Buon Natale 20181223 274.pdf · FESTE DI NATALE 23 dicembre 2018 – 13 gennaio 2019 Buon Natale La...
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Basilica di San Giovanni – Busto Arsizio – www.parrocchiasangiovannibusto.it n. 274 Chi desidera ricevere on line questo foglio settimanale lo richieda a: [email protected]
FESTE DI NATALE
23 dicembre 2018 – 13 gennaio 2019
Buon Natale
La nascita di Gesù sia per tutti noi la certezza che Dio ci è vicino. Non siamo più da soli ad affrotare la vita, con le sue consolazioni e le sue difficoltà. Gesù ci prende per mano, ci sostiene e ci accompagna. Ciascun ritrovi quella stella che lo conduce alla sua Betlemme.
Signore, a volte mi affido soltanto ai miei pensieri e vivo soltanto delle mie emozioni; vorrei scoprire l’origine e il senso di tutte le cose, vorrei spiegare, da solo, anche me stesso. La festa di Natale mi riconduce alla mia piccolezza umana, mi detta le dimensioni del mio essere e del mio pensare, mi fa riflettere e mi fa trovare la pace. Questa è la fede. Quando la vita mi pone davanti tanti perché, segnati dall’incertezza, dal dolore, e dalla morte, mi ricorderò che il pensiero non è una conquista ma l’affidarsi ad una possibile rivelazione. Dio si è fatto conoscere in Gesù. Con affetto e con una preghiera. Buon Natale.
don Severino, i sacerdoti e tutta la comunità parrocchiale
IL POSTO DI DIO NEL CUORE DEL MONDO Una festa per dar luce alla mente Nel giorno di Natale, per me è sempre un’occasiona gradita, potermi rivolgere con rispetto ai fedeli cristiani della mia città e a tutte le persone di buona volontà. Condivido con loro un evento
che ha animato la cultura e la fede dell’occidente per più di duemila anni e che ancora può ricercare e propone una sua identità: quella appunto cristiana. L’evento del Natale che vivo nella fede, mi sollecita a pensare e a invitare ad alzare lo sguardo per considerare qual è il posto di Dio nella coscienza dei nostri contemporanei e a maggior ragione in quella dei nostri concittadini. Alzare lo sguardo significa allargare la mente per andare a pensare, almeno a Natale, al senso vero e ultimo della cose, non per trascurare i problemi concreti e funzionali del quotidiano, me per ritrovare una luce dentro la quale comprenderli e nel possibile risolverli. La luce da sola non cambia le cose, ma le fa vedere bene. Quando un’ infinità si fa vicina, cioè un Dio si fa umano, così si dice, mi fa pensare se nel mondo tra noi c’è ancora veramente un posto per Dio, e in seconda istanza che cos’è veramente la cura dell’umano. Chiedersi se c’è ancora un posto per Dio Certamente nel cuore di molti tra noi c’è ancora un posto per Dio, e di questo rendiamo grazie. Si tratta di un Dio delle nostre coscienze e un Dio del culto, portato avanti da una tradizione culturale in grande trasformazione, che molti chiamano postcristiana. E’ più difficile trovare un posto per Dio nei comportamenti sociali, nelle tensioni politiche, nelle realtà istituzionali e nelle prospettive economiche del nostro paese e del mondo intero. Facciamo fatica a trasmettere la fede, a sostenere una partecipazione ecclesiale adulta e convinta: la forza, il fascino, e il rischio di una eccessiva libertà individuale alla deriva talvolta ci indirizza piuttosto verso la solitudine. Per costruire veramente l’umano In Gesù, Dio si avvicina all’uomo e alle sue necessità. Cedere nel Natale di Cristo significa occuparsi dell’umano. Non fatichiamo a vedere anche tra noi molte persone che si impegnano per un volto più umano delle nostre relazioni e della nostra città. Gesù le sostenga nelle dedizione del bene e nella perseveranza. Abbiamo tutti
bisogno di rimanere ancorati ai fatti, di non lasciarci prendere da individualismi o da false paure. E’ necessario rimanere ancorati i problemi delle persone e imparare a gestire la questione complesse della disuguaglianza, della integrazione, e della povertà. Non basta chiudersi nella difesa: ci aspetta ancora un po’ di fatica, ma sappiamo che per amare l’umano, che Dio ha fatto proprio in Gesù, ci vuole coraggio, pazienza, saggezza e audacia. Da qui la nostra persuasione che solo in Dio possiamo sperare, e solo lavorando insieme possiamo raggiungere un nobile risultato Il fascino della preghiera A volte ci affidiamo soltanto ai nostri pensieri e alla nostre paure; viviamo soltanto delle nostre emozioni. Quanto avremmo bisogno di riandare a riscoprire l’origine e il senso ultimo di tutte le cose. La festa del Natale di Gesù ci riconduce alla nostra piccolezza e alla nostra fragile povertà umana. Troveremmo una pace più grande. Questa è la gioia della fede. Quando la vita ci pone davanti tanti perché, segnati dall’incertezza e dal dolore, dall’incomprensione e dalla morte, ci ricorderò che i nostri pensieri sono piccoli e che possiamo, senza pigrizia, affidarmi a Qualcuno che viene dal cielo. Non siamo soli ad affrotare la vita, con le sue consolazioni e le sue difficoltà. Gesù ci prende per mano, ci sostiene e ci accompagna. Non è facile credere: oso sperare che ciascuno trovi quella stella che lo conduce a Betlemme.
(Mons. Severino Pagani)
IL NATALE È SEMPRE NUOVO Papa Francesco
Cari amici, ci stiamo preparando alla celebrazione del Natale. L’evento della nascita di Gesù, duemila anni fa, avvenne in un preciso contesto culturale. Oggi, il Natale è festeggiato in tutte le parti del mondo e si manifesta secondo i costumi e le tradizioni più diverse, generando molteplici rappresentazioni, a cui anche voi contribuite con i vostri
talenti e la vostra passione. Il Natale è sempre nuovo, perché ci invita a rinascere nella fede, ad aprirci alla speranza, a riaccendere la carità. Quest’anno, in particolare, ci chiama a riflettere sulla situazione di tanti uomini, donne e bambini del nostro tempo, migranti, profughi e rifugiati, in marcia per fuggire dalle guerre, dalle miserie causate dalle ingiustizie sociali e dai cambiamenti climatici. Per lasciare tutto, casa, parenti, patria e affrontare l’ignoto, bisogna avere patito una situazione molto pesante! Anche Gesù proveniva da un altro luogo. Dimorava in Dio Padre, con lo Spirito Santo, in una comunione di sapienza, luce e amore, che Lui ha voluto portarci con la sua venuta al mondo. È venuto ad abitare in mezzo a noi, in mezzo ai nostri limiti e ai nostri peccati, per donarci l’amore della Santissima Trinità. E come uomo ci ha mostrato la “via” dell’amore, cioè il servizio, fatto con umiltà, fino a dare la vita. (14 dicembre 2018).
UNA FESTA SENZA IL FESTEGGIATO
“Nell’idolatria dei consumi Il Natale è incomprensibile: è come un film straniero senza i sottotitoli”.
Carissimi fedeli e concittadini, alla vigilia del mio 87°
Natale anche se l’età e i malanni mordono,
mi sento “Uomo Amato dal Signore”
e AUGURO un Natale Buono, Bello e Vero.
Mons. Claudio Livetti
In questi giorni ci scambiamo gli Auguri di Buon Natale. Cosa significa un Natale buono? I bambini lo esprimono nella loro
ingenua letterina a Babbo Natale, ma anche gli adulti coltivano i loro sogni: si attende la possibilità di stare coi figli e i nipoti durante le vacanze, si aspetta il ritorno del neolaureato che lavora all’estero, si prevede la riunione patriarcale del parentado (con la speranza segreta che non arrivi la vecchia zia inarrestabile nei pettegolezzi e pigra nel farsi la doccia), si sogna il bel tempo, con una spruzzatina di neve prima della Messa di mezzanotte, stendono regali graditi e utili, si consulta Internet per sapere se i campi da sci saranno perfetti e il soggiorno nei mari caldi sarà confortevole.
Passate le feste ci si dice che è stato un Natale bello: emozionante il Presepio vivente della scuola dell’infanzia, in cui il nipotino interpretava San Giuseppe, commovente la Messa dei ragazzi, che agitavano le lanterne costruite coi genitori durante la novena, solenni le pastorali eseguite dall’organo e dalla corale. Possono essere stati belli i momenti di famiglia allargata, le lunghe soste a tavola per raccontare ciò che non è possibile fare nei tempi del lavoro e della scuola, il gioco tradizionale della tombola, lo sfogliare vecchi album di famiglia, con la sorpresa che il paggetto di un matrimonio dei tempi andati … è quello che è diventato papà di recente. Bello il concerto di capodanno coi valzer viennesi e la visita alla metropoli, per conoscerne qualche aspetto nuovo.
Ma sarà stato un Natale vero? Per essere vero deve avere una dimensione religiosa: una festa di compleanno richiede la presenza del Festeggiato: il Dio Bambino. Questa festa ha sostituito un momento religioso pre-cristiano di fine dicembre. Nella seconda decade di questo mese , il sole è in ritirata, di fronte alle tenebre che avanzano, ma nella terza decade il sole passa alla riscossa. Gli antichi romani, di fronte a questa rivincita, festeggiavano il “Sol invictus” (il sole invincibile), il Dio Sole. Dopo l’editto di Costantino nell’anno 313, la festa religiosa pagana ha avuto una connotazione cristiana. Gesù è il “Sole che sorge dall’alto” come afferma il cantico di Zaccaria nel Vangelo di Luca.
Il Natale, per essere vero, deve avere anche una dimensione interiore. Travolti come siamo dagli impegni e dalle preoccupazioni, dai bombardamenti televisivi che reclamizzano tante cose inutili, perché non creare un appuntamento con noi stessi: uno spazio per riflettere, un tempo per isolarci in una “cella”? Questo termine non ha un’origine carceraria ma monastica. Cella deriva da “Coelus” (cielo): il monaco nella stanzetta vedeva solo il cielo cioè il proprio io profondo, alla luce di Dio. Non è nella profondità che si annega, ma nella superficialità. La catastrofe di alcune esistenze si cela nelle pieghe apparentemente innocue della quotidianità epidermica, banale, ripetitiva e vacua. Il mistico islamico medioevale Gialal ed-Din Rumi diceva: “Il Signore ha bisbigliato qualcosa all’orecchio della rosa, ed eccola aprirsi al sorriso. Ha mormorato qualcosa al sasso, ed ecco ne ha fatto una gemma preziosa, scintillante nella miniera. E quando ancora dice qualcosa all’orecchio del sole, la guancia rossa del sole si copre di mille eclissi. Ma che cosa avrà mai bisbigliato il Signore all’orecchio dell’uomo, per farne una creatura così mirabile? Entra in te stesso!”.
(Mons. Claudio Livetti)
LA FESTA DEL PRESEPE Carlo Maria Martini
«Il presepe è qualcosa di molto semplice, che tutti i bambini capiscono. È composto magari di molte figurine disparate, di diversa grandezza e misura: ma l'essenziale è che tutti in qualche modo tendono e guardano allo stesso punto, alla capanna dove Maria e Giuseppe, con il bue e l'asino, attendono la nascita di Gesù o lo adorano nei primi momenti dopo la sua nascita. Come il presepio, tutto il mistero del Natale, della nascita di Gesù a Betlemme, è estremamente semplice, e per questo è accompagnato dalla povertà e dalla gioia. Non è facile spiegare razionalmente come le tre cose stiano insieme. Ma cerchiamo di provarci.
Il mistero del Natale
Il mistero del Natale è certamente un mistero di povertà e di impoverimento: Cristo, da ricco che era, si fece povero per noi, per farsi simile a noi, per amore nostro e soprattutto per amore dei più poveri. Tutto qui è povero, semplice e umile, e per questo non è difficile da comprendere per chi non ha l'occhio della fede: la fede del bambino, a cui appartiene il Regno dei cieli. Come ha detto Gesù: “Se il tuo occhio è
semplice anche il tuo corpo è tutto nella luce” (Mt 6,22). La semplicità della fede illumina tutta la vita e ci fa accettare con docilità le grandi cose di Dio. Sentirsi amati
La fede nasce dall'amore, è la nuova capacità di sguardo che viene dal sentirsi molto amati da Dio. Il frutto di tutto ciò si ha nella parola dell'evangelista Giovanni nella sua prima lettera, quando descrive quella che è stata l'esperienza di Maria e di Giuseppe nel presepio: “Abbiamo veduto con i nostri occhi, abbiamo contemplato, toccato con le nostre mani il Verbo della vita, perché la vita si è fatta visibile”. E tutto questo è avvenuto perché la nostra gioia sia perfetta. Tutto è dunque per la nostra gioia, per una gioia piena (cfr 1Gv 1,1-3). La gioia del Natale
Questa gioia non era solo dei contemporanei di Gesù, ma è anche nostra: anche oggi questo Verbo della vita si rende visibile e tangibile nella nostra vita quotidiana, nel prossimo da amare, nella via della Croce, nella preghiera e nell'eucaristia, in particolare nell'eucaristia di Natale, e ci riempie di gioia. Povertà, semplicità, gioia: sono parole semplicissime, elementari, ma di cui abbiamo paura e quasi vergogna. Ci sembra che la gioia perfetta non vada bene, perché sono sempre tante le cose per cui preoccuparsi, sono tante le situazioni sbagliate, ingiuste. Come potremmo di fronte a ciò godere di vera gioia? Ma anche la semplicità non va bene, perché sono anche tante le cose di cui diffidare, le cose complicate, difficili da capire, sono tanti gli enigmi della vita: come potremmo di fronte a tutto ciò godere del dono della semplicità? E la povertà non è forse una condizione da combattere e da estirpare dalla terra?
Condividere il dolore Ma gioia profonda non vuol dire non condividere il dolore per l'ingiustizia, per la fame del mondo, per le tante sofferenze delle persone. Vuol dire semplicemente fidarsi di Dio, sapere che Dio sa tutte queste cose, che ha cura di noi e che susciterà in noi e negli altri quei doni che la storia richiede. Ed è così che nasce lo spirito di povertà: nel fidarsi in tutto di Dio. In Lui noi possiamo godere di una gioia piena, perché abbiamo toccato il Verbo della vita che risana da ogni malattia, povertà, ingiustizia, morte. Se tutto è in qualche modo così semplice, deve poter essere semplice anche il crederci. Sentiamo spesso dire oggi che credere è difficile in un mondo così, che la fede rischia di naufragare nel mare dell'indifferenza e del relativismo odierno o di essere emarginata dai grandi discorsi scientifici sull'uomo e sul cosmo». (Carlo M Martini)
LA BUONA POLITICA È AL SERVIZIO DELLA PACE
52° giornata mondiale della pace
dal Messaggio del Santo Padre Francesco 1° gennaio 2019
1. “Pace a questa casa!”
Inviando in missione i suoi discepoli, Gesù dice loro: «In qualunque casa entriate,
prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi» (Lc 10,5-6). Offrire la pace è al cuore della missione dei discepoli di Cristo. E questa offerta è rivolta a tutti coloro, uomini e donne, che sperano nella pace in mezzo ai drammi e alle violenze della storia umana. (…) Sia questo dunque anche il mio augurio all’inizio del nuovo anno: “Pace a questa casa!”.
2. La sfida della buona politica
La pace è simile alla speranza di cui parla il poeta Charles Péguy; è come un
fiore fragile che cerca di sbocciare in mezzo alle pietre della violenza. Lo sappiamo: la ricerca del potere ad ogni costo porta ad abusi e ingiustizie. La politica è un veicolo fondamentale per costruire la cittadinanza e le opere dell’uomo, ma quando, da coloro che la esercitano, non è vissuta come servizio alla collettività umana, può diventare strumento di oppressione, di emarginazione e persino di distruzione. «Se uno vuol essere il primo – dice Gesù – sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti» (Mc 9,35). (…)
3. Carità e virtù umane per una politica
al servizio dei diritti umani e della pace
Papa Benedetto XVI ricordava che «l’azione dell’uomo sulla terra, quando è ispirata e sostenuta dalla carità, contribuisce all’edificazione di quella universale città di Dio verso cui avanza la storia della famiglia umana». È un programma nel quale si possono ritrovare tutti i politici, di qualunque appartenenza culturale o religiosa che, insieme, desiderano operare per il bene della famiglia umana, praticando quelle virtù umane che soggiacciono al buon agire politico: la giustizia, l’equità, il rispetto reciproco, la sincerità, l’onestà, la fedeltà. (…)
4. I vizi della politica
Accanto alle virtù, purtroppo, anche nella politica non mancano i vizi, dovuti
sia ad inettitudine personale sia a storture nell’ambiente e nelle istituzioni. È chiaro a tutti che i vizi della vita politica tolgono credibilità ai sistemi entro i quali essa si svolge, così come all’autorevolezza, alle decisioni e all’azione delle persone che vi si dedicano. Questi vizi, che indeboliscono l’ideale di un’autentica democrazia, sono la vergogna della vita pubblica e mettono in pericolo la pace sociale: la corruzione – nelle sue molteplici forme, la negazione del diritto, il non rispetto delle regole comunitarie, l’arricchimento illegale, la giustificazione del potere mediante la forza o col pretesto arbitrario della “ragion di Stato”, la tendenza a perpetuarsi nel potere, la xenofobia e il razzismo, il rifiuto di prendersi cura della Terra, lo sfruttamento illimitato delle risorse naturali in ragione del profitto immediato, il disprezzo di coloro che sono stati costretti all’esilio.
5. La buona politica promuove la partecipazione dei giovani e la fiducia
Quando l’esercizio del potere politico mira unicamente a salvaguardare gli
interessi di taluni individui privilegiati, l’avvenire è compromesso e i giovani possono essere tentati dalla sfiducia, perché condannati a restare ai margini della società, senza possibilità di partecipare a un progetto per il futuro.(…) Una tale fiducia non è mai facile da vivere perché le relazioni umane sono complesse. In particolare, viviamo in questi tempi in un clima di sfiducia che si radica nella paura dell’altro o dell’estraneo, nell’ansia di perdere i propri vantaggi, e si manifesta purtroppo anche a livello politico, attraverso atteggiamenti di chiusura o nazionalismi che mettono in discussione quella fraternità di cui il nostro mondo globalizzato ha tanto bisogno
6. No alla guerra e alla strategia della paura
Cento anni dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, mentre ricordiamo i giovani caduti durante quei combattimenti e le popolazioni civili dilaniate, oggi più di ieri conosciamo il terribile insegnamento delle guerre fratricide, cioè che la pace non può mai ridursi al solo equilibrio delle forze e della paura. (…) È la ragione per la quale riaffermiamo che l’escalation in termini di intimidazione, così come la proliferazione incontrollata delle armi sono contrarie alla morale e alla ricerca di una vera concordia. Il terrore esercitato sulle persone più vulnerabili contribuisce all’esilio di intere popolazioni nella ricerca di una terra di pace. Non sono sostenibili i discorsi politici che tendono ad accusare i migranti di tutti i mali e a privare i poveri della speranza. Va invece ribadito che la pace si basa sul rispetto di ogni persona, qualunque sia la sua storia, sul rispetto del diritto e del bene comune, del creato che ci è stato affidato e della ricchezza morale trasmessa dalle generazioni passate.
ORARIO DELLE SANTE MESSE NEL PERIODO NATALIZIO
DATA GIORNO FESTA ORA LUOGO CELEBRANTE
22 dicembre sabato Messa Vigiliare 18.30 Basilica don Severino
23 dicembre domenica 08.00 Celebrazione delle lodi
08.30 Basilica don Gabriele
09.30 Provvidenza Mons. Livetti
10.00 Basilica don Giovanni
11.00 S.Maria don Francesco
11.30 Basilica don Severino
18.00 Basilica don Francesco
20.00 Basilica don Gabriele
24 dicembre lunedì Vigilia di Natale 17.00 Basilica – Ragazzi don Giovanni
Sospese le Messe del mattino 18.30 Villa Tosi – Alpini don Severino
22.00 Croce Rossa don Francesco
23.00 Veglia in Basilica don Severino
24.00 Messa in Basilica Concelebrazione
25 dicembre martedì NATALE DEL SIGNORE
08.00 Celebrazione delle lodi
08.30 Basilica don Francesco
09.30 Provvidenza Mons Livetti
10.00 Basilica don Giovanni
11.00 S. Maria don Gabriele
11.30 Basilica don Severino
18.00 Basilica don Giovanni
20.00 Basilica don Gabriele
26 dicembre mercoledì SANTO STEFANO 08.00 Sono sospese le Lodi
08.30 Basilica don Severino
09.30 Provvidenza Mons Livetti
10.00 Basilica don Gabriele
11.00 S. Maria don Francesco
11.30 Basilica don Giovanni
18.00 Basilica don Francesco
20.00 Sospesa la Santa Messa
27 dicembre giovedì San Giovanni 07.00 S. Maria don Gabriele
09.00 Basilica don Gabriele
18.30 S. Maria don Francesco
28 dicembre venerdì Ss. Innocenti 07.00 S. Maria don Francesco
09.00 Basilica don Francesco
18.30 S. Maria don Gabriele
29 dicembre sabato Ottava di Natale 07.00 S. Maria don Gabriele
09.00 Basilica don Francesco
Messa vigiliare 18.30 Basilica don Francesco
30 dicembre domenica nell’Ottava Natale 08.30 Basilica don Gabriele
09.30 Provvidenza Mons. Livetti
10.00 Basilica don Giovanni
11.00 S. Maria don Gabriele
11.30 Basilica don Francesco
18.00 Basilica don Francesco
20.00 Basilica don Giovanni
31 dicembre lunedì 07.00 S. Maria don Francesco
09.00 Basilica don Gabriele
TE DEUM 18.30 Basilica Concelebrazione
01 gennaio Festivo Ottava del Natale 08.00 Sono sospese le Lodi
08.30 Basilica don Gabriele
09.30 Provvidenza Mons Livetti
10.00 Basilica don Giovanni
11.00 S. Maria don Francesco
11.30 Basilica don Severino
18.00 Basilica don Gabriele
20.00 Basilica don Francesco
02 gennaio mercoledì 07.00 S. Maria don Francesco
09.00 S. Maria don Severino
15.30 Provvidenza Mons. Livetti
18.30 S. Maria don Gabriele
Sospesa l’adorazione in S. Maria
03 gennaio giovedì 07.00 S. Maria don Gabriele
09.00 Basilica don Giovanni
18.30 S Maria don Francesco
04 gennaio venerdì 07.00 S. Maria don Francesco
09.00 Basilica don Gabriele
18.30 S. Maria don Giovanni
Sospesa l’adorazione del 1 venerdì del mese
05 gennaio sabato 07.00 S. Maria don Giovanni
09.00 S. Maria don Gabriele
18.30 Basilica-Vigiliare don Severino
06 gennaio domenica Festa dell’ Epifania
08.00 Celebrazione delle Lodi
08.30 Basilica don Giovanni
09.30 Provvidenza Mons Livetti
10.00 Basilica don Francesco
11.00 S. Maria don Gabriele
11.30 Basilica don Severino
18.00 Basilica don Giovanni
20.00 Basilica don Gabriele
BASILICA S. GIOVANNI
CONFESSIONI DI NATALE
Data Giorno Mattino Pomeriggio
21 dicembre venerdì 09.30- 11.30 16.00 -19.00
Veglia di preghiera: confessioni ore 21.00
22 dicembre sabato 09.30 – 11.30 15.00 - 19.00
23 dicembre domenica Prima e dopo le Sante Messe
24 dicembre Lunedì Vigilia di Natale 09.30-11.30 16.00 - 19.00
25 dicembre Festa di Natale Prima e dopo le Sante Messe
SEGRETERIA PARROCCHIALE Durante il tempo natalizio dal 23 dicembre al 7 gennaio
la segreteria parrocchiale rimane chiusa. Per comunicazioni urgenti parlare con i sacerdoti
prima e dopo le sante messe in Basilica. Monsignore riceve come consuetudine senza appuntamento
il martedì dalle ore 17.00 alle 19.00 e il sabato dalle ore 09.30 alle 12.00 a partire dal 8 gennaio 2019
INTENZIONI DI PREGHIERA PER I DEFUNTI
nelle Messe dei giorni feriali
Giorno Luogo Orario Nome dei defunti Giovedì 27 S. Maria 07.00 Mancuso Roberto
S. Maria 18.30 Mondelli Lucia
Venerdì 28 S. Maria 18.30 Alan Bardelli e Famiglia Travaini
Sabato 29 S. Maria 09.00 Famiglia Brazzelli Albertina
Basilica 18.30 Pietro Bandi e Antonio Esposito
Venerdì 04 S. Maria 18.30 Carla e Defunti Rogora
Sabato 05 S. Maria 09.00 Buonanno Angela e Erminio Testoni
Basilica 18.30 Fam. Dabrowski e Grodzki; e Santangelo Giuseppe
Lunedì 07 Basilica 09.00 Mario Maraeni
S. Maria 18.30 A suffragio dei defunti del mese di dicembre
Martedì 08 S. Maria 18.30 Albé Angelo
Mercoledì 09 S. Maria 07.00
18.30 Antonino e Grazia Liliana Raffo
Giovedì 10 S. Maria 18.30 Marco Maggi e Rosa Lasandra
Venerdì 11 Basilica 09.00 Cesarina Ermelio Ermete
Sabato 12 Basilica 18.30 Famiglia Guidasti e Cesari
ORARIO SANTE MESSE
Feriali: Santa Maria: 07.00 e 18.30. Basilica: 09.00; Mercoledì: Santa Maria: 07.00; 09.00; 18.30 ;
Sabato: Santa Maria:07.00; 09.00; Messa Vigiliare: Basilica 18.30 Festive: Basilica: 08.30; 10.00; 11.30; 18.00; 20.00;
La Provvidenza: 09.30; Santa Maria 11.00 Informazioni liturgiche: Sacristia della Basilica Telefono 0331 627 103