Bollettino parrocchia Dro Ceniga Drena - N1 Pasqua 2012

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C OMUNITÀ Pasqua 2012 BOLLETTINO DELLE PARROCCHIE DI CENIGA, DRENA E DRO new anno XXVIII - n. 1

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Bollettino parrocchia Dro Ceniga Drena - N1 Pasqua 2012

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BOLLETTINO DELLE PARROCCHIE DI CENIGA, DRENA E DROnewanno XXVIII - n. 1

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Nel terzo secolo dopo Cristo, lo scrit-tore Tertulliano si esprimeva in questo modo: “Siamo Cristiani perché credia-mo nella risurrezione”. E San Giovanni Crisostomo diceva: ”Tutto è perduto e tutto cade, se Cristo non è risorto! Tut-to dipende dalla risurrezione di Cristo!” E il grande Sant’Agostino affermava che “Lasciata la nostra fede nella risur-rezione, cade tutta la dottrina cristiana”. San Massimo di Torino ci ricorda che la Pasqua “è il compendio della nostra fede… essendo manifesto che solo per questo Cristo nacque”.Ma anche San Paolo, nelle sue lettere ai Corinti fa notare come perno e fonda-mento di tutta la fede cristiana è la ri-

surrezione di Gesù che è preludio anche alla nostra risurrezione: “Se non c’è risurrezione dei morti, vana è la nostra predicazione, vuota la

nostra fede” ancora “Se abbiamo posto la nostra speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo i più commise-revoli tra gli uomini”. Ricordare queste affermazioni dei Padri della Chiesa, ci deve aiutare a rinnovare la nostra fede. L’occasione delle feste pasquali è un’op-portunità da non perdere per lasciarci coinvolgere attraverso le celebrazioni, da questo grande mistero che è il fon-damento e l’unicità della nostra fede.È forse più facile credere nel vener-dì Santo, cioè nella morte del Cristo che nella sua Risurrezione, ma è nella mattina di Pasqua, insieme alle donne e ai discepoli, che è messa alla prova la nostra fede. Un uomo, Figlio di Dio sì, ma uomo che muore e dopo tre gior-ni risorge. È un evento straordinario,

ma la cosa più straordinaria è che noi, creature, e peccatori per di più, possia-mo partecipare nel Battesimo a questo dono della vita eterna. Davvero grande è questo Dio che ci ama, davvero gran-de è Gesù che da la vita per noi, dav-vero grande è l’uomo (cioè noi) che è amato da un Dio che condivide con la sua creatura l’eternità!!! L’augurio per questa Pasqua è che cia-scuno di noi riscopra l’amore di Dio e si lasci amare da Dio e che la gioia della risurrezione che porta pace e serenità sia accolta da tutti noi e dall’umanità intera nella speranza che tutti insieme ci aiutiamo a crescere in questa fede che ha estrema necessità di essere ri-scoperta e vissuta.

Cristo è risorto, è veramente risorto”

don Stefano

Buona Pasqua a Tutti!!!

tutto è perdutoe tutto cade,

se Cristonon è risorto!

Il saluto

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Come mai nel titolo del nostro Bollet-tino viene aggiunto new?Credo che la risposta a questa doman-da l’abbia trovata ciascuno di voi sem-plicemente prendendo in mano questo bollettino.Abbiamo scelto infatti con la reda-zione e i consigli pastorali di dare un volto nuovo alla nostra piccola rivista in modo che possa essere più facilmen-te leggibile nella speranza che anche i contenuti siano graditi alla vostra let-tura. Senza nessuna pretesa, desideria-mo che il segno della comunione fra cristiani e fra comunità possa essere di aiuto per ciascuno di noi. Basandosi sul lavoro dei volontari, cerca di raccogliere notizie, approfondimenti e riflessioni che possono interessare i cristiani delle nostre Comunità ma anche coloro che non si sentono partecipi della vita par-rocchiale.L’auspicio che al di là del titolo possa sempre essere una novità che arriva

Buona Pasqua a Tutti!!!

Comunitànew

Parrocchia “S. Martino”Piazza Bombardelli, 2 - 38074 Drena - C.F. 93003180226Per offerte o donazioni Cassa Rurale Valle dei LaghiIBAN: IT85 A081 3234 7590 0033 0302 449

Parrocchia “Ss Pietro e Paolo)Piazza San paolo, 2 - 38074 Ceniga – Dro - C.F. 93003400228Per offerte o donazioni Cassa Rurale Alto gardaIBAN: IT55 U080 1634 7600 0000 1043 548

Parrocchia “dell’Immacolata”Via Cesare Battisti, 7 - 38074 Dro - C.F. 933993140220Per offerte o donazioni Cassa Rurale Alto GardaIBAN: IT80 O080 1634 7600 0000 1020 938

nelle nostre case e per permettere que-sto è necessario l’apporto di tutti: se avete idee, foto o altro, prendete con-tatti con la redazione ed aiutateci a far diventare veramente questo bollettino il bollettino delle Comunità di Ceniga drena e Dro.E grazie alla redazione e agli impagi-natori… In questa nuova veste la stampa ci costa un po’ di più ma speriamo che il risul-tato sia gradito… come senz’altro sarà gradita ogni vostra eventuale piccola offerta…

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Campo Sportivo Oratorio Dro A partire questa primavera, attraverso un accordo tra Parrocchia e Calcio Dro, i gruppi dei bambini e ragazzi delle squadre minori, hanno trasferito i loro allena-menti settimanali nel campo sportivo dell’Oratorio. Infatti dopo il parere positivo del Comitato, del Consiglio Pastorale e del Consiglio Affari Economici e con l’autorizzazione della Diocesi, si concede in uso alla Società Sportiva, solo per gli orari dell’allenamento e solamente per i gruppi dei più giovani, l’utilizzo del cam-po sportivo e degli spogliatoi fino al termine della stagione a fine maggio. Fuori da questi orari e da queste giornate, il campo è libero per l’utilizzo consueto. Allo stesso modo, su richiesta delle scuole elementari, viene concesso l’uso del campo per lo svolgimento della ricreazione dei bambini. Vista la disponibilità del-la Parrocchia a queste esigenze, chiediamo la collaborazione di tutti a fare in modo che possa essere utilizzato in sicurezza e in ordine. Se si utilizza il campo non la-sciare cartacce o altro, assolutamente non lasciare entrare o accompagnare animali entro gli spazi dell’Oratorio e altre cose che il buon senso può suggerire. Secondo le norme vigenti è assolutamente proibito fumare all’interno dell’Oratorio sia ne-gli spazi chiusi che in quelli aperti. L’utilizzo del campo, fino alla fine di maggio è riservato alle scuole dal lunedì al venerdì dalle 13.00 alle 14.00 e alla USD il martedì, il giovedì e il venderdì dalle ore 17.30 alle 20.00. Fuori da questi orari è accessibile a bambini, ragazzi e adulti.

Per noi tutto questo è motivo di gioia ma anche richiamo alla responsabilità di tutti per il corretto utilizzo delle strutture parrocchiali che hanno principalmente una utilità pastorale e in seconda battuta sociale e che chiedono a chi ne fa uso a vario titolo il pieno rispetto e la concreta partecipazione al suo mantenimento che al di fuori delle attività pastorali non può in alcun modo andare a pesare sulle entrate ordinarie della Parrocchia che in concreto si limitano alle elemosina dome-nicali ed alle offerte di qualche persona di buon cuore.In attesa di rendere “pastoralmente” effervescente la vita dell’Oratorio buon cam-mino a tutti

Ricordando che l’utilizzo degli spazi dell’Oratorio è aper-to a tutti, con la sola clausola che le proposte non siano in contrasto con le finalità della Parrocchia o vadano ad ostacolare le attività pastorali, invitiamo chi è interessato all’utilizzo di qualche spazio dell’Oratorio di Dro a prendere contatti attraverso l’indirizzo mail:[email protected] l’utilizzo della casetta di Ceniga s prendano con tatti con il Signor Elio. A tutti coloro che si prendono cura di questi spazi e della loro funzionalità un grazie di cuore da tutta la comunità.

Alcune novità… Dro

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GIOVANIN “CHITARA” DA DRENASCAVAVA FOSSE A BUCHENWALD

di Vittorio Colombo

Un colpo di pala, poi un altro finché la fossa aveva le dimensioni giuste. Giu-ste per contenere un corpo. Giovanin <Chitara> scavava a Buchenwald. Buchenwal, significa <Bosco di faggi>, un nome poetico. Evoca sinfonie cam-pestri, elegie da <Pastorale> di Beetho-ven. Bosco di faggi, un nome da beffa crudele per il campo di concentramen-to in Turingia, Germania Orientale, destinato a diventare uno dei simboli dell’orrore dello sterminio e della bar-barie nazista. Per due anni, giorno dopo giorno, nell’arsura dell’estate e nel gelo dell’inverno che fa la terra dura come il cemento il <lavoro> di Giovanin <Chitara> Michelotti, di Drena, Tren-tino meridionale, figlio di Valentino Michelotti e di Assunta Caselunga, è stato quello di scavare buche per sep-pellire i compagni di sventura morti. Quelli che non finivano nei forni cre-matori per poi come fumo dai camini. Quelli che non era necessario bruciare nei forni, perché cedevano alla morte per malattia, per fame, per violenze di ogni genere. E toccava ad altri disgra-

ziati internati, come al Giovanni Mi-chelotti, che era del ’12, scavare buche, fosse, tombe alla belle e meglio, una di fianco all’altra e poi adagiarci i compa-gni morti. Con ben fissa nella testa la certezza che quella era tutta una ruota che con la ragione, o con la pietà, nul-la aveva a che fare, perché quel mondo non mondo era una sorta di crudele lotteria. C’era chi veniva fatto inginoc-chiare nella fossa che aveva appena sca-vato e finito con un colpo di pistola alla testa. Senza uno straccio di ragione. <Oggi scavo - rimurginava Giovanni, - quella che può essere la mia fossa, e chissà se un giorno, sopra ci cresceran-no dei faggi... Nessuno, di me, saprà niente. Né mia mamma Assunta, né mia moglie, anche lei Assunta di nome, né gli altri Michelotti, i Chitari di Dre-na, né i paesani…>. Ed era proprio così, in famiglia e a Dre-na nessuno sapeva più niente di lui, lo davano per morto e sepolto e amen.Questa scena, lo scavar fosse per i mor-ti e forse anche quella a lui destinata, è

Giovanni Michelotti,nato il 19 aprile del 1912,va verso i 100 anni

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durata due anni. Nella indicibile realtà dei due anni di prigionia a Buchenwald. Ma, il dopo non è stato molto diverso. Non c’è stata una fine, quella scena è durata decine e decine d’anni. Rivissuta negli spettri che Giovanni Michelotti, ha affrontato nelle notti senza pace, dopo il suo ritorno da <miracolato>, per virtù di sopravvivenza propria e per intercessione della madre e della Ma-donna, a vivere di nuovo nella sua Dre-na. Giovanin guarda lontano, oltre le cose che gli stanno intorno nella cucina della sua confortevole casa di Drena nella zona della Toresela. Guarda lon-tano, con occhi chiari che non cono-scono odio o rancore. Giovanin torna indietro nel tempo, torna con la me-moria il quel campo degli orrori. <C’è stata poi quella volta... mi sono detto:

Giovanin sei morto. Ci davano, ogni giorno, botte da orbi. Senza un motivo, così per sa-dismo. Chi si ammala-va veniva ammazzato. Quella volta ho avuto

una specie di artrite ai piedi, avevo le caviglie gonfie come palloni, non pote-vo mettere le scarpe. Mi hanno messo davanti un cavalletto di legno. Rideva-no. Mi hanno ordinato di saltarlo. Sono caduto a terra, ho chiuso gli occhi, ed ho aspettato il colpo di pistola. Qual-cuno ha guardato giù. Si vede che era-no di buon’umore: mi hanno riempito di legnate e mi hanno lasciato a terra. Così mi sono salvato. Ma è stato un al-tro miracolo. Per altri, anche per molto meno, c’era il colpo di grazia>.Questo racconta Giovanni Michelotti. Ed è buona cosa che ci sia, ed abbia la testa e l’animo di raccontare ancora. I testimoni di quell’orrore, per ragioni anagrafiche, sono sempre meno. E’ im-

portante che, ricordando e raccontan-do, possano portare un contributo di conoscenza soprattutto alle giovani ge-nerazioni. Un ammonimento affinché nulla di simile debba mai più accadere. <Ha visto tante di quelle atrocità, ha che per anni, come succeda a molti che hanno vissuto esperienze di quel tipo, non ha voluto raccontare più di tanto> - dice la nuora Maria, che è accanto in questo viaggio nella memoria, al suo Giovanni, 99 anni portati gagliar-damente, soprattutto se pensi a quello che ha passato. <Di notte però - ricorda Maria, - per molti e molti anni riviveva quell’incubo. Si svegliava di soprassal-to, urlava. Non c’è modo di dimenticare certe ferite che ti segnano nel profon-do e, anche se non si vuole, in qualche modo esplodono all’esterno. Giovanin non voleva neppure guardare film di guerra; quando li davano alla tivù chie-deva di cambiare canale>.Questo dice la sua storia, di certo un piccolo pezzo di storia di quei due anni, che ha la forza, in questi nostri tem-pi frettolosi e disincantati, di riportare al famigerato campo di Buchenwald, simbolo, in questa nostra storia degli orrori, dei campi di sterminio.Con il legname della vicina foresta di Ettesberg un gruppo di deportati co-struì le prime baracche di Buchenwald,

...per intercessionedella madre

e della madonna,a vivere di nuovonella sua Drena.

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nelle vicinanze di Weimar in un luogo lontano da tutto e da tutti. Furono co-struite cinquanta baracche, circondate da filo spinato, guardate da SS armate di mitragliatrici e dominate dai camini dei forni crematori.Buchenwald, teatro tragico della storia del sopravissuto di Drena e luogo em-blematico, è stato uno dei campi affidati alla autogestione da parte dei <triango-li verdi> cioè dei delinquenti comuni e fu il campo dove maggiormente fu spe-rimentato l’annientamento per mezzo del lavoro. Oltre che nella costruzione del campo i deportati furono utilizzati in ben 130 campi e sottocampi esterni.Ma un periodo non può esaurire la sto-ria di una vita. <Sono nato il 19 aprile del 1912, - ricorda Giovanni. - Abita-vamo nella casa vicino al Municipio. Eravamo una grande famiglia, di quelle di una volta, si viveva tutti insieme. A Drena ci sono tanti ceppi di Michelot-ti, tutti hanno un loro soprannome, un marchio di famiglia, noi siamo i “Chi-tari”. Forse perché esiste una antica foto di papà Valentino, sguardo fiero e capelli lunghi, con una grande chitarra a tracolla. Un musicista, un suonato-re, era papà Valentino che un brutto giorno di dicembre del 1912, prese la sua valigia di cartone e si imbarcò per l’America, per far fortuna. Seguendo quello che allora era un sogno e una necessità. Di lui, negli anni successivi, si seppe poco o nulla. La moglie Assunta si trovò da sola, con tanta miseria e con quel figlio, Giovanni, che aveva appena otto mesi e doveva tirarlo su da sola. E furono tanti sacrifici e tanta fame. <Dopo le elementari - ricorda Giovan-ni, con l’aria di chi sa vedere sia lontano nel tempo che dentro, nel profondo dei cuori, - sono andato a lavorare con la Todt. Si costruiva la Gardesana orien-

tale e c’era bisogno di manovalanza. Nella zona di Limone, dalla mattina alla sera e non c’erano sabati né dome-niche. Portavo a spalle le sbarre di ferri che servivano ai animatori. Una fatica da bestie. Oltre due anni di quella vita, e la paga era di una lira l’ora. Drena era allora un povero paese. Si respirava mi-seria dappertutto. Le case erano diroc-cate; c’era una straducola che saliva da Dro ed era percorsa solo dai carri tirati dai buoi. In casa avevamo, per fortuna, due bestie; si portava il latte al <casè> che ci dava in cambio del formaggio, poi battevamo i <maroneri> con le per-tiche e si andava anche giù nella Busa a vendere i maroni. Dagli stenti del paese alla tragedia della guerra. <Ho fatto cinque anni di guerra, in Albania e in Grecia. Dopo l’8 settembre a Bu-chenwald, …di come andavano le cose là ve l’ho già detto, ci hanno liberati i russi, e, messi su un treno, siamo tornati a casa>. Giovanni, <Giovanin> perché è piccolo di statura, era dato, come ri-cordato, da tutti per morto. Ah, c’è da dire tornando un attimo indietro che, da soldato era andato a Lasino a cercar mo-glie, anche perché c’era il detto che le donne di Lasino <erano come si deve>. Tornato a casa nel ’43 per una licenza di tre giorni, aveva mes-so incinta la moglie Assunta, tanto che il 3 dicembre, nove mesi spaccati dopo, era nata la figlia Angiolina, che non ve-drà se non dopo la prigionia e che oggi abita, con la famiglia, nella zona della Madonna delle Grazie.Fatto prigioniero dei tedeschi e depor-tato Giovanni riesce per un po’ a scri-vere a casa, poi più niente. Il Giovanin è morto lo piange la moglie e, povero

...c’era una straducolache saliva da Droed era percorsasolo dai carri tirati dai buoi...

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Cristo, è quello che dicono tutti. E la miseria per chi resta a Drena è nera da far battere i denti dalla fame. La sto-ria, all’insegna della sofferenza e dei sacrifici si ripete, la madre Assunta era rimasta sola con il figlio Giovan-ni di otto mesi, la moglie di Giovanni, Assunta anche lei, rimane sola con la figlia Angiolina. Si va avanti di stenti, con il latte di una capra a mitigare una fame che non dà tregua. All’inizio del ’46 il ritorno a casa di Giovanni. Non annunciato, si presenta, ed è come se in paese fosse apparso un fantasma. Uno venuto dal regno dei morti. La mamma Assunta, nel vederlo in piazza cade in ginocchio è piange di gioia: è di sicuro un miracolo, una grazia della Madon-na di Fatima, la statua realizzata in una nicchia a Drena perché il paese era stato risparmiato dai bombardamenti della prima guerra mondiale. La madre, re-ligiosissima, non si era mai rassegnata; aveva consumato le ginocchia a pregare per quel suo figlio. Giovanni era torna-to talmente provato che era come un sacco vuoto, una larva, tanto ne aveva passate. Ma la vita, nonostante gli in-cubi e le notti senza pace, riprende. Nel ’46 nasce la sua seconda figlia Giannina che oggi abita a Trento in via Calepi-na ed è sposata con Nerio Chemolli, titolare di una tipografia. Nel 1950 nasce Rinaldo, un nome scelto perché ricorda a Giovanin un ragazzo che ha Buchenwald gli portava qualche chicco d‘uva; Rinaldo ha lavorato all’Aqua-fil, Alla Cartiera del Garda ed oggi, in pensione, lavora la campagna. Ha sposato Maria Gianordoli, maestra di scuola materna di Lasino, già assessore alla cultura di Drena, che con affetto e premura ci aiuta a ricostruire la storia di Giovannino, che va detto, ha una memoria di ferro ed una forma fisica

invidiabile; non sta mai fermo, cappello e bastone, e qualche bella passeggia-ta. Lui che ha una famiglia numerosa, è circondato dal tanto affetto, ed è tre volte bisnonno. La moglie Assunta, a fianco della quale ha vissuto 64 anni, è scomparsa il 9 dicembre del 2007.Giovanni abitata al piano terreno di una bella casa, con al piano superiore la famiglia del figlio Rinaldo, ha intorno tanto verde, anche perché lui si è inca-ponito e l’ha spuntata: ha acquistato del prezioso terreno intorno alla casa. Una stupenda vista sul castello, ha il suo cane che gli fa le feste, e le sue galline da ac-cudire. Ha una profonda fede, gli piace guarda Telepace e la domenica, come si faceva una volta, si veste dalla festa e va alla messa. E’ proprio vero che chi ha passato e superato prove molto dif-ficili, dolorose, nella vita acquisisce una marcia in più, quella che lo rende vivace e speciale, ottimista e positivo. Del re-sto il Giovanin è un filosofo e a chi gli chiede se nella vita gli è mancato qual-cosa ride di gusto e risponde arguto: <Vuoi star bene, prendi il mondo come viene>. Com’è Drena oggi? <Oggi i è tuti siori, ‘na volta l’era fam nera. Adès i stà benòn, i è tuti americani>; i gha anca tre o quatro television en casa>. A Drena, quest’uomo di piccolo di statura, con il cappello calato in testa , lo sguardo arguto, e il bastone che se ne va in giro con passo vivace, è bello e rassicurante, salutarlo ed essere salutati, perché il Giovanin Chitara Michelotti, con i suoi 99 anni che sono quasi 100, è una istituzione. Quasi, se non più del castello che nel sole, gli fa da sfondo, ma standosene ben dietro, per non ru-bare la scena ad uno che nella vita ne ha viste tante. Non per niente è il Giova-nin <Chitara>.

da Judicarie, dicembre 2011

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E’ ormai trascorso un’ anno dalla mor-te di Don Fabio, che nasce a Drena e dopo aver ricevuto la “chiamata” all’ età di 12 anni, entra in seminario e il 27 giugno 1948 nel Duomo di Trento, vie-ne consacrato sacerdote dall’Arcivesco-vo mons. Carlo de Ferrari.Nel 1948 don Fabio, viene destinato a fare il cappellano nel Comune di Lo-maso dove vi rimane per tre anni, dove viene ricordato per l’impegno nel Coro parrocchiale, nelle recite in teatro, e nella realizzazione dell’Asilo.Nel 1950 inizia la sua collaborazio-ne con don Lorenzo Dalponte che nel 1963 porta alla realizzazione della nuova sede del Collegio Arcivescovile di Trento Dal 1963 al 1988, don Fabio viene destinato alle parrocchie di Bolzano dove si dedica con impegno ai giova-ni, all’oratorio, agli scout ai campeggi al teatro e realizza il primo “Cinema per ragazzi”.Dà non tralasciare il lavoro nelle Par-rocchie dei “Regina Pacis”, “Tre Santi” e “Cristo Re” dove svolge il compito di insegnante catechista.Don Fabio viene ricordato soprattutto per le sue idee originali e per così dire alternative, tra queste la conduzione del primo coro misto a Bolzano, che esegue musica liturgica ritmica per le celebrazioni eucaristiche.Fra i tanti impegni, partecipa a due legislature del Consiglio Provinciale Scolastico di Bolzano, raggiungendo il varo della legge provinciale (1983) per i tre gruppi etnici.L’ anniversario dei suoi 40 anni di sa-cerdozio, vengono festeggiati proprio

nel nostro paese di Drena, dove alcuni ricorderanno di certo la banda di Fiè in corteo, mentre il suo 50° anniversario viene festeggiato a Caldaro, parrocchia che gli viene affidata dal 1989 al 1998.Lo ricordiamo anche come Parroco di grandi provocazioni, infatti nel Natale del 2000, durante la Messa prenatalizia fece leggere due versetti dal Corano come segno di unità fraterna, que-sto fece subito suscitare diverse polemiche, che lo portarono anche a Roma, dove, pensate, sei mesi dopo il Papa Karol Wojtyla celebra una S. Messa teletrasmessa con i musulmani.Un’altra grande “rivo-luzione” si ricorda nel natale 2007, dove Don Fabio nell’Omelia della S.Messa dichiara l’aper-tura alle coppie di fatto, esprimendo loro com-prensione, rispetto e fi-ducia.Questa sua breve bio-grafia viene tratta dal libro che fece pubblica-re in occasione del suo 60° anniversario di sacerdozio, festeggiato il 22 giugno 2008 a Drena.Ad un’ anno dalla sua scomparsa, vo-gliamo ricordarlo con un sentimento di gratitudine per tutto l’impegno svolto nella sua “missione”.

DON FABIO CHIARANI20-01-1922 | 03-02-2011

E’ ormai trascorso un’ anno dallamorte di Don Fabio

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Come ogni anno per la Comunità di Dro e Ceniga il lunedì dell’Angelo (pa-squetta) ritorna il tradizionale pic-nic sul dosso di S.Abbondio che nella con-suetudine orale viene spesso nominato anche “doss de Pasqua”. La tradizione, che è molto antica e che si ripete da generazioni, vede intere famiglie recarsi sul dosso per trascor-re insieme in un clima di allegria e di condivisione questo giorno di festa. Da qualche tempo, poi, si è aggiunta, per tutti gli sportivi e gli appassionati delle camminate, la marica non com-petitiva “dal Doss al Doss de corsa” che è organizzata e gestita dal gruppo giovani Dro-Ceniga-Drena ed è giunta quest’an-no alla sua 28° edizione. La corsa che si snoda sulle strade di Dro e Ceniga vede la par-tecipazione di veri atleti che corrono gli 8,200 km in poco meno di 25 minuti; ben più numerosi sono però i gruppi e le famiglie che percorrono il percorso camminando e chiacchierando in compagnia. Per tutti il ritrovo è alle 8,30 ai piedi del colle e la partenza alle 9,30.Quest’anno alla corsa è as-sociato un importate proget-to di sviluppo denominato “un pozzo per l’Uganda” che è volto sia nella raccolta di fondi per la costruzione di pozzo di acqua potabile nella comunità di Kapsukunyo in Uganda, villaggio di nascita di padre Michael, ma anche

alla sensibilizzazione per il dono e bel-lezza della vita.Dopo la corsa, la giornata di festa si sposta sulla sommità del colle dove nella piccola chiesa dedicata al santo omonimo con i bellissimi affreschi cin-quecenteschi si celebrerà la santa messa presieduta dal parroco di Dro don Ste-fano Anzelini.All’uscita “ovi sodi e vim bianc” per tutti, allietati dall’intrattenimento mu-sicale della banda sociale Dro-Ceniga.Il pomeriggio trascorrerà poi sui teli dei pic-nic tra canzoni di chitarra, scherzi, partite a carte e allegria.

DAL DOSS AL DOSS DE CORSA28° edizione

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25-26-27 maggio 2012www.dodicisabati.it

8-9-10 giugno 2012www.santantoniodro.it

Festaa LaghelDomenica dell’ottava di Pasqua15 aprile 2012Ritrovo nella mattinatae Santa Messa nel pomeriggio alle 14.30

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Don Zelindo Trenti è nato a Dro, l ’8 marzo 1934. Rimasto orfano del papà piccolissimo cresce con la mamma Irene, nonni, zii e cugini. Da ragazzino comincia a studiare presso i Salesiani per diventare sacerdote. La sua prima Messa l ’ha celebrata a Torino l ’11 febbraio 1962; a Dro il 27 settembre dello stesso anno.Nei suoi primi incarichi sarà sacerdote in terra friulana: a Tolmezzo prima (dove la mamma si cercherà un lavoro per stagli vicino) e Pordenone poi. Da un bel po’ di anni ormai è a Roma, presso Istituto di Catechetica della Facoltà di Scienze dell ’Educazione – Università Pontificia Salesiana.Finchè la mamma anziana abitava a Dro, in via Portici, veniva molto più spesso, ades-so lo si vede più raramente, ma si sente benissimo dal suo parlare che Dro è nel suo cuore e ricorda spesso le “brugnère”, le marocche e i ricordi da bambino.Una cosa vedo sempre sul suo viso, ed è quello che mi ha sempre colpito: un bellissimo sorriso.

Elvira

1962 - 2012

Signore,Tu sei la via, la verità, la vita! Sei l’Alfa e l’Omega di ogni uomo, il punto sicuro di riferimento di ogni discepolo, in particolar modo di ogni tuo ministro.È con grande gioia che oggi vogliamo dirti come Comunità di Dro un grazie sincero per averci donato don Zelindo, di cui celebriamo il 50° di Sacerdozio nella Congregazione Salesiana di Don Bosco.Grazie per tutti i doni di cui l’hai colmato nel suo lungo ministero sacerdotale al servizio della tua Chiesa, in par-ticolare nel settore delicato della educazione giovanile secondo il carisma di Don Bosco.Ti preghiamo o Signore di dargli la gioia piena, la speranza inossidabile, la carità cristallina del servo buono che at-tende il suo Signore nella fedeltà, assieme ancora ad anni di salute e di apostolato.Grazie, don Zelindo, della tua testimonianza di vita.

La tua Comunità di Dro non ti dimentica: ti vogliamo bene!

Dro, 11 febbraio 2012

don Zelindo Trenti

Quest’anno si festeggiano gli anniversari di:50° sacerdotale di don Zelindo TrenTi20° sacerdotale di padre eZio Tavernini70° di professione religosa di padre renZo FlessaTi

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E’ dall’anno 2000 che le donne rurali di Dro e Ceniga hanno preso l’impe-gno di aderire al progetto dell’Unicef “Adotta una Pigotta” .Così anche quest’anno si sono incontrate diverse sere nella casetta parroc-chiale di Ceniga, armate di stoffe, lane, bottoni, fili e pizzi per confeziona-re a mano queste bambole, che successivamente vendute dall’associazione Unicef permetteranno di aiutare a salvare tanti bambini.Questi incontri diventano pure momenti di condivisione gioiosa per le donne che vi partecipano.

Donne Rurali Dro e Ceniga

LE PIGOTTE DELLE DONNE RURALIPROGETTO UNICEF

UN ARTIsTA ACCANTO A NOI..Nel corso del 2011 ha festeggiato i 90 anni di vita fra’ Silvio Bottes artista e scultore nato nel 1921 a Brusino della comu-nità francescana della Madonna delle Grazie ad Arco. Anche in queste pagine si vuole ricordare questo artista che nella sua grande produzione che è arrivata fino in America Latina, è riuscito a trasmettere la fede e il senso del bello. Un uomo che a partire dai suoi 18 anni è riuscito a realizzare due vocazioni: quella religiosa e quella artistica che in una sinfonia riescono ad esprime Dio nella sua vita. Fra’ Silvio spiega la sua arte rifacendosi a Mchelangelo: “trarre fuori dalla viva pietra l’idea viva”, cioè riuscire con le proprie mani a liberare dalla materia che è di troppo l’opera artistica che è già presente nella materia. Se vogliamo ammirare le sue opere e attraverso di esse avvici-narsi a Dio uno scrigno prezioso è il Convento delle Grazie ad Arco. Ma la sua arte non parla solo di Dio, ma anche dell’uo-mo e in particolare dell’uomo che da la vita per la libertà e la giustizia, infatti diversi sono i monumenti da lui realizzati in ricordo dei caduti. La sua è un’arte semplice ed essenziale ma proprio in questa essenzialità, capace “di parlare da sola se vale, come lui dice, altrimenti, meglio non citarla nemmeno”…, semplice ed essenziale come è la sua vita francescana.

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1. scrittura e tradizioneIl fenomeno dell’urbanizzazione ha spinto le autorità, soprattutto nei grossi centri, ad incoraggiare la cremazione dei defunti piuttosto che la loro inu-mazione, facendo leva sul fatto che non c’è più posto per grandi cimiteri. Que-sta pratica per duemila anni è rimasta estranea alla ritualità cristiana. Fin dall’inizio la Chiesa proseguendo l’uso già in atto in Israele, in antitesi con il mondo pagano dell’epoca, non utilizzò la cremazione dei cadaveri. Nell’antico Testamento si nota, infatti, l’assenza totale del rito funebre della cremazio-ne, e nel nuovo Testamento troviamo ripetuti riti di seppellimento e mai ci-tata la cremazione. Prima ancora della sua morte, difendendo l’atto di amore di Maria di Betania, Gesù aveva fatto un riferimento specifico all’inumazio-ne dicendo: “... l’ha fatto in vista della mia sepoltura” (Mt 26,12). In seguito è specificato che Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo presero il corpo di Gesù e lo avvolsero in bende con gli aromi (Gv 19,40) e lo posero nel sepolcro. I cristiani, seguendo l’esempio di Gesù e secondo l’uso invalso tra gli ebrei, non accettarono mai la cremazione proprio per non uniformarsi alle consuetudi-ni pagane. Allo scopo di manifestare la propria fede nella resurrezione dei morti, attuarono costantemente l’inu-mazione dei defunti. Questa consuetu-dine permise la costruzione dei grandi cimiteri cristiani, come le catacombe, le quali soltanto nel sottosuolo di Roma, con i loro stretti corridoi sotterranei, si diramano per oltre quaranta chilome-tri e rappresentano un testimonianza

sempre attuale della fede in Cristo che vince la morte. Questa pratica rimase invariata fino al 1700, quando i decre-ti napoleonici pretesero di modificarla a favore della cremazione, adducendo motivi pratici ed igienici. In realtà Na-poleone aveva inserito questa proposta nel suo “pacchetto” di leggi di scristia-nizzazione e dovette fare i conti con una forte reazione delle popolazioni. Nel 1800 la pratica della cremazione si dif-fuse per la propaganda di associazioni dichiaratamente atee, in polemica con la fede nella resurrezione. Da allora la cremazione divenne simbolo di coloro che desideravano affermare la propria negazione dell’eternità e questo portò alla presa di posizione della Chiesa che la stigmatizzò con dei divieti.

2. l’attuale posizione della ChiesaIl nuovo Codice di diritto Canonico del 1983, al terzo paragrafo del cano-ne 1176, così recita: «La Chiesa rac-comanda vivamente che si conservi la pia consuetudine di seppellire i corpi dei defunti; tuttavia non proibisce la cremazione, a meno che questa non sia stata scelta per ragioni contrarie alla dottrina cristiana». Questo indica, evidentemente, un’apertura e chiarisce, una volta per tutte, una questione mol-to spinosa che vedeva nel segno della cremazione la linea di confine fra due mondi contrapposti. Quindi è possi-bile, oggi, essere cristiani e, nella pro-fessione di fede nella resurrezione della carne (Credo la resurrezione di questa carne, come ribadito nel simbolo aqui-leiese) anche praticare la cremazione del corpo di un defunto.

UNA RIFLESSIONE SULLA PRATICA DELLA CREMAZIONE

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3. Problemi apertiMa non possiamo chiudere così veloce-mente la questione. Il Codice di diritto canonico sottolinea con forza una via preferenziale: «la Chiesa raccomanda vivamente che si conservi la consuetu-dine di seppellire i corpi dei defunti». Questa indicazione non deve essere di-menticata ed è una chiara direzione te-ologica. L’antichissimo e mai interrotto costume di seppellire i morti, come già ricordato, pone le sue radici nel vangelo e viene ribadita da san Paolo: «si semi-na corruttibile e risorge incorruttibile; si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di for-za; si semina un corpo animale, risor-ge un corpo spirituale» (1Cor 15,42-44). «Anche se la Chiesa non ha mai affermato che la riduzione in polvere che risulta dalla cremazione non pre-giudica alla ricostituzione dei corpi risorgenti … una religione in cui tutta la realtà è segno non può disconoscere

che la combustione del cadavere può costituire un antisegno. La simbolica dell’inumazione è ricca di vocaboli co-niati dai primi cristiani: cimitero, cioè dormitorio; camposanto, cioè luogo di consacrati a Dio; deposizione, non nel senso fisico di porre già entro la terra, ma nel senso legale, onde le salme sono date in deposito da restituire il giorno della resurrezione». (V. Messori, Pensa-re la storia). Questo deve stimolarci a riconsiderare il valore di una tradizio-ne bimillenaria e a non archiviare con frettolosità riti, segni e simboli che non ci descrivono solo quello che attendia-mo oltre la morte ma anche il valore del corpo e l’unità di tutto l’uomo che esso rappresenta. In questa prospetti-va vanno letti i segni del rito cristiano delle esequie: l’aspersione della salma con l’acqua battesimale, nella quale è stato celebrato già simbolicamente il dramma pasquale di morte e resurre-zione del credente (proprio la Chiesa aquileiese celebrava il battesimo con la pratica dell’apnea per far sperimentare il passaggio dalla morte = immersione, alla resurrezione = emersione e dono dello Spirito = respiro); l’incensazione in segno di venerazione del corpo che vedrà la resurrezione; l’illuminazione con il cero pasquale che indica la vitto-ria di Cristo sulla morte.

4. Considerazioni finaliLa sepoltura concede inoltre un conge-do meno brusco e più graduale dal cor-po, compatibile con il tempo del lutto, e permette ai credenti di poter compiere gesti d’affetto e di fede sulla tomba del congiunto che indicano l’attesa di un nuovo incontro. Concludendo, è op-portuno specificare il senso di questo contributo. nel rispetto delle volontà dei nostri defunti è comunque impor-

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tante riflettere su gesti e riti che si sono formati nel tempo e che costituiscono lo scrigno di significati antropologici, teologici e convinzioni di fede. È im-portante che le mutazioni dettate dalla modernità, pur accolte dalla Chiesa, non vengano assunte acriticamente e senza riflessione. Il corpo umano ri-mane per noi credenti, simbolo di una relazione che la morte non può annul-lare ma è anche segno di una fragilità che ci appartiene e che può essere gua-rita solo dall’amore di Dio. Dobbiamo quindi verificare se, nella volontà di velocizzare la consumazione del corpo non ci sia il tentativo, anche inconsape-vole, di eliminare la realtà della morte,

confine drammatico ma anche pedago-gico al potere umano. Considerata la sua densità simbolica, il corpo va quin-di “maneggiato con cura” ed evitata la sua rimozione in nome dell’“igiene” o della “mancanza di spazio”. C’è il so-spetto che dietro queste affermazioni serpeggi la perdita di valore della vita umana che, quando perde la sua utilità, diventa sempre più scomoda e ingom-brante. Per l’uomo, che Dio ha scelto di incontrare nella sua corporeità, ci deve essere sempre spazio, durante la vita e dopo la morte.

da “Giornale Parrocchialedi Tremosine”,Natale 2011 - TREMOSINE

La Passiflora fu introdotta in Europa nel 1610 da Emmanuel de Villegas, padre agostiniano che rientrava dal Messico. Era rimasto affascinato da una pianta che produceva un fiore straordinario, che gli indigeni chiamavano granadilla e della quale mangiavano il frutto. Il missionario era rimasto colpito, non dal frutto ma dal fiore in quanto ad esso associava la passione e la crocifisione di Gesù Cristo: la corona di filamenti colorati che circonda l’ovario era la corona di spine; i 5 stami, le 5 ferite di Gesù; i 3 stigmi, i 3 chiodi; i 5 petali ed i 5 sepali gli apostoli rimasti fedeli a Gesù; l’androginoforo la colonna della flagellazione ed i viticci i flagelli mentre le 5 antere le 5 ferite. Appena rientrato in patria fece vedere la pianta a Padre Giocomo Bosio, e ne fu talmente affascinato che scrisse, nello stesso anno, un “Trattato sulla Crocifissione di Nostro Signore” con la prima descrizione del fiore che venne chiamato Passione incarnata. Ma fu Linneo che nel 1753 classificò questa pianta e mantenne il nome “Passiflora” che deriva appunto dal lati-no “Flos passionis = Fiore della passione”, altro nome con il quale è conosciuta questa pianta, “Pianta della passione”.Data la sua origine, nel lin-guaggio ottocentesco dei fiori la Passiflora è il sim-bolo della Fede religiosa.

IL FIORE DELLA PASSIONE

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nuovi giochi, nuovi laboratorie nuovi amiciti stanno già aspettando.

Si apriranno le porte del Grest lunedì 16 lu-glio, dove sarai accolto con gioia ed entusia-smo da ragazzi e ragazze e anche da persone più grandi che si sono rese disponibili. Conti-nuerà l’attività la settimana successiva per poi concludersi il giorno 27 luglio.

Per te che frequenti le scuole elementari po-trai partire con valigia e zaino, domenica 29 luglio per un fantastico campeggio nella gran-de casa a Sega di Ala.Domenica 5 agosto arriveranno i ragazzi più grandi che frequentano la scuola media e la prima superiore, dopo un momento di condi-visione insieme sarà il momento di ripartire.Invece per te che hai appena appoggiato il bagaglio inizierà un’altra fantastica avventura che durerà fino a domenica 12 agosto.

Tutte occasioni indimenticabili!!!

Ti aspettiamo!!!

A breve verranno distribuiti i moduli per le prescrizioni. Il giorno 16 aprire alle ore 20.30 all’oratorio, si potranno consegnare i modelli compilati.

Stiamo preparando

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Campeggia Sega di Ala

primo turno elementari

29 luglio/5 agosto

secondo turno medie5 agosto/12 agosto

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Si avvicina anche il mese di Maggio e con lui l’impegno della recita quo-tidiana del Rosario con la comunità. Preghiera che molti amano e recitano con devozione alla madonna. Giovanni Paolo II nella Lettera Apostolica “Ro-sarium Virginis Mariae”, dell’ottobre dell’anno 2002, ci ricorda questo.

1. Il Rosario della Vergine Maria, svi-luppatosi gradualmente nel secondo Millenio al soffio dello Spirito di Dio, e’ preghiera amata da numerosi Santi e incoraggiata dal Magistero. Il Rosario, infatti, pur caratterizzato dalla sua fi-sionomia mariana, e’ preghiera dal cuo-re cristologico. Nella sobrietà dei suoi elementi, concentra in se’ la profondità dell’ intero messaggio evangelico, di cui e’ quasi compendio. Con esso il popolo cristiano, si mette alla scuola di Maria, per lasciarsi introdurre alla contempla-zione della bellezza del volto di Cristo e all’ esperienza della profondità del suo amore.

Maggio mesedi Maria

2. Recitare il Rosario, infatti, non e’ al-tro che contemplare con Maria il volto di Cristo.

Ricordandoci di questo impegnamoci tutti, come genitori, nonni, zii e cate-chisti ad insegnare questa preghiera ai nostri bambini, spendo che con il Ro-sario si prega per la pace nel mondo, per le sofferenze degli altri, per il bene delle famiglie, e per tutte le buone in-tenzioni che abbiamo nel cuore.Possiamo iniziare colorando i fogli che trovate in chiesa meditando con i bambini i “Misteri della Gioia” che ci presentano l’ inizio della storia storia della salvezza attraverso l’infanzia di Gesù. (Tratti da “preghiamo il Rosario con Maria” Comunita’ Cenacolo).

rosario “Di legno di osso di vetro decina dopo decina infilzato annodato minuzzoli arrotati con cui componi la strada per il cielo”.

(r. Kapuscinski)

Grotta a Maria Immacolata a Fies, Dro

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Nella nostra comunità di Dro e Ceniga la realtà dell’Oratorio è fulcro di nu-merose proposte formative e ricreative, frequentato da generazioni di ragazzi da gruppi e da associazioni anche di altri Comuni. Ora vogliamo dare un nome al nostro oratorio, nell’ archivio parrocchiale non si trovano indicazioni o semplici suggerimenti in proposito, così chiediamo alla comunità di espri-mersi affinché la scelta sia condivisa. La nostra intenzione è quella di intitolarlo a una grande figura umana che possa essere di esempio, in special modo ai giovani, per una fede cristiana vissuta con gioia nella vita quotidiana.

Per quanto riguarda i nomi dati agli oratatori delle parrocchie confinati tro-viamo: l’oratorio di Arco intitolato a san Gabriele dell’Addolorata, quello di Riva a Don Bosco e quello di Pergolese a santa Maria Goretti.Chi volesse aiutarci nella scelta del nome può compilare la scheda che tro-verete in chiesa, scegliendone uno tra quelli proposti oppure suggerirne di nuovi. La scheda andrà poi depositata nell’apposita cassetta, che sarà presente per l’intero mese di aprile. Il Consiglio pastorale parrocchiale va-luterà successivamente le indicazioni ricevute.

Un “Nome”per il nostro Oratorio

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di CenigaFRANCESCO CALDARAMARTINA GROSSIDAVIDE SANTONIANGELICA ZANISOFIA ZANONI

di DroMATTEO AMENDOLARAANDREA BONINSEGNAFRANCESCO BORTOLOTTIMATTEO CIRACI’DANILO CIRESIROSSELLA CIVETTINIANDREA CORRADINIMANUEL FIORELEONARDO GIANNOTTI

SIMONE GROSSIANASTASIA GUARNIERILAURA MARULLIANTONIA MATARAZZOPIO MATARAZZOGIANLUCA MELONIWERONIKA MICHALSKAFILIPPO MICHELOTTISIMONE MICHELOTTIGIORGIA NICOLETTIANNA SARTORELLICHEYENNE SQUARZONIERICA TAVERNINI

A Ceniga celebrerannola Messa di ringraziamento domenica 13 maggio

I BAMBINI CHE RICEVERANNO LA PRIMA COMUNIONEdomenica 6 maggio alle ore 10.30 - Chiesa Parrocchiale Dro

di DrenaRAQUEL LUCEROASYIA BERTAZZOLIELIA BORTOLOTTIALEX BORTOLOTTITAMINA HUNJADIBEABTRICE DALLAPE’CATERINA DALLAPE’

Domenica 20 maggio a DrenaCelebreranno la Santa Messa di Prima Comunione

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RICEVERANNO IL SACRAMENTO DELLA CONFERMAZIONEdomenica 15 aprile alle ore 10.00nella Chiesa Parrocchiale di Dro:

di DrenaELISA BORTOLOTTIDARIO MADDALONIMAURO PEDERZOLLI

di CenigaVIRGINIA BONINSEGNANICOLA GIRARDISAMANTHA SANTONI

di DroDAVIDE ADAMOELISA AIROLDIMARTA AIROLDIANDREA ARGIOLAS

SOFIA BENINIELISA CIVETTINICATERINA FLORIANILORENZO ISEPPIGIOVANNI MATTEOTTICRISTIAN MICHALSKJMARTINO MONFREDINIDAVIDE NICOLETTIRICCARDO PARISIGIANLUCA SANTONIALEX SBARBERITAMARA SIMONIDAPHNE SQUARZONIFEDERICA TONELLIMELISSA ZANONI

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Sacerdotedon Cornelio Cogoli

MaestraMaria Assunta Clauser

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Amarcord anni SessantaLa nostra Prima Comunione, classe 1960

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La Settimana Santa è il centro dell’an-no liturgico. Da questi giorni, e in modo particolare dal Triduo Pasquale, deriva tutta la vita della chiesa e dalle liturgie pasquali nascono tutti i sacra-menti. In questa settimana si compio-no le promesse fatte da Dio in tutta la Scrittura. È per questo motivo che an-che noi siamo chiamati a vivere questi giorni di grazia con attenzione e pieni di gratitudine, con il cuore disponibile ad accogliere e far fruttificare in noi il grande dono di Dio e del suo Figlio.Approfittiamo di questi giorni per mi-gliorare ed intensificare il nostro dialo-go col Padre, non perdiamo questa oc-

casione per crescere nel nostro spirito.La nostra fede ha come fondamento le vicende della settimana santa. Dice infatti Paolo: «Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch’io ho rice-vuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secon-do le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici […]Se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predi-cazione ed è vana anche la vostra fede.[…] Ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vo-stri peccati.» [1Cor 15].

ALCUNI SPUNTI DI RIFLESSIONEPER LA SETTIMANA SANTA,PROPOSTI ALLE FAMIGLIE

NEL GIORNO DI PASQUA SE VUOI CON LA TUA FAMIGLIAIN CASA PUOI PREGARE CON QUESTI TESTI

Dal vangelo secondo MatteoPassato il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare il sepolcro. Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve. Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite. Ma l’angelo disse alle donne: «Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. E` risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: E` risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho detto». Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli.

Alleluja Signore, sei risorto, vivi e stai sempre in mezzo a noi.Alleluja Signore, sei risorto e vivi in chi spezza il tuo pane, in chi apre il suo cuore ai problemi degli altri. Signore sei vivo in chi prende con sé colui che fatica a portare il proprio fardello.Alleluja Signore, sei risorto, vivi e ci parli nelle cose, nei fatti e nelle persone.Alleluja Signore, sei risorto e cammini con noi: con chi soffre con gli altri, con chi spera con gli altri, con chi mette in comune la gioia e l ’amore.Alleluja Signore, sei risorto, vivi e stai sempre con noi.

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Trova il tempoTrova il tempo di pensare,trova il tempo di pregare,trova il tempo di ridere.

È la fonte del potere,è il più grande potere sulla terra,è la musica dell ’anima.

Trova il tempo per giocare,trova il tempo per amare ed essere amato,trova il tempo di dare.

È il segreto dell ’eterna giovinezza,è il privilegio dato da Dio, la giornata è troppo corta per essere egoisti.

Trova il tempo di leggere,trova il tempo di essere amico,trova il tempo di lavorare.

È la fonte della saggezza,è la strada della felicità,è il prezzo del successo.

Trova il tempo di fare la carità,è la chiave del paradiso.(Madre Teresa)

Preghieraper la beatificazione e canonizzazionedel Servo di DioGiovanni Paolo IIO Trinità Santa, ti ringraziamo per aver donato alla Chiesa il Papa Giovanni Pa-olo II e per aver fatto risplendere in lui la tenerezza della Tua paternità, la gloria della Croce di Cristo e lo splendore dello Spirito d’amore. Egli, confidando total-mente nella Tua infinita misericordia e nella materna intercessione di Maria, ci ha dato un’immagine viva di Gesù Buon Pastore e ci ha indicato la santità come misura alta della vita cristiana ordinaria quale strada per raggiungere la comunio-ne eterna con te. Concedici, per sua inter-cessione, secondo la tua volontà, la grazia che imploriamo, nella speranza che egli sia presto annoverato nel numero dei tuoi santi. Amen.

CAMILLO CARD. RUINI

Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma

Poesie e preghiere

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GRAZIE di CUORESono Elisa del gruppo dei ragazzi dell’Operazione Mato Grosso, vo-levo ringraziare davvero tanto la mia Comunità di Dro, Ceniga e Drena per avermi aiutata a realizzare il sogno di questo “fine setti-mana di dolci”… E’ stato bellissimo in questi giorni vedere la colla-borazione di tutti, chi di voi che mi ha preparato un dolce, chi due, chi davvero tanti!...chi di voi che è venuto nella giornata di sabato ad aiutarci a preparare i dolci nella cucina dell’Oratorio di Dro, chi di voi che gentilmente ha fatto un’offerta per una delle nostre torte…Sembrava impossibile…ma grazie anche all’aiuto di ognuno di voi siamo riusciti a raccogliere più di 200 torte! La disponibilità delle persone è la cosa più bella che ci sia.GRAZIE perché, attraverso il semplice ge-sto di preparare un dolce o di fare un’offer-ta, mi hai aiutato ad aiutare i poveri con i quali vivrò nei prossimi mesi in missione. Ora non vedo l’ora di partire, non vedo l’ora di vedere il sorriso dei bambini, gli occhi degli anziani che incontrerò…

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Domenica 9 c.m., il paese di Drena ha vissuto una giornata di gaudio spiritua-le intenso. Il segno vagheggiato quat-tro mesi fa dai buoni Drenesi di ave-re sopra il paese il gruppo marmoreo della Madonna di fatima, quale celeste potrettrice dei nostri soldati, oggi si è trasformato in realtà. Al tocco del mez-zogiorno del rpimo sabato del mese di gennaio u.s. i nostri bravi minatori bril-larono le prime mine. Era bello vedere avvicendarsi sul luogo del lavoro uomi-ni, giovani, ragazzi. Non mancano al lavoro i giovani in grigioverde che nelle brevi licenze si prestarono con entu-siasmo. Le giovai tutte e specialmente quelle di A.C., si industriarono in mille modi e così poterono acquistarsi une delle statue del gruppo, Lucia e pote-rono pagare quasi per intero la statua della Madonna. Fu una nuova iniezio-ne di entusiasmo l’arrivo delle statue in paese. Già da parecchie ore le campane sembravano impazienti nell’attesa e dei bimbi nella loro semplicità attendevano a mani giunte la loro mamma Celeste. Il lavoro continuò nonostante l’incle-menza del tempo, nei giorni precedenti la festa. Un triduo solenne portò alla sera i fedeli in massa a meditare i mi-steri del S. Rosario illustrati dal pulpito e il cuore del pastore della parrocchia potè consolarsi vedendo l’impegno del popolo nell’accostarsi ai SS. Sacramen-ti. Alla vigilia della festa, il lavoro per ultimare i preparativi diventò febbrile. Le campane continuavano a suonare a festa mentre il cielo liberò dalle nubi sembrava promettere una giornata di sole. Al mattino della festa i fede-li numerosissimi si accostarono alla S. Messa. Tutto il paese è in festa. Gar-

DRENA, GIORNATA MEMORABILEDall’archivio di don Alberto Bombardelli

risce la bandiera tricolore dall’alto del Castello di Drena. La gioia del popo-lo cresce alla vista dei bambini che si accostarono per la prima volta a Gesù sotto lo sguardo della Vergine di fati-ma. Alle 9.20 le campane col suono a distesa annunciano l’arrivo di S. Ecc.za Mons. Oresta Rauzi. Egli saluta col suo abituale sorriso il clero, la popolazione che gli rendono omaggio. Riceve pure il saluto del Podestà di Dro, Comm. Aldo Guglielmotti, che ha voluto con la sua presenza onorare la nostra fe-sta. Sua Ecc. entra nel tempio e assi-ste alla S. Messa solenne. All’angelo commenta con parole calde di affetto la frase di Cristo: Ego aum astor bonus. Ci esorta tutti a confidare nel Signo-re e nella Mamma del cielo; ci invita

Dall’archivio

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a rinnovare i nostri propositi di asso-luto attaccamento al Vicario di Cri-sto. Il tempio è affollatissimo. L’altare, preparato magnificamente canta in un trionfo di candidi fiori, la gloria della Regina della purezza. Appena termina-ta la S. Messa, il cielo si oscura e presto si sentono le prime goccie. Qualcuno si lamenta; presto però corre la frase: La Madonna vuole così; noi andremo alla grotta anche se piove. Sua Ecc. ha più coraggio di tutti e senza esitazio-ne dice chiaramente: Si va lassù certo e anche la gente ci verrà. La gente si raduna in chiesa pronta a partire. Sua Eccellenza apre la processione e recita ad alta voce il rosario con i sacerdoti. La gente segue con entusiasmo. Spet-tacolo commovente! Ave Maria piena di grazia... sono piccoli, giovani, vecchi che a stento respiravano eppure ci se-guno nella salita faticosa e rispondono: Santa Maria prega per noi. Si arriva un pò sopra il paese dove incomincia la strada nuova riposante sulla roccia, cordone segnato dai cipressi pianta-ti di fresco, salita suggestiva preparata alla Madonna dai nostri giovani e dai nostri uomini. Ormai siamo ai piedi di Maria. La piazzetta è gremita di gente; ci si dispone un pò dappertutto men-tre S. Ecc. si porta fin quasi ai piedi

del gruppo che al momento è coperto. Si termina la recita del S. Rosario, poi nel silenzio risuona la voce di S. Ecc.za che intona l’Adiutorium nostrum in nomine Domini col quale ha iniziato la benedizione delle statue. Un coro po-deroso di voci risponde mentre il cuore balza di commozione nel petto. Il grup-po viene scoperto e appare allo sguardo di tutti la magnifica statua della Vergi-ne col volto atteggiato a mestizia. La grande statua della Vergine (m. 1.70) porta in capo una corona brillante di dodici stelle dorate frutto anche questa dell’offerta di buone mamme del paese. La Madonna dall’alto abbraccia ognu-no dei suoi figli, distende il suo sguar-do sul paese e sorride anche a quelle persone che non hanno potuto venire lassù, agli ammalati, a tutti. Terminata la benedizione del gruppo, il canto del-le Litanie si alza come un bisogno del cuore e il pensiero vola a tante anime, a tanti figli di Drena che saliranno spes-so ai piedi della Madonna di Fatima. Il Vescovo parla. Tutti gli occhi si volgo-no a lui. Si guarda ora il Vescovo, ora Maria. Si è persuasi che Egli ci parla come ci piacerebbe Maria. La sua voce arriva al cuore della gioventù di Drena, della folla che, noncurante della piog-gia persistente, ascolta con commozio-ne. Il Vescovo commenta l’espressione artistica delle statute. La mestizia di Maria ci esorta a fuggire il peccato; i tre veggenti di Fatima ci spronano co loro esempio, al sacrificio per i peccato-ri. Quando S. Ecc.za accenna ai soldati lontani, ma presenti in spirito alla no-stra cerimonia, allora tanti occhi lascia-no cadere delle lacrime e lo sguardo dei genitori si volge supplice a Maria per-chè distenda il suo manto sopra i nostri figli e li renda immacolati all’affetto dei loro cari. Si canta ancora a Maria. Non

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2 G X GIOVANIMONTE TERLAGO“Due giorni con altri giovani? come sarà?”. Mentre pensavamo come sarebbe sta-ta questa esperienza, il 25 febbraio è arrivato in un attimo. Eravamo tutti all’oratorio pronti e carichi: zaino, sacco a pelo e tanta voglia di fare e divertirci con destinazione Monte Terlago. Con l’arrivo di Don Stefano siamo par-titi. Appena arrivati nella casa, la prima cosa che abbiamo fatto, oltre a scegliere i letti, è stato precipitarci a fare meren-da e ad aiutare il nostro cuoco nei pre-parativi della cena. Dopo di che alcuni di noi hanno preparato la stanza per un

incontro che sembrava essere noioso, ma che si è rivelato molto interessante e divertente.Il tutto si è svolto sotto forma di gioco. Ogni piccolo gruppo doveva con tanta fantasia creare dei cartelloni che rap-presentassero un viaggio ideale da fare insieme ai ragazzi. C’è stato chiesto ad esempio di disegnare la meta, il mezzo col il quale arrivarci, cosa mettere in valigia e così via, però ad ogni richiesta il cartellone passava ad un’altra squadra. Raccontando poi ogni gruppo la pro-pria proposta si sono creati viaggi inte-ressanti e scoperte cose comuni.

si vorrebbe partire più da quel luogo. Il canto continua mentre si discende. La pioggia continua e il cielo è oscuro, ma il nostro cuore è ricco di sole. Si rien-tra in chiesa. La folla occupa tutti gli spazi, parla ancora Sua Eccellenza. La giornata non è stata come voi l’avreste desiderata, dice, ebbene, offrite anche questo sacrificio a Maria SS. rinunciate alla soddisfazione eterna. Poi riassume in brevi parole gli insegnamenti della Madonna di Fatima. Esorta tutti noi a meditare le verità eterne e a recitare quotidianamente il S. Rosario. La con-sacrazione di tutto il paese a Maria SS: e la Benedizione eucaristica impartitaci da S. Ecc.za chiude questa giornata che

resterà impressa per sempre nei nostri cuori e nelle cronache della parrocchia. Alla sera si fa sosta sul piazzale della chiesa. Cala la notte. Un riflettore, po-sto con tecnica impeccabile da uno dei nostri giovani, getta un fascio di luce sul gruppo. Qualcuno rapito dallo spet-tacolo nuovo commenta: sembra che si alzi il sole e qualche altro:sembra una scena di Paradiso. La Vergine di fatima che mostra il suo grande Rosario dica al nostro buon popolo di Drena una parola: amate Gesù e rimanete nel mio Cuore Immacolato.

Un grazie a Miriam per la disponibilità.Sebastiano

domenica 13 maggio 2012 - drenas. Messa alla Madonna di fatima

alle 10.30 e alla sera fiaccolata e rosario

Esperienze

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Durate i preparativi della cena i ragazzi si sono dati alle pulizie e alla prepara-zione della tavolata, alcuni rallegravano l’atmosfera strimpellando qualche nota con la chitarra mentre noi ragazze in-sieme al nostro cuoco eravamo alle pre-se con i fornelli, tutto sotto il controllo vigile di Don Stefano.La cena è stata un successo, dopo un pomeriggio di giochi ci voleva proprio un bel piatto di spaghetti!Finiti i vari giochi durante la cena, che per alcuni si sono rivelati molto faticosi e difficili da comprendere, i ragazzi si sono diretti a preparare la serata a base di musica con il mitico gioco Saraban-da, mentre noi ragazze ci siamo cimen-tate nella preparazione di una torta allo yoghurt e cioccolato… c’era chi rompe-va le uova, chi montava gli albumi e chi tagliuzzava la cioccolata, siamo riuscite, collaborando a creare una torta spetta-colare!Don Stefano ci ha parlato di anima-zione e gruppo animatori, invitando il giorno successivo, alcuni ragazzi della sua ex parrocchia che ci hanno ripor-tato con entusiasmo la loro esperienza. Questo ci ha fatto capire che l’oratorio

non è una cosa noiosa, bensì un luogo dove trovarsi con gli amici e i bambini da animare, per divertirsi, far divertire e stare insieme, e non solamente per pregare. A questa due giorni ci siamo ritrovati insieme a giovani che avevano già pre-cedenti esperienze di campeggi, altri che intraprendono l’animazione del Grest, altri che si ritrovano in oratorio durante il periodo invernale, e chi un po’ più grande anche avendo intrapre-so gli studi universitari o lavorando ha sempre voglia di aiutare e divertirsi.Questo messaggio, di essere gruppo an-che avendo età ed esperienze diverse, lo vogliamo lanciare a tutti i giovani delle tre parrocchie, così da poter creare un gruppo giovani sempre più ampio e at-tivo.Sono stati momenti bellissimi passati in compagnia e allegria. Ci siamo divertite, ma allo stesso tem-po abbiamo fatto divertire, siamo state animate ma allo stesso tempo anima-trici.

Nicole e Paola

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Il pozzo è stato completato e final-mente tutti i villaggi della comunità di Kapsukunyo possono attingere l’acqua potabile!

Vi riporto quanto don Michael mi ha pregato di comunicare a tutti voi che avete creduto in questa opera e collabo-rato affinché andasse realizzata:

L’Acqua è Vita! Il pozzo è realtà!

“Al Consiglio Pastorale, a don Stefano e a tutta la comunità di Dro, Drena e Ceniga, ringrazio sinceramente per la vostra generosità che ha permesso a tutta la mia gente di poter attingere acqua potabile dal poz-zo! A nome di tutti gli abitanti della comunità di Kapsukunyo vi rin-grazio perché possiamo vivere un’esperienza nuova nella vita grazie al vostro profondo amore per noi, ci avete dimostrato una vera amicizia con il prezioso dono dell ’acqua! Sono molto contento.

Un caro saluto e a prestodon Michael”

Il contatto con la Ditta che ha perfora-to e realizzato il pozzo è sempre stata puntuale e precisa, e sono stati rispetta-ti i tempi di costruzione. Per la realizzazione di tale pozzo, il ge-ologo ha svolto una indagine nell’area di proprietà della Chiesa e ha trovato la potenzialità di poter eseguire la perfo-razione in un punto poco distante dalla costruzione.Individuata la zona, il driller della dit-ta ha eseguito la perforazione con una intubazione a 61 Km di profondità. La portata d’acqua, che è stata analizzata, si aggira intorno ai 2000 l/ora. Sono stati infine eseguiti i lavori di costru-zione e di finitura del pozzo installan-do una pompa manuale.Per la gestione del pozzo è stato indi-viduato il responsabile nella figura del Direttore della Caritas della comunità di Kapsukunyo, il quale inoltre, assieme agli insegnanti, educherà i bambini e gli abitanti nel corretto utilizzo e gestione del pozzo e della pompa annessa.

Il pozzo inoltre sarà utilizzabile non solo da tutti i villaggi della comunità di Kapsukunyo, ma anche da qualche comunità limitrofa molto povera. E’ una grande gioia sapere che final-mente molti bimbi si ammaleranno sicuramente meno perché ora possono bere acqua potabile; è una grande gioia sapere che ora molte persone potranno bere senza temere la siccità e potranno anche lavarsi!

“E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa>> 

Matteo 10,42.

A.

Progetto

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Lavori restauroChiesa ParrocchialeCeniga,primavera 2011

Con la rimozione delquadrante metallicobianco sul lato Ovestdel campanile sonovenute alla lucetracce pittoriche di unprecedente quadrante.

Redazione: don Stefano Anzelini, Corrado Angeli, Michela Benuzzi,Roberta Bombardelli, Laura Parisi, Sebastiano Matteotti e Zita Zanoni.

PARRoCCHIE DI CEnIGA - DREnA - DRotel. Parrocchia Dro: 0464 544000 - E-mail: [email protected]

Stampato 1700 copie da Grafica 5, Arco