BOZZETTI DI NELLA GALLERIA NAZIONALE...

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I / -7 1 - BOZZETTI DI SCENE SHAKESPEARIANE NELLA GALLERIA NAZIONALE MODERNA. EL rimestare il magazzino della Galleria Nazionale d'arte moderna per la sistemazione dei disegni del Morelli, ili una cassetta furono ritrovati 16 bozzetti, tutti di soggetto sbakespeariano, di cui alcuni dipinti ad olio su tela applicata sul cartone, altri diseguati a bianco e nero, acquarellati) con qualche parte a bistro. I bozzetti sono firmati da Francesco Podesti, Filippo Bigioli, Francesco Coghetti, Annibale Gatti, Pietro Gagliardi, Francesco Gonin, Vincenzo Giacomelli e Alfonso Chierici, cioè da un gruppo dei migliori artisti che vissero ed operarono circa la metà del sec. XIX, quindi assumono una certa importanza per la storia dell'arte modellla. Donde provengouo alla Galleria queste pitture? Lo ignoro. Fatte le più di- ligellti ricerche uell';1fchivio della Galleria nOll risulta traccia della loro pro- venienza: probabilmente, come · si costumava nei primi allni della fondazione del- l'Istituto, essi furono portati nella Galleria per essere offerti in vendita al Mini- stero della P. I. e sottoposti all'esame delLl cessata Giullta Superiore delle Belle Arti, e quivi rimasero dimenticati. Ora, momentaneamente incorniciati, sono stati esposti al pubblico. Quale la loro origine? * * * Nel 1860 un tal cOl1lmelldatore Romualdo Gentilucci, co.adiuva to in gran parte dal valido concorso di capitalisti, tento llll' impresa artisticn, Iluova per i tempi, orgauizzando uu' intiera e graudiosa ilIustrnzioue pittorica del dau- tesco, fatta dni più uoti nrtisti italiani e stranieri di quel periodo, formaudo cOSI llna collezione di parecchie diecine di quadri, chiamata Galleria Datltesca, che porto in giro per l'Italia, per l'Europa e l'America, raccogliendo tesori. In Roma la collezione fu esposta alla Sala Dame ed ancor vi vo ne e il ricordo nei superstiti artisti e letterati, fr.! cui Domenico Guoli, cbe me ne parlava allcora con entusiasmo. Anzi nella pu bblica c soleune torna ta dell' iusigue A ccade11lia dei Quiriti, lIel festeggiare l'auno 2614 della di Roma, il giornalista e letterato fiorentino Gaetano Giucci) parlando della Galleria Dantesca in una sua prolusione (I ), disse che « la interpretazione pittorica dei graudi poeti delle na- zioni viveuti (sic) dell' Europa, propagando il gusto del bello, tornerebbe gloriosa alle arti e alle lettere». (I) Pubblicata in Roma, per tipi dell'Aureli, nel 1860.

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BOZZETTI DI SCENE SHAKESPEARIANE

NELLA GALLERIA NAZIONALE MODERNA.

EL rimestare il magazzino della Galleria Nazionale d'arte moderna per la sistemazione dei disegni del Morelli, ili una cassetta furono ritrovati 16 bozzetti, tutti di soggetto sbakespeariano, di cui alcuni dipinti ad olio su tela applicata sul cartone, altri diseguati a bianco e nero, acquarellati) con qualche parte a bistro. I bozzetti sono firmati da Francesco Podesti, Filippo Bigioli, Francesco Coghetti, Annibale Gatti, Pietro Gagliardi, Francesco Gonin, Vincenzo Giacomelli e Alfonso Chierici, cioè da un gruppo dei migliori artisti che vissero ed operarono circa la metà del sec. XIX,

quindi assumono una certa importanza per la storia dell'arte modellla. Donde provengouo alla Galleria queste pitture? Lo ignoro. Fatte le più di­

ligellti ricerche uell';1fchivio della Galleria stes~a, nOll risulta traccia della loro pro­venienza: probabilmente, come · si costumava nei primi allni della fondazione del­l'Istituto, essi furono portati nella Galleria per essere offerti in vendita al Mini­stero della P. I. e sottoposti all'esame delLl cessata Giullta Superiore delle Belle Arti, e quivi rimasero dimenticati. Ora, momentaneamente incorniciati, sono stati esposti al pubblico. Quale la loro origine?

* * * Nel 1860 un tal cOl1lmelldatore Romualdo Gentilucci, co.adiuva to in gran

parte dal valido concorso di capitalisti, tento llll' impresa artisticn, Iluova per i tempi, orgauizzando uu' intiera e graudiosa ilIustrnzioue pittorica del poen~ n dau­tesco, fatta dni più uoti nrtisti italiani e stranieri di quel periodo, formaudo cOSI llna collezione di parecchie diecine di quadri, chiamata Galleria Datltesca, che porto in giro per l'Italia, per l'Europa e l'America, raccogliendo tesori. In Roma la collezione fu esposta alla Sala Dame ed ancor vi vo ne e il ricordo nei superstiti artisti e letterati, fr.! cui Domenico Guoli, cbe me ne parlava allcora con entusiasmo. Anzi nella pu bblica c soleune torna ta dell' iusigue A ccade11lia dei Quiriti, lIel festeggiare l'auno 2614 della fontt~ione di Roma, il giornalista e letterato fiorentino Gaetano Giucci) parlando della Galleria Dantesca in una sua prolusione (I ), disse che « la interpretazione pittorica dei graudi poeti delle na­zioni viveuti (sic) dell' Europa, propagando il gusto del bello, tornerebbe gloriosa alle arti e alle lettere».

(I) Pubblicata in Roma, per tipi dell'Aureli, nel 1860.

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L'idea, naturalmente, 11011 dispiacque al Gentilucci, che penso di ~pe(ulare sul­l'ardelltissimo amore degl' illglesi per il loro drammaturgo nazionale, radunando una nuova collezione di oltre ceuto quadri (ciascuno dei quali doveva misurare m.6 X 4) da affidarsi a più riuomati artisti italiani, francesi, inglesi e tedeschi di allora, la quale si sarebbe dovuta chiamare, à penda1l1 dell'altra, Galleria Shakespearinlla. Per questo si appoggiò al Giucci, il quale allora in Roma aveva fondato un'efFeme­ride letteraria artistica iutitolata lV1imrva Romana, e, d'accordo, lIell' anno suc­cessivo lanciarono llll reboame ed ampolloso progralll ma (I) ilI sostegno del loro progetto, ottenelldo il plauso di tlltti e favorevoli commellti di giornali stra­nieri. Per meglio agevolare gli artisti italiani, che allora come oggi certo . 1I0n sovrabbondavano di coltura letteraria, il Giucci pensò opportunamente di pubbli­care una spiegaziolle (2), o meglio Ulla serie di sunti espositivi dei 37 drammi di Sbakespeare, delineando addirittura le varie scene da rappresentare ili 330 soggetti, coSI suddivisi: per l'Amleto 13, Marbeth 8, Il re Lrar 12, Giulio Ce­sare 12, O/ella lO, Giulietta e Rotl/eo lO, Cimbe1illo 8, Il I·C Gio'va1ln; l l, Ric­cardo II 12, Ellrico IV (l° dramma) lO, ElIrico IV (2° dramma) Il, E1I1'ico V lO,

Enrico VI (l" dramma) 12, Enrico VI (2° dramma) 12, ElIfico VI (3° dramma) 8, Riccardo II I 7, E1'l1'ico V III 12, Corio III 110 7, A1Ito1lio e Cleopatra 15, Tito A1/dro­nico 7, Timone di .Atene 8, Troilo e Cressida 7, Pericle di Tiro 18, La tempesta 9, I due gentiluomini di Verona 4, Il mercante di Venezia 5, SOt1/0 d'/mll 110lte d'estl/te 4, Misura per mism;a 5, Pene d'ati/or perdute 6, LII c011m/l'dia degl-i eq1livoci 5, La StlO­

cera domata 9, ]v[0110 rumore per nulla 9, Le nlhg're romari di JiVi1ldso1' 5, La do­dicesima 110lle 4, La l1()vella d'iuverno I l, Come vi piare 4, È Il/tlo bl'1lc quel (he finisce bene 9.

" C)1i ,sa "per quali cause l'impresa llon ebbe seguito; ma giù molti artisti ave­vano esegliiti i bozzetti a loro commessi e fra questi i pittori su llomillati, le cui opere SOllO oggi raccolte nella Galleria nazionale moderna.

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Per l'arte italialla gli anni intorIlo al 1860 formarono quel periodo di cou­vulsione e di lotta fra l'accademismo, ormai agli estremi, il romallticismo, anllllll­ziallte il suo pieno sviluppo, e le prime avvisaglie delle ribellioni al vecchiume con le ardenti e nobili battaglie che fecero capo iu Firenze ai tIIocchilliuoli, iu Napoli alla .'mola di Posillipo, in Torino ai primi paesisti, i quali seppero rac­cogliere e sviluppare il nuovo verbo d'arte proveniente dalla Frauci~.

Ma l'accademismo aveva purtroppo salde radici sopratutto in Roma e signo­reggiava all'ombra dell' insigne Accademia di S. Luca, arbitra allora dell' insegua­mento artistico. E in Roma appunto operavano il Podesti (3), il Chierici, il Co­gbetti, il Gagliardi, quattro degli artisti autori dei bozzetti ilI questione e vi te­nevauo il campo uella pittura; ma non dissimili da loro appaiono gli altri, e cioè il Gonin, il Bigioli, il Giacomelli e il Gatti, che lavoravano il primo a Torino e gli altri tre a Firenze. Onde tutte le loro pitture hall1lO quel senso di compassato e di stento nella composizione, pur dotta nel disegno, di duro e freddo lIel colore,

(I) Mine/'va Ro m. a 11It, numero del lO settembre 1861. (2) Soggetti pi/lodci demnti ilalle opere tl'agico-dl'mll1nntic/Je di Guglielmo Shaktspeme ~ n7Cco/li

pe?" agevola1"e la eseCltziolle m'/istica della Galle1"Ìa S!Jllllespen.rialla - Firenze, tipo G. Meriani, 180!. (3) C. FEROSO, Spigolalm'e biogl'afiche ili F. PiJdesti. - Ancona, edito G. Morelli, 1884 - e

G. DE SANCTIS, Mcmo?"ie. - Roma, edito Forzani e c., 1901.

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lO - Boli . d'AI'It·.

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di manierato e teatrale nel sentimento, comune a quasi tutte le opere del tempo, provenieme dal falso classicismo che aveva avuto un trentennio prima a cam­pioni l'Appiani e il Bossi a Milano, il Benvenuti e il Sabbatelli a Firenze, il Camuccini e il Landi a Roma: appena appena il faemino Minardi (I) nella citd eterna era riuscito a dare un po' di tempra alla decadente pittura (On la sapienza del suo disegno, appreso nel solerte studio dei grandi del Quattrocento e del Cin-quecento, specialmente di Michela~gelo. .

Sebbene alcuni, come il Podesti, il Bigioli, il Gonin, il primo con l'illustra­zione degli Amori degli angeli del Moore, del Paradiso perduto del Milton e de: Trionfi del Petrarca, il secondo coi molti quadri danteschi eseguiti per la Gal­leria Dantesca del Gentilucci, e il terzo con l'ambito onore di esser prescelto dal Manzoni stesso ad illustrare i suoi Promessi Sposi, non fossero nuovi nell'ar­ringo d i tal genere di lavori, poco di straordinario seppero infondervi, poco di quell'animazione che la lettura dei drammi shakespeariani avrebbe dovuto trasmet­tere al loro pennello.

Infatti i due bozzetti acquarellati a sepia del Podesti, nato in Ancona nel 1800 e morto in Roma nel 1895, illustranti due scene di Giulietta e Rorneo, sono di composizione pregevole, ma di fattura secca ed uggiosa.

Le tre scene monocromate del Macbeth di Filippo Bigioli, nato in San Seve­rino delle Marche nel 1800 e morto a Firenze nel 1878, sono lavori appena me­diocri, svolti con desolante povert,\ e uniformità di composizione.

Il bozzetto della Tempesta di Francesco Gouin, nato iu Torino nel 1808 e quivi morto nel 1889, dipinto ad olio, ' ha le figure del primo piano assai sca­denti come disegno e colorito e non senza qualche pregio le figure del fondo.

I due ad olio di Alfonso Chierici, uato ,a Reggio Emilia nel 1816 e morto in Roma ) nel 1873, riferibili a due scene dell' o te Ilo, sono di non corretto disegno, il che era sopratutto riprovevole per Ull professore dell 'Accademia di S. Luca, e di un colò re strillante, come Ulla oleografia di cattivo gusto.

Del veneziano Giacomelli vi sono tre bozzetti dipinti ad olio, notevoli come composizione ed animazione, riferibili all'Enrico IV, all'Enrico VI e all'En'rico VIII, quest'ultimo portante la data del 1862. Il Giacomelli, che si era fatto molto onore col Ml7rin Falie-ro esposto all'annuale mostra della Società Promotrice di Belle Arti di Torino, sosti tu i nella collez,ionedel Gentilucci l'artista siciliano Natale Carta, che molto dipinse a fresco in Roma e a Torino e che doveva eseguire boz­zetti per il Coriolano.

I migliori lavori della presente incompleta raccolta della Galleria Nazionale Moderna sono seuza dubbio quelli del Coghetti, del Gagliardi e del Gatti. Frall­cesco Coghetti, nato in Bergamo nel 1804 e morto in Roma nel 1875, appare il più classico di tutti nei due disegni del Giulio Cesare, recanti la data del 186 I, in uno dei quali e evidente la rimem branza della raffaellesca Scuola d'Atene; il disegno vi è corretto e sobrio, la composizione, nobile e grandiosa, è ben ponderata, quantunque fredda.

Pietro Gagliardi, nato in Roma nel 1809 e quivi morto nel 1890, nei due bozzetti dell'Antonio e Cleopatra, dipinti ad olio (2), è piacevole, per fantasia di scena, per cura di particolari e per estensione di colorito, sebbene, al solito, tutto

( I) GUGLlEL~\O DE SANCTIS, Tommaso Millardi cd il suo tempo. - Roma, tipo Forzani, 1900.

(2) Debbo alla cortesia del pittore Francesco Gagliardi, nipote di Pietro, l'aver saputo che lo zio aveva eseguito pel Gentilucci quattro bozzetti riflettenti l'Antor/io e Cleopatra, dei quali egli conserva tutti i disegni a carbonella, preparati per il calco; due sono esattamente riprodotti nei

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di malliera accademica. La solidità dell'illSieme fa pero presentire l'affreschista della Chiesa di S. Agostino e della basilica Ostiense.

Ma quello che s'illnalza sugli altri è il bozzetto del Re Leor di AUllibale Gatti, dipillto ad olio, d'insolita larghezza nel colorito e llella composiziolle, ricercato giustamente negli effetti di luce, d'indubbia solidità uell'impostamellto delle figure e nello sfondo. Il Gatti, nato in Forli nel 1828 e mono in FireIlze il 16 agosto del­l'anno scorso, porto lo spirito irrequieto e la maschia forza rOl1lagllola fin Ilelle sue prime opere, tra cui il Rinaldo e l'Annida, che fu una rivelazione per quegli auni,

Re Lear, bozzetto d i Annibale Gatti.

in cui per r Italia era tutto Ull pullulare di ricordi romanzeschi ed insjeme con gl' iuni patriottici si ripetevano di casa in casa le avventure degli eroi dei poemi italiani, ed eccito molte discussioni tra gli artisti accademici per la vivacità del colorito, per la forza dell'espressione, èhe poi doveva portare ad una bella evi­dellza nei grandiosi affreschi della sala del trono del Palazzo Pitti e della sala da ballo della villa Stibbert ed iufoudere, con l'amore del disegno, ai suoi numerosi scolari in Firenze.

La modesta collezione della Galleria Nazionale Moderna, adunque, non manca di un vivo interesse: ad ogui modo rimane buon esempio dell'arte dei padri della pittura contemporanea.

LUIGI CÀLLARI.

bozzetti della collezione della Galleria e due, dei quali riproduciamo il pilt interessante, e rappre­sentan o due scene forse migliori delle precedenti come movimento e aggruppamento delle figure, .:: completano l'idea dell'o pera che il Gilgliardi doveva prestare all'impresa del Gentilucci .