CAPITOLO I - La biografia di Baden Powell · L’alpinismo: il senso di una ... III.3.2.2 Il mental...
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INDICE
INTRODUZIONE …………………………………………………………………………………. …..…p.5
I CAPITOLO
LA BIOGRAFIA DI BADEN - POWELL ……………………………………….……………. p.7
I.1 I primi cinquant’anni …………………………………………….………………………………p.7
1.1.1. Il senso di una vita ……………………………………………………………………………….p.7
I.1.2. Le origini ………………………………………………………………………………………………. p.8
I.1.3. La nascita e i primi anni ………………………………………………………………….…… p.8
I.1.4. La scuola ………………………………………………………………………………………………. p.9
I.1.5. La carriera militare ………………………………………………………………………………..p. 9
I.1.6. In Africa …………………………………………………………………………………………….….p.10
I.1.7. In India: Lo scouting ………………………………………………………………………….. p.10
I.1.8. In Sud Africa: Mafeking ……………………………………………………………………… p.11
I.2 Ho vissuto una doppia vita ………………………………………………………………. p. 14
I.2.1. Il primo campo scout: Brownsea ……………………………………………………….. p.14
I.2.2. Il decollo dello scoutismo – la promessa scout …………………………………..p.15
I.2.3. Il raduno del Crystal Palace: l’appoggio della monarchia britannica .. p.17
I.2.4. Le girl scout ………………………………………………………………………………………… p.17
I.2.5. Evoluzione del movimento scout ………………………………………………………. p. 18
1.2.6. Una vita solo per gli scout ………………………………………………………………… p. 19
I.2.7. Il matrimonio – la famiglia ……………………………………………………………….. p. 20
I.2.8. Gli scout nella rapida evoluzione storico – sociale dopo la Grande Guerra .. p. 20
I.2.9. Il primo raduno mondiale: Jamboree……………………………………………….. p. 21
I.2.10 I continui viaggi intorno al mondo………………………………………………………p.22
I.2.11. Baden – Powell lord di Gilwell ………………………………………………………… p. 24
I.2.12. Lo scoutismo e i regimi totalitari del Novecento ……………………………. p.25
1
I.2.13. Baden – Powell mediatore di pace …………………………………………………… p.26
I.2.14. Gli ultimi anni in Kenia ……………………………………………………………………….p.27
II CAPITOLO
SCOPRIRE DIO NELLA NATURA – Il ruolo della Natura nel pensiero,
nell’attività e nell’opera di Baden – Powell …………………………………………..p.28
II.1. Il magistero della natura ………………………………………………………… ……..p.28
II.1.1. L’amore per la natura in alcuni messaggi significativi rivolti agli scout …….. p. 28
II.1.2. Spunti naturalistici nell’opera di Baden – Powell ……………………………….p.29
II.1.3. L’opera di Baden – Powell riflette il senso della natura educatrice. Alcuni
esempi …………………………………………………………………………………………………………….p.31
II.1.4. La Natura come sfida oggettiva ……………………………………………………….. p.33
II.1.4.1. L’alpinismo: il senso di una nuova libertà …………………………..p.34
II.1.5. La Natura come modello di vita ……………………………………………………….. p.36
II.1.6. L’educazione tramite lo studio della natura …………………………………….. p.36
II.1.6.1. La formazione del carattere a contatto con la Natura ………. p.37
II.1.6.2. La natura per la salute fisica ……………………………………………. p. 43
II.1.6.3. L’abilità manuale: imitare e sfruttare la natura ………………… p.44
II.1.6.4. Servire gli altri……………………………………………………………………….p.45
II.2 SCOPRIRE DIO ATTRAVERSO LA NATURA ……………………..………………p.46
II.2.1. Dalla natura al senso di Dio ……………………………………………………………….
p.46
II.2.2. La religione dei boschi: la miglior forma di educazione …………………… p.48
II.2.2.1. La religione naturale …………………………………………………………… p.49
II.2.2.2. Obiezioni sulla religione dei boschi ……………………………………..p.50
2
II.3. UN’ESPERIENZA PERSONALE DI RICERCA DI DIO ATTRAVERSO LA
NATURA ………………………………………………………………………………………………..…… p.52
II.3.1. Non seppelliamo la nostra personalità ……………………………………………. p.52
II.3.2. “Il mio schema” della ricerca di Dio nella natura ………………………….. p.52
III.3.2.1. Silenzio, deserto, meditazione: dalla schiavitù alla Terra
promessa per una nuova identità …………………………………… p.54
II.3.3. Attenzione al rischio romantico! …………………………………………………….. p.55
III CAPITOLO
ATTUALITA’ DEL PENSIERO DI BADEN – POWELL – pag. 57
III.1.1 Premessa storica importante: la diffusione dello scoutismo in Italia ……. p.57
III.1.2.1. Gli albori dello scoutismo: A.S.C.I e C.N.G.E.I ………………….p.58
III.1.2.2. Nasce il C.N.G.E.I …………………………………………………………….. p. 60
III.1.2.3. Nasce l’A.S.C.I…………………………………………………………………… p. 61
III.1.2.4. Il governo fascista……………………………………………………………… p.62
III.1.2.5. La rinascita del 1944 ……………………………………………………….… p.63
III.1.2.6. Il rischio di una disgregazione …………………………….……………..p.64
III.1.2.7. Nuove consapevolezze e nuovi orizzonti ………………. p.65
III.1.2. Lo scoutismo: un metodo di educazione globale …………………………… p. 66
III.1.3. Lo scoutismo e la religione: la posizione della F.S.E…….……………….…p.66
III.1.4. La religione come “coronamento” dell’attività scout………………………..p.69
III.1.5. Il senso della tolleranza religiosa presso lo scoutismo F.S.E……………p.69
III.2. IL METODO SCOUT NEI DOCUMENTI PONTIFICI ……………………. p. 72
III.2.1. Attualità dell’educazione della volontà e formazione del Carattere: “Mettersi in
cammino” ………………………………………………………………………………………………….…………………p. 72
3
III.2.2. La centralità del fanciullo nel processo educativo: attualità
dell’educazione come autoeducazione …………………………………… …p. 75
III.2.3. Attualità dello scoutismo come educazione spirituale alla
fratellanza, alla pace…………………………………………………………………….. .p.78
III.2.4. L’attenzione per il mondo femminile …………………………………………..p. 79
III.3 IL METODO SCOUT COME MODELLO DI EDUCAZIONE ……… ..p. 80
III.3.1. Mens sana in corpore sano ……………………………………………………….. .p. 80
III.3.2.1 I diritti di un giovane all’esercizio fisico ………………………….p. 81
III.3.2.2 Il mental Training …………………………………………………………….p. 82
III.3.2. Il processo di apprendimento come condivisione di obiettivi
e metodi (“strade”) per raggiungerli ……………………………………………….p. 83
III.3.2.1. Il metodo scout come guida verso un comportamento
“assertivo” ……………………………………………………………………………………… p.84
III.3.3. La progressione educativa: verso il portfolio delle abilità ……………..p.85
III.3.4. Lo scoutismo come modello di sana competizione tra pari e
di utile differenziazione dell’apprendimento…………………………………… p.87
CONCLUSIONE …………………………………………………………………………………………. p. 88
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI………………………………………………………………..p.91
4
INTRODUZIONE
Il valore di un lavoro di ricerca sta, ad uno sguardo oggettivo, nell’attenta
analisi delle voci in cui esso si articola nella sua complessità ; elemento che
aiuta lo studioso ad approfondire un tema, nel tentativo, spesso gratificante, di
coglierne le linee portanti e di giungere a una sintesi conoscitiva più ampia.
Ma soprattutto sta nel confrontare quanto si viene apprendendo con il proprio
vissuto, nel fare emergere delle relazioni profonde che lo illuminano
diversamente, rafforzandolo, dandogli un significato nuovo.
Confronto la mia esperienza di ricerca di Dio attraverso la natura con quella che
Baden – Powell viene definendo come religione naturale, spogliata dalle
sovrastrutture del culto che la « vestono », nei diversi contesti socio – culturali,
di una sua fisionomia specifica. Mi interrogo sul mio essere religioso a contatto
con la natura. Ringrazio, per questo, il contributo delle tante letture effettuate
per svolgere il presente lavoro.
Ne nasce un’immagine più chiara della mia ricerca di esistenza autentica;
avverto un profondo legame tra quanto Baden – Powell suggerisce e il mio
modo di interpretare la realtà della natura, dell’uomo immerso in essa, che può
fruire del massimo bene se ne conosce e rispetta le leggi, ma anche se ne
contempla le bellezze e i misteri.
Queste le motivazioni profonde di una scelta. E nello sviluppo del lavoro, si è
sviluppato l’interesse crescente per una dimensione educativa nuova che mi si
poneva di fronte, quasi sfuggente nella sua dinamicità.
Ho affrontato lo studio di Baden – Powell e dell’attualità del suo messaggio,
mettendomi nell’ottica di ricostruire la sua personalità, il contesto storico in cui
egli è vissuto e ha operato, per cogliere quanto vi fosse di trasversale,
universalmente valido.
5
Nel primo capitolo presento le vicende della sua vita, cogliendo i sottili rapporti
che legano l’autore alla sua famiglia, all’ambiente, al tempo storico.
Soprattutto mi ha incuriosito scoprire fin dall’infanzia la sua vocazione per una
vita a contatto con la natura, più attenta a valorizzare gli aspetti della curiosità
e della scoperta che ad apprendere nozioni staccate e fredde.
Il mio intento è anche di sottolineare il legame profondo tra la sua prima
attività di alto ufficiale e la seconda parte della sua vita, rivolta ai giovani.
Nel secondo capitolo tratto il tema della Natura come via per la scoperta di Dio.
Articolo il lavoro in tre parti: nella prima affronto il motivo del “magistero della
natura”: la natura come educatrice. Traggo spunto dalla sua produzione, di cui
riporto molti esempi. Nella seconda parte affronto il tema della contemplazione
delle bellezze del Creato come momento privilegiato per cogliere il senso di Dio.
Approfondisco in particolare il discorso, ricorrendo direttamente all’opera
dell’autore. Nella terza parte riferisco la mia personale esperienza del rapporto
Natura – Dio, attualizzando e personalizzando così la mia ricerca.
Il terzo capitolo è focale per cogliere gli aspetti di attualità del pensiero e
dell’opera di Baden - Powell: attraverso il ricorso alla storia italiana del
movimento scout, che ne valorizza l’importanza e lo sviluppo; attraverso la
voce dei Pontefici che, da Pio XI a Giovanni Paolo II, ne hanno apprezzato gli
stimoli educativi; attraverso le conoscenze pedagogiche e psicologiche che
possiedo e che lo giustificano pienamente.
Il criterio che ho seguito nella stesura del mio lavoro è stato quello di “far
parlare i test”: frequenti citazioni, infatti, tratte dall’opera di Baden - Powell,
per altro ricchissima, possono offrire un commento ben migliore delle mie brevi
note.
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I CAPITOLO
LA BIOGRAFIA DI BADEN POWELL
I.1 I primi cinquant'anni
I.1.1. Il senso di una vita
« La mia vita è stata intensamente felice, non solo nella mia cerchia familiare
ma anche nel mondo di fuori…Guardando ai
miei ottant’anni mi rendo conto quanto sia
breve la vita e assurde le ostilità politiche e
belliche.
La cosa più sensata è cercare di portare un
po’ di felicità nella vita degli altri » 1
Se si vuol comprendere appieno lo Scautismo
bisogna conoscere qualche cosa dell'uomo che fondò il Movimento scout, una
delle personalità più genuinamente dotate di spirito giovanile che mai siano
vissute, Lord Baden-Powell di Gilwell, Capo Scout del mondo, affettuosamente
conosciuto da tutti gli Scouts come B-P.
Non sono stati molti, infatti, gli uomini che hanno avuto una vita movimentata
e avventurosa come la sua. Dopo una lunga carriera nell'esercito inglese come
ufficiale coloniale, che lo portò prima in India e poi in Africa, Baden Powell,
all'età di 50 anni si lanciò, con entusiasmo ed energia, nell'organizzazione dello
Scautismo che, nel giro di pochi anni, divenne un grande movimento giovanile
diffuso in tutto il mondo.
I.1.2. Le origini1 Dal messaggio di addio che Baden-Powell inviò alla « Opinione pubblica », in JULIA COURTNEY, Robert Baden Powell, ELLE DI CI, Torino, 1991, pag. 63.
7
Chi è BP
Nel suo temperamento si trovano riunite le doti ereditate da antenati molto
diversi tra loro.
Ad esempio, uno dei suoi avi era John Smyth di Willoughby (1579-1631),
capitano di Sua Maestà la regina Elisabetta d'Inghilterra, un avventuriero e
soldato leggendario.
Il bisnonno di BP verso il 1770 emigrò nel Nord America, strinse amicizia con gli
indiani e ritornò in Inghilterra, dove sposò una pittrice. Da questo matrimonio
nacquero quattro figli, tra i quali William Smyth, nato nel 1788, che divenne
navigatore, ottenne il titolo di Ammiraglio Reale e, come suo padre, prese in
moglie un'artista. Sua figlia Henrietta Grace, nata nel 1824, aveva sposato nel
1846 H.G. Baden-Powell, membro della società reale, professore di teologia e
geometria all'Università di Oxford.
I.1.3. La nascita e i primi anni
Il 22 febbraio del 1857 da questo matrimonio venne al mondo il quarto figlio:
Robert Stephenson Smyth Baden-Powell, un bambino vivace che riuniva in sé le
tendenze degli antenati: spirito d'avventura, impetuosità e nostalgia di terre
lontane da un lato; inclinazioni artistiche, scientifiche e alle opere caritatevoli
dall'altro.
Suo padre morì quando Robert aveva circa tre anni di
età, lasciando la moglie con sette figli sotto i
quattordici anni. Ci furono frequenti momenti difficili
per la famiglia numerosa, ma l'amore li fece
superare felicemente.
Inoltre Henrietta, austera rappresentante dello
8
La madre di B.P.
spirito vittoriano del tempo, insegnò ai figli a leggere e a scrivere, ma anche la
virtù della perseveranza e del lavoro indefesso. La famiglia numerosa divenne
quindi una scuola di vita per B.-P., in cui si svilupparono affetti perenni.
Da bambino, Robert aveva numerosi interessi: scrivere, disegnare, dipingere
(questo gli gioverà in futuro, come illustratore dei suoi libri), ascoltare musica e
suonare, allestire recite con i suoi fratelli, costruire giocattoli e aquiloni per i più
piccoli.... Molte delle attività che rendono lo Scautismo unico ebbero origine
proprio nell'infanzia di B-P.
I.1.4. La scuola
Nel 1870 B. P., dopo aver frequentato la Rose Hill School, entró con una borsa
di studio a Charterhouse, un'antica scuola di Londra. Non fu uno studente
eccezionale, ma certo uno dei più vivaci. Se accadeva qualche cosa nel cortile
della scuola, sicuramente egli vi si tovava nel bel mezzo, e ben presto si fece
una fama come portiere della squadra di calcio di Charterhouse. Per la verità,
non si applicava molto durante le lezioni, però fuori dall'aula la sua vita era
molto intensa. Era un attore di talento, suonava la tromba, disegnava molto.
Ogni tanto amava restare solo, rifugiandosi nella campagna e beandosi di
quell’intenso rapporto con la natura.
I.1.5. La carriera militare
A 19 anni B-P, dopo una certa indecisione sul suo futuro, non essendo stato
ammesso all’Università di Oxford, come voleva la tradizione familiare, lasciò la
scuola per diventare ufficiale nell'Esercito.
Militò nell’esercito per più di trent’anni; in questo periodo avrebbe formulato
molte delle idee poi sviluppate con il movimento scout.
9
Dopo un periodo trascorso in India come sottotenente, la sua carriera militare
lo portò in Afghanistan, al seguito del colonnello Baker Russell, che B.P.
descrisse come un uomo tutto d'un pezzo. Il giovane tenente ammirava nel suo
capo il comportamento nei confronti dei subalterni, di cui voleva sempre
esaltare lo spirito di iniziativa e il senso di responsabilità.
Dall’esperienza afghana apprese soprattutto l’arte dell’esplorazione del
territorio, che condensò nel suo primo libro, pubblicato nel 1884, dal titolo
Ricognizione ed esplorazione: una summa di consigli sul modo di esplorare un
paese ostile, riportando dati utili per le operazioni militari.
I.1.6. In Africa
Nel 1887 troviamo B.P. in Africa impegnato nelle campagne contro gli Zulù e,
più tardi, contro le fiere tribù degli Ashanti e dei selvaggi guerrieri Matabete. Gli
indigeni lo temevano tanto che gli dettero numerosi epiteti, che rispecchiavano
aspetti particolari della sua personalità o del suo comportamento:
« M’hlalapanzi », l’uomo che si sdraia per sparare, cioè che elabora
meticolosamente i suoi piani prima di passare alla realizzazione
pratica ;« Kantankye », l’uomo dal grande cappello (il cappello a tese larghe,
necesario riparo a quelle latitudini, divenne un simbolo, tanto che fu incluso
nella prima uniforme scout) ; « Impeesa », il lupo che non dorme mai, per il
suo coraggio, la sua bravura di esploratore e la sorprendente abilità nel seguire
le tracce.
I.1.7. In India: lo scouting
Nel 1897, ormai colonnello quarantenne, tornò in India, dove detenne il
comando del quinto reggimento di dragoni, stanziato lungo la frontiera nord-
occidentale, in continuo subbuglio. Durante questo periodo egli elaborò un
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metodo di addestramento delle giovani reclute che provenivano dalla Gran
Bretagna ricche di principi teorici, ma assai povere di intreprendenza e gusto
dell’avventura. Egli studiò una forma di addestramento flessibile, basato sulle
sue esperienze personali. Le reclute venivano divise in piccoli gruppi, ognuno
dei quali dapprima ascoltava divertenti lezioni direttamente dal colonnello, con
aneddoti sulle ricognizioni da lui stesso compiute; poi seguiva la fase pratica,
in cui, singolarmente o in coppia, le reclute uscivano per esercitazioni di
osservazione. Chi superava tutti gli esami conseguiva il titolo di « esploratore »
, ottenendo il distintivo del giglio. Per tenere in ottima salute i suoi uomini che
vivevano là in un ambiente malsano, egli aveva dunque pensato di farli
diventare esperti nella tecnica dello scouting. 2
Da questa singolare esperienza prese corpo il libro Sussidi per l’esplorazione3,
che gli attribuì una vasta popolarità.
I.1.8. In Sud Africa: Mafeking
La sua grande abilità tattica e di comando si rivelò soprattutto durante la
guerra Anglo-Boera in Sudafrica, nello storico assedio di Mafeking.
Gli avanzarnenti di carriera per
Baden-Powell furono quasi
automatici, tanto si susseguirono
regolarmente, finché diventò
famoso improvvisamente.
Era l'anno 1899 e B.-P. era
colonnello. Le relazioni tra la
2 Nel linguaggio dell'esercito inglese questo voleva dire "arte della ricognizione", una cosa in cui Baden Powell era molto abile. In questo modo B.P. organizzò fra i suoi uomini gruppi di scout, insegnando loro a seguire le tracce, a osservare e capire gli indizi lasciati sul terreno, affrontare la dura vita nelle foreste e le zone sperdute.3 Titolo originale : Aid for Scouting.
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Gran Bretagna ed il governo della Repubblica del Transvaal erano arrivate al
punto di rottura. Fu dato ordine a Baden-Powell di reclutare due battaglioni di
fucilieri a cavallo e di prendere stanza a Mafeking, una cittadina nel cuore
dell'Africa del Sud, punto strategico in quell'area del continente. B.-P. portò un
reggimento a Mafeking, dove istallò un quartier generale con circa mille uomini.
Il generale Cronje dei Boeri marciò su Mafeking con novemila uomini e la
assediò. B.-P. riuscì a tenere a bada i Boeri anche grazie a stratagemmi
ingegnosi4.
Le settimane diventarono mesi, la situazione peggiorò. Altrove le forze
britanniche subivano sconfitte e non si potevano mandare aiuti a Mafeking. In
questa situazione di emergenza fu istituito il Corpo di Cadetti di Mafeking,
composto di ragazzi che avevano il compito di portare messaggi in bicicletta,
fare la sentinella…
Il corpo dei cadetti di Mafeking contribuì
direttamente alla formazione del
movimento scout, fornendo a B.P. la
prova che i giovani, opportunamente
addestrati, sanno dimostrare coraggio e
buona risoluzione anche in situazioni
difficili5.
4 Per far credere ai Boeri che la città fosse circondata da mine, fece saltare dei candelotti di dinamite. Costruì un riflettore mobile con materiale di fortuna e, spostandolo rapidamente da un punto all'altro, convinse i Boeri che Mafeking fosse circondata da una batteria di riflettori. La città, inoltre, non aveva filo spinato, ma gli uomini di B.-P. fingevano di passare sul filo, così i Boeri pensarono che ci fosse una barriera.5 « I Cadetti agli ordini del loro sergente maggiore, un ragazzo di nome Goodyear, fecero un magnifico lavoro e meritarono veramente le medaglie delle quali furono insigniti alla fine della guerra. Una volta dissi ad un cadetto che era arrivato superando uno sbarramento di fuoco piuttosto vivace: 'Rimarrai ferito uno di questi giorni, andando così come fai, quando fischiano i proiettili.' 'Pedalo così forte - mi rispose - che non mi piglieranno mai!'» (COURTNEY, JULIA, Robert Baden-Powell, op.cit.)
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Illustrazione tratta da foto d’epoca
Finalmente il 16 maggio 1900 arrivò una colonna di soccorso e due giorni dopo
si concluse l'assedio di Mafeking. La città aveva resistito per circa duecento
giorni, durante i quali era stata bombardata da ventimila proiettili. Circa
quattrocento furono i morti e molti di più i feriti.
All'insaputa di B.-P. l'Inghilterra aveva seguito con interesse l'assedio di
Mafeking e quando giunse la notizia della liberazione tutto il paese festeggiò.
B.-P. era un eroe nazionale. Fu promosso Generale Maggiore a 43 anni.
B.P., ora elevato a questo altissimo grado militare, si trovò ad essere un mito
agli occhi dei suoi concittadini. Fu infatti come eroe di uomini e ragazzi che
tornò in Inghilterra nel 1901, ricoperto di onori e per scoprire che la sua
personale popolarità era dovuta anche al libro Aid for scouting (Sussidi per
l’esplorazione), che aveva scritto per i soldati.
B.-P. riflettè moltissimo sul senso e sul modo di realizzare organizzazioni
giovanili. Inoltre, mentre i suoi primi libri riportavano pensieri e pratica di
addestramento di soldati alla guerra, ora B.P. voleva aiutare i ragazzi a
crescere per la pace, a diventare cittadini migliori, migliorando la loro
personalità.
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I.2. IO HO VISSUTO UNA DOPPIA VITA…
Dopo trent’anni di militanza attiva nell’esercito, B.-P. fu promosso Tenente
Generale nel giugno del 1907 e collocato nella riserva dell’esercito. Non avendo
più dirette responsabilità militari, poteva meglio dedicarsi al nuovo progetto,
già delineato nella sua mente. L’illustrazione, tratta da un disegno dello stesso
B.-P., mette bene in evidenza i legami tra le due « esistenze », collegate da
un’unica parola : scouting.
I.2.1. Il primo campo scout : Brownsea
Voleva essere certo che avrebbe funzionato, e così nell’estate del 1907 portò
con sé un gruppo di 20 ragazzi nell’isola di Brownsea, nella Manica, per il primo
campo. Fu un successo. Vi parteciparono 22 ragazzi. Per alcuni di loro fu
un'esperienza particolarmente eccitante perchè, pur avendo sentito parlare del
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Illustrazione tratta da FULVIO JANOVITZ, B.P. una vita per la felicità, Borla, Firenze, 1975, pag.21
famoso Generale Baden Powell, non si sarebbero mai aspettati di incontrarlo
faccia a faccia. In quei tempi, inoltre, difficilmente qualcuno, tranne i soldati,
campeggiava in tenda.
I ragazzi, eterogenei per esperienze e per provenienza sociale, tra i 10 e i 14
anni, furono divisi in quattro gruppi, detti squagriglie o pattuglie,
contrassegnate da colori diversi. Erano inoltre previsti distintivi - un giglio di
ottone come quello che aveva già usato in India per i suoi soldati, e un cartiglio
di ottone con la scritta « Sii preparato », da conquistarsi dopo aver superato
alcune prove.
Ogni notte una Pattuglia era mandata fuori dal campo principale per imparare a
badare a se stessa: questi accampamenti notturni erano il piatto forte
dell'avventura di Brownsea.
Di sera ci si raccoglieva intorno ad un
bivacco, mentre B-P raccontava storie delle
sue numerose avventure intorno al mondo e
insegnava ai ragazzi canti zulù, molto
suggestivi. Alle sei del mattino B.P. in
persona dava la sveglia al campo, con il
koodoo, un corno di guerra africano.
Alla fine del campo, B-P sentì che l'esperienza era riuscita: il sistema delle
squadriglie funzionava; campeggio e attività all'aperto attraevano tutti i
ragazzi; quando essi venivano responsabilizzati per qualche incarico, i ragazzi
facevano sempre del loro meglio.
I.2.2. Il decollo dello scoutismo – La promessa scout
Il segreto del successo fu la divisione dei ragazzi in squadriglie di cinque, con
un ragazzo più grande come caposquadriglia. Ogni caposquadriglia era
15
completamente responsabile del comportamento dei suoi ragazzi, nel campo e
fuori. La squadriglia era l’unità di lavoro e di gioco…Per i ragazzi eseguire gli
ordini era una questione di onore. Furono così subito costituite responsabilità,
disciplina e competitività, assicurando a tutto il gruppo buone possibilità di
sviluppo.
Dopo la positiva conclusione dell’esperienza, nel 1908 pubblicò in sei dispense
quindicinali, illustrate da lui stesso, il suo manuale di formazione Scoutismo per
ragazzi .
Uno dei punti forti era la promessa scout contenuta nel libro. Il ragazzo che
voleva aderire al movimento scout era tenuto a pronunciare una promessa,
fatta di tre impegni :
1. Essere leale verso Dio e verso il Re ;
2. Aiutare gli altri in ogni circostanza ;
3. Osservare le leggi scout.
Sempre nel 1908, in seguito al successo del libro Scoutismo per ragazzi uscì
anche una rivista settimanale, intitolata Lo scout, ricchissima di proposte di
iniziative, giochi, storie di avventure. Nel primo anno di vita raggiunse la
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tiratura straordinaria di centodiecimila copie. Fu attraverso una gara proposta
dalle pagine di « Lo scout » che vennero selezionati i trenta ragazzi destinati a
partecipare al secondo campo scout, nell’estate del 1908. Una seconda gara fu
organizzata per selezionare cento ragazzi per due settimane di campo con B.-
P., per il 1909. I cento vincitori furono suddivisi in due gruppi che trascorsero
una settimana a terra e una a bordo della nave Mercury. Il successo di questo
campo nautico fu esplosivo e portò alla nascita degli scout nautici.
I.2.3. Il raduno del Crystal Palace : l’appoggio della monarchia
britannica
In tutta la Gran Bretagna si svilupparono campi scout ; ogni reparto si
differenziò per una propria identità, una sua storia.
Il 4 settembre del 1909 si tenne a Londra, nel grandioso Crystal Palace, il
raduno di undicimila scout, che mostrarono le abilità acquisite e ascoltarono un
messaggio di B.-P. Il fondatore dello scoutismo lesse con commozione un
telegramma nel quale il re Edoardo VII si congratulava con gli scout e porgeva
loro i migliori auguri per una buona prosecuzione dell’esperienza. Ciò decretava
l’accoglimento ufficiale dello scoutismo da parte della monarchia britannica, che
lo avrebbe incoraggiato per molto tempo.
I.2.4. Le Girl Scout
Al raduno scout del Crystal Palace B.-P. si trovò di fronte un gruppetto di
ragazze, vestite da scout, che caparbiamente gli annunciarono di essere le
« Girl Scout ». Queste indossavano una versione femminile della divisa scout e
dimostrarono molto coraggio nell’imporsi a un’opinione pubblica che ancora
vedeva nella donna « l’angelo del focolare » e orientava l’educazione delle
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ragazze a badare alla casa e a tenersi in disparte dai loro fratelli. Questo era un
segnale di cambiamento, che si accompagnava ad altri, presenti nell’epoca,
come il desiderio delle sufragette di acquisire il diritto di voto, ad esempio.
B.-P. comprese che le ragazze esprimevano esigenze profonde e sentite che
non potevano essere disattese.
Nel novembre dell’anno successivo, da quel primo gruppo di pioniere dello
scoutismo, ben seimila ragazze chiesero di essere ammesse nell’associazione6.
Il movimento femminile fu affidato in un primo momento alle cure della sorella
di B.-P., Agnes, naturalista e appassionata apicultrice.
La sorella riscrisse il testo Scoutismo per ragazzi nel Manuale delle guide ,
uscito nel 1912, in quello che credeva fosse un testo adatto alle fanciulle. Il
risultato fu un libro troppo annacquato per le ragazze e non abbastanza perché
i loro genitori, ancorati ad una mentalità tradizionalista, potessero approvarlo.
Inoltre sostituire la pionieristica con la cura dei lattanti e la costruzione di ponti
con i lavori domestici non poteva apparire entusiasmante per delle ragazze
desiderose di una seria preparazione. Ci volle tempo, pazienza e…nuovi eventi
perché B.P. potesse di fatto risolvere questa difficile situazione.
Poco dopo il raduno di Crystal Palace, il re Edoardo insignì B.-P. del titolo di
baronetto : « Sir Robert Baden – Powell ». B.-P. ricordò quell’episodio con
queste parole, che attestano il suo humour tipicamente inglese : « L’uomo che
quella sera si coricò nel mio letto, era un uomo felice »7
I.2.5. Evoluzione del movimento scout
Il movimento Scout varcava i confini del Regno Unito e si sviluppava nel
mondo; prima in Cile, poi in Francia, in Scandinavia e negli Stati Uniti. Anche in
Italia cominciano a fiorire i primi gruppi : a Bagni di Lucca un baronetto inglese, 6 « Le ragazze dell’epoca accolsero con entusiasmo la possibilità di accorciare la gonna e partecipare ad attività all’aperto con altri giovani », da Julia Courtey, op.cit., pag.36.7 Baden-Powell, Alla scuola della vita, Fiordaliso, ASCI, Roma,p.323.
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Sir Francis Vane, istituì la prima squadra di esploratori. A Genova
un'associazione giovanile " Le Gioiose " fondata nel 1905 dal Prof. Mario Mazza,
dopo aver conosciuto lo scoutismo, ne accettò i principi e costituì l'associazione
Ragazzi Esploratori Italiani ( R.E.I ).
Questi non sono che alcuni esempi di sviluppo di un movimento che, come
osservò Tim Jeal, « ben lungi dal diventare una serie di regole rigide, offriva [ai
ragazzi,n.a.] una libertà più grande di quella che la maggior parte di loro
avesse mai sperimentato »8
I.2.6. Una vita solo per gli scout
Nel 1910 il movimento aveva ormai raggiunto
tali proporzioni che B.-P. si rese conto che lo
scoutismo sarebbe stato il compito di tutta la
sua vita; dette pertanto le dimissioni
dall’esercito (nel quale aveva raggiunto il
grado di Luogotenente generale) e s’impegnò
per la sua seconda esistenza, come egli la
chiamò perché era un servizio in favore di
tutto il mondo attraverso lo scoutismo. Visitò il Canada, gli USA, la
Scandinavia, l ‘Olanda e il Belgio. In patria organizzò la partecipazione degli
scout all’incoronazione di re Giorgio V, nel 1911. Nel 1912 partì per un viaggio
intorno al mondo per incontrare gli scout di molte nazioni; questo fu il primo
esordio dello scoutismo come fraternità mondiale.
8 JULIA COURTNEY, op.cit., pag.33
19
Illustrazione tratta da foto d’epoca. www.tuttoscout.org
I.2.7. Il matrimonio – la famiglia
B.-P., imbarcato sull’Arcadian, conobbe Miss Olave St. Clair Soames, di circa
trent’anni più giovane di lui. I due parlarono molto, scoprendo di avere parecchi
punti in comune. B.-P., fin dai primi incontri, la definì una ragazza
caratterizzata da una dirittura morale non comune, buon senso e spirito di
avventura . Il matrimonio avvenne il 30 ottobre dello stesso anno, dopo che B.-
P. aveva comunque portato a termine il suo viaggio negli USA, in Giappone, in
Cina, Nuova Guinea, Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica. La luna di miele fu
un campo in Algeria, durante il quale Olave si rivelò ottima esploratrice e
camminatrice, oltre che una moglie affettuosa. Così di lei scriveva B.-P. alla
madre : « Ha un solo difetto…Ha il difetto di essere giovane, ma sulle spalle ha
una testa adulta ed è intelligente e saggia, e molto brillante e allegra »9. Gli
anni successivi, dal 1913 al 1917, videro la nascita di tre figli, Peter, Haether e
Betty. Nel 1919 la famiglia si trasferì nello Hamphire, dove abitarono per i
successivi vent’anni, nella dimora di Pax Hill, come venne soprannominata da
Olave la loro casa, per commemorare la fine della guerra.
I.2.8. Gli scout nella rapida evoluzione storico-sociale dopo la
Grande Guerra
Dopo il conflitto, anche il movimento scout
dovette rinnovarsi, adeguandosi ai tempi mutati.
Soprattutto, B.-P. aveva solidamente
consolidato la pratica di esercitazioni, giochi e
attività per i ragazzi piccoli. Doveva ora pensare
ai « seniores », quelli che nel 1920 ribattezzerà
con il nome di « Rover scouts » (dai 14 ai 18
9 Da una lettera alla madre scritta da B.-P., in JULIA COURTNEY, op. cit., pag.42
20
anni). In tal modo, il mondo scout copriva dall’infanzia di un ragazzo fino al termine della
sua adolescenza.
Un altro probema che B.-P. dovette affrontare fu quello della sistemazione del movimento
femminile delle guide. Le donne nell’Europa occidentale avevano avuto un ruolo
importante nella guerra, abituandosi a tutti i lavori. Dopo il conflitto in Gran Bretagna
avevano conquistato il diritto di voto. In questo nuovo mondo, le guide erano disposte a
assumersi ruoli importanti e non sentivano più come stimolante la proposta « datata » di
Agnes Baden – Powell. Per questo B.-P. comprese che c’era bisogno di una completa
riorganizzazione del movimento, e pubblicò, già nel 1918, il testo Girl Guiding , che
delineava i motivi base dell’organizzazione per le ragazze dagli otto ai diciotto anni. Esse,
come i loro coetanei, dovevano muoversi all’aperto, osservare la natura e acquisire
competenze pionieristiche. La giovane ed energica moglie di B.-P. nel 1918 divenne Capo
guida di questa nuova generazione di ragazze ; nel 1930 assunse il titolo di Capo guida del
Mondo.
I.2.9. Il primo raduno mondiale : Jamboree
Nel dopoguerra, venne indetto il primo raduno mondiale, "Jamboree",che si
ripeterà ogni quattro anni per fare esperienza di fraternità scout. Il conte Mario
di Carpegna partecipò come rappresentante dell'Italia alla prima Conferenza
Internazionale 10che si tenne a Londra e di cui perciò risultò fondatore, massimo
titolo dello scoutismo internazionale.
La Conferenza Internazionale, dopo gli sconvolgimenti della guerra, desiderava
fare dello scautismo un autentico movimento mondiale.
Il termine Jamboree significa « giostra rumorosa, bicchierata, baldoria,
rumoroso festeggiamento » : poteva apparire poco dignitoso per parlare di un
10 Come scrisse B.-P., la parola internazionale era stata introdotta per « dimostrare che auspichiamo la partecipazione di scout da tutte le parti del mondo…non solo di quei paesi che sono stati nostri fedeli alleati, ma anche di quelli che sono rimasti neutrali, e anche quelli che sono stati nemici, se vi sono degli scout ». JULIA COURTNEY, op.cit.,p.44.
21
programma tanto serio, ma B.-P. insistette per mantenerlo. La prima settimana
di agosto del 1920 il primo Jamboree si tenne all’Olympia di Londra. Vi
confluirono gruppi scout da tutto il mondo che si esibirono nell’apposito
padiglione, trasformato in isole, montagne e giungle per consentire le
esercitazioni. Al termine della cerimonia, B.-P. fu proclamato Capo scout del
mondo. Fu in quest’occasione che egli lanciò il suo messaggio di pace, nato
dalla constatazione che la guerra aveva aperto nuove piaghe e mostrato nuovi
bisogni. « Il jamboree ci ha insegnato che se pratichiamo la tolleranza
reciproca, se sappiamo dare e ricevere, possono nascere simpatia e armonia.
Se lo volete, andiamo via di qui impegnandoci a sviluppare tra noi e i nostri
ragazzi, grazie allo spirito della fraternità scout internazionale, un cameratismo
che contribuisce alla promozione della pace e della felicità nel mondo e della
buona volontà tra gli uomini »11.
Gli scout intervenuti acclamarono senza esitazione al commovente appello del
loro capo.
I.2.10. I continui viaggi intorno al mondo
Robert Baden – Powell, ormai non più giovane, incominciava a risentire dei
lunghi anni passati nell’esercito, delle febbri contratte in climi tropicali, delle
ferite di guerra. Ma non rinunciava a continui viaggi intorno al mondo, in
località diversissime, per visitare i suoi scout e monitorarne la crescita.
Inoltre le sue ampie vedute e la sua fede in una partecipazione ecumenica lo
portavano a sottolineare con fervore tutti i momenti più importanti della vita
dell’umanità. Riportiamo il discorso, ricco di commozione e profondo di idee,
che rivolse agli scout che stavano partendo alla vota di Roma in occasione
dell’Anno Giubilare del 1925.
11 JULIA COURTNEY, op.cit., pag.48
22
« […]ragazzi, magari partissi anch'io con voi! Mi duole che i miei dottori non me
lo permettano, perché pensano che io sia diventato un... cerotto!
Voi andate a divertirvi veramente, visitando un Paese straniero e incontrando i
vostri fratelli scout. In un certo senso sarà una specie di jamboree ma dovete
considerarlo da un altro punto di vista. Non è solo una uscita scout, ma un
pellegrinaggio.
Voi andate con un'idea assai superiore a quella d'incontrare altri ragazzi. Voi
partite per quello che resterà il più grande avvenimento della vita di ognuno di
voi: il grande privilegio di andare a Roma, di vedere coi vostri occhi il Santo
Padre e di esser visti da lui.
E’ un privilegio che un gran numero di scout desidererebbe condividere con voi.
Dovrete certamente riflettere su tutto ciò, e quando dite le vostre preghiere
ricordate ciò che vi ha detto Sua Eminenza circa l'aspetto serio di questo
viaggio. Incontrerete altri 10.000 scouts cattolici da Paesi diversi, ed essi
guarderanno a voi come a coloro che vengono dalla culla dello scautismo, per
insegnar loro qual è il vero metodo dello scautismo e cosa sono i veri scout.
Essi non vi faranno domande, ma osserveranno tutto ciò che fate, come
vestite, come vi comportate, come eseguite le vostre Buone Azioni, il vostro
grado di allegria, la vostra disciplina generale, e agiranno in conformità. Avete
dunque una grande responsabilità perché dovete tener alto il buon nome degli
scouts britannici tra tutti coloro che vengono da altre parti. Siate per loro
fratelli: aiutateli.
Soprattutto voglio che facciate una cosa importante, e cioè che col vostro
comportamento e con la vostra condotta mostriate ai capi della vostra Chiesa
in Roma che come scout voi non avete due capi, ma che il solo vostro Capo è
Dio e la vostra Chiesa. I vostri capi reparto sono solo i vostri fratelli maggiori
che vi mostrano come far meglio il vostro dovere di buoni cattolici. Io voglio
23
che vi rammentiate di questo e che obbediate alla disciplina della vostra
Chiesa. Ricordate che questa è la grande giornata della vostra vita. E’ lo spirito
che conta, e ciò che dovete fare, fatelo nel giusto spirito. […]Cercate di
approfittare più che potete di quelle giornate nel giusto spirito, e ritornate
uomini migliori per esservi stati»12.
I.2.11. Baden Powell lord di Gilwell
I Jamboree si susseguivano a ritmo regolare, scandendo ricorrenze importanti,
come quella dei ventuno anni – allora la maggiore età – dello scoutismo, nel
1929. In quell’occasione B.-P. espresse ancora una volta l’originalità e i valori
del suo pensiero. Quando gli chiesero che cosa desiderava per il ventunesimo
anniversario dello scoutismo, rispose : « Sono l’uomo più ricco del mondo,
perché credo che l’uomo più ricco non sia quello che ha più denaro, ma meno
desideri ». In quell’occasione fu insignito del titolo di Pari del Regno : Lord
Baden – Powell di Gilwell.
La tenuta di Gilwell Park fu donata al giovane movimento scout con l'intenzione
di mettere a disposizione un terreno per i campi. In più, B.-P. suggerì di
stabilirvi anche un campo scuola per la formazione dei Capi. Con la scelta del
titolo di lord di Gilwell, B.-P. volle allora mettere in risalto il fatto che egli
accettava e riceveva tale onorificenza non per se stesso, ma in nome ed in
onore di tutto il movimento scout, dei ragazzi e dei capi.Nemmeno questo titolo lo esentò dall’impegnarsi in un’azione solerte presso
moltissimi paesi, soprattutto là dove barriere razziali o religiose minacciavano
l’unità dei gruppi scout, come nell’India che aspirava all’indipendenza o nel
Canada diviso tra protestanti e cattolici, o nella Repubblica Sudafricana,
dilaniata dai pregiudizi di razza. Lo scoutismo comunque negli anni più crudi
12 Agli Scouts britannici in partenza per il pellegrinaggio scout internazionale a Roma nell’anno Santo 1925, in BADEN – POWELL, Taccuino, scritti sullo scautismo, 1907-1940, Nuova Fiordaliso, Roma, 1995, pag.165.
24
della segregazione razziale fu un movimento che si battè costantemente per
l’integrazione, realizzando attività interraziali e mandando rappresentanti neri
agl incontri internazionali.
I.2.12 Lo scoutismo e i regimi totalitari del Novecento
La diffusione dello scoutismo subì una battuta d’erresto in quei Paesi dove, a
partire dagli anni ‘20 e poi soprattutto negli anni ’30, si imposero governi
totalitari, che lo misero al bando, sostituendolo con organizzazioni giovanili di
regime.
In Germania e in Italia il movimento scout era partito presto ; in Germania nel
1909 era stato tradotto in tedesco il best – seller Scoutismo per ragazzi13 e il
movimento restò per molti anni una delle più popolari organizzazioni giovanili
sul territorio. Nel 1933, il cancelliere Adolf Hitler, appena salito al potere
autorizzò la soppressione di tutti i movimenti giovanili tranne uno, la Gioventù
hitleriana. Il governo tedesco, tuttavia, sollecitò scambi e collaborazione con lo
scoutismo originario britannico ; lo stesso B.-P. discusse ampiamente la
questione presso l’ambasciata tedesca di Londra e ne fu amareggiato, notando
che il governo hitleriano aveva assunto alcuni elementi - chiave dello
scoutismo, come la vita all’aria aperta, l’escursionismo, la lealtà di gruppo e il
senso della nazione, ma ne aveva tradito lo spirito, pervertendoli al servizio
dell’intolleranza razziale e dell’indottrinamento politico. Ma ancora più
drammatico era per B.-P. pensare di tagliare ogni rapporto con gli scout
tedeschi, che pure continuarono la loro vita, seppure in clandestinità, per poi
riemenrgere a guerra terminata, nel 1945, con l’obiettivo impellente della
ricostruzione post - bellica.
13 Titolo originale : Scouting for boys
25
In Italia lo scoutismo era nato nel 1912, il suo maggior rappresentante – Mario
di Carpegna - era stato membro fondatore del Movimento Scout Mondiale. Ma
l’avvento del Fascismo e il definitivo suo affermarsi, dal 1925, come potere
totalitario, avevano tarpato le ali al movimento, proprio quando esso già
contava un buon numero di aderenti.
Con un decreto del 9 aprile 1927 vennero soppresse definitivamente tutte le
unità scout in Italia. Cominciava così la " giungla silente ", cioè il perdurare di
unità clandestine, alcune delle quali ebbero il coraggio di restare fino alla
liberazione diventando, negli ultimi anni, luoghi di resistenza attiva.
Lord Baden – Powell venne in Italia e si scontrò con Mussolini ; questi infatti
sosteneva la superiorità dell’associazione giovanile « Balilla » rispetto allo
scoutismo. B.-P., per nulla intimorito dal tono deciso dello statista, criticò
invece con lucidità l’associazione italiana, in quanto eccessivamente
nazionalista, priva di valori spirituali, pressoché obbligatoria e scarsamente
rivolta al progresso della persona.
I.2.13. Baden - Powell mediatore di pace
Intanto le condizioni di salute di B.-P. diventavano sempre più precarie a causa
dell’età. Tuttavia insieme con la moglie, negli anni che precedettero la seconda
guerra mondiale, si impegnò con tutte le sue forze come mediatore di pace.
Il quinto Jamboree mondiale, nel 1937, fu per lui l’ultimo. In Olanda si
riunirono più di trentamila scout di più di trenta Paesi. Il capo scout del Mondo
espresse con queste parole il suo messaggio di addio e la sua profonda eredità
spirituale : « E giunta per me l’ora di dirvi addio. Sapete che molti di noi non si
incontreranno più in questo mondo…Io sono vicino al termine della mia vita. La
maggior parte di voi sono all’inizio e io voglio che le vostre vite siano felici e
riuscite. Potete farcela, facendo del vostro meglio per mettere in pratica la
26
legge scout tutti i giorni della vostra vita, dovunque voi siate e chiunque sia
ciascuno di voi. Voglio che tutti conserviate sulla vostra uniforme il distintivo
del Jamboree…Vi ricorderà i giorni felici che avete trascorso qui al campo ; vi
ricorderà di farvi guidare nella vostra vita dalla legge scout ; vi ricorderà i molti
amici ai quali avete porto la mano nell’amicizia e che avete aiutato con la
buona volontà a realizzare tra gli uomini il regno di pace di Dio. Adesso addio.
Iddio benedica tutti voi ! »14
I.2.14. Gli ultimi anni in Kenia
Ormai ottantenne, nel 1938 si trasferì definitivamente con la moglie in Kenia, a
Nyeri, nella casa che chiamarono Paxtu. Nel 1939 venne designato per il
premio Nobel per la pace, che non fu però assegnato a causa dello scoppio
della 2ª Guerra Mondiale.
Nel 1940, infine, dopo periodi di grande spossatezza alternati ad altri in cui
ancora scriveva e disegnava, verso la fine dell'anno peggiorò notevolmente di
salute, finchè l'8 gennaio 1941 morì.
Sulla pietra tombale di B.-P. è scolpito un cerchio contenente, al centro, un punto. È un
segnale di pista che significa: "Ho compiuto la mia missione e sono tornato alla base". Fu
sepolto nel piccolo cimitero di Nyeri con gli onori militari e una guardia d'onore di scout.
Aveva rifiutato una tomba nell'abbazia di Westminster.
14 Dal discorso al V Jamboree di Vogelensang, nel 1937, in BADEN – POWELL, Taccuino, op.cit.,p.267
II CAPITOLO
SCOPRIRE DIO NELLA NATURA - Il ruolo della Natura nel pensiero,
nell'attività e nell'opera di Baden - Powell
27
II.1. Il magistero della Natura
II.1.1. L’amore per la natura in alcuni messaggi significativi
rivolti agli Scout
Baden Powell aveva una profonda religiosità e un sentito amore per la natura
perchè in essa trovava l'opera di Dio.
"Leggi la Bibbia, nella quale scoprirai la Rivelazione Divina (...) e poi leggi un
altro libro meraviglioso: quello della Natura creata da Dio (...), quindi rifletti al
modo con cui puoi meglio servire Dio", ha scritto l’autore in un libro per i
Rover14.
"Lo studio della natura ti mostrerà quante cose meravigliose Dio ha messo su
questa terra perché tu possa gioire"15, ha lasciato scritto in un messaggio
rivolto a tutti gli Scout e che fu trovato fra le sue carte dopo la sua morte. Nello
stesso messaggio egli ha scritto ancora: "Dio ci ha messo in questo mondo
meraviglioso per essere felici" e ha aggiunto: "la felicità non è data dalla
ricchezza, né dal successo nella carriera, né dal cedere alle nostre voglie (…)
il vero modo di essere felici consiste nel dare la felicità agli altri(...) Cercare di
lasciare questo mondo un po' migliore di come l'avete trovato".
Questo e' il messaggio che B.P. ha scritto e che, per suo volere, e' stato
pubblicato solo dopo la sua morte. Egli dice: « Cari Scouts - se voi avete visto
Peter Pan, ricorderete come il capo dei pirati parlava sempre in modo
preoccupato del giorno della sua morte, quando il momento per morire arriva,
egli potrebbe non avere il tempo di prendere la sua bara. Questo e' lo stesso
14 LORD BADEN-POWELL OF GILWELL, La strada verso il successo – libro per i giovani sullo sport della vita, Ancora, Milano, 1983, pag. 2315 Risorsa on line, tratta da « Centro studi ed esperienze scout – B.-P., al sito www.baden-powell.it (1-5-2002)
28
per me, e cosi', sebbene non sia ancora il mio momento per morire, io sto
scrivendo qualcosa per mandarvi un saluto. […].16 »
Se si riflette con attenzione sull’opera complessiva di Baden – Powell non si può
fare a meno di notare come egli, in ogni istante, attraverso i consigli che
fornisce a ragazzi di ogni età, metta in primo piano la necessità di attingere a
piene mani al meraviglioso libro naturale, quello che Dio ha dato ad ogni uomo,
indipendentemente dalla ricchezza o dalla povertà della sua condizione.
II.1.2. Spunti naturalistici nell’opera di Baden – Powell
Un’attenta analisi della vita di Baden – Powell rivela, in sintonia con quanto
espresso in più parti della sua opera, un continuo, profondo riferimento alla
Natura, intesa sia come modello di comportamento sia come sistema di leggi
ferree, ma funzionali alla vita.
La vita dell’autore fu caratterizzata fin dagli anni
giovanili da un profondo interesse per gli aspetti
naturalistici, che olterpassava anche quello per lo
studio teorico. Così scrisse lui stesso a proposito di
quei primi momenti della sua vita: « Nel Boschetto17
mi immaginavo uomo della foresta, cacciatore e
scout indiano. Per inciso, acquistai anche una certa
abilità a nascondermi tra gli alberi : l’esperienza mi diceva che i professori in
cerca di ragazzi di rado guardano in su… » ; e ancora : « Lo studio del
Boschetto mi aiutò a sviluppare la mia salute fisica e mentale e a scoprire la
mia anima. Era elementare, ma quel fissarsi nell'osservazione della natura
aiutava a percepire le meraviglie che ci circondano...»18. Nei suoi numerosi
16 Cfr. www.baden-powell.it (1-5-2002)17 Si tratta dello spazio di natura che circondava la scuola di Chaterhouse, che egli frequentò negli anni giovanili (cfr. La biografia I,1.4)18 Tratto dal sito www.tuttoscout.org, alle pagine sulla biografia di B.-P.(4-4-2002)
29
Da un’illustrazione dell’autore
scritti il termine « meraviglia », riferito alla natura, è frequentissimo, a
dimostrare l’atteggiamento di « curiositas » che caratterizzò sempre la vita e
l’opera dell’autore, attento a cogliere in tutto ciò che lo circondava un segno
positivo per interagire prontamente con la nostra intelligenza di uomini.
Anche l’esperienza militare fu per lui fonte di accostamento intelligente alla
natura. Nel subcontinente indiano, dove egli restò continuativamente per circa
otto anni, oltre che prestare un servizio militare eccellente - fu promosso
tenente a ventuno anni -, conquistò il trofeo sportivo più ambito in tutta l'India,
quello per il pig-sticking o caccia del cinghiale a cavallo, con una corta lancia
come sola arma : si tratta di uno sport pericolosissimo, se si considera che il
cinghiale selvatico viene spesso definito come il solo animale che osi bere alla
stessa pozza d'acqua insieme alla tigre. Praticare questa attività costituiva il
modo migliore non solo per un addestramento fisico di prim’ordine, ma anche
per esercitare l’attenzione, la percezione, l’interpretazione dei « segni » che la
Natura offre all’uomo ad ogni passo.
Anche in altri momenti della sua vita militare sottolineò più volte l’importanza
di un’intelligente attività a contatto con la natura come base dell’addestramento
all’esplorazione nell’esercito. Ne sono testimonianza il vivacissimo libro La
campagna contro i Matabele, pubblicato nel 1897 ; l’opera Consigli per
l’esplorazione a beneficio dei sottoufficiali e degli uomini di truppa (1899), vero
successo editoriale, progettato nelle pause, durante la caccia all’orso nella
regione del Kashmir : un libro destinato ai soldati che avrebbe, invece, aperto
un capitolo nuovo nella storia della pedagogia moderna e orientato
successivamente il suo autore ad articolare e approfondirne le tematiche per il
resto della sua vita.
30
II.1.3. L'opera di B.-P. riflette il senso della natura educatrice.
Alcuni esempi.
Nel Manuale dei lupetti19 , definito dall’autore come « un pasto offerto da un
Vecchio Lupo ai piccoli Cuccioli »20, subito colpisce la dedica rivolta a Rudyard
Kipling, autore dell’inimitabile Libro della giungla, che gli ispirò il tema di fondo
per la sua opera meglio apprezzata dalla critica e sicuramente più popolare.
La prima pagina si apre infatti su « La legge del branco », prosegue con la
storia di Mowgli, il cucciolo d'uomo, cresciuto tra i lupi…obbediente al saggio
Akela, il vecchio lupo…che impara la legge dal bonario Baloo…che va a caccia
con la silenziosa Bagheera, la pantera. C’erano tutti gli elementi necessari,
ideali e pratici ; una storia che tutti i bambini devono imparare a conoscere, un
amo sul quale B.-P. si rese conto di poter agganciare qualsiasi attività, e tutti i
suoi principi più cari.
Si rivolse a Kipling21, buon amico dello scoutismo fin dagli inizi, autore della
canzone ufficiale dei Boy Scout e padre di uno scout, per ottenere il permesso
di riprendere la sua idea. Quello che il genio di Kipling aveva tradotto in parole
di sogno, Baden – Powell trasformerà in azione . Tutto sembra ispirarsi
all’intima e ferrea legge della Natura. L’atteggiamento del « lupetto » nei
confronti del capo del branco, deve imitare quanto avviene in natura :
formando il cerchio, il bambino si accuccia sui talloni con le mani – dette
dall’autore « zampe anteriori » - a terra tra le punte dei piedi e le ginocchia
aperte, come fanno i lupi. Come i lupi emettono un grido per salutare il loro
capobranco e riconoscerne la leadership, così fa il lupetto nei confronti del suo
capo. Il grido del lupetto significa mostrare al capo che è pronto ad obbedire ai
19 Titolo originale The wolf cubs handbook,pubblicato nel 1916, è il libro pedagogicamente più valido scritto da B.-P. e anche letterariamente il più fantasioso.20 Baden-Powell, Manuale dei lupetti, Nuova Fiordaliso, Roma, 199921 B.-P. scriverà questa dedica nell’introduzione al suo Manuale dei lupetti : « A Rudyard Kipling, che ha fatto tanto per ispirare il giusto spirito nelle nostre giovani generazioni, sono infinitamente grato per il permesso accordatomi di far mio il suo …Libro della Giungla » (B.-P., Manuale, cit,p.17)
31
suoi ordini: in tal modo il giovanissimo scout impara dalla Natura il significato
di un linguaggio simbolico.
Così, il saluto che il lupetto rivolge ai vecchi lupi, a altri lupetti o agli
esploratori, consiste nel tendere le due dita della mano destra, imitando la
sagoma della testa di un lupo, con le orecchie drizzate. Ancora, il giovanissimo
aspirante esploratore viene chiamato « zampa tenera » perché quando va a
giocare o a cacciare nella giungla, corre alla cieca, si perde e presto si stanca…
così i suoi poveri piedi – o zampe – diventano teneri.
Sciacalli e tigri – come Shere Khan, la famosa tigre del Libro della giungla –
rappresentano i pericoli classici per il branco. I primi simboleggiano la
dispersività e il disturbo, e in ultima analisi la codardia. Shere Khan, la tigre
feroce, rappresenta invece la prepotenza.
La matafora naturalistica che si articola per l’intero testo rende il senso
profondo di una legge basilare che governa i rapporti in relazione al ruolo e
alla forza di ciascuno. I « morsi » offerti ai piccoli lupi, di cui si parla nel libro,
cioè i successivi passaggi nel processo di apprendimento della vita di relazione
dei lupetti, si ispirano sempre alla Natura, ritenuta autentica maestra per
un’esistenza sana.
Nell’opera complessiva dell’autore il ricorso – non solo verbale – a termini che
si rifanno all’area semantica della Natura è frequentissimo : in molte occasioni
l’autore parla di animali : dai cavalli, agli insetti, al riccio, ai rettili, ai pesci, al
leone…Di ciascuno l’autore fornisce delle caratteristiche, ne interpreta il senso
profondo in rapporto all’utilità che l’animale può arrecare all’uomo stesso:
« Naturalmente lo scout deve guardare ad ogni animale anche dal punto di
vista utilitario e personale, come nutrimento », scrive in Scautismo per
ragazzi22.
22 BADEN-POWELL, La strada verso il successo, Ancora, Milano, 1983
32
Molti giochi sono ispirati agli animali, come ad esempio la « caccia al leone »,
che mette alla prova l’abilità scout di scovare una preda sulla base di indizi.
Il tema dei campi, la scienza dei boschi, l’alpinismo come prova somma nel
contatto con la Natura, le esperienze nautiche, la vita all’aperto, i consigli al
campo e per il campo rappresentano per l’autore quanto può garantire un
giovane sano, florido nelle sue forze : « La nazione ha bisogno di veri uomini.
La vita dei boschi è la scuola migliore per la formazione di un uomo »23
II.1.4. La Natura come sfida oggettiva
La Natura viene considerata nei libri di Baden – Powell sia come elemento
oggettivo di fronte al quale il giovane deve rafforzare il suo spirito di
osservazione e la sua attenzione, sia come sistema ispiratore di un modello di
vita autentico.
Prendendo le mosse ancora dal Manuale dei lupetti, Il giovane fanciullo che si
affaccia al mondo scout deve quindi apprendere dai più grandi ed esperti l’arte
di comportarsi in modo efficace e funzionale.
Il libro descrive, con uno stile accattivante e scorrevole, i rapporti tra
esploratori – lo potevano essere i Pellerossa nelle praterie del Far-West, o le
tribù africane, come quelle dei Matabele, Suazi, Masai – e natura. Si tratta di
relazioni spesso difficili, caratterizzate in alcuni casi da dure prove di
iniziazione : si pensi a quelle di un ragazzo zulù24 che ha l’età per essere
inserito nel gruppo dei guerrieri: viene lasciato libero nella foresta con uno
scudo e una piccola lancia, denudato e dipinto di bianco, così che chiunque lo
veda può dargli la caccia e ucciderlo. La Natura rappresenta per lui un elemento
oggettivo di fronte al quale, se vuole sopravvivere, deve adottare un
comportamento intelligentemente flessibile e forte al tempo stesso. Ciò
23 B.-P., Taccuino,op. cit, pag. 8224 cfr. B.-P., Manuale dei lupetti, op. cit., pag.25-26
33
comporta saper seguire le tracce degli animali per colpirli e procurarsi di che
mangiare e vestirsi ; fare il fuoco sfregando due pezzi di legno ; stare attento
che il fuoco non mandi troppo fumo, per non dare nell’occhio a chi può dargli la
caccia ; essere capace di correre per lunghi tratti, di arrampicarsi sugli alberi e
di attraversare a nuoto i fiumi ; conoscere le piante commestibili e quelle
velenose; costruire una capanna per ripararsi ; non lasciare impronte ; tenere
la bocca chiusa e respirare silenziosamente …
La Natura è spesso ambiente insidioso, fonte di malattie e di morte, per chi non
sa proteggersi adeguatamente né conosce le sue leggi. Per questo Baden –
Powell nei suoi libri porge con frequenza consigli utili, tratti dalla sua
esperienza : come lavarsi con la rugiada, ma anche come evitare insetti nocivi
quali le mosche ; come evitare l’umidità, ma anche brevi cenni « naturalistici »
di primo soccorso, dal lavaggio delle ferite alle protezione delle ustioni.
II.1.4.1. L’alpinismo : il senso di una nuova libertà.
Baden – Powell ritiene l’alpinismo uno sport sublime, che avvicina l’uomo a Dio
e lo aiuta a cogliere il senso del proprio limite.
Arrampicarsi è un mezzo educativo inestimabile ; è infatti un esercizio naturale
e non artificiale e perciò sviluppa la forza fisica meglio di qualsiasi movimento
ginnico. Inoltre è funzionale a promuovere la fiducia in se stessi, il coraggio, la
prudenza, la tenacia, l’ambizione, la pazienza ed altri elementi del carattere.
L’avventura di ogni ragazzo passa attraverso stadi successivi, che vanno
dall’arrampicarsi sui mobili, tipico della prima infanzia, all’arrampicarsi sugli
alberi, sulle rocce, fino all’alpinismo.
« Un notevole interesse dello sport dell’arrampicarsi è dato dal rapporto di
squadra, in cui tre o quattro lavorano insieme con una corda. Esso dà anche
34
un’educazione supplementare delle doti morali di leadership, disciplina, buon
carattere, cooperazione altruistica e spirito di emulazione »25.
L’alpinismo, che affina le qualità apprese in tutte le attività precedentemente
citate, forma veri uomini dai forti muscoli, dotati di energia e audacia, amanti
della natura, del bello, della religione.26
Tra l’altro, l’alpinismo comporta molta marcia per brughiere e sentieri di
montagna, l’uso della carta topografica e della bussola, l’osservazione e il senso
dell’orientamento, il saper trovare la strada nella nebbia e nella pioggia, il
nutrirsi e il bivaccare all’aperto, e l’osservazione delle bellezze e delle
meraviglie della natura ad ogni svolta del cammino. Senza contare l’effetto
morale di apprendere ad affrontare con calma, decisione e buon umore una
difficoltà anche apparentemente difficile a superare. « Si impara così ad
affrontare le difficoltà della vita con lo stesso spirito, ed a giungere al successo
finale ricercando tenacemente i vari modi per aggirare o scavalcare gli ostacoli.
[…] Infine vi è l’anima. Strana cosa da trovare nell’alpinismo : eppure vi si
trova…Possiamo veramente dire che la religione della montagna è la più alta
forma di religione. […]Quando arriviamo sulla vetta di una montagna lasciamo
alle nostre spalle tutto ciò che ci appesantisce nel corpo e nello spirito.
Lasciamo dietro di noi ogni senso di debolezza e scoraggiamento. Proviamo una
nuova libertà, una grande contentezza, un’esaltazione del corpo non meno che
dello spirito »27
II.1.5. La Natura come modello di vita
2524BADEN –POWELL, Taccuino, op. cit., pag. 148.26 Ne La strada verso il successo Baden – Powell riferisce un suo colloquio con il generale Bruce, capo di una spedizione sul monte Everest : « Non è tanto l’altezza delle montagne che conta, ma il passaggio difficile da superare ».
27 Jamboree, Luglio 1923, in BADEN – POWELL, Taccuino, op.cit., pag. 149.
35
L’autore in più occasioni sottolinea il senso profondo del rispetto che l’uomo, e
lo scout in particolare, a tutti i livelli del processo formativo, deve avere per
l’ambiente che lo circonda. In esso si scorge un modello di vita, un sistema
organico che trasmette valori se lo si osserva con attenzione. Così il mondo
pullulante degli insetti, da cui l’uomo e lo scout, nella sua vita all’aria aperta,
devono comunque difendersi con la loro intelligenza, rappresenta una
meraviglia assoluta nella sua perfezione naturale.
« Le muraglie viventi di alberi con il cielo aperto sopra le nostre teste »28
rappresentano un miracolo quotidiano che deve stimolare un profondo senso di
attaccamento alla vita dell’Universo da parte di un animo sensibile.
Lo scout va educato a percepire questo equilibrio, perché tale riconoscimento
sta alla base di un sereno e proficuo rapporto con gli altri, nell’obiettivo di
produrre
pace e buona volontà nel mondo, finalità primaria nell’impegno civile scout.
Il mistero e l’equilibrio della Natura sono dunque maestri di vita ai livelli più
alti, aiutando l’uomo a sviluppare non solo l’istinto di conservazione della
specie, ma un senso religioso di fondo, universale, premessa per una
convivenza migliore tra le genti del Mondo.
II.1.6. L’educazione tramite lo studio della natura.
Baden – Powell afferma che tale studio attrae il ragazzo e la ragazza
indipendentemente dal loro comportamento, e quando è utilizzato in modo
opportuno e intelligente può dare loro un’educazione nei quattro settori della
formazione, cioè carattere, salute fisica, abilità manuale, servizio del prossimo.
28 da Baden – Powell, Taccuino, op.cit., pag. 119
36
II.1.6.1. La formazione del carattere a contatto con la
natura
Il problema della formazione del carattere di un giovane è centrale nel pensiero
e nell’opera di Baden – Powell, riferibile sia alla disciplina che informò la sua
educazione; sia alla sua carriera militare che egli affrontò con spirito critico,
proponendosi l’obiettivo di ottimizzare le esercitazioni, per raggiungere un
miglioramento nella personalità dei soldati ; sia alla sua esperienza, sempre
meditata, oltre che entusiastica, di capo scout del Mondo.
Il problema centrale che si pone B.-P. è quello di offrire ai ragazzi degli ideali
che, senza incitarli alla guerra o allo spargimento di sangue, diano loro per
altro le aspirazioni virili dell’ammirazione per il coraggio e l’ardimento, della
fiducia in se stessi, dell’eroismo, dell’abnegazione. La questione posta
dall’autore riflette la temperie culturale in cui si è sviluppato e diffuso il
movimento scout, passando attraverso le spinte nazionalistiche, imperialistiche,
militaristiche che hanno caratterizzato l’Europa dei primi decenni del
Novecento, la Grande Guerra, la delicata ripresa postbellica, l’orizzonte incerto
dei rapporti internazionali, fino allo scoppio della seconda guerra mondiale.
Tuttavia l’autore ritiene che, indipendentemente dal clima culturale che
condiziona la nostra vita, la fase giovanile dell’esistenza si nutre di avventura :
« Essi leggeranno, è vero, libri di guerra e battaglie, ma date loro la scelta e
preferiscono di gran lunga le storie di avventure di terra e di mare, i racconti di
esplorazioni, di caccia grossa, della vita degli uomini delle foreste, di aviazione,
e di altri tipi di vita in cui i personaggi danno prova delle più alte virtù virili »29.
Così l’avventura di governare una barca, o l’esplorazione di una regione
sconosciuta, l’ascensione di montagne selvagge, la ricerca naturalistica
attraverso boschi e foreste, il campeggio e la scienza dei boschi, la
29 BADEN-POWELL, Taccuino op. cit., pag.141.
37
pionieristica, tutto ciò ha un fascino per loro. Questi elementi sono in funzione
della loro educazione del carattere. « A parte la pura formazione scolastica,
l’educazione moderna mira a sviluppare nell’individuo il carattere, come pure le
capacità tecniche e la salute fisica…Inoltre, buona parte dell’attività all’aria
aperta, come lo studio della natura, il campeggio, l’esplorazione, la topografia,
il disegno dal vero ecc. attirano con uguale forza e con pari profitto le
ragazze »30.Questo passo è di grande interesse per comprendere la valenza
pedagogica del pensiero di Baden – Powell, che mira ad un’educazione integrale
del ragazzo e non solo a trasmettere conoscenze.
In molti passi del testo dedicato ai rover, La strada verso il successo, Baden –
Powell affronta il tema della formazione del carattere, legato alle aspirazioni
dell’uomo, ma condizionato dagli ostacoli che il giovane incontra nel diventare
adulto. L’immagine metaforica di questa difficile maturazione è la navigazione
in canoa : un procedere precario, difficoltoso, ma che dà il senso della potenza,
che rafforza la personalità e la sprona alle migliori prove :
« GUIDA TU STESSO LA TUA CANOA
Assurdo è per l’uomo esser parte d’un gregge,
e aver bisogno d’altri che lo spinga ;
se ha la necessaria fermezza, farà da sé la sua parte e
da solo spingerà la sua canoa.[…] »31
Nel libro l’autore affronta il problema della « carriera » alla quale ciascun
giovane si deve preparare per inserirsi nel mondo con dignità, autonomia e
spirito di servizio. Egli sottolinea come « il carattere, non meno dell’efficienza e
dell’abilità, ti aiuterà a riuscire nella tua carriera »32.
30 Ibid.,pag.142.31 BADEN-POWELL, La strada verso il successo, Ancora, Milano, 1983,p.31
,
BADEN-POWELL, La strada verso il successo, op.cit., p.66.32
38
Viene riportato qui di seguito il dagramma « A » che schematizza « come
aprirsi una strada », cioè come realizzare appieno le proprie potenzialità,
essere felice, vivere il lavoro come un gioco, cioè con la passione di fare le cose
e non assillati dal doverle fare.
Dallo schema « A » non emerge specificatamente un richiamo alla natura. Esso
caratterizza tuttavia lo schema « B » che l’autore collega direttamente al primo,
quasi fosse una seconda parte di esso.
L’esattezza dello schema, che rappresenta una possibile guida per il giovane,
tradisce tuttavia la sua povertà spirituale, che viene integrata dall’autore
attraverso un secondo schema, riportato come diagramma « B »
DIAGRAMMA A
COME APRIRSI UNA STRADA33
33 da Baden-.Powell.,La strada,op.cit. p.65
39
Qualità morali Qualità negli affari Qualità personali
Memoria OnoreConcentrazio-
ne e entusiasmo
Energia Perseveranza Pazienza
DIAGRAMMA « B »
COME VIVERE
LA FELICITA’
40
Conoscenza
Prendi nota delle cose che ti interessano
Schiettezza e onestà pagano
meglio
Di se stessi Del proprio lavoro
Tatto
Una cosa per volta e farla bene
Dire la cosa opportuna al momento giusto
Osservazione
Orecchio
Con le mancanze degli altri
Salute – aspetto fisico
Persisti Riprova
Lavoro fatto
Sonno
Ginnastica
Vestiario
Attraverso più alti ideali
Attraverso il servizio
CONOSCENZA DELLA NATURASACRIFICARE SE STESSO AGLI
ALTRI
Occhio
Temperanza in tutte le
cose
Ma che cosa significa praticamente educare il carattere ? Nel Manuale dei
Lupetti B.–P.fornisce uno schema dei difetti più comuni dei bambini, delle loro
cause, proponendo attività in funzione dei rimedi. Anche in questo caso si nota
come l’attività a contatto con la natura o di studio della stessa sia fruttuoso nel
processo di formazione del carattere e di crescita personale del giovanissimo.
Il diagramma riportato sintetizza i vari mezzi con cui si possono conseguire i
predetti obiettivi34.
Collezionista
Vanteria Osservazione dellaMillanteria Inesperienza Intelligenza natura Timidezza Perseveranza Giardiniere Menzogna
Disegno
Litigiosità Lavori casalinghiDistruttività Mancanza d’interesse Carattere Abilità Trascuratezza o curiosità manuale Fabbricare giocattoliImpazienza
34 BADEN-POWELL, Manuale, cit., pag. 211.
41
I suoi segreti Le sue bellezze
Giungere al concetto di Dio
creatore
Sviluppo dell’amore divino che è in noi
Difetti comuni Cause Necessaria educazione Rimedi Attività lupetti aiBambini specialità
Disobbedienza Attività a Pronto soccorsoEgoismo Insofferenza favore di altri Aiuto in casaCrudeltà verso gli Servizio di guida altri
GoffaggineSviluppo fisico Mancanza di Atletismo Nuotoinsufficiente cognizioni e di Salute fisica e AtleticaDifetti fisici esercizio pulizia Giochi di squadraeliminabili Cura del proprio fisico
Come si può notare, le attività per promuovere intelligenza e perseveranza
riguardano l’osservazione della natura : ad esempio, essere capaci di
identificare almeno quattro esemplari di alberi o arbusti, oppure fiori o
erbaggi fa parte degli esercizi proposti ai lupetti per integrare la loro
preparazione di base e acquisire una sorta di « portfolio » di abilità che
segnano il progresso di ciascuno; oppure identificare e nominare quattro piante
erbacee comuni ed essere capace di usare arnesi come vanga, forcone, zappa,
trapiantatoio, rastrello risponde allo stesso scopo; o ancora, trovare la strada
da percorrere per mezzo di punti di riferimento, o per mezzo di tracce ;
imparare a trovare i punti cardinali. O da ultimo, fare giardinaggio, attività
definita da B.-P. molto interessante in ogni epoca dell’anno.
Si comprende da questo breve e limitato excursus sull’opera di Baden – Powell
come il riferimento al mondo della natura in rapporto alla formazione del
carattere sia costante e continuo, ricchissimo di spunti affidati non solo ai
consigli del capo scout del Mondo, ma di tutti i capi – squadriglia che ne
devono interpretare lo spirito35. Del resto, come egli sostenne a più riprese e in
molti passi della sua opera, « è riconosciuto che il carattere ha molta maggiore
35 L’attenzione verso l’educazione e l’addestramento dei capi fu molto sentita da Baden – Powell, che scrisse a questo proposito Aid to scoutmastership (Consigli per i capi), nel 1911, quando il numero degli iscritti aveva superato i 100.000. B.–P. non voleva fare di questo corso una serie di norme prescrittive, ma dare una strada, per intraprendere un’attività basata per larga parte sulla sensibilità e l’intelligenza dello stesso capo.
42
importanza per l’efficienza di un cittadino che non la semplice istruzione fatta
sui libri »36
II.1.6.2. La natura per la salute fisica
B. – P. dà spesso ai giovani il consiglio di mantenersi in buona salute,
articolandolo in una serie di attenzioni, di accorgimenti che egli stesso ha
appreso a contatto con la natura negli ambienti insalubri d’Asia o d’Africa. Aria
fresca, esercizio fisico, cibo semplice e non abbondante, moderazione assoluta
nel fumo e nell’alcol, attenzione al sonno sono piccole buone abitudini
importanti per l’uomo di tutte le età, ma fondamentali per il ragazzo in via di
sviluppo : « Un giovane puro nel rigoglio della salute e della forza è la più bella
creatura che Dio ha fatto in questo mondo ».37
L’addestramento fisico, la vita all’aria aperta, mettersi alla prova, acquisire
abilità nel nuoto, migliorare la resistenza fisica non significa tuttavia soltanto
compiere movimenti aventi per scopo lo sviluppo muscolare. « Non solo non
presenta [per gli scout] nessuna attrattiva, ma inoltre generalmente diviene
uno spettacolo nel quale l’insieme dei ragazzi viene occupato per lo stesso
tempo, con poca attenzione per lo sviluppo personale di ciascuno di essi. Infine
la maggioranza degli allievi lo abbandona non appena il loro interesse per esso
svanisce »38. Baden – Powell sostiene l’opportunità che ciascuno compia esercizi
fisici secondo le proprie necessità : « ciò che serve sono alcuni esercizi semplici
di diverse parti del corpo per sviluppare le funzioni degli organi vitali, come il
cuore, i polmoni e lo stomaco, che consenta in ciascun ragazzo una buona base
per la sua salute e resistenza fisica, e di sviluppare più particolarmente il fisico
in quei punti in cui esso può essere al disotto del livello medio »39. Tale sviluppo
36 BADEN – POWELL, Manuale, cit.,pag.292.37 Baden-Powell, La strada verso il successo, op.cit., pag. 131.38 Da Headquarters Gazette, gennaio 191139 Ibidem.
43
è prodotto da un proficuo contatto con la natura, che promuove una vita sana
all’aria aperta, come quella del campo scout, e da pochi esercizi specialmente
adatti alle singole esigenze dei ragazzi, così che essi si sentano interessati e
responsabili in prima persona della loro salute fisica.
II.1.6.3. L’abilità manuale : imitare e sfruttare la natura
Lo scout trova nella natura uno spunto per i suoi lavoretti, fin dall’età più
tenera. Nel Manuale dei lupetti l’abilità manuale viene stimolata nel disegno di
elementi tratti dalla natura, come animali o piante, o panorami ; o attraverso la
realizzazione di oggetti con materiali di recupero, come pigne, direttamente
attinti dalla natura, come il muschio (l’autore propone, tra le tante attività, di
foderare un canestro con muschio).40
Nell’attività dello scout, poi, il ricorso alla natura si precisa secondo le età, in
molte occupazioni diverse : dominano il vasto panorama scout l’abitudine di
portare il sacco sulle spalle nelle escursioni, fatto che conferisce autonomia e
dà sicurezza ; saper preparare pasti sobri ; arrampicarsi sugli alberi ; saper
mungere una mucca, fare vari tipi di nodi, accendere il fuoco ; leggere una
carta, sapere interpretare la direzione del vento e valutare le distanze… « La
scienza della natura diventa una seconda natura per l’uomo che vive all’aperto
e gli dà un nuovo interesse e gioia di vivere »41.
II.1.6.4. Servire gli altri
Questo ideale scout non si può mettere direttamente a contatto con la natura
come madre e maestra per l’uomo, ma il messaggio di Baden – Powell stimola
a pensare che solo un uomo capace di scoprire le meraviglie del creato, e
quindi dell’uomo e della sua vita, può mettersi con animo sereno al servizio
40 Cfr. BADEN – POWELL, Manuale, op.cit.,pp. 238-254.41 Baden – Powell, La strada , op.cit., pag. 234.
44
degli altri. Alla base quindi sta un carattere fermo e consapevole, un fisico
sano, la capacità di interagire con la natura anche nelle piccole cose… Da ciò
nasce la serenità del buon dovere compiuto.
« La felicità è tua se soltanto guiderai bene la tua canoa. Con tutto il cuore ti
auguro il successo e ti rivolgo l’augurio scout…BUON CAMPO »42. Con queste
parole ricche di significato l’autore conclude il libro dedicato ai Rover, quindi a
coloro che già fanno parte attiva del mondo degli uomini adulti e più
direttamente devono badare a migliorare la società in cui vivono.
II.2. SCOPRIRE DIO ATTRAVERSO LA NATURA.
Il pensiero di Baden – Powell recupera un profondo senso religioso della vita
non precipuamente attraverso le pratiche di culto caratteristiche delle singole
religioni, ma attraverso la contemplazione della natura, non intesa solo come
estatico abbandono di fronte alle sue meraviglie, ma come interazione curiosa,
intelligente dell’uomo, capace di viverci attivamente e di coglierne i frutti. Si
tratta di una stupenda dipendenza che l’uomo avverte di fronte al mistero
naturale ; l’individuo non è in grado di spiegarla con la sola ragione, deve
aprirsi ad una dimensione più profonda, quello della religiosità.
42 Baden – Powell, La strada cit.,pag. 260
45
II.2.1. Dalla natura al senso di Dio
Baden – Powell afferma che tale studio attrae il ragazzo e la ragazza,
indipendentemente dal loro comportamento, e quando è utilizzato in modo
opportuno e intelligente può dare loro un’educazione nei quattro settori della
formazione, cioè carattere, salute fisica, abilità manuale, servizio del prossimo.
E al tempo stesso può dare a tutti una base religiosa comprensibile e non
legata ad alcuna confessione specifica.
La mappa riportata sintetizza i vari mezzi con cui si possono conseguire i
predetti obiettivi.
ESPERIENZA DELLA NATURA
(comprende)
MERAVIGLIE della natura BELLEZZE della natura SPIRITO della natura
46
Dai germi microscopiciAll’infinito
astronomicoStorie del mondo
della geologiaEvoluzione
RiproduzioneOrdine della
Natura
Vita e istinto degli animali
Amore maternoCavalleria
Protezione e disponibilità ad aiutare gli altriSacrificio di sé
per il bene comune
Bellezze delle forme e dei colori,
dei suoni e dei ritmi della NaturaGodimento della
bellezzaGioia di
esprimersi tramite l’arte e
l’istinto del gioco, comune a tutte le
razzeTrasmissione della gioia agli
CREATORE AMORE FELICITA’
DIO ATTORNO A NOI E DENTRO DI NOI
IL SERVIZIO DI DIO
Sempre nello stesso scritto, Baden – Powell sottolinea alcune linee guida
fondamentali del suo pensiero: egli avverte un’intima correlazione tra Dio e
Natura, così che si crea quasi un rapporto di circolarità tra l’educazione dello
scout a contatto diretto con l’ambiente naturale, lo sviluppo di un’intima
religiosità e il servizio attivo del giovane. Ciò si richiama alla Promessa scout:
«Fare il proprio dovere verso Dio», che significa che lo scout deve essere attivo
nel prestare servizio, piuttosto che passivo in uno stato d’animo. Mettendo in
pratica il contenuto della Promessa, il capo, come lo scout, si renderà conto che
è tramite il servizio che ci si guadagna il Paradiso, e che quel Paradiso non è un
vago futuro in qualche remota parte del Cielo, ma è prima di tutto qui e ora su
questa terra.
47
Riproduzione sana secondo il disegno della
Natura
Amore altruista e disponibilità ad aiutare le altre creature
Godimento della vita e
trasmissione della felicità agli
altri
II.2.2. La religione dei boschi: la miglior fonte di educazione
Baden – Powell ha un senso fortissimo dello spirito religioso universale che
accomuna gli uomini, scaturendo dalle bellezze naturali. Per lui la Natura parla
veramente di Dio nel cuore dell’uomo. In un suo scritto risalente al 1921, egli
descrive quanto avvenne durante una riunione a Gilwell una domenica mattina.
Là riuniti erano uomini di credenze religiose diverse (per esempio, le preghiere
vennero lette da un irlandese, la Legge scout da un indù e un capitolo del
Corano da un arabo). Ma tra loro – afferma l’autore – la fede era centrata su un
unico Dio. Essi si riunivano in quanto fratelli, figli di un unico Padre. “La
religione che esprimevamo non era scritta per noi da teologi intelligenti e
soffocata sotto le loro concezioni rituali, ma era il risultato di un apprezzamento
naturale del Dio creatore tramite le meraviglie e le bellezze della Natura, e del
servizio in spirito di amore per le Sue creature e per i nostri fratelli»43 .
Questa religione naturale fondamentale è tale da poter essere accettata da
persone di ogni credenza e da poter essere afferrata dalla mente del bambino.
Baden – Powell sottolinea che se la semplice elementare religione della Natura
fosse più largamente utilizzata per l’iniziazione del bambino alla religione –
invece della teologia, che non lo attrae e che spesso egli non comprende – il
risultato sarebbe assai diverso. E’ in questo senso che la conoscenza della
natura esercita il suo più forte appello. Lo scout impara ad apprezzare, nella
Natura, la grandezza che rasenta l’infinito eppure interamente regolata da una
legge, ed ha preso coscienza del ruolo e del senso che anche le piccole cose,
fino ai germi microscopici, hanno nel funzionamento dell’intero sistema. Egli
comprende anche la propria relativa insignificanza e al tempo stesso il suo
compito nella vita. Diviene conscio dell’esistenza di stadi progressivi per
43 BADEN – POWELL, Taccuino, op. cit., pag. 120.
48
giungere a cose più alte, a una felicità più piena : dalla potenzialità del seme
alla realizzazione del fiore, che è a sua volta frutto in potenza. Lo scout capisce
che nell’uomo questi stadi sono accompagnati tanto da suoi sforzi attivi verso il
progresso quanto dalla sua rassegnazione passiva all’inevitabile. Si rende conto
che la felicità si conquista superando difficoltà, ma che la vita è vuota e
insoddisfacente se si lavora solo per se stessi : il servizio degli altri è la più
grande ricompensa. A questo proposito Baden – Powell cita l’esempio di San
Giorgio, che sgominò il dragone non solo per esprimere la sua forza trionfante
sulla bestia, ma per la più alta soddisfazione di aiutare una donna in pericolo.
II.2.2.1. La religione naturale
Secondo Baden – Powell la forma ha talmente ricoperto la fede semplice
originaria della natura da renderla quasi irriconoscibile. « Abbiamo preso a
giudicare una religione più o meno come , se siamo un po’ « snob »,
giudichiamo una persona : dal suo vestito. Chiunque non porta il vestito
convenzionale e torna ad un abbigliamento più naturale verrà probabilmente
considerato indecente o almeno eccentrico, per quanto, dopo tutto, egli non
faccia che mostrare le forme in cui tutti siamo modellati dalla natura, cioè da
Dio »44.
La forma naturale della religione è così semplice che anche un bambino può
capirla. Viene dall’interno della coscienza, dall’osservazione, dall’amore, e
pervade tutte le azioni del ragazzo. E’ una vera e propria parte del suo
carattere, uno sviluppo della sua anima. Con questo, B.-P. non vuole distogliere
un ragazzo dalla fede dei suoi padri. Lo scopo è dargli un fondamento migliore
per quella fede.
44 BADEN – POWELL, Taccuino, op.cit., pag.82
49
II.2.2.2. Obiezioni sulla religione dei boschi.
Molti obiettarono a Baden – Powell che la « religione dei boschi » si
identificasse con l’ « indianismo » e che per questo non fosse altro che una
serie, a volte anche un po’ ridicola, di rituali sostanzialmente decontestualizzati,
al solo scopo di riunire dei ragazzi e di addestrarli alla conoscenza attiva della
natura. B.–P. rispose in modo deciso e in più occasioni a questa posizione che
riteneva poco corretta : «[…] La scienza dei boschi va assai più in profondità
che non la superficiale attrattiva od imitazione di questa o quella delle più
primitive tribù umane. E’ piuttosto la capacità comune a tutti questi popoli di
leggere nel libro della natura ; e la loro pedagogia si attua attraverso metodi
naturali, anche se piuttosto primitivi, i quali nel nostro mondo sono stati
interamente ricoperti dall’applicazione di sistemi artificiali. »45
Nello stesso periodo, parlando ai capi, sosteneva che le imprese e i riti
pittoreschi degli Indiani hanno una forte attrattiva sui ragazzi. Egli stesso,
quando gli era stato conferito il titolo di « Pino solitario sull’orizzonte » al
Jamboree di Olympia, si era sentito contento e felice come nel giorno in cui i
Maori gli avevano fatto dono di un ambito riconoscimento di guerra per il suo
servizio in Sud Africa. Tuttavia, « l’indianismo, per quanto possa essere solo un
tema fantastico, pure come variante della normale formazione scout può
reggere e venire applicato, per un periodo limitato, in un reparto scout.[…] Che
l’atmosfera indiana riesca nel reparto o meno dipende moltissimo dal modo in
cui la sente lo stesso capo reparto. Se egli riesce ad apprezzare le tecniche
indiane e ad entrare in quell’atmosfera fantastica e conosce la vita e le tecniche
del bosco, potrà farne qualcosa di formidabile ; ma i ragazzi sono dei critici
tremendi e fanno presto a scoprire l’uomo che non ci crede o che non c’è
stato »46.
45 BADEN – POWELL, Taccuino, op.cit., pag. 104.46 BADEN – POWELL, Taccuino, cit., pag. 107.
50
II.3. UN’ESPERIENZA PERSONALE DI RICERCA DI DIO ATTRAVERSO LA
NATURA
II.3.1. Non seppelliamo la nostra personalità
Il rischio che quotidianamente corriamo nella nostra società consumistica, in cui
l’urbanesimo prevale e la natura è spesso contaminata o « civilizzata », è
quello di perdere il senso di un sereno contatto con essa. Tentiamo di
riscoprirla quando in massa ricorriamo ad essa, in un week – end o in un
« ponte » -, trovando proprio l’opposto di quanto cerchiamo : non quiete,
rilassamento, pace dell’animo, ma stress e insoddisfazione per il tempo
sprecato nel traffico, tra i gas di scarico delle auto o tra un verde sbiadito da
mille « maleducati » rifiuti.
La personalità dell’uomo ne resta irretita e avvilita… E’ la nostra più autentica
dignità a soffrirne, e a volte a soccombere, coprendosi di strutture che la
soffocano.
Tutte le comodità più raffinate della tecnica non sono riuscite a sostituire il
grande bene che l’uomo occidentale ha perduto forse per sempre : la vita a
contatto con la natura.
La TV e il cemento spengono e impigriscono la voglia di muoversi e affrontare
le scomodità, l’opportunità di cogliere « madre–natura », generosa con chi ha il
coraggio di avvicinarsi ad essa.
II.3.2. « Il mio schema » della ricerca di Dio nella natura
Ecco sintetizzata in un grafo la mia ricerca di Dio, in cui la natura occupa uno
spazio molto ampio.
52
La prima via per incontrare Dio è lo studio della Bibbia. La seconda lo studio,
ma soprattutto la contemplazione del Creato, la natura e l’umanità nella sua
grande varietà di aspetti.
La prima via non esclude la seconda ; ma per uno scout l’attenzione alla natura
è meglio fruibile, vista anche la giovane età di chi si accosta al movimento.
Secondo la mia esperienza personale, la lettura di un fenomeno naturale nel
contesto della natura, se ben guidata da un maestro attento e preparato, è più
proficua rispetto a qualsiasi approccio teorico. Il piccolo popolo del bosco, ad
esempio, attraverso le varie specie di insetti, fa riflettere sulla saggezza del
creatore della natura. La conoscenza e l’analisi del comportamento degli
53
Scoprire Dio nella Natura
Silenzio
Osservazione attenta della Natura e
dell’Uomo
Vela – tiro a segno - parà - sub
Fede – ragione - scienza
La route
La vera ecologiaIl volontariato
Ama Dio e il prossimo
Competizione
La terra promessa
Una nuova identità
Deserto
animali, anche dei più comuni, offre una chiave per comprendere la forza
dell’istinto nella conservazione del sistema e il senso dell’ordine che domina il
Creato.
Vivere a contatto con la natura significa anche saper adottare un
comportamento adeguato per affrontare situazioni diverse, quindi « iniziarsi »
alla vita, acquisire autonomia, conoscere i propri limiti, esercitare la virtù della
pazienza di fronte a forze superiori che non concedono nulla.
Vivere a contatto con la natura dà la forza di affrontare meglio la vita di
relazione in città, nel mondo del lavoro, aiuta a vivere lo stress e a dominarlo.
La vita a contatto con la natura mi ha portato, oltre che a coglierne le
meraviglie, a valorizzare il senso di alcuni sport, come vela, tiro a segno,
paracadutismo, sub. Mi ha condotto a godere del silenzio che domina i
paesaggi non contaminati : in queste atmosfere, l’uomo maggiormente si
avvicina a Dio.
Mi ha insegnato a cogliere nell’uomo lo spirito della natura : egli ne è il
massimo fruitore e l’elemento più alto, che non solo ne gode i frutti, ma deve
riflettere su di essa con un sano atteggiamento ecologico. Inoltre, l’amore per
la natura mi ha indotto a una particolare attenzione verso gli altri, espressa
nella mia esperienza di volontariato.
II.3.2.1. Silenzio, deserto, meditazione : dalla schiavitù
alla terra promessa, per una nuova identità.
Il silenzio parla di Dio. La scalata difficile di una vetta, la contemplazione di
un’immensità desertica, la passeggiata in un bosco può donare all’uomo il
senso dell’essenziale : ci si accorge che quanto è ritenuto indispensabile è
invece superfluo; ci si risveglia dalla vita di tutti i giorni, dalla pigrizia e dalle
54
mode. Si coglie in noi la voce di Dio : ci se sente, come suggerisce il Salmo 91,
« Sotto le ali divine ». La lode francescana a Dio « cum tucte le tue creature »
diviene una dimensione spontanea di fronte a uno spettacolo naturale.
La capacità di ascolto si affina: un dono molto richiesto e utile al corpo, alla
mente e all’anima in particolare per i giovani dei nostri tempi, bombardati da
una pluralità di messaggi e spesso incapaci di prestare attenzione per tempi
lunghi.
La Fede e la Scienza si completano nella dimensione della pace e dell’ascolto.
Se l’avventura di accostamento al ricco mistero del mondo naturale avviene in
età giovanile, all’interno di un’associazione come lo scoutismo ; se chi fa da
guida ha una forte sensibilità e un acuto senso di umanità , il giovane potrà
rivivere l’esperienza degli Ebrei condotti da Mosé e poi da Giosuè dalla terra di
schiavitù (metafora oggi delle catene invisibili del denaro, delle mode, del sesso
nella dimensione di un facile consumo), attraverso il deserto esteriore (la
natura) e interiore (il silenzio, la preghiera) alla « terra promessa ». Questa è
autodominio, progetto di vita, scoperta della dimensione religiosa, ricerca della
felicità.
II.3.3. Attenzione al rischio romantico !
L’attenzione per la natura non va intesa come evasione dalla vita quotidiana.
Da essa ho imparato l'amore per la natura e per il creato. Ho imparato ad avere
un gruppo di amici veri; una Fede costruita pietra dopo pietra con esperienze
forti che mi hanno portato ad incontrare Cristo nella mia vita.
Ho appreso l'essenzialità: quando si ha una meta, e si deve raggiungere su una
strada o su un sentiero con lo zaino sulle spalle, allora se ne capisce il senso.
Ma ciò non basta e non si deve esaurire in una forma di « Romanticismo », utile
al cuore, ma, se fine a se stesso, piuttosto povero.
55
La natura deve aprire l’uomo al senso dell’aiuto agli altri, dettargli una
« route », un obiettivo di vita, che lo illumini ogni giorno nella quotidianità. Per
me: un servizio, che è in sintesi il cardine della vita scout, l'esperienza che
riassume tutto e che mi ha fatto crescere.
56
III CAPITOLO
ATTUALITA’ DEL PENSIERO DI BADEN – POWELL
E’ ancora attuale il messaggio di Baden – Powell ? Si può ritenere che lo
scoutismo costituisca un habitus mentale utile per affrontare con autenticità la
vita quotidiana, con tutte le sue contraddizioni ? La Legge scout è un
riferimento sufficientemente forte, in un mondo dominato da troppi stimoli,
spesso disgregatori ?
Si può dare una risposta valutando poi, a livello italiano ed europeo,
l’evoluzione dello scoutismo e il significato di essere scout oggi ; analizzando i
documenti pontifici espressamente rivolti al movimento, che ne colgono valori
trasversali alla formazione dell’uomo nei difficili momenti storici del Novecento ;
cogliendo infine quegli elementi forti che la moderna pedagogia ci può indicare
come ancora validi – a livello di piena integrazione personale – per l’educazione
dei giovani.
III.1.1. Premessa storica importante : la diffusione dello
scoutismo in Italia
Lo scoutismo si diffuse a macchia d’olio in molti Paesi del Mondo quando ancora
Baden – Powell era in vita.
Un’analisi della sua diffusione nel nostro Paese risulta utile per comprenderne la
portata e l’influsso educativo che esso ha avuto in un recente passato e può
continuare ora ad avere.
Lo sviluppo dello scoutismo in Italia ha conosciuto due vie, l’una di
orientamento cattolico, l’altra di scelta espressamente laica, l’A.S.C.I. e la
C.N.G.E.I.
57
III.I.2.1. Gli albori dello scoutismo - A.S.C.I. e C.N.G.E.I.47
L’’A.S.C.I.48, la maggiore e più imponente organizzazione scoutistica italiana,
nacque il 5 Agosto del 1997 per variazione della denominazione sociale
dell’A.S.G.E., Associazione Scout e Guide d’Europa.
Ma prima di parlarne in modo dettagliato, è opportuno fare storicamente un
passo indietro per considerare le date che interessano il movimento scout e in
particolare l’associazionismo italiano.
Nel 1910 nascono i Boy Scout della Pace. L’idea fu di un baronetto inglese Sir
Francis Vane che, innamorato dell’Italia, della Toscana in particolare, vi
trascorreva molti mesi l’anno. Egli aveva conosciuto personalmente B.-P.
avendone frequentato la stessa scuola (Charterhouse) e partecipato, con minor
successo, alla guerra anglo-boera. Sir Francis aveva avuto modo di apprezzare
la geniale intuizione di B.-P. tanto da esserne nominato primo commissario per
la città di Londra.
Il suo entusiasmo coinvolse il maestro di ginnastica Remo Molinari con il quale
fondò i Boy Scout della Pace e per i quali si fece inviare da Londra il modello di
un’uniforme scout e la stoffa per realizzarla. Egli ha il merito di aver tradotto
dall’inglese sia la Legge sia la Promessa. Quest’ultima fu pronunciata per la
prima volta il 12 Luglio 1910 da una quarantina di ragazzi riuniti a Lucca alla
presenza del prefetto della città.
Ben presto si organizzarono in molte città italiane le sezioni scout tanto che alla
fine dell’anno, ad un raduno organizzato a Firenze, i R.E.I. (Ragazzi Esploratori
Italiani :questo fu il nome adottato successivamente dal movimento proprio a
Firenze) provenivano da ben sette città.
47 Le notizie che seguono sono liberamente tratte da alcune pagine del sito www.asci.freeweb.supereva.it (5-5-2002).48 Associazione Scout cattolici italiani
58
Contemporaneamente, senza conoscere le attività intraprese da Sir Francis, un
altro inglese che viveva a Genova, James Spensley, un medico che aveva in
cura la salute dei dipendenti d’alcune aziende inglesi di navigazione, aveva
iniziato a pensare il modo di introdurre lo scoutismo in Italia. Questi era una
personalità eclettica e sportiva, tanto che contribuì alla diffusione del gioco del
calcio in Italia e a creare la società Genoa Cricket and Football (1893), in
pratica l’attuale squadra di calcio del Genoa.
Spensley durante un viaggio nel Regno Unito aveva incontrato B.-P. e si era
grandemente interessato ai principi e al metodo dello scoutismo. Al suo ritorno
in Italia riunì in casa propria un gruppo d’amici, tra i quali Mario Mazza.
Quest’ultimo, di famiglia profondamente cattolica, era dotato di un grande
ascendente presso i ragazzi essendo aperto, come educatore, ai metodi attivi
che in quegli anni si andavano affacciando nel panorama associativo educativo
italiano.
Qualche anno prima (1905) Mazza – che non aveva ancora trent’anni - aveva
fondato le Juventus Juvat composta da lui ed altri quattro studenti universitari
che, con la collaborazione di un sacerdote, don Capanera, si dedicavano
all’educazione di un gruppo di giovani denominato Gioiosa.
Negli scritti di Mazza si ricava che in questa prima aggregazione vi erano delle
intuizioni educative basate su principi attivi (autoeducazione) che favorirono la
nascita dello scoutismo in Italia.
Spensley propose, in una delle tante riunioni cui partecipava anche Mazza, la
lettura di un articolo che riportava notizie circa l’evento dei R.E.I. di Vane ; da
ciò si decise di fondare anche a Genova una sezione. In questa sezione di R.E.I.
entrarono anche le Gioiose di Mazza .
Il giorno di Capodanno del 1911 ci fu il primo contatto tra lo scoutismo italiano
ed il fondatore, tramite il messaggio di auguri che i gruppi associativi italiani
59
inviarono a B.-P., attestando di sentirsi parte del movimento mondiale. I
contenuti dello scoutismo R.E.I. appaiono interessanti e non troppo distanti
dall’idea originaria di quello inglese.
Nel marzo del 1911 Sir Francis Vane fu richiamato in patria dove restò per tutto
il periodo bellico, mentre le sezioni R.E.I. andavano aumentando, fino alla città
di Tripoli della neoconquistata Libia. Contemporaneamente la sezione di Genova
subì una grave crisi per l’allontanamento spontaneo dei due fondatori (Spensley
e Mazza) per presunte ragioni politiche, nonostante essi avessero sempre
rivendicato la loro assoluta trasparenza.
La secessione di Mazza e Spensley determinò il rapido declino dell’associazione,
mentre i « gioiosi », vista l’impossibilità di collaborare con gli altri, ritornarono
sotto l’antica bandiera della Juventus Juvat.
III.1.2.2. Nasce il C.N.G.E.I49
Nell’ottobre 1912 il professor Carlo Colombo, specialista di terapia fisica e gran
viaggiatore, rafforzato anche dalle esperienze di Sir Francis Vane pubblicate dai
quotidiani dell’epoca, fondò il Corpo Nazionale Giovani Esploratori Italiani ancor
oggi noto con l’acronimo di C.N.G.E.I50. o più semplicemente G.E.I.
L’associazione nacque da un esperimento che il professore compì tra i ragazzi
della società di ginnastica Lazio, ai Prati della Farnesina in Roma.
Alla partenza di Sir Francis ed alla dissociazione di Spensley e Mazza le sezioni
R.E.I. rimanenti confluirono in questa nuova realtà. A Mazza ed alle sue gioiose
49 Informazioni tratte dal sito www.cngei.it (5-5-2002)50 Oggi , Il GNGEI si definisce una Organizzazione Nazionale per l'educazione fisica e morale della gioventù; è Ente Morale, sotto l'alto patronato del Presidente della Repubblica. Crede nei valori morali della democrazia, prestando fede nei valori universali del rispetto, della libertà e della solidarietà. In tal senso la base elegge le persone che rappresentano l'associazione. E’ un’associazione laica, indipendente da ideologie politiche, fede e pratica religiosa. Segue una proposta di formazione spirituale che educa a scelte personali. Crede nella coeducazione : maschi e femmine vengono educati insieme per lo sviluppo di una reale uguaglianza e integrazione.
60
rimasero l’uniforme scout, distinguibile da quell’inglese solo per una falda
rialzata del cappellone e, cosa più importante, il giglio.
Il medesimo giglio che dai R.E.I. genovesi passò, con il cartiglio recante la
scritta Sii Preparato, alla neo realtà G.E.I. che lo adottò sino al 1917, anno in
cui fu sostituto da quello inglese.
Mazza, convinto della bontà della proposta educativa rappresentata dallo
scoutismo proseguì il suo lavoro.
III.1.2.3. Nasce l’A.S.C.I.
Nel gennaio del 1916, senza non poche difficoltà dovute essenzialmente alle
resistenze opposte dalla Chiesa critica nel considerare lo scoutismo un mezzo
adeguato di educazione e, soprattutto di apostolato tra e per i giovani, per
opera, tra gli altri, di Mario Conte di Carpegna, presidente della F.A.S.C.I. -
Federazione delle Associazioni Sportive Cattoliche Italiane - collegata alla
Società di Gioventù Cattolica Italiana, in buona sostanza l’attuale Azione
Cattolica Ragazzi, nacque l’A.S.C.I. - Associazione Scautistica Cattolica Italiana
alla quale aderirono entusiasticamente Mario Mazza e le sue Gioiose.
Mario Conte di Carpegna - guardia nobile pontificia garante dell’attuazione in
chiave cristiana del metodo scout - ne fu il Commissario Centrale. Mazza fu
nominato Commissario Regionale per la Liguria, il primo dell’A.S.C.I..
Finalmente, una lettera del 15 giugno dello stesso anno, a firma del Segretario
di Stato Cardinale Gasparri, informava Mario di Carpegna che il Santo Padre -
Benedetto XV - aveva prescelto il padre Giuseppe Gianfranceschi quale Vice
Commissario Centrale Ecclesiastico - in pratica il primo Assistente Ecclesiale
Centrale - affinché si facesse interprete del vigile e paterno pensiero
dell’autorità della Chiesa.
Era questo il segno pubblico dell’approvazione pontificia alla nuova
associazione.
61
Tale fu l’entusiasmo di Mazza ed infaticabile la sua opera che ben presto (1917)
fu nominato Commissario Ispettore per tutta Italia.
Le sue Gioiose furono immatricolate per prime tra i « Riparti » ed ottennero la
facoltà di conservare, eccezionalmente, il nome di Gioiosa.
I centocinquanta appartenenti alle gioiose fecero la loro promessa scout - le
prime dell’A.S.C.I. - nel maggio del 1916. L’A.S.C.I. assunse il giglio, il
medesimo in uso nei R.E.I. ed ora nel G.E.I. e nelle Gioiose di
Mazza, ma con la differente dicitura nel sottostante cartiglio:
« Estote Parati », nel suo significato evangelico51.
Vi furono moti di discordia e d’astio che videro opporsi gli
appartenenti al G.N.G.E.I. e all’A.S.C.I., ritenendosi entrambi
unici titolari di un metodo educativo che tanta presa andava facendo sui giovani
e sulla società civile. Ma altrettanto infaticabile fu l’opera e la saggezza nella
conduzione dei rispettivi Capi Colombo–Carpegna-Padre Gianfranceschi
nell’invitare con paterna fermezza al rispetto gli uni degli altri.
Al primo Jamboree del 1920 partecipò un piccolo contingente italiano di circa
una ventina di Esploratori, guidati da Mario Mazza, Don Rusticoni e Mario di
Carpegna. Quest’ultimo, il primo Capo Scout d’Italia, morì nel 1925.
III.1.2.4. Il governo fascista
Due anni dopo il governo fascista decretò lo scioglimento del G.E.I. e la
soppressione dei Riparti A.S.C.I. nelle città con meno di 20.000 abitanti; nel
51 Dal Vangelo secondo Luca, 12,35.40 : « Siate pronti con le cinture ai fianchi e le lucerne accese » : esprime l’immagine virile di chi è pronto a mettersi in cammino alla ricerca di Dio, conducendo una vita fatta di sobrietà e di libertà da tutte quelle realtà che ingombrano lo spirito e appesantiscono la mente.
62
1928 decreta lo scioglimento dell’A.S.C.I., nonostante la visita di cortesia che,
con l’obiettivo di intercedere a favore dei suoi scout italiani, fu resa da B.- P. a
Mussolini, nel famoso studio di Piazza Venezia.
Ma gli scout non si piegarono, continuando nella clandestinità le loro attività di
esploratori, costituendo gruppi che rimasero famosi nella storia come le Aquile
Randagie a Milano. Durante il periodo bellico si adoperarono, anche versando il
proprio sangue, a favore dell’affermazione dei principi di libertà, di
comprensione, di amore e di fraternità insiti nello scoutismo.
Molti i personaggi scout che, mantenendo fede alla loro promessa, sacrificarono
la loro vita per amor di patria e per fedeltà al movimento ; uno per tutti Don
Giovanni Minzoni , arciprete di Argenta, piccolo paese nel ferrarese, ucciso il 23
agosto del 1943 da una squadriglia fascista.
III.1.2.5. La rinascita del 1944
Nell’Agosto del 1943, all’indomani della caduta del Fascismo, avviene la ripresa
dell’attività del vecchio Commissariato Centrale A.S.C.I. in Roma; il I marzo
1944 segna la data della grande ripresa del Movimento Scoutistico Italiano, con
la nomina del Commissariato Provvisorio.
Anche il G.N.G.E.I. riprende le sue attività e il 2 Novembre insieme all’A.S.C.I.
firma il Patto Federale costituendo la F.E.I.52, attuando una vecchia proposta
avanzata da Mario di Carpegna, dopo il primo Jamboree del 1925, in occasione
della Conferenza Internazionale dei dirigenti scout di riunire tutte le
associazioni scout in federazioni nazionali e internazionali basate sulla Legge e
la Promessa Scout.
L’8 Dicembre dello stesso anno segnò anche la data della nascita del
movimento delle Guide d’Italia nell’A.G.I.53 ad opera, tra le altre, di Giuliana di
52 Federazione Esploratori d’Italia53 Associazione Guide Italiane
63
Carpegna pronipote di Mario; nel mese di maggio del 1966 l’A.S.C.I. variò la
denominazione sociale da « Associazione Scautistica Cattolica Italiana » ad
« Associazione degli Scout Cattolici Italiani », spostando l’etichetta cattolica
dall’associazione ai suoi componenti e segnando, così, una sostanziale
differenza nel significato e nella concretezza della cattolicità dell’associazione.
II.1.2.6. Il rischio di una disgregazione
Nel maggio del 1974, a seguito della spinta dei moti sessantotteschi che
determinarono i precedenti quattro anni di lavori preparatori, per decisione dei
Consigli Generali dell’A.G.I. e dell’A.S.C.I. riuniti in seduta plenaria, nasceva
l’A.G.e.S. - S.C.I. - Associazione Guide e Scout - Scoutismo Cattolico Italiano,
più tardi A.G.E.S.C.I. - Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani.
Ne seguì, di fatto, una lacerazione di tutto il movimento scout che, se anche
apparentemente ebbe una tenuta numerica, ne risentì in termini di qualità ed
efficacia della proposta sino a sfociare, in molti casi, a quei tempi specie a
Roma, in cellule politicizzate al servizio d’organizzazioni politiche. Non pochi
furono i Capi che ben presto si sentirono orfani del movimento principe dello
scoutismo italiano, soprattutto di quello in chiave cattolica ; molti che dapprima
avevano aderito alla nuova proposta fecero marcia indietro.
Nel mese di marzo del nasce l’Associazione Italiana Scout e Guide d’Europa
Cattolici aderente alla F.S.E. - Federazione degli Scout d’Europa, con l’obiettivo
di riprendere il cammino interrotto con l’A.S.C.I. Tra i fondatori alcuni nomi
noti: Pietro Manetti - attuale Presidente dell'A.S.C.I. - e Arturo Vasta -
Presidente dell’A.S.C.I. fino ad ottobre 1998 –alla presenza di Monsignor
Desiderio Nobels.
64
Mons. Nobels seguì anche il Campo Scuola di Gilwell alla fine del quale ne
conseguì il brevetto di Assistant, cioè di Aiuto Capo. Infine ricoprì l’incarico di
Assistente Ecclesiastico della F.S.E.
Purtroppo la F.S.E., privilegiando il governo associativo relegato esclusivamente
a Capi (educatori) brevettati, molti dei quali avevano addirittura perso il
contatto con le unità ed i gruppi, rischiò di prendere strade diverse da quelle
intese dai fondatori al momento della costituzione e di allontanarsi dall’idea
originale di proseguire il sentiero interrotto dall’A.S.C.I.
Anche la visione integralista del cattolicesimo che ancora si tentò di affermare
costituì una grave minaccia di diversificazione da quell’idea.
Vasta abbandonò, dunque, quello che gli sembrò non essere più la naturale
prosecuzione dello scoutismo vissuto negli anni d’oro dell’A.S.C.I. e tentò una
nuova strada, forse più piccola, più irta, ma sicuramente più rispondente allo
scoutismo originario ideato da B.-P. ed interpretato in chiave cattolica in Italia.
Nel gennaio del 1986 nasce l’A.S.G.E.54, che riprese fedelmente il sentiero dello
scoutismo interrotto con la fusione dell’A.S.C.I..
II.1.2.7. Nuove consapevolezze e nuovi orizzonti
Proprio per la consapevolezza che il sentiero associativo che si stava
percorrendo ricalcava sempre più le orme di quella che, a giusta ragione, è
considerata la madre dello scoutismo cattolico italiano, numerosi Capi
dell’A.S.G.E., provenendo dall’A.S.C.I., se ne sentirono legittimi e naturali eredi
a tal punto da ritenere doveroso anche il riprenderne il nome; nel 1997 dopo
ampie verifiche soprattutto legali e giuridiche e dibattiti interni, il Centro
Nazionale A.S.G.E. votò all’unanimità un documento di proposta all’Assemblea
Generale per la variazione di denominazione sociale da A.S.G.E. ad A.S.C.I.,
54 Associazione Scout e Guide d’Europa
65
riprendendo la dicitura estesa originaria del 1916 di Associazione Scautistica
Cattolica Italiana.
III.I.2 Lo scoutismo : un metodo di educazione globale
Lo Scautismo è stato concepito dal suo Fondatore come un metodo di
educazione il più completo possibile: esso ingloba necessariamente l'educazione
religiosa. Anzi, in particolare Baden – Powell ripudiò ogni forma di scautismo
che non avesse per base la religione. Appare chiaro, quindi, che le necessità
organizzative del Movimento Scout non possano, in nessun caso, prevalere su
quelle dell'educazione dei suoi membri. Al contrario, il metodo deve mettersi al
servizio della vita autentica della persona, compresa la sua dimensione
religiosa, e non l'inverso.
III.I.3 Lo scoutismo e la religione : la posizione della F.S.E.55
L'Associazione Italiana Guide e Scouts Cattolici d'Europa è federata alla FSE,
cioè Federazione dello Scoutismo Europeo. Essa ha come scopo la formazione
religiosa, morale e civica dei giovani, attraverso l'utilizzazione del metodo
autentico e nello spirito del Movimento scout, ideato e realizzato dal fondatore
55 Associazione riconosciuta con DPR n.240 del 18-3-1985 pubblicato sulla G.U. del 7-6-85 ;
Federazione riconosciuta dal Consiglio d'Europa con statuto consultivo il 12-3-80.L'Unione Internazionale delle Guide e Scout d'Europa - Federazione dello Scautismo Europeo (UIGSE-FSE) - vuole riunire in una medesima comunità di fede, di preghiera e di azione, le diverse associazioni nazionali delle guide e scout d'Europa.Al di sopra delle frontiere nazionali, l'UIGSE-FSE vuole creare una vera comunità di vita dei giovani dei differenti paesi d'Europa. Essa intende contribuire ad una presa di coscienza della comunità europea, sviluppando contemporaneamente una cultura di tutti i valori nazionali che rappresentano le molteplici forme di espressione del nostro patrimonio comune. è riconosciuta dal Consiglio d'Europa ed ha come Associazioni membri :Albania, Austria, Belgio, Canada (francese), Francia, Germania E.P.E., Germania K.P.E., Italia, Lituania, Polonia, Portogallo, Spagna, Svizzera, Romania, Ungheria.
66
dello scautismo Lord Baden Powell, nella tradizione dello scautismo cattolico
italiano.
La Federazione stabilisce rapporti di fraternità con le altre associazioni scout in
Italia e nel mondo e rapporti di collaborazione con altri enti ed associazioni che
hanno come fine l'educazione dei giovani, i servizi civici e la protezione della
natura.
La federazione mantiene la più stretta neutralità ed indipendenza nei confronti
di ideologie, di partiti e di organizzazioni politiche: questo le permette di
affermare con molta più forza la necessita generale di un'educazione civica dei
giovani ed in particolare di un'educazione civica europea.
A tale scopo essa si impegna ad educare i giovani ad una visione europea e mondiale,
favorendo la conoscenza dei diversi popoli, delle loro culture, esigenze e realizzazioni, e la
collaborazione e l’amicizia fra tutte le nazioni. La Federazione dello Scoutismo Europeo fa
professione di fede cristiana vista
come l'elemento animatore di una
civiltà europea comune,
differenziata nei suoi mezzi
espressivi, ma solidale nel suo
spirito.
La F.S.E. pensa che l'Europa
possa pervenire a un
rinnovamento della civiltà
cristiana grazie a uomini convinti
che il loro destino soprannaturale
oltrepassa le strutture temporali e capaci di realizzare i precetti evangelici nella vita di tutti i
giorni.
67
Inoltre, la F.S.E. dà il primato alla vocazione di ogni cristiano alla santità . Uno
Scout o una Guida devono vivere la Promessa, i Principi e la Legge secondo le
esigenze dello spirito del « Discorso della Montagna »56, che è la vera carta di
ogni vita cristiana.
Per questo fine la F.S.E. sviluppa una pedagogia specifica a tutti i livelli,
specialmente attraverso le sue riviste, i suoi campi scuola per la formazione dei
capi, la sue attività nazionali e federali.
Più in particolare la F.S.E. considera che l'educazione differenziata delle ragazze
e dei ragazzi in Unità che vivono separatamente costituisca un elemento
essenziale della sua pedagogia. Il parallelismo e l'arricchimento reciproco delle
due sezioni, maschile e femminile, consentono il pieno sviluppo delle attitudini
e delle inclinazioni particolari assegnate, nel piano provvidenziale, a ciascuno
dei due sessi .
La F.S.E. si situa, con la propria originalità educativa, nel seno della grande
famiglia degli Scout e delle Guide e lavora a edificare con essi, nello spirito di
Baden - Powell e nel quadro del suo progetto educativo originale, una società
più giusta e fraterna .
Anche se a livello federale la F.S.E. non è legata nel suo insieme ad una sola
Chiesa, tuttavia ogni membro della F.S.E. deve appartenere ad una Chiesa, o
prepararsi a questa appartenenza. In particolare, la F.S.E. accetta solo giovani
e associazioni appartenenti alla Chiesa Cattolica, alla Chiesa Ortodossa o una
delle Chiese Evangeliche sorte dalla Riforma che confessano la divinità di Cristo
e riconoscono il Simbolo degli Apostoli come definizione della fede.
III.1.4. La religione come « coronamento » dell’attività scout
Ogni Chiesa ha una concezione ben precisa dell'educazione. Non è concepibile
che la religione possa essere una materia di insegnamento separata dal resto; 56 Dal Vangelo di Matteo, 5. Vi si esalta il concetto della « povertà dispirito », disposizione interiore non necessariamente legata a una condizione economica e sociale. E’ la coscienza del bisogno di Dio e dei suoi doni.
68
essa deve permeare della propria luce la totalità delle conoscenze che vengono
trasmesse e la totalità delle attività che vengono effettuate. In una concezione
di Scautismo fedele al pensiero di Baden Powell, non è ammissibile che si
separi la vita religiosa dalla vita organizzativa e tecnica del gruppo. Il pieno
sviluppo religioso dei giovani esige che i loro capi appartengano alla loro
medesima Chiesa, professino la medesima dottrina, partecipino alla medesima
vita liturgica e sacramentale. È per questo motivo che la F.S.E. considera come
situazione normale che le comunità nazionali di Guide e Scout d'Europa
costituiscano associazioni confessionalmente omogenee, animate e guidate
spiritualmente dalle loro Chiese sia a livello locale che a livello nazionale. I capi,
a tutti i livelli, hanno il dovere di favorire il ministero degli Assistenti Spirituali
verso i giovani che sono loro affidati.
È importante che gli Assistenti Spirituali approfondiscano la loro conoscenza del
metodo scout, in maniera da tenere conto, nella loro pastorale, delle specificità
proprie dello Scautismo e del Guidismo. I giovani, e più in particolare i giovani
capi sono e devono venire incoraggiati ad esserlo, soggetti attivi, protagonisti
dell'evangelizzazione e artefici del rinnovamento sociale del mondo che li
circonda .
III.1.5. Il senso della tolleranza religiosa presso lo scoutismo
F.S.E.
La posizione della F.S.E. è in questo senso molto precisa. In un’ età di sviluppo
e formazione, quale l'infanzia e l'adolescenza, non si possono mettere in
contatto abituale, senza necessità, dei giovani di confessioni differenti con il
rischio di metterli sulla strada del relativismo e dello scetticismo. Non va fatta
nessuna mescolanza intempestiva con il pretesto dell'unità: è indispensabile
che, a questa età, ciascuno viva pienamente e totalmente nella fedeltà alla
69
propria Chiesa, rendendo così una vera e sincera testimonianza della fede di cui
è giustamente fiero.
Ma per i Rovers e le Scolte,57 che stanno entrando nella vita, lo Scautismo
Europeo offre la possibilità di incontri interconfessionali il cui beneficio sarà
proficuo. A livello dei capi un tale dialogo è non solo benefico ma
indispensabile: di fronte ai diversi materialismi, di origine marxista o di altro
tipo, allo sviluppo delle sette, all'indifferenza religiosa, essi hanno il dovere di
lavorare attivamente per ricostruire quel tessuto umano che testimonierà al
mondo l'universalità della Chiesa di Cristo.
I capi del campo dovranno ricordare sempre che il loro primo dovere è di
favorire la vita spirituale di coloro che hanno sotto la loro responsabilità e di
vegliare affinché essi partecipino agli uffici religiosi secondo le regole della loro
confessione. Essi prenderanno tutte le misure opportune perché la Messa sia
assicurata almeno ogni Domenica per i cattolici (e se possibile che essa sia
celebrata al campo tutti i giorni), che siano celebrati la Divina Liturgia per gli
Ortodossi e i Culti per i Riformati.
Le riflessioni dottrinali concernenti questioni ecumeniche devono essere fatte
secondo le norme delle rispettive Chiese.
Quando un'associazione nazionale federata F.S.E. si apre ad altre confessioni
cristiane, non perde, in seguito a ciò, il suo carattere di movimento di
educazione della propria confessione. Ma, dal canto loro, le altre confessioni
cristiane devono poter assicurare la formazione religiosa integrale dei loro
membri con gli stessi diritti e le stesse garanzie che l'associazione nazionale
riserva a se stessa. Secondo lo spirito della F.S.E. sono loro assicurate le
seguenti garanzie:
57 Variante femminile dei Rover
70
♦ creazione di una pattuglia di animazione religiosa che partecipa ai consigli
dei capi ai diversi livelli associativi, secondo le norme dell'associazione
nazionale;
♦ libertà, per ciascuna confessione, per quanto riguarda la formazione dei capi
e dei giovani:
• di creare, per ogni livello della formazione scout, specialità religiose
e prove religiose integrate obbligatoriamente nei programmi tecnici;
• di organizzare dei campi scuola, fatte salve le garanzie pedagogiche
abituali, o, se tali garanzie non possono essere fornite, di partecipare
alla direzione dei campi scuola,
• di radunare i giovani, i capi, gli Assistenti Spirituali in manifestazioni
comuni come giornate dei capi, pellegrinaggi, ritiri, ecc;
• di stampare riviste di spiritualità o di formazione dottrinale e
pubblicazioni di carattere confessionale ad uso degli Assistenti
Spirituali, dei capi e dei giovani.58
Come si può notare, la preoccupazione religiosa all’interno di questo
movimento è una delle linee guida, se non la più importante. Questo
rappresenta sicuramente un traguardo di fondamentale importanza nel definire
l’attualità del pensiero e dell’opera di Baden – Powell ; le sue applicazioni,
infatti, consapevoli di non tradirne lo spirito, impongono un saldo ancoraggio
alla formazione religiosa in un’epoca caratterizzata da un dilagante laicismo.
58 Informazioni tratte dal sito www.fse.it , in data 7-5-2002
71
III.2. IL METODO SCOUT NEI DOCUMENTI PONTIFICI
La portata del pensiero di Baden – Powell è stata colta anche dai pontefici che,
nel corso del secolo appena trascorso, da quando il movimento ha incominciato
ad affermarsi e ha poi posto solide basi in molte nazioni, si sono interessati ad
esso, cogliendone gli aspetti salienti, soprattutto quelli che meglio
comunicavano il senso della fratellanza e della pace tra gli uomini, nonché il
valore di una visione integrata dell’uomo, che non ne rinnegasse il bisogno di
soprannaturale.
Analizzare lettere inviate da Pontefici o Segretari di Stato, o i discorsi rivolti dai
Papi a svariati gruppi scout in visita alla Santa sede, è interessante non solo
per cogliere la portata del movimento, ma soprattutto per metterne in
evidenza l’attualità del messaggio, articolata in temi forti che definiscono
ancora oggi la fisionomia dell’educazione scout.
L’analisi operata su tali documenti mette in evidenza l’accoglienza positiva che
il Papato, da Pio XI a Giovanni Paolo II, ha accordato all’esperienza scout, vista
nei suoi svariati aspetti, ma particolarmente messa in relazione alla difficoltà
che i tempi moderni spesso oppongono ad una formazione integrale dell’uomo.
III.2.1. Attualità dell’educazione della volontà e formazione del
carattere : « mettersi in cammino ».
Sembra essere questo il tema che maggiormente ricorre nei documenti
pontifici. Se ne trova amplissima traccia.
Pio XI, rivolgendosi ai consiglieri generali dell’A.S.C.I. a Roma, il 10 gennaio
1925, in tempi che si profilavano già difficili per il futuro dell’associazione,
ribadiva il senso dell’educazione della volontà degli scout con queste parole :
« Sappiamo bene che se avete una grande cura per lo sviluppo e la salute
72
fisica, lo fate con l’intento nobile e santo di dare all’anima uno strumento facile
e che volete soprattutto fornire i corpi di anime più consapevoli della loro
responsabilità e della loro sovranità, ciò che, per quello che ho visto anche fuori
d’Italia, è uno degli scopi dell’opera scoutistica in quanto formativa.
Sappiamo che voi ispirate questo metodo…svegliando sempre tra i più giovani il
sentimento del dovere cattolicamente concepito, il coraggio del dovere,
l’industria del dovere, l’abnegazione del dovere, cioè insegnate a compierlo
anche quando costi qualche cosa, quando sia difficile e richieda qualche
sforzo »59.
Pio XII, nell’allocuzione tenuta in occasione dell’udienza concessa alle dirigenti
delle associazioni cattoliche del guidismo, riunite a Roma per la loro quinta
Conferenza internazionale, 1l 25 agosto del 1955 ebbe a dire : « Il vostro
movimento vi aiuta a fare a meno dei conforti moderni, di quella cornice
artificiale che dispensa dallo sforzo fisico e ammorbidisce la volontà ; esso vi
invita a praticare uno stile di vita più austero, vi sollecita ad essere generose e
a donarvi alle vostre sorelle più giovani…Ecco perché voi siete capaci, meglio di
altri, di comprendere il significato delle parole di Gesù e di dedurne tutte le
conseguenze.».60
Ancora Pio XII, in un messaggio fatto pervenire all’Arcivescovo di Savannah,
delegato apostolico in Gran Bretagna, in occasione del jamboree straordinario
che si tenne a Sutton Park61 nell’agosto del 1957, scrive : « Portate altresì la
testimonianza di una gioventù sana, robusta e gioiosa, conformemente
all’ideale
che voi stessi proclamate. Il vostro stile di vita temperi i caratteri, informi
volontà capaci con l’aiuto di Dio, di resistere alle tentazioni del male, così
59 Discorso di Pio Xi ai Consiglieri Generali dell’ASCI. In G.MORELLO – F.PIERI (a cura di), Documenti pontifici dello scoutismo, Ancora, Milano, 1991, pag. 64.60Discorso di Pio XI alla CICG. In G. MORELLO – F.PIERI, op. cit., pag. 142.61 Contea di Warwicheshire, in Inghilterra
73
frequenti purtroppo in tanti ambienti di vita. In un mondo che cede alle
immoralità e si abbandona con apatia agli agi dell’esistenza, possa essere il
vostro jamboree l’affermazione di una gioventù fiera della sua legge di purezza
[…], che è l'’eco della morale incisa da Dio nel cuore umano »62
Il pontefice Paolo VI, in un discorso tenuto alle capo dell’A.G.I., il 3 agosto
1971, dopo aver lamentato la difficoltà dei tempi63 e il rischio di una sazietà che
rende disgustosa la ricchezza stessa, la bellezza, lo sforzo che il mondo fa per
rendersi sempre più grande, più forte e più fecondo, sottolinea il carattere
positivo dell’educazione alla volontà : « E se non sbaglio, trovo qualche altro
elemento fondamentale nella vostra scelta, degno del Nostro incoraggiamento
e della Nostra lode : la volontà. Nell’abbandonare tutte le comodità e tornare
alle sorgenti naturali, a bere l’acqua che dona la terra, c’è l’elemento della
volontà. Per anni e secoli…l’educazione era più passiva che attiva – e le cose
andavano bene allora - .Adesso occorre che ciascuno sia se stesso, e abbia non
solo la padronanza del proprio giudizio e la capacità di orientarsi e classificare
le cose che succedono.[…] La volontà deve essere più autonoma, più
responsabile »64
In tempi più recenti, nell’aprile del 1987, in occasione del suo ventesimo
anniversario di fondazione, la CICG tenne a Roma un colloquio per celebrare la
ricorrenza. Il Santo Padre Giovanni Paolo II fece pervenire alla Segreteria
Generale un lungo messaggio, firmato dal Sostituto della Segreteria di Stato.
62 Lettera di Pio XII a Mons. Gerald P.O’Hara. In G. MORELLO – F.PIERI, op. cit., pag. 156.63 « La gioventù di oggi è sommersa da una quantità estenuante di impressioni. Il mondo che coglie la vostra presenza è pieno di voci, pieno di impressioni, pieno di stimoli : i vostri animi sono continuamente percossi da voci esterne. La vostra psicologia è continuamente battuta e stimolata da queste voci, da contatti, dal dialogo col mondo che ci circonda. Da una parte siete favoriti da questa ricchezza, siete schermi su cui si ripercuotono continue immagini e stimoli. Ma d’altra parte l’epidermide del vostro spirito è sollecitata fino alla sazietà, alla saturazione, alla alienazione, come voi dite. Non sono mai tranquillo, mai padrone di me, sono continuamente obbligato a concedermi a impressioni che mi disturbano ! La vita è così vertiginosa, così febbrile : sembra di essere in un mondo di fuochi artificiali. ». Ibid., pag. 227.64G. MORELLO – F.PIERI, op. cit., pag. 229.
74
Tra i tanti argomenti trattati, si legge, a proposito di educazione della volontà e
del carattere : « Per quanto attiene al metodo educativo, come Organizzazione
Internazionale Cattolica, voi avete la cura di esercitare la vostra missione
partendo dalla « pedagogia evangelica », secondo la quale Gesù invita sempre i
suoi interlocutori ad alzarsi e mettersi in cammino. Per la Chiesa, in effetti,
educare è sempre chiamare a nascere, o a rinascere, ad alzarsi per prendere in
mano il proprio destino, a far fruttificare i propri talenti, ad agire, a donarsi, a
corrispondere allo spirito di Dio che è in noi, prendendo coscienza che Dio ci ha
amati per primo ».65
III.2.2. La centralità del fanciullo nel processo educativo:
attualità dell’educazione come autoeducazione
Il Pontefice Giovanni Paolo II ha più volte ribadito la bontà del metodo scout in
quanto suscitatore di autoeducazione.
In occasione del settantacinquesimo anniversario di fondazione dello scoutismo,
il 19 aprile 1983, il cardinale Segretario di Stato Agostino Casaroli inviava ai
Segretari generali della CICS e della CICG un lungo messaggio, quasi traccia
programmatica del movimento stesso. Vi si legge : « Ebbe [Baden – Powell]
anche il genio di saper aprire loro le strade della speranza con un metodo
pedagogico che tuttora stupisce la scienza dell’educazione. In particolare egli
ha saputo interessare i giovani all’autoeducazione, manifestando una grande
fiducia nel loro spirito di iniziativa, facendo appello alla loro responsabilità,
formandoli alla libertà e invitandoli allo sviluppo continuo ed integrale delle loro
65 Messaggio di Giovanni Paolo II alla CICG . In G. MORELLO – F.PIERI, op. cit. ,pag. 299.
75
capacità umane. Egli voleva prepararli alla vita di uomini e di donne nella
società » 66.
Giovanni Paolo II in persona, nel discorso ai Rover e alle Scolte dell’AGESCI, nel
corso della sua visita alla seconda route nazionale, il 9 agosto 1986 a Piani di
Pezza, dopo aver ringraziato rover e scolte per l’opportunità loro accordata di
visitarli in un’occasione tanto importante, disse : « Voi certamente avete un
programma educativo e questo programma proprio dello scoutismo – secondo i
diversi gradi di essere sempre più scout a cominciare da quello dei lupetti, delle
coccinelle fino al vostro grado – ci mostra una via educativa. Soprattutto per
voi, […] un giovane, una giovane, non può essere solamente educato. Deve
essere pronto ad un’autoeducazione, deve essere un autoeducatore. Ma per
essere un autoeducatore ci vorrebbe il grande, grandissimo Educatore, che ha
detto di se stesso : « Il sono la Via, la Verità, la Vita »67. Ed appunto
quell’Educatore si trova nel programma del vostro cammino… »68.
Nell’omelia rivolta da Giovanni Paolo II in quella stessa occasione, egli
sottolineava il senso della route come autoeducazione : « Dopo aver percorso
le piste come lupetti e poi i sentieri quali arditi esploratori e guide, siete entrati
ora nella strada o route. E’ questa l’ultima tappa del vostro itinerario
scoutistico, che vi prepara ad attuare le vostre scelte delle quali poi dovrete
dare testimonianza… »69. La route – la strada – diviene quindi il simbolo
66 G. MORELLO – F.PIERI, op. cit., pag. 273. Il messaggio così continua, mettendo in evidenza la bontà e l’attualità del metodo educativo scout : « Dalla proposta dello scoutismo, Baden – Powell trasse una pedagogia il cui metodo si articola in cinque grandi punti che mettono l’adolescente in relazione con se stesso (la salute e l’abilità manuale), col mondo (la natura), con gli altri (il senso del prossimo) e con Dio (il senso di Dio). Ancor prima di essere un’organizzazione, lo scoutismo è un movimento, un insieme di valori comuni posti in circolazione. Non può pertanto sorprendere che l’equilibrio proposto dal metodo scout – tra l’azione, la progressione personale, lo slancio comunitario, il gusto e il rispetto della natura, il senso di responsabilità, il modello di una vita rude semplice generosa, che prepara al distacco dalle cose, alla vera povertà di spirito, la fedeltà alla legge e alla promessa scout – abbia favorito lo sbocco di grandi vocazioni, sul piano umano e su quello spirituale » 67 Dal Vangelo secondo Giovanni, 14, 66868 G. MORELLO – F.PIERI, op. cit., pag. 295 69 G. MORELLO – F.PIERI, op. cit., pag. 291.
76
dell’incontro con l’altro, in un incessante cammino che è la propria vita,
sull’esempio di Paolo di Tarso, patrono degli scout. Come Abramo, anch’egli
uscì dalla sua terra e si mise in cammino come colui che non ha « quaggiù una
città stabile, ma ne cerca una futura »70. « I viaggi innumerevoli, i pericoli di
fiumi, pericoli nel deserto e pericoli sul mare »71di cui parla San Paolo sono
altrettanti momenti di educazione permanente che l’uomo - un tempo giovane
scout – incontrerà nella sua esistenza, che gli daranno il vero senso del vivere
al servizio degli altri e la gratificazione per la sua crescita continua.
Già il Pontefice Paolo VI, nel 1967, in un messaggio inviato a P. Urmetz,72 così
si esprimeva : « Sì, la strada su cui si avanza verso uno scopo determinato, è il
simbolo dell’ncontro fraterno, della comunione fraterna, delle rinunce
progressive richieste dalle partenze successive verso il termine del cammino,
del superamento generoso di se stessi in una lotta incessante contro lo
scoraggiamento, la disperazione e la tentazione di abbandonare »73
Il tema della centralità del giovane nel processo educativo e
dell’autoeducazione trova riscontro in queste precise parole : « Agli occhi degli
educatori cristiani, il fanciullo è una persona a parte intera. Il fanciullo non è un
oggetto di educazione, egli è il soggetto della propria educazione, ed è a giusto
titolo che […] la Santa Sede ha riconosciuto la coerenza con il vangelo di
questa iniziativa pedagogica di Baden – Powell che chiamava i ragazzi e le
ragazze a diventare gli attori della propria crescita »74
Tale visione è in perfetta coerenza con gli sviluppi della pedagogia moderna, da
Comenio, a Russeau a Pestalozzi, fino ai contemporanei.
70 Lettera di san Paolo agli Ebrei, 13, 14.71 Seconda Lettera di San Paolo ai Corinzi, 11, 2672 Assistente generale delle GCB, in occasione della route di Assisi cui parteciparono circa 800 guide e capi.73 G. MORELLO – F.PIERI, op. cit., pag. 213.74 G. MORELLO – F.PIERI, op. cit., 299.
77
Anche in tempi più recenti, l’influenza della psicologia scientifica sulla
pedagogia ha ribadito questo orientamento, sistematizzando il carattere e il
senso dell’educazione come processo di cui il discepolo è il primo attore, sotto
la guida tutoriale di un « maestro » che ne promuove lo sviluppo75.
III.2.3. Attualità dello scoutismo come educazione spirituale alla
fratellanza, alla pace
I documenti pontifici in questi termini ribadiscono la validità perenne del
messaggio di Baden – Powell.
Ne citiamo alcuni. Già nel 1933, in un periodo tanto difficile e problematico,
Papa Pio XI, dando udienza a Lord Robert e Lady Olave Baden - Powell,
approvò quanto il fondatore degli scout gli andava dicendo circa gli ideali di
unità e di pace del suo movimento : « Fra l’altro gli spiegai – disse B.-P. - che
gli scout non sono come i balilla, addestrati per scopi militari, ma mirano
all’amicizia internazionale e alla pace e, senza considerare le differenze di
osservanza religiosa, noi stavamo sforzandoci nel movimento degli scout e
delle guide di agire in accordo con la sua enciclica che spronava ‘tutti gli uomini
di buona volontà e che credono in Dio ad unirsi per resistere alle forze di
disgregazione così pericolose in questo momento’ »76
Se tale messaggio poteva essere attuale nel 1933, quando si profilavano
totalitarismi di diversa matrice che avrebbero determinato la storia successiva
per un lungo periodo, tanto più lo è nel nostro tempo, dominato da forme
nuove e sempre più subdole di violenza, che esplode spesso in modo
parossistico, mostrando i limiti del progresso e la caduta della dignità
dell’uomo, vittima del materialismo e di un esasperato laicismo.77
75 Cfr. ALDO AGAZZI, Problemi e maestri del pensiero e dell’educazione, La Scuola, Brescia, 1969, voll.2,3.76 G. MORELLO – F.PIERI, op. cit., pag. 8377 A questo scopo è significativo sottolineare quanto contenuto nella lettera di Mons. Giovanni Battista Montini ai cardinali vescovi delle diocesi dell’Italia del Nord all’indomani del secondo
78
III.2.4. L’attenzione per il mondo al femminile.
Il mondo scout, fino dal lontano 1910, quando nacque e si sviluppò l’attenzione
per le scout girl, ha seguito le tappe dell’emancipazione femminile, che ha visto
nel secolo appena trascorso i suoi più rilevanti tratti di emancipazione.
I documenti pontifici sullo scoutismo riguardano spesso il settore femminile
delle guide. Ma particolarmente significativi sembrano essere quelli che si
riferiscono alla dignità della donna nel nostro tempo, in cui il destino al
femminile si viene sempre meglio articolando in una molteplicità di ruoli, dopo
la lenta acquisizione della parità dei diritti politici.
A testimoniare l’attualità del problema, sentito particolarmente anche dalla
Santa Sede, viene riportata una parte del messaggio diretto da Mons. Eduardo
Martinez a Claire Renggli .
« In effetti le donne e gli uomini, che sono allo stesso titolo delle persone,
ricevono lo stesso battesimo, hanno la stessa dignità di laici cristiani. Essi sono
chiamati le une e gli altri a svilupparsi non solo secondo le norme e i ruoli che
le diverse società hanno loro accordato o credono di imporre loro, ma secondo
il progetto di Dio, rivelato attraverso la fede e al quale devono senza sosta
essere confrontati la storia e la cultura. Al cuore dei rapidi cambiamenti del
nostro mondo e dei movimenti inattesi delle nostre società, questa ricerca del
disegno di Dio sulla donna e sull’uomo come persone richiede oggi molto di
conflitto mondiale, quando venne ricostituito l’ASCI : « Riprende vita in tal modo un movimento educativo ricco di speranze in questo nostro tempo così bisognoso di morale e spirituale ricostruzione. Il Santo Padre nutre fiducia che lo scoutismo, che ha per scopo di formare caratteri forti e cristiani ad imitazione dei cavalieri del medio evo, educherà schiere di ragazzi e di giovani alla fedeltà verso Dio, al contatto con la natura [… ]Richiamando con la buona azione quotidiana l’attenzione del giovane all’ideale di servire il prossimo, cura uno dei suoi più gravi mali dell’epoca nostra che è l’egoismo ; avvicina a loro le classi più diverse e, per la sua stessa organizzazione internazionale, pur non dimenticando il giusto amor dipatria, promuove in tutti i popolii il mutuo rispetto e reciproco senso di fraternità che il ragazzo sente già vivo per natura e che il cristianesimo eleva a virtù soprannaturale » In G. MORELLO – F.PIERI, op.cit.,p.99
76 Lettera di Mons. Martinez a Claire Renggli, in MORELLO – F.PIERI, op. cit., pag. 99-100.
79
ascolto, di discernimento e di coraggio.[…]. Gli uomini e le donne non sono
affatto dei concorrenti, ma chiamati al dono reciproco. […] Si potrebbe
sottolineare inoltre l’importanza che i Vangeli accordano allo sguardo di Gesù
sulle donne : ciascuna
ha potuto leggere la propria dignità di persona negli occhi stessi di Gesù. »78
III.3. IL METODO SCOUT COME MODELLO DI EDUCAZIONE
Il mondo attuale è, almeno apparentemente, molto attento all’educazione del
giovane. Per questo il metodo scout sembra riscuotere attualmente un largo
consenso presso l’opinione pubblica. Il primo riscontro positivo che essa
accorda al metodo scout riguarda l’educazione all’aria aperta, e in sintesi,
l’attenzione rivolta all’autonomia della persona.
III.3.1. Mens sana in corpore sano
Nel mondo attuale l’interesse per la cura del corpo ha registrato un notevole
risveglio, legato al concetto classico « mens sana in corpore sano ». Palestre e
luoghi analoghi sorgono copiosi per garantire a tutti una maggiore attenzione
al proprio fisico, dal meccanismo così complesso, tanto importante per
garantirci una buona qualità della vita.
Al di là della moda, che in alcuni casi, purtroppo rivela i limiti di un mero
addestramento, allo scopo di valorizzare nel corpo un contenitore vuoto
d’anima79, è risaputo che l’esercizio fisico, quando appunto non sia fine a se
stesso, concorre a promuovere adattamenti permanenti dell’organismo che
risultano positivi per il proprio generale benessere. Si tratta di modificazioni che
78
79 L’edonismo della società contemporanea porta spesso a valorizzare eccessivamente l’aspetto fisico, con conseguente scadimento del senso globale della persona e del valore della sua spiritualità.
80
permangono oltre il momento specifico dell’esercizio fisico, con la funzione di
rendere sempre più tollerabile e meno affaticante un esercizio e, in ultima
analisi, di migliorare le resistenze del nostro corpo.
III.3.2.1. I diritti di un giovane all’esercizio fisico
Un bambino, un fanciullo, un adolescente, hanno diritto di praticare un sano
esercizio fisico, che li distragga da una vita sedentaria, dominata dalla TV e dai
suoi messaggi, spesso vissuta in solitudine per molte ore.
Riporto alcuni punti condivisi circa i diritti dei giovanissimi allo sport o ad
un’attività di tempo libero che implichi movimenti in spazi aperti.80.
1. DIRITTO di divertirsi e di giocare
2-DIRITTO di fare dello sport
3- DIRITTO di beneficiare di un ambiente sano
4- DIRITTO di essere trattato con dignità
5- DIRITTO di essere allenato e circondato da persone qualificate
6- DIRITTO di seguire allenamenti adeguati ai propri ritmi
7- DIRITTO di misurarsi con giovani che abbiano la stessa probabilità di
successo
8- DIRITTO di partecipare a gare adeguate
9- DIRITTO di praticare il suo sport nella massima sicurezza
10- DIRITTO di avere tempi di riposo
11- DIRITTO di non essere un campione
Nella sequenza sopra presentata si possono cogliere alcuni punti nodali
dell’esperienza all’aria aperta proposta da Baden–Powell a partire dal Manuale
dei lupetti . L’applicazione del metodo scout, quindi, permette di realizzare
80 Cfr. sito internet www.training.planetleague.com/200009/Psicopedagogia/page0.asp (25 –2-2002)
81
quanto un sano buon senso ritiene utile per un coinvolgimento non
necessariamente agonistico del giovane alla pratica sportiva.
III.3.2.2. Il Mental Training
Per tecniche di allenamento mentale (Mental Training) ci si riferisce a metodi
multimodali improntati all'apprendimento e al perfezionamento di alcune abilità
che interessano da vicino l'attività fisica e sportiva. Tra queste, la
concentrazione (Focusing).
La concentrazione è la capacità di focalizzare l'attenzione su un compito per un
determinato periodo di tempo, senza essere distolti da fattori distraenti interni
(ad es. pensieri negativi) ed esterni (ad es. il rumore della folla).
La religione dei boschi, di cui si alimenta il metodo di Baden – Powell, lo stesso
scouting, originariamente inteso come « esplorazione », con le attività e i giochi
connessi, educano questo aspetto importantissimo della personalità di un
uomo, incrementandone la motivazione e l’autostima. L'acquisizione di fiducia
in sè è la vera chiave della motivazione: se il bambino o il giovane la
acquisiscono, accrescono le probabilità di raggiungere i propri obiettivi.
Essi incominciano allora a scoprire qualità dentro di sé. Invece di cercare
approvazione all’esterno, trovano il « loro » senso di intimo valore. Diventano
abbastanza sicuri di sè da essere in grado di comprendere di essere validi
anche se commettono degli errori, e diventano consapevoli dei loro limiti.
Inoltre, condurre il giovane a una sana attività fisica in ambiente « pulito »,
all’aria aperta, fuori dai rumori quotidiani della città, significa promuovere in lui
una serena gestione dell’ansia.
Quando l'organismo deve effettuare una prestazione deve attivarsi, cioè
mettere in moto una serie di processi caratteristici dello stato di arousal81, quali 81 Con il termine arousal è indicata in psicofisiologia l'intensità dell'attivazione fisiologica e comportamentale dell'organismo (liberamente tratto dal sito www.training.planetleague.com/200009/Psicopedagogia/page0.asp (5 febbraio ’02)
82
l'aumento della vigilanza e dell'attenzione, l'attività dei muscoli che si
preparano allo sforzo ed il cuore e i polmoni che si preparano al dispendio di
energia.
Tali stratagemmi, che la moderna psicofisiologia dello sport valorizza per
migliorare le prestazioni degli atleti, si rivelano di fondamentale importanza
nell’assolvimento di qualsiasi compito legato alla responsabilità individuale,
nella scuola come nel mondo del lavoro. Essi trovano ampio riscontro nella
pratica proposta da Baden – Powell, in cui l’educazione fisica è sempre
finalizzata allo « star bene » complessivo dell’uomo e all’educazione del
carattere e della personalità.
III.3.2. Il processo di apprendimento come condivisione di
obiettivi e di metodi (« strade ») per raggiungerli
Una moderna risorsa della pedagogia e della psicopedagogia è sicuramente la
condivisione : per garantire il successo di un’azione educativa, il giovane
discepolo deve conoscere dove si vuol arrivare e quelli che sono gli obiettivi da
raggiungere. In tal modo egli supera lo stress che deriva dallo squilibrio tra
quello che è chiesto a lui di fare (sfida) e quello che invece egli sente di essere
capace di fare (livello di abilità). Se si adotta questo metodo, si possono via via
modificare obiettivi ritenuti troppo difficili da raggiungere o accelerare i tempi
se la situazione particolare lo permette.
In questo senso il pensiero di Baden – Powell è attualissimo : la pratica scout,
dall’esperienza dei Lupetti fino a quella più matura dei Rover, prevede piena
consapevolezza da parte del bambino/fanciullo/ragazzo di quanto viene
« apprendendo » a contatto con la natura, nel gruppo, nelle esercitazioni
proposte.
83
Baden – Powell sottolineò più volte l’esigenza che i Capi leggessero con
attenzione i suoi manuali di programma, così da interiorizzarne obiettivi e
metodi, per una migliore condivisione.
III.3.2.1. Il metodo scout come guida verso un
comportamento « assertivo »
L’assertività, tenendo presenti i propri obiettivi ed interessi, è la manifestazione
più immediata e diretta di emozioni, sentimenti, esigenze e convinzioni
personali, bilanciando, a seconda delle circostanze, l'aggressività e la passività,
in modo da ottenere il miglior vantaggio o il minor svantaggio per se stessi, per
il gruppo in cui si è inseriti, per il contesto particolare in cui si opera, sia nel
breve che nel lungo termine82.
Chi si comporta in modo assertivo considera importanti i propri obiettivi, e
desideri e cerca di soddisfarli. Fa in modo, però, che i propri interessi rispettino
i diritti ed i bisogni degli altri, evitando quindi di creare situazioni di conflitto
poco trasparente, nascosto. La persona che si comporta in modo assertivo non
è affatto sempre pacata e sorridente o "diplomatica": l'importante è sapere
equilibrare, a seconda delle circostanze, aggressività e passività.
Così Baden – Powell certo non fu passivo di fronte alla pretesa mussoliniana di
equiparare i balilla agli scout, ma apertamente e con fermezza espresse le
proprie ragioni in merito.
La moderna psicologia riconosce a questo comportamento un primato di
successo nelle relazioni con gli altri. Esso si può equiparare alla naturale
“flessibilità” che lo scout impara a contatto con una realtà oggettiva – quella
offerta dalla natura, dalla vita al campo, dal rapporto con i capi – che 82 Cfr. i siti
http://training.planetleague.com/200009/Psicopedagogia/page6.asp ehttp://www.initinere.it/ (7 –5-2002)
84
necessariamente propone situazioni in cui l’individuo deve scegliere, in continua
interazione tra il punto fermo della Legge e dell’ambiente, e se stesso, con la
sua personalità e i suoi interessi.
III.3.3. La progressione educativa : verso il portfolio delle abilità
Il Metodo scout prevede un continuo miglioramento della preparazione e della
formazione dei fanciulli attraverso un cammino di crescita progressiva chiamata
appunto « progressione ». Questa consiste nel graduale miglioramento che lo
scout deve conseguire in seno all'Associazione, alla Famiglia e alla Società,
raggiungendo attraverso attività e prove di crescente difficoltà e impegno una
serie di traguardi previsti, dimostrando così una sempre maggiore maturità.
Con la progressione vengono stabiliti dei traguardi successivi a cui i Lupetti in
particolare devono costantemente tendere.
La progressione si suddivide in verticale83 e orizzontale; la prima, preparata da
« Akela » per il cammino educativo del Lupetto, viene via via applicata e
verificata tramite il gioco, mentre la seconda dà al Lupetto l'opportunità di
dimostrare al Branco le sua abilità in settori ben specifici e individuali, in una
vasta area di possibilità. Dimostrata al Branco la sua abilità specifica, il Lupetto
potrà fregiarsi del distintivo di Capacità particolari.
Il lupetto conquista quindi progressivamente dei traguardi, simbolicamente
certificati per mezzo delle stelle. In tal senso il messaggio dello scoutismo si
può collegare ad un tema caro alla moderna pratica didattica quello della
certificazione individuale delle abilità e competenze che il singolo studente
83 Si tratta delle famose « stelle » che il lupetto può acquisire. Queste significano il raggiungimento di determinati obiettivi, conosciuti al lupetto stesso. Si legge nel Manuale dei lupetti, già citato, alla pagina 85 : « Per ottenere la prima stella una Zampa Tenera deve dimostrare al suo capobranco che è capace di superare le prove seguenti : « 1. Conoscere la composizione della bandiera nazionale e la maniera esatta di esporla ; 2. Sapere fare i seguenti nodi e conoscerne gli usi : nodo piano, nodo della rete ; 3. Fare una capriola ; salto della quaglia sopra un altro ragazzo della stessa statura ; saltellare su un piede solo… » Si noti come le abilità richieste siano molto dettagliate, così da non lasciare il minimo spazio alla soggettività.
85
consegue nel corso del suo curriculum di formazione : il cosiddetto
« portfolio ».
La funzione del portfolio è sostanzialmente quella richiamata dal linguaggio
comune. Pensiamo al portfolio di un fotografo, di una modella, di un
giornalista: si tratta di una raccolta di testimonianze del proprio lavoro
professionale, spesso dei migliori lavori prodotti, che viene continuamente
aggiornata per dimostrare a chiunque le competenze raggiunte e quelle in via
di sviluppo.
In campo educativo il portfolio è usato da tempo in ambienti anglosassoni, e
specialmente americani, con due funzioni:
• una funzione amministrativa e valutativa: il portfolio è infatti una delle
tante modalità di valutazione alternativa, che si affianca e in qualche caso
addirittura sostituisce modi più tradizionali di valutazione;
• una funzione di tipo più ampiamente pedagogico, non necessariamente
legata ad un’esigenza di valutazione istituzionale, ma finalizzata a
raccogliere e documentare l’itinerario che percorre ogni studente per
raggiungere un certo tipo di competenze.
Lo scoutismo ne ha sicuramente anticipato la portata educativa e sociale,
proponendo traguardi certificabili con elementi del distintivo : « Molti di voi
conoscono, per averlo visto, il distintivo degli Esploratori : il giglio con le due
stelle sulle foglie esterne…Il lavoro che occorre per guadagnarsi queste due
stelle può sembrare tanto per un Lupetto, ma val bene la pena, perché quando
avrete guadagnato la Seconda Stella potrete realmente sentire di avere tutti e
due gli occhi aperti nella giungla »84
84 BADEN – POWELL, Manuale, op.cit., p.84
86
III.3.4. Lo scoutismo come modello di sana competizione fra
pari e di utile differenziazione nell’apprendimento
Tutto quanto detto finora non esclude, anzi valorizza una serena competizione
tra pari ; in questo elemento sta infatti l’interesse per la gara, la molla che fa
scattare in alcuni casi una prima motivazione, poi supportata da ben altri
fattori.
I testi di Baden – Powell, soprattutto il Manuale, ne attestano il valore
educativo. Alcuni giochi,per esempio, prevedono un percorso al termine del
quale c’è un vincitore. Vincere, accumulare un punteggio più alto, arrivare
prima alla meta significa innanzitutto caricarsi di nuova tensione verso il
proseguimento del cammino. Ma non preclude sicuramente ai perdenti la
possibilità di rifarsi. In questo li aiuta proprio il metodo, che invita a
raggiungere per tutti i livelli previsti nella descrizione delle abilità e prestazioni.
Volendo favorire lo sviluppo proprio di ogni individuo, si debbono rimuovere le
condizioni che lo frenano, isolandolo cognitivamente e affettivamente,
attraverso una costruzione consapevole, anche individualizzata, che non
imbrigli la naturale disposizione a confrontare le scoperte dei singoli, ma le
socializzi.
CONCLUSIONE
“Imparare significa ingrandirsi.Significa estendere il proprio campo di conoscenze, di sensazioni;significa procurarsi nuove possibilità;significa arricchire il proprio patrimonio interiore.Significa ampliare la propria vita”. M. Prevost
87
Voglio terminare questo lavoro con alcune considerazioni che mi sembrano
interessanti sul tema dell’educazione e che si riallacciano al problema centrale
della tesi, il senso ancora attuale di un metodo che, nel corso del XX secolo,
tormentato dalle più terribili guerre che il mondo abbia mai conosciuto, ha
parlato invece di pace, di fratellanza, di ricostruzione. Proprio nel secolo
dell’olocausto si leva una voce forte e matura, che non cede alla violenza, ma
recupera il senso profondo dell’umanità in cammino.
Per questo ritengo che Baden – Powell si possa veramente considerare un
grande dei nostri tempi, accanto ad altri uomini possenti che ne hanno
condiviso la pena ma che non si sono piegati, anzi, hanno colto quel tanto di
buono che l’umanità, irretita dalle storture della storia, ma creata a immagine
di Dio, poteva comunque dare.
Il genio educativo di Baden – Powell supera le “mode” pedagogiche che
intervengono di tempo in tempo ad animare un’educazione scolastica spesso
sterile e un po’ miope: si riallaccia alle radici profonde dell’uomo, al suo bisogno
di gioco, di competizione, di divertimento, ma anche di regole, di
autorevolezza. E questo avviene in un rapporto profondo con il “regnum
hominis”, la natura, madre e maestra di vita.
E’ in questo modo che egli, nella sua età giovanile, coglie quelle impressioni
basali che successivamente determineranno la sua scelta di vita. E’ così che
impara, non solo nozioni libresche e prive di significato, ma ad applicare norme
di vita e elementi di cultura che vivono del suo rapporto con la natura.
Oggi, in un periodo di diffusa laicizzazione della vita, in cui dominano idoli di
successo e di guadagno, un messaggio che riporta ad una vita sana, rude,
vissuta sotto una tenda, attorno a un fuoco, in vista di splendide montagne,
animata dai canti…può certamente destare suggestioni un po’ romantiche e
ormai lontane…Ma non è questo il punto focale del messaggio: dietro i canti, il
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panorama, la tenda, il bivacco, sta un progetto di vita che garantisce
l’autenticità per chi ne fa la scelta: un’esistenza che si nutre dei doni veri, quali
la natura, l’amore per gli altri, la nostra intelligenza messa alla prova, il nostro
carattere rafforzato, il nostro fisico migliorato, realmente bello perché non solo
involucro esterno di un vuoto d’anima, ma in intima comunione con un progetto
che riempie la nostra esistenza di senso.
Penso che la proposta educativa di Baden – Powell contenga tutti gli ingredienti
utili – e per giunta ben armonizzati tra loro – per riflettere sul problema
educativo. Sarebbe interessante per gli insegnanti conoscere i suoi testi per
intraprendere un’azione educativa più attenta e mirata. Non vi è infatti nelle
sue opere mollezza o mammismo, né tanto meno disimpegno o ridicolaggine,
come qualcuno ha voluto vedere. Il bambino – il piccolo lupo che entra a far
parte di un branco e ne apprende la legge – è trattato con tutta la dignità che
compete ad un essere umano che DEVE – e sottolineo la forza di questo verbo
– sviluppare tutte le sue potenzialità, seguendo un imperativo categorico che è
interno alla sua natura, ma che spesso le circostanze non pongono nel giusto
rilievo.
L’educazione proposta da Baden – Powell – così per le reclute, come per i
reparti militari, e per i ragazzi – è autoeducazione in cui il maestro – l’ufficiale
come il Capo scout – recuperano il senso proprio del tutor: promuovere ciò che
deve necessariamente realizzarsi in quanto legato alla natura dell’uomo e nel
contempo rendere consapevole l’educando di questo processo, attraverso
un’intuizione metacognitiva che trova riscontro nella trasparenza con cui, nei
suoi libri, l’autore affronta il problema e lo comunica ai ragazzi.
Il tutto costruito su solide basi, come la religione, fondamentale nel pensiero e
nell’opera di Baden – Powell, che arricchisce e approfondisce la visione
dell’uomo, proiettandola oltre il particolare e il contingente della storia.
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Concludo, ringraziando chi mi ha proposto questo studio, così ricco di
opportunità per un adulto che intenda accostarsi al prossimo con spirito di
servizio cristiano.
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www.baden-powell.it
Lo Scoutismo, le regole e gli sviluppi:
www.tuttoscout.org
Sull’ASCI:
www.asci.freeweb.supereva.it
Sull’AGESCI:
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www.cngei.it/ita/open.1.htm
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www.fse.it
Sul comportamento assertivo e la psicopedagogia dello sport:
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