Blanchard - Cap3
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luis-filipe-comparoni -
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Produzionc
ELa composizione del PIL
II mercato dei beni Capitolo 3
L'interazione tra produzione, reddito e domanda aggregati una questione cen-
trale nell'analisi delle fluttuazioni dell'attivit economica nel breve periodo . Varia-
zioni della domanda di beni provocano fluttuazioni nella produzione aggregata .
A loro volta, le fluttuazioni nella produzione comportano variazioni di reddito e
quindi della domanda . Le vignette nella pagina successiva illustrano bene questo
punto. In modo pi formale, descriviamo queste interazioni attraverso un sempli-
ce schema :
-
iRcddi o
Lo scopo di questo capitolo l'analisi di queste interazioni e delle conse-
guenze che ne derivano .
L: abbastanza ragionevole pensare che l'acquisto di macchinari da parte delle
imprese dipenda da fattori diversi da quelli che rnotivano le spese alimentari del-
le famiglie o le spese militari del governo .
Un buon punto di partenza per studiare la produzione aggregata (PIL)
quindi distinguere tra i vari beni prodotti e tra i diversi gruppi di acquirenti . La
scomposizione del PIL abitualmente usata dai macroeconomisti riportata nella
tabella 3 .1 (una versione pi dettagliata, con definizioni formali, presentata nel-
l'appendice 2) .
La prima componente del Prm, il consumo (C) . Si tratta di beni e servizi
acquistati dai consumatori, dal cibo alle automobili nuove, dalle vacanze ai bi-
glietti d'aereo . Il consumo la componente pi grande del PIL : nel 1998 rappre-
sentava il 68%0 del P[[ . degli Stati Uniti .
La seconda componente l'investimento (I), talvolta chiamato investi-
mento fisso per distinguerlo dalle scorte di magazzino, che descriveremo in se-
guito. L'investimento la somma di due componenti. La prima, l'investimento
Fu : . 3 .1 . Produzione,
('dolgo e_dornanda di
beni .
-
72 CAPITOLO 3
Q
Il totale non 100 a causa degli arrotondamenti .
Fonte: Survey of Current Business, febbraio 1999, tabella 1 .1 .
non immobiliare (o produttivo), l'acquisto di nuovi impianti o macchinari -
dalle turbine ai computer - da parte delle imprese . La seconda, l'investimento
immobiliare, l'acquisto di nuove case o appartamenti da parte degli individui . I
due tipi di investimento, e le decisioni che li motivano, sono molto pi simili di
quanto non si pensi. Le imprese comprano impianti o macchinari per produrre
di pi nel futuro . Le persone comprano case o appartamenti per ottenere pi ser-
vizi abitativi nel futuro .
AK e
GUANPO LE NOSTRE VENDITE
INIZIERANNOA SALIRE . . .
ALLORA FORSE POTREMO
PARVI UN LAVORO.
MANOAI
PORTAFOGLI!
FATE ACQUISTI IMPORTANTI .
Questa analogia giustifica lo stesso nome attribuito alle due decisioni di ac-
quisto, cio investimento . Nel 1998, le due componenti dell'investimento rap-
presentavano il 15% del PIL degli Stati Uniti .
TAB.3 .1
. Composizione del PIL statunitense, 1998
Mld di dollari% del PIL ,-
PIL0') 8 .509 100
1 Consumo C) 5.806 68
2 Investimento (h 1 .308 15
Non immobiliare 93911
Immobiliare 369 4
3 Spesa pubblica (G) 1 .488 18
4 l'.sportazioni nette -154 -2
Esportazioni (X) 958 1 1
Importazioni (Q) -1 .112 -13
5 Investimento in scotte (1,) 61 1
-
IL MERCATO DEI BENI 7 3
Si noti che gli economisti usano il termine investimento in un senso pi ri-
stretto di quanto non faccia l'uomo comune o la stampa finanziaria . Nel linguag-
gio quotidiano, investimento si riferisce all'acquisto di un'attivit qualsiasi,
come l'oro o le azioni della General Motors . Gli economisti invece riservano que-
sto termine all'acquisto di nuovi beni capitali, come macchinari, edifici o case .
Quando si riferiscono all'acquisto di attivit finanziarie, essi parlano di investi-
mento finanziario .
La terza componente del Pii, la spesa pubblica in beni e servizi (G) . Si
tratta di beni e servizi acquistati dallo Stato e dagli enti pubblici - dagli aeroplani
all'attrezzatura per ufficio . I servizi includono anche quelli forniti dagli impiegati
pubblici . La contabilit nazionale assume infatti che lo Stato acquisti i servizi dai
suoi impiegati per poi fornirli al pubblico .
Si noti che G non include i trasferimenti, come l'assistenza sanitaria e sociale,
n gli interessi sul debito pubblico . Nonostante queste siano chiaramente spese
dello Stato, esse non rappresentano acquisti di beni e servizi . Per questo motivo,
la spesa pubblica - che nel 1998 rappresentava circa il 18% del PIL statunitense
- inferiore alle uscite totali del settore pubblico (circa il 31% del PIL nello stes-
so anno) .
La somma delle prime tre voci rappresenta la spesa di beni e servizi da
parte dei residenti (spesa nazionale), siano essi consumatori, imprese o settore
pubblico. Per ottenere la spesa totale in beni nazionali, dobbiamo considerare
ancora due voci .
Innanzitutto, dobbiamo escludere le importazioni (Q), cio gli acquisti di
beni e servizi dall'estero . Poi dobbiamo includere le esportazioni (X), gli acquisti
di beni e servizi nazionali da parte del resto del mondo . La differenza tra espor-
tazioni ed importazioni chiamata esportazioni nette, o saldo commerciale . Se le
esportazioni eccedono le importazioni, il paese registra un avanzo commerciale .
Quando invece il saldo negativo, il paese presenta un disavanzo commerciale .
La somma delle prime quattro voci d la spesa totale in beni e servizi na-
zionali in un anno. Per ottenere il valore della produzione in quell'anno, dobbia-
mo compiere un ulteriore passo .
Alcuni beni prodotti in un dato anno potrebbero non essere venduti che nel-
l'anno successivo o anche oltre . E alcuni beni venduti in quell'anno potrebbero
essere stati prodotti in anni precedenti . La differenza tra produzione e vendite in
uno stesso anno prende il nome di investimento in scorte (I s , dove S sta per
stock, un sinonimo di scorte). Se la produzione eccede le vendite, le scorte di
magazzino aumentano: l'investimento in scorte positivo. Viceversa, quando la
produzione inferiore alle vendite, le scorte si riducono : l'investimento in scorte
negativo .
Solitamente la variazione dello stock di magazzino abbastanza piccola, posi-
tiva in alcuni anni, negativa in altri . Nel 1998, negli Stati Uniti era pari all'1%
del PIL .
Con l'aiuto della scomposizione delPIL, possiamo ora affrontare il primo mo-
dello di determinazione del prodotto aggregato .
-
74 CAPITOLO 3
La determinazione della domanda
Indichiamo la domanda di beni con Z . Per quanto detto precedentemente,
possiamo scriverla come :
Z=-C+I+G+X-Q
La domanda la somma di consumo, investimento, spesa pubblica ed esportazio-
ni nette (X - Q) . Poich questa equazione vale per definizione - essa definisce la
domanda di beni - essa prende il nome di identit (scritta col simbolo _ al
posto del simbolo di uguaglianza) .
Assumiamo per semplicit che vi siano tre sole fonti di domanda : il consumo,
l'investimento e la spesa pubblica (un modello inizia quasi sempre con la parola
assumiamo : ci significa che si sta semplificando il inondo per analizzarne un
aspetto specifico) . In altre parole, ignoriamo esportazioni e importazioni, tingen-
do che l'economia sia chiusa, cio che non commerci con il resto del mondo . Per
aprire la nostra economia e reintrodurre le esportazioni e le importazioni do-
vremo aspettare sino al capitolo 10 .
Si assuma inoltre che tutte le imprese producano uno stesso bene, che pu
essere usato indifferentemente dai consumatori come bene di consumo, dalle im-
prese come bene di investimento e dal governo come spesa pubblica' . In tal
modo, dobbiamo analizzare un solo mercato e non tutti i mercati dei singoli beni
(da cui il titolo di questo capitolo, Il mercato dei beni piuttosto che 1 mercati dei
beni) . Tutto quello che abbiamo bisogno di sapere cosa determina la domanda
e l'offerta in quel mercato .
Assumiamo infine che le imprese siano disposte a fornire qualsiasi quantit
del bene a un dato prezzo, P . In questo modo, ignoriamo il fatto che all'aumenta-
re dell'offerta, i costi di produzione potrebbero crescere e far lievitare il prezzo
di vendita . Questa ipotesi ci permette di concentrarci esclusivamente sul ruolo
della domanda nella determinazione della produzione aggregata . Come vedremo
in seguito, questa ipotesi approssimativamente corretta solo nel breve periodo .
Pertanto, il modello qui sviluppato pu essere applicato soltanto alle fluttuazioni
del prodotto nel breve periodo . Per pensare a cosa determini la produzione_ su
periodi di tempo pi lunghi, dovremo eliminare questa ipotesi restrittiva (lo fare-
mo a partire dal capitolo 13) .
Ora possiamo concentrarci sulle determinanti della domanda di beni . In base
alle nostre ipotesi, essa la somma di constano, investimento e spesa pubblica :
Z-C 1+G
Discutiamo le singole componenti una alla volta .
t Un bene di questo tipo, che pu essere mangiato (come un bene di consumo) oppure
usato per produrre altri beni (come un macchinario) . spesso chiamato con il termine inglese
sbioo, dal personaggio dei cartoni animati Lil' Abner. Tra i beni che potrebbero fare al caso
nostro . c i sono le mucche e i conidi .
-
2 .1 . Consumo (C)
La determinante principale del consumo sicuramente il reddito, o meglio il
reddito disponibile - ci che rimane del reddito percepito dopo aver ricevuto i
trasferimenti dal governo e pagato le imposte . Quando il reddito disponibile au-
menta, le persone comprano di pi . Quando diminuisce, riducono i loro consu-
mi. In realt ci sono altre variabili che influenzano il constano, ma per ora le
ignoriamo .
Sia C il consumo e Y, il reddito disponibile . Possiamo scrivere :
C=C(Y,,Z )
F
Questo semplicemente un modo formale per esprimere che' il consumo una
funzione del reddito disponibile . La funzione C(',,) nota core funzione del
consumo . Il segno positivo sotto Y, indica una relazione positiva tra reddito e
consumo. Gli economisti chiamano queste funzioni equazioni di comportamento
- in questo caso dei consumatori .
Nel libro useremo funzioni simili per descrivere formalmente le relazioni tra
pi variabili . Spesso utile specificare la forma funzionale - ad esempio assume-
re che la funzione sia lineare . Nel caso del consumo, ad esempio, ragionevole
assumere che la relazione tra consumo e reddito disponibile sia data da :
[3 .1] C=co +ciY;
In questo modo stiamo ipotizzando che la funzione del consumo sia una relazio-
ne lineare, caratterizzata da due parametri, c e c, .
Il parametro c, noto come propensione marginale al consumo . Esso espri-
me l'effetto sul consumo di una lira aggiuntiva di reddito disponibile . Se c, 0,7,
un dollaro in pi di reddito disponibile aumenta il consumo di 70 centesimi . Una
restrizione naturale su c, che sia positivo e minore di l : probabile che gli in-
dividui vogliano consumare solo una parte del loro incremento di reddito e ri-
sparmiare il resto .
Il parametro c, ha una semplice interpretazione . Rappresenta il consumo de-
siderato in corrispondenza di un reddito disponibile nullo (se Y, ; = 0 nella [3 .1 ],
allora C = c-,) . Una restrizione naturale su c,, che sia anch'esso positivo . Se il
reddito disponibile zero, il consumo sar comunque positivo : il nostro consu-
matore dovr pur sfamarsi! Ma com' possibile che le persone consumino con un
reddito nullo? La risposta semplice : attingendo ai loro risparmi o prendendo a
prestito .
La relazione tra consunto e reddito disponibile descritta dall'equazione [3 .1]
riportata nella figura 3 .2 . Poich essa una relazione lineare, rappresentata da
una linea retta . La sua intercetta verticale pari a c,, la pendenza c, . Poich c,
minore di 1, essa pi piatta della retta a 45 .
Dobbiamo ora definire il concetto di reddito disponibile . La relazione esatta
tra reddito disponibile e reddito aggregato contenuta nell'appendice 2 . Qui as-
sumiamo che il reddito disponibile sia dato semplicemente da :
Y,,=_ i , -it'
IL ?MERCATO DEI BENI
i
dove Y il reddito aggregato e T rappresenta le imposte al netto dei trasferimen-
ti (si noti che anche questa equazione un'identit) . Per brevit, T rappresenter
-
Fit;. 3.2 . Consumo e
reddi=_o disponibile .
Il consumo aumenta
col reddito disponibi-
le, ma meno che pro-
porzionalmente .
i 6
.APITOLOi
[3 .2]
C=c +c, (Y-T)
Il consumo una funzione del reddito e delle imposte . Un reddito pi alto fa au-
mentare il consumo, ma meno che proporzionalmente . Imposte pi elevate fanno
diminuire il consumo, anche in questo caso meno che proporzionalmente .
2 .2. Investimento (I)
Nei modelli economici troviamo due tipi di variabili . Alcune dipendono da
altre variabili del modello e sono pertanto spiegate all'interno del modello stesso :
queste sono chiamate variabili endogene . E questo il caso del consumo nell'equa-
zione [3 .2] . Altre variabili invece non sono spiegate all'interno del modello e ven-
gono prese come date: queste sono chiamate variabili esogene .Nel nostro caso
l'investimento sar preso come dato :
Reddito disponibile, Y,,
le imposte, ma si ricordi che in realt T indica le imposte al netto dei trasferi-
menti ricevuti dal governo .
Sostituendo Y,, nell'equazione [3 .1] e risolvendo per il consumo, si ottiene:
[3 .3]
1=
Una barretta sopra la variabile ci ricorda che essa esogena al modello .
Qui l'investimento considerato esogeno per motivi di semplicit . Questa
ipotesi non affatto innocua : essa comporta che quando osserviamo variazioni
nella produzione, dobbiamo assumere che l'investimento non risponda in alcun
modo . Non difficile capire che questa ipotesi pu essere una pessima descrizio-
ne della realt: un'impresa che registri un aumento nella sua attivit, probabil-
mente avr bisogno di pi macchinari e quindi aumenter i suoi investimenti pro-
duttivi. Per il momento escludiamo questo meccanismo dal nostro modello.
-
IL MII:RCATO DEI BENI 77
2 .3 . Spesa pubblica (G)
Nel nostro modello la terza componente della domanda la spesa pubblica,
G. Insieme alle imposte (T), G descrive la politica fiscale del governo - cio le
scelte del governo circa le entrate e le uscite del settore pubblico. Analogamente
all'investimento, consideriamo G e T come esogene . La ragione di questa sempli-
ficazione si basa su due considerazioni .
Innanzitutto, poich il governo non presenta regolarit di comportamento
come i consumatori e le imprese, non esiste un'unica funzione per G e per T che
descriva il comportamento di queste variabili (come per il consumo) . Questa pri-
ma giustificazione in realt non del tutto soddisfacente : anche se il governo non
segue regole semplici, il suo comportamento parzialmente prevedibile . Affron-
teremo questo tema pi avanti, nel capitolo 18 .
La seconda considerazione la pi importante. Uno dei compiti dei macroe-
conomisti consigliare il governo circa le decisioni di spesa e di gettito . In que-
sto senso, non molto utile considerare un modello che ipotizzi a priori una re-
gola di comportamento del governo . Il nostro obiettivo essere in grado di dire
ai membri del governo : Se sceglierete questi livelli di G e T, succeder questo e
quest'altro. Vi sta bene?. In altre parole, l'approccio che seguiremo non cerche-
r spiegazioni dell'andamento di G e T, ma le tratter come variabili di scelta del
governo'- .
La determinazione della produzione di equilibrio
Riassumiamo i concetti che abbiamo introdotto finora . Sotto la nostra ipotesi
che esportazioni e importazioni siano nulle, la domanda di beni la somma di
consumo, investimento e spesa pubblica :
Z=-C+I+G
Sostituendo C e I con le loro espressioni dalle equazioni [3 .2] e [3 .3], si ottiene:
[3 .4]
Z=c0+c,(Y-T)+l+G
La domanda di beni (Z) dipende dal reddito (Y) e dalle imposte (T) - che in-
fluenzano entrambi il consumo - dall'investimento (1) e dalla spesa pubblica (G)
- che sono esogeni .
Vediamo ora l'equilibrio sul mercato dei beni . Assumiamo che le imprese
non abbiano scorte di magazzino (si pensi, ad esempio, a un'economia che pro-
duce soltanto servizi, che per loro natura non possono essere conservati sotto for-
ma di stock) . In questo caso, l'equilibrio sul mercato dei beni dato semplicemen-
te dalla condizione di eguaglianza tra domanda (Z) e offerta (Y) di beni:
[3 .5]
Y = Z
2
Poich considereremo di solito G e T come esogene, le scriveremo sempre senza sopras-
segnarle, per non appesantire la notazione .
-
78 (APITOLO 3
Questa equazione chiamata equazione di equilibrio . I modelli sono composti
da tre tipi di equazioni: le equazioni di comportamento, le identit e le equazioni
di equilibrio . Con la [3 .5] abbiamo visto un esempio di ciascun tipo .
Sostituendo la domanda (Z) con la sua espressione dall'equazione [3.4] ab-
biamo :
[3 .6]
Y=c0+c,(Y-T) +! +G
L'equazione [3.6] esprime formalmente il meccanismo che abbiamo descritto all'ini-
zio del capitolo . La produzione, Y, deve essere uguale alla domanda, Z . A sua vol-
ta, la domanda dipende dal reddito, Y. Si noti che usiamo lo stesso simbolo, Y, sia
per la produzione sia per il reddito . Questo non deve creare confusione, perch
abbiamo visto che reddito e produzione sono identicarnente uguali : sono due modi
diversi di guardare al PIL - dal lato della produzione e dal lato del reddito .
Una volta costruito il modello, possiamo risolverlo per vedere cosa determina
il livello di produzione e come quest'ultimo cambia in seguito, ad esempio, a una
variazione della spesa pubblica. Risolvere un modello significa non soltanto risol-
verlo algebricamente, ma anche capire il significato economico dei risultati . Per-
tanto, a volte risolveremo un modello in termini grafici - saltando completamente
l'algebra - e descriveremo i risultati a parole . Tre sono i passi seguiti dai macroe-
conomisti nella ricerca : l'algebra assicura la coerenza logica del modello, i grafici
danno l'intuizione, le parole spiegano i risultati .
3 .1 . L'algebra
Riscriviamo l'equazione di equilibrio [3 .61 come :
Y=c0 +c,Y-c,T +I +G
Spostando c,Y dal lato destro al lato sinistro e riordinando i termini sul lato de-
stro otteniamo :
(1-c,) Y = c,, +I +G-c,T
Infine, dividiamo entrambi i lati per (1 - c,) :
[3 .7]
Y= 1 1c (c (,+i+G-c,1'! )
I
Questa equazione descrive la produzione di equilibrio . Vediamo il significato dei
due fattori sul lato destro .
Il secondo fattore, (c ( , + I + G - c,T), ha una semplice interpretazione . Esso
ci dice quale sarebbe la domanda di beni se la produzione fosse uguale a zero .
Dall'equazione [3 .2] sappiamo che in questo caso il consumo sarebbe pari a
(ci, - e,T ( . L'investimento e la spesa pubblica, che per ipotesi non dipendono dal
livello di produzione, sarebbero uguali rispettivamente a I e G . Mettendo tutto
insieme e riordinando i termini, la domanda sarebbe (c0 + I + G - c,T) . Questo
termine chiamato spesa autonoma, per indicare che esso rappresenta la com-
ponente della domanda di beni che non dipende dal livello di produzione .
-
Conio possiamo essere sicuri che la spesa autonoma sia positiva? Non pos-
siamo esserlo, ma molto probabile che lo sia. Supponiamo, ad esempio, che il
governo abbia un bilancio in pareggio, cio che le imposte siano uguali alla
spesa pubblica. Se T = G e se la propensione marginale al consumo (c,) mino-
re di i (come abbiamo ipotizzato), allora (G-c,T) positivo e quindi lo an-
che la domanda autonoma . Solo se il governo presentasse un grosso avanzo di
bilancio - cio se le imposte fossero di gran lunga superiori alla spesa - la spe-
sa autonoma sarebbe negativa . Ignoriamo quest'ultimo caso in quanto abbastan-
za irrealistico .
Consideriamo ora il primo fattore, 1/(1- q) . Poich la propensione marginale
al consumo (c,) compresa tra 0 e 1, allora 1/(1-c_) un numero maggiore di
1 . Questo numero, che moltiplica l'effetto della spesa autonoma, chiamato mol-
tiplicatore . Quanto pi c, si avvicina a 1, tanto pi grande sar il moltiplicatore .
Qual il significato del moltiplicatore? Supponiamo che al loro livello ini-
ziale di reddito, i consumatori decidano improvvisamente di consumare di pi .
Pi specificamente, assumiamo che c,, nell'equazione [3.2] aumenti di 1 miliardo
di dollari . L'equazione [3.7] ci dice che la produzione aumenter in misura su-
periore a 1 miliardo di dollari . Ad esempio, se e, 0,6, il moltiplicatore sar
uguale a 1/(1 - 0,6) = 2,5, per cui la produzione aumenter di 2,5 X 1 = 2,5 mi-
liardi di dollari . Qui abbiamo considerato un aumento dei consumi, ma evi-
dente che qualsiasi aumento della spesa autonoma - derivante da un incremento
degli investimenti o della spesa pubblica, oppure da una riduzione delle imposte
- avr lo stesso tipo di effetto : la produzione aumenter in misura superiore al-
l'effetto diretto sulla spesa autonoma .
Ma da cosa deriva l'effetto del moltiplicatore? L'equazione [3 .6] ci d una
prima intuizione . Un incremento di c1, fa aumentare la domanda . L'atmlento della
domanda determina aumenti nella produzione e nel reddito . La crescita del red-
dito, a sua volta, aumenta ulteriormente il consumo . L'incremento del consumo si
ripercuote sulla domanda, e cos via . Per fissare meglio questa intuizione, utiliz-
ziamo un grafico .
3 .2 . Un grafico
L'equilibrio richiede che la produzione di beni (Y) sia uguale alla domanda de-
gli stessi (Z) . La figura 3 .3 mostra sia la produzione sia la domanda come funzioni
del reddito. L'equilibrio il punto in cui produzione e domanda sono uguali .
Per prima cosa disegniamo la produzione in funzione del reddito (misuriamo
la prima sull'asse verticale, il secondo sull'asse orizzontale) . Esprimere la produ-
zione in funzione del reddito abbastanza immediato, poich le due grandezze
coincidono sempre . La relazione tra le due variabili viene quindi rappresentata
dalla retta a 45 nella figura 3 .3 .
Il passo successivo disegnare la domanda, Z, come funzione del reddito . La
relazione tra domanda e reddito data dall'equazione [3 .4] . Qui la riscriviamo
per comodit, raggruppando i termini della spesa autonoma in parentesi :
Z=c,Y+(ct,+I+G-c1T)
IL MERCATO DEI BENI 7 9
La domanda dipende dal reddito, attraverso il suo effetto sul consumo, e dalla
spesa autonoma. Nella figura, la relazione tra domanda e reddito rappresentata
dalla linea ZZ. L'intercetta - il valore della domanda quando il reddito uguale a
zero - pari alla spesa autonoma . L'inclinazione uguale alla propensione margi-
-
FIG. 3 .3 . 1.,1ui :i : ,i i,,
nel mercato 'lei :
i
La produzione di
equilibrio deter-
minata dalla condi-
zione di uguaglianza
tra produzione e
(lo-
inaan( .~ t .
80 CAPITOLO 3
Spesa
autonoma
Y
Reddito, Y
ZZ
Domanda
inclinazione = c l
Punto di equilibrio : )'Z
nale al consumo, c, . Sotto l'ipotesi che et sia positivo ma minore di 1, la retta
inclinata positivamente, ma con pendenza inferiore a 1 .
Si ha equilibrio quando la produzione uguale alla domanda . In altre parole,
l'equilibrio dato dall'intersezione della retta a 45 0 con la curva di domanda, ZZ,
nel punto A. Alla sinistra di A, la domanda eccede la produzione ; alla sua destra,
la produzione eccede la domanda . Solo in A le due sono uguali .
Torniamo ora all'esempio di prima . Supponiamo che a un dato livello di red-
dito, i consumatori aumentino la loro spesa per consumi : c0 aumenta di 1 miliar-
do di dollari. La figura 3 .4, che costruita a partire dalla figura 3 .3, mostra cosa
succede in questo caso . Per ogni valore del reddito, la domanda pi alta di 1
miliardo di dollari . Chiamiamo la nuova relazione tra domanda e reddito ZZ' :
essa rappresentata da una curva parallela a ZZ, ma pi alta di 1 miliardo di dol-
lari . i l nuovo equilibrio all'intersezione tra la retta a 45 e la nuova curva di do-
manda, nel punto A' . La produzione di equilibrio aumenta da Y a Y'. chiaro
che l'incremento del prodotto, ' - Y, misurato sull'asse orizzontale, maggiore
dell'aumento iniziale di 1 miliardo di dollari . Questo l'effetto del moltiplicatore .
Con l'aiuto del grafico pi facile spiegare come e perch l'economia si spo-
sta da A ad A' . L'incremento iniziale del consumo fa aumentare la domanda . Al
livello iniziale di reddito, Y, la domanda ora data dal punto B : essa pi gran-
de di i miliardo di dollari . Per soddisfare questo livello di domanda, le imprese
aumentano la produzione di 1 miliardo di dollari, spostando l'economia al punto
C. Ma la storia non ancora finita . Il livello di produzione pi elevato induce un
ulteriore aumento della domanda, che muove l'economia nel punto D . A sua vol-
ta, in D la produzione aumenta e cos via fino ad A', il nuovo punto di equilibrio
dove produzione e domanda sono di nuovo uguali ; .
3 Questa spiegazione suggerisce un aggiustamento della produzione che avviene nel corso
del tempo, e non istantaneamente come stiamo assumendo qui .
-
oQ Y
}
1
Y=
[co+I+G-c,T]
1-c1
Y
Reddito, Y
Un modo alternativo di guardare
al moltiplicatore
Nelle pagine precedenti abbiamo spiegato
il meccanismo del moltiplicatore cercando di
afferrarne l'intuizione con l'aiuto di un grafi-
co. In questo quadro sviluppiamo l'algebra
che sta dietro l'aggiustamento del mercato dei
beni illustrato nella figura 3 .4. Cos facendo,
formalizziamo l'intuizione dataci dal grafico e
ricaviamo l'espressione del moltiplicatore in
un modo alternativo .
Ricordiamo brevemente i passi fatti nel pa-
ragrafo l . Innanzitutto, abbiamo detto che
l'equilibrio nel mercato dei beni richiede che
la domanda eguagli l'offerta aggregata : Z = Y,
dove Z = c + c i (Y - T) + 1 + G . Partendo da
questa condizione di equilibrio abbiamo poi
derivato il livello di equilibrio della produzio-
ne (Y) come prodotto di due termini : il moltipli-
catore e la spesa autonoma (equazione [3 .71) :
Y'
IL MERCATO DEI BENI
UN PASSO IN PI
:Y =1 Jco
1-c1
81
FIG. 3.4 . Gli effetti di
un aumento della 'pe-
saautonk,__, :, >ii ::I,i
produzione -
Un aumento della
spesa autonoma ha un
effetto pi che pro-
porzionale sulla pro-
duzione di equilibrio .
Non difficile mostrare che questa espressio-
ne pu essere utilizzata per calcolare l'effetto
di una variazione della spesa autonoma sulla
produzione di equilibrio. Consideriamo, ad
esempio, una variazione della domanda auto-
noma di c (utilizzeremo spesso il simbolo
:XX per indicare la variazione di una determi-
nata variabile X : JX deve semplicemente es-
sere letto variazione in X) . Di quanto si
modifica il livello di equilibrio della produzio-
ne? Qual il valore di 1Y? Dall'equazione
precedente risulta chiaramente che, date le al-
tre componenti della spesa autonoma (G, i e
T), la variazione della produzione uguale al
moltiplicatore 1/(1 - c :) moltiplicato per la va-
riazione del consumo :
Ad esempio, se c, 0,5 - e il moltiplicatore
quindi 1/(1 - 0,5) = 2 - e se A c,, un miliardo
di dollari, immediato verificare che la varia-
zione della produzione di equilibrio pari a 2
miliardi di dollari (JY = 2 x 1 miliardo) .
-
82 CAPITOLO 3
Torniamo ora al nostro obiettivo iniziale :
descrivere analiticamente l'aggiustamento del-
la figura 3 .4 e derivare cos, in un modo alter-
nativo, il valore del moltiplicatore . Per fare
questo, immaginiamo di scindere il processo
di aggiustamento nel mercato dei beni in pe-
riodi successivi e chiediamoci che cosa accade
se la spesa autonoma varia di _Sc, .
Nel primo periodo, la domanda aggregata
varia di pari passo con la spesa autonoma,
AZ = Jci, . Ricordiamo che la domanda deter-
mina la produzione di equilibrio poich assu-
miamo che le imprese siano disposte a offrire
qualunque ammontare di beni al livello esi-
stente dei prezzi che, ricordiamoci, in questo
modello sempre costante . Ne consegue che
la variazione nella domanda aggregata porta a
una variazione dello stesso ammontare nella
produzione ; e questo significa un'uguale va-
riazione nel reddito, poich reddito e produ-
zione coincidono per definizione . La relazione
descritta corrisponde alla prima riga della ta-
bella 1 . Ma la storia non finisce qui .
Che cosa succede nel periodo 2? Nel pe-
riodo 2, il maggiore reddito fa aumentare ulte-
riormente la domanda . Ma di quanto varia la
domanda? La definizione della domanda ag-
gregata (equazione [3.4]) ci dice che essa varia
di c, volte la variazione del reddito ; questo per-
ch gli individui consumano una frazione c, di
ogni incremento nel loro reddito . Poich il
reddito cambiato di Ac ., durante il periodo 1,
la domanda varia di e,Jc o nel periodo 2 . In se-
guito a questa nuova variazione della domanda
produzione e reddito variano ancora . Gli ag-
giustamenti che si verificano nel periodo 2
sono riportati nella seconda riga della tabella 1 .
Nel periodo 3, l'aumento di c,JC,,, del red-
dito fa crescere ancora una volta la domanda,
questa volta della quantit c1 c 1Ac, . L'iniziale
Ttu3 . 1 . L'ag1glustamento nel mercato dei beni
variazione della spesa autonoma d quindi luo-
go a una successione di incrementi della pro-
duzione. 12aumento che si verifica in ogni pe-
riodo - nel generico periodo T - pari al pro-
dotto tra la variazione osservata nel periodo
precedente e la propensione marginale al con-
sumo, c, .
Siamo ora proni a calcolare la variazione
cumulata della domanda, sommando i termini
che compaiono nella colonna ADomanda :
XDomanda = :Lcr + c jAc0 + c Ac,.)+ . . . + e" Ae,, = . . .
-
A
C,1[1+C, +
C 2 +
. . . +CT_i + . . .]
L'espressione in parentesi una serie geometri-
ca di ragione c, < 1 (un ripasso delle propriet
delle serie geometriche contenuto nell'ap-
pendice 3 alla fine del testo) . La propriet
principale di tali serie che quando c, mi-
nore di i (come nel nostro caso), la serie
[1 + C 1 + C, + . . .+ CI
-' + . . .] tende, in limite, a
1/(1 -c,) per T che tende all'infinito . In termini
economici, poich ogni incremento successivo
nella domanda minore di quello verificatosi
in precedenza, questo processo non conduce a
un'espansione infinita della domanda . Sosti-
tuendo 11(1-C,) a [1+C 1 +C + . . .+CT-'+ . . .]
nell'equazione precedente, otteniamo la varia-
zione cumulata nella domanda aggregata che
segue l'aumento iniziale di C,, . Essa coincide
con la variazione nella produzione e nel reddi-
to ed pari a :
Domanda = 1 \e,, = -5Produzione
i -CI
Come si vede, abbiamo derivato il moltipli-
catore scomponendo in periodi successivi il
processo di aggiustamento e siamo pervenuti
allo stesso risultato dell'equazione [3 .7] . 11
termine 1/(1 -c i ) la somma dei successivi
incrementi nella domanda aggregata quando
la spesa autonoma aumenta di un 'unit
(Ac,, = 1) e coincide con il moltiplicatore che
abbiamo precedentemente derivato egua-
gliando in equilibrio domanda e offerta . Per-
ci, possibile interpretare il moltiplicatore
come la variazione totale della domanda ag-
gregata a seguito di un cambiamento iniziale
unitario nella spesa autonoma .
Notate che abbiamo fatto riferimento a
Periodo _SDonf,anda . ProdnziO ne
i= _~ Rcddiioi
Figura 3 .4
l 9C ACD A-4p)-C
c, Jc,
C 2
C IAC()
C2ACO
C-4D-- . . .
ci
-IJCo
Ci
1
-1 1 , (,
. . .-~A'
-
una serie di periodi, o stadi, successivi al solo
scopo di facilitare l'illustrazione; nel modello
invece non intercorrono intervalli di tempo tra
i singoli aggiustamenti della domanda e della
produzione. Un incremento autonomo della
domanda induce immediatamente un'espan-
sione multipla della produzione . In realt le
imprese non aggiustano immediatamente la
produzione a variazioni della domanda: il pas-
3 .3 . In sintesi
S-Y.-C
IL MERCATO DEI BENI 83
saggio al nuovo equilibrio non avverr istanta-
neamente, nma gradualmente nel corso del tem-
po. Un'analisi dettagliata dell'aggiustamento
nel mercato dei beni contenuta nell'ap-
profondimento fatto nel sito del libro
www.mulino.it/blanchard. L ci porremo la
domanda: quanto tempo impiega un aumento
della spesa autonoma a far crescere reddito e
produzione lino al nuovo livello di equilibrio?
Come possiamo riassumere il tutto?
La produzione dipende dalla domanda, che a sua volta dipende dal reddito
(che uguale alla produzione) . Un incremento della domanda, dal lato della spe-
sa per consumi, fa aumentare la produzione e il reddito . L'aumento di reddito a
sua volta fa aumentare la domanda e quindi la produzione, e cos via . Alla fine il
risultato un aumento della produzione superiore all'incremento iniziale della
domanda, in misura pari al moltiplicatore .
Finora ci siamo concentrati su aumenti della domanda. Ma il meccanismo
perfettamente simmetrico : riduzioni della domanda fanno diminuire la produzio-
ne. In effetti, la recessione del 1990-91 negli Stati Uniti stata causata da un im-
provviso crollo nella fiducia dei consumatori, che ha provocato una brusca ridu-
zione della domanda per consumi e, di conseguenza, un declino della produzio-
ne. Le origini della recessione di quegli anni sono esaminate in dettaglio nel qua-
dro Che ruolo ha acuto la fiducia dei consumatori nella recessione statunitense del
1990-91? .
Investimento = risparmio : un modo alternativo di
pensare all'equilibrio sul mercato dei beni
Finora abbiamo pensato all'equilibrio in termini di uguaglianza tra produzio-
ne e domanda di beni . Un modo alternativo - ma equivalente - considera l'equi-
librio in termini di risparmio e investimento . Quest'ultimo l'approccio seguito
da John Maynard Keynes nel suo modello del 1936 . nell'ambito della Teoria ge-
nerale .
Per definizione, il risparmio (S) dei consumatori uguale al loro reddito di-
sponibile al netto dei consumi :
Usando la definizione di reddito disponibile, possiamo scrivere il risparmio come
reddito meno imposte meno consumo :
S=-Y-T-C
Torniamo ora all'equazione di equilibrio nel mercato dei beni . La produzione
deve essere uguale alla domanda, che a sua volta la somma di consumo, investi-
mento e spesa pubblica :
-
84 CAPITOLO 3
o, equivalentemente :
Y=C+I+G
Sottraendo le imposte da entrambi i lati e spostando il consumo sulla sinistra, ot-
teniamo :
Y-T-C=I+G-T
Notiamo che il lato sinistro di questa equazione semplicemente uguale al rispar-
mio (S), per cui possiamo scrivere :
S=I+G-T
[3 .8]
l =S+ (T-G)
L'equazione [3 .8] ci suggerisce un altro modo di guardare all'equilibrio nel mer-
cato dei beni . Sul lato sinistro c' l'investimento . Il primo addendo sul lato de-
stro il risparmio dei consumatori, che chiamiamo risparmio privato . Il secondo
addendo uguale alle imposte al netto della spesa pubblica, cio al risparmio
pubblico (l'eccesso di entrate sulle uscite del settore pubblico) . Se quest'ultimo
negativo, il governo ha un disavanzo di bilancio .
In altre parole, in base all'equazione [3 .81, sappiamo che l'equilibrio nel mer-
cato dei beni richiede che l'investimento sia uguale alla somma di risparmio pub-
blico e risparmio privato. Questo modo di definire l'equilibrio alla base della
curva IS - che rappresenta graficamente l'equilibrio sul mercato dei beni - dove
IS l'acronimo inglese per Investimento = Risparmio (Saving) .
Per rafforzare l'intuizione data dall'equazione [3 .8], si pensi a un'economia
con una sola persona che decide quanto consumare, investire e risparmiare : l'eco-
nomia di Robinson Crusoe . Per Robinson, le decisioni di risparmio e di inve-
stimento sono identiche : ci che egli investe (ad esempio, tenendo gli animali da
riproduzione invece di mangiarseli) equivale automaticamente a quanto risparmia .
In un'economia moderna, invece, le decisioni di investimento sono prese dalle
imprese. mentre le decisioni di risparmio spettano ai consumatori e al governo .
In equilibrio, l'equazione [3 .8] ci dice che tutte queste decisioni devono essere
compatibili : l'investimento deve eguagliare il risparmio aggregato .
A partire dalla [3 .8] e dalle equazioni di comportamento del risparmio e del-
l'investimento, possiamo studiare le caratteristiche dell'equilibrio . Notiamo innan-
zitutto che le decisioni di consumo e di risparmio sono in realt due facce della
stessa medaglia : una volta deciso quanto consumare, il risparmio determinato
per differenza e viceversa . L'equazione di comportamento del consumo specifica-
ta in precedenza comporta che il risparmio privato sia dato da :
S=Y-T-C
=Y-T- q,-c1 (Y-T)
Riordinando i termini . otteniamo :
S=-c0+(1-c,) (Y-T)
Se abbiamo chiamato c, la propensione marginale al consumo, chiamiamo (1 -c,)
la propensione marginale al risparmio . La propensione marginale al risparmio ci
-
dice quanto viene risparmiato di un incremento unitario di reddito . L'ipotesi che
la propensione marginale al consumo sia compresa tra 0 e 1 implica che la pro-
pensione marginale al risparmio sia anch'essa tra 0 e 1 . Questo significa che il ri-
sparmio privato aumenta all'aumentare del reddito disponibile, ma meno che
proporzionalmente .
In equilibrio, l'investimento deve essere uguale al risparmio, dato dalla som-
ma di risparmio pubblico e privato . Sostituire il risparmio privato con la sua
espressione nella [3 .8] d :
I=-c0+(1-ci)(Y-1')+(T-G)
Risolvendo per la produzione, otteniamo :
1
(c + I +G-c1T)
IL MERCA'T'O DEI BENIS7
Questa esattamente la stessa espressione dell'equazione [3 .7] . Ci non ci do-
vrebbe sorprendere . Stiamo guardando lo stesso modello, ma da prospettive di-
verse . Questo modo di procedere risulter utile in molti altri casi .
Il paradosso del risparmio
Fin da piccoli, ci insegnano le virt del risparmio . Chi spende tutto il suo
reddito condannato a passare il resto dei suoi giorni da povero . Chi invece ri-
sparmia potr vivere tranquillamente . Analogamente, il governo spesso ci dice
che un'economia che risparmia crescer forte e prospera . Lequazione [3 .7], tut-
tavia, ci racconta una storia diversa e abbastanza sorprendente: supponiamo che
a un dato livello di reddito, i consumatori decidano di risparmiare di pi . In ter-
mini dell'equazione [3 .2], che descrive il consumo, essi riducono p,, aumentando
in tal modo il risparmio . Cosa succede alla produzione e al risparmio?
L'equazione [3 .7] dice chiaramente che la produzione di equilibrio diminui-
sce al diminuire di c0 . Quando le persone risparmiano di pi al loro livello inizia-
le di reddito, riducono i loro consumi . Ma questa riduzione dei consumi a sua
volta riduce la domanda e la produzione .
Cosa possiamo dire del risparmio? Da un lato, i consumatori risparmiano di
pi ad ogni livello di reddito, ma d'altra parte il reddito ora minore, il che ten-
de a ridurre il risparmio . L'effetto netto sembrerebbe ambiguo . Invece possiamo
dire con certezza in quale direzione andr . Si ricordi che possiamo pensare al-
l'equilibrio in termini di eguaglianza tra domanda e offerta . Per ipotesi, l'investi-
mento non cambia. Per la condizione di equilibrio, quindi, nemmeno il risparmio
cambia. Anche se le persone vogliono risparmiare di pi a un dato livello di red-
dito, quest'ultimo si riduce in misura tale da lasciare invariato il risparmio . Que-
sto significa che il tentativo di risparmiare di pi si traduce in una riduzione del
prodotto e in un risparmio invariato. Questa sorprendente combinazione di risul-
tati nota come paradosso del risparmio' .
a Approfondimento . Potreste pensare che la mancata variazione del risparmio sia il risul-
tato di una delle ipotesi meno realistiche che abbiamo formulato finora : l'ipotesi di investimen-
to fisso . In realt, se permettessimo all'investimento di muoversi con la produzione, il risultato
-
86 CAPITOLO 3
Allora dovremmo forse concludere che la saggezza tradizionale infondata?
Le persone dovrebbero essere meno parsimoniose? No . I risultati di questo sem-
plice modello sono rilevanti nel breve periodo . Infatti stato proprio il desiderio di
risparmiare eli pi la causa della recessione del 1990-91 (si veda il quadro dedicato
a questo tema). Tuttavia, come vedremo in seguito, rendendo il modello pi rea-
listico, altri meccanismi entreranno in gioco e un aumento del risparmio porter a
risparmi e reddito pi elevati nel lungo periodo . Resta comunque valido l'avverti-
mento: le politiche che incoraggiano il risparmio possono essere buone nel lungo
periodo, ma nel breve periodo possono causare una recessione .
Il governo davvero onnipotente? Un avvertimento
L'equazione [3.7] ci dice che il governo pu influenzare la produzione sce-
gliendo il livello di spesa (G) e il gettito fiscale (T) . Se il governo vuole aumenta-
re la produzione di i miliardo di dollari, tutto ci che deve fare aumentare G
di (1- c,) miliardi di dollari, Questo aumento della spesa far aumentare la pro-
duzione di 1 miliardo di dollari, per effetto del moltiplicatore . lMla il governo pu
davvero scegliere il livello di produzione? Il verificarsi di periodi di recessione di-
mostra chiaramente che ci non sempre vero .
In realt, ci sono molti aspetti che non sono incorporati nel nostro modello .
Li prenderemo in considerazione in un secondo momento. Per ora utile elen-
carne alcuni brevemente .
Cambiare la spesa pubblica o le imposte potrebbe essere tutt'altro che faci-
le: l'approvazione di nuovi progetti di legge da parte dell'autorit legislativa ri-
chiede infatti molto tempo (si vedano i capitoli 18 e 20) .
Gli effetti della spesa e delle imposte sulla domanda sono molto meno
meccanici di quanto non risulti dall'equazione [3 .7] . Questi ultimi potrebbero ve-
rificarsi lentamente, oppure i consumatori e le imprese potrebbero essere intimo-
riti dal disavanzo pubblico e decidere quindi di modificare il loro comportamen-
to, e cos via (si veda il capitolo 9),
Mantenere il livello di produzione desiderato potrebbe causare spiacevoli
effetti collaterali. Ad esempio, tentare di raggiungere un livello di produzione
molto elevato potrebbe accelerare l'inflazione (si veda il capitolo 15) .
Ridurre le imposte o aumentare la spesa pubblica potrebbe generare grossi
disavanzi di bilancio e portare all'accumulazione del debito pubblico . Quest'ulti-
mo pu avere effetti perversi nel lungo periodo (si vedano i capitoli 20 e 25) .
Man mano che affineremo la nostra analisi, il ruolo del governo diventer
sempre pi difficile . Il governo non se la passer pi tanto bene come ha fatto in
questo capitolo!
sarebbe ancora pi drammatico : i tentativi delle persone cli risparmiare di pi porterebbero in
ogni caso alla riduzione della produzione . A sua volta la riduzione della produzione farebbe di-
minuire l'investimento, e quindi il risparmio .
-
Che ruolo ha avuto la fiducia
dei consumatori nella recessione
statunitense del 1990-91?
Nel terzo trimestre del 1990, dopo l'inva-
sione del Kuwait da parte dell'Iraq, ma prima
dell'inizio della Guerra del Golfo, la crescita
del PIL statunitense diventata negativa ed
rimasta tale per i due trimestri successivi .
Come abbiamo visto nel capitolo 2, gli econo-
misti usano il termine recessione per definire
un periodo di almeno due trimestri consecutivi
di riduzione del PII : . L'episodio che qui ricor-
diamo noto come la recessione del 1990-91 .
La seconda colonna della tabella 1 d il
PIL reale - in miliardi di dollari ai prezzi del
1987 - dal secondo trimestre del 1990 al se-
condo trimestre del 1991 . La terza colonna d
la variazione del Pu, da tiri trimestre al suc-
cessivo. Si noti che il PIL misurato su base
annua, per cui i valori riportati sono pari a4
volte quelli trimestrali . A prima vista, espri-
mere variabili mensili o trimestrali su base an-
nua potrebbe creare confusione . In realt, ri-
portare tutte le variabili - trimestrali, mensili
o giornaliere - su base annua utile per con-
frontarle tra loro .
IL MERCATO DEI BENI 87
I macroeconomisti non avevano previsto
la recessione del 1990-91 . In larga parte . que-
sto avvenuto a causa di variazioni della spe-
sa che non erano state o non potevano essere
anticipate . Ci risulta chiaro dalle colonne (4)
e (5) della tabella . La colonna (4) d le previ-
sioni fatte per ogni trimestre nel precedente .
Ad esempio, la previsione del PTI . fatta nel se-
condo trimestre del 1990 per il terzo era di
4 .931 miliardi di dollari. La colonna (5) d
l'errore di previsione, la differenza tra il valo-
re effettivo e la previsione . Un errore di previ-
sione positivo indica che il PIL effettivo sta-
to maggiore del previsto . Riprendendo il no-
stro esempio, il valore effettivo del PIL nel
terzo trimestre del 1990 stato di 4.898 mi-
liardi di dollari, l'errore di previsione di
4 .898-4 .931 =-33 miliardi di dollari .
Come si pu vedere, gli errori di previsio-
ne sono negativi durante tutti e tre i trimestri
della recessione . Inoltre, essi sono maggiori
della effettiva riduzione del PIL nei primi due
trimestri della recessione . In altre parole, al-
l'inizio di questi due trimestri, le previsioni era-
no di crescita positiva, ma la crescita stata in-
vece negativa. Ad esempio, la previsione fatta
nel secondo trimestre per il terzo era di un in-
cremento del Pi 1, di 4 .931 - 4.915 = 16 miliardi
1 .cgenaa :
Colonna [21PIL
reale: mId di dollari del 1987 . tasso annuo.
Colonna [31Variazione del PIL
: variazione dall'ultimo trimestre . tasso annuo .
Colonna [4] Previsione del hit, per il trimestre corrente calcolata nel trimestre precedente .
Colonna [5] Errore di previsione del PIL: P[L meno previsione del PIL .
Colonna [6] Errore di previsione di c tratta dall'articolo citato alla fine del quadro .
Colonna [7] Tndice di fiducia dei consumatori .
., Errore insolitamente alto ; errori di questa ampiezza si verificano solo ncll'1% dei casi .
Fonte: O .
Blanchard . Coosruap1ionand
1%?eRecession of
19901991. n American Economic Review'>
.maggio
1993.
TAB . 1 . PIL, Con wno ed errori fili previsione ne',al Slai I mt , 1990-91
[1_
Trimcsi r
[2]
PIL
reale
[3]
Variazione
del Pii.
[41
Previsione
del Pii .
[51
Errore di
previsione
del Pii .
[61
Errore di
previsione
di c
[i]
Fiducia dei
consumatori
1990 :2 4 .915 8 4 .913 2 1 105
1990 :3 4 .898 -17 4 .931 -33 1 90
1990 :4 4 .861 -374.906 -45
-24,,'
61
1991 :1 4 .822 -394.841
-19 -18^ 65
1991 :24 .831 10 4 .798
33 6
-
88 CAPrrOLO 3
di dollari . La variazione effettiva del PiL sta-
ta una riduzione di 17 miliardi di dollari .
Da che cosa sono stati provocati questi er-
rori di previsione? In termini della [3 .7], qua-
le determinante della spesa stata maggior-
mente responsabile : c,,, , G o T .5 La ricerca
suggerisce che la causa principale degli ultimi
due trimestri di recessione stata una riduzio-
ne inattesa della componente autonoma del
consumo (c0 ) . Gli errori di previsione di c 1
sono dati dalla colonna (6) della tabella . Essa
mostra due errori fortemente negativi per gli
ultimi due trimestri della recessione .
Perch il consumo diminuito cos tanto,
a parit di reddito, tra la fine del 1990 e l'ini-
zio del 1991? La causa diretta si trova nell'ul-
tima colonna della tabella . che d il valore
dell'indice di fiducia dei consumatori . Questo
indice calcolato sulla base di un sondaggio
mensile rivolto a 5 .000 famiglie. Esso chiede
ai consumatori quanta fiducia abbiano nella
situazione economica presente e futura, dalle
opportunit di lavoro al loro reddito atteso
nei sei mesi successivi . Come si pu vedere,
nell'ultimo trimestre del 1990 si verificato
Riguardo alle componenti del l'EL dovre-
ste ricordare che :
Il Pii la somma di consumo, investi-
mento e spesa pubblica, pi esportazioni net-
te e investimento in scorte .
Il consumo (C) l'acquisto di beni e
servizi da parte dei consumatori . Il consumo e
la maggiore componente della domanda .
L'investimento (I) la somma di inve-
stimento non immobiliare (o produttivo) -
l'acquisto di nuovi impianti e macchinari da
parte delle imprese - e di investimento immo-
biliare - l'acquisto di nuove case o apparta-
menti da parte degli individui .
La spesa pubblica (G) l'acquisto di
beni e servizi da parte dello Stato e degli enti
pubblici .
Le esportazioni (X) sono gli acquisti di
beni nazionali da parte del resto del mondo .
Le importazioni (Q) sono gli acquisti di beni
esteri da parte dei residenti, siano essi consu-
matori, imprese o settore pubblico .
un drammatico crollo di fiducia . I consumato-
ri hanno tagliato le spese per consumi a parit
di reddito, causando la recessione .
Questo ci porta a un'ultima domanda .
Perch alla fine del 1990 i consumatori hanno
perso in modo cos drammatico la fiducia?
Perch sono diventati improvvisamente pessi-
misti circa il futuro? La verit che, a tut-
t'oggi, gli economisti non sono ancora del tut-
to sicuri di conoscere la risposta . L possibile
che questo cambiamento nelle aspettative sia
stato legato alla crescente probabilit di un
conflitto in Medio Oriente - in effetti la guer-
ra cominciata all'inizio del 1991, poco dopo
l'inizio della recessione . Le persone probabil-
mente temevano che gli Stati Uniti potessero
essere coinvolti in un conflitto costoso e dura-
turo, e che la guerra in Medio Oriente facesse
lievitare il prezzo del petrolio e causasse una
recessione (negli anni Settanta il prezzo del
petrolio era aumentato per ben due volte ge-
nerando due recessioni) . Qualunque ne fosse
la ragione, il crollo di fiducia dei consumatori
stato il fattore principale all'origine della re-
cessione del 1990-91 .
RIEPILOGO
- L'investimento in scorte (I,) dato dal-
la differenza tra produzione e vendite. Pu
essere positivo o negativo .
Del nostro primo modello di determina-
zione della produzione dovreste ricordare che :
Nel breve periodo, la produzione de-
terminata dalla domanda, che a sua volta di-
pende dal reddito .
La funzione del consumo esprime il
consumo in funzione del reddito disponibile .
La propensione marginale al consumo descri-
ve di quanto aumenta il consumo per un au-
mento unitario del reddito disponibile .
La produzione di equilibrio il punto
in cui la produzione uguale alla domanda .
In equilibrio, la produzione uguale alla spe-
sa autonoma moltiplicata per il moltiplicatore .
La spesa autonoma quella parte della do-
manda che non dipende dal reddito . 11 molti-
plicatore uguale a 1/(1 -ci ), dove ci la
propensione marginale al consumo .
-
i Nel breve periodo la domanda aumen-
ta in seguito a variazioni positive della fiducia
dei consumatori, della domanda di investi-
mento, della spesa pubblica e in seguito a va-
riazioni negative delle imposte .
Un modo alternativo di definire l'equi-
librio sul mercato dei beni attraverso l'ugua-
glianza tra risparmio aggregato (pubblico e
privato) e investimento . Per questa ragione, la
condizione di equilibrio chiamata curva IS .
Termini chiave
consumo (C)
investimento (I) o investimento fisso
investimento non immobiliare (produttivo)
e immobiliare
spesa pubblica (G)
trasferimenti
importazioni (Q)
esportazioni (X)
esportazioni nette o saldo commerciale
avanzo commerciale
disavanzo commerciale
investimento in scorte (I,)
identit
reddito disponibile (Y,,;)
funzione del consumo
equazione di comportamento
relazione lineare
parametri
PER METTERSI ALLA PROVA .-
1. Supponete che un'economia sia carat-
terizzata dalle seguenti equazioni di compor-
tamento ;
C = 100 + 0,6 Y.
C = 250
I =50
T=100
Calcolate :
a) il PIL di equilibrio (Y) ;
b) il reddito disponibile ((Yd) ;
e) la spesa per consumi (C) ;
d) il risparmio privato (S) ;
e) il risparmio pubblico ;
f) il moltiplicatore .
IL MERCATO DEI BENI 89
Nel breve periodo, un tentativo degli
individui di risparmiare di pi, o del governo
di ridurre il disavanzo di bilancio, non ha ef-
fetti sul risparmio, ma produce soltanto una
riduzione della produzione. Questo fenomeno
noto come paradosso del risparmio. Nel
lungo periodo, tuttavia, altri fattori entrano in
gioco, per cui probabile che aumentino sia
la produzione sia il risparmio .
propensione marginale al consumo (e)
variabili endogene
variabili esogene
politica fiscale
equilibrio
equazione di equilibrio
spesa autonoma
bilancio in pareggio
moltiplicatore
risparmio (S)
risparmio privato
risparmio pubblico
curva TS
propensione marginale al risparmio
paradosso del risparmio
errore di previsione
indice di fiducia dei consumatori
2 . Per l'economia considerata nell'eserci-
zio 1, verificate che, in equilibrio :
a) la produzione uguale alla domanda ;
b) il risparmio aggregato uguale all'inve-
stimento .
3. Supponete che il governo desideri au-
mentare il PIL di equilibrio di 100 .
a) Quale cambiamento necessario nella
spesa pubblica? (Suggerimento: qual il valo-
re del moltiplicatore?)
h) Se la spesa pubblica non cambia, quale
variazione necessaria nelle imposte? (Sugge-
rimento : la risposta diversa da quella del
punto a .)
-
90 CAPITOLO 3
4 . Per semplicit, abbiamo assunto che le
imposte siano esogene . In realt, sappiamo
che le imposte tendono a muoversi col reddi-
to. Supponete che le imposte dipendano li-
nearmente dal reddito, in base all'equazione :
T=T +t1 Y
dove t ; l'aliquota di imposta, compresa tra 0
e 1 . Tutte le altre equazioni di comportamen-
to sono specificate nel testo .
a) Trovate l'equazione di equilibrio del
PIL . (Suggerimento : sar simile, ma non ugua-
le, all'equazione [3 .41 .)
hl Trovate l'espressione del moltiplicatore .
e) Quando le imposte sono endogene, il
moltiplicatore pi grande, pi piccolo o
uguale al caso in cui le imposte sono esogene?
5. A volte gli studenti si sentono un po' con-
fusi e pensano : Non ci capisco niente' A volte
variazioni del reddito causano variazioni del
consumo. Altre volte il contrario . Qua! la di-
rezione giusta?. In che modo cerchereste di ri-
solvere questa confusione? (Suggerimento : di-
stinguete tra variazioni di co e variazioni di c, Y1.)
6. Nonostante la propensione marginale
al consumo definisca la relazione tra reddito
aggregato e consumo aggregato . essa pu esse-
re applicata anche alla relazione tra reddito e
consumo per un singolo individuo .
a) Determinate la vostra propensione mar-
ginale al consumo rispetto al vostro reddito di-
sponibile . )Suggerimento : ponetevi alcune do-
mande ipotetiche. Ad esempio, se state gi la-
vorando, di quanto aumenterebbe il vostro
consumo se il vostro reddito aumentasse del
20%? Se invece non lavorate, di quanto au-
menterebbe il vostro consumo se iniziaste a la-
vorare a un salario cli 30 mila dollari all'anno?)
h) La vostra propensione marginale al
consumo coerente con le restrizioni natura-
li che abbiamo imposto nel testo? In caso
contrario, spiegatene i motivi .
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