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Cafè Procope via Juvarra 15(estratto de “La Repubblica”, 19 gennaio 1999)

Pietro Archis, Artista che gioca sull’ironico, sull’estatico...”figurazioni angelicate, fredde, quasi dei preraffaeliti, inglesi e di certa pittura gotica”. Indubbiamente si tratta di un’artista che ha la dote della fantasia, della “ricreazio-ne”...sono di bella materia e sopratutto porta-no alla luce l’abilità di un segno come scrittura sottile, sensuale.

Paolo Levi

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2.Una vecchia casa rurale di Tisoi

3.La famiglia Archis LuigiDa sinistra Sisto, mamma Angela, Pietro, Angelo, il padre Luigi e Dino

1.Casa nativa a Tisoi di Belluno

4.La Gusela del Vescovà nelle dolomiti del gruppo dello Civetta Schiara alle spalle del paese natale1.

2.

3. 4.

Pietro Archis,

Nato a Tisoi di Belluno il 5 marzo del 1951, risiede a S. Giacomo di Laives (Bz). Ha conseguito il Di-ploma di Maestro d’Arte all’Istituto d’Arte di Orti-sei in Val Gardena (Bolzano) nel 1970 e il diploma di Magistero d’Arte all’Istituto di Porta Romana a Firenze nel 1973. Espone dal 1971 in mostre per-sonali e collettive. Tra la fine degli anni settanta e gli inizi degli anni ottanta insegna ai Corsi Serali del Liceo Artistico (Cls) di Bolzano. Nel 1985 viene segnalato dalla critica, (da Car-lo Munari di Milano), nel Catalogo Mondadori dell’Arte Italiana. Dal 1993 al 2006 è Direttore Artistico dell’asso-ciazione Coordinamento Arte “La Goccia” di S. Giacomo di Laives (Bz). Dal 4 febbraio 2001 è entrato a far parte del Cor-po Accademico, dell’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” di Perugia, con il riconosci-mento di Accademico di Merito conferitogli per l’attività artistica. Dal 2005 al 2009 è stato Presidente dell’Associa-zione Casa della Pesa di Bolzano e dal 2009 a tutt’oggi Curatore delle iniziative della medesi-ma associazione.

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Pietro Archis è l’artista il cui rapporto sentimentale con la natura emana da ogni pennellata, e le cui tonalità cromatiche lo individuano come compagno della luce soffusa, quasi serotina, priva di violenza o di contrasti che possono destare irruenza o disturbare la quiete. Un personaggio apparentemente schivo, la cui sensibilità, però, lascia sbigottiti i curiosi o quanti vorrebbero svelare la ragione d’ogni dato nascosto, d’ogni turba-mento o entusiasmo dell’animo umano: niente di più impensabile portare alla luce l’inamovibile senso dell’attesa. Archis, nonostante la maestosità della sua pittura, è impenetrabile come un bosco al dissolversi del sole, e quando crediamo di aver trovato il giusto sentiero, eccoci davanti al burrone o ad un itinerario dagli sbocchi impossibili. Quando ciò accade, è meglio fermarsi, attendere che il giorno torni a rischiarare la via: è l’unico modo per entrare nel mondo dell’artista. Vi si accede dopo una lunga attesa, dopo aver separato un segno dall’altro, una pennellata dall’altra, un suono dall’altro. Ci s’incammina dopo aver abituato l’occhio alla penombra, accolto il silenzio come una dolce melodia, vinta la paura del fruscio delle foglie, inseguito il raggio lunare come percorso decifrabile dell’opera, rivestite le forme dell’antico senso dell’essere; allora, come un abbaglio, lo spazio si riveste di un indicibile pudore e le immagini fuoriescono come da un sogno percepito dall’interno. Il supporto che limita la scena diviene così infinito, si integra come parte di un insie-me che per necessità è stato separato per offrirlo all’occhio del tempo, fotogram-ma dopo fotogramma. Solo in quel momento, quando pensiamo d’esserci perduti veramente, tutto si mostra come parte di un unico insieme. Il regista, Pietro Archis, dall’isolamento della sua montagna stordisce col suo silen-zio, fatto di forme che pullulano di vita e di suoni che l’orecchio, non esercitato alle melodie di uno sciame di insetti, con difficoltà riesce a registrare. Archis è l’artista legato alla terra. Archis è lo scrittore che con tratti pastosi sa offrirci il meglio del romanzo della vita: particolare di una storia, l’opera espone la natura come personificata da esseri umani, da donne, che come fusti di un albero cente-nario si attorcigliano, si agitano e si schiudono per abbracciare l’universo. Dal buio rimbalzano alla luce, che modella le immagini e le rende simili ad un groviglio di forze; una pittura vigorosa, come potrebbe essere quella di Signorelli, adombrata da un mistico senso di solitudine, che trova nella figura della donna - per sua natura vicina a madre natura la sua massima espressione. Da questo paradossale movimento di energie, da questo implacabile istinto che agita le forme, che modella e deforma, si sprigiona l’arcano che riveste l’opera di un messaggio plurimo: da una parte l’aspetto religioso che infonde partecipa-zione, dall’altra il logoramento dei piani quale conseguenza di una situazione di disfacimento.

Eugenio Gannì

Pietro Archis ist ein Künstler, dessen Pinselstriche seine sentimentale Verbindung zur Natur ausdrücken; seine Farbnuancen zeichnen ihn als Freund des bedeckten Lichtes aus, beinahe abendlich, frei von Schärfe oder wuchtigen Kontrasten, die die Ruhe stören könnten. Eine augenscheinlich scheue Person; seine Sanftheit je-doch verblüfft Neugierige oder jene, die das Geheimnis des Verborgenen, aller Re-gungen oder Entusiasmus der menschlichen Seele lüften wollten: nichts scheint un-denkbarer, als diese eindringliche Erwartungshaltung ans Licht zu bringen.Archis ist trotz der Erhabenheit seiner Malerei undurchschaubar wie ein Wald bei Sonnenun-tergang. Wenn wir glauben, den rechten Weg gefunden zu haben, so stehen wir in Wahrheit vor einem tiefen Abgrund oder einem ausweglosen Irrgarten. Sobald das geschieht, ist es besser innezuhalten und einen helleren Tag abzuwarten. Dies ist der einzige Weg um in die Welt des Künstlers zu gelangen. Nach angem Abwarten erlangen wir den ersehnten Zugang, nachdem wir die einzelnen Pinselstriche vonei-nander getrennt haben, ein Zeichen vom anderen, einen Ton vom nächsten. Wir gehen dahin, nachdem sich unser Auge an die Dämmerung gewöhnt hat, die Stille wie eine süße Melodie in uns tragend, die Angst vor rauschenden Blättern über-wunden, vom Mondschein als Wegweiser der Bilder begleitet, der die Formen des Ursinns des Lebens einkleidet. Dann wird der Raum wie mit einem Lichtstrahl von unbeschreiblicher Sanftheit erfüllt und die Bilder entfliehen wie von einem Traum getragen. Die Grenzen der erzählenden Unterlage werden ins Unendliche versetzt und beziehen somit einen Teil des Ganzen mit ein; ein Teil der entnommen wurde um dem Auge der Zeit vorgelegt zu werden, ein Bild nach dem anderen. Und erst dann, wenn wir meinen uns verirrt zu haben, zeigt sich alles wieder als eine Einheit. Von der Einsamkeit seines Berges aus betäubt der Regisseur Pietro Archis mit Stille; sie wird mit Formen überschäumenden Lebens errichtet und mit Lauten, die ein Ohr, welches im Lauschen von Insektenschwärmen nicht geübt ist, nur mit enor-mer Anstrengung zu hören vermag. Archis ist ein bodenständiger Künstler; er ist ein Schriftsteller, der mit weichen Pinselstrichen nur das Beste aus dem Roman über das Leben bietet: eine besondere Geschichte, das Werk zeigt die Natur, wie mensch-gewordene Wesen, wie Frauen, die sich wie uralte Baumstämme aneinandersch-miegen, sie regen sich gen Himmel, um das Universum zu umarmen. Von der Dun-kelheit wenden sie sich dem Licht zu, welches den Bildern Form gibt und sie einem Kraftgewirr gleichen läßt. Eine energische Malerei, wie jene von Signorelli, von einer mystischen Einsamkeit überschattet, die in der Gestalt einer Frau, von Natur aus eine mutternahe Figur, ihren höchsten Ausdruck erreicht. Von diesem paradoxen Energiefluss, von diesem unerbitterlichem Instinkt, der Formen schwekt, der model-liert und deformiert, entspringt das Geheimnis, welches das Werk mit einer Veilzahl an Botschaften ausstattet: einerseits flößt der religiöse Aspekt Sicherheit ein, ande-rerseits steht die Zerrüttung der Ebenen als Folge von einer Situation des Verfalles.

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Pietro Archis est un artiste dont le rapport avec le nature émane de chaque trait de pinceau et dont les tonalités chromatiques le révèlent comme compagnon de la lumière diffuse, presque crépusculaire, privée de violence et de contrastes qui peuvent éveiller l’agitation ou déranger le calme. Un personnage en apparence réservé, dont la sensibilité,cependant, trouble les curieux qui voudraient révéler la raison de chaque donnée dissimulée, de chaque tourment ou enthousiasme de l’âme humaine: rien de plus impensable que de porter à la lumière l’inamovible sens de l’attente. Archis, nonobstant la majesté de sa peinture est impénétrable comme le sous-bois le plus dru à la lumière du soleil et lorsqu’on croit avoir trouvé le juste sentier, nous voila devant un ravin ou à un itinéraire aux embouchures im-possibles. A ce point, mieux vaut s’arrêter, attendre un autre jour pour s’y risquer de nouveau : c’est la seule facon de rentrer dans le monde de l’artiste.On y arrive après une longue attente, après avoir séparé un signe de l’autre, un trait de l’autre, un son de l’autre. On progresse aprés que l’oeil se soit habitué à la pénombre, accueillant le silence comme une douce mélodie, ayant vaincu la peur du bruissement des feuilles, suivant le rayon de lune comme parcours déchif-frable de l’oeuvre, révêtant les formes de l’antique sens de l’être, alors, comme un éblouissement, l’espace se revêt d’une indiscible pudeur et les images fleurissent comme d’un rêve percu de l’intérieur. Le support qui limite la scène devient donc infini, s’intègre comme partie d’un ensemble qui a été séparé par nécessité pour être offert à l’oeil du temps, photo-gramme après photogramme.Seulement à ce moment, quand nous pensons nous être perdus, tout se montre comme partie d’un unique ensemble. Le metteur en scène, Pietro Archis, et l’isole-ment de ses montagnes. Il étourdit avec son silence fait de formes qui pullulent de vie et de sons que l’oreille, non exercée aux mélodies d’un essaim d’insectes, à dif-ficulté à enregistrer. Archis est un artiste lié à la terre. Archis est l’écrivain qui, avec des traits de peinture sait offrir le meilleur du roman de la vie : détail d’une histoire, l’oeuvre montre la nature comme personnifiée par les êtres humains, de femmes qui comme des troncs d’arbres centennaires se tourmentent, s’agitent et s’ouvrent pour embrasser l’univers. De l’ombre, rebondissent vers la lumière qui modelle les images et les rends similaires à un enchevêtrement de forces, une peinture vigou-reuse, comme pourrait être celle de Signorelli, ombragée d’un sens mystique de solitude qui trouve dans la représentation de la femme par sa nature proche de mère nature, son expression maximale.De ce mouvement paradoxal d’énergies, de cet implacable instinct qui agite les formes, qui modelle et déforme, se dégage l’arcane qui revet l’oeuvre d’un mes-sage multiple: d’une part l’aspect religieux qui requiert la participation et de l’au-tre l’usure des plans conséquence d’une situation de décomposition.

Pietro Archis is an artist whom the relation with nature emanate from each stroke of the brush and whom the chromatics tonalities reveal himself as the companion of the diffused light, almost twilight, without violence nor contrast that could bring to excitement or disturb the peace of the mind. A person apparently shy, with a sensitivity, thought, that confuse the curious people which would like to let out the meaning of any hidden fact, of any torment or enthousiasm of the human being’s soul:nothing is in fact more unthinkable that bringing to light the irremovable me-aning of wait.Archis, notwithstanding the grandeur of his painting is impenetrable to the sunbe-ams like the deepest forest and when we believe to have found the right path, we find ourselves in front of a ravine or a river with impossible issues.At this point, it is better to give up, waiting for a better day to give it another try: this is the only way to get in the artist’s world. We can make it after a long wait, after ha-ving separated a sign from another, a stroke from another, a sound from another. We go further after our eyes are getting used to the penumbra, taking the silence as a sweet melody, having beated the fear of the murmuring of the leaves, fol-lowing the monbeams as the right way to the real meaning of the artwork, taking the shapes of ancient meaning of being, then, like a dazzle, the space shows all of a sudden an inexpressible modesty and the pictures flowers like a dream came from inside. The canvass which restricts the scene becomes then infinite, being a part of an overall picture which as been breaking apart to be offered to the eye of the time, piece after piece. Only at this moment, when we think we got lost, every become clear. The director Pietro Archis shows us the isolation of his mountains.He is amaizing with his silence made of shapes which pullulate of life and sounds that an ear not properly trained to the perpection of the melody of a swarm of bees find hard to record. Archis is an artist very connected to the earth. Archis is the writer whom, with strokes of brush can tell you the best of the story of life:detail of a story, the artwork shows the nature personifie by human being, women who like trunks of age-old trees twists, bustle around, and open themselves to kiss ths univer-se. From the shadow they rebound to the light which shapes the pictures making it similarto a tangling of strengths, a strong painting like could be the one of Signorelli, shaded of a mystic meaning of loneliness which find in the representation of the women with is nature close to mothernature his best expression.From this paradoxical motion of energy, from this implacable instinct which moves the shapes, building then changing them comes out the arcane which gives to the artworks numerous meanings: in one hand, the religious aspect which requests the participation, in the other hand the wears of plans, result ot a situation of decom-position.

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“Visibile - invisibile”

Pietro Archis vive un’immagine della realtà che prende spunto non solo nel mondo dei corpi e delle forme visibili. Fatto raro, non ha una idea speculativa della vita, con fatica ha accettato di vivere in un sistema che, per sua natura, restringe l’oriz-zonte del “reale” che tutti i giorni si pone davanti agli esseri umani civilizzati. Ma Archis è un artista non civilizzato…e ha bisogno della totalità delle emozioni per sentirsi vivo. É nato con un pennello in mano e mentre aspettava di nascere, ha af-frescato il ventre materno. Il supporto sul quale materializza le sue visioni - scarica e scrive sotto dettature il suo (nostro) viaggio interiore - è un futuro di cose impagina-te senza una scala di valori dettata da regole ma scelte per far parte di una storia che merita di essere raccontata. La pittura ridimensiona i ridicoli ruoli delle piccole divinità, blocca il tempo e rilancia alla mente una corrente che trasporta lontano da un difetto perenne di limite. “Ciò che è” ha di nuovo avuto il sopravvento sulle ambiguità delle anime demoniache della natura, mettendo in onda la lettura del possibile. É un percorso interiore, un flash, che ti porta lontano dalla conoscenza razionale ricavata dall’esperienza che abbiamo delle cose e degli eventi che tro-viamo nell’ambiente dove viviamo. Una sensazione lunga e piacevole che non separa e non ordina in categorie. L’esistenza esterna - il vivere materiale - non ha nessun valore se non diventa un intelligente cammino verso lo spirito delle cose. Archis consuma il suo tempo evitando i massacratori di anime che considerano l’ambiente naturale come se fosse costituito da entità staccate che devono es-sere per forza sfruttate da logiche di potere. Da più di venticinque anni i nostri incontri mi hanno lasciato nell’animo la convinzione che tutti questi frammenti in-seriti nei suoi quadri… in noi stessi, nella natura e nella società, non siano realmente entità separate e l’agire diversamente ci abbia estraniati dalla natura e dai nostri simili con conseguenze ecologiche catastrofiche. Le opere che mostra sono fonte di letture che scavano nei territori impalpabili, parlano di momenti estranei alla disumanizzazione in atto nei nostri tempi. Nei suoi quadri emergono schiavi liberi sconosciuti che si mangiano ogni apparenza, prendendo possesso di una diversa dimensione che da il via alla metamorfosi che li porterà alla serenità di un pensiero che non separa più nulla. Quello che si prova è la vastità delle idee, una volta che il pensiero viene sgessato dalla rigidità dei luoghi comuni. Archis non si è mai chie-sto chi lo capisse o non lo capisse e questo atteggiamento lo rende per scelta un sopravvissuto dalla massificazione violenta sempre più evidente a tutti. Per lui fare arte è un comportamento come un altro, non si limita al contesto artistico. Quando dipinge è come posseduto da un bisogno che si mette in relazione con ogni forma della natura. Non sa spiegarsi cosa prova effettivamente, capisce solo che spesso inizia a dipingere e non smetterebbe mai...

Lillo Marciano

“Sichtbar-Unsichtbar”

Pietro Archis hat eine persönliche Vorstellung der Realität entwickelt, die die Grenzen der materiellen, sichtbaren Bilderwelt deutlich überschreitet. Seine Weltanschauung ist keinesfalls spekulativ. Fast widerwillig lebt er in einem System, das von Natur aus dem zivilisierten Menschen das Wesen der Wirklichkeit kaum enthüllt. Doch Archis ist eben kein zivilisierter Künstler…er bedarf einer unendlichen Fülle von Emotionen, um den Puls des Lebens in sich zu fühlen. Das ist das Merkmal seiner Malerei, die ihm angeboren ist. Seine Vorstellungen nehmen Gestalt in Bildergefügen an, deren Au-fbau sich nicht nach irgendwelchen Werten oder Regeln richtet, sondern vielmehr einen erzählerischen Aspekt aufweist. Die Malerei schränkt die lächerlichen Rollen der Halbgötter ein, hebt die Zeit auf, beflügelt Gedanken, sprengt den Rahmen un-serer Begrenztheit. “Das Sein” gewinnt wieder die Oberhand über die Zweideutigkeit der dämonischen Naturgeister und hinterlässt lesbare Zeichen einer “möglichen” Welt. Es ist dies ein Innenweg, eine Einleuchtung, die weit entfernt ist von der ratio-nalen Erkenntnis der Realität, wie sie wir üblicherweise vom “Erlebten” ableiten. Ein andauerndes, angenehmes Gefühl, das nicht trennt oder diskriminiert, und das nicht in Klassen einordnet. Die äusserliche Existenz - das materielle Leben - bleibt wertlos, wenn sie nicht auch dazu dient, das Wesen der Dinge zu begreifen. Archis gehört nicht zu jenen Zerstörern des Geistes, die unsere Umwelt als eine Sum-me von Einzelwesen verstehen, auf die man zwangsläufig irgendeine Macht ausü-ben muss. Seit über zwanzig Jahren haben unsere Gedankenaustausche in mir die Überzeugung gestärkt, dass all die in seinen Bildern…in uns, in der Natur und in der Gesellschaft eingefügten Fragmente, in Wirklichkeit keine alleinstehende Entitäten darstellen. Wir haben es zu spät erkannt, so dass die Kluft zwischen uns, unseren Mitmenschen und der Natur immer grösser geworden ist. Archis’ Werke erzählen von Geistesabenteuern in unfassbaren Gefilden, in einer Dimension, die Lichtjahre Von der fortschreitenden Entmenschlichung unserer Zeit entfernt liegt. In seinen Gemäl-den tauchen unbekannte, freie Sklaven hervor, die jeglichen Anschein zunichte machen, indem sie Besitz von einer neuen Dimension ergreifen und somit zur lezten, nichts mehr trennende Erkenntnis gelangen. Was man dabei fühlt ist wie eine Befre-iung des Geistes von den Fesseln der Gemeinplätze.Archis war nie von Bedeutung ob man ihn verstehe oder nicht und gerade diese konsequente Einstellung hat ihn vor der gewaltsamen Gleichschaltung der Massengesellschaft verschont. Das Kunst-schaffen ist ihm genauso wichtig wie jede andere menschliche Tätigkeit, geht de-shalb weit über die Grenzen des bloss “Künstlerischen” hinaus, ist weder Mythologie, noch was Subjektives. Beim Malen verspürt Archis den Drang, mit jeder Naturform in Einklang zu stehen. Er kann nicht genau erklären, welche Gefühle ihn dabei besee-len, er weiss nur, dass er oft zu malen beginnt und nie aufhören würde. …

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L’arte fra mito e realtà

Il mito, la leggenda, hanno accompagnato l’uomo fin dalla sua apparizione sulla terra, divenendone com-ponente costitutiva per la sua stessa esistenza. L’artista Pietro Archis, con la sua pittura si fa cantore e prose-cutore di saghe, leggende e fiabe ambientate tra i monti da lui abitati. Accostarsi ai lavori dell’artista è come entrare in un mondo surreale, parallelo a quello che ci è dato a conoscere, nella sua poetica c’è un universo, a volte onirico, oltre immaginifico, sospeso tra il reale e l’irreale, dove la demarcazione è fluttuante, senza mai giungere ad una vera rappresentazione che ne delimita il confine, è in questa sospensione palpitante che, trovarsi al cospetto delle sue opere, se ne viene attratti e ammaliati.

Osservare le sue opere obbliga ad una lettura itinerario, alcuni dipinti sono vere e proprie leggende narrate con fraseggio simbolico e mitiche allegorie. I colori, prevalentemente scuri e freddi efficaci nella loro intelligi-bilità espressiva, che nel modo di rappresentarsi diventano locuzioni, con una grammatica fatta di masse e forme materiche, con una sintassi espositiva da creare trasparenze e forze cinetiche. Archis è uomo del nord, vive tra le montagne e paesaggi fatti di boschi e altopiani, ruscelli che si snodano tra le valli con acque lim-pide e gorgoglianti e nel loro definire fanno da colonna sonora al suo vagabondare, traendo forze ispiratici per le sue creazioni. É da questa amena scenografica che l’artista esprime il suo carattere forte, a volte da sembrare scontroso, ma capace di manifestare tutta la sua sensibilità e il suo modo di filosofeggiare, è que-sto il tratto del suo stilema. Oltre alle montagne, nei suoi dipinti è presente l’acqua, elementi antimonici, ma soltanto in apparenza, a dimostrare la complessità e la complementarietà nel suo fare arte.

La sua formazione artistica combattuta tra compattezza granitica delle montagne e le fluidità e penetrabilità dell’elemento liquido come simbolo di fecondità e purezza, in molti lavori è presente la donna, donna che è madre, amica, amante ma pur sempre generatrice di vita e amore, avvolta dall’acqua a simboleggiare il liquido ammiotico. Nello spleen dell’artista è palesemente espresso un atteggiamento narcisistico, non nella valenza semantica, ma come energia lipidica del proprio io proiettato sull’immagine femminile. In Archis Pietro troviamo il nuovo Ulisse; il primo, navigare per mari e terre lontane, mentre il nostro viaggio con un moderno camper, in perenne compagnia del suo argo; gli ostacoli dell’odierno, in quanto uomo con-temporaneo si disvelano tra le angosce esistenziali e la complessità della vita moderna. La poetica, nella sua arte, è marcatamente impregnata di un sereno misticismo panteistico e di motivi ancestrali. L’accesa manualità materia è priva di esagerazioni formaliste, la sua è una figurazione essenzialmente epi-fanica.Pur collocate nelle forzate dimensioni dei supporti, i suoi personaggi sembrano voler uscire ad unirsi all’osservatore e creare un rapporto dialogante, tanto che il sogno e la leggenda ne diventi realtà. Pietro Archis, artista non più giovanissimo, con un significativo passato nel mondo dell’arte figurativa di vocazione espressionista, capace di regalarci nuovi ed originali lavori, usciti dal suo caleidoscopico magico mondo.

Luciano Cancelloni

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Storia e gesta dell'Apostolo Giacomo il Maggiore

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Euterpe scultura - fontana in graniglia di marmo

teatro “Le Muse”di Pineta di Laives

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Allegoria sulla storia del costumecm. 400 x 110 Tempera su muro Boutique David (Bolzano)

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Il portone in basso a sinistra cm. 140 x 140 Tecnica mista su legno - Di proprietà della Provincia di Perugia

Un uccello in testa cm. 90 x 70 Tempera su cartone

La lupa e Bruno cm. 9o x 70 Tempera su cartone

Sequenza cm. 90 x 70 Tempera su cartone

Prospettiva generosa cm. 90 x 70 Tempera su cartone

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Ester MartinelliRovereto, 24 maggio 1985 (estratto da ”l’Adige”)

(…) Che Pietro Archis provenga dalla scultura, lo si ca-pisce chiaramente di fronte ai suoi quadri composti e strutturalmente perfetti in cui la narrazione si espri-me principalmente attraverso un susseguirsi di figure e procede con coerenza, logica e lucidità espressiva creando un mondo di miti e di eroi del passato e del presente che lottano contro pregiudizi atavici e pre-potentemente cercano di esprimere una loro identità esistenziale. Siamo di fronte ad una grossa personalità artistica che si avvale di forti tonalità narrative e di mo-tivi di grande significato in cui la narrazione surreale e fantastica delle aspirazioni e della storia dell’uomo si esprimono attraverso la presenza incontrastata di un io che si evolve nelle molteplici sequenze di una cre-atività paradossale ma pur sempre rispondente alle tematiche di un discorso articolato ed intenso che si svolge nell’intimo dell’uomo coinvolgendo le sue più intime ramificazioni spirituali. Il messaggio che ne con-segue è quindi il frutto di una pluralità corale di motivi in cui l’umanità, globalmente intesa, appare in tutta la sua grandezza ed il suo effimero, in cui la storia as-sume significati diversi ed eterogenei, ed in cui anche il modo dell’uomo si inserisce coi suoi limiti, ma anche con le sue indubbie possibilità creative ed emozionali. Pur apparendo una pittura fredda e colta, rivolta so-prattutto ai canoni della tradizione anglosassone, in Archis troviamo la rielaborazione tutta personale, ma anche tradizionale d’origine in cui leggenda e verità, allegria e dramma, luci ed ombre di una civiltà, libertà e pudore si fondono per dar vita alla complessità di situazioni esistenziali che fanno da corollario alla trat-tazione. In Archis c’è un’ipotetica caccia alle streghe, mentre l’economia del discorso si fonde in soluzioni di lucidità e di logica: il contrasto rappresenta la fonte principale di tutta la sua ispirazione poetica.

Misticocm. 180 x 90 Tecnica mista su rilievi in legno

L’uccello cm. 120 x 95 Tecnica mista su rilievi in legno

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Taliano Manfrini (Archis e Veccelio a Rovereto, estratto dall’Alto Adige, 29 maggio 1985)

A trentaquattro anni si è nel mezzo del cammin di nostra vita e ci si è arricchiti come Pietro Archis pre-sente alla Delfino di Rovereto con una serie di re-centi e meno recenti opere, di quel tanto di cultura e di capacità riflessiva autonoma da proiettare la propria sensibilità nel mondo dell’inconscio dando forma pittorica alle immagini che spaziano e si af-follano al di là del paravento del contingente, del dato sensibile.

E da questo processo nascono, come in un sogno ossessivo, figure allucinanti talvolta allusive, talvolta solo richiami simbolici. Si potrebbe andare a cercare queste sequenze in certi momenti di esasperazione religiosa culturale disseminati lungo il medioevo e in particolare duran-te il quindicesimo secolo con “La danza macabra” o Danza dei morti” che ha ispirato pittori e verseg-giatori e di cui rimangono testimonianza anche de-gli affreschi nelle nostre chiese altoatesine, soltanto che Archis si discosta dal discorso puramente rap-presentativo in tal senso, per riproporre il clima e la forma in un diapason universale toccando temati-che diverse e divergenti soltanto nella costruzione, che é per l’uso discreto del colore affidato a toni contenuti per mettere in risalto, come nei bassorilie-vi, aspetti emergenti, e per sintassi discorsiva, sfiora il richiamo bizantineggiante da un lato e dall’altro distinguibili rievocazioni dantesche e, guarda caso, anche motivazioni architettoniche medioevali.

Mimmo Coletti“Il medioevo rivissuto del mitteleuropeo Pietro Archis”, estratto da: Nazione di Perugia 19, sett. 1985

L’incontro con la pittura del bellunese Pietro Archis presente in questi giorni con una personale alla Ipxo Arts Gallery di Via Bonazzi. riserva sorprese e scoper-te di variegato spessore. Non è artista di semplice e spontanea decifrazione ma autore in cui si anno-dano echi di cultura mitteleuropea per raggiunge-re una trasognata visione di un Medioevo restituito all’osservatore secondo cadenze nordiche, di un goticismo formale ed intellettuale capace di tra-sformare il personaggio in un’apparizione la com-postezza di n essere nel baluginare di un fantasma. È un mondo composito, ricchissimo di emozioni inte-riori portate in superficie attraverso un atto poetico convinto fino alle estreme conseguenze: il quadro diviene il recinto dove Pietro Archis riversa la cono-scenza e quella Parte di sensazioni che galleggia a metà tra co-scienza ed immaginazione ne fuoriesce un mosaico di grida e sussurri dove il particolare assume il ruolo di una citazione mnemonica e talora spirituale e la visione si indirizza immediatamente verso una regio-ne dell’animo non frequentata da voci o da intru-sioni disturbanti. A ciò concorrono le tonalità spente delle cromie, il taglio dell’immagine, la pluralità degli elementi an-che l’uso di materiale estratto dal gran libro del con-tingente. La figura muliebre, la fissità cerea dei volti, i tagli impietosi di luce, i richiami di un paesaggio sognato, le memorie di un Petrus Christus o Nikolaus Deutch emergono e si impongono.

3. Figura in bottiglia cm. 35 x 50 Tecnica mista su cartone

4. Oracolocm. 25 x 40 Tecnica mista su cartone

2. Famiglia 1976 - cm. 50 x 35 Pastelli a olio e chine su cartone

1. Cavaldonna 1978 - cm. 15 x 40 Tecnica mista su cartone (coll. Privata)

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Luigi Danelutti “Mentre il sole cala oltre le dolomiti…” (Trento 1981)

Pietro Archis nella sua tormentosa figurazione di esseri umani sembra privilegiare l’interpretazione psicoana-litica ponendo ai suoi personaggi una serie di problemi a livello di inconscio. C’è chi, in pittura, è portato a fare una analisi comparata dei personaggi, della propria arte, e, quasi, della loro seconda vita sulla tela, per studiare il modo in cui la tecnica altera e trasforma, in definitiva, l’originario motivo ispiratore. Figure pittoriche che subiscono una sorta di duplicazione drammatica e allucinante: appena racchiuse nel circoscritto spazio narrativo della tela infatti – spazio fluido e schiudo ad una trama pregna di interrogativi – è come se queste figure si ribellassero al loro creatore, offendendo se stesse. L’identità si contraddice in una situazione mimetico – realista ed il personaggio è quanto mai l’ ”essere” nel quale convergono vizi e virtù. Quale dilemma psicologico, quale dubbio morale si cela in quelle, in queste carni martoriate dall’angoscia, dietro questi volti – maschera? Ma togliendo queste maschere, siamo certi che tutto ci sarà poi chiaro?Pietro Archis, nella sua tormentata figurazione di esseri umani, sembra privilegi l’interpretazione psicanalitica, ponendo ai suoi personaggi tutta una serie di problemi a livello di inconscio, personaggi questi, legati tra loro da qualcosa di irrazionale, e quasi da un’oscura “poetica dell’immaginario”. Un non – colore mediato e “graffiato” (il nero della reazione?), l’incubo del buio, l’irritare gli amalgami di co-lore sulla tela come si trattasse di una matrice di zinco avvezza a dolersi del bulino: ecco il mistero dilatarsi. Il mistero di Pietro Archis è anche il mistero di molti di noi: l’artista genera, si nutre e ci offre le sue creature – mo-stro in cupi racconti che vanno in certa misura al di là di una sua eventuale intenzionalità pedagogica. Forse, Archis, ha scoperto prima di noi che il nostro tempo è il secolo delle insanie e dei lumi e, nelle sue tele, ipotizza un inferno pittorico nel quale si addentra senza ipocrisie né scandali, con una brama di annientamento. L’artista stesso, con quella giustizia che è la virtù alta e intima dei pittori, osserva come “Molte cose a vista d’occhio sfuggono, possiedono la costanza di apparire interessanti nella loro brutalità. Questo è quanto ac-cade in particolar modo a tutte quelle cose che si trovano sul filo del non – senso, cioè nel riquadro oscuro dell’uomo, che in fondo altro non è che la continuazione logica del suo lato più naturale”. Un dibattito dunque inerente al tema dell’impossibilità di definire e stabilire l’identità dell’uomo: shakespea-rianamente si potrebbe ripetere: “quando noi siamo noi stessi, che strana cosa che siamo!”. Ansie, memorie.uomini e mostri nutriti da visioni oniriche…Mentre il sole cala oltre le Dolomiti, ogni pensiero che si affacci alla mente di questi personaggi è pur sempre una pura prefigurazione del presente: su di loro incombono gli stessi rischi e le stesse tragedie del passato.

Carezza cm. 100 x 75 Tempere e olio su cartoncino - (coll. Privata)

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Carlo Munari, (Milano, ottobre 1981)

Nell’opera di Pietro Archis vano sarebbe ricercare referenze o adduzioni presso le correnti linguistiche della contemporaneità. Le origini di quell’opera sprofondando infatti nelle lontananze del tempo e si alimentano di linfe desuete, restituite a geo-grafie mitteleuropee e nordiche. Per sotterranee relazioni analogiche le figure che l’artista va evocando s’apparentato a quelle espresse da Hans Baldung Grien o da Nikolaus Deutsch, in epoca più tarda dal Paul Hermann. E vibrano per una tensione visionaria che trapassa un intero corso artistico, dal-le stagioni del gotico fino e kubin. Parlo di relazioni analogiche in quanto Archis partecipa di questo universo per spinta istintuale o, a dir meglio, per vocazione insopprimibile. Ritenere dunque, la sua, un’operazione di recupero con quanto di deliberato il re-cupero comporta significherebbe sfalsare il significato stesso dell’opera, la quale non può venire in alcun modo costretta nei limiti di un revival, seppure intelligente e sapiente, ma considerata bensì per ciò che oggettivamente essa è: libera affer-mazione di una fantasia all’artista esclusiva. Archis, insomma, è la puntuale proiezione della cosiddetta cultura mista, della <<cultura di frontiera>> poiché, pur non ignorando i portati della tradizione me-diterranea, per ventura di nascita è, soprattutto, per disposizioni interiore risoluta-mente incline vero gli assetti linguistici del Settentrione europeo, i più idonei, del resto, ad esprimere contenuti tanto inquietanti da restare di continuo sospesi sul baratro dell’enigma. L’uno accanto all’altro, i dipinti di Archis compongono una lunga, trasognata ri-visitazione di un immaginario Medio Evo, a connotare il quale più che la nozione storica conta l’emotività della leggenda, più che il dato acquisito a livello d’intel-letto la pulsione della psiche profonda. Ne consegue che tale rivisitazione assume i lineamenti di una saga vasta e complicata che dagli oscuri fondali del tempo richiama una popolazione di fantasmi in ciascuno dei quali si incarna un conte-nuto simbolico, così che il <<narrato>> di logica cadenza cede al <<rivelato>> riaffiorante da una inesausta trama di allusioni metaforiche. Questi personaggi << che non hanno mai visto la luce >> questi personaggi cioè, perennemente prigionieri nel dominio della notturnità, si inscrivono in uno spazio fluido che in qualche modo rimanda ad uno schermo onirico: sfondi simili a polpe carnose o a morbidi, incantati velari e, similmente ad apparizioni, ora da quello spazio sembrano nell’imminenza di venire riassorbiti ed ora invece vi si adergono in plastica evidenza: dipende alla funzione di cui sono investiti nel contesto della vicenda che l’artista rappresenta.

Sono i protagonisti di un mondo infero nel quale si sta attuando una metamorfosi senza tregua, al punto che essi attestano ad ogni passo la disperante, angoscio-sa ricerca di una smarrita identità la quale costituisce appunto il tratto distintivo dell’interiorità mitteleuropea.Ogni presunta certezza viene così stravolta dall’insorgere di una cupa follia e tosto sostituita dalla disponibilità incessante che favorisce il trionfo dell’ibridismo. La difesa castità di un nudo femminile, ad esempio, si distorce in una convulsione demoniaca; l’atteggiamento ieratico di un potente precipita nella maligna posi-tura di un satrapo ottuso e Crudele; la felicità di una coppia di amanti viene d’un colpo risucchiata nei gorghi di un eros perverso. Attorno a questi protagonisti si dipana la folla dei comprimari e delle comparse. Sono i mostri di una mitologia nordica colti dall’artista nelle loro peculiarità deformi e ferine emblematizzanti un vizio, un pervertimento, una caduta, mentre s’appre-stano a n rito esoterico: la sovrana che reca fra le braccia il nano prediletto, donne barbute ed Erodiadi pronte al delitto, streghe ed ossesse, omuncoli appena sortiti dalla provetta, le teste recise ma vive di un uomo e di una donna giacenti su un vassoio e tribadi che popolano sontuosi ginecei. A questi motivi iconografici che, ripeto, tanto sono inquietanti quanto impalpabili e persino sfuggenti Archis consegna una divisa linguistica puntualmente adegua-ta estranea ad ogni pur possibile compiacimento e in esatta osservanza, invece, al dettato della propria immaginazione creativa - cui l’adozione della tempera, scelta in ordine ad una economia di tonalità sombres intese ad accentuare la ca-libratura evocativa dell’immagine, garantisce una perentoria icasticità.Si rileverà, in conclusione, che nel composto quadro delle attuali esperienze Archis mantiene una posizione solitaria ma del tutto legittima più legittima, anzi, di tanti distillatori di pseudoavanguardie. Archis dimostra che la fedeltà a se stesso, alle proprie origini, è presupposto prima-rio ad una pittura che non si isterilisca nell’esercizio formalistico ma sia capace di promuovere un messaggio di sicura pregnanza. Dalle sue immagini quel messag-gio discende e trattiene la nostra attenzione: illumina intorno alle trame Occulte dalla psiche, induce a rammemorare che i mostri altro non sono che i simboli di contenuti repressi negli stati criptici dell’io. E per quel che più conta, in forza della facoltà di straniamento in cui è dotato, ci trasferisce nel cuore di un cosmo impreveduto dove impera il paradosso: quando il paradosso, come scrive Jung, <<appartiene ai beni spirituali più che univoco, che non ha contraddizioni, è unilaterale e quindi inadatto ad esprimere l’innafferrabile.

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Carlo Munari, (Meiland 1981)

In den Werken Pietro Archis Beziehungen oder den Zugang zu AusDrucksformen der Gegenwart, wäre zwecklos. Der Ursprung seiner Werke verliert sich in der Ver-gangenheit und zehrt von ungewöhnlichenLymphen aus mitteleuropäischen und nordischen Gefilden. Durch unter-Gründige analoge Beziehungen sind die vom Künstler Heraufbeschworenen gastalten mit jenen verwandt, die uns Hans Baldung Grien oder Nikolaus Deutsch und später Paul Herman zeigen; sie sind von einer vi-sionären Spannung getragen, die eine ganze künstlerische Entwicklung, und zwar von der Gotik bis Kubin, durchläuft. Ich spreche von analogen Beziehungen, weil Archis an dieser Welt ausEinem inneren Drang, oder besser gesagt, aus einer unun-terdrückbaren Berufung heraus teilnimmt. Wollte man das Schaffen des Küntlers als eineBergungsaktion sehen - mit allem was damit an Absicht dahinterstekt - so Käme dies einer Fälschung des wahren Sinnes des Werkes gleich, das Keineswegs in die engen Grenzen eines, wenn auch scharfsinnigen und Gekonnten–Revivals-gezwängt werden kann ,sondern als das anzusehen ist, was es objektiv ist:freie Darlegung einer dem Küunstler eigenen Einzigartigen Phantasie. Pietro Archis ist das klare Beispiel der sogenannten gemischten Kultur, der – Kultur an den Gren-zen von Kulturräumen - da er sich, ohne den Bei-trag überlieferungen aus dem Mittelmeerraum zu ignorieren, wegen seines Geburtsortes und vor allem wegen seiner innerlichen Veranlagungvöllig zu den nordeuropäischenusdrucksformen und weisen hingezogenfühlt, die letztlich geeigneter sind, inhalten darzustellen, die von einer derartigen Ruhelosigkeit befallen, sind daß sie stets über dem Abgrund des Geheimnisvollen schweben. Die bilder dieses Künstlers, das eine an das andere gereiht, ergeben ein Langes, verträumtes Wiederleben eines erfundenen Mittelal-ters, für dessen Gestaltung mehr das emotionale Erleben der Legende als die Ge-schichts-Kenntnis, mehr die Pulsationen der unergründlichen Psyche als die geistig erfaBbare Erkenntnis zählen. Dadurch nimmt dieses Wiedererleben die Züge einer umfassenden und schwer deutbaren Sage an, die aus den Abgrüunden der Zeit eine Schar von Geistern heraufbeschwört, von denen jeder eine sjmbolische Gestalt animmt, so daß der logische Verlauf der–Erzählung- der–Offenbarung- weicht, die sich aus einem uner-schöpflichen Gespinst metaphorischer Anspielungen löst.Die Gestalten,-die nie das Licht der Welt erblickt haben-, die zeitlebens Gefangene der Dunkelheit sind, zeich-nen sich gleichsam von einer fließenden Traumszenerie ab: Hintergrüunde mit wei-chen, prallen Formen oder mit weichen, zauberhaften Schleiern, die wie Erschei-nungen da zu zerfließen und dort plastisch hervorzutreten scheinen, je nach dem Zweck, den sie in der Darstellung des Künstlers zu erfüllen haben.

Sie sind die Hauptdarsteller einer Unterwelt, in der sich unentwegt eine Metamor-phose abspielt, so daß sie in jedem Augenblick der Veränderung verzweifelt und hoffnungslos nach ihrer verloreren Identität suchen, Diese verzweifelte suche ist das Merkmal der Seele des Mitteleuropäers. Jede angenommene Gewißheit wird somit von einer aufsteigenden Schwermut verwirrt, und an ihre Stelle tritt die Unentwegte Bereitschaft und Aufgeschlossenheit, womit dem Zwiespalt die Tore geöffnet wer-den. Die wehrlose Unschuld eines nackten Frauenkörpers zum Beispiel verkrampft sich zu einer teuflischem Gebärde; die feierliche Haltung eines Mächtigen verfällt zur höhnischen Griemasse eines stumpfsinningen und Grausamen Satrapen: das Glück eines Liebespaares stürzt Unweigerlich in den Sog perverser Leidenschaft. Um die Hauptfiguren verbreitet sich ein Gewühl von Statisten und Komparsen. Es sind die Monstren nordischer Mythologie, die vom Künstler in ihrer typisch krüp-pelhaften und bestialischen Gestalt dargestellt werden, als Sinnbild einer Leiden-schaft, einer Perversität oder eines Sündenfalls,die sich anschicken, einen esote-rischen Ritus zu vollziehen: Die Herrscherin, die ihren Lieblingszwerg in Armen hält; bartige Frauen und Kindermörderinnen, Hexen und Besessene, hässliche Erst dem Reagenzglas entschlüpfte Kobolde, lebende Köpfe eines Mannes und einer Frau auf einem Tablett und Tribaden in prachtvollen Frauengemächern. Diesen ikonographischen Motiven – die beunruhigen und unanfaßbar Ja sogar flüchtig sind – verleiht Archis eine prezise, von jeglicher Suche nach Gefälligkeit freie und streng an die Schaffensvorstellung gebundene Aussage, die durch die Verwendung der in –Sombres- Tönungen gehaltenen Temperfarben die völlige Un-mittelbarkeit Herstellt. Abschleißen ist festzustellen, daß Archis in seinem derzeiti-gen Schaffen eine Position einnimt, einsam aber völlig berechtigt, ja sogar in viel berechtiger Weise als so mancher Pseudoavantgardist. Archis beweist, daß das Bekenntnis zu sich selbst und zur Herkünft die erste Voraussetzung für eine Malerei ist, die nicht durch rein formalistische Betätung steril wird, sondern echte Aussagen zu vermitteln vermag. Die Aussage seiner Bilder vermag uns zu fesseln: sie beleuchtet die dunklen Kräf-te der Seele, sie verleitet uns, daran zu denken, daß die Monstren nichts anderes sind als Symbole zutiefst in unsere Seele verdrängten Gedankengutes. Durch die Fähigkeit, Abstand von den Dingen zu halten , führt uns der Künstler ins Herz einer ungeahnten Welt, wo das Paradoxe vorherrscht. Das Paradoxe, so schrieb jung, gehört zu den wertvollsten Schätzen des eistes, weil es die fülle des Lebens zu erfas-sen vermag, während das Eindeutig, das keine gegensätze in sich birgt, einseitig und ungeeignet ist, das Unerfaßbare auszudrücken.

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Il pesce d’oro1975 - cm. 100 x 90 Paste e chine su cartoncino

Luigi Serravalli (Merano 1976)

È certo che la volontà di raccontare e di ascoltare racconti fanno parte delle strutture mentali di tutti. Quindi un’arte racconto, figurativa risponde a una esigenza che è iniziata con le grotte di Lascaux e non si vede quando potrà finire. Mente poi, tanti giovani, (alcuni con le carte in regola altri con in mano cinque scartine) iniziano oggi il cammino dell’arte, con molta “blague” e un notevole corredo di proiettori, tele emulsionate, forbici, colla, nastri adesivi, spruzzatori ed altre diavolerie. Pietro Archis crede nel racconto e nella pittura nar-rativa grafica dal disegno e dalla incisione di gusto europeo dal Cinquecento ad oggi. Stabilita la sorgente, il fiume si scaverà poi i suoi sassi per arrivare a valle ed Archis ci sembra abbia molta possibilità sopra tutto, per una sua vena contadina che gli fa guardare le cose del mondo al tempo stesso con realismo e stupore. Le “storie” di Archis sono ancorate in un tempo arcaico, dentro ad ambienti di queste montagne. Stanza odorose di cirmolo, stufe di ceramica, suppellettili in legno, finestre impiombate, tovaglie-rie pesantemente ricamate, poca luce dalle piccole finestre, colori smorti, opachi, spesso invernali. Si sente un lontano odore di cibi, forse il muggito e lo zoccolare di una vacca dalla stalla sottostante. Qui si svolgono i miti e riti di una gente un po’ reale, un po’ fiabesca: un racconto “aperto”. Chi guarda sente e inventa.

Donne e uomini, vecchi e giovani, spuntano, si mostrano, quasi si nascondono nelle finite movenze della vita quotidiana esplorata pazientemente fino nelle cose più intime e recesse. Archis usa per il suo mondo, il chiaroscuro, i diversi tipi di tecnica disegnatoria, gli inchiostri, qualche accenno di colore, tutti ingredienti che gli servono a seguire passo per passo questo Kammerspiel dietro alla latebre in un mondo che non può non avere lontane origini dall’infanzia. Anche se Archis dà un sapore letterario alle sue saghe, riferendosi al buon gigante Gargantua ed al suo figlio Pantagruel che sono alle origini della nostra cultura contemporanea, ancora, in tante cose, legati al Medio Evo, ma già così protesi verso la critica e la contestazione, nelle me-ravigliose pagine della “satira” rabeleisiana”, tuttavia forse pensa a Wolkenstein e al mondo del Medio Evo tirolese. Certi profili aguzzi come topo, certe creature misteriose, un po’ maghe e n po’ streghe. Certi tipi che ci ricordano una Circe riveduta dal Dürer o da Cranach, sono tutti elementi “gotici” che Archis riporta alla luce in questo suo raccontare, dal “buio”, da un fondo di colore che è poi uno spessore di spazio tempo. Una pittura così ha una sua consistenza, dà da riflettere, consente lunghe meditazioni. Partenza per un cammino che potrebbe, non senza cambiamenti anche notevoli, durare una vita.

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MOSTRE PERSONALI

1972 - Bolzano, “Sala Capitolare”. 1973 - Bolzano, Galleria “Les Chances de l’Art”.

1975 - Merano, “Kuperion” Galery. - Belluno, Galleria “Carrera 11”.

1976 - Brescia - Galleria “Mazzini”. - Verona, Galleria “Prisma”.

1977 - Bolzano - Galleria “Les Chances de l’Art”.1978 - Venezia - “La bottega degli Artisti”.

1980 - Bolzano - Galleria “Les Chances de l’Art”. - Bolzano, “Kunststudio Gries”.1981 - Cento - (Ferrara) “La Perla”.

- Cles,(Trento, “Palazzo Assessorile”. - Brescia, Galleria “Abba”.

1982 - Bolzano - Galleria del “G76”. - Boario, (Brescia) - “Terme di Angolo”.

- Reggio Calabria - Galleria “Il Grifo”. - Brescia, “Artexpo”.

- Bolzano - “Kunststudio Gries”.1983 - Brescia - “Artexpo”. - Verona, Galleria “Prisma”.

- Pisa - Galleria “Centroartemoderna”.1985 - Rovereto - Galleria “Delfino”.

- Spoleto, “Festival di due Mondi”.1986 - Perugia - “Ipso Arts Galery”.

- Bolzano, “Galleria “Domenicani”. - Spoleto - “Festival dei due Mondi”.

- Corciano (Pg) - “XXII Agosto Corcianese”.1987 - Bolzano - Galleria “Les Chances de l’Art”.

1998 - S.Giacomo di Laives - Invitato dal Centro Culturale “S.Giacomo A.82”.

- Perugia - “Rocca Paolina” (con il Patrocinio della Provincia di Perugia).

1990 - Bolzano - Galleria “Kunststudio Gries”. - Pordenone, Galleria “La Roggia”.

1993 - Laives - Galleria “La Roggia 2”. - Perugia, “Accademia dei Filedoni”.

1994 - Perugia - “Palazzo dei Priori”, (con il Patrocinio del Comune di Perugia).1995 - Laives - Galleria del Coordinamento Arte “La Goccia”.

1997 - Weimar - (Germania) “Intersity Hotel”. - Bad Berka, (Germania) “Rathaus-Galerie”.1998 - Copertina del disco della Rainbow classics, “Colours of the wind”. 1999 - Torino - “Cafè Procope”- a cura di G.Sebastiano Brizio. 2001 - Oostende (B) Galleria Zograpf “Occhi”a cura di Matey Stantschev. - Perugia, “Ipso Arts Gallery”. (Doppia personale con R.Scherer). 2002 - S. Giorgio della Richinvelda (Pn), “Il silenziodel suono” “Abstract” Spilimbergo Arte 2003 - Potsdam(D), Bürgerhaus am Schlaatz - ”Dolasilla”2004 - Kulturhaus/Laifers, “Visibile-invisibile”- “Egodischi”- Rassegna2004 - Cantina Vino Veris (“Le montagne crescono - Rassegna)2006 - Perugia - Galleria Artemisia ”Le montagne crescono - Rassegna” 2007 - Terni Musei - Cappella Gentilizia di Palazzo Gazzoli “IL TEMPO NEL TEMPO” - Percorsi criptici, a cura di E.Giannì2011 - Galleria “COLACEM”, Gubbio (PG)

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MOSTRE COLLETTIVE E TEMATICHE DI GRUPPO

1973 - 1974 - 1975 - 1976 - 1978 Bolzano, Galleria, ”Les Chances de l’Art”.

1976 - Bolzano, ”Sala Capitolare”. - Laives, Circolo “Arci” di Pineta di Laives.

1977 - Malosco, (Tn), Hotel Panorama. - Egna (Bolzano), Circolo ”Turati. - Bressanone, Circolo ”S.Erardo”.

- Bolzano, Galleria Les Chances de l’Art 1978 - Merano - Padiglione delle Terme.

1978 - Ronzone (Tn), - Rass.Naz. ”Regina del Bosco. - Cavareno (Tn), ”Casa de Zinis”.

- S.Lucia di Piave, ”V Premio di Pittura” - Bolzano, Galleria Les Chances de l’Art.

1979 - Laives - Sala Consiliare. - Ronzone (Tn), Hotel Regina del Bosco” Hotel Regina del Bosco”.

- Bolzano, Galleria ”Les Chances de l’Art”. - Bolzano, “Kunstudio” Gries.

- Cavareno (TN), ”Casa de Ziniz”. - Marostica (Vi), Castello Inferiore.

- Verbania/Pallanza (No), “Kursaal”.1980 - Cles (TN), “Murales” (invito).

- Cles (Tn), Pal. Assessorile, “Arte Sacra”. - Bolzano - Galleria del “G76”.

- Bolzano, Sala espositiva al “Banco di Roma”.1991 - Cles (Tn), ”Palazzo Assessorile”.

- Milano, Galleria “Open Art” - - Cento (Fe), Galleria “La Perla”.

- Terme di Angolo (Brescia). - Bolzano, Galleria G76.

1992 - Bolzano - ”Kunststudio Gries”. - Terme di Angolo (Brescia).

- Chiusa (BZ), C.d.C. “Albrecht Dürer”. - S.Giacomo/Laives, Cent.Cult. “S.Giacomo A.82”.

- Volta Mantovana, ”Scuderie di Palazzo Gonzaga”1983 - Innsbruck(Austria), ”Cafè 44”.

1984 - Bressanone - ”Kunstladen”. - Monterosso Calabro(CZ), ”Interregionale d’Arte”

- S.Benedetto Po (Mn), Sala Comunale.1985 - Monterosso Calabro, ”Interregionale d’Arte”. - Cavalese(Tn), Palazzo M.C.di Fiemme. - Marzara del Vallo(TP), ”Premio Nazionale”. - Lamezia Terme, Biennale delle Arti Visive. - Monaco(G)”Centro Italiano di Cultura”.1988 - Corciano (PG), “Agosto Corcianese”. - Arzignano (VI), ”Biennale Triveneta”.1989 - Bolzano, Galleria “Les Chances de l’Art”, ”Donna Nell’Arte” e “Mercato d’Arte” - Bolzano, Palazzo della Fiera, ”Presenze oggi”1990 - Laives, ”Percorso ricognitivo nella scultura altoatesina”. - Monterosso Calabro, ”Interregionale d’Arte”1992 - Volta Mantovana, Scuderie di Palazzo Gonzaga, “Contemporaneamente”1993 - Laives, ”Percorso ricognitivo nella scultura altoatesina”.” - Bolzano, Galleria “Klemens Gasser”.1994 - Pordenone Fiera, ”La Goccia, Artisti a Pordenone”. - Pordenone, ”Artefiera”. - Bolzano, ”Artefiat”, Centralauto Fiat. 1995 - Gubbio (PG), Palazzo dei Consoli, ”Artisti de La Goccia”. - BoLzano, Castel Mareccio, “Le Montagne dell’Alto Adige”. - Ascoli Piceno - Palazzo Malaspina “Artisti de La Goccia”. - Verona, Galleria Prisma. - Perugia, Accademia dei Filedoni, ”Artisti de La Goccia”. - Laives - Galleria d’arte “La Goccia”. - Vicenza, ”Vicenza Arte” - Laives (Bz), Percorso ricognitivo nella scultura altoatesina 1997. - S. Candido(Bz), ”Reschhaus” con R.Scherer, P.Tanzola e M. Fuchs. - Laives “Art adventure” con ”La Goccia”. 1997 - Tenno (Tn), Artisti e ambiente alpino, “Casa degli artisti”. - Berna (Ch), ”Künslerforum im Stufenbau” con J. Unterer e R. Montagnini. - Corciano (PG), “Sommer Art Fair”. - “Vicenza Arte” con “la Goccia”. - Laives (Bz), Galleria “la Goccia”.1998 - Villa Lagarina (Tn)Palazzo Libera “Arte per la resistenza”. - Laives - Ex V.V.F.F. “Art Adventure” - Salò (Bs),”Arte per la resistenza”. - Trento, Sala della Regione “Arte per la libertà”.

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- Gubbio, Palazzo dei Consoli, “Ruotando”. - Merano, Sala Pidocchino “Art Adventure 2”

- Laives, Ex V.V.F.F. “Art Adventure 2” - Corciano (PG), ”Sommer Art Fair”.

- Laives, ”Moda & Arte” 1999. 1999 - Terni, I.S.T.E.S. “Cenacolo di S.Marco”, con A.Caponi e S. Salah.

- Bolzano, Centro Trevi, ”Presenze oggi”. - Merano, ”Ruotando-pittura e scultura”.

- Arco (Tn), Casinò Municipale, ”G.Segantini, l’opera interpretata”. - Tione di Trento, Centro Studi Judicaria, “G.Segantini, l’opera interpretata”.

- Borgo Valsugana (Tn), Sala mostre Municipio, ”G.Segantini, l’opera interpretata”.

- Gubbio, ”Ruotando - pittura e scultura”. - Folgaria (Tn), Maso Spilzi, “G.Segantini,” - l’opera interpretata.

- Perugia, Ipso Arts Galery, “Incontri d’inverno”. - Ala (Tn), Palazzo ex Ginnasio, ”G.Segantini, l’opera interpretata”

- Corciano (Pg), ”Profilo di donna”. - Trento, Galleria Colonne,Grand Hotel Trento con M.A.Braun e A.Pergher.

- Bolzano, Castel Mareccio, “Connotazione - Verde - Terra”.. - Appiano (Bz), “Kulrurkontakt”, ”Connotazione Verde - Terra”.

- Montichiari, Centro Fiera del Garda (Bs), “Il Vuoto” a cura di G. Fogazzi.

2000 - Volta Mantovana, Ente Italia Artistica, ”Omaggio a Mann Raj”. - Corciano (Pg), “Archis e Verdi” all’Agosto Corcianese.

- Trento, Palazzo del Consiglio, “Strie de Nogaredo”. - Torgiano(Pg), Vinarelli XVII Edizione.

- Nürtingen (G), Galerie Die Treppe, con il gruppo “Pluritendenze itineranti”.

2001 - Arcola (La Spezia), “Arte e Arte” con il Gruppo “Pluritendenze Itineranti”.

- Laives (Bz), “Itineranti dell’arte con il Gruppo “Pluritendenze Itineranti”.

2002 - Bolzano, Centro Trevi, “Dipingere poesia” con “La Goccia”. - Bolzano, “5 Atelier” - Piccola Galleria”, Antico Municipio.

- Perugia. Rocca Paolina, “Inventario di colori” Provincia di Perugia, a cura di E. De Albentìs.

2003 - Tenno (Tn), mostra dei vincitori del “Premio Tuenno” 2005 - Gubbio (Pg), Hotel ai Cappuccini, “Armonie” Bocci,

Archis e Ramadori, a cura di Eugenio Giannì

SEGNALAZIONI

1978 * 8° premio al concorso nazionale “Santa Lucia di Piave. 1980 * Acquisizione di un’opera da parte del “Museo del pattinaggio” di Finale Emilia. * 7°Premio alla Biennale Nazionale della Tavoletta, Cento (Fe). * Invitato alla manifestazione, “Le pareti dipinte” di Cles (Tn).1983 * 1° premio al Concorso di pittura a Tenno (Tn). 1985 * Segnalato dalla Critica (Prof. Carlo Munari)nel Catalogo Mondadori dell’Arte Italiana, (inserto di 2 pagine a colori gratuite). * Invitato al 1° premio “A.R. Giorgi” - Premio per giovani incisori di S.Benedetto Po.Prima edizione, curata da Mario De Micheli. 1998 * Copertina del disco della Rainbow classics, “Colours of the wind”. 2001 * Nomina ad Accademico di Merito dell’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci “di Perugia (Membro dell’Accademia). 2010 - 2° premio al concorso di pittura estemporanea Madonna Di Campiglio (Tn).

2010 - CONESTABO ART GALLERY - TRIESTE “ARMONIE”, Bocci, Archis, Ramadori. “L’INFORME”, Mostra tematica di gruppo - AURORARTEXPO, ORA (Bz).2011 - AREZZO ARTEXPO con la galleria CONESTABO ART GALLERY di TRIESTE.

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Pietro Archis Studio d’Arte Via G.Pascoli, 14

39055 S.Giacomo di Laives (Bolzano)Http//www.pietroarchis.com

www.pietroarchis.itE-mail: [email protected]

Cell. 338.6518095

Azienda Agricola Soini Quinto & Figli

Via Nazionale, 12 - 39051 Bronzolo (BZ), Italia Tel. +39 0471 967044 - Fax +39 0471 967705 e-mail: [email protected]

Un particolare ringraziamento a Sergio Rossi del Rifugio Fuciade, Passo San Pellegrino - Soraga (Tn)per il contributo alla realizzazione del catalogo

AGENZIA ALFA BOLZANO S.r.l. via Orazio 59

39100 Bolzano 0471/285111

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