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Bollettino parrocchiale Aldeno - Cimone - Garniga Terme Primavera 2012 Insieme in cammino Soltanto le persone forti sanno confidare le loro debolezze e chiedere aiuto

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INSIEME IN CAMMINO Bollettino parrocchiale Aldeno - Cimone - Garniga Terme primavera 2012

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Bollettino parrocchiale Aldeno - Cimone - Garniga Terme

Primavera 2012

Insieme in camminoSoltanto le persone forti sanno confidare le loro debolezze e chiedere aiuto

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l’ind

ice L’editoriale

In cammino verso Pasquadi don Daniele PAGINA 3

Le poesie di don ValerioEn grazia de na parola

PAGINA 4

Quaresima 2012La pastorale del vescovo Bressan

PAGINE 5-6

Riflettere sorridendoChe tenerezza gli anziani in ospedale

PAGINA 7

I nostri consacratiDon Davide Girardi

a cura della redazione PAGINE 8-9-10

Capitelli, edicole e cappelle dei nostri paesiIl capitello del Caff

a cura della redazione PAGINA 11

Un italiano all’esteroBruno Spagnolli, un aldenese in Brasile

a cura della redazione PAGINE 12-13

I battezzati delle nostre parrocchiePAGINA 14

News dal mondo cristianoPAGINA 15

Cimone: festa degli anzianiUna domenica di novembre al pub

a cura della redazione PAGINE 16-17-18

Anniversari, festa e matrimoniPAGINA 19

L’intervistaL’Africa a Garniga Terme

a cura della redazione PAGINE 20-21-22

Bollettino juniorAl.ci.ga., giochi, concorso a premi

PAGINE 23-24-25-26

Lettera da CimoneRiflessioni ad alta voce

di Elisabetta Boscardin PAGINA 27

Insieme in camminoRedazione: Patrizia Baldo, Giovanna Frizzi, Giorgia Giaimo, Elisabetta Giovannini, Maura Mazzurana, don Daniele Morandini, Marco Moratelli, Barbara Scarpa.Hanno collaborato a questo numero:don Valerio Bottura, Celestina Schmidt, Annamaria Zorzi, Elisabetta Boscardine Luisa Pederzolli.

Stampa: Grafiche Dalpiaz Ravina (Tel. 0461/913545)Contatti:Tel. canonica: 0461/842514E-mail: [email protected]. sacrestano: 338/4493195

In gita con la famigliaIl santuario della Madonna di Pinè

di Celestina Schmidt PAGINE 28-29

I sogniSarò madre, sarai figlia

di Annamaria Zorzi PAGINE 30-31

Ricordando il NatalePAGINE 32-33

L’intervista triplaI rettori delle riserve di cacciaa cura della redazione PAGINE 34-35-36-37

L’approfondimentoA proposito di ...sorrisoa cura della redazione PAGINE 38-39

Terra Santa«La prossima Pasqua a Gerusalemme»di Luisa Pederzolli PAGINE 40-41-42

Proposte per l’estate 2012PAGINA 43

I nostri defuntiPAGINE 44-45

Il carnevale all’oratorioPAGINE 46-47

Gli orari della quaresimaPAGINA 48

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In cammino verso Pasqua

«Getta nel Signore il tuo affanno ed Egli ti darà sostegno», èil Salmo 55 al versetto 23 che ci invita a pregare con que-

ste parole. In queste settimane che ci avvicinano alla Pasqua mipermetto di pensare che queste parole siano rivolte a te che vivigiorni di buio e di disagio profondo che nessuno sa e conosce.Sono dette anche per te che ti senti il cuore pieno di amarezza estai sperimentando una difficile situazione di abbandono e di soli-tudine. Sono proponibili anche a te che aspetti invano una parolacortese e benevola, che infonda comprensione, fiducia e speran-za; per te che hai trovato soltanto chi ti ha deluso e mortificato.Apatia, freddezza, silenzio ti circondano, mentre hai assolutobisogno di comunicare e di sentirti accolto. L'invito è rivoltoanche a te che affermi di " non farcela più" e hai la sensazione chetutto il mondo ti caschi addosso: è il momento di "lasciare il tuofardello nelle mani di Dio". Non dimenticare queste parole quan-do, dopo ripetute sofferenze, arrivi a dire con sconforto: "Capitano tutte a me…" Ricordache le sofferenze non sono tutte eguali e "standardizzate": sono tue e soltanto tue, solotu le esperimenti in modo esclusivo ed irrepetibile. L'invito "getta il tuo affanno nelSignore" vale anche per te che tante lacrime hai versato per il male fisico che ti affliggee non ti da' tregua, ma soprattutto perché hai il cuore che sanguina per il male morale chehai subito con offese gratuite, recriminazioni non motivate, insulti immeritati, sospettimaliziosi, maldicenze velenose, parole proferite con cattiveria e volontà di ferirti.Si avvicina la Pasqua per fortuna, a ricordarci che Dio non si dimentica di me. Nei mieiaffanni non sono solo. Già il profeta Isaia commentava: "Si dimentica forse una donnadel suo bambino così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se que-ste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai" (cap.49,15-16). Per farcomprendere questa cura e premura di Dio aggiunge un'espressione che non può noncommuovere e farci riflettere: " Io ti ho disegnato sulle palme delle mie mani". Siamodisegnati sulle palme di Dio! Sta qui il mistero ineffabile della Pasqua, mistero di amore,di grazia e di consolazione. L'apostolo Giovanni lo riassume ricordando le parole delMaestro: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunquecreda in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (3,16). Buona Pasqua!

Don Daniele, vostro parroco

l’editoriale

LA VIGNETTA DI SARA CIMADON

Don Daniele a Sichempresso il pozzo dellaSamaritana

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En sglobol de saompiem de speranze e de coloriche no se descantaa vegnir viadal bochim de na canela,

ma po’ el sgola suspegiandose ‘n dei vedria balar su le piste del vent.

Cossita midespegolà da ‘n crèpfont n’eternità,negro come ‘l caruzem,a ris’cio de s’cioparsgolo,

sgolo ‘n grazia de na parolache i m’à sussuràe de do òci che canta.

Dio, che belel to zieladès che l’è mè.

Perchè l’èche de dent gò na vòiaancor de corer al de là del pontcome da picol,oselet scampà,

e regalar brazzi de calor.

En grazia de na parolaUna parola di conforto, di speranza detta in unmomento di abbattimento, di colore o di nera solitu-dine produce l’azione di un soffio salutare che tisolleva e porta in alto leggero come una bolla disapone. E basta poco talora aiutare uno che soffre.

22 novembre 2011 - In occasione della festa di Santa Cecilia è stata ricordata anche la «VirgoFideles» patrona dei carabinieri.

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Pastorale del vescovo Luigi Bressan

Cari fedeli del Trentino, all'inizio di questa Quaresimavi invio questa lettera per riscoprire insieme la forza

della speranza, che si fonda non su proposte vaghe o illu-sorie, ma sulla prossimità di Cristo che ha saputo cammi-nare con noi anche nella sofferenza, vincere la stessa mortee che ha assicurato di esserci accanto tutti i giorni dellanostra vita (cfr. Mt 28,20). Ciò non significa attesa passi-va, ma accresciuto impegno solidale e fiducioso. La crisieconomica che sta avanzando ci spaventa: è qualcosa dinuovo, che non abbiamo previsto, del quale pensavamod'essere immuni e che ora non sappiamo dove ci porterà.Entra nei nostri paesi ed anche nelle nostre case ogni voltache qualcuno, anzitutto se giovane, non riesce ad avviareun'attività o trovare un impiego dignitosamente retribuitooppure lo perde improvvisamente. Molti si stanno chie-dendo che cosa sia possibile fare: è la domanda che inter-roga anche me e la nostra Chiesa diocesana. Nemmeno ioconosco soluzioni veloci né ho la pretesa di sostituirmi agliamministratori pubblici, agli imprenditori, agli esperti ineconomia ed ai responsabili dei processi finanziari, ma allaluce della fede nel Dio che mai ci abbandona, mi sembradi intravvedere alcune piste su cui, da parte nostra, porci e camminare insieme. Sonoatteggiamenti di fondo indispensabili per superare anche le crisi economiche e rela-zionali.Negli incontri avuti durante le visite pastorali, mi accorgo sempre più delle grandirisorse che si rivelano nelle nostre comunità, al di là del chiasso di notizie scandali-stiche. La tenacia dei nostri padri e delle madri che hanno saputo superare ostacoliche sembravano insormontabili, con sacrificio e fede, e la testimonianza odierna ditante persone esprimono le potenzialità per il futuro: è ancora possibile costruireinsieme, avere un progetto condiviso, credere nell'aiuto reciproco e praticarlo, supe-rare la paura dell'altro. Si parla di una cultura dell'iperindividualismo, ma tanti sannooperare per il bene comune, preferendolo agli interessi particolari, e sono convintiche così costruiscono il futuro e nello stesso tempo realizzano un'esistenza gratifican-te. Oggi ancora più si nota l'importanza della rete di solidarietà, iniziando dalla fami-glia, che è ancora più essenziale per il benessere di tutti.Il Papa Benedetto XVI nel suo Messaggio di quest'anno (che invito a leggere inte-gralmente) dichiara: "La Quaresima ci offre ancora una volta l'opportunità di riflet-tere sul cuore della vita cristiana: la carità. Infatti questo è un tempo propizio affin-ché, con l'aiuto della Parola di Dio e dei Sacramenti, rinnoviamo il nostro camminodi fede, sia personale che comunitario. E' un percorso segnato dalla preghiera e dallacondivisione, dal silenzio e dal digiuno, in attesa di vivere la gioia pasquale".Ricordava quindi quanto affermava già Paolo VI: "Il mondo è malato. Il suo malerisiede meno nella dilapidazione delle risorse o nel loro accaparramento da parte dialcuni, che nella mancanza di fraternità tra tutti gli uomini e tra i popoli". Precisa

quaresima 2012

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quindi che il bene dell'uomo include la dimensione fisica, morale e spirituale e se"una società come quella attuale può diventare sorda sia alle sofferenze fisiche, siaalle esigenze spirituali e morali della vita, non così deve essere nella comunità cri-stiana" proprio per la prospettiva escatologica che caratterizza la fede.Per un momento ci siamo illusi di bastare a noi stessi; forse lo pensiamo ancora… mastiamo riscoprendo in modo forte che viviamo solamente grazie alla rete di relazio-ni. Non è però una relazione qualsiasi quella che è capace di tenerci in piedi, ma l'u-nica relazione che resta sempre, in vita e in morte, come pietra solida, è quella offer-taci da Gesù Cristo, che mai ci abbandona (cfr. 1Pt 2,2-10). È il Signore che ci uni-sce, ogni volta che ascoltiamo il desiderio di relazione anche con gli altri. "Come ilPadre ha mandato me, - così egli ci ha detto - così io mando voi" e ci invia nel mondodi oggi (cfr. Gv 20,21; Mt 28,19), con le sue potenzialità e tutti i suoi problemi.Secondo il nostro Piano Pastorale, le priorità a cui guardare anche in questaQuaresima restano le famiglie, i giovani e gli immigrati. L'attenzione poi sarà mag-giore verso coloro che tra essi incontrano il disagio relazionale o psichico, il vuoto diun programma di vita come verso quelle persone che sono colpite dalla crisi econo-

mica e quelle che pur nella fatica cercano difarvi fronte a beneficio di altri. Pensiamoanche alle vittime della dipendenza da gioco diazzardo; è una tentazione facile in momenti dicrisi, ma il cedervi ha gravi conseguenze: comecristiani proviamo a superare l'indifferenza, acreare una rete di sostegno e di rapporti umani,valorizzando anzitutto coloro che sono riuscitia liberarsi. La carità ci domanda di insisteresull'educazione alla serietà del lavoro per unonesto guadagno, sulla sobrietà perché vi siapane per tutti alla mensa, sulla importanza diuna formazione sempre più approfondita per lesfide di oggi e del futuro.Un tale atteggiamento tuttavia non è possibilesenza un rinnovamento spirituale per ciascuno

di noi, attraverso la Parola di Dio meditata anche in casa leggendo i Vangeli, la par-tecipazione ai Sacramenti e la preghiera, la pratica di rinunce il cui profitto possaandare ad altri. La Quaresima è un tempo scandito non da noi stessi, ma offertoci dalSignore, con l'opportunità di ascoltarlo, di incontrarlo, di seguirlo là dove siamo, den-tro la nostra epoca, con i nostri peccati, dai quali vuole liberarci, e con le nostre fra-gilità a cui egli supplisce, se ci affidiamo a Lui.Vi invito dunque a recuperare la bellezza della relazione personale con Cristo, la bel-lezza della vita interiore che nessuno può toglierci. Ed è questa vita che ci permette-rà di essere costruttori di quel regno di fraternità che Cristo ha affidato a noi, sapen-do che se ci impegniamo per esso in terra, potremo farne parte in cielo, dove unadimora permanente ci attende. Radicati in Cristo potremo essere testimoni di progres-so e di speranza per gli altri.Unito a voi nel cammino quaresimale verso Cristo che per noi è morto e risorto, inuno scambio di preghiera con voi, invoco su tutti la benedizione del Signore

Luigi Bressan Arcivescovo di Trento

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Che tenerezza gli anziani in ospedale

In questi giorni ho la mia mammaall'ospedale. Credo che ogni tanto

tutti dovrebbero averla. Non la miaeh, intendo ciascuno la sua. Omeglio, non necessariamente lamamma, va bene anche un parente, oun amico da andare a trovare.. per-ché ho scoperto che solo davanti allamalattia comprendi il valore dellasalute. Forse perché nella nostra società la salute è più apparenza che sostanza. Infatti,abbiamo inventato il dentifricio sbiancante per chi fuma, così morirà di tumore ai pol-moni ma con un sorriso splendente. Vorrei invitare l'assessore Dalmaso a prendere inconsiderazione l'inserimento delle visite in ospedale tra le varie materie scolastiche. Invece della solita gita a Roma con lancio di estintore contro i carabinieri, a molti gio-vani farebbe bene un bel giretto al geriatrico di Rovereto con visita guidata per le stan-ze. Ogni volta rimango incantato dalla dolcezza degli anziani quando vedono qualcu-no sbirciare nella loro camera in cerca di un parente o un amico ricoverato, e lo fissa-no come per chiedergli "Sei mio figlio? Mio nipote? Sei il nipote di qualche miofiglio? Sei il figlio di uno che ha sbagliato stanza? Va beh chiunque tu sia, perché nonti fermi un attimo con me?". E resto ammirato dalla pazienza degli infermieri nelmaneggiare questi corpi di porcellana che ormai non riescono neppure a cambiare

posizione nel letto senza un aiuto, e com-prendo che ci vuole molto più coraggio asollevare un anziano per cambiargli il pan-nolone che a sollevare un estintore. Quandosei ospite al geriatrico, diventa una conqui-sta anche l'azione più semplice, come man-giare o sedersi sul letto per bere. Ecco un dialogo tra parenti in visita e per-

sonale medico. Indicherò con P il parente econ A l'infermiera (perché gli infermierisono tutti degli angeli). A: "Brava la Maria,che oggi ha mangiato il purè da sola" P:

"DA SOLAA??? Naaa!" A: "Certo! Ha preso il cucchiaio con la mano e ha mangiatotutto il purè!". P: "Elo vera Maria?". Maria: "Buurp!" (simpatico ruttino). P:"Madoooo roba dell'altro mondo! L'ha anca rutà da sola!". A: "Se continua così laprossima settimana va a casa, vero Maria?". Maria: "Buurp!" (altro ruttino). A quelpunto intervengo io e sussurro a mia mamma: "Sì la va a casa a reazion". Lei sorride,e a me cade lo sguardo sulle sue mani. Su quella pelle un tempo tirata e morbida, cheora è diventata come un fazzoletto sgualcito appoggiato dal tempo per coprire le venediventate sì alte che pare vogliano scappare via. Per passarle un po' della mia energia,le prendo le mani e inizio a stringerle forte forte tra le mie.. Cerco di ricambiare alme-no in parte tutto quello che quelle mani hanno fatto per me. Chissà se lei se ne è accor-ta, o se scoprirà il motivo di quella forte stretta solo leggendo queste righe.

www.luciogardin.it

riflettere sorridendo

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Don Davide Girardi

Forse lo avrete già visto e incontrato a Cimone e Garniga dove a volte celebra la S.Messa, di certo vi capiterà presto di conoscere don Davide, da qualche mese in

forze a Cei presso la comunità Nuovi Orizzonti accanto a don Giulio; in questo nume-ro ha accettato di presentarsi.Il carattere schivo del Nord e il tratto spirituale son ben evidenti, ma “se è per il bol-lettino parrocchiale va bene; purché non ci siano sviolinature” ha detto quando cisiamo incontrati un sabato in canonica ad Aldeno.Nato nel bellunese 37 anni fa, (ha compiuto gli anni il 25 gennaio scorso), mamma epapà religiosi e praticanti, non coltivò fin da piccolo la vocazione di farsi prete, certo

pensava con una certa costanza e risolu-zione ad aiutare gli altri, ma non era maigiunto alla conclusione che il sacerdoziopotesse essere la soluzione.Iscritto alla facoltà di farmacia, e perseguire le orme del padre, e perché la chi-mica e tutto il resto gli piaceva davvero equindi avrebbe potuto garantirsi anche unfuturo relativamente tranquillo, il primoanno terminò tutti gli esami a giugno enon sembrava gli mancasse proprionulla; al secondo anno qualcosa si feceavanti ‘con prepotenza’, nel frattempoerano nate nuove amicizie e conoscenzecon ragazzi e ragazze che per quattrogiorni alla settimana erano studentimodello e i fine settimana completamen-te sballati. Davide cominciò a chiedersiperché e come poterli aiutare…

Nel tentativo di trovare una risposta scoprì ben presto che la sua realtà (famiglia atten-ta e unita, ambiente sano e ben voluto) non era la quotidianità, dietro il desiderio e ilbisogno dello sballo (anche quello estremo della droga), c’era un profondo disagio per-sonale, la mancanza di ideali, la mancanza o il disinteresse di una famiglia, la mancan-za di insegnamenti e regole, a volte anche vere e proprie violenze fisiche o psicologi-che.Ecco quindi che quel tarlo più volte accantonato si fece addirittura imperioso e capìche doveva fare qualcosa per restituire almeno in parte la fortuna, l’amore che avevaricevuto nella vita da Dio attraverso l’amore della sua famiglia.Cosa fare? Scelse di abbandonare gli studi per un anno (o comunque di rallentare) perfrequentare l’anno propedeutico in seminario; così avrebbe scoperto se quella era lasua strada, se sarebbe risuscito a dare risposte a se stesso; quelle risposte che cercavada tanto tempo.Fu quasi una sfida, chiedere a Dio di dare “spiegazioni” sul perché le persone nonhanno la stessa fortuna al mondo e perché fanno delle scelte magari pericolose.Con una straordinaria spontaneità dice “non ho sentito o visto nessuno”, intendendocosì che non vi è stato un atto eclatante, una apparizione che gli abbia indicato la stra-

Don Davide nel novembre 2003 alla sua ordinazione

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da in modo chiaro; le scoperte e larisposta sono venute solo a forza dicercare e cercare molto.Solo a 22 anni entrò in seminario, finoad allora non aveva mai pensato seria-mente al sacerdozio, certo veniva dauna famiglia cattolica e praticante, dal-l’esperienza degli scout, da unambiente cattolico ma non aveva maifatto parte attiva della parrocchia insenso stretto.La famiglia accettò la sua scelta nonsenza qualche perplessità (non è lascelta del sacerdozio in sé che metteloro paura, quanto il timore che neppu-re questa sia la scelta che lo renderà felice o che calmerà questo suo continuo ‘cerca-re’).In seminario si sentì spesso fuori posto e così anche nelle parrocchie dove venne man-dato durante il periodo da seminarista, “ero sempre con la valigia in mano”, confessa“non che non fossi capace, mi dicevano che riuscivo, mi sentivo chiamato al sacerdo-zio, ma non era il mio posto, lì non riuscivo a esprimere la mia dimensione, mi sem-brava ancora una volta di non dare, di non restituire, anche solo in parte, ciò cheavevo ricevuto nella vita”. Le parrocchie presso le quali visse durante gli anni in semi-nario erano rette da preti brillanti e pieni di iniziativa, ma quella non era la strada per

lui. Doveva trovare il suo modo di rendere gra-zie a Dio e agli uomini che Egli ama.La sua peregrinazione lo portò in molti mona-steri, congregazioni religiose e realtà legate alsociale; molto importante la dimensione spiri-tuale che incontrò presso i Piccoli Fratelli delVangelo a Spello, ma anche qui non si sentivaa proprio agio.Il 10 settembre 2001 (una delle poche date chericorda con precisione e che hanno un signifi-cato profondo nella sua vita) l’incontro conNuovi Orizzonti.Il suo arrivo a Piglio avvenne quasi per caso;la comunità era allora molto meno famosa e

molto meno numerosa, la struttura era più raccolta e l’attività era principalmente quel-la dell’accoglienza.Era il primo prete (non ancora consacrato, lo sarà l’1 novembre 2003) nella comunitàe sarà così per i due anni successivi. Egli avrebbe vissuto a stretto contatto con leragazze e i ragazzi accolti e avrebbe condiviso con loro tutto o quasi.Al suo arrivo, senza tante presentazioni, venne accompagnato nella camerata, glivenne assegnato un letto e un settore dell’armadio e poi lasciato lì.Nella stanza vi era un ragazzo (poi morto di AIDS) con cui si mise a parlare per rom-pere il ghiaccio. Le parole di quel giovane furono la risposta che don Davide cercava

Don Davide presso il centro di Nuovi Orizzonti inBrasile nel settembre 2011 i nostri consacrati

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da tempo. Quel giovane gli disse con un gergomolto più colorito di come me la racconta “tu vieniqui, fai la tua bella esperienza e poi torni al tuopaese con appuntata la medaglia al petto, quellamedaglia che spetta a chi si ‘sacrifica’ nel prestareassistenza, anche spirituale, alla ‘feccia delmondo’; io so di essere l’ultimo sulla terra ma sonconsapevole di esserlo mentre tu vieni, fai la tuaopera buona, ti metti in pace la coscienza e poi,come tutti gli altri te ne ritorni a casa e ci abbando-ni, ci lasci di nuovo soli”.Fece una promessa e non li lasciò più soli.I primi due anni di vita in comunità furono piuttostoimpegnativi anche se ricchi di incontri veri e gioieprofonde: “prestare assistenza spirituale e umananella comunità risulta impegnativo, ma certamente

ricco perché va a stretto contatto con i miracoli di misericordia e di grazia che Dioopera nelle persone che si affidano a Lui”.Nel frattempo la comunità si è estesa e di molto, a Pistoia, a Marino, a Grottaferrata,a Ischia e altrove sono state aperte altre case; durante questi anni tali realtà sono stateaffidate spiritualmente a lui, che doveva spostarsi continuamente, e man mano aglialtri sacerdoti che sono entrati inquesti anni nell’opera. Si è occupa-to anche dei Cenacoli di Preghiera,degli Amici Sostenitori, delle mis-sioni in Brasile, dell’Editoria ealtro. Non è facile essere sempre almeglio e in forma, eppure quando ilprete arriva in comunità tutti hannoqualcosa da chiedere e da dire...questi anni sono stati molto impe-gnativi ma anche molto corroboran-ti (don Davide ha trovato il ‘suo’modo per ringraziare Dio e rispon-dere al bisogno di amare ed essereamato).La zona nord di Nuovi Orizzonti lo ha ora con sé dopo 9 anni di attività con sede aPiglio, al servizio della zona, della gente e delle molteplici attività svolte.A Cei si trova bene, è contento di poter fare comunità con don Giulio, è contento anchedi essere in una realtà che ha ancora quella dimensione dell’accoglienza e dove il con-tatto umano è molto forte e molto sentito.Lasciamo proprio alle parole di don Giulio che lo ha presentato sul sito dei Cavalieridella Luce, la conclusione di questo articolo: “...non sto a fargli tutti i complimenti chemeriterebbe. Vi accorgerete frequentandolo e stando con lui che è una persona vera-mente speciale e un ottimo sacerdote di Nuovi Orizzonti, serio, disponibile e profondo(questo almeno lasciatemelo dire!). Grazie che ci sei don Davide, e che ora camminicon noi!”.

La comunità Nuovi Orizzonti a Cei

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Il capitello del «Caff»

Aben cercare si trova sempre…certo è nasco-sto nel bosco e non in perfette condizio-

ni…ma è una presenza della devozione che gliAldenesi riservarono alla Madonna a conclusio-ne della II Guerra Mondiale per lo scampatopericolo dai bombardamenti che in manieramassiccia colpirono la Valle dell’Adige … stia-mo parlando del capitello del “Caff”.Nel 1943-44 venne realizzato nella cengia diroccia, proprio sopra l’abitato del Caff, un rifu-gio antiaereo che era destinato ad ospitare tuttele persone che abitavano nella piccola frazione equelli di ‘piazola’ (molti sono i rifugi che ancoroggi si possono rinvenire a ridosso della monta-gna ad Aldeno e che si sono rivelati strategici efondamentali per salvaguardare la incolumitàdella popolazione durante le lunghe notti di bombardamenti).Il rifugio fu costruito per mano di Primo Linardi, fratello di Francesco, durante la guer-ra ed era in grado di ospitare una quarantina di persone, anche di più all’occorrenza.A conclusione del conflitto, avendo il rifugio salvato la vita a molte persone, e non essen-dosi verificatisi bombardamenti sull’abitato di Aldeno, i fratelli Linardi decisero di farcostruire questo piccolo altarino per custodirvi una statuetta della Madonna con ilBambino. Nel corso degli anni ad occuparsi del capitello furono le signora Marcella eGiovanna che abitavano entrambe al Caff. Da alcuni anni il capitello è abbandonatoall’incuria; per raggiungerlo bisogna attraversare o il bosco o passare per la proprietà pri-vata (il che non costituisce un problema, ma inibisce molti dal farvi visita).Ora che il bosco è ancora spoglio, alzate lo sguardo e sotto le curve della variante per

Garniga, lo troverete; tra qualche mese, quando le pianterinverdiranno, rimarrà nascosto ai più e per farvi visita

si dovrà proprio inoltrarsi nel bosco…

Madonna della SeggiolaIn via Borelli nel portico della casa che unavolta era stata ‘dei Rossi’, potrete vedere unainterpretazione della Madonna della Seggioladi Raffaello.Prima del restauro conservativo della casa, lanicchia era stata tamponata e non si vedeva.La giovane coppia Turato, dopo aver acqui-stato la casa la riportò alla luce e Stefania,

restauratrice di professione, pensò bene didecorarla. Da quasi un decennio la famiglia

vive in quella casa, nel frattempo sono nate duebimbe, ed è da allora che la bella Madonna con il

Bambino è a custodia della casa…

Il capitello al Caff realizzato in una cengia

capitelli, edicole e cappelle dei nostri paesi a cura della redazione

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Bruno Spagnolli, un aldenese innamorato del Brasile

Manca dal Trentino da molti anni eppure sono in molti a ricordare Bruno Spagnolli,classe 1945 che qualche rara volta ritorna per incontrare vecchi amici e parenti.

Quando lo incon-tro non si dilunganella sua «primavita», ma è entu-siasta di raccon-tarmi il presente ei progetti per ilfuturo, suo e delBrasile che haeletto a luogodegli affetti e dilavoro.La sua passionefin da giovane èstata quella dell'a-gricoltura, neglianni dopo la guer-ra la vita era diffi-cile e l'opportunità di lavorare con il fratello piastrellista era senza dubbio una buonarisorsa ma il suo vero e unico amore è sempre stato quello dei campi, e così a 35 anni"il cuore gli ha detto di seguire la natura" e si è dedicato completamente alla coltiva-

zione diventando un industrioso agricoltore.Alla passione per la natura ben presto si è aggiuntaquella per i viaggi che lo hanno portato a conoscerealtre terre e soprattutto altri popoli con tradizioni ebisogni diversi. Ricorda con molto piacere i viaggi inRussia, Egitto, Filippine,ma ciò che gli ha toccato ilcuore è stato il viaggio inIndia nel '84 dove ha visi-tato alcune missioni e leb-brosari. L'impatto con lamalattia e con l'abbandonolo hanno segnato molto,"dare la mano ai lebbrosimi ha toccato il cuore"…Sempre in quell'anno, gra-zie al volontariato interna-zionale, ha visitato per laprima volta il Brasile. Aquei tempi la miseria nelpaese sudamericano eratanta e non era raro vedere

Bruno con la moglie Raimondina e i figli

Bruno con «il gatto di casa...»Una delle realizzazioni florea-li della sua fazenda

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nei mercati la vendita di qualunque cosa, (ricorda conmaggior stupore addirittura le zampe di gallina).Le organizzazioni internazionali permettevano, a chi neaveva intenzione e volontà, di realizzare progetti di coope-razione e sviluppo, per Bruno sono stati l'occasione permettersi alla prova e realizzare il proprio sogno di fare ciòche gli è sempre piaciuto aiutando gli altri.È rimasto nel paese per 3 anni ed è iniziata la sua 'secon-da vita'… l'allergia ai gamberi gli ha permesso di conosce-re la futura moglie, Raimondina, e un frate cappuccino difare l'incontro con i ragazzi di strada a Baia…Separarsi da questi ragazzi strappati alla strada e ai suoipericoli era ogni volta molto difficile e così Bruno eRaimondina hanno iniziato a occuparsi di loro in affido. Alprimo accolto nel '96, se ne sono aggiunti ben presto altri,e oggi in casa ci sono 5 figli, 3 maschi e 2 femmine (la piùpiccola di 11 anni aveva già vissuto l'abbandono della

madre e dei genitori affidatari che la avevano rifiutata "perché troppo scura").Tutta la famiglia vive in una piccola fazenda di 2 ettari e ½ . La sua determinazione ela sua voglia di fare gli hanno permesso di espandersi e di diversificare la produzionespaziando dalla produzionedi cacao, alla coltivazione difiori recisi tropicali con cuirealizza splendide composi-zioni floreali…è stato unuomo irremovibile e haseguito e fatto proprio lo svi-luppo e l’impulso che ilpaese ha ricevuto da undecennio a questa parte.Il Brasile degli anni '80 èmolto cambiato, e in meglio,dal paese in miseria e pienodi debiti (con salari neppureal pari dell'inflazione e conuna moneta che si svalutavadello 0,5% al giorno) si èpassati ad una grande nazio-ne in espansione; i probleminon mancano, (con gli incon-venienti dovuti ad un progresso veloce, anzi velocissimo) dove si è privilegiata unafiscalizzazione più equa, l'aumento dei salari minimi: insomma un paese dove convi-vono gomito a gomito piantagioni di cacao e industrie informatiche…Nel suo 'bairo' il signor Bruno si sente una persona felice perché è riuscito a fare ciòche voleva, e precisa che tutto quello che ho fatto non lo ha fatto certo per i soldi maper assecondare la sua ragione di vita e il suo cuore.Il Brasile, con i suoi affetti e con il suo lavoro, sono diventati la sua ragione di vita.

Una delle figlie

Le due facce del Brasile, segnato con la freccia la casa di Bruno

un italiano all’estero

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PIFFER LUCAbattezzato 30/11/2011

a Cimone figlio di Alessio e Barbara Cestari

NAVA RAFFAELLAbattezzata 08/12/2011

a Cimone figlia di Gianfranco e Manuela Rossi

BRAGAGNA GIACOMObattezzato 30/10/2011

a Garniga Terme figlio di Paolo e Michela Marchelli

CONT ELISABETTA battezzata a Foggiafiglia di Leonardo e Alessandra La Notte

DELAITILEONARDO

battezzatoil 12/02/2012

ad Aldenofiglio di Luca

e Maria Esposito

BELLONI GINEVRAbattezzata 08/01/2012

ad Aldeno figlia di Cristiano e Alessandra Tomasi

DELAITI AGNESEbattezzata 12/02/2012 ad Aldeno

figlia di Igor e Beatrice Baccichetti

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La Nigeria stretta tra l’estremismoislamico e la ‘guerra’ del carburanteNon bastavano gli attentati della setta islamicaBoko haram a provocare il caos nel paese, si èaggiunta anche la protesta contro l’eliminazione deisussidi per il carburante.Il 6 e il 7 gennaio 2012 la setta islamica Bokoharam ha rivendicato nuovi attentati, oltre a quellidi Natale, avvenuti in molte parti della Nigeria cau-sando la morte di una ventina di persone. Gli attac-chi sono avvenuti alla scadenza dell’ultimatum lan-ciato dall’organizzazione, che invitava i cristiani alasciare il nord del paese. Questa situazione ha prodotto uno stato di emer-genza; emergenza che si è fatta più grave con lo sciopero generale del 10 gennaio indet-to per protestare contro la decisione del governo di eliminare i sussidi sul carburante,

costati 8 miliardi di dollari nel 2011. Negli scontriche ne sono derivati con la polizia, sono morte seipersone.La rivolta non si placa, per effetto di tale provved-imento i prezzi del carburante e degli altri benisono cresciuti alle stelle, più che raddoppiati (seprima, per comprare il piatto tipico di strada fattodi fagioli cotti al vapore si spendeva cinquanta, orai venditori vogliono cento). Ma ci credereste? LaNigeria è uno dei più grandi esportatori di petroliogreggio al mondo; e allora perché il carburante ècosì caro? In Nigeria non ci sono raffinerie

adeguate e la maggior parte della benzina è importata.

Libia: cambiare mentalità anche grazie alla scuolaIl 7 gennaio gli studenti libici hanno ricominciato lelezioni. Per gli insegnanti sono stati istituiti corsi di aggior-namento e sono stati forniti libri di testo nuovi. Ma la cul-tura del vecchio regime è difficile da sradicare.Per costruire una nuova Libia bisogna cambiare soprattuttola mentalità della persone. In passato nelle scuole libiche cisi limitava a seguire le direttive impartite dall’alto. Il sis-tema scolastico del regime era ostile ai bambini a cui nonlasciava fare domande, forniva informazioni false e omet-teva interi argomenti negando la verità, reprimeva la loromente aperta, il dono di ragionare e di pensare in modo indipendente. Certo, c’è molto dafare in un paese in cui il governo è ancora debole, in cui ogni notte a Tripoli ancora si com-batte e continua la persecuzione dei neri e migliaia di persone languono nelle carceri, ma lascuola può essere il primo segnale che qualcosa è davvero cambiato; che si è aperta la fasedel rispetto della diversità di opinione e del rispetto di chi la pensa in modo diverso.

La Libia verso la normalità:riaperte le scuole con nuovi pro-grammi scolastici.

Nuovi sanguinosi scontri tra etnia cristia-na e musulmana hanno infiammato lostato federale africano della Nigeria.

La popolazione locale beneficia in mini-ma parte delle ricchezze provenienti dal-l'estrazione e dalla vendita del petrolio.

news dal mondo cristiano

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Una assolata domenica

di novembree il pub di Cimone

è pieno di bella gente

Tutti vestiti pesanti perché inpalestra gli anni scorsi si pativa

il freddo e con l'età, si sa, è comese il sangue non scaldasse comeuna volta...265 inviti e hanno risposto quasi in70, non c'è male... i presenti si

guardano attorno cercando volti conosciuti, antiche amicizie, ricordi dei tempi dellaguerra; qualche defezione c'è, per impegni pregressi o per un impegno supremo cuinessuno di noi può sottrarsi prima o poi.Di chi stiamo parlando? Ma degli anziani di Cimone che il 20 novembre sono statiinvitati dalla parrocchia a trascorrere una giornata insieme; l'anno scorso non era stataorganizzata e me lo sanno dire che per un anno si è saltato l'appuntamento...In quella sala ci sono, fate un po' i conti anche voi, migliaia di anni, ognuno ne portabrillantemente almeno 70, ma i più arditi sono del 1919, del 1920, a Cimone non sischerza con i primati!Per la maggior parte di loro è l'occasione per far ritorno al paese dove sono nati ehanno trascorso la loro infanzia, per rivedere gli amici di un tempo, per salutare i cono-scenti d'infanzia; molti vivono lontano e si fanno accompagnare da figli e nipoti per lefeste, Ognissanti e, per l'appunto, per la festa degli anziani.Dopo aver risposto all'immancabile domanda "ma ti de chi set?" - quasi che una cono-scenza comune possa essere un buon viatico per iniziare la conversazione -, si finisceper scoprire che ci sono lontane parentele e conoscenze comuni e vieni a sapere aned-doti dei tuoi nonni che nessuno ti aveva mai detto prima...Tutti son contenti di raccontare qualcosa del loro presente ma, soprattutto, del loro pas-sato, di come si stava meglio quando sistava peggio...Don Daniele li stimola, dice loro che in90 anni di vita non possono non averaccumulato esperienze e ricordi davendere... alla parola "ve le ricordà legallette?" c'è un gran rumoreggiare.."come nò, erano i soldi di primavera",rispondono i più, portavano via posto,lavoro e fatica, "i cavaleri" erano esi-genti ma erano anche fonte di redditoper molte famiglie...Mi siedo accanto a Luigi Piffer, cheovviamente, viste le possibili omoni-

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mie, si affretta a dirmi che lui è detto"Canela" e, stringendomi forte la mano, miracconta tutto d'un fiato che lui nella vita èstato fortunato ma che ha tanto faticato perfar carriera; che ha lavorato per 43 annicon determinazione per riuscire ad affran-carsi dalla miseria, dalla "polenta e lat" trevolte al giorno... voleva un futuro diversoper sé e per i suoi figli e così, con coraggioe con quella sfrontatezza che si hanno soloa 20 anni, si è imposto e ha superato tuttigli ostacoli che derivavano dalle sue origi-ni umili e si è fatto qualcuno come diretto-re della Cooperativa di Levico. Con orgoglio mi racconta poi che le persone gli sonoancora riconoscenti, e che oggi è lui quello che ha bisogno degli altri...Pensar di far carriera per una donna dei primi novecento non era pensabile ovviamen-

te, e così le signore cui mi avvicino mi par-lano delle loro difficoltà quotidiane nel man-dar avanti la casa, nel mettere insieme ognigiorno qualcosa sulla tavola per i numerosifigli, nella educazione di questi ultimi solita-mente lasciata solo a loro, e nello sfamare,naturalmente, anche "i cavaleri"...Le storie di molte di loro sono movimentate,chi crederebbe che la signora Lina Piffer vedRuzz (classe 1920) sia partita da Cimone allavolta di Aldeno ancora bambina, (con un

velo di rammarico dice di aver scontato sempre l'essere "la Zimonera", la figlia delBepi Bertol), di essere andata via dal paese all'età di 17 anni presso una famiglia inLiguria prima e poi a Venezia presso facoltose e nobili famiglie e di aver vissuto perquasi 30 anni a Roma accudendocome fossero suoi i figli deglialtri; quegli stessi bambini cheora, divenuti adulti, ancora laricordano e la vengono a trovarea Laives? del marito decedutosolo pochi mesi fa ricorda diaverlo sposato per amore e con-tro il volere di chi le ricordavache "non aveva neanche un tetto"(leggi beni e sostanze), di esser-gli stata accanto 65 anni ... anchelei, come gli altri, riconosce conmodi fermi e sinceri di esserestata fortunata, nelle gioie e nelle miserie.Non posso certo dimenticare il decano della festa, il signor Federico Piffer che di annine ha 93 compiuti, e che vive a Mattarello ma che non manca mai. Quest'anno non è

Cimone: festa degli anziani

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venuto con la sua macchina, ma solo perché in riparazione.. la patente gliela hannodata per 2 anni, confessa con un po' di rammarico, e poi, scherzando aggiunge: " a 99poderia anca no volerla pù!!!".Dopo aver mangiato il commento più frequente è "bom ma massa", come a dire ades-so che c'è non si può esagerare; verso le 15,30 molti cominciano a lasciare la sala, èstato bello, ma il sole sta tramontando e bisogna tornare a casa per "stizàr", prima delbuio si fa una visitina al cimitero, insomma si torna alle occupazioni di sempre.Tutti se ne vanno con il sor-riso, la frase più ricorrente è"anca l'an che vegn se Dione dà la grazia". Il signore loringraziano davvero per legioie e anche per le tribola-zioni che hanno sopportatonella loro gioventù e che orasono solo un ricordo da rac-contare a chi ha anche solopoco tempo da dedicare.Un ringraziamento partico-lare lo rivolgono a donDaniele e a chi ha organizza-to questa festa per aver spez-zato loro la routine anchesolo per poche ore. Allaprossima, se Dio vorrà!!

Alla festa c’era anche Carlo Rossi che di recenteè stato nominato Cavaliere del Lavoro

e a cui vanno i nostri auguri

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Benedizione della chiesa di RocalDomenica 15 luglio avremo l'o-nore di avere tra noi l'Ar-civescovo Luigi Bressan chebenedirà la nuova chiesa diRocal. L'appuntamento è alle10,30 per la santa messa e, aseguire, ci saranno i discorsi dirito e la festa. L'opera ha coin-volto parecchie centinaia di ope-rai volontari di tutte le nostrecomunità e molti altri sono esaranno coinvolti economica-mente attraverso lotterie e altroancora.Segna in agenda la data perchésarà una gran festa!

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Comper Alessio e Piscioli Katia30/04/2011 a Besenello

Domenica 8 gennaio 2012: festa degli anniversaridi matrimonio delle coppie sposatesi ad Aldeno

Festa degli anziani a Cimone

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«Aprite le porte» l’Africa a Garniga Terme

Leggendo l’ultimo numero de “L’Arione” siamo stati attratti dall’articolo che pre-sentava l’esperienza di sei profughi nordafricani fuggiti dal conflitto libico ed

ospitati a Garniga presso un appartamento ITEA. L’idea di approfondire la conoscen-za di queste persone è stata immediata e condivisa, motivo per cui, qualche giornodopo Natale e grazie al tramite di Fabrizio Peterlini, da sempre occupato nel volon-

tariato, siamo andati a far lorovisita. Alle 9 del mattino abbiamo suo-nato alla loro porta e siamo statiaccolti da Abdel, 27enne origina-rio di una tribù libica “Tuareg”,che noi conosciamo come “gliuomini del deserto” che conosco-no tutto e sanno decifrare segniminimi, scegliere il passaggiogiusto in una distesa enorme esenza il minimo riferimento, chesanno ancora leggere le stelle,orientarsi in una tempesta di sab-bia e sapere che a ridosso di duecespuglietti si può trovare riparodal forte vento. Mentre aspettiamo che gli altri

inquilini ci raggiungano, e superando gli ostacoli linguistici grazie al perfetto ingle-se di don Daniele, cominciamo la nostra chiacchierata.D: Sei arrivato da solo o con altri membri della tua famiglia?R: Sono qui da solo, i miei tre fratelli e le mie tre sorelle sono rimasti in Libia con imiei genitori. Vivono nei pressi della città di Sebha, che si trova in pieno deserto libi-co e che è diventata, a partire dagli anni Novanta, punto di transito per decine dimigliaia di migranti sub-sahariani in cerca di lavoro. D: Riesci a mantenerti in contatto con loro da qui?R: Sì, raramente riusciamo a sentirci per telefono, ma è molto, molto difficile soprat-tutto per loro stabilire un contatto, in Libia il conflitto c’è ancora e la normalità è lon-tana da venire.Mentre conversiamo, ci raggiunge anche il resto del gruppo. Ci presentiamo, un po’in italiano e un po’ in inglese; quando capirci diventa complicato, proviamo anche colfrancese, tutto aiuta… . Loro sono nigerini: Aboubakr, 24 anni, sposato, LawaliUmar, 30 anni, sposato e padre di due bambini, Haruna Houdou e Aboubakr Umar,entrambi 21 anni. Tutti hanno lasciato in Niger la famiglia, gli amici, gli affetti.D: Ci raccontate perché eravate in Libia allo scoppio della guerra?R: Eravamo tutti emigrati là per motivi di lavoro. Due di noi erano stati assunti aTripoli in fabbriche di prodotti derivati dal petrolio (plastica ecc.), uno era imbian-chino e un altro lavorava in un allevamento di pollame. Guadagnavamo circa 500dinari libici, l’equivalente di 320 Euro più o meno, denaro che inviavamo in gran

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parte alle nostre famiglie in Niger per la loro sussistenza.D: Poi cos’è successo?R: La situazione è andata precipitando allo scoppio delconflitto ed è diventato molto pericoloso rimanere. Venirein Italia in cerca di lavoro ci è sembrata l’unica soluzionepossibile.D: Voi vi conoscevate già in Libia?R: No, nessuno di noi si conosceva. Ci siamo incontratisolo dopo il nostro sbarco a Lampedusa.D: Ci raccontate com’è andata?R: Come già detto, non ci siamo imbarcati insieme. La

traversata in mare è durata un paio di giorni, lo scafo erapieno di gente, eravamo attaccati uno all’altro. Il momen-to dello sbarco a Lampedusa è stato davvero difficile: tan-tissima gente, caos, controlli, incertezza… . Siamo rimastisull’isola circa venti giorni, poi siamo stati tutti trasferiti alcentro di accoglienza profughi di Manduria, in provinciadi Trapani, dove siamo rimasti per circa un mese.D: Qual è stato il problema più grande una volta arri-vati in Italia?R: Sicuramente l’impossibilità di comunicare con le nostrefamiglie. Nessuno sapeva dov’eravamo, siamo riusciti ametterci in contatto con i nostri cari solo parecchi giornidopo lo sbarco. E poi l’incertezza: nessuno di noi sapevacosa sarebbe successo, dove ci avrebbero mandati. Pequanto riguarda il cibo, il vestiario e tutto il resto invecenon ci sono state difficoltà, né a Lampedusa, né nei centri di accoglienza dove siamostati in seguito.D: E infine siete arrivati in Trentino?R: Sì, inizialmente a Marco, vicino a Rovereto. Lì abbiamo cominciato subito a fre-quentare un corso intensivo di italiano: avevamo lezione sia al mattino che al pome-riggio per cinque giorni alla settimana.

Da circa quattro mesi abi-tiamo qui a Garniga e, tremattine alla settimana, rag-giungiamo Trento per pro-seguire lo studio dellavostra lingua presso ilCinformi. D: E come sta andando?Siete dei bravi studenti? Anoi sembra di sì…R: Il problema più grosso èche ci mancano le occasioniper parlare l’italiano al di

l’intervista

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fuori della scuola. Quando siamo tra di noi la lingua è l’arabo e i contatti con le per-sone di qui sono piuttosto rari, non conosciamo quasi nessuno nemmeno a Garniga.La televisione ci aiuta, ma non è abbastanza per esercitarci come dovremmo. Il pro-blema delle relazioni sociali in questo momento è davvero l’ostacolo più grande checi troviamo ad affrontare. Ma d’altronde Garniga è un piccolo paese. Ci fossero delleoccasioni di incontro, magari anche a Cimone o ad Aldeno, saremmo disposti a far lastrada anche a piedi pur di poterle cogliere… .

D: Abbiamo letto su“L’Arione” di una certapartita di calcio…R: Sì, abbiamo fatto que-sta partita e ogni tanto gio-chiamo con i ragazzini diGarniga, ma le loro gambesono troppo piccole e fra-gili e noi troppogrossi…(ridono...) è diffi-cile trovare gente dellanostra età che abbia vogliadi fare due tiri…D: Quali sono i vostriprogetti per il futuro?R: In Niger non c’è futuro.

Siamo scappati dal Niger perché, nonostante vi siano state le elezioni ad aprile del2011, la situazione nel paese è ancora insicura e le istituzioni dello Stato non sono ingrado di garantire la democrazia. La situazione è aggravata dalle difficili condizionieconomiche e sociali che vive il paese, la perdita dei raccolti per le piogge torrenzia-li e le inondazioni locali hanno fatto aumentare i prezzi dei beni alimentari causandouna grave crisi alimentare che ha colpito diversistrati sociali e dato luogo a disordini tra la popola-zione. In questi ultimi mesi il Delta del Niger èstato ulteriormente colpito dall'instabilità dei vicinistati del Nord Africa e della Nigeria e vivere lì èestremamente insicuro. Speriamo tutti di poter trovare un’occupazione quiuna volta sistemate le questioni burocratiche: siamotutti in attesa del permesso di soggiorno e, finchènon lo avremo ottenuto, non possiamo lavorare. Ilnostro sogno è quello di far arrivare qui anche lenostre mogli e i nostri figli. Ma sappiamo bene chesarà difficile…Chiudiamo qui la nostra conversazione e invitiamoi nostri amici al bar del paese per un cappuccino. Ci sorprende scoprire che nessunodi loro è mai entrato lì in questi quattro mesi e che nessuna delle persone presenti liconosce. Davvero un gran peccato… .

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l’intervista ai sindaci

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bollettino junior - giochi

LE SOLUZIONI SUL PROSSIMO NUMERO

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Non sapere niente, va bene lo stesso?

L’IGNORANZA

Ecco l’origine del berretto d’asino che una volta gli scolari dovevano portarequando non avevano studiato

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Io e i miei animaliLa redazione del bollettino parrocchia-le propone un nuovo concorso fotogra-fico dal titolo: "Io e i miei animali".Semplici le regole:1. Tutti possono partecipare (grandi e

piccini)2. Si partecipa mandando all'indiriz-

zo e-mail [email protected] foto-grafie di buona qualità del concor-rente con un animale di proprietà.

3. Saranno premiate le fotografie congli animali più belli e originali, glianimali possono essere di qualsia-si tipo: dall'insetto stecco all'ele-fante (purché di proprietà).

4. Saranno ammesse foto fino al 31 maggio 2012.5. Il vincitore riceverà un buono acquisto da 50 euro presso un nego-

zio di animali.6. La giuria è composta dalla redazione del bollettino parrocchiale.7. Le migliori foto saranno pubblicate sul bollettino parrocchiale del-

l'estate e tutte le altre visibili sul sito della parrocchia www.parroc-chiealciga.ue.

LE SOLUZIONI DEI GIOCHI DEL NUMERO PRECEDENTE

IL FRAMMENTOLA SPIRALE MAGICA

La risposta giusta è: SETLa risposta giusta è: badminton

bolle

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Riflessioni ad alta voce

Cari lettori, è da tempoche rifletto su alcune

cose successe nell'ultimoanno nel paese in cui vivo.Premetto che la presente,non ha e non intendeavere, nel contenuto alcu-ne significato politico o"dietrologie" di alcunasorta.È solo l'insieme di una serie di riflessioni su accadimenti, che hanno stimolato inme la voglia di condividere, con chi legge, dei pensieri.Sono delle riflessioni semplici, che portano un risultato altrettanto semplice.Vivo a Cimone da ormai 15 anni, è il paese che ha accolto me e la mia famiglia;l'ha vista crescere, evolvere e mutare e io ho visto fare la stessa cosa al paese cheè cresciuto, si è evoluto e quindi mutato.È un pese con buone possibilità di sviluppo demografico e di servizi alla comuni-tà; nel suo piccolo ha tutta una serie di risorse/capacità e di ottimi propositi peressere un luogo ad hoc, dove vivere una vita tranquilla e serena.Dove si può avere una buona rete di scambio e sostegno a vari livelli: con le altrefamiglie, con i vicini, con le possibilità offerte dalla parrocchia, un asilo nido, lascuola materna, quella elementare, i trasporti, diversi esercizi pubblici ed unComune che eroga e ha sempre erogato una serie di servizi, nel dovere delle pro-prie funzioni. Mi vorrei qui soffermare, per osservare insieme quanto tutto ciò nondebba essere visto come una serie di offerte scontate, ormai acquisite e di conse-guenza svalutate, ma come un insieme di risorse sinergiche usufruibili e nel con-tempo costruibili da tutti noi. Cercando di comprendere quanto investimento dienergia e volontà sia significato la nascita e il mantenimento di tutto ciò.Mai come in questo momento di difficoltà collettiva, è importante il coinvolgimen-to e l'unità di tutti attraverso lo scambio e non l'accusa, la riflessione e non l'attac-co, la comprensione e non il rifiuto, la condivisione e non la discussione, lo scam-bio reciproco di idee e non una mera presa di posizioni, per raggiungere una buonaarmonia e un buon equilibrio.Insomma ricerca delle idee condivise con la prospettiva di un agire collettivo a finipropositivi/costruttivi e non distruttivi. Proviamo con toni pacati a dirci le cose chenon vano, che vorremmo cambiare, mantenere, costruire. Chissà, abbassando unpo' la voce, forse riusciremo a sentire che il pensiero, la meta dell'altro sono ugua-li al nostro pensiero e alla nostra meta e che la strada per arrivare a ciò è possibilecostruirla insieme. Pensiamo quante volte spieghiamo tutto ciò ai nostri figli, cosapossono pensare dei nostri insegnamenti educativi così perbenisti se poi proprio noiadulti non siamo in grado di attuare quegli stessi valori di solidarietà, di partecipa-zione e di rispetto di cui tanto parliamo loro?

di Elisabetta B

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Il santuario della Madonna di Pinè

L’itinerario ad anello che proponiamo ci porta a visitare il famoso Santuario dellaMadonna di Pinè. Il percorso parte da Miola di Piné e attraverso piacevoli strade

asfaltate immerse nei boschi conduce all’abitato di Faida. Dopo la chiesa si prosegue indiscesa in direzione sud su strada asfaltata secondaria e si procede attraverso un bosco finoa raggiungere un ponte di pietra. Cento metri dopo si svolta a destra (Ippovia-Laghestel).Si continua in discesa fino a un gruppo di masi. A questo punto appare opportuna una pic-cola deviazione per un sentiero a destra per ammirare le cascate del Rio Negro.Si segue poi la strada in dolce salita fino alla frazione di Erla per poi raggiungereMontagnaga. Passando sotto la strada provinciale si arriva direttamente al Santuario dellaMadonna di Piné (ex chiesetta di S. Anna) dove la veggente Domenica Targa ebbe la

seconda e la terza apparizione della SS. Verginerispettivamente il 26 maggio e l’8 settembre1729.Il 26 maggio era la festa dell’Ascensione.Domenica, su indicazioni della Madonna nelcorso della prima apparizione, intervenne allafunzione nella chiesa di S. Anna a Montagnaga. Quel giorno si cantavano anche le litanie deiSanti per ottenere il dono della pioggia. Durantele invocazioni Domenica si piegò sul lato destroe rimase in quella posizione fino alla fine dellafunzione. Quando i sacerdoti la richiamarono allarealtà, la giovane donna si lamentò di essere statadistolta dalla dolce visione della Vergine che lainvitava a manifestare la sua apparizione ai pre-senti. Nonostante lo scetticismo di chi la circon-

dava Domenica proclamò a gran voce le meraviglie della Madonna e la sua presenza.Durante la terza apparizione nella chiesa la Madonna si presentò a Domenica con il bimboin braccio. Il viso di Gesù però era sof-ferente e sanguinante. La SS. Vergineinvitò tutti a pregare per la conversionedei peccatori e benedì i presenti e ilnuovo altare della chiesa.Proseguendo nel nostro itinerario dalSantuario si prosegue fino alla concadella Comparsa che, ai tempi diDomenica, era chiamata la conca delPalustel. Fu proprio lì, il giorno 14 mag-gio 1729, che Domenica ebbe la primaapparizione della Madonna mentre face-va pascolare il suo bestiame. Durante lavisione la Madre di Dio la invitò a recar-si nella chiesa di S. Anna a pregare il 26maggio di quell’anno, in occasionedell’Ascensione. Superata la conca sisvolta a destra in direzione Puel poi si devia a destra, in prossimità di un deposito di iner-ti, su strada sterrata.

Statua della Madonna e di Domenica Targanel prato della Comparsa

Il Santuario a Montagnaga

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Si raggiunge poi la frazione Bernardi edopo una chiesetta si svolta a sinistra.Superato l’abitato si continua su stradaasfaltata e poi lungo un sentiero tra imuri a secco, tra le località Tess ePalustel. Si percorre quindi la stradasterrata attorno alla riserva naturalisticadel Laghestel. Dopo di che si esce dalbiotopo e si segue la strada comunaleche dopo cento metri in direzione estattraversa la strada provinciale. Si per-corrono poi alcune stradine asfaltatesegnate come percorso ciclabile attra-verso le campagne per raggiungere infi-ne il punto di partenza. Il percorso, percorribile in circa due ore, ha uno sviluppo di circa16 chilometri e un dislivello di 325 metri.

La scala Santa

La Messa de Nadal a mezanotdi Ivo Condini Mosna

in gita con la famiglia

Che pienezza gh’è ala Messade Nadal a mezanot“dai desgropete, fa ‘mpressase te voi, en posto vot”.Si che pù de n’ora primacol capot embotonà,perché for gh’è za la bruma,te te moli for de cà.

Ti te vedi altra zentche se move ‘mbacucadae su ‘n Cesa i core dentper sentarse ‘n la bancada.Quando è passà ‘n pezotOrmai posto pù no gh’è,se ghe fus qualche vecioto i se strenze, o ‘l resta ‘n pè.

Mateloti, omeni e doneGh’è la Cesa ormai pienaTanti ‘n pè come coloneAltri al mur postai de schena.Finalmente scocca l’orache scominzia anca la Messa,quando ‘l Paroco ‘l vegn forael spia zo tuta sta ressa.

Taca l’orghem e i cantoripreparadi i tira ‘n baloltre ai so soliti coricanzonete de NadalChe dà gioia a chi le ascolta,tanti i mormora bel belspecie quele de na voltaa onor del Bambinel.

Foto Pisoni

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Sarò madre, sarai figliaDieci sogni (e ancora uno) nell'attesa di

una nuova vita. Che sono diventati realtà!

Sarò madre, sarai figlia.Un mistero si sta creando dentro di me;una nuova vita, un miracolo che ho sempresognato, sempre desiderato. Qualcosa cheti leva il fiato, che ti fa ammutolire, che titrasforma in una briciola nel pensiero diDio, nella Sua volontà, nel Suo disegno delmondo che mi circonda.Sarò madre, sarai figlia.Ti stringerò tra le mie braccia, sentirò ilcalore del tuo piccolo corpo che scalderà ilmio cuore. So già che il tuo visetto saràsfuocato per le lacrime di gioia che riempi-ranno i miei occhi. Ti stringerò e so già cheil ricordo di questo abbraccio resterà inde-

lebile in me per tutta la mia vita.Sarò madre, sarai figlia.Riscoprirò il mondo coi tuoi occhi nuovi,ritornerò indietro nei miei piccoli anni,giocando con te mi ritorneranno alla mentedomande fondamentali e ordini imperiosi:"Che accende le stelle?...Chi ha rosicchia-to la luna?... Ma le lucciole scottano?...Come è grande il pennarello per disegnarel'arcobaleno?.. Adesso tiro via tutta l'acquadel mare col secchiello!...Vento, ferma-ti!...."Sarò madre, sarai figlia.Poi ci saranno tanti distacchi difficili dasuperare; il mio ritorno al lavoro nellaquasi certezza di sentirmi una madre sna-turata, il tuo primo giorno d'asilo e la miaperplessità nel vederti felice e serena; ildubbio della mia inadeguatezza; la scuolae la tua voglia di autonomia che cresconogiorno per giorno; gli amici che appariran-no più importanti della tua famiglia.Improvviserò pranzi e merende con invitiall'ultima ora, accetterò i tuoi tanti, nuovicompagni, imparerò giochi e canzoninuove, allargherò la nostra casa per accet-tare il tuo nuovo mondo. Mi tirerò indisparte, ma sarò sempre vicina.Sarò madre, sarai figlia.Potrai contare sempre su di me, su di noi;saprai che io ti sarò accanto in ognimomento. Accanto e non davanti perché la

tua vita è tua e dovrai crear-tela libera ma rispettosa.Sarò madre, sarai figlia.Ti aiuterò a crearti una viada percorrere, segnata da"paletti" di valori piantaticon nostro esempio di geni-tori: rispetto, libertà, one-stà, sicurezza, autenticità,perdono, forza, accettazio-ne, generosità, giustizia,amore, amicizia, carità,

di A

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aria

Zor

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i sog

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31

i sogni

riconoscenza, tolleranza…Lì dentro, neituoi giovani turbolenti anni, potrai anchecorrere, saltare, arrabbiarti, contestare,sbattere la porta della tua stanza certamen-te in un caotico ma "organizzato disordi-ne"…Però vicino a te ci sarà sempre lamia mano, man di ferro e di velluto, chesarà pronta in ogni momento a tirarti dinuovo in carreggiata se scivoli o ti perdinel dubbio.Sarò madre, sarai figlia.Ti parlerò dei luoghi che ho visto, luoghidi storia e infinita bellezza, luo-ghi dove la mano di Dio sa solao intrecciata a quelle dell'uomo,ha creato meraviglie che alze-ranno in Alto il tuo cuore colmodi stupore e la tua mente ricono-scente.Sarò madre, sarai figlia.In questo modo sceglierai divivere nel rispetto per te, per gliuomini e per il mondo intero chenon è solo tuo. Crescerai crean-doti la tua vita, impegnandotinelle tue scelte, nel tuo lavoro,nella tua famiglia che alla fineformerai.E il mio cuore riposerà vedendo-

ti adulta e responsabile..nell'attesa di unanuova vita. Solo allora però capirai le mieansie, i miei dubbi, e preoccupazioni, lagioia, la partecipazione ai problemi e alledifficoltà, le notti in bianco e in attesa diun rientro…tutto ciò che la vita di unfiglio ti darà sia di felicità che di preoccu-pazioni.Sarai madre, sarò nonna.Allora potrò veramente vivere con infinitagioia e libertà l'abbraccio con un nuovobambino!Sarò pronta a ricominciare da capo main un modo completamente diverso esenza pensieriIl mio primo e unico impegno darà quellodi amarlo e lo farò con infinita certezza.Nel mio cuore ci sarà immediatamenteposto per questa piccola creatura chedovrò solo amare: gli restituirò tutto ilbene e la gioia che la mia vita ha ricevutoe accumulato. Riscoprirò con lui comegiocare, cercheremo risposte alle impor-tanti domande e agli infiniti "perché", cicapiremo subito guardandoci solo negliocchi, prepareremo torte e pizze profuma-te; andremo a passeggio, mano nellamano, incuranti dei "lavori" e della fretta,osserveremo fiori, frutti, animaletti. Efaremo tutto quello che vogliamo mante-nendo tra noi grandi e allegri segreti per-ché "se la mamma ti dice di no…chiediloalla nonna!".

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All’entrata del paese di Aldeno

Il presepe dei cacciatori in località Forni

Al caffè centrale

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Alla scuola media di Aldeno

Alla materna di Aldeno

Famiglia Cramerotti

Famiglia Cont

All’asilo nido di Aldeno

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e cognomeMariano Baldo

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Andare in montagna.

Le cronache di Narnia.

Il destino del cacciatoredi Wilbur Schmit.

Nessuna.

Costruirmi una fami-glia.

I rettori della cacciaMirko Cont

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Tamburello (gioco inValpolicella in serie A).

Schindler’s list.

Non leggo libri, soloriviste e quotidiani.

Juve.

Andare al caldo quandoqui è freddo.

I rettori della cacciaAlessandro Rossi

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La pesca.

Non mi ricordo neanchequando sono andato.l’ultima volta.Come sasso nella cor-rente di Mauro Corona.

Juve.

Mi piacerebbe lavorareall’aperto, tipo guardiaforestale perché almomento sono carroz-ziere.

Nome e cognome

Età

Hobby oltre la caccia

Ultimo film visto al cinema

Ultimo libro letto

Passione calcistica

Un sogno nel cassetto

Aldeno Garniga TermeCimone

I rettori delle riserve di caccia

Mirko con il maschiodi camoscio di 8 anni Alessandro con la sua famiglia

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In famiglia perché tuttierano cacciatori, poi perme è un modo perentrare in contatto pro-fondo con la natura.

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La caccia più bella èquella al camoscio.

Nessuno, non c’è para-gone col cacciare nellapropria riserva.

Esistono molti precon-cetti, spesso il mondoambientalista non ciconosce fino in fondo.Un confronto serenoaiuterebbe tutti, ilmondo senza la cacciasarebbe peggiore.

Non ho figli, ad unbambino spiegherei cheuna giusta selezionerende migliore la nostrafauna.

Dai nonni sia paterniche materni, anche glizii erano cacciatori.

18

Il gallo forcello.

Non c’è al mondo ani-male più bello del for-cello.

Gli direi che non l’han-no mai provata: la cac-cia non è solo spararema un mondo più com-plesso fatto prima ditutto di passione per lanatura.

Sono cresciuti in que-st’ambiente e sonocoinvolti nella scopertadel mondo animale.

Tradizione di famiglia,il papa, il nonno e altriparenti lo erano.

22

Quello che mi ha datopiù soddisfazione èstato un camoscio di 8anni.

Il leone.

Ognuno può avere leproprie opinioni, ilnostro lavoro è soprat-tutto rivolto alla sele-zione e al controllo chepermette alla nostrafauna di essere sottocontrollo.

Al momento condividola passione con le fotoche gli mostro e spiegoloro che come mangia-no altre carni così pos-siamo mangiare anche

Da dove nasce la passione per la caccia

Da quanti anni è cacciatore

Quale animale più bello che ha mai preso

E quello che vorresti prendere se potessi cacciare in tutto il mondo

Cosa diresti a chi dice che il mondo sarebbe migliore senza caccia

Cosa ne pensano i tuoi figli? E come gliela spieghi?

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l’intervista tripla

Mariano in posa con i trofei Mariano da giovane

Page 36: bollettino primavera 2012

No assolutamente.

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1042 ettari sul terrenocomunale di GarnigaTerme.

Circa 60 anni.

20 caprioli, 2 camosci eun gallo forcello.

Mancano giovani e dipositivo sottolineerei lacoesione e la partecipa-zione totale alle attivitàgestionali.

36

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la selvaggina. Nonsiamo insomma degliassassini…

Al momento no, costadi più sciare.

26

Nella pianura diAldeno, Pianezze,Valstornada dove abbia-mo anche la casettadove tutta la popolazio-ne può accedere e tro-vare accoglienza.

Alta. Circa 50 anni,siamo pochi giovani.

13 tra caprioli e camo-sci.

Di positivo c’è il gran-de lavoro a mantenereintegra la nostra monta-gna (Valstornada)tagliando i prati e la

No è un mondo pertutti.

31

Su tutto il territoriocomunale di Cimone(993 ettari).

Abbastanza alta intornoai 55.

Sugli uccelli cacciabilisiamo liberi, sugliungulati dipende daicensimenti, circa 36animali tra caprioli,camosci e cervi.

Positivo: gran bell’ar-monia. Negativo:potrebbe esserci un piz-zico di passione in più.

La caccia è hobby per ricchi?

Da quante persone è composto il gruppo?

Dove potete cacciare?

Quale è l’età media

Quanti animali potete prendere in un anno

Quali risorse e cosa manca al vostro gruppo

Alessandro in spiaggia

Mariano assieme ai familiari

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Fa bene vivere a contatto con la natura, rispettandolae traendone gli insegnamenti, è unagrossa fonte di saggezza.

Vivere in pace e armo-nia con tutti e volerbene agli anziani.

legna. Di negativo lamancanza di collabora-zione tra le personee di buon sensotra di noi.

Se vi è possibile diessere tutti meno egoistie un po’ più aperti.

Un messaggio per chi legge

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l’intervista tripla

Mirko assieme ai soci dellariserva di caccia di Aldeno

Mirko da giovane assieme a mamma, papà e al fratello Cristian

Alessandro posa con gli amici di caccia

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A proposito di ...sorriso“ Un giorno senza sorriso è un giorno

perso.” Charlie Chaplin

La frase di Charlie Chaplin è di una bellezza com-movente e quanto mai attuale; commovente per-

ché è affermazione di un attore che riusciva a trasmet-tere emozioni e concetti senza l’utilizzo delle parole,attuale perché sembra prevedesse già allora quanto la

società odierna potesse aver bisogno del riso e sorriso. Dando uno sguardo attento sembra quasi che le persone abbiano dimenticato come sisorride, tutto sembra generare stress, ansia, preoccupazione, tutto sembra complicato ecomplesso, il vissuto quotidiano sembra una fatica continua. Eppure lo scopo principa-le della nostra vita, che spesso, troppo spesso perdiamo di vista, dovrebbe essere il rag-giungimento della felicità, il condividere con famigliari, cari e amici le nostre gioie.Invece sembra quasi ci sia una gara sottesa a chi riesce a lamentarsi maggiormente, adiffidare dell’altro, a far prevalere la propria ragione sull’altro quasi fosse una vittoria.Le scene sono quotidiane, in strada una mancata precedenza scatena una violenza ver-bale e gestuale inaudita, nelle assemblee della comunità dove l’importante è capire chiha ragione o torto e non contribuire ad un progetto comune, nell’ambito lavorativodove la cortesia, l’educazione e l’etica sembrano ormai non facciano più parte dell’in-

dole umana. Siamo bravi a renderci la vita complicata, a crearciproblemi anche dove un sorriso o una strettadi mano potrebbero almeno stemperare glianimi e rendere qualsiasi confronto otrattativa quanto mai sereni.Sorridere: perché? Perché è dimostratoanche scientificamente che generabenessere psicofisico. E allora cer-chiamo di volerci bene e volerne aglialtri, di apprezzare la preziosità dellavita perché non vada sprecata. Il sor-riso manifesta serenità e benessere eapertura nei confronti di un’altra per-

sona; esprime uno stato emotivo ed è un ottimo strumentocomunicativo nei rapporti con gli altri. Il sorriso nascespontaneo, non è oggetto di imitazione, ma nasce fin da pic-coli come reazione fisiologica ad uno stimolo e modifica l’espressione di un individuo.Ridere fa bene è il motto della clown terapia: gli effetti psicologici e biologici del risosono tutti positivi. Ridere infatti è un esercizio muscolare e respiratorio, ridere può farcessare una crisi di asma, provocando un rilassamento muscolare dei bronchi, riderecombatte la debolezza fisica e mentale: la sua azione infatti causa una riduzione deglieffetti nocivi dello stress. Ridere è un primo passo verso uno stato di ottimismo checontribuisce a donare gioia di vivere. Ridere è il mezzo più sano per vivere meglio epiù a lungo possibile sfidando le frustrazioni della vita. I ricercatori del gruppo inter-nazionale Arise, che si occupano di studi sul piacere, hanno dimostrato l’esistenza diun rapporto diretto tra cali dell’umore e risposte del sistema immunitario.Il riso riduce la secrezione di ormoni da stress, come il cortisolo, e stimola la produzio-

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ne di betaendorfine, analgesici prodotti dall’organismo (comesostiene William Frye, neurologo dell’università di Stanford).Sorridere è il modo migliore per aiutare il vostro corpo a fun-zionare meglio. È un’espressione facciale che può denotaresensibilità, affetto e divertimento. Sorridere per migliorare lasalute, la bellezza e per eliminare lo stress.Ecco a voi un decalogo dei vantaggi del sorriso:1) Sorridere è contagioso.Quando qualcuno sorride illumina la stanza, cambia l’umo-re degli altri e rende le cose più belle. Una persona sorriden-te porta la felicità con sé.2) Sorridere ci fa sembrare persone di successo.La gente sorridente sembra più sicura, probabilmente appoggiata dagli altri. Provate asorridere mentre siete in una riunione o ad un appuntamento e le persone si comporte-

ranno con voi in maniera diversa.3) Sorridere ci rende attraenti.Siamo attratti dalla gente che sorride. Il sorriso infatti èun fattore di attrazione. Desideriamo conoscere una per-sona sorridente e capire perché sta così bene.4) Sorridere cambia il nostro umore.La prossima volta che vi sentite giù, provate a sorride-re. C’è una buona probabilità che il vostro umore cambi

in meglio. Sorridere può fare in modo che il vostro corpo aiuti la mente a sentirsimeglio.5) Sorridere tira la pelle del viso e ci fa sembrare più giovani.

I muscoli che usiamo per sorridere sollevano la pelle del viso e ciò vi farà sembrare piùgiovani. 6) Sorridere elimina lo stress.Lo stress si mostra attraverso il volto. Sorridere contribuisce ad evitare di sembrare stan-chi, sopraffati, distrutti. Quando siete stressati provate a sorridere e lo stress svanirà.

7) Il sorriso fa rilasciare nel corpo le endorfine, rime-dio naturale al dolore e al cattivoumore.Sorridere è una droga naturale.8) Sorridere rinforza il sistema immunitario.Sorridere aiuta il sistema immunitario a funzionaremeglio. Non vi prenderete mai più il raffreddore el’influenza!

9) Sorridere abbassa la pressione sanguigna.Quando si sorride si ha una riduzione misurabiledella pressione sanguigna. Se avete a casa un

apparecchio per misurare la pressione fate questoesperimento: misuratela, poi sedetevi e sorridete per un minuto leg-

gendo qualcosa di simpatico, rimisurate la pressione e rimarrete sorpresi.10) Sorridere vi fa essere positivi.Provate a sorridere. Ora provate a pensare a qualcosa di negativo senza smettere di sor-ridere. È difficile! Quando sorridiamo il nostro corpo sta trasmettendo al resto di noi ilmessaggio che “la vita è bella”. Tenete lontani la depressione, lo stress e i pensieri tri-sti con un sorriso.

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l’approfondimento

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«La prossima Pasqua a Gerusalemme»

Apprestarsi ad un viaggio che è "il pellegrinaggio" per la vita di ogni cristiano, è unaesperienza che suscita attese, riflessioni, emozioni, richieste. Alla partenza si affol-

lano nella mente tante domande: cosa troverò in Terra Santa? Cosa chiederò in quei luo-ghi così speciali? Come tornerò alla vita di tutti i giorni?Quando arrivi a Tel Aviv hai ancora l'impressione di un viaggio "normale" il solito caosdelle grandi città. Poi via via che ti inoltri in questo paese, ti rendi conto che quello chestai per compiere non è solo un viaggio ma è molto di più, è uno zoom sulla tua vita, etu non sei lì a chiedere, ma a ringraziare.Sono luoghi carichi di storia dove hanno lasciato traccia molte grandi civiltà, e doveancora oggi questa commistione continua a presentarsi con la sua ricchezza, ma anchecon i suoi grandi problemi.A poco a poco maturi in questi luoghi laconsapevolezza di non essere lì per casoma come dire...di essere stato chiamato.A Nazareth visitiamo la Basilicadell'Annunciazione. E' un luogo che ticattura, vorresti rimanere lì. Ti pervadeun senso di gratitudine per Maria, questagiovane donna che si è fatta strumentoperché Dio diventasse uomo. Poi Cana, ilMonte Tabor. Qui il vento è gelido, uno"spirito Santo" che ci scuote e ci trattiene.E' una presenza palpabile che ci interroga sul come ogni giorno tradurre questa forte spi-ritualità in testimonianza, in azioni concrete. La permanenza a Nazareth si conclude con la preghiera del Rosario nella chiesadell'Annunciazione è gremita di fedeli di molte nazionalità. Il rosario è recitato in linguediverse, la celebrazione è animata da un coro di giovani che infonde speranza e suscitaaffetto. Il trasferimento verso Gerusalemme, ci mostra la regione della Samaria, territoriodell'Autorità Palestinese. Quest'anno dicono insolitamente verde per l'abbondanza di

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Il gruppo sulla spianata del Tempio

Alla Sinagoga di Cafarnao

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piogge. Il paesaggio è ricco di forme e dicolori, cattura lo sguardo. Poter attraversarela Samaria indica la condizione di pace.Certo la Pace in questi luoghi è un tema ine-vitabile. Chi va a Gerusalemme non può nonpregare per questa città e per la Pace. La sto-ria travagliata di questa terra di sofferenza èil frutto di complesse ragioni storiche, poli-tiche, economiche, culturali, di poteri forti,di istanze di difficile comprensione. Ma per-ché proprio qui continuano ad esserci insta-bilità, divisioni e precarietà? Siamo diretti aSichem al pozzo di Giacobbe. E' un luogo di antica devozione, Abramo vi costruì il primoaltare. E' un posto intimo che infonde serenità e gioia. L'acqua in questi luoghi rappre-senta davvero la vita, è una vera benedizione, noi non ce ne rendiamo conto!Arrivare a Betlemme significa a entrare in uno dei luoghi più significativi sotto vari puntidi vista. Si trova oltre il "muro di protezione" eretto per la sicurezza di Gerusalemme.Significa entrare in Palestina una terra benedetta da Dio e contesa da decenni. La grotta in cui nacque Gesù fu venerata da subito da moltissimi cristiani, e già nel 326cominciò la costruzione di un edifico sacro che può considerarsi, ancora oggi, la chiesaaperta al culto più antica del mondo. Per entrare si è costretti a passare attraverso una pic-cola porta detta "dell'umiltà", questo gesto di abbassarsi può acquisire un significato spi-rituale: l'umiltà del Figlio di Dio che si è fatto uomo è la stessa che ogni persona deveavere davanti al Mistero di Dio. La celebre stella d'argento segna il luogo dove si ritienesia nato Gesù. Questo è un altro di quei posti che ti coinvolgono, dove ti senti parte diqualcosa di straordinario, dove tutti si piegano fino a terra per baciarla, dove ti rendiconto che Dio fatto uomo ha sperimentato tutti gli aspetti della nostra umanità, partendo

dalla nascita in un luogo abitato dapersone semplici come i pastori.La visita continua dove inizia laPassione di Gesù che parte a dorsod'asino ed entra in Gerusalemme,visitiamo il luogo dell' Ascensione, illuogo dove Gesù ha insegnato ilPadre Nostro, dove Gesù pianse suGerusalemme. Ci fermiamo e in pre-ghiera, ricordiamo tutti. In questicontesti la preghiera diventa davveropartecipata e comunitaria, momentiindimenticabili, istanti che ci invita-no a riprodurre questi momenti ancheal nostro ritorno a casa. Davveroognuno si deve sentire partecipe di

questo pellegrinaggio perché tutte le persone che ci hanno chiesto un ricordo erano sem-pre con noi, e in particolare tutta la comunità di Aldeno, Cimone e Garniga, ma non solo!Arriviamo alla chiesa che custodisce la pietra su cui Gesù ha provato l'angoscia. E' gre-

In mezzo al lago di Tiberiade

Santa Messa nella grotta dei pastori a Betlemme

Terra Santa

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mita di gente, ma riusciamo ad avvici-narci ed appoggiare le mani e con lorole nostre angosce e le nostre preoccu-pazioni. Ti accorgi che il nostro è unDio "speciale" che ci assomiglia intutto, che ha provato tutti i sentimentifacendosi uomo . Lì, con fiducia,deponi la tua croce, che ti sembra cosìgrande, ma può diventare un robustosostegno che ti accompagna. Abbiamo visitato il deserto di Giuda.E' un ambiente ostile, grandioso,potente che suscita un senso di infe-riorità sproporzionato nei confronti della natura, ma che regala gradazioni di coloreincredibili e tanta bellezza; in fondo, nella depressione più profonda della terra, il MarMorto, con l'acqua che non disseta…Poi Gerico, il sicomoro di Zaccheo, il monte delle tentazioni.A Gerusalemme percorriamo la via dolorosa: è molto affollata, chiassosa, è difficile pre-gare. Pensiamo a Te che la percorri in mezzo alla folla; ognuno avrà avuto la sua idea, ilsuo modo di vedere le cose, la sua sentenza. Alla nostra preghiera si sovrappone anche

quella di altre religioni che esprimono in mododiverso la loro devozione. Non ci sono richiestigiudizi, ma lo sforzo di comprendere e di rispet-tare.La nostra meta è la basilica del Santo Sepolcro,costruzione articolata e complessa che rivela lasua lunga storia di luogo di culto, conteso primae condiviso ora. È l'emblema di Gerusalemme:una città ricca di storia e di fascino, una vera pro-vocazione per chi la guarda interrogandosi. Nonci sono grandi opere d'arte, firme prestigiose,capolavori di grandi artisti. Tutto è semplice, maanche per questo c'è più spazio per il viaggiodentro noi stessi, senza distrazioni o pretesti checi distolgano da un indispensabile momento dipausa, di ricognizione di se stessi.

Il pellegrinaggio si conclude al Patriarcato greco-latino di Gerusalemme, alla presenzadell'Arcivescovo che ci regala parole di esortazione e la gioia nel credere nel Cristo risorto.La presenza di don Daniele e di don Bruno, questi anche guida spirituale, ha permesso atutti noi di vivere a pieno questa esperienza con partecipazione e con una miglior com-prensione del vero senso del nostro pellegrinare sul "questa terra" e nella vita di tutti igiorni.Ognuno aggiungerà a queste righe le sue riflessioni, o magari il proposito di recarsi inquei luoghi, con l'augurio, come si abitua da quelle parti: "….la prossima Pasqua aGerusalemme"…

Davanti al Muro del Pianto

Momento della Via Crucis

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Nome e cognome

classe frequentata

nato il

via paese

n° di tel.firma di un genitoreo di un responsabile

MODULO DI ISCRIZIONE

All’iscrizione versa la relativa quota

TROVI ALTRI TAGLIANDI IN CHIESA

RITAGLIARE

Proposte estate 2012Campeggio per i mignonTerza asilo, prima e secondaelementare a Garniga TermeDa mercoledì 13 a sabato 16 giugno.Euro 80

Campeggio per le elementaria Tiarno di SottoDalla seconda alla quinta elementareDa giovedì 2 agosto a giovedì 9 agosto.Euro 180

Campeggio per le mediea Tiarno di SottoDa martedì 24 a martedì 31 luglio. Euro 190Chi non fosse ancoraiscritto all'Associazione

Parrocchiale NOI deveversare anche i 10 euro

di quota annuale.

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i nos

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Gazza Irmain Peterlini

di anni 87 Aldeno 27/10/2011

Baldo Vilnadi anni 89 Aldeno 30/10/2011

Cont Eugenia ved. Mongioi

di anni 93 03/02/2012

Carbonari Pierinaved. Baldo

di anni 89 Garniga Terme 14/11/2011

Baldo Luigi di anni 91 Cimone 14/11/2011

Piffer Augustaved. Zanotelli

di anni 81 Cimone 03/12/2011

Pace Mazzuranaved. Tovazzi

di anni 96 Aldeno 10/12/2011

Paternoster Pierluigidi anni 49 Cimone 14/01/2012

Coser Rosaved. Coser

di anni 91 Garniga Terme 12/02/2012

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i nostri defunti

Zanotelli Teresadi anni 98 Cimone 21/02/2012

Petrolli Romana in Rossidi anni 71 Cimone 12/03/2012

I DEFUNTI DA FUORI PAESE

Paris Vittoriodi anni 86 08/02/2012

Dell’AnnaGianni

di anni 83Ravina

02/11/2011

Il Grazie di Paola, tratto dalla terza stazione dellavia crucis da lei preparata e meditata: «Grazie,Signore, che ci lasci la libertà di scegliere il nostropercorso. Grazie perchè, con la Tua parola e la Tuastoria, sei venuto a darci le indicazioni e ad offrircil'esempio di come salvarci: con Te davanti che cispiani la strada non possiamo avere paura anchequando il cammino ci sembra troppo faticoso. Esiamo sicuri che se anche il nostro "si, io vengo"è debole, Tu farai di tutto per rimuoverciogni ostacolo, il peso della nostra croce si faràpiù lieve e giungeremo più facilmente alla meta».

Mazzoldi Paola in Baldodi anni 46 Aldeno 15/11/2011

La riconoscete? E’ la chiesa di Cimone prima del restauro

A confronto 50 anni di bol-lettino, come era e come èdiventato

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GIOVEDI’ SANTOSanta Messa in «Cena Domini» con la lavanda

dei piedi alle ore 20 ad Aldeno

VENERDI’ SANTOPassione del Signore alle ore 15 ad Aldenoalle ore 20.00 Via Crucis a Garniga Terme

SABATO SANTOSolenne veglia Pasquale

alle 22.00 ad AldenoDOMENICA DI PASQUA

Come festivo (senza la Messa alle ore 20.00)

PASQUETTACimone Ore 9.30Garniga Terme Ore 10.30Aldeno Ore 10.30

ORARI PARTICOLARI PER LA SETTIMANA SANTA

In quaresima ad Aldeno ogni sabato dalle ore 17.00 alle 18.00

CONFESSIONI

«La vera preghiera non è nella voce,ma nel cuore. Non sono le nostre parole, ma i nostri desideri a dar forza alle nostre suppliche.Se invochiamo con la boccala vita eterna, senza desiderarladal profondo del cuore,il nostro grido è un silenzio. Se senza parlare, noi la desideriamodal profondo del cuore, il nostro silenzio è un grido».Sant’Agostino