Capitolo III Una fotografia a New York 3.1. Comunicare a ... · bellezza, una sola maniera di fare...

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Capitolo III Una fotografia a New York 3.1. Comunicare a New York New York- Foto di Claudio Arezzo di Trifiletti ll secondo case history è il progetto di Claudio Arezzo di Trifiletti: Imprints - New York 2007. La scrivente ha collaborato a questo progetto occupandosi delle traduzioni dei comunicati stampa e degli scritti contemporanei dell’artista, e ha seguito in prima persona l’inaugurazione della mostra presso l’Empire State Building, al 36° piano presso Casa Sicilia. Dato che la mostra ha luogo a New York è opportuno partire da un analisi della situazione che prenda in considerazione cosa significa comunicare nella Grande Mela, qual è la percezione del linguaggio, dello

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Capitolo III

Una fotografia a New York

3.1. Comunicare a New York

New York- Foto di Claudio Arezzo di Trifiletti

ll secondo case history è il progetto di Claudio Arezzo di Trifiletti: Imprints -

New York 2007. La scrivente ha collaborato a questo progetto occupandosi delle

traduzioni dei comunicati stampa e degli scritti contemporanei dell’artista, e ha

seguito in prima persona l’inaugurazione della mostra presso l’Empire State Building,

al 36° piano presso Casa Sicilia. Dato che la mostra ha luogo a New York è

opportuno partire da un analisi della situazione che prenda in considerazione cosa

significa comunicare nella Grande Mela, qual è la percezione del linguaggio, dello

spazio e del tempo dei newyorkesi. Nel paragrafo successivo si farà anche un tuffo

veloce nel mondo della arte a New York; questo è necessario per capire come il

progetto dell’artista catanese e le sue opere possono “parlare” ai Newyorkesi e come

possono essere eventualmente accolte da acquirenti, gallerie o musei nella grande

metropoli.

3.1.1. Comunicazione interculturale

Come spiegano Berger e Luckmann (1969) il processo di socializzazione ha

l’obiettivo di adattare l’individuo al mondo a cui appartiene. Per l’individuo ben

socializzato esiste una sola religione vera, una sola morale, un solo criterio di

bellezza, una sola maniera di fare le cose più semplici, come anche preparare il caffè.

Attraverso il processo di socializzazione si giunge a comportamenti etnocentrici che

inducono l’individuo a misurare ogni cosa in base ai parametri vigenti nella propria

cultura. Si è legati a degli stereotipi che fanno da barriera per comunicare con gli

stranieri. Anche gli stranieri hanno degli stereotipi nei confronti degli italiani“

spaghetti e mandolino” e nei confronti dei siciliani “mafiosi”. La caratteristica degli

stereotipi è che si generalizza, una singola caratteristica diviene di tutti. Il pregiudizio

nasce da basi fortemente emotive (Allport G., 1973). Non esiste l’altro, vi sono gli

altri. Una cosa fondamentale per un relatore pubblico che è a contatto con diverse

culture è saper operare un processo di role-taking; cioè la capacità di mettersi nei

panni degli altri e guardare la realtà con i loro occhi. Riuscire a capire i significati che

il nostro interlocutore dà alla realtà agevolerà la nostra comunicazione (Mead G. H.,

1934).

Questo atteggiamento porta ad evitare il giudizio aprioristico. Come osserva

Park nel 1986, lo straniero è un uomo marginale, vive tra due mondi che gli sono

estranei entrambi, o vive lontano dalle tradizioni o lontano dalle abitudine del suo

stato. Per andare al di là delle differenze bisogna cogliere un sentimento del noi

(Simmel G., 1986:153). Il pregiudizio ha delle basi cognitive, perché quando

guardiamo qualcosa che non conosciamo o non ci è familiare la vediamo lontano da

noi. Un visione della realtà lontane dalla nostra può essere percepiti quale minaccia,

pericolosamente destabilizzante.

Per comunicare tra culture diverse bisogna partire dalle cose che si hanno in

comune; i punti di contatto e le similitudini sono i soli strumenti per varcare le

diversità. Rifacendoci alla radice latina cum munus comunicare significa dono

comune. “La donazione è il significato profondo della comunicazione. Doniamo

conoscenze, abilità, saperi, sentimenti, emozioni, paure, speranze, desideri. In questi

atti ogni individuo diventa l’esperienza degli altri individui, e il significato della

comunicazione dialogica risiede nel responso, cioè nella comunicazione di ritorno, o

retroazione (…). Nella comunicazione le buone intenzioni non contano. Conta solo il

risultato che otteniamo” (Bertirotti A. , 2005:169).

L'intercultura ha indotto a scoprire e mettere in rapporto le differenze etniche,

ma il rischio è di limitarsi ad esaltare e fissare queste diversità, senza ''metterle in

dialogo'' tra di loro o, addirittura, ostacolare la comprensione reciproca. In un tale

contesto, il ''compito'' della comunicazione interculturale dovrebbe, infatti, essere

quello di favorire il confronto tra persone di culture diverse e la coesione sociale.

“L'acquisizione delle abilità di comunicazione interculturale passa attraverso tre

fasi: consapevolezza, conoscenza e abilità.

Tutto comincia con la consapevolezza: il riconoscere che ciascuno porta con

sé un particolare software mentale che deriva dal modo in cui è cresciuto, e che

coloro che sono cresciuti in altre condizioni hanno, per le stesse ottime ragioni, un

diverso software mentale. (...) Poi dovrebbe venire la conoscenza: se dobbiamo

interagire con altre culture, dobbiamo imparare come sono queste culture, quali sono

i loro simboli, i loro eroi, i loro riti (...) L'abilità di comunicare tra culture deriva dalla

consapevolezza, dalla conoscenza e dall'esperienza personale” (Hofstede G.,

1991:230-231).

3.1.2. La cultura a New York

La cultura di colui che emette il messaggio è influenzata dalla sua cultura, e a

sua volta nessun individuo è capace di accettare per intero un messaggio. Una cosa

da non sottovalutare nella comunicazione è il fattore analogico, caratterizzato dai

movimenti del corpo, dai gesti, dalla prosodia, dalla prossemica, dalle espressioni del

volto e dalla postura. (Succi A. J., Bertirotti A., 2004).

Tre gli aspetti da prendere in considerazione nella comunicazione

interculturale:

1 il linguaggio;

2 lo spazio;

3 il tempo.

- Per quanto riguarda il linguaggio, bisogna innanzitutto precisare che la

comunicazione non è solo un messaggio da decifrare, ma una intenzione da

interpretare (Anolli L., Ciceri R. , 1997).

Nella comunicazione chi parla comunica più di quanto realmente dice, e il

ricevente nell’interpretare il messaggio del parlante ne può modificare il significato.

Quanto detto avviene tra due interlocutori che parlano la medesima lingua. Si

immagini quando si tratta di comunicare in una lingua diversa dalla propria. In

questo caso infatti le complicazioni aumentano esponenzialmente. La scrivente

affronta questo specifico argomento nel capitolo III della medesima sezione.

Per avere un'idea del numero di lingue parlate a New York, basta osservare

questi dati statistici: prendendo in considerazione i newyorkesi al di sopra dei cinque

anni, un importante 46% parla in casa una lingua diversa dall'inglese, con un

incremento del 5% dal 1990. La popolazione di origine straniera (nata all'estero)

raggiunge a New York la cifra di 2,9 milioni di persone nel 2000, mentre 1,7 milioni

di residenti non conosce bene l'inglese. Di questi, il 52% parla spagnolo, il 28% parla

una lingua europea (francese, tedesco, svedese), mentre il 17% conversa

abitualmente in una lingua asiatica o dell'area del Pacifico (soprattutto cinese o

coreano). Un altro indizio dell'ampia varietà di lingue parlate si trova nelle edicole

cittadine: sono centinaia i giornali pubblicati a New York in una lingua che non sia

l'inglese si va dall'ebraico all'arabo, dal tedesco al russo, dal croato all'italiano, dal

polacco al greco e all'ungherese. Se si osserva un bancomat o un distributore

automatico di biglietti della metropolitana; la prima domanda che vi viene posta è in

quale lingua desiderate ricevere le informazioni dallo sportello automatico e, in base

al quartiere, potrete scegliere, fra le alternative, oltre allo spagnolo anche il cinese, il

russo e il francese. È sufficiente girare per le strade di New York per una sola

giornata per avvertire la sensazione di trovarsi in una moderna Torre di Babele. Se

ascoltate con attenzione mentre passeggiate per le vie cittadine o viaggiate in

metropolitana, riuscirete a cogliere in breve tempo un buon numero di lingue diverse

tra loro. Molto spesso quello che sentirete sarà un mix di inglese e di una lingua

straniera, per esempio giamaicano arricchito da espressioni tipicamente newyorkesi,

una miscela di spagnolo portoricano e newyorkese nota come 'spanglish'. Fermate un

taxi e chiacchierate con l'autista: sentirete inflessioni pakistane, cingalesi, russe e

arabe. Fatevi accompagnare in uno dei molti quartieri etnici che si trovano all'interno

dei cinque distretti e troverete comunità chiuse in cui l'inglese non si parla affatto: i

quartieri dominicani della zona meridionale del Bronx, le piccole comunità coreane di

Flushing e del Queens, le zone a maggioranza cinese di Sunnyside, a Brooklyn, e

alcune aree popolate da ebrei di Bukhara (originari dell'Asia centrale) a Rego Park,

nel Queens.

L'inglese americano ha mutuato numerosi termini dalle lingue parlate dagli

immigrati che in ondate successive sono sbarcati a New York. Dal tedesco arrivano

termini come «hoodlum» (teppista, malvivente), dall'yiddish parole come «schmuck»

(stupido), e dall'irlandese parole come «galore» (in abbondanza). E poi ci sono tutti i

residenti di vecchia data che si esprimono in «Noo Yawk Tawk», la tradizionale

parlata newyorkese che la maggior parte degli altri americani ama ma non è in grado

di capire (Greenfield B., Reid R., Otis G. A., 2007).

- Lo spazio è un interessante forma di linguaggio comunicativo, che varia da

una cultura all’altra. Negli Stati Uniti, ed in particolare a New York lo spazio è un

criterio di classificazione sociale e professionale. Chi scrive ha conosciuto molti artisti

a New York, che fanno grandi sacrifici economici per affittare uno studio a

Manhattan. L’atelier di molti artisti era più grande della casa stessa dove abitavano.

Per loro avere uno studio nella 5a strada è un bigliettino da visita per i loro clienti

acquisiti e potenziali in equiparabile. Tra l’altro per loro è impossibile ipotizzare di

fare del loro studio anche la loro abitazione, per ammortizzare i costi, perché nella

maggior parte degli edifici in centro vi sono solo di uffici, ed è proibito abitarvi.

Lo spazio della propria casa a New York è percepito dall’uomo come un punto

di rifugio dove sottrarsi dalla grandezza degli immensi grattaceli che sovrastano le

strade della city. Prima di tutto, va detto che il problema della casa è una delle

ossessioni dei newyorkesi, e ciò è in gran parte dovuto alla carenza di posti dove

vivere: l'indice degli alloggi disponibili non ha mai superato il 4%, e nella Grande

Mela gli affittì sono tra i più alti del paese. Il mercato dei contratti di locazione è

inoltre regolato da una miriade di leggi stravaganti che incidono profondamente sulla

vita del newyorkese medio, che per abitare in una casa in affitto spende circa i tre

quarti del suo reddito mensile. La maggioranza delle persone vive in edifici costruiti

prima del 1940, ad affitto bloccato; si tratta di unità abitative sottoposte a leggi

municipali che ne regolano l'aumento annuo (in genere tra il 3% e il 6%). Questi

appartamenti possono essere liberati da questo vincolo solo quando un inquilino se

ne va e il padrone di casa decide di fare un importante intervento migliorativo della

struttura. Il proprietario può allora aumentare l'affitto nei limiti del cosiddetto 'prezzo

equo di mercato'. In realtà quest'ultima disposizione è quasi sempre disattesa e la

cifra può anche triplicare rispetto a quella precedente. Per questo motivo, i

newyorkesi che vivono in una casa ad affitto vincolato dichiarano spesso di avere 'la

palla al piede'; se si trasferissero probabilmente faticherebbero non poco a trovare

un altro appartamento ad affitto bloccato, a meno di non conoscere qualcuno che

abbia bisogno di trasferire un contratto anch'esso vincolato, qualcuno che vada ad

abitare a casa di un parente, o qualcuno così fortunato da potersi permettere una

casa ad affitto libero. La maggior parte degli altri affittuari vive in unità immobiliari a

equo canone - una forma di protezione introdotta negli anni '30 - o in alloggi popolari

messi a disposizione dall'amministrazione cittadina per coloro che vivono sotto la

soglia della povertà. Quelli che non affittano un appartamento, ma ne possiedono

uno, fanno parte di una categoria privilegiata; possedere una casa a New York è

infatti un lusso, dal momento che in media un appartamento con una camera da

letto a Manhattan costa circa $680.000 (Greenfield B., Reid R., Otis G. A., 2007).

- Il tempo. L’attenzione verso il tempo in senso cronologico è strettamente

legata alla posizione sociale e all’impegno professionale. I newyorkesi in pubblico

sono estremamente impegnati, sempre di fretta e non stanno mai fermi. Lavorano

continuamente. I newyorkesi così fortunati da avere un impiego (il tasso di

disoccupazione si aggira intorno al 5,8%) svolgono qualsiasi tipo di attività per

sbarcare il lunario. La maggior parte è impiegata in uno dei quattro principali settori

della città: l'assistenza sanitaria, i servizi professionali (contabilità, pubblicità, finanza,

relazioni pubbliche), la comunicazione e l'intrattenimento (che comprende radio e

televisione, editoria, cinema e industria discografica), e il turismo (che impiega ben

329.000 persone). Il reddito medio è di $42.000, ma le entrate variano in base

all'attività svolta. Il direttore di una rivista importante, per esempio, guadagna circa

$100.000, mentre un impiegato statale nel settore dei servizi solamente $35.000 -

ma chi lavora per l'amministrazione cittadina ha diritto a una serie di vantaggiosi

benefìci in ambito sanitario. I newyorkesi lavorano duramente, in media almeno 40

ore settimanali nella maggior parte dei casi; e anche se la maggioranza vive ancora

in funzione del classico orario d'ufficio dalle nove alle cinque, chi si dedica ad attività

creative è spesso un freelance che gestisce i propri orari lavorando anche da casa - e

questo spiega il fatto che i locali notturni siano affollati tutte le sere e che si

incontrino adulti intenti a fare il bucato o a ciondolare in un caffè nel mezzo di quello

che è normalmente considerato orario di lavoro. Forse a causa della reputazione

della città, ritenuta da molti il centro di tanti mondi diversi - dalla moda alla

ristorazione -i newyorkesi sono estremamente consapevoli del loro status. La gente si

lamenta di essere “al verde” a prescindere dal proprio reddito, ma è comunque

costantemente assillata dalla preoccupazione di avere il prodotto giusto, il vestito

giusto, il taglio di capelli giusto, l'arredamento giusto, il portatile giusto, le

prenotazioni nel ristorante giusto, la seconda casa nella località giusta, l'iscrizione alla

palestra giusta, il passeggino giusto, l'agenda elettronica giusta, il cellulare giusto, la

ventiquattrore giusta e persino il cane giusto.

Basta prendere la metro per capire quanto i newyorkesi corrono

continuamente. La maggior parte dei cittadini di New York non ha la possibilità di

usare l'automobile per una serie di ragioni, tra le quali il poco spazio disponibile per i

parcheggi, il costo esorbitante delle autorimesse dove tenere le auto di notte (circa

$400 al mese) e una efficientissima rete di trasporto regionale. Questo però non

impedisce a molti di possedere un veicolo e addirittura di lasciarsi prendere dalla

passione nazionale per i SUV (sport-utility vehicle, fuoristrada con elevate prestazioni

e caratteristiche da vettura di lusso); è incredibile quanti newyorkesi guidino quei

transatlantici “sciupa benzina e sciupa spazio”, solo per non essere da meno dei vicini

di casa. Anche nei supermercati la gente corre e chi vuole fare ancora più in fretta, si

collega ad internet e si registra sul sito del nuovo servizio di consegna a domicilio

Fresh Direct. Non bisogna mai perdere tempo per gli imprevisti. Si è colti in mezzo

alla strada da un temporale improvviso? I venditori ambulanti di ombrelli a 5 dollari

compariranno praticamente a ogni angolo prima ancora che si possa avere il tempo

di dire “mi sto bagnando”. Si ha bisogno di andare da qualche parte in tutta fretta?

Si agita la mano e un taxi arriverà in vostro soccorso nel giro di pochi minuti.

Ma come vivono in realtà una volta chiusa la porta di casa? Le contraddizioni

non mancano: i tanti newyorkesi che si stressano per accaparrarsi la giusta marca di

jeans, sono al contempo alla disperata ricerca del modo di liberarsi da stress e

preoccupazioni. Un numero crescente di essi si dedica allo yoga e al fitness e

usufruisce di servizi come trattamenti per il viso e massaggi con le pietre calde. I

newyorkesi sono anche grandi camminatori (circa 24 km al giorno) e di conseguenza

l'esercizio fisico diventa una parte integrante della loro vita. È aumentata inoltre la

domanda di prodotti biologici e cibi macrobiotici, almeno a giudicare dai grandi

supermercati Whole Foods che hanno aperto in tutta la città.

Ma essere contraddittori è una caratteristica fondamentale per chi vive a New

York - un luogo dove una moltitudine di persone diverse condivide i propri spazi e

diversi modi di vivere si scontrano quotidianamente. Gli amanti della bicicletta

provano avversione per gli automobilisti, e lo dimostrano esercitando forti pressioni

per avere più piste ciclabili e per vedere chiuse al traffico le strade lungo i parchi -

per non parlare delle maledizioni che rivolgono agli automobilisti ogniqualvolta uno di

loro ha da ridire con un ciclista.

Alcuni, infine, odiano l'idea che la città sia invasa dai grandi magazzini

appartenenti a note catene e affermano che rovinano il carattere di New York; altri

accolgono i cambiamenti a braccia aperte, felici di avere finalmente le stesse

possibilità di acquistare merce scontata di chi vive in periferia (Greenfield B., Reid R.,

Otis G. A., 2007).

3.2. L’arte Newyorkese

Anche se gran parte dei cosiddetti “artisti squattrinati” sono stati obbligati ad

abbandonare il centro città - soprattutto per gli affitti astronomici degli appagamenti

- New York rimane comunque una città in cui operano o hanno operato molti artisti.

Tra i nomi di maggior spicco ricordiamo Julian Schnabel, Jean-Michel Basquiat, Andy

Warhol, Chuk Close e Alice Neel. Si pensi poi al numero dei musei (25) e delle

gallerie d'arte indipendenti (circa 600), alle installazioni pubbliche e alle esposizioni

informali di artisti creativi, da quelle organizzate di volta in volta nei locali e nei

ristoranti fino ai murales e ai graffiti che ricoprono le pareti degli deifici e la quasi

totalità del labirinto della metropolitana. Il centro del mondo delle gallerie d'arte si

trova a Chelsea, con circa 200 spazi espositivi - che annoverano grandi nomi come

Matthew Marks e Barbara Gladstone. Alcune zone nel Lower East Side, a Manhattan,

e a Williamsburg, a Brooklyn, oltre a Long Island City, nel Queens, stanno

acquistando notorietà a mano a mano che vengono inaugurate nuove gallerie. Ma

non è stato sempre così, e probabilmente non durerà a lungo. La storia della

mutevole scena artistica newyorkese è piuttosto affascinante, a cominciare dalle

prime gallerie che vennero aperte sulla 57th St e dintorni per la vicinanza con il

celebre Museum of Modem Art. Inaugurato nel 1929 in contrapposizione alle politiche

conservatrici dei musei tradizionali (come quelle del Metropolitan Museum), il MoMA

diede vita a una miriade di spazi più piccoli, come le gallerie di Julien Levy e Peggy

Guggenheim, dove venivano esposte le opere d'avanguardia di artisti come Mark

Rothko e Jackson Pollock. La scena si spostò a Uptown all'epoca della pop-art, negli

anni '50, e poi nell'East Village, dove sulla East 10th St aprirono i battenti le gallerie

della seconda generazione di espressionisti astratti (movimento artistico statunitense

che prese piede dopo la seconda guerra mondiale). Andy Warhol, che divenne

celebre fra l'altro per le immagini di Marilyn Monroe, espose in questi spazi molti dei

suoi lavori a partire dai primi anni '60, quando ancora non possedeva la famigerata

galleria “The Factory”.

Tuttavia il governo continua a mandare segnali contrastanti in merito al ruolo

dell'arte nella società. I newyorkesi sono stati riportati con i piedi per terra in

occasione della ricostruzione di Ground Zero, un progetto che sembra non aver fine.

Il governatore George Pataki e i suoi soci hanno messo fine a una serie di ambiziosi

progetti per la costruzione di centri culturali, vietando alle istituzioni artistiche

l'esposizione di opere d'arte che avrebbero potuto offendere lo spirito patriottico

americano. Di conseguenza, luoghi come il Drawing Center sono stati costretti a

trovare un'altra sede o a restare nella loro sede storica.

Tuttavia nel 1969 l'imprenditrice Paula Cooper decise di aprire una galleria a

Soho, a Wooster St. Questa scelta cambiò l'aspetto di tutto il quartiere, dal momento

che gli artisti si riversarono nei loft di Soho sia per viverci sia per esporre le proprie

opere. Nel 1980 l'East Village tornò per un po' di tempo a essere il fulcro della vita

artistica newyorkese, quando aprirono la Fun Gallery e un'altra cinquantina di spazi

espositivi: il successo delle opere esposte contribuì a trasformare la zona in un

quartiere residenziale. Tutto finì rapidamente com'era cominciato, dando vita a un

breve revival di Soho che ebbe fine nel 1993, quando gli affitti troppo alti spinsero gli

artisti a West Chelsea, una zona vergine pronta per la conquista. Chelsea è oggi il

cuore della vita artistica della città. Per le vie del quartiere il giovedì e il venerdì sera

folle di gente modaiola si sposta da un'inaugurazione all'altra. A Chelsea si vendono e

si comprano le opere dei migliori artisti del momento. A Chelsea si espongono le

opere più innovative e sempre a Chelsea vorrebbero risiedere i collezionisti di tutto il

mondo. E la situazione si fa sempre più animata, un nuovo complesso di gallerie sulla

27th St tra la 11lth Ave e la 12th Ave. All'inizio del 2006, sei gallerie - Derek Eller

Gallery, Foxy Production, Wallspace, Oliver Kamm Gallery, Clementine Gallery e John

Connelly Presents - provenienti da altre zone di Chelsea si sono trasferite in questo

ex complesso portuale che un tempo ospitava la discoteca Tunnel. L'edifìcio, in cui

tutte le gallerie sono situate al piano terra, è diventato la nuova frontiera dell'arte di

Chelsea .

Ma anche i vecchi quartieri hanno ancora molto da offrire. Soho ospita Deitch

Projects e il Drawing Center; entrambi espongono installazioni d'avanguardia. Le

strade sopra la 50th St e, in misura minore, l'East Village, ospitano a loro volta

gallerie che meritano una visita, come pure il Lower East Side. In questo quartiere,

gallerie come Rivington Arms e Maccarone Inc espongono opere artistiche

coraggiose, come anche Pierogi e altri spazi a Williamsburg. Un altro luogo dedicato

all'arte d'avanguardia è WhiteColumns, una galleria unica e molto apprezzata nel

West Village, che ha esposto opere coraggiose sin dal giorno della sua apertura,

avvenuta nel 1969. Le sue inaugurazioni, che si tengono di venerdì, sono sempre

affollate di intellettuali (Greenfield B., Reid R., Otis G. A., 2007).

3.2.1. L’arte pubblica

Le opere d'arte collocate negli spazi pubblici vantano una lunga storia a New

York, che si arricchisce di giorno in giorno grazie al contributo dell'amministrazione

Bloomberg. Questa tradizione ha raggiunto l'apice nel febbraio del 2005 con

The Gates, la tanto attesa installazione della coppia di artisti contemporanei Christo e

Jeanne-Claude. L'opera e composta da un percorso che si snoda all'interno di Central

Park per 37 km, segnato da pesanti stoffe di color arancione acceso tenute sospese

da 7500 alti portici disposti circa a 4 m di distanza fra loro. Per due settimane dalla

sua inaugurazione l'evento ha scatenato ogni sorta di commenti: è stato definito

bellissimo e mozzafiato, ma anche orribile e invadente. Il risultato più importante,

tuttavia, è stato quello di aver trasformato l'arte in un argomento di conversazione;

le persone infatti andavano a vedere l'opera anche per pura curiosità, e l'installazione

si è trasformata in un evento di arte pubblica di portata enorme.

Di fatto l'arte pubblica è una componente essenziale della vita newyorkese.

Dietro a numerose iniziative ci sono due valide organizzazioni, il Public Art Fund e il

Department of Cultural Affairs' Percent for Art. Il Percent for Art, istituito nel 1982

dall'allora sindaco Edward Koch, prevede che l'1% del budget cittadino per l'edilizia

venga destinato alla realizzazione di opere d'arte nei complessi di nuova costruzione.

I progetti artistici che ne hanno beneficiato sono già più di 200, dislocati in scuole,

biblioteche, parchi e stazioni di polizia - persino la Marine Transfer Station, una

centrale per lo smaltimento dei rifiuti, si è guadagnata il suo tocco artistico quando

Stephen Antonakos le ha rifatto il trucco nel 1990 con un'installazione di luci al neon

che brilla di rosa, verde e blu ogni sera, quando il sole tramonta. Tra gli altri progetti

nati grazie al Percent for Art ricordiamo il mosaico di mattoni e granito di Valerie

Jaudon nel quartier generale della polizia di Manhattan, il brillante fiore arancione di

acciaio di Jorge Luis Rodriguez nell'East Harlem Artpark e Dreaming of Faraway

Places: The Ships Come to Washington Square Market, di Donna Dennis, una rin-

ghiera di acciaio situata presso la Public School, dove il sindaco Bloomberg ha

organizzato i festeggiamenti per il ventennale del progetto Percent for Art nel 2003.

Il Public Art Fund è un'organizzazione senza fini di lucro che collabora con

artisti sia conosciuti sia emergenti per esporre al pubblico opere di grandi dimensioni:

commissiona nuovi progetti, lavora con i musei perché aumentino il loro spazio

espositivo espandendosi all'aperto (come quando collaborò con il Whitney Museum

per installare delle sculture a Central Park come parte della sua biennale), organizza

concorsi di opere d'arte innovative aperti a tutti e una serie di conferenze sull'arte

pubblica (Greenfield B., Reid R., Otis G. A., 2007).

3.2.2. Graffiti e arte di strada

Keith Haring mentre disegna alla stazione della metro

L'arte dei graffiti così come la conosciamo oggi è nata negli anni '60 grazie

all'attività dei cosiddetti «writers», che utilizzavano gli spazi pubblici per manifestare

il proprio pensiero politico, e ai membri delle gang che segnavano il proprio territorio

scrivendo sui muri. I primi writers divennero famosi per i disegni compiuti sulle

carrozze delle metropolitane. I cosiddetti «tag» (cioè le scritte sui muri) iniziarono a

evolvere rapidamente, in termini di stile ma anche di dimensioni, e diventarono uno

strumento utilizzato dai writers per riuscire a distinguersi. I graffiti vennero

riconosciuti come forma d'arte per la prima volta grazie al contributo di studenti e

articoli di giornale, pubblicati specialmente sul New York Times. Negli anni ‘70, la crisi

fiscale della città fece aumentare la portata di questa forma d'arte, grazie a un

sistema di trasporti mal gestito; le immagini delle carrozze della metropolitana di

allora sono rimaste fermamente impresse nella mente dei turisti, che rimangono

delusi nel vedere i treni ormai ripuliti (Greenfield B., Reid R., Otis G. A., 2007).

La Transit Authority ha infatti provveduto a far eliminare i graffiti, considerati

come atti di vandalismo dai detrattori più convinti. I più duri a morire hanno

continuato a operare anche durante il clima ostile degli anni '80 e '90; nonostante

molti pensassero che gli spazi della metropolitana fossero gli unici adatti per

“taggare”, il movimento hip-hop ha dato vita a una ondata di murales colorati sulle

pareti di tutta la città, ai lati degli edifici, lungo i ponti, i tetti e altri luoghi

particolarmente difficili da raggiungere. Il movimento ha inoltre portato in auge

alcuni artisti considerati legittimi', come Keith Haring e Jean-Michei Basquiat.

Oggi c'è un netto divario tra gli artisti di strada “rinnegati” e i graffiti entrati a

far parte del mondo dell'arte. Ne è un recente esempio la paradossale situazione

venutasi a creare in occasione della programmazione di una fiera di strada a Chelsea

nel 2005, durante la quale il produttore di abiti hip-hop Ecko invitò alcuni artisti di

graffiti a taggare alcune finte carrozze della metropolitana. Bloomberg tentò di

impedire lo svolgimento dell'evento sostenendo che l'iniziativa avrebbe incoraggiato

atti di vandalismo nella metropolitana, ma un giudice diede torto a Bloomberg

dichiarando le cosa ammissibile secondo la Costituzione, e l'evento potè così

svolgersi in piena regolarità (Greenfield B., Reid R., Otis G. A., 2007).

Oggi continua la produzione di opere d'arte presso le stazioni della

metropolitana, i ponti e le gallerie, oltre alle stazioni della Long Island e Metro-North

Rail Roads grazie al programma Arts for Transit della MTA. Di tanto in tanto i

newyorkesi apriranno gli occhi durante il loro tragitto giornaliero verso il lavoro e si

troveranno davanti una nuova scultura o un nuovo mosaico, che attireranno sorrisi e

curiosità. Tra le ultime novità, si ricorda il murales a mosaico di vetro lucido chiamato

Artemis, Acrobats, Divas and Dancers, opera di Nancy Spero, e le enigmatiche

sculture in ghisa di Tom Otterness, come l'installazione senza titolo che ritrae

simpatici personaggi che hanno fatto sorridere gli stanchi newyorkesi.

Tra le opere d'arte pubblica all'aria aperta, si può citare ancora La sfera, di

Fritz Koenig, trasferita a Battery Park dal World Trade Center in memoria dei gravi

danni subiti dopo l’11 settembre. Se si guarda in basso mentre si cammina in 19

punti diversi a sud di Union Sq vi sono veri e propri tombini incastonati nel terreno

che recano incise in rilievo le parole “In direct line with another & the next' (in linea

diretta con il prossimo e oltre), visibili ( Greenfield B., Reid R., Otis G. A., 2007).

Capitolo IV

Claudio Arezzo di Trifiletti - Imprints

4.1 L’artista

Claudio Arezzo di Trifiletti

E’ importante conoscere chi è l’artista, il suo trascorso, il suo curriculum, cosa

pensano di lui i critici, come è quotato all’interno del mercato dell’arte locale,

nazionale e internazionale.

Il relatore pubblico per comunicare l’operato dell’artista e per organizzare gli

eventi d’arte che lo vedono protagonista, deve avere chiari i punti di forza e di

debolezza del suo cliente.

Nel caso di Claudio Arezzo di Trifiletti è interessante notare come i punti di

forza coincidano con quelli di debolezza. La scrivente vi presenterà l’artista

attraverso le sue parole, i suoi quadri e le sue mostre. Claudio Arezzo di Trifiletti

attraverso il suo lavoro lancia un messaggio ai suoi fruitori, che non è sempre

possibile arginare o mediare. La sua spontaneità, la sua energia dirompente, la

sua voglia di urlare al mondo il suo messaggio, sono soggetti a facili

fraintendimenti e banalizzazioni. Trovare il canale giusto per mediare la sua

comunicazione, senza snaturare il messaggio ponendovi dei limiti, è un compito

delicato e non semplice.

Il cammino di Claudio Arezzo di Trifiletti parte da lontano. La

comunicazione di Claudio nasce nel 1993 dalla organizzazione di eventi di vario

genere; nel 1999 diventa proprietario del Clone Zone, night club catanese,

riscuotendo consensi da varie parti d’italia. Nel 2002 il mito per l’oriente lo porta

lontano dall’occidente, cedendo un locale in vetta alle classifiche siciliane. Dal

2000 dipinge, scolpisce, crea istallazioni sperimenta in una totale realtà fuori dal

tempo dando libero sfogo ai pensieri più intimi. Il suo animo vive i dettami di una

filosofia orientale, ma il suo corpo è quello di un occidentale che esprime la sua

brama di successo.

Ripercorrendo la distinzione fatta H. S. Becker tra le quattro modalità di

partecipazione al mondo dell’arte - professionisti integrati, ribelli, artisti folk e

artisti naïf (Becker H. S., 2004:246) - la relazione di Claudio Arezzo di Trifiletti

con il mondo dell’arte organizzato si avvicina all’ultima categoria enunciata.

Il termine «Naïf» è una parola francese che corrisponde all'italiano

«ingenuo, primitivo». In arte il termine Naïf si riferisce ad un atteggiamento

estetico-espressivo dell'artista nei confronti dell'opera e spesso indica una

produzione non sorretta da una vera e propria formazione professionale o

comunque scolastica. “L'opera dell’artista Naïf è espressione di una creatività che

non si colloca all'interno di correnti artistiche o di pensiero. L'artista Naïf segue il

proprio istinto senza seguire quelli che sono i dettami tecnici o “filosofici” delle

espressioni artistiche del “momento”. Quindi i pittori Naïf dipingono per se stessi,

esprimendo senza compromessi una visione realistica e poetica, fantasticando ed

accentuando le forme e la realtà. La pittura Naïf è costituita da un'esecuzione

elementare e semplice e racconta in modo fiabesco scene di vita quotidiana, con

un ricco accostamento di colori, usati generalmente puri. Per gli artisti Naïf sono

stati usati i termini di “istintivi”, “primitivi moderni”, “popolari” o “pittori dal cuore

sacro”. La difficoltà sorge dal fatto che le opere Naïf sono state prodotte senza

riferimento ai criteri di un qualche mondo, eccetto l’esperienza personale dei loro

creatori. Costoro lavorano da soli, liberi da quei vincoli della cooperazione che

gravano invece sui membri di un mondo artistico, liberi di ignorare le categorie

convenzionali delle opere d’arte e di riprodurre cose che non rientrano in nessun

genere stabilito e non possono essere descritte come esempi di nessuna

classe(…) Gli artisti Naïf formano un loro stile molto personale e creano forme o

generi unici e peculiari, poiché non hanno mai acquisito o interiorizzato i modi

abituali di immaginare e pensare che gli artisti professionisti sviluppano

necessariamente durante la loro formazione(…) Non avendo ricevuto una

formazione professionale e non avendo contatti con il mondo artistico ufficiale, gli

artisti Naïf non apprendono il vocabolario convenzionale che serve a motivare e

spiegare il lavoro dell’artista.(…) Molti di questi artisti non danno alcuna

spiegazione, essendo convinti a quanto pare che le cose che facciano riguardino

solo loro, oppure il loro rapporto con Dio (…) quando cercano di spiegarsi, lo

fanno in modo soggettivo e senza basasi su un lessico condiviso di motivazioni;

perciò danno l’impressione di essere estremamente eccentrici” (Becker H.S.,

2004:278-79). Il vissuto di Claudio Arezzo di Trifiletti si rispecchia nelle sue opere

e nelle sue mostre. In merito la scrivente ha pensato di riportare un’intervista

rilasciata da Claudio Arezzo di Trifiletti in occasione della sua seconda mostra al

Castello Normanno di Acicastello. Painted Smiles - Sorrisi Dipinti.

Quali obiettivi vuoi realizzare con questa tua mostra?

Attraverso i miei dipinti vorrei riuscire a stimolare la coscienza della gente,

spingere le persone a riflettere di più. Oggi non siamo più abituati a condividere

sentimenti ed emozioni, viviamo con un costante atteggiamento di chiusura e

alienazione, i semplici gesti che trasmettono emozioni, come l’abbraccio, non

vengono apprezzati o addirittura vengono fraintesi. Le persone stanno

dimenticando cos’è l’amore perché lo identificano con la pace, in realtà si tratta di

due cose diverse: la pace dell’essere può essere raggiunta anche nell’isolamento,

l’amore presuppone condivisione di emozioni ed empatia.

Quando ti sei reso conto di possedere una vena artistica?

Già da piccolino avvertivo un forte bisogno di esprimermi. Sia a scuola che

in famiglia ero assente, mi rifugiavo in una dimensione interiore che mi

permettesse di estraniarmi dall’ambiente reale e di vivere in un mondo tutto mio,

alternativo, più ricco di quello reale. Sono sempre stato un attento osservatore

del mondo e della gente. Io credo nella reincarnazione: un mago una volta mi

disse che in una vita passata ero un eremita… in questa vita, al contrario, ho

deciso di esprimere e condividere anche la mia dimensione interiore.

Ho iniziato ad esternare il mio desiderio di espressione ed interazione col

mondo, dedicandomi ad attività che mi permettessero di stare a stretto contatto

con la gente. All’epoca ero un sognatore: ho aperto una discoteca allo scopo di

creare una dimensione al di fuori del reale, una sorta di oasi, un’isola dove la

gente riuscisse ad essere sé stessa, mettendo da parte l’apparenza.

Essermi addentrato in quel mondo, mi ha permesso di capire tante cose:

innanzitutto il continuo contatto con la gente ha affinato la mia capacità di

comprendere le persone, mi rendevo conto che quelle che mi circondavo non

erano felici e che io mi arricchivo coltivando i vizi e le infelicità altrui. Ero sceso a

compromessi con un tipo di società (occidentale, consumistica) che non ti

impartisce regole di vita, ma obiettivi standard.

Grazie a questa esperienza ho però avuto un’illuminazione: non tutti i mali

vengono per nuocere, i mali ti si presentano nel corso della vita per permetterti di

conoscere e capire la vita stessa, per presentarti cos’è la vita.

Stanco di quel tipo di vita, ho deciso di andare a vivere per un periodo in

India alla ricerca di nuovi stimoli: ho così intrapreso un percorso di crescita

spirituale che mi ha permesso di giungere alla comprensione che ho oggi.

Ho capito che è possibile ed è bello costruire qualcosa di importante non

con i soldi, ma con la creatività: ho iniziato a dar spazio alla mia creatività

investendo e canalizzando la mia energia attraverso un percorso che non intacca i

miei ideali, i miei principi, i miei valori. Ho deciso di dedicarmi interamente

all’arte!

Inizialmente non volevo esporre le mie opere… poi sono stato convinto a

farlo: così sono ritornato ad appartenere al mondo!

Cosa rappresenta l’arte nel tuo percorso di vita?

L’arte è ciò per cui vivo. Ho ricevuto allentanti proposte di lavoro al di fuori

della Sicilia e anche dell’Italia, ma ho rinunciato, scegliendo di seguire un

percorso inverso rispetto a quello standard.

In Sicilia, realizzare progetti ambiziosi, farsi conoscere, acquisire visibilità,

riuscire a diffondere tramite l’arte un messaggio, è particolarmente difficile. Molti,

scoraggiati dalle difficoltà, vanno via, rinunciano a lottare per valorizzare le tante

risorse che la nostra terra possiede. Io credo che sia giusto rimanere per

esprimere qualcosa, per dare degli input, per lasciare alle generazioni future

degli stimoli che li spingano a rimanere, evitando così che le risorse migliori

vadano via e quelle mediocri rimangano.

Qual è la tua visione dell’arte in relazione alla realtà?

Oggi tutte le forme di manifestazioni artistiche sono appiattite, statiche,

standard. Io voglio invece che ciò che faccio vada al di la dei canoni e delle

regole, sia qualcosa di originale che esprima la ricchezza e la varietà della mia

dimensione interiore. La società tende ad omologare, ad appiattire le diversità, io

penso invece che bisogna valorizzare la profondità infinita dell’individualità

dell’essere umano. Per me l’arte non è riproduzione fedele e precisa della realtà

esterna, ma espressione della dimensione interiore dell’uomo.

Chi è Claudio?

E’ un ricercatore! Un ricercatore che cerca di comprendere e spiegare agli altri

l’irrazionalità e l’energia che l’essere umano possiede e che una persona comune

potrebbe definire pazzia.

Credo che l’arte sia anche una religione, una filosofia, uno stile di vita.

Attraverso l’arte, esprimiamo quei pensieri e anche quelle follie che

arricchiscono la realtà. A livello economico la mia attività non mi dà molto, mi

dedico all’arte per un altro scopo lasciare all’umanità una quantità di opere d’arte

talmente grande da permettermi di essere ricordato nel tempo.

Quale, tra le tante manifestazioni artistiche alle quale ti dedichi, ti

soddisfa di più?

Il mio sogno è che qualcuno (sicuramente una persona fuori dal comune,

con una notevole forza interiore) mi proponga di ridisegnare una piazza, magari

quella di una zona periferica e socialmente degradata. Avendone la possibilità,

riempirei tale piazza di spazi verdi, laghetti, piccole cascate, alberi particolari,

creerei sotterranei dotati di oblò dai quali “spiare” il mondo dal basso, scriverei

poesie sul pavimento, darei alla gente che la frequenta la possibilità di praticare la

cromoterapia… darei vita ad un luogo capace di dare emozioni, progettato e

costruito a misura di bambino.

Non accetto il nostro mondo così com’è, per questo sogno di costruire io un

mondo diverso in cui vivere: un progetto che sto cercando concretamente di

realizzare riguarda il palazzo in cui vivo, che vorrei completamente ridipingere.

Secondo te, perché la tua mostra dell’anno scorso è stata

riconfermata e riproposta al pubblico?

Sicuramente perché il comune mi ha dato dei riconoscimenti e perché ho

potuto contare sull’aiuto di importanti collaboratori.

Chi è il tuo pubblico? Cosa pensi di lui?

Non mi importa che le mie mostre siano frequentate da gente ricca o

importante, mi interessa che ci siano le anime.

In realtà non posso dire di avere già un pubblico: non sono ancora molto

conosciuto come artista.

Le persone che visitano le mie mostre, in generale, credo siano persone

semplici che vivono poco l’arte e la conoscono solo attraverso i libri e la tv.

Una scarsa conoscenza dell’arte spesso spinge la gente a fare delle

associazioni superficiali tra gli artisti: mi è capitato in passato di essere

paragonato a Munch, in realtà il confronto non mi piace… ogni opera d’arte è un

capolavoro unico perché espressione dell’individualità di chi l’ha creato.

C’è qualche particolare curioso, riguardante le tue mostre, di cui

vuoi parlare?

Nonostante l’importante aiuto dei collaboratori, cerco sempre di fare il più

possibile da solo, soprattutto per quanto riguarda l’allestimento degli interni in cui

le mostre vengono realizzate. Per esempio, per me, è importantissimo l’utilizzo

dell’incenso (lo considero un richiamo per gli angeli) e delle candele ( bruciano ciò

che di negativo c’è nell’aria e rappresentano uno strumento di comunicazione con

l’aldilà). Una volta, a Parigi, a causa di problemi tecnici, per l’allestimento di una

mostra, decisi di ricoprire l’intero pavimento di foglie secche (raccolte da me) per

coprire il pavimento .

Qual è il significato dei “Painted smiles” ?

Si tratta di sorrisi “di facciata”, fatti con il viso, ma non con il cuore… sono i

sorrisi delle persone che vogliono apparire felici, ma in realtà non lo sono… sono i

sorrisi di chi nasconde la propria individualità dietro il conformismo di una società

dell’apparenza… sono il simbolo dell’ipocrisia di un mondo che ostacola

l’espressione della nostra interiorità.

I “sorrisi dipinti”, esposti alla mia mostra, in realtà, sono immagini che

ricoprono dei quadri preesistenti, dipinti da me in passato e carichi di angoscia.

Con i miei quadri voglio diffondere dei messaggi in grado di raggiungere la

gente… la gente non avrebbe mai apprezzato i dipinti “nascosti sotto i sorrisi”

perché troppo carichi di sensazioni negative.

Inoltre, riempiendo con macchie di colore delle forme precostituite,

conferisco al dipinto un nuovo significato… si tratta di una tecnica che valorizza

l’imperfezione della macchia di colore.

Cosa ti aspetti dall’inaugurazione della mostra?

Quando uno stimolo esterno ci colpisce, questo ci lascia qualcosa dentro:

voglio che i miei dipinti colpiscano la gente, suscitino nelle persone delle

emozioni, facciano emergere gli stessi pensieri che io ho provato mentre creavo

l’opera.

Quali sono i colori che preferisci?

Ogni colore ha uno specifico significato perché suscita delle emozioni ben

precise. Sicuramente non potrei mai rinunciare al bianco, al rosso e al nero. Mi

piace particolarmente il viola per il senso di mistico che trasmette. L’arancione mi

fa pensare al tramonto e quindi alla fine di qualcosa e l’inizio del nuovo giorno,

l’azzurro mi da il senso dell’ infinito (perché è il colore del cielo), e così via.

Progetti per il futuro?

Dopo aver raggiunto i miei obiettivi in Sicilia, voglio perseguire l’obiettivo

nazionale (ho già in programma per il prossimo inverno delle mostre a: Ferrara,

Roma, Milano e Bologna) ed internazionale.

Voglio che dopo la mia partenza, la mia casa, con tutte le opere d’arte che

contiene, rimanga aperta al pubblico.

Hai mai dedicato dei quadri a qualcuno?

Lo faccio sempre. In tutte le mie opere inserisco qualche elemento legato

al mondo e alle persone che mi circondano. Qualsiasi stimolo esterno che mi

lascia un segno dentro, viene in qualche modo rappresentato nelle mie opere.

4.1.1. Mostre e partecipazioni

Le ali della musica modellano la vita

In soli tre anni per numero, prestigio e successo le mostre del giovane artista

catanese fanno sicuramente intravedere un immediato successo. Di seguito sono

elencate le diverse partecipazioni:

Terzo salone internazionale di arti figurative

9 - 23 ottobre 2004

Casa Sicilia, 98 bd. Haussmann - Parigi

Personale

11 - 19 dicembre 2004

Bonù, corso Italia - Catania

Prima rassegna d'arte contemporanea "bohèmien"

11 - 19 dicembre 2004

Acireale (CT)

Collettiva pittura "accademia dei leoni"

22 dicembre 2004 - 7 gennaio 2005

Lentini (CT)

Personale: Percorsi metropolitani

30 gennaio 2005

Acquasanta, via Raffineria - Catania

Personale: la Coscienza

5 - 22 aprile 2005

Galleria pizzartè, via Gisira - Catania

Incontro fra arte e design

30 aprile - 10 maggio 2005

Galleria d'arte, viale della Libertà - Palermo

Personale: percorso inverso, uso e riuso della materia

29 luglio - 12 agosto 2005

Castello normanno - Acicastello (CT)

Biennale d’arte internazionale

4 - 13 febbraio 2006

sale del Bramante, piazza del Popolo - Roma

Personale "interiore"

10 febbraio - 29 marzo 2006

Galleria pizzartè, via Gisira - Catania

Sacramentale

23 aprile 2006

cripta della Cattedrale, S. Maria la Nova - Caltanisetta

Collettiva pittura "accademia dei leoni"

6 - 13 maggio 2006

Lentini (CT)

Personale "stimo(li)"

28 giugno - 20 luglio 2006

Cappella pàtio cafè, via F. Crispi - Catania

Personale "sorrisi dipinti"

29 luglio - 27 agosto 2006

Castello normanno, Acicastello (CT)

4.1.2. Critica

Oggi il critico curatore di mostre ha sostituito il critico negativo. Cos’è bello e

cos’è brutto? Per gli artisti contemporanei le critiche e gli articoli che hanno per

oggetto le loro opere e le loro mostre vanno a incrementare la reputazione che

hanno all’interno dei mercati dell’arte. Di seguito la scrivente riporta le critiche che

sono state scritte su Claudio Arezzo di Trifiletti.

L’opera pittorica di Claudio Arezzo di Trifiletti è indubbiamente, originale.

Riflette il suo mondo interiore, ricco di affetti, d’esperienza e d’emozioni, rappresentato

con linee, masse di valori e di toni, che realizzano un complesso, il quale raggiunge nelle opere

una notevole efficacia espressiva, un equilibrio e un senso ritmico che consentono

all’osservatore di penetrare la bellezza e il significato.

La pittura è un’arte che risale ai tempi quaternari, nei quali la figura è riprodotta in

senso realistico a finalità narrativa, mentre nei tempi attuali essa si caratterizza per la

stilizzazione delle forme ed ha funzione, soprattutto, ornamentale.

L’arte è quindi, un sistema di comunicazione simbolica e le opere attraverso le quali si

esprime riflettono i sentimenti di chi le crea, le tendenze più profonde, i valori universali, i

problemi e gli interessi che attraversano il mondo nelle varie epoche storiche.

In definitiva, l’intima soggettività dell’artista, che interpreta la realtà in cui vive, si rivela

nelle sue creazioni. Claudio ha raggiunto questo risultato, essendo riuscito a trasfondere nei suoi

quadri emozioni e bellezze del creato.

Iolanda Scelfo, consigliere nazionale della Federazione Italiana Centri e Club UNESCO

Claudio è l’ascetico che ama la folla. La sua meditazione passa dalle cose, dai colori,

dalla gente. Lui aspetta la pioggia ad occhi chiusi per sentirne il rumore, guarda il buio ad occhi

aperti per vederne le forme. Oltre il colore vede l’anima delle cose, il colore non basta

all’osservatore delle sue tele, vorrebbe scavare dentro le forme raffigurate, per scoprire ciò che

c’è dietro. Profumi, rumori, energie e pensieri ingabbiati nella tela che aspettano di uscire. Il

silenzio di Claudio è pensiero di vita, è pace, e il sorriso è il suo linguaggio, l’unico che conosce.

L’intelligenza nella sua quiete pacifica, lo fa levitare in mezzo agli eventi, lui travalica gli

eventi, e continua ad osservare ancora. Tutto avvolto dal bello, dal buon gusto, con cui

esprimere forme naturali visibili ed invisibili. Un bimbo curioso nel corpo di un uomo, un

sognatore, un osservatore, un artista.

Grazia Ragusa

Creazione è anche un semplice tratto su un foglio, ma perché quest’atto possa acquisire

tale valore occorre che rivesta un significato, che nasconde un messaggio. E’ la rivelazione del

mondo l’intento di questo artista. Il linguaggio etereo e raffinato si manifesta attraverso contorni

onirici; è il sogno il veicolo usato per dialogare con se stessi e parlare di se stesso agli altri con

un registro istintuale, spontaneo fedele ai propri sentimenti, ma non scevro da problematiche,

dissidi e turbamenti dell’animo. L’esperienza che Claudio offre con il suo impegno creativo, è

intensa; pittura, scultura e ambientazione sono le tre coordinate che usa per proiettare

all’interno di uno spazio arcaico ma semplice, naturale ed esotico in una rara combinazione di

topos apparentemente contrastanti.

Entrare nell’ambiente descritto dalle sue opere è come ritrovare la propia casa natale, il

luogo perduto della propria esperienza ricordando e ricreando il proprio mondo intimo. Mi piace

l’opera di Claudio perché non insegue un fine, non persegue la bellezza, non emula il successo

ma usa gli occhi di un bambino per guardare il nostro mondo.

Francesco Seminara

La sua pittura valica la tecnica, oltrepassa lo stile per essere il canale preferenziale e

transitorio di una comunicazione dirompente ed incontenibile. Essa non è una meta voluta ma

una tappa incidentale. Un creativo che non è stato pittore, né forse continerà ad esserlo, sceglie

transitoriamente la via delle cromie intense, delle forme decostruite e plasmate da un humus di

simbolismi tribali e metropolitani, naturali e acrilici. Il riverbero di una spiritualità dalle radici

occidentali, ed esautorate, volge lo sguardo a Oriente, alla ricerca dell’altro da sé, del respiro

dell’anima; Oriente mitico e quindi non necessariamente storico.

Ai confini della new age, e all’interno di una pittura alleggerita dalle contaminazioni

storico-biografiche, vivono forme subliminale, siano esse spettri o angeli, diavoli o dei. Tra

tentazioni cristologiche e peccati metropolitani scocca l’impellenza del pennello, ancora ai primi

tocchi, ma reso vivo da un’inestinguibile energia superiore.

Simone Nicotra

Il mio amico Claudio. Claudio l’ho conosciuto quando avevo 14 anni e lui qualcuno in

più. Ora, che ne ho 28, un paio di anni in più non si notano nemmeno, ma quando sei nel pieno

dell’adolescenza possono fare la differenza: ero e sono una persona a cui piace divertirsi ed il

massimo per un quattordicenne catanese, in questo senso, erano i “pomeriggi - giovani”

organizzati nelle varie discoteche di Catania, in cui i ragazzi come me potevano ritrovarsi per

condividere gli stessi interessi. Già a quel tempo Claudio si era accorto di come la discoteca

potesse essere utilizzata per mettere a frutto le sue idee, così ha cominciato a lavorare come

P.R., dando inizio alla sua avventura nel mondo dei locali. Ma l’organizzazione di qualche

pomeriggio prima e di qualche serata poi, man mano che diventavamo più grandi, non poteva

più arginare la forte voglia di fare che ha sempre caratterizzato la vita di Claudio. Infatti, pur

avendo altre attività da seguire, è riuscito a continuare a coltivare la passione per la discoteca e

quando se ne è presentata l’occasione, grazie alla sua risolutezza e determinazione, non se l’è

fatta sfuggire rilevando un locale già avviato. Ha potuto così dare libero sfogo al suo modo di

fare clubbing, cioè interagire con la gente, scegliere, selezionare, guidare tutto quello che serve

al funzionamento di un locale.

Naturalmente io come altri dei suoi amici più stretti gli siamo rimasti vicino anche in

questa esperienza, posso quindi testimoniare come, grazie alle sue idee, il locale ha registrato

presenze e flussi da ogni parte della Sicilia. Ma un locale, per quanto positivo possa essere, è

soggetto ad alcune leggi che tendono a limitare la libertà d’azione del gestore. L’attenzione di

Claudio si è così spostata verso qualcosa di più profondo ed introspettivo, la pittura ed ha

cominciato a mettere su tela parte di se.

Per esprimere quanto sono felice di questo “nuovo” amico-artista, voglio citare questo

pensiero: quando un fotografo-reporter rientra da una missione in un paese in guerra, porta

centinaia di foto e altrettante storie. Di tutta questa grande quantità di foto qualche decina

viene stampata, quattro o cinque vendute alla stampa e tutto il resto dei provini va a finire in

qualche scatola. Poi il tempo passa, altre missioni, altre foto e altri aneddoti sostituiscono i

precedenti che, insieme al ricordo, vengono messi nei cassetti. La quantità di belle storie

addormentate è infinita. Ecco, io penso che le opere di Claudio non dormiranno mai.

Massimo Bruno

“Lo straordinario risiede nel cammino delle Persone Comuni”.

Paulo Coelho - Da “Il Cammino di Santiago”.

Solo tramite l’arte e la conoscenza è possibile percepire lo straordinario che è in ognuno

di noi. E’ l’istante in cui si decide di vivere la propria vita e non di esistere semplicemente. La

meta, il cammino, il percorso di vita rappresentano gli elementi del processo di evoluzione

spirituale dell’artista che lo ha portato da tempo ad esprimersi in arte. Claudio artista e

splendido amico, ci permette di leggere la sua interpretazione della realtà e dei movimenti

d’animo con cui interagisce con essa. Lo straordinario vive nell’arte di esprimere energia,

sentimento, anima e poesia nel colore, nella tela, nel tratto.

L’anima colorata di un essere che si rende pittura per essere. Non voglio limitare e

stigmatizzare in termini ciò che l’arte rende libero, lascio ai lettori di questo book il piacere, per gli

amici l’onore, di partecipare alla vita e all’arte di Claudio lasciandosi pervadere da quanto egli

riesce a trasmettere riuscendo così a soddisfare tramite i sensi la fame della nostra anima.

Elisa Toscano

L’arte di Claudio Arezzo nasce da un bisogno intimo di calarsi in una dimensione dove

risiedono tutti quei sentimenti nati nell’uomo sin dai suoi primi albori. Egli canta l’amore con le sue

sferzate di colori. Parla della verità, spesso nascosta, o peggio ancora, annullata da chi ama calarsi

dietro una maschera oscura che turba l’animo di chi, invece, desidera librarsi, nel cielo della

limpidezza.

L’artista si esprime nella sua arte nel pieno rispetto della natura e di tutti gli esseri viventi.

Il suo spirito libero e incontaminato è alla ricerca di un suo equilibrio interiore, e pertanto anela al

trascendente. Egli è capace di lasciarsi andare senza sorta di freni inibitori, cercando spazi ideali

capaci di contenere tutti quei sentimenti che lo trascinano in una sorta di estasi artistica, che lo

isolano dalla realtà circostante per dare vita ad opere realizzate con l’unico supporto delle forti

emozioni vissute interiormente a favore di un’espressione, spesso non programmata e di getto.

L’artista memorizza tutte quelle esperienze umane e morali dove i sentimenti riescono a

predominare sulle azioni dell’uomo e le fa proprie per immortalarle sulla tela. L’arte di Claudio

Arezzo, è una creatura che nasce e cresce con il suo creatore, il quale, se dà vita alle sue opere,

da esse attinge in conoscenza e crescita interiore. E’ una sorta di scambio artistico e intellettivo al

tempo stesso. E’ amore, passione, è quel ritrovarsi integro in un mondo per tutti uguale dove

l’artista riesce a scoprire il suo animo sensibilissimo e in esso tutto un universo artistico e

spirituale dove immergersi, e scoprire così tutte quelle forze amiche che lo liquidano verso una

libertà assoluta. Nelle sue opere predominano le figure, con le proprie debolezze umane, con i

propri errori, con le proprie sconfitte, ma con le proprie vittorie, al tempo stesso, in quanto l’errore

per l’artista non è mezzo di stasi, ma di partenza per una forma di crescita liberatoria.

Alba Maria Massimino, presidente regionale Centro Internazionale Artisti Contemporanei

“Secondo le contemporanee tendenze dell’estetica statunitense, per la precisione la Scuola

di Chicago, impersonata da Wallheim e Dickie, l’arte è una “Intersezione di intenzioni”, ossia il

luogo di incontro fra l’autore ed il fruitore. Grazie all’arte, codice comunicativo asemantico,

l’evoluzione dell’umanità procede in una dimensione tanto immaginifica quanto reale.

Nelle opere di Claudio Arezzo di Trifiletti coesistono proprio queste due dimensioni:

l’immaginario individuale che diventa sociale nella realtà dell’opera. I cromatismi, la pastosità degli

accostamenti figurativi, la formalizzazione dei colori sono tutti elementi che conferiscono alle

produzioni del nostro una valenza estetica che deve essere, in primis, contemplata più che

necessariamente compresa. Il mondo dell’espressione artistica attuale è una commistione di più

tendenze e quindi richiede spesso una sospensione di giudizio definitivo e preciso. Nel caso delle

opere di questo autore, giovane promessa siciliana, le derivazioni mediterranee ed europee sono

evidenti ed al tempo stesso confuse. È una pittura solare, chiara e luminosa che nasconde spesso

un retroterra inespresso e volutamente taciuto. Per questi motivi, l’azione forse più produttiva che

ogni frequentatore delle opere del Arezzo di Trifiletti dovrebbe adottare è quella proposta da Karl

Raimund Popper: la meraviglia. Secondo il grande filosofo ed epistemologo contemporaneo,

scomparso nel 1995, non può esistere alcuna forma di scienza senza un atteggiamento preventivo

di stupore. È lo stupore che guida l’interessamento degli uomini, ossia la disposizione cognitiva ed

emozionale che ogni individuo è in grado di provare verso qualche cosa, o situazione.

Il desiderio di scoprire ciò che apparentemente si conosce nasce da una disposizione della

mente: la volontà di celare l’ovvio per investigare il nuovo.

Arezzo di Trifiletti incarna proprio, e tutta la sua opera ne è espressione artistica, questo

atteggiamento, inducendo i suoi estimatori a godere di queste scoperte. Si tratta in effetti di un

invito costante alla ricerca di nuove suggestioni colorate, nelle quali sia possibile trovare un pezzo

di noi, ancorché confuso ed offuscato dalle certezze inesorabili della monotonia quotidiana”.

Alessandro Bertirotti, antropologo della mente

Amanda J. Succi, relatore pubblico

Libero da ogni condizionamento e apparenza. Claudio Arezzo Di Trifiletti ha scelto di essere.

Ascolta ogni espressione del volto, guarda ogni rumore del silenzio, gusta ogni suono della vita, tocca

l’impercettibilità dell’anima. Una sensibilità orientale vive in una sete di successo occidentale. Un

connubio esplosivo, caldo come il pathos che gli scorre nelle vene. Viviamo nell’arte quotidianamente,

possiamo crearla, ricrearla e ammirarla…ma inseguendo il tempo ci scordiamo anche di guardarla.

L’energia che lo circonda, i pensieri che affollano la sua mente, la curiosità che nutre la ricerca delle

risposte, la solida certezza della fede, il piacere dei sensi, il dolore della privazione e l’impotenza

umana, tutto odora del colore che usa per dipingere, delle sostanze che usa per le sue istallazioni. In

lui tutto è senza limiti, non si vede dove inizia l’artista e finisce l’uomo. Forse perché con la sua arte va

al di la dell’umano sentire. Guardando i volti dei suoi quadri si percepisce l’unicità dell’essere, la voglia

di ricerca e la brama di sapere. Tutto quello che tocca, diventa arte…o semplicemente lui ha

conservato lo stupore e la meraviglia nei confronti della vita, e , a differenza di molti, la capacità di

ricordarci che si possono respirare le emozioni.

Alessandra Famoso, relatore pubblico

4.1.3 Rassegna Stampa

Molte le pubblicazioni di articoli sugli eventi artistici che hanno visto Claudio

protagonista. Di seguito vengono riportate le più significative:

Articolo pubblicato su Tribeart del luglio 2005 firmato da Giacomo Alessandro

Fangano

Articolo Pubblicato sulla Sicilia del 28 luglio 2006 firmato da Assia La Rosa

Il 29 luglio, tra le antiche pareti dell’affascinante castello Normanno di Aci Castello, è stata

inaugurata la mostra del pittore catanese Claudio Arezzo di Trifiletti.

I quadri esposti rappresentano solo un assaggio della vastissima collezione che l’artista

“custodisce” nella propria “casa museo sotto l’Etna” (come egli stesso la definisce), ma bastano a far

emergere la creatività e la notevole energia interiore che Claudio possiede e che cerca di esprimere e

di trasmettere agli altri attraverso le sue opere.

“Painted Smiles. Dietro un’apparente ipocrisia si cela un pensiero negato”…rappresenta il filo

conduttore dei dipinti che fino al 27 agosto saranno ospitati al castello. I “sorrisi dipinti” ricoprono

quadri preesistenti dello stesso autore, cercano di nascondere immagini (e dunque sentimenti,

pensieri, emozioni) carichi di angoscia, conservando tuttavia una certa ambiguità di fondo: i volti

ritratti sorridono, ma si tratta di sorrisi di facciata che in realtà nascondono un insieme di sensazioni

che si cerca di reprimere.

Claudio, dopo il successo riscosso lo scorso anno con la mostra “Percorso inverso: Uso e riuso

della materia”, ripropone quest’anno un percorso visivo e sonoro, perfettamente integrato con uno dei

più suggestivi scenari della Sicilia orientale: incenso, candele ed una leggera musica di fondo

accompagnano i visitatori tra gli spazi del castello che ospitano i quadri.

“Non sono molto bravo con le parole, per questo dipingo”…queste le parole pronunciate da

Claudio durante la presentazione della mostra, alla quale hanno preso parte il sindaco di Acicastello

Silvia Raimondo, l’assessore Alessandro Consoli, il critico d’arte Iolanda Scelfo, consigliere nazionale

della Federazione Italiana Centri e Club Unesco e numerosi giornalisti. Tantissima la gente

intervenuta: esperti d’arte, appassionati, semplici curiosi… tutti fortemente coinvolti e inevitabilmente

affascinati dall’atmosfera un po’ mistica che si è venuta a creare.

La descrizione che l’artista ha fatto di sé stesso e delle sue opere è stata accompagnata da

una vivace discussione sull’evento e sul contesto in cui si è svolto.

Il sindaco e l’assessore non hanno potuto fare a meno di sottolineare come la mostra

rappresenti, oltre a un’occasione di visibilità per l’artista, un elemento di valorizzazione dello splendido

castello e del territorio comunale che lo ospita.

Nelle parole di Silvia Raimondo, i quadri rappresentano uno squarcio di vita tra le scure pareti

del castello, infondono energia, danno colore e movimento alla struttura statica e antica dentro la

quale riescono tuttavia ad armonizzarsi alla perfezione. Nelle loro parole, inoltre, la mostra

rappresenta un interessante esempio di come i giovani talenti, soprattutto siciliani, debbano essere

spronati, aiutati, valorizzati.

Anche Iolanda Scelfo si mostra compiaciuta dell’utilizzo del castello come strumento di

comunicazione in mano ai giovani: nelle sue parole l’arte è cultura e di conseguenza strumento di

pace che, messo in mano ai giovani, ai quali è affidato il futuro della nostra società, può contribuire

alla diffusione di ideali di pace, diventando mezzo di lotta contro le guerre e le ingiustizie.

L’artista, da parte sua, ha sottolineato l’importanza, per i giovani, di essere determinati e

costanti nel tentativo di realizzare i propri sogni e di darsi da fare per valorizzare e far emergere le

proprie capacità.

Claudio è particolarmente legato alla Sicilia, ritiene che ogni sua risorsa debba essere aiutata

a valorizzarsi, per evitare che sia costretta ad andare via dall’isola alla ricerca di un territorio migliore

dove esprimersi. Nelle sue parole: ”l’Etna ci infonde un energia notevole che solo noi, che viviamo alle

sue pendici, possediamo. Dobbiamo lottare per far emergere la nostra ricchezza interiore, per far

emergere l’anima dell’Etna che c’è dentro di noi”.

Articolo Pubblicato sulla Sicilia del 14 Aprile 2006 firmato da Assia La Rosa

Una casa per ospitare la creatività

Musei metropolitani.

Ha trovato un tetto il progetto culturale

di Claudio Arezzo di Trifiletti.

Dopo l’esperienza in Oriente, l’artista è tornato nella sua terra d’origine per dare corpo a un

vecchio progetto.

Un percorso visivo da vivere giorno dopo giorno. La sperimentazione di nuove tecniche anche

attraverso il riciclo e il riuso di materiali.

Alla scoperta di un altro pezzetto d’arte contemporanea, frutto dell’estro di un giovane talento.

Nascosto tra le vie della nostra della nostra città. Perché gli artisti spesso si eclissano nella bellezza,

quella che si riflette, poi, istintivamente, di getto nelle loro opere : devi scovarli, lì dove rinchiudono i

loro sogni. Lì dove fanno a botte con le suggestioni che offre loro la vita. Quella più intima.

Respirando emozioni e sentimenti. Cibandosi di espressività e passione che si mescola ai colori, e con

essi prendono vita attraverso le forme di quegli oggetti (che poi semplici oggetti non sono). Che sono

specchio dell’anima e si rispecchiano nell’ambiente che circonda l’esistenza di uno spirito libero.

Proprio come quello di Claudio Arezzo di Trifiletti, classe 1975, uomo che non ha fatto dell’arte

solo il suo lavoro, ma tutta la sua esistenza. "Da quando ero piccolo ho sempre creduto nelle infinite

capacità attribuibili a uomini che desiderano scoprire, che si lasciano trasportare dalla voglia di sapere

e di crescere dentro". In queste poche "sue" parole ecco riassunto l’animo di colui che ha messo in

piedi una vera e propria "casa museo sotto l’Etna" ,dove abita la sua creatività. Dove riesce a trovare

l’ispirazione per creare i suoi quadri e le sue sculture . lui che ha cominciato, tanti anni fa,

organizzando eventi nei locali della night - life (come PR); lui che si è poi trasferito in Oriente alla

ricerca di un’altra dimensione, decidendo di ritornare nell’Isola carico di energia, oggi può vantare la

partecipazione al salone internazionale delle arti figurative di Parigi. Quella che vede la creatività made

in Sicily stupire per la sua incontaminazione. Per quei pensieri ingabbiati nelle trame di una tela, che

con lingua universale si fanno leggere.

E inizia il viaggio lungo il progetto che è partito nel 2003 e oggi ha un tetto e dodici stanze

dentro cui si mescolano ambienti contemporanei. In via Leonardo da Vinci c’è una casa – atelier

illuminata dalle candele, dove i cuscini sono impregnati d’incenso e le pareti sono attraversate

dall’edera che si arrampica sui mobili. Regalando al legno, al cristallo e al metallo, un pizzico di quella

memoria che viene dalla natura.

"L’idea è nata - spiega Claudio - dal bisogno di creare un percorso visivo da vivere

quotidianamente e che ricordi chi siamo, il perché ci siamo. Un insieme di colori custodiscono

ermeticamente i segreti della casa. Il culto è quello dell’acqua e del cristallo: elementi fondamentali da

accompagnare con melodie che racchiudono lo spirito della condivisione meditativa. Solitario ma non

troppo, quando iniziai, decisi di sperimentare nuove strade da percorrere, anche attraverso il riciclo e il

riuso della materia".

In pieno centro metropolitano, nella casa di famiglia chiusa per lunghi anni, oggi c’è una

vecchia macchina da scrivere sopra un arazzo etnico: sapori primitivi che trasformano un tronco reciso

in una lampada e un cappello antico come suppellettile dentro una teca. Niente è lasciato al caso:

l’antiquariato fa da sfondo alla modernità di un orologio a cucù che lascia intravedere la sua

meccanica e si mescola allo stile dettato dalle tele dell’autore, che creano una prospettiva sull’infinito.

Lui che non vuole inseguire il successo, ma guardando con gli occhi di un bambino, si è sempre

lasciato trascinare da un fiume di emozioni. Quelle che vivificano ciò che ci circonda. E che sanno

parlare solo a chi sa ascoltare.

Articolo pubblicato su Sicilia Tempo nel 2006 da Pino Schifano

Articolo pubblicato su Sicilia Tempo nell’ottobre 2006 da Mario Grispo

Incontro con Claudio.

Entriamo nella Casa Museo sotto l’Etna, in Viale Leonardo da Vinci 5, dove “regna” Claudio

Arezzo di Trifiletti, e ci assale un intenso profumo d’incenso: una chiesa laica, dove innumerevoli

icone irradiano luce e processioni di colore guardano a crocefissi dagli occhi sbarrati e doloranti.

Angoscia, stupore, dolore e frenesia di vita, turbinio di colori che accecano o frastornano. Claudio,

giovane sacerdote d’imponente figura di così variegato tempio, anticipa la raffrenata domanda e

chiarisce subito: l’incenso è un richiamo per gli Angeli e le candele bruciano ciò che di negativo c’è

nell’aria, e ci mettono in comunicazione con l’aldilà. Che rapporto c’è fra questo imponente, ed

apparentemente bislacco, assemblaggio di quadri, oggetti, sculture, installazioni, di cui e

stracolma questa dimora e l’aura di spiritualità che in essa si respira?

Il mio credo nell’Arte si fonda sulla certezza che essa mi avvicina a Dio. Oggi viviamo senza

riconoscere la causa del nostro dolore, senza saper percepire che anche quel dolore ci conferma la

gioia del nostro essere sensibili. A volte mi capita di uscire fuori nel terrazzino, accendere

dell’incenso e fare del cielo il mio tempio, nel silenzio. Allora mi rivolgo a Dio, affinchè nei suoi

disegni io possa divenire uno strumento di Pace, un portatore di gioia nell’universo.

E l’arte, i quadri, quest’attività così travolgente? Ho sentito il bisogno di esprimermi fin da

bambino. Crescendo ho sempre sentito il bisogno di svolgere un’attività che mi permettessero di

stare a stretto contatto con la gente. Per questo ho aperto una discoteca, per creare una sorta di

oasi dove la gente potesse ritrovare se stessa. Ma la scoperta dell’altrui infelicità mi ha ispirato un

viaggio in India dove ho intrapreso quel percorso spirituale che mi ha portato a dipingere, a

trovare, attraverso la pittura e le mie opere, la ragione della mia vita. Regge, dimore, ducati,

ricchezze, non nascono dai soli titoli. Molte volte questi sono di gran lunga superati dal creare il

bello che significa fare del bene a tutti coloro che ne godono.

Articolo Pubblicato sulla Sicilia del 8 Aprile 2007 firmato da Assia La Rosa

4.2.

4.3.

4.4. Rapporto con le Istituzioni

F

New York - Foto di Claudio Arezzo di Trifiletti

La prima grande mostra personale Percorso inverso, uso e riuso della

materia dell’artista catanese si è svolta al Castello Normanno di Acicastello, nel

luglio 2005. Silvia Raimondo era allora già Sindaco di Acicastello ed ha creduto fin

dall’inizio al progetto di Claudio, concedendoli l’uso della prestigiosa location.

Da allora il Sindaco di Acicastello segue con affetto il percorso artistico del

giovane catanese: ha accolto nel 2006 Printed Smiles, è stata presente

all’inaugurazione a New York di Imprints e ospiterà quest’estate una nuova

mostra al Castello.

Chi scrive crede sia opportuno riportare le stesse parole del Sindaco Silvia

Raimondo:

«A Claudio Arezzo di Trifiletti, artista che tra realtà e fantasia, sa anche di

cielo. Lo scorso fine luglio del 2006 accoglievo le tue creature, quegli apparenti

sorrisi dipinti su colorate facce di tanti figli di questo meraviglioso mondo, sul

maniero normanno, simbolo del territorio che mi pregio di amministrare.

Quel maniero così apparentemente statico, freddo, immobile, fermo quasi nel

tempo, ma che è lambito da vita, da un mare immenso e da un paese pullulante di

coerenza e contraddizione, di staticità e movimento frenetico, di vita e di morte, di

realtà e leggenda, si riempiva di colore contrastante con il grigio chiaro-scuro della

lava.

La prima sensazione che mi pervadeva nel raggiungere le sale espositive e nel

fermarmi ad ammirare le tue creature è stata quella di sentire e vedere tanta vita: il

vecchio maniero si svegliava pregno di vita.

Ritrovavo nelle tue pennellate donne, uomini, bambini di tutti i giorni con

sorrisi apparenti quelli stessi che almeno per una volta nella propria esistenza ci sono

rimasti stampati sulle labbra e hanno deformato il nostro autentico volto.

Era il nostro splendido mondo in cui ci ritroviamo nella diversità di stati

d’animo, di colore della pelle, di credo religioso, di età e condizione sociale.

Ma nelle tue opere non trovavo una umanità divisa, lontana o in continua lotta

o scontro intestino, ma raccolta tutta insieme, frammista quasi in un tuo profondo

desiderio di vederla unita, in eterna sincronia.

Ma al contempo riuscivo a sollevarmi anche dalla stessa realtà la più cruda per

librarmi verso una spiritualità intensa che credo sia propria tua dell’artista e dell’uomo.

Ebbene quel maniero normanno, un tempo roccaforte strumento di difesa

bellica, oggi monumento messaggero di pace, per trenta giorni diveniva messaggero

di vita: la nostra stessa vita fatta di sorrisi e pianti, di grigi e colore, di gioia ed

emozione del bacio dato al tuo primo amore rimirando il mare affacciato dal terrazzo

del torrione più alto , di paura e disperazione ad udire dallo stesso luogo e davanti

allo stesso mare, spari e poi sirene spiegate che ti trafiggono ancora il cuore , e poi

di speranza ,di pace e fratellanza e tanto sapore di cielo.

Ti auguro caro Claudio di poter far conoscere le tue creature e poter trasferire

tutto quello che hai dentro attraverso le stesse a tanta gente e in paesi lontani: il

linguaggio della tua arte e il suo messaggio arriverà nel cuore di tanti, e di questo ne

sono certa».

4.3. Imprints

Per spiegare qual ’è il progetto, chi scrive ha ritenuto opportuno lasciare la parola

all’artista attraverso un’ intervista.

In cosa consiste il tuo progetto?

“Le strade di Manatthan saranno riempite di lenzuola bianche e saranno

oleate con sostanze che permetteranno alle impronte dei passanti di lasciarvi un

segno. Non sarà solo una macchia sul lenzuolo, ma il segno indelebile di un anima. Ci

sarà il passo marcato del signore nervoso per la discussione appena fatta con il capo,

il passo etereo della ragazza innamorata. Il fango di un cantiere si mischierà alla cera

di un pulito appartamento. Dopo che migliaia di persone avranno calpestato i

lenzuoli, li porterò nella mia casa e ci mediterò sopra. Lavorerò il tessuto e lo

intelaierò. L’opera cosi sarà pronta per essere esposta nella mia mostra”.

Qual è il messaggio che vuoi condividere con il popolo di New York?

Siamo tutti uguali, abbiamo tutti un anima. Dobbiamo andare oltre le

differenze.

Quando partirai per New York? E appena arrivato cosa farai?

La seconda settimana di febbraio partirò per New York. Non sono mai stato a

New York, e ancora non so dove andrò a dormire, quale sarà la mia casa, dove

dipingerò i miei quadri. Come reagirà il popolo di New York? Tante domande ancora

non hanno una risposta. Ma è tutto scritto. La prima cosa che farò sarà quella di

andare a comprare le tele, i colori. E subito dopo scenderò in strada, la mattina

raccoglierò le impronte dei passanti e le loro energie e la sera, tornato a casa,

guardandole e pensandoci su, inizierò a disegnarci sopra.

Non parli l’inglese, come credi di comunicare con chi ti starà intorno?

Parlerò non con la bocca ma con il cuore, nessun suono solo sguardi.

E’ un grande progetto, e la possibilità di esporre all’Empire State

Building è un grande trampolino di lancio per il tuo futuro. Tu cosa speri ci

sia dopo New York?

Potrei fare il video dei miei viaggi in oriente, potrei fare ..potrei. Non so, non

sappiamo cosa accade domani. Fra meno di un mese sarò nella Grande Mela e non

potevo immaginarlo fino a poco tempo fa. Guardo al presente. Lavoro in

continuazione per essere qualcosa, più lo sono e meno lo sento.

4.3.1. Associazione Casa Sicilia Stati Uniti d’America

Logo dell’ Associazione Casa Sicilia Stati Uniti d’America

Come si può leggere nell’atto costitutivo dell’associazione all’art 3:

«L’associazione ha lo scopo di promuovere, organizzare e gestire attività

varie nel territorio degli Stati Uniti d’ America volte a promuovere l’immagine, i

prodotti tipici o di qualità siciliani e le opportunità di impresa anche attraverso la

costituzione di sedi atte a diventare punti di visibilità e di incontro».

Le finalità dell’associazione è quella di essere punto di riferimento stabile fra la

Sicilia e gli Stati Uniti per tantissimi Siciliani d’ America al fine di rafforzare ed

implementare i rapporti e le occasioni di interscambio rivolti alla promozione del

territorio, della cultura dell’immagine, delle opportunità d’impresa, attraverso:

- l’organizzazione di seminari, mostre, convegni, fiere e dibattiti:

- l’organizzazione di eventi e manifestazioni di ampio richiamo;

- la raccolta e divulgazione di dati e informazioni quali ad esempio studi di

settore e di mercato;

- la redazione e l’aggiornamento degli elenchi degli eventi culturali, scientifici ,

sociali

e commerciali, che hanno luogo annualmente negli Stati Uniti d’America;

- le relazioni pubbliche sul territorio

- l’assistenza e i servizi per la promozione;

- l’assistenza e i servizi per l’attrazione degli investimenti;

- la sede operativa e di rappresentanza presso i locali siti al trentaseiesimo

piano dell’’Empire State Building in Manhattan.

Tale associazione ha dato la possibilità di usare la location a New York per la

mostra di Claudio Arezzo di Trifiletti. Inoltre è stato possibile utilizzare per la

conferenza stampa italiana, fatta dall’artista prima della partenza, i locali di Casa

Sicilia a Catania. Il riferimento a New York per l’artista catanese è stato il presidente

dell’Associazione Prof. Gaetano Cipolla - docente di lingue e letteratura alla St. John’s

University di New York.

4.3.2. Ufficio Stampa

Ad occuparsi dell’ufficio stampa per Imprints è stata Elisa Toscano, presentata

nel capitolo precedente. La Toscano ha curato le relazioni pubbliche e le media

relations fin dall’inizio della carriera artistica di Claudio Arezzo di Trifiletti.

Due i comunicati stampa prodotti prima della partenza dell’artista per New

York. Questi sono stati inviati a tutte le testate giornalistiche nazionali e

internazionali. Ad una prima lettura dei comunicati stampa si nota che sono molto

prolissi, e il linguaggio non è giornalistico, non è trasparente, risulta di difficile

comprensione. Questo potrebbe essere interpretato come un punto di debolezza

della comunicazione, che perde la sua efficacia ed immediatezza. Ma se ci

ricolleghiamo al contesto e al target di riferimento possiamo trovare una chiave di

lettura più idonea dei due comunicati.

Innanzitutto si può notare come essi contengono la notizia, e rispondono alle

“cinque W”:

Who, Chi? Claudio Arezzo di Trifiletti, artista catanese.

What, Cosa? Imprints è un evento che si svolgerà a New York; dalla

realizzazione del progetto dell’artista prenderanno vita delle opere d’arte, che

andranno a far parte della mostra all’Empire State Building.

When, Quando? Dal 9 al 22 Aprile 2007

Where, Dove? A Casa Sicilia - The Empire State Building 350 Fifth Avenue,

Suite 3600D, New York.

Why, Perché? Attraverso questo progetto si testimonia l’uguaglianza di tutte le

persone che lasceranno le impronte della loro anima sui lenzuoli che l’artista adagierà

per le strade di New York.

Nei due comunicati stampa sono riportati dei brani tratti da critici,

rappresentanti delle istituzioni, giornalisti e personaggi coinvolti nel progetto. L’uso di

un linguaggio aulico, a tratti tecnico ed ermetico è giustificato dal target di

riferimento degli scritti. I diversi pubblici di settore hanno infatti le capacità e la

competenze per decodificare il messaggio.

Di seguito si riportano i due comunicati stampa.

Comunicato Stampa N. 01

Del: 16/01/07

IMPRINTS “ Impronte ”

“Un corpo in movimento contiene vita, la testimonianza la si ottiene

vedendo le tracce dei suoi movimenti, le sue impronte.”

Casa Sicilia - The Empire State Building

350 Fifth Avenue, Suite 3600D, NEW YORK

Dal 9 Aprile al 22 Aprile 2007

Conferenza Stampa per l’Italia: Martedì 13 Febbraio ore 17.00. Catania,

via Etnea 205 Circolo degli Artisti - Casa Sicilia

Informazioni / prenotazioni telefono : 095 311362

Inaugurazione Mostra : Lunedì 9 Aprile ore 18.00 “New York”

Orari Mostra : Fino al 22 Aprile 2007, dalle ore 10.00 alle ore 19.00

“Ingresso gratuito”

A Claudio Arezzo di Trifiletti, artista che tra realtà e fantasia, sa anche di cielo.

Lo scorso fine luglio del 2006 accoglievo le tue creature, quegli apparenti sorrisi dipinti su

colorate facce di tanti figli di questo meraviglioso mondo, sul maniero normanno, simbolo del territorio

che mi pregio di amministrare.

Quel maniero così apparentemente statico, freddo, immobile, fermo quasi nel tempo, ma che è

lambito da vita, da un mare immenso e da un paese pullulante di coerenza e contraddizione, di staticità

e movimento frenetico, di vita e di morte, di realtà e leggenda, si riempiva di colore contrastante con il

grigio chiaro-scuro della lava.

La prima sensazione che mi pervadeva nel raggiungere le sale espositive e nel fermarmi ad

ammirare le tue creature è stata quella di sentire e vedere tanta vita: il vecchio maniero si svegliava

pregno di vita.

Ritrovavo nelle tue pennellate donne, uomini, bambini di tutti i giorni con sorrisi apparenti

quelli stessi che almeno per una volta nella propria esistenza ci sono rimasti stampati sulle labbra e

hanno deformato il nostro autentico volto.

Era il nostro splendido mondo in cui ci ritroviamo nella diversità di stati d’animo, di colore della

pelle, di credo religioso, di età e condizione sociale.

Ma nelle tue opere non trovavo una umanità divisa, lontana o in continua lotta o scontro

intestino, ma raccolta tutta insieme, frammista quasi in un tuo profondo desiderio di vederla unita, in

eterna sincronia.

Ma al contempo riuscivo a sollevarmi anche dalla stessa realtà la più cruda per librarmi verso

una spiritualità intensa che credo sia propria tua dell’artista e dell’uomo.

Ebbene quel maniero normanno, un tempo roccaforte strumento di difesa bellica, oggi

monumento messaggero di pace, per trenta giorni diveniva messaggero di vita: la nostra stessa vita

fatta di sorrisi e pianti, di grigi e colore, di gioia ed emozione del bacio dato al tuo primo amore

rimirando il mare affacciato dal terrazzo del torrione più alto , di paura e disperazione ad udire dallo

stesso luogo e davanti allo stesso mare, spari e poi sirene spiegate che ti trafiggono ancora il cuore ,

e poi di speranza ,di pace e fratellanza e tanto sapore di cielo.

Ti auguro caro Claudio di poter far conoscere le tue creature e poter trasferire tutto quello che

hai dentro attraverso le stesse a tanta gente e in paesi lontani: il linguaggio della tua arte e il suo

messaggio arriverà nel cuore di tanti, e di questo ne sono certa.

Silvia Raimondo, Sindaco di Acicastello (CT)

I lumi del mondo sono in crisi .”La dignità umana" sembra diventata cosa marziana.

La miseria abissale nella quale questo mondo sembra crogiolarsi è però una questione

apparente. Esistono persone invisibili che a volte diventano drammaticamente evidenti. Sono gli artisti,

proprio coloro che fanno del loro agire un possibile nostro pensare. Claudio è una persona cara

all'umanità, sopra-tutto per il fatto che ha coraggio. Avere coraggio significa possedere, come i latini ci

insegnano, "cuore". Le sue tele, come i colori della sua invisibilità, lo testimoniano. Ora, a New York,

in quello "spazio universale" dove la desolazione umana ha inferto un così duro colpo assassino,

Claudio ci ricorda che solo le nostre orme, quelle di tutti, potranno diventare davvero - una volta per

tutte e in nome di quelle che oramai abbiamo cancellato - l'origine del nostro avvenire. Le orme di

Claudio sono un orizzonte colorato e lo sono per la nostra speranza".

Alessandro Bertirotti, Antropologo della Mente, Università degli Studi di Firenze

Libero da ogni condizionamento e apparenza.

Claudio Arezzo di Trifiletti ha scelto di essere.

Ascolta ogni espressione del volto, guarda ogni rumore nel silenzio, gusta ogni suono della

vita, tocca l’impercettibilità dell’anima. Una sensibilità orientale vive in una sete di successo

occidentale.

Un connubio esplosivo, caldo come il pathos che gli scorre nelle vene. Viviamo nell’arte

quotidianamente, possiamo crearla, ricrearla e ammirarla…ma inseguendo il tempo ci scordiamo

anche di guardarla. L’energia che lo circonda, i pensieri che affollano la sua mente, la curiosità che

nutre la ricerca delle risposte, la solida certezza della fede, il piacere dei sensi, il dolore della

privazione e l’impotenza umana, tutto odora del colore che usa per dipingere, delle sostanze

che usa per le sue installazioni. In lui tutto è senza limiti, non si vede dove inizia l’artista e

finisce l’uomo. Forse perché con la sua Arte va al di là dell’umano sentire. Guardando i volti dei suoi

quadri si percepisce l’unicità dell’essere, la voglia di ricerca e la brama di sapere. Tutto quello che

tocca, diventa arte…o semplicemente lui ha conservato lo stupore e la meraviglia nei confronti della

vita, e , a differenza di molti, la capacità di ricordarci che si possono respirare le emozioni.«Cos’è l’arte

pura secondo la concezione moderna? È la creazione di una magia suggestiva che accoglie insieme

l’oggetto e il soggetto, il mondo esterno all’artista e l’artista nella sua soggettività». Rifacendoci alle

parole di Baudelaire, il soggetto è Claudio Arezzo di Trifiletti, una persona carismatica e ricca di

energia, e l’oggetto dei suoi quadri è la vita, in tutti i suoi aspetti. Nei suoi intensi colori e nelle sue

originali installazioni si leggono i suoi dolori, le sue gioie, le sue domande e le sue risposte, la sua fede

e il suo essere uomo. La magia è immediatamente percepita da coloro che fruiscono le sue opere.

Ad oggi, a soli 31 anni, l’artista catanese ha all’attivo quattordici mostre in due anni, fra cui la

partecipazione al III Salon International d’Art Figurativ di Parigi, nel 2004, e quella alla sala Bramante-

Biennale di Roma- nel 2006. Pieno di entusiasmo e passione Claudio Arezzo di Trifiletti si prepara a

partire per gli States dove gli si apre una nuova opportunità di successo, questa volta oltre oceano.

“Cercate l’opera d’arte più bella di New York? E' davanti a voi.” Questa frase è scritta in un

graffito in Wooster Street, nel quartiere artistico newyorkese di Soho. Claudio Arezzo Di Trifiletti parte

proprio da questo. Ma il giovane artista catanese non è mai andato a New York. A febbraio i suoi

occhi, sempre attenti e radiosi di curiosità, vedranno per la prima volta l’Empire State Building. Dopo

poco la sua mostra IMPRINTS “ Impronte ” dal 9 al 22 aprile sarà proprio lì, al 350 Fifth Avenue,

Suite 3600 D, nei locali di “Casa Sicilia”, iniziativa della Regione Siciliana volta a valorizzare la nostra

cultura e l’imprenditoria nel mondo.

Esserci stati o meno, poco importa. Qual è la prima immagine che giunge alla mente quando

si pensa a New York City? Sicuramente il crogiolo di razze che popolano le vie della Grande Mela. Lì la

multietnicità è da sempre la caratteristica del popolo che vi vive.

Mille facce e mille razze che si mischiano formando giochi di colore. Sono corpi che

camminano, ma anche anime che pensano…che provano emozioni, che portano con se un’energia.

No, non si parla di discorsi trascendentali, ma di vita reale. Il progetto dell’artista è quello di

immergersi nella metropoli, assorbire queste energie e tramutarle in Arte. Come farà? Ancora una

volta il vulcanico catanese, anche oltre oceano è pronto a sorprendere il suo pubblico.“ Le strade di

Manatthan saranno riempite di lenzuola bianche e saranno oleate con sostanze che permetteranno

alle impronte dei passanti di lasciarvi un segno”. La carica di Claudio Arezzo di Trifiletti si legge nel

tono della sua voce “Non sarà solo una macchia sul lenzuolo, ma il segno indelebile di un anima. Ci

sarà il passo marcato del signore nervoso per la discussione appena fatta con il capo, il passo etereo

della ragazza innamorata. Il fango di un cantiere si mischierà alla cera di un pulito appartamento

.”Sembra quasi sentire il rumore impercettibile dei passi che si perdono fra i mille rumori della caotica

città. La curiosità cresce e l’artista continua a parlare…“Dopo che migliaia di persone avranno

calpestato i lenzuoli, li porterò nella mia casa e ci mediterò sopra. Lavorerò il tessuto e lo intelaierò.

L’opera cosi sarà pronta per essere esposta nella mia mostra.” Qual è il messaggio che vuoi

condividere con il popolo di New York? “Siamo tutti uguali, abbiamo tutti un anima. Dobbiamo andare

oltre le differenze”. Progetti per il futuro? “Potrei fare il video dei miei viaggi in oriente, potrei fare

..potrei. Non so, non sappiamo cosa accade domani. Fra meno di un mese sarò nella Grande Mela e

non potevo immaginarlo fino a poco tempo fa. Guardo al presente. Lavoro in continuazione per essere

qualcosa, più lo sono e meno lo sento.”

Come dice Thomas Mann “Un artista, nel suo intimo, è sempre un avventuriero”. E

sicuramente Claudio Arezzo di Trifiletti ha il talento di chi ha la possibilità di lasciare un segno

indelebile delle sue “avventure”.

Alessandra Famoso, relatore pubblico

A New York tra arte e atmosfera metropolitana l’innovazione prende forma ed acquista una

sua dimensione.

Claudio Arezzo di Trifiletti con il suo stile personale valica i confini europei , spingendosi oltre

l’oceano, per vivere un momento artistico caratterizzato da “nuovi stimoli ” quali quelli propri di una

città, dai tratti multietnici e polimorfi, quale è la “ Grande Mela “.Il viaggio è volto alla realizzazione di

un progetto che si riempie di contenuti artistici ed umani al tempo stesso. Ed è così che l’artista

dispiega il suo intento, immergendosi in una realtà dai mille volti per catturarne lo spirito più

profondo. L’evento che ci riguarda si differenzia dalle precedenti esposizioni tenutesi in Italia. Claudio

Arezzo di Trifiletti infatti nel corso dell’esperienza Newyorkese darà vita ad opere che saranno il frutto

, non solo del proprio modo di vedere e di sentire il mondo e gli individui che lo circondano. L’artista

donerà infatti , attraverso il proprio lavoro, un’immagine unica a coloro che popolano la città, i quali

appariranno all’interno della stessa, nella loro umanità avulsa da qualunque tratto distintivo come la

religione o le barriere sociali. Non si tratta chiaramente di un’immagine dai contorni fisicamente

delineati , ma della rappresentazione energetica che ciascuno di noi emana. L’arte funge dunque da

trade- union tra le molteplici etnie presenti all’interno della città, un mezzo mediante il quale le

distinzioni materiali scemano per dissolversi nella manifestazione creativa dell’artista. E per dare vita a

tutto questo , l’artefice del disegno creativo, si mescola tra la gente, posando teli cosparsi delle più

svariate misture, per la grande città, ed attende che il prodigio si compia. Le anime della città, ne

pervadono il tessuto, formando un tutt’ uno con esso, fondendosi tra loro. Una parte dell’opera è così

completata, ma manca il tocco dell’artista. I teli che prima coprivano le vie di New York , vengono

quindi intelaiati, di modo che il pittore possa donare a quelle impronte un volto magico, espressione

della carica data dall’insieme delle persone che abitano la città.

Costanza Calleri

L’autore del progetto.

Non esiste essere che non lasci le sue tracce, e quest’ ultime sono la testimonianza della sua

venuta su questo mondo. Infinite sono le tradizioni , le filosofie, le religioni, i costumi , che tentano di

dividere il pensiero degli esseri su questa terra. Attraverso questo progetto si testimonia l’uguaglianza

di tutti i presenti, che calpestano la tela, che rappresenta la Terra su cui essi camminano, il “Mondo”.

In una società di colori, di forme, che contrastandosi danno luogo a storie, e rappresentazioni

di una realtà contemporanea che vive attraverso testimonianze dell’essere.

Claudio Arezzo di Trifiletti

www.claudioarezzoditrifiletti.com

Ufficio Stampa e Relazioni Pubbliche :

Elisa Toscano Tel.347 6397925 - [email protected]

Comunicato Stampa N. 02

Del: 06/02/07

IMPRINTS “ Impronte ”

“Un corpo in movimento contiene vita, la testimonianza la si ottiene

vedendo le tracce dei suoi movimenti, le sue impronte.”

Casa Sicilia - The Empire State Building

350 Fifth Avenue, Suite 3600D, NEW YORK

Dal 9 Aprile al 22 Aprile 2007

Conferenza Stampa per l’Italia: Martedì 13 Febbraio ore 17.00. Catania, via

Etnea 205 Circolo degli Artisti - Casa Sicilia

Informazioni / prenotazioni telefono : 095 311362

Inaugurazione Mostra : Lunedì 9 Aprile ore 18.00 “ New York ”

Orari Mostra : Fino al 22 Aprile 2007, dalle ore 10.00 alle ore 19.00

“Ingresso gratuito”

Le risposte che porti nel cuore sono quelle che portano il bene di tutti.

La vita che Voi interpretate è buona cosa se venisse vista come una favola.

Il gioco delle favole, sovrapposizione di sogno e realtà, sfumature dai contorni non definiti, il

bianco e il nero si fondono per rimescolare, rimescolarci; che all’apparenza sembra definito.

L’apparenza non esiste, ogni cosa e ciò che è, e ciò che la mente crede essere, dunque ciò

che e apparente e realtà, la realtà e apparenza dove il confine che definisce l’uno o l’altra.

La mente crea l’illusione , sciogliere l’illusione significa liberare la mente,

liberare la mente fa vedere ciò che è.Godere di ciò che è, non di ciò che potrebbe essere, o di

ciò che si vuole che sia, crea il vuoto mentale che diventa presupposto di partenza e presupposto di

arrivo, non esiste più limite ne confine.

La mente, libera, tu sei libero, le tue ali spiegate, non c’è più separazione tra te e il cosmo, Sei

il cosmo.

Delia Barbagallo

In una metropoli solo in pochi vivono, tutti gli altri sopravvivono.

Immaginate poi a New York, dove negli ingorghi dell’indifferenza umana, il cuore e la mente

viaggiano tra una fermata e l’altra della metropolitana. Quest’agglomerato di caos però ha un’anima.

Da scomporre. E da riscrivere con un altro linguaggio. Non quello del distacco alienante che

contraddistingue uomini chiusi nel paltò, ragazzi assordati dalla musica di una cuffietta e donne

abbracciate soltanto alla propria borsetta. E in questa distesa di sabbia, che nasconde il tesoro dello

spirito multiforme, c’è qualcuno che vuole scavare, trivellare l’involucro di quest’epoca in cui ci siamo

rinchiusi, trovare l’acqua che nutre quell’anima e la risveglia dal torpore. Sgretolando pian piano le

apparenze ecco che si può toccare con mano la verità. Magari proprio attraverso i piedi, in contrasto

con la più usuale automazione che ci porta a tendere le braccia, protenderle in avanti e frugare con le

dita tra le cose della vita. Nel primo caso è più facile mantenere il controllo, non perdere l’equilibrio,

graffiare e poi ritrarre il gesto, afferrare e poi mollare, appigliarsi e cercare di non cadere. Con i piedi

invece no. Con i piedi invece puoi trasferire energia nella direzione che vuoi, puoi marciare, saltellare,

piroettare o semplicemente passeggiare, ma senza bluffare. In una parola, ti puoi rivelare. O meglio,

svelare. Questo è il senso di “Imprints”: tendere l’orecchio e ascoltare in silenzio quello che la gente

ha da raccontare attraverso il corpo, partendo dall’espressione estetica e formale, ma andando al di là

di essa. Ecco che allora salteranno fuori inconciliabili identità di una stessa persona, o magari,

identiche emozioni di un popolo intero; e nello stesso tempo, la cultura underground, le ferite della

storia, la dignità di un quartiere, le voci di un dolore. L’isola semantica di libertà e verità si ergerà da

questa terra brulla. E verrà poi incorniciata per diventare opera ed essere finalmente mostrata. E solo

chi utilizza come strumento l’amore e la creatività, la profondità e il suo alfabeto, può diventarne il

tramite. L’interprete. Questo è l’artista. Questo è Claudio Arezzo di Trifiletti: colui che sa raccontare

una storia tutta da inventare.

Assia La Rosa

DOMENICA 04 FEBBRAIO 007 “GIORNALE DI SICILIA - PAG.34 “

La mia Arte per la Pace.

“Qualsiasi persona che passa su questo mondo ha delle responsabilità e con essa qualcosa in

comune con gli altri: l’Anima”.

Con la sua manifestazione creativa Claudio Arezzo di Trifiletti, artista catanese, porterà ad

Aprile nella grande “grande mela” ”Imprints”, mostra di pittura negli spazi di Casa Sicilia, punto di

riferimento per i Siciliani d’America all’Empire State Building di New York.

“Ho pensato ad un progetto che servirà non solo a promuovere la mia Arte ma soprattutto

un’idea di Pace- spiega – quando noi camminiamo lasciamo delle impronte, io stenderò dei teli sui

marciapiedi per cinque ore circa, ungendogli con diverse misture e permetterò alle persone di

calpestare queste lenzuola e dopo spiegherò loro il mio progetto artistico.

E un progetto che unisce i popoli di qualsiasi etnia, tutti porteranno sostanze sia a livello

materiale che energetico, perché ogni corpo emana un’energia, il negativo e il positivo che fanno parte

entrambi di questo universo ed entrambi devono convivere”.

Le impronte che si andranno sovrapponendo uno sopra all’altra andranno a creare delle

immagini, che l’artista “guardando con gli occhi di un bambino” renderà visibili agli altri: “Ogni giorno

provvederò ad intelaiare le tele ed a creare un’opera, il mio intento e finirla per il giorno seguente, alla

fine saranno circa quaranta”.

Il suo universo creativo tra sculture e dipinti è la ”Casa Museo Sotto l’Etna” perché l’Etna è

una nostra grande alleata”, precisa, l’Arte è rivelazione del suo mondo interiore.

Il mito dell’Oriente lo influenza e la sua tecnica parte dalla pittura delle ombre e dall’uso e riuso

della materia.

“Tutto contiene Vita: la saliva, la polvere dell’Etna, la vernice dei mobili scartavetrati per il

restauro.

Nella tela il corpo segue i movimenti della mente, si creano tante macchie poi vedo delle linee

che cominciano a prendere forma e per fare percepire agli altri quello che vedono i miei occhi le

traccio di nero, sembrano disegni infantili, ma li rendo infantili proprio per farli vedere a tutti.

All’interno c’è un simbolismo che non è studiato, un progetto che nasce dai pensieri che mi

appartengono”.

Eliana Nisi

Siamo di passaggio! Su questa terra, in questa vita, siamo di passaggio! Siamo umani inermi

ed impotenti, gestiti da un destino che ci permette l’amore, la gioia, la vita ma ci obbliga ad un termine

imprecisato. Cerchiamo, nel bene e nel male, di lasciare un segno del nostro passaggio su questo

pianeta.

Un’impronta della nostra esistenza che racchiuda l’energia della nostra anima. Siamo anime

che si muovono sul mondo creando vita e arte. Claudio Arezzo di Trifiletti ci regala un istante di vita.

Uno squarcio nell’arco temporale che blocca tempo e spazio per registrare in terra il passaggio delle

nostre anime. Le impronte della vita che passa. Le impronte di esseri umani che, come segni, ci

permettono di leggere e decodificare la nostra vita, la nostra presenza sulla terra.

Si tratta di un’opera immortale. Di un’elaborazione simbolica dell’intera esistenza umana

tracciata nel suo percorso infinito. Chi conosce la gioia della vita e l’abisso della morte, ha

consapevolezza di quanto, una semplice impronta, possa essere importante. Chi percepisce la brevità

di una vita intera, comprende l’immensità di un istante. Ancora, Claudio, ci comunica positivamente

su quale dono Dio ci ha offerto, ancora Claudio, mette il mondo su una grande tela, ancora Claudio,

rende in arte la nostra vita.

Elisa Toscano

CONTEMPORANEO:

Penso : se sono riuscito a realizzare tutto questo che ancora, visto la mia età , rimane sempre

un piccolo gradino, lo devo a tutte le Anime, che mi hanno pensato, abbracciato, voluto bene, amato,

e, a volte anche odiato.

Quando una sorella, un fratello mi incontrano (oggi) è racconto, la notizia,(o già è arrivata) ,

tutti, sono felici, e manifestano gioia, piacere nei miei confronti.

Mi fanno tanti complimenti, mi chiedono, ma come ci sei riuscito ma sei stato davvero bravo,

e dentro il mio cuore, altrettanto pieno di gioia, sento, che ciò, che sono, lo devo a tutti coloro, che

anche per un istante, mi hanno pensato, perché in quell’istante, ho percepito, il loro benestare, l’ok di

Dio ,che vive in tutti Noi.

Un cerino, rimane un cerino, ma quando i cerini sono più la fiamma cresce, e non importa se il

tempo li finirà prima, ma ,il calore è maggiore, la fiamma è unita è compatta, in una, e poi noi non

siamo cerini, la nostra Anima non si spegne, anche se per natura abbandona i corpi nel tempo.

Scrivo, come se parlassi, disteso con degli amici, ah che ricchezza ,averne, e non è vero

,(quello che pensano molti) ,che gli amici sono veramente pochi, gli amici esistono, l’amicizia esiste,

l’importante è non abusare della stessa, e superare i problemi, come il buon vino supera gli anni

dentro la sua botte, il vino novello sarà buono, ma ubriacarsi di vino antico, è proprio un’altra storia.

Mi sento felice, anche se ho conosciuto, una felicità, maggiore, magari legata alla Vera Pace,

alla preghiera, non per chiedo, ma per piacere.

Forse dovrei scrivere le ultime novità del progetto, ma sono sicuro, che con tanta energia in

gioco, saranno molte le novità.

Parecchi ,mi parlano di una mostra a New York, ma credetemi la mostra sarà l’ultimo sorso del

progetto, che spero possa insegnarmi ancora molto, perché , sento che ancora ho una vita per

imparare.

La notte disteso sul mio letto, nonostante la stanchezza, contrasti con l’euforia, il pensiero mi

guida, mi spaventa, perché la paura , dicevano tutti, la sconoscono solo gli imbecilli, anzi io dico, che

chi ha paura sta attento a non perdere la cosa più preziosa donatagli, la Vita.

Scusate, mi capita spesso ultimamente, di avere così tante cose da dire, che poi, non faccio,

in tempo a completarne una , che altri si allacciano ad un oceano di cose ,che mi affollano la mente,

ma tutto chiaro tranquilli.

Dicevo, perché paura, per questa mostra, come la chiamano parecchi.

La mostra sarebbe stata una passeggiata, sistemavo le mie opere, alla fine riuscivo a leggere

la matematica mentale e il senso di tale predisposizione, Vernissage, e poi tutto il resto, fino alla

chiusura, (e così finish). Sono stato bravo ho fatto la mostra a New York, cacchio all’Empire State

Building, che occasione.

Ma in realtà ,sentivo, un desiderio più grande, e credetemi, lo stimolo di new york ,la grande

mela, quanta Arte, chi divideva i cadaveri , e faceva installazioni, chi con palle di ferro, e grù bucava i

tetti delle case, facendosi pagare una fortuna, e potrei continuare, fino a casi più disperati di bisogno

di espressione, di emozione, di far parlare.

Io come potevo arrivare, con una mostra, centinaia, migliaia, milioni, di mostre inaugurano, lo

spazio ,merita il massimo del mio essere, il vento con tutti i suoi contenitori mi chiedeva una missione,

offrendomi solo un’Alleata, La Divina Provvidenza.

A chiunque può sembrare facile, presentarsi al centro della propria città., stendere dei lenzuoli,

e far sì, che quei lenzuoli, lasciano impresso nella mente delle persone, che sono lì per tutti, come il

mondo è per tutti, uguaglianza di tutti i presenti.

Può salirci sopra chiunque, qualunque religione, stato sociale, politico ,animale ,tutto ciò che è

in movimento, che è Animato contiene Vita perché custodisce la fiamma di un’Essenza.

Ancora nel mondo, i popoli si scontrano con altri popoli, ingannati dalla loro stessa

aggregazione, nata da una distinzione apparente.

Ma è possibile, che nel 2007, siamo arrivati fin qui. Abbiamo manipolato il nucleare per lo

sterminio dei nostri fratelli, ma con quale criterio, si chiamano ancora uomini in guerra, a lottare contro

i figli di un’altra madre, e con quale criterio, si lascia ancora oggi pensare che la lontananza dalla

guerra, non ci porti anche ad esserne responsabili, e allo stesso tempo vittime.

Con quale criterio, si pensa, che muoiono milioni di persone, in atroci dolori, e queste possano

lasciare il corpo così indifferentemente, senza lasciare una grossa esalazione di sofferenza, che sarà

in poche ore degustata dall’intero pianeta.

Pensate al fumo, portato dal vento, il fumo sale verso il cielo, ma la sofferenza no, il cielo ha le

sue barriere, anche se il Padre se ne dispiace, perché vede i suoi figli che si sterminano, e cerca di

gridargli da li Su , dentro i cuori assordati dall’odio, magari frutto di stesso odio ricambiato.

E allora, non potevo non prendere in considerazione, che era ora di scendere nuovamente in

campo, in una terra dove sei un numero, stenderò questi bianchi lenzuoli ,tanto bene, tanto male,

queste sono le regole, un Angelo ti porge la mano, un demone ti sgambetta, e queste entità vivono sia

nell’etereo ,ma anche nella carne, e sono coloro che hanno scelto la squadra di appartenenza.

Con questi lenzuoli, spero tanto, che la mia Arte, che delinea, le energie impresse, che risalta

le ombre contrastate dalla luce, possa creare, in nome dell’Umanità, in nome della Pace, una storia

,che possa servire, a dare spunto ad altre storie, di cui il mondo fortunatamente è ricco, ma purtroppo,

stenta a viverne solo poche righe.

Grazie a tutti.

Claudio Arezzo di Trifiletti

Ufficio Stampa e Relazioni Pubbliche :

Elisa Toscano Tel.347 6397925 - [email protected]

4.3.3. Ufficio Stampa on line

E’ Stato creato un sito appositamente per la manifestazione:

www.imprints.it. Il sito è stato realizzato interamente in inglese e al suo interno è

possibile trovare diverse voci:

Home: nella schermata iniziale è possibile trovare la postcard utilizzata

quale invito alla mostra. Luogo , data e contati per l’evento.

About Imprints: collegamento con la pagina dove si trova l’invito

(Fig.1) e un breve riassunto sul progetto.

Opening 9 April: collegamento con la pagina dove vi sono le notizie

relative all’inaugurazione.

Writings: collegamento con la pagina dove sono riportati tutti gli scritti

contemporanei dell’autore.

Critics: collegamento con la pagina dove vi sono le critiche riferite al

progetto di Claudio Arezzo di Trifiletti.

Events: collegamento con la pagina dove è possibile visionare tutti gli

appuntamenti legati alla mostra dalla conferenza stampa in Italia fino agli orari di

apertura e chiusura della mostra a New York.

Press Release: collegamento con la pagina dove è possibile accedere ai

due comunicati stampa della mostra.

Photo Gallery: collegamento con la galleria di foto che ritraggono le 20

opere che fanno parte della collezione, le foto fatte da Claudio Arezzo di Trifiletti

a New York, le foto che lo ritraggono l’artista con i passanti , con gli artisti con

cui ha collaborato.

News: spazio dedicato ai pensieri che l’artista vuole condividere in tempo

reale con i visitatori del sito.

Link : www.casamuseosottoletna.com - collegamento con il sito internet

della casa museo di Claudio dove vi sono i suoi quadri e le sue istallazioni;

www.claudioarezzoditrifiletti.com - collegamento con il sito ufficiale

dell’artista nelle sue due versioni:italiano e inglese;

www.casasicilia.us - collegamento con il sito web dell’associazione casa

Sicilia Stati Uniti d’America;

www.dianacarulli.com - collegamento con il sito internet web di un’artista

insieme alla qual Claudio Arezzo di Trifiletti ha collaborato dando vita ad una

opera;

www.floranceannequin.com - www.fc-prodaction.com - collegamento

internet con un’artista poliedrica che si occupa di fotografia, coreografia,

realizzazione video e doppiaggi, la quale ha realizzato un video per Imprints

2007;

www.necktiesculpture.com - collegamento con il sito internet di un artista

italo- americano che ha collaborato alla realizzazione di una cravatta, dipinta da

Claudio Arezzo di Trifiletti, esposta alla mostra newyorkese.

Contact informations : qui è possibile trovare il link con il sito internet

di Elisa Toscano - www.parlareinpubblico.it - e con l’indirizzo di posta elettronica

[email protected]. Inoltre è possibile avere un contatto Skype (contatto telefonico

gratuito tramite internet) con l’artista.

Feedback: collegamento con la pagina in cui è possibile per i visitatori

del sito lasciare i propri commenti e suggerimenti.

Location

I 400 metri quadri al trentaseiesimo piano dell’Empire State Building con le sei

meravigliose finestre che si affacciano su una vista mozzafiato della Grande Mela,

prima dell’arrivo dell’artista catanese, erano adibita a sala conferenze. L’unico colore

presente nella stanza era quello delle sedie schierate davanti al podio, che si

mescolava a quello dei tanti prodotti siciliani esposti su due scaffali bianchi.

Claudio trasforma la location, donandole colore e una originale eleganza.

Le sue venti creazioni poste in maniera dinamica e ben visibile all’interno del

mostra si intervallano al meraviglioso scenario che la città offre.

Tutta l’atmosfera è resa più calda dalle candele e dagli incensi. Inoltre l’ambiente

è arricchito da tre istallazioni create con dei materiali che l’artista ha trovato e

riutilizzato donandogli vita con la sua creatività. Chi scrive ha ammirato l’allestimento

della mostra, ha visto come una piantina secca è divenuta una colorata istallazione

creata apponendo ai rami sfogli dei fili verdi tagliati dalla tenda di casa, e sul letto di

foglie morte adagiate in fondo al vaso delle gocce di colore hanno dato luce ai colori

spenti e ingialliti. Un vaso con della fredda terra e i fiori appassiti hanno lasciato

spazio a delle lunghe candele bianche che emanavano una calda luce. Ad un angolo

vuoto un tavolino di legno è stato ricoperto di pezzi di tela colorati e sopra sono stati

apposti i pennelli e le bacinelle usate dall’artista per dipingere le opere della mostra.

Piccole tele con tante gocce di colore fermate da nastro adesivo sono state

posizionate sul freddo pavimento.

Ogni cosa, anche i punti di debolezza della location, sono stati trasformati in punti

di forza: un grande tavolo di legno al centro della seconda stanza è stato ricoperto di

una tovaglia rossa dove con dei pennarelli è stato permesso ai visitatori lasciare un

segno della loro presenza.

Anche le cose apparentemente più semplici richiedevano un grande sforzo. Per

salire le grandi tele all’Empire State Building, si deve passare dai magazzini, superare

i molti controlli e respirare la fatica e il duro lavoro che, tra carrelli e mille cartoni, vi

è nel backstage del lussuoso grattacielo più famoso al mondo.

Empire State Building

4.4.1. Promozione e inviti

Ad ogni passante che calpestava il lenzuolo nelle strade della Grande Mela veniva

dato il volantino che potete visionare nelle fig. 2 e 3.Questi volantini sono stati

distribuiti anche in molti dei locali, negozi, ristoranti vicino l’Empire State Building.

L’invito realizzato a New York dall’artista, è stato stampato dopo aver dipinto la

prima opera. Questa infatti è stata messa come immagine della postcard (fig. 4). La

quale è stata poi inviata a centinaia di gallerie e luoghi d’arte a New York.

fig. 2 Volantino fronte fig. 3 Volantino retro

fig. 4 Postcard

4.5. Inaugurazione

Alle 18.30 del 9 Aprile le porte di Casa Sicilia sono state aperte al pubblico.

Come accade spesso quando si organizza un evento, poco prima delle 18 del

giorno suddetto, chi scrive si trovava in copisteria a fotocopiare, dopo averlo

redatto, il listino prezzi delle opere. Bisogna considerare che ci si impiega un po’

più tempo del previsto a fare la conversione dai metri agli inch - unità di misura

americana - e a convertire gli euro in dollari. Tutto questo dopo aver fatto una

proporzione fra l’ampiezza dell’opera e il suo relativo prezzo, come da richiesta

dell’artista.

In questi casi anche se manca davvero poco allo scadere del tempo che si

ha a disposizione per i preparativi, bisogna tenere i nervi ben saldi, anche quando

un “copia e incolla” errato può far andare in escandescenza l’artista,

comprensibilmente teso. Bisogna rimanere lucidi. Sapere già il giorno prima dov’è

la copisteria più vicina e portare sempre con se un pen-drive dove tenere una

copia del file da fotocopiare; anche all’ultimo istante i documenti importanti

possono essere modificati. Perché chi scrive vi racconta questo aneddoto, che

apparentemente sembra essere motivo di rimprovero più che di plauso? Semplice.

Si vuole solo sottolineare che per chi si occupa di organizzare un evento,

l’imprevisto è sempre da prevedere! Quando si fanno tante cose, e si fanno per

di più in una realtà lontana e diversa da quella nella quale si è abituati ad agire,

quando si è in assenza di punti degli abituali punti di riferimento, è umano

sbagliare, ma l’importante è trovare tempestivamente una soluzione.

L’atmosfera durante l’inaugurazione era magica. Tanta gente che si

aggirava intorno ai quadri, i cui colori si mischiavano con le luci che accendevano

il meraviglioso panorama che si vedeva dal trentaseiesimo piano. Candele e

incenso emanavano nell’aria un buon odore che si incontrava con quello del vino

nei calici dei visitatori. Il buon odore di pane speziato si confondeva con l’odore

del colore che le tele sprigionavano. A rendere tutto più soft è stata la musica di

Stefano Mura, che con le sonorità della sua chitarra allietava i presenti.

Musica, cibo, incenso e candele. Bisogna fare un passo indietro per capire

come si è arrivati a questo momento di incontro.

Iniziando con la musica, come la maggior parte degli incontri che l’artista

ha fatto, quello di Claudio con il musicista è stato un incontro casuale. Stefano

Mura infatti lavora all’Alitalia, nello stesso grattacielo. Prima dell’inaugurazione i

due si sono incontrati nella location, dove il musicista ha fatto le prove del suono

e ha suonato alcuni brani del suo repertorio, per far conoscere la sua musica

all’artista.

Per quanto riguarda il catering, l’artista ha assunto per l’inaugurazione una

hostess addetta alla degustazione dei vini e alla sistemazione del cibo sul tavolo

adibito al buffet.

Incensi, candele e luci sono state adeguatamente posizionate. Ovviamente

fino all’ultimo momento mancava una lampadina e l’incenso era quasi terminato.

Ma alle 18.30 tutto era perfetto.

Il vernissage è iniziato con un discorso d’apertura che ha visto l’intervento

di, nell’ordine:

- il presidente dell’associazione prof. Gaetano Cipolla - docente di lingue e

letteratura alla St. John’s University di New York. Egli ha enunciato gli obiettivi e

le attività svolte e in progetto dell’associazione.

- Il sindaco di Acicastello Silvia Raimondo, la quale ha fatto, con l’affetto e

l’entusiasmo di sempre, gli auguri a Claudio.

- Claudio Arezzo di Trifiletti, che ha ringraziato tutte le persone che gli sono

state vicino nel suo progetto.

- Antonio Mattalliano. Artista palermitano che vive da sei anni a New York.

Oltre a dividere la sua casa con Claudio, gli è stato vicino aiutandolo nella

realizzazione del suo progetto.

Capitolo IV

Tradurre vs Comunicare

5.1. Le traduzioni: barriere di comunicabilità e micro diversità

linguistiche

Nella prima sezione la laureanda ha fatto riferimento al problema della

diversa concezione del mondo prodotta dalla diversità culturale. Ma i problemi non si

fermano qui. Nella comunicazione interculturale troviamo infatti una ulteriore

barriera, in genere molto più evidente: una lingua diversa, un linguaggio diverso, un

codice di comunicazione non comune, dei sottocodici (dialetti, linguaggi professionali)

sconosciuti. La diversità linguistica può essere evidente (macrodiversità: es. Cinese

vs. Arabo), ma anche molto subdola e difficile da riconoscere, creando situazioni di

microdiversità linguistica.

Esistono diversi linguaggi professionali all’interno della stessa lingua, e

significati diversi applicati alle stesse parole. Il problema della comunicazione non si

limita alla traduzione tra lingue diverse, ma tocca anche il flusso di parole che

intercorrono tra padre e figlio, cresciuti in due generazioni diverse, con modelli e

linguaggi diversi, o tra dirigenti di diversi settori, i cui problemi e linguaggi divengono

mondi separati.

Tradurre significa trasportare significati all’interno di altre lingue, ma anche, e

soprattutto, consentire l’accesso ad un sistema di pensiero diverso.

Si osservino questi esempi:

- per gli Americani USA, “tomorrow” (domani, in italiano) significa dalla

mezzanotte alla mezzanotte;

- in Messico, “mañana” (sempre “domani” in italiano) significa “nel futuro”; ha

senso posticipatorio generale, e non racchiude assolutamente un preciso arco di

tempo.

Le due diverse concezioni non sono puramente linguistiche, ma si riferiscono

ad una diversa percezione del tempo.

Un atto apparentemente banale, quale scrivere una data, può causare

fraintendimenti e problemi, portiamo un esempio:

05.02.2010 significa 5 febbraio 2010 in molti stati europei che adottano il

formato di data giorno/mese/anno, ma significa 5 aprile 2010 negli USA e in altri

sistemi che adottano per convenzione il formato mese/giorno/anno.

Quando due generazioni o due religioni dialogano tra di loro, il problema

dell’interpretariato culturale si pone seriamente. Questo problema emerge anche nel

dialogo tra due aziende, indipendentemente dalla lingua utilizzata.

Uno degli errori più frequente di chi affronta la dimensione interculturale è la

presunzione che sia possibile tradurre i significati in modo esatto, trasponendo verbi

e parole “come sono” e semplicemente portandoli nel linguaggio altrui.

La traduzione è in realtà un fenomeno molto più complesso. Ogni parola, ogni

verbo, ha “campi semantici” (campi di significato) specifici e non traducibili

esattamente nella lingua altrui. In alcuni casi, non esistono possibilità di traduzione -

in molti casi, le parole e verbi non hanno alcuna corrispondenza esatta nelle culture e

lingue altrui. Pensare che le immagini mentali tra due soggetti possano combaciare

perfettamente è una pura illusione (Trevisani D., 2005).

5.2. Tradurre il progetto Imprints.

Chi scrive si è occupata delle traduzioni dei comunicati stampa dell’evento, della

traduzione del sito internet di Claudio Arezzo di Trifiletti e parte degli scritti da lui

inviati da New York. Tradurre tutto in americano era l’unico strumento di

comunicazione ufficiale che Claudio Arezzo di Trifiletti ha avuto a New York, dato

che l’artista non parla l’inglese. Chi scrive non è certo una brava traduttrice, ne è

bilingue, ma ha posto tutta l’attenzione possibile nel prediligere le parole americane

in luogo delle inglesi e nel ricercare le espressioni idiomatiche più idonee. La

laureanda riconosce i limiti della sua padronanza della lingua americana, e per questo

ha lavorato sotto la supervisione di un docente madrelingua, il prof. Stephen

Conway.

Volendo andare al di là delle mere correzioni grammaticali, chi scrive si vorrebbe

soffermare sulla scelta della comunicazione dei concetti e le riflessioni sui diversi

significati che nelle due culture le stesse parole potevano racchiudere in se.

Ad esempio, il progetto di Claudio è un messaggio di pace, un voler andare al di

là delle differenze. Ma traducendo alla lettera le sue parole, gli Americani avrebbero

capito l’esatto opposto, cioè la sua voglia di rimarcare le differenze.

Per capire meglio si leggano questi stralci dai suoi scritti contemporanei a New

York:

- “Invito tutti, ricchi, poveri, neri, cinesi, italiani, americani, tutti sono

parte dello stesso mondo, tutti camminano sopra questi lenzuoli, sopra

questo mondo, e devono contribuire per salvaguardare la Vita che ci rende

tutti partecipi di questo miracolo”.

Queste parole dell’artista sono pericolose se tradotte letteralmente. Fare

una distinzione fra neri, cinesi e americani significa dire che i neri e i cinesi non

sono americani.

- In alcune parti del comunicato stampa si trovano delle frasi che sembrano

giudicare la società newyorkese, non osservarla. A modesto avviso di chi scrive,

non è corretto da una lontana città del mediterraneo dare dei pesanti giudizi su

una metropoli, dove ciò che si addita non è cosi differente da quello che accade

nelle altre metropoli europee o nella stessa Catania.

- Di difficile comprensione è anche il brano tratto dal secondo comunicato

stampa. In uno stralcio preso da quando scritto da Silvia Raimondo, sindaco di

Acicastello, si legge: “Ebbene quel maniero normanno, un tempo roccaforte

strumento di difesa bellica, oggi monumento messaggero di pace, per trenta

giorni diveniva messaggero di vita: la nostra stessa vita fatta di sorrisi e pianti, di

grigi e colore, di gioia ed emozione del bacio dato al tuo primo amore rimirando il

mare affacciato dal terrazzo del torrione più alto, di paura e disperazione ad udire

dallo stesso luogo e davanti allo stesso mare, spari e poi sirene spiegate che ti

trafiggono ancora il cuore, e poi di speranza ,di pace e fratellanza e tanto sapore

di cielo”. Chi conosce l’atroce delitto di cui è stato vittima il marito dell’attuale

sindaco di Acicastello, sa quanta forza d’animo e quanto dolore c’è in Silvia

Raimondo. Ma quando un americano legge “spari e sirene spiegate” la prima cosa

che pensa è il solito stereotipo Sicilia-mafia. Non bisogna mai perdere d’occhio il

fatto che il pubblico è americano, e l’obiettivo è quello di far conoscere l’arte di

Claudio Arezzo di Trifiletti. Se questo viene associato alla figura del siciliano -

mafioso, perderà la possibilità di comunicare la vera immagine di se.

- Difficili da comprendere anche gli scritti contemporanei dell’artista. Questi

sono di non facile comprensione anche nella lingua madre. Periodi infiniti che

seguono i mille labirinti del suo pensiero. Il risultato è una bella e interessante

opera di scrittura creativa, che da una chiave di lettura ulteriore per vedere il

mondo con gli occhi dell’autore.

Ma in una società frenetica e dinamica come quella della Grande Mela,

trovare il tempo di fruire un’opera d’arte se il progetto incuriosisce, è possibile,

ma credere che tali scritti possano essere giustamente interpretati è difficile.

Per dimostrare tangibilmente che è cosi, chi scrive vi riporta un episodio

interessante. Un artista newyorkese dopo aver letto uno scritto contemporaneo di

Claudio, ha affermato “il popolo della grande mela penserà che lui si voglia

suicidare!”.

Potrete trovare nelle pagine seguenti il mio lavoro di traduzione:

Press release N. 01

January, 16, 2007

IMPRINTS "Impronte "

"A body in movement contains life, the testimony lies in seeing the

traces of its movements, its imprints."

Casa Sicilia - The Empire State Building

350 Fifth Avenue, Suite 3600D, New York

From April 9 to April 22, 2007

Press conference for Italy: Tuesday, February 13 at 5 pm, via Etnea 205

Catania. Circolo degli Artisti - Casa Sicilia.

Information/booking telephone: 095.311362

Exhibition opening : Monday April 9 at 6 pm New York

Time: Until 22, April, 2007, from 10 am to 7 pm

"Free entry"

To Claudio Arezzo di Trifiletti, an artist somewhere between reality and

fantasy, with a certain ethereal quality of the sky.

Last July, 2006 I was delighted to host your work - with those apparent smiles

painted on colored faces of so many sons of this marvelous world - here in the

Norman castle, symbol of the territory that I have the honor to administer.

This castle, apparently static, cold, immobile, almost fixed in time, but touched

by life, by an immense sea and town rife with contradictions and yet coherent, of

stillness and frantic movement, of life and death, of reality and legend, was filled

with color contrasting with the light-dark grey of the lava.

The first sensation I had on reaching the exhibition space and stopping to

admire your works, was that of feeling and seeing so much life: the old castle had

awoken again with the energy of your paintings, everyday women, men, children

with apparent smiles, those very same smiles that at least for once remained

imprinted on their lips and distorted our true expression.

It was a view of our splendid world in which we live, amid different states of

mind, skin color, religious creed, age and social condition.

But in your works I didn't sense a divided humanity, distant or in constant

struggle, but rather embraced together, almost in your deep desire to see it united,

in eternal synchrony.

But meantime, I also managed to rise above the same raw reality to soar

toward an intense spirituality that I believe is your very own, both as an artist and

man.

Well, that Norman castle, once a fortress and means of defense, today a

monument of peace, became a messenger of life for thirty days: our very life made

up of smiles and weeping, of grey and color, of joy and emotion of the kiss given to

your first love, while gazing out to sea from the balcony of the tallest tower, of fear

and desperation on hearing from the same place and in front of the same sea, shots

and then the sirens that still pierce my heart, and then of hope, of peace and

brotherhood and so much open sky.

I hope, dear Claudio, that you will be able to show your work and to transfer

all you have inside through your paintings to many others and in distant countries:

the language of your art and its message will arrive in the hearts of many, and of

this I’m sure.

Silvia Raimondo, Mayor of Acicastello (CT)

The lights of the world are in crisis. ‘Human dignity’ seems to have become

something from Mars. The abysmal misery in which this world seems to slumber is

however only an apparent matter. There are invisible people that sometimes become

dramatically evident. They are the artists, they whose works create possible ways of

thinking. Claudio is a dear person for humanity, above all because he has courage.

As the Latin teaches us, having courage means above all having ‘heart’. His

paintings, like the colors of his invisibility, are witness to this. Now, in New York, in

that ‘universal space’ that has been struck by such a murderous act, Claudio reminds

us that only our imprints, those of everybody, can indeed become - once and for all

and in name of those that we have forgotten by now - the origin of our future. The

imprints of Claudio are a colored horizon and they exist for our hope.

Alessandro Bertirotti, Anthropologist of the Mind, Florence University

Free from all conditioning and appearance.

Claudio Arezzo di Trifiletti has chosen to be.

He listens to every expression of the face, he sees every noise in the silence,

he savours every sound of life, he touches the imperceptibility of the soul. An

oriental sensibility lives within a western search for success.

An explosive match, warm as the pathos that flows in his veins. We live in art

everyday, we can create it, recreate it and admire it …but in pursuing time we have

also forgotten to observe it. The energy that surrounds him, the thoughts that fill his

mind, the curiosity that nourishes his search for answers, the solid certainty of faith,

the pleasure of the senses, the pain of privation and human impotence, all smack of

the colours that he uses to paint and of the substances he uses in his installations.

Everything is without limits, we cannot define where the artist begins and the

man ends. Perhaps because his art goes beyond human feeling. What transpires

from the faces in his pictures is the oneness of being, the desire of search and the

craving to know. All the things he touches become art … or simply he has kept up

his amazement and wonder towards life, and, unlike many, the ability to remind us

that emotions can be felt. "What is pure art according to the modern conception? It

is to create a suggestive magic that can hold both object and subject, the exterior

world to the artist, and the artist himself” In the same vein as Baudelaire, the subject

is Claudio Arezzo di Trifiletti, a charismatic and energetic person, and the object of

his pictures is life in all its aspects. In his intense colors and his original installations,

we can sense his pain, his joy, his questions and answers, his faith and his being a

man. Magic is immediately perceived by those who appreciate his work.

Now, at 31, the artist has held 14 exhibitions in two years, including

participation at the "III Salon International d'Art Figurativ" of Paris, in 2004 and in

the Bramante room - "Biennale di Roma" - in 2006. Full of enthusiasm and passion,

Claudio Arezzo di Trifiletti is preparing to depart for the States where new

opportunities await him.

"Are you looking for the most beautiful art work in New York? It’s in front of

you." This graffiti is written on a wall in Wooster Street, in the artistic district of

Soho. Claudio Arezzo di Trifiletti really starts off from here. But the young Catania

artist has never been to New York. In February, ever attentive and radiant with

curiosity, he will see the Empire State Building for the first time. Soon after, his

exhibition IMPRINTS "Impronte" will open in the space of "Casa Sicilia", an initiative

by the Sicilian Regional Government to promote our culture in the world.

Having been there or not matters little. What is the first image that comes to

mind when thinking of New York City? Surely the melting pot of races that populate

the streets of the Big Apple. Multi-ethnicity has for a long time been the

characteristic of the people that live there.

Thousands of faces and thousands of races mixing together everyday. Bodies

walking, but also souls thinking… feeling emotions, carrying an energy within. We

are not speaking of transcendental subjects, but rather of real life. The project of the

artist is to plunge into the metropolis, to absorb these energies and to transform

them in art. How is he to do this? Once again the “volcanic” Catania artist, is ready

to surprise his public also from overseas. "The streets of Manhattan will be filled with

white sheets and they will be oiled with substances that will allow people to leave

their mark, namely their footprints." It' s possible to sense Claudio Arezzo di

Trifiletti’s energy in the tone of his voice, "It won't only be a mark on the sheet,

but the indelible sign of a soul. There will be the heavy step of the nervous man

because of the argument he had with his boss, the ethereal step of the girl in love.

The mud of a building site will mix with the wax of a clean apartment." It seems as

if one can hear the imperceptible sound of the steps as they vanish amid the

thousand noises of the chaotic city. Curiosity grows and the artist continues … "After

thousands of people have trampled on the sheets, I will take them home and I will

reflect on them. I will work on the sheets and transform them into paintings. The

work will then be ready to be displayed in my exhibition." What is the message you

wish to share with the New York public? ”We are all equal, we all have a soul . We

must go beyond differences." Projects for the future? "I could make a video of my

trips in the east, I could... I don't know, we don't know what happens tomorrow. In

less than a month I will be in the Big Apple and I couldn’t have imagined this a little

time ago. I look at the present".

Thomas Mann says: "an artist, at heart, is always an adventurer". And surely

Claudio Arezzo di Trifiletti has the talent of one with the potential to leave an

indelible sign of his "adventures."

Alessandra Famoso, Public Relations

In New York, amidst art and metropolitan atmosphere, innovation takes shape

and acquires its own dimension.

With his personal style, Claudio Arezzo di Trifiletti transcends European

borders, to live out an artistic moment characterized by "new stimuli ", such as those

of a multicultural and polymorphous city like "Big Apple". The reason for this trip is

the realization of a project charged with artistic and human content at the same

time. And so the artist plunges into a reality made up of a thousand faces to capture

its deepest spirit. In New York, Claudio Arezzo di Trifiletti will give through his work a

unique image to the people who will be protagonists in the painting, beyond religion

or social barriers. It is not about an image with physically delineated outlines, but of

the forceful representation that everyone of us emanates. Art acts as a trait d’union

between the different races inside the city, a means through which material

distinctions vanish through the creativity of the artist. And to give life to this

conception, Claudio Arezzo di Trifiletti mixes with the people, placing sheets treated

with various mixtures in the city and then waiting for the marvel to take place. The

souls of the city pervade the fabric and fuse together with it. Part of the work is thus

completed, but the personal touch of the artist is still missing. The sheets that first

covered the streets in New York, will then be mounted so the painter can give a

magic touch to those imprints, an expression of the energy given by the ensemble of

the people living in the city.

Costanza Calleri

The author of the project.

There is no being that doesn't leave its marks, and these are the testimony of

his existence in this world. There is an infinite number of traditions, philosophies,

religions, customs that try to divide the thinking of people on this earth. Through this

project, I hope to testify to the equality of all those who tread on the sheets, that

represent the Earth, the "world" on which they walk.

Claudio Arezzo di Trifiletti

www.claudioarezzoditrifiletti.com

Office Press and Public Relations:

Elisa Toscano Tel.347 6397925 - [email protected]

Press release N. 02

February, 06, 2007

IMPRINTS "Impronte "

"A body in movement contains life, the testimony lies in seeing the

traces of its movements, its imprints."

Casa Sicilia - The Empire State Building

350 Fifth Avenue, Suite 3600D, New York

From April 9 to April 22, 2007

Press conference for Italy: Tuesday, February 13 at 5 pm, Via Etnea, 205

Catania. Circolo degli Artisti - Casa Sicilia.

Information/booking telephone: 095.311362

Exhibition opening : Monday April 9 at 6 pm, New York

Time: Until 22, April, 2007, from 10 am to 7 pm

"Free entry"

The answers that you carry in your heart are those that bring wellbeing to

everybody.

The life that you interpret is a good thing if it is seen as a fable.

The game of fables, the overlap of dream and reality, tones with undefined

outlines, the black and white fuse with each other, confounding us, which apparently

seem defined.

Appearance doesn't exist, everything is what it is, and what the mind believes

it to be, therefore what is apparent is real and the real is apparent, where the border

defines one or the other.

The mind creates illusion; to dispel the illusion means to free the mind, freeing

the mind makes us see what is real. To take pleasure in what really is, not what

could be, or what one would like it to be, creates the mental void that becomes the

premise for departure and precondition of arrival, there are no longer limits or

borders.

If the mind is free, you are free, your wings are spread, and there is no longer

separation between you and the cosmos. You are the cosmos.

Delia Barbagallo

In a metropolis only few live, the others survive.

Imagine yourself then in New York, where in the gridlock of human

indifference, the heart and mind travel between one stop and another on the

subway. However, this agglomeration of chaos has a soul. To be dismantled. And to

be rewritten with another language. Not that of the alienating detachment that

distinguishes men in overcoats, boys deafened by music through headphones and

women clutching only their bags.

And in this expanse of sand, that hides the jewel of the multiform spirit, there

is someone who wishes to dig, to penetrate the shell of this epoch in which we are

confined, to find the water that nourishes that soul and awaken it from numbness.

By gradually shattering appearances, we may then touch truth with our hands.

Possibly even with our feet, in contrast to the usual automation that makes us hold

out our arms, stretch them out ahead and to search with our fingers among the

things of life. In the first case, it is easier to maintain control, not to lose balance, to

scratch and then withdraw the gesture, to seize and then release, to cling and try not

to fall. Instead it’s not the same with the feet. With the feet you can transfer energy

instead in the direction you want, you can march, jump, pirouette or simply walk, but

without bluffing. In a word, you can reveal yourself. Or better still, show your real

self. This is the sense of "Imprints": keeping your ears open and listening in silence

to what people have to tell through the body, starting from the aesthetic and formal

expression, but going beyond it. And so, incompatible identities of the same person

will be revealed, or even, identical emotions of an entire people; and at the same

time, the underground culture, the wounds of history, the dignity of a district, the

voices of grief. The semantic island of liberty and truth will arise from this barren

earth. And it will then be framed to become a work and finally displayed. And only

those who use love and creativeness, profundity and its alphabet as an instrument,

can become its medium. The interpreter. This is the artist. This is Claudio Arezzo di

Trifiletti: he who knows to tell a story still to be invented.

Assia La Rosa

Sunday, February, 04, 2007 - Giornale di Sicilia – page 34

My Art for Peace.

"Anyone passing through this world has some responsibilities and something in

common with others: the soul."

Claudio Arezzo di Trifiletti, the creative “catanese” artist, will bring "Imprints"

to the Big Apple in April. The exhibition of his paintings will be held at Casa Sicilia in

the Empire State Building, a focal point for Sicilians in America in New York.

"I thought of a project that would not only serve to promote my art but above

all would carry an idea of peace”- he explains – “When we walk we leave imprints. I

will lay some sheets on the sidewalks for roughly five hours, oiling them with

different mixtures and I will allow people to tread on these sheets and later I will

explain my artistic project to them.

It’s a project that unites people from any culture, all will bring substances both

at a material and energy level, because everybody emanates an energy, negative

and positive, both of which are part of this universe and both have to live side by

side."

The overlapping imprints will create some images that the artist "looking with

the eyes of a child" will render visible to others: "Every day I’ll frame the sheets and

create a work, my aim is to finish it for the following day, so at the end there will be

around forty."

His creative universe, ranging from sculpture to painting, is at the Casa Museo

Sotto l’Etna, because “Etna is our great ally.” Art is the revelation of his internal

world.

The myth of the east influences him and his technique starts from the painting

of shadows and from the use and reuse of materials.

"Everything contains Life: the saliva, the dust of Etna, the varnish of sanded

down furniture during restoration.

On the sheet the body follows the movements of the mind, so many marks are

created then I see some lines that start to take shape and to let others perceive

what my eyes see, I trace them in black, they seem like childish drawings, but I

make them childish precisely to make them apparent to everybody.

Within there is a symbolism that is not studied, a project that arises from my

thinking."

Eliana Nisi

We are passing through! On this earth, in this life, we are in transit! We are

helpless and powerless human beings, controlled by a destiny that allows us love,

joy, life but constrains us to an indeterminate ending. We seek, for good or evil, to

leave a sign of our passage on this planet.

An imprint of our existence that contains the energy of our soul. We are souls

moving in the world creating life and art. Claudio Arezzo di Trifiletti gives us an

instant of life. A rift in the temporal arc that stops time and space to imprint on the

world the passage of our souls. The imprints of passing life. The imprints of human

beings that, like signs, allow us to read and decipher our life, our presence on the

earth.

It is a question of an immortal work. Of a symbolic elaboration of the entire

human existence, traced along his infinite path. Whoever knows the joy of life and

the abyss of death, is aware that a simple imprint can be important. Whoever

perceives the brevity of a whole life, understands the immensity of an instant. Again,

Claudio communicates positively on the gift God has offered us, again he sets the

world on a large canvas, again he transforms our life into art.

Elisa Toscano

CONTEMPORARY:

I think that if I have managed to achieve all this, given my age, it still remains

a small step. I owe it to all those that have thought of me, embraced me, loved me,

and, sometimes also hated me.

When a sister, a brother, meet me today and I tell them the news, (or it has

already arrived), they all are thrilled, and are happy for me.

They pay me so many compliments, they ask me: how have you managed it?

And inside my heart, just as full of joy, I feel that what I am I owe to all those that

even for an instant, have thought of me, because in that instant, I have perceived

their approval, the blessing of God, who lives in all of us.

A match is a match, but if there are many matches, the flame grows. It

doesn't matter if time will consume them sooner, but the heat is greater, the flame is

united, it is compact. But we aren’t matches, our soul doesn't go out, even if it by

abandons our bodies.

I write as if I’m speaking casually with some friends. What a fortune to have

them! It is not true that there are really only few friends, friends exist, friendship

exists; the important thing is not to take advantage of them and to overcome

problems. As good wine passes years inside a barrel, the early wine will be good, but

to get drunk on old wine is really another story.

I feel happy, even if I have known a greater happiness, maybe even bound to

true peace, to prayer.

Perhaps I should write about the latest news of the project, but I am sure that

with so much energy involved there will be much to talk about.

Many speak of an exhibition in New York, but believe me, the exhibition will be

the last step of the project that I hope may still teach me more because I feel that I

have a lifetime to learn.

The night lying in my bed, despite tiredness, despite contrasts with euphoria,

the thought drives me, frightens me, because as everybody says only idiots ignore

fear. Rather I say, that whoever is afraid is careful not to lose the most precious

thing: Life.

Excuse me, but lately it often happens that I have so many things to say, and

then I can’t complete one of them, that others are tied up to an ocean of things.

I was saying, why this fear for the exhibition. Simply: I put my works

there…Vernissage…and the game is done. Wasn’t I good! I made an exhibition in

New York in the Empire State Building, what an occasion!

But I felt a greater wish: the stimulus of New York, the Big Apple, how much

Art: those who sectioned dead bodies and made installations, who with wrecking

balls made holes in the roofs of the houses, earning great sums of money; I could go

on, talking about more desperate cases of those needing expression, emotion, to be

talked about.

How could I fit in with a show, among hundreds, thousands of artists and

exhibitions; and the space deserves the best of my ability, the wind with all the

things it carries requested a mission, offering me only one ally: Divine Providence.

It may seem easy to present oneself at the centre of the city and lay out some

sheets and arrange things so that those sheets leave signs in the minds of the

people, that are there for everybody, as the world is for everybody, equality for all

those present.

Anyone can tread on those sheets, of whatever religion, social condition,

political tendency; everything in movement that is animated contains life because it

safeguards the flame of an essence.

In the world people still fight against other people, deceived by the very same

reasons for which they aggregate together, born out of an apparent distinction.

But is it possible that in 2007 we have arrived at this point? We have

manipulated nuclear science for the extermination of our brothers. But with what

criteria are men still called to war to fight against the children of other mothers? And

with what criteria does distance of war make us think we are not responsible and at

the same time not the victims of that war? And how can we imagine that millions of

people die, in atrocious suffering, and that they can leave their bodies with such

indifference without any great exhalation of suffering, that will, in a few hours, be

sensed by the entire planet?

Think of the smoke, brought by the wind, the smoke rises up to the sky but

the suffering no, the sky has its barriers. God suffers, because he sees his children

that are exterminated, and he tries to call to them, to their hearts deafened by hate.

Well, I was unable not to consider that it was time to act, in a world where

you are only a number. I will lay out these whites sheets, so much good, so much

evil; these are the rules, an Angel lends you a hand, a demon tries to trip you up,

and these entities live both in the soul as well as in the flesh.

With these sheets, I very much hope that my Art, that delineates the imprinted

energies, can create in the name of humanity, in the name of peace, a story that

may become an impetus for other stories, of which the world fortunately is rich in,

but unfortunately, has difficulty in living out.

Thanks to everybody.

Claudio Arezzo di Trifiletti

Press Office and Public Relation:

Elisa Toscano Tel.347 6397925 - [email protected]