BRAMANTE E LA TRASFORMAZIONE DELLA BASILICA ......LUCIANO PATETTA BRAMANTE E LA TRASFORMAZIONE DELLA...

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LUCIANO PATETTA BRAMANTE E LA TRASF ORMAZIONE DELLA BASILICA DI SANT'A MBROGIO A MILANO a canonica e i chiostri conventuali di Sant' Am- L brogio a Milano sono. (con Santa San Satiro) le opere m Lombardta dt cw ptu ·cura e documentata è l'attribuzione a Donato Bra- •> Sebbene limitrofe. e coeve, due realiz- zazioni sono sempre state mtese e ana.hzzate come la- vori distinti e sem;a alcun rapporto rectproco. 2 > Hanno suggerito questa interpretazione alcune indiscutibili disparità che ne accompagnano l'intero processo di realizzazione: diversi ne furono i committenti, o pro- motori (Lodovico il Moro per la canonica, il cardinale Ascanio Sforza per i chiostri); diversi, e più volte in contesa fra loro,3> i destinatari (rispettivamente il clero secolare e i monaci Cistercensi, chiamati in l - PLANIMETRIA DELLO STATO ANTERIORE AI BOMBARDAMENTI BELLICI DEL COMPLESSO DI SANT'AMBROGIO In alto (Sud) chiostri dorico e ionico del convento cistercense, in basso (Nord) portico deUa canonica, a destra, aWestremità, (Ovest) foresteria 49 ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

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  • LUCIANO PATETTA

    BRAMANTE E LA TRASFORMAZIONE DELLA BASILICA DI SANT'AMBROGIO A MILANO

    a canonica e i chiostri conventuali di Sant' Am-

    L brogio a Milano sono. (con Santa .Ma~ia p:es~~ San Satiro) le opere m Lombardta dt cw ptu ·cura e documentata è l'attribuzione a Donato Bra-~ante. •> Sebbene limitrofe. e coeve, qu~ste due realiz-zazioni sono sempre state mtese e ana.hzzate come la-vori distinti e sem;a alcun rapporto rectproco. 2> Hanno

    suggerito questa interpretazione alcune indiscutibili disparità che ne accompagnano l'intero processo di realizzazione: diversi ne furono i committenti, o pro-motori (Lodovico il Moro per la canonica, il cardinale Ascanio Sforza per i chiostri); diversi, e più volte in contesa fra loro,3> i destinatari (rispettivamente il clero secolare e i monaci Cistercensi, chiamati in

    l - PLANIMETRIA DELLO STATO ANTERIORE AI BOMBARDAMENTI BELLICI DEL COMPLESSO DI SANT'AMBROGIO

    In alto (Sud) chiostri dorico e ionico del convento cistercense, in basso (Nord) portico deUa canonica, a destra, a W estremità, (Ovest) foresteria

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  • questa sede dallo stesso cardinale Sforza nel 1497 i 41 opposte le positure, la canonica a Nord dell'orga-nismo della basilica di Sant'Ambrogio, i chiostri a Sud (fig. 1)i differente infine la "fortuna" delle due opere: la prima eseguita solo in parte, tra il 1492 e il 1499, e dopo questa data, interrotti i lavori, restata per sempre una costruzione incompiuta, oggetto di modesti e mediocri interventi, addizioni e rimaneg-giamenti seicenteschi; la seconda, iniziata nel 1497 (o 1495),5> portata a termine, se pur dopo la partenza di Bramante da Milano (1499), seguendo fedelmente il modello ligneo predisposto dall'architetto, oggetto di ulteriori e qualificanti interventi, come l'atrio e lo scalone progettati da Richini nel 1624-30.

    Altrettanto differenziata ne appare anche la conce-zione. La canonica presenta una impostazione ti-pologica del tutto inconsueta per questa destinazione e nuova in assoluto, legata ad un'altrettanto nuova visione urbanistica e monumentale. L'organismo avrebbe dovuto svilupparsi attorno ad una piazza quadrata, porticata, cui si doveva accedere attraverso quattro archi di trionfo a doppia altezza, posti nella mezzarìa dei lati (fig. 2) (soluzione questa, che si è voluta giustamente riferire alle indicazioni ideali dell'Al berti, non priva di astrattezza e tale da susci-tare non poche perplessità: si pensi, ad esempio, ai quattro archi di trionfo che avrebbero interrotto il piano superiore e reso incomunicanti fra di loro i locali ricavati nei quattro angoli). 6) I chiostri, invece,

    rappresentano una reinterpretazione degli organismi conventuali tradizionali (il progetto prevedeva quat-tro cortili con il refettorio posto, secondo canone, nel corpo di spina) (figg. 3 e 4), e la novità va semmai trovata nel salto di scala introdotto in uno schema collaudato e operante da due secoli (figg. 5 e 6) i salto di scala verso una grandiosità e magnificenza che inaugura qui la stagione cinque-seicentesca dei grandi impianti conventuali milanesi.

    A dispetto delle consistenti differenze testé ricor-date, credo si possa avanzare l'ipotesi che i due in-terventi bramanteschi presso la basilica di Sant' Am-brogio appartengano ad un progetto unitario, forse non previsto fin dall'inizio dei lavori nel 1492, ma certamente definito e in gran parte reaHzzato al ter-mine del soggiorno milanese di Bramante, e com-piuto del tutto nei primissimi anni del Cinquecento. T al e progetto è unitario non tanto nelle scelte formali e stilistiche (che al contrario presentano alcune di-scontinuità), quanto piuttosto nel programma, che non si limita a prevedere le due sedi, nuove e presti-giose, per i canonici e i monaci, ma comporta una trasformazione radicale (una alterazione, potremmo dire) della basilica stessa, per un suo adeguamento sia a nuove esigenze liturgiche e funzionali, sia a quel-l'intreccio di concessioni in patronato, cappellanie, istituzioni gentilizie, di cui è attestata una grande fioritura in quegli anni presso tutte le chiese mi-lanesi. 7)

    2- PROSPETTO DEL FIANCO DELLA BASILICA DI SANT'AMBROGIO DAL LATO DELLA CANONICA CON IL PORTICO DI D. BRAMANTE (da F. C ASSINA, Le fabbriche più cospicue di Milnno, Milano 184o)

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  • 3 - MILANO, CASTELLO SFORZESCO, BIBLIOTECA TRIVULZIANA - M.A. DAL RE: 1 MONASTERO DEI P.DRI CISTERCIENSI DI S. AMBROGGIO' ALBO, MILANO 1740, N. 187I, TAV. VI, VEDUTA 45

    L'atrio di ingresso, con tre arcate è attribuito a F. M. Richini (1630 ?). In basso accanto all'abside, i tre archi del portichetto, edificato nel '600, dinnanzi alla bramantesca porta di Santa Giustina

    4- MILANO, CASTELLO SFORZESCO, BIBLIOTECA TRIVULZ IANA, RACCOLTA BIANCONI, IV, F. 8 SEZIONE E PROSPETTI DEI CHIOSTRI BRAMANTESCHI (PRIMI ANNI DEL '600)

    Il chiostro di destra è indicato erroneamente di ordine ionico anziché dorico

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  • Secondo tale progetto vengono realizzate compiu-tamente, o impostate, negli anni in cui Bramante segue i lavori in Sant'Ambrogio, le seguenti opere:

    A NORD DELLA BASILICA

    - il lato della canonica parallelo al fianco di San-t' Ambrogio (certamente fino alle volte del porticato e forse, in parte, nel piano superiore);

    - le fondazioni e l'ordinazione delle colonne per il secondo lato (quello est) e la posa in opera di cin-que di esse; Sl

    - la distruzione del muro laterale della basilica, fra i contrafforti, e la costruzione di una cappella quadrata, di sei cappelle rettangolari e di due pas-saggi;

    - la distruzione dell'abside della navata sinistra della basilica e la costruzione della sagrestia dei canonici.

    A SUD DELLA BASILICA

    - l'avvio dei lavori di costruzione del chiostro io-nico del convento e del refettorio, probabilmente fino alle volte del primo piano (con progetto ge-nerale e modello !igneo);

    - la distruzione dell'abside della navata destra della basilica e la costruzione della cappella e della porta di Santa Giustina ;

    - la creazione di un passaggio diretto tra la chiesa e l'erigendo chiostro ionico del convento;

    - la distruzione del muro laterale della basilica, fra i contrafforti, e la costruzione di tre grandi cap-pelle quadrate;

    - due aperture ad arco nei muri di rinforzo costruiti alla fine del XII secolo fra i pilastri del tiburio, e la realizzazione di un passaggio in corrispondenza dei nuovi accessi al convento e alla canonica;

    - la costruzione del piccolo Oratorio dell' Assun-zione, presso il cimitero dei monaci;

    - la costruzione di una foresteria, probabilmente a due piani, con portico interno, presso l'ingresso della basilica.

    È difficile credere che Bramante sia restato estra-neo a questo complesso di interventi e di lavori, peral-tro, come vedremo, in gran parte connessi, nella struttura muraria, agli edifici certamente suoi. D'al-tronde i documenti pervenutici (minuziosissimi fino al 1499) non attestano la presenza di alcun altro ar-chitetto, ma solo di " maestri da muro ",9> ai quali è impensabile venissero demandati lavori tutt'altro che marginali e secondari, in presenza di un archi-tetto che aveva ormai acquisito una grandissima autorevolezza. Bramante non era più infatti il pit-tore che rappresenta, solo come disegno, l'immagine di una nuova architettura, l'incisione Prevedari (1481),

    per esempio, rol quale doveva apparire al suo arrivo a Milano (nel 1480) a fronte della grande profes-sionalità edilizia dei Solari, ma il realizzatore di Santa Maria presso San Satiro (1482-86), chiamato a nuovi impegni realizzativi al Castello di Vigevano (dal 1492) e in Santa Maria delle Grazie (dal 1492), e consultato per problemi di grande complessità ar-chitettonico-strutturale come quelli del tiburio del Duomo di Milano (1487-go) e dell'impostazione dell'organismo del Duomo di Pavia (1488). 11>

    Inoltre, la matrice stilistica bramantesca, ricono-scibile in almeno quattro cappelle, nella porta di Santa Giustina e nella foresteria, che ad una data più tarda troverà, come è noto, una vastissima diffusione in Lombardia,ral non può a questa data attribuirsi a maestranze e semplici esecutori, proprio in presenza dell'architetto che ne è il portatore.

    È possibile, invece, ritenere che, rispetto alla gran-diosa impostazione della canonica e dei chiostri conventuali, le altre opere realizzate (pur così deci-sive per la trasformazione della basilica di Sant' Am-brogio) siano apparse secondarie sia a Lodovico e Ascanio Sforza che all'architetto stesso, nonché a coloro che hanno segnalato nei primi documenti la fondazione e l'avvio degli interventi più importanti. Sono però attestate e puntualmente annotate nelle descrizioni dei lavori e nei registri delle spese, nei quali, fra l'altro, compaiono significativamente in-trecciate ai lavori più noti e importanti, per i quali vien fatto il nome dell'architetto.

    La dimostrazione dell'attendibilità di questa ipo-tesi, che vede Bramante realizzatore della radicale trasformazione della basilica di Sant'Ambrogio, si basa su un'attenta rilettura dei documenti ammini-strativi conservati presso l'Archivio di Stato di Mi-lano e l'Archivio della Basilica, sull'analisi dei rilievi e delle descrizioni degli interventi di restauro eseguiti nell'Ottocento (da mons. Francesco Maria Rossi) e in questo dopoguerra (da Ferdinando Reggiori),13l e sul rilevamento diretto dei manufatti, che proprio tali restauri hanno reso oggi possibile con maggiore esattezza.

    LATO NORD DELLA BASILICA (figg. 7 e 8)

    Della canonica presso San t'Ambrogio la cri tic a ha sempre previlegiato un'analisi formale, ritro-vando ascendenze, per le arcate, nell'Ospedale de-gli Innocenti di Brunelleschi e nel cortile del Palazzo Ducale di Urbino del Laurana e, per l'arco di trionfo, nell' Alberti,14l e sottolineando, giustamente, l'estrema raffinatezza dei dettagli decorativi e l'intellettuali-stico inserimento delle quattro colonne a protube-ranze nodose, laboratas ad tronchonos (fig. g), di cui già Vasari segnalava l'assoluta novità.t5l La cri-tica ha invece trascurato di indagare la completezza e gli specifici aspetti di una edificazione che non si è limitata affatto al semplice accostamento di un nuovo fabbricato, " a ridosso " del fianco sinistro

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  • 5 - MILANO, COMPLESSO Dl SANT' AMBROGIO - D. BRAMANTE: CHIOSTRO IONICO, STATO ATTUALE DOPO l RESTAURI DI G. MUZIO DEL 1932

    dell'antica basilica. Bramante imposta infatti il muro posteriore del portico della canonica ad una distanza media di m o,6o dai contrafforti maggiori della ba-silica e di m 0,95 da quelli minori.•6l Rinuncia per-tanto alle due soluzioni più consuete: costruire ef-fettivamente '' a ridosso " del fianco della basilica, ancorando direttamente le nuove strutture ai contraf-forti esistenti (soluzione attuata poco prima, nel 1473, da Guiniforte Solari nell'Oratorio della Pas-sione, accostato, proprio lì accanto, al fianco sinistro dell'atrio di Sant' Ambrogio,•1l ed anche nel chiostro dell'Abbazia di Mirasole), oppure costruire un corpo di fabbrica del tutto autonomo, come quello impostato da Guiniforte Solari nel chiostro minore della Cer-tosa di Pavia (146o-7o), così da mantenere inalterata l'illuminazione diretta alle finestre laterali della cluesa.•S> Inoltre Bramante imposta un muro di m 0,75-o,8o di spessore, certamente eccessivo per le pure esigenze statiche, e assai meno "corretto" strutturalmente di un muro di minore spessore ma con contrafforti in corrispondenza dell'imposta delle crociere: lo spessore del muro bramantesco è identico a quello del muro laterale della basilica (fig. w), e questo fa pensare che sia stato così previsto, fin dal-l'inizio dei lavori, per sostituirlo come nuovo muro esterno.•9l Va infatti tenuto presente che la costru-

    6 - MILANO, COMPLESSO DI SANT'AMBROGIO O. BRAMANTE: CHIOSTRO DORICO, STATO ATTUALE

    (foto Archivio Fotografico Castello Sjorz esco)

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  • SAN SIGISMONOO (Xl SECOLO)

    AREA DEl CANONICI

    7 - PIANTA DEL LATO NORD DELLA BASILICA DI SANT'AMBROGIO PRIMA DELL'INTERVENTO DI BRAMANTE

    zione della canonica nasce e si sviluppa con finanzia-menti sforzeschi molto limitati,20l inadeguati all'am-bizione del progetto, e tali da far escludere soluzioni antieconomiche immotivate e senza una finalità ben precisa. Anche i dissesti statici, di cui si hanno pre-cise testimonianze,21 l e quanto hanno rivelato i re-centi restauri provano come fosse mediocre ed eco-nomico il livello costruttivo della canonica, celato sotto l'eleganza e la raffinatezza formale e decorativa.

    Scelta la soluzione di non ancorarsi direttamente ai contrafforti preesistenti, Bramante imposta il nuovo muro ad una distanza media di m 2,30 dal fianco di Sant'Ambrogio. T ale distanza non appare affatto casuale: essa è la metà della larghezza media delle campate minori della basilica (m 4,6o). Appare dun-que convincente ritenere che egli intendesse creare una serie di cappelle laterali, cappellis aedificatis in crassitudine parietis,22> che, pur stilisticamente diffe-renti, fossero in un rapporto proporzionale con le strutture e gli spazi della basilica. Che tali cappelle siano state previste fin dall'inizio dei lavori e siano sorte contemporaneamente alla costruzione del corpo di fabbrica della canonica (e non in un tempo suc-cessivo, come spesso si è scritto) 23l lo prova la stretta connessione, nella concrezione muraria, fra il muro bramantesco longitudinale e le separazioni trasver-sali fra cappella e cappella. I rilevamenti eseguiti dopo i bombardamenti bellici rivelano tale connes-sione in corrispondenza di almeno due contrafforti, il quarto e il quinto, dall'ingresso.24l

    Alla luce di questa ipotesi, diventano finalmente chiare e localizzabili alcune indicazioni di lavori ese-guiti, puntualmente annotate da Gentilino del Mayno nel suo registro (1492-96): "De' havere dato a Machino giava una de ferro per meterla in el pila-

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    stro de Nostra Dona... Item giave 2... per metere in cima a la volta de la ca pella de Nostra Dona ... ; Item numerati a magistro Christoforo Di Stuchi per opere 3 per fare le banchete a la capela de Nostra Dona, die 2 aprilis [1495] lire r, soldi 13, denari ... ; Item numerati per fare intonegare la capella de Nostra Dona et solare, per mercà fato como magistro Simon de ... , lire 7, soldi xo, denari ... [1496] ".

  • PORTICO DELLA CANONICA

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    8- PIANTA DEL LATO NORD DELLA BASILICA DI SANT'AMBROGIO DOPO L' INTERVENTO DI BRAMANTE (1492-1499) E ALL'INIZIO DEL 1500

    1) cappella di Sant'Ambrogio; 2) cappella di San Giovanni Evangelista; 3) cappella della M adonna; 4) cappella di San Pietro; 5) cappella del Salvatore, (tulle dal1497); 6) cappella dei Santi Aimo e Vermondo (1497?); 7 e 8) cappella di Sant'Andrea e sagrestia (dal 1497?); g) arco aperto nel muro di sostegno del tiburio (1494?); 10) portico della canonica (dal 1492)

    La prima cappella, presso il campanile dei cano-nici (già dedicata a San Michele, poi ai Santi Aimo e Vermondo, poi a San Savina, e dal r868 battistero), di forma quadrata sormontata da un piccolo tiburio ottagonale, venne costruita,_ stando a un documento oggi perduto,32l nel I497· E tuttora esistente, anche se in parte alterata (figg. 12 e 13). Il suo angolo esterno di destra è strutturalmente connesso al muro di ri-svolta del portico della Canonica, dove doveva aver inizio il lato ovest, poi non realizzato. Malgrado la data, di cinque anni successiva all'inizio dei lavori per la canonica, è probabile che questa cappella sia s tata impostata contemporaneamente alle altre. Ap-pare evidente invece un maggiore impegno formale: Bramante ha sfruttato qui l'assenza dei vincoli co-stituiti dal nuovo portico per realizzare una compiuta struttura architettonica. Non è da escludere anche che egli abbia voluto aprire nella navata di sinistra un elemento simmetrico rispetto a quello già aperto nella navata di destra: la cappella di San Bartolomeo, esistente già dal XII secolo 33l (due elementi simme-trici successivi ad altri due elementi simmetrici: i campanili con le rispettive porte d'accesso). Qualche perplessità sussiste nel ricostruire oggi quale defi-nizione formale avessero in origine le sei cappelle poste in sequenza a ridosso del lato della Canonica. Pare probabile che esse abbiano conservato fino ai restauri ottocenteschi l'originaria forma rettango-lare (m 2,30 x 4, 70 circa), la copertura con volta a botte (forse decorata), le aperture ad arco verso la chiesa. Non sono state infatti realizzate che in parte quelle trasformazioni, previste oltre un secolo

    più tardi, che compaiono nei disegni conservati nella Raccolta Bianconi (figg. 14 r6), 34l e in particolare la riduzione delle cappelle rettangolari in vani semi-circolari sull'esempio di quelle realizzate da Martino Bassi in Santa Maria della Passione (1577). È pro-babile ci si sia limitati a quel semplice aggiornamento

    9 - MILANO, ARCHIVIO DELLA BASlLICA DI SANT'AMBROGIO G. LANDRIANI : RILIEVO DELL'ARCO DI TRIONFO

    DEL PORTICO DELLA CANONICA (1870?) Le due lesene e i terminali, a fianco del portone centrale, sono elementi

    aggiunti da F.M. Richini (1630 ?)

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    IO - SEZIONE TRASVERSALE DELLA BASILICA DI SANT'AMBROGIO In nero le strutture della basilica, a tratteggio le demolizioni, in bianco le addizioni bramantesche

    (a sinistra la canonica, a destra la cappella di San Bernardo con alterazioni barocche)

    decorativo, forse negli anni in cui Richini opera in-terventi di restauro nella chiesa (dopo il r63o), che in seguito ha fatto sempre parlare di "cappelle sei-centesche " .3sl Difficile anche precisare con sicurezza quale soluzione sia stata adottata per le finestre: avendo infatti Bramante impostato l'arco di trionfo, corrispondente e in asse alla settima campatella late-rale della basilica, di larghezza doppia (m 7.42) di quella dei cinque archi laterali (m 3,79), questi ul-timi sono risultati "fuori asse" rispetto alle cap-pelle (fig. 8). L 'assetto attuale dovuto all'intervento di " ripristino " operato dal Reggiori, con finestre rettangolari aperte nella mezzarìa di ogni arcata del portico (intervento teso a privilegiare l'armonia del-l'opera bramantesca), non sembra convincente. Tale soluzione comporta evidentemente l'apertura di in-felici finestre eccentriche nelle cappelle, così da pre-giudicarne una corretta sistemazione architettonica. E più probabile fossero realizzate in origine due fine-

    stre laterali in ogni cappella, così da permettere di collocare l'altare al centro (fig. 17),36) accettando una disassialità ritmica all'esterno (figg. 2 e r8). D'altronde tali finestre erano esistenti nel muro fino ai recenti restauri (figg. 19 e 20), se pur rese "romaniche " dagli interventi "stilistici" dell'Ottocento, e proba-bilmente ingrandite per meglio illuminare la basilica.37l Dovevano comunque esistere ed essere insufficienti come fonti di luce, stando alla relazione redatta nel 1623 da Fabio Mangone.3Bl Anche una relazione del 1630 segnala questo difetto: " La nave verso la ca-nonica riceve chiaro da quelle fenestrelle de brazza due che sono nell'estremità de' semicircoli delle ca-pelle: quanto siano a proporzione picciole ogni me-diocre intelligente lo può giudicare e chi ha visto la proporzione de lumi saprà di certo quanto siano manchevoli e particolarmente per haverli anesso quel portico della canonica tanto largo e basso, che li leva totalmente la luce che potrebbero ricevere ... ".39l

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    I I - MILANO, BASILICA DI SANT'AMBROGIO - D. BRAMANTE: CAPPELLA DELLA MADONNA, STATO ATTUALE DELL'INTERNO (foto Archivio della Basilica)

    !2 - MILANO, BASILICA DI SANT'AMBROGIO - D. BRAMANTE: CAPPELLA DEI SANTI AlMO E VERMONDO, STATO ATTUALE DELL'ESTERNO

    13 - MILANO, BASILICA DI SANT'AMBROGIO - D. BRAMANTE: CAPPELLA DEI SANTI AlMO E VERMONDO, OGGI BATTISTERO, STATO ATTUALE DELL'INTERNO (foto Archivio della Basilica)

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    I4- MILANO, CASTELLO SFOR2:ESCO, BIBLIOTECA TRIVULZIANA, RACCOLTA BIANCONI, IV, F. 4- F.M. RICHINI (?): PLANI METRI A DEL COMPLESSO DI SANT'AMBROGIO

    In alto la sezione della cappella di San Pietro, del portico della canonica e della chiesa di San Sigismondo

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    15 - MILANO, CASTELLO SFORZESCO, BIBLIOTECA TRIVULZIANA, RACCOLTA BIANCONI, IV, F. I- F.M. RICHINI (?): PLANIMETRIA DEL COMPLESSO DI SANT'AMBROGIO ( 1630 CA.)

    Si notino, al centro, /'orato1io dell'Assunzione e, a tratteggio, la pianta di una nuova chiesa da edificarsi

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  • I6- MILANO, CASTELLO SFORZESCO, BIBLIOTECA TRIVULZIANA RACCOLTA BIANCONI, IV, F. S8

    SEZIONE DELLE NAVATE CENTRALE E LATERALE SINISTRA DELLA BASILICA DI SANT'AMBROGIO (PRIMI ANNI DEL '600)

    È indicata una cappella del fianco sinistro

    Altri due ·lavori vanno registra ti nel lato nord della basilica: la cappella di Sant'Andrea e la sagrestia dei canonici. Un documento conservato nell' Ar-chivio della Basilica testimonia la '' Cappellanìa S. Andreae instituta legimus anno 1500 die 20 Novem-

    bris a Domina Anastasia de Beaquis ",4ol La cappel-lanìa, come è noto, è un atto legale successivo alla costruzione di una cappella e quella di Sant'Andrea doveva pertanto essere compiuta a quella data. Per la sua realizzazione era necessario demolire l'abside della navata sinistra della basilica, che si trovava pro-prio in quel punto. Tale demolizione permetteva inoltre di realizzare la sagrestia dei canonici. 4 11 È probabile che anche quest'ultima sia stata impostata, se non proprio compiuta, da Bramante. Se ne parla infatti in un atto del r 507: 421 '' sacristia canonicorum edificata "; e i canonici vi si possono trasferire fino dai primissimi anni del Cinquecento, liberando il coro della basilica che fino ad allora avevano adibito a questa funzione (vedi più avanti). Dopo questa data manca qualsiasi annotazione relativa ad una opera come questa (di impegno anche economico), mentre essa compare realizzata nei disegni della Raccolta Bianconi (figg. 14 e 15). La sagrestia ha in co-mune con il portico della canonica il muro nord. È assai improbabile che si impostasse il progetto di una canonica senza prevedere un collegamento diretto, interno, fra questa e la basilica: e la sagrestia svolge, e ha svolto per quattro secoli, questa funzione. D'al-tronde viene realizzata negli stessi anni, sull'altro lato della basilica, la sagrestia dei monaci, e viene demolita da Bramante, come vedremo, l'altra abside, quella della navata di destra. La sagrestia dei cano-

    I7 - SEZIONE LONGITUDINALE DELLA BASILICA DI SANT'AMBROGIO (da F. CASSINA, Le fabbriche più cospicue di Mi./ano, Milano 1840) Si notino le cappelle bramantesche lungo il fianco sinistro prima degli interventi

    di restauro del secondo Ottocento. l quattro angeli negli angoli della cupola sono stati aggiunti da Pellegrino Tibaldi

    6o

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  • lg

    18- MILANO, CASTELLO SFORZESCO, ARCHIVIO STORICO CIVICO, RACCOLTA BERTARELLI, A. I2712 - G.B. RICCARDI: PIANTA DI MILANO (I734) (PARTICOLARE)

    I9 - MILANO, BASILICA DI SANT'AMBROGIO - D. BRAMANTE: PORTICO DELLA CANONICA (STATO ANTERIORE ALLA GUERRA) (foto Archivio Fotografico Castello Sjorzesco)

    20 - MILANO, BASILICA DI SANT'AMBROGIO - PORTICO DELLA CANONICA DOPO I BOMBARDAMENTI DELLA GUERRA (foto Archivio della Basilica)

    6r

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  • CIMITERO DEl MONACI

    ANTICHI EDIFICI DEl BENEDETTINI (Xl-XIV SECOLO)

    21 - PIANTA DEL LATO SUD DELLA BASILICA DI SANT' AMBROGIO PRIMA DELL'INTERVENTO DI BRAMANTE r) cappella di San Bartolomeo (XII sec.) con l'addizione del primo '400; 2) cappella so/ariana di Santa Caterina (metà del '400); 3) complesso di San Satìro o San Vittore in Ciel d'Oro

    nici presentava, fino ai bombardamenti dell'ultima guerra, sotto i rimaneggiamenti decorativi sei- sette-centeschi, una struttura tipicamente bramantesca: un vano rettangolare coperto da volta lunettata, termi-nante '' ad ombrello " negli estremi, in tutto simile a quella realizzata dallo stesso Bramante nella Sagre-stia Vecchia di Santa Maria delle Grazie. Nulla sap-piamo invece con certezza sulle finestre e le porte di collegamento di un vano come questo che ha su-bito nel tempo numerosi adattamenti e modifiche.

    LATO SUD DELLA BASILICA (figg. 21 e 22)

    Nel 1494 Gentilino Del Mayno annota nel suo registro i pagamenti per la realizzazione della cap-pella di Santa Giustina: " I tem numerati per fare la capella, lire ... , soldi ... , denari; item numerati per fare recoprire la capella de sancta Iustina ... item per fare l'ogio che guarda l'altare et el camino, lire ... , soldi, denari ",43l Ed ancora: "Item numerati die 12 giunii per fare recoprire la capella de sancta Iu-stina, a presbitero Castelino per darli il priore, lire r, soldi ... , denari ",44l

    La cappella era situata in coincidenza con l'abside della navata di destra della basilica.45l Nulla ci è

    rimasto delle sue strutture, che nel 1494 dovevano essere in via di compimento, stando all'espressione '' recoprire la ca pella ". Non sappiamo se per costruirla sia stato necessario distruggere l'abside della basi-lica. Sappiamo invece che questa distruzione è av-venuta tra il 1497 e il 1499, quando, cambiate pro-babilmente le intenzioni precedenti, si è deciso di aprire una porta di collegamento diretto fra la chiesa e l'accesso principale dei chiostri conventuali, che si son cominciati a costruire proprio contemporanea-mente. Tale collegamento è la porta di Santa Giu-stina, tuttora esistente, ma solo per quanto riguarda la sua parte esterna (fig. 23), perché i restauri dell'Otto-cento hanno ripristinato l'originaria abside romanica.46l Sopra la stessa porta compare ancor oggi l'iscrizione databile alla fine del Quattrocento, "vi.IURE.VERBO. AMORE.PATEO" (fig. 24).47) L'assetto originario risul-ta in una pianta (già pubblicata da Malaguzzi Valeri, che la ritenne dei primi anni del Cinquecento) (fig. 25),48) e nei disegni della Raccolta Bianconi (figg. 14, 15 e 26), nonché in un rilievo (r87o?) del Landriani. All'esterno la porta di Santa Giustina si presenta oggi, dopo il ripristino degli elementi ori-ginari operato dal Reggiori (fig. 27),49) con quattro lesene in cotto terminanti con capitelli corinzi, che dividono in tre parti la fronte: nella centrale, una

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  • CHIOSTRO IONICO

    22- PIANTA DEL LATO SUD DELLA BASILICA DI SANT'AMBROGIO DOPO L'INTERVENTO DI BRAMANTE (1492-1497) E ALL'INIZIO DEL 1500

    r) porta di Santa Giustina (1494-1497); 2) cappella di San Sebastiano; 3) cappella di San Bernardo; 4) cappella di San Giorgio (tutte dal 1495); 5) passaggio diretto al convento; 6) arco aperto nel muro di sostegno del tiburio (1494?); 7) oratorio dell'Assunzione (dal l 499); 8) chiostro ionico del convento cistercense (dal l 497); 9) in chiaro parte del chiostro ancora da costruire alla fine del '500

    porta con le spalle di pietra decorate " a tondi " (fig. 28) (come quelle della porta della canonica e del portale di Santa Maria delle Grazie); nelle due la-terali, finestre architravate con cornici e profilature in pietra; una doppia cornice corre al disopra delle lesene in cotto. Per la data dei lavori, e per i carat-teri stilistici riconoscibili in tutti i dettagli (i rimandi a Santa Maria presso San Satire sono immediati), gran parte degli storici è concorde nell'attribuzione di quest'opera a Bramante.so)

    Negli stessi anni si lavorava anche nei pressi del-l'antica cappella di San Satiro, accanto a San Vit-tore in Ciel d'Oro e dove si trovava la cappella dei Della Croce: lo attesta una lapide dissotterrata nel 1498 secondo la testimonianza diretta di Tristano Calco, che era presente ai lavori 51 ) (il punto del ritrovamento pare fosse nel vano limitrofo al muro conventuale in costruzione). Erano questi probabil-mente i lavori per costruire un muro e ricavare un passaggio tra la chiesa e il monastero in costruzione, come appare ben riconoscibile nella pianta testé ri-cordata. Gli assaggi e i rilevamenti compiuti dal Reggiori 5~) hanno scoperto, sotto le decorazioni ba-rocche, le tracce di tale muro, realizzato fra la fine del

    Quattrocento e i primi anni del secolo successivo. Fino a questa data, per raggiungere le aree occupate dai vecchi fabbricati dei Benedettini e il limitrofo cimitero dei monaci, occorreva attraversare la cap-pella di San Satiro.s3)

    Intorno al 1494 54) (ma forse qualche anno più tardi) vengono aperti due archi, uno per parte, nei muri di sostegno fra i piloni del tiburio. T ali archi sono " in asse " al passaggio che conduce ai chiostri del monastero, e pare convincente farli rientrare in una decisione progettuale precisa e unitaria, che di lì a poco (1506--7) porterà anche alla ristruttura-zione del presbiterio della basilica.s5> L'impostazione del passaggio verso il convento e del nuovo muro, ortogonale a quello esterno della basilica, ha reso cer-tamente necessario demolire e ricostruire l'antica cappelletta di San Giorgio (o sacello di Lotario II), sita proprio nello stesso punto,s6) e ha promosso la sistemazione definitiva dell'intero fianco destro della basilica.

    Questo lato era già stato intaccato da due inter-venti:

    - la trasformazione dell'antica cappella di San Bartolomeo (del XII secolo, detta " dello Strec-

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  • 23- MILANO, BASILICA DI SANT'AMBROGIO D. BRAMANTE: PORTA DI SANTA GIUSTINA

    STATO ATTUALE

    chione "), limitrofa al campanile dei monaci, con la distruzione dell'absidina originaria (rivolta ad Oriente) e l'addizione di un nuovo vano; 57)

    - la costruzione della cappella di Santa Caterina, databile intorno alla metà del Quattrocento,sB) che si protendeva nel cimitero dei monaci con un'abside poligonale contraffortata, solariana, simile a quella coeva della cappella dei Della Croce, che i monaci

    usavano come sagrestia.59l Restava ancora intatto, fra la cappella di Santa Caterina e il complesso di edifici attorno a San Satire, un tratto di muro lungo circa venti metri, corrispondente a tre campatelle della navata di destra (fig. 21). Con l'apertura di tale muro, sorgono in questi anni tre cappelle, simili fra di loro nell'impostazione planimetrica ad edi-cola quadrata (con lievi sfondati dovuti all'adattamento fra i contrafforti romanici) (fig. 22). Ad una delle tre (ma non è possibile stabilire a quale) deve rife-rirsi il testamento di Zanepria de Curte, del 3 Ago-sto 1495,6o> che stabilisce la costruzione di " unam pulcram capellam... cum altari uno ", ne indica la positura prevista " deversus claustrum vel partem dominorum monachorum predicte ecclesie sancti Ambrosii ", e fissa una cifra, '' summam librarum quatuorcentum imperialium " (pari a cento ducati), proporzionata ad un'opera di questa dimensione. Ancora ad una di queste cappelle deve riferirsi un testamento del 30 Luglio I 500 61> e la cappellanìa di Santa Marcellina, istituita nel 1514,6'~> ad opere pertanto completate. Le cappelle erano dedicate, partendo dall'ingresso, a San Sebastiano (oggi a Santa Savina), a San Bernardo 63) (oggi al Sacro Cuore) e a San Giorgio (fig. 29). 64l La prima è quella che ha maggiormente conservato le originarie forme braman-tesche: il piccolo tiburio dodecagonale e, all'esterno, le lesene d'ordine toscano e i profili in cotto (fig. 30) (sono evidenti le affinità con i medesimi elementi in Santa Maria presso San Satire). Della seconda resta solo parte del fregio esterno, con i dentelli. La terza, di San Giorgio (fig. 31), conserva solo la copertura interna: una piccola volta "a spicchi", lunettata.

    Nei rilievi seicenteschi (figg. 25 e 32) le fronti esterne (oggi alterate) 6s) appaiono ancora nel loro disegno unitario, con continuità del fregio e con le aperture costituite da due finestre allungate e un oculo centrale sovrastante, secondo lo schema reso ricor-

    24 - MILANO, BASILICA DI SANT'AMBROGIO D. BRAMANTE! PORTA DI SANTA GIUSTINA (PARTICOLARE)

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  • 25- MILANO, ARCHIVIO DI STATO, FONDO RELIGIONE, P.A. CART. 106, SANT'AMBROGIO PLANI METRI A E FRONTI CON LE TRE CAPPELLE BRAMANTESCHE DEL FIANCO DESTRO DELLA BASILICA DI SANT'AMBROGIO

    (XVI SEC., CON RIMANEGGIAMENTI SEICENTESCHI?)

    rente a Milano dalle realizzazioni dei Solari. I carat-teri sono tutti inconfondibilmente dell'architettura bra-mantesca, senza peraltro connotarsi di quel marchio accentuato, che ne caratterizzerà la " maniera " dopo la partenza dell'architetto da Milano. La struttura e la decorazione restano estremamente semplici ed essenziali, come l'occasione richiedeva: non si di-mentichi che le cappelle erano destinate a restare in uno spazio semichiuso, secondario e non '' urbano ", e che le pareti interne dovevano ospitare cicli di af-freschi, di cui resta nella cappella di San Giorgio quello di Bernardino Lanino (fig. 33). Sono comunque più " architettoniche " di quelle aperte lungo il fianco sinistro della basilica, che, come abbiamo visto, erano "di risulta". E rientrano perfettamente nel-l'insieme di un vasto disegno progettuale assai com-posito, ma che proprio nell'alternarsi di momenti di assoluta perfezione, di disinvolte " scorrettezze ", 66l di parti emergenti e di altre "sottotono" (e solo integranti), rivela un'unica e sicura continuità com-positiva.

    Se le tre cappelle sono state terminate intorno al 1510 (come sembra probabile), un nome è stato fatto 67l ed appare convincente, almeno come responsabile dei lavori: quello di Cristoforo Solari, fedele esecu-tore dal 1509 delle indicazioni di Bramante nei li-mitrofi chiostri conventuali.

    Nel mese di maggio del 1499, presente ancora Bramante a Milano, "gli scholari della Compagnia dell'Assunzione [hanno] fatta edificare la chiesa o sia oratorio e [hanno] fatta porre sopra la porta di detto oratorio una lapide ... ".68> Si tratta del piccolo Oratorio dell'Assunzione di Maria Vergine, posto nel Brolo piccolo (presso il cimitero dei monaci),

    26 - MILANO, CASTELLO SFORZESCO, BIBLIOTECA TRIVULZIANA RACCOLTA BIANCONI, IV, F. 5 - PLANIMETRIA DEL FIANCO DESTRO DELLA BASILICA DI SANT'AMBROGIO

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  • 27 - MILANO, BASILICA DI SANT'AMBROGIO - D. BRAMANTE: PORTA DI SANTA GIUSTINA PRIMA DELLA GUERRA E DEI RESTAURI DEL 1947 Si noti la finestra barocca e i tre archi di coronamento aggiunti nel '600 Uoto Archivio della Basilica)

    28 - MILANO, BASILICA DI SANT'AMBROGIO - D. BRAMANTE: PORTA DI SANTA GIUSTINA (PARTICOLARE)

    29 - MILANO, BASILICA DI SANT'AMBROGIO - LE TRE CAPPELLE BRAMANTESCHE NEL 1943 (foto Archivio della Basilica)

    66

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  • 30- MILANO, BASILICA DI SANT'AMBROGIO CAPPELLA DI SAN SEBASTIANO

    CORONAMENTO E TIBURJO

    31- MILANO, BASILICA DI SANT'AMBROGIO CAPPELLA DI SAN GIORGIO

    ESTERNO DOPO IL RESTAURO DEL 1947 Si notino in alto a sinistra un frammento

    della cornice originaria bramantesca ed, al centro, uno stemma

    32 - MILANO, CASTELLO SFORZESCO, BIBLIOTECA TRIVULZIANA RACCOLTA BIANCONI, IV, F. l V

    FRONTE DELLE TRE CAPPELLE BRAMANTESCHE (INIZIO '6oo)

    33- MILANO, BASILICA DI SANT'AMBROGIO D. BRAMANTE: CAPPELLA DI SAN GIORGIO

    STATO ATTUALE DELL'INTERNO Al centro e sui fianchi la pala e gli affreschi

    di Bernardino l.Anino

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  • • • A · 8ASUCA 01 S. AM8ROGIO. B • I'ORT1CO O'AHSP9ITO • • C · 8ASIUCA FAV!JIA. O • CAMPANilE OE1 CAHONICI.

    B E • CAIIPANIU 08 MONACI. • • F · OliA TORIO 01 S. SIGISMONOO. G • ANTICO ORA TOAIO.

    • • H • POliTICO ANTICO l • Nm;A FOIIErnRIA DEl. CONVENTO. OESTlNATA A SEDE DEl. MVSEII Alo!-

    • • -• • • .

    34 - MILANO, CASTELLO SFORZESCO, ARCHIVIO STORICO CIVICO RACCOLTA BERTARELLI, VOL. Y/ 10- A. ANNONI, F. COMBI ('?):

    PLANIMETRIA DEL COMPLESSO DI SANT'AMBROGIO CON IPOTESI DI ISOLAMENTO DELLA BASILICA E SISTEMAZIONE

    ARCHITETTONICA DEGLI EDIFICI LIMITROFI (rgo8 CA.) Si noti, in basso, la bramantesca foresteria dei monaci

    a Sud della basilica e oggi non più esistente. Sap-piamo che nel 1510 "li scholari soddetti ... furono investiti ... delli stessi beni in primo luogo affittati, dove era costruito l'oratorio ... con fatto di poter spen-dere sino a lire duecento in far perfezionare il co-minciato edificio ... ". Niente ci autorizza a sostenere che Bramante abbia preso parte alla progettazione di questo piccolo oratorio, del quale peraltro ci è giunta una scarsissima documentazione. Non pos-siamo però non notare come l'edificio (che compare in un disegno della Raccolta Bianconi (fig. I 5) e nella mappa cinquecentesca della porzione sud-oc-cidentale della città (vedi nota 48) si sovrapponesse allo spigolo nord-ovest del bramantesco chiostro ionico del convento, impedendone il completamento che il progetto di Bramante doveva pur prevedere

    68

    in tal punto (questo fatto resta senza una spiegazione plausibile, soprattutto se si considera che sono gli stessi monaci del convento ad autorizzare questa edificazione; può essere fatta l'ipotesi che Bramante pensasse ad una soluzione differente per questo an-golo del chiostro). Risulta anche dal disegno della Raccolta Bianconi che il piccolo oratorio era sorto con orientamento diagonale rispetto a quello del chiostro, accettando i confini dell'antico vicolo dello Strecchione (o di Sant'Agostino), accesso seconda-rio alla basilica. L'organismo era elementare: quat-tro vani in linea, con una piccola scala per raggiun-gere il piano superiore. Unica particolarità, le due cappellette incastrate nell'organismo: una di que-ste rimane ancor oggi, come edicola isolata, nel vi-colo di Sant'Agostino, e presenta tracce di pitture luinesche. Infine, il nome di Bramante è stato fatto 69> anche per la cosiddetta " foresteria dei monaci ", situata sul lato destro dell'accesso alla basilica da piazza Sant'Ambrogio (figg. 34 e 35) e costruita in questi stessi anni.7°l Attribuzione questa senza prove docu-mentarie, ma a fronte di evidenti caratteri stilistici . Restano ancor oggi riconoscibili (malgrado il sopralzo di un piano e le numerose alterazioni) gli elementi bramanteschi: le lesene in cotto impostate su un alto stilobate (fig. 36) (affini alla soluzione absidale in Santa Maria delle Grazie), l'andito coperto a cro-ciere, la sala interna con volta "a spicchi " e termi-nali "ad ombrello" (uguale a quella della sagrestia dei canonici), le arcate del portico interno, poste su colonne doriche legate alla base dallo stesso stilobate che compare nel limitrofo chiostro ionico (fig. 37). L'attribuire a Bramante l'insieme di questi lavori relativi alla basilica di Sant'Ambrogio

    35 - MILANO, CASTELLO SFORZESCO, BIBLIOTECA TRIVULZIANA O.F., II, CART. 34- A. ZACCHI: PROGETTO DI RESTAURO

    E RICOSTRUZIONE DELLA FORESTERIA DEI MONACI PIANTA DEL PIANO TERRENO

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  • 36- MlLANO, COMPLESSO DI SANT'AMBROGIO D. BRAMANTE: FORESTERIA DEI MONACI

    STATO ATTUALE DEL FRONTE ESTERNO CON LESENE IN COTTO

    costituisce un contributo ad una più corretta inter-pretazione dei rapporti e dei condizionamenti reci-proci tra l'architetto di Urbino e l'ambiente mila-nese (rapporti nei quali si sviluppa la prima con-creta formazione di Bramante come architetto e il suo primo riconoscibile itinerario creativo). Non basta infatti appurare che Bramante ha portato a Milano l'avallo definitivo a un netto salto stilistico (le forme rinascimentali di stampo toscano), e che ha inaugurato una stagione di impianti formali pe-rentori e di inusitata ampiezza. Bisogna anche sco-prire i nessi di questi " portati " con i temi e i pro-blemi che l'ambiente locale poneva e la cui risolu-zione in un senso innovativo doveva per forza pas-sare attraverso accorte mediazioni. Due temi spic-cano nell'attività degli architetti della seconda metà del Quattrocento in Lombardia: la cappella genti-lizia, piccola ma caratterizzata addizione architetto-nica ad organismi preesistenti; e la trasformazione tipologica delle chiese romaniche e gotiche. Il primo tema mette in evidenza i contrasti fra differenti universi formali e decorativi: si pensi, nell'arco di un quarantennio, alla cappella Borromeo (1444) in Santa Maria a Podone, alla cappella Portinari ( 1460 ?) e alla bramantesca cappella Brivio (1484) in Sant'Eu-storgio; e alla cappella del Sacramento (1490 ?) in Santi Fermo e Rustico a Caravaggio (tema questo che vede impegnato anche Bramante: le cappelle di San Teodoro e della Pietà in Santa Maria presso San Sa tiro (1497 e 1483 ?), e la cappella della Concezione (1494) in San Francesco di Vigevano).?•> Il secondo tema ha come fine l'adeguamento di organismi (ri-tenuti ormai sorpassati) a quel tipo ideale di chiesa a tre navate con cappelle laterali (pronte ad ospitare altari, monumenti sepolcrali e cicli di affreschi), realizzato nelle tre chiese di Santa Maria del Car-mine sorte, tra il 1400 e il 1440, a Pavia, Brescia e Milano, in San Salvatore a Pavia (1460), in Santa Maria delle Grazie (1461) e in San Pietro in Ges-sate (1477) a Milano. Questo adeguamento ha una

    37 - MILANO, COMPLESSO DI SANT'AMBROGIO D. BRAMANTE: FORESTERIA DEI MONACI STATO ATTUALE DEL PORTICO INTERNO

    consistenza quantitativa e un livello di qualità così elevati da poter essere considerato il fenomeno pre-minente dell'architettura rinascimentale nel Ducato sforzesco. Possiamo infatti constatarlo in Sant'Agnese, San Francesco e nel Duomo di Lodi; in San Fran-cesco a Pavia; in Sant'Eusebio di Gambolò di Vige-vano; in Sant'Agostino di Como; nella Certosa di Pavia; in San Francesco di Vigevano; in San Do-menico e Sant'Abbondio di Cremona; in Santa Maria di Castello ad Alessandria. E a Milano, possiamo con-statarlo in San Simpliciano, in Sant'Eufemia, in San Marco, in Santa Maria del Carmine e in Sant'Eu-storgio.72) Un medesimo intervento è in corso anche in Santa Maria Nascente di Abbiategrasso, negli anni in cui è presente Bramante, con il completa-mento della cappella di San Giovanni Battista (che presenta, peraltro, una decorazione a graffiti simile a quella di Santa Maria delle Grazie).nl

    Infine, tale adeguamento avviene anche in San-t' Ambrogio. Un'osservazione conclusiva può essere fatta. La basilica ambrosiana finisce con l'assumere per intervento di Bramante uno schema identico a quello che già si era realizzato in tre chiese milanesi, San Francesco grande, Sant'Eustorgio e San Marco: una sequenza di cappelle uguali fra di loro, lungo la navata sinistra, in cornu evangeli, una inflorescenza di cappelle, differenti nei volumi e nelle forme, lungo la navata destra, in cornu epistolae.

    Resta da chiarire se tale schema tipologico sia stato imposto a Bramante, o sia stato da lui autonomamente assunto. In ogni caso l'intervento architettonico di Bramante fa si che in Sant'Ambrogio siano assenti quei caratteri di casualità e di semplice " addizione " che caratterizzano i tre esempi preesistenti. Questo come altri risultati raggiunti attraverso l'unitarietà del controllo progettuale aprono il tema di valu-tare come il Rinascimento a Milano abbia conseguito traguardi di grande importanza, quanto più coin-volto e impegnato in un'ampia complessità proble-matica. Purché, s'intende, venga superata la pregiu-

    6g

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  • diziale cnttca che ha voluto vedere in tale comples-sità (ed anche nei rapporti con la tradizione locale) quella condizione limitativa che avrebbe portato fa-talmente al compromesso rispetto ai " nuovi " mo-delli formali.

    •l GENTILINO DEL MAYNO, Conti della fabrica della cano-nica, cioé del claustro nuovo al tempo del Duca Lodovico, 1492-93-94 (ma proseguito in realtà fino al I496), ms., Archivio della Basilica, e ivi cart. V, B/I e cart. V, B/I, A.; A.S.M., Fondo Religione, p.a., cart. I r I, Milano, S. Ambro-gio e ad indicem; C. CASATI, l capi d'arte di Bramante da Urbino nel Milanese, Milano I87o, pp. 48-50, I04-Io8; L. BELTRAMI, Bramante a Milano. Nuovi documenti, Milano I9I2; C. BARONI, Documenti per la storia dell'architettura a Milano nel Rinascimento e nel Barocco, I, Firenze I940, pp. 41-85; Miscellanea C. Baroni, Arch. Fot., Castello Sforzesco di Milano; il registro dei conti relativi ai chiostri conventuali, oggi perduto, fu letto da V. De Pagave: passi in Miscellanea L. Beltrami, Castello Sforzesco di Milano, che contiene anche la trascrizione dei documenti: Archivio Notarile, Notaio Antonio De Capitani, A.D. 1497, 16 mensis junii; e Registri Ducali, n. I3o, fol. 237· Il registro dei conti fu visto da S. Lattuada: "Il libro della Fabrica .... fatto l'anno 1497.. gentilmente mostratoci dal Padre Lettore Giorgi . ", in Descrizione di Milano, Milano I737, IV, p. 3Io; un libro di spese del I5II-I5I2, oggi perduto, fu consultato da F. Malaguzzi Valeri, cfr. IDEM, La Corte di Lodovico il Moro. Bramante e Leonardo da Vinci, Milano I9I~, p. 140. Le schede biografiche e bibliografiche più agg10rnate in A. BRUSCHI, Bramante architetto, Bari I969, p. 8I2 e ss.

    ~> Fa eccezione C. Baroni (op. ci t., p. 38 e ss.); un accenno ad altre opere attribuibili a Bramante, oltre alla canonica e ai chiostri conventuali, in A. ANNONI, L'opera di Bramante nella Canonica di Sant'Ambrogio, in Ambrosiana, Scritti di storia, archeologia ed arte pubblicati nel XVI centenario della nascita di Sant'Ambrogio, Milano I940, p. 225 e ss., e F. MALAGUZZI VALERI, op. cit., ad indicem.

    3) Per le controversie, cfr. Archivio della Basilica, Fabricae et reparationum, cart. B/2 e A.S.M. Fondo Religione, p.a. cart. III, Milano, S. Ambrogio; cfr. anche MoNACI CrSTER-CIESI, Antichità Longobardico-Milanesi, Dissertazione XXXI, tomo III, s.d.; i monaci chiudono alla fine del '500 la porta di Santa Giustina e quella della cappella di San Bartolomeo (o dello " Strecchione ") per meglio isolarsi dai canonici, cfr. P. BoNDIOLI, Il Monastero di Sant'Ambrogio, Milano 1935, p. 50. Nelle controversie i toni si fanno cosi accesi da coinvolgere il nome di Bramante e la sua capacità profes-sionale: "per quei tempi Bramante fu celebre, si; ma fu pittore architeto, che perciò mancò nelle regole fondamen-tali et sicurezza dell'operare (in questa arte tanto necessa-ria) ( .... ) sì che non è maraviglia che cometesse anco questo errore di tenere la fabrica tanto puoco discosto dalla chiesa, che l'offendesse nella luce e vivacità dell'aria, massime di mezzogiorno, che è tanto necessaria in questi paesi humidi, e particolarmente a' luoghi terreni. ( .... ) Che sia il vero si scorge evidentemente, mentre che, dimorando in Milano, accortosi del non fondato suo valore, si parti per Roma per aprendere i buoni et reali fondamenti." (I63o?), cfr. A.S.M., Fondo Religione, p.a., cart. III, Capitoli, Milano, stralcio in C. BARONI, L'architettura lombarda dal Bramante al Ri-chino. Questioni di metodo, Milano 1941, p. I8; altri docu-menti sulle controversie relative soprattutto alla costruzione dei chiostri a Sud della basilica sono riportati in C. BARONI, op. cit., 1940, p. 64 e ss.

    4l Il cardinale Ascanio Sforza, già commendatario del-l' Abbazia di Chiaravalle (I487), lo diventa anche del con-vento di Sant'Ambrogio nel 1492 e sostituisce nel 1497 i Benedettini " ridotti a scarso numero " e accusati di " sre-golatezza" (cfr. G. FERRARIO, Monumenti sacri e profani dell'I.R. Basilica di Sant'Ambrogio in Milano, Milano 1824,

    p. 28) con i Certosini di Chiaravalle, " incorporando poi il cenobio all'ordine di San Bernardo" (S. LATUADA, op. cit., p. 308); cfr. anche P. MEZZANOTTE, G.C. BASCAPE', Milano nell'arte e nella storia (1948), Milano 1968, p. 367, F. MALAGUZZI VALERI, op. cit., p. 135·

    sl La data del 1497 è provata da un documento dell'aprile di quell'anno con l'assenso di Papa Alessandro VI all'edifi-cazione, cfr. L. BELTRAMI, op. cit., p. 13; una lapide posta ora sullo scalone barocco certifica che nel 1498 "fundamenta iecit", cfr. F. MALAGUZZI VALERI, Op.cit., p. 216; C. BARONI, op. cit., 1940, p. 51 e relativi rimandi; A. BRUSCHI, op.cit., p. 817. Potrebbe far pensare al I495 il poemetto di Gaspare Visconti (Di Paolo e Daria amanti) dt quell'anno, che nel Libro I fà cenno a Bramante impegnato a "rinovar l'antico chiostro "; passi del poema pubblicati in G. FERRARIO op. cit., pp. 206 e 207.

    6} Non è da escludere che Bramante pensasse di rea-lizzare gli archi di trionfo a doppia altezza non " passanti ", ma profondi solo mezzo corpo di fabbrica, cosi da permet-tere un collegamento, se pur parziale, fra i locali del primo piano. Un'altra ipotesi è che gli archi a doppia altezza (di cui è certa l'impostazione da parte di Bramante dei due pi-lastri, ved. nota 8) sarebbero stati realizzati solo in parte in struttura architettonica e per il resto "dipinti", come quelli bramanteschi che compaiono sulla piazza di Vigevano.

    7l Sant'Eustorgio, San Marco, Santa Maria Podone, Santa Maria del Carmine, Santa Maria Incoronata. Per il fenomeno in quest'ultima, cfr. l'ampia documentazione in M.L. GATTI PERER, Umanesimo a Milano. L'osservanza agostiniana all'In-coronata, in Arte Lombarda, n. 53- 54, 1980, p. 1 e ss.

    8} G. BISCARO, Le colonne di Bramante nella Canonica di Sant'Ambrogio, in Archivio Storico Lombardo, I, I9IO, pp. 226-230. Nella Visitatio ecclesie sancti Ambrosii Maioris Mediolani .... fatta dal cardinal Carlo Borromeo nel 1566 (Archivio della Basilica, cart. VII, A/I, pubblicata anche da C. Baroni (op. cit., 1940, p. 62) si legge: "In dieta canonica adsunt quamplures columne partim erecte et partim pro-strate, vidilicet quatuor prostrate et quinque errecte, cum suis capitellis simul erectis pro perfictendo porticu circum circa, consirniles aliis porticis existentibus. " In questa e nella Visitatio del cardmale Federico Borromeo (I609) si fà cenno aHa vendita da parte dei Canonici di capitelli e colonne. Le fondazioni delle colonne del lato est del portico, e in particolare dei due pilastri dell'arco di trionfo, sono state ritrovate da Ferdinllndo Reggiori durante i lavori di restauro e di costruzione della nuova sede della canonica e del Museo di Sant'Ambrogio, cfr. E. CATTANEO, F. REG-GIORI, La Basilica di Sant'Ambrogio, Milano 1966; p. 132. Una fotografia degli scavi è pubblicata da F. Reggiori (La basilica di Sant'Ambrogio a Milano, Milano 194~).

    9) Per i chiostri si ricordano, fra gli altri, '' Magtstro Ber-tolino Daroxa e Paolino Calderaro da muro compagni ". Solo più tardi, dopo il I504, sono ricordati come direttori delle opere " Bartolino de Cozi ingegnere e Paolo da Monza ", e dal I509 al 1513 "Christoforo Solari detto il Gobbo", cfr. G.L. CALVI, Notizie sulla vita e sulle opere dei principali architetti, scultori e pittori che fiorirono in Milano durante il governo dei Visconti e degli Sforza, Milano 186g, II, p. 226; G. BISCARO, Note e documenti santambrosiani, seconda serie, in Archivio Storico Lombardo, 1905, p. go. Per la canonica si ricorda " Johanne di Busti ducale ingignero" che nel 1497 avrebbe fatto " conti e collaudi " in sostituzione di Bramante, cfr. Archivio Basilica, Fabricae et reparationum, cart. V, B/ x; ed ancora "magistro Victore, Johanne da Carchano, Bernardino picatore de prede, Johanne Antonio da Furato, Cristoforo i Nigri, Jacobo da Fore, un magistro del Domo, Petro Nostran dito il Rosso, Nicolino Biaxe, ecc.", cfr. GENTILINO DEL MAYNO, op. cit.; F. Malaguzzi Valeri ha trovato notizie di Lodovico Ponzone " soprastante ai lavori", nel 1499 cfr. IDEM, op. cit., p. 138.

    •o) Cfr. A. BRUSCHI, op. cit., p. XXV e ss., ibidem, Pittura e architettura, pp. 37, 727 e ss.

    u) Per questi due ultimi lavori, Bramante viene consul-tato, come è noto, con Luca Fancelli, Francesco di Giorgio, Leonardo, l'Amadeo e il Dolcebuono, cfr. F. MALAGUZZI

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  • V AL ERI, op. cit., p. 83; A. BRUSCHI, op. ci t. ad indicem; e D. DE RoBERTIS, Pareri sul t iburio del Duomo di Milano. Leonardo, Bramante, Francesco di Giorgio, in Scritti rinasci-mentali d'architettura, Milano 1978, pp. 319-386.

    12) Ad esempio, Santa Maria di Piazza a Busto Arsizio (1517-22) di Tommaso Rodari e Antonio Lonati(?), San Magno a Legnano, la chiesa del Crocifisso a Rossate, il Santuario della Madonna dì Tirano (dal 1505), Santa Maria Canepanova (dal 1499) di A. Amadeo(?), il Tempietto di Cristo Risorto in S. Luca a Cremona (1503) di B. De Lera (?), il Santuario di Castelleone (1513-16) di A. De Fondutis. Per la diffusione della maniera bramantesca in Lombardia, cfr. F. MALAGUZZI VALERI, op. cit., p. 235 e ss.

    1~> Lavoro preliminare per servire al progetto di restauro in istile originario della Basilica di Sant'Ambrogio in Milano, mss. 8 Giugno e 25 Luglio 1857, a firma GIOVANNI BROCCA e LUIGI Bxsx, in Raccolta L. Beltrami, D.IV, 15, Castello Sforzesco di Milano. Brocca e Bisi fanno parte della Com-missione per i restauri, cui partecipa anche Federico Schmidt (docente a Brera, goticista e restauratore del Duomo di Colonia) e, dopo il 1859, Giuseppe Pestagalli. Dopo il x865 assiste il canonico Rossi, promotore dei restauri, l'architetto Gaetano Landrìani. F.M. Rossi, Cronaca dei restauri e delle scoperte fatte nell'insigne basilica di S. Ambrogio dall'anno 1857 al1876, Milano x884; F. REGGIORI, La Basilica Ambro-siana. Ricerche e restauri 1929- 1940, Milano 1941; IDEM, La Cappella della Deposizione. Restauri nella Basilica Am-brosiana 1937-38, Milano 1937 e op. cit., 1945· Sono con-servati nell'Archivio della Basilica i disegni, e le proposte dì restauro dì Gaetano Landriani (187o-go?) e quelli dei restauri attuati da Ferdinando Reggiori, sia prima della guerra che dopo.

    14) F. MALAGUZZI VALER!, op. cit., p. 152; A. BRUSCHI, Bramante, Bari 1973, cap. IV, p. 101 ed anche, op. cit., 1969, cap. I.

    15) G. VASARI, Le vite de' più eccellenti architetti ... , Vita di Girolamo da Carpi, Milano-Roma 1943, III, p. I95· Il Vasari attribuisce la canonica al Bramantino, e scrive "con colonne a tronconi a uso d'alberi ta~liati, che hanno del nuovo e del vario". F. Malaguzzi Valen (op. cit., p. 143) ricorda che nel trattato del Filarete si fà cenno alle origini naturali della colonna e non esclude un'allusione braman-tesca ' ' a una delle imprese araldiche cara a Lodovico il Moro". A. Annoni (op. cit., p. 231) ritiene più probabili i riferimenti diretti al trattato di Vìtruvìo. Per un'analisi critica della canonica, oltre ai testi già citati, cfr. H. voN GEYMULLER, Les projets primitifs pour Saint Pierre de Rome, Parigi 1875, p. 45 i A. VENTURI, L'architettura del Quattro-cento, II, Milano 1924, p. 727 e ss. Un maggiore rigore filologico e approfondimento critico in A. BRUSCHI, opp. citt.

    t6) Misure eseguite in corrispondenza della terza campa-tella, a partire dall'ingresso (misure a meno dell'intonaco): campatella della basilica: m 4,62 X 4,6o; cappeUa laterale: lunghezza m 4,75, profondità m 2,45, distanza del muro dal contrafforte minore m o,9o, distanza dal contrafforte mag-giore non rilevabile. In corrispondenza della quinta campa-tella, cappella laterale: lunghezza m 4,8o, profondità m 2,39, distanza del muro dal contrafforte minore m 0,98, dal con-trafforte maggiore, non rilevabile. In corrispondenza della sesta campatella, cappella laterale: lunghezza m 4,85, pro-fondità m 2,25, distanza dal contrafforte minore m 1,oo, dal contrafforte maggiore m o,63. In corrispondenza della settima campatella, cappella laterale: lunghezza m 4,65, profondità m 2,23, distanza dal contrafforte minore m 0,97, dal contrafforte maggiore m 0,58. Spessore del muro del portico della canonica misurato in corrispondenza della sesta campatella: m o, 78. Misure del portico della canonica: interno dell'arco di trionfo m 4,53, larghezza pilastri m 1,40, interasse delle colonne addossate m 7,42; arcate minori, interno m 3t35, ìnterasse m 3,79.

    17) Archivio della Basilica, cart. X, B/r (Documenti I49D-I499-I5IO) e cart. III, C/2, A.S.M., Fondo Religione, p.m., S. Ambrogio, 1504. Sunto storico sec. XVII in Miscellanea C. Baroni, Arch. Fot. Castello Sforzesco. G.F. (G. FERRA-RIO?), Le pitture dell'Oratorio di Santa Maria della Passione,

    Milano 1869, p. 36: "Oratorio secreto fondato nel 1473 da una società di devoti, per far le loro orazioni, in un locale vicino al campanile dei monaci. " (si tratta in realtà di quello di canonici). " Affresco sulla parete interna d'ingresso ... pit-ture alcune eseguite su disegno di Leonardo, le altre repu-tate di Luini, Gaudenzio Ferrari, Marco d'Oggiono. Il 'Cenacolo' è lavoro esclusivo dì quest'ultimo". Nel 1812 fu venduto dal Governo (Ufficio Demanio) all'amministra-zione della basilica e da questa, deve essere stato restituito al Demanio che nel 1868 lo ha venduto a un certo signor Clerichetti, mercante di vino. Cfr. M. CAFFI, Artisti Lom-bardi nel secolo XV. I Solari, in Archivio Storico Lombardo, 1878, p. 68o, e Memorie ambrosiane, ibidem, 1889, p. 393i C. BARONI, op. cit. 1940 e Miscellanea Costantino Baroni, Arch. Fot. Castello SforzesCOi E. CATTANEO, F. REGGIORI, op. cit., p. 130.

    t8) Questa soluzione sarà adottata nel '500 per i chiostri di San Vittore al Corpo, Santa Maria della Passione e Santo Angelo. Con soluzione simile a quella bramantesca, sorgono invece i chiostri di Sant'Eustorgio, Santa Maria del Carmine e San Marco.

    19) La realizzazione di una serie di cappelle ricavate fra i contrafforti esterni non è una novità assoluta a Milano: è già avvenuta sul lato sinistro di Sant'Eustorgio. Il ritro-vamento, negli scavi recenti, di alcune antiche tombe sotto il muro del portico hanno dimostrato che questo è stato spo-stato (tra il XIII e il XIV secolo) per ricavare le cappelle, cfr. P. SPREAFICO, La basilica di Sant'Eustorgio, tempio e museo, Milano 1976, p. 76. È probabile sia avvenuto anche sul Iato sinistro di San Francesco grande (cfr. A.M. RoMA-NINI, L'architettura gotica in Lombardia, Milano 1964, ad indicem) e, fuori Milano, in Santa Maria di qastello ad Ales-sandria e in Santa Maria Nascente ad Abbtategrasso.

    20) GENTILINO DEL MAYNO, op. cit., l, f. 40, 1492, 23 Sett., " Duemila lìbre, soldi-denari, da lo Illustrissimo si-gnore Lodovico "i A.S.M., Missive ducali, 206 bis, f. 161 e f. 162 (Ludovico Maria Sforza a Marchesino Stanga), 1497, giugno 29, Milano: " ... ìtem de solicitare che se fornisca el portico de sancto Ambrosie, al quale sono deputati li 200 ducati ... " (per la canonica), " Item de solecitare la medie-late de l'altro portico ut sopra, per quale el signor duca li ha assignato 300 ducati ... " (per i chiostri?). A proposito del finanziamento di 200 ducati (pari a lire imperiali 8oo), ben 176 servono a pagare solo le undice colonne di granito ordinate nel 1497, cfr. Miscellanea L. Beltrami, cit. Forse più consistenti i finanziamenti per i chiostri conventuali: S. Latuada (op. cit., p. 310) cita la testimonianza. di Bernar-dino Corio " ltem in caduno anno circa la fabnca del loro celeberrimo Cenobio se avesse a spendere lire IIM ". Sulle infelici condizioni finanziarie del Ducato Milanese, cfr. A.S.M., Registro Panìgarola, S, f. 259v., Protesta ing. Bu-rato, 1° agosto 1497. Risulta che " i creditori de.lla camera " potessero presentare reclami per i frequenti ritardi e man-: cati pagamenti. Cfr. anche, C. PAGANINI, Ascesa e ~rol.lo ~~ un'ambizione rinascimentale di governare. Annotazzom, m Ludovico il Moro. La sua città e la sua corte (1480-1499), Milano 1983.

    2 1) F.M. Rossi, op. cit., Lettera LXI a Luigi Lozza, 26 Ott. 1864, p. 96. Rilevando uno spanciamento della fronte della canonica e che una colonna e un fregio stavano ca-dendo: " Si avevano già prove della meschina sua costru-zione, che senti fin dall'ongine il contraccolpo della fortuna precipitante di messer Lodovico Sforza". Cfr. anche A.S.M., Fondo Religione, p.a., cart. 114, Capito~, 1\!Iilanoi M. CAFFI, op. cit., r889i Mzscellanea L. Beltranu, clt. . . .

    22) Archivio Basilica, VII, cart. A/t, p. 74 e ss., V!Sltatw ... del cardinal Federico Borromeo, r609.

    23) A.K. PoRTER, Lombard Architecture (1917)! New York 1967, vol. Il, p. 577 e ss.i F.M. Rossi, op. czt., P· 5 i E. CATTANEO, F. REGGIORI, op. cit., p. 133i F. REGGIORI, Guida della Basilica di S. Ambrogio, Milano 1978, p. 25i P. MEZZA-NOTTE, C.G. BASCAPE', op. cit., p. 363. . .

    24) Archivio della Basilica, disegni, relaz10m, docum~ntazione fotografica dell'edificio dopo i bombardamentl, ad indicem e Raccolta F. Reggiori.

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  • 25) GENTILINO DEL MAYNO, op. cit., I, f. 33; II, f. 33v. e f. 75·

    a6) IDEM, op. cit., I, f. 26v. :n) G.A. PEROCHio, Storia sepolcrale Milanese o Sepolcra-

    rio Milanese, in cui si contiene per ordine alfabetico il numero dei Sepolcri di Milano e del Ducato nelle chiese appartenenti a J?.rivate famiglie, ms. autografo s. d. (1780 ?), Bibl. Ambr., Milano, S. III, P. e Sup., cart. 315: "Vezzago Gio Giacomo Cafìco di questa chiesa; sepolcro posto in mezzo di sotto alli gradini della cappella di S. Giovanni, che è la terza en-trando in chiesa nella nave minore alla sinistra, cioè dalla parte de' S.ri Canonici sulla di cui lapide sono le insegne gentilizie coll'iscrizione VII aprile MCCCCXCVI ". Ibidem, cart. 59, Iscrizione di Brunello de la Casina, anno 1494, e cart. 79, Pietro Antonio de la Casina, anno 15II. V. FoR-CELLA, Iscrizioni delle chiese ed altri edifici di Milano, Milano x8go, vol. III, p. 239: "Brunello de la Casina ... il suo sepol-cro era nella cappella di S. Pietro dalla parte dell'epistola(?), situata nella navata sinistra ".Ibidem, p. 244: "Pietro Antonio Cassina, ordinario della Chiesa Milanese, canonico della Basilica di S. Ambrogio ... al pari di Brunello Cassina ebbe sepoltura ... nella cappella di S. Pietro che era situata nella navata sinistra". Oltre che del Perochio, V. Forcella si av-vale dei testi di G.P. Puricelli (1645), di L. Schrader (1592), di M. Valeri (ms. Bibl. Braidense, A.D. XV, 20, n. 2), di G.C. Valeri (ms. Bibl. Trivulziana, n. 604 mss.), e di P. Puccinelli (1650), cfr. note dell'autore. Cfr. anche, Archivio della Basilica, cart. VII, A/x, p. 103, x6o8, con elenco delle cappelle della basilica.

    28) Archivio della Basilica, Cappellanìe, cart. II, B/2, 1496, 6 Octobris, ed anche cart. VII, A/ x, pp. 135-137: "De Altare s. J oannis Evangeliste ". Si ricorda la lapide dei Venzago.

    29l GENTILINO DEL MAYNO, op. cit., I, f. 13v.; II, f. xo; f. II; f. 74v.: " 1496, die octo martii ... fare l'andego in la sacrastia de la capella da Legnan ... ". Archivio della Basi-lica, cart. II, B/2: " Cappellania De Oldrendis da Legnano ", in data 1496. Nessun documento di questi anni riguarda i due passaggi realizzati fra la chiesa e la canonica, anche se sembra impossibile che non siano stati realizzati contempo-raneamente alle cappelle. Un documento, oggi perduto, ma consultato da Malaguzzi Valeri (Archivio della Basilica, Libro di spese I5II-I512, c. 168v. e 16gv.) certifica che il 6 dicembre 1512 fu fatta una "porta nova de la giesa de Santo Ambrosio verso la canonica", vi fu posto un architrave di sarizzo, furono collocati pilastri nuovi a lato della porta che era provvista di cornicione, di medaglioni, di fregi (F. MA-LAGUZZI VALERI, op. cit., l'· 140). E probabile però che si tratti solo di completamenti decorativi, per i quali compaiono i nomi di Paolo da Mandello e " Bernardino Bergognone dipinctore, [che] vi mise le lettere d'oro dell'iscrizione sul-l'architrave ", in occasione dei quali fu collocata " la ima-gine del Signore Ludovico sopra la porta de la giesa al alto avante alla imagine de Sancto Ambrosio " (ibidem).

    3°l F.M. Rossi, op. cit., 1884, p. 123: "cappelle che so-vrabbondano mentre sono pure meschinissime. Era pertanto già deciso che gli altari si leverebbero e sarebbero collocati al loro luogo i confessionali ... in pari tempo si chiudano le arcate delle cappelle e sulle prime fondamenta si ricostrui-sca la parete, riproducendov1 nel mezzo le finestre arcuate precisamente come quelle che sono al piano superiore nel-l'ambulacro o matronario ... " (Lettera XC, II, 5, x865), cfr. anche lettera seguente, p. 125; lettera CVIII, 2 Nov. x865: " Chiuse 5 cappelle ed anche quella che non era cappella, ma porta per servire al disegno Bramantesco del portico della Canonica ".

    31l F.M. Rossi, op. cit., x884, Lettera XCVII, 17 Giugno x865, p. 136.

    32 ) F. MALAGUZZI VALERI, op. cit., p. 139: "Un registro di spese per gli anni 1497-1498 ricorda, troppo sommaria-mente tuttavia, ch'era stata costrutta proprio allora una cappella in Sant'Ambrogio. E poiché altrove è detto ch'essa confinava col campanile, è a concluderne che si tratti del-l'attuale cappella del Battistero, la prima della navata di sinistra, ch'è precisamente la sola, dal lato dei Canonici,

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    che abbia forme del Rinascimento e bramantesche. Così che, tenuto conto del fatto che essa sorse quando Bramante ideava quei vari lavori che i Canonici facevano eseguire, vien naturale attribuirne a lui stesso il progetto ". Cfr. an-che, E. CATTANEO, F. REGGIORI, op. cit., pp. 130 e I39·

    33l G. FERRARIO, op. cit., p. I74· 34) C. BIANCONI, Raccolta di disegni, Biblioteca Trivul-

    ziana, Castello Sforzesco, vol. IV. (Annotazioni inedite di P. Mezzanotte mi sono state gentilmente mostrate dal prof. Gianni Mezzanotte.); L. Tosi, Catalogo dei disegni della Raccolta Bianconi su Sant'Ambrogio, in Sant'Ambrogio ... , cit., Milano 1940, p. 6oz. I disegni sono certamente poste-riori al 1576 perché non vi risultano più le chiese di San Vi-tale e di San Pietro fatte demolire, con autorizzazione del cardinal Borromeo, in quell'anno, cfr. P. BoNDIOLI, Il Mo-nastero di Sa.nt Ambrogio, Milano 1935, p. 49 e ss. Precedono il 1624 perché non risulta ancora lo scalone ricchiniano progettato in questa data. È probabile che si tratti di rilievi con qualche proposta di modifica anche relativa alle cappelle di sinistra, che non appaiono identiche in tutti i disegni. Sembra comunque che qualche trasformazione sia stata eseguita, almeno stando a questi due passi di una relazione del 1630 (ved. nota 39): " ... estremità de' semicircoli delle cappelle ... ", "semicircoli delle cappelle picciole ".

    35) F. REGGIORI, op. cit., I945i E. CATTANEO, F. REe-GlORI, op. cit., p. 133; F. REGGIORI (e E. BRIVIO), op. cit., 1978, p. 25; A. FALCHETTI, S. MATALON, Itinerari per Mi-lano, Roma xg8o, p. 144. F.M. Rossi segnala invece le modi-fiche decorative barocche e del Settecento: " Le cappelle attestano innovazioni di data relativamente fresca. " (IDEM, op. cit., p. 5).

    36> È la soluzione solariana realizzata in Santa Maria delle Grazie e, con più felice illuminazione diagonale, in Santa Maria della Pace, in Santa Maria Incoronata e in San Pietro in Gessate.

    37) E. CATTANEO, F. REGGIORI, op. cit., p. u8: " ... le finestre sono riapparse dopo i bombardamenti, strette, al-lungate, a strombatura squarciata all'esterno con ghiere in pietra alternate a conci di cotto ".

    38> Milano, Bibl. Ambr., Raccolta Ferrari, S. 147 sup.: Fabio Mangoni a Mario Antonino, vicario generale dell' Ar-civescovo, x623, agosto 29, Milano. (La relazione è corredata da un disegno scbematico che mostra le condizioni di il-luminazione delle finestre del fianco destro della basilica.) " Quando gli furono aggionte le capelle dalla detta parte da' reverendi padri, portorno il lume lontano circa palme ... dalla detta nave, in modo ch'ella restò col lume minimo se-condario ... " (Mangone analizza soprattutto le condizioni del fianco destro, per le controversie fra monaci e canonici, vedi nota 3). Carlo Maderno avrebbe proposto, per miglio-rare l'illuminazione, di aprire finestre nei matronei, cfr. C. BARONI, op. cit., 1940, p. 69. Archivio della Basilica, cart. VII, A/ I, p. 140: descrivendo la cappelJa dedicata a Sant' Am-brogio (seconda a sinistra) si dice che " babebat finestram quadratam munitam ferro et vitro respicientem versus clau-strum Canonicae ".

    39) A.S.M., Fondo Religione, p.a., cart. x I I, Capitoli, Milano, rip. in C. BARONI, op. cit., p. 78.

    40) Archivio della Basilica, Cappellanie, cart. II, B/1, e Il, B/2 e Pergamene, 69 A: "Anno 1500, 20 Novembris, ind. IV ... erectionem cappellaniae Sancti Andreae dispositam a quondam domina Anastasia de Beaquis in suo testamento". La cappella prende il posto dell'antico altare di Sant'Andrea, preesistente in fondo all'abside: " De Altare sancti Andrea ... olim aderat in loco ubi nunc constructa est scala qua ascen-ditur ad sacrestiam" (Visitatio ... , x6og, cit., p. 47). Cfr. pure G. FERRARIO, op. cit., p. x6g, che riprende notizie date dal Puricelli.

    4 1) G. LANDRIANI, La Basilica Ambrosiana fino alla sua trasformazione in chiesa lombarda a volte, Milano x88g; a proposito delle fondazioni dell'antica abside di sinistra ri-trovate nei restauri ottocentescbi, scrive (p. 3): " distrutta per allogarvi la sacrestia dei Canonici, opera essa pure bramantesca". Già F.M. Rossi (op. cit., p. 87), nel 1864 scrive: "L'abside minore a sinistra era stata rubata dai

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  • Canonici per prolungarvi la loro Sagrestia ". Il Rossi ri-corda poi, nello stesso anno, la ricostruzione stilistica del-l'abside e dei relativi gradini d'accesso alla sagrestia (p. 97).

    42} Archivio della Basilica, Pergamene, Anno I 507, I 7 ago-sto, Ind. X: Conventiones inter Abbatem et monachos pro choro post altare manisjaciendo ... ; cart. IV, B/1, Conti della sagrestia dall'inizio del XVI secolo.

    43} GENTILINO DEL MAYNO, op. cit., l, f. 23v. Si legge pure: "Item numerati per fare dipingere la Nostra Dona ... ". Potrebbe essere una pala d'altare per questa ·cappella, come per quella coeva della Madonna, nella navata di sinistra, di cui già si è detto.

    44) Ibidem, II, f. 7I. 45) Sul posto si trovava l'antico "altare Beatae Justi-

    nae ", cfr. G. FERRARIO, op. cit., p. 169. Ai tempi del Fer-rario (I824) la porta era ancora esistente, ma già chiusa da tempo (vedi nota 3).

    46} Cfr. F.M. Rossi, op. cit., passim; G. LANDRIANI, op. cit., passim. C. Torre (Il Ritratto di Milano, Milano I674, p. 168), scrive: "[porta di Santa Giustina] per cui si va al Monastero e si entra in un atrio murato in cui era una volta innalzato il tempio di S. Vitale, per alcuni già Faustiniana basilica ". Il Torre si riferisce ad un passaggio diretto alla sagrestia dei monaci, probabilmente aperto a quel tempo. Cfr. anche, F. REGGIORI, op. cit., 194I, p. I32·

    47} V. FORCELLA, op. cit., III, p. 193: " Sopra la stessa porta in carattere della fine del XV secolo è l'iscrizione ... ". Il Forcella riporta notizie sulla porta di Santa Giustina di Giuseppe Allegranza (Dissertazione III, Milano 1777) e riporta le iscrizioni delle due piccole lapidi (IX e X secolo) poste forse già al tempo di Bramante sulla fronte della Porta, dove ancor oggi si trovano. Cfr. anche, V. FERRARIO, op. cit., pp. I69 e I89.

    48> F. Malaguzzi Valeri (op.cit., fig. 255) ritiene che il di-segno, malgrado alcuni rimaneggiamenti seicenteschi, sia del XVI secolo; di altro avviso C. Baroni (op. cit., I940, p. 40 e ss.). Il disegno è conservato all' A.S.M., ma non si trova più alla segnatura indicata dal Malaguzzi Valeri (cart. II I, Circondario) bensì in Fondo Religione, p.a., cart. Io6, Milano, Sant'Ambrogio. Nell'archivio (Acque, p.a., cart. 399) è conservata anche una mappa della porzione sud- occidentale della città (s.d., ma databile alla metà del '500) dove risultano le tre cappelle, ma non i chiostri conventuali, che pure erano in gran parte realizzati (non risultano peraltro neppure il chiostro piccolo e la sagrestia di Santa Maria delle Grazie). Cfr. per la porta di Santa Giustina, anche F. REGGIORI, op. cit., 194I, p. I40.

    49} Il Reggiori chiude, fra l'altro, l'oculo barocco che era stato aperto sopra la porta centrale e toglie i tre archetti pure seicenteschi, al di sopra dell'architrave. Demolisce inoltre un locale costruitovi sopra, cfr. IDEM, op. cit., I94I e 1945, passim.

    so> G. LANDRIANI, op. cit., p. 3: " .. .l'elegante porta detta di Santa Giustina da un altare che vi sta accanto è opera bramantesca"; F. MALAGUZZI VALERI, op. cit., p. 22I, e fig. 26I (ricostruzione grafica dell'assetto originario); P. BONDIOLI, op. cit., p. 54ì P. MEZZANOTTE, G.C. BASCAPE', op. cit., p. 368: "Porta di Santa Giustina, opera del Bra-mante"; E. CATTANEO, F. REGGIORI, Op. cit., p. 139; F. REGGIORI, op.cit., I978, p. 24 (precisa che è " circa del I497 ") e E. BRIVIO, ibidem, p. 126; fà eccezione il Geymilller, (op. cit., I, p. 55): " Nous ne saurions l'attribuer qu'a Bramante ou à Léonard ... ".

    51) Tristani Calchi mediolanensis, Historiae Patriae libri viginti, Milano I627 (I498?), Libro IV, p. 104: "Nos in Ambrosianis Aedibus, quae a fundamentis subruuntur, et opere magnifico reformantur, vidimus erutam novissime ta-bulam marmoream sic inscriptum ... ". Cfr. V. FORCELLA, op. cit., p. 202, che riporta notizie tratte dal Puricelli (Ambro-sianae Mediolani Basilicae ac Monasterii hodie Cisterciensis Monumenta, Milano 1645); V. FERRARIO, op. cit., p. I82.

    52) Il Reggiori ha scandagliato a fondo il Sacello di San Vittore in Ciel d'Oro e le aree limitrofe tra il I937 e il I940, cfr. IDEM, op. cit., 194I, p. I56: vi pubblica pure un ridi-

    segno con indicate ipotesi cronologiche dei muri; cfr. pure E. BRIVIO, op. cit., 1978, p. 93: " Il Sacello di S. Vittore in Ciel d'Oro ... collegato definitivamente alla grande Basilica alla fine del XV secolo ".

    53) Cfr. V. FORCELLA, op. cit., pp. 2IO e 230. 54) F.M. Rossi, op. cit., Lettera XCIII, I 0 Giugno I865,

    p. I30: " Una arcata aperta nel I494 ... fu eseguita in rottura, cioè tagliando una piena muraglia anteriore ". È probabile che il Rossi abbia trovato questa notizia in documenti con-servati nell'Archivio della Basilica (da lui indagato), e che oggi sono perduti, come ad esempio i registri delle spese dopo il I494·

    55) Nel 1507 viene anche demolito un muro che sembra occludesse parzialmente l'accesso frontale all'abside (uti-lizzata come sagrestia dai canonici). Gli originali stalli mar-morei, riscoperti durante i restauri diretti dall'architetto Pestagalli (cfr. F. REGGIORI, op. cit., I941, p. 61), erano quelli "posti qui fino al I506" (F.M. Rossr, op. cit., Let-tera XCIV; G. FERRARIO, op. ci t., pp. 132 e ss., 154 e ss., 162) vengono dopo il 1507 sostituiti con stalli !ignei commis-sionati già nelx469 "a maestri Lorenzo De Udrigo, Giacomo Turri e Giacomo Del Mayno" (cfr. G. BISCARO, op. cit., P· - 230); G.P. PURICELLI, Ambrosianae Mediolani ... , cit., S. Satyri tumulus, II, p. 211). Questi ultimi stalli erano posti ai fianchi dell'altare; F. REGGIORI, Cimeli e Capi d'arte della Basilica Ambrosiana poco noti o mal noti, in Ambrosiana, cit., 1942, p. 165. Reggiori indica la data del 1506 per la demolizione del muro e ricorda che in quello posto fra i piloni del presbiterio (non si sa se a destra o a sinistra) era affrescato il 'Cristo Risorto' del Bergognone (oggi nella prima cappella a sinistra, dove lo collocò nel 1865 F.M. Rossi), databile 1495·

    56) Cfr. Tristani Calchi ... , cit., Libro l, cap. I8; C. TORRE, op. cit., ad indicem; G. Ferrario (op. cit., p. 192 "cappella ingrandita nel Cinquecento "), riporta notizie sull'arca di Re Lotario II tratte dal Puricelli (op. cit.), da Andrea Al-dati (Historia Mediolani, s.d., Libro II, p. 125) e da F. Mu-ratori (Novus Thesaurus Veterum Inscritorum, tomo II, p. 732, n. x). Notizie anche date da Goffredo da Bussero e Galvano Fiamma, cfr. F. REGGIORI, op. cit., 1941, p. 351 e ss. Per Reggiori la cappella di San Giorgio è del primo Cinquecento.

    57} F. REGGIORI, op. cit., 1937, passim, e op. cit., I94I, p. 333 e ss. È probabile si riferisca a questa cappella l'Atto Notarile del 27 nov. 1399 (A.S.M., Arch. Not. Ambrogio Ciocca, cfr. C. BARONI, op. cit., 1940), con cui si autorizza la costruzione " in Ioco vachuo ubi est cimiterium ... " e che si potesse " novam capellam seu novum altare cum huiusmodi dotte inibì de novo construi fatiendi sive erri-gendi ac frangendi seu rumpendi murum diete ecclesie sancti Ambrosii pro fatiendo seu construi fatiendo fornicem seu voltam ipsius ca pelle ... ".

    58) A. PALESTRA, Monumenta Italiae Ecclesiastica, Visi-tationes, I, Roma I97I, p. 27: " Cappellania di S. Caterina, 1408, Marzo"; F. REGGIORI, op. cit., I945, p. 9· Alterata dalle ristrutturazioni neoclassiche compiute da Luigi Ga-gnola nel I8I2 (che, fra l'altro, sostituisce l'originaria abside poligonale con una piccola esedra semicircolare), l'antica cappella è documentata nelle sue forme solariane nei dise-gni della Raccolta Bianconi e in quello, più volte ricordato, conservato all'A. S.M.

    59) Manfredo Della Croce, morto nel I425, fu seppellito in questa cappella. Cfr. S. VIGEZZI, Catalogo descrittivo, ragionato e critico delle sculture esistenti nella basilica di Sant'Ambrogio a Milano, in Arch. St. Lomb., II I, I932, P· 30.

    6ol A.S.M., Archivio notarile, Atti Notaio Bartolomeo Gira (pubbl. da C. BARONI, op. cit., 1940, p. 50): 1495, agosto 3, Milano. Testamento di Zanepria de Curte.

    6I) Archivio della Basilica, Pergamene, 4, B/I, I504, x8 Mar-zo, In d. VII: " Erectio Cappelae sub invoca tione sancti Augustini ... ex liberalitate Dominae Juliae de Trivultio relicta quondam domini Joannis Petri de Homati in suo testamento sub die trigesima Julii anni millesimi quingentesimi ", e ibidem, cart. II, B/2.

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  • 62) Archivio della Basilica, Cappellanie, cart. II, B/x. La cappella non può essere quella dedicata oggi a Santa Marcel-lina, che era invece in origine, come abbiamo visto, dedi-cata a Santa Caterina e cosi rimasta fino al secolo scorso. Altra cappellania riscontrata presso l'Archivio è quella di San Bassiano. Non risulta essere però mai esistita una cap-pella di San Bassiano, ma solo un altare (Visitationes ... , 1609, ci t.): " De Altare sancti Bassiani ... jam supra anno triginta (1530) demolito ( ... ) in angulo prope sacristia aderat altare sancti Bassiani Pontificis ".

    63) Nella cappella di San Bernardo sono state trovate nel 1943 tracce di affreschi luineschi, cfr. E. CATTANEO, F. REe-GlORI, op. cit., p. 134ì P. MEZZANOTTE, G.C. BASCAPE', op. cit., p. 363.

    64) Nella ca~pella di San Giorgio, un'iscrizione del primo Cinquecento (V. FoRCELLA, op. cit., p. 244) e affreschi di Bernardino Lanino (1540?) (G. FERRARIO, op. cit., p. 192).

    6s> L'aspetto originario delle tre cappelle è mostrato nei disegni della Raccolta Bianconi e in quello dell'A. S.M. Numerose notizie sulle finestre sono contenute nelle rela-zioni relative alle dispute fra monaci e canonici, cfr. C. BARONI, op. cit., 1940, p. 61 e ss. (anni 1626-1630). A.S.M., Fondo Religione, p.a., cart. III, Capitoli Milano, (s.d.; 1630 ) : " Gli occhi immediatamente sopra gli altari sono piccioli, e, perché sono contro le regole d'architettura et ordini della chiesa, non si dovrebbero permettere ". Al posto dell'oculo circolare originario, sono state aperte in tempi recenti, grandi finestre a lunetta. Alla cappella di San Bernardo è stata aggiunta (probabilmente nel Settecento) un'abside poligonale aggettante, con grandi finestre.

    66) Le • scorrettezze" più rilevanti di Bramante sono: - nella canonica, l'accostamento fra il capitello dell'arco

    minore e la lesena del pilastro dell'arco di trionfo (cfr. F. MALAGUZZI VALERI, op. cit., p. 141 i L. BELTRAMI, Il restauro del portico della Canonica attiguo alla Basilica di S. Ambrogio in Milano, in Edilizia Moderna, Agosto 1892, p. 8; A. ANNONI, op. cit., p. 228). Si potrebbe aggiungere: l'infelice accosta-mento, nel muro di fondo, del fregio in cotto, coi peducci, alle lesene dell'arco maggiore, nonché la soluzione della co-lonna isolata d'angolo, che pone l'ultima arcata " fuori mo-dulo " rispetto alle altre;

    - nei chiostri conventuali: " egli nell'ordine superiore dei cortili facesse errore e falsità tale nelle regole che non si può scussare, et, fra gli altri, metendo i cotonati fra il voto •.. " (A.S.M., Fondo Religione, p.a., cart. ru, Capitoli, Milano,).

    67> F. MALAGUZZI VALERI, op. cit., p. 220: " •• .le cappelle prospettanti il monastero avevano in parte il carattere del Rinascimento, anzi il carattere bramantesco, ciò che lascia credere che sian state allora rivestite delle nuove forme ... Ma lo stile vi è leggermente trasformato, appaion già deco-razioni a triglifi e a metope nel fregio di una cappella, se-condo i nuovi gusti dell'inizio del Cinquecento. La trasfor-mazione ricorda l'arte di Cristoforo Solari •.. "; C. BARONI, (op. cit., 1940, p. 40), segnala le affinità della cappella di San Sebastiano con Santa Maria presso San Satire, e, scrivendo della cappella di Santa Caterina, dice: " ... è [appunto l a questa aula solariana che si verifica l'attacco di un ordine di cappelle unificate, forse su strutture in parte preesistenti, dall'intervento dell'opera largamente chiarificatrice di Bra-mante, che si richiama ai principi di ordine, di simmetria e di maestà ". Ed ancora: " •.. a tale principio di ordine cor-risponde bene il concetto di saldare e di uniformare architet-tonicamente le cappelle ... mediante la sutura ad un'unica parete di recinzione, con distribuzione per ogni ambiente di grandi oculi sovrastanti le gemine aperture allungate, portate verso le paraste ".

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    68) A.S.M., Fondo Religione, p.a., 1504, Sunto storico sec. XVII: Compendio istorico sacro della compagnia Ambro-siana dell'oratorio dell' Assontione di Maria Vergine posto vicino alla chiesa maggiore ed imperiale basilica di sant'am-brogio ... , cit., in M. CAFFI, Memorie ambrosiane ... , op. cit., p. ;394· (Si danno notizie sull'affitto di " una pertica e tre-dici tavole del brolo detto brolo piccolo", si riporta l'iscri-zione della lapide in data 1499, le spese sostenute per l'edi-ficazione e la conclusione dei lavori: "Nell'anno 1550 li detti scolari, avendo perfezionato l'edificio, fecero fare gli stadii ed altre opere utili e comode". Per la lapide, cfr. E. SELETTI, Marmi scritti del Museo Archeologico, s.d., pp. 298 e 299ì V. Forcella (op. cit., p. 243), ricorda una lapide del XV secolo (notizie dal Perochio, op. cit., cart. 138v.) e due sepolcri sempre dello stesso periodo, con iscrizioni relative ai " Maschi et Femine d'essa Scuola"; C. BARONI, op. cit., 1940, p. 40. L'oratorio doveva esistere ancora nel 1674, stando a 9uanto scrive C. Torre (op. cit., p. 172): " Nel descritto Viale (che ... indirizza le persone ad una chie-setta chiamata S. Agostino) veggonsi di presente alcuni Ora-torij di Scolari .•• ".

    69> F. MALAGUZZI VALERI, op. cit., p. 230: "L'antica foresteria dei monaci ... poiché si ripeton qui le linee gene-rali del refettorio di Santa Maria delle Grazie, il luogo sem-bra appartenere al periodo di lavori eseguiti sotto la dire-zione di Bramante, o poco dopo di lui"; E. CATTANEO, F. REGGIORI, op. cit., p. 40: " [Adolfo Zacchil •.. restaurava sistemandolo ed elevandolo di un piano quanto era rimasto dell'incompiuta foresteria quattrocentesca; dal Bramante stesso forse iniziata alla destra dell'ingresso principale della Basilica, sulla piazza S. Ambrogio ". (Lo Zacchi restaura e ricostruisce l'intero complesso dove era l'antico Oratorio della Passione nel 1922-30; il progetto di trasformazione della foresteria è conservato alla Bibl. Trivulziana, Castello Sforzesco, O.F., II, cart. 34).

    ?O) Forse a questa foresteria si riferisce il passo di R. Rusca (Descrizione del Monastero di s. Ambrogio Maggiore di Milano ... , Bergamo 1626, p. 21; riportato anche da M. Mirabella Roberti, 1932, in Miscellanea C. Baroni, ci t.): " ... restano soddisfatti, anzi maravigliati gli occhi de riguar-danti per i magnifichi e regji claustri, per il refettorio vera-mente nobilìssimo, et imperiale, che corrisponde alla magni-ficentia della foresteria ". L'indicazione " casa di S. Am-brogio" (che coincide con l'edificio della foresteria, com-pare anche nella Livellatione della piazza di S. Ambrogio presa dal Bassi del giorno 20 Maggio 1583, in Bibl. Ambr. Milano, Raccolta Ferrari, tomo XI, S. 129 Sup., XXXV. Un passo relativo all'abbassamento della porta della " casa di S. Ambr. ", risulta purtroppo illeggibile.

    71 ) A.S.M., Autografi, cart. 98 (1494, luglio 13, Vigevano); Registro Ducale 123 (1497, dicembre 6, Milano); Registro Sforzesco, cart. 140 (1498, luglio 13, Vigevano). Cfr. anche, L. BELTRAMI, op. cit., 1912, p. 7 e ss., con relativi rimandi agli archivi; F. MALAGUZZI VALERI, Op. cit., p. 175·

    7a) Inoltre, ai confini del Ducato milanese, possiamo ri-cordare San Francesco a Brescia (cappelle realizzate da An-tonio Zurlengo tra il 1477 e il 1484), Sant'Agostino a Ber-gamo e Santa Maria delle Grazie a Mantova. In Santa Ma-ria del Carmine a Milano, le cappelle Visconti, Della Corte e Lampugnani sono realizzate tra il 1484 e il 1497· In San Fermo e Rustico a Caravaggio la cappella del transetto è attribuita solitamente al Battagio. Le addizioni rinascimen-tali alle chiese gotiche risultano chiaramente negli schemi planimetrici di A.M. ROMANINt, op. cit., ad indicem.

    73) Cfr. A. PALESTRA, Storia di Abbiategrasso, Abbiate-grasso 1966, p. 148 e ss.

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