Blanchard - Cap3

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Produzionc E Lacomposizionedel PIL IImercatodeibeni Capitolo3 L'interazionetra produzione,reddito e domandaaggregati èunaquestionecen- tralenell'analisidellefluttuazionidell'attivitàeconomicanelbreveperiodo .Varia- zionidelladomandadibeniprovocanofluttuazioninellaproduzioneaggregata . Alorovolta,lefluttuazioninellaproduzionecomportanovariazionidiredditoe quindidelladomanda .Levignettenellapaginasuccessivaillustranobenequesto punto .Inmodopiùformale,descriviamoquesteinterazioniattraversounsempli- ceschema : - i Rcddi o Loscopodiquestocapitoloèl'analisidiquesteinterazioniedelleconse- guenzechenederivano . L:abbastanzaragionevolepensarechel'acquistodimacchinaridapartedelle impresedipendadafattoridiversidaquellichernotivanolespesealimentaridel- lefamiglieolespesemilitaridelgoverno . Unbuonpuntodipartenzaperstudiarelaproduzioneaggregata (PIL) è quindidistingueretraivaribeniprodottietraidiversigruppidiacquirenti .La scomposizionedel PIL abitualmenteusatadaimacroeconomistièriportatanella tabella3 .1(unaversionepiùdettagliata,condefinizioniformali,èpresentatanel- l'appendice2) . Laprimacomponentedel Prm,è il consumo (C) . Sitrattadibenieservizi acquistatidaiconsumatori,dalciboalleautomobilinuove,dallevacanzeaibi- gliettid'aereo .Ilconsumoèlacomponentepiùgrandedel PIL : nel1998rappre- sentavail68%0del P[[ . degliStatiUniti . Lasecondacomponenteèl'investimento (I), talvoltachiamatoinvesti- mentofisso perdistinguerlodallescortedimagazzino,chedescriveremoinse- guito .L'investimentoèlasommadiduecomponenti.Laprima,l'investimento Fu : .3 .1 . Produzione, ('dolgo e_dornandadi beni .

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Microeconomics

Transcript of Blanchard - Cap3

  • Produzionc

    ELa composizione del PIL

    II mercato dei beni Capitolo 3

    L'interazione tra produzione, reddito e domanda aggregati una questione cen-

    trale nell'analisi delle fluttuazioni dell'attivit economica nel breve periodo . Varia-

    zioni della domanda di beni provocano fluttuazioni nella produzione aggregata .

    A loro volta, le fluttuazioni nella produzione comportano variazioni di reddito e

    quindi della domanda . Le vignette nella pagina successiva illustrano bene questo

    punto. In modo pi formale, descriviamo queste interazioni attraverso un sempli-

    ce schema :

    -

    iRcddi o

    Lo scopo di questo capitolo l'analisi di queste interazioni e delle conse-

    guenze che ne derivano .

    L: abbastanza ragionevole pensare che l'acquisto di macchinari da parte delle

    imprese dipenda da fattori diversi da quelli che rnotivano le spese alimentari del-

    le famiglie o le spese militari del governo .

    Un buon punto di partenza per studiare la produzione aggregata (PIL)

    quindi distinguere tra i vari beni prodotti e tra i diversi gruppi di acquirenti . La

    scomposizione del PIL abitualmente usata dai macroeconomisti riportata nella

    tabella 3 .1 (una versione pi dettagliata, con definizioni formali, presentata nel-

    l'appendice 2) .

    La prima componente del Prm, il consumo (C) . Si tratta di beni e servizi

    acquistati dai consumatori, dal cibo alle automobili nuove, dalle vacanze ai bi-

    glietti d'aereo . Il consumo la componente pi grande del PIL : nel 1998 rappre-

    sentava il 68%0 del P[[ . degli Stati Uniti .

    La seconda componente l'investimento (I), talvolta chiamato investi-

    mento fisso per distinguerlo dalle scorte di magazzino, che descriveremo in se-

    guito. L'investimento la somma di due componenti. La prima, l'investimento

    Fu : . 3 .1 . Produzione,

    ('dolgo e_dornanda di

    beni .

  • 72 CAPITOLO 3

    Q

    Il totale non 100 a causa degli arrotondamenti .

    Fonte: Survey of Current Business, febbraio 1999, tabella 1 .1 .

    non immobiliare (o produttivo), l'acquisto di nuovi impianti o macchinari -

    dalle turbine ai computer - da parte delle imprese . La seconda, l'investimento

    immobiliare, l'acquisto di nuove case o appartamenti da parte degli individui . I

    due tipi di investimento, e le decisioni che li motivano, sono molto pi simili di

    quanto non si pensi. Le imprese comprano impianti o macchinari per produrre

    di pi nel futuro . Le persone comprano case o appartamenti per ottenere pi ser-

    vizi abitativi nel futuro .

    AK e

    GUANPO LE NOSTRE VENDITE

    INIZIERANNOA SALIRE . . .

    ALLORA FORSE POTREMO

    PARVI UN LAVORO.

    MANOAI

    PORTAFOGLI!

    FATE ACQUISTI IMPORTANTI .

    Questa analogia giustifica lo stesso nome attribuito alle due decisioni di ac-

    quisto, cio investimento . Nel 1998, le due componenti dell'investimento rap-

    presentavano il 15% del PIL degli Stati Uniti .

    TAB.3 .1

    . Composizione del PIL statunitense, 1998

    Mld di dollari% del PIL ,-

    PIL0') 8 .509 100

    1 Consumo C) 5.806 68

    2 Investimento (h 1 .308 15

    Non immobiliare 93911

    Immobiliare 369 4

    3 Spesa pubblica (G) 1 .488 18

    4 l'.sportazioni nette -154 -2

    Esportazioni (X) 958 1 1

    Importazioni (Q) -1 .112 -13

    5 Investimento in scotte (1,) 61 1

  • IL MERCATO DEI BENI 7 3

    Si noti che gli economisti usano il termine investimento in un senso pi ri-

    stretto di quanto non faccia l'uomo comune o la stampa finanziaria . Nel linguag-

    gio quotidiano, investimento si riferisce all'acquisto di un'attivit qualsiasi,

    come l'oro o le azioni della General Motors . Gli economisti invece riservano que-

    sto termine all'acquisto di nuovi beni capitali, come macchinari, edifici o case .

    Quando si riferiscono all'acquisto di attivit finanziarie, essi parlano di investi-

    mento finanziario .

    La terza componente del Pii, la spesa pubblica in beni e servizi (G) . Si

    tratta di beni e servizi acquistati dallo Stato e dagli enti pubblici - dagli aeroplani

    all'attrezzatura per ufficio . I servizi includono anche quelli forniti dagli impiegati

    pubblici . La contabilit nazionale assume infatti che lo Stato acquisti i servizi dai

    suoi impiegati per poi fornirli al pubblico .

    Si noti che G non include i trasferimenti, come l'assistenza sanitaria e sociale,

    n gli interessi sul debito pubblico . Nonostante queste siano chiaramente spese

    dello Stato, esse non rappresentano acquisti di beni e servizi . Per questo motivo,

    la spesa pubblica - che nel 1998 rappresentava circa il 18% del PIL statunitense

    - inferiore alle uscite totali del settore pubblico (circa il 31% del PIL nello stes-

    so anno) .

    La somma delle prime tre voci rappresenta la spesa di beni e servizi da

    parte dei residenti (spesa nazionale), siano essi consumatori, imprese o settore

    pubblico. Per ottenere la spesa totale in beni nazionali, dobbiamo considerare

    ancora due voci .

    Innanzitutto, dobbiamo escludere le importazioni (Q), cio gli acquisti di

    beni e servizi dall'estero . Poi dobbiamo includere le esportazioni (X), gli acquisti

    di beni e servizi nazionali da parte del resto del mondo . La differenza tra espor-

    tazioni ed importazioni chiamata esportazioni nette, o saldo commerciale . Se le

    esportazioni eccedono le importazioni, il paese registra un avanzo commerciale .

    Quando invece il saldo negativo, il paese presenta un disavanzo commerciale .

    La somma delle prime quattro voci d la spesa totale in beni e servizi na-

    zionali in un anno. Per ottenere il valore della produzione in quell'anno, dobbia-

    mo compiere un ulteriore passo .

    Alcuni beni prodotti in un dato anno potrebbero non essere venduti che nel-

    l'anno successivo o anche oltre . E alcuni beni venduti in quell'anno potrebbero

    essere stati prodotti in anni precedenti . La differenza tra produzione e vendite in

    uno stesso anno prende il nome di investimento in scorte (I s , dove S sta per

    stock, un sinonimo di scorte). Se la produzione eccede le vendite, le scorte di

    magazzino aumentano: l'investimento in scorte positivo. Viceversa, quando la

    produzione inferiore alle vendite, le scorte si riducono : l'investimento in scorte

    negativo .

    Solitamente la variazione dello stock di magazzino abbastanza piccola, posi-

    tiva in alcuni anni, negativa in altri . Nel 1998, negli Stati Uniti era pari all'1%

    del PIL .

    Con l'aiuto della scomposizione delPIL, possiamo ora affrontare il primo mo-

    dello di determinazione del prodotto aggregato .

  • 74 CAPITOLO 3

    La determinazione della domanda

    Indichiamo la domanda di beni con Z . Per quanto detto precedentemente,

    possiamo scriverla come :

    Z=-C+I+G+X-Q

    La domanda la somma di consumo, investimento, spesa pubblica ed esportazio-

    ni nette (X - Q) . Poich questa equazione vale per definizione - essa definisce la

    domanda di beni - essa prende il nome di identit (scritta col simbolo _ al

    posto del simbolo di uguaglianza) .

    Assumiamo per semplicit che vi siano tre sole fonti di domanda : il consumo,

    l'investimento e la spesa pubblica (un modello inizia quasi sempre con la parola

    assumiamo : ci significa che si sta semplificando il inondo per analizzarne un

    aspetto specifico) . In altre parole, ignoriamo esportazioni e importazioni, tingen-

    do che l'economia sia chiusa, cio che non commerci con il resto del mondo . Per

    aprire la nostra economia e reintrodurre le esportazioni e le importazioni do-

    vremo aspettare sino al capitolo 10 .

    Si assuma inoltre che tutte le imprese producano uno stesso bene, che pu

    essere usato indifferentemente dai consumatori come bene di consumo, dalle im-

    prese come bene di investimento e dal governo come spesa pubblica' . In tal

    modo, dobbiamo analizzare un solo mercato e non tutti i mercati dei singoli beni

    (da cui il titolo di questo capitolo, Il mercato dei beni piuttosto che 1 mercati dei

    beni) . Tutto quello che abbiamo bisogno di sapere cosa determina la domanda

    e l'offerta in quel mercato .

    Assumiamo infine che le imprese siano disposte a fornire qualsiasi quantit

    del bene a un dato prezzo, P . In questo modo, ignoriamo il fatto che all'aumenta-

    re dell'offerta, i costi di produzione potrebbero crescere e far lievitare il prezzo

    di vendita . Questa ipotesi ci permette di concentrarci esclusivamente sul ruolo

    della domanda nella determinazione della produzione aggregata . Come vedremo

    in seguito, questa ipotesi approssimativamente corretta solo nel breve periodo .

    Pertanto, il modello qui sviluppato pu essere applicato soltanto alle fluttuazioni

    del prodotto nel breve periodo . Per pensare a cosa determini la produzione_ su

    periodi di tempo pi lunghi, dovremo eliminare questa ipotesi restrittiva (lo fare-

    mo a partire dal capitolo 13) .

    Ora possiamo concentrarci sulle determinanti della domanda di beni . In base

    alle nostre ipotesi, essa la somma di constano, investimento e spesa pubblica :

    Z-C 1+G

    Discutiamo le singole componenti una alla volta .

    t Un bene di questo tipo, che pu essere mangiato (come un bene di consumo) oppure

    usato per produrre altri beni (come un macchinario) . spesso chiamato con il termine inglese

    sbioo, dal personaggio dei cartoni animati Lil' Abner. Tra i beni che potrebbero fare al caso

    nostro . c i sono le mucche e i conidi .

  • 2 .1 . Consumo (C)

    La determinante principale del consumo sicuramente il reddito, o meglio il

    reddito disponibile - ci che rimane del reddito percepito dopo aver ricevuto i

    trasferimenti dal governo e pagato le imposte . Quando il reddito disponibile au-

    menta, le persone comprano di pi . Quando diminuisce, riducono i loro consu-

    mi. In realt ci sono altre variabili che influenzano il constano, ma per ora le

    ignoriamo .

    Sia C il consumo e Y, il reddito disponibile . Possiamo scrivere :

    C=C(Y,,Z )

    F

    Questo semplicemente un modo formale per esprimere che' il consumo una

    funzione del reddito disponibile . La funzione C(',,) nota core funzione del

    consumo . Il segno positivo sotto Y, indica una relazione positiva tra reddito e

    consumo. Gli economisti chiamano queste funzioni equazioni di comportamento

    - in questo caso dei consumatori .

    Nel libro useremo funzioni simili per descrivere formalmente le relazioni tra

    pi variabili . Spesso utile specificare la forma funzionale - ad esempio assume-

    re che la funzione sia lineare . Nel caso del consumo, ad esempio, ragionevole

    assumere che la relazione tra consumo e reddito disponibile sia data da :

    [3 .1] C=co +ciY;

    In questo modo stiamo ipotizzando che la funzione del consumo sia una relazio-

    ne lineare, caratterizzata da due parametri, c e c, .

    Il parametro c, noto come propensione marginale al consumo . Esso espri-

    me l'effetto sul consumo di una lira aggiuntiva di reddito disponibile . Se c, 0,7,

    un dollaro in pi di reddito disponibile aumenta il consumo di 70 centesimi . Una

    restrizione naturale su c, che sia positivo e minore di l : probabile che gli in-

    dividui vogliano consumare solo una parte del loro incremento di reddito e ri-

    sparmiare il resto .

    Il parametro c, ha una semplice interpretazione . Rappresenta il consumo de-

    siderato in corrispondenza di un reddito disponibile nullo (se Y, ; = 0 nella [3 .1 ],

    allora C = c-,) . Una restrizione naturale su c,, che sia anch'esso positivo . Se il

    reddito disponibile zero, il consumo sar comunque positivo : il nostro consu-

    matore dovr pur sfamarsi! Ma com' possibile che le persone consumino con un

    reddito nullo? La risposta semplice : attingendo ai loro risparmi o prendendo a

    prestito .

    La relazione tra consunto e reddito disponibile descritta dall'equazione [3 .1]

    riportata nella figura 3 .2 . Poich essa una relazione lineare, rappresentata da

    una linea retta . La sua intercetta verticale pari a c,, la pendenza c, . Poich c,

    minore di 1, essa pi piatta della retta a 45 .

    Dobbiamo ora definire il concetto di reddito disponibile . La relazione esatta

    tra reddito disponibile e reddito aggregato contenuta nell'appendice 2 . Qui as-

    sumiamo che il reddito disponibile sia dato semplicemente da :

    Y,,=_ i , -it'

    IL ?MERCATO DEI BENI

    i

    dove Y il reddito aggregato e T rappresenta le imposte al netto dei trasferimen-

    ti (si noti che anche questa equazione un'identit) . Per brevit, T rappresenter

  • Fit;. 3.2 . Consumo e

    reddi=_o disponibile .

    Il consumo aumenta

    col reddito disponibi-

    le, ma meno che pro-

    porzionalmente .

    i 6

    .APITOLOi

    [3 .2]

    C=c +c, (Y-T)

    Il consumo una funzione del reddito e delle imposte . Un reddito pi alto fa au-

    mentare il consumo, ma meno che proporzionalmente . Imposte pi elevate fanno

    diminuire il consumo, anche in questo caso meno che proporzionalmente .

    2 .2. Investimento (I)

    Nei modelli economici troviamo due tipi di variabili . Alcune dipendono da

    altre variabili del modello e sono pertanto spiegate all'interno del modello stesso :

    queste sono chiamate variabili endogene . E questo il caso del consumo nell'equa-

    zione [3 .2] . Altre variabili invece non sono spiegate all'interno del modello e ven-

    gono prese come date: queste sono chiamate variabili esogene .Nel nostro caso

    l'investimento sar preso come dato :

    Reddito disponibile, Y,,

    le imposte, ma si ricordi che in realt T indica le imposte al netto dei trasferi-

    menti ricevuti dal governo .

    Sostituendo Y,, nell'equazione [3 .1] e risolvendo per il consumo, si ottiene:

    [3 .3]

    1=

    Una barretta sopra la variabile ci ricorda che essa esogena al modello .

    Qui l'investimento considerato esogeno per motivi di semplicit . Questa

    ipotesi non affatto innocua : essa comporta che quando osserviamo variazioni

    nella produzione, dobbiamo assumere che l'investimento non risponda in alcun

    modo . Non difficile capire che questa ipotesi pu essere una pessima descrizio-

    ne della realt: un'impresa che registri un aumento nella sua attivit, probabil-

    mente avr bisogno di pi macchinari e quindi aumenter i suoi investimenti pro-

    duttivi. Per il momento escludiamo questo meccanismo dal nostro modello.

  • IL MII:RCATO DEI BENI 77

    2 .3 . Spesa pubblica (G)

    Nel nostro modello la terza componente della domanda la spesa pubblica,

    G. Insieme alle imposte (T), G descrive la politica fiscale del governo - cio le

    scelte del governo circa le entrate e le uscite del settore pubblico. Analogamente

    all'investimento, consideriamo G e T come esogene . La ragione di questa sempli-

    ficazione si basa su due considerazioni .

    Innanzitutto, poich il governo non presenta regolarit di comportamento

    come i consumatori e le imprese, non esiste un'unica funzione per G e per T che

    descriva il comportamento di queste variabili (come per il consumo) . Questa pri-

    ma giustificazione in realt non del tutto soddisfacente : anche se il governo non

    segue regole semplici, il suo comportamento parzialmente prevedibile . Affron-

    teremo questo tema pi avanti, nel capitolo 18 .

    La seconda considerazione la pi importante. Uno dei compiti dei macroe-

    conomisti consigliare il governo circa le decisioni di spesa e di gettito . In que-

    sto senso, non molto utile considerare un modello che ipotizzi a priori una re-

    gola di comportamento del governo . Il nostro obiettivo essere in grado di dire

    ai membri del governo : Se sceglierete questi livelli di G e T, succeder questo e

    quest'altro. Vi sta bene?. In altre parole, l'approccio che seguiremo non cerche-

    r spiegazioni dell'andamento di G e T, ma le tratter come variabili di scelta del

    governo'- .

    La determinazione della produzione di equilibrio

    Riassumiamo i concetti che abbiamo introdotto finora . Sotto la nostra ipotesi

    che esportazioni e importazioni siano nulle, la domanda di beni la somma di

    consumo, investimento e spesa pubblica :

    Z=-C+I+G

    Sostituendo C e I con le loro espressioni dalle equazioni [3 .2] e [3 .3], si ottiene:

    [3 .4]

    Z=c0+c,(Y-T)+l+G

    La domanda di beni (Z) dipende dal reddito (Y) e dalle imposte (T) - che in-

    fluenzano entrambi il consumo - dall'investimento (1) e dalla spesa pubblica (G)

    - che sono esogeni .

    Vediamo ora l'equilibrio sul mercato dei beni . Assumiamo che le imprese

    non abbiano scorte di magazzino (si pensi, ad esempio, a un'economia che pro-

    duce soltanto servizi, che per loro natura non possono essere conservati sotto for-

    ma di stock) . In questo caso, l'equilibrio sul mercato dei beni dato semplicemen-

    te dalla condizione di eguaglianza tra domanda (Z) e offerta (Y) di beni:

    [3 .5]

    Y = Z

    2

    Poich considereremo di solito G e T come esogene, le scriveremo sempre senza sopras-

    segnarle, per non appesantire la notazione .

  • 78 (APITOLO 3

    Questa equazione chiamata equazione di equilibrio . I modelli sono composti

    da tre tipi di equazioni: le equazioni di comportamento, le identit e le equazioni

    di equilibrio . Con la [3 .5] abbiamo visto un esempio di ciascun tipo .

    Sostituendo la domanda (Z) con la sua espressione dall'equazione [3.4] ab-

    biamo :

    [3 .6]

    Y=c0+c,(Y-T) +! +G

    L'equazione [3.6] esprime formalmente il meccanismo che abbiamo descritto all'ini-

    zio del capitolo . La produzione, Y, deve essere uguale alla domanda, Z . A sua vol-

    ta, la domanda dipende dal reddito, Y. Si noti che usiamo lo stesso simbolo, Y, sia

    per la produzione sia per il reddito . Questo non deve creare confusione, perch

    abbiamo visto che reddito e produzione sono identicarnente uguali : sono due modi

    diversi di guardare al PIL - dal lato della produzione e dal lato del reddito .

    Una volta costruito il modello, possiamo risolverlo per vedere cosa determina

    il livello di produzione e come quest'ultimo cambia in seguito, ad esempio, a una

    variazione della spesa pubblica. Risolvere un modello significa non soltanto risol-

    verlo algebricamente, ma anche capire il significato economico dei risultati . Per-

    tanto, a volte risolveremo un modello in termini grafici - saltando completamente

    l'algebra - e descriveremo i risultati a parole . Tre sono i passi seguiti dai macroe-

    conomisti nella ricerca : l'algebra assicura la coerenza logica del modello, i grafici

    danno l'intuizione, le parole spiegano i risultati .

    3 .1 . L'algebra

    Riscriviamo l'equazione di equilibrio [3 .61 come :

    Y=c0 +c,Y-c,T +I +G

    Spostando c,Y dal lato destro al lato sinistro e riordinando i termini sul lato de-

    stro otteniamo :

    (1-c,) Y = c,, +I +G-c,T

    Infine, dividiamo entrambi i lati per (1 - c,) :

    [3 .7]

    Y= 1 1c (c (,+i+G-c,1'! )

    I

    Questa equazione descrive la produzione di equilibrio . Vediamo il significato dei

    due fattori sul lato destro .

    Il secondo fattore, (c ( , + I + G - c,T), ha una semplice interpretazione . Esso

    ci dice quale sarebbe la domanda di beni se la produzione fosse uguale a zero .

    Dall'equazione [3 .2] sappiamo che in questo caso il consumo sarebbe pari a

    (ci, - e,T ( . L'investimento e la spesa pubblica, che per ipotesi non dipendono dal

    livello di produzione, sarebbero uguali rispettivamente a I e G . Mettendo tutto

    insieme e riordinando i termini, la domanda sarebbe (c0 + I + G - c,T) . Questo

    termine chiamato spesa autonoma, per indicare che esso rappresenta la com-

    ponente della domanda di beni che non dipende dal livello di produzione .

  • Conio possiamo essere sicuri che la spesa autonoma sia positiva? Non pos-

    siamo esserlo, ma molto probabile che lo sia. Supponiamo, ad esempio, che il

    governo abbia un bilancio in pareggio, cio che le imposte siano uguali alla

    spesa pubblica. Se T = G e se la propensione marginale al consumo (c,) mino-

    re di i (come abbiamo ipotizzato), allora (G-c,T) positivo e quindi lo an-

    che la domanda autonoma . Solo se il governo presentasse un grosso avanzo di

    bilancio - cio se le imposte fossero di gran lunga superiori alla spesa - la spe-

    sa autonoma sarebbe negativa . Ignoriamo quest'ultimo caso in quanto abbastan-

    za irrealistico .

    Consideriamo ora il primo fattore, 1/(1- q) . Poich la propensione marginale

    al consumo (c,) compresa tra 0 e 1, allora 1/(1-c_) un numero maggiore di

    1 . Questo numero, che moltiplica l'effetto della spesa autonoma, chiamato mol-

    tiplicatore . Quanto pi c, si avvicina a 1, tanto pi grande sar il moltiplicatore .

    Qual il significato del moltiplicatore? Supponiamo che al loro livello ini-

    ziale di reddito, i consumatori decidano improvvisamente di consumare di pi .

    Pi specificamente, assumiamo che c,, nell'equazione [3.2] aumenti di 1 miliardo

    di dollari . L'equazione [3.7] ci dice che la produzione aumenter in misura su-

    periore a 1 miliardo di dollari . Ad esempio, se e, 0,6, il moltiplicatore sar

    uguale a 1/(1 - 0,6) = 2,5, per cui la produzione aumenter di 2,5 X 1 = 2,5 mi-

    liardi di dollari . Qui abbiamo considerato un aumento dei consumi, ma evi-

    dente che qualsiasi aumento della spesa autonoma - derivante da un incremento

    degli investimenti o della spesa pubblica, oppure da una riduzione delle imposte

    - avr lo stesso tipo di effetto : la produzione aumenter in misura superiore al-

    l'effetto diretto sulla spesa autonoma .

    Ma da cosa deriva l'effetto del moltiplicatore? L'equazione [3 .6] ci d una

    prima intuizione . Un incremento di c1, fa aumentare la domanda . L'atmlento della

    domanda determina aumenti nella produzione e nel reddito . La crescita del red-

    dito, a sua volta, aumenta ulteriormente il consumo . L'incremento del consumo si

    ripercuote sulla domanda, e cos via . Per fissare meglio questa intuizione, utiliz-

    ziamo un grafico .

    3 .2 . Un grafico

    L'equilibrio richiede che la produzione di beni (Y) sia uguale alla domanda de-

    gli stessi (Z) . La figura 3 .3 mostra sia la produzione sia la domanda come funzioni

    del reddito. L'equilibrio il punto in cui produzione e domanda sono uguali .

    Per prima cosa disegniamo la produzione in funzione del reddito (misuriamo

    la prima sull'asse verticale, il secondo sull'asse orizzontale) . Esprimere la produ-

    zione in funzione del reddito abbastanza immediato, poich le due grandezze

    coincidono sempre . La relazione tra le due variabili viene quindi rappresentata

    dalla retta a 45 nella figura 3 .3 .

    Il passo successivo disegnare la domanda, Z, come funzione del reddito . La

    relazione tra domanda e reddito data dall'equazione [3 .4] . Qui la riscriviamo

    per comodit, raggruppando i termini della spesa autonoma in parentesi :

    Z=c,Y+(ct,+I+G-c1T)

    IL MERCATO DEI BENI 7 9

    La domanda dipende dal reddito, attraverso il suo effetto sul consumo, e dalla

    spesa autonoma. Nella figura, la relazione tra domanda e reddito rappresentata

    dalla linea ZZ. L'intercetta - il valore della domanda quando il reddito uguale a

    zero - pari alla spesa autonoma . L'inclinazione uguale alla propensione margi-

  • FIG. 3 .3 . 1.,1ui :i : ,i i,,

    nel mercato 'lei :

    i

    La produzione di

    equilibrio deter-

    minata dalla condi-

    zione di uguaglianza

    tra produzione e

    (lo-

    inaan( .~ t .

    80 CAPITOLO 3

    Spesa

    autonoma

    Y

    Reddito, Y

    ZZ

    Domanda

    inclinazione = c l

    Punto di equilibrio : )'Z

    nale al consumo, c, . Sotto l'ipotesi che et sia positivo ma minore di 1, la retta

    inclinata positivamente, ma con pendenza inferiore a 1 .

    Si ha equilibrio quando la produzione uguale alla domanda . In altre parole,

    l'equilibrio dato dall'intersezione della retta a 45 0 con la curva di domanda, ZZ,

    nel punto A. Alla sinistra di A, la domanda eccede la produzione ; alla sua destra,

    la produzione eccede la domanda . Solo in A le due sono uguali .

    Torniamo ora all'esempio di prima . Supponiamo che a un dato livello di red-

    dito, i consumatori aumentino la loro spesa per consumi : c0 aumenta di 1 miliar-

    do di dollari. La figura 3 .4, che costruita a partire dalla figura 3 .3, mostra cosa

    succede in questo caso . Per ogni valore del reddito, la domanda pi alta di 1

    miliardo di dollari . Chiamiamo la nuova relazione tra domanda e reddito ZZ' :

    essa rappresentata da una curva parallela a ZZ, ma pi alta di 1 miliardo di dol-

    lari . i l nuovo equilibrio all'intersezione tra la retta a 45 e la nuova curva di do-

    manda, nel punto A' . La produzione di equilibrio aumenta da Y a Y'. chiaro

    che l'incremento del prodotto, ' - Y, misurato sull'asse orizzontale, maggiore

    dell'aumento iniziale di 1 miliardo di dollari . Questo l'effetto del moltiplicatore .

    Con l'aiuto del grafico pi facile spiegare come e perch l'economia si spo-

    sta da A ad A' . L'incremento iniziale del consumo fa aumentare la domanda . Al

    livello iniziale di reddito, Y, la domanda ora data dal punto B : essa pi gran-

    de di i miliardo di dollari . Per soddisfare questo livello di domanda, le imprese

    aumentano la produzione di 1 miliardo di dollari, spostando l'economia al punto

    C. Ma la storia non ancora finita . Il livello di produzione pi elevato induce un

    ulteriore aumento della domanda, che muove l'economia nel punto D . A sua vol-

    ta, in D la produzione aumenta e cos via fino ad A', il nuovo punto di equilibrio

    dove produzione e domanda sono di nuovo uguali ; .

    3 Questa spiegazione suggerisce un aggiustamento della produzione che avviene nel corso

    del tempo, e non istantaneamente come stiamo assumendo qui .

  • oQ Y

    }

    1

    Y=

    [co+I+G-c,T]

    1-c1

    Y

    Reddito, Y

    Un modo alternativo di guardare

    al moltiplicatore

    Nelle pagine precedenti abbiamo spiegato

    il meccanismo del moltiplicatore cercando di

    afferrarne l'intuizione con l'aiuto di un grafi-

    co. In questo quadro sviluppiamo l'algebra

    che sta dietro l'aggiustamento del mercato dei

    beni illustrato nella figura 3 .4. Cos facendo,

    formalizziamo l'intuizione dataci dal grafico e

    ricaviamo l'espressione del moltiplicatore in

    un modo alternativo .

    Ricordiamo brevemente i passi fatti nel pa-

    ragrafo l . Innanzitutto, abbiamo detto che

    l'equilibrio nel mercato dei beni richiede che

    la domanda eguagli l'offerta aggregata : Z = Y,

    dove Z = c + c i (Y - T) + 1 + G . Partendo da

    questa condizione di equilibrio abbiamo poi

    derivato il livello di equilibrio della produzio-

    ne (Y) come prodotto di due termini : il moltipli-

    catore e la spesa autonoma (equazione [3 .71) :

    Y'

    IL MERCATO DEI BENI

    UN PASSO IN PI

    :Y =1 Jco

    1-c1

    81

    FIG. 3.4 . Gli effetti di

    un aumento della 'pe-

    saautonk,__, :, >ii ::I,i

    produzione -

    Un aumento della

    spesa autonoma ha un

    effetto pi che pro-

    porzionale sulla pro-

    duzione di equilibrio .

    Non difficile mostrare che questa espressio-

    ne pu essere utilizzata per calcolare l'effetto

    di una variazione della spesa autonoma sulla

    produzione di equilibrio. Consideriamo, ad

    esempio, una variazione della domanda auto-

    noma di c (utilizzeremo spesso il simbolo

    :XX per indicare la variazione di una determi-

    nata variabile X : JX deve semplicemente es-

    sere letto variazione in X) . Di quanto si

    modifica il livello di equilibrio della produzio-

    ne? Qual il valore di 1Y? Dall'equazione

    precedente risulta chiaramente che, date le al-

    tre componenti della spesa autonoma (G, i e

    T), la variazione della produzione uguale al

    moltiplicatore 1/(1 - c :) moltiplicato per la va-

    riazione del consumo :

    Ad esempio, se c, 0,5 - e il moltiplicatore

    quindi 1/(1 - 0,5) = 2 - e se A c,, un miliardo

    di dollari, immediato verificare che la varia-

    zione della produzione di equilibrio pari a 2

    miliardi di dollari (JY = 2 x 1 miliardo) .

  • 82 CAPITOLO 3

    Torniamo ora al nostro obiettivo iniziale :

    descrivere analiticamente l'aggiustamento del-

    la figura 3 .4 e derivare cos, in un modo alter-

    nativo, il valore del moltiplicatore . Per fare

    questo, immaginiamo di scindere il processo

    di aggiustamento nel mercato dei beni in pe-

    riodi successivi e chiediamoci che cosa accade

    se la spesa autonoma varia di _Sc, .

    Nel primo periodo, la domanda aggregata

    varia di pari passo con la spesa autonoma,

    AZ = Jci, . Ricordiamo che la domanda deter-

    mina la produzione di equilibrio poich assu-

    miamo che le imprese siano disposte a offrire

    qualunque ammontare di beni al livello esi-

    stente dei prezzi che, ricordiamoci, in questo

    modello sempre costante . Ne consegue che

    la variazione nella domanda aggregata porta a

    una variazione dello stesso ammontare nella

    produzione ; e questo significa un'uguale va-

    riazione nel reddito, poich reddito e produ-

    zione coincidono per definizione . La relazione

    descritta corrisponde alla prima riga della ta-

    bella 1 . Ma la storia non finisce qui .

    Che cosa succede nel periodo 2? Nel pe-

    riodo 2, il maggiore reddito fa aumentare ulte-

    riormente la domanda . Ma di quanto varia la

    domanda? La definizione della domanda ag-

    gregata (equazione [3.4]) ci dice che essa varia

    di c, volte la variazione del reddito ; questo per-

    ch gli individui consumano una frazione c, di

    ogni incremento nel loro reddito . Poich il

    reddito cambiato di Ac ., durante il periodo 1,

    la domanda varia di e,Jc o nel periodo 2 . In se-

    guito a questa nuova variazione della domanda

    produzione e reddito variano ancora . Gli ag-

    giustamenti che si verificano nel periodo 2

    sono riportati nella seconda riga della tabella 1 .

    Nel periodo 3, l'aumento di c,JC,,, del red-

    dito fa crescere ancora una volta la domanda,

    questa volta della quantit c1 c 1Ac, . L'iniziale

    Ttu3 . 1 . L'ag1glustamento nel mercato dei beni

    variazione della spesa autonoma d quindi luo-

    go a una successione di incrementi della pro-

    duzione. 12aumento che si verifica in ogni pe-

    riodo - nel generico periodo T - pari al pro-

    dotto tra la variazione osservata nel periodo

    precedente e la propensione marginale al con-

    sumo, c, .

    Siamo ora proni a calcolare la variazione

    cumulata della domanda, sommando i termini

    che compaiono nella colonna ADomanda :

    XDomanda = :Lcr + c jAc0 + c Ac,.)+ . . . + e" Ae,, = . . .

    -

    A

    C,1[1+C, +

    C 2 +

    . . . +CT_i + . . .]

    L'espressione in parentesi una serie geometri-

    ca di ragione c, < 1 (un ripasso delle propriet

    delle serie geometriche contenuto nell'ap-

    pendice 3 alla fine del testo) . La propriet

    principale di tali serie che quando c, mi-

    nore di i (come nel nostro caso), la serie

    [1 + C 1 + C, + . . .+ CI

    -' + . . .] tende, in limite, a

    1/(1 -c,) per T che tende all'infinito . In termini

    economici, poich ogni incremento successivo

    nella domanda minore di quello verificatosi

    in precedenza, questo processo non conduce a

    un'espansione infinita della domanda . Sosti-

    tuendo 11(1-C,) a [1+C 1 +C + . . .+CT-'+ . . .]

    nell'equazione precedente, otteniamo la varia-

    zione cumulata nella domanda aggregata che

    segue l'aumento iniziale di C,, . Essa coincide

    con la variazione nella produzione e nel reddi-

    to ed pari a :

    Domanda = 1 \e,, = -5Produzione

    i -CI

    Come si vede, abbiamo derivato il moltipli-

    catore scomponendo in periodi successivi il

    processo di aggiustamento e siamo pervenuti

    allo stesso risultato dell'equazione [3 .7] . 11

    termine 1/(1 -c i ) la somma dei successivi

    incrementi nella domanda aggregata quando

    la spesa autonoma aumenta di un 'unit

    (Ac,, = 1) e coincide con il moltiplicatore che

    abbiamo precedentemente derivato egua-

    gliando in equilibrio domanda e offerta . Per-

    ci, possibile interpretare il moltiplicatore

    come la variazione totale della domanda ag-

    gregata a seguito di un cambiamento iniziale

    unitario nella spesa autonoma .

    Notate che abbiamo fatto riferimento a

    Periodo _SDonf,anda . ProdnziO ne

    i= _~ Rcddiioi

    Figura 3 .4

    l 9C ACD A-4p)-C

    c, Jc,

    C 2

    C IAC()

    C2ACO

    C-4D-- . . .

    ci

    -IJCo

    Ci

    1

    -1 1 , (,

    . . .-~A'

  • una serie di periodi, o stadi, successivi al solo

    scopo di facilitare l'illustrazione; nel modello

    invece non intercorrono intervalli di tempo tra

    i singoli aggiustamenti della domanda e della

    produzione. Un incremento autonomo della

    domanda induce immediatamente un'espan-

    sione multipla della produzione . In realt le

    imprese non aggiustano immediatamente la

    produzione a variazioni della domanda: il pas-

    3 .3 . In sintesi

    S-Y.-C

    IL MERCATO DEI BENI 83

    saggio al nuovo equilibrio non avverr istanta-

    neamente, nma gradualmente nel corso del tem-

    po. Un'analisi dettagliata dell'aggiustamento

    nel mercato dei beni contenuta nell'ap-

    profondimento fatto nel sito del libro

    www.mulino.it/blanchard. L ci porremo la

    domanda: quanto tempo impiega un aumento

    della spesa autonoma a far crescere reddito e

    produzione lino al nuovo livello di equilibrio?

    Come possiamo riassumere il tutto?

    La produzione dipende dalla domanda, che a sua volta dipende dal reddito

    (che uguale alla produzione) . Un incremento della domanda, dal lato della spe-

    sa per consumi, fa aumentare la produzione e il reddito . L'aumento di reddito a

    sua volta fa aumentare la domanda e quindi la produzione, e cos via . Alla fine il

    risultato un aumento della produzione superiore all'incremento iniziale della

    domanda, in misura pari al moltiplicatore .

    Finora ci siamo concentrati su aumenti della domanda. Ma il meccanismo

    perfettamente simmetrico : riduzioni della domanda fanno diminuire la produzio-

    ne. In effetti, la recessione del 1990-91 negli Stati Uniti stata causata da un im-

    provviso crollo nella fiducia dei consumatori, che ha provocato una brusca ridu-

    zione della domanda per consumi e, di conseguenza, un declino della produzio-

    ne. Le origini della recessione di quegli anni sono esaminate in dettaglio nel qua-

    dro Che ruolo ha acuto la fiducia dei consumatori nella recessione statunitense del

    1990-91? .

    Investimento = risparmio : un modo alternativo di

    pensare all'equilibrio sul mercato dei beni

    Finora abbiamo pensato all'equilibrio in termini di uguaglianza tra produzio-

    ne e domanda di beni . Un modo alternativo - ma equivalente - considera l'equi-

    librio in termini di risparmio e investimento . Quest'ultimo l'approccio seguito

    da John Maynard Keynes nel suo modello del 1936 . nell'ambito della Teoria ge-

    nerale .

    Per definizione, il risparmio (S) dei consumatori uguale al loro reddito di-

    sponibile al netto dei consumi :

    Usando la definizione di reddito disponibile, possiamo scrivere il risparmio come

    reddito meno imposte meno consumo :

    S=-Y-T-C

    Torniamo ora all'equazione di equilibrio nel mercato dei beni . La produzione

    deve essere uguale alla domanda, che a sua volta la somma di consumo, investi-

    mento e spesa pubblica :

  • 84 CAPITOLO 3

    o, equivalentemente :

    Y=C+I+G

    Sottraendo le imposte da entrambi i lati e spostando il consumo sulla sinistra, ot-

    teniamo :

    Y-T-C=I+G-T

    Notiamo che il lato sinistro di questa equazione semplicemente uguale al rispar-

    mio (S), per cui possiamo scrivere :

    S=I+G-T

    [3 .8]

    l =S+ (T-G)

    L'equazione [3 .8] ci suggerisce un altro modo di guardare all'equilibrio nel mer-

    cato dei beni . Sul lato sinistro c' l'investimento . Il primo addendo sul lato de-

    stro il risparmio dei consumatori, che chiamiamo risparmio privato . Il secondo

    addendo uguale alle imposte al netto della spesa pubblica, cio al risparmio

    pubblico (l'eccesso di entrate sulle uscite del settore pubblico) . Se quest'ultimo

    negativo, il governo ha un disavanzo di bilancio .

    In altre parole, in base all'equazione [3 .81, sappiamo che l'equilibrio nel mer-

    cato dei beni richiede che l'investimento sia uguale alla somma di risparmio pub-

    blico e risparmio privato. Questo modo di definire l'equilibrio alla base della

    curva IS - che rappresenta graficamente l'equilibrio sul mercato dei beni - dove

    IS l'acronimo inglese per Investimento = Risparmio (Saving) .

    Per rafforzare l'intuizione data dall'equazione [3 .8], si pensi a un'economia

    con una sola persona che decide quanto consumare, investire e risparmiare : l'eco-

    nomia di Robinson Crusoe . Per Robinson, le decisioni di risparmio e di inve-

    stimento sono identiche : ci che egli investe (ad esempio, tenendo gli animali da

    riproduzione invece di mangiarseli) equivale automaticamente a quanto risparmia .

    In un'economia moderna, invece, le decisioni di investimento sono prese dalle

    imprese. mentre le decisioni di risparmio spettano ai consumatori e al governo .

    In equilibrio, l'equazione [3 .8] ci dice che tutte queste decisioni devono essere

    compatibili : l'investimento deve eguagliare il risparmio aggregato .

    A partire dalla [3 .8] e dalle equazioni di comportamento del risparmio e del-

    l'investimento, possiamo studiare le caratteristiche dell'equilibrio . Notiamo innan-

    zitutto che le decisioni di consumo e di risparmio sono in realt due facce della

    stessa medaglia : una volta deciso quanto consumare, il risparmio determinato

    per differenza e viceversa . L'equazione di comportamento del consumo specifica-

    ta in precedenza comporta che il risparmio privato sia dato da :

    S=Y-T-C

    =Y-T- q,-c1 (Y-T)

    Riordinando i termini . otteniamo :

    S=-c0+(1-c,) (Y-T)

    Se abbiamo chiamato c, la propensione marginale al consumo, chiamiamo (1 -c,)

    la propensione marginale al risparmio . La propensione marginale al risparmio ci

  • dice quanto viene risparmiato di un incremento unitario di reddito . L'ipotesi che

    la propensione marginale al consumo sia compresa tra 0 e 1 implica che la pro-

    pensione marginale al risparmio sia anch'essa tra 0 e 1 . Questo significa che il ri-

    sparmio privato aumenta all'aumentare del reddito disponibile, ma meno che

    proporzionalmente .

    In equilibrio, l'investimento deve essere uguale al risparmio, dato dalla som-

    ma di risparmio pubblico e privato . Sostituire il risparmio privato con la sua

    espressione nella [3 .8] d :

    I=-c0+(1-ci)(Y-1')+(T-G)

    Risolvendo per la produzione, otteniamo :

    1

    (c + I +G-c1T)

    IL MERCA'T'O DEI BENIS7

    Questa esattamente la stessa espressione dell'equazione [3 .7] . Ci non ci do-

    vrebbe sorprendere . Stiamo guardando lo stesso modello, ma da prospettive di-

    verse . Questo modo di procedere risulter utile in molti altri casi .

    Il paradosso del risparmio

    Fin da piccoli, ci insegnano le virt del risparmio . Chi spende tutto il suo

    reddito condannato a passare il resto dei suoi giorni da povero . Chi invece ri-

    sparmia potr vivere tranquillamente . Analogamente, il governo spesso ci dice

    che un'economia che risparmia crescer forte e prospera . Lequazione [3 .7], tut-

    tavia, ci racconta una storia diversa e abbastanza sorprendente: supponiamo che

    a un dato livello di reddito, i consumatori decidano di risparmiare di pi . In ter-

    mini dell'equazione [3 .2], che descrive il consumo, essi riducono p,, aumentando

    in tal modo il risparmio . Cosa succede alla produzione e al risparmio?

    L'equazione [3 .7] dice chiaramente che la produzione di equilibrio diminui-

    sce al diminuire di c0 . Quando le persone risparmiano di pi al loro livello inizia-

    le di reddito, riducono i loro consumi . Ma questa riduzione dei consumi a sua

    volta riduce la domanda e la produzione .

    Cosa possiamo dire del risparmio? Da un lato, i consumatori risparmiano di

    pi ad ogni livello di reddito, ma d'altra parte il reddito ora minore, il che ten-

    de a ridurre il risparmio . L'effetto netto sembrerebbe ambiguo . Invece possiamo

    dire con certezza in quale direzione andr . Si ricordi che possiamo pensare al-

    l'equilibrio in termini di eguaglianza tra domanda e offerta . Per ipotesi, l'investi-

    mento non cambia. Per la condizione di equilibrio, quindi, nemmeno il risparmio

    cambia. Anche se le persone vogliono risparmiare di pi a un dato livello di red-

    dito, quest'ultimo si riduce in misura tale da lasciare invariato il risparmio . Que-

    sto significa che il tentativo di risparmiare di pi si traduce in una riduzione del

    prodotto e in un risparmio invariato. Questa sorprendente combinazione di risul-

    tati nota come paradosso del risparmio' .

    a Approfondimento . Potreste pensare che la mancata variazione del risparmio sia il risul-

    tato di una delle ipotesi meno realistiche che abbiamo formulato finora : l'ipotesi di investimen-

    to fisso . In realt, se permettessimo all'investimento di muoversi con la produzione, il risultato

  • 86 CAPITOLO 3

    Allora dovremmo forse concludere che la saggezza tradizionale infondata?

    Le persone dovrebbero essere meno parsimoniose? No . I risultati di questo sem-

    plice modello sono rilevanti nel breve periodo . Infatti stato proprio il desiderio di

    risparmiare eli pi la causa della recessione del 1990-91 (si veda il quadro dedicato

    a questo tema). Tuttavia, come vedremo in seguito, rendendo il modello pi rea-

    listico, altri meccanismi entreranno in gioco e un aumento del risparmio porter a

    risparmi e reddito pi elevati nel lungo periodo . Resta comunque valido l'avverti-

    mento: le politiche che incoraggiano il risparmio possono essere buone nel lungo

    periodo, ma nel breve periodo possono causare una recessione .

    Il governo davvero onnipotente? Un avvertimento

    L'equazione [3.7] ci dice che il governo pu influenzare la produzione sce-

    gliendo il livello di spesa (G) e il gettito fiscale (T) . Se il governo vuole aumenta-

    re la produzione di i miliardo di dollari, tutto ci che deve fare aumentare G

    di (1- c,) miliardi di dollari, Questo aumento della spesa far aumentare la pro-

    duzione di 1 miliardo di dollari, per effetto del moltiplicatore . lMla il governo pu

    davvero scegliere il livello di produzione? Il verificarsi di periodi di recessione di-

    mostra chiaramente che ci non sempre vero .

    In realt, ci sono molti aspetti che non sono incorporati nel nostro modello .

    Li prenderemo in considerazione in un secondo momento. Per ora utile elen-

    carne alcuni brevemente .

    Cambiare la spesa pubblica o le imposte potrebbe essere tutt'altro che faci-

    le: l'approvazione di nuovi progetti di legge da parte dell'autorit legislativa ri-

    chiede infatti molto tempo (si vedano i capitoli 18 e 20) .

    Gli effetti della spesa e delle imposte sulla domanda sono molto meno

    meccanici di quanto non risulti dall'equazione [3 .7] . Questi ultimi potrebbero ve-

    rificarsi lentamente, oppure i consumatori e le imprese potrebbero essere intimo-

    riti dal disavanzo pubblico e decidere quindi di modificare il loro comportamen-

    to, e cos via (si veda il capitolo 9),

    Mantenere il livello di produzione desiderato potrebbe causare spiacevoli

    effetti collaterali. Ad esempio, tentare di raggiungere un livello di produzione

    molto elevato potrebbe accelerare l'inflazione (si veda il capitolo 15) .

    Ridurre le imposte o aumentare la spesa pubblica potrebbe generare grossi

    disavanzi di bilancio e portare all'accumulazione del debito pubblico . Quest'ulti-

    mo pu avere effetti perversi nel lungo periodo (si vedano i capitoli 20 e 25) .

    Man mano che affineremo la nostra analisi, il ruolo del governo diventer

    sempre pi difficile . Il governo non se la passer pi tanto bene come ha fatto in

    questo capitolo!

    sarebbe ancora pi drammatico : i tentativi delle persone cli risparmiare di pi porterebbero in

    ogni caso alla riduzione della produzione . A sua volta la riduzione della produzione farebbe di-

    minuire l'investimento, e quindi il risparmio .

  • Che ruolo ha avuto la fiducia

    dei consumatori nella recessione

    statunitense del 1990-91?

    Nel terzo trimestre del 1990, dopo l'inva-

    sione del Kuwait da parte dell'Iraq, ma prima

    dell'inizio della Guerra del Golfo, la crescita

    del PIL statunitense diventata negativa ed

    rimasta tale per i due trimestri successivi .

    Come abbiamo visto nel capitolo 2, gli econo-

    misti usano il termine recessione per definire

    un periodo di almeno due trimestri consecutivi

    di riduzione del PII : . L'episodio che qui ricor-

    diamo noto come la recessione del 1990-91 .

    La seconda colonna della tabella 1 d il

    PIL reale - in miliardi di dollari ai prezzi del

    1987 - dal secondo trimestre del 1990 al se-

    condo trimestre del 1991 . La terza colonna d

    la variazione del Pu, da tiri trimestre al suc-

    cessivo. Si noti che il PIL misurato su base

    annua, per cui i valori riportati sono pari a4

    volte quelli trimestrali . A prima vista, espri-

    mere variabili mensili o trimestrali su base an-

    nua potrebbe creare confusione . In realt, ri-

    portare tutte le variabili - trimestrali, mensili

    o giornaliere - su base annua utile per con-

    frontarle tra loro .

    IL MERCATO DEI BENI 87

    I macroeconomisti non avevano previsto

    la recessione del 1990-91 . In larga parte . que-

    sto avvenuto a causa di variazioni della spe-

    sa che non erano state o non potevano essere

    anticipate . Ci risulta chiaro dalle colonne (4)

    e (5) della tabella . La colonna (4) d le previ-

    sioni fatte per ogni trimestre nel precedente .

    Ad esempio, la previsione del PTI . fatta nel se-

    condo trimestre del 1990 per il terzo era di

    4 .931 miliardi di dollari. La colonna (5) d

    l'errore di previsione, la differenza tra il valo-

    re effettivo e la previsione . Un errore di previ-

    sione positivo indica che il PIL effettivo sta-

    to maggiore del previsto . Riprendendo il no-

    stro esempio, il valore effettivo del PIL nel

    terzo trimestre del 1990 stato di 4.898 mi-

    liardi di dollari, l'errore di previsione di

    4 .898-4 .931 =-33 miliardi di dollari .

    Come si pu vedere, gli errori di previsio-

    ne sono negativi durante tutti e tre i trimestri

    della recessione . Inoltre, essi sono maggiori

    della effettiva riduzione del PIL nei primi due

    trimestri della recessione . In altre parole, al-

    l'inizio di questi due trimestri, le previsioni era-

    no di crescita positiva, ma la crescita stata in-

    vece negativa. Ad esempio, la previsione fatta

    nel secondo trimestre per il terzo era di un in-

    cremento del Pi 1, di 4 .931 - 4.915 = 16 miliardi

    1 .cgenaa :

    Colonna [21PIL

    reale: mId di dollari del 1987 . tasso annuo.

    Colonna [31Variazione del PIL

    : variazione dall'ultimo trimestre . tasso annuo .

    Colonna [4] Previsione del hit, per il trimestre corrente calcolata nel trimestre precedente .

    Colonna [5] Errore di previsione del PIL: P[L meno previsione del PIL .

    Colonna [6] Errore di previsione di c tratta dall'articolo citato alla fine del quadro .

    Colonna [7] Tndice di fiducia dei consumatori .

    ., Errore insolitamente alto ; errori di questa ampiezza si verificano solo ncll'1% dei casi .

    Fonte: O .

    Blanchard . Coosruap1ionand

    1%?eRecession of

    19901991. n American Economic Review'>

    .maggio

    1993.

    TAB . 1 . PIL, Con wno ed errori fili previsione ne',al Slai I mt , 1990-91

    [1_

    Trimcsi r

    [2]

    PIL

    reale

    [3]

    Variazione

    del Pii.

    [41

    Previsione

    del Pii .

    [51

    Errore di

    previsione

    del Pii .

    [61

    Errore di

    previsione

    di c

    [i]

    Fiducia dei

    consumatori

    1990 :2 4 .915 8 4 .913 2 1 105

    1990 :3 4 .898 -17 4 .931 -33 1 90

    1990 :4 4 .861 -374.906 -45

    -24,,'

    61

    1991 :1 4 .822 -394.841

    -19 -18^ 65

    1991 :24 .831 10 4 .798

    33 6

  • 88 CAPrrOLO 3

    di dollari . La variazione effettiva del PiL sta-

    ta una riduzione di 17 miliardi di dollari .

    Da che cosa sono stati provocati questi er-

    rori di previsione? In termini della [3 .7], qua-

    le determinante della spesa stata maggior-

    mente responsabile : c,,, , G o T .5 La ricerca

    suggerisce che la causa principale degli ultimi

    due trimestri di recessione stata una riduzio-

    ne inattesa della componente autonoma del

    consumo (c0 ) . Gli errori di previsione di c 1

    sono dati dalla colonna (6) della tabella . Essa

    mostra due errori fortemente negativi per gli

    ultimi due trimestri della recessione .

    Perch il consumo diminuito cos tanto,

    a parit di reddito, tra la fine del 1990 e l'ini-

    zio del 1991? La causa diretta si trova nell'ul-

    tima colonna della tabella . che d il valore

    dell'indice di fiducia dei consumatori . Questo

    indice calcolato sulla base di un sondaggio

    mensile rivolto a 5 .000 famiglie. Esso chiede

    ai consumatori quanta fiducia abbiano nella

    situazione economica presente e futura, dalle

    opportunit di lavoro al loro reddito atteso

    nei sei mesi successivi . Come si pu vedere,

    nell'ultimo trimestre del 1990 si verificato

    Riguardo alle componenti del l'EL dovre-

    ste ricordare che :

    Il Pii la somma di consumo, investi-

    mento e spesa pubblica, pi esportazioni net-

    te e investimento in scorte .

    Il consumo (C) l'acquisto di beni e

    servizi da parte dei consumatori . Il consumo e

    la maggiore componente della domanda .

    L'investimento (I) la somma di inve-

    stimento non immobiliare (o produttivo) -

    l'acquisto di nuovi impianti e macchinari da

    parte delle imprese - e di investimento immo-

    biliare - l'acquisto di nuove case o apparta-

    menti da parte degli individui .

    La spesa pubblica (G) l'acquisto di

    beni e servizi da parte dello Stato e degli enti

    pubblici .

    Le esportazioni (X) sono gli acquisti di

    beni nazionali da parte del resto del mondo .

    Le importazioni (Q) sono gli acquisti di beni

    esteri da parte dei residenti, siano essi consu-

    matori, imprese o settore pubblico .

    un drammatico crollo di fiducia . I consumato-

    ri hanno tagliato le spese per consumi a parit

    di reddito, causando la recessione .

    Questo ci porta a un'ultima domanda .

    Perch alla fine del 1990 i consumatori hanno

    perso in modo cos drammatico la fiducia?

    Perch sono diventati improvvisamente pessi-

    misti circa il futuro? La verit che, a tut-

    t'oggi, gli economisti non sono ancora del tut-

    to sicuri di conoscere la risposta . L possibile

    che questo cambiamento nelle aspettative sia

    stato legato alla crescente probabilit di un

    conflitto in Medio Oriente - in effetti la guer-

    ra cominciata all'inizio del 1991, poco dopo

    l'inizio della recessione . Le persone probabil-

    mente temevano che gli Stati Uniti potessero

    essere coinvolti in un conflitto costoso e dura-

    turo, e che la guerra in Medio Oriente facesse

    lievitare il prezzo del petrolio e causasse una

    recessione (negli anni Settanta il prezzo del

    petrolio era aumentato per ben due volte ge-

    nerando due recessioni) . Qualunque ne fosse

    la ragione, il crollo di fiducia dei consumatori

    stato il fattore principale all'origine della re-

    cessione del 1990-91 .

    RIEPILOGO

    - L'investimento in scorte (I,) dato dal-

    la differenza tra produzione e vendite. Pu

    essere positivo o negativo .

    Del nostro primo modello di determina-

    zione della produzione dovreste ricordare che :

    Nel breve periodo, la produzione de-

    terminata dalla domanda, che a sua volta di-

    pende dal reddito .

    La funzione del consumo esprime il

    consumo in funzione del reddito disponibile .

    La propensione marginale al consumo descri-

    ve di quanto aumenta il consumo per un au-

    mento unitario del reddito disponibile .

    La produzione di equilibrio il punto

    in cui la produzione uguale alla domanda .

    In equilibrio, la produzione uguale alla spe-

    sa autonoma moltiplicata per il moltiplicatore .

    La spesa autonoma quella parte della do-

    manda che non dipende dal reddito . 11 molti-

    plicatore uguale a 1/(1 -ci ), dove ci la

    propensione marginale al consumo .

  • i Nel breve periodo la domanda aumen-

    ta in seguito a variazioni positive della fiducia

    dei consumatori, della domanda di investi-

    mento, della spesa pubblica e in seguito a va-

    riazioni negative delle imposte .

    Un modo alternativo di definire l'equi-

    librio sul mercato dei beni attraverso l'ugua-

    glianza tra risparmio aggregato (pubblico e

    privato) e investimento . Per questa ragione, la

    condizione di equilibrio chiamata curva IS .

    Termini chiave

    consumo (C)

    investimento (I) o investimento fisso

    investimento non immobiliare (produttivo)

    e immobiliare

    spesa pubblica (G)

    trasferimenti

    importazioni (Q)

    esportazioni (X)

    esportazioni nette o saldo commerciale

    avanzo commerciale

    disavanzo commerciale

    investimento in scorte (I,)

    identit

    reddito disponibile (Y,,;)

    funzione del consumo

    equazione di comportamento

    relazione lineare

    parametri

    PER METTERSI ALLA PROVA .-

    1. Supponete che un'economia sia carat-

    terizzata dalle seguenti equazioni di compor-

    tamento ;

    C = 100 + 0,6 Y.

    C = 250

    I =50

    T=100

    Calcolate :

    a) il PIL di equilibrio (Y) ;

    b) il reddito disponibile ((Yd) ;

    e) la spesa per consumi (C) ;

    d) il risparmio privato (S) ;

    e) il risparmio pubblico ;

    f) il moltiplicatore .

    IL MERCATO DEI BENI 89

    Nel breve periodo, un tentativo degli

    individui di risparmiare di pi, o del governo

    di ridurre il disavanzo di bilancio, non ha ef-

    fetti sul risparmio, ma produce soltanto una

    riduzione della produzione. Questo fenomeno

    noto come paradosso del risparmio. Nel

    lungo periodo, tuttavia, altri fattori entrano in

    gioco, per cui probabile che aumentino sia

    la produzione sia il risparmio .

    propensione marginale al consumo (e)

    variabili endogene

    variabili esogene

    politica fiscale

    equilibrio

    equazione di equilibrio

    spesa autonoma

    bilancio in pareggio

    moltiplicatore

    risparmio (S)

    risparmio privato

    risparmio pubblico

    curva TS

    propensione marginale al risparmio

    paradosso del risparmio

    errore di previsione

    indice di fiducia dei consumatori

    2 . Per l'economia considerata nell'eserci-

    zio 1, verificate che, in equilibrio :

    a) la produzione uguale alla domanda ;

    b) il risparmio aggregato uguale all'inve-

    stimento .

    3. Supponete che il governo desideri au-

    mentare il PIL di equilibrio di 100 .

    a) Quale cambiamento necessario nella

    spesa pubblica? (Suggerimento: qual il valo-

    re del moltiplicatore?)

    h) Se la spesa pubblica non cambia, quale

    variazione necessaria nelle imposte? (Sugge-

    rimento : la risposta diversa da quella del

    punto a .)

  • 90 CAPITOLO 3

    4 . Per semplicit, abbiamo assunto che le

    imposte siano esogene . In realt, sappiamo

    che le imposte tendono a muoversi col reddi-

    to. Supponete che le imposte dipendano li-

    nearmente dal reddito, in base all'equazione :

    T=T +t1 Y

    dove t ; l'aliquota di imposta, compresa tra 0

    e 1 . Tutte le altre equazioni di comportamen-

    to sono specificate nel testo .

    a) Trovate l'equazione di equilibrio del

    PIL . (Suggerimento : sar simile, ma non ugua-

    le, all'equazione [3 .41 .)

    hl Trovate l'espressione del moltiplicatore .

    e) Quando le imposte sono endogene, il

    moltiplicatore pi grande, pi piccolo o

    uguale al caso in cui le imposte sono esogene?

    5. A volte gli studenti si sentono un po' con-

    fusi e pensano : Non ci capisco niente' A volte

    variazioni del reddito causano variazioni del

    consumo. Altre volte il contrario . Qua! la di-

    rezione giusta?. In che modo cerchereste di ri-

    solvere questa confusione? (Suggerimento : di-

    stinguete tra variazioni di co e variazioni di c, Y1.)

    6. Nonostante la propensione marginale

    al consumo definisca la relazione tra reddito

    aggregato e consumo aggregato . essa pu esse-

    re applicata anche alla relazione tra reddito e

    consumo per un singolo individuo .

    a) Determinate la vostra propensione mar-

    ginale al consumo rispetto al vostro reddito di-

    sponibile . )Suggerimento : ponetevi alcune do-

    mande ipotetiche. Ad esempio, se state gi la-

    vorando, di quanto aumenterebbe il vostro

    consumo se il vostro reddito aumentasse del

    20%? Se invece non lavorate, di quanto au-

    menterebbe il vostro consumo se iniziaste a la-

    vorare a un salario cli 30 mila dollari all'anno?)

    h) La vostra propensione marginale al

    consumo coerente con le restrizioni natura-

    li che abbiamo imposto nel testo? In caso

    contrario, spiegatene i motivi .

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