Camminiamo Insieme settembre 2015

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CAMMINIAMO INSIEME Bollettino della Parrocchia dei Santi Bassiano e Fereolo - Lodi Settembre 2015 - n. 402 pro manuscripto Numero speciale Il grazie di don Peppino alla comunità di San Fereolo Lettere alla mia gente

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CAMMINIAMOINSIEMEBollettino della Parrocchia dei Santi Bassiano e Fereolo - LodiSettembre 2015 - n. 402pro manuscripto

Numero speciale

Il grazie di don Peppino

alla comunità di

San Fereolo

Lettere alla mia gente

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Carissimi,

il mio primo pensiero è per voi adulti della co-munità parrocchiale.Siete voi i primi destinatari del Vangelo e i pri-mi a rendere visibile la comunità parrocchiale nel quartiere.Quale gioia mi avete dato in questi anni del-la mia permanenza in mezzo a voi, quando vi vedevo presenti alla Messa, ai pomeriggi di fraternità, a ricevere i sacramenti. Guar-dandovi, vedevo in voi, insieme con Cristo, il fondamento della comunità parrocchiale. E su di voi posavo il mio sguardo e nutrivo tante speranze. Se in una comunità mancassero gli adulti questa sarebbe incapace di presentarsi viva al mondo, di essere segno di Cristo alle nuove generazioni e quindi di proiettarsi nel futuro.Con questa convinzione mi sono sempre mos-so a fare della nostra comunità parrocchiale una comunità dove gli adulti avessero le mie prime preoccupazioni. Non per nulla vi dice-vo, con forza e coraggio, che siamo noi adulti a dare il giusto volto alla comunità parrocchia-le, siamo noi adulti a dare un vero e corretto volto cristiano alla gioventù, siamo noi adulti i primi responsabili del futuro della società.

Se gli adulti non sono dei veri e convinti cri-stiani, la comunità non ha il suo giusto volto; se gli adulti non vivono il Vangelo, i giovani non sapranno mai come essere veri cristiani; ancora, se gli adulti non intervengono con la parola e con i fatti, non saranno mai capaci di formare le nuove generazioni alla vita onesta e alla vita cristiana.Queste convinzioni erano e sono talmente ra-dicate in me che alcune volte sembravo arrab-biato nel dirle. Vi dico ancora che non ero e non lo sono mai stato. Era la certezza che solo l’onestà e la verità, e soprattutto la vita san-ta, generano il bene anche ai nostri giorni. E allora sentendo tutta la mia responsabilità di parroco, alzavo la voce mosso solamente dal-la passione perché il bene avesse a trionfare e anche voi foste tutti convinti di ciò che andavo dicendovi con forza e coraggio nel nome del Signore. Infatti è il bene vissuto e testimo-niato che fa strada anche ai nostri giorni così difficili e cosi impermeabili al Vangelo e all’o-nestà di vita.Carissimi, convinciamoci sempre di più che è grande la nostra responsabilità sia di cristiani che di cittadini. Non alziamo mai il dito contro chi ci sta accanto se vive diversamente da noi; non chiudiamoci nel nostro perbenismo per

salvare il salvabile come dei padri eterni. Ma cerchiamo con la nostra vita imbevuta di Vangelo di dire apertamen-te, ma sempre con umiltà e semplicità, che solo il bene, l’onestà, la verità non vengo-no mai meno. e che hanno il potere di rinnovare la socie-tà. Lontano da noi allora il sentirci migliori degli altri, sia che questi frequentino la Chiesa sia che non vengano.Se ciò avvenisse, saremmo

agli adultiche con me hanno vissuto la comunità

parrocchiale

2002 - Gita parrocchiale nelle Marche

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già dei condannati da parte del Signore per la nostra su-perbia e per la nostra presun-zione. Quindi tutti dobbiamo accogliere, tutti dobbiamo amare.Non lasciate allora solo al prete di richiamare questi valori.Non lasciate solo al parroco di proclamare ciò che co-struisce il vero bene di tutti. Soprattutto non pensate che sia un uomo fuori dal nostro tempo se vi invita e vi sprona con forza e coraggio ad essere veri cristiani di fronte alla gioventù, ai vostri figli. Il parroco non ha nulla da guadagnare se fa questo, non fa altro che il vostro vero bene e compie il suo dovere. Non pensate poi, come si spesso si dice: “che l’abbia su con qualcuno”. Lui parla per tutti. E tutti quindi devono sentirsi toccati per un rinnovamento della propria vita perso-nale, familiare e sociale.Infine vi dico di amare sempre il vostro par-roco. Pur con tutti i suoi difetti è e resta sem-pre la persona che con disinteresse e amore vi è accanto per aiutarvi a vivere da veri figli di Dio.Concludendo questo cammino di ventitre anni con voi, posso dire da parte mia di es-sere stato amato da parte vostra. In sincerità di cuore ho ricevuto stima e a attenzione da parte di tutti. La generosità con la quale avete sempre risposto alle iniziati-ve della comunità, ne è una prova. Fin dal primo giorno della mia venuta in mezzo a voi, ho sentito che vi era una comunità che mi avrebbe se-guito. E ora ringrazio tutti per avermi amato e seguito, e vi auguro di essere sempre cristiani vivi e convinti.

Nel Signore, vostro

2003 - Gita parrocchiale in Umbria

1997 - Lutago

2008 - Terrasanta

don Peppino

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Carissimi,

se in questi anni la comunità parrocchiale di S. Fereolo è stata viva e generosa, non è stata tuttavia frequentata da tutti. Ne siamo tutti consapevoli.Mi rivolgo allora a quegli adulti che avrei vo-luto vedere in Chiesa, che avrei voluto accanto nelle celebrazioni. E devo dire purtroppo che sono molti coloro che per diversi motivi non hanno condiviso con me l’amore del Signore attorno al suo altare.Carissimi, non ne abbiate a male se ora mi ri-volgo anche a voi. Vi dico subito sinceramen-te che nei vostri confronti non ho mai avuto sentimenti di rancore, non ho mai coltivato sentimenti di disprezzo, non ne ho veramente mai avuti.Sappiate allora questo: se anche non vi vede-vo in Chiesa, voi non eravate lontani dal mio cuore di parroco. Ora posso dirvi apertamente che avevate un posto tutto particolare.Ma so anche che nel vostro cuore c’era posto anche per me. Infatti devo dirvi che se anche non vi vedevo in Chiesa, tuttavia quando mi vedevate per la strada in molti mi salutavate; quando mi trovavo con voi in alcune occasio-

agli adultiche non ho incontrato

ni, ho sempre avuto da voi stima e rispetto. E poi se la generosità è stata grande a S. Fereolo per la propria Chiesa, per l’oratorio e per tutte le attività fatte in questi anni, questo è merito anche vostro. Avete anche voi, sotto un cer-to aspetto e a vostro modo, aiutato e amato la vostra Chiesa parrocchiale. Ebbene anche a voi dico ora tutto il mio affetto e la mia rico-noscenza.Non posso nascondere la mia sofferenza che spesso ho provato in questi anni quando in-contrandovi e cercando di incrociare i miei occhi con i vostri per potervi salutare, molti guardavano dall’altra parte, facevano finta di non vedermi. Forse avevano paura di un mio giudizio negativo sulla loro non presenza in chiesa, forse temevano un mio richiamo? Se avessero conosciuto il mio rispetto, forse avremmo non solo incrociato gli occhi, ma avremmo anche scambiato un cordiale salutoAnche per voi miei carissimi sanfereolini, ho avuto sentimenti di stima e di benevolenza. Pur desiderandovi dare il Signore, non ho mai cercato di buttarvelo giù dalla gola. Ho cerca-to infatti di volervi bene anche a distanza. Ho cercato di nutrire rispetto per le vostre scelte, anche se non sempre le condividevo. Ho sem-

1996 - Presolana1999 - Lodi

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pre avuto inoltre stima del vostro impegno di lavoratori.Dio solo sa quanto ho desiderato di vedervi e di condividere con voi il suo amore. Vi dico anche che per voi ho sempre pregato perché il Signore vi illuminasse sul valore della Chiesa e vi facesse vedere che se la Chiesa, la vostra comunità, il vostro prete, avevano dei difetti e commettevano delle mancanze, l’amore del Signore è più grande di loro e merita di essere accolto nella propria vita di tutti i giorni.Perdonatemi allora se per caso in questi anni non sempre ho risposto alle vostre aspettative e ai vostri desideri. Se questo è avvenuto spes-so era per la povertà e per le debolezze della mia persona, ne sono veramente consapevole; altre volte invece non potevo accontentarvi perché il Vangelo del Signore è esigente e non si adegua alla mentalità del mondo.Sappiate però che la comunità parrocchiale vi ha amato in tutti questi anni e vi amerà sem-pre; sappiate che il Signore vi aspetta conti-nuamente; sappiate che la Chiesa è vostra ma-dre e non vuole altro che farvi del bene, anche se alcune volte è esigente.Superate allora ogni paura. Non abbiate timo-re a varcare la porta della vostra Chiesa per la Messa domenicale. Non c’è nulla da perdere con il Signore.E’ vero anche che quelli che vanno in Chiesa non sono perfetti. E voi, meglio di ogni altro, vedete quanti difetti hanno. Non fermatevi

per questo. Ciò che importa è il Signore. Si va e si deve andare in Chiesa per Lui e soltanto per Lui. Prendete allora occasione di questo cambio del parroco per riprendere la strada della Chiesa, la Messa domenicale e i sacra-menti. Se farete questo, la vostra vita, che è già segnata da onestà e sincerità, diventerà autentica secondo il Vangelo.Vi prometto che continuerò a ricordarvi nel-le mie preghiere perché sorga presto questo giorno. Non importa se io non ci sarò più, ciò che vale è che voi siate accanto all’altare del Signore.

Vostro affezionatissimo

don Peppino

2007 - Roma

2003 - Lago di Lavarone

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Carissimi,

anche a voi un mio pensiero personale. Mi ri-volgo però a tutti gli anziani, ma in particolare ai pensionati di S. Fereolo, ma anche quelli che non mai incontrato. Devo dire che in que-sti anni il vostro numero è aumentato. Se una trentina di anni fa il quartiere era giovane, ora ha una grande quantità di anziani e di pensio-nati. Sta però diventando ancora giovane. Ba-sta vedere i nuovi caseggiati nella zona adia-cente alla ferrovia e poi quelli che sorgeranno nella grande distesa della vecchia ABB. Per voi ho sempre avuto una particolare at-tenzione. Ne è una prova il fatto di volervi sempre incontrare ogni giovedì pomeriggio, per un momento non solo di formazione, ma anche di cultura, di amicizia e di svago.Nei primi anni della mia presenza a S. Fereolo il gruppo anziani era molto numeroso. Ricor-do le uscite alla Presolana. Si facevano sempre due pullman. Ma anche le numerose gite di una giornata. Era il tempo in cui gli acciacchi erano meno, erano gli anni in cui si avevano quattro soldi in più.E così con il passare degli anni il gruppo si è

ridotto. Le cause? Molti sono arrivati a casa in Paradiso. Quante persone ricordiamo sotto questo aspetto! Altri poi sono diventati infer-mi o anche hanno perso la volontà di uscire di casa e quindi di partecipare. Con voi ho vissuto momenti molto belli. Pen-so al ritiro di quaresima al Carmelo. Il pelle-grinaggio di ottobre alla Madonna di Cara-vaggio e ad altri santuari. Come pure quando andavamo a trovare i sacerdoti trasferiti in al-tre parrocchie. E le feste vissute insieme in oc-casione del Natale e a fine anno pastorale. Gli incontri di catechesi, di cultura. Era per me un piacere vedervi sereni e coinvolti in quello che si faceva.E allora che cosa vi dico nel momento di la-sciarvi? Vi dico, carissimi anziani e pensio-nati, non chiudetevi in casa. Non cercate solo svago al bar. Non ritenete inutile il trovarvi insieme all’oratorio. Non pensate di non aver bisogno di una buona parola di Vangelo o di essere coinvolti in qualche opera di bene. An-che se gli anni sono tanti, c’è sempre bisogno di conoscere di più il Signore, ma anche di al-largare le conoscenze e di fare esperienze nuo-ve di preghiera e di silenzio.

agli anziani

1992 - Ingresso a San Fereolo 1992 - Ingresso a San Fereolo

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Sappiate che nella misura in cui ci si chiude, si invecchia maggiormente. E se poi potete fare ancora qualcosa di bene, fatelo con fede e ge-nerosamente. Il bene fatto va sul conto del Si-gnore e un giorno verrà buono per la vita che non conosce tramonto.Non dimenticate che la preghiera è la nostra forza. E voi con la vostra preghiera potete fare molto bene ai vostri figli e ai vostri nipoti, ma anche alla stessa comunità parrocchiale. Se appena potete, andate a Messa qualche volta anche durante la settimana. Sarà il segno che veramente il Signore è il vostro tesoro.Con molta sincerità e schiettezza vi dico anche che speravo che una volta diventati infermi o impossibilitati ad uscire, aveste a chiedere la Santa Comunione in casa vostra. E invece molti di voi che ricevevano spesso il Signore quando venivano in chiesa, una volta impos-sibilitati, non hanno mai chiesto di riceverlo in casa da un ministro Straordinario della Comunione. Quanto bene si perde non rice-vendo il Signore! Non guardate se al posto del sacerdote viene un uomo o una donna. Questi fanno un servizio. Ciò che importa è ricevere il Signore.Coraggio, carissimi anziani e pensionati. La ricchezza della vostra fede non mettetela in soffitta, ma manifestatela ai vostri figli, ai vo-stri nipoti. Se farete questo riceveranno tanto bene.Affidate già da ora al Signore il nuovo parroco di S. Fereolo: per lui pregate sempre. Abbia-

te anche per me un ricordo al Signore perché anch’io viva serenamente la mia vecchiaia. Da parte mia vi prometto che farò altrettanto per voi, che ho sempre amato e ricordato nelle preghiere.

Con affetto e stima vi mando saluti cordialis-simi

2007 - 50’ sacerdozio don Virginio Andena

don Peppino

1992 - Ingresso a San Fereolo 2012 - Mese di Maggio

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Carissime famiglie,

in questi anni ho preparato personalmente molte di voi al matrimonio. Infatti nei miei primi anni quanti matrimoni sono germoglia-ti dalla nostra comunità parrocchiale! Quante di voi poi ho accolto per i battesimi dei vostri figli. Sapeste che impressione avervi visto adolescenti e giovani, poi sposi e poi ancora genitori con i figli che crescevano a vista d’oc-chio.Alcuni di voi avete continuato a vivere la vita parrocchiale, altre invece, dopo il matrimo-nio, si sono allontanate. In questi anni però ho notato con gioia che alcune famiglie stanno tornando all’oratorio e si fermano anche per passare un po’ di tempo in serenità o per gio-care con i figli. Carissime famiglie, molte di voi quando era-vate giovani vivevate l’oratorio con gioia ed entusiasmo. Era veramente la vostra seconda casa. Mi ricordo i primi anni della mia presen-za a S. Fereolo come l’oratorio era pieno, per non dire stracolmo, di giovani. Poi è venuta la crisi. Ora sembra che qualcosa si stia moven-do di nuovo. Speriamo in bene.Come già vi ho detto tante volte, sia nella preparazione al vostro matrimonio, sia dopo averlo celebrato, non dimenticate la preghiera di coppia, la Messa domenicale, i sacramenti. Se non pregate insieme non siete capaci di su-perare le inevitabili difficoltà della vita a due e quelle che vi danno i vostri figli da questa loro tenera età. Continuate ad amare e a frequen-tare anche l’oratorio. Sono più che mai convinto che l’oratorio deve essere di casa nelle famiglie. Se i genitori in casa parlano bene dell’oratorio, se condivido-no le sue proposte educative e le sostengono con il mandare i propri figli, se i genitori lo frequentano almeno in alcune circostanze, allora anche i figli lo ameranno, lo frequente-ranno. E se crescendo un giorno se ne andas-

alle famigliesero, conserveranno sempre un bel ricordo di questo ambiente, ma soprattutto porteranno con loro i germi di bene ricevuto negli anni della loro fanciullezza. Sono convinto che molto spesso la famiglia dà veramente tutto ai figli, ma poco si impegna per la loro vera ed concreta educazione cristiana. E’ anche vero che non sempre da famiglie cristiane e che frequentano la Chiesa escono figli altrettanto cristiani e impegnati a vivere il Vangelo. Tut-tavia una famiglia cristiana, che educa e for-ma i figli fin dalla tenera età e poi anche con il crescere degli anni, è una vera scuola di vita. Il bene seminato un giorno senz’altro fiorirà.Carissime famiglie, so anche che molte di voi state soffrendo per alcun scelte fatte dai vo-stri figli. Molti di voi avete avuto il coraggio di confidarmi la vostra sofferenza, di molte altre sono venuto a conoscenza personalmente, di altre poi ho capito tutto dal volto e dalla fuga

1998 - Matrimonio

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dei vostri stessi figli. E così mentre voi vivete felicemente, pur con la croce che ogni matri-monio porta inevitabilmente con sé, vedete i vostri figli fare scelte diverse. Oggi purtroppo in fatto di matrimonio, c’è una grande con-fusione in questa società del tutto facile, del tutto subito, del tutto possibile. Forse non pensavate di dover passare anche attraverso questa sofferenza. Non scoraggiatevi. Non perdetevi d’amo. Affidate sempre i vostri figli al Signore. Soprattutto mettete nel suo cuore la vostra sofferenza. Il Signore vede, il Signore comprende, farà Lui ciò che va bene per i vo-stri figli e per voi.Permettete ora, senza voler condannare nes-suno e nemmeno recriminare contro altri, che vi dica il mio dolore nel vedere spesso i geni-tori portare con la macchina i figli a Messa alla domenica e loro andarsene altrove. E che dire di quelli che mi dicevano che loro mandavano i figli, ma che poi loro non venivano? Era ed è questa una predica che già distrugge in par-tenza quello che si dice. I figli generalmente fanno quello che vedono fare dai loro genitori.E’ vero che i figli con il cre-scere dell’età, trovando altre compagnie, molto spesso lasciano ciò che i genitori hanno insegnato loro con le parole e con l’esempio. Ma è altrettanto vero che quando la pianta cresce bene nella sua tenera età, può prendere anche dei contraccolpi, ma poi al momento giusto sa di-ventare ancora rigogliosa e piena di frutti. Purtroppo è girata spesso anche l’opinio-ne che i genitori, gli adulti non dovevano stare all’ora-torio. lo ho sempre smentito questa diceria. L’oratorio ha bisogno e avrà sempre bi-sogno della presenza degli adulti e dei genitori in parti-colare. Certo di una presenza educativa.Voi siete infatti una ricchez-za, voi avete tanti valori, voi siete e resterete sempre i pri-

1997 - Battesimo

2010 - Battesimo

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mi educatori dei figli, voi ave-te anche molto da dare al pre-te e all’oratorio. Se le mani si unissero, se i cuori si fondes-sero, se la volontà di collabo-rare crescesse, quanto bene si potrebbe fare per i vostri figli! E per realizzare tutto questo le idee non mancava-no. Sono le forze, che scar-seggiavano. Qualcosa però si è mosso quest’anno con il Grest. Abbiate anche con il prete dell’oratorio una sere-na confidenza fino al punto di invitarlo qualche volta a casa vostra. Non è che lui desideri

2010 - Anniversari di matrimonio

2010 - Battesimo comunitario

2002 - Matrimonio 2008 - Anniversari di matrimonio

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qualcosa di più di quello che potrebbe avere sulla sua tavola, ma vuole incontrarvi con i vostri figli nell’intimità della vostra famiglia. E’ infatti qui in casa vostra che ci si può capire maggiormente, ma soprattutto si instaura un rapporto diverso tra figli e prete, tra genitori e prete. Conoscendosi di più, ci si stima mag-giormente e si viene a capire tante cose. Allora poi sarà diversa anche la vita in oratorio nei confronti dei vostri figli.Genitori carissimi, abbiate anche il coraggio di dire alcune volte “grazie” al vostro prete per quello che fa per i vostri figli. E’ vero che non dovrebbe avere bisogno di questa parola, ma che cosa volete, anche lui è un uomo, anche lui ha b sogno di sapere che si condivide quello che fa, fino al punto di sentirsi dire “grazie per

quello che ha fatto per mio figlio”.Lasciandovi per sempre vi porto nel cuore. Quante cose belle ho visto venendo a benedire le vostre case. Sono venuto infatti almeno cin-que volte in questi ventitre anni. Di più non potevo fare. Il quartiere è troppo grande per passare ogni anno da tutte le famiglie. Vi dico anche che venivo solo per fede e per amore del Signore. Il Signore sa quanto mi costava, ma facevo tutto per amore suo e per amore vo-stro. Mi sosteneva la preghiera che innalzano ogni giorno prima di iniziare a bussare alle vo-stre case. In quegli incontri quante belle espe-rienze ho fatto tra le vostre mura domestiche. Con voi ho condiviso gioie e dolori, speranze e delusioni per l’avvenire dei vostri figli. E tutto diventava per me occasione di preghiera.

Nel momento di lasciarvi vi raccomando l’oratorio: è vostro per l’educazione e la formazione dei vostri figli. Parlatene sempre bene in casa vostra, anche se ha tanti difetti e chi lo frequenta non è un santo. Tuttavia è e resta una mano tesa per il bene di ciò che avete di più caro e per i quali date sempre il meglio di voi stessi, cioè i vostri figli, i vostri nipoti.

Vostro sempre affezionatis-simo

2010 - Battesimo comunitario

2008 - Family day

don Peppino

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Carissimi giovani,

dopo gli anni della grande massa di giovani, ora nel nostro oratorio ci siete voi. So che siete un piccolo gruppetto. Siete quindi una speranza. State infatti passando decisamente dall’adolescenza alla piena giovinezza. Corag-gio.In questi ultimi mesi era per me un piacere vedervi in oratorio, vedervi impegnati. Guar-dandovi, mi si rallegrava il cuore. La mia vita di prete è sempre stata vissuta quasi tutta a servizio dei giovani. Ora qui a S. Fereolo ho dovuto lasciare il compito ai sacerdoti giovani mandati dal Vescovo, e ora a don Roberto, di seguirvi, di aiutarvi, di fare di voi dei veri ed autentici cristiani.Vi dico sinceramente che quando, entrando in oratorio, mi salutavate, provavo una gran-de gioia nel cuore. Vi sentivo vicini, percepivo che anche se con rispetto e una certa tituban-za, mi volevate bene pur non essendo io il vo-stro prete dell’oratorio. Ora lasciandovi, porto nel cuore tutti i vostri volti, le vostre delicatezze nei miei confronti, la vostra generosità. Non mi sarà facile di-menticarvi. Lasciando l’oratorio di S. Fereolo, vi assicuro il mio ricordo.Mentre vi lascio vi dico allora: continuate ad amare il vostro oratorio, continuate a spen-dervi perché sia un vero ambiente di vera gio-ia, formativo e coinvolgente per altri giovani, ma soprattutto sforzatevi di essere generosi con il Signore e cercate di realizzare la vostra vita secondo la vocazione che il Signore vi ha messo nel cuore. Ritorno a dirvi, come sempre vi dicevo, ora però ve lo dico con tutto me stes-so: cercate di dare una mano ai più giovani, cercate di essere per loro dei padri e delle vere madri per coinvolgerli nella vita dell’oratorio.Non trascurate mai la vostra catechesi, la Messa domenicale, i sacramenti, partecipate

ai giovanidell’oratorio

sempre agli incontri che don Roberto vi offre. Maturando e incamminandovi verso la piena maturità, ritornate spesso all’oratorio anche per un saluto al prete oppure per parlare un po’ con lui. E se avesse poi bisogno di una mano per qualche lavoro o iniziativa, sappiate dargliela con generosità anche se negli anni futuri sarete impegnati nell’università o nel lavoro. Lui è e resta sempre il vostro prete.Accogliete anche voi il nuovo parroco e con lui lavorate, con lui fate quelle meraviglie che non avete potuto fare con me e che forse vole-vate fare. Se questo avverrà, la mia gioia sarà allora più grande e sarete sempre la mia con-solazione, anche se sarò lontano da voi.Vi saluto con tutto il mio cuore e vi auguro ogni bene nel Signore.

Vostro affezionatissimo

1993 - Campo estivo parrocchiale

don Peppino

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Carissimi,

non posso dimenticarmi di voi e tanto meno trascurarvi in questa occasione. Sinceramen-te vi dico che non vi ho mai dimenticato e so-prattutto non voglio farlo nemmeno ora, men-tre saluto tutti i giovani della parrocchia.Tra voi ci sono quelli che ho conosciuto mol-to bene perché al mio arrivo, ventitré anni fa, eravate ragazzini, e poi crescendo siete andati altrove. Con questa lettera mi rivolgo anche a coloro che non ho mai incontrato, pur deside-randolo ardentemente.A tutti voi giunga allora il mio pensiero e il mio augurio.A chi dopo un certo cammino si è allontanato, dico sinceramente che mi sono sempre do-mandato il perché di questo allontanamento. I motivi li sapete solo voi; da parte mia posso solo immaginarli. So che buona parte di que-sti motivi sono anche legati all’oratorio e alla sua opera educativa, come pure alle persone che lo frequentano. E perché non dire anche al prete? E’ vero, l’ho sempre detto che l’ora-torio non è l’anticamera del Paradiso, ma è un ambiente che ha mille difetti e le persone che lo frequentano non sono degli angeli. Ma ciò non toglie che l’oratorio sia un ambiente per il vostro vero bene.Forse sarà stata la sua proposta educativa esi-gente in fatto di catechesi, di Messa domeni-cale e di sacramenti, a farvi fare altre scelte. Forse e senza forse è stata questa società del consumismo che vi ha fatto accantonare i va-lori cristiani ricevuti. Certo che l’oratorio era ed è esigente nel chiedere la partecipazione ai momenti formativi. Non può fare diversa-mente. Non sarebbe opera della parrocchia e non avrebbe fatto il vostro vero bene.Sappiate però che l’oratorio non può fare a meno di proporvi e di condurvi a tutto questo. Se non lo facesse, non sarebbe più oratorio

ai giovaniche avrei voluto avere sempre vicino

e non vi aiuterebbe a diventare veri cristiani convinti e maturi in fatto di fede, di umanità e di gioia, come appunto dice il grande cartel-lone - manifesto posto all’ingresso del vostro oratorio.Da parte mia vi ho sempre voluto bene, anche se non condividevo la vostra scelta. Una volta fatta questa vostra scelta, cioè di non frequen-tare più l’oratorio, non vi ho mai tormentato per un vostro possibile ritorno, ma non vi ho mai dimenticato. Anche adesso vi dico tutto il mio affetto. Quale gioia mi davate quando per un motivo o per un altro ritornavate! Era per me un segno di speranza che forse un certo af-fetto era rimasto nel vostro cuore per questo vostro ambiente.Io spero che il bene che avete ricevuto, le belle esperienze fatte quando eravate ragazzi, non siano caduti nel vuoto, ma portino sempre il loro frutto. Mi auguro che il cambio del parroco possa essere un motivo per ripensare ad un vostro possibile riavvicinamento, almeno per la cate-chesi, vostro vero ed unico momento formati-vo di vita cristiana.Carissimi giovani, se questo non accadrà, cer-cate almeno di tenere viva la vostra fede e il vostro legame con la comunità parrocchiale, sia per la Messa che per i sacramenti. Con-vincetevi che senza il Signore nel cuore non si può far nulla di bene e non si ha la forza per vivere in pienezza e nel modo giusto la vita.Ricevete allora da queste righe il mio saluto, ma anche la conferma del mio affetto, anche se non sempre è stato chiaro e concreto. Se non ve l’ho dimostrato in questi anni, sappiate che c’era e che tuttora esiste per voi.

Vostro carissimo

don Peppino

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Carissimi ragazzi,

non so quanti di voi leggeranno questa mia lettera. Ve la scrivo ugualmente perché alme-no sappiate che anche voi siete stati, e lo sie-te ancora, la mia vita, la mia speranza, la mia gioia.Penso ai momenti belli quando vi accoglievo per i sacramenti. Ricordo le prime confessio-ni. Venivate con una certa paura e trepidazio-ne. E poi, ricevuta la benedizione, vedevo sul vostro volto la gioia del perdono del Signore. La gioia più grande che mi avete offerto sono state le celebrazioni della prima Comunione. Vedervi vestiti di bianco, con il volto radioso di una gioia che non era solamente umana, ma dal sapore celeste! Vedervi poi tutti tesi a ricevere per la prima volta Gesù. Nel profon-

ai ragazzido del mio cuore mi commuovevo. Ve lo davo con la speranza che diventasse anche la vostra gioia per tutta la vostra vita.E quando invocavamo lo Spirito con quelli di quinta elementare, vivo nell’attesa gioiosa del dono del Padre perché venendo in voi con la cresima vi rendesse forti per il bene.Vi dico anche come vivevo il momento della vostra cresima. Era per me il giorno della mia più grande speranza nei vostri confronti. Nel vedervi ricevere lo Spirito Santo gli chiedevo di aiutarvi a restare fedeli all’oratorio, alla co-munità parrocchiale, ai vostri impegni di cri-stiani.Purtroppo, dopo aver vissuto questo bellissi-mo momento, molti hanno messo in secondo ordine il Signore, hanno salutato la Messa do-menicale, la catechesi e i sacramenti. Lo stes-so oratorio.Carissimi ragazzi, frequentate sempre l’ora-torio e se appena potete inseritevi nel nostro G.S.O. Per me queste sono le due mani di cui avete bisogno per una vostra crescita umana, cristiana, sportiva.Vedervi partecipare al Grest, ai campi scuola parrocchiali, giocare in oratorio, ma anche alle partite del G.S.O. era per me una fonte

1993 - Prima Comunione2007 - Prima Comunione

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di grande gioia. Vedendovi nutrivo la speran-za che crescendo non aveste ad allontanarvi dall’oratorio. Spero anche che l’oratorio resti sempre nel vostro cuore e segni sempre più la vostra vita.Vi confesso però che vivevo la gioia più bel-la quando alla domenica celebravo la vostra Messa alla Chiesa del S. Cuore. Vedendovi chiedevo al Signore di parlarvi Lui nel profon-do del vostro cuore. Quando poi davo la mano ai chierichetti e ai ministranti, sognavo tante cose per loro nel mio cuore. Cose che potete solo immaginare.Cari ragazzi, quanti di voi ho battezzato! forse tutti. Innalzarvi e gridare il vostro nome di-cendo che ora eravate figli di Dio, mi sembra-va che il Signore vi sorridesse e se poi scro-sciava un applauso, la mia gioia era ancora più grande perché era di tutti.Continuate ad amare il vostro oratorio, fre-

quentate la Messa domenicale. Amate il vo-stro prete e volentieri parlate con lui. Vogliate tanto bene ai vostri genitori. Portateli con voi alla vostra Messa domenicale.Vi saluto e vi dico che vi porterò sempre nel mio cuore perché sono stato colui che vi ha generati mediante la grazia del Signore a Figli di Dio.

Con tanto affetto, un abbraccio forte a tutti

2008 - Prima Comunione

2012 - Prima Comunione

2013 - Prima Comunione

2014 - Prima Comunione

don Peppino

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Carissimi immigrati,

non so in quanti di voi leggeranno questa mia lettera. Ve la scrivo ugualmente perché se an-che non ci siamo conosciuti personalmente o come gruppo specifico, voi eravate sempre presenti al mio spirito. Quindi prima di lascia-re per sempre S. Fereolo desidero manifestar-vi il mio affetto e le preoccupazioni che ho vis-suto per voi mentre cercavo di potervi aiutare a rendere maggiormente vivibile la vostra vita lontani dalle vostre terre.La vostra presenza in questo nostro quartiere è molto alta, anche perché provenite da nu-merose nazionalità. Dalle informazioni avute in questi anni da diverse fonti, ho saputo che voi superate abbondantemente le millesei-cento presenze. Per renderci conto di questa vostra numerosa presenza basta constatare quanto i vostri nomi sono frequenti sui citofo-ni dei grandi palazzi del quartiere.Che cosa ha fatto la parrocchia per voi? In pri-mo luogo vi abbiamo sempre accolti ogni volta che vi siete presentati da noi: abbiamo cercato di fare qualcosa secondo le nostre possibilità.Per voi abbiamo sempre pregato. Infatti, pro-prio perché la parrocchia è qui anche per voi, ogni settimana elevavo preghiere durante la Messa per i profughi e gli immigrati.

agli immigratiLa nostra Caritas parrocchiale vi accoglieva e quanto poteva vi dava, sia per quanto riguar-da il vestiario che i generi alimentari. Nessuno è stato escluso dall’accedere al Fondo solida-rietà della diocesi; l’ambulatorio medico, con l’apporto della Caritas diocesana, è stato sem-pre aperto per voi due giorni alla settimana; il fondo solidarietà parrocchiale “famigliaxfa-miglia” era anche questo un aiuto alle vostre necessità.Nel fare tutto questo l’intento fondamentale della parrocchia era quello di cercare unità tra voi e tutti i sanfereolini. La festa dell’ac-coglienza che abbiamo celebrato per diversi anni in giugno era nata proprio con questo intento. E’ stata poi tralasciata per la scarsa vostra partecipazione. Forse bisognava impo-starla diversamente.Carissimi, vi sono stati però momenti molto belli per me, e penso anche per voi. Non pote-te immaginare la gioia che provavo nel vedere i vostri figli partecipare e inserirsi armonio-samente sia nelle nostre squadre sportive del G.S.O. e nella vita oratoriana, sia nel nostro doposcuola. Per partecipare a queste nostre realtà non vi è mai stato chiesto nulla per quanto riguardava la religione. Il desiderio della parrocchia era solo di aiutarvi, di inte-grarvi. Vedervi poi, per chi è di fede cristiana,

partecipare alla Messa dome-nicale, era la gioia più grande.Abbiamo fatto solo qualcosa: è vero, potevamo fare mol-to di più, ma le nostre forze sono limitate. Vi abbiamo però sempre rispettati, vi ab-biamo aiutati anche nei casi più difficili. La parrocchia è stata ed è tuttora la mano del Signore, che senza giudicare, vuole aiutarvi nel vostro cam-mino di vita.Abbiate anche voi, al di là della fede che potete avere,

2008 - Pellegrinaggio parrocchiale in Terrasanta

Page 17: Camminiamo Insieme settembre 2015

uno sguardo e un’attenzione particolare verso i sacerdoti, verso chi fa del bene ai vostri figli e chi vi viene in aiuto con la Caritas. Perdonate-ci se qualche volta non siamo stati amorevoli

come desideravate. Sappiate che anche per noi non è sempre facile vedere dove ci sono le vere necessità. Continuate ad avere attenzione alla Caritas della parrocchia. Accogliete i suoi

servizi: sono forse poca cosa, ma vi sono dati gratuitamen-te. Ricordatevi nelle vostre preghiere di questa comuni-tà, inseritevi sempre di più nella sua vita, ne ricaverete del bene e così diventeremo sempre più fratelli e sorelle. Nel lasciare la parrocchia, vi prometto di ricordarvi sem-pre nelle mie preghiere.

Una saluto cordiale a tutti voi,

2011 - Con il Vescovo mons. Merisi in visita pastorale

2008 - Pellegrinaggio parrocchiale in Terrasanta

2015 - Con il Vescovo mons. Malvestiti in vi-sita alla parrocchia

don Peppino

2007 - Celebrazione delle Palme

2009 - Visita al cantiere della chiesadel S. Cuore

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Carissimi,

con questa lettera mi rivolgo a tutti coloro che in un modo o in un altro hanno servito e stanno ancora servendo gratuitamente la co-munità parrocchiale. L’elenco dei servizi da voi svolti in questi anni è lungo, l’elenco dei volontari è senza numero. Permettete che vi passi in rassegna con la spe-ranza di non tralasciare nessuno.Penso allora ai numerosi volontari della Ca-ritas parrocchiale impegnati nei suoi diversi servizi; a chi pulisce e ordina le nostre chiese; a chi pulisce le aule e i cortili dell’oratorio; a chi fa servizio al bar; chi impagina, corregge e distribuisce il bollettino parrocchiale. Penso pure ai membri del nostro consiglio pastorale parrocchiale e ai membri del consiglio degli affari economici. A chi lavora negli uffici par-rocchiali parecchi giorni alla settimana. Ci sono poi numerosi catechisti, i ministri straordinari della comunione agli ammalati e agli anziani. E infine penso ai membri del direttivo e a quel grande nu-mero di allenatori e dirigen-ti del nostro G.S.O. Penso di non aver tralasciato nessuno.Carissimi, se spesso dicevo in questi anni, con una certa meraviglia da parte di qual-cuno, che la nostra parroc-chia è una “baraonda” ag-giungendo poi subito che è anche una bella parrocchia, era perché non solo avevamo tanti problemi da risolvere, numerose iniziative pastora-li da portare avanti, debiti a non finire, molto spesso era anche perché con moltissi-mi volontari, tutti impegnati a servire generosamente la comunità, si doveva ave-

re una infinita pazienza per mandare avanti tutti insieme con vero spirito fraterno. Ero e sono profondamente convinto che è mediante l’unità, pur nella diversità dei caratteri, delle inclinazioni, che noi rendiamo presente il Si-gnore come parrocchia al quartiere.Vi dico allora grazie per la vostra disponibilità con la quale avete servito in questi anni la co-munità parrocchiale. L’avere servita sempre gratuitamente, con passione e con tanta gene-rosità. Ero contento di vedervi al lavoro per la parrocchia. Vedendovi impegnati, percepivo che la comunità parrocchiale era entrata a far parte della vostra vita. Era quindi diventata anche vostra.Ora che sto per lasciare questa nostra comu-nità parrocchiale, vi dico che in questi anni ho sempre pregato per tutti, ma in modo partico-lare per voi volontari. Chiedevo al Signore di sostenere la vostra disponibilità, vi rendesse sempre generosi, vi facesse crescere nell’u-

ai volontari

2006 - Serata dei volontari

Page 19: Camminiamo Insieme settembre 2015

nità e nella reciproca stima, ma anche vi facesse amare di cuore la sua e nostra amata Chiesa parrocchiale. E sono convinto, dopo tutti questi anni, che su questo aspetto il Signore mi ha ascoltato. Se anche è stata grande la pa-zienza che ho dovuto avere in questi anni per mandare avanti tutti e tutto per bene, il risultato è più che mai ottimo e soprattutto significativo.Il mio grazie è anche per l’af-fetto che mi avete sempre dimostrato come vostro par-roco, ma anche per la dispo-nibilità a fare quello che vi chiedevo. Non ho mai avuto rifiuti. E allora vi dico: continuate così. Ciò che fate per la co-munità, lo fate ancora per voi. Il Signore vedendovi lavorare per la sua Chiesa, non può far altro che esservi vicino ed aiutarvi nel cammino della vita.Come avete lavorato con me per la parrocchia e nei miei confronti, aiutate anche il nuovo parroco. Siate le sue mani, siate anche con lui generosi e sempre disponibili. Il bene che si fa non va mai perduto. Non prendete occasione del cambio del parroco per lasciare il vostro generoso servizio. Anzi, cercate di coinvolgere anche altri uomini e donne a fare volontariato. A mio avviso a S. Fereolo vi sono tanti pensio-

nati che potrebbero unirsi a voi. Aiutateli con la vostra parola e favorendo il loro inserimen-to. La parrocchia infatti va avanti soprattutto con la forza del Signore, ma anche mediante l’opera generosa di tanti volontari.E ora un saluto cordiale a ciascuno di voi con la speranza di sentire sempre parlare bene di voi anche da parte del nuovo parroco.

Vostro affezionatissimo

2007 - Mese di maggio

2004 - Inaugurazione rifacimento completo del Palasanfereolo (con mons. Capuzzi)

don Peppino

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Carissima Caritas,

non temo di peccare di presunzione, ma mi sento di dire, come ho già detto altre volte, che sei il fiore all’occhiello della parrocchia di S. Fereolo.Non mi rivolgo questa volta ai volontari, ma a te stessa. Quando sono arrivato ventitre anni fa eri appena nata. Eri piccola. Svolgevi qual-che servizio. Ma il tuo cuore era però aperto, ben disponibile ad allargare sempre più il tuo orizzonte a favore del quartiere. In quegli anni non avevi nemmeno una tua sede ben precisa. Passavi da un locale all’altro dell’oratorio. La provvidenza poi ha voluto che tu avessi una tua casa, la tua sede. Sei venuta alla luce di questo mondo prima ancora del completo rinnovamento della Chiesa e della casa par-rocchiale. Volevamo infatti che la Caritas fos-se l’anima, il sostegno, la manifestazione pie-na della Chiesa nel suo servizio al quartiere. Siamo convinti e lo saremo sempre che come dice bene il manifesto che dal giorno della tua inaugurazione è stato posto nella tua casa e che tutti possono leggere, “La carità è la prima opera di evangelizzazione”.Ricordo molto bene quel settembre del 1997 quando è stata inaugurata la tua nuova sede.

Vi erano presenti diverse autorità. In primo luogo il vescovo, il sindaco e le autorità milita-ri. E poi tanta gente. La tua festa inaugurale è stata veramente bella.E così da questa tua casa, bella, funzionale, semplice, sono scaturiti in tutti questi anni i tuoi numerosi servizi ai poveri, agli anziani, agli extracomunitari, ai carcerati, agli stessi ragazzi bisognosi di aiuto scolastico.So che con tutti questi tuoi servizi avresti biso-gno di uno spazio maggiore, come dice qual-che tuo volontario. Ma questo non è possibile. Convinciti che anche in un piccolo spazio si possono fare grandi cose, quando il cuore è aperto, quando la volontà vuole il bene di tut-ti, quando le forze sono sempre in aumento.Che cosa posso dirti in questo momento di la-sciarti? Cerca sempre di avere i poveri davanti agli occhi, cerca poi di vedere in loro il volto del Signore che ti chiede aiuto, cerca di non pensare ai tuoi vantaggi, alle tue comodità, ma sempre al servizio generoso e disinteres-sato, svolto all’insegna della gratuità.Chi entra in Caritas sia sempre bene accolto. Un sorriso accogliente è già per se stesso un sollievo alle necessità che pesano sul cuore e sul corpo. Se anche non ti sarà sempre pos-sibile soddisfare le richieste di chi bussa alla

alla Caritas

2006 - Il Vescovo mons. Merisi in visita alla Carits

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tua porta, se ne vada con la serenità di essere stato ascoltato, capito, e se appena è possibile aiutalo anche solo dandogli qualche suggeri-mento su dove trovare quello che va cercando e di cui ha bisogno.Carissima Caritas, con i tuoi numerosi volon-tari prendi sempre coscienza che sei il cuore della comunità parrocchiale che vuole servire i suoi figli sparsi nel quartiere e che attraverso te le chiedono aiuto. Non guardare mai al colore della loro pelle,

sono tutte creature di Dio. Non rifarti mai alla loro fede che può essere diversa dalla tua, an-che su di loro è posato lo sguardo benevolo del Signore. Fa’ sempre tue le loro necessità. E’ meglio sbagliare nell’essere generosi, che mancare per paura di essere stati giocati. La-scia che sia sempre il Signore a giudicare. Fa’ sempre tuo l’invito del Signore: “essere sem-plici come colombe e scaltri come serpenti”. Se poi anche tu, come ho fatto anch’io diverse volte con i poveri che suonavano alla porta, ti arrabbiassi, cerca sempre di riallacciare subi-to i rapporti con vero spirito fraterno e di affi-dare tutto e tutti al Signore.E allora, carissima Caritas parrocchiale, va’ avanti con fiducia. Confida sempre nella prov-videnza del Signore che ama e predilige i po-veri. Di bene ne hai fatto tanto in questi anni. Ne farai ancora molto di più con il nuovo par-roco.Ti auguro di avere sempre nuovi volontari. Tu sai quanto ho sempre cercato di farteli avere. Ero infatti convinto che solo con più volonta-ri, puoi fare ancora maggior bene. Sono sicuro che il Signore, anche mediante il cambio del parroco, te ne farà avere.A tutti i volontari che già operano nella Cari-tas dico: continuate ad amare e a servire me-diante la Caritas i poveri che chiedono aiuto. Sappiate che il bene che fate, anche se qual-

che volta vi può costare, avrà sempre nel Signore una gran-de infinita ricompensa. Come dice il Signore basta dare un bicchiere di acqua fresca a chi la chiede, per avere in ricom-pensa la vita eterna.Salutandoti, ti dico che spe-ro di sentire sempre parlare bene di te per i tuoi servizi a tutto il quartiere.

Tuo affezionatissimo

don Peppino

1998 - Incontro parrocchiale

2011 - Con il Vescovo mons. Merisi in visita pastorale

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Carissimo oratorio e carissimo G.S.O. S. Fereolo,

siete due realtà perché distanti l’uno dall’al-tro nella mappa del nostro quartiere, ma sie-te una sola bella espressione dell’amore della parrocchia per il bene della propria gioventù.Dico sinceramente che in questi anni mi fa-ceva soffrire quando si parlava di quelli del G.S.O. come di una realtà a sé stante, indi-pendente dalla parrocchia. Purtroppo i nostri predecessori non hanno tenuto presente che il quartiere avrebbe avuto un grande sviluppo edilizio. E così per venire incontro alla gio-ventù piccola e grande sono nate due realtà distanti una dall’altra. Questa distanza per me pesava grandemente, non solo perché una era distante dall’altra, ma perché per esperienza so benissimo che l’unità è forza, è armonia, è sostegno reciproco, si prevedono e si ri-solvono più facilmente i problemi. Poiché la parrocchia di S. Fereolo è così strutturata, va amata anche se le due realtà per la gioventù distano l’una dall’altra. Se sono due le realtà della nostra comunità parrocchiale a favore della propria gioventù, ma tu oratorio e tu G.S.O. avete inventato la bellissima esperienza chiamata “Straorato-rio”. Qui si vede e si tocca l’unità almeno negli intenti, qui si vede una parrocchia che dopo aver vissuto l’eucarestia, dà il via a una grande corsa non competitiva per le vie del quartiere. Carissima Straoratorio, sei arrivata alla 22a edizione, e in tutti questi anni non ti sei invec-chiata, sono sempre tanti i giovani, i ragazzi, le giovani famiglie ma anche gli adulti e gli an-ziani che vengono per te. Non ti sei nemmeno rinchiusa in te stessa, per te vengono da ogni parte. Ti sei anche sempre innovata. Le ma-gliette stampate appositamente sono sempre nuove, sono sempre belle, sono sempre signi-ficative. Coraggio sii sempre fonte di unità tra

oratorio e sportiva parrocchiale.

Caro oratorio, quanto mi sei stato caro! Il grande don Peppino Moggi ti aveva costruito bello spazioso, con tante aule, diversi saloni. Ero presente anch’io quando in quel settem-bre 1986 venivi aperto a tutta la numerosa gioventù del quartiere di quegli anni. A me è toccato soltanto di compiere due lavori: spo-stare il locale bar, rendendolo collocato a par-te dal resto della sala giochi e poi rinnovare i tuoi serramenti. Ti avevamo messo a posto, ridipinto, abbellito in occasione del tuo primo decennio di vita nel settembre 1996. Mi ri-cordo ancora quelle bellissime serate durante le quali abbiamo ricordato don Peppino con un concerto di banda nel cortile e tutti coloro che ti avevano aiutato a nascere. La serata dei “Peppini” è stata un avvenimento di grande e spassosa gioia per tutti. Basterebbe guarda-re le foto di coloro che in quella memorabile serata hanno ricevuto il “Peppino d’oro”. E’ stato infatti uno spettacolo uscito dalla gran-de fantasia dei giovani di quegli anni. In quei giorni avevi steso anche il tuo progetto educa-tivo. Volevi avere una linea ben precisa e fosse conosciuta e condivisa anche dai genitori. La serata più bella è stata quando un numeroso gruppo di giovani e di adolescenti ha presen-tato il bellissimo recital “Aggiungi un posto a tavola”. Quella sera il tuo cortile era gremito di altri giovani, di numerose famiglie e di tanti ragazzi. Come eri bello in quei giorni! Erano infatti ancora molti I giovani e gli adolescenti che accorrevano a te, che si fermavano presso di te. Eri sempre pieno.E’ venuta poi la crisi del mondo giovanile e così anche tu come tutti gli oratori ti sei pur-troppo un po’ svuotato. Nonostante questo momento di crisi giovanile sei sempre stato aperto, accogliente. La tua proposta educativa è andata avanti. E così sei arrivato ad avere

all’oratorio e

al gruppo sportivo

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quasi trent’anni. L’anno prossimo fa’ allora una bella festa. Sia un richiamo forte e pieno d’amore al quartiere, alle famiglie, alla gioven-tù piccola e grande. Proclama a tutti che ci sei ancora e sei ancora pieno di vita. Possa questo avvenimento ridarti slancio e speranza.Carissimo oratorio, se penso alla “Missione Giovani” che abbiamo vissuto nel’anno 2010, porto nel mio cuore due sentimenti. In primo luogo quello della gioia. La Missione giovani era stata proposta al quartiere perché la gio-ventù che ormai stava allontanandosi da te, avesse a riscoprire che tu esistevi per loro, per la loro gioia. Le suore Alcantarine, venute ap-positamente da Assisi per quella circostanza, ti avevano caricato di gioia, di entusiasmo, di vita. Avevano incontrato molti giovani per le strade e poi nel cortile dell’oratorio. Quanta speranza c’era nel mio cuor di parroco! Pensando a quella esperienza porto anche nel mio spirito una certa amarezza constatando che la Missione Giovani è caduta nel nulla. Una volta terminata, tutto è ritornato come prima. La speranza di un possibile risveglio di vita giovanile oratoriana non ha dato nessun frutto. Sono però sicuro che il bene seminato e l’esperienza fatta in quella meravigliosa setti-

mana, qualcosa avrà lasciato. Lo spero perché di preghiera in quella circostanza ne abbiamo fatta veramente tanta. In tutti questi anni non mi sono mai stancato di venire in oratorio. Ti facevo ogni giorno, almeno tre o quattro volte, una breve visita. Erano tutte in ordine a rice-vere una boccata di gioia, e di vita, ma anche perché volevo verificare che tutto andasse avanti bene. In questi ultimi anni hai inco-minciato a riscuotere una maggior simpatia e una più grande attenzione. Alcune famiglie vengono spesso con i loro figli. Un bel gruppo di adolescenti ha iniziato ad animare il Grest, altri si stanno impegnando per la catechesi. Nutro allora una grande speranza che le fami-glie ritornino ad avere non solo a cuore l’ora-torio, ma anche a mandarci volentieri i propri figli, e i giovani con gli adolescenti riprendano ad amarlo e a frequentarlo.Avanti oratorio. Non aver paura di fare propo-ste serie e impegnative. I frutti verranno. Cer-ca di avere sempre un buon rapporto con le famiglie e fa’ in modo che le famiglie si trovino sempre bene tra le tue mura.

Caro G.S.O., ti ho già scritto una lettera lo scorso anno. In quel momento difficile per le

2004 - Straoratorio 2006 - Straoratorio

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scelte fatte ti volevo sostenere. Ora ti scrivo ancora per salutarti.Ti ho voluto bene, anche se, te lo confesso ora, vivevo sempre un rapporto un po’ staccato da te. Non so. Era forse il fatto che non sono mai stato molto sportivo, anche se mi piaceva ve-dere i ragazzi e le ragazzi giocare suoi nostri campi sportivi. Forse perché, a causa dei molti impegni pastorali, mi era difficile stare spes-so presso di te. Tuttavia ti dico sinceramente che ti ho voluto bene. Se non ti avessi voluto bene, non avresti avuto tanta mia attenzione. Perché il tuo sport si svolgesse bene ci siamo impegnati a rinnovare la palestra. Che spesa grande è mai stata. Ti abbiamo costruito gli spogliatoi nuovi sia per il calcio che per la pallavolo. Soprattutto abbiamo faticato per-ché il tuo sport fosse degno di un oratorio, non venisse meno ai principi educativi cristiani. Sono sta-te scelte dure, ma decise. Bi-sognava farle. Non si poteva fare diversamente. Su questo aspetto, ti dico sinceramente, abbiamo sofferto un po’ tutti, io per primo. Infatti non es-sere capiti, nemmeno da chi partecipa alla vita della par-rocchia, è stato il dolore più grande per me tuo parroco. Qualcuno sembra che abbia detto che con questa scelta della parrocchia abbia perso la fede. Di questo ci spiace. Ma diciamo anche che se la fede sta in piedi per un cer-to tipo di sport, quella non è fede cristiana.Ma ora siamo, e io sono, più che mai contenti di quello che ci è stato dato di fare per te. Il Signore ci ha aiutato ad andare avanti con dignità e responsabilità. Ci spiace per chi se ne è andato. Liberi di fare quello che volevano. A noi interessa formare uomini e donne alla vita armoniosa imbevuta di valori umani e cristiani.

E allora che cosa ti dico mentre sto per lascia-ti? Vai avanti con serenità. Cerca sempre di fare onore alla parrocchia, perché tu sei infatti espressione della’attività sportiva della comu-nità di S. Fereolo. Fa’ sempre e soprattutto scelte educative sotto tutti gli aspetti. Tu in-fatti esisti non per sfornare campioni sportivi, ma campioni di vita cristiana. Se poi mentre fai crescere nella vita cristiana la tua gioven-tù, vengono fuori anche dei campioni sportivi, ben vengano. Non buttarli al ventoA tutti gli allenatori e dirigenti dico: grazie per quello che fate gratuitamente per la no-stra gioventù sotto l’aspetto sportivo. Andate avanti. Non scoraggiatevi. La vostra gioia più bella sia quella di vedere i vostri atleti piccoli e grandi divertirsi serenamente, stare insie-me volentieri, crescere educati e seriamente

1994 - Straoratorio

2013 - Straoratorio

Page 25: Camminiamo Insieme settembre 2015

impegnati anche nel settore dello sport.Ai genitori che mandano i fi-gli al G.S.O. dico: mandateli sempre. Non intromettetevi nell’attività dell’allenatore. Lasciate giocare liberamen-te i vostri figli. Non sognate di vederli campioni. Sognate che crescano bene sotto tut-ti gli aspetti. E se poi potete fare qualcosa di bello per questa attività sportiva della parrocchia, impegnatevi vo-lentieri. Qui c’è sempre tanto bisogno.Caro G.S.O. ricorderò sem-pre con nostalgia le Messe di Natale celebrate in palestra. Era per me un appuntamen-to che aspettavo volentieri, che vivevo con gioia. Anche le poche feste sportive che ab-biamo vissuto insieme erano momenti nei quali si consta-tava che la nostra realtà spor-tiva era viva e coinvolgente almeno nella fascia giovanile.Vai allora avanti con tanta se-renità.Al direttivo e agli impegnati in segreteria dico: continuate il vostro servizio. Se anche è poca la riconoscenza che ri-cevete, sappiate che voi siete il punto focale, il mezzo di unione con la parrocchia. Ac-cogliete ora il nuovo parroco e con lui continuate ad avere un bellissimo rapporto. Lui vi sosterrà e vi darà sempre dei buoni consigli, siete infatti la sportiva della parrocchia.Concludendo questa mia let-tera, ti saluto con tanto affet-to e dico sinceramente e con tutta la forza che mi rimane “viva il G.S.O. San Fereolo”!

2014 - Natale del GSO

2009 - Torneo Zambelli

don Peppino 2010 - Straoratorio

Page 26: Camminiamo Insieme settembre 2015

Carissima comunità,

dopo essermi rivolto alle diverse realtà che in-sieme con tanti fratelli e sorelle mediante l’o-pera dello Spirito Santo ti fanno essere segno vivo di Cristo Signore presente qui nel quar-tiere, ora mi rivolgo direttamente a te.Cara comunità parrocchiale di S. Fereolo, solo il Signore sa quanto ti ho voluto bene. Ti ho amato di vero cuore. Sei stata la mia vita, l’og-getto del mio amore. Come uno sposo ama la sua sposa, così anch’io ti ho amato come me-glio potevo. Sei stata veramente la mia sposa. E così, mosso da questo amore che mi veniva dal tuo vero Sposo che è Cristo Signore, per te mi sono impegnato come meglio potevo con quelle qualità ricevute in dono dalla bontà del Padre celeste e dalla grazia del sacramen-to che mi ha fatto sacerdote di Cristo Signo-re. Sono consapevole che avrei potuto fare di più, ma anch’io come tutti ho tante povertà, anch’io ho bisogno continuamente della mise-ricordia del Padre.Carissima comunità, in questi anni ci hai vi-sti molto impegnati per le tue strutture. Ab-biamo infatti restaurato e fatte nuove le tue chiese, le abbiamo rese belle e accoglienti. Ma ciò che ci fa dire oggi grazie con te al Si-gnore non è per queste opere murarie che il Signore ci ha dato di compiere, anche se sono grandi e resteranno nel tempo, ma per la vita pasto-rale che lo Spirito Santo ci ha dato di realizzare per il bene del quartiere. Siamo infat-ti convinti che non sono le opere murarie, che ti manife-stano agli uomini, ma la vita personale e pastorale intes-suta d’amore, piena di fede, sostenuta da tanta preghiera

e dalla vita imbevuta di Vangelo.Sono contento, siamo contenti, ma soprattut-to riconoscenti per quanto il Signore, median-te lo Spirito, ci ha dato di compiere con tanti fratelli e sorelle perché tu manifestassi il volto radioso di Cristo Signore a tutti gli abitanti di questo popoloso quartiere.Ma tu comunità di S. Fereolo, sei contenta di quanto abbiamo fatto? Noi abbiamo fatto, pur con tutte le nostre povertà e miserie, quanto lo Spirito ci suggeriva.Tu sai infatti quante volte, nella preghiera, come parroco ho detto a Gesù, tuo vero Sposo: “Sei contento Signore della nostra pastorale? Se non lo sei, faccelo sapere nel profondo del cuore nostro”. Carissima comunità, noi speriamo che il Si-gnore sia stato contento. Abbiamo messo sempre Lui al primo posto. In mezzo alle tan-te e diverse attività, l’adorazione ai piedi del tuo Sposo Gesù ha caratterizzato e sostenuto sempre ogni iniziativa pastorale.Che cosa abbiamo fatto? Abbiamo cercato, in-sieme ai fedeli che si lasciavano coinvolgere, di fare in modo che la tua presenza nel quar-tiere fosse viva, concreta, attenta a tutti, ai po-

alla comunità

parrocchiale

2004 - La Nuova Evangelizzazione nel quartiere

Page 27: Camminiamo Insieme settembre 2015

veri in particolare, e così fosse data a tutti e a ciascuno la possibilità di conoscere, accogliere e amare Cristo Signore. Per raggiungere questo obiettivo abbiamo caratterizzato tutta la tua attività pastorale in ordine all’evangelizzazione del quartiere. Quante attività ci hai dato di realizzare! Sa-rebbe lungo elencarle. E’ inutile farlo. Sappia-mo però che sono nel cuore del vero ed unico evangelizzatore. Abbiamo cercato di portarti veramente a tutti. Con questa attività che ci hai dato di realizzare in tutti questi anni, volevamo che tu realizzas-si il tuo unico scopo per il quale sei presente qui nel quartiere: rendere presente la memo-ria di Cristo Signore, unico salvatore, affinché ogni uomo si lasci coinvolgere. La celebrazione del mese di maggio che ci hai dato di realizzare peregrinando per tutto il quartiere e nelle cascine, era veramente l’api-ce della tua attività evangelizzatrice. Quanta gente ogni sera si raccoglieva nelle diverse zone del quartiere e nelle cascine. Lo Spirito poi ci ha suggerito le diverse tematiche che in questi ultimi anni hanno caratterizzato la vita della comunità. Le celebrazioni sono sempre state vissute e soprattutto coinvolgenti. Nella tua bontà ci hai convinto che quando si celebra l’amore del Signore, si attualizza realmente e veramente il mistero della nostra salvezza. Il vivere con fede e con amore il mistero d’amo-re che si celebra, è fonte di vita e di salvezza, sia per i vicini che per i lontani. Quante volte,

celebrando l’amore del Signore, il tuo e nostro sguardo sorvolava i numerosi caseggiati del quartiere quasi a voler far scendere la grazia del Signore in ogni casa, su ogni sanfereolino.Carissima comunità, ti diciamo con sincerità di cuore che noi avremmo voluto che attor-no all’altare del Signore ci fossero tanti altri nostri fratelli e sorelle. Il nostro cuore, come il tuo, voleva e vuole tuttora essere aperto a tutti. Tu infatti sei qui nel quartiere non per un gruppo, ma per tutti. Sappiamo però che S. Paolo dice che la fede non è di tutti. E allora dobbiamo essere noi un grande fuoco d’amore per riscaldare tutti. Ci conforta in questo ciò che dicevano certi mistici, cioè che sono i po-chi che salvano i molti.Nel salutarti, carissima comunità di S. Fere-olo, accogli quanto con la grazia del Signore abbiamo fatto e vissuto con te e in te. Perdo-na le nostre povertà e tutto quanto dovevamo fare e non abbiamo fatto per la tua vita e per la tua missione. Con il nuovo parroco diventa sempre più bel-la spiritualmente, rendi più viva la Memoria del Signore Gesù, diventa quel faro lumino-so pieno di vera luce, affinché tu possa con la luce che ti viene da Cristo Signore raggiunge-re tutti in sanfereolini vicini e lontani affinché scoprano sempre più che Gesù, nonostante le nostre povertà umane, vive in te e vuol bene a tutti e a ciascuno. E poiché questo tuo or-mai anziano parroco che ti ha voluto bene e ha dato qualcosa della sua vita per te, ora ti

lascia fisicamente, non certo spiritualmente perché sempre continuerà a pregare per te, abbi anche tu per lui un pic-colo ricordo presso il Signore della vita e dell’amore.Per te un abbraccio forte affin-ché il tuo cuore sempre giova-ne e pieno di vita divina si fon-da ancora con questo povero e stanco cuore di chi ti ha tanto amato.

Saluti riconoscenti pieni di fede e d’amore,

2005 - Domenica delle Palme don Peppino

Page 28: Camminiamo Insieme settembre 2015

Per fede noi sappiamo che la nostra vita è ani-mata e sostenuta dalla potenza dello Spirito. Nella misura in cui nella nostra povertà ci ab-bandoniamo alla sua potenza, Dio Padre com-pie le sue meraviglie. Ecco quanto il Signore ha fatto. Se ricordiamo ciò che il Signore ha realizzato, è solo per essere invogliati e soste-nuti a dire insieme il nostro grazie al Padre che con la potenza dello Spirito si è servito di noi per la sua gloria e per la gioia di tutto il quartiere.

L’INCONTROIl 10 ottobre 1992 ci incontravamo alle ore 17 nella vecchia Chiesa del S. Cuore attorno all’altare del Signore. Da quel giorno abbiamo camminato insieme per 23 anni. Insieme ab-biamo faticato, gioito, sperato, amato e lavo-rato.

LA NOSTRA FORZAE’ sempre venuta dalla Parola di Dio e dall’Eu-carestia. Non ci siamo mai stancati di lavora-re pastoralmente. Esistiamo per questo. Le strutture che la Comunità parrocchiale ha rin-novato sono opere secondarie. Per quelle noi, come figli di S. Fereolo, desideriamo essere ricordati dai nostri posteri.

IL CAMPANILE DEL S. CUOREEcco la prima opera che il Signore ha dato alla comunità di realizzare nei mesi di settembre – novembre 1994. E’ stato salvato dal suo dete-rioramento. E così è stato pulito, intonacato di nuovo, reso saldo e sempre meglio slanciato verso il cielo.

IL RIFACIMENTO DEL TETTODELLA CHIESA DI S. FEREOLONei mesi di luglio – agosto 1996 la comunità si è impegnata a ripulire, riordinare comple-tamente il tetto della sua Chiesa madre in S Fereolo.

LA NUOVA SEDE DELLACARITAS PARROCCHIALEDopo tante peregrinazioni in diversi locali del-la parrocchia – oratorio, la comunità ha deci-so, nei mesi di giugno – settembre del 1997, di ristrutturare la vecchia casa del sacrestano in via Marescalca per adibirla a sede stabile della

La potenza di Dio si è manifestata nella nostra debolezza!

Ecco ciò cheè stato realizzato

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Caritas parrocchiale. E così la nostra Caritas ha trovato finalmente la sua abitazione fissa per un servizio sempre generoso a tutto il quartiere.

IL RINNOVAMENTO E L’AMPLIAMENTO DELLA CHIESA DI S. FEREOLO La casa del Signore aveva bisogno di essere ripulita, ma soprattutto ampliata. E così da gennaio a settembre 1999 siamo provvisoria-mente usciti dalla nostra Chiesa parrocchiale per permettere la sua grande trasformazione. Tutto è stato fatto con il permesso della So-vraintendenza alle Belle Arti. Ora la casa del Signore è anch’essa bella, luminosa e amplia-ta.

LA RISISTEMAZIONEDELLA CASA PARROCCHIALEContemporaneamente ai lavori della Chiesa parrocchiale, nei mesi di giugno – settembre 1999 anche la casa del parroco ha avuto una sostanziale trasformazione. E’ diventata mag-giormente funzionale distinguendo gli uffici parrocchiali dalla parte riservata alla vita per-sonale del sacerdote.

IL RESTAURO DELLE CAMPANELa comunità parrocchiale ha messo mano an-che alle campane. Per il logorio del tempo ave-vano bisogno di essere risistemate e ripulite. A questo scopo, nei mesi di settembre – ottobre del 2002 sono state portate in fabbrica. Il loro ritorno è stato motivo di tanta gioia per tutti.

IL RIFACIMENTO DELLA PALESTRA E I NUOVI SPOGLIATOI

Nel 2004 e precisamente nei mesi di maggio – settembre, la nostra comunità parrocchiale ha rinnovato la copertura della palestra, co-struito gli spogliatoi per la pallavolo e rinno-vato quelli per il calcio (nella foto sotto la ce-rimonia dell’inaugurazione). È stato un dono ai nostri giovani perché attraverso uno sport promotore di valori umani e cristiani possano diventare a loro volta veri cristiani.

IL RINNOVAMENTO DELL’ORATORIO DI S. FEREOLOIn occasione del ventesimo anniversario del nostro oratorio, cioè nel settembre 2006,

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sono state rinnovate tutte le imposte, le sedie, i tavoli, è stato ricontrollato il tetto e ridipinti completamente i locali. In una parola l’orato-rio è stato rimesso a festa per il suo comple-anno.

RIFATTO IL TETTO DEL CAMPANILEDI S. FEREOLONel giugno del 2007 la comunità ha dovuto rifare il tetto e risanare la torre campanaria della Chiesa parrocchiale. Aveva ceduto una trave del tetto posandosi su una campana fino a bloccarla. Il pericolo incombeva anche sulle altre. Nello stesso tempo è stata rifatta in ferro la scala di legno ormai consumata che da terra conduce alle campane.

LA TRASFORMAZIONE COMPLETA DELLA CHIESA DEL S. CUOREEra il sogno di tutti i sanfereolini. I lavori sono iniziati nel maggio 2008. Il sogno si è realiz-zato pienamente e così il 12 settembre 2009, alle ore 17, il Vescovo Merisi dedicava la Chie-sa rinnovata al S. Cuore. Abbattuta per l’80%,

è diventata, come dice il salmo 117, “una me-raviglia ai nostri occhi”. Ora non ci sono più gradini. Ora è luminosa. Ora, anche se manca-no ancora le panche a semicerchio e le vetrate colorate in modo astratto, possiamo dire che è bella, è veramente una meraviglia. Abbiamo aspettato parecchio. Alla fine il Signore ce l’ha data come vero suo dono.

I NUOVI LOCALI PER I GENERI ALIMENTARI CARITASAbolito il servizio raccolta carta per il quartie-re, nel settembre 2011 in occasione della visita pastorale di Mons. Merisi, la comunità ha ri-sistemato e riservato alla Caritas Parrocchiale il vecchio ripostiglio come locale deposito dei generi alimentari della Caritas. Siamo più che mai convinti che nella nostra povertà ha lavorato il Signore con il suo Spi-rito e così, mediante una grande fiducia nella provvidenza del Padre, abbiamo sperimentato che in tutto questo lavoro nulla ci è mancato e tutto è stato fatto per la sua gloria e per la gioia dei sanfereolini.

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A Lui si innalzino la nostra professione di fede e il nostro sincero grazie.

Grazie, Dio Padreper il dono della vita.

Ognuno di noi è opera del tuo amore senza limiti.

Grazie, Signore Gesùper esserti incarnato nel seno della Vergine Maria.

Con la tua morte e con la tua risurrezioneci hai rinnovati nel profondo del nostro cuore

facendoci figli del Padre.

Grazie ,Spirito Santoper essere venuto ad abitare in noi

per renderci sempre più conformi a Gesù Cristo vero e unico modello di ogni uomo.

Grazie Padre, Figlio e Spirito Santo,che abitate continuamente con vero amorenel nostri cuori come in un tempio santo.

Grazie comunità parrocchiale.Come una vera madre un giorno ci hai generati a figli di Dio,

ci offri sempre il Corpo e il Sangue del tuo figlio Gesù,ci accompagni continuamente nel cammino della vita,

implori senza sosta per noi gli aiuti necessariaffinché la nostra vita diventi sempre più gradita alla Santa Trinità

in attesa di essere un giorno solo grazie.

Santa Trinità,dopo aver vissuto in questo mare d’amoreservendo questa comunità parrocchiale,quando arriverò da Te, alla tua portami perderò in Te, mi perderò in Te.

Quando Tu chiederai chi sono, non dirò il nome mio, dirò:

sono grazie, per tutto e per sempre,Grazie a Te, grazie a Te.

Grazie!

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Si avvicinano sempre più i giorni della mia partenza da S. Fereolo. Desidero vivamen-te, come vostro vecchio parroco, raggiun-gere tutti gli amati sanfereolini con la mia parola, con i miei auguri.In queste pagine troverete non il mio te-stamento spirituale, ma alcuni pensieri, che ho sempre portato nel cuore e che mi sembra giusto esprimervi ora ad alta voce mentre lascio questa parrocchia che ho cercato di amare, come pure ho cercato di servire per 23 anni come meglio ho potu-to, pur consapevole delle mie povertà. E’ la seconda volta che scrivo lettere di questo genere.Vi confesso però che queste hanno un va-lore tutto particolare e soprattutto nasco-no da questa bella e lunga esperienza che abbiamo vissuto insieme e che mi ha cam-biato e mi ha reso quello che oggi sono per grazia di Dio.Accogliete allora queste confidenze che escono da un cuore che vi ha amato. Ho

cercato, pur nel limite delle mie povertà, di esservi accanto come pastore, come padre, come fratello per guidarvi sulle strade del Regno dei cieli, alla gioia del Paradiso.Molte cose già le sapete, molte le sape-te anche a memoria, ma tutte sono ora avvalorate dal sacrificio del distacco, che offriamo al Signore per il bene di tutti e di ciascuno, ma in modo particolare per-ché questa comunità, che insieme abbiamo costruito in mille modi per ventitré anni, trovi sempre nuova forza per essere fedele al Signore che per essa ha dato la vita e che per amore nostro non viene mai meno anche in questi momenti di passaggio da un parroco all’altro.Il Signore che vede e scruta i nostri cuo-ri accolga anche questo povero scritto nel suo cuore di Padre misericordioso.

Lodi, S. Fereolo, agosto 2015

don Peppino Raimondi, parroco