C o m b a t t e re la povertà farmaceutica ma detta condizionia fine ottobre, e la Cirenaica di...

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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 215 (48.539) Città del Vaticano domenica 20 settembre 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +"!"!}!?!"! Trappole tassonomiche Il Pontefice ribadisce che i vaccini contro il covid-19 dovranno essere universali e non accessibili solo ai più ricchi Combattere la povertà farmaceutica «Sarebbe triste se nel fornire il vac- cino» contro il covid-19 «si desse la priorità ai più ricchi, o se questo vaccino diventasse proprietà di que- sta o quella Nazione, e non fosse più per tutti. Dovrà essere universa- le». Lo ha ribadito con fermezza il Papa parlando ai membri della fon- dazione Banco Farmaceutico, ricevu- ti in Vaticano sabato mattina, 19 set- tembre, nel ventennale di attività. Dopo aver evidenziato come «la recente esperienza della pandemia, oltre a una grande emergenza sanita- ria in cui sono già morte quasi un milione di persone», si stia «tramu- tando in una grave crisi economica, che genera ancora poveri e famiglie che non sanno come andare avanti», Francesco ha esortato da un lato all’«assistenza caritativa» e dall’altro a «combattere anche questa povertà farmaceutica, in particolare con un’ampia diffusione nel mondo dei nuovi vaccini». Del resto, ha spiegato il Pontefice, «chi vive nella povertà, è povero di tutto, anche di farmaci, e quindi la sua salute è più vulnerabile»; al punto che «a volte si corre il rischio di non potersi curare per mancanza di soldi, oppure perché alcune po- polazioni del mondo non hanno ac- cesso a certi farmaci», ha aggiunto definendo il fenomeno «una “margi- nalità farmaceutica”» , che «crea un ulteriore divario tra le nazioni e tra i popoli». Infatti, ha constatato con amarezza il Papa, «troppe persone, troppi bambini muoiono ancora nel mondo perché non possono avere quel farmaco che in altre regioni è disponibile, o quel vaccino». Da qui l’invito conclusivo di Fran- cesco a «uno sforzo comune», per «una convergenza» che — sull’esem- pio di quanto fa il Banco Farmaceu- tico — «coinvolga tutti»: dai ricerca- tori scientifici, alle aziende che pro- ducono e distribuiscono medicinali; fino ai governanti, chiamati «attra- verso le scelte legislative e finanzia- rie, a costruire un mondo più giusto, in cui i poveri non vengano abban- donati o, peggio ancora, scartati». PAGINA 8 Un comitato congiunto garantirà l’equa distribuzione degli introiti Haftar apre sul petrolio ma detta condizioni TRIPOLI, 19. Il comandante dell’au- toproclamato Esercito nazionale li- bico (Lna), Khalifa Haftar, ha an- nunciato «la ripresa della produ- zione e dell’esportazione di petro- lio», mettendo sul tavolo la sua carta al momento più pesante in una fase già molto critica per il paese. Saranno riaperti per un me- se — ha dichiarato in un discorso televisivo — i pozzi e i terminal, che lui stesso sta bloccando da gennaio. Il blocco era stato motiva- to con un’asserita iniquità della ri- partizione dei proventi ai danni della Cirenaica. La decisione, ha affermato Haf- tar, è stata presa «per il bene della popolazione». Lo segnala un tweet di Sky News Arabia. Un annuncio però vincolato a una condizione difficile da evitare: gli introiti dell’export non dovranno esser uti- lizzati per finanziare le milizie che controllano Tripoli e che lui consi- dera «terroriste». Poco dopo l’annuncio, da Tripo- li il numero due del Consiglio pre- sidenziale libico, Ahmed Maitig — in maniera palesemente non con- cordata col resto dell’esecutivo — ha confermato via Twitter, la deci- sione di Haftar e rassicurato par- zialmente il generale. In un comu- nicato — riportano i media libici — ha fatto riferimento a una commis- sione congiunta incaricata di vigila- re che i proventi miliardari siano equamente ripartiti fra le due parti in cui è attualmente spaccato il paese. Si tratta della Tripolitania del premier dimissionario Fayez al- Serraj, che mercoledì ha annuncia- to l’intenzione di lasciare l’incarico a fine ottobre, e la Cirenaica di Haftar, uomo non più così forte dopo i quindici mesi di assalto a Tripoli fallito nel giugno scorso. La commissione, si legge nel comuni- cato, resterà in carica «fino alla for- mazione di un governo di unità na- zionale». Né Haftar né Maitig hanno però affrontato la questione della pre- senza di unità dell’Lna e di forze alleate negli impianti petroliferi do- po che la Noc, l’ente petrolifero li- bico, aveva posto come condizione per il ritorno alla normalità la smi- litarizzazione dei siti. NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha ricevuto que- sta mattina in udienza l’Emi- nentissimo Cardinale Marc Ouellet, Prefetto della Congre- gazione per i Vescovi. Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza l’Eminentissimo Cardinale Juan José Omella Omella, Arcivesco- vo di Barcelona (Spagna), Pre- sidente della Conferenza Epi- scopale Spagnola, con: l’Eminentissimo Cardinale Carlos Osoro Sierra, Arcivesco- vo di Madrid, Vice Presidente; Sua Eccellenza Monsignor Luis Javier Argüello García, Ve- scovo titolare di Ipagro, Ausi- liare di Valladolid; Segretario Generale. Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza Sua Eccellenza Monsignor Flaviano Rami Al Kabalan, Vescovo tito- lare di Aretusa dei Siri, Visita- tore Apostolico per i fedeli Siri in Europa Occidentale e Procu- ratore a Roma di Antiochia dei Siri, con i Familiari. Il Santo Padre ha nominato Vicegerente della Diocesi di Roma Sua Eccellenza Monsi- gnor Gianpiero Palmieri, finora Vescovo Ausiliare di Roma, conferendogli la dignità di Arci- vescovo nella Sede titolare di Idassa. Il Santo Padre ha nominato Membro Ordinario della Ponti- ficia Accademia delle Scienze Sociali il Professor Gustavo Osvaldo Béliz, Segretario della Secretaría de Asuntos Estratégi- cos (Argentina). L’Ue chiede rimpatri veloci e un meccanismo di solidarietà per i profughi In 5.000 nella struttura di emergenza a Lesbo GINEVRA, 19. Sono più di 5.000 i profughi accolti a Lesbo all’interno della nuova struttura di emergenza allestita a Kara Tepe, che ha una ca- pienza di circa 8.000 persone, men- tre i lavori sono ancora in corso. Lo rende noto l’Unhcr, spiegando che continuano gli sforzi in Grecia per assicurare riparo ai richiedenti asilo rimasti senza dimora dopo la serie di incendi che hanno devastato il Centro di accoglienza e identifica- zione di Moria la settimana scorsa. Il sito a Kara Tepe è stato allestito dalle autorità greche, responsabili della gestione e del coordinamento generali delle operazioni di risposta umanitaria, col supporto dell’Unhcr, e di altre organizzazioni. L’operazione di polizia, avviata il 17 settembre, per trasferire i richie- denti asilo nella nuova struttura è tutt’ora in corso. Per ora non sono stati riportati casi di violenza o di uso della forza. Prima di fare ingres- so nella struttura, i migranti sono stati sottoposti a test rapidi per il covid-19. Ad oggi risulterebbero cir- ca 150 casi positivi, tutti posti in quarantena. Sulla situazione dei migranti a Lesbo e sul progetto pilota del cen- tro di accoglienza europeo nell’isola, si è svolto ieri mattina un video-in- contro tra il cancelliere tedesco, An- gela Merkel, la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e il premier greco, Kyriakos Mitsotakis. Lo ha comunicato il portavoce del cancelliere, Steffe Sei- bert. Prima dell’incontro era arrivata a Berlino la presidente della Com- missione. Il nuovo centro — specifi- ca una nota — non dovrebbe occu- parsi solo di accoglienza, ma anche di procedure d’asilo. Intanto, a pochi giorni dalla pre- sentazione del nuovo Patto per la gestione delle migrazioni e dell’asilo presentato da von der Leyen, dall’Ue arrivano una serie di indica- zioni: rimpatri veloci dei migranti, stretta collaborazione con i paesi di origine e transito, ma soprattutto un meccanismo di solidarietà obbligato- rio, che prevede una serie di misure da mettere in campo a seconda de- gli scenari e della consistenza dei flussi migratori, compresi i tanto controversi ricollocamenti dei profu- ghi. «È ovvio che la solidarietà vo- lontaria non è abbastanza» ha ri- marcato il commissario europeo agli Affari interni, Ylva Johansson, in un’intervista a un gruppo di media europei. «Tutti gli Stati membri de- vono rispondere secondo la loro grandezza e capacità» ha detto. L’appuntamento è fissato per il 23 settembre, data che dovrebbe segna- re l’inizio delle procedure per can- cellare il regolamento di Dublino, come promesso da von der Leyen davanti al Parlamento europeo. Profughi si dirigono verso il nuovo campo di Kara Tepe (Ansa) di CARLO MARIA POLVANI I bambini piccoli, affacciandosi al mondo de- gli animali, dimostrano un senso innato della tassonomia (lo studio e le regole della classi- ficazione); viene loro naturale, infatti, definire le categorie degli esseri viventi a partire dall’am- biente in cui si spostano: i pesci nuotano nel ma- re, gli uccelli volano nel cielo, i mammiferi camminano sulla terra. Poi però imparano che le cose so- no più complicate di quelle che sembrano: vi sono pesci come il saltafango (Oxudercinae ) che deam- bulano sulla terra nelle zone inter- tidali durante le basse maree; vi sono uccelli come l’emù (Dromaius novaehollandiae) che percorrono grandi distanze sulla terra correndo a velocità di 50 km/h; vi so- no mammiferi marini come i cetacei dentati (Odontocetes) per i quali la terra rappresenta un pericolo mortale (i delfini spiaggiati). Diventando grandi, i ragazzi devono quindi ri- calibrare le loro categorie iniziali non a partire da dati funzionali facilmente osservabili ma da dati più complessi. Eventualmente si rendono conto che le categorie da usarsi sono tante e non sem- pre esclusive. Un pesce si qualifica, per lo più, per essere un vertebrato squamato, oviparo, a sangue freddo, che usa le branchie per respirare e ha solo appendici conosciute come pinne; un uc- cello è, per lo più, un vertebrato bipede piumato, a sangue caldo, dotato da arti superiori congiunti in una furcula (l’osso centrale fra i due omeri che si trova anche fra le ali dei polli e che permette di sbattere le ali), che si riproduce covando le proprie uo- va; un mammifero è, per lo più, un vertebrato a sangue caldo con quattro arti, che respira come un uccello attraverso i polmoni, dotato di una neocorteccia cerebrale e di ghiandole mammarie che permetto- no l’allattamento di cuccioli che nascono quasi sempre dopo una gestazione intracorporea per mezzo della placenta (anche se vi sono dei mam- miferi che depongono le uova, come gli ornito- rinchi (Ornithorhynchus anatinus). Questo sforzo non sembra mai avere fine al punto che a diventare l’oggetto della ricerca pos- sono diventare le categorie stesse. Ne sono un buon esempio i pipistrelli, mammiferi che hanno modificato il loro scheletro adattandolo al volo. Alcuni, come le volpi volanti della Malesia (Pte- ropus vampyrus), riescono a volare per decine di chilometri e sono capaci di effettuare acrobazie aeree degne di rondini e di falchi. Molti ritengo- no che i pipistrelli siano i soli mammiferi volanti. Ma esiste una specie di scoiattoli — i cosiddetti scoiattoli volanti di Giava (Iomys horsfieldii) — che possono, buttandosi dagli alberi, planare per un centinaio di metri, effettuando inversioni in volo di 180 gradi, e questo grazie a delle membrane speciali che trasformano il loro corpo in tute alari del tipo usate nel sport estremo del base jumping. Ma planare è volare? Forse no, ma chi vedendo un aliante non lo includerebbe nella stessa cate- goria di un aereo? Più si va avanti nel conoscere, più le categorie si moltiplicano; e più si va avanti ancora, più queste ultime si raffinano. D’altronde, la teologia conosce bene questo principio; una delle sue ap- plicazioni è riassunta in un motto caro alla Com- pagnia di Gesù: numquam nega, raro adfirma, di- stingue frequenter. Il sapere più evoluto diffida delle negazioni, non si accontenta delle afferma- zioni e si alimenta di distinzioni frequenti. PUNTI DI RESISTENZA Jennifer e il sicomoro GABRIELE NICOLÒ A PAGINA 4 Messa di suffragio a Como del cardinale Krajewski Nell’abbraccio del Papa il ricordo di don Malgesini PAGINA 8 Rapporto delle Nazioni Unite D ifendere la biodiversità ANNA LISA ANTONUCCI A PAGINA 3 È ripartito il programma «I viaggi del cuore» di Davide Banzato In equilibrio tra cultura, arte e storia ED OARD O ZACCAGNINI A PAGINA 4 Giovanni Testori raccontato da Luca Doninelli Cosa fa di un uomo un maestro CRISTIANO GOVERNA A PAGINA 5 ALLINTERNO

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    L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

    Unicuique suum

    POLITICO RELIGIOSO

    Non praevalebunt

    Anno CLX n. 215 (48.539) Città del Vaticano domenica 20 settembre 2020

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    Trappole tassonomiche

    Il Pontefice ribadisce che i vaccini contro il covid-19 dovranno essere universali e non accessibili solo ai più ricchi

    C o m b a t t e rela povertà farmaceutica

    «Sarebbe triste se nel fornire il vac-cino» contro il covid-19 «si desse lapriorità ai più ricchi, o se questovaccino diventasse proprietà di que-sta o quella Nazione, e non fossepiù per tutti. Dovrà essere universa-le». Lo ha ribadito con fermezza ilPapa parlando ai membri della fon-dazione Banco Farmaceutico, ricevu-ti in Vaticano sabato mattina, 19 set-tembre, nel ventennale di attività.

    Dopo aver evidenziato come «larecente esperienza della pandemia,oltre a una grande emergenza sanita-ria in cui sono già morte quasi un

    milione di persone», si stia «tramu-tando in una grave crisi economica,che genera ancora poveri e famiglieche non sanno come andare avanti»,Francesco ha esortato da un lato

    all’«assistenza caritativa» e dall’a l t roa «combattere anche questa povertàfarmaceutica, in particolare conun’ampia diffusione nel mondo deinuovi vaccini».

    Del resto, ha spiegato il Pontefice,«chi vive nella povertà, è povero ditutto, anche di farmaci, e quindi lasua salute è più vulnerabile»; alpunto che «a volte si corre il rischiodi non potersi curare per mancanzadi soldi, oppure perché alcune po-polazioni del mondo non hanno ac-cesso a certi farmaci», ha aggiuntodefinendo il fenomeno «una “m a rg i -nalità farmaceutica”» , che «crea unulteriore divario tra le nazioni e tra ipopoli». Infatti, ha constatato conamarezza il Papa, «troppe persone,troppi bambini muoiono ancora nelmondo perché non possono averequel farmaco che in altre regioni èdisponibile, o quel vaccino».

    Da qui l’invito conclusivo di Fran-cesco a «uno sforzo comune», per«una convergenza» che — sull’esem-pio di quanto fa il Banco Farmaceu-tico — «coinvolga tutti»: dai ricerca-tori scientifici, alle aziende che pro-ducono e distribuiscono medicinali;fino ai governanti, chiamati «attra-verso le scelte legislative e finanzia-rie, a costruire un mondo più giusto,in cui i poveri non vengano abban-donati o, peggio ancora, scartati».

    PAGINA 8

    Un comitato congiunto garantirà l’equa distribuzione degli introiti

    Haftar apre sul petrolioma detta condizioni

    TRIPOLI, 19. Il comandante dell’au-toproclamato Esercito nazionale li-bico (Lna), Khalifa Haftar, ha an-nunciato «la ripresa della produ-zione e dell’esportazione di petro-lio», mettendo sul tavolo la suacarta al momento più pesante inuna fase già molto critica per ilpaese. Saranno riaperti per un me-se — ha dichiarato in un discorsotelevisivo — i pozzi e i terminal,che lui stesso sta bloccando dagennaio. Il blocco era stato motiva-to con un’asserita iniquità della ri-partizione dei proventi ai dannidella Cirenaica.

    La decisione, ha affermato Haf-tar, è stata presa «per il bene dellapopolazione». Lo segnala un tweetdi Sky News Arabia. Un annuncioperò vincolato a una condizionedifficile da evitare: gli introitidell’export non dovranno esser uti-lizzati per finanziare le milizie checontrollano Tripoli e che lui consi-dera «terroriste».

    Poco dopo l’annuncio, da Tripo-li il numero due del Consiglio pre-sidenziale libico, Ahmed Maitig —in maniera palesemente non con-cordata col resto dell’esecutivo —ha confermato via Twitter, la deci-sione di Haftar e rassicurato par-zialmente il generale. In un comu-nicato — riportano i media libici —

    ha fatto riferimento a una commis-sione congiunta incaricata di vigila-re che i proventi miliardari sianoequamente ripartiti fra le due partiin cui è attualmente spaccato ilpaese. Si tratta della Tripolitaniadel premier dimissionario Fayez al-Serraj, che mercoledì ha annuncia-to l’intenzione di lasciare l’incaricoa fine ottobre, e la Cirenaica diHaftar, uomo non più così fortedopo i quindici mesi di assalto aTripoli fallito nel giugno scorso. Lacommissione, si legge nel comuni-cato, resterà in carica «fino alla for-mazione di un governo di unità na-zionale».

    Né Haftar né Maitig hanno peròaffrontato la questione della pre-senza di unità dell’Lna e di forzealleate negli impianti petroliferi do-po che la Noc, l’ente petrolifero li-bico, aveva posto come condizioneper il ritorno alla normalità la smi-litarizzazione dei siti.

    NOSTREINFORMAZIONI

    Il Santo Padre ha ricevuto que-sta mattina in udienza l’Emi-nentissimo Cardinale MarcOuellet, Prefetto della Congre-gazione per i Vescovi.

    Il Santo Padre ha ricevutoquesta mattina in udienzal’Eminentissimo Cardinale JuanJosé Omella Omella, Arcivesco-vo di Barcelona (Spagna), Pre-sidente della Conferenza Epi-scopale Spagnola, con:

    l’Eminentissimo CardinaleCarlos Osoro Sierra, Arcivesco-vo di Madrid, Vice Presidente;

    Sua Eccellenza MonsignorLuis Javier Argüello García, Ve-scovo titolare di Ipagro, Ausi-liare di Valladolid; SegretarioGenerale.

    Il Santo Padre ha ricevutoquesta mattina in udienza SuaEccellenza Monsignor FlavianoRami Al Kabalan, Vescovo tito-lare di Aretusa dei Siri, Visita-tore Apostolico per i fedeli Siriin Europa Occidentale e Procu-ratore a Roma di Antiochia deiSiri, con i Familiari.

    Il Santo Padre ha nominatoVicegerente della Diocesi diRoma Sua Eccellenza Monsi-gnor Gianpiero Palmieri, finoraVescovo Ausiliare di Roma,conferendogli la dignità di Arci-vescovo nella Sede titolare diIdassa.

    Il Santo Padre ha nominatoMembro Ordinario della Ponti-ficia Accademia delle ScienzeSociali il Professor GustavoOsvaldo Béliz, Segretario dellaSecretaría de Asuntos Estratégi-cos (Argentina).

    L’Ue chiede rimpatri veloci e un meccanismo di solidarietà per i profughi

    In 5.000 nella struttura di emergenza a LesboGINEVRA, 19. Sono più di 5.000 iprofughi accolti a Lesbo all’internodella nuova struttura di emergenzaallestita a Kara Tepe, che ha una ca-pienza di circa 8.000 persone, men-tre i lavori sono ancora in corso. Lorende noto l’Unhcr, spiegando checontinuano gli sforzi in Grecia perassicurare riparo ai richiedenti asilorimasti senza dimora dopo la seriedi incendi che hanno devastato ilCentro di accoglienza e identifica-zione di Moria la settimana scorsa.Il sito a Kara Tepe è stato allestitodalle autorità greche, responsabilidella gestione e del coordinamentogenerali delle operazioni di rispostaumanitaria, col supporto dell’U n h c r,e di altre organizzazioni.

    L’operazione di polizia, avviata il17 settembre, per trasferire i richie-denti asilo nella nuova struttura ètutt’ora in corso. Per ora non sonostati riportati casi di violenza o diuso della forza. Prima di fare ingres-so nella struttura, i migranti sonostati sottoposti a test rapidi per ilcovid-19. Ad oggi risulterebbero cir-

    ca 150 casi positivi, tutti posti inquarantena.

    Sulla situazione dei migranti aLesbo e sul progetto pilota del cen-tro di accoglienza europeo nell’isola,si è svolto ieri mattina un video-in-contro tra il cancelliere tedesco, An-gela Merkel, la presidente dellaCommissione Ue, Ursula von der

    Leyen, e il premier greco, KyriakosMitsotakis. Lo ha comunicato ilportavoce del cancelliere, Steffe Sei-bert. Prima dell’incontro era arrivataa Berlino la presidente della Com-missione. Il nuovo centro — sp ecifi-ca una nota — non dovrebbe occu-parsi solo di accoglienza, ma anchedi procedure d’asilo.

    Intanto, a pochi giorni dalla pre-sentazione del nuovo Patto per lagestione delle migrazioni e dell’asilopresentato da von der Leyen,dall’Ue arrivano una serie di indica-zioni: rimpatri veloci dei migranti,stretta collaborazione con i paesi diorigine e transito, ma soprattutto unmeccanismo di solidarietà obbligato-rio, che prevede una serie di misureda mettere in campo a seconda de-gli scenari e della consistenza deiflussi migratori, compresi i tantocontroversi ricollocamenti dei profu-ghi. «È ovvio che la solidarietà vo-lontaria non è abbastanza» ha ri-marcato il commissario europeo agliAffari interni, Ylva Johansson, inun’intervista a un gruppo di mediaeuropei. «Tutti gli Stati membri de-vono rispondere secondo la lorograndezza e capacità» ha detto.

    L’appuntamento è fissato per il 23settembre, data che dovrebbe segna-re l’inizio delle procedure per can-cellare il regolamento di Dublino,come promesso da von der Leyendavanti al Parlamento europeo.

    Profughi si dirigono verso il nuovo campo di Kara Tepe (Ansa)

    di CARLO MARIA PO LVA N I

    I bambini piccoli, affacciandosi al mondo de-gli animali, dimostrano un senso innato dellatassonomia (lo studio e le regole della classi-ficazione); viene loro naturale, infatti, definire lecategorie degli esseri viventi a partire dall’am-biente in cui si spostano: i pesci nuotano nel ma-re, gli uccelli volano nel cielo, imammiferi camminano sulla terra.Poi però imparano che le cose so-no più complicate di quelle chesembrano: vi sono pesci come ilsaltafango (O x u d e rc i n a e ) che deam-bulano sulla terra nelle zone inter-tidali durante le basse maree; visono uccelli come l’emù (D ro m a i u snovaehollandiae) che percorrono grandi distanzesulla terra correndo a velocità di 50 km/h; vi so-no mammiferi marini come i cetacei dentati(Odontocetes) per i quali la terra rappresenta unpericolo mortale (i delfini spiaggiati).

    Diventando grandi, i ragazzi devono quindi ri-calibrare le loro categorie iniziali non a partire dadati funzionali facilmente osservabili ma da datipiù complessi. Eventualmente si rendono conto

    che le categorie da usarsi sono tante e non sem-pre esclusive. Un pesce si qualifica, per lo più,per essere un vertebrato squamato, oviparo, asangue freddo, che usa le branchie per respirare eha solo appendici conosciute come pinne; un uc-cello è, per lo più, un vertebrato bipede piumato,a sangue caldo, dotato da arti superiori congiuntiin una furcula (l’osso centrale fra i due omeri che

    si trova anche fra le ali dei polli eche permette di sbattere le ali), chesi riproduce covando le proprie uo-va; un mammifero è, per lo più, unvertebrato a sangue caldo conquattro arti, che respira come unuccello attraverso i polmoni, dotatodi una neocorteccia cerebrale e dighiandole mammarie che permetto-

    no l’allattamento di cuccioli che nascono quasisempre dopo una gestazione intracorporea permezzo della placenta (anche se vi sono dei mam-miferi che depongono le uova, come gli ornito-rinchi (Ornithorhynchus anatinus).

    Questo sforzo non sembra mai avere fine alpunto che a diventare l’oggetto della ricerca pos-sono diventare le categorie stesse. Ne sono unbuon esempio i pipistrelli, mammiferi che hanno

    modificato il loro scheletro adattandolo al volo.Alcuni, come le volpi volanti della Malesia (Pte-ropus vampyrus), riescono a volare per decine dichilometri e sono capaci di effettuare acrobazieaeree degne di rondini e di falchi. Molti ritengo-no che i pipistrelli siano i soli mammiferi volanti.Ma esiste una specie di scoiattoli — i cosiddettiscoiattoli volanti di Giava (Iomys horsfieldii) — chepossono, buttandosi dagli alberi, planare per uncentinaio di metri, effettuando inversioni in volodi 180 gradi, e questo grazie a delle membranespeciali che trasformano il loro corpo in tute alaridel tipo usate nel sport estremo del base jumping.Ma planare è volare? Forse no, ma chi vedendoun aliante non lo includerebbe nella stessa cate-goria di un aereo?

    Più si va avanti nel conoscere, più le categoriesi moltiplicano; e più si va avanti ancora, piùqueste ultime si raffinano. D’altronde, la teologiaconosce bene questo principio; una delle sue ap-plicazioni è riassunta in un motto caro alla Com-pagnia di Gesù: numquam nega, raro adfirma, di-stingue frequenter. Il sapere più evoluto diffidadelle negazioni, non si accontenta delle afferma-zioni e si alimenta di distinzioni frequenti.

    PUNTI DI RESISTENZA

    Jennifere il sicomoro

    GABRIELE NICOLÒ A PA G I N A 4

    Messa di suffragio a Comodel cardinale Krajewski

    Nell’abbracciodel Papa il ricordodi don Malgesini

    PAGINA 8

    Rapporto delle Nazioni Unite

    D ifenderela biodiversità

    ANNA LISA ANTONUCCI A PA G I N A 3

    È ripartito il programma «I viaggidel cuore» di Davide Banzato

    In equilibriotra cultura, arte e storia

    ED OARD O ZACCAGNINI A PA G I N A 4

    Giovanni Testori raccontatoda Luca Doninelli

    Cosa fa di un uomoun maestro

    CRISTIANO GOVERNA A PA G I N A 5

    ALL’INTERNO

  • L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 domenica 20 settembre 2020

    L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

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    LONDRA, 19. Il timore di un secondolockdown nazionale torna ad allun-garsi sul Regno Unito, alle prese co-me molti altri Paesi — europei e non— con un rialzo allarmante di conta-gi di covid-19. Con la Francia chesupera i 13.000 nuovi casi giornalierie Madrid costretta a richiudere granparte della città, mentre a livellomondiale i contagi hanno ormai su-perato quota 30 milioni.

    Di fronte alla repentina crescitadei casi nel Regno Unito, il governodi Boris Johnson si sta preparandoad ogni evenienza, anche quella piùestrema di una chiusura bis. Per oralo strumento scelto è quello di unrafforzamento parziale e localizzatodelle restrizioni, esteso tuttavia a ter-ritori che si vanno ampliando digiorno in giorno, fino a coinvolgereuna vasta parte del paese e oltre 15milioni di persone, circa un quintodella popolazione.

    La stretta — già adottata da setti-mane a Leicester e poi a Bolton (aimargini della Grande Manchester), aBirmingham (seconda città del Re-gno), nonché in alcune aree e Co-muni di Scozia, Galles o Irlanda delNord — si allarga ora al nord-est, in-clusi i centri urbani di Newcastle oSunderland. E da martedì prossimoad altri territori centralie e nord-oc-cidentali, dal Lancashire, a Liver-pool, a un ulteriore pezzo delle Mi-dlands o dello West Yorkshire. Zonedensamente popolate dove si reintro-duce il bando su qualunque contattosociale privato, all’aperto o all’ester-no, al di là dei nuclei familiari con-

    viventi; limitazioni più serrate sugliorari di ristoranti, pub e caffè; l’indi-cazione di non usare i trasporti pub-blici se non per esigenze essenziali,come andare al lavoro o a scuola.

    Una strategia che dilaga del restoa macchia d’olio anche altrove nelglobo, sullo sfondo dei moniti sem-pre più pressanti dell’O rganizzazio-ne mondiale della sanità (Oms), cheha parlato di un totale d’infezioniglobali ormai stimata a 30 milioni.

    Le ultime conferme arrivano dallaFrancia, dove i contagi e i decessi(balzati ieri a 13.215 e 123, record diquesta fase) sono tripli rispetto allaGrn Bretagna; o dalla Spagna, co-stretta ad annunciare un nuovo giroanche nella capitale, Madrid.Nell’ultima settimana le vittime inSpagna sono state 432.

    In Gran Bretagna il prezzo paga-to alla pandemia in questi mesi èstato ufficialmente di quasi 42.000

    morti, il più micidiale in cifra asso-luta dell’intero Vecchio Continente.

    In Francia è risultato positivo alcovid-19 anche il ministro delle Fi-nanze, Bruno Le Maire. Nella capi-tale, Parigi, è stato chiuso Il campusdi Sciences-Po (l'Istituto di studi po-litici), dopo che sono stati identifica-ti all’interno dell’ateneo un numerosignificativo di casi positivi.

    Diverse nazioni europee sono alleprese con una recrudescenza deicontagi. E’ il caso dei Paesi Bassi,dove questa settimana i malati sonoaumentati del 59 per cento rispetto aquella scorsa. Lo ha riferito allastampa l’autorità sanitaria Rivm.

    Pure la Danimarca è alle presecon una nuova stretta anti coronavi-rus. A partire da oggi, bar e ristoran-ti verranno chiusi alle 22 e agli av-ventori dovranno indossare la ma-scherina fino a quando non si saran-no seduti. Lo ha confermato il pri-mo ministro, Mette Federiksen,estendendo a tutto il paese misureentrate già ieri in vigore a Copena-ghen, la capitale.

    In Islanda — paese di circa360.000 abitanti, che ieri ha riporta-to 21 nuovi contagi, i numeri più altida aprile — diversi locali pubblici so-no stati chiusi per quattro giorninell’area metropolitana della capita-le, Reykjavík. Lo ha detto il ministrodella Sanità, Svandis Svavarsdóttir.

    Contagi in netto aumento anchein Italia. Ieri ci sono stati 1.907 nuo-vi, con l’età media che sale oltre i 50anni. Si tratta per lo più contagi infamiglia, dai giovani ai più anziani.Intanto, si contano 2.397 focolai atti-vi, di cui 698 nuovi, e per gli espertila situazione potrebbe peggiorare.

    Un centro per effettuare tamponinelle strade di Londra (Afp)

    D ifficoltànella formazione

    del nuovo governolibanese

    Nella martoriata città siriana

    A Raqqa torna l’illuminazione notturna

    BE I R U T, 19. È necessaria, quanto pri-ma, la formazione di un nuovo go-verno in Libano per avviare le tantoattese riforme strutturali, in grado diavviare il Paese fuori dalla peggiorecrisi economica e politica degli ulti-mi 30 anni. Questo l’invito rivoltoieri dal presidente francese, Emma-nuel Macron, al suo omologo liba-nese Michel Aoun, durante una con-versazione telefonica tra i due, con-fermata anche dall’ufficio della presi-denza libanese. Secondo i media li-banesi, visti gli ostacoli sulla stradadella formazione del governo, ci sa-rebbe il rischio concreto che il neoprimo ministro Mustafa Adib, possagettare la spugna. Molto delicatal’assegnazione di alcuni dicasteri, inparticolare quello delle finanze, inquesto momento in cui è necessariogestire gli aiuti per la ricostruzione,dopo la devastante esplosione del 4agosto al porto di Beirut. Tra le altredifficoltà, i negoziati con il FondoMonetario Internazionale per laconcessione di altri aiuti economici.

    Presentato il piano d’azione della Commissione europea

    Per costruire un’Unionedavvero antirazzista

    Una fase della conferenza sul piano d’azione dell’Ue contro il razzismo, Bruxelles (Ansa)

    Il presidenteM a t t a re l l a

    per il capodannoebraico

    ROMA, 19. «Il capodanno rappre-senta non solo un momento diraccoglimento e riflessione, maanche un’occasione di speranza edi rinascita... Esprimo il mio con-vinto auspicio che il nuovo annoebraico segni per tutti l’intensifi-cazione del senso di comunità,perché insieme, grazie al contri-buto di ciascuno di noi e nel piùnetto ripudio di ogni forma diviolenza, intolleranza e discrimi-nazione, sia sempre più efficacetutelare e promuovere i valorifondamentali della Repubblica».Con queste parole il presidentedella Repubblica italiana, SergioMattarella, ha rivolto alle comu-nità ebraiche e a tutti gli ebreipresenti in Italia gli auguri in oc-casione delle festività di Rosh ha-Shanah. Con questi sentimenti —ha concluso Mattarella evocandole attuali circostanze, ancora se-gnate dalla pandemia di covid-19— rinnovo a tutti i concittadinidi fede ebraica sinceri auguri perun capodanno foriero di pace,dialogo e comprensione».

    Referendum sul taglio dei parlamentaried elezioni amministrative in Italia

    BRUXELLES, 19. La Commissioneeuropea presenta un piano d’azionecon cui dichiara guerra al razzismoe alla xenofobia, a partire dallescuole e dagli ambienti delle forzedell’ordine. In Europa «è ora dicambiare e di costruire un’Unionedavvero antirazzista». Lo ha dettoil presidente della Commissioneeuropea, Ursula von der Leyen, nelsuo primo discorso sullo statodell’Unione, durante la plenariadel Parlamento europeo.

    Bruxelles nominerà per la primavolta un coordinatore anti-razzi-smo, invitando gli Stati membri adotarsi di piani nazionali entro il2022 e ad utilizzare le risorse delprossimo Bilancio Ue e del Reco-very fund, per mettere in campomisure efficaci. Il mancato rispettodelle direttive europee potrà dareluogo a procedure di infrazione.

    «I progressi per combattere ilrazzismo e l’odio in Europa nonsono abbastanza. È giunto il mo-mento di affrontare il problema. Leproteste parlano chiaro. Non saràfacile, ma è necessario» ha afferma-to la vicepresidente Věra Jourová,presentando l’iniziativa con la com-missaria all’Eguaglianza HelenaDalli. «Intensificheremo il nostroimpegno e non esiteremo a raffor-zare la legislazione, se occorre. Lastessa Commissione adeguerà lasua politica di assunzioni in mododa rispecchiare meglio la società

    europea». Dalli ha invece avvertitoche «nelle società democratichenon vi è spazio per la discrimina-zione razziale e il razzismo di al-cun tipo». Si tratta, ha detto, di unfenomeno strutturale che va contra-stato a tutti i livelli di governance.

    PE C H I N O, 19. L’aeroporto diWuhan — la città cinese primo epi-centro dell’epidemia di coronavirus,trasformatasi poi in pandemia glo-bale — ha riaperto ai voli interna-zionali dopo otto mesi di blocco.

    Ieri, infatti, è atterrato un aereodella compagnia sudcoreana T'way,con sessanta passeggeri a bordo,che d’ora in avanti opererà un voloa settimana tra Wuhan e Incheon.

    All’aeroporto di Wuhan sono co-munque cambiate le regole per gliarrivi internazionali: chiunque at-terri dall’estero nell’esteso capoluo-go della provincia di Hubei, nellaCina centrale, deve essere risultatonegativo al covid-19 nelle ultime 72ore e deve presentare il risultatodel test alle autorità aeroportuali.

    Nel resto della Cina è ancora invigore il divieto di ingresso allamaggior parte delle persone prove-nienti dall’estero e chi è autorizzatodeve comunque restare in quaran-tena per due settimane.

    Intanto, nessuna nuova infezioneda covid-19 trasmessa a livello "lo-cale" è stata segnalata ieri in Cina,dove invece sono stati registrati al-tri 32 casi confermati provenientidall’estero e venti nuovi asintomati-ci arrivati da altri paesi. Lo rendenoto il bollettino della Commissio-ne sanitaria nazionale cinese.

    Tra i casi "importati", 13 sonostati segnalati in Shaanxi, 12 aShanghai, 3 a Tianjin, altrettanti inGuangdong e uno in Fujian.

    Un totale di 80.456 persone era-no state dimesse alla data di ieri davari ospedali, dopo essersi ripresedalla malattia, mentre in Cina i de-cessi da covid-19 correlati restanosempre fermi a quota 4.634.

    Sempre molto grave, invece, lasituazione in India, dove da circauna settimana sono stati registraticirca 90.000 casi al giorno.

    Nel subcontinente indiano sonostati superati i 5,3 milioni di conta-gi, mentre i morti sono oltre85.000. Gli stati più colpiti sonoquelli di Maharastra, con oltre800.000 contagi, dell’Andhra Pra-desh, oltre 500.000, e Karnataka,quasi 400.000. Secondo le autoritàsanitarie indiane, sono oltre 4,2 mi-lioni i pazienti guariti, con un tassodi guarigione del 79,2 per cento ecirca 70.000 persone al giorno chevengono dichiarate guarite.

    Nel consueto briefing sul covid-19, il direttore generale dell’O rga-nizzazione mondiale della sanità(Oms), Tedros Adhanom Ghebre-yesu, ha dichiarato che «il mondoera impreparato al coronavirus».«Questa pandemia — ha sottolinea-to il direttore dell’Agenziadell’Onu — ha dimostrato che, in-dipendentemente dal fatto che ipaesi siano ricchi o poveri, i sistemisanitari possono essere completa-mente sopraffatti e i servizi essen-ziali possono fallire».

    ROMA, 19. Si torna al voto in Ita-lia. Domani e lunedì i cittadiniaventi diritto, rispettando le nor-me anticovid stabilite, potrannoesprimere il proprio parere nel re-ferendum costituzionale sulla con-ferma della riduzione del numerodei parlamentari, per il quale nonè richiesto il quorum di partecipa-zione del 50 per cento più uno.Gli elettori dovranno confermare omeno il testo della legge che mo-difica gli articoli 56, 57 e 59 dellaCostituzione riducendo il numerodei parlamentari, già approvatodalle due camere.

    Il fronte del “sì” sostiene, in ca-so di vittoria, una forte riduzionedei costi della politica — 285 mi-lioni a legislatura o 57 milioni an-

    nui — accompagnata da una mag-giore efficienza. Per lo schieramen-to, quello del “no”, si profila inve-ce una riduzione della rappresen-tatività. Si passerebbe infatti daun eletto ogni 64.000 persone, aun eletto ogni 101.000, con il ri-schio di avere territori sotto-rap-p re s e n t a t i .

    Ma la tornata elettorale interes-serà anche sette regioni — Ve n e t o ,Liguria, Toscana, Marche, Campa-nia, Puglia e Valle d’Aosta — dovesi voterà per eleggere i nuovi go-vernatori, e 962 comuni che do-vranno scegliere i sindaci. Infinein Sardegna e Veneto sono previ-ste elezioni suppletive per due col-legi al Senato.

    DA M A S C O, 19. Torna l’illuminazio-ne pubblica notturna a Raqqa, cit-tà del nord della Siria martoriatadalla guerra e dalla presenza deiterroristi del sedicente stato islami-co (Is), che per tre anni aveva sta-bilito proprio qui la roccaforte.

    Sui suoi profili social, il comunedi Raqqa ha pubblicato nelle ulti-me ore numerose foto della nuova,variopinta illuminazione stradale esul ponte sul fiume Eufrate.

    Raqqa era entrata direttamentenel conflitto siriano nel 2012, quan-do l’esercito di Damasco si era riti-rato e le forze armate delle opposi-

    zioni avevano preso il controllodella città. Successivamente, diversigruppi islamisti si erano imposses-sati di quartieri della città, fino aquando, nel 2013, l’Is ne aveva sta-bilito il suo quartier generale.

    La città venne tutta conquistatadai terroristi nel 2014 e per tre annidiventa la “capitale” dell’a u t o p ro -clamato stato islamico in Siria.Raqqa è anche tristemente nota peril ritrovamento di migliaia di cada-veri, rinvenuti anche di recente nel-le fosse comuni dentro e fuori lacittà. Vittime dei terribili criminiattribuiti all’Is dal 2014 al 2017.

    Per ampliare gli investimenti

    Negoziati tra Ue e CinaBE R L I N O, 19. Cina e Unione euro-pea si stanno muovendo stabilmen-te per ampliare le prospettive dicooperazione futura negli investi-menti, mentre quest’anno si celebrail 45° anniversario dell’instaurazio-ne dei rapporti diplomatici tra Pe-chino e Bruxelles.

    Nel corso di un vertice in video-conferenza, i leader della Cina edell’Ue hanno annunciato la firmaufficiale di un accordo sulle indica-zioni geografiche, impegnandosi adaccelerare i negoziati sul trattatoper gli investimenti al fine di con-cludere le trattative entro quest’an-no e hanno deciso di rafforzare lacooperazione ambientale e digitale.

    Il vertice è stato co-presieduto(in collegamento video) dal presi-

    dente cinese, Xi Jinping, dal can-celliere tedesco, Angela Merkel, dalpresidente del Consiglio europeo,Charles Michel, e dal presidentedella Commissione europea, Ursulavon der Leyen.

    Nei primi sette mesi del 2020, laCina è diventata il principale par-tner commerciale dell’Unione euro-pea, secondo quanto comunicatoda Eurostat, l’ufficio statisticodell’Ue.

    Le importazioni dell’Ue dallaCina sono aumentate del 4,9 percento tra gennaio e luglio rispettoallo stesso periodo dell’anno scor-so, mentre le importazionidell’Unione dagli Stati Uniti sonodiminuite dell’11,7 per cento.

  • L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 20 settembre 2020 pagina 3

    Parte negli Usa l’“early voting”

    In un libro di Marco Frittella la mappa delle eccellenze italiane nell’economia verde

    Italia green: il futuro è già qui

    Stati Uniti:morta Ruth

    Bader Ginsburg

    WASHINGTON, 19. Ruth Bader Gin-sburg, giudice della Corte Supremadegli Stati Uniti da oltre 27 anni, èmorta ieri all’età di 87 anni dopouna lunga malattia. Nata a Broo-klyn il 15 marzo del 1933, era statanominata alla Corte Suprema, se-conda donna nella storia, nel 1993da Bill Clinton. Proveniente da unafamiglia di immigrati ebrei, e laurea-tasi nel 1955 in quella Harvard cheaveva appena iniziato ad ammetterele donne, Ruth Bader Ginsburg èdivenuta nota per le sue posizioni adifesa delle persone fragili oltre chedei diritti della donne. «La nostranazione ha perso un giurista di por-tata storica», ha commentato il pre-sidente della Corte Suprema, JohnRob erts.

    Perú: il presidente Vizcarranon sarà destituito

    LIMA, 19. Il presidente peruviano Martín Vizcarra è riuscito a evitare la procedu-ra di impeachment promossa dai suoi oppositori in Parlamento nei suoi confrontiper «incapacità morale». Ieri il Congresso — dopo un intenso dibattito e l’inter-vento di Vizcarra durato una quindicina di minuti — con 78 voti contrari, 32 fa-vorevoli e 15 astensioni, ha respinto la mozione per la destituzione del presidenteperuviano, per la quale sarebbero serviti 87 voti. L’11 settembre la mozione erastata avviata con 65 voti favorevoli, 36 contrari e 24 astensioni, su un totale di 130seggi. Appare chiaro dunque il cambio di posizione da parte di molti deputati.

    Vizcarra, che inizialmente non avrebbe dovuto partecipare alla sessione inquanto il Paese non doveva essere distratto da «discussioni sterili», ha deciso di«metterci la faccia», come dichiarato da lui stesso. Nel suo intervento ha ribaditoche le registrazioni audio sulle quali sono state basate le accuse – r i g u a rd a n t icontratti sottoscritti dal ministero della Cultura con il cantante Richard Swing –non sono stati verificati e che saranno messi a disposizione del pm.

    Rapporto delle Nazioni Unite

    Difendere la biodiversitàcontro le pandemie

    di ALICIA LOPES ARAÚJO

    Ora come non mai è chiaro che il fu-turo dell’Europa debba essere verde.«Dobbiamo cambiare il modo in cuitrattiamo la natura; un cambiamento non so-lo necessario quello del Green New Deal,ma anche possibile». Sono le parole pronun-ciate il 16 settembre scorso a Bruxelles dalpresidente della Commissione europea, Ur-sula von der Leyen, nel discorso sullo statodell’Unione davanti al Parlamento dell’Ueriunito in seduta plenaria.

    Il Green New Deal è la strategiadell’Unione europea che ambisce a raggiun-gere la neutralità climatica o impatto climati-co zero entro il 2050 mediante la riduzionedel 55 per cento delle emissioni nocive nelprossimo decennio. Ebbene l’Italia, che è giàall’avanguardia nella green economy, potràesserne capofila in Europa. Lo sostiene delresto anche il Manifesto di Assisi, presentatoa gennaio scorso col titolo «Un’economia amisura d’uomo contro la crisi climatica» nelSacro Convento di San Francesco.

    Gli obiettivi che la comunità internaziona-le si è data con l’accordo di Parigi del 2015non sono più adeguati: solo la decarboniz-zazione, ossia il passaggio dalle combustibilifossili alle fonti rinnovabili, potrà diminuirele emissioni di anidride carbonica. Una tran-sizione economicamente e socialmente néimmediata né indolore, eppure sempre piùconveniente.

    «Lo sapete che in Europa noi italiani sia-mo i migliori a riciclare quell’enorme risorsache sono i rifiuti? Più dei tedeschi, pensate.E che siamo tra i primi nel mondo quanto aefficienza energetica e uso delle rinnovabili?C’è chi ritiene che si possa fare un elegantetessuto dell’Italian Fashion con le bucce del-le arance siciliane oppure una vernice atossi-ca con le fave di cacao». Con una tempisticaperfetta tutto questo e molto altro ce lo sve-la in maniera avvincente e sorprendente ilvolume del noto giornalista Marco Frittella:Italia green. La mappa delle eccellenze italianenell’economia verde, Rai Libri, Roma 2020.Attenzione però, non è un libro sullo «Stra-no ma vero». Ad affermarlo è lo stesso auto-re che si ripromette di raccontare, e lo fa in

    maniera convincente, quello che orgogliosa-mente e inaspettatamente in Italia si realiz-za, per entrare nell’era dello sviluppo soste-nibile, dell’economia circolare e della rivolu-zione energetica. Frittella traccia con ric-chezza di dati la mappa delle eccellenze ita-liane nell’economia verde, ancora poco noteai più.

    In sostanza c’è già un’Italia in prima fila.Oggi in molti settori, dall’industria all’agri-coltura, dall’artigianato ai servizi, dal designalla ricerca, siamo protagonisti nel campodell’economia circolare e sostenibile. Adesempio, pur avendo noi italiani inventato laplastica, ora guidiamo la lista dei Paesi vir-tuosi, nel limitarne l’uso, avendo già antici-pando le scadenze indicate dalle direttiveeurop ee.

    L’autore ci parla del progetto Solar Print,cioè, di una rivoluzione tecnologica tutta ita-liana, che prevede di produrre su larga scalacelle fotovoltaiche, stampabili come fosseroun giornale, e ricaricabili con la luce solare oartificiale. Saranno ecologiche ed economi-che, perché invece del silicio adopererannocomposti del carbonio, come il Pet — p olieti-lene tereftalato — lo stesso materiale con cuisi fanno le bottiglie per l’acqua. Frittella in-fatti spiega che «il sogno è quello di poterun giorno stampare una cella anche con unacomune stampante di casa, oppure di avereimpressa sul giornale di carta una cella sola-re che alimenti le componenti interattive delquotidiano, come videoclip o animazioni».Potrebbe essere un modo per aiutare la cartastampata a non scomparire, legandolaall’evoluzione dell’Internet delle Cose con il5G.

    L’agricoltura, che era stata considerata perdecenni del tutto residuale, invece può e de-ve tornare protagonista. L’agroalimentare —afferma — non potrà che tornare ad essereuno dei principali motori di crescita nazio-nale, perché vantando la maggiore biodiver-sità vegetale e animale, l’agricoltura italianaè la più verde d’Europa: è ecosostenibile, si-cura, controllata, biologica, biodinamica, inlinea per la transizione energetica. L’a g ro a l i -mentare Made in Italy realizza il cibo più

    vario al mondo, la cui contraffazione ognianno sottrae un valore di oltre 100 miliardidi euro, più del doppio dell’export del veroagroalimentare italiano.

    Ma c’è anche l’olio fritto delle nostre cuci-ne, che ora finisce nei lavandini e che invecepuò essere riutilizzato come combustibile.L’Eni ad esempio, oltre a essere la primacompagnia al mondo ad aver convertito unaraffineria tradizionale in bioraffineria (primaa Venezia e poi a Gela), ora è impegnata nelrecupero degli olii vegetali e da frittura cheservono a produrre diesel verde: la multina-zionale ha stipulato 30 accordi con munici-palizzate di varie città per la raccoltadell’olio da cucina, compreso quello del Va-ticano, ci rivela Frittella.

    Oltre al record del fotovoltaico per la pro-duzione di energia elettrica, l’Italia è tuttorail secondo maggiore produttore di energierinnovabili in Europa, meglio di Germania,Francia e Gran Bretagna. Il quinto per capa-

    cità solare-fotovoltaica nel mondo, il primonell’energia geotermica.

    Per un coinvolgimento per la difesadell’ambiente che provenga dal basso e chenon sia imposto dall’alto, l’autore è convintoche la vera svolta “g re e n ” in Italia verràpiuttosto dai comportamenti dei singoli cit-tadini e dalle imprese, le quali avvertono ilvantaggio derivante dal posizionarsi e dal ri-convertirsi verso produzioni orientate allagreen economy. Lo hanno capito i giovani ele donne, spesso a capo di start-up che in-ventano piani industriali verdi, proprio per-ché l’Italia grazie al suo modello produttivoè la superpotenza europea dell’economia cir-colare, della gestione dei rifiuti e in generaledell’innovazione nel settore. L’eccellenza ita-liana “g re e n ” si articola su più fronti, dallabioplastica ottenuta con scarti vegetali,all’agrifood e alla moda sostenibili, dalle co-struzioni verdi all’e - m o b i l i t y.

    Tuttavia, nella transizione verso un’econo-mia sostenibile a livello globale è imperativo

    non dimenticare quei milioni di esseri uma-ni, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo,che non hanno accesso alcuno all’e n e rg i a .Come afferma Papa Francesco nell’EnciclicaLaudato si’, bisogna combattere la culturadello scarto, «senza lasciare indietro nessu-no, senza lasciare solo nessuno», ossia coin-volgendo e non escludendo. In questo sensoè emblematica la storia del Movimento deiFocolari, che rappresenta un piccolo miraco-lo della solidarietà sostenibile. Hanno pre-sentato infatti all’Expo 2015 di Milano unacucina a energia solare sostenibile biodegra-dabile destinata in un primo momento aiterremotati di Haiti, ma che è perfettamentereplicabile altrove, contribuendo così ad ar-ginare il fenomeno della deforestazione, chetanto minaccia il Sud del mondo.

    Pur avendo il nostro Paese un ruolo preci-so nella transizione energetica, Frittella biasi-ma la lentezza dell’implementazione di poli-tiche che siano veramente al passo coi tem-pi: ad esempio l’autore menziona il Pianonazionale integrato per l’energia e il clima2030, presentato nel 2019 dal governo italia-no, però giudicato troppo timido tanto dagliambientalisti quanto dal mondo imprendito-riale. Un’altra critica ad esempio riguarda lacommercializzazione del derivato del riciclo,per il quale si rende necessario un provvedi-mento “end of waste”, «ma mentre negli al-tri Paesi si contano decine di decreti del ge-nere ogni anno, noi ne abbiamo visto appro-vare uno solo dopo cinque anni».

    «I libri sul problema ambientale sono giu-stamente tantissimi — chiosa Frittella — men-tre i libri sulle soluzioni ai problemi sonomeno numerosi, e meno ancora sono quelli,a parte le meritorie pubblicazioni tecnico-scientifiche destinate ad un pubblico specia-listico, che si concentrano sulle soluzioni chesi sperimentano e si concretizzano in Italia».

    Non a caso l’autore con Italia Green ac-compagna il lettore lungo un viaggio virtua-le e concreto allo stesso tempo, capace di su-scitare non solo curiosità e orgoglio, ma an-che un senso di fiducia verso un futuro sem-pre più a portata di mano e forse sempremeno velleitario. Frittella ci ricorda, infatti,che le persone si devono sentire parte dellacostruzione del futuro.

    di ANNA LISA ANTONUCCI

    I l degrado ambientale aumen-ta la probabilità del passag-gio di malattie dagli animaliall’uomo e il coronavirus ne èuna testimonianza. L’allarme arri-va dall’ultimo rapporto sulla bio-diversità delle Nazioni Unite. Ilrapporto, giunto alla sua quintaedizione, ricorda l’imp ortanzadella biodiversità nella lotta aicambiamenti climatici e in favoredella sicurezza alimentare a lun-go termine e sottolinea quantosia essenziale agire in difesa dellabiodiversità per prevenire futurepandemie. Il degrado degli ecosi-stemi, infatti, evidenzia lo studio,ha profonde conseguenze sul be-nessere e la sopravvivenzadell’uomo. «Se la natura vienedegradata — ha sottolineato Ma-ruma Mrema, Segretario esecuti-vo della Convenzione sulla diver-sità biologica — si aprono nuoveopportunità alla propagazione trauomini e animali di malattie de-vastanti come il coronavirus diquest’anno». Lo studio, in questaedizione 2020, funge inoltre da“bollettino finale” per gli obietti-vi di biodiversità di Aichi, fissatinel 2010. Il Piano strategicomondiale per la biodiversità peril periodo 2011-2020 e i relativiAichi Biodiversity Targets hannocostituito nel decennio che staper concludersi il quadro di rife-rimento per la definizione di tra-guardi nazionali, regionali e glo-bali, per promuovere e adottaremisure urgenti per arrestare laperdita di biodiversità e garantireecosistemi resilienti entro il 2020.Tuttavia, lo studio sottolinea chenessuno di questi obiettivi persalvaguardare gli ecosistemi epromuovere la sostenibilità è sta-to pienamente raggiunto. «I si-stemi viventi della Terra nel suocomplesso sono compromessi»,ha detto Mrema, «e più l’umani-tà sfrutta la natura in modo nonsostenibile, più compromettiamoil nostro benessere, la sicurezza ela prosperità». Nonostante si rile-vi che tutti i paesi stanno adot-tando misure per proteggere labiodiversità, senza le quali lo sta-to globale dell’ambiente sarebbepeggiore (sono diminuiti i tassi

    di deforestazione ed è aumentatala consapevolezza dell’imp ortan-za di salvaguardare la biodiversi-tà), tuttavia, questo progressonon può mascherare il fatto chela natura sta soffrendo enorme-mente e la situazione è in peg-gioramento. I finanziamenti rac-colti per le azioni legate alla bio-diversità sono stimati tra i 78 e i91 miliardi di euro all’anno, benal di sotto delle centinaia di mi-liardi necessari e a fronte dellaquantità di denaro speso inveceper attività che danneggiano labiodiversità, tra cui circa 500 mi-liardi di dollari per i combustibilifossili e altre sovvenzioni che

    E il momento che stiamo vivendoè quello giusto per fare tutto ciò.Lo ha sostenuto il segretario ge-nerale delle Nazioni Unite, Antó-nio Guterres che, commentandoil rapporto ha sottolineato come imomenti di transizione comequello che il mondo sta attraver-sando a causa della pandemia dacovid rappresentano un’opp ortu-nità senza precedenti per «rico-struire meglio». «Parte di questanuova agenda deve essere quelladi affrontare le due sfide globalidel cambiamento climatico e del-la perdita di biodiversità in mo-do più coordinato, comprenden-do sia che il cambiamento clima-

    causano il degrado ambientale.La relazione fornisce dunque di-verse raccomandazioni per inver-tire la devastazione dell’ambientee realizzare un mondo in cui gliecosistemi vengano ripristinati econservati, i sistemi alimentarivengano riprogettati per miglio-rare la produttività riducendo alminimo i loro effetti negativi, glioceani siano gestiti in modo so-stenibile e si arrivi all’eliminazio-ne dell’uso di combustibili fossili.

    tico minaccia di minare tutti glialtri sforzi di conservazione dellabiodiversità sia che la natura stes-sa offre alcune delle soluzioni piùefficaci per evitare gli impattipeggiori di un pianeta che si ri-scalda», ha detto Guterres. Leconclusioni del rapporto WorldBiodiversity Outlook sarannoanalizzate dai capi di Stato alVertice delle Nazioni Unite sullabiodiversità fissato per il 30 set-t e m b re .

    WASHINGTON, 19. È iniziato ieri negliStati Uniti il processo elettorale cheporterà, il prossimo 3 novembre,all’elezione del nuovo inquilino dellaCasa Bianca. In Minnesota, in SouthDakota, così come in Virginia, Michi-gan, Vermont e Wyoming, è partito ilvoto anticipato, denominato “early vo-ting”.

    Sia il presidente in carica, il repub-blicano Donald Trump, che lo sfidantedemocratico, Joe Biden, ex vicepresi-dente con Barack Obama, ieri hannocompiuto una visita proprio in Minne-sota, uno degli Stati considerati in bili-co e dunque tra quelli che risulteranno

    decisivi per prendersi la Casa Bianca.Trump, che spera di invertire il risulta-to negativo ottenuto nel 2016 controHillary Clinton con uno scarto di ap-pena un punto e mezzo, è stato prota-gonista in serata di un comizio all’a e ro -porto di Bemidji. Mentre Biden, comespesso capita nel suo tour elettorale, haincontrato rappresentanti dei sindacati.Il Minnesota comunque negli ultimi 50anni ha sempre optato per un candida-to democratico. Lo Stato dal maggioscorso, con l’uccisione dell’a f ro a m e r i c a -no George Floyd da parte di un agentedi polizia e i conseguenti disordini, èentrato quasi quotidianamente al centro

    del dibattito politico negli Stati Uniti equindi anche della campagna elettoraleper le presidenziali.

    In diverse località della Virginia, ierimattina, centinaia di persone tutte conla mascherina, sono rimaste per ore incoda ai seggi per poter votare.

  • L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 domenica 20 settembre 2020

    calma, dettagliata ma accessibile checaratterizza I viaggi del cuore.

    «Cerchiamo di parlare a tutti — haspiegato don Davide — anche se ab-biamo un pubblico affezionato, cre-dente». La scelta di essere un pro-gramma popolare, però, non signifi-ca affatto scarsa qualità visiva, anzi:«Se c’è una cifra che ci caratterizzaè proprio quella della bellezza. Dal2016 abbiamo scelto di girare sempreall’aperto, senza studio e con bencinque telecamere. Abbiamo un di-

    di diversi Paesi e ciò che i missionarifanno globalizzando il bene. Abbia-mo pensato di farlo conoscere a chisegue il programma insieme alle cri-ticità di Paesi lontani da noi, ma inrealtà anche molto vicini».

    Erano state progettate puntateall’estero: India, Kenia, forestaamazzonica, ma la pandemia hacambiato i piani e quel progetto èstato momentaneamente accantona-to. «A quel punto abbiamo cercatodi recuperare l’idea inserendo in

    sono africani. È questa la cosa bella— aggiunge Pettenon — don Bosco siè radicato in Africa con il popoloafricano». A San Giovanni Bosco eValdocco sarà dedicato ampio spazionella puntata su Torino: «Principal-mente una puntata monografica», haanticipato don Davide, parlando an-che di quella in Irpinia, «diversadalle altre, un po’ avventurosa» e diquelle sulle catacombe romane. Epoi Genova, «dove creeremo qual-che legame con la comunità, vistoquello che è successo due anni fa», eLaverna, «interamente dedicata al

    via Lauretana — da lei vorrei impara-re tutto, come si è comportata nellavita, il suo sacrificio, l’amore verso ilfiglio e verso tutta l’umanità».

    Sono occhi che brillano di sinceri-tà, di quella «realtà» cercata dal pro-gramma e viva anche sul volto diDavid, 28 anni, che grazie al percor-so con Nuovi Orizzonti da un annoe mezzo vive presso la casa di for-mazione al volontariato di Como,dove ha ritrovato quel «desiderio divivere, di sognare e di fare cose bel-le» che a un certo punto aveva «per-so, dimenticato».

    È una storia di speranza, la sua,di rinascita come ce ne sono in ognipuntata «perché chiunque guardi,chiunque abbia una problematica si-mile, possa dire: “se ce l’ha fatta luiposso farcela anch’io”». David chiu-de l’inizio di questa nuova stagionecaratterizzata da una bella novità: lapresenza di Missioni Don Bosco perraccontare la situazione di diversiPaesi nei vari continenti in cui i sa-lesiani operano in prima linea.

    «La pandemia — ha spiegato donDavide — come anche il Papa hasottolineato, ci ha reso consapevolidi quanto siamo interconnessi e le-gati come un’unica famiglia, ma haanche evidenziato le grandi differen-ze sociali che ci sono e che purtrop-po rischiano di acutizzarsi. Così ab-biamo pensato di inserire nel pro-gramma, proprio grazie a MissioniDon Bosco — che è una delle realtàpiù diffuse nel mondo — il racconto

    paure del presente e del futuro, sullosmarrimento a causa della solitudine,della perdita del lavoro e di identità.Nel percorso creato da Chiara Ami-rante c’è un tema fondamentale: ilbisogno di ogni essere umano diamare ed essere amato. Noi rispon-diamo a quel bisogno: la S p i r i t h t e ra -py indica le vie — principalmentequelle del Vangelo — che offrono ri-sposte alle problematiche quotidianeche la pandemia ha accelerato».

    C’è tanta bellezza, insomma, den-tro I viaggi del cuore, tra cui una in-visibile, celata per ora dietro le quin-te, anche se nelle ultime puntate ver-rà fuori: è il progetto Ciak si gira, fi-nanziato da L’impresa sociale per ibambini. «Mi sta molto a cuore —ha detto don Davide spiegandolo —abbiamo preso ragazzi dai 13 ai 17anni a rischio di abbandono scolasti-co e disagio giovanile e abbiamo da-to loro la possibilità di appassionarsia un progetto attraverso la relazione

    con professionalità del settore. Sonostati seguiti per un anno, a livellodidattico e sui set televisivi tra cuiquello di I viaggi del cuore. Il proget-to prevede che si specializzino in unsettore specifico, trovino la loro pro-fessionalità e realizzino un format inonda a livello nazionale. Li respon-sabilizziamo, vogliamo dare un’alter-nativa a problematiche che potreb-bero ingrandirsi. La chiave è renderliprotagonisti, mostrargli che se hannoun sogno lo possono realizzare, maoccorre tempo, energia, studio e sa-crificio. Ragioniamo a lungo termi-ne: il progetto, attivo da un anno,ne durerà quattro e dopo due anni iragazzi che lo hanno realizzato di-venteranno tutor degli altri».

    Quando ne parla, a don Davideviene in mente quella frase di donBosco sull’esistenza di un punto ac-cessibile al bene presente in ogni ra-gazzo.

    In equilibriotra cultura, arte e storia

    È ripartito il programma «I viaggi del cuore» di Davide Banzato

    Il Santuariodella Santa Casa di Loreto

    Quando un albero assurge a simbolo della difesa dell’ambiente

    Jennifer e il sicomoro

    Il programma, in onda la domenica mattinaaccompagna lo spettatoredentro lo splendore di santuari e luoghi cristianipermettendogli di stabilire un contattocon le vicende straordinarie di santi e beatie di fargli incontrare vite comuni in camminocon le storie di speranza e di pace

    di ED OARD O ZACCAGNINI

    Con la dolcezza di sem-pre, don Davide Banza-to è tornato ad accom-pagnarci dentro losplendore di santuari eluoghi cristiani, a rimetterci in con-tatto con le storie straordinarie disanti e beati, a farci incontrare vitecomuni in cammino, con le loro sto-rie di speranza e pace prodotte dallafede. Da domenica 13 settembre, al-le 9 del mattino, come sempre suRete4, per un appuntamento che sirinnova ormai dal 2016, è ripartito Iviaggi del cuore, il programma tra-smesso anche all’estero sul canale in-ternazionale Mediaset Italia. Si è ri-messo in moto quell’osservare scorre-vole ma denso di sostanza, quel passeggiare distensivo in equilibriotra cultura, arte e storia legate tra lo-ro per comunicare la bellezza pro-fonda del cristianesimo.

    La prima tappa di questa nuovaedizione è stata Loreto: «Una pun-tata ricca — ci ha detto don DavideBanzato, parlandoci del programmae delle sue novità — da quel santua-rio che ha tanto da dire, da raccon-tare». È uno tra i pochi casi di Basi-lica fortezza, è tra i santuari marianipiù famosi al mondo. Le telecameredi I viaggi del cuore lo attraversano,lo ammirano da vicino e da lontano,lo accarezzano con inquadraturesuggestive che abbracciano il verde e

    rettore della fotografia molto attentoe cerchiamo di parlare valorizzandol’immagine. Non ci risparmiamo dalpunto di vista della sua qualità».

    All’attenzione per la forma si ac-compagna quella per i contenuti:esperti, scrittori, studiosi e giornalistisi aggiungono al viaggio mettendo adisposizione le loro competenze e laloro professionalità, ma I viaggi delc u o re dà voce anche alla gente comu-ne: «Con Maria ho un rapporto difigliolanza — racconta una donna incammino con altri pellegrini sulla

    ogni puntata un missionario che havissuto (o vive) in un Paese in mis-sione svelandoci i progetti che laChiesa porta avanti localmente».

    Le parole di Giampietro Pettenon— presidente delle Missioni Don Bo-sco — sottolineano, nella prima pun-tata, la presenza massiccia dei mis-sionari da più di quarant’anni unp o’ in tutti i Paesi dell’Africa, so-prattutto nelle periferie delle grandicittà. All’inizio provenivano dall’Eu-ropa, «ora invece i salesiani sono cir-ca 1.300 e la maggior parte di questi

    luogo delle stimmate e al rapportocon san Francesco».

    Infine la puntata in Umbria: «Ter-ra ricca di santi e santuari, che vo-gliamo girare più avanti per cogliereappieno l’esplosione di colori nellaregione». Senza dimenticare il pre-sente, il tempo difficile che viviamo.I viaggi del cuore lo fa in più modi:«rilanciando, sostenendo luoghi diculto che comunque, per quantopossano essere attrattivi, hanno subi-to un contraccolpo dalla pandemia»e dando la possibilità a persone«malate, o che non possono viaggia-re, tanto più con la pandemia, di co-noscere e fare un pellegrinaggio vir-tuale». C’è stata poi l’idea di riempi-re lo spazio S p i r i t h t e ra p y di ChiaraAmirante raccogliendo le tante ri-chieste di aiuto ricevute (anche at-traverso i centri di ascolto di NuoviOrizzonti) in questo tempo di pan-demia e lockdown: «Abbiamo rac-colto le domande più ricorrenti sulle

    Il sicomoro che sorge nelle Fell End Cloud dello Yorkshire, in Inghilterra

    Don Davide Banzato

    Biologa in pensione, Jennifer James ha stretto nel tempocon l’albero un rapporto di “amicizia”riconoscendo in esso la forza di una presenzache tenacemente resiste al corrosivo trascorrere del tempoe il segno della bellezza del creatoAl contempo ella non nasconde il timoreche qualsivoglia progetto ediliziopossa in futuro provocarne l’abbattimento

    l’azzurro del paesaggio intorno e isuoi scorci, le sue forme fino a giun-gere con delicatezza tra le mura del-la Santa Casa di Maria di Nazareth,dove padre Giuseppe Santarelli, sto-rico del Santuario, offre informazio-ni preziose che sono l’ennesimoframmento di quella comunicazione

    La novitàdella nuova stagioneè rappresentatadalla presenzadi Missioni Don Boscoche ha il compitodi raccontarela situazionein diversi Paesidei vari continentiin cui i salesianioperano in prima linea

    PUNTI DI RESISTENZA

    di GABRIELE NICOLÒ

    Sono venticinque anniche Jennifer James sidomanda, sorpresa emeravigliata, come pos-sa essere nato (svilup-pandosi poi rigogliosamente) unsicomoro nelle Fell End Clouddello Yorkshire, storica conteadell’Inghilterra, situata nella partesettentrionale del Paese. Questoalbero, spoglio ma di forma so-lenne ed elegante, spicca con ica-stica evidenza in una landa altri-menti brulla e desolata.

    Si tratta di una vasta area —dove un tempo lavoravano i mi-natori — lastricata di calcare. «Èveramente inusuale vedere un al-bero di queste dimensioni inun’area di questo tipo» afferma,citata dal «Guardian», JenniferJames, che si chiede: «Come è

    creato che resiste al passare deltempo e alle offese che, con in-quietante frequenza, l’uomo recaall’ambiente che lo circonda.

    «Il mio timore — confessa — èche prima o poi, per un motivolegato a qualsivoglia progetto edi-lizio, verrà deciso che questo al-bero dovrà essere abbattuto. Quelgiorno, se ciò accadrà, sarà ungiorno molto triste per coloro checombattono per la salvaguardiadell’ambiente» sottolinea la biolo-ga.

    I suoi timori, del resto, non so-no infondati. Sempre il «Guar-dian» infatti — che da tempo stacurando una rubrica dedicata alcomplesso legame tra le bellezzedella natura, la sfida posta daicambiamenti climatici e le graviresponsabilità dell’uomo — rilevache di recente è stato deciso diabbattere un pero, vecchio 250anni, nel villaggio inglese South operazioni di estirpamento do-

    vrebbero avere luogo tra la fine disettembre e i primi giorni di otto-b re .

    Jennifer James ricorda che glialberi vantano uno straordinariopotenziale nel contrastare la crisiclimatica, che si manifesta anzi-tutto nella particolare capacità diassorbimento del diossido di car-bonio i cui valori, se troppo ele-vati, potrebbero provocare, a det-ta degli esperti, conseguenze disa-strose per l’ambiente e per i suoicomplessi e delicati equilibri.

    Nel descrivere il sicomoro,Jennifer quasi si commuove. «Es-so irradia un senso di libertà —dice — ed è perfettamente simme-trico pur nel fitto intrico dei rami.Da qualsiasi angolazione lo si os-servi, presenta sempre la stessaforma». Inoltre l’albero sorge inun’area dove, pur essendo aperta,raramente soffia il vento. Questasorta di immobilità acuisce quelsenso di maestosità e di imponen-za che pervade il sicomoro, ilquale viene così a configurarsi co-

    me un baluardo da opporre alcorrosivo e impietoso fluire deltemp o.

    Intorno all’albero sogliono gio-care i bambini residenti nei villag-gi limitrofi: un tempo vi erano iminatori che, dopo stressanti oredi lavoro, si sedevano sotto i suoirami per fruire dell’ombra e delrefrigerio che ne derivava. «Oraquesto è un luogo di gioia e nonpiù fatica» sottolinea Jennifer cheha collezionato numerose foto delsicomoro, scattate, strategicamen-te, nelle quattro stagioni, così dacertificare la sua capacità di resi-stenza pur nel variare, spesso bru-sco, del clima.

    «È soprattutto di inverno —evidenzia la biologa con pronun-ciato orgoglio — che il sicomoroirradia un senso di indomabilepotenza. Il paesaggio, già di persé brullo, si fa ancora più cupo eminaccioso ma lui è li, forte e ca-parbio, come a sfidare chi osi mi-narne e turbarne l’olimpica sere-nità».

    cresciuto questo sicomoro? Qual-cuno lo ha piantato?».

    Ottantuno anni, biologa inpensione, Jennifer ha stretto contale albero, nel corso del tempo,un rapporto che lei stessa defini-sce di «amicizia», perché in que-sto «prodigio della natura» ellavede un simbolo carico di signifi-cato e di forza: ovvero, la presen-za tenace di un elemento del

    Cubbington: una decisione cheha provocato aspre e veementiproteste da parte dei residenti,non solo perché sono affezionatia tale albero, ma anche perché es-so, nonostante l’età veneranda,continua a produrre frutti.

    A causa dell’emergenza del co-ronavirus, l’abbattimento — le cuiragioni non sono ancora del tuttochiare — è stato rinviato, ma le

  • L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 20 settembre 2020 pagina 5

    Giovanni Testori raccontato da Luca Doninelli

    Cosa fa di un uomoun maestro

    di CRISTIANO GOVERNA

    «Q uella che leggerete èuna storia piccola,quasi invisibile. È lastoria della mia amici-zia con il mio maestro,

    Giovanni Testori (1923-1993). Se la pro-pongo ai lettori è per due ragioni: la pri-ma è perché essa apre una finestra suuno dei rapporti fondamentali che lega-no le persone tra loro, il rapporto mae-stro-discepolo. La seconda è perché Gio-vanni Testori si è situato in controten-denza rispetto alla grande maggioranzadegli intellettuali del suo tempo, che ri-fuggivano l’idea di far da maestri a qual-cuno. Giovanni Testori mi ha insegnato adifendere, magari in un modo che puòapparire talvolta irritante e scandaloso, ladignità di ogni singolo essere umano, siapure il più turpe e indifendibile. Mi hainsegnato che un uomo comincia a essere“qualcuno” solo se ha avuto il coraggiodi sperimentare e affrontare il niente cheè. Infine, mi ha insegnato a fare tutto ciònon a modo suo, ma a modo mio».

    È così che Luca Doninelli presenta inquarta di copertina il suo viaggio a ritro-so nel futuro (avete letto bene), conquello che è stato il suo maestro: Gio-vanni Testori. Un rapporto magistral-mente fotografato fin dal titolo (Una gra-titudine senza debiti, La nave di Teseo,2018) e la cui connessione col futuro èsvelata in poche, semplici parole: «Ilmaestro è invece una casualità che ci puòtoccare nel cuore del nostro incessanterapporto con il futuro, nel ganglio vitaledi quel continuo fare-disfare-rifare pro-getti che è la materia di cui noi siamofatti, i sogni di Shakespeare».

    Doninelli condivide con il lettore lasua storia di giovane autore già in pos-sesso di una voce, ma che per fare defini-tivamente di quella voce la sua ha dovu-to attendere di incontrare Giovanni Te-stori. Un libro onesto, sincero e senzafronzoli, che pone sul tavolo un temaquasi dimenticato (e i risultati in giro si

    vedono) del maestro, della necessità perciascuno di noi di incontrare qualcunoche non ci insegni bensì ci consegniqualcosa di decisivo. E si fidi di quel chene faremo.

    Per esempio, come quando Testori rac-conta a Luca del baratro depressivo nel

    quale sprofondò dopo la morte della ma-dre, di come una notte in treno tornandoda Parigi, avesse deciso di farla finita edi quel bigliettaio che ha complicato lafaccenda. Perché un maestro ti rende par-tecipe di una notte così? Cosa vuole in-segnarti? Nulla. Ti sta consegnando unmistero. L’intricato controcanto del vive-re che è perenne sottofondo alla nostraprova umana, ai dolori e alle disperazioniche ne conseguono. A te, allievo, riceverequesta consegna e farne ciò che credi.

    Doninelli inizia il racconto precisandoche questa è una storia piccola e che di

    grande però ha che essa c’è stata e cheancora oggi e chissà ancora per quantosprigionerà i suoi effetti. Ricorda il pri-mo incontro a casa di Testori nel quale ilmaestro non si era dimenticato il suo no-me, «Luca, Luca!» lo accolse nel suo stu-dio al numero 8 di via Brera. E lì iniziò

    il viaggio del giovane autore di Leno difianco al drammaturgo milanese che co-me commentatore e polemista aveva so-stituito, sulle colonne del «Corsera», lapenna di Pasolini.

    Testori piangeva, ricorda Doninelli, loricorda al cospetto di eventi di cronacanera nei quali Testori trovava la forza dioffrire compassione anche al mostro, edivideva le proprie lacrime fra la cosid-detta vittima e il carnefice.

    E si badi bene, Luca non ricollega aqualcosa di vago che definiamo “c u o re ”bensì all’intelligenza questa impossibilitàtestoriana di sfuggire a ciò che ti colpiscelo stomaco rendendo dignità a quel pian-to che non temeva di scandalizzare.

    Più che dare scandalo la vita di Testoriè stata un continuo suggerire di prender-ne atto, di non abbassare il capo di fron-te alla propria miseria e di interrogarla fi-no alla tortura per ottenere in cambioqualche dettaglio in più circa la destina-zione della nostra natura.

    In ogni cosa che a Testori procuravapena e solitudine (quell’omosessualitàche Doninelli ci riferisce vissuta congrande “disp erazione”) era però custodi-ta l’anima, il senso della nostra partitacon la vita.

    Una partita nella quale Testori, dopola morte della madre, non solo lasciaspazio ma reclama che a portare palla siaDio. Nelle sue poesie, nei suoi scritti, Te-stori non prega Dio, lo strattona, lo pro-voca, gli estorce l’e s s e rc i .

    Al cospetto di questo corpo a corpocon la vita e con Dio, Doninelli cammina

    e si forma al fianco del suo maestro eprima ancora che nella letteratura è nelmondo del teatro, e della compagnia cuiTestori diede vita, che l’autore sperimen-ta cosa vuole dire avere una guida. Fareincontri. Questo, per esempio, è uno de-gli aspetti che emerge dalla narrazione diquei giorni, il fatto che avere un maestrosignifichi collezionare volti e amici nuovi(Emanuele Banterle, per citarne uno)gente che risulterà importante e decisivanei tuoi giorni tanto e magari più delleparole stesse del tuo mentore.

    Perché se sono attorno a lui essi sonoin qualche modo già dentro di te. Ilmaestro “fa le presentazioni” v o r re m m od i re .

    «Non devo niente a Giovanni Testori ein questo non dover niente c’è il sensodel magistero» precisa l’autore, infilandoil dito nella ferita contemporanea chescambia i debiti con le eredità.

    Che mondo sarebbe senza maestri, vie-ne da chiedersi leggendo il libro, proba-

    bilmente un mondo né meglio né peggiodi questo, semplicemente fatalmente su-perficiale, inerme rispetto a se stesso. «Sidice che non sapremo mai ciò che siamoveramente. La realtà è che il più dellevolte non abbiamo nessuna voglia di sa-p erlo… il maestro è colui che prima diogni altra cosa ci fa sentire a disagio neipanni che ci siamo (ci hanno) ritagliatiaddosso».

    Doninelli rivela angoli e spigolosità diTestori, e mostra come il rinvenimentodei limiti (con forme diverse) anche den-tro se stesso sia uno dei grandi giochi diprestigio del magistero di Testori nellasua vita. Arriva a dire, l’autore, che seprima e dopo la morte di Testori egli hascritto qualche buona pagina questa ladeve a Testori stesso.

    Nel fatto che questo sia probabilmenteinesatto e che Doninelli ne sia assoluta-mente convinto si annida il mistero delrapporto fra maestro e allievo.

    Un volumetto che vola velocissimo eche v’invitiamo a solcare voi stessi, am-messo che siate disposti ad accettarne ilsuggerimento più decisivo: fai la cosasbagliata.

    «Dal maestro — chiude infatti Doni-nelli — impariamo, finalmente, a dire leparole sbagliate, a pensare i pensieri sba-

    gliati, a scrivere i libri sbagliati e c’èun’allegria feroce in tutto questo, ferocee irripetibile che ci fa sentire vicino il no-stro cuore come nient’altro al mondo, nesentiamo il battito potente, e c’è una feli-cità selvatica che chi dirà, penserà e scri-verà solo cose giuste non avrà mai lapossibilità di provare».

    «Si dice che non sapremo maiciò che siamo veramenteLa realtà è che il più delle voltenon abbiamo nessuna voglia di saperloIl maestro è colui che prima di ogni altra cosaci fa sentire a disagio nei panniche ci siamo (ci hanno) ritagliati addosso»

    Con la determinazione della profetessa biblica«Finché non sorsi come madre» di Debora Donnini

    Donna Smallenberg, «The Song of Deborah» (2015, particolare)

    Giovanni Testori

    Seguire un maestro«permette di viaggiare nel futuro — scrive l’autore del libro —Testori mi ha insegnato a difenderemagari in un modo che può apparire talvolta irritante e scandalosola dignità di ogni singolo essere umanosia pure il più turpe e indifendibileMi ha insegnato che un uomo comincia a essere “qualcuno”solo se ha avuto il coraggio di sperimentare e affrontare il niente che è»

    Una scena di «I miserabili» nell’adattamento di Luca Doninelli

    A Spoleto un nuovo allestimento del Rigoletto

    Giocando a scacchi con Verdi

    In alcuni casi i limiti e le normative impostedalla diffusione del coronavirus vengonoutilizzate in modo creativo. Succede peresempio alla 74a Stagione Lirica Sperimentaledi Spoleto, dove nel rispetto deldistanziamento il nuovo allestimento diRigoletto, in scena fino a domenica al TeatroNuovo Gian Carlo Menotti, ha visto ieril’orchestra direttamente sul palcoscenicoassieme al coro. Tutti sotto la bacchetta diMarco Boemi. È proprio il direttore asottolineare che «Rigoletto è una delle primeesperienze verdiane dove l’orchestra vienenobilitata e portata quasi a livello diprotagonista assieme alle voci soliste». Lascelta, quindi, non è dettata solamente dallanecessità, ma anche dalla “virtù” dellapartitura, che non sarà quella del Fa l s t a f f odell’Otello, dove voci e strumenti sono quasisullo stesso livello, ma certamente presenta ingerme delle caratteristiche che sono state poiampiamente sviluppate. In questo senso,continua Boemi, è significativo «l’uso di alcunistrumenti solisti che dialogano con le voci,introducendo o commentando le situazionimusicali/teatrali». Ecco un modo per

    “u t i l i z z a re ” le restrizioni e non subirle.Originale la messa in scena. L’orchestra èincorniciata da una scacchiera sulla quale sisvolge il gioco dell’azione. L’opera diGiuseppe Verdi, su libretto di Francesco MariaPiave, diventa una partita a scacchi, ideatadalla regista Maria Rosaria Omaggio, celebreattrice che grazie alla consulenza amichevoledei maestri del “nobil giuoco” Paolo Andreozzie Roberto Cassano, ha messo in piedi unlavoro raccontato al pubblico grazie ai videocurati e selezionati da Mino La Franca, aicostumi in bianco e nero di Clelia De Angelise alle luci di Eva Bruno. «Sono stata ispiratadall’aria La donna è mobile — commenta laregista — donna che, come la Regina nel giocodegli scacchi, può andare in qualsiasidirezione. E poi ho scoperto che GiuseppeVerdi giocava a scacchi». Lo spettacolo vedeprotagonisti i Solisti del Teatro LiricoSperimentale di Spoleto A. Belli, l’O rchestraO.T.Li.S e il Coro del Teatro LiricoSperimentale. Dopo la prima di ieri, bianco inmoto questa sera alle 20.30 e domenica alle ore17. (marcello filotei)

    Negli anni Novanta i sociologi loavevano chiamato l’«effettoAnne Geddes», dal nome diuna celebre fotografa australiana. Inquegli anni le coloratissime foto dibimbi appena nati della Geddes aveva-no invaso l’immaginario collettivo:neonati addormentati su enormi gira-soli, bimbi incoronati di petali comegemme spuntate da stagni coperti dininfee, cuccioli appisolati nelle posepiù improbabili. Teneri sorrisi sdentati,neonati alla scoperta del mondo do-vunque, negli spot pubblicitari, suimanifesti per strada, sulle copertine diagende, cartelle, quaderni.

    A tutta questa esplosione di tenerez-za esibita faceva però da controcantoun freddo dato statistico: di bambini,in realtà, in Europa ne stavano nascen-

    do sempre meno. Lo stesso sta avve-nendo con l’immagine della madre,che popola spot tv, banner e campagnedi raccolta fondi sul web.

    Mentre intere linee di piatti prontiinneggiano alla maternità dagli scaffalidei nostri supermercati, le mamme “ve-re ” vengono trattate come merce, espesso, private di fatto della possibilitàdi passare del tempo di qualità con iloro figli. Nei casi più estremi — a cau-sa dell’imperante dittatura dei desideriche trasforma ogni astratta immaginedi felicità domestica in diritto e prete-sa, e le persone in prodotti da consu-mare — le madri vengono depauperatedel loro ruolo e della stessa “maestàdella vita” che generano (come scrivevaGiovanni Testori, a cui è dedicato unarticolo in questa pagina). Nel grande

    supermercato globale della famiglia àla carte il corpo stesso della madre vie-ne sezionato nelle sue componenti ereso oggetto di trattative commerciali:l’espressione “utero in affitto” è sana-mente sgradevole, ed efficace, perchétoglie ogni patina edulcorata di fintosentimentalismo alla brutalità oggettivadella transazione economica.

    Di questo scollamento tra valori per-cepiti e realtà esperita parla DeboraDonnini, redattrice di Radio Vaticana -Vatican News nel libro Finché non sorsicome madre (coedizione Chirico Canta-galli, 2020, pagine 112, euro 12) un per-corso in cui si attinge a piene mani dalpensiero della Chiesa, dalla sapienzabiblica (la frase scelta come titolo è unpasso tratto dal Libro dei Giudici, unafrase della profetessa Debora, unicadonna tra i giudici di Israele) ai testidi Papa Wojtyŀa e di Francesco sul te-ma della maternità, umiliata e minac-ciata dalla nostra società in mille modi,bersaglio di attacchi spesso astutamen-te camuffati da tutela.

    Purtroppo non è più un’ovvietà direcon Francesco che «una società senzamadri sarebbe una società disumana»;il Papa non sta parlando di un romanzodistopico, ma del mondo in cui vivia-mo. La profetessa biblica può ancorasegnare il cammino; non a caso il nomeebraico Devora significa ape, quell’inset -to benefico che sa costruire abitazioniper proteggere e rifornire di cibo la suacomunità ed è in grado di comunicarecon i suoi simili (con la celeberrima“danza” scoperta dagli etologi) per se-gnalare i più vicini pascoli di nettare edevitare veleni pericolosi. (silvia guidi)

  • L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 domenica 20 settembre 2020

    Salesiani e gesuiti nei campi profughi del Sud Sudan e dell’Uganda

    D ovec’è bisogno

    JUBA, 19. A poco meno di dieci annidall’indipendenza, ottenuta nel 2011,il Sud Sudan sta attraversando unagrave crisi economica anche in con-seguenza dell’emergenza sanitariacausata dal covid-19. In questo par-ticolare momento, la Chiesa cattoli-ca è in prima linea a sostegno dellapopolazione stremata da povertà estenti con centinaia di sacerdoti ge-suiti e salesiani che in questo tempodi pandemia sono rimasti accantoagli sfollati e ai rifugiati, portandoloro aiuto materiale e conforto spiri-tuale. Le loro testimonianze — rip or-tate nel bollettino della Sezione mi-granti e rifugiati del Dicastero per ilservizio dello sviluppo umano inte-grale — raccontano di un paese allostremo. Il calo del prezzo del petro-lio, la svalutazione della moneta lo-cale, la dipendenza dalle importa-zioni, infatti, hanno fatto lievitare almassimo storico i prezzi dei prodottidi base, portando il 45 per centodella popolazione a una pesante si-tuazione di insicurezza alimentare.Inoltre, dopo la conferma del primocaso di coronavirus nel mese di apri-le, le misure restrittive anti contagiovarate dal governo hanno avuto ul-teriori ricadute sull’economa e sullaso cietà.

    Le difficoltà si sono avvertite for-temente soprattutto nelle zone piùcritiche, come a esempio il campoper sfollati di Gumbo, gestito daisalesiani e situato in un piccolo sob-borgo nei pressi di Juba, la capitale.Istituito nel 2014, dopo lo scoppiodella guerra civile nel dicembre2013, il sito oggi accoglie quasi

    9.800 persone, tra cui molti bambi-ni, orfani, donne e anziani. A loro, isacerdoti eredi di don Bosco offronocibo, educazione, cure mediche e as-sistenza spirituale. In questo tempodi pandemia, gli sforzi si sono mol-tiplicati in favore delle famiglie piùvulnerabili, alle quali sono stati do-nati beni di prima necessità, oltreche dispositivi sanitari e kit igieniciper aiutare la prevenzione dal conta-gio. Oltre al campo per sfollati, aGumbo la congregazione salesiana

    anima anche una parrocchia, scuolee diversi centri di formazione: tecni-co-professionale, promozione femmi-nile, giovani, nonché un secondocampo riservato agli sfollati interni egestito dai figli spirituali di don Bo-sco. Al momento questa strutturaospita circa diecimila persone.

    I salesiani sono al fianco dei rifu-giati sud sudanesi anche al di fuoridei confini nazionali: don RogerMukadi Mbayo, per esempio, operaa Palabek, nel nord dell’Uganda,dove porta il suo aiuto a oltre54.000 profughi del Sudan meridio-nale. La sfida è ardua: il campo diaccoglienza locale ospita oltre25.000 bambini minori di 13 anniche, a causa della pandemia da co-vid-19, non possono più frequentarela scuola, perdendo così l’accessoall’istruzione, ma anche il contattocon i loro coetanei. Per questo, donRoger, insieme ad altri confratelli,ha pensato ad attività formativequotidiane che coinvolgono circaquattrocento bambini e ragazzi pervolta. A esempio, ai giovani è statoinsegnato come seminare l’erba per icampi da gioco, piantare alberi e al-lestire un orto. I ragazzi hanno inol-tre imparato a registrare video e au-dio incentrati sulla prevenzione delcoronavirus e si sono recati in visita,nel pieno rispetto delle regole sani-tarie, presso alcuni coetanei malati.

    Tanto impegno ha fatto guada-gnare a Mukadi Mbayo il sopranno-me di Covid Hero, “l’eroe del co-vid”: un segno di gratitudine da

    parte dei tanti bambini ai quali il sa-cerdote ha donato di nuovo il sorri-so.

    In Sud Sudan sono presenti an-che i gesuiti, come padre MatthewIppel che opera nel campo profughidi Maban. La sua è una testimo-nianza particolarmente toccante: no-nostante gli fosse stato suggerito dilasciare il paese a causa della pande-mia, Ippel si è «sempre sentito chia-mato a essere fisicamente presente, acontinuare a compiere il mandatoumanitario ed evangelico della miamissione», al fianco dei rifugiati.Con l’autorizzazione del suo supe-riore, padre Matthew è quindi rima-sto a Maban e, insieme a un confra-tello, ha formato una piccola comu-nità che vede coinvolti anche diversivolontari. La principale attività cheportano avanti è quella della sensibi-lizzazione sul covid-19 messa in attocon visite a domicilio, nel rispettodelle regole sanitarie, presso le per-sone più fragili e isolate, come glianziani e i disabili.

    Intanto, mentre in Sud Sudan ilcoronavirus fa registrare quasi 2.600casi, sono arrivati in questi giorni aJuba gli aiuti umanitari raccolti dal-la Comunità di Sant’Egidio, in col-laborazione con il ministero degliAffari esteri e della Cooperazioneinternazionale italiano. L’iniziativaPonte areo umanitario dell’Unioneeuropea ha permesso che nella na-zione africana giungessero cibo, ma-scherine, gel igienizzante e saponeda destinare ai profughi.

    L’auspicio della Chiesa in Repubblica Democratica del Congo

    Servono riformeper la democrazia

    KINSHASA, 19. L’auspicio affinché leriforme elettorali possano dare uncontributo notevole al consolida-mento della democrazia nel paese èstato espresso dalla Chiesa in Re-pubblica Democratica del Congoattraverso le parole di padre Dona-tien Nshole Babula, segretario ge-nerale della Conferenza episcopalee portavoce della Piattaforma delleconfessioni religiose. Egli ha mani-festato la speranza che «le Giornatenazionali di riflessione sulle riformeelettorali possano costituire un eser-cizio necessario e impegnativo».Svoltesi la settimana scorsa nellacapitale Kinshasa e organizzate dadiversi enti, associazioni e istituzio-

    Un vuoto incolmabileLa tristezza dei religiosi per la chiusura della scuola italiana ad Asmaradi ENRICO CASALE

    L’edificio ricorda i palazzi difine Ottocento nel centro diRoma. Stesso stile. Stessagrazia. Il colore verde pallido dellafacciata si staglia nel cielo sempreazzurro dell’Africa orientale. Dal suocancello sono entrate centinaia, senon migliaia, di piccoli studenti del-la scuola materna e delle elementarie di ragazzi delle medie e delle su-periori. A quelle aule si sono affezio-nati, sono rimasti legati per tutta laloro vita perché la scuola italiana diAsmara, in Eritrea, è più di un sem-plice luogo di formazione, è un’isti-tuzione. È un legame che unisce, dallontano 1903, due popoli, due cultu-re: quella italiana e quella eritrea.Eppure, mentre in Italia suonava lacampanella di inizio dell’anno scola-stico, ad Asmara i corridoi, le aule, ilgiardino rimanevano deserti. Dopocentodiciassette anni quelle pareti ri-manevano vuote.

    «È difficile immaginare Asmarasenza la scuola italiana. Per decenni— osserva Joseph Zeracristos, religio-so vincenziano eritreo — è stato unpolo culturale importante per tuttoil paese, un punto fondamentale nelsistema scolastico nazionale, anchese recentemente, considerato il gene-rale impoverimento dell’Eritrea e glialti costi per la frequenza, era diven-tata una scuola per i figli delle élitee r i t re e » .

    L’istituto è nato per volere dell’al-lora autorità coloniale italiana. In-tendeva essere un presidio educativoper i figli dei coloni. E così è statoper tutti gli anni dell’amministrazio-ne italiana. Inizialmente era destina-to solo ai bambini e ai ragazzi italia-ni. Poi, con la fine della colonia(1941), le porte hanno iniziato adaprirsi anche per i giovani eritrei. Ed

    è diventata un’istituzione solidissimaalla quale tutta la popolazione diAsmara, indipendentemente dalla fe-de e dall’appartenenza etnica, erafortemente legata. E infatti né il pro-tettorato britannico, né la monarchiadel negus, né la dittatura comunistadi Menghistu Hailé Mariàm, né ilgoverno dell’Eritrea indipendentehanno mai pensato di chiuderne ibattenti.

    I problemi sono nati nel 2012. Inquell’anno, Italia ed Eritrea hannosottoscritto un’intesa per la comunegestione dell’istituto (di proprietàdello Stato italiano, con lo status diuna scuola privata). Questo accordoprevedeva la creazione di una com-missione tecnica mista. Ma, seAsmara ha subito nominato i proprimembri, Roma non l’ha fatto. Que-

    sta prima mancanza ha irritato nonpoco il regime di Asmara. Ma non èfinita qui. Sotto i governi di MatteoRenzi, Paolo Gentiloni e GiuseppeConte, l’Italia ha approvato una se-rie di provvedimenti che hanno, difatto, svuotato l’istituto del persona-le italiano, creando buchi nell’o rg a -nico. La goccia che ha fatto traboc-care il vaso è stata l’epidemia di co-ronavirus. Durante l’emergenza, lapreside italiana ha deciso l’avvio amarzo della didattica “a distanza”senza preavvisare il governo diAsmara (anticipando però di poco lascelta del ministero dell’I s t ru z i o n e ) .Tanto è bastato per irritare l’esecuti-vo eritreo che ha deciso di chiuderedefinitivamente la scuola, revocare lalicenza e recedere dall’accordo tecni-co bilaterale del 2012.

    Nell’istituto erano presenti tuttigli ordini di scuola: materna, ele-mentare, media, superiore (liceoscientifico, ragioneria, geometri, li-ceo delle scienze sociali). I diplomirilasciati ad Asmara erano ricono-sciuti del ministero dell’I s t ru z i o n eitaliano e da quello eritreo. I ragazzie le ragazze che qui si diplomavanopotevano iscriversi alle università ita-liane senza la necessità di dover so-

    stenere esami di ammissione o di lin-gua.

    La chiusura rompe un legame sto-rico fra Eritrea e Italia. «È triste sa-pere che la scuola italiana è statachiusa. Per decenni — osserva amaroabba Mussie Zerai, sacerdote eritreodell’eparchia di Asmara — ha rappre-sentato un punto di unione tra dueculture che, per effetto della storia, avolte anche tragica, si sono incontra-

    uscire le classi medie che avrebberopotuto accompagnare l’Eritrea in unnuovo percorso di crescita sociale edeconomica. Speriamo che Roma eAsmara trovino un accordo e lascuola possa riaprire». Un auspiciocondiviso anche da Vitale Vitali,missionario pavoniano: «La chiusuradella scuola statale italiana ad Asma-ra — ha detto in un’intervistaall’agenzia Dire — è un pericolo dascongiurare a ogni costo. Per decen-ni questo istituto ha preparato geo-metri, periti, ragionieri, la classe diri-gente del paese. Quella della scuolaè un’esperienza fondamentale». Igeometri e i ragionieri, in particola-re, erano ricercatissimi perché venivaloro riconosciuta una preparazioneparticolarmente seria e approfondita.La loro professionalità ha aiutatol’Eritrea a crescere.

    Il sentimento di studenti ed exstudenti è di tristezza per la perditadi un luogo fondamentale per la lo-ro crescita. «Si tratta di una decisio-ne che mi lascia amareggiata», osser-va Rosy, un’ex allieva che recente-mente ha creato un profilo su Face-book per chiederne la riapertura:«Noi studiavamo in italiano ma,contemporaneamente, seguivamo le-zioni di amarico e tigrino, le linguedi Etiopia ed Eritrea. Ci veniva inse-gnato a guardare la realtà con unaprospettiva interculturale. Chiuderela scuola italiana ad Asmara è quindicome chiudere un occhio sul mon-do. Questa scelta impoverisce tutti:gli italiani, che perdono una presen-za importante nel Corno d’Africa, egli eritrei, che in quelle aule hannoimparato a pensare anche con occhidiversi. Bisogna lavorare per scon-giurare una chiusura che rompereb-be un legame storico tra due popoli,un legame fondato sulla cultura».

    ni, fra cui la Conferenzaepiscopale, sono state for-temente volute per discu-tere delle riforme elettora-li che la nazione africanaattende da tempo.

    Nonostante la presenta-zione in Parlamento di undisegno di legge di rifor-ma nell’agosto dello scor-so anno e una relazionein merito della Commis-sione elettorale nazionale,finora nulla è andatoavanti. Gli occhi sonopuntati sui lavori che do-vrebbero svolgersi neiprossimi giorni, informa ilil portale della Conferen-za episcopale, e le giorna-te di riflessione sono statevolute per aiutare la po-polazione a restare vigilee offrire un contributo alconsolidamento della de-mocrazia. Le conclusionie le raccomandazioni ela-borate durante l’iniziativa intendo-no promuovere la governance elet-torale, sulla quale si baseranno leistituzioni della Repubblica. Per pa-dre Nshole «è il modo giusto per-ché la popolazione abbia fiducianelle prossime elezioni. Ci sonocertamente alcune disposizioni mol-to buone nell’attuale legge elettora-le — ha aggiunto il portavoce dellaPiattaforma delle confessioni reli-giose — ma il grosso problema è lasua applicazione». Il sacerdote con-golese ha evidenziato poi che duesono i punti su cui riflettere circa leriforme: il primo riguarda le normeda non modificare e da tutelare, ilsecondo consiste nell’i d e n t i f i c a reciò che è da modificare e nel moti-

    vare la necessità del cambiamentoprima di fare proposte concrete. Ilsegretario generale della Conferen-za episcopale, infine, ha affermatoche in questo particolare momentooccorre difendere legalmente e pa-cificamente il futuro, che passa at-traverso le riforme.

    Secondo alcune testimonianze, loStato è attraversato da una profon-da crisi sociale, da povertà e preca-rietà: «All’origine di tali problema-tiche — racconta padre ChristianMuta, sacerdote congolese apparte-nente all’ordine dei carmelitaniscalzi che opera nel convento LesBuissonnets di Lubumbashi — c’èl’interesse di una minoranza ad ave-

    re tutta la ricchezza del paese.Nemmeno la pandemia di coronavi-rus è riuscita a pacificare le parti inguerra perché ci sono interessi per iquali la vita umana sembra valerepoco. La Chiesa, in questo conte-sto, gioca un ruolo molto importan-te. I vescovi infatti invitano i fedelia pregare per la riconciliazione esono attivi nelle diocesi contestan-do i tentativi di corruzione e segna-lando che la maggioranza parla-mentare non si preoccupa del benedella gente. La comunità dei bat-tezzati trasmette al popolo il corag-gio profetico ed è accanto ai più bi-sognosi, annunciando il Vangeloche libera e chiama alla conversionee alla pace», conclude.

    te. Recidere questo legame significatagliare un cordone ombelicale cheuniva Italia ed Eritrea». Secondodon Mussie si perderà anche un pre-zioso strumento per formare le nuo-ve generazioni. «Questa scuola —conclude il sacerdote — poteva di-ventare un canale privilegiato performare quei ragazzi e ragazze chesaranno i cittadini e le cittadine delfuturo. Dalle aule sarebbero potute

  • L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 20 settembre 2020 pagina 7

    San Matteo evangelista

    Maestro di attenzione narrativadi ROBERTO VIGNOLO*

    I l genio — riconosciuto e contro-verso — di Pier Paolo Pasolini(1922-1975) su una cosa non sba-gliava. Letto d’un fiato il Vangelo se-condo Matteo, trovato sul suo como-dino, mentre era ospite della Citta-della di Assisi nel lontano 1962, nerestò all’istante folgorato: la potenzanarrativa e discorsiva di quel breveracconto ne faceva ai suoi occhi diregista una sceneggiatura in qualchemodo già predisposta per una tra-sposizione cinematografica. Il chePasolini prontamente eseguirà nel gi-ro di due anni (1964) non senza fati-cose approssimazioni, di volta involta e per diversi aspetti ricalibran-done il progetto, appoggiandosi allaconsulenza di don Andrea Carraro edi mons. Francesco Angelicchio — ededicandolo infine alla memoriadell’appena scomparso Papa Giovan-ni (1963). Tra le perle del film, indi-menticabile l’iniziale formidabilegioco di taciti sguardi tra Maria eGiuseppe — felicemente rispettosodella sobrietà narrativa del nostroevangelista —, che lungo le primeimmagini del film cattura l’assortosp ettatore.

    Il Vangelo di Matteo — in effetti— con la bilanciata alternanza di rac-conti e lunghi discorsi, con il suocongegno di abbondanti citazioniscritturistiche (una cinquantina) eformule di compimento (una dozzi-na), con la sua efficace pedagogia dicatecheta rabbinico, fatta di riprese eripetizioni frequenti, di dialoghi e

    nei panni di un consumato presenta-tore e uomo di spettacolo. È cosìche, per introdurre un evento, o unpersonaggio, o anche un’idea degnidi nota, Matteo usa interpellare ilproprio pubblico ricorrendo alla ri-sorsa più elementare di ogni umanolinguaggio, dando cioè corpo consi-stente alla parola trasformata in ungesto ostensivo, in un dito puntato,una mano protesa a indicare qualco-sa o qualcuno che va facendosi pre-sente, per manifestarsi in bella evi-denza sotto gli occhi (e all’immagi-nazione) di chi legge. «Signore e si-gnori, ed ecco a voi...» — come tuttisappiamo — è la formula obbligatadi tutti i conduttori di spettacoli t