Brigantino Austriaco "Stefano"

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il Brigantino Austriaco “StefanoIsola di San Nicola 7 gennaio 1825 il mare delle Isole Tremiti testimone e custode di un drammatico naufragio la ricostruzione storica, l’esplorazione, il ritrovamento

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Ritrovamento del relitto del Brigantino Austriaco "Stefano" alle Isole Tremiti

Transcript of Brigantino Austriaco "Stefano"

il Brigantino Austriaco “Stefano”

Isola di San Nicola

7 gennaio 1825

il mare delle

Isole Tremititestimone e custode di un drammatico naufragio

la ricostruzione storica, l’esplorazione, il ritrovamento

M A R L I N T R E M I T I

Professional Scuba Activities

www.marlintremiti.it

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Relazione e progetto di ricerca

Adelmo Sorci

Esplorazioni subacquee

Laboratorio del Mare - MARLINTREMITI

Ricostruzione storica e documentale

Ing. Michelangelo De Meo

Tel-fax 0884.53.68.75 Tel. 333.732.82.46

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La ricostruzione storica, l’esplorazione, il ritrovamento del Brigantino Austriaco “Stefano”

Indice

05 Le rotte e gli scambi commerciali nel Mare Adriatico nei primi del 1800

07 Cenni di storia navale tra il XVII e il XIX secolo

09 Il Brigantino nel commercio navale

10 Il Brigantino Austriaco “Stefano” al comando del Cap. Giacomo Covacich

13 Le ricerche storiche, i documenti del tempo, la ricostruzione degli eventi

15 Il naufragio alle Isole Tremiti nel 1825

17 Un eccezionale documento ritrovato: Il verbale del naufragio

25 Anno 2012: iniziano le ricerche subacquee

27 L’esplorazione dei fondali, le immersioni

33 Il Laboratorio del Mare MARLINTREMITI

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Le rotte e gli scambi commerciali nel Mare Adriatico nei primi del 1800

Le rotte e gli scambi commerciali nel Mare Adriatico nei primi del 1800

Il Mare Adriatico ha rappresentato e rappresenta geograficamente e idealmente lo spartiacque meridionale euro-peo tra l’Oriente e l’Occidente, tra i due mondi che hanno scritto pagine primigenie, formative e significative nellastoria di questa parte del mondo. Lungo circa 800 chilometri, largo 200 chilometri nella parte mediana e 72 chi-lometri nel meridione, più che Mare si potrebbe definire Canale Adriatico.Orientato pressoché verticalmente dal settentrione al meridione, il Mare Adriatico mette in diretta comunicazionel’Oltralpe centro europeo con l’Egeo, l’Asia Minore e il Nord Africa, con i posti cioè dove è nata la nostra civiltà.Via d’acqua quanto mai variata sotto l’aspetto morfologico costiero, idrografico, antropologico e culturale, storicoe artistico, politico e militare, economico e produttivo, in tutte le manifestazioni che i secoli hanno sedimentatoformando un conglomerato senza pari.La marineria ha svolto in questo contesto una funzione di importanza essenziale con caratteristiche salienti infatto di ideazione, costruzione e impiego del mezzo nautico nei ruoli costieri, di cabotaggio e d’altura, nella pescae nella nautica agonistica e da diporto acquisendo posizioni invidiabili.

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Cenni di storia navale tra il XVII e il XIX secolo

Cenni di storia navale tra il XVII e il XIX secolo

Fino a tutto il 1600 non vi era una differenza netta tra nave mercantilee nave militare e anche queste ultime erano armate per difendersi. Nel1700 i bastimenti mercantili si differenziano nettamente dalle navi daguerra. I bastimenti mercantili assumono dimensioni e forme diverse, si hannocosì navi a due alberi, navi a tre alberi, brigantini, golette, tartane, clip-per, ecc.

La vela raggiunse il massimo sviluppo nel 1800. La velatura fu realiz-zata con un numero sempre maggiore di vele, tutte orientabili in mododa mantenere la rotta voluta anche con venti provenienti da direzionediversa.Nel secolo XVIII la costruzione navale adottò procedimenti di lavora-zione più razionali ed economici. Fu adottato il trattamento a caldo insabbia umida del legno da curvare, furono realizzati sistemi per losmaltimento delle acque dalle sentine, l'opera viva fu protetta oltre cheda sostanze oleose anche da una fasciatura con lastre di rame, furonorealizzati sistemi di areazione degli spazi interni. Progressi notevoli siebbero anche nel campo dell'architettura navale che portarono a ca-rene con minore resistenza al moto.

La stazza delle navi da guerra passò da 1000 (nel XVII secolo) a 2000(nel XVIII secolo). Le navi mercantile, che nel 1600 non superavanole 250 tonnellate di portata, raggiunsero nel 1700 prima le 250 t e, poi,le 500 t (Compagnia Francese delle Indie) e le 600 t (Compagnia In-glese delle Indie Orientali).

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Mentre avvenivano i cambiamenti dovuti alla rivoluzione industriale, lanavigazione ed il trasporto marittimo subivano, a loro volta, importanticambiamenti dovuti a tre fattori: l'evoluzione della domanda di tra-sporto, l'espansione del commercio su rotte lunghe e le innovazionitecnologiche.

Nel XVIII secolo si ebbero due innovazioni che produssero notevolicambiamenti alle costruzioni navali ed alla nave. Si tratta della costru-zione in ferro e dell'impiego della macchina alternativa a vapore.

E’ nel corso del XIX secolo che si registra un notevolissimo mutamentosul tipo di merci da trasportare via mare. In generale nei secoli prece-denti il trasporto aveva interessato beni ad elevato valore, poco pesantie non voluminosi, cioè merci rare, preziose o esotiche (zucchero, caffè,cacao, vino, seterie, minerali preziosi, ecc.). Nel corso del XIX secolole merci da trasportare (molte delle quali apparse sui mercati nellostesso tempo dell'affermarsi della macchina a vapore) sono: carbone,petrolio, minerali, nitrati, fosfati, potassa, cemento, calce, piriti, le-gnami, semi oleosi, cotone, cereali, frutta, legumi, vino, ecc.

Il “Brigantino” nel commercio navale

Il brigantino è uno snello veliero, maneggevole e di dimensioni conte-nute, dotato di due alberi, quello prodiero armato con vele quadre, conuna stazza lorda che va dalle 100 alle 300 tonnellate. Può avere unterzo albero a poppa, armato con vele auriche, nel qual caso prendeil nome di "brigantino a palo". Se invece ne ha soltanto due, di cuiquello prodiero con vele quadre e l'altro con vele auriche, prende ilnome di "brigantino goletta", se ambedue gli alberi sono armati esclu-sivamente con vele quadre prende il nome di "brigantino velacciere",mentre nel '400 e nel primo '500 esistevano delle piccole galere, dotatedi due alberi a vele latine e 12-18 remi sempolici, note come brigantini(ma anche come fregate e feluconi).

Il termine è di origine italiana (derivato da brigante, nella sua espres-sione originaria di componente una brigata, cioè gruppo di più personeda cui il termine). Infatti nel '400 e nel '500 il brigantino a vele latineera utilizzato frequentemente come unità per la guerra di corsa e la pi-rateria.Il brigantino Irving Johnson.

Il brigantino era impiegato principalmente come cargo o nave di scorta;ebbe grande diffusione nel Mar Mediterraneo e nell'Europa del nord.La nave scuola Greif è impiegata in Germania per l'addestramento suvelieri.

Originariamente il nome brigantino era dato ad una piccola e sottilenave, detta anche procaccino, appartenente alla famiglia delle galee,a 12-14 banchi a singolo rematore e due alberi (trinchetto e di mae-stra), dotati l'uno di vela latina e l'altro di vela aurica o di vela latina. Ilnome derivava dal fatto che tale imbarcazione si presentava come par-ticolarmente adatta alla guerra di corsa.

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Il brigantino a palo è un veliero di medie dimensioni che trovò largadiffusione tra il XVI e il XVIII secolo, ed era leggermente più grande emaneggevole del brigantino, grazie alla presenza di un altro albero eun altro sistema di vele. Presenta infatti tre alberi: quelli di trinchetto emaestra montati con vele quadre, quello di mezzana a vele auriche;presenta inoltre il bompresso. Veniva largamente utilizzato per scop

commerciali ma, grazie alla sua manovrabilità ed alle sue potenzialità,poteva facilmente essere equipaggiato in modo tale da poter scortareconvogli commerciali difendendoli dai frequenti attacchi pirati.

Il brigantino a palo aveva generalmente una portata media di 600-2000tonnellate, anche se i primi modelli, compresi quelli italiani, si limita-vano a 200-300 t. In seguito però, vista l'utilità di questa imbarcazionese ne aumentarono portata e stazza, tanto che intorno al 1870-1880,tutti i brigantini a palo erano dotati di una portata superiore alle 2000tonnellate con una stazza compresa fra le 1000 e le 1400 t.

Il brigantino a palo in legno (il cui uso iniziò a decadere verso il 1900)più grande in assoluto fu il Precursore, con una stazza pari a 1458 ton-nellate.

il Brigantino Austriaco “Stefano”

Veliero: a due alberi

Stazza: 210 tonn

Armatore: Agostino Gadina di Trieste

Comandante: Cap. Giacomo Covacich

Affondato: 7 gennaio 1825

Isola: Isola di San Nicola

Localizzazione: Punta del Fico

Coordinate: 42° 07’ 06” N - 15° 30’ 17” E

Profondità: da 55 metri a 75 metri

Località: Arcipelago delle Isole Tremiti - Riserva Marina

Provincia: Foggia

Regione: Puglia

Stato: Italia

Cenni storici sull’ultimo viaggio

Rotta:salpato il 12 dicembre 1824 da Alessandria d’Egitto

e diretto a Trieste

Equipaggio: 10 uomini (9 + comandante)

Carico:

900 sacchi di semi di lino

100 balle di cotone macò

40 casse di merce varia e datteri

Le ricerche storiche, i documenti del tempo,

la ricostruzione degli eventi

Un grande lavoro svolto dall’ing. Michelangelo De Meo. Scrupoloso, attento, investigativo guidato dalla grandepassione per la storia delle Isole Tremiti e per tutti quei avvenimenti, a volte drammatici, che hanno segnato ilpassato del piccolo Arcipelago Pugliese.

Anni di ricerche, iniziate nel 2000, nei meandri dei vari Archivi di Stato Italiani.Controlli, ricostruzioni, ore a decifrare scritture e volumi lo hanno portato alla perfetta ricostruzione di un dram-matico naufragio avvenuto il 7 gennaio 1825, proprio sotto l’Isola di San Nicola.

Tutto perfettamente ricostruito e testimoniato da documenti ritrovati ed ufficiali.

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Il naufragio alle Isole Tremiti nel 1825

...“al giorno di venerdì sette del corrente che allo spuntar dell’alba mi si spezzo in quattro parti la randa, e si

chiuse; scoprii l’isola della Pianosa per scirocco, e l’isola di Tremiti per libeccio, e perciò convenne risalvermi ri-

fugiarmi nel luogo di Tremiti, giacchè continuavano sempre l’oragano di vento, e i furiosi colpi di mare, a tanto

che non mi rendeva più possibile prendere altra salvezza”...

.

.

.

...”Quando disgraziatamente era arrivato sotto il capo del forte in distanza da circa una gomena(185-200m) travai

un contrasto di venti che mi fecero perdere il governo del Bastimento: Manovrai però opportunamente quando

più potei per sottrarmi da quella riva giacchè il tempo non mi permettea di gettare la lancia in acqua per aiuto,

quando disgraziatamente mi vidi un refolo di vento che con quelle poche sproporzionate vele, fece battere il Ba-

stimento alla direzione della terra, gettai la speranza precipitosamente, ma più non servì, poiché un colpo di mare

e la corrente attraversò il legno con la prora sulle rocce di quella scoscesa montagna. In tale deplorabilissimo

stato cercai di salvare la mia vita e quella dell’equipaggio, giacchè i colpi di mare che frangevano lungo la costa

già montavano sopra il corpo del bastimento, il quale cominciò a fracassarsi”.

Così il comandante Giacomo Covacich descrisse il tragico momento che portò il Brigantino all’affondamento.

Oggi, alcuni resti del bastimento, testimonianza del tragico evento, sono stati ritrovati tra i 55 e 70 metri di pro-fondità dai subcaquei del Laboratorio del Mare del Marlintremiti.

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Prov in c ia d i Cap i t ana ta

L ’ an n o mi l l e o t t o c e n t o v e n t i c in q u e ( 7 / 1 / 1 8 2 5 a l l e o r e

10 :30 ) i l g i o rno s e t t e Gen na io a l l e o r e d i e c i e me zzo an t ime-

r id ian e. Noi Gaetano Ros Comandante la piazza di Tremiti prodi-rettore di Salute e Stefano Rolli Tenente de Dazi Indiretti oprovisorio, deputato di salute ci siamo accorti, che unBrigantino colpito da forti venti di Levante grosso mare, econ poche vele facea tutti gli sforzi possibili per prenderequesto porto; ma disgraziatamente dopo una mezz’ora vi-dimo che il detto Brigantino diede nei scogli di quest’Isoladi San Nicola, e propriamente sotto la Batteria chiamata ilfico, ove dopo pochi istanti vedemmo detto Legno ridursiin pezzi e galleggiare sulle acque quanto entro si conte-neva. Osservammo nel tempo stesso, che tre uomini del-l’Equipaggio si erano miracolosamente salvati su dettiscogli, e molt’altri che nuotavano tra i frammenti del Basti-mento, ed in qualche distanza dai scogli, che pel forte marenon poteano giammai prenderli. Era chiaro in conseguenzache quest’uomini andavano a perire senza essere soc-corsi.

Stimammo dunque all’istante far varrare il Gozzo dellaDogana, e non trovandosi alla marina i due marinari di do-gana addetti a tale gozzo vi facemmo montare in esso i tremarinari della Barca di Corrispondenza Francesco de *****,Gio: **** d’autilio, e Fedele Porco, non che il quarto mari-naro di una Barchetta di Rodi, che qui trovatasi a far fa-scine per conto del guarda Magazzino de viveri chiamatoGiuseppe Esposito, i quali animati di ogni buona volontà;con grande travaglio ed a rischio della propria vita si por-tarono col detto Gozzo nel luogo del naufraggio, e salva-rono dalle acque cinque altri individui d’equipaggio deldetto Brigantino e ritornarono in porto. In questo stato dicose pensammo d’assicurare la salute pubblica e quindifacemmo all’istante raddoppiare la guardia dei veterani allamarina, nonche quella della forza doganale. Nel tempostesso con tutte le regole contumacciali facemmo intro-durre in un magazzino della Marina tanto li tre marinaridell’Equipaggio, che si erano salvati su i scogli, che gl’altricinque salvati dai marinari della corrispondenza, ed i ma-rinari stessi della corrispondenza, che posimo tutti nel dettomagazzino in contumaccia custoditi al di fuori dalle guardiesi de veterani, che di dogana e da due fanti sanitari nomi-nati da noi all’oggetto, cioè Antonio Lanaro, marinaro delgozzo doganale, e Giovanni Nobiliare marinaro che quivive da venti anni travagliando per sussistere. Intanto si

Un eccezionale documento ritrovato:

Il verbale del naufragioTrascrizione dell’Ing. Michelangelo De Meo

Piazza di Tremiti

Oggetto

Processo Verbale di un Brigan-

tino nominato Stefano naufragato

su scogli di detta Piazza nell’en-

trare al Porto, proveniente

D’Alessandria d’Egitto, diretto

per Trieste.

diedero a succennati individui salvati dal naufraggio quelliaiuti si poterono al momento per ristorarli, e rivestirli. Con-temporaneamente furono dati gl’ordini onde fosse chiusala porta di S. Nicola, che conduce alla campagna onde im-pedire che alcuno degli individui della guarnigione si fosseavvicinato ai scogli vicino al luogo del naufragio, e pren-dere qualche oggetto naufragato. Fra i detti otto individuiricoperati dal naufraggio seppimo che vi era il capitano delBastimento chiamato Giacomo Covacich, cui dopo essersiristorato, e rinvenuto in sensi domandammo del suo nome,cognome, patria, provenienza, e carico **: Infine di tutto ciòche poteva formare il di lui costituto per nostro regola-mento. Il capitano suddetto ci rispose quanto segue.Signori io mi chiamo Giacomo Covacich di Trieste Capi-tano Comandante il Brigantino Austriaco nominato Stefanodi tonnellate 210 proveniente d’alessandria d’Egitto direttoper Trieste con persone dieci d’equipaggio io compreso.Partii d’Alessandria il giorno 12 dicembre 1824 con caricodi novecento ardeb semi di lino, cento balle di cotonemacò, quaranta casa**e dattili, ed una cassa merci e dopoaver naufragato con tempi, e venti parte burrascosi, e partebonazze calme, giunti il giorno cinque corrente Gen-naio(5/1/1825) tra l’Isola Curzola e Lizza mi sopraggiunseimprovvisamente un oragano di vento greco, mi obbligò ri-cuperare i velacci e prendere i Bassi terzaroli alle gabbie,

ed ammarati i trevi per non sottoventarmi, alle ore cinquepomeridiane un trato ***** di vento mi spezzò il pennonedi Maestra, e nello stesso memento mi svolò il parochettoper l’aria e mi spezzò la vela di trinchetto del terzarolo al*******; mi ricuperai alla meglio possibile, ed alle ore ottopomeridiane mi vidi cauto fuori dell’Isola di *** con la solatrinchettina e randa bassa; alla notte tenendo la proraverso maestro tramontana, i colpi di mare consecutiva-mente mi passavano da un lato all’altro, fratanto feci ca-pezzare alla meglio il pennone di maestra, e posto a rivafeci fare la gabbia con tutti gli terzaroli, ed i terzaroli al trin-chetto nuovamente fiorito, onde tenermi per non derivaremaggiormente. L’oragano di vento continuò sempre piùcon maggior veemenza, nonché il mare ad imbarcarsi datutte le parti, e passar da una parte a l’altra fino al giornosusseguente. Continuai a tenere quella prora mettendo tal-volta anche per tramontana, facendo 5/4 di deriva con duemiglia e mezzo all’ora. Fatto giorno giovedì sei del correntecon aria tutta Borrascosa scoprì l’Isola S. Andrea, che dacirca venti miglia mi restava per greco tramontana; fecipoggio alla Randa con tenere la prora per scirocco levante;alle ore dieci antimeridiane un colpo furioso di vento, emare mi incapellò sino a mezzi trevi, mi spezzo in dueparte nuovamente il pennone di Maestra e mi svolò viatutto il trinchetto. Mi ricuperai quanto meglio potei, e poi

per tener più la prora ai colpi di mare fui obbligato, fare dabassa randa e stare con queste e la trinchettina. Frattantoposi il pennone con la gabbia per maestro, con tutti li treterzaroli, e cosi corsi tutto il giorno onde potermi, saggiaresotto il monte S. Angelo, ma alle ore 11 della notte scopriifra la densità dell’aria il monte S. Angelo, che mi restavaper ostro e scirocco alla distanza di circa miglia 20.Vedendo che mi si rendeva impossibile colla prora e la de-riva montare il detto capo di Sant’Angelo fui obbligato difar poggio alla randa, e mettermi colla prora per maestrofino al giorno di venerdì sette del corrente che allo spuntardell’Alba mi si spezzo in quattro parti la randa, e si chiuse;scoprii l’isola della Pianosa per scirocco, e l’isola di Tremitiper libeccio, e perciò convenne risalvermi rifugiarmi nelluogo di Tremiti, giacchè continuavano sempre l’oraganodi vento, e i furiosi colpi di mare, a tanto che non mi ren-deva più possibile prendere altra salvezza, avendo ancoraosservato che nell’intervallo della scorsa notte, che il Ba-stimento si era aperto e l’acqua arrivava a crescere dacirca a tre palpate all’ora. Quindi poggiai verso la dettaisola con la sola Gabbia *** per Maestro, ed uno stracciodi parocchetto basso, la trinchettina e fiocco; Nell’avvici-narmi alla detta isola il vento fresco mi stringea più al mae-stro, alle ore 10 antimeridiane mi inbarcai dalla parte dimezzo giorno, mi conveniva sangiare la terra onde non sot-

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toventarmi senza vele alchè era ridotto, e così prendereun sorgitare ove vidi essere due Bastimenti ancorati, chein seguito inter** abbandonati pel temporale. Quando di-sgraziatamente era arrivato sotto il capo del forte in di-stanza da circa una gomena(185-200m) travai uncontrasto di venti che mi fecero perdere il governo del Ba-stimento: Manovrai però opportunamente quando più poteiper sottrarmi da quella riva giacchè il tempo non mi per-mettea di gettare la lancia in acqua per aiuto, quando di-sgraziatamente mi vidi un refolo di vento che con quellepoche sproporzionate vele, fece battere il Bastimento alladirezione della terra, gettai la speranza precipitosamente,ma più non servì, poiché un colpo di mare e la corrente at-traversò il legno con la prora sulle rocce di quella scoscesamontagna. In tale deplorabilissimo stato cercai di salvarela mia vita e quella dell’equipaggio, giacchè i colpi di mareche frangevano lungo la costa già montavano sopra ilcorpo del bastimento, il quale cominciò a fracassarsi. Io edalcuni miei marinari riuscimmo a gettarci ignudi su di unoscoglio, ma dopo pochi istanti ci cadde sopra l’alborata esuccessivamente un colpo di mare ci gettò dispersi nel-l’onde; dopo qualche intervallo di minuti parte di noi ci tro-vammo immersi alla discrezione dei colpi di mare, fra laterra ed i frammenti di legnami e manovre del povero ba-stimento, di cui non si conosceva più la figura. In questo

stato, che ci vedevamo tutti perduti vidimo una lancia bencorredata da uomini, e di remi che per ordine dei superioriera venuta in nostro soccorso e salvò con effetto cinqueuomini del mio equipaggio; io e altri due marinari ci sal-vammo sopra quei scogli, e due altri uomini non più si ved-dero perché naufragati. Ecco il nome dei sette uominisalvati, ed in appesso quello degl’uomini morti

Nostromo – Antonio Zagai di RovignoDispenziere – Antonio Derensin di ValoscaTimoniere – Martino Morella di Lussino Marinaro – Marco Gerbas di LussinoMarinaro – Vincenzo Mavirch di LovranaCameratto – Giovanni Carli di RagusaRagazzo – Francesco Rizzo di Genovamorti naufragatiMarinaro - Antonio Vidosich di LovranaMarinaro – Andrea Mascardin di Muschenis

Questo è quanto posso dirvi sul momento nello stato di de-bolezza di sensi in cui mi trovo, e solo vi prego per ora eli-germi per capo ricupero di tutto ciò che con primo scampodi tempo potrò co’ miei marinari, e con quest’altri della cor-rispondenza, che sono meco in contumaccia, salvare dimercanzie e di attrezzi del bastimento per conto e ragione

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senza potersi procacciare la sussistenza, non che di unodei tanti sanitari, cioè Giovanni Robiliard, che non ha alcunsoldo pel vivere; ho stimato necessario ordinare al guardamagazzino dei viveri di questa piazza Sig.re BartolomeoAlberti di somministrare a tutti costoro al N° di tredici unarazione di viveri di Campagna giornalmente per ciascunoda dimani in poi, onde esserne rivaluto dell’importo da chisarà deciso dalle Autorità Superiori.Finalmente noi quali deputati di salute raccomandiamo alSig.e Intendente della Provincia tanto i tre marinari dellaBarca della Corrispondenza, che l’altro marinaro di Rodi,onde farli ottenere da chi crede una rimunerazione si peraver travagliato di tutto cuore col pericolo manifesto dellaloro vita pel la salvezza dei cinque marinari dell’Equipaggiodel Brigantino Naufragato, come perche in tutto il tempoche resteranno in contumaccia non hanno che la sola ra-zione de viveri si è loro assegnata, ed hanno perduto ilsoldo che godevano dal padrone della Barca della Corri-spondenza, i quali sarà obbligato prendere altri marinariper lo ***** della medesima.Fatto, letto, e chiuso in Tremiti oggi sopradetto giornomese, ed anno.

Giacomo CovacichGaetano RosStefano Rolli

X Croce di Nost.mo Ant. Zacai per non saper scrivereMartino Vincenzo MavrichMarco Ant. DerensinFranc. RizzoX Croce di Giovanni Carli per non saper scrivere

di chi spettar potesse.Interrogato il Capitano Giacomo Covacich se in Alessan-dria si godea buona salute, e se vi era sospetto di peste; Ilmedesimo ci ha risposto sulla sua parola di onore che colàsi godeva ottima salute, e non vi era alcun sospetto.Interrogato lo stesso Capitano se tutti gl’individui del Suoequipaggio godeano perfetta salute, ci ha risposto, che tuttierano in ottimo stato di salute.Interrogato inoltre il medesimo se nel suo viaggio da Ales-sandria fin qui, aveva avuto contatto con altri Legni e seavea toccato altri porti ci ha risposto che non ha toccatoalcun legno, ne alcun porto.Interrogato infine a chi apparteneva il Bastimento ed il ca-rico che portava, ci ha risposto che il Bastimento Apparte-nea ad Agostino Gadina di Trieste, ed il carico almedesimo, e ad altri interessati. Dopo ciò, considerandoche il Naufragio è stato a piccola distanza dal luogo oveora trovansi i Naufraganti e che questi possono da lorostessi col medesimo Gozzo doganale travagliare al ricu-pero di ciò che possono, senza che niuno altro dell’Isola viabbia ingerenza, abbiamo autorizzato il Capitano Covacichad agire da Capo ricupero delle robbe naufragate, comeegli ha chiesto, e trasportarle nel magazzino ove esso tro-vasi in contumaccia, cò suoi marinari, e quelli della Barcadi Corrispondenza; Il tutto però da eseguirsi alla nostra pre-senza, e delle guardie da noi destinate alla loro custodia;riserbandoci di redigere in fine, e formarne un verbale darimettersi a chi si conviene, nel quale verranno specificatele robbe ricuperate.Inoltre io Gaetano Ros, qual comandante la piazza Funz.tedi Commis.o di Guerra vedendomi nella necessità di prov-vedere alla sussistenza tanto degl’otto individui salvati dalNaufragio, che dei quattro individui Marinari che hannoagito per la salvezza di quel*** trovansi ora in contumaccia

Anno 2012: iniziano le ricerche subacquee

Grazie alla collaborazione tra il Laboratorio del Mare Marlintremiti e l’Ing. Michelangelo De Meo nel 2012 si èsviluppato il progetto di esplorazione e ricerca del Brigantino Austriaco “Stefano”.

Le prime operazioni tecniche con scansioni e prospezione dei fondali, hanno consentito di individuare l’area oggettodell’inabissamento e alcuni reperti adagiati tra i 52 e 65 metri di profondità.

Le successive immersioni hanno consentito di individuare sul fondo, due aree ben distinte, su cui sono state indi-viduati diversi reperti lignei e in una, più profonda a 75 metri, alcuni contenitori (sacchl) ben conservati anche sericoperti dal sedimento e fango del fondale.

Nei mesi di aprile e maggio (2013) proseguiranno le operazioni di documentazione e la catalagozione dei reperti.

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Alcune immagini di fotomosaico

digitale del fondale che interessa alcuni reperti del Brigantino Austriaco “Stefano”elaborate dal dipartimento DII dell’Università Politecnica delle Marche.

Le immagini finali sono state ricavate attraverso centinaia di foto scattate dafotocamere applicate sul ROV (Remotely Operated Vehicle).

Da queste rappresentazioni bidimensionali, con programmi specifici si puòpassare a rappresentazioni digitali tridimensionali.

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I relitti

e l’archeologiasubacqueaL’archeologia subacquea, uno dei più recenti e pro-mettenti settori della moderna ricerca archeologica,consente l’acquisizione di moltissimi dati sui com-merci, che nel mondo antico si effettuavano principal-mente per via marittima, durante la buona stagione,nonostante le difficoltà della navigazione (tempeste,pirateria, naufragi).

I relitti di navi affondate costituiscono un documentostorico particolarmente importante per la ricostruzionedei commerci antichi. Ricostruire la composizione delcarico di una nave, definirne la provenienza, seguirnel’itinerario, stabilirne la possibile destinazione, fissarnela cronologia consente infatti di ricostruire le anticherotte commerciali e di valutare i flussi di merci tra luo-ghi di produzione e mercati.Alcune immagini

di reperti lignei, attualmente in fase di analisi e di studio, che potrebbero appartenereal Brigantino Austriaco “Stefano”.

Nel 2013proseguiranno le immersioni e le ricerche sullo specchio di mare che nel1825, è stato teatro del naufragio, alla ricerca di altri reperti e delle ancore.

Nella foto un grande ancora del bastimento

Tecnologia, esplorazione e ricerca

Il Laboratorio Subacqueo Marlintremiti

nasce dalla convinzione che subacquei ricreativi gra-zie all'evoluzione della tecnica dell'immersione spor-tiva e delle relative attrezzature possono aiutare e/oaffiancare Enti di ricerca, di studio e di controllo sullasegnalazione e la valorizzazione di aree archeologi-

che subacquee.

Alle Isole Tremiti, la collaborazione sinergica traMARLINTREMITI e Università Politecnica delle Mar-che - Dipartimento Robotico, (nata nel 2006) ha con-sentito l’utilizzo dei Robot sottomarini sia nel campodell’archeologia subacquea che nel campo della bio-logia marina.Molti i progetti di ricerca e documentazione portati atermine con importanti risultati e che hanno visto lapartecipazione e collaborazione della Soprinten-denza per i Beni Archeologici per la Puglia e dei Ca-rabinieri Subacquei di Bari.

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Isole Tremiti

12 sono le aree di interesse

storico archeologico che regalano

alle Tremiti un grande primato.

... altre

preziose testimonianze di antiche navigazionicustodite gelosamente dal mare delle Tremiti

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Conoscere

e far conoscere il nostro patrimonio storico è il primo passo per poterlo proteggere

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