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Sequenze narrative ® SALITA AL PRIMO BALZO Le parole di Manfredi hanno assorbito completamente Dante, che non si è accorto dello scorrere rapido del tempo; il sole è infatti già alto nel cielo quando i due poeti, insieme al gruppo degli scomunicati, raggiungono il punto di accesso all’alta ripa. Rimasti soli, Dante e Virgilio* cominciano a salire per un sentiero stretto e ripidissimo; per superarlo, mani e piedi non sono sufficienti ed è necessario affidarsi alle ali del desiderio. Raggiunto fatico- samente il ripiano che cinge la montagna, essi si siedono per riprendere fiato. ® IL MOVIMENTO DEL SOLE NELL EMISFERO AUSTRALE Dante rivolge dapprima lo sguardo verso il basso, poi, alzando gli occhi al cielo, nota che il sole si sposta verso sinistra anziché verso destra. Comprendendo lo stupore del discepolo, Virgilio gli spiega che essi si trovano ora nell’emisfero australe, sul monte situato agli anti- podi di Gerusalemme; pertanto, essendo i due punti equidistanti dall’equatore, il sole si trova a sinistra per gli abitanti dell’emisfero meridionale, a destra per quelli dell’emisfero opposto. ® VIRGILIO SPIEGA LE CARATTERISTICHE DEL MONTE DEL PURGATORIO Non riuscendo a vedere la sommità del monte, Dante chiede al maestro quanta strada resti ancora da percorrere. Virgilio gli spiega che in Purgatorio le difficoltà della salita vanno progressivamente attenuandosi e ci si accorgerà di essere giunti al termine quando il pro- cedere diventerà agile e piacevole. ® INCONTRO CON BELACQUA Il suono improvviso di una voce attira l’attenzione dei due poeti, che, voltatisi, si accorgo- no di due anime pigramente distese dietro un masso. Avvicinatosi, Dante è colpito da uno spirito, che si dimostra particolarmente indolente. È l’anima di Belacqua, amico di Dante; il suo atteggiamento e il tono ironico delle sue parole fanno un poco sorridere il poeta, che gli chiede come mai si trovi ai piedi del monte. Belacqua risponde di aver tardato a pentirsi e di dover quindi attendere in questo luogo per un tempo corrispondente alla durata della sua vita, a meno che questo non venga accorciato dalle preghiere dei vivi. vv 97-139 vv 85-96 vv 55-84 vv 1-54 Purgatorio, IV, 103-105, miniatura ferrarese, 1474-1482, Ms. Urb. Lat. 365, f. 108 v. Roma, Biblioteca Vaticana. Canto IV Posizione Antipurgatorio Spiriti espianti Negligenti: pigri a pentirsi Pena Devono attendere nell’Antipurgatorio* un tempo equivalente alla durata della propria vita Contrappasso Avendo tardato a pentirsi, devono attendere prima di poter iniziare il processo di espiazione dei peccati Dante incontra Belacqua* 334

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■ Sequenze narrative

® SALITA AL PRIMO BALZO

Le parole di Manfredi hanno assorbito completamente Dante, che non si è accorto delloscorrere rapido del tempo; il sole è infatti già alto nel cielo quando i due poeti, insieme algruppo degli scomunicati, raggiungono il punto di accesso all’alta ripa. Rimasti soli, Dantee Virgilio* cominciano a salire per un sentiero stretto e ripidissimo; per superarlo, mani epiedi non sono sufficienti ed è necessario affidarsi alle ali del desiderio. Raggiunto fatico-samente il ripiano che cinge la montagna, essi si siedono per riprendere fiato.

® IL MOVIMENTO DEL SOLE NELL’EMISFERO AUSTRALE

Dante rivolge dapprima lo sguardo verso il basso, poi, alzando gli occhi al cielo, nota che ilsole si sposta verso sinistra anziché verso destra. Comprendendo lo stupore del discepolo,Virgilio gli spiega che essi si trovano ora nell’emisfero australe, sul monte situato agli anti-podi di Gerusalemme; pertanto, essendo i due punti equidistanti dall’equatore, il sole si trovaa sinistra per gli abitanti dell’emisfero meridionale, a destra per quelli dell’emisfero opposto.

® VIRGILIO SPIEGA LE CARATTERISTICHE DEL MONTE DEL PURGATORIO

Non riuscendo a vedere la sommità del monte, Dante chiede al maestro quanta strada restiancora da percorrere. Virgilio gli spiega che in Purgatorio le difficoltà della salita vannoprogressivamente attenuandosi e ci si accorgerà di essere giunti al termine quando il pro-cedere diventerà agile e piacevole.

® INCONTRO CON BELACQUA

Il suono improvviso di una voce attira l’attenzione dei due poeti, che, voltatisi, si accorgo-no di due anime pigramente distese dietro un masso. Avvicinatosi, Dante è colpito da unospirito, che si dimostra particolarmente indolente. È l’anima di Belacqua, amico di Dante;il suo atteggiamento e il tono ironico delle sue parole fanno un poco sorridere il poeta,che gli chiede come mai si trovi ai piedi del monte. Belacqua risponde di aver tardato apentirsi e di dover quindi attendere in questo luogo per un tempo corrispondente alladurata della sua vita, a meno che questo non venga accorciato dalle preghiere dei vivi.

vv 97-139

vv 85-96

vv 55-84

vv 1-54

Purgatorio, IV,103-105,

miniaturaferrarese,

1474-1482, Ms. Urb. Lat. 365,

f. 108 v. Roma, Biblioteca

Vaticana.

Canto IV

Posizione Antipurgatorio

Spiriti espianti Negligenti: pigri a pentirsi

Pena Devono attendere nell’Antipurgatorio* un tempo equivalente alladurata della propria vita

Contrappasso Avendo tardato a pentirsi, devono attendere prima dipoter iniziare il processo di espiazione dei peccati

Dante incontra Belacqua*

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Canto IV Purgatorio

■ Temi e motivi

La nuova «legge» della montagnaProsegue la descrizione del nuovo spazio ultraterreno nel quale i due poeti si trovano adagire: il monte agli antipodi di Gerusalemme*. La rifondazione dello spazio scenico correparallelamente alla ricostruzione dell’anima umana reduce dall’immersione nella morte delpeccato infernale. Vale a dire che, cambiata la dimensione spaziale, deve necessariamentemutare anche quella del pellegrino, fino a divenire puro e disposto a salire a le stelle (Purg.XXXIII, 145).La faticosa ascesa del monte rende necessario il riposo del corpo, ma non quello dell’in-telletto, che deve rimanere sempre vigile e sollecito. Al chiarimento di Virgilio sulla posi-zione del sole rispetto alla montagna Dante ribatte con una precisazione che, per la primavolta, si pone a livello delle indicazioni della guida. È questo l’inizio di un processo di ele-vazione che si concluderà alle soglie dell’Eden*, quando Virgilio potrà incoronare Dantedichiarandolo padrone di sé (Purg. XXVII, 142). Come spiega il maestro, la scalata del Pur-gatorio è regolata da una nuova e fondamentale legge, che pone in relazione lo spazio fisi-co con quello interiore. Quanto più si sale tanto meno faticosa diventa l’ascesa; man manoche l’anima andrà liberandosi dal peso del peccato, avvertirà sempre più leggero il grava-me della carne, acquisendo ali sempre più adatte a sostenere lo sforzo, fino ad annullarlo inprossimità della cima.

Incontro con BelacquaNella seconda parte, al tono filosofico subentra quello nostalgico e ironico che si instauratra Dante e l’amico Belacqua, in un’atmosfera che richiama quella dell’incontro con Casel-la (Purg. II). Il colloquio si fa via via più serio, fino a divenire l’occasione per specificareun’altra legge fondamentale del Purgatorio, già enunciata da Manfredi. A tutte le animeespianti, o in attesa di varcare la soglia del Purgatorio, è data la possibilità di abbreviare ladurata delle pene attraverso le preghiere dei vivi.Quella di Belacqua è figura controversa, che alcuni hanno interpretato come una mac-chietta (caso unico in tutta la cantica), un pigro impenitente, altri come emblema dellapazienza del virtuoso. Occorre tuttavia tener presente che l’Antipurgatorio* è il luogo nelquale Dante deve prepararsi per poter raggiungere l’ingresso del Purgatorio vero e proprio(Purg. I, 97-99) e proprio a questo fine possono contribuire anche i richiami di uno spiri-to negligente, ma già salvo. In effetti, mentre Virgilio aveva indicato a Dante un compitoarduo – riposare solo una volta raggiunta la cima (vv. 94-95) –, Belacqua invita invece ipoeti a rispettare i tempi e le pause ordinati da Dio. In tale ottica, Belacqua può allora rap-presentare la virtù della pazienza, e la sua attesa immobile configurarsi come l’atteggia-mento di chi si dispone alla purificazione, sottomettendo saggiamente il proprio desideriodi ire a’ martìri (v. 128 ) al giusto contrappasso assegnato da Dio.

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Canto IVPurgatorio

Quando per dilettanze o ver per doglie, che alcuna virtù nostra comprenda,

3 l’anima bene ad essa si raccoglie,

par ch’a nulla potenza più intenda; e questo è contra quello error che crede

6 ch’un’anima sovr’altra in noi s’accenda.

E però, quando s’ode cosa o vedeche tegna forte a sé l’anima volta,

9 vassene ’l tempo e l’uom non se n’avvede;

ch’altra potenza è quella che l’ascolta, e altra è quella c’ha l’anima intera:

12 questa è quasi legata e quella è sciolta.

Di ciò ebb’io esperïenza vera, udendo quello spirto e ammirando;

15 ché ben cinquanta gradi salito era

lo sole, e io non m’era accorto, quando venimmo ove quell’anime ad una

18 gridaro a noi: «Qui è vostro dimando».

Maggiore aperta molte volte impruna con una forcatella di sue spine

21 l’uom de la villa quando l’uva imbruna,

che non era la calla onde salìne lo duca mio, e io appresso, soli,

24 come da noi la schiera si partìne.

Vassi in Sanleo e discendesi in Noli, montasi su in Bismantova e ’n Cacume

27 con esso i piè; ma qui convien ch’om voli;

dico con l’ale snelle e con le piume del gran disio, di retro a quel condotto

30 che speranza mi dava e facea lume.

Noi salavam per entro ’l sasso rotto, e d’ogne lato ne stringea lo stremo,

33 e piedi e man volea il suol di sotto.

Poi che noi fummo in su l’orlo suppremo de l’alta ripa, a la scoperta piaggia,

36 «Maestro mio», diss’io, «che via faremo?».

® SALITA AL PRIMO BALZOQuando, a causa di impressioni piacevoli (dilettanze) oppure (over) dolorose (doglie) che afferrino (comprenda) una delle nostrefacoltà sensibili (virtù), l’anima si concentra (si raccoglie) tuttasu quella (ad essa),allora appare chiaro (par) che essa più non badi (intenda) adalcun’altra funzione (a nulla potenza); e ciò contrasta (è contra)con l’errata teoria (error) che ritiene (crede) che in noi un’ani-ma si sovrapponga (s’accenda) all’altra.

E per questo, quando si vede o ascolta qualcosa che avvincastrettamente (tegna forte… volta) a sé l’anima, il tempo scorre(vassene) e noi non ce ne accorgiamo (non se n’avvede);

poiché una (altra) è la potenza (quella intellettiva) che percepi-sce il passare del tempo (l’ascolta), e un’altra (altra: diversa) èquella (la sensitiva) che possiede (ha) l’intera anima: questa se-conda potenza è come legata all’anima, mentre la prima ne èsciolta.Di ciò feci esperienza personale (vera) udendo e osservando(ammirando) quello spirito; perché di ben cinquanta gradi eraasceso

il sole, e io non me n’ero accorto, quando giungemmo laddove(ove) quelle anime tutte insieme (ad una) gridarono: «Questo èil luogo da voi richiesto (vostro dimando)».

Spesso, quando l’uva comincia a maturare (imbruna), il conta-dino (l’uom de la villa) chiude con una piccola forcata di ramispinosi di pruno (impruna con una forcatella di sue spine) unvarco (aperta) ben più largo (Maggiore)

di quanto non fosse il sentiero (calla) per cui salì (salìne) la miaguida (duca), con me dietro, soli, non appena la schiera siallontanò da noi (si partìne).

Si può salire (Vassi) a Sanleo e discendere alla volta di Noli, sipuò ascendere (montasi) in cima al monte di Bismantova e diCacume con i soli piedi (con esso i piè); ma qui è necessario(convien) volare (ch’om voli);

intendo dire (dico) con le ali veloci (snelle) e con le piume del-l’ardente desiderio (gran disio), dietro a quella guida (condotto)che mi conduceva infondendomi speranza e facendomi luce.

Noi salivamo (salavam) per il sentiero scavato nella roccia(sasso rotto), e le pareti rocciose (lo stremo) ci stringevano daentrambi i lati, e il ripido camminamento (il suol di sotto)richiedeva l’uso (volea) di mani e piedi.

Dopo che giungemmo sull’orlo superiore (suppremo) dellaripida parete (l’alta ripa), su un ripiano aperto (scoperta piaggia),io dissi: «Maestro, in quale direzione andremo (che via faremo)?»

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Ed elli a me: «Nessun tuo passo caggia; pur su al monte dietro a me acquista,

39 fin che n’appaia alcuna scorta saggia».

Lo sommo er’alto che vincea la vista, e la costa superba più assai

42 che da mezzo quadrante a centro lista.

Io era lasso, quando cominciai: «O dolce padre, volgiti, e rimira

45 com’io rimango sol, se non restai».

«Figliuol mio», disse, «infin quivi ti tira»,additandomi un balzo poco in sùe

48 che da quel lato il poggio tutto gira.

Sì mi spronaron le parole sue, ch’i’ mi sforzai carpando appresso lui,

51 tanto che ’l cinghio sotto i piè mi fue.

A seder ci ponemmo ivi ambedui vòlti a levante ond’eravam saliti,

54 che suole a riguardar giovare altrui.

Li occhi prima drizzai ai bassi liti; poscia li alzai al sole, e ammirava

57 che da sinistra n’eravam feriti.

Ben s’avvide il poeta ch’ïo stava stupido tutto al carro de la luce,

60 ove tra noi e Aquilone intrava.

Ond’elli a me: «Se Castore e Poluce fossero in compagnia di quello specchio

63 che sù e giù del suo lume conduce,

tu vedresti il Zodïaco rubecchio ancora a l’Orse più stretto rotare,

66 se non uscisse fuor del cammin vecchio.

Come ciò sia, se ’l vuoi poter pensare, dentro raccolto, imagina Sïòn

69 con questo monte in su la terra stare

sì, ch’amendue hanno un solo orizzòne diversi emisperi; onde la strada

72 che mal non seppe carreggiar Fetòn,

Ed egli: «Non fare alcun passo invano (Nessun tuo passo cag-gia); avanza (acquista) sempre (pur) verso l’alto del monte die-tro di me, finché non incontreremo (n’appaia) una guida (scor-ta) esperta del luogo (saggia)».

La cima della montagna (sommo) era tanto alta da non apparirevisibile (vincea la vista), e la parete (costa) molto più erta (superba)di una linea (lista) che scenda, a partire dal centro dal puntointermedio (mezzo) di un quadrante fino al centro (del cerchio).

Io ero stanco (lasso) quando cominciai a dire: «O dolce padre,voltati, e renditi conto (rimira) che, se non ti fermi (restai), iorimango solo».

«Figlio mio, spingiti (ti tira) fin lì (quivi)», disse indicandomipoco più in alto un ripiano (balzo) che, dalla parte in cui citrovavamo (da quel lato), cingeva (gira) tutto il monte (poggio).

A tal punto (Sì) mi spronarono le sue parole che io mi sfor-zai di avanzare carponi (carpando) dietro (appresso) di lui, fin-ché il ripiano (cinghio) fu sotto i miei piedi.

Lì (ivi) ci ponemmo entrambi a sedere rivolti verso levante,direzione da cui eravamo saliti, che di solito a guardarla (ariguardar) reca giovamento (suole... giovare altrui).

® IL MOVIMENTO DEL SOLE NELL’EMISFEROAUSTRALEDapprima rivolsi (drizzai) lo sguardo alla spiaggia (bassi liti);poi lo alzai verso il sole, e mi meravigliavo (ammirava) del fattoche la luce ci colpiva (n’eravam feriti) da sinistra.Il poeta ben si accorse che io ero tutto stupito nel guardare ilsole (carro de la luce), nel punto in cui (ove) esso avanzava (intra-va) tra noi e il settentrione (Aquilone).

Per cui Virgilio (Ond’elli) mi disse: «Se (il sole), lo specchioche riflette (conduce) la propria luce nell’emisfero boreale eaustrale (sù e giù), fosse congiunto (in compagnia) con Castoree Polluce (la costellazione dei Gemelli),

tu vedresti la zona rosseggiante (rubecchio) dello Zodiaco ruo-tare ancora più vicino (stretto) all’Orsa Maggiore e all’OrsaMinore (l’Orse), a meno che (se) il sole non uscisse dal cam-mino abituale (vecchio).

Se vuoi poter capire come ciò avvenga, pensa, dopo essertiben concentrato (dentro raccolto), che Gerusalemme (Sïòn) e ilPurgatorio (questo monte) siano posti (stare) sulla superficieterrestre (terra)

in modo da avere un solo orizzonte (orizzòn), ma due emi-sferi differenti; per questo (onde) vedrai come (l’orbita solare),il cammino che per sua sventura (mal) Fetonte non seppepercorrere col carro (carreggiar),

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vedrai come a costui convien che vada da l’un, quando a colui da l’altro fianco,

75 se lo ’ntelletto tuo ben chiaro bada».

«Certo, maestro mio», diss’io, «unquanco non vid’io chiaro sì com’io discerno

78 là dove mio ingegno parea manco,

che ’l mezzo cerchio del moto superno, che si chiama Equatore in alcun’arte,

81 e che sempre riman tra ’l sole e ’l verno,

per la ragion che di’, quinci si parte verso settentrïon, quanto li Ebrei

84 vedevan lui verso la calda parte.

Ma se a te piace, volontier saprei quanto avemo ad andar; ché ’l poggio sale

87 più che salir non posson li occhi miei».

Ed elli a me: «Questa montagna è tale, che sempre al cominciar di sotto è grave;

90 e quant’om più va sù, e men fa male.

Però, quand’ella ti parrà soave tanto, che sù andar ti fia leggero

93 com’a seconda giù andar per nave,

allor sarai al fin d’esto sentiero; quivi di riposar l’affanno aspetta.

96 Più non rispondo, e questo so per vero».

E com’elli ebbe sua parola detta, una voce di presso sonò: «Forse

99 che di sedere in pria avrai distretta!».

Al suon di lei ciascun di noi si torse, e vedemmo a mancina un gran petrone,

102 del qual né io né ei prima s’accorse.

Là ci traemmo; e ivi eran persone che si stavano a l’ombra dietro al sasso

105 come l’uom per negghienza a star si pone.

E un di lor, che mi sembiava lasso, sedeva e abbracciava le ginocchia,

108 tenendo ’l viso giù tra esse basso.

deve necessariamente trascorrere (convien che vada) rispetto aquesto monte (a costui) dal lato settentrionale (da l’un: da destraa sinistra), mentre rispetto a Gerusalemme (a colui: Sion) dal latoopposto (da l’altro fianco: da sinistra a destra), se il tuo intelletto stabene attento (bada) a comprendere con chiarezza (ben chiaro)».

«Certo, maestro mio», dissi, «non ho mai (unquanco) visto cosìchiaramente (chiaro) come ora intendo (discerno) rispetto auna questione (là dove) per la quale il mio intelletto (ingegno)appariva insufficiente (manco),

ossia che il circolo meridiano (mezzo cerchio) del PrimoMobile (moto superno: il cielo mobile più alto), il quale inastronomia (in alcun’arte) è chiamato Equatore, intermedio(che sempre riman) tra l’estate (sole) e l’inverno (verno),

per la ragione che hai enunciato (che di’), da qui (quinci) siallontana (si parte) tanto verso nord, quanto da Gerusalemme(li Ebrei vedevan lui) si allontana verso sud (la calda parte).

® VIRGILIO SPIEGA LE CARATTERISTICHE DELMONTE DEL PURGATORIOMa se ti è gradito (se a te piace), vorrei sapere quanta stradadobbiamo ancora percorrere (quanto avemo ad andar); poichéil monte (poggio) si erge (sale) più di quanto possano vedere imiei occhi».Ed egli: «Questa montagna è tale che sempre, all’inizio dellascalata (al cominciar di sotto), risulta faticosa (grave); ma (e) quan-to più si sale (e) meno richiede sforzo (fa male).

Perciò (Però), quando la salita (ella) ti apparirà tanto dolce, cheandar su ti risulterà (fia) facile (leggero), come navigare (andar pernave) seguendo la corrente (a seconda),

allora sarai al termine (fin) di questo sentiero; aspetta di giun-gere lì (quivi) per calmare (riposar) l’affanno. Di più non possodirti (non rispondo), e di questo sono certo (so per vero)».

® INCONTRO CON BELACQUAAppena egli ebbe terminato il discorso (parola), una voce ri-suonò da un luogo vicino (di presso): «Forse sentirai prima (inpria) la necessità (distretta) di riposarti (sedere)!».

Al suono di essa ciascuno di noi si voltò (si torse), e vedemmoa sinistra (a mancina) un grosso masso (petrone), del quale nes-suno dei due in precedenza si era accorto.

Ci spostammo fin là; e in quel punto (ivi) vi erano delleanime (persone) che se ne stavano all’ombra dietro al masso,nell’atteggiamento di chi (come l’uom) se ne sta seduto (a starsi pone) pigramente (per negghienza).

E una di loro, che mi pareva (sembiava) stanca (lasso), sedeva eabbracciava le ginocchia, tenendo lo sguardo (viso) abbassatotra esse.

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«O dolce segnor mio», diss’io, «adocchia colui che mostra sé più negligente

111 che se pigrizia fosse sua serocchia».

Allor si volse a noi e puose mente, movendo ’l viso pur su per la coscia,

114 e disse: «Or va tu sù, che se’ valente!».

Conobbi allor chi era, e quella angoscia che m’avacciava un poco ancor la lena,

117 non m’impedì l’andare a lui; e poscia

ch’a lui fu’ giunto, alzò la testa a pena, dicendo: «Hai ben veduto come ’l sole

120 da l’omero sinistro il carro mena?».

Li atti suoi pigri e le corte parole mosser le labbra mie un poco a riso;

123 poi cominciai: «Belacqua, a me non dole

di te omai; ma dimmi: perché assiso quiritto se’? attendi tu iscorta,

126 o pur lo modo usato t’ha’ ripriso?».

Ed elli: «O frate, andar in sù che porta? ché non mi lascerebbe ire a’ martìri

129 l’angel di Dio che siede in su la porta.

Prima convien che tanto il ciel m’aggiri di fuor da essa, quanto fece in vita,

132 per ch’io ’ndugiai al fine i buon sospiri,

se orazïone in prima non m’aita che surga sù di cuor che in grazia viva;

135 l’altra che val, che ’n ciel non è udita?».

E già il poeta innanzi mi saliva, e dicea: «Vienne omai; vedi ch’è tocco

138 meridïan dal sole, e a la riva

cuopre la notte già col piè Morrocco».

«Caro (dolce) signor mio», dissi, «guarda attentamente (adoc-chia) quello che si mostra più negligente di quanto (sarebbe)se la pigrizia fosse sua sorella (serocchia)».

Allora si volse verso di noi e ci prestò attenzione (puosemente), alzando solo (pur) gli occhi sopra la coscia, e disse: «Va’su tu ora, che sei tanto bravo (valente)!».

Allora lo riconobbi, e quell’affanno (angoscia), che ancora unpoco mi accelerava (m’avacciava) il respiro (lena), non miimpedì di andare verso di lui; e dopo (poscia)

essergli giunto vicino, alzò appena un poco (a pena) la testa,dicendo: «Hai capito bene (ben veduto) il motivo per cui il soleti colpisce coi suoi raggi (il carro mena) dalla parte sinistra (dal’omero sinistro)?».

I suoi pigri movimenti (atti) e le sue poche e concise (corte)parole mossero le mie labbra a un leggero sorriso; poi comin-ciai: «Belacqua, per la tua sorte (di te) ormai non mi preoccu-po più (a me non dole);

ma dimmi: perché sei seduto (assiso) proprio qui (quiritto)?attendi una guida (iscorta), oppure hai ripreso l’antica consue-tudine (modo usato)?».

E lui: «Fratello (frate), a che cosa giova (porta) salire (andar insù)? dal momento che (ché) l’angelo di Dio, che siede sullaporta del Purgatorio, non mi lascerebbe andare verso i tor-menti (martìri).

Prima occorre (convien) che il cielo ruoti intorno a me (m’ag-giri) fuori dalla porta tanto quanto fece (mentre io ero) invita, poiché rimandai (’ndugiai) il pentimento (buon sospiri)alla fine della vita,

se non mi aiuta (m’aita) a espiare prima una preghiera (orazïo-ne) che sorga dal cuore di una persona che viva in grazia diDio; altra preghiera che valore ha (che val), dal momento chein cielo non viene ascoltata?».

E già il poeta saliva davanti (innanzi) a me e mi diceva:«Ormai vieni (Vienne); guarda che il meridiano è raggiunto(tocco) dal sole e sulla costa (riva)

la notte sta già cominciando a coprire (cuopre... già col piè) ilMarocco».

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