bolle di sapone

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silloge poetica

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Rodolfo Vettorello

Bolle di sapone

Prospettivaeditrice

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Rodolfo Vettorello

Bolle di sapone

ISBN 978-88-7418-553-5

© 2009 Prospettiva editrice, Civitavecchia

I edizione e-book Reader febbraio 2009

http://www.kappaeventi.com

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alle mie sorelle Marisa e Dolores, comebolle di sapone

nel mio stesso refolo di vento.

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IL MIO MOLESKINE

La poesia mi sorprendee mi prende improvvisa,

alle voltealle soglie del sonno o in un altroincredibile istante

e mi lascianel momento che avreipiù bisogno di lei.

Mi abbandonanel profondo del vuoto

e rimangouna povera cosa sperduta,senza voce nè pianto,desolata.Se rileggoqualche verso degli anni passatie rinnovo emozioni,

capiscoche qualcuno ha dettatole parole non mie che ritrovose mi metto a sfogliare di nuovocome ho fatto per giorni

gli appuntidel mio blocco da tasca.La poesia

se mi cerca mi trovadi certoperchè sono in attesa.Non so scrivere versi

e inventarequella musica giusta che amo;devo stare in ascolto

e capire

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le parole che arrivano al centrodi un profondo non miosegretissimo abisso

di dentro.

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GOCCE DI VITA

E se la Vita fosse come un lagoed ogni giornouna piccola goccia tra le tantee se ad ognunospettasse solo il pocoche stia nel cavo tondo di una mano

e se a ciascuno fosse dato dareun giorno solo della propria vita,una goccia di lago a dissetarechi ha sete ancora ma non ha da bere,

darei di me quel poco che mi resta,che forse ho già rubatoa chi m’é stato caro,comincerei domani a sgocciolarela mano

e le sue gocce da donare.

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HAPPY HOUR

Vivere qui che pare un brulicared’un formicaio inquieto.Processioni che vanno e che ritornanocome in assurdipercorsi senza senso, circolarimodi d’andare in tondo,inutilmente.Così la genteche si ritrova a seraper un Martini dry con patatine.Riti d’estate e darsi appuntamentonei luoghi cari, per l’appello e dirsi:siamo di nuovo qui, per maledirci.

“Andrea non può prendere il sole,lo sai, la chemio...”“Lorena invece si vergognaper quel sorriso strano, da paresie del braccio che penzola snervato.”

Un anno che trascorre é una battagliache semina sul campoi suoi caduti. Le bandieregarriscono nel ventosolo per chi , per ora,non ha subito ancora una sconfitta.

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LA LIPPA

E’ quasi Ognissanti,la nebbia che calale forme assottiglia. E’ stagionedei giochi di strada.Di biglie, pistole di legno, di lippa.La scopa di mamma ha perdutoil manico tondo, sacrificatoper farne una mazza e il suo piglio.Si gioca nel grande cortiledi terra battuta.La lippa colpitasi alza nell’ariae va poi lontano lontano.Il più coraggioso ci provastringendo un berretto di pannoa prenderla al volo.I vetri del vicolo attraggonoil fuso lanciato con forzae più di una volta succedeche il gioco finisca nell’urlodi mamme infuriate.A scuola il maestro ammonisceche il gioco di strada si addicesoltanto ai monelli.Ma il gioco proibito,la sfida del rischio é di ritoper chi, come me, non ha audacie.Il gruppo lo esige,per stare nel branco si deveun pò trasgredire.

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BACO DA SETA

Non voglio esagerareinsistendo col vivere.Non più di quanto ammettadignità ed eleganza.Volteggiare nell’aria come un fioccodi lanugine lievee poi posaredove decide il vento.Niente avere di più. Nulla volere.Camminare per plaghe e per sentierifino alla finee poi fermarsi quandosarà il momento.Come un asino ucciso dalla somalasciarsi andare.Come un bacorinchiudersi in un bozzolo di seta.Aspettare e sperareche l’anima farfalla si risvegli,si appoggi pianosul bordo di corollad’un fiore che Dio tiene nella mano.

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CRETE SENESI

Non mi so acquietaredavanti a questo immenso, smisuratotripudio giallo di colori d’ocra.Colli di creta aratain fila a seguitarecrinali dolci, appena arrotondati.E Siena in lontananzapare suonare trombe scintillantia spargere tinnii di notecome le aureole d’orodelle sue Madonne.Pale d’altare su colli solitari,filari di cipressi e il loro dono,un’ombra esigua per sedere un poco.Forse ho già visto tuttoe non dovrei temerel’emozione di vivere in un sogno.Se fosse questo il vero Paradiso,come un fondale di Luca Signorelli,qui finirebbe questo viaggio mio.Vorrei svegliarmie che fosse ancoracol rumore dei tram della mia strada,con l’odore di smoged il veleno delle ciminiere.Vorrei che fosse adesso e che mi fosse carala vita gramadi stare qui, nella città che parel’anticamera angusta dell’inferno,una bolgia dantescacome di api dentro un alveare.

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CERCHI NELL’ACQUA

Quando una vita interasi articola soltantointorno ad un pensiero.

Portarti via.

E’ deciso.Allora che la cerchiadel ciotolo nell’acquaraggiungerà la rivasarà quello il segnale.E la notte che viene ad ogni notteriproporrà il pensierocircolare e concentrico,usuale.E stanottecome tutte le notti infinitedecido.Ti verrò a rubare.

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INDOLENZA

Mi sono creato da soloun’anima lieve e insensata.Ho cominciato quel giornoin cui mi hai svelatoche avevo iniziato a morireun attimo primadi aver cominciato ad esistere.Lasciatemi solo lo spazioper stare sdraiato,lasciatemi il soffio di ventoa carezzarmi i capelli,lasciate che sogni le coseche mai potrò avere,i paesaggiche la fantasia sconfinatasa farmi vedere.Non voglio nient’altro.Non voglio dolore o piacere,non voglio né pianto né gioia.Mi resti soltanto il mio sogno,appena baciato,dall’aria incolore del giorno;il gusto indolentedi attese deluse da sempre,profumo di fioriinodore.Lasciatemi l’ombradel ramo di acaciaa velareil sole che esplode nel cielo,che un uomo da poco,non può meritare.

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AZZURRO

E’ come da distanzeche paiono incolmabili e desertelo sguardo tuo d’assenza,come un saluto muto,un trepido, dolente e disperatoabbandono d’amore.E vuoi partire solae camminare sentieri sconosciutie strade nuove avvolte nella polvere.Cielo dei cieli, immensocielo d’ariasquillante come cupola di ghiaccio,mosaico immane di splendore d’occhi.E tu che vai;dovrai rendere al solela fiamma esigua della tua risatae all’infinito azzurrola tessera prestata,la scheggia di zaffìro del tuo sguardo.

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VIVERE A LATO

E io vado avanti, ma solorispetto alle cose

che dico e che scrivo,non so verso dove,ma altrove.Più in là del filare ordinatodei verdi cipressi a bordarela strada sterrata tra i campi.Ed io vado avantia sfidarela linea precisa del blu,il vasto orizzonte sul mare.Le cose da faremolteplici e tante.Ed io vado avanti.Se penso, capiscoe davvero insensata

mi pare,la voglia di andare,inutile e vano

il bisogno di fare,se quello che cerco è racchiusonel breve perimetro chiuso

di questamia stanza che guardasu strade affollatedi gente che corre e non sacamminare.Io devo al più presto trovareun luogo per stare

appartato,col mio libro in mano.Ch’io possa incontrarmi

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con quelle che amo,le pagine care

che parlano al cuore.Se Sbarbaro scrivedi scialbe passioni, emozionifrenate, delusi pensieri,Camillo i tormenti di ierisomigliano ai miei, quasi uguali.A modi da tempo esplorati,a righe che paiono goccestillate da un mite malessere lieve,dal peso di vivere a lato,sentirema senza patire uno statodi veglia cosciente,un’assenza presente,un molle adagiarsi sull’ondasfinita del niente.

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IN SILENZIO

Non é facile amarsi e ridirsiparole d’amore,collane di perle di vetroe tenersi per mano,

profumodi fiori d’acacia,

la voceun tinnio di cristalli,

la sera,alla debole luce del fuoco,le parolesi riabbracciano come corollereclinate dal vento che corre.E’ più facile amarsi in silenzionascondendosi al chiaro del sole.Il mio guscio di pioggiae le nuvole basseche sfiorano terrasono casa di grigio

nel giornoche pare un rifugio.Posso amare in silenzioe non dire parole d’amore: pudore

o miseria del cuore.

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IN OGNI BIMBO NUOVO

Bambino,dimmelo tu che sai com’é la storiadel mago che creava incantamenti,tesseva ragnatele coi vilucchie infilava collane di corallo.Dimmi di quando intorno al fuoco accesoricamava mantelli di favillee faceva miracoli coi ciocchi.I bambini con gli occhi spalancatiparevano volare coi follettiper ballare sull’orlo della fiamma,La notte quando viene ha i suoi richiamie traccia scie di polvere di stelle.Le maghe azzurre, al bordo degli stagni,si specchiano nell’acqua che riflettecieli di perla e spruzzi di cristallo.I cavalli di nuvole appaiatigaloppano nel cielo a mille a mille.Ed é così che il tempo delle fatescrive le storie eterne del prodigio,quello che muore piano in ogni uomoe poi rivive in ogni bimbo nuovo.

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GOCCIA DI PIOGGIA

Il tempo insegna ed ora so che tuttocorre verso la fine.Le ore e la mia vita,i sogni e la tristezzae la gioia insensata,la speranza e l’attesa.Il conversare,il silenzio che amoed il dire e tacere.Tutto scivola via precipitandodentro lo stretto collo di bottigliadel lampo d’esistenza che mi abbaglia,mi fa credere cose che non voglio.Vita che fugge,tempo che rimane,eternamente,disteso come un fiumeed io,goccia di pioggiapronta a svaporare.

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HALLOWEEN

Per un’ultima voltaho voglia tu mi tenga per la mano,ho voglia che mi sfiori il tuo respiro.Ho deciso che é tempo di partire,di scivolare insieme alla mareaall’abbraccio del mare.Or ch’é tutto finito e che l’attesasi tinge dei colori del tramonto,con me vorrei portartidove fiorisce il giglio nell’autunno,dove l’elicrisoesplode anche al sole dell’inverno.Mi accomiato da me come da un sogno,il sogno di me stesso nello specchio.Anima mia che lascio,noi siamo morti ormai,per chi ci amava.Visiteremo tombe come case,cercheremo conforto in litanie.“Requiem aeternam luceat ei”In certe nottié consentito ai mortidi seguitare i passi dei viventi.Gufi ed allocchievocheranno storieda raccontare in cima al campanile.Per un’ultima voltavorrei tornare un poconel mio angolo giusto,dove cantano i grilli e le cicale,dove vanno giovani donne coi capelli al vento.

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Dove,la tenera dolcezza d’erba molleé lieve al passo.Radure immense,lucenti al sole il giorno,argentate di luna nella notte,dove lupi e cerviconvergono furtiviper riti misteriosi e sconosciuti.Pianori immensi come piazzeper riunioni di streghe.Nell’aria fresca e chiara,il mistero si palpa con le ditae pare la promessa di un’altra vita.

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INDIETRO TUTTA

Ci incontreremo sulla strada vecchia,quella che sai,tra rive profumate di gaggìae sarà bello dirsi della vita,degli anni andati,parlare di passato e nostalgia.Un mito Gildo,tu che conosceviil segreto dei nidi e la manieradi tendere una trappola ed il gestod’afferrare un coniglio per gli orecchi.Ed io,una vita sprecata nel rimpiantodi me, com’ero.Ci incontreremo sulla strada vecchia,quella che passa accanto al cimitero.E ritrovarsi accada come adessoall’ombra lungadi un lugubre filare di cipressi.Ti rivedo seduto come un tempocon il cappello a lobbia tra le mani,su una lastra di marmo col tuo nome.Il muro intornonon imprigiona noi ma il mondo fuori.Di là dal muro l’universo amato.Il campanile altissimo, a cipolla,come usa quassù e la montagna cara.Dalla cima dicevisi vede a volte, quando il cielo é tersoil tremoliodella laguna azzurra di Venezia.

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CHIOGGIA

Voglio scegliermi un posto dove stare,qualcosa che assomiglia una città di mare.Una città che sia di ventoe cielo ed acqua e sale,una città così,

che mi sia uguale,come una vita al limite del sognosospesa tra reale ed irreale.Chioggia di pietre lievi, iridescenti,galleggia in cielo

sopra l’orizzontee riflessa precipita in laguna.Il sangue delle vene d’acque salsesperde nel rosso vivo dei tramonti.I colori di Tiepolo nell’ariala fanno belladei toni di celesti trasparenzee dei bagliori accesi di vermiglio.Vista così,dalle sue valli d’acquatrema più incerta e vaga di un miraggioe mi fa entrare in un incantamentoe sperare che alfinepossa finire qui

questo mio viaggio.

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CATTEDRALI

Con le mani,ho lavorato a lungo con le mani.Come un monaco antico ad innalzarecattedrali di pietra nel deserto,ho sbozzato pietrame e modellatozolle d’argilla in forma di mattoni.Pietra su pietra, come a tacitarele domande inquietanti dell’esistere.Forme pensate o solo immaginatea sfidare le nuvole del cielo,per dire esisto e questoé il segno mio.Il monaco, al venire del tramontoquando il sole reclinacede le mani al gesto di pregare.Al pari d’ogni giorno che trascorrela vita ha la sua sera.Al calar della luceogni faticasfuma in preghiera.La pietra come carne incorruttibilevivrà altre vite.L’eternità vedrà soltanto imperiturecattedrali costruite di parole.

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FERRAGOSTO

Si sta così, di fuori, come si aspettassequalcosa che succeda d’improvviso.Una cosa qualunque ma qualcosa,in questa quiete che ha per nome : noia.Noia mortale, attesa indefinita,vuoto di tutto, assenza,quasi vita.Il ferragosto incalza, sulla provincialepassano torme verso il borgo in festa,il furgoncino dei gelati arrivaal suono allegro di una campanella.Se si potesse fareche il tempo lieto siaquello che vivo.Quest’ora d’ora e non un’altra, attesa.Potessi percepireil senso di un tramonto, la magiad’un paesaggio che avesse già da adessoil fascino perversodel prossimo rimpianto.Se tutto intorno avesse l’apparenzadi quello che sarà nel mio ricordoe il vuoto d’ora solo nostalgiad’un bene che verrà,come una felicitàche sia sospesa.

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ESISTENZE PARALLELE

Da un tempo grandenon ho più casaentro me,le tante cose amate mi hanno presoil cavo vuoto d’anima.Sto abitando altri spazi, altre atmosfereed altriavranno conoscenzadi un me diverso,del mio dire incoerente,delle mie cantilene.Si sta come si sta,

per stare,si fa come fa l’ombra al sole,si attende come si fa fischiando,si gode come per consolarsi,si canta per farsi compagnia,si piange come se fosse riso,si soffre come si fosse un altro,si muore quando nessuno t’ama,si mente per non saper capire,si vive per non saper morire.Cantilena che so, che mi ridicoper non sapere altro modo di mentirmi.Ogni parola ha un senso e un altrosuo contrario.Mi adagio allora vuoto e inconsistentenella mia dolce e incoerentequasi vita.

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E TU SAPEVI...

Tu non mi vedi mentre sto a guardartitraverso questo velo che mi appannae ti seguo con gli occhi mentre parli.Giochi col vento e sembri una farfallache insegue come bolle di saponesperanze vuote come giochi d’aria.Patire per amore é una condannaed un destino scritto che si avvera.Io non sapevo ma tu già sapevie il tuo sorriso aveva la faticadi pena trattenuta e la tua voceil canto di un’allodola ferita.Incontrarti per caso dove il boscos’apre di luce in fondo alla radura.Il prato di ranuncoli svaporarugiade come aromi mattutini,il tappeto di muschio sotto i piedifa lieve il passo come fosse neve.Tu che mi guardi ed io ti guardo ancora.E non sapevo. E tu che già sapevi.

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E GLI OCCHI...

Che non sia più così lo sa anche il ventoche sibila nei vicoli del borgo.Lo sanno anche le rondini tornatesoltanto ieri dagli oceani d’aria.Lo sa la lucedi questo giorno ormai volto al tramonto.Lo sa la luna che mi stringe al collocollane di serpenti, nelle notti.Non accadrà mai più che il vento portii profumi dei prati a primaverae l’acqua che ciangotta nei ruscelliracconti le sue favole di gnomichini, la sera tra i fuscelli d’erba,a bere tutti insieme con le mani.Nulla davvero sarà più così,ma in fondo...ripeteremo come a consolarci.La stessa luna é in cielo come allorae l’acqua della fontescorrerà sempre con la stessa vocee le rondini follied il chiaror di lunaregaleranno nostalgia in eterno.Non può accadere, come non accade,dopo una vita per un’altra ancoradi conservare gli occhi di fanciullo.

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DOPPIA FELICITA’

Felicità di stare e di abitaretra cose caree l’altra ugualedi andare e di partire.Almeno due, diverse e parallelemodalità di sè.E sognare di amori per rinasceree carezzare pianoi capelli di lei per imparare.Esistere é sognarefelicità diverse, sempre altrove.La vita é il consapevole saperedi non avere un’anima soltanto,la prima per sognare di partiree l’altra che s’appaga in compagniadel nodo in golache fa soffocare.

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DAS ROTE HAUS

Quando si va per strade sconosciuteper ricercarsi,si corre un rischio grave,d’incontrarele proprie mille identità malate,talvolta invece

una puttana triste da salvare.

In questa chiostra verde di colline,la Casa Rossa ha luci accese a mille,la ricordo così, come se fosse ieri.E voi, fanciulle in fiore, belle da stordire,Margaretha, Hannelore, Frederika,Anne che ridi ed hai negli occhi il cielo.Quando passi e ti dondoli sui tacchiaccendi il cuore e ti prometti ai baci.Di te Marianne ricordo solo cometi si accendano gli occhi ad ogni incontro.Dolci donne che siete un sol sorriso.Io tutte vi amerei di amore vero.Das Rote Haus, la casa delle fate,una prigione uguale a un monastero.Qualcuno dice sia solo un bordello,un luogo triste come un cimitero.Carola se t’amassi per davveroper gli occhi tristia dispetto del sorriso,ti porterei con me, nel mio paese,ti strapperei da questo paradiso

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per trascinartinell’inferno infuocato dove vivo.

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CITAZIONE

Spiegami tu che sai, perché succedache il tempo che divora l’esistenzafaccia parere l’ora che rimaneun attimo che fugge ed il passatoun grandissimo spazio sconfinato.La mia astronave ormai sa navigaresolo all’indietrodentro le grandi stanze desolatedella memoria.Eccomi allora ancora qui a inseguirecon assurdo puntiglioil mio passato interoe i ricordi sbiaditi di una vita.Ed inveceil futuro scarsissimo somigliaa un cammino sbarrato, a una muraglia“che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.”

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CAMALDOLI

Tutti i sentieri sembrano partiredal silenzio di questo monastero.Decenni come giorni,non han lasciato tracciasull’arenaria grigiadel chiostro di Maldolo D’Arezzo.A sempre uguale il canto degli uccellie lo svolare lievedi lucciole che accendono la sera.Nel maestoso silenzioil cielo moltiplica gli arcani e fa parereogni ritorno ai boschicome il viaggio d’un astronauta contro il tempo.Nell’immobilità di tuttoogni vita svapora come un sognoe d’altre possibili vite la lusingasi fa toccare.Nostalgia smisuratad’esistenze diverse mai vissute.D’altri viaggi possibili, a partiredall’ombra immane dei castagni,delle pietre, dei coppi alla toscana,dei camini, degli archi e delle ogive, dei sai bianchi pronti pel salterio.Vite diversecon ognuno di voi dolci compagni,con Mansueto, il candido fratellocon le mani nascoste nella veste,con Francesco di Poppi,con Rita ed Emilio l’ombrosoe Gabriella

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dolce e sottile come un giunco.Ognuna delle vite mai vissutepotrebbe ripartire per incantoda questo istante,da quest’ora nuovaportata dalla musica di un coro.Ogni monaco bianco ed il suo cantosono promessache nulla muore.Ogni esistenzatravasa dolcementein altre vite uguali,per l’eterno.

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IL TEMPO NON E’....

Non é lo stesso a tutti gli orologi.Eternitàgli istanti dilatati dal patireper un distacco

e troppo brevi gli annidi vita che trascorrono

incoscientidelle felicità passate accanto.Estenuantitutti gli istanti gramidei tradimenti.Nebbia soltanto il cumulo degli annid’esistenze svuotate di passione.Durasse all’infinitoquest’attimo di adesso, senza storia,senza emozione,

simile a un brandellodi silenziosa eternità.Fossi una fogliache pigramente dondola sul ramoe sa del ventoche di sicuro la farà caderee pietoso le lasci un sol momento,miracolo del tempo dilatato,da far vivere insiemela coscienza di essere immortalee l’altra ugualedi vivere l’attesa

di morire.

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COME PRIMA

L’estate é passata in un soffioe niente sarà come prima.La furia del sole e la luceche ruba lo spazio alla notte,il soffio del vento più caldoe l’urlo del cielo in tempesta,illusioniche nulla finisca, nel foscodi queste giornate d’ottobre.D’improvvisoil grigio é padrone e per pocola pena che cresce é il ricordodell’ultima estate di fuoco.La vita che passasi ammala ogni giorno per quello che é stato e non torna.I giorni più belli, le gioie,la furia del sangue che bolle,gli amori che accendono il cuore,un figlio che nasce,l’immenso potere dei sogni,le cose sperate ed amatenon lasciano quietee il tempo che viene,il silenzio che sale,gli spazi di vuoto e d’assenza,la fine che avanza,uccidono menodel fiero ricordodi quello ch’é stato.Le gioie più grandi vissute, col tempodiventano spine e tormento.La vita é trascorsa in un lampo

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e niente sarà come prima,per ogni carezza una lacrima,per ogni piacere un rimpianto.

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CANNE AL VENTO

Fa patire la vitacome una feritaquesta paura oscura.E intanto crescela voglia indefinitadi quattro mura.Si piange a voltesolo per l’attesad’un livido qualcosa,un maleda sanguinare.Fragilità e paura:un’ultima emozione esistenziale.Si sta davvero come “canne al vento”piegate un pocoper patire menoe non sentire il salesulla ferita e l’urlod’un temporale.

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IL VERBASCO

Amo le foglie irsute del verbasco,il re degli sterrati; il calabronesi affaccia ai fiori giallie si veste di polvere dorata.L’orticache vegeta tra i sassi delle prodevive un abbracciocoi cavi tesi di filospinato.E’ un’altra estate questache ha mani fessurate di faticae zolle appiccicate sulle suole.Un’estate finitache profuma di terra e di letame.La prima nebbia sopra gli acquitrini,il cielo basso, quasi da toccare,sono presagio d’un autunno certo.Lo sfarfallio di sole sugli stagni,gli odori buoni, le cose da mangiaresono un ricordo appena svaporato.Intensa e con la forza di un richiamoLa nostalgia di casa,la voglia sconfinata di dolcezza.Una carezzaMi basterà a disperdere nel nulla,come aliti di vento nel falasco,i miei castelli d’ombre,le mie paure assurdecome le irsute foglie del verbasco.

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BOLLE DI SAPONE

Non ho nozione certadell’attimo di vita che mi vive.Non so se scorre, se fugge,se scivola o si arresta.Non avverto né pena né dolore,non angoscia né gioia.

La vita mi trapassada parte a parte;nel mio dolce silenzioresto a osservare.

L’anima mia,come bolla di sapone,trema alla brezza che l’increspapericolosamente.Colori striati di titaniomischiati a caso,specchiano il cielo.Un’ansia cavaper il raggio di soleche la farà gonfiaree inerpicarsi in cielo.Una certezza sola:l’atteso “bang”per scoppiarla in millescintille d’acqualuminose.

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FINIRE

Potenzialmentesi sopravvive a volte per inerziae solo per motivi sconosciutialla ragione,annidati nel fondo della cellula.Non é la menteche decide di noie predeterminai nascosti segreti dell’esistere.Motivazioni valide che venganoda scelte articolate e razionali.E decide per noi la biologia,la forza incontrollata delle celluleche cercano la vita ad ogni costoe chiedono di esistere a dispettodi qualunque ragione personale.Almeno cento volte nella vitasi incontra per venturala voglia disperata di sparire,il folle desideriodi non essere più.Ad ogni bivioil Dio pietoso che conoscoci vuole autocoscienti e ci perdonal’estremo orgoglio.La dignità di sceglieretra la miseria d’esseree l’altra quasi uguale,inesorabilmente,di lasciarsi andare.

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LA CHIAVE

Io so che non verrai;come ogni sera

m’illuderai come lo somi accade.

Ma lascerò la chiave del cancellocome faccio da sempre,

dove sai.Ti aspetterò perché tu venga in sognoa consolarmi d’anni di silenzio;aspetterò che l’uscio si socchiudae s’accenda la luce del tuo riso.Inutilmenteaspetterò come oramai so faresenza illusione, senza patimento.L’età che vivo, grande,

oggi s’appagaanche solo d’illudersi

delusa.Come ogni sera lascerò la chiavedove tu sai

ma sarà solo un ritoperché col cuore so

che non verrai.

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IO NON BALLO

Scuola mistae lei quella del banco davanti.Importantela sua voglia di essere bellae la miadi piacere. Io non ballo.Come alloranon mi vedono a volte le donne.Trasparente,assomiglio a una lastra molatadi cristallo.Il mio ruolo sociale, un pannellodi tappezzeria: verticale.Facciamo che la vita ricomincida questa serae che si faccia un gioco,qualcosa che somigli a una magiae ognuno scelga il sé che vuole.Sarò la cosa più insignificante,quella lasciata a lato,quella dimenticata sempre dietro.Sceglierò chi mi vede. Ameròchi avrà cura di me,quasi fossi un oggettodelicato,una piccola statua di vetro.

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ILARIA

Ma chi berrà con me l’acqua d’argentodella gelida fonte siderale,chi coglierà le lucciole del pratose non la mano biancadella bimba annegata nel canale.Vedrò quegli occhi esplosi dal terrorein ogni siepe buia.Ogni silenzio troppo vastopareil grido senza voce di chi affoga.Non voglio uscire a notte.Il chiaro della lunaSomiglia troppo al piantodi chi muore solo.La luce biancazzurra,assente d’ombra,sulla ghiaia sonora del vialettoti fa leggeracome un fuoco fatuo.In una bara biancacome te distesaIlaria Del Carretto sta distesa.

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IL VIAGGIO

Il treno é il viaggioed il senso del viaggio, la sua meta.Bribano all’alba é luna e una brinata.Incornicio montagne al finestrinoe poi letti di fiumie stazioni disperse nella bruma.Cornuda dorme,Castelfranco non sa del suo Giorgione.A Padova si cambia; solo mischiae valigie che pesano destinie merende di frutta e di panini.Milano inghiotte treni nella golanera di smog, di fumo, di carbone.Il viaggio é andaree la sua fineun serrare di mozzi sulle ruoteed un fischio acutissimo.

L’avventura é agli sgoccioli,il convoglioha rallentato un poco la sua corsa,ma niente in vista ancora.Le stazioni si sa sono un’incognita.Leggerò un’altra paginadi Garcia Lorca per farmi compagnia,prima che arrivi l’ultimostridio di frenie la voce che tuoni:Prego signori, scendere!

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BIOGRAFIA di Rodolfo VETTORELLO

A fianco di una vita vissuta da architetto,una parallela da sportivo e da velista, nevive una terza più intima e segreta da poetae da scrittore. In quest’ultima ha consegui-to diversi successi letterari.Il Primo Posto Assoluto al Premio di Poesiadel Lions Club Milano Duomo 2007, al Premiodi Poesia di Vigonza, al Premio di Poesia GSDdi Triuggio, al Premio di Poesia Hombres diPereto,al Premio Letterario “Incontro”Golden Press per il Romanzo –Al di là delmuro.-Al Premio “Nicola Rizzi” 2008 di Mestre, alPremio Internazionale Interrete 2008 persilloge poetica.Al Premio Garfagnana per la Narrativa.Numerosi altri secondi e terzi premi e men-zioni d’onore.

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PUBBLICAZIONI DI POESIA E NARRATIVA

AL DI LA’ DEL MURO, Romanzo Breve pubblica-to da Golden Press di Genova come PremioEditoriale al Primo Classificato delConcorso letterario “L’Incontro”

IN PUNTA DI PIEDI, Silloge PoeticaPubblicata dall’Editore Bastogi di Foggiacome Premio Editoriale al terzo classificatodel Concorso “Iniziative Letterarie” 2007

CANZONIERE VENEZIANO, Silloge PoeticaPubblicata dall’Editore Calogero Vitale diSan Remo come Premio al Primo Classificato alConcorso IPLAC di Mestre 2008.

L’ANIMA E I GIORNI, Silloge PoeticaPubblicata da Quaderni di Hombres di Pereto(L’Aquila) come Premio al Primo Classificatoal Concorso Hombres di Pereto 2008.

COME SULL’ACQUA, plaquette di cinque poesiepubblicata da Dialogo Libri, CollezioneCaffè Letterario 2008, come Premio al PrimoClassificato del Concorso “Dialogo”

POESIE, Silloge Poetica pubblicata daMontedit Editore, Melegnano (Milano) comePremio al Secondo Classificato al Concorso“Marguerite Yourcenar 2007”

BOLLE DI SAPONE, Silloge Poetica Prodotta daKappaeventi, Prospettiva Editrice diGiannasi Andrea Civitavecchia (Roma) sotto

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Page 49: bolle di sapone

forma di Ebook, come Premio Editoriale alPrimo Classificato al Concorso InterreteAgenzia Letteraria 2008

COSE DI DONNE, Raccolta di Racconti pubbli-cata da Edizioni Nuovi Poeti di GianpieroGrasso Vaprio D’Adda (Milano) come Premio alPrimo Classificato al Concorso “SpazioAutori 2008”

ASSOLO DI VIOLINO, Silloge Poetica di 40testi pubblicata come Premio Editoriale alPrimo Classificato del ConcorsoInternazionale di Poesia “Riviera di Ulisse”terza edizione 2008 Memorial GennaroSparagna Minturno (Latina)

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