità è evidente; dall altro va considerato che il taglio in due parti del secondo ematoma non necessariamente doveva sezionare in due parti identiche, potendo esso non incidere esattamente a metà: riprendendo l esempio della mela del dr. Fortuni, nulla impedisce al taglio casuale di incidere in modo da suddividere il secondo ematoma in due parti di diversa grandezza, lasciando da una parte una superficie ed un volume maggiori; ciò che conta e è che la forma ristretta e triangolare dell ematoma che si nota sulla destra, esternamente alla parte delimitata a penna dalla dr.ssa Lumare, combacia, integralmente con la parte inferiore dell altra parte dell

ematoma, a sua volta a carattere triangolare. La specifica posizione dell ematoma, o dei due ematomi speculari, a ridossso del fascio di His è un rilievo che solo lo specialismo del cardiopatologo poteva cogliere. Un rilievo che ancora una volta appare ragionevole e che non mette in buona luce l assunto del dr. Malaguti che lo giudica addirittura banale

: tutti sappiamo quanto contino gli specialisti in medicina e tutti ci rendiamo conto dell interesse personale sul punto del dr. Malaguti, la cui valutazione di postmortalità della discromia appare inattendibile per il solo fatto di essere intervenuta ex post, nel tentativo estremo di difendersi dal rilievo del prof. Thiene, nel silenzio sul punto della sua relazione.17 Al di là della questione

17 Il rilievo può essere sostenuto dall osservazione del dr. Gualandri che pur non avendo colto l importanza del punto, come il dr. Malaguti, e pur essendo un medico di grajnde esperienza, qualificazione e prestigio, non ha difficoltà a pronunciarsi in questi termini: Sulle foto io ricordo che avevamo visto quelle della consulenza sicuramente, le altre non mi ricordo, la

consulenza Thiene non è che sia una consulenza è una superconsulenza, è un cardiopatologo di grande importanza, ha mostrato dei dati che non erano stati evidenziati da nessuno, finora, e ha mostrato dei a dati proprio perché è una superconsulenza, cioè la cardiopatologia è un ultra specialità, umilmente posso dirlo proprio serenamente, in tutta umiltà, non avrei saputo ricostruire il meccanismo fisiopatologico ricostruito dal professor Thiene, non ho nessun timore a dirlo proprio perché lui è ultra specialista. ( p. 83)

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dell effetto sul fascio di His, per Gualandri l ematoma è la prova della compressione del torace e quindi la prova oggettiva dell avvenuta compressione meccanica e degli inevitabili effetti asfittici. In ogni caso la tesi di Thiene avrebbe avuto un autonomo fondamento anche valutando solo l ematoma nella parte centrale corrispondente alla parte posteriore del ventricolo. La risposta del dr. Gualandri alla domanda sul perché si possa ritenere l elemento indicato da Thiene come fenomeno vitale e non postmortale, consiste in un argomento che, unito agli altri, appare assolutamente convincente per la precisione e specificità dell assunto, non colto né analizzato dagli altri consulenti: si tratta di fenomeni che si notano in una sede assai circoscritta e dalle caratteristiche essai peculiari; l imbibizione emoglobinica colora l endocardio di colore rosso ma lo colora interamente e non a pezzi; la putrefazione non avviene solo nel miocardio, avviene ovunque. Lematoma al contrario si manifesta con una macchia ben demarcata e distinta di profondo colore nerastro Il consulente infine formula una interessante distinzione tra ematoma, infiltrazione emorragica, soffusione ecchimotica, per dire come questi termini esprimano un'unica realtà che si diversifica per gradi; ciascuno di tali differenti aspetti può dare ingresso sia ad una diagnosi in termini di indizio di fenomeno asfittico sia in termini di produzione di un trauma con tutti i conseguenti effetti:

RISPOSTA

Allora, ripeto, perché qua si gioca con i termini e noi dobbiamo fare un passo indietro, l ematoma è un versamento di sangue nella cavità preformata; l infiltrazione emorragica è uno spandimento di emazie nei tessuti, si differenziano nell autopsia di solito al taglio o anche rispetto alla sede; l ematoma spagina il tessuto e crea una massa, una massa ematica all interno del tessuto, l infiltrazione emorragica che poi è l ecchimosi, il livido, determina invece uno spandimento di sangue di emazie all interno del tessuto. Il colore esternamente è lo stesso, il sangue ha quel colore e quindi appunto come dicevo un discromismo rosso brunastro, la diagnostica differenziale è possibile al taglio, tra i due, ma entrambi - ematoma ed infiltrazione emorragica - rispondono, rispondono agli stessi presupposti per questo è un piccolo ematoma, di un centimetro circa, grosso come un unghia più o meno, intorno all unghia, rispondono agli stessi meccanismi possono essere dovuti agli stravasi emorragici che connotano le asfissie o alle contusioni per rottura dei vasi. Quindi il meccanismo che li produce è lo stesso, la forma che assumono è diversa, io non so se sia uno spandimento, un infiltrazione emorragica più o meno raggruppata tale da determinare un ematoma o

Il dr. Gualandri, tenuto conto delle minime dimensioni del fascio di His, non nega che per verificare l interferenza dell ematona con il fascio di His un esame istologico avrebbe potuto dare un riscontro significativo ma nel caso di specie vi sarebbe da un lato una straordinaria coincidenza topografica e dall altro una conferma che deriva dalle concrete modalità esterne con la quale la morte viene raccontata che coincide perfettamente con le caratteristiche con cui si manifesta la morte quando il funzionamento il fascio viene attinto, la conduzione elettrica si arresta ed il soggetto

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diventa improvvisamente bradicardico e muore nel giro di pochi minuti, esattamente il modo in cui viene descritta la morte di Aldrovandi che da un momento all altro cessa di agitarsi e si acquieta del tutto. Largomentata esclusione di fenomeni postmortali ed in particolare di fenomeni di imbizione emoglobinica nei punti rilevanti foto del cuore è argomentata in modo molto efficace e convincente:

RISPOSTA

Sull infiltrazione emorragica, questo non è confondibile con il fenomeno ipostatico, proprio non abbiamo nessuna parentela e nemmeno con quegli stravasi che lì vengono definiti dei connettivi e che creano degli artefatti, perché qui non è tessuto connettivo è miocardio, cioè è muscolo, quelli si possono verificare, si possono verificare sa dove sono tipici? Sono tipici nel collo, quando si fa un autopsia, senza prima aver svuotato il torace e l encefalo per esempio di uno strangolato, poi hanno provveduto a svuotare prima il contenuto addominale e quello encefalico, è perché facendo subito il collo si creano proprio quegli stravasi dei tessuti molli che si confondono, quelli son ben confondibili, ma quelli sono ben noti, tant è che c è il metodo diciamo così per evitarli ma non sono questi, non hanno nulla a che vedere con questi qua. DOMANDA

Allora quella imbibizione emoglobinica sulla quale si è già detto, lei esclude che ci sia stato, dall esame della fotografia che è l unico elemento credo che lei possa compulsare in questo momento? RISPOSTA

Non c è. DOMANDA

È un fenomeno che può avvenire o può non avvenire in un organismo di un soggetto che abbia cessato di vivere? RISPOSTA

Imbibizione emoglobinica? DOMANDA

Sì. RISPOSTA

No, no viene, viene costantemente, nel corso del tempo, il cadavere viene ridotto a nulla, la materia organica DOMANDA

Normalmente, dottore, per quella che è la sua esperienza, in che tempi si viene a verificare questo fenomeno, se vi è

RISPOSTA

Sì, sì, abbiamo i tempi sono quelli variabili dei fenomeni post mortali, variabili, molto variabili in rapporto al clima, alle modalità della morte, alla minore o maggiore presenza di sangue nell organismo, i cadaveri che muoiono per shock emorragico ad esempio, queste comprendono emorragia esterna, l infiltrazione emoglobinica è assai modesta per ovvi motivi, non c è sangue, si verificano è possibile dirlo, nei termini, ci vorranno 3 o 4 giorni perché si verifichi proprio quell imbibizione rossa dell endocardio tipica da imbibizione emoglobinica, ma cambia proprio, perché non è un fenomeno che si verifica da solo, si associa a tutti gli altri fenomeni putrefattivi, per cui il cuore diventa anche malacico, diventa i tessuti tutti tendono a diventare malacici, si gonfiano per la presenza di gas, cioè è una cronologia che è molto variabile. DOMANDA

Quindi solo dopo questo periodo lei potrebbe apprezzare quel fenomeno, non lo esclude che possa avvenire prima? RISPOSTA

No no, potrà avvenire anche prima, io lo escludo che qua ci sia, perché qua non c è.

Ciò detto, l argomento centrale che si ricava dalla deposizione del dr. Gualandri, come del resto anche dalla deposizione del dr. Zanzi, consiste nel rilievo che l ematoma individuato dal prof. Thiene aveva già costituito oggetto di valutazione come fenomeno vitale nelle diverse relazioni dei consulenti della parte civile. Più volte nel corso dei precedenti esami la questione era stata posta. Le infiltrazioni

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emorragiche nei diversi oragani avevano costituito elemento fondamentale per i consulenti di parte per sostenere la sussistenza di un asfissia che aveva provocato rottura dei vasi e conseguenti soffusioni ematiche. Di questa interpretazione, tanto il dr. Malaguti che la dr.ssa Lumare erano stati resi edotti e con essa gli stessi si erano confrontati. Orbene Malaguti e Lumare avevano sempre ritenuto detti elementi come insufficienti per confermare l ipotesi asfittica ma in nessun caso essi avevano sollevato nel corso del loro esame, antecedente all avvento del prof. Thiene, l obbiezione che i reperti ai quali i consulenti di parte facevano riferimento erano inutilizzabili per la costruzione della loro spiegazione, trattandosi non di spandimenti emorragici ma di fenomeni putrefattivi postmortali. Se è vero, come essi sostengono, che sulla natura delle discromie rosso-nerastre che apparivano nel cuore essi si erano interrogati e l avevano risolta in quei termini, non si vede la ragione per la quale tale considerazione non sia stata opposta ai consulenti di parte quando di questi dati essi si avvalevano per sostenere l ipotesi asfittica che tuttora si appoggia sul dato indiziario delle emorragie diffuse ai vari organi interni. Vi è quindi un aporia nella tardività della contestazione mossa dai consulenti settori al prof. Thiene che sulla base del rilievo autoptico ha individuato la prova di una causa certa della morte, rispetto all atteggiamento dagli stessi assunto in precedenza quando il dato autoptico poteva essere trascurato sulla base di una diversa lettura del contesto, consistente nel dare per ammesso che si trattasse di fenomeni vitali ma nel negarne l efficacia esplicativa.

Un ulteriore importante contributo alla verifica dell attendibilità della ricostruzione offerta dal prof. Thiene, giunge dal nuovo esame del prof. Beduschi. Il prof. Beduschi inquadra l intervento del prof. Thiene nel contesto del dibattito precedente e ne ricava agevole conferma dell ipotesi asfittica e altrettanto radicale confutazione della tesi della morte catecolaminica da fibrillazione ventricolare. Non avendo avuto la possibilità di disporre della foto del cuore l analisi del prof. Beduschi si fermava a questo punto, alla riaffermazione di un altissima probabilità di morte asfittica. L intervento del prof. Thiene aveva finito con il dare all ipotesi il carattere della certezza. Dice il prof. Beduschi che grazie al professor Thiene era emerso un elemento assolutamente nuovo, per chiudere il cerchio dimostrativo dell ipotesi asfittica che, pur altamente probabile, era pur sempre a livello di ricostruzione interpretativa. Il contributo del professor Thiene forniva l elemento dimostrativo finale. Grazie ad una specifica competenza ed esperienza professionale nel campo della cardiopatologia, il prof. Thiene aveva individuato un elemento che i consulenti del Pubblico Ministero avevano visto ma non guardato, visto perché l hanno descritta ma non guardato perché non l hanno interpretata.

La formazione in questione era stata tagliata con il bisturi ( l incisione sulla discromia rilevata, emersa all ingrandimento della foto ) era stata esplorata per vederne la sezione, senza che il dato fosse interpretato.

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Un silenzio, osserviamo, che non può essere fatto coincidere con il significato che i consulenti vi hanno voluto attribuire. Dall alto della sua autorevolezza, il prof. Beduschi commenta che egli stesso come medico legale ordinario, medico legale da trincea, non sarebbe riuscito a dare al reperto il significato che ha potuto attribuirvi il professor Thiene con la sua esperienza, fondamentalmente su base topografica. Salvo casi eccezionali non ci si pone di regola il problema del fascio di His. Legittimo quindi che non se lo fosse posto Malaguti e che egli avesse visto senza guardare. Meno comprensibile la mancata produzione delle foto che già a priori nell oscurità potevano apparire significative . L ipotesi del professor Thiene è di un ematoma, un microematoma, neppure troppo micro, in corrispondenza topografica, con il fascio di his. All obiezione sulla necessità dell esame istologico, il prof. Beduschi replica in modo tranciante che in una situazione come quella descritta l istologia può diventare un fatto estetico, utile, ma che non cambia i rapporti dei problemi, praticamente si sa che lì sotto c è il fascio di His che non ha delle variabilità anatomiche, per cui la corrispondenza esterna è pacifica, un pugno in un occhio prevede che sotto ci sia l occhio, perché si sa che c è l occhio, un ematoma che possiamo considerare equivalente ad un micro pugno, in quel punto si sa che colpisce quel determinato organo che è lì e non può essere da nessun altra parte.

Una presa di posizione chiara e convincente e che non ammette repliche, tenuto conto di quanto abbiamo da altri ascoltato a proposito delle modestissime dimensione del fascio di his a fronte delle dimensioni dello spandimento emorragico in questione. Interferire sul fascio di his, variamente definito la centralina elettrica del cuore ma che di fatto comanda la trasmissione dell impulso, significa anche disturbare o interrompere l impulso. L

ematoma possiede una piccola rilevatezza cupoliforme e ragionevolmente ha un estensione in profondità; si tratta di un ematoma di una certa consistenza, un accumulo, un grumo. Beduschi si dichiara allibito del fatto che si sia voluto sostenere un fatto putrefattivo. E soggiunge, ancora, efficacemente:

Premesso, ma questo può sembrare un atto di fede e quindi lo enuncio doverosamente ma poi lo escludo dall argomento, premesso che imputare al professor Thiene l incapacità diagnostica di distinguere un ematoma rispetto ad una putrefazione, mi sembra molto azzardato e non dico oltre, ma non ne faccio questione di principip di autorità, però, voglio dire, mi sembra molto azzardato.

Un argomento che, senza volere sostenere l utilizzabilità del principio di autorità, conserva comunque un rilievo da non trascurare, non per affermare che il prof. Thiene abbia ragione qualsiasi cosa dica, ma per considerare come debba apparie incredibile che un uomo della sua fama possa mettere in discussione il suo credito, accedendo imprudentemente ad una tesi, agevolmente confutabile dall affermazione del medico-legale settore. Il cui silenzio a monte peraltro non ne

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legittima una presa di posizione ex post. Tolto l argomento pro-persona, ad escludere l ipotesi della putrefazione sono le foto stesse. Qui parla il medico-legale, lo specialista, secondo il prof. Avato, della distinzione tra fenomeni mortali e post mortali:

è una formazione ben circoscritta,

delimitata e lievemente bombata nella superficie d esame - stavo per dire lievemente bombata all esterno ma in realtà dobbiamo sapere che stiamo parlando dall interno del cuore -, quindi lievemente bombata sulla superficie e poi anche sviluppata in profondità. In una foto di cui mi ero fatto dare adesso la copia, credo di averla lasciata lì sul tavolo, in cui è compreso anche il bulbo aortico, si dice: anche nel bulbo aortico ci sono i segni di una iniziale putrefazione ( si vedano i segni sulla foto ingrandita tracciati dalla dr.ssa Lumare). Questi segni si possono dare per esistenti ma, come può rilevare chiunque a vista senza essere il prof. Beduschi, è fin troppo evidente la differenza morfologica tra la putrefazione che si può notare sul bulbo aortico che ha i caratteri della soffusione, cioè è una dispersione nell ambito del tessuto di pigmento emoglobinico, i globuli rossi si lisano per la putrefazione, fanno uscire il loro pigmento il quale viene ad (imbibire) i tessuti, nelle nostre verbalizzazioni noi infatti parliamo sempre di soffusione putrefattiva, macchia verde putrefattiva all addome, è una macchia non delimitata, non demarcata perché non avrebbe neanche patogeneticamente senso nel divenire della putrefazione, una putrefazione così nettamente demarcata come invece vediamo nelle lesioni sotto valvolari

e appunto lo spandimento emorragico in esame. Confermato che le lesioni sotto valvolari di cui occuparsi sono tre per effetto dell avvenuta apertura del cuore, il prof. Beduschi li definisce grumi , raccolte . Che ci sia stata una pressione interna in queste raccolte lo si ricava dalla bombatura che si vede nella foto ingrandita che riproduce il taglio col bisturi all interno. Il taglio affettuato al centro, anche in questo caso secondo comune capacità visiva e interpretativa, consente di rilevare uno spessore in profondità di qualche millimetro. Siamo quindi di fronte ad una raccolta ematica che non è una soffusione ecchimotica, che non è una soffusione putrefattiva. Un microematoma, rispetto a quelli somatici, circoscritto nodulare , che presuppone si sia caricata, si sia riempita . Escluso ( un altra cosa che vista la provenienza mi lascia ulteriormente perplesso ), che nel morto, cessata l attività circolatoria, l ematoma possa caricarsi di sangue, di tutta evidenza, che questi siano ematomi, e richiamo quindi alla differenza di quella che può essere la soffusione cromatica putrefattiva che c è sopra, in rapporto alla sfumatura e non alla delimitazione . Differenza quindi di colorazione, in rapporto in primo luogo agli esempi offerti dalla stessa dr.ssa Lumare. In secondo luogo lo spessore, dimostrato dal taglio, che depone per un alimentazione pressoria; di conseguenza si tratta di lesioni che, in rispettosa discordanza dell amico e collega professor Avato , il prof Beduschi

insieme al professor Thiene ed indipendentemente dalla di lui autorevolezza , ritiene vitali, prodotte in vita.

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Ma vi è di più . In controesame, e in precisa contestazione degli assunti del prof. Avato, il prof. Beduschi ha testualmente osservato:

le caratteristiche morfologiche nette e lievemente sopraelevate di quelle formazioni nerastre che sono state attribuite dal professor Avato a fenomeni post mortali, non possono essere post mortali perché rappresentano un grumo che deve essere stato caricato da pressione arteriosa efficiente e hanno i caratteri dell ematoma, proprio per la loro demarcazione, la loro volumetria e ho chiamato a confronto quello che è l iniziale, inizialissimo fenomeno putrefattivo che ha sempre i caratteri della soffusione. Ecco, vorrei precisare che nella mia esperienza autoptica, non so quella del professor Avato, io non ho mai visto putrefazioni a chiazze demarcate o a macchia di leopardo, mi spiego, non le ho mai viste, qui sarebbe una situazione assolutamente anomala, che per lo meno non rientra nella mia esperienza. ( p.20)

Del tutto singolare poi il fatto i periti settori abbiano tagliato l ematoma e non abbiano espresso nessuna valutazione su di esso. Una sottovalutazione clamorosa. Ancora Beduschi:

Però ripetendo un po quello che ho già detto, per mio personale avviso, che solo incidentalmente coincide con quello del professor Thiene che in termini di cardiopatologia non è uno sciocco, ma a mio personale avviso la demarcazione, questi noduli, ripeto, la putrefazione non avviene a chiazze, quindi in questi noduli non c è soffusione, questi noduli hanno, e lo si vede al taglio che hanno fatto, hanno una loro volumetria. Nella putrefazione io passo la lama e vedo che il colore imbibisce i tessuti lasciandoli topograficamente integri, non c è formazione di neospazi come c è qui. Ora il neospazio, io qui non me lo invento, vedo un taglio esplorativo che mi dice: quella è una raccolta ematica, è una bolla e nella bolla, innanzitutto non riconosco putrefazione, anche dal punto di vista cromatico, ma nella bolla presuppongo una pressione che l abbia alimentata. ( p.23)

Stesso concetto ripetuto più volte:

Allora lei, signor Giudice, vede che nella macchia centrale è circoscritta e sembra un cece, sottolineo sembra un cece, quindi con una volumetria, c è questo cuneo, che è un cuneo di taglio, un cuneo di taglio esplorativo che ci dimostra lo spessore e quindi la raccolta e quindi il cumulo di sangue che Ecco, qui abbiamo questo cece che praticamente qui e qui è tagliato. P. 25)

Il taglio effettuato sul grumo rispecchia l incertezza, l anomalia, l inspiegabilità della situazione. Il risultato avrebbe dovuto rendere edotti Malaguti e Lumare che in quel punto c era un ematoma. Invece ne era seguito un assoluto silenzio. L imbibizione emoglobinica è talmente chiara ed evidente per chi svolge il mestiere di perito settore da non esigere sondaggi o tagli; non vi è nulla da esplorare; si esplora invece un qualcosa che appare come una neoformazione, una lesione ulcerata; una putrefazione non si va a tagliare, si diagnostica de visu. La terza questione che il prof. Beduschi affronta concerne la piena compatibilità tra l ipotesi asfittica, sostenuta fino all avvento del prof. Thiene, e l ipotesi traumatica postulata da Thiene. Nessuna incompatibilità ma complementarità dei due approcci.

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Luna ipotesi non esclude l altra, anzi l una è preparatoria dell altra, come sottolineato dallo stesso professor Thiene. La spiegazione è eminentemente tecnica e corrisponde a quella del prof. Thiene: di fronte ad un infragilimento dell endotelio, ad una sofferenza dell endotelio, quella che poi dà le petecchie nelle vari sedi, dovuta all ipossia (ipossia dovuta alla posizione prona, all immobilizzazione toracica, all aumentato consumo di ossigeno) è chiaro che anche una forza, a questo punto direi un trauma, trovo depistante l immagine che ho letto del trauma acuto, quale quello che ci può essere quando si rompe un airbag e si è senza cintura, ma un trauma ripetuto possa lesionare dei vasi che hanno un endotelio smagliato, le cellule endoteliali sono tenute giustapposte, non sono legate in modo stabile com è il tessuto connettivo, ci sono dei piccoli esili ponti che si chiamano desmosomi che tengono unita questa rete, la sofferenza ipossica determina un cedimento di questi desmosomi e quindi la maglia diventa in qualche modo permeabile o diventa lesionabile. Diventa permeabile

come avviene nell edema polmonare sull endotelio alveolare, sennò può essere anche un punto di minore resistenza alle sollecitazioni traumatiche. Su questa base si inserisce l ipotesi meccanica, del professor Thiene che si armonizza perfettamente con il resto. Per il prof. Beduschi non è necessario pensare ad un trauma esagerato, potrebbe bastare anche un trauma dovuto ai movimenti naturali dell immobilizzazione, una serie di schiacciamenti per assicurare una piena immobilizzazione, e per assicurarsi della non reazione della persona immobilizzata, una condizione assolutamente compatibile con l effetto, agevolata accidentalmente nel caso in cui l aumento pressorio ab estrinseco avvenga nel momento della sistole ventricolare, cioè nel momento in cui la contrazione del ventricolo genera all interno una sua pressione che poi è la pressione arteriosa. In tal caso si verifica una sommatoria di pressione endoluminale, quindi in parte dall esterno ma anche in parte generata all interno, che può dare degli effetti lesivi aggiuntivi ad un tessuto a sua volta infragilito dall ipossia. In questo contesto si ribadisce come gli strati di abbigliamento che ricoprivano Aldrovandi spiegano ampiamente, in base alla casistica, l assenza di segni lesivi esterni sulla cute. Ma anche i tessuti intermedi svolgono un ruolo di ammortizzatori e quindi di trasmissione di forza senza ledersi. Non necessario cercare i segni esterni perché il ragazzo era vestito, e pure non necessario cercare i segni osteocondrali, costali, perché i presupposti fisici facevano sì che la compressione trovasse la resistenza del suolo e quindi la costa era protetta, non è pensabile che ci fossero lesioni intermedie di tipo ecchimotico sui tessuti molli, perché i tessuti molli sono proprio così chiamati perché ammortizzano, trasmettono l urto ma non si lacerano se non direttamente attinti ed abbiamo un bersaglio di minore resistenza dovuto agli antecedenti che ho detto. In conseguenza un interferenza su quella centralina elettrica produce l arresto cardiaco

immediato. In questo senso l arresto cardiaco è immediato; il colpo, il trauma al cuore produce l arresto del movimento per effetto del crollo del battito cardiaco.

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Prima che il cuore si fermi del tutto sono possibili tutta una serie di sollecitazioni intermedie che in qualche modo rendono possibile anche l espressione di richiami di aiuto etc.. Un quadro che nel combinarsi dei diversi rilievi elimina, secondo il prof. Beduschi, ogni possibile incertezza. La coerenza ed il rigore dell argomentazione la sua piena corrispondenza con i dati obbiettivi e con i reperti consentono di darvi piena adesione. La lesione interna del muscolo cardiaco è poi compatibile con l assenza di lesioni esterne sul cuore. Sul presupposto di una pressione estrinseca si ha la pressione aggiuntiva del ventricolo. Esclusa l ipotesi, scarsamente probabile, del colpo secco, si deve pensare, nella dinamica concitata degli eventi, che un momento pressorio ripetuto abbia conciso con una sistole. Un azione continuata nel tempo con delle forze ondulanti, variabili: in un certo momento i due picchi hanno battuto insieme, il picco pressorio e la forza esterna. Il fattore interno rende possibile la lesione senza segni sulla parte esterna del cuore. Quanto all intensità della pressione bisogna tenere conto che nella concitazione dell azione la compressione potrebbe avere avuto aver avuto dei picchi variabili; non si trattava evidentemente di un corpo inerte; c erano più persone che agivano e si muovevano attivamente e con forza contro un alta sottoposta ad una notevole pression. Una condizione del tutto compatibile con l esito che ne era scaturito e con il processo causale che l avrebbe determinato. Va soggiunto che la persona a terra prona potrebbe essersi agitata, subendo una compressione prolungata; una scena non statica ma dinamica, con possibilità di sprigionamento di forze variabili ma intense. La rigidezza del piano del suolo dal suo canto aveva contribuito alla compressione della gabbia toracica. Questa era stata quindi fortissima. Quanto al rapporto tra lo stato dell arte prima del prof. Thiene e quanto al grado di credibilità della precedente ricostruzione prima dell inserimento dell ipotesi Thiene, il prof. Beduschi ha spiegato in termini assai precisi detto rapporto, assumendo che la differenza sta nella relazione tra altissima probabilità e certezza. La spiegazione di Thiene consente di dare conto della morte improvvisa che nessuna delle spiegazioni alternative chiariva, essendo rimaste anzi confutate, mentre la spiegazione secondo il criterio della causa asfittica aveva dal suo canto un altissimo grado di probabilità. Anche per il prof. Beduschi il reperto del cuore aveva sempre avuto significato di elemento vitale, inizialmente valutato come focolaio emorragico dovuto all asfissia, allo stesso livello delle petecchie e dei focolai microemorragici rilevati negli altri organi. Sull incidenza dell ematoma sul fascio di His il professor Beduschi precisa come sia sufficiente un interruzione funzionale e non anatomica per produrre l effetto; gli elementi topografici indicativi certezze anatomiche, rammentano che un microematoma che si espanda in quella situazione e in quel punto, determina un danno al tessuto di conduzione. Osserva, in particolare, il prof. Beduschi a proposito della non necessità di speciali

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indagini: Faccio un esempio per chiarirmi meglio: trombosi del nervo ottico, c è un trombo dell arteria oftalmica, il soggetto non vede più, non c è bisogno necessariamente di fare un angiografia per fare la diagnosi, quella la si perfeziona e da questo punto di vista io non ho nulla da eccepire, se si vuole essere esteti della ricerca un esame, un esame istologico non guasta ma ci sono elementi sufficienti per poter dire che un azione, un ematoma compressivo in quella sede possa danneggiare la funzionalità, anche se non l anatomia, del fascio di his. ( p. 39) In una fase successiva dell esame, alla stessa udienza del 3 febbraio 2009, il prof. Beduschi puntualizzava le sue valutazioni sulle tre macchie nere indicate dal prof. Thiene come segni di due distinti ematomi che avevano, in particolare il primo, quello centrale contrassegnato nella fotografia allegata alla relazione Thiene, attinto il fascio di His alterandone il funzionamento; l altro ipoteticamente diviso in due parti alla sezione autoptica, come riscontro della violenta compressione del cuore che aveva provocato un avvicinamento dei due lati del cuore esponendoli entrambi ad un trauma. Nella versione di Thiene l ematoma fondamentale nella spiegazione del meccanismo causale è quello posto al centro della foto e sul quale si svolge tutto il suo ragionamento, come anche quello del prof. Beduschi a sostegno. Per il prof. Beduschi non vi sono dubbi che la macchia al centro e quelle a sinistra nella foto del cuore siano degli ematomi. Sulla macchia a destra che la dr.ssa Lumare aveva parzialmente circoscritto, assumendone il carattere di fenomeno putrefattivo, il giudizio di Beduschi è più sfumato. In nessun caso però il prof. Beduschi sposa la tesi del fenomeno putrefattivo. La prospettiva delle foto può fare pensare sia ad un ristagno locale

sullo sfondato dei muscoli papillari, sia potrebbe essere una soffusione ecchimotica diciamo di tipo petecchiale. Le macchie sulla aorta sono le sole di tipo putrefattivo. Queste ultime, a contrario, permettono di mettere in luce con tutta evidenza la differenza dalle altre, espressive di ematomi: marginazione netta delle macchie espressive degli ematomi a fronte della soffusione delle altre putrefattive. Nell ematoma centrale, fondamentale per la diagnosi nella foto ingrandita al computer, si evidenzia pacifica la tridimensionalità perché diventa un sorta di cece ; tagliandola

afferma Beduschi - si vede esattamente lo spessore del taglio, ad occhio, di qualche millimetro. Tale fatto dimostra l esistenza di una raccolta ematica insaccata. Quanto alla consistenza, pacifico che un ematoma si forma per un versamento di sangue liquido che si fa spazio in un tessuto compatto, formando una cavità in cui gocciola, il sangue si addensa e si compatta per effetto della pressione; la tridimensionalità, che la foto rispecchia, indica l esistenza di un corpo compatto come appunto un cece. Appena questa cavità si è caricata, si forma il coagulo, in un epoca ancora sensibile rispetto alle questioni in discussione e cioè in un momento vitale. In epoche più remote, post mortem, si hanno tutte le successive modificazioni che non interessano più. Nella fotografia la macchia centrale, scura, che riporta il segno dell incisione e rivela così una profondità altrettanto scura, il taglio mostra palesemente un percolato di

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contenuto liquido; non si vede invece un infarcimento diffuso del tessuto; si vede una pappa semisolida , aderente ciascuna alla propria metà; questo fa dire al prof. Beduschi che si tratta di un ematoma in fase di coagulo, ovvero, di fatto, un coagulo, che aveva tutto il tempo per formarsi; un coagulo che si forma in una fase in cui dal punto di vista della consistenza può assumere una consistenza pari a quella del tessuto vicino, come scrivono Malaguti e Lumare nella loro relazione. Se l ematoma è liquido alla consistenza appare più molle del tessuto circostante; se l ematoma è trombizzato è addirittura più solido, più consistente del tessuto circostante, ma nella maturazione dell ematoma che si coagula si arriva ad un punto di identica consistenza. Nulla di eclatante, pertanto, nella dichiarata isoconsistenza

della macchia ; si tratta sicuramente di un volume, un volume marginato , un volume contenente sangue non liquido perché il taglio non lo fa percolare. Per Beduschi, con probabilità prossima alla certezza, si tratta di un ematoma, l ematoma che interessa il fascio di his. Ribadita la centralità di quest ematoma nella spiegazione causale, rispetto agli altri due elementi, considerati da Thiene parti di un altro ematoma, l interpretazione nulla concede alla versione difensiva, pur non sposando il prof. Beduschi la teoria del doppio ematoma, il secondo dei quali suddiviso in due parti. Tale teoria conserva, tuttavia, una sua ragionevolezza, per quanto si è affermato in precedenza, anche in base all argomentare di Beduschi. In ogni caso per il consulente delle parti civili non vi è dubbio che la lesione a sinistra nella foto, potrebbe essere fatta combaciare con la lesione C nel momento in cui le pagine

del cuore tagliato dovessero essere unite; non vi è quindi dissociazione da Thiene su questo punto, come sostiene la difesa. Del resto sul punto il prof. Beduschi tiene a ricordare di non avere approfondito il tema. Ciò che il consulente ribadisce con forza è che la lesione centrale, quella discussa in precedenza, è assolutamente autonoma dalle altre quanto a ruolo ed efficacia causale; essa è certamente separata dalle altre, come si rileva dalla foto del cuore tagliato . Il carattere delle altre macchie

è più soffuso e rientra in ciò che lo stesso prof. Beduschi ed i suoi colleghi nella consulenza scritta, sulla base delle descrizioni fatte dal dottor Malaguti, avevano interpretato come petecchie asfittiche. In ogni caso fenomeni vitali. Il prof. Beduschi dà atto delle informazioni aggiuntive, sopraggiunte e della maturazione delle idee rispetto alla prima fase; ma pur con gli elementi nuovi di conoscenza disponibili, con l apparizione della foto del cuore commentata dal prof. Thiene e con l illuminazione che questi aveva apportato al quadro, la valutazione della macchia a sinistra resta di soffusione ecchimotica che riconduce all iniziale ipotesi asfittica sulla quale si innesta il valore dell ematoma centrale collocato proprio sopra il fascio di his. In ordine alla possibilità di ricongiungere le due formazioni a sinistra e a destra rispetto all ematoma centrale, il prof. Beduschi ribadisce che topograficamente, ad occhio, la ricongiunzione può essere ipotizzata. Egli muove peraltro dalla ragionevole

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certezza che la discromia al centro della foto sia un ematoma, perché la marginazione è netta, la fotografia è frontale e quindi abbastanza fedele, e perché il taglio indica l esistenza dello spessore e la consistenza nella fase intermedia è irrilevante. Per quanto concerne la lesione a sinistra, plausibilmente ricongiungibile alla lesione a destra a cuore chiuso, in assenza dei tagli, essa non appare altrettanto demarcata; pur essendo molto identificata come macchia, in mancanza della tridimensionalità resa possibile dal taglio avvenuto sull ematoma al centro ma non sulle formazioni ai lati, non potendosi valutare altrettanto positivamente l effettiva consistenza e lo spessore, per Beduschi appare preferibile ricondurre oggettivamente le due lesioni ad un fenomeno di soffusione ecchimotica, a petecchia, segno d asfissa. Una valutazione che si estende quindi anche alla lesione sulla destra, solidale o meno che la si voglia ritenere con l altra. Si tratta pur sempre

è necessario ribadire - di fenomeni vitali. Nessuna contraddizione o contrasto tra Thiene e Beduschi, come ventilato dalla difesa. Per il prof. Beduschi è l ematoma centrale che dà significato all intervento del prof Thiene e che spiega l evento traumatico che ha inciso sulla morte di Aldrovandi. La lesione in questione, visto il taglio e vista la marginazione netta, che non si riscontrano nella lesione a sinistra, pur essendo questa macchia altrettanto ben identificata rispetto alla sfumatura vaga delle lesioni e delle colorazioni aortiche, aventi queste sì ma solo queste carattere di fenomeni postmortali, è certamente un ematoma. La differenza tra i tre segni è netta e si desume dal diverso grado di marginazione delle tre formazioni: la lesione centrale altamente marginata, individua un ematoma; la lesione a sinistra e a destra, mediamente marginate ma ben individuabili, identificano soffusioni ecchimotiche a carattere vitale. Le soffusioni dell aorta totalmente sfumate e indistinguibili dal tessuto circostante, esprimono un fenomeno post mortale. Quindi le lesioni a sinistra e a destra sono, per il prof. Beduschi, in parziale difformità sul punto da Thiene, petecchie e non ematomi ma si tratta pur sempre di fenomeni vitali, manifestazione di sofferenza asfittica che si combinano con il fattore traumatico dell ematoma che incide sul fascio di his, visto al centro dell immagine del cuore.

7. Il confronto del prof. Thiene con il prof. Rapezzi e con gli altri contraddittori. La conferma dell ipotesi. All udienza del 16 marzo 2009 il prof. Rapezzi era chiamato ad esprimere le sue valutazioni sulle precedenti conclusioni del prof. Thiene. Alla stessa udienza si svolgeva un confronto tra il prof. Rapezzi ed il prof. Thiene che aveva modo di replicare ai suoi contraddittori, tra i quali il dr. Malaguti. Il prof. Rapezzi dà atto preliminarmente della fama e del prestigio del prof. Rapezzi e della necessità dopo l intervento dell illustre interlocutore di riesaminare l intero quadro analitico.

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Fatta questa premessa il prof. Rapezzi conferma le sue precedenti conclusioni ma con argomenti che appaiono poveri e contraddetti dall accertamento di diverso contesto storico circostanziale. Quanto all ipotesi Thiene, pur profondendosi in complimenti per l eleganza della tesi, Rapezzi si riporta agli argomenti già ascoltati degli altri consulenti di parte e dello stesso Malaguti con riferimento al carattere postmortale della formazione valorizzata da Thiene. Per il professor Rapezzi la causa della morte è ancora una volta da individuare nell excited delirium syndrome, una morte aritmica, da aritmie ipercinetiche ventricolari. Il caso sarebbe la riproduzione di casi tipici riscontrati in letteratura. Basta questo accenno per capire che si tratta di una ricostruzione aprioristica e infondata perché priva del necessario vaglio critico del dato circostanziale che il prof. Rapezzi aveva dato per acquisito ancor prima che il giudizio sul punto si fosse formato. Sappiamo ora quanto l accertamento in fatto si sia allontanato dalle premesse presunte dal prof. Rapezzi. Dobbiamo sottolineare la differenza sul piano scientifico e metodologico tra l approccio del dr. Varetto, attentissimo a non invadere il campo dei dati circostanziali incerti, e degli altri consulenti delle parti civili che nella loro analisi, hanno concesso tutto il concedibile alla difesa, fino a tentare di dimostrare la tesi della morte asfittica, muovendo dal delirio eccitato del soggetto, rispetto all approccio degli altri consulenti che hanno attinto a piene mani ad un quadro circostanziale incerto e sub iudice, investendo tutto sulla verità di parte. La particolare ininfluenza del contributo del prof. Rapezzi deriva quindi dall assunto aprioristico, secondo cui il caso sul piano storico sarebbe la fotocopia dei casi della letteratura medico forense, senza indicare in alcun modo cosa potesse legittimare una tale equiparazione, se non l astrazione del caso dalle sue effettive risultanze storiche. Ma anche l assunto dell equiparabilità in astratto appare molto dubbio, alla luce di ciò che abbiamo detto esaminando la letteratura scientifica. La discutibilità della conclusione è tanto più forte in quanto è proprio il prof. Rapezzi a dire che la diagnosi finale non è basata in modo univoco su un rilievo vuoi elettrocardiografico, vuoi clinico vuoi anatomopatologico, ma solo su una ricostruzione complessiva, molto credibile, molto esplicativa, che è quella di

una persona che in un determinato contesto di eccitazione personale, amplificato dal problema delle droghe, che già abbiamo avuto modo di analizzare, in particolare dalla chetamina, ha avuto con una coincidenza cronologica, con la contenzione da parte delle forze dell ordine un evento che l ha portato alla morte . Nessun dato clinico in sostanza supporta la tesi ma solo la presunzione che il caso debba essere equiparato a quelli della letteratura medico forense. Per il resto osservazioni già viste e confutate sulla mancanza di prove dell asfissia, di segni di lesione esterni, sui rilievi istologici deponenti per l esistenza di ondulazioni e quindi di bande di contrazione, per ribadire la morte da catecolamine. L ipotesi Thiene di un morte bradiaritmica per assenza di elettricità, è giudicata stranamente interessante . Ma anche qui argomenti contrari, già ampiamente confutati: la mancanza del riscontro istologico, la circostanza che il fenomeno sia estremamente

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circoscritto spazialmente, non sia nel contesto di una devastazione, di danno diffuso del viscere cardiaco, il fatto che l ispezione esterna del cuore è documentata da una foto, che a mio parere è tecnicamente buona, del viscere cardiaco dall esterno, non fa vedere nulla di contusivo, il fatto che chi ha fatto il rilievo autoptico, chi si è cimentato direttamente con quelle immagini, esclude ragionevolmente l ipotesi dell ematoma , assumendo trattarsi di fenomeno postmortale. Rapezzi soggiunge, ma egli stesso si preoccupa di non attribuire un gran valenza all argomento il fatto che in un soggetto giovane il danno molto circoscritto, molto puntuale in un punto del sistema di conduzione lascia libera la parte sottostante del sistema di conduzione di esprimere dei focolai elettrici, cioè dei segnapassi elettrici o di pace maker. In conclusione la tesi di Thiene considerata

un interessantissima ipotesi segnalata da un esperto

è rigettata con l argomento d autorità che chi ha toccato con mano direttamente quelle macchie dice che non è un ematoma, ma un deposito di emoglobina post mortem . Viene quindi ricordato a Rapezzi che Thiene sulla base delle fotografie dei reperti istologici aveva negato l esistenza delle bande di contrazione. Nonostante l invito a visionare le foto, anche la 25 e la 26 della relazione d autopsia che per i difensori e per il prof. Fortuni evidenzierebbero una situazione più incline alla tesi sostenuta, il prof. Rapezzi chiede di rispondere senza fare riferimento ai dati istologici, assumendone la non decisività rispetto alla valutazione finale, non costituendo il rilievo istologico conditio sine qua non delle bande di contrazione, tutto dovendosi rimettere ad un generico contesto . Tutto questo per ammettere che in effetti le fotografie dei reperti istologici, non solo la 27, portata ad esempio da Thiene ma anche la 25 e la 26, richiamate a sostegno da Fortuni, in effetti di segni di contrazione ne mostravano assai pochi. A seguito dell esame della difesa si ha quindi una prima clamorosa retromarcia. Richiesto di confermare se ondulazione e bande di contrazione siano la stessa cosa, come aveva affermato nel corso del primo esame, il prof Rapezzi nega la sua precedente affermazione:

allora se la sua domanda è a livello generale se ondulazione e bande da contrazione sono la stessa cosa la risposta è ovviamente no, perché se il professor Thiene ha detto questo ha assolutamente ragione, ma se la sua domanda è nel caso specifico i riferimenti contemporanei ad ondulazione e retrazione mi hanno portato all idea che si stesse descrivendo il quadro del danno catecolaminico a livello cellulare la mia risposta è sì e la ritengo corretta.

( p.14)

In pratica ondulazione e bande di contrazione sono concetti molto diversi, come aveva ricordato Thiene confutando una precedente affermazione di Rapezzi. Apprendiamo, peraltro, che quando si legge di ondulazione e retrazione si deve intendere banda di contrazione, cioè un qualcosa di nettamente diverso da ciò che è scritto. Vedremo come il prof Thiene nel corso del successivo confronto avrà buon gioco di

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una siffatta posizione.

Prima del confronto tra il prof Thiene ed il prof Rapezzi si procedeva a confronto tra il medesimo prof. Thiene ed il dr. Malaguti sulla decisiva questione del carattere vitale o meno delle formazioni rilevate sulla foto del cuore, oggetto della consulenza Thiene. Al prof. Thiene si chiedeva di replicare all accusa dei consulenti Avato-Malaguti-Lumare di avere sostanzialmente preso un abbaglio, costruendo la sua teoria sulle fragili basi di un malinteso fenomeno preputrefattivo. L illustre scienziato, manifestando grande umiltà e disponibilità al dialogo, prendeva atto della contestazione e replicava partendo dal dato nuovo emerso nel processo con la produzione di una foto del cuore notevolmente ingrandita. La foto metteva in risalto un taglio in corrispondenza dell ematoma; proprio da quel taglio, secondo il prof. Thiene, viene fornita la prova della vitalità del fenomeno; il taglio mostra che la macchia non è superficiale, non è limitata sopra l endocardio, ma va in profondità; ciò significa che essa rappresenta un infiltrato di globuli rossi, fuoriusciti in precedenza. Lanalisi attenta della fotografia e il riscontro della manovra eseguita a suo tempo dal Malaguti durante l autopsia, costituisce la prova che si ha a che fare con un ematoma. Anche sugli altri argomenti opposti alla sua ricostruzione, il prof. Thiene fornisce elementi utili. Le questioni sono, come sappiamo, due: assenza di coincidenza speculare tra le due macchie, a sinistra e a destra della foto e discontinuità tra le stesse. Ma è proprio la discontinuità e la contrapposizione delle due macchie - il riferimento in questo caso è ai due distinti ematomi e non alle due ipotetiche parti speculari dell ematoma anteriore

quella della parete posteriore, dove c è la macchia che coinvolge il fascio di His e l altra della parete antero-laterale, a far risaltare la specularità; le due macchie si trovano una di fronte all altra e ciò giustifica l ipotesi interpretativa che esse si siano toccate. La continuità porterebbe ad escludere l ipotesi interpretativa del contatto; al contrario la discontinuità rende plausibile l ipotesi che le due pareti del cuore, compresse, si siano prima compresse, poi toccate, e si siano quindi contuse. Si tratta di ematoma da contusione, un trauma a torace chiuso, un blunt trauma , ch si produce senza che esistano necessariamente segni esterni al cuore, e non solo esterni al torace, non solo nel pericardio, ma neppure sulla superficie esterna del cuore. Un fenomeno endocardico, che attinge il sub-endocardio. A sostegno della tesi il prof. Thiene richiama la sua esperienza e ricorda casi analoghi passati al suo vaglio. Il prof. Thiene rammenta la sua esperienza specifica e coglie l occasione per smentire il prof. Rapezzi che aveva sostenuto la possibilità di sopravvivenza in caso di blocco atrioventricolare. Va riprodotta per intero l argomentazione perché vi sono condensate una serie di

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specifiche risposte alle contestazioni:

Io voglio soltanto argomentare, perché è chiaro che la mia certezza viene dall esperienza, viene dalle migliaia e migliaia di autopsie che ho fatto, viene anche dalle tante autopsie che ho fatto di traumi, in questo caso iatrogeno. Le racconto. Questo qui è un bambino operato nel 1970, io ero agli inizi, deve sapere che io personalmente conservo tutta la documentazione di tutta la mia esperienza, quindi ho questa fortuna; bene, questo bambino è morto di blocco atrioventricolare dopo l intervento. A proposito io devo dire che quello che afferma il professor Rapezzi è sbagliato, perché quando si ha un blocco atrioventricolare si muore, tanto è vero che si mette un pace maker, non è che improvvisamente il ventricolo fa per conto suo e si mette a battere, a prescindere se sia o meno presente un blocco atrioventricolare, chiusa parentesi. Bene, questo bambino fatta l autopsia, morto di blocco atrioventricolare, mostrò questo che lei vede dal punto di vista macroscopico, è un ematoma. Ho inciso, guarda caso, ho fatto la stessa manovra che ha fatto il dottor Malaguti ed ho visto effettivamente come era, ed è ben chiaro ed evidente nella foto del dottor Malaguti, ho visto che questa macchia andava in profondità, non si limita in superficie, dei cosiddetti processi putrefattivi da depositi emoglobinici, sono limitati solo e sopra all endocardio, non hanno niente a che fare con un infiltrazione cosiddetta emorragica. Bene, ma non mi sono mica limitato là a quell epoca perché il cuore lo potevo studiare, che cosa ho fatto? Ho fatto l istologia e cosa ho trovato? Effettivamente che quell ematoma aveva coinvolto la branca sinistra ed il fascio di His, quindi questa è una classica correlazione anatomo-clinica al blocco corrisponde un evidenza macroscopica, che viene provata istologicamente, quindi questa è la base strutturale del blocco atrioventricolare di quel caso che ha le stesse caratteristiche identiche e precise. Siccome si è detto che nel caso di specie manca la prova istologica del coinvolgimento del fascio di His io devo dire che manca la prova istologica anche che fosse un ematoma, manca la prova istologica che fosse o non fosse una macchia cosiddetta emoglobinica post mortale, bene, io ho voluto produrvi un caso che corrisponde macroscopicamente è esatto e preciso a quello nel quale c è l evidenza. ( p. 23 )

Da questa iniziale serie di argomenti possiamo arguire che il problema del doppio o unico ematoma è evidentemente secondario perché attiene soltanto alla spiegazione del meccanismo di formazione dell unico ematoma che deve essere preso in considerazione per la spiegazione del caso, quello situato nella zona posteriore del ventricolo. E

questo l ematoma che attinge il fascio di His e che provoca il fatale blocco atrioventricolare. Il prof. Thiene a pag. 27 parla a questo proposito di trauma colpevole della morte , ricordando di averlo indicato espressamente con una freccia a computer nella foto allegata alla relazione. Su questo la convergenza di Thiene e Beduschi è totale. Che si tratti di ematoma, lo prova il taglio, l incisione eseguita dal dr. Malaguti che ha operato esattamente come avrebbe operato chi si fosse posto il problema di trovarsi di fronte ad un ematoma. Il risultato dell incisione era stato positivo. La mancanza di una prova istologica può essere supplita da un coacervo di elementi indiziari ricavati dalla casistica e dall esperienza specifica del prof. Thiene ma anche, in questo caso di può ben affermare, dal quadro indiziario derivante da tutti gli altri riscontri del caso di natura medica e di natura circostanziale che descrivono una morte improvvisa, all interno di un quadro asfittico, caratterizzato da grande violenza e compressione

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del soggetto al suolo, in assenza di spiegazioni alternative. Il contributo specifico che uno scienziato, la cui reputazione è notoria e di fronte al quale anche i consulenti della difesa hanno mostrato assoluta considerazione e rispetto, offre al processo un contributo di conoscenza che deriva non da speculazioni astratte e teoriche ma dall immensa casistica oggetto degli studi del tecnico, dei cui contenuti il prof. Thiene è portatore e che costituisce, non certo la prova unica del caso, ma un dato indiziario significativo.

Agevole la replica del professor Thiene agli argomenti con i quali il dr. Malaguti e la dr.ssa Lumare hanno sostenuto su base comparativa la natura postmortale delle macchie del cuore, indicando nella stessa foto altre parti del cuore stesso ( e dell aorta) con segni di imbibizione emoglobinica, ponendole in positivo confronto con le tracce dell ematoma. La differenza risalta a vista e non poteva sfuggire al prof. Thiene:

lei vede il colore che è rosa sfumato rispetto a quel blu intenso che soltanto i globuli rossi in quantità, una volta desaturati di ossigeno al punto tale da far diventare il sangue cianogeno, possono produrre questo Ecco, c è una differenza abissale, se dovessimo fare una quantificazione in termini di colore qua saremmo da 100 a 1. Le dico una cosa importante, signor Giudice, per avere un imbibizione emoglobinica al di sotto della valvola aortica bisognerebbe pensare che lì stagnasse del sangue post mortale sotto la valvola aortica, è impossibile, il sangue stagna molto in profondità, verso l apice, e stagna alla radice dell aorta sopra alle valvole, tanto è vero che qui si vede benissimo che siamo sopra alle valvole, perché è lì che si ferma, sotto precipiterebbe verso la punta del cuore e non sarebbe possibile avere un fenomeno post mortale di questa evidenza. Ripeto, guardi, signor Giudice, è talmente blu quella quantità e tra l altro si vede molto bene al taglio che va in profondità che non può altro che essere un ematoma. (p. 25-26)

Anche l obiezione sulla qualità della fotografia viene confutata con decisione. Non c è mai stata incertezza sul fatto che il lavoro analitico del dr. Malaguti e della dr.ssa Lumare sia stato scrupoloso e apprezzato. Un discorso sulle qualità delle foto è superato dal notorio avanzato stato della tecnologia. Per il prof. Thiene la fotografia è di ottima qualità e d altra parte questa branca della scienza, la medicina, lavora fondamentalmente con strumenti ottici d avanguardia che permette di osservare elementi che non sarebbero in nessun caso visibili ad occhio nudo. Ciò detto il prof. Thiene riprende il suo discorso analitico dei segni con una autentica lezione che travolge ogni obiezione, per il rigore e la profondità dei temi portati a sostegno:

Per quanto riguarda, se mi è consentito, altre macchie che sono state viste in giro, bene, allora io vorrei ricordare questo, che bisogna distinguere i coaguli dentro alla cavità e sono aggregati, gli eritrociti post mortali, che si annidano più facilmente negli spazi interalveolari e dove possono dare facilmente il deposito emoglobinico post mortale. Da questi coaguli che sono intracavitari si deve distinguere il deposito emoglobinico che è solo superficiale, perché non va in profondità, da

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quello che è invece l ematoma, che è una vera e propria infiltrazione emorragica da rottura dei capillari. Guardi, c è una prova indiretta che il fenomeno si era verificato e non è soltanto questo, è nella descrizione istologica. La descrizione istologica altrove in profondità del miocardio vengono riportate delle infiltrazioni emorragiche, ma come infiltrazioni emorragiche? Le infiltrazioni emorragiche allora sono vitali e che cosa può aver dato queste infiltrazioni emorragiche qua e là nel miocardio non visibili evidentemente, macroscopicamente? Soltanto evidentemente un fenomeno di trauma. ( 26)

Riprendendo la spiegazione sui due ematomi speculari, elemento che ha dato causa a fraintendimenti e obiezioni, a partire dall assunto della dr.ssa Lumare sul carattere postmortale di una delle macchie che congiungendosi all altra, a cuore chiuso, dovrebbe formare il secondo ematoma indicato dal prof. Thiene ( sul quale il prof. Beduschi mantiene una riserva di qualificazione, pur sostenendone con forza il carattere vitale e la non influenza di tale qualificazione sul meccanismo mortale individuato da Thiene ), la posizione del prof. Thiene è molto chiara ed è in linea con quella il prof. Beduschi. Lematoma originario, fondamentale, la causa della morte è quello posteriore, che si trova in corrispondenza del cosiddetto fascio di His; nel punto ove si vede l ematoma esiste una relazione topografica ben precisa, rispetto alla quale non esistono variabilità sostanziali; il fascio di His è lì e non può trovarsi altrove, fuori dall area di irradiazione dell ematoma visibile; se il fascio di His si trova sempre in quel punto del cuore, e l ematoma, come visto, va in profondità, il fascio di His doveva essere colpito come regolarmente avvenuto nella casistica illustrata. Le altre due macchie, a destra ed a sinistra, rispetto a quella centrale principale, sono effettivamente in continuità tra di loro, perché sono tagliate a metà nell apertura dall apice verso l aorta. Ciò detto è agevole osservare con il prof Thiene l effettiva sussistenza di una netta discontinuità tra quella posteriore e le due emi-anteriori; tale discontinuità sta visibilmente sia sul versante sinistro, dove c è una vera e propria valvola semilunare, assolutamente priva di danno, sia nel versante destro dove vi è continuità fibrosa mitro-aortica. Per il prof. Thiene ciò significa che le due macchie non sono affatto in continuità tra di loro, ma sono contrapposte: quella posteriore è intera mentre quella anteriore si suddivide in due emi-anteriori. Quindi si tratta di un fenomeno, come dire, di rimbalzo, in un certo senso; esse evidenziano la compressione del cuore sia sul davanti che nella parte posteriore. Per il prof. Thiene le due macchie emianteriori sono speculari e suddivise dal taglio. La loro ricomposizione integra un ematoma unico. Gli gli ematomi sono quindi due, uno anteriore ed uno posteriore; l

anteriore, viene ribadito, è stato tagliato in due parti nell apertura del cuore, ma ciò che preme al prof Thiene spiegare è la netta discontinuità che si rileva su entrambi i lati. Le due metà sono poi tra loro perfettamente combacianti. Chiamato a replicare sul punto specifico il dr. Malaguti glissa sul punto e sembra ammettere implicitamente la ricostruzione del prof. Thiene, richiamando però la sua

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esperienza di casi simili, di fenomeni cardiaci analoghi, nei quali peraltro sarebbe stato escluso il fattore traumatico ma vi sarebbe stato un fenomeno asfittico. Questa replica sembra addirittura non rimettere neppure in discussione il carattere vitale dei segni. Essa concede quindi un assist fondamentale al prof. Thiene, il quale può ricordare di avere sempre messo in correlazione, così dando ragione delle conclusioni dei precedenti tecnici delle parti civili, il fenomeno asfittico e quello traumatico. La difesa del dr. Malaguti è a questo punto debolissima:

quindi io questi rilievi li ho sempre visti in morti non traumatiche, mai, e ritengo che sia assai improbabile, per quanto su testi classici sia riportato, ma è logico che sono eccezioni, non è la regola, che anche un trauma toracico chiuso di in lieve entità può provocare la commotio o la contusio cordis, possono provocare ripercussioni a livello miocardico, che possono alterazione la conduzione dello stimolo elettrico etc. etc. ma sono eccezioni e rarità. Mai io ho visto a livello sub-endocardico lesioni contusive a parte che qui dobbiamo capirci tra ematoma, contusioni, insomma dobbiamo fare anche un po di chiarezza, perché l ematoma può essere spontaneo, se uno ha un problema di tipo coagulativo o malattie del sangue etc. etc. gli ematomi possono essere anche spontanei, cioè l ematoma di per sé non mi dà la certezza del fatto che sia traumatico, per contusione siamo tutti d accordo che intendiamo l applicazione di energia meccanica, ma la contusione che cosa mi produce? Dipende dall entità della contusione, mi può dare solo un edema, mi può dare un rossore, mi può dare un ecchimosi, mi può dare una ferita lacero contusa, mi può dare fratture ossee? Dipende dall entità della contusione. Parliamo in modo molto generico, non stiamo dicendo qualcosa di preciso, quindi ematoma, cosa intendiamo per ematoma? Io assolutamente non condivido, cioè dal punto di vista teorico, il professor Thiene, io mi fermo ad ascoltarlo che vi dice cose interessantissime, purtroppo manca il presupposto che ci possa far ragionare allo stesso modo, nel senso che quello che il professore dice è tutto giusto, ma quello non è un infiltrato emorragico. Se poi andiamo a leggere i testi classici troviamo addirittura che accanto all imbibizione emoglobinica alcuni autori ritengono che potrebbe esserci spandimento emorragico di eritrociti ancora integri solo per il fatto della vita residua, che ogni cellula ha anche dopo la morte ed alcuni autori ritengono che la (conservabilità) della parete vasale continui per qualche tempo ancora dopo la morte e questa contrazione porti alla rottura della parete ed allo stravaso emorragico dopo la morte. Non è la maggioranza degli autori, è una minoranza, ma c è ed è quello per esempio che noi ritroviamo nelle petecchie ipostatiche. Noi sappiamo che quando le ipostasi sono particolarmente abbondanti e lo ritroviamo soprattutto negli impiccati, ma non necessariamente negli impiccati, anche quando sono molto abbandonati, il sangue è molto fluido e si ha una intensa (repressione) ematica dei vasi per gravità abbiamo la rottura, ma post mortem, di questi vasi e producono quelle che noi denominiamo petecchie emostatiche, che c è su tutti i testi, non sto dicendo niente di nuovo, sono post mortali. Quando noi per petecchie classicamente intendiamo quell emorragiuole o rottura dei capillari che normalmente è conseguenza di rottura dei capillari nella fase agonica, nella fase proprio limine vitae etc. etc.. Quindi io ritengo che senza ombra di dubbio, ma d altra parte il discorso è molto cioè è dibattuta questa questione, ma l occhio esperto per chi queste cose le vede quotidianamente riesce a distinguere. Mi rendo conto che sono qui che lo dimostrare, ma l occhio esperto lo evidenzia, l aspetto emorragico già dal punto di vista del cromatismo, della sua come dire dei suoi contorni, insomma è diverso. Al taglio poi si ha proprio questa si avverte nettamente questa differenza, perché evidentemente il professore parla di ematoma, cioè ripeto

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ematoma a livello, io posso immaginare, degli infiltrati emorragici, un ematoma francamente ho grosse difficoltà, questo è un infiltrato emorragico, non è un ematoma. Un ematoma è la raccolta ematica, ma dove si forma questa raccolta ematica a livello del miocardio? Non ha neanche lo spazio. Poi ho sentito il professor Beduschi parlare di una cupola di questo ematoma, voglio dire, da una fotografia ha visto addirittura una cupola di un ematoma, io l ho vista, l ho analizzata e l ho interpretata, perché visto che il professor Beduschi ha detto che l ho vista e non l ho guardata, e l ha ripetuto 3 o 4 volte, io ho dimostrato che l ho vista e l ho fotografata. Allora questo qui è un aspetto che per me è importante solamente nella cronologia della morte, tutto ciò che è di tipo post mortale per me ha un unico significato, cercare di interpretarlo per quella che è la cronologia della morte. Mi pare che non fosse importante nell ambito della cronologia cioè nella valutazione della cronologia della morte di portare quella fotografia lì, questa è la mia opinione. Il professor Thiene ha la sua opinione e siamo qui a discuterne. 31-32)

Malaguti, pur dichiarando di non averne esperienza, ammette che il fenomeno descritto dal prof. Thiene è descritto in letteratura, sebbene come fenomeno non frequente. Si pone quindi il problema che l ematoma non significa contusione. Ma è evidente che l ematoma è un effetto che ha alla base una contusione. Ciò si ricava dall esterno del dato anatomo-patologico. Il dr. Malaguti ammette che la ricostruzione di Thiene può essere considerata giusta ma insiste, senza argomentare, sul fatto che si tratti di un fenomeno postmortale. Si difende citando una minoranza di autori . Afferma che la sua posizione può essere discussa, pur confermando di non avere dubbi. Si mette in gravissima e inconsapevole contraddizione quando, per contestare che si tratti di ematoma, parla di infiltrato emorragico che è un equivalente ed è comunque un fenomeno vitale. Il prof. Thiene replica osservando che non si tratta di questioni semantiche; ematoma o soffusione, si tratta pur sempre di un infiltrazione, di uno stravaso emorragico a carattere vitale; ricorda che usa il termine ematoma conformemente alla terminologia anglosassone, perché gli anglosassoni non stanno qui a distinguere queste piccole differenze . In ogni caso si parla di uno stravaso emorragico . Le petecchie ipostatiche di cui parla Malaguti esistono certamente ma nelle regioni declivi e per gravità: non è possibile che per gravità nella parte superiore del cuore quando il ragazzo era disteso, sto

parlando del cadavere, ci potesse essere un fenomeno ovviamente di petecchie ipostatiche, questa è proprio, diciamo così, matematica. Per quanto riguarda la differenza sostanziale tra petecchia e quello che io chiamo ematoma è l ampia estensione, non c è dubbio. Quindi la localizzazione, sia anteriore che posteriore, e la estensione .

Agevole contestare al dr. Malaguti che nel dubbio ( Malaguti dice espressamente di avere analizzato il problema), attesa l assoluta rilevanza della questione, si sarebbe dovuto eseguire l istologia dell ematoma o in alternativa della cosiddetta imbibizione emoglobinica. L istologia manca, ma c è una verifica macroscopica che per il prof. Thiene è sufficiente per dire che l ematoma va in profondità e ciò dimostra che si tratta di stravaso emorragico. Il difetto di iniziativa, la mancata esecuzione di un istologia che avrebbe risolto definitivamente il caso, priva il dr.

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Malaguti dell autorevolezza per potere contestare la diversa argomentata opinione del prof. Thiene e del prof. Beduschi. Il dr. Malaguti non può che riconoscere che l indagine microscopica avrebbe dovuto accompagnare la macroscopica; ma dovendosi imputare a lui stesso la mancata esecuzione dell indagine microscopica, ciò evidentemente non gli consente di rendere credibili le sue osservazioni sul fatto che la presenza di eritrociti non garantisce il carattere vitale dell infiltrazione. Il solo fatto che il dr. Malaguti ammetta la necessità di un indagine più approfondita, priva di qualsiasi valore la reiterata affermazione contraria alla natura vitale del fenomeno considerato. Sul carattere non decisivo della presenza degli eritrociti la replica di Thiene è comunque convincente ed incontestabile:

No, assolutamente no, le ripeto, è una questione di gravità, ma soprattutto perché sono stati visti negli interstizi. Guardi, signor Giudice, se non c è la forza della circolazione più di tanto gli eritrociti non fuoriescono e la forza della circolazione è in una persona che vive, non in una persona che è morta, voglio dire, per fuoriuscire bisogna che il rubinetto sia aperto, il rubinetto è la circolazione del sangue, è chiaro che una persona che è morta ha il rubinetto della circolazione che è chiuso e quindi non spande neanche a gocce. MALAGUTI

La presenza di rari eritrociti nell interstizio è evenienza abbastanza comune in casi di morte agoniche, come quella che potrebbe essere stata questa qui, sicuramente con crisi ipertensive e vari spandimenti eritrocitari nell interstizio. RISPOSTA

Sono perfettamente d accordo, difatti la morte è stata proprio agonica perché si è avuta un insufficienza respiratoria accompagnata dal non è istantanea, è una questione di minuti. (34)

Il prof Thiene spiega quindi che a livello del cuore, negli interstizi, si riscontrano emazie, segni di stravasi di sangue fuoriuscito dall endotelio, dai vasi, il che comporta che gli endoteli siano danneggiati; ma gli endoteli possono essere danneggiati per due cause: o per un trauma o per un asfissia. Tutte le petecchie emorragiche che si osservano in corso di asfissia rivelano la fuoriuscita degli eritrociti, cioè di sangue, dai vasi per rottura dei capillari, ovvero degli endoteli che ricoprono, la materia sottile che ricopre appunto i vasi. Malaguti non contesta il dato ma lo riconduce al tipo di asfissia riconducibile al meccanismo di morte da lui individuato ( azione delle catecolamine per lo spiccatissimo sforzo esercitato ). Questo gli consente di escludere il trauma ma in modo del tutto aprioristico perché la sua ricostruzione non prevede la colluttazione, l immobilizzazione e la compressione che conseguono, anche nella dinamica del dr. Malaguti, all agitazione. Quando egli afferma che le rare emazie interstiziali non possono essere indicative di un infiltrato emorragico post traumatico, ciò può fare, come gli contesta il prof. Thiene, perché egli esclude e non considera in quel contesto di manifesta presenza di infiltrati emorragici l evidenza macroscopica della soffusione emorragica localizzata sul fascio di his che è come un pugno su un occhio .

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La difesa riprende, a questo punto, la questione dell ematoma sul lato anteriore e della sua suddivisione in due parti a seguito del taglio del cuore, credendo di disporre su questo punto di un argomento fondamentale per cogliere in manifesto errore o in contraddizione il prof. Thiene. L insistenza sul punto permette al prof Thiene di chiarire definitivamente il suo pensiero e priva la difesa di ogni argomento. Il punto di partenza è sempre il c.d. ematoma anteriore diviso in due dall incisione. Thiene ricorda che l anteriore ed il posteriore sono due distinti ematomi conseguenza della compressione e della rottura dei vasi resi fragili dall ipossia. Ma la difesa vuole dimostrare che il prof. Thiene ha preso un abbaglio considerando sul lato destro come componente dell unico ematoma diviso in due dal taglio una formazione nastriforme, non solo incompatibile sul piano della forma con la presunta divisione in due dell ematoma anteriore, ma anche di chiara natura preputrefattiva, come sostenuto dalla dr.ssa Lumare che ne aveva delineato i contorni sulla foto ingrandita e acquisita. Non solo non speculari le due parti dell unico ematoma, asseritamente diviso in due, e quindi inesistente il fenomeno del secondo ematoma diviso in due dal taglio per le diverse dimensioni delle due parti, ma anche clamoroso abbaglio per avere il prof. Thiene incluso nella parte destra, considerandola come metà dell unico ematoma anteriore, una striatura postmortale. La risposta di Thiene sgombra il campo a ogni possibile speculazione derivante dalla difficoltà di comprendersi solo con le parole in un campo dove il rigore è essenziale. Thiene riprende il suo ragionamento ma puntualizza; dal punto di vista topografico ci sono due ematomi distinti tra di loro, uno è anteriore l altro è posteriore; l anteriore è stato tagliato. A questo punto arriva la precisazione decisiva, come avevamo peraltro già osservato in precedenza, conoscendo la puntualizzazione che stiamo analizzando ora da vicino. Il taglio non è avvenuto a metà necessariamente, nel senso che una piccola parte è rimasta sulla destra e una gran parte è rimasta sulla sinistra, perché mica quando il settore è andato a tagliare il cuore e sapeva che doveva esattamente incidere a metà quell ematoma, comunque quell ematoma cosiddetto anteriore è stato diviso in due parti: una gran parte risulta a sinistra della foto ed una piccola parte risulta a destra . Indiscussa è poi la discontinuità tra i due ematomi. Il prof Thiene si rende conto che da parte dei consulenti della difesa e anche da parte della dr.ssa Lumare si è voluto attribuirgli, come parte dell ematoma presente sul lato destro della foto la

forma nastriforme ,che dovrebbe essere speculare alla forma quadrata che si rileva sul lato opposto, a sinistra. La risposta di Thiene non lascia dubbi sul fatto che i consulenti della difesa e la Lumare abbiano in qualche modo tentato di attribuire a Thiene un idea che non poteva essere la sua. Il punto deve esser riportato come risulta dal verbale perché solo così resta definitivamente chiarito. Il prof. Thiene reagisce a quell attribuzione come semiematoma della forma nastriforme nella foto sulla

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destra. Ciò rende evidente che vi era stato un equivoco che si chiarisce, mostrando la foto, indicando i contorni disegnati dalla Lumare al presunto semiematoma e chiedendo a Thiene se riconosce nel contorno definito a penna la seconda metà dell ematoma. La risposta di Thiene non solo è assolutamente negativa, non solo fa comprendere a cosa egli effettivamente alludesse per componente di destra dell unico ematoma, una macchia nera a forma trianogolare perfettamente speculare anche se di dimensioni ridotte rispetto all altra parte, pur essa triangolare dell ematoma sulla sinistra, ma induce un ulteriore argomento a sostegno della ricostruzione, posto che, guardando la foto con i contorni della Lumare ci accorgiamo che la stessa ha avuto cura a non contornare come espressivo di fenomeno mortale proprio quella evidente macchia nera posta sotto la forma nastriforme che il prof. Thiene, su espressa sollecitazione del tribunale, ha indicato come componente della seconda metà dell ematoma: RISPOSTA

No, piano, scusi un attimo, perché quel nastriforme lì prende in parte l auricola di sinistra, non metta in conto metà di quella GIUDICE

Professore, mi inserisco qui, perché potrebbe esserci un equivoco con quello che io stesso avevo capito e che però dall esame del disegno che ci ha fatto la Lumare potrebbe essere interpretato diversamente. La Lumare fa questo disegno qui e mi indica questa parte qui, io non ho capito bene se lei mi indica tutta questa parte come la presunta seconda metà o solo questo pezzettino qui? RISPOSTA

Solo quello lì. DOMANDA

Signor Presidente, però non capiremo mai nulla, anche perché ci sono le trascrizioni, ci sono le foto GIUDICE

La foto è questa. Io ho mostrato la foto, la Lumare la vede? Si avvicini. DOMANDA

No, ma la seguo. GIUDICE

La Lumare ci ha segnato tutta questa parte, io non ho capito bene se la Lumare indicasse in quella parte, una parte che sarebbe stata affetta dall imbibizione oppure tutta la parte speculare del presunto allora il professore dice che sarebbe solo questo punto lì. RISPOSTA

Sì. DOMANDA

Ma questo era pacifico per tutti GIUDICE

Per me non lo era, mi dispiace, me lo sono fatto chiarire.

Chiarito l equivoco, va dato atto che la dr.ssa Lumare si è ben guardata dall assegnare carattere di imbibizione emoglobina alla maccha nera, che si nota sulla foto ingrandita del cuore sotto l area circoscritta a penna sulla parte più a destra della foto ( la quarta sotto le due presunte imbibizioni dell aorta) che il prof. Thiene considera parte dell ematoma posteriore, confermando così il carattere vitale dell ematoma stesso, essendosi la Lumare fatto carico di cerchiare tutti i punti da lei ritenuti come di imbibizione emoglobinica, compresa la parte a sinistra dell unico ematoma, cadendo a sua volta in flagrante contraddizione. Sulle forme non esattamente coincidenti delle due metà , il prof. Thiene ha quindi modo di chiarire il suo pensiero:

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DOMANDA - Quindi si dice da parte di altri consulenti diversi da lei, poi li ha sentiti perché era in Aula l ultima udienza, che in realtà per quanto quei due punti che costituiscono l espressione di un unico ematoma in zona anteriore, secondo la sua ricostruzione, secondo la loro ricostruzione sono altra cosa e va bene, ma è tanto vero che non sarebbero l espressione, la freccia di sinistra a mano e la freccia di destra a mano di un unico ematoma, anche perché hanno forme differenti tra di loro, l uno ha più una forma quadrangolare, l altro più nastriforme, più piccolo. Quindi se tu tagli dovresti comunque il taglio può essere preciso, impreciso, non è quello, ma le due parti dovrebbero essere più o meno corrispondenti, invece non c è specularità di forma, questo è quello che dicono i suoi obiettori, diciamo così. RISPOSTA

Ma quella che è rimasta a destra è una piccola coda di questo ematoma anteriore, non è la metà, in parole povere l anguria non l hanno tagliata a metà, ma ne hanno tagliato un pezzettino e poi la maggior parte è rimasta sulla sinistra; (38)

A questo inevitabile chiarimento segue l interpretazione autentica da parte di Thiene della sua tesi principale, essendosi il consulente reso conto della deformazione cui è andato incontro il suo pensiero nel corso del dibattito:

Ma io vorrei dire una cosa, cioè quando io nella mia relazione inizialmente ho puntato su quel posteriore era la cosa che mi aveva più colpito e cioè che quella zona lì è la zona più vitale del cuore. Se non passa lo stimolo elettrico attraverso il fascio di His si verifica il blocco per arresto cardiaco, non da fibrillazione ventricolare, ma per asistolia. Se il paziente non viene subito rianimato è chiaro che rischia di morire improvvisamente, se viene riamato può riprendere anche, come ha detto il professor Rapezzi, un ritmo, che viene chiamato idioventricolare, ma la pausa che si interrompe che si verifica per l interruzione del cavo elettrico è sufficiente per far morire il paziente. DOMANDA

Questo l ho capito, siccome però altri consulenti, e le dico Gualandri, Zanzi ad esempio, hanno addirittura valorizzato maggiormente nella loro ricostruzione quest ematoma in sede anteriore e la mia domanda era giustificata. RISPOSTA

Io vorrei aggiungere di più, quell ematoma lì anteriore non ha nessun significato dal punto di meccanismo fisiopatologico di morte, ha soltanto un significato nel senso che è la spia di un meccanismo traumatico che però nel suo aspetto letifero ha avuto importanza soltanto posteriormente.

Chiamato e rendere la sua opinione sul descritto meccanismo ma anche sulle premesse descrittive, traendo da queste spunto la difesa per falsificare tutta la ricostruzione del prof. Thiene, il dr. Malaguti si sottrae al confronto e dal prendere posizione; parla d altro, segno ancora una volta della difficoltà e dell imbarazzo nel contestare le affermazioni del prof. Thiene sul terreno comune. Inevitabile che le repliche di Thiene arrivino a segno:

DOMANDA

Volevo sapere l opinione del dottor Malaguti su questo, lei è d accordo su quanti hanno detto, beh, diciamo la parte la zona contrassegnata dalla freccia a sinistra che corrisponde al primo cerchio mi segue, dottore, o le faccio dare dal Presidente la foto con le frecce? Perché se no si è detto da parte dei consulenti che hanno evidentemente la vostra stessa idea, ma la zona contrassegnata dalla freccia a mano a sinistra e dalla freccia a mano a destra non sono un

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ematoma perché sono imbibizioni emoglobiniche ed è tanto vero quello che diciamo che comunque queste due parti se ricongiunte non ho la medesima forma perché è una forma quadrangolare, quella di sinistra, è una forma più nastriforme o più puntiforme o, come lei vuole meglio, quella di destra.

MALAGUTI

Il discorso è la genesi traumatica che contesto e la contesto anche in virtù del fatto

che mi pare di capire che viene invocato uno schiacciamento tra sterno e colonna vertebrale, che mi provoca uno spandimento emorragico in una zona dove tra l altro abbiamo sia le semilunari aortiche nella loro dinamica, abbiamo la valvola mitrale, insomma abbiamo varie strutture che sicuramente con uno schiacciamento di quel tipo avrebbe provocato lesioni diverse. Ma questo è difficile cioè voglio dire mi sembra molto, così, fantasioso in senso buono che uno schiacciamento possa provocare una contusione proprio vicino a dalle strutture molto delicate, tutto sommato, che potrebbero aver subito in uno schiacciamento delle lacerazioni e delle lesività che noi non troviamo assolutamente e quindi io prendo atto che come in altri casi questa imbibizione tende a costituirsi primitivamente attorno a queste aree per poi espandersi a tutto l organo. Io prendo atto di questo insomma e non ho altre RISPOSTA

Io vorrei ricordare che questo, questa zona qua è la zona più ristretta del ventricolo sinistro, è una specie di collo di bottiglia in cui passa il sangue dal ventricolo sinistro verso l aorta ed è lì che se si verificano delle compressioni più facilmente si possono toccare la parete anteriore e la parete posteriore.

Sembra di capire che per il dr. Malaguti debba parlarsi di imbibizione emoglobinica solo perché egli non riesce a prefigurarsi il meccanismo traumatico. Con l ultima domanda della difesa il prof. Thiene fornisce una spiegazione definitiva e completa del meccanismo che produce il doppio ematoma sulla parte anteriore e sulla parte posteriore del cuore, fermo la caratteristica di fattore determinante la morte dell ematoma posteriore che interferisce sul funzionamento del fascio di his:

DOMANDA

La domanda è: affinché si crei un ematoma posteriore in prossimità del fascio di His occorrono due condizioni, cioè uno schiacciamento da una parte, ripetuto, non ripetuto, non importa, e dall altra parte una particolare fase cosiddetta sisto-diastolica del cuore? RISPOSTA

Allora le dico che nel momento in cui più si avvicinano già da sole queste pareti anteriori e posteriori è la sistole sicuramente, perché è il momento in cui la cavità ventricolare sinistra si riduce ed è il momento in cui più facilmente eventualmente possono toccarsi se sono sottoposti ad un trauma. DOMANDA

Quindi avrebbe dovuto esserci la coincidenza di due momenti particolari? RISPOSTA

No, sono ripetuti evidentemente. DOMANDA

Per due momenti intendo lo schiacciamento da una parte e la fase sisto-diastolica del cuore dall altra, è così? RISPOSTA

È più probabile che questi schiacciamenti, che io ritengo possono anche essere ripetuti, abbiano dato questa lesione nella fase sistolica e non nella fase diastolica, in poche parole quando la bottiglia è vuota le pareti tendono a avvicinarsi già da sole, quando invece è riempita questo bottiglione del ventricolo sinistro è chiaro che le pareti si allontanano. DOMANDA

E quindi non sarebbe possibile che si fosse cagionato un ematoma? RISPOSTA

Le dico che questo la morfologia di questa lesione è da toccamento delle pareti, non

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soltanto da una violenta azione della pressione all interno del ventricolo sinistro, è anche da toccamento, è proprio la disposizione antero posteriore è da toccamento. DOMANDA

Questo l ho inteso, il senso della domanda era che questo toccamento però secondo

la sua ricostruzione ha da coincidere con una particolare fase di pulsazione del cuore? Perché non tutte le fasi avrebbero consentito con lo schiacciamento il prodursi dell ematoma, è così? RISPOSTA

Sì, la sistole favorisce.

Il confronto con il dr. Malaguti consentiva al prof. Thiene di replicare e confutare le principali obiezioni mosse alla sua ricostruzione. La riconosciuta eleganza della sua tesi aveva indotto molti a spostare l attenzione sul effettiva sussistenza degli ematomi individuati dal prof. Thiene come espressione di una causa di morte. Le repliche portavano a sgombrare il terreno da questo genere di obiezioni.18 Lo stesso dr. Malaguti tralasciava di insistere nell affermare il carattere preputrefattivo delle formazioni indicate dal prof. Thiene, finendo con l ammetterne il carattere vitale, per tornare sulle sue posizioni solo per una dichiarata incredulità, fondata su meri dati statistici, che proprio nel caso Aldrovandi si fosse potuto verificare quel raro meccanismo letifero, trascurando tuttavia come il prof. Thiene abbia ripetutamente posto l accento sul meccanismo asfittico, sul quale avevano puntato la loro attenzione i consulenti delle parti civili, quale precondizione per l efficacia devastante della causa traumatica. Nel confronto con il prof. Rapezzi, il prof. Thiene ricorda l insostenibilità scientifica della causa di morte da sovrapproduzione di catecolamine individuata dal primo, anche in questo caso mettendo in imbarazzo l interlocutore. Thiene sottolinea il fondamentale limite della tesi Rapezzi, un limite che travolge tutta l argomentazione: il fondarsi sulla descrizione dei medici legali in sede di autopsia più che sulle foto. Qual è la ragione del rifiuto di valutare le foto? Piuttosto semplice a sentire il prof. Thiene: perché penso che, come io magari avrei difficoltà come patologo ad interpretare determinate foto cliniche, lui avrebbe difficoltà ad interpretare quelle patologiche . Rapezzi aveva dunque fondato il suo giudizio sulla descrizione degli anatomopatologi. Senonchè, come è ormai notissimo, Malaguti e Lumare, al di là della asserita identità ex post del concetto, negata categoricamente dallo stesso Rapezzi, di bande di contrattura e di retrazione-ondulazione delle

18 La tesi parzialmente difforme del prof Beduschi sulla natura di ematoma della formazione evidenziata nella parte anteriore del ventricolo, pur sempre considerata vita, deve ritenersi frutto dell estremo rigore analitico e dell obbiettività del medesimo prof. Beduschi che avendo utilizzato, come argomento tranciante e definitivo, per provare la natura di ematoma della discromia, decisiva, rilevata sulla parte anteriore, sull incisione e sulla tridimensionalità del fotografia che consentiva di mettere in rilievo la profondità dell accumulo di sangue, ha ritenuto per coerenza di sospendere il giudizio sul secondo ematoma in mancanza di analogo riscontro, impregiudicato il totale consenso del prof. Beduschi all ipotesi Thiene che si regge evidentemente anche ammettendo la formazione di un unico ematoma, quello determinante sul fascio di his. Riteniamo che alla legittima prudenza del prof. Beduschi, l argomento analitico-induttivo-topografico del prof. Thiene fornisca adeguati elementi per considerare anche in questo caso sufficiente la prova.

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miofibre, non parlavano affatto di bande di contrazione

nella relazione

conclusiva, ma solo appunto di ondulazione e frammentazione delle miofibre. Essendo questo il campo proprio del cardiopatologo, il prof. Thiene ha ampio spazio per dimostrare la essenziale, decisiva e necessaria differenziazione tra questi concetti, l applicazione dei quali è di importanza fondamentale per ammettere o escludere una causa di morte. Dice dunque Thiene:

Per quanto riguarda le frammentazioni vi ricordo che c è un fenomeno post mortale molto semplice che è la fragmentatio cordis, che non ha niente a che fare con le bande di contrattura, cos è la fragmentazione cordis? È un distacco delle cellule che sono in genere attaccate ai (dischi intercalari), che si verifica 24

48 ore dopo il decesso. Loro invece hanno parlato di ondulazioni, bene, quindi non hanno mai né parlato, né prodotto evidenza di bande di contrattura, mentre io ho voluto qui l altra volta, e penso che lei abbia le foto, voluto portare un esempio paradigmatico di quella che è la lesione cosiddetta da catecolamine, in un caso di (feocromocitoma), che cosè il (feocromocitoma)? È quella condizione patologica in cui c è una iperproduzione di catecolamine, che si traduce a livello miocardico in bande di contrattura, di questo non c è evidenza in questo caso qua. Quindi in sostanza in questo caso qua manca la prova del danno da catecolamine, cioè tutta l ipotesi che ha sulla quale si è basata cioè tutta l ipotesi che è stata costruita dal professor Rapezzi era basata su un danno istologico che non esiste. Tenete presente che noi tra l altro non abbiamo nessuna evidenza di cataboliti a livello urinario di catecolamine in questo qua, quindi non abbiamo neanche un evidenza eventuale indiretta, manca l evidenza a livello del cuore.

Qui siamo proprio sul terreno elettivo dello scienziato prof. Thiene. Nessuno dei consulenti intervenuti, tanto meno il medico legale Fortuni ed il cardiologo Rapezzi, può leggere le foto dei vetrini del cuore come il prof. Thiene. Non c è differenziazione tra la foto 27, nella quale di bande di contrazione non vi è traccia e le foto 25 e 26 che descrivono la stessa situazione. Il rilievo è di tutta evidenza. Nessuna prova, e anzi prova contraria, all ipotesi di una morte da ondata catecolaminica :

RISPOSTA

Sì, lo escludo nel senso che non c è assolutamente evidenza, c è evidenza invece di ondulazioni. Le ondulazioni effettivamente sono un fenomeno agonico o comunque ipossico, che si verifica in soggetti nelle fasi terminali, la morte di questo soggetto in realtà non è stata proprio istantanea, ma se è avvenuta nel giro di alcuni minuti, bene, allora a questo punto queste ondulazioni trovano una loro spiegazione in questo meccanismo. DOMANDA - Però mi pareva che stamattina il professor Rapezzi dicesse che non è necessario che ci sia questa evidenza macroscopica per poter parlare di ? RISPOSTA

Microscopica sì, io devo dire, ahimè, di no nel senso che per poter sostenere che è un danno da catecolamine ed il meccanismo è da catecolamine il danno da catecolamine deve esistere, proprio perché la iperincrezione di catecolamine e la iperstimolazione delle miocellule comporta uno spasmo tetanico dell apparato contrattile, che dà luogo a quell evidenza istologica che io ho prodotto. Quindi se fosse stata ci doveva essere, ma non solo non era presente nelle fotografie, ma non è nemmeno descritta, quindi non c è.

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Si comprende facilmente che per diagnosticare una morte che lascia, quando c è la relativa causa, tracce inconfondibili, il primo criterio è verificare se dette tracce esistano o meno. Thiene esclude che esistano segni del genere sul cuore esistano; ma che già nel corso del primo intervento alla stessa conclusione era di fatto giunto lo stesso prof. Rapezzi. La replica, imbarazzata, per sua stessa ammissione, di Rapezzi elude del tutto la questione. Dice Rapezzi che il caso non si può affrontare con l anatomia e l istologia patologica, spesso decisiva ma nel caso insufficiente, dovendosi ritornare, ancora una volta, alla diagnosi di e.d.s perchè questo indicherebbero le circostanze. Risposta, come già visto, insostenibile; ennesima ripetizione dell argomento e quindi elusiva. Se la vicenda si è svolta come il prof Rapezzi ritiene a priori si sia svolta del supporto dell istologia si può fare a meno:

Se noi riusciamo in questo caso ad avere un supporto dall istologia bene e qui si può discutere, ripeto, a mio parere la descrizione non solo di ondulazione, ma di retrazione usata dai colleghi, è forse un immagine istologica, la 26, delle tante che si potevano magari associare, è in linea con l ipotesi di un danno da catecolamine non certo di quelli paradigmatici, che uno mette nel testo, ma è sicuramente compatibile. (47-48)

L imbarazzo del prof. Rapezzi nei confronti della brillante ipotesi fisiopatologica del professor Thiene

deriva soltanto dal fatto che nella sua esperienza clinica di traumi al torace non risultano casi di morte simili. Nel contesto di un trauma contusivo al cuore con ematoma, il prof. Rapezzi nella sua esperienza ha avuto modo di rilevare anche una devastazione del cuore stesso, con numerose altri segni traumatici: zone lese, papillari rotti, valvole rotte. La tesi del prof. Thiene, inattaccabile sul piano logico, contrasterebbe con questi precedenti, e con la presenza di un contesto di superficie interna del cuore, che sarebbe di una purezza sconvolgente . L ipotesi di una iperpressione sul cuore sarebbe incompatibile per la mancanza di un danno diffuso. Improbabilità statistica e mancanza di altri traumi nel contesto sono gli argomenti che il prof Rapezzi in ultima istanza gioca contro la tesi del prof. Thiene. Il prof. Rapezzi abbandona quindi il compito di argomentare la propria tesi e si rivolge alla tesi Thiene per criticarne taluni aspetti senza porsi il problema che il suo compito iniziale consisteva nel dare spiegazione patologica della morte per danno da catecolamine, come Thiene aveva dato spiegazione della morte asfittico-traumatica. Il prof. Rapezzi è richiamato al punto e gli viene data lettura delle sue precedenti affermazioni: Il dato istologico estremamente interessante mette in evidenza quell insieme di alterazioni

istologiche, che si chiamano bande di contrazione, danno da catecolamine , Gli viene quindi chiesto se confermi o rettifichi tale affermazione.

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La risposta consente interessanti osservazioni:

RAPEZZI

Continuo a credere che i rilievi istologici descritti siano compatibili con un danno da

catecolamine, sono d accordo con il professor Thiene nel dire che ciò che è stato riprodotto iconograficamente non è certo paradigmatico, ma la descrizione analitica presente nell autopsia, l uso dei termini non solo di ondulazione, ma anche di retrazione, mi ha convinto, e continua a convincermi, per un danno da catecolamine, sicuramente non di quelli paradigmatici che io mostro a lezione o al congresso.

Il che significa che le parole di Malaguti debbano considerarsi più importanti e significative delle foto dei reperti istologici che il prof. Rapezzi considera, con il prof. Thiene, non indicative di bande di contrazione, dimenticando che Malaguti e Lumare da null altro potevano trarre le loro deduzioni se non dalle stessi insignificanti

foto dei vetrini che consentono di parlare solo di ondulazione e retrazione delle miofibre e non di bande di contrazione.

Dice ancora il prof. Rapezzi:

DOMANDA

Ma il danno istologico del muscolo cardiaco e le bande di contrazione ci sono o non ci sono? RAPEZZI

Ripeto, non le ho viste direttamente, ho valorizzato la descrizione e la riproduzione fotografica, a mio parere ci sono in una forma che non è quella severa, paradigmatica, ma che è in una forma di grado inferiore in quel punto, ma compatibile con la diagnosi.

Ciò significa, ancora una volta, che il prof. Rapezzi non avendo avuto alcuna cognizione di danno istologico al muscolo cardiaco ha fondato tutta la sua ricostruzione sulla descrizione e sulla riproduzione fotografica che in realtà quel danno non ammettono, ragion per cui non è dato capire da cosa il prof. Rapezzi deduca quell astratta compatibilità. Ancora una volta la risposta viene offerta, poco dopo, ritornando all e.d.s conclamato e grave di cui il prof. Rapezzi si dichiara assolutamente certo. Riteniamo di non dovere insistere sull inconsistenza logica di un tale modo di argomentare, dovendo essere la prova del danno da catecolamine a consentire ad un tecnico di risalire induttivamente all e.d.s. Né può valere la correzione apportata da Rapezzi al suo argomentare - si tratta con tutta evidenza di persona che è perfettamente in grado di rendersi conto della debolezza dei suoi argomenti

quando afferma che il dato istologicom, pur non fornendo prova diretta, si integra in un quadro di compatibilità sulla ricostruzione fondata sul dato circostanziale. Il dato istologico non deve limitarsi ad apparire compatibile, deve rappresentare la prova diretta di una situazione quale quella descritta dal prof. Rapezzi in termini foschi nel corso del suo primo intervento. Il prof. Thiene ha quindi gioco facile nell affrontare la questione dell e.d.s. dal punto di vista cardiopatologico, seguendo la sua impostazione. Nel caso in discussione

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l e.d.s. non sarebbe solo una sindrome, un corredo di sintomi specifici, da valutare curare esaminare per i suoi possibili effetti. E

indicato vera e propria causa di

morte. Non contano i disturbi comportamentali che ad essa vengono associati e che risultano documentati nei confronti di alcuni individui, circostanze assolutamente pacifiche; il punto è se questo corredo di sintomi che rientrano nella sindrome sono di per sé stessi da soli in grado di portare a morte improvvisa per spavento, ipereccitazione. Per Thiene, nella sua lunga esperienza, non vi sarebbero casi di morte improvvisa in giovani sani e non c è mai stato alcuno che sia morto per spavento o sforzo a meno di una condizione di base favorente, cioè di una patologia cardiaca preesistente, circostanza esclusa nel caso di specie. Il prof. Thiene ha confermato quanto abbiamo già detto: l American Medical Association, la più importante società medica che esiste al mondo, nega l esistenza di questa patologia, la considera un disturbo di comportamento parafisiologico e non la riconosce né come una condizione morbosa medica, né come una condizione psichiatrica; si tratta dell American Medical Association, che pubblica la più importante rivista al mondo; e se se l American Medical Association, ricorda Thiene, ha preso questa decisione vuol dire che aveva i suoi motivi. Posta questa fondamentale premessa di base, il prof. Thiene ha citato un lavoro comparso recentemente in letteratura, un lavoro di revisione della letteratura su tutti i casi di morte improvvisa da cosiddetto excited delirium syndrome. In questo studio si trova che non vi è un solo caso di morto spontanea; tutti i casi nei quali la morte è attribuita alla sindrome si sono verificati in un in un contesto di costrizione e quindi di manovre che hanno dato difficoltà di respiro al soggetto. Si tratta con tutta evidenza di una conclusione importantissima per interpretare e risolvere il caso in esame. Seguendo il prof. Thiene ma anche tutti gli altri consulenti della parte civile, si può accettare che esista la sindrome come disturbo di comportamento, ma non che il comportamento agitato di per sé solo possa portare a morte improvvisa. All agitazione occorre associare il contributo di qualche altro fattore che può essere un fattore patologico aggiuntivo del soggetto, o l azione traumatica delle forze dell ordine, o entrambi. Nel concludere il suo intervento il prof. Thiene, citando la letteratura scientifica in suo possesso, riporta un passo conclusivo dell articolo citato, che mette in dubbio la stessa esistenza dell e.d.s. e che conviene citare per esteso perché trattasi di un concetto che il tribunale condivide come canone per risolvere il caso: Questo editoriale finisce in una maniera molto molto bella, io credo che questo

dovrebbe essere quasi il messaggio di questa vicenda, al di là del triste esito che c è stato, dice: Una delle più grandi priorità è la necessità di educare i poliziotti sul come approcciare questi pazienti, che dimostrano dei disturbi del comportamento, che non sono disturbi criminali, ma sono soltanto delle condizioni nevrotiche e psichiatriche che richiedono una cura speciale; questa cura speciale non è la restrizione, ma il contenimento . Usano il termine contenimento contro restrizione.

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Questa è l idea che io mi sono fatto di questa sindrome, per sé, da sola, questa sindrome non porta a morte improvvisa, ci deve essere qualche fattore associato.

(

55-56). Malgrado questa conclusiva battuta, il dibattito tra i due professori è andato ancora avanti, ribadendo il prof. Rapezzi l attendibilità scientifica dell excited delirium syndrome come causa di morte. Va detto come l approccio del prof. Thiene sul punto appaia più rigoroso. Non si tratta di dubitare della sindrome ma di verificare l esistenza di altre cause concorrenti o di concause. Laspetto clamoroso del caso in esame è che nessuno dei fautori della tesi dell e.d.s. ha potuto dimostrare l esistenza di un caso analogo a quello qui in discussione, un caso nel quale, al di là dell agitazione, non si riscontra nemmeno uno degli aspetti anamnestici in genere associati alla sindrome. Senza considerare che la stessa premessa di base, storico-circostanziale, dalla quale muove il prof. Rapezzi è stata dimostrata in concreto falsa. Ma a confutare la teoria dell autocombustione del soggetto agitato, sostenuta da ultimo da Rapezzi, ultimo della serie dei consulenti della difesa, bastano pochi passaggi della replica del prof. Thiene:

Quelle del professor Rapezzi sono chiarissimamente speculazioni, nel senso che non c è niente di concreto, di prova, qui c è un fatto, la mia esperienza personale vi dice che 500 casi di morte improvvisa giovanile naturale, perché se non fosse stato costretto e sarebbe morto lo stesso significava che sarebbe morto naturalmente, bene, la mia in esperienza, che è la più al mondo che esista, non ce ne è un caso di questi, che sia potuto morire per ipereccitazione o per spavento e via dicendo.

E d altra parte evidente, come ha ricordato a lungo e più volte, la difesa di parte civile, cheindicare i casi di morte per presunto delirio eccitato, senza ricordare le specifiche circostanze di ciascuna singola morte, e senza potere valutare in quali condizioni e in quali circostanze concomitanti, oltre all intervento della polizia, la morte sia avvenuta, è operazione scientificamente scorretta. E del tutto evidente come la morte agitata di un soggetto, avanzato negli anni, con una storia di tossicodipendenza o di conclamate patologie mentali, non può essere posta sullo stesso piano della morte di un diciottenne sano, senza alcuna patologia fisica, mentale o da assunzione di sostanze stupefacenti, nel quale viene accertata una dubbia dose di 0,04 mg/ml di ketamina, una volta e mezzo inferiore al minimo per qualche modesto effetto. Sul piano oggettivo e scientifico il confronto tra il prof. Rapezzi ed il prof. Thiene ha avuto una svolta definitiva quando il prof. Thiene ha dimostrato l inesistenza di bande di contrazioni nei reperti istologici. E evidente come il fenomeno dell agitazione incontenibile, con battiti cardiaci a 180, di soggetto in ipercinesi dinamica con comportamenti autolesionisti, pressione alle stelle e consumo di tutto l ossigeno che il cuore può provocare, deve inevitabilmente imprimere i suoi effetti

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sul cuore. Si tratta di un alternativa ineludibile: senza le bande ci contrazione non può ammettersi quella condizione di agitazione terrificante di cui parlano Giron, Berardi e Rapezzi, che non trova, peraltro, alcun riscontro in termini nel dato circostanziale. Di fronte a questa contestazione il prof. Rapezzi ha sostenuto, in contrasto con quanto sostenuto in precedenza in ordine all esistenza di evidenti gravissimi segni di bande di contrazione nei reperti, che la presenza di riscontri istologici non fosse necessaria per diagnosticare la morte da e.d.s., così involgendosi in una contraddizione insanabile. Alla precisa e fondamentale domanda:

DOMANDA

Quello che le voglio chiedere è questo però, da un punto di vista istologico, la quantità di produzione delle catecolamine, che da quello che ho capito lei afferma essere stata enorme, è oggettivamente rilevabile e riscontrabile nelle fotografie rispetto alla presenza di bande di contrazione, che in una fotografia lei non riconosce ed in altre dice che potrebbero esservi tracce, cioè le chiedo non sarebbe rilevabile anche da un punto di vista istologico e anatomopatologico, non vi sarebbe un elemento obiettivo in più, che potrebbe dire qui è stato prodotto un milione di catecolamine che hanno provocato il disastro e le vedo su queste fotografie con bande di contrazione ben più importanti , perché mi pare che lei prima abbia fatto riferimento che arriva a questa conclusione prendendo come riferimento atti di indagine, situazioni esterne, diverse da quelle istologiche, non sarebbe più importante, più significativo l effetto istologico?

La risposta del prof. Rapezzi è del tutto contraddittoria con quanto affermato in precedenza sull evidenza delle bande di contrazioni rilevate nei referti e sulla stessa importanza dei rilievi contenuti nella relazione Malaguti. Per Rapezzi la morte da danno catecolaminico può ora avvenire senza che i tipici segni di questo danno si imprimano nel cuore anche nei casi di modello acuto di morte da e.d.s. In sostanza ciò avverrebbe quando l e.d.s. porta alla morte in un breve periodo, dovendosi però a questo punto chiedere come possa giungersi a morte per e.d.s. in uno stato di agitazione brevissimo e con un danno catecolaminico non rilevabile. Ancora una volta l e.d.s. diventa un atto di fede nel contesto circostanziale, spesse volte raccontato da fonte interessata e raccolto acriticamente, come nel caso che stiamo esaminando, dal clinico. Con Rapezzi il danno catecolaminico diventa a questo punto solo uno dei meccanismi di morte ipotizzati. Di questa distinzione il consulente non aveva mai fatto menzione in precedenza ma la ritroviamo solo a questo punto del confronto. Non viene peraltro precisato, esclusa l unicità del danno catecolaminico per il meccanismo causale, quale possa essere l altro meccanismo alla base dell excited delirium syndrome. In realtà non vi è alcuna prova possibile della causa di morte per e.d.s. Solo, ribadiamo, un atto di fede nel contesto circostanziale. Dice Rapezzi:

RAPEZZI

Il danno catecolaminico non è una prova, è un meccanismo per spiegare la morte improvvisa da excited delirium, la deriviamo dal contesto clinico e generale in cui si è verificato.

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In questo modo la morte per e.d.s. si prova soltanto con la testimonianza di chi ha interesse a sostenerlo. Ha definitivamente buon gioco il prof. Thiene nel liquidare tale assurda posizione scientifica, affermando che la ragione fondamentale per la quale l excited delirium syndrome, quale causa di morte improvvisa viene messa in discussione dalle più importanti istituzioni scientifiche, è proprio perché di essa manca la prova scientifica:

Manca cioè l evidenza istologica di danno da catecolamine, manca il dosaggio urinario dei metaboliti delle catecolamine ed in questo caso qua, guarda caso, manca addirittura ovviamente il tracciato terminale di fibrillazione ventricolare, questo è un castello in aria.( 72)

Va ancora rilevato come la difesa di parte civile abbia posto una domanda molto suggestiva ma importante al prof. Rapezzi. Il quesito verteva sul defibrillabilità del cuore in asistolia. La risposta è stata ovviamente negativa. Ma con ciò il prof. Rapezzi ha fornito un importante supporto alla tesi del prof. Thiene che ricava la morte di Aldrovandi per blocco atrioventricolare anche dalla mancata risposta all azione dei medici del pronto soccorso che aveva tentato di rianimarlo con il defibrillatore senza ottenere alcun effetto. E lo stesso prof Rapezzi a ricordare che ogni cuore in fibrillazione può essere defibrillato. Il fatto che Federico Aldrovandi non abbia dato alcuna risposta al defibrillatore è un altro evidente riscontro alla tesi che si sia trattato di una morte per asistolìa e non per fibrillazione ventricolare, secondo l ipotesi collegata all e.d.s. Ricordiamo che secondo la versione degli imputati Federico Aldrovandi aveva respirato fino a pochi secondi prima dell arrivo dell ambulanza, il che vuol dire che al momento dell arrivo degli operatori del pronto soccorso sarebbe stato perfettamente defibrillabile se non si fosse trovato in asistolìa. Il professor Thiene ha rilevato infine come la ketamina non produca effetti in termini di incremento delle catecolamine. A specifica domanda della difesa degli imputati ha risposto:

RISPOSTA

Allora le dico che gli effetti possono essere degli effetti legati ad un aumento energetico, ma che non si traducono in bande di contrattura, che possono dare una fibrillazione ventricolare, la catecolamina non dà fibrillazione ventricolare.

Spiegando quindi che la sua limitata conoscenza sugli effetti della ketamina (ricordata alla precedente udienza, nel corso del controesame ) non gli impedivano di dire che non aveva l effetto di incrementare le catecolamine.

L insussistenza di bande di contrazione nelle foto dei reperti istologici, ha ripetuto il prof. Thiene, non dipende dal fatto che le foto 25-26-27 allegate alla relazione autoptica siano meno ingrandite della foto da lui esibita con finalità esplicative del

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reale contenuto di queste bande, esibite ad un pubblico di profani. All occhio dell esperto non può sfuggire che nelle foto allegate all autopsia non vi è alcuna traccia di bande di contrazione. La fotografia 27 era stata presentata da Thiene sulla stessa scala dell esempio di scuola da lui presentato per eseguire il confronto; ma anche la riproduzione su scala più larga delle foto 25 e 26 non avrebbe consentito di rilevare nulla di diverso:

E lapalissiano che lì mancano completamente le bande di contrattura, lo hanno ammesso anche gli altri.

Queste bande di contrattura qui non ci sono e non sono state descritte nemmeno altrove. ( 79)

Non vi è dubbio che le cose stiano come afferma il prof. Thiene. Per quanti distinguo si siano voluti introdurre, né Rapezzi né altri hanno mai affermato di leggere bande di contrazione nelle foto allegate alla relazione autoptica. La richiesta della difesa di produrre l ingrandimento è stata rigettata sulla base di questa ultima, onesta ammissione del prof. Rapezzi:

GIUDICE

Professor Rapezzi, su questa cosa che ha detto da ultimo il professor Thiene lei concorda o è di opinione diversa? RAPEZZI

Non ne ho idea, Presidente, cioè non so dovrebbe portare la verifica, però anche, secondo me, è fattibile, la mia personale impressione è che non è questo il nucleo del problema, però non ( 80)

Ma più avanti e categoricamente in risposta a domanda della difesa:

RAPEZZI

Avvocato, ancora una volta, i rilievi istologici fotografati in queste foto che non sono paradigmatici per bande di contrazione, integrate dalle annotazioni scritte, a mio parere qualificano un livello di danno complessivo che è compatibile con il danno che si può verificare in corso di morte da excited delirium. Se la sua domanda è questa foto è indicativa di bande da contrazione la risposta è no. ( 81)

E, quasi disperato, ancora di seguito:

RAPEZZI

Sì, però, signor Giudice, mi scusi se io fino alla noia le dico, non cerchiamo di cavar sangue dalle rape, cioè non cerchiamo di polarizzare e coartare la discussione su un dato istologico quando invece il ragionamento è basato su ben altri livelli, io per carità sto al gioco, sono consulente e non mi tiro indietro, ma dentro di me nel rispondervi provo un malessere perché mi rendo conto di non fare un servizio all Aula in cui sono chiamato.

La tesi difensiva non ha alcuna base scientifica perché su fonda, come dice Thiene, su un castello in aria, un racconto degli imputati, smentito dalla ricostruzione probatoria. Scientificamente si può, invece, dimostrare l insussistenza dei segni clinici di e.d.s. Il prof. Rapezzi si era soffermato, per valorizzarlo nei termini della precedente testuale citazione, sui concetti di frammentazione e retrazione. Su questi concetti,

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richiamati nella relazione dei medici-legali del p.m., il prof. Thiene così si esprime ed il prof Rapezzi concorda:

RISPOSTA

Allora vediamo un po che cosa significa retrazione e gli equivoci che ha generato

questo concetto di retrazione, mi dispiace per il mio collega Rapezzi, il quale si è basato giustamente sulla descrizione, lei ha presente una fisarmonica, quand è che la fisarmonica dà più onde? Quando si retrae. Quindi retrazione è uguale ad ondulazione, ma non ha niente a che fare con le bande di contrazione. Frammentazione invece è quel distacco dei cardiomiociti l uno dall altro, che è un fenomeno effettivamente post mortale, ma non ha niente a che vedere con quel discorso di contrazione tetanica, addensamento dei sarcomeri, che è ben visibile nella fotografia, che ho portato. DOMANDA

Ed il concetto di ondulazione invece come rileva in questo caso? RISPOSTA

Allora l ondulazione effettivamente è un fenomeno che sta a significare che le cellule miocardiche sono non funzionamenti ed è un fenomeno quasi sempre agonico e legato al prolungamento dell attività finale del cuore e le cellule miocardiche sono così flosce che si fanno trascinare dalle altre con questo movimento a fisarmonica in cui una volta sono distese ed una volta sono retratte, ondulate. DOMANDA

Intende aggiungere qualcosa, professor Rapezzi? RAPEZZI

No. La morte da eccesso di increzione catecolaminica non ha base oggettiva, non ha supporto scientifico è smentita dalle prove cliniche. Le ipotesi Malaguti-Lumare, Testi-Bignamini ( nei termini di mera concausa ), Giron-Berardi-Rapezzi sono contraddette dal dato scientifico. La morte di Federico Aldrovandi non ha spiegazione diversa da quella sostenuta dai consulenti di parte civile.

8. Considerazioni conclusive

La tesi dell excited delirium syndrome applicato alla vicenda della morte di Federico Aldrovandi non può essere considerata causa della morte perché contraddetta:

1. Dalla ricostruzione in fatto che smentisce le premesse storico circostanziali dei consulenti della difesa e dello stesso pubblico ministero. Cadute queste non restano che castelli di sabbia

. 2. Dall assoluta carenza di tutti i presupposti clinici di una morte da iperincrezione catecolaminica. A questo proposito non può che stigmatizzarsi il revirement del principale consulente tecnico della difesa, il prof. Rapezzi che, dopo avere sostenuto l esistenza nei reperti autoptici di segni palesi di bande di contrazione, indicative di morte catecolaminica, ha dovuto convenire con il prof. Thiene nell escludere la sussistenza dei segni prima considerati essenziali e riscontrati per diagnosticare una morte da e.d.s. 3. Dall assenza di qualsivoglia riscontro in ordine ai possibili effetti delle sostanze stupefacenti assunte come di causa di innesco di una condizione di agitazione delirante.

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4. Dall assenza di ogni determinismo fra agitazione psicomotoria, condizione di contenimento e morte, secondo i dati statistici presentati dallo stesso prof Rapezzi a dire del quale le morti improvvise in fase di contenimento sono una minoranza .

5. Dalla unicità, peculiarità, inconfrontabilità del caso Aldrovandi con qualsiasi altro esempio di morte improvvisa in contesto di agitazione psicomotoria: soggetto giovane, sano, senza scompensi psichiatrici, con modestissime, al limite dell irrilevante, quantità di stupefacenti assunte, che si assume agitato per pochissimi minuti da un massimo di 30- 35 ad un minimo di 10-15 con pausa di alcuni minuti, atta al recupero.

In ogni caso la colluttazione, l immobilizzazione, i traumi violenti e la costrizione a terra avrebbero avuto decisivo rilievo concausale in un contesto di agitazione psicomotoria, secondo quanto accertato in esito all esame dei periti d ufficio. Le.d.s. non è patologia clinica riconosciuta. E una sindrome nella quale si collocano morti improvvise in fase di contenzione e restrizione da parte di agenti di polizia. In questi casi le morti si verificano o per una concorrente patologia, di per sè idonea a cagionare la morte nell irrilevanza del contributo causale degli agenti; o per l azione imperita e imprudente (esagerata, eccessiva, ingiustificata, smodata, gratuitamente violenta) o per un concorso di entrambi fattori. Le.d.s. non è dunque una causa di morte; è semplicemente una sindrome nel contesto della quale va individuata la specifica causa della morte. Tra queste cause va esclusa l agitazione del soggetto in sé e per sé, essendo rimasto smentito lo pseudo meccanismo causale che dall agitazione avrebbe condotto alla morte, per la assoluta assenza di bande di contrazione nel cuore che di quel meccanismo sono il precipitato necessario e imprescindibile. Escluse tutte le possibili cause di morte che prescindano dall azione degli imputati, il meccanismo causale proposto dall accusa pubblica e privata a dibattimento ha ricevuto, per le ragioni più volte indicate, piena conferma logica e clinica, fondandosi su dati incontrovertibili e oggettivi che nulla devono concedere ad interpretazioni di comodo dei presupposti circostanziali. Questo meccanismo abbiamo visto nasce dall integrazione dell iniziale impostazione dei consulenti intervenuti nella fase dell indagine con il contributo, a chiusura del cerchio, del massimo esperto nazionale in materia di morti improvvise, il prof. Thiene, scienziato di fama internazionale. Abbiamo rilevato come nel corso del confronto con il dr. Malaguti questi abbia progressivamente acceduto alle posizioni del prof. Thiene circa il carattere vitale degli ematomi individuati dallo stesso Thiene e confermati dai consulenti di parte civile. Il dr. Malaguti non è stato assolutamente in grado di giustificare come sia stato possibile incidere in profondità un deposito di sangue raggrumato, giudicato fenomeno putrefattivo. Tutti gli argomenti a sostegno del carattere non vitale delle discromie rosso-nerastre descritte in relazione autoptica, sono stati confutati e

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abbandonati dallo stesso dr. Malaguti che ha ripiegato sulla primigenia ipotesi, dopo avere più volte concesso a Thiene la plausibilità della sua ipotesi alternativa (fenomeno vitale delle macchie sul cuore ) sol perché non convinto dalla ipotesi ricostruttiva del prof. Thiene. Ma il carattere eccezionale raro del meccanismo causale descritto da Thiene, non può essere affatto un argomento contrario alla plausibilità e fondatezza in concreto. Anzi proprio la singolarità del caso in qualche misura giustifica che la spiegazione completa e definitiva sia stata offerta da un cardiopatologo di fama internazionale, fermo restando la mancanza di spiegazioni plausibili della sottovalutazione degli ematomi, visibili ad occhio nudo di profano, sulla foto del cuore aperto. Sta di fatto che il meccanismo finale della morte, pur caratterizzato da un elemento finale, connotato da un coefficiente di fatalità, secondo quanto riferito dal prof. Thiene, per essersi prodotto l ematoma proprio in corrispondenza con il fascio di his, trova radice nell azione di compressione violenta al suolo e nella precedente attività comportante asfissia, causa di indebolimento degli endoteli e dei vasi sanguigni che non sono stati in grado di resistere all urto compressivo perché fortemente indeboliti dall azione asfittica attivata, i cui segni sono emersi tutti dall autopsìa, sicchè dati del testimoniale, dati dell autopsia, analisi tecnico-scientifica, quadro indiziario convergono inesorabilmente nel dare corpo ad un meccanismo causale che vede come dato fondamentale la violenta attività traumatica posta in essere dagli agenti, proseguita in una compressione e immobilizzazione al suolo connotata da violenza compulsiva e da privazione della libertà di respiro per effetto dell applicazione di pesi pari o superiori al peso di un uomo sul dorso di Federico Aldrovandi. Lematoma che si forma sul fascio di his ha dunque fondamento in una condizione di ipossia-asfissia, prodotta dalle modalità dell immobilizzazione e accompagnata da violente ripetute compressioni al suolo del soggetto per meglio e più rapidamente vincerne la resistenza. La dinamica causale della morte di Federico Aldrovandi all esito della lunga istruttoria deriva quindi dai seguenti passaggi:

1. Colluttazione accesa e sforzi per resistere alla violenta azione della polizia, tale da comportare aumento della richiesta di ossigeno per lo sforzo fisico e per l aumentata produzione di catecolamine; 2. Percosse con i manganelli e traumatismo al capo, causa di edema cerebrale tale da ridurre la capacità respiratoria del soggetto. 3. Plurime fasi di immobilizzazione a terra in posizione prima supina e poi prona, in tutti i casi con rilevanti pesi sul tronco ( richiamiamo la relazione di servizio Forlani-Segatto in cui si dà atto che l agente nella fase di atterramento cade sopra Aldrovandi e non di fianco), tutte idonee a ridurre la capacità respiratoria del soggetto; 4. Compressione toracica a terra in posizione prona, atta a ridurre meccanicamente la capacità respiratoria, a promuovere condizioni di

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soffocamento e a rendere l organismo vulnerabile ad ulteriori fattori traumatici per gli effetti dell asfissia/ ipossia provocate dalle precedenti condotte; 5. Violente, ingiustificate, reiterate spinte al suolo del soggetto, ritenuto, per errore inescusabile pervicacemente resistente in ragione della mancata percezione della condizione asfittica in cui versava che lo rendeva disperatamente reattivo nel tentativo di riguadagnare la possibilità di respirare; 6. Produzione, per effetto delle condotte e delle condizioni precedenti, e di ulteriore compressione del tronco di un ematoma a torace chiuso che, per avere attinto il fascio di his, produceva un blocco atrioventricolare che portava a morte il soggetto nel giro di alcuni minuti, nel tempo trascorso dalla percezione da parte degli agenti dell improvvisa cessazione del movimento del soggetto all arrivo dell ambulanza e dell auto medica.

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