Briciole Febbraio 2015 Speciale AAMA

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C L U B S E Q U O I A Nullam arcu leo, facilisis ut 1 Briciole Associazione “La Piccola Famiglia ONLUS ” - Bollettino del Sostegno a Distanza Speciale “A.A.M.A” ATTESE Dicono che il volto del bambino sia quanto di più espressivo ed efficace ci sia tra noi umani, è un linguaggio che arriva direttamente all’anima. Questi bambini dicono con lo sguardo: “e allora cosa aspetti ? Ama ! ” Il Briciolo

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Uscita di Febbraio 2015 del giornalino Bricione. L'uscita è centrata principalmente sull'associazione AAMA (Associazione Amici Missione Albania)

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C L U B S E Q U O I A

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BricioleAssociazione “La Piccola Famiglia ONLUS” - Bollettino del Sostegno a Distanza

Speciale “A.A.M.A”

ATTESEDicono che il volto del bambino sia quanto di più

espressivo ed efficace ci sia tra noi umani,

è un linguaggio che arriva direttamente all’anima.

Questi bambini dicono con lo sguardo:

“e allora cosa aspetti ? Ama ! ” Il Briciolo

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A S S O C I A Z I O N E A . A . M . A .

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A.A.M.A. Associazione Amici Missione AlbaniaCaro amico,non so se sei mai stato in Albania ospite della missione.Noi che abbiamo vissuto questa esperienzace ne siamo innamorati e abbiamo deciso di diventare amici dei nostri missionari in pianta stabile e fare nostro tutto quanto vivono e fanno.

Vorremmo trascinare anche altri dentro questa avventuraVorremmo che in ogni luogo ci fosse un gruppo AAMA

Ci stai anche tu?Contattaci!

Flavia

PER CONTATTARCIFlavia (presidente): 335.6600817

e-mail: [email protected]

missionealbania.altervista.org

In basso e nelle prossime pagine:

scatti e ricordi dai viaggi missionari AAMA

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CON LA PREGHIERAMessa mensileOgni mese, in diverse chiese, noi membri di AAMA celebriamo una S.Messa per i mis-sionari e i fedeli albanesi. Se nella tua zona non c’è ancora una Messa missionaria, puoi fartene tu promotore con il tuo parroco, facendo a lui l’offerta per l’intenzione missiona-ria, una volta al mese.

Ora di silenzio settimanaleOgni venerdì pomeriggio, dalle 15.00 alle 16.00, offriamo un’ora di silenzio, perché sia data ai missionari la Parola della fede. Quando non è possibile mantenere esternamente un’ora di silenzio rigoroso, è sempre possibile praticare il silenzio interiore con la ridu-zione delle cose non richieste dal dovere e la preferenza per le parole più semplici, gioiose e pacifiche.

Intenzioni di preghieraPortare le intenzioni di preghiera dei missionari. Nel loro lavoro incontrano tante situa-zioni, persone, luoghi. La preghiera per le loro intenzioni è una vera “cordata” per l’an-nuncio del Vangelo, che ci fa partecipi della passione di chi è partito, delle prove della piccola comunità cristiana nascente e delle speranze di tanti poveri.Ogni venerdì inviamo un s.m.s. con l’intenzione settimanale.

AMA la missione...

“Due cose mi hanno sorpresa: che è una Chiesa fatta di gio-vani e che tutti hanno scelto la loro fede. Pensavo che fosse una sfortuna essere stata battezzata da piccola, senza sce-gliere. Ma vedere l’entusiasmo di questi ragazzi e venire a sapere quante difficoltà abbia loro causato la scelta per Cri-sto, mi fa pensare: che fortuna ho avuto ad essere cristiana fin da piccola. E’ un dono prezioso la mia fede, e me lo testi-moniano questi giovani!” - Veronica, viaggio missionario AAMA. - estate 2014

Liturgia nella cappelladel Centro Pastorale di Uznova

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CON LE OFFERTEAdozioni mensiliScegliere di iniziare un Sostegno a Distanza mensile permette ai missionari di coprire i bisogni di una famiglia povera, di un ragazzo disabile dei Centri Diurni o altre necessi-tà. In questo numero speciale di Briciole troverai i vari tipi di adozione e sostegni di cui abbiamo bisogno.

Finanzia progettiOltre alle adozioni mensili, ci sono particolari progetti di carità e per l’evangelizzazione che necessitano di finanziamenti specifici: interventi edili mirati per le case dei poveri, spese sanitarie per operazioni chirurgiche o ricoveri all’estero, acquisto di ausili per disabili, costruzione di chiese e cappelle, corsi di formazione per catechisti ed evan-gelizzatori, ecc. ecc. Per questi progetti i missionari comunicano la “cifra obiettivo” che tu potrai coprire interamente o in parte.

Donazioni liberaliE’ sempre possibile fare una donazione liberale a favore di un particolare ambito o progetto, oppure lasciando ai missionari la scelta dell’utilizzo dell’offerta.

AMA la missione...

“... tornati a casa abbiamo deciso di girare le feste di pae-se per vendere cocomeri per la missione. Ma quando la Fra ha detto ad una anziana signora tutta agghindata: “Buona sera, vuole una fetta? Raccogliamo per l’Alba-nia...” quella le ha risposto “Gli albanesi dovrebbero mo-rire tutti quanti!”. Da allora nel cartello abbiamo scritto “Povertà nei Balcani”. Perché nessuno alle sagre sa esat-tamente dove siano i Balcani. E così ... abbiamo raccolto un po’ di soldi per la missione!” Diego - AAMA

Gruppo della Parrocchia di Croce in missione e alle sagre paesane.

I giovani fanno molte iniziative per il Sostegno della Missione, fra cui raccolte alle sagre e ado-zioni nelle loro classi di scuola.

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CON L’INTERESSE

Visita la MissioneChi ha visitato di persona la Missione ha vissuto un’esperienza capace di lasciare se-gni profondi nella vita. L’Albania si raggiunge dall’Italia in poco più di un’ora di aereo o in una notte di nave, a spese modiche, durante tutto l’arco dell’anno. Conoscerai di persona i volti e i luoghi della Missione, partecipando alla vita e al servizio dei missio-nari.

Iscriviti ad AAMAIscrivendoti ad AAMA per un anno, potrai partecipare in modo attivo alle iniziative del-l’Associazione a favore dei missionari e della missione.

Ricevi e diffondi la NewsOgni quattro mesi i missionari inviano a chi lo desidera MissioNews, la newsletter on-line sulla vita della missione. Guarda l’ultimo numero di MissioNews al sito missionealbania.altervista.org (ti puoi iscrivere on-line)

Diventa MissionarioPortando questo giornalino o altro materiale a familiari ed amici, facendoti promotore dell’Associazione AAMA con il suo sostegno di preghiera ed economico ai missionari. Richiedi altre copie di questo giornalino o il materiale cartaceo e multimediale dell’As-sociazione. Primo obiettivo: formare un gruppo AAMA in ogni paese della Diocesi.

AMA la missione...

“In uno dei nostri incontri di gruppo, prima di arrivare in Albania, il don ci disse: ricordiamoci che noi stiamo an-dando a portare il Vangelo...

E invece noi, il Vangelo, l’abbiamo trova-to negli occhi dei bambini, nella bontà dei missionari, nella gioia di chi ci ha accolto nella propria casa, nei ragazzi e nel tem-po dedicato alla preghiera...” Mariateresa - viaggio AAMA 2014

Viaggi missionari organizzati da AAMA nell’estate 2014

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Centro Diurno di UznovaI destinatari preferenziali del buon messaggio sono tuttavia i piccoli e gli ultimi della terra, che oc-cupano nel cuore di Dio un posto privilegiato e che diventano per tutti segno speciale della sua in-carnazione e della sua croce. Per questo l’opzione per i poveri è irrinunciabile da parte della Chiesa e porta, secondo le promesse del Vangelo, una speciale fecondità all’annuncio della fede.

Mamme fra le mamme“Tu sei una mamma come noi”: così si espresse Giuli, mamma di un ragazzo autistico con gravi problemi comportamental i , quando dieci anni fa incontrò Micaela per le vie di Uznova. Le sorelle della Piccola Famiglia si

erano appena stabilite nella ca-sa presso la chiesa di S. Pio, nell’ultima periferia di Berat. Per loro era normale prendere i mezzi pubblici, girare per il mer-cato, entrare nei negozietti a fa-re spesa, sempre accompagna-te dal giovane disabile partito

con loro da Montetauro, per di-versi anni unico “uomo di casa”. Ma per la gente tutt’intorno non era affatto normale: tante fami-glie soffrivano la vergogna di un figlio disabile, chiuso in casa, al riparo dagli sguardi indiscreti di una mentalità segnata dal pre-giudizio e dal sospetto di una maledizione.

Il Centro “Ku miresia eshte”Così iniziò l’esperienza di un piccolo centro a Uznova (Ku mi-resia eshte – Dov’è l’amore... lì c’è Dio) in cui le mamme del quartiere insieme alle sorelle della Piccola Famiglia si aiuta-vano con i loro “figli disabili”. Piano piano la mentalità sta cambiando, la gente si abitua ai volti sempre sorridenti dei nostri ragazzi down e degli altri “pic-coli”, la comunità cristiana si stringe attorno a loro come una vera famiglia e l’affetto orgoglio-so si sostituisce alla vergogna.

Sopra: laboratorio di falegnameria

Ragazzi e operatori del Centro “Ku miresia eshte”

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AttivitàAl centro ogni mattina si inizia con l’accoglienza dei ragazzi dalle 9.00 alle 9.30, in un clima familiare e allegro: ogni amico che arriva sono applausi e can-zoni. Poi iniziano le attività: scuola di alfabetizzazione, ele-menti di logica e aritmetica, ap-prendimento dei concetti spa-ziotemporali, abilità sociali. Divisi in due gruppi, seguono i labora-tori artigianali: falegnameria per i maschi, mosaici e découpage per le ragazze.Una volta alla settimana tutta l’allegra comitiva si reca alla pa-lestra di un centro giovanile del quartiere per fare giochi di grup-po, attività motoria e ginnastica.Spesso il Centro va in uscita in città o in qualche località vicina. Accanto ai ragazzi, insieme a Monica (Piccola Famiglia), lavo-rano le mamme volontarie ealcuni giovani della comunità cristiana . La mattinata al Centro termina con una piccola refezio-ne, che per alcuni di questi no-stri amici è l’unico pasto certo durante la giornata.

IntegrazioneIl Centro Diurno rappresenta il primo passo per l’integrazione delle persone disabili nel tessutosociale cittadino. Da qualche anno il nostro centro si è fatto promotore di attività integrative

e ricreative anche per i due cen-tri per disabili di Berat, gestiti dal comune. Sono due istituti resi-denziali, con l’aggiunta di un servizio diurno, che ospitano in tutto circa 60 disabili fisici e mentali. Le condizioni abitative, nonostante qualche miglioria negli ultimi anni, sono piuttosto critiche. I comuni non hanno fi-nanziamenti sufficienti per prov-vedere in modo adeguato ad un’alimentazione valida e ai bi-sogni di vestiario e sanitari. Po-chissimi operatori sono in pos-sesso di un titolo di studio spe-cifico e perlopiù sono inadem-pienti rispetto alle loro mansioni educative ed assistenziali. Gli ospiti restano in pratica lasciati a sé stessi per la maggior parte della giornata. Il nostro Centro organizza diverse volte all’anno

alcune attività domenicali presso la stazione missionaria di Berat, coinvolgendo anche gli utenti dei due centri cittadini per disa-bili. In questo modo ci facciamo promotori di integrazione anche per gli altri servizi del territorio. Inoltre i ragazzi del Centro par-tecipano alle feste organizzate dal comune, utilizzano i parchi pubblici, abitano la città senza vergogna e godendo, piano pia-no, la simpatia di tanti che in un negozio o in un altro offrono da bere, un gelato o altri segni di accoglienza.

EstateOltre alle attività ordinarie e ai momenti di integrazione con la vita della città, il Centro organiz-za un soggiorno estivo presso una casa marittima per ferie, do-

Nel 2014 per la prima volta il Centro è atterrato in Italia, ospite della Piccola Famiglia, presso la Comunità di Monte-tauro.

Era anche la prima volta che i nostri prendevano un aereo. Il desiderio è di ripetere lʼespe-rienza ogni due anni, per dare ai ragazzi “il lusso” di una va-canza allʼestero e ai sostenitori la gioia di incontrare di perso-na questi amici straordinari.

PROGETTO VIAGGIO IN ITALIAObiettivo: 3.000 € info: 339.6335796 (Lucia)

Passo dopo PassoIl 14 giugno 2014, per la prima volta, si è svolto l’evento Passo dopo passo: una pas-seggiata non competitiva per l’integrazione, attraverso le vie della città. I 250 partecipanti dei Centri della missione, degli istituti comu-nali, operatori, volontari ed amici… hanno

attraversato la città di Berat in allegria, cantando e salutando, por-tando la gioia e l’orgoglio di esserci. L’iniziativa è stata organizzata in gemellaggio con Camminabile, la versione riminese dell’evento, che dal 2010 si svolge nelle colline corianesi presso la Comunità di Mon-tetauro. Il desiderio è di ripetere l’evento ogni due anni, con un sem-pre maggior coinvolgimento del territorio.

Ragazzi del Centro in partenza per l’Italia!

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Il centro Nene Tereza di KuçovaNel febbraio 2013 anche a Kuçova, qualche mese dopo l’arrivo delle sorelle e dei fratelli della Piccola Famiglia, abbiamo sentito l’esigenza di aprire la no-stra casa e la comunità cristiana a questi “buoni figli” chiusi nelle case. Si è partiti affidando il lavoro ad un giovane educatore cattolico, con tre disabili adulti, con varie disabilità cognitive. Dopo qualche mese si è aggiunto il piccolo A., un bimbo di 7 anni, con autismo e problemi comportamentali. Il bimbo vive con i nonni, perché i genitori sono emigrati in Grecia. Ma l’affetto dei due anziani non bastava più, e la situazione era diventata insostenibile. All’apertura il Centro era attivo solo alcuni giorni alla settimana, ad experimentum. Con la ripresa delle attività ad ottobre 2014 il Centro, si è riconfi-gurato con diverse novità e a regime più pieno. Le attività si svolgono ora dal lunedì al venerdì, dalle 9.30 alle 12.00. Sono affidate a due giovani operatori del-la comunità cristiana (Jona-Tereza, diplomata in Educazione della pri-ma infanzia, e Suli-Emanuel, laurea-to in psicologia clinica), mentre Monica dirige il lavoro in coordina-mento con il Centro di Uznova. La presenza del piccolo A., richiede anche sedute individuali.

Novità 2015Negli ultimi mesi dello scorso anno abbiamo aperto il centro a tre nuovi disabili della cittadina, che han-no portato nuovi colori e parecchia allegria. La pro-va è andata bene, le famiglie hanno tanto apprez-zato il lavoro e il sollievo che la Chiesa porta alle loro famiglie. Così, con un salto di coraggio, dal 19 gennaio 2015 il Centro allarga le tende e raggiunge i sette utenti. Ma non è finita: i missionari continua-no a visitare le case di Kuçova e ogni tanto trovano qualche nuovo amico che potrà frequentare le atti-vità. Si tratta di costruire un rapporto di fiducia con le famiglie e offrire una possibilità nuova per questi figli “reclusi” ed emarginati. Al Centro i ragazzi tro-vano infatti una comunità di amici che arricchisce di senso la loro esperienza di vita; accanto agli operatori, anche altri ragazzi e ragazze della comu-nità cristiana frequentano il Centro come volontari, offrendo ai nostri “piccoli” un’amicizia mai provata prima. Costruire con questi giovani un futuro qui, significa capacità di progettazione a lungo termine, intravedendo qualche prospettiva possibile, in un contesto di grande immobilità economica, special-mente nel campo dei servizi all’istruzione e alla sa-nità, profondamente intaccati da sistemi di corru-zione e favoritismi. Sperare insieme a questi giovani richiede tuttavia l’impegno concretissimo di investi-re con e su di loro, per il futuro di questo Paese, che sembra non spiccare mai il volo.

Centro Diurno di KuçovaSeguendo l’esperienza di Uznova, anche a Kuçova è stato attivato un servizio di accoglienza per i ragazzi disabili della cittadina. Il nuovo Centro Diurno, intitolato a Madre Teresa di Calcutta, è gestito da due operatori, con l’aiuto dei giovani volontari della stazione missionaria di Kuçova. I programmi educativi sono formulati in coordinamento con il Centro di Uznova, con cui si realiz-zano anche diverse collaborazioni.

Sopra: alfabetizzazione al Centro DiurnoA destra: i due centri in uscita insieme

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Nicola e Mario ormai sono veri fratelli: si voglio-no bene, poi si fanno i dispetti, si arrabbiano e di nuovo fanno la pace. Nicola è un giovane disabi-le veneto, accolto nella Piccola Famiglia ormai da 20 anni. Eʼ stato affidato a Micaela e quando la giovanissima missionaria è partita per lʼAlba-nia, Nicola è partito con lei. Non si stacca mai dalla sua “mamma Bibi”. Mario è arrivato da noi del novembre 2006, ave-va appena 10 anni. Eʼ un ragazzo down. La ma-dre fu costretta a lasciarlo in un istituto psichia-trico: se lʼavesse tenuto sarebbe stata abbando-nata dal compagno e lasciata in miseria con il piccolo. Così, visitando lʼospedalino psichiatrico di Berat, le sorelle lo trovarono, accudito da una donna anchʼessa disabile ospite del centro. Un giorno, in una delle visite, si accorsero che Mario aveva una ferita da taglio allʼorecchio, mal medi-cata. Si intuì la violenza e si fece di tutto per por-tarlo a casa con noi. Kristiana ed Eroina sono due sorelle provenienti dal quartiere di Uznova. Eroina è ipovedente e ipoudente, oltre che portatrice di un lieve ritardo mentale. Vivevano con la madre, psichiatrica, in una casa senza vetri alle finestre. Spesso dor-mivano in strada, per gli eccessi violenti della donna. Viste le condizioni di abbandono e il ri-schio sociale in cui le bimbe vivevano, nel 2010 le sorelle hanno deciso di aprire la porta anche a loro e ora ne hanno la tutela legale. Ormai sono due ragazze. Ora siamo in attesa di un nuovo arrivo: Dome-niku i vogel (il piccolo Domeniku) come già lo chiamiamo! Eʼ un bimbo down di 6 anni, abban-donato dai genitori alla nascita. Finora è stato ospite delle suore di Madre Teresa a Elbasan e poi a Scutari, nel nord, in una situazione di emergenza: la loro casa di accoglienza è infatti per sole femminucce… e così hanno chiesto a noi di accogliere il bimbo. Ora sono in corso le procedure legali necessarie. Porterà un bello scompiglio nella casa delle sorelle!

Casa Famiglia “Sh. Piu”Quando la Piccola Famiglia è partita nel 2005, Micaela ha portato con sé Nicola, affidato a lei dal 1995. Ora si sono aggiunti altri 3 figli, tutti albanesi. E la cicogna è già in volo per portarci un nuovo regalo: Domeniku!

Nella foto grande: Domeniku i vogel (il piccolo Domeniku) insieme a Mario, presso l’istituto delle suore di Madre Teresa che lo ha accolto provvisoriamente. Foto in basso: Natale 2014 nella casa-famiglia.

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Il progetto

Sosteniamo gli studenti universitari della comunità cristiana. Il progetto ha portato già diversi giovani a conseguire Lauree triennali e Master in: Infermieristica, Psicologia, Fisioterapia e Ingegneria. Altri studenti con-tinuano gli studi in Medicina, Scienze Motorie ed altri corsi di laurea.

La formula “Prestiti d’onore”

I Vostri sostegni creano un “fondo-cassa” con il quale vengono pagate iscrizione, tasse universitarie e le spese di sussistenza dei giovani a Tirana, formulando per ciascuno un progetto personalizzato. I giovani si impegnano a depositare nuovamente il prestito nel fondo-cassa del progetto, in piccole rate, una volta che si saranno resi professional-mente autonomi. In questo modo sarà possibile riutilizzare il denaro per altri.

La Casa dello Studente “Maria Tuci”

E’ un appartamento preso in affitto dall’Associazione, in un’ottima po-sizione rispetto all’Università. L’appartamento è composto da 3 camere da letto (6 posti in tutto), sala da pranzo con angolo cottura, sala e ser-vizi. Costo mensile della casa: € 280 circa.

Investire sui giovaniIl sostegno ai giovani universitari permette ai nostri ragazzi di sognare in grande per sé e per il loro paese.

Studenti nella Casa dello Studente “M. Tuci” (1 e 2), aula magna dell’università cattolica di Tirana (3)

e veduta panoramica di Tirana (foto sotto).

MISSIONE A TIRANA

La presenza della Casa dello Studente nella capitale, è an-che l’occasione per seguire la formazione e il cammino di fe-de dei nostri giovani a Tirana. L’appartamento M. Tuci e la

Parrocchia S.Cuore dei gesuiti sono così il punto di riferimen-

to per i giovani della nostra missione che lasciano il terri-torio per studio o per lavoro.

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Sostegno alle famiglieI missionari portano un sostegno mensile a oltre 40 famiglie dei centri dove è presente la Chiesa e nei villaggi intorno. Queste famiglie si trovano situazioni sulla soglia della povertà assoluta, sia per la mancanza totale di proventi e proprietà, sia per le gravis-sime condizioni sociali e sanitarie.

Una lista infinita«Ogni anno - sono le parole dei missionari - ci ritro-viamo seduti attorno a un tavolo, verso la fine del-l’anno per rifare una delle cose più difficili che ci è chiesta: compiliamo una lista delle famiglie che po-tremo continuare ad aiutare l’anno seguente. Da-vanti a noi abbiamo da una parte i resoconti delle quote del Sostegno a Distanza realizzate dall’Asso-ciazione in Italia, dall’altra un elenco infinito di si-tuazione di bisogno, emergenza, abbandono, mise-ria e povertà assoluta che abbiamo incontrato. So-no nomi appuntati, foto di luoghi che abbiamo visi-tato e documentato, cifre di spese preventivate per rimettere i vetri alle finestre di una catapecchia do-ve in un solo locale vivono sette persone, oppure per l’acquisto di una carrozzina per un signore sen-za gambe e senza mani, per l’approvvigionamento di medicinali di una madre di famiglia con l’epatite, la fornitura di pannolini per un ragazzo disabile ecc. ecc. La lista che compiliamo alla fine dell’anno è molto, terribilmente molto più ristretta dei bisogni che incontriamo. E durante l’anno le richieste con-

tinuano, vanno a sommarsi al numero di quelle si-tuazioni per le quali non siamo riusciti ancora a provvedere. Normalmente privilegiamo i poveri del-la comunità cristiana, oppure le famiglie con un di-sabile a carico, o anche quelle con dei minori... ma i criteri che ci diamo non reggono di fronte alla di-sperazione di situazioni sempre nuove, che mai ci saremmo immaginati di trovare».

Noi e il destino«Annunciamo un Dio di giustizia e misericordia, che difende il povero e l’oppresso. Ma sulla bocca della gente c’è una convinzione che si oppone a questo nostro annuncio, un tragico anti-Vangelo che atta-naglia il cuore dei poveri, facendo loro dubitare del soccorso e della bontà di Dio: “Non c’è niente da fare, è il destino che l’ha voluto!”.

Così la gente smette di aiutare un malato in agonia, una donna abbandonata dal marito, un padre di famiglia alcolizzato, un figlio che prende la strada dello spaccio o del crimine.

Nella foto: famiglia a Goraj

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L’aiuto a queste famiglie è una sfida contro questo dio-destino, davanti al quale i poveri piegano la te-sta rassegnati».

Storie vere«Quando un amico ci visita dall’Italia lo portiamo sempre nelle case dei nostri poveri. Vogliamo che veda e che racconti in Italia. Perchè in loro c’è un raggio della purezza del Cristo.

Una ragazza di Kuçova ci ha portato dalla sua mamma. Il padre è alcolizzato cronico. Vivono nel-l’ultima periferia della cittadina, in un cubetto in mu-ratura. Un divano, un armadio e un fuochetto di fuori per cucinare. Cerchiamo di farle animo: “co-raggio - diciamo - ha qualche gallina e un pezzetto di terra, ce la farete...”. Ma noi stessi non siamo convinti delle nostre parole. Il tetto è ben costruito, tiene. Ma l’abitazione non ha fondamenta, e l’acqua viene da sotto. Una lampadina penzola dal tetto, in malomodo collegata al traliccio pubblico senza guaine. Ci ha chiesto anche una stufetta da attac-care lì alla stessa maniera, perché la notte hanno freddo. A volte la ragazza si presenta alla missione. Chiede pane.

Nel villaggio di Goraj c’è una donna con tre bambi-ni. Vivono in due locali ricavati dagli ex-uffici comu-nali. Non c’è corrente elettrica, non c’è acqua, non c’è la stufa. Nel primo vano, senza infissi, si trova un divano e della legna - recuperata dai bambini - tutta accatastata in fascine contro la parete. La mamma, con evidenti limiti mentali, cucina qualco-sa di fuori, accendendo un fuoco. Qualche parente aveva loro regalato un fornellino, ma il marito l’ha venduto in giornata, per comprare l’alcol. Nel se-condo vano, altri due divani e un materasso, per dormire.

Una nonna è venuta a bussare alla missione, una

mattina. L’età apparente è di 70 anni. Ma qui è diffi-cile fare una stima. E’ vedova, sola in casa. Ha chiesto un po’ di riso e un po’ di pane. Ci baciava la mano un po’ per rispetto al nostro abito, un po’ per supplicarci di esaudirla. Mentre il cuore si stringe per la pietà e il volto diventa rosso per la vergogna, la rialziamo, la baciamo a nostra volta, sulle mani e sulla fronte e le promettiamo “Verremo a trovarla, mamma, e forse troveremo qualcuno che ci aiute-rà!”.

A Bilçe, un villaggio poco a sud di Berat, un ragaz-zo ed una ragazza, 13 e 16 anni, vivono da anni con la nonna. La mamma è morta e il padre si è ri-sposato in città. I figli li ha lasciati all’anziana, che fatica a mantenere sé stessa, ma ha fatto loro da mamma e da papà. La figlia più grande frequenta le superiori a Berat, con tanti sacrifici. Alcuni giorni manca il pane in casa, e il lavoro - nei campi altrui - non sempre basta. Il papà non l’hanno mai più vi-sto. Ma la ragazza ringrazia Dio, ugualmente. Dice “Ho la nonna, lei ci vuole bene, non mi è mancato niente. Dio ci ha aiutato e ci aiuterà ancora”. Sorri-de, mentre parla, come chi davvero spera.

La scorsa primavera abbiamo incontrato una donna a Starov, un villaggio poco a ovest di Berat. Ci han-no accompagnato le donne cristiane di Velabisht, il villaggio accanto, dove c’è una piccolissima comu-nità di fedeli. La donna è sposata, con 3 bimbe. Il marito ha un problema al piede, per cui non riesce a lavorare. Vivono in una stanzina all’interno di un edificio fatiscente. L’altra stanza dell’abitazione è occupata da un uomo non sposato, con gravi di-sturbi mentali. Quando sono sole, mamma e figlie si barricano nella loro stanza, perché il coinquilino le minaccia di violenze. La famiglia vive con la pen-sione del padre, che però a volte finisce tutta in al-col. La donna è vistosamente segnata dalla tragica situazione. Non parla quasi più, non è più in grado

In questa foto: al villaggio di Starov

Nella pagina a fronte:al villaggio di Drobonik

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di far quasi nulla. Solo tiene in braccio la bimba più piccola. E aspetta.

La borsa della spesaQuando un amico in Italia decide di aiutarci, versa mensilmente una quota di 7,50 euro, 15,00 euro o 30,00 euro. Con queste quote formuliamo un aiuto regolare e strutturato. Aiutare in modo estempora-neo non ci è possibile, se non per emergenze o rea-lizzazioni precise (i vetri alle finestre, una stufa, una carrozzina, materiali per la scuola...): le situazioni di povertà sono così tante e varie che si spargerebbe immediatamente la voce che “alla Chiesa ti aiuta-no” e la missione diventerebbe lo sportello continuo di ogni tipo di richiesta. L’aiuto mensile, invece, ci permette di scegliere le situazioni più gravi e riman-dare le altre a quando sarà disponibile un’ulteriore quota di sostegno. L’aiuto viene garantito per alme-no un anno, poi si rivaluta la situazione e si verifica-no le disponibilità di Sostegni a Distanza. Spesso i nostri amici in Italia scelgono di continuare il loro dono anche per l’anno successivo e oltre; a volte, invece, dopo l’impegno di un anno non rinnovano la disponibilità e così è necessario trovare un nuovo sostenitore, oppure sospendere l’aiuto.

Alla periferia dell’umanità

Drobonik è un villaggio sopra Berat. Il panorama è mera-viglioso. In un magazzino per gli attrezzi, vicino alla casa di una famiglia contadina, vivono una mamma con suo figlio. Lei si ammalò alla nascita del ragazzo, cieco e gravemente au-tistico. Il marito l’abbandonò ed entrambi furono accolti dal fratello. Ora vivono così, segregati e al freddo. Eppure in questi villaggi è già una sistemazione fortunata: chi si sarebbe occupato di loro, altrimenti, in questo Paese senza servizi sociali, dove la disabilità e la malattia mentale sono ancora l’evidenza di una maledizione di Dio, o del destino?A Drobonik il Vangelo è un po’ di cibo, i medicinali, un tet-to nuovo che non faccia passare la pioggia e il vento, il ca-lore di un abbraccio e la luce di un sorriso mai visto prima.

Lista della spesa4 kg di farina4 kg di pasta2 kg di zucchero1 kg di sale1 kg di pane4 kg di riso2 litri di passata2 litri di olio2 kg di legumisapone e detergenti

TOT: 15,00 euro

Se desideri fare un’offerta singola per le famiglie in difficoltà, puoi devolvere la quota che desideri per interventi di emer-

genza o progetti particolari.

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Annuncio del VangeloUn paese plurale

La Chiesa Cattolica è una minoranza in Albania. Le comu-nità storiche si trovano al Nord, specialmente nelle Grandi Montagne (Malesia e Madhe) e nella regione della Mirdita e del Dukagjini, dove si rifugiarono i cristiani per resistere alle conversioni imposte dall’impero Ottomano dopo la morte del famoso combattente Gjergj Kastriot Skander-beu, oggi eroe nazionale. Il resto della cristianità albanese è rappresentato dalla Chiesa Ortodossa Autocefala, diffu-sa specialmente a Sud del Paese. Insieme alle numerose assemblee evangelicali, specialmente di matrice penteco-stale, e a qualche missione delle chiese riformate tradizio-nali, i cristiani rappresentano circa il 40% della popolazio-ne. Il resto degli albanesi si definisce di tradizione islami-

ca, anche se spesso non os-servante. L’Islam maggiorita-rio albanese è di tipo sunnita, eredità dei 500 anni di domi-nazione ottomana, esercitata da diversi pashà turchi, con sedi a Tepelene, Berat, Scuta-ri ed altre città. L’altra com-ponente islamica albanese è quella sciita, rappresentata dalla confraternita bektashi, con sede a Tirana e centro di culto sul monte Tomor, poco a sud di Berat, dove vengono venerati i sepolcri degli anti-chi Babà (monaci, dervishi e asceti) e l’impronta di Abaz Aliu, impressa nella roccia quando sul suo cavallo alato

giunse dalla Turchia sulla sacra montagna albanese. Ogni 20-25 agosto i fedeli bektashi salgono al Tomor, per ono-rare Abaz Aliu sacrificando gli agnelli con il rito del korban. Anche molti sunniti e persino i cristiani partecipano ai pa-sti festosi che seguono l’immolazione. Come d’altra parte accade sul monte Shpirag, che sta di fronte al Tomor, dalla parte opposta di Berat: musulmani e cristiani salgono in-sieme ai ruderi dell’antico santuario dedicato al profeta Elia, nel punto più alto della montagna, e lì - dopo le pre-ghiere dei cristiani che accendono ceri nelle nicchie e fra le pietre - si mangia insieme distesi per i prati. E non è strano che fedeli di entrambe le religioni si rechino al mira-coloso santuario rupestre della Dormizione di Maria a Sin-je o alla chiesa di S. Marina a Mbreshtan, villaggi cristiani dello Shpirag. Sempre in uno di questi villaggi, quest’an-no, la Chiesa Ortodossa ha celebrato la festa di S. Nicola, nella chiesa appena restaurata. Nella lapide commemora-tiva dei benefattori che hanno partecipato ai restauri si leggono diversi cognomi musulmani.

La libertà ritrovata

Dopo gli oltre 40 anni di ferreo ateismo di stato, sotto la folle dittatura comunista di Enver Hoxha, oggi piano piano le chiese e le moschee tornano a risuonare di canti e di preghiere. Con una novità, unica rispetto agli ultimi secoli: la libertà di scegliere il proprio credo religioso. E’ quello che ci diceva un amico, del villaggio di Bilçe, seduti insie-me nel suo accogliente salotto, sotto un’immagine di Ma-ria, appesa alla parete. «Il regime ha spazzato via tutto, ha tentato di togliere Dio dal cuore degli albanesi. Ma non ce l’ha fatta. Ed ora, non solo possiamo credere e pregare, ma possiamo anche scegliere in cosa credere e come pregare! E io ho scelto Gesù».

Korban in onore di Abaz Aliu (Kulmak, monte Tomor)

Impronta di Abaz Aliu

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A N N U N C I OLa corsa del Vangelo

Da quando i missionari della Piccola Famiglia sono arrivati a Uznova, l’ultima periferia di Berat, tanti sono venuti alla fede, inizialmente spinti dalla curiosità di conoscere più da vicino la vita della comunità missionaria. Erano attratti specialmente dalla loro familiarità e dalla carità con cui accudivano i ragazzi disabili con loro. Così si è formata una piccola comunità cristiana nel quartiere di Uznova. Con i cattolici di Berat e di Kuçova, oggi tutta la comunità della missione non conta più di 300 persone, fra battezzati e catecumeni e quanti si avvicinano per la prima volta alla fede. È una comunità perlopiù di gente semplice, moltissimi giovani, tante mamme e negli ultimi anni anche diversi padri di famiglia. Il Vangelo si trasmette di bocca in bocca, da fede a fede. Un ragazzo invita l’amico ad ascoltare un incontro di annuncio, la suocera racconta alla nuora la pace che ha trovato nella Parola di Dio, una negoziante parla con l’amica del negozio accanto della scoperta della fede, un giovane invita la mamma alla chiesa, la moglie il marito... e così si forma una comunità di chiamati, l’uno dall’altro, ad essere la famiglia di Gesù.

Dopo il primo annuncio di pace, portato appunto dai nostri fedeli, con una parola evangelica e con una vita cristiana gioiosa, inizia il percorso di annuncio più completo della fede in Cristo e della salvezza che Egli ha portato. Questo avviene di solito presso la missione, da parte dei missionari o dei loro collaboratori incaricati dell’annuncio. Si creano così piccoli gruppi di ascolto della Parola di Dio che dopo qualche tempo iniziano il cammino di catecumenato. Durante il catecumenato, i missionari e i catechisti espongono la fede in modo sistematico, prima con la lettura completa del Vangelo, poi con le lezioni sul Credo, sulla morale cristiana e sui sacramenti della Chiesa. Al termine delle lezioni, verificata la fede, la conoscenza della dottrina, e la conversione di vita, i membri più anziani e provati della comunità si radunano con i missionari per gli scrutini e l’elezione dei catecumeni che riceveranno il Battesimo e gli altri Sacramenti dell’Iniziazione.

Formazione per evangelizzatori e catechisti

Il grande bisogno della comunità, in questo momento, è di riuscire a formare i ministri della Parola: annunciatori del Vangelo e catechisti, che possano accompagnare e - almeno in certe fasi del cammino - sostituire i missionari nella trasmissione e nell’insegnamento della fede ai catecumeni e ai neofiti. Per fare questo, i missionari propongono scuole bibliche e catechistiche, con l’intervento di insegnanti del posto e da fuori, per una formazione solida e sistematica. Questa è ora davvero un’urgenza, vista l’ampiezza del lavoro missionario e la crescita della comunità cristiana.

Uscite missionarie nei villaggi

Mentre il Vangelo viene trasmesso in modo semplice e diretto nelle famiglie, sul lavoro o in quartiere, c’è anche un altro aspetto dell’annuncio di tutti i tempi: l’uscita missionaria. Sono i giovani specialmente, ma anche alcuni adulti, che accompagnano i missionari nelle visite ai villaggi attorno a Berat e Kuçova. A volte si va per visitare una

famiglia povera o un disabile che ci viene segnalato da qualche amico, altre volte si visita qualche luogo santo del posto, altre volte è un semplice giro per il paese. Si va, si porta il saluto e l’augurio della pace, ci si accompagna agli uomini e alle donne che si incontrano. Spesso sono persone povere, segnate da tante sofferenze. Il Vangelo è annuncio di gioia, di consolazione. La presenza dei missionari e dei nostri cristiani porta conforto e sollievo. Tanti ci accolgono in casa, ci invitano. E noi si va, memori delle Parole del Signore «quando entrate in una casa dite “pace!”», «mangiate quello che vi viene messo davanti», «non andate di casa in casa, ma se qualcuno vi accoglie fermatevi in quella casa», «chi accoglie voi accoglie me e chi accoglie me accoglie Colui che mi ha mandato», «chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa». Così è successo a Bilçe, a Drobonik, a Velabisht... dove il Vangelo è stato accolto. In tanti altri villaggi è stato seminato un germe di bene, che con pazienza darà il suo frutto. Moltissimi sono ancora i villaggi da percorrere, i poveri da visitare per portar loro la benedizione e la beatitudine del Vangelo.

Che dorma o che vegli

Il Vangelo è davvero imprevedibile. Un seme gettato quasi senza accorgersene, cresce, senza che sappia come ed un giorno, inaspettatamente, ecco il germoglio e poi la pianta con il frutto. E’ successo a Bilçe, dove per anni i giovani hanno annunciato il Vangelo ai loro coetanei per i campi e nei cortili, senza che nessuno si decidesse per la fede. Poi un giorno un bimbo disabile si ammala, i missionari vanno, assistono il piccolo, gravissimo e febbricitante. I giovani e le mamme della comunità cristiana si avvicendano nella casa, fra i parenti già accorsi, come d’uso, per la prevedibile morte. La mamma è catecumena da alcuni anni. E prega. In punto di morte il bimbo viene battezzato. Subito si riprende, per un mese lotta fra la vita e la morte. Poi, un giorno, la febbre lo stronca. Il bimbo, esausto, muore. A quel punto qualcosa succede. Il padre insiste perché si svolga un funerale cristiano, nonostante la rottura con la tradizione familiare. Alla sepoltura, davanti a tutto il villaggio, don Giuseppe annuncia le Beatitudini e le promesse di Cristo per i piccoli. Dopo il tempo del lutto, il padre si apre alla fede. Intanto altri giovani uomini, che in precedenza avevano addirittura ostacolato l’annuncio dei missionari, chiedono di essere battezzati nella fede cristiana.

VILLAGGIO DI DROBONIKI giovani annunciano il Vangelo

ai loro coetanei. Nella foto: davanti al garage

dove si radunano per gli incontri

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BRICIOLEBollettino dell’Associazione “La Piccola Famiglia Onlus”

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