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ANNO XXII
NUMERO 44
DICEMBRE 2015
ISSN 2038-1735
www.misinta.it
INDICE
EDITORIALEdi MINOMORANDINI................................................... pg. 3
Aldo Manuzio e la cultura del suo tempodi PIEROSCAPECCHI.................................................... pg. 5
Aldo Manuzio editoredi PIERCARLOPETRELLA................................................ pg. 11
Storia, poesia e alchimia nel film Festina Lentedi LUCILLACOLONNA................................................... pg. 19
Notizie dArchivio sulla edizione delle STORIEBRESCIANE di Federico OdoricidiANGELOBRUMANA .................................................. pg. 23
Gabriel LIBRARIUS, poco noto mercante brescianocon bottega in citt nel XV secolodi GIUSEPPENOVA ..................................................... pg. 37
Brescia visitata da Maximilien Misson nel 1788di PIETROLORENZOTTI................................................. pg. 41
I possedimenti a Genova del monastero di SantaGiulia in Brescia nell VIII-X secolodi FILIPPOGIUNTA..................................................... pg. 45
Civica Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia.Il censimento delle legature storiche: anteprimadi FEDERICOMACCHI.................................................. pg. 53
PEPITE QUERINIANE.Lo Zoo di cartadi ENNIOFERRAGLIO................................................... pg. 59
RIVISTE DEI BIBLIOFILI.Ai vostri CARI SOLDATI al fronteinviate subito UN CUSCINO MILITARE ITALIANOdiANTONIODEGENNARO............................................ pg. 67
VISTI IN LIBRERIA.Recensioni librarie.di MINOMORANDINI................................................... pg. 75
LANGOLO DELLA LEGATURA.The Great Age of English Bookbindingdi FEDERICOMACCHI................................................... pg. 80
DIGITALIZZAZIONE DEI LIBRI.MISINTADIGITALBOOKS
di FILIPPOGIUNTA...................................................... pg. 85
Le attivit della Associazione Bibliofili BrescianiBernardino Misinta nel nel corso del 2015......... pg. 89
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Editoriale
MINOMORANDINI
Professore di Lettere Ginnasiali al Liceo Classico Arnaldo da Brescia, Socio dellAteneo di Brescia
apars construens, heridicebamus: ma ha anco-ra senso parlare di libri?Quando la pi recente, enon sicuramente lultima,
notizia di massacratori, chemassacrano al puro fine di farsimassacrare, vede protagonistidue laureati in discipline scien-
tifiche, cittadini della prima eunica Superpotenza mondiale,allinterno della quale fanno par-te della classe privilegiata cheha un buon lavoro, non alienan-te n distruttivo per la salute,una casa, una famiglia, con lanonna che si prende cura dellanipotina di sei mesi, insommatutti gli ingredienti che, ci siamoabituati a pensare, garantisconoil raggiungimento della felicit,o almeno di qualcosa che le
assomiglia parecchio, che sensoha parlare di libri e di cultura,dopo la strage di San Bernardi-no?
Pochi giorni fa, per volontdella nostra associazione, conFilippo Giunta e Angelo Bru-mana, complici la BibliotecaQueriniana, lUfficio scolasticoterritoriale di Brescia e i licei
Arnaldo e Lunardi, circa 160studenti bresciani, oltre ai soliti
fedelissimi appassionati biblio-fili, sempre attenti alle inizia-tive dellABBBM (AssociazioneBibliofili Bresciani BernardinoMisinta) hanno assistito alladotta e calorosa rievocazionedel principe degli stampatori edei bibliofili, Aldo Manuzio, nelquinto centenario della morte,ad opera di Pietro Scapecchi eGiancarlo Petrella, moderati eintrodotti da Giuseppe Colosio,e illustrati infine da alcunescene di Festina lente, il filmdi Lucilla Colonna dedicato alManuzio, che tale motto aveva
fatto proprio.I relatori hanno parlato dello
studioso, delluomo innamorato,dellimprenditore audace, spre-giudicato e testardo, e della suaeredit culturale pi bella: lafortunata serie di classici latini egreci in ottavo, che lancia in Oc-cidente e poi nel mondo intero
un nuovo tipo di libro, il tasca-bile, un nuovo modo di leggere,senza limitazioni di luogo, equindi un nuovo modo di vivere,di essere, un nuovo tipo umano,che nella lettura pu rifugiarsiper un momento di riposo, sol-licitae oblivia vitae, o chiedereconsiglio e conforto al libro inun momento difficile, delica-to, decisivo, senza la necessitdi essere un dotto chiuso nelsuo studio, un consacrato nella
biblioteca del suo monastero odella sua chiesa, insomma sen-za pi dipendere da libri ingom-branti e pesanti, accessibili soloin armariolis suis(anche se vienin mente quel pio e santo e po-
vero sacerdote, menzionato daGregorio Magno nei suoiDialo-
ghi, che evangelizzava i crudeliLongobardi e difendeva i vessatiLatini, girovagando a bordodel suo asinello, vero Sancho
Panza di Santa Madre Chiesa,avendo come unica arma duevoluminosi manoscritti del testoSacro, riposti nelle due biasacceappese ai fianchi del pazientequadrupede, e che, con la suaumile saggezza dihomo duo-
bus tantum libris,salv la vitae lanima di molti); e poi sparlato delle opere del Polizia-no, contraffatte, sembra, propriodal nostro eroe eponimo, pareistigato dai potenti Britannico, edellHypnerotomachia Poliphili,il libro meno letto e pi ammi-rato, nonch pi accuratamente
conservato, delle tipograficheistorie! E di centaltre cose, per-ch, quando si parla con amoredi libri, tutto un mondo, tuttaunepoca che balza alla vistadi chi ascolta, imprese eccelsee quotidianit, arti ed econo-mia, farse e tragedie, miserie enobilt.
Ho avuto la fortuna e il pia-cere di essere tra il pubblico,con unottantina di miei studentied ex studenti: il giorno dopo,alcuni ricordavano qualcosa,pochi molto, molti poco o nulla;limportante, ribadiva parlando-ne lamico Angelo, ex arnaldinocome il sottoscritto e i suddetistudenti, gettare un seme, poi il mistero della libert.
Ma di questo sono ben certo:i due sventurati infami assassi-
ni, dai quali ha preso le mossequesto editoriale, mai si sonoconfrontati con lo splendoregratuito della Verit e della Bel-lezza, ma solo con il lampo sini-stro della Violenza e del Potere,e a questo li ha educati primauna pseudoscuola (che purtrop-po prende sempre pi piede intutto il mondo), con una visionedistorta della scienza non comeservizio, ma come tecnica per
manipolare gli altri a propriovantaggio, poi una pseudocul-tura pseudoreligiosa, che sottoil nome di dio nasconde il Male
Assoluto, lAssoluto Nulla.Come tutti i grandi problemi,
anche il terrorismo, prima e piche un problema economicosociale storico politico, unproblema culturale, di assenzadella cultura, di libri assenti osbagliati (esistono anche quelli)o disumanizzati, di una scuo-la antiumanistica che sfornazombi alienati, gente che porgeorecchio solo al canto sganghe-
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rato delle arpie, schiave del DioDenaro, e alle seduzioni subli-minali del successo come unicoassoluto necessario scopo della
vita.
Mentecatti tagliagole ce neson sempre stati, ma la trage-dia dei nostri illuminati tempi sicompie nellorrore di unintermi-nabile Guerra Mondiale in corso,tra finte paci e reali riprese, dapi di un secolo, contornata dagenocidi e campi di sterminioe recentemente incoronata conil dissesto ecologico-climaticoplanetario, sotto legida di unadiseconomia finanziarista, che
nutre questa guerra assoluta edi essa si nutre per accrescerela propria ricchezza virtuale econcentrarla nelle mani di unnumero sempre pi piccolo diricchissimi senzanima, spin-gendo un numero sempre pigrande di persone alla poverto addirittura alla pi disperatamiseria.
Mentre la navicella dellU-manit oscilla senza requie traqueste Scilla e Cariddi, i pochi
detentori del potere reale, con-dottieri pi o meno noti dellaristretta classe dirigente mon-diale, appaiono privi di cultura,dotati solo di competenze truf-
faldine o di una retorica inconsi-stente, gente che fin dalla primainfanzia non ha mai incontratonulla di bello, ma solo ha pen-sato per quali contorte vie por-tare avanti il proprio meschinoIO a spese degli altri: insomma,gente che non s mai lasciatacontagiare dal piacere onestodella lettura, della contempla-zione artistica e filosofica, dellostudio scientifico finalizzato alla
conoscenza di quel bene che vero in quanto tale per tutti.Antichi aristocratici e moder-
ni capitani dindustria, arcigniconservatori e spietati rivolu-zionari, gli uomini del poterehanno sempre avuto, fino aieri, la muta eloquenza dei libri,dellarte, della musica e dellacontemplazione del Creato araffrenare la loro istintiva vio-lenza, in sinergia con qualchescintilla della saggezza delle
generazioni passate, depositata,in un modo o nellaltro, nellin-timo dei loro cuori dai sapienti
veri: dotti pedagoghi, pazientisacerdoti, umili popolani.
Oggi -temo- non pi.Ma non voglio concludere
leditoriale natalizio su una notatanto cupa, e tra i prodromidella speranza voglio segnalarela rinnovata alleanza franco-russa, in pratica paneuropea,in Medio Oriente contro lIsis, laconferenza mondiale sul clima,che si tiene a Parigi nonostantei recenti attentati, e soprattuttoi due recenti viaggi apostolici
di papa Francesco: negli USA, ilPaese pi potente e pi ricco, laNazione che pi di ogni altra inOccidente deve cambiare e tro-
vare un proprio nuovo centro esenso della propria esistenza, ein Africa centrale, cuore del con-tinente pi sfruttato, oltraggiatoe svenduto, ma anche possibileculla di una nuova umanit.
Ricordo di Fabio CurtiUn anno fa circa se ne andava un caro amico e socio sempre
presente ad ogni evento della nostra Associazione.Puntuale, arguto nel porre domande agli oratori, prendeva ap-
punti su ogni argomento trattato e chiss quale preziosa antologiasulle attivit culturali bresciane avr raccolto nel corso della sua
vita. Ci mancato e ci mancher.
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Aldo Manuzioe la cultura del suo tempo.
PIEROSCAPECCHIBiblioteca Centrale Nazionale di Firenze
erch ricordiamo il quintocentenario della morte di
Aldo Pio Manuzio avvenutanel febbraio 1515? Siamoinfatti alla fine di un anno
impegnativo e possiamo riflette-re dopo una lunga e nutrita serie
di convegni, incontri, pubblica-zioni, conferenze sulla presenzadi Manuzio nella nostra storiadel passato e in quella di oggi, adistanza di venti anni dalliniziodella sua attivit tipografica a
Venezia (ricordata anchessa nel1994 con importanti convegni emostre).
Perch Aldo?Innanzi tutto con quali stru-
menti lo studiamo? Con i do-cumenti di archivio, con i suoi
carteggi e con quelli dei suoiamici e collaboratori, con le suedediche a stampa, soprattuttocon i libri prodotti nella suaofficina.
Perch Aldo?Se elaboriamo una statisti-
ca riferendoci alla produzioneveneziana del XV e XVI secoloessa non appare alta: con le cifreoggi a nostra disposizione cono-sciamo 3787 edizioni veneziane
dallintroduzione della stampa(1469) al 31 dicembre 1500 dicui prodotte nel periodo di atti-
vit di Aldo 1414 (gli incunaboli)e 1999 opere sempre edite a
Venezia tra 1501 e 1515 (censiteoggi dallIstituto Centrale per ilCatalodo Unico), se elaboriamodunque una statistica quelle di
Aldo (131) rappresentano il 3,8%. Dunque si tratta di una piccolapresenza ma essa riveste unagrande importanza nello svilup-po della tipografia in quello chene fu il maggior centro in Euro-pa, perch le edizioni greche di
Aldo sono praticamentetutte editiones princi-pese rappresentanoil maggior contributoalla conoscenza e allostudio della letteraturagreca classica e cristia-
na.Dunque questoil principale, ma nonil solo, motivo dellat-tenzione che si prestaal lavoro di Aldo il
vecchio, in unimpresacontinuata poi per tuttoil sedicesimo secolodal suo socio e suocero
Andrea Torresani e poidal figlio Paolo e dalnipote Aldo Junior.
Perch Aldo?Per il suo mito che
nasce lui vivente e sisviluppa poi tumul-tuosamente dal XVIIIsecolo. Lui vivente irapporti dellofficinasi estendevano a tutta lEuropadallItalia alla Germania impe-riale, dalla Spagna alla Polonia,dalla Grecia alla Gran Bretagna.Lincontro con Erasmo da Rotter-
dam che lo prega di pubblicareuna sua traduzione di Sofoclee che poi a Venezia, per novemesi, elabora e arricchisce lanuova edizione degliAdagiagi apparsi a Parigi nellanno1500, diffonde ancor pi allin-tero continente la fama di Aldo.Saranno poi gli studi iniziati nel
XVIII secolo ad aumentarla e ascatenare il collezionismo dellesue edizioni: basti ricordare glistudi di Domenico Maria Manni,di Apostolo Zeno, del cardinaleLomenie de Brienne fino a quellidei fiorentini Molini e del france-
se Antoine-Augustin Renouardche pubblicarono a inizio 800 isuoi annali tipografici, e oggi inogni biblioteca studia gli esem-plari delle sue aldine (alcuniistituti sono provvisti di cataloghi
a stampa come la Biblioteca Na-zionale di Berlino, la BibliotecadellUniversit della California, laNazionale Marciana di Venezia ela Nazionale Braidense di Milano)e numerose altre sono le colle-zioni sprovviste di un catalogo astampa (come la Nazionale Cen-trale di Firenze e la stessa Biblio-teca Apostolica Vaticana (ma ilposseduto in questi ultimi casi percorribile tramite gli strumenti
elettronici disponibili in rete).Molto, ma non tutto sappia-mo di Aldo: nato intorno al 1455a Bassiano, sui monti Lepini,
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nellattuale provincia di Latina,allora in dominio della potentefamiglia Caetani con Sermo-neta, il cognome, attestato neidocumenti familiari gi dal
XIV secolo, era Mandutius e luistesso, in una sua prima lette-ra di dedica, conservata nella
biblioteca Querini Stampalia diVenezia, si sottoscrive AltusMandutius. Studi a Roma fre-quentando le lezioni di DomizioCalderini e di Gaspare da Veronae poi pass a Ferrara alla scuoladi Battista Guarini per il greco epoi a Carpi, dove, su incarico diCaterina Pico Pio, dai primi anni80 ebbe lincarico di precettoree maestro dei principi Alberto eLeonello, fino alla fine del nonodecennio del secolo quando (for-
se nel 1489 o nel 1490) , passa Venezia, introducendosi nelmondo della produzione mano-
scritta greca (come sappiamoda testimonianze epistolari diGiorgio Valla) e dove incontr nel1491, in casa Barbaro, il filologofiorentino Angelo Poliziano. Neisuoi primi anni veneziani pubbli-c alcune opere a stampa comeilMusarum panagyris, [1489, IGI
6140] dedicato a Caterina PicoPio e poi leInstitutiones grama-ticae edite da Andrea Torresaninel 1493 (IGI 6139).
Manuzio fu dunque sempreun maestro e la sua attenzione almondo della scuola e degli alun-ni, iniziata molto presto a Carpi,continu con la cura dedicata intipografia ai classici latini e greci.
Ma fin dai primi momenti aVenezia Aldo dette certamentefondo ed insegu le sue attese
e le sue aspettative che eranoquelle di far vivere e dar forzaalla tipografia in greco, che, nel
suo disegno, doveva costituirela continuazione dellAccademiadel cardinal Bessarione, ispi-randosi alla sua antica amiciziacon Manuele Atramitteno (suosodale nei primi anni ottanta);questo in una citt che, dopola caduta di Costantinopoli, era
diventa laltera Byzantion. Fuin questo certo favorito dallecircostanze, la crisi fiorentina,dovuta al periodo savonarolia-no, gli permise di avere al suofianco lantico compagno di studiScipione Forteguerri il Carte-romaco e altri dotti filoelleni,continuando lopera di LorenzodAlopa interrottasi nella citt delgiglio. Il suo fortunato progettoriusc a suscitare una societtipografica - composta da lui, da
Andrea Torresani, continuatoredi Nicolas Jenson e dal potentePier Francesco Barbarigo (figlioe nipote di dogi) che si impe-
Institutiones gramaticae
edite da Andrea Torresanihttp://marciana.venezia.sbn.it
Musarum panagyris.1489, Fol. a2r. Incipit. Spencer 20927.
https://manutiusinmanchester.wordpress.com
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gn, sappiamo da testimonianzecoeve, per migliaia di ducati. Sela partecipazione di Aldo non ritenuta elevata nella societ(forse il 20% di tutto il capitaleinvestito), a lui per spett quel-la che, con termine contempo-raneo, chiameremmo la dire-zione editoriale dellimpresa..La societ aveva rigidi vincoli dicontrollo sulla produzione tantoche lo stesso Aldo testimoniala sua impossibilit di regalareagli amici gli esemplari prodotti,essendo essi tutti registrati neilibri contabili del magazzino. Ma
egli ebbe la capacit di svilup-pare unimpresa che potremmodelineare a vari livelli:
1 - societ economica, am-ministrata secondo le leggi dellaSerenissima
2 - capacit di avvalersi distudiosi e letterati elleni (MarcoMusuro, Aristobulo Apostoli, Gio-
vanni Gregoropolo) e filoelleni(Varino Favorino, Urbano Bolza-nio, Paolo Canal) che gli forni-
rono sia assistenza nella ricercadei testi manoscritti di tipografiasia nellapprontamento e nelle-laborazione delle edizioni,
3 - capacit di sviluppare unsistema di lavoro e di mercatoattento ai rapporti di equilibrioe di amicizia con i collaboratori,infatti, accanto alle grandi operecome laprincepsdel corpoaristotelico rivolta agli studiosi eallUniversit (nello specifico inprimisquella di Padova), ebbe
anche laccortezza di pubblicareopere minori dei collaboratoriche non rientravano nei piani
editoriali della societ e di svi-luppare un decisivo rapporto difiducia con i Bembo nelle perso-ne delpater familiaeBernardo edei figli Pietro e Carlo.
La prima edizione pubblicatanellofficina furono gliErotemata(grammatica greca con traduzio-ne latina) di Costantino Lascarisdal manoscritto portatogli daMessina da Pietro Bembo ed
Angelo Gabriel. I Bembo sarannotra i suoi primi e stretti collabo-ratori in tutta la storia della suatipografia (anchessi al di fuoridella societ) con ilDe AetnadiPietro. Poi, allindomani del-la morte di Barbarigo (maggio1499) e nel momento della crisi
delle banche veneziane da loroManuzio ebbe lispirazione di in-trodurre il formato in 8 (il libroda mano) con il nuovo caratterecorsivo dove pubblic operesenza commento latine, grechee volgari. Questo nuovo generedi libri prendeva spunto dai pic-coli libri liturgici e religiosi, conun carattere ispirato alla corsivacuriale romana (probabilmente
vicina alla produzione del pado-vano Bartolomeo Sanvito amicodei Bembo) che, subito copiatoe contraffatto a Lione, resta unapietra miliare nella storia secola-re della tipografia.
Dobbiamo cos riflettere suicaratteri tipografici (greco roma-
Pietro Bembo,De Aetna,Venezia,Aldo Manuzio, 1496. Pagina iniziale
(dettaglio).
Francesco Colonna,Hypnerotomachia Poliphili.Esempio di fregio fantastico di gusto antiquario.
Francesco Colonna,Hypnerotomachia Poliphili,Venezia, Aldo Manuzio,1499, Biblioteca Queriniana, Inc. B.V.11. Frontespizio (dettaglio).
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no, corsivo) di Aldo che restanoinsuperati. Nella sua officina ave-
va un incisore di grandi capacite di grande esperienza, dallemani dedalee come lui stessotestimonia nei versi latini scrittiin sua lode: questo incisore era
Francesco Griffo, un bologneseche gi dagli anni ottanta del XVsecolo lavorava per i tipografipadovani e che poi, dopo il pe-riodo di collaborazione a Vene-zia, lo abbandon per seguireSoncino a Fano. A lui spettavalincisione dei punzoni e la re-alizzazione delle matrici deglialfabeti e dei segni della cassatipografica, mentre lo studio eil disegno dei caratteri era certo
dovuto allo stesso Aldo.Nonostante la morte di Bar-barigo che era un finanziatoree compartecipe dellimpresa
e dunque da essa si aspettavaguadagno a differenza dellanticodiscepolo Alberto Pio - il signoredi Carpi chera un mecenate,lofficina lavor a pieno ritmo.Dopo Poliziano (che fu contraf-fatto proprio a Brescia da Ber-
nardino Misinta), dopo lHypne-rotomachia Poliphili, misteriosaopera ancor oggi desiderata datutti i bibliofili, rara per bellezzama non per numero di copie,di cui da due secoli si discutesullautore e su disegnatore/in-cisore delle splendide xilografieche accompagnano il testo, mache unanimemente ricono-sciuto il pi bel libro di tutti itempi, dopo leEpistoledi Santa
Caterina da Siena, in cui compa-re per la prima volta il corsivo,Aldo passa alle edizioni in 8 e aquesto periodo (al 1502 per la
precisione) risale ladozione dellafamosissima marca tipografica(lancora con il delfino) che de-rivava da una moneta imperialeromana, ed era gi annunziatain una xilografia dellHypnero-tomachia e a cui si lega il motto
Festina lenteche, annunziatonellopera del Poliziano e nelleCornucopiaedel Perotti, avr latrattazione pi completa nella-dagio di Erasmo, e che io credosia anche simbolo religiosocome attest Massimo il greco,collaboratore di Aldo, e comeindica la sua prima comparsanel secondo volume deiPoetaechristiani veteresdel 1502. Su-perata a crisi veneziana di inizio
secolo, Aldo si lega ancora pistrettamente ad Andrea Torre-sani che diviene suo suocero,avendone sposata la figlia Maria
Nella pagina precedente e sopra. Francesco Colonna,Hypnerotomachia Poliphili.Esempio di pagina con esito decorativo, con inserimento di xilografie di gusto antiquario.
Xilografia con trionfo e didascalia in caratteri maiuscoli con esito decorativo.Due pagine contenenti xilografie con trionfo di elefanti e composizione di testo con esito decorativo.
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allinizio del 1505, e con il qualecostituisce una societ fraternacostretto poi al suo sciogliemen-to e ad abbandonare Venezia perritirarsi a Ferrara nel 1509. Su-perata la crisi della Serenissima,dopo Agnadello e la guerra, Aldoritorn sulla laguna nel 1512 eriprese lattivit tipografica fino
alla morte nel 1515 (lultimaopera impressa fu il Lucrezio).
Accanto alla produzione grecae alla volgare e latina (che nonfurono di minore importanza,di minor impegno e di minoreattenzione) il grande sogno diManuzio fu la costituzione diunAccademia greca, progettoche, iniziato ai primi anni del
XVI secolo, egli perseguir senzasuccesso alla ricerca di una sede
e, si direbbe, di una sottostanteorganizzazione. Pens di rea-lizzarla nelle terre dellImpero,pens di passare a Roma ma
laccademia, questo suo sogno,non si realizz.
Di lui a cinquecento anni dal-la morte ci restano soprattuttogli esemplari prodotti che sonostati in primo luogo occasionedi progresso negli studi, testiper capire, nelle sue prefazionie dediche, il suo pensiero e i
suoi intenti, ma anche segno diperfezione materiale e tipo-grafica, difficilmente raggiuntaed eguagliata nella lunga storiadella stampa a caratteri mobili,ed anche segno di un collezio-nismo vivissimo ancora oggi;pensate che nel 2010 un esem-plare dellHypnerotomachiaharaggiunto in asta la quota di430.000 dollari statunitensi. Lasua produzione tipografica che
si giudica si per i testi ma ancheper la perfetta materialit degliesemplari, ha lasciato un segnoindelebile nella storia pluriseco-
lare della stampa, ricorder solo,a questo proposito che dopo lagrande diffusione degli albafetialdini gi nel XVI secolo, StanleyMorrison, creatore dei caratte-ri della Monotype Corporation,disegn negli anni trenta delsecolo scorso il carattere Bem-bo ispirandosi al romano delDe
Aetna di cui poi riusc ad acquisi-re un esemplare conservato ogginella Biblioteca dellUniversitdi Cambridge in Gran Bretagna,lo stesso fece un grande tipo-grafo del 900 italiano GiovanniMardersteig che disegn il Griffosempre negli anni trenta del900.
Per questo ancora oggi, neltempo della scrittura elettroni-ca, Aldo resta un pilastro nello
sviluppo della tecnica e dellaconoscenza.
Psalterion. [Venezia, Aldo Manuzio, 1498]. Biblioteca Queriniana, Inc. F.V.7.Pagina iniziale: cornice con intrecci di vario stile e la figura di Davide con la cetra. Colophon.
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Aldo Manuzio editore
GIANCARLOPETRELLADocente Universit Cattolica di Brescia e Universit degli Studi di Bergamo.
eduto su un solenne seg-giolone, Federico da Monte-feltro, nel ben notoRitrat-to col figlio Guidobaldoattribuito, ma con riserve,
a Pedro Berruguete circa 1475, alle prese con la non agevolelettura di un ponderoso volumeaperto davanti a s sul leggio.NelRitratto di giovane con libroverde(1502 c.) di Giorgioneil giovane con abiti cortigianistringe in mano un libretto dipiccole dimensioni con raffinatalegatura verde smeraldo conborchia centrale e angoli in oro. sufficiente una sola mano,inguainata da guanto grigio chelascia volutamente scoperto undito per poter meglio sfogliare
le carte, a reggerne il peso. Ilvolto del lettore qui tuttaltroche severo, quasi assorto. Ilgentiluomo dipinto da AgnoloBronzino nelRitratto di giovaneuomo con librodatabile al 1540circa guarda dritto negli occhilosservatore e ostenta, comeinsegna distintiva del propriorango, un raffinatissimo abitonero e ancora un agile librettoda tasca che tiene appoggiato
verticalmente con un dito trale pagine, quasi a non volerperdere il segno di una privatalettura interrotta per mettersi inposa. Il responsabile principaledi questo cambiamento rispon-de al nome di Aldo Manuzio (c.1450-1515), il ben noto maestrodihumanae litteraee precettoreprivato di giovani rampolli dinobili casate originario di Bas-siano, nei pressi di Roma, che,giunto al fatidico giro di boa deiQuarantanni, si era affacciato,quasi imprevedibilmente, sulpalcoscenico delleditoria per
allontanarsene,ventanni pi tardi,da indiscusso pro-tagonista.Il mito di
Aldo universal-mente legato allecosiddette aldine eal gusto raffinato diantiquari e biblio-fili che ancora neprolungano leco.Edizioni come ilVirgilioin ottavo del1501 o ilDantedel1502 segnano au-tentici spartiacquenella storia delle-ditoria. La venera-zione per lHypne-
rotomachia Polifili
rasenta per certiversi il feticismo eledizione, da sola, stata in grado dieclissare ben pi si-gnificative edizionipartorite dai torchimanuziani, oltreche di irretire lostudio della ben piarticolata stagionedel libro italiano
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illustrato del Rinascimento. necessario sgombrare il terrenoda alcuni facili equivoci eviden-temente duri a morire, come sievince da recenti saggi di qual-
che cultore della materia. Aldo s lartefice di unautenticarivoluzione nel campo della pro-duzione libraria, ma non posso-no essergli addebitati meriti otantomeno finalit che non glicompetono. Mi spiego meglio.
Ancora si indulge nella leggendadi Manuzio inventore del librotascabile (le cosiddette aldine,appunto) o, peggio ancora, dellibro economico. Entrambe le
affermazioni non rispondono alvero. Il libro tascabile, se cosvogliamo chiamare il libro nelpi maneggevole formato inottavo, era gi ampiamente dif-fuso nei decenni precedenti. curioso che ne facesse discretouso proprio quellAndrea Torre-sani da Asola che sar socio delManuzio fin dal 1495, per poidivenirne qualche anno pi tardisuocero. Un pur superficialecontrollo bibliologico confermache nei trentanni circa che pre-cedono la famigerata invenzionemanuziana del libro portatilerisultano gi oltre tremila (!)edizioni nellagile formato inottavo, una trentina delle qualirecano esplicita sottoscrizioneAndreas Torresanus de Asula.In cosa consisteva dunque lanovit di Aldo, evidentemen-te cos forte da apparire, nellastoriografia, come una sorta di
re-invenzione dellin ottavo?Se altri prima di lui gi avevanofatto largo impiego del formatopi piccolo, ci era per per lopi confinato a libri di caratteredevozionale e liturgico, come ilibri dore o i breviari, o scolasti-co, come grammatiche edEso-
pi. Lunica occasione per portareil libro con s sembrava dunqueconfinata al rito della preghieraquotidiana o a quello, pi laico,dellapprendimento sostanzial-mente mnemonico del latino edel volgare. Aldo intuisce cheesiste una fetta importante del
mercato sostanzialmente sgom-bra dalla concorrenza e si gettaalla sua conquista. Si trattava diriproporre testi e autori ampia-mente noti che gi circolavanoin numerose edizioni, ma conuna veste tale da apparire ora
autentiche novit. Quello cheAldo vara sostanzialmente unvero e proprio progetto embrio-nale di collana di autori per lopi latini, con qualche prudenteconcessione sul fronte del vol-gare. Classici in piccolo formato,liberati dalle pastoie dei com-menti marginali sedimentatisiin decenni di edizioni di grandeformato, e perci offerti non piallo studio e alla lettura sul leg-
gio dello studiolo o sul pluteodella biblioteca, ma alla pi in-tima lettura personale, condottaa diretto contatto con le parole
dellautore. Aldo ardisce insom-ma fornire Virgilio e Cicerone,il Petrarca volgare e Giovenalealla stregua dei breviari e deilibri di preghiere. Una sorta diliturgia laica, per un pubblicodlite che per la prima volta
messo nelle condizioni di con-sumare i classici lontano dalleaule universitarie o dagli abi-tuali luoghi di studio. Il formatoridotto innesca in qualche modouna sorta di reazione a catenache ha come immediata conse-guenza quella di fare del libroa stampa un oggetto ambito,cercato, persino ostentato, chenon ha pi nulla da invidiare alprodotto manoscritto in termini
diappeal. Le ragioni di tale suc-cesso vanno anche a quellin-confondibile carattere corsivoche per la prima volta trasferiva
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dalla pagina manoscritta allibro a stampa la sensualissimascrittura umanistica corrente,caratterizzata da ductusfretto-loso ma aggraziatissimo, lieveinclinazione a destra ed elegantilegature fra alcuni gruppi di
lettere. Manuzio, evidentementenon soddisfatto dalla possibi-lit di adottare, nei cosiddettienchiridia, un carattere romanodi corpo pi piccolo, ne avevaaffidato il disegno allincisoreFrancesco Griffo da Bologna. Lascelta nasceva da indubbie mo-tivazioni estetico-culturali piut-tosto che economiche, comefacilmente si intuisce. Se lobiet-tivo fosse stato stipare pi testo
in ogni pagina, riducendo i costidi produzione, non avrebbeavuto senso investire capitali neldisegno e nellincisione di unanuova polizza di caratteri, tantopi che il corsivo non garanti-
va maggior risparmio di cartarispetto a un romano di corpoaffine. Contrastano infine conle ipotesi di un pragmatismotutto mercantile anche gli ampimargini bianchi lasciati nella pa-gina. Dopo un lancio pubblici-tario, o piuttosto un sondaggio,nella silografia in apertura delle
Epistoledi s. Caterina (1500), il
corsivo faceva il suo esordio uf-ficiale come carattere di testo, infedele abbinamento al formatoridotto, nel Virgiliodel 1501.
Il formato ridotto decreta
inoltre unautentica rivoluzionenei modi e nei tempi della pra-tica di lettura: non pi mediatadallapparato critico e praticabilein circostanze prima impensa-bili, come, banalmente, quelledel viaggio. Libri da passeggio,dunque, e pertanto destinati aessere aperti, socchiusi, assag-giati, centellinati. Il progetto diquelli che Aldo chiamava i suoilibelli portatileso, con snobisti-
co grecismo, enchiridia, ossia,alla lettera, che stanno in unamano, avviato nei primi mesidel 1501, con un susseguirsidi uscite che ha tuttora dellin-credibile. Ad aprile immessasul mercato ledizione in ottavodi Virgilio. Seguono, a brevissi-ma distanza, Orazio a maggio,Petrarca volgare a luglio, Giove-nale e Persio ad agosto, Marzialea dicembre. I lettori non fannoin tempo a consumare quantohanno appena comprato che lacollana gi si arricchisce di unaltro classico. A gennaio dellan-no successivo gli amanti dellapoesia latina possono goderedelledizione tascabile che cuceassieme Catullo Tibullo e Pro-perzio, mentre i sostenitori dellaprosa ciceroniana attendonoaprile per assaporare leFami-liares. Nello stesso mese esceanche Lucano; in piena estate al
gi fitto catalogo si aggiungonola Commedia(ma col titoloLeterze rime) e Stazio; entro lafine dellanno anche un doppioOvidio (MetamorfosiedEroidi).Nel 1504 entra a far parte delpiano editoriale anche Omeroe un anno pi tardi il picco-lo formato accoglie il primoautentico inedito della lettera-tura contemporanea, ossia Gli
Asolanidellamico e collabora-tore Pietro Bembo, gi curatoredelledizione petrarchesca edantesca, nella duplice tiraturacon e senza la compromettente
dedica a Lucrezia Borgia.1Lepubblicazioni, pur con ritmomeno intenso, si prolungaronosino alle settimane immediata-mente precedenti la prematurascomparsa di Aldo avvenuta il6 febbraio 1515. Nel gennaiodi quellanno fece ancora intempo a licenziare ledizione diLucrezio, indirizzata allallievo eprotettore di un tempo AlbertoPio di Carpi, con la sottoscrizio-ne, ormai consueta, in aedibus
Aldi et Andreae soceri.Nonostante linnegabile suc-cesso di vendite, di cui portanotestimonianza indiretta i cata-loghi del 1503 e del 1513, lenuove edizioni in piccolo for-mato avevano creato ad Aldoanche non poche apprensioni.Non esiste prova pi sinceradella fortuna arrisa alle aldinedella repentina immissione sulmercato di palesi contraffazio-ni a opera di una concorrenzasleale e spregiudicata. In real-t Manuzio era gi abituato aessere preso di mira da colleghidisonesti visto che nel 1499, aun anno esatto di distanza dalsuo in foliodegli Opera omniadi Poliziano, sul mercato eraapparsa unedizione identica cheostentava al colophonla fal-sissima sottoscrizione Firenze,
1. CONORFAHY,Nota sulla stampa delle-
dizione aldina del 1505 degli Asolanidi Pietro Bembo, in CONORFAHY, Saggidibibliografiatestuale, Padova, Antenore,1988, pp. 145-154.
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Leonardo Arigi. Ledizione nonera affatto fiorentina, ma erastata prodotta a Brescia, entroi confini della Serenissima, daltipografo Bernardino Misinta su
probabile iniziativa della con-sorteria locale dei fratelli Britan-nico, contravvenendo dunqueallesplicito privilegio che impe-diva a chiunque per i successividieci anni di ristampare ledi-zione. Quanto alle aldine, gi apochi mesi di distanza dalla lorouscita ufficiale furono impressea Lione alcune contraffazioniprive di sottoscrizione esplicitache imitavanoadlitteramglioriginali veneziani nel formato,nellamise en pagee persinonel nuovissimo carattere cor-sivo, grossolanamente imitato(characteribus simillimis no-stri), sottraendo ampie quotedi mercato alla produzione ma-nuziana autentica e arrecandogravi danni a chi aveva investitoin termini di ricerca e materiali.2
2. DAVIDJ. SHAW, The Lyons coun-terfeit of Alduss italic type: a new
chronology, in The Italian book,1465-1800. Studies presented to Den-
nis E. Rhodes on his 70hbirthday, ed.
by D. V. Reidy, London, The British
A nulla era valso il privilegio,concesso dal Senato di Veneziain data 23 marzo 1501, di cuiManuzio si era premunito, forseconsapevole di quanto sarebbe
accaduto. Il privilegio, cosa as-solutamente nuova, non tutela-va i titoli e i testi pubblicati, ma idue autentici elementi di novitintrodotti dallofficina aldina,
vale a dire il formato portatilee il carattere. Da qui una nuo-
va supplica rivolta nellottobredel 1502 per ottenere maggioritutele perch li vengono toltele sue fatiche et guasto quelloche lui conza, come stato fattoin Bressa, che hanno stampatouna de sue opere et falsato, di-cendo impressum Florentiae etal presente li sono state contra-facte le sue lettere et mandate aLione, et cum esse contrafacto isuoi libri et pi messoli el nomede esso Aldo et la sua epistolaet scripto stampato in Venetia incasa de Aldo Romano, et l sonomolte incorrectione che vergo-
Library, 1993, pp. 117-133; CARLO
PULSIONI,I classici italiani di AldoManuzio e le loro contraffazioni lio-
nesi, Critica del testo, 5/2, 2002,
pp. 478-487.
gna de questa terra et de essosupplicante. La supplica sort,sul piano giuridico, limmedia-to rinnovamento e successivaconferma del privilegio in data
14 novembre, ma, sul pianopratico, non imped affatto cheil mercato fosse inondato dallefalse aldine lionesi, in qualchemodo riconducibili alla famigliadei da Gabiano, o dalle fede-li ristampe dei potenti Giuntafiorentini. Aldo prov allora agiocare lultima carta, facendoappello direttamente ai suoifedeli lettori e clienti. Questul-timi avrebbero dovuto guar-darsi dalle contraffazioni checircolavano fraudolentemente.Ma come riconoscere unaldinaautentica da una taroccata? Larisposta, dettagliatissima, inunMonitum in Lugdunensestypographos del 16 marzo 1503che conteneva lelenco dellegrossolane differenze: lassenzadi datazione topica e cronolo-gica, limpiego di carta di bassaqualit e persino maleodorante(deterior in illis charta et nescio
quid grave olens), mancanzadi legatura fra le consonanti e le
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vocali.3A dire il vero Aldo era ar-
rivato ai classici latini solo inseconda battuta, optando, intempi di crisi, per una pi appe-tibile riconversione della propriaproposta editoriale fino a quelmomento tutta sbilanciata sulfronte della grecit. Allepoca lascelta aveva lasciato di stucco
alcuni fidi amici. Giano Lasca-ris lo accusava apertamente diaffarismo. Scipio Forteguerra,scrivendo da Roma nella pri-mavera del 1505, esprimevala sua ansia per limprovvisainterruzione delle pubblicazioniin greco. Se fosse dipeso da luiprobabilmente avrebbe conti-nuato a stampare i ponderosi ecostosissimi in folio di Teocrito e
Aristotele che faticavano per aessere venduti, tanto da essere
ancora disponibili, pur a prezzosensibilmente ridotto, persinonel catalogo del 1513. Sfortu-natamente Manuzio non avevaper le mani libere nella con-duzione dellazienda, essendosocio di minoranza di una So-cietas impressionis librorumcostituita nel 1495 nella qualele quote di maggioranza spetta-
3- Aldi Monitum in Lugdunenses typo-
graphos, Venezia, 16 marzo 1503 (LUIGIBALSAMO ALBERTOTINTO, Origini delcorsivo nella tipografia italiana del Cin-quecento, Milano, il Polifilo, 1967, pp.25-41: p. 39 nota 20).
vano al patrizio Pietro FrancescoBarbarigo, di famiglia dogale, eal futuro suocero Andrea Torre-sani da Asola.4Sono queste lerassicuranti condizioni economi-che (ai pi meno note) che per-misero a un quarantenne pre-cettore con poca esperienza nelcampo editoriale di avviare nel1495 lambiziosissimo progetto
di stampare per la prima volta itesti originali della letteratura edella filosofia greca.5 questo ilterreno nel quale fiorisce, tra il1495 e il 1498, leditioprincepsdi Aristotele in cinque volumicon dedica allallievo Alberto Piolasciato a Carpi, presto seguita,fra le altre, dalle edizioni di Mu-seo, Teocrito ed Esiodo, Aristo-fane, gli ScriptoresAstronomici,Dioscoride e importanti stru-menti grammaticali e lessico-
grafici per lo studio della linguagreca. La difficolt di smerciodi tali edizioni doveva per avermesso in allarme gli azionistidi maggioranza che dovetteroin qualche modo sollecitarelidealista Aldo ad apportare ledovute modifiche a un piano
4. M. LOWRY,Il mondo di Aldo Manuzio,pp. 99-136.
5. M. LOWRY,Il mondo di Aldo Manuzio,
pp. 150 ss.;LUIGIBALSAMO,Aldo Manuzioe la diffusione dei classici greci, inLere-dit greca e lellenismo veneziano, a curadi Gino Benzoni, Firenze, Olschki, 2002,pp. 171-188.
editoriale al momento pocovantaggioso. nel contestodella crisi economica e politicadei tardi anni Novanta del Quat-trocento che maturano dunque
le novit testuali e bibliologichedestinate a imporsi nel decen-nio successivo, nonch alcuneoccasionali proposte editorialiin palese contrasto rispetto aireali interessi manuziani. Ra-gioni di opportunit economicacostringono Aldo ad acconsen-tire nel 1497 alla pubblicazionedellEpiphyllides in dialecticisdellaristotelico Lorenzo Maioli(ma nella prefazione rivela il suo
originario rifiuto e di aver cedu-to solo dietro la rassicurazione,cos attuale, che lopera sarebbestata adottata dagli studenti delcorso). Nel 1499 acconsente allastampa del Vaticiniumpoeticodi Girolamo Amaseo e soprat-tutto della Cornucopiadi NicolPerotti, uno strumento lessico-grafico nientaffatto congenialeal metodo di insegnamento dellatino praticato da Manuzio maallepoca ancora richiestissi-
ma, come documenta la rapi-da vendita dellintera tiraturae la necessit di una secondaedizione nel 1513. Manuziodovette forse digerire contro
voglia persino la pubblicazione,sempre nel 1499, della famige-rataHypnerotomachiaPoliphili.Ledizione era stata commissio-nata e finanziata dallinfluentepatrizio veronese LeonardoCrasso e non poteva pertanto
essere rifiutata, sebbene noncorrispondesse certo ai gustiletterari di Aldo. Poco importa,a questo punto, che il prezzoelevato e la bizzarria del testone rendessero poi impervia lacommercializzazione, tanto dasuscitare lirritazione del finan-ziatore che a distanza di anniaveva il magazzino ancora pienodelle copie invendute (oggi uno dei libri meglio conservati,o almeno nientaffatto raro adispetto del prezzo, tanto chedeve esserne giunta sino a noiuna buona met della tiratura
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a giudicare dalle copie censitesolo in biblioteche pubbliche).Manuzio, forse a disagio ma im-
possibilitato a rifiutare una lautacommenda in tempi di magra,scelse quantomeno di defilarsi,stampando il proprio nome acaratteri minuscoli in fondo auna pagina di correzioni (inaedibus Aldi Manutii accuratis-sime). Ad Aldo non restava chesfogarsi, come abitudine, dallepagine proemiali. Cos, a esem-pio, nella prefazione al Diosco-ride del 1499: Nescio quid sit quod ex eo tempore quo nonparuo meo incommodo et labo-re renascentibus in Italia bonislitteris quocunque potui modo
coepi opem afferre, omnia mihiaduersa nunc hominum perfidianunc temporum infelicitate con-
tigerint. Nisi id graecorum infor-tunio adscribendum est. Quoderumnosi futuri sint quicunqueex nostris graecitati opitulantur(Io non so come avvenga cheda quando ho cominciato tuttele circostanze mi siano statecontrarie, ora per il malvoleredegli uomini, ora per le avversi-t dei tempi. Salvo che ci nonsi debba attribuire a qualchemaledizione che pesi sui Greci,che cio sia disgraziato chiun-que di noi cerchi di giovarealla grecit). La necessit, e lelagnanze di chi investiva di suo
nella Societas impressionis li-brorum, lo costringevano a pub-blicare libri che bussassero pifacilmente alle porte dei lettori.Da qui, per certi versi, la brusca
sterzata verso i classici latini e lapi fortunata, in termini di ven-dite, stagione degli enchiridia.Lamico Lascaris lo aveva intuitoe glielo rinfacciava impietosa-mente: bench pensiate diresarcire el damno loro cum lecose latine et accusate li tem-pi la vera causa de la vostratransmigratione dela Graeciaalla Italia asseverano essere loguadagno, lo quale senza dubio
indecente cosa che sia primoproposito ad homo docto etche non solamente de le guerrema molto pi de simile impreseper quanto importano sono ner-
vi li dinari. La legge impietosadel mercato gi in passato ave-
va costretto il dotto Manuzio aindossare i panni a lui cos pococongeniali del mercante cheinvita in modo plateale ad ac-quistare le proprie edizioni. Solocos avrebbe potuto proseguire
nellaudace progetto, sulla cartaauspicato da tutti, di offrire leopere degli autori greci. Pertan-to in apertura dellOpusculum
Musaei de Herone et Leandro(1495-97) rivolgeva un accoratoappello (in greco) ai suoi colticlienti. Vale la pena rileggerlonella sua interezza: Accoglietedunque questo libretto, non per gratis. Datemi anche deldenaro, affinch da parte mia io
possa procurarvi tutti i miglioritesti della grecit; e veramen-te se voi darete anchio dargiacch senza molto denaro mi impossibile stampare. Cre-dete a chi si posto al cimentorischiando di persona e princi-palmente a Demostene che cosdisse C bisogno di denaro,senza di esso non possibilefar nulla di ci ch necessario.Ho detto questo non perch iosia avido di denaro, al contrariopersone cosiffatte mi ripugna-no, ma certo senza denaro nonsi pu procurare alcunch di
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quanto voi ardentemente desi-derate e per cui non senza tre-gua e con molto affanno e spesaci affatichiamo.6In effetti lecose migliorarono con la nuova
collana di classici latini e volgariin ottavo e Manuzio pot ripren-dere la promessa di un tempo,facendo uscire dai suoi torchi,tra il 1501 e il 1515, ancora una
ventina di autori greci in linguaoriginale, tra cui laprincepsde-gli Opera omniadi Platone.
6.Aldo Manuzio editore: dediche, prefa-
zioni, note ai testi, I, p. 5; II, p. 197.
Nota bibliograficaLa bibliografia sul personaggio
sterminata. Il lettore trarr giova-
mento da uno scaffaletto quantome-
no essenziale che comprende LUIGI
BALSAMO, Tecnologia e capitali nellastoria del libro, in Studi offerti a Ro-
berto Ridolfi, a cura di Berta Marac-
chi Biagiarelli e Dennis E. Rhodes,
Firenze, Olschki, 1973, pp. 77-94 (ora
inPer la storia del libro. Scritti di
Luigi Balsamo raccolti in occasione
dell80 compleanno, Firenze, Ol-
schki, 2006, pp. 1-25);Aldo Manuzio
editore: dediche, prefazioni, note ai
testi, introduzione di Carlo Dionisotti,
testo latino con traduzione e note a
cura di Giovanni Orlandi, Milano,Il Polifilo, 1975; LUIGIBALSAMO,
Alberto Pio e Aldo Manuzio: editoria
a Venezia e Carpi fra 400 e 500, in
Societ, politica e cultura a Carpi
ai tempi di Alberto III Pio, Padova,
Antenore, 1981, I, pp. 133-166 (ora in
Per la storia del libro. Scritti di Luigi
Balsamo raccolti, pp. 27-71); MARTIN
LOWRY,Il mondo di Aldo Manuzio.
Affari e cultura nella Venezia del
Rinascimento, Roma, Il Veltro, 1984;
HARRYGEORGEFLETCHER,New Aldine
Studies. Documentary essays on the
life and work of Aldus Manutius, San
Francisco, Rosenthal, 1988;Aldo
Manuzio tipografo, 1494-1515, Firen-
ze, Biblioteca Medicea Laurenziana
17 giugno-30 luglio 1994. Catalogoa cura di Luciana Bigliazzi Ange-
la Dillon Bussi Piero Scapecchi,
Firenze, Octavo Cantini, 1994;
PIEROSCAPECCHI,Aldo Manuzio: i
suoi libri, i suoi amici tra XV e XVI
secolo. Libri, biblioteche e guerre in
Casentino, Firenze, Octavo Cantini,
1994;CARLODIONISOTTI,Aldo Ma-
nuzio umanista e editore, Milano, Il
Polifilo, 1995. Mi permetto infine di
rimandare, sommessamente, anche ai
miei recenti contributiAldo, impren-ditore ma non troppo. Cultura, affari
e collezionismo allinsegna dellAn-
cora, la Biblioteca di via Senato,
VI, 12, dicembre 2014, pp. 5-18;
Aldo alla Biblioteca di via Senato.
Per un primo catalogo delle edizioni
aldine presso la BvS, la Biblioteca di
via Senato, VI, 12, dicembre 2014,
pp. 45-53; VII, 1, gennaio 2015, pp.
46-63.
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Storia, poesia e alchimia nel filmFestina Lente
LUCILLACOLONNAGiornalista, sceneggiatrice e regista
artendo dalla fabbricazionedella materia prima in unagualchiera del Cinquecento,dove la preziosa carta deilibri veniva prodotta mace-
rando accuratamente gli stracci,ho cercato di costruire un lun-gometraggio sui valori e le intui-zioni che Aldo Manuzio pose allabase della sua attivit.
Il titoloFestina lente(Affret-tati lentamente), oltre ad omag-giare il marchio del grandestampatore, un elogio allalentezza e un invito a non farcitrascinare passivamente dalla
velocit odierna delle macchine(automobili, aerei, computer),bens a porci ciascuno in ascoltodella popria velocit di matu-
razione, per vivere pienamentee per essere interlocutori attivinellevoluzione della societ.
Il primo a collegare les-pressionefestina lente (nella
variantesemper festina tarde)allimmagine del delfino attor-cigliato allncora (disegnata inorizzontale) fu Francesco Colon-na, autore del testo illustrato piaffascinante del Rinascimentoe forse di tutta la storia dellastampa:Hypnerotomachia Po-liphili(Sogno del combattimen-to damore di Polifilo) scritto nel1467 e pubblicato da Manuzio
nel 1499. A questo raccontoallegorico del viaggio iniziaticocompiuto da un eroe (Polifilo) incerca della propria mta (per-
sonificata e chiamata Polia) misono liberamente ispirata per lasceneggiatura.
Poich il delfino e lncorasono elementi marini, nel filmleroe della storia una no-bildonna che per la maggiorparte della sua vita abit in uncastello su uno scoglio cir-condato dal mare: la poetessarinascimentale Vittoria Colonna,che conosceva gli esponenti piinfluenti dellepoca, intrattenevacorrispondenza con loro e lasciil segno sia nellarte, sia nelpensiero politico-sociale.
Il percorso di Vittoria -nomefemminile che si presta benead un viaggio iniziatico- irtodi ostacoli. Come le peripezie
PIl sogno di Vittoria
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di Polifilo erano sottolineatedallillustrazione di luoghi eriferimenti alchimistici, nel filmassumono grande importanza
la scenografia e gli elementisimbolici.Dopo alcune scene in cui la
protagonista sostanzialmente
allineata alla mentalit alloradominante e fa ci che le vienechiesto dal padre, dal fratelloe dal marito, c un passaggio
significativo che avvia brusca-mente il cammino di afferma-zione del s, quel combatti-mento che Polifilo affrontava
nel sogno e che Vittoria intra-prende leggendo i versi di unasua contemporanea nata nelBrescianese, la poetessa Vero-
nica Gambara:Perch pi dolceassai era fra lerba/sotto lombredormir queto e securo/che neidorati letti e di superba porpo-
La fabbricazione della carta
Nella biblioteca del castello
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ra ornati (dalla Stanza n. 20 diV. Gambara, sulla caducit deibeni terreni). Il cambiamento,dovuto allimprovviso dolore
per essere stata tradita, resoscenograficamente dalla preci-pitosa discesa di quegli stessigradini che avrebbero dovuto
innalzare Vittoria verso la feli-cit.
I luoghi sotterranei e boscosinellHypnerotomachia, come nel
film, indicano angoscia e pani-co; le rovine antiche sono pre-sagio di morte. Solo passandoattraverso lanigredoalchimisti-
ca (che secondo lo psicoanalistaCarl Gustav Jung rappresentalincontro con lOmbra), affron-tandola e superandola, leroe
pu arrivare allo stadio di pu-rificazione dellanima (lalbedoalchimistica) che sia nel libro diFrancesco Colonna sia nel mio
Vittoria Colonna interpretata dallattrice Francesca Ceci
Visione delle tre porte
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film simboleggiata dalla com-parsa della fontana con lacquapurificatrice. Tappe significativedel percorso sono pure il ponte
e la visione delle tre porte maVittoria qui, pur ammirando ecitando nei suoi versi larte an-tica, prender le distanze dallafascinazione dichiaratamentepagana che pervade Polifilo enon passer attraverso la portadella volutt, scegliendo unaltraporta.
Il lungometraggio statoprevalentemente girato a Fa-briano (fra i primi sostenitori delprogetto, un doveroso ringra-ziamento va a Giorgio Pellegrini
e a Melissa Riccardi, direttoririspettivamente del Museo dellaCarta e della Pinacoteca Civica,a Patrizia Balducci dellAgrituri-
smo Gocce di Camarzano in cuiabbiamo ricostruito il PalazzoColonna cinquecentesco, e aimonaci benedettini silvestrinidi Montefano), nei castelli diNettuno che appartennero allafamiglia Colonna (grazie a RitaDello Cicchi e a Marcello Armo-cida, rispettivamente dirigentecomunale e presidente dellapro-loco), e a Roma.
Ad ancorare (letteralmen-te) la verit storica di questofilm biografico basta una data
simbolica, lanno 1501, chenella corte pontificia dominatadai Borgia trasform il corsodella vita di Vittoria Colonna e
contemporaneamente a Veneziaraddrizz lncora col delfino,che fu disegnata in verticale edivenne la marca tipografica diManuzio che tutti conosciamo.
In conclusione, oltre a rin-graziare lAssociazione BibliofiliBresciani Bernardino Misintache mi ha chiamato a Brescia aproiettare il trailer e a presen-tare il film, ringrazio coloro che
visiteranno il sitowww.facebook.com/filmfestinalentee vedranno
Festina lente.
Borsa realizzata da Emiliano Scattolini per il filmFestina lente
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Notizie dArchivio sulla edizione delleSTORIE BRESCIANE
di Federico OdoriciANGELOBRUMANA
Bibliofilo, Ateneo di Brescia
e Storie bresciane dai primitempi sino allet nostradi Federico Odorici furonostampate in undici volumi aBrescia per i tipi del tipo-
grafo e libraio Pietro di Loren-zo Gilberti, dal 1853 al 18651(Figura 1). Nella recensione aiprimi quattro tomi delloperaGabriele Rosa scriveva che leStoriedellOdorici escironosotto gli auspicii del Municipiodi Brescia, che le incoraggiavae soccorreva.2Tempestiva fu larettifica che apparve nel succes-sivo fascicolo dello stesso perio-dico, sollecitata verosimilmentedallo stesso Odorici:
1. Paolo Vian ha costruito unprofilo quanto mai dettagliatodellopera di Federico Odorici,con particolare riferimento alleStorie bresciane, inLe raccolteMinervini e Odorici degli AutografiFerrajoli. Introduzione, inventarioe indice a cura di P. VIAN, Citt del
Vaticano, Biblioteca ApostolicaVaticana, 1993 (Studi e testi, 354.Cataloghi sommari e inventaridei fondi manoscritti, 4), pp.
xxiii-lv. SullOdorici si vedanoanche Catalogo inventariale deimanoscritti della raccolta Odorici,a cura di R. ZILIOLIFADEN, Brescia,
Assesorato alla Cultura, 1988(Materiali e studi per la storia locale.Istituti culturali del Comune diBrescia, 6); P. ZANGARO,La fortunadi due false cronache medievalibresciane, Archivio storicoitaliano, 163 (2005), pp. 283-
311; G. ALBERGONI,I mestieri dellelettere tra istituzioni e mercato.Vivere e scrivere a Milano nellaprima met dellOttocento, Milano,FrancoAngeli, 2006, pp. 217-221.
2. Archivio storico italiano, n.s., 1,2 (1855), pp. 193-200: la citazione tratta da p. 195.
Correzioni alle precedenti
Dispense dellArchivio Stori-
co Italiano, Nuova Serie. Alla
Dispensa II, pag. 195, dove
si parla delliniziativa presa
dal municipio Bresciano di farcomporre una storia patria,
vuole giustizia che si faccia
la seguente rettificazione, e
si dica, che leccitamento di
questa bella impresa ven-
ne dal nob. Luigi Cazzago,
unitamente al conte Girolamo
di Bartolo Fenaroli, al conte
Onofrio Maggi, i quali som-
ministrarono aiuti di danaro
allimpresa, procacciarono
ad essa associati, e potero-
no ci fatto indurre legregioOdorici a mettere insieme la
storia di Brescia, per la quale
aveva gi raccolto materiali
sufficienti. Lautore accett a
condizione che il guadagno
fosse messo in benefizio del
pio istituto Pavoni.3
Una precisazione di ana-logo tenore, ma di tono ben pipolemico, fu affidata dallOdorici
alle pagine deLa Civilt catto-lica. In una dura recensione aiprimi volumi delle Storie, appar-sa nel 1856 sul periodico gesu-ita, lanonimo articolista lamen-tava che a Brescia col denarodel popolo il Municipio mandaalle stampe certe luride Storie
brescianenelle quali non verrore religioso e politico chenon si spacci con indifferenza.4
3. Archivio storico italiano, n.s., 2,1 (1855), p. 260.
4.La Civilt cattolica, 7, s. III, 2(1856), p. 101, riportato ancheinVIAN,Le raccolte Minervini e
LOdorici invi alla redazione delperiodico una lettera di chiari-menti, che fu pubblicata quasi
per intero nel 1857 in un artico-lo adespoto, ma composto dalsegretario di direzione GiuseppeDel Chiaro:
Il Municipio Bresciano accol-se bens volonteroso la dedicadellopera patria, ma non ebbeper essa ad assumere ilben-ch minino spendio: perchtre nobili Bresciani, Cazzago,Maggi e Fenaroli, avendo prega-
to lautore ad imprender larduafatica duna vasta istoria muni-
Odorici, p. xxxix.
L
Figura 1. Frontespizio del vol. I delleStorie bresciane.
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cipale, qual ci manca sin qui,il sottoscritto ne accettava conlieto animo limpresa, conscioche il provento dellopera seragi dedicato a totale vantaggio
degli orfani accolti dallIstitutodeiFigli di Maria. I prelodatiSignori, col nome di Societeditrice, ne assumevano tuttala spesa. Onde non col denarodel popoloveniva in luce, ma sbene a vantaggio de suoi figli.
Federico Odorici.5
Ora, grazie a un fortunatorecupero darchivio, siamo ingrado di conoscere il contratto
e le clausole che la Societ Edi-trice, formata proprio da LuigiCazzago,6da Onofrio di Gaetano
5.La Civilt cattolica, 8, s. III, 5(1857), pp. 579-586: la citazione tratta da p. 580. Si veda ancheVIAN,Le raccolte Odorici e Minervini, p.xliii, al quale si deve lidentificazionedellarticolista.
6. Su Luigi Cazzago, esule inPiemonte nel 1848, protagonistadelle Dieci Giornate di Brescia,amico e corrispondente
dei maggiori esponenti delRisorgimento bresciano, sivedano L. RE, Voci di oppressi edi esuli negli anni 1848-49. Dallacorrispondenza di un medicopatriotta, Brescia, G. Vannini, 1939;P. GUERRINI,Nel centenario delleDieci Giornate. Pagine gloriosee dolorose di storia bresciana,con documenti inediti, Memoriestoriche della Diocesi di Brescia,16 (1949) (Monografie di storiabresciana, 32), pp. 72-73, 89-95;U. BARONCELLI,Dalla restaurazioneallunit dItalia, in Storia di Brescia,
IV,Dalla Repubblica Bresciana aigiorni nostri (1797-1963), Brescia,Morcelliana, 1964,passim; utileanche la consultazione dei diversicontributi compresi nel volumeBrescia 1849: il popolo in rivolta.Atti del convegno in occasione del150 delle Dieci giornate di Brescia,Brescia, 26-27 marzo 1999, acura di S. ONGER, presentazionedi P. CORSINI, Brescia, Morcelliana,2002,ad indicem. Numeroselettere inedite del Cazzago sonoconservate in Citt del Vaticano,Biblioteca Apostolica Vaticana,
Autografi Ferrajoli, Raccolta Odorici,numeri 1035, 1037, 1067, 1311-1312, 1417, 1654, 1867, per i qualisi vedaVIAN,Le Raccolte Odorici eMinervini,ad indicem.
Maggi e da Giro-lamo di BartoloFenaroli, stipulpresso il notaioGiuseppe Fauco-
ni il 30 maggio1853 con il tipo-grafo e libraioPietro di LorenzoGilberti,7al no-bile e patrio sco-po di pubblicarecolla stampa laStoria Brescianadai primi tem-pi sino alletnostra scritta
dal chiarissimosignor Federi-co Odorici, chegratuitamente egentilmente con-cede il propriomanuscritto.8
Il contratto,datato al 30maggio 1853 edepositato neiprotocolli del notaio GiuseppeFaucani il 22 luglio 1853, sicompone di sedici articoli, neiquali i contraenti descrivevanoun programma editoriale in gra-do di garantire qualit costanteallopera, che si sarebbe pub-blicata a dispense periodiche eper associazione. Il Gilberti siobbligava a far fondere ex novocaratteri tipografici del tipo
filosofia(per il testo) e testino(per le note),9nonch tutti i
7. Sul Gilberti si vedaEditori italianidellOttocento. Repertorio, a curadiA. GIGLIMARCHETTI, M. INFELISE, L.MASCILLIMIGLIORINI, M.I. PALAZZOLO,G. TURI, in collaborazione con laFondazione Arnoldo e AlbertoMondadori, I, Milano, FrancoAngeli,2004, p. 519.
8. Brescia, Archivio di Stato,Notarile Brescia, 15759, Giuseppedel quondamGiovanni Faucani,Filza XII. Dal numero 1035 alnumero 1115, aprile-settembre1853, numero 1078.
9. Tavole desempio per i caratterifilosofia e testinosi possonoosservare in Saggio di caratteri,ornati e vignette della fabbricadi punzoni di CARLOCATANEOregio
caratteri speciali o fuori formatonecessari a completare ledi-zione (Figura 2); si impegnava
a realizzare la stampa su cartadi Toscolano di prima qualit,che egli stesso, mentre appo-neva la propria firma autografain calce al documento, specifi-cava essere del tiposopraffina
semifioretta greve. La tiraturaera fissata in numero minimo dicinquecento copie, distribuita indispense periodiche di tre fogliin ottavo cadauna; ogni volumesarebbe stato formato da circa
duecento fogli in ottavo. LaSociet Editrice si impegnava aversare entro la fine di maggio1853 al Gilberti una caparradi 3000 lire austriache per lacopertura delle spese di ap-provvigionamento di caratteri ecarta, somma che sarebbe stata
incisore, e direttore della medesimastabilita con real dispaccio nellaStamperia Reale, Napoli, da tipidi Cataneo, 1828; F. CARTALLIER,
Saggio dei caratteri, fregi, ed altriornamenti tipografici della fonderiadi Francesco Cartallier incisorefonditore e tipografo, Padova,Tipografia Cartallier e Sicca, 1838.
Figura 2.Esempio di caratteri usati per le Storie bresciane: carat-tereFilosofiaper il testo, Testinoper le note. Da notare
il carattere greco privo di segni diacritici
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scontata progressivamente inmisura del 10% sul prezzo dellesingole dispense. In capo allastessa Societ Editrice rimane-
vano tutte le spese tipografiche,
la tariffa di registrazione dellat-to notarile, nonch leventualeincremento fiscale a fronte diuna spesa eccedente la preven-tivata (e rilevantissima) sommadi 16000 lire austriache perlintera opera.
Di particolare importanza ilcapitolo 15 del contratto, in cuisi precisava che lintera opera-zione non avrebbe comportatoalcuna speculazione commer-
ciale da parte della SocietEditrice, n da parte del tipo-grafo. Il dettato del documentonotarile conforta pienamentelenergica presa di posizio-ne dellOdorici in difesa delleproprie rette intenzioni e pre-scrive chiaramente che SocietEditrice e tipografo avrebberodevoluto ogni eventuale gua-dagno al Pio Istituto dei Figli diMaria Immacolata, denominatopi comunemente Pio IstitutoPavoni:10
10. Su questa istituzioneassistenziale, fondata l11 giugno1821 da Lodovico Pavoni e collocatanel complesso conventuale di SanBarnaba, si vedanoRegolamentodel Pio Istituto eretto in Bresciadal canonico Lodovico Pavoni aricovero ed educazione de figlipoveri ed abbandonati, Brescia,dalla Tipografia del Pio Istitutoin San Barnaba, 1831; F. BOSSIF.M.I.,Lodovico Pavoni fondatore
del Pio Istituto di S. Barnaba inBrescia e della Congregazionedei Figli di Maria Immacolata perinserire nel mondo del lavoro la
Non intendendo poi il chiaris-
simo autore e la Societ Editrice
dintraprendere una speculazione
mercantile colla pubblicazione
della detta opera, a cui gi cor-
rispose lentusiasmo dei propriconcittadini, dichiarano solenne-
mente che, detratte tutte le spese
di stampa e distribuzione, tutto il
maggior importo dei fascicoli ritrat-
to dallassociazione sar devoluto
al Pio Istituto Pavoni di San Bar-
naba, alla qual benefica largizione
volendo contribuire anche il tipo-
grafo Gilberti, si associa al nobile
progetto della Societ, prometten-
do tutto lo zelo nelladempimento
dei patti superiormente dedotti enellesecuzione dellopera, onde
risulti bene accolta al pubblico e di
onore alla propria ditta, e conse-
guentemente di maggior lucro pel
Pio Istituto Pavoni.
Sulla quarta di copertinadelle varie dispense il Gilbertistampava regolarmente iPattidellAssociazione, che riassu-mevano efficacemente i criterifissati dal contratto di stampa:
Lopera si comporr di dodici
volumi11in ottavo grande. Sette
fascicoli circa, ossiano dispen-
giovent orfana abbandonatapovera, Trento, Grafiche PavonianiArtigianelli, 1992; E. CERUTI-S.GALASI,Il clero patriottico e socialebresciano nel Risorgimento, inDon Pietro Boifava. Un patriota nelcattolicesimo sociale bresciano, acura di C. CIPOLLAeA. FAPPANI, Milano,FrancoAngeli, 2012, pp. 415-418.
11. In realt se ne stamparonosolamente undici, lultimo dei qualifu pubblicato nel 1865.
se, formeranno un volume. Ogni
fascicolo, cominciando in Luglio,
verr distribuito alla fine del mese,
e comprender tre fogli di stampa
di carta sceltissima di Toscolano,
ed in caratteri nuovi. Ciascunvolume verr corredato da due o
pi tavole monumentali disegnate
dallautore medesimo dellopera.
Il prezzo del fascicolo di una lira
austriaca, pari a centesimi 87 di
franco. Il provento netto dellopera
a beneficio dellIstituto Pavoni.
Le associazioni si ricevono dal
tipografo Pietro di L. Gilberti in
Brescia, e da tutti i librai distribu-
tori del I fascicolo. Brescia, 20
luglio 1853.
Alla fine del III volume,pubblicato nel 1854, il Gilbertistampava la seguente nota indi-rizzata aiBenevoli Associati:
Siete avvertiti che gli Atti della
Societ Editrice delle Storie pre-
senti, assieme coi Rendiconti che
la riguardano, sono depositati in
triplice esemplare: uno presso la
Direzione dellIstituto Pavoni, al
cui vantaggio, come sapete, lope-ra consacrata; un altro presso la
Societ suddetta (rappresentata
perci dal nob. Sig. Luigi Cazzago
ai Giardini Pubblici), ed un terzo
nelle mani del Notaio signor Giu-
seppe Faucani.
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Leggiamo ora per intero il testo del contratto:
Numero 1078
Regno Lombardo-Veneto
Regnando Sua Maest Apostolica Francesco Giuseppe I
Brescia, ventidue luglio mille ottocento
cinquantatr
Brescia, 22 luglio 1853
Il nobile signor conte signor Onofrio Maggi fu conte Gaetano ha deposto
nelle matrici di me notaio il contratto 30 maggio 1853 espresso in carta non
bollata ed autenticato nelle firme da me notaio sotto la data 22 luglio 1853,
con cui il signor Pietro Gilberti fu Luigi assunse ledizione dellopera Storie
Bresciane dai primi tempi fino allet nostradel signor Federico Odorici.
Letto venne firmato
Onofrio Maggi
Papetti Giuseppe fu Giovanni testimonio
Dionisio Moretti testimonio
Giuseppe Faucani fu Giovanni notaio in Brescia
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Numero 1078
Regno Lombardo-Veneto
Regnando Sua Maest Apostolica Francesco Giuseppe primo
Brescia, 30 maggio 1853, trenta maggio mille ottocento cinquantatr
Al nobile e patrio scopo di pubblicare colla stampa la Storia Bresciana dai primi tempi sino
allet nostra scritta dal chiarissimo signor Federico Odorici, che gratuitamente e
gentilmente concede il proprio manuscritto, il nobile signor conte Girolamo Fenaroli,
nobile conte Onofrio Maggi e nobile signor Luigi Cazzago hanno stipulato col tipografo
in Brescia signor Pietro Gilberti del fu Luigi, agente per s e per la sua ditta Pietro di
Lorenzo Gilberti, il seguente contratto.
1. Il tipografo signor Gilberti si obbliga di far fondere tanta quantit di caratteri del cos detto
Filosofiae Testino, secondo il campione gi approvato dal chiarissimo autore e dai
sullodati signori costituenti la Societ Editrice, quanto basti per stampare 500
copie dellopera intera di circa volumi 12, di fogli 200 circa per ciascuno di uniforme
freschezza e perfezione, e cos pure si obbliga di comperare tanta carta della fabbrica
di Toscolano di titolo Soprafina Velina, quanta basti alla pubblicazione della detta opera
in numero non meno di 500 esemplari, acquistando anche la carta colorata per
la coperta de volumi.
2. Il signor Pietro Gilberti si obbliga di far litografare tutte le tavole che vanno unite allopera,
e cos pure di far stampare o litografare tutte le parole di carattere Latino o Gotico
occorrenti, nonch la carta per le coperte dei fascicoli e dei volumi, come si obbliga di
consegnare piegati ed uniti i fascicoli colla relativa coperta.
3. Il signor Pietro Gilberti si obbliga di stampare tutta lopera e tutte le copie con caratteri, carta,
formato e coperta perfettamente eguali, anche in marginatura, al campione che verr in
seguito dimesso nelle matrici del sottoscritto notaio, per la eventuale prova di confronto.
4. Il signor Gilberti si obbliga di consegnare alla Societ Editrice numero 500 copie dogni
fascicolo, composto di tre fogli di carta piegata in ottavo e del formato del suddetto
campione un mese dopo la consegna del relativo manuscritto, semprech il chiarissimo
autore, od il suo incaricato, secondi le premure della tipografia colla sollecita revisione
delle bozze.
5. Dovendo il signor Pietro Gilberti sostenere ed anticipare gravi spese per la fusione dei nuovi
caratteri e per lacquisto della carta, la Societ Editrice si obbliga di pagare al
medesimo austriache lire tremila (lire 3000) entro maggio 1853. Questa somma
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fogli di stampa, conservando nella stampa le stesse distanze di linee e
la mede sima marginatura del campione.
10. La tipografia risponde dellesecuzione delle ultime correzioni di bozze rivedute
dallautore, pi degli errori di grammatica, dortografia e tipografia e
quindi, difettando i fascicoli in tale rapporto, il signor Gilberti si assoggetta fino
dora alle responsabilit di dover ristampare a sue spese i fogli diffettosi,
e ci entro quindici giorni successivi alla consegna dei fascicoli in diffetto, che si
ritengono fin dora protestabili, quando non siano uniformi al campione in
carta, stampa e caratteri ed abbiano oltre cinque errori di stampa o tipografici. La
protesta verbale o scritta, per, dovr farsi entro gli otto giorni successivi
alla consegna, altrimenti si riterr regolare e perfetta la stampa e la consegna.
11. Non prestandosi il signor Gilberti alla stampa delle numero 500 copie od alla ristampa
dei fogli diffettosi entro i detti termini, oppure ristampando i fogli coi medesimi od
altri diffetti, sia di stampa che di carta, la Societ Editrice potr sciogliere il
contratto ed obbligare il signor Gilberti a restituire la somma anticipata nella parte
che non fosse stata erogata nel pagamento dei fascicoli, ritenuto che il
signor Gilberti dovr rispondere inoltre dei danni per la mancata
prosecuzione dellopera.
12. Sar facoltativo allautore, che si riserva il diritto di rivedere le bozze ed occorrendo
anche le prove di torchio, di far delle correzioni e dei cambiamenti nellopera,
senza che perci il signor Gilberti abbia diritto ad alcun compenso,
a menoch le correzioni ed i pentimenti non sieno di tal entit da
portare una perdita straordinaria di tempo e di opera, nel qual caso si dar al signor
Gilberti un congruo compenso, lentit del quale sar rimessa, in
caso di discrepanza, al giudizio di una persona dellarte.
13. Il signor Gilberti si obbliga per s ed eredi allesecuzione del presente contratto,
impegnandosi a non sospendere la pubblicazione dellopera se non in
causa di una forza maggiore, sotto pena di rifondere tutti i danni alla Societ
Editrice, la quale da sua parte, ove non potesse per qualche ragionevol
causa continuare la pubblicazione dellopera, si obbliga di dare al
Gilberti quel compenso che in via di equit e nelle proporzioni di questo contratto
gli pu competere.
14. Il signor Pietro Gilberti si obbliga inoltre a corrispettivo di contratto di dare alla Societ
Editrice quattro copie della detta opera fascicolo per fascicolo, stampato in carta
Soprafina Velina del miglior titolo.
15. Non intendendo poi il chiarissimo autore e la Societ Editrice dintraprendere una
speculazione mercantile colla pubblicazione della detta opera, a cui gi
corrispose lentusiasmo dei propri concittadini, dichiarano solennemente che,
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detratte tutte le spese di stampa e distribuzione, tutto il maggior importo
dei fascicoli ritratto dallassociazione sar devoluto al Pio Istituto Pavoni di
San Barnaba, alla qual benefica largizione volendo contribuire
anche il tipografo Gilberti, si associa al nobile progetto della
Societ, promettendo tutto lo zelo nelladempimento dei patti superiormentededotti e nellesecuzione dellopera, onde risulti bene accolta al pubblico
e di onore alla propria ditta, e conseguentemente di maggior lucro pel Pio
Istituto Pavoni.
16. Le spese dellatto presente e relative staranno a carico della Societ Editrice,
la quale soddisfer anche alla tassa di lire 42 ed a quella maggiore che
fosse per commisurarsi nel caso che lopera tutta venisse a costare pi delle
preventivate austriache lire 16000.
Pietro Gilberti per me e per la mia ditta affermo e confesso di aver
ricevuto la somma di lire duemila e ottocento avvertendo che la
carta della stampa porta il titolo sopraffina semifioretta greve.
Giuseppe Picci del fu Luigi testimonio alla firma del signor Gilberti
ed al pagamento delle duemila ottocento lire austriache.
Papetti Giuseppe testimonio come sopra
Girolamo Fenaroli
Luigi Cazzago
Onofrio Maggi
Dottor Ranzanici Giuseppe fu Giovanni testimonio
Papetti Giuseppe fu Giovanni testimonio
Dietro protocollo in bollo da centesimi 75 attesto io notaio essere
autografe le firme dei signori Pietro Gilberti fu Luigi, conte Gerolamo
Fenaroli di Bartolomeo, nobile Luigi Cazzago fu Vincenzo, conte
Onofrio Maggi fu Gaetano, parti da me personalmente conosciute,
ed autografe le firme dei signori Giuseppe Picci fu Luigi, Papetti
Giuseppe fu Giovannni, dottor Ranzanici Giuseppe fu Giovanni e
Papetti Giuseppe fu Giovanni testimoni noti ed idonei qui domiciliati,
perch fatte alla mia presenza in Brescia, nellordine con cui sono
scritte. In fede vi appongo il mio tabellionato. Brescia, 22
luglio 1853.
Dottor Giuseppe Faucani fu Giovanni notaio in Brescia
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e cronache bresciane deglianni Settanta del Quattrocen-to, secolo dellintroduzionedellarte tipografica in citt11,riportano, tra laltro, anche
i nomi di coloro che furonoconsiderati i pionieri di questonovello artifizio che era statotestato in Germania solamenteun paio di decenni prima.
Tra i nomi di coloro che fece-
1. Sullintroduzione dellarte dellastampa a Brescia si veda almenoBALSAMOL., Storia della stampa estoria del libro a Brescia: 1471-1474, Citt di Castello 2006; BARON-CELLIU., GLIINCUNABOLIDELLABIBLIOTECA
QUERINIANADIBRESCIA,Ateneo di Bre-scia 1970, GUERINIP., Tipografie etipografi bresciani nei secoli XV e
XVI, Illustrazione bresciana 1905,GUSSAGOJ.G.,Memorie istorico-critiche sulla tipografia bresciana,Bettoni 1811, LECHIL.,Della tipo-grafia bresciana nel secolo decimo-quinto,Venturini 1854, MAZZOLDIL.,I primi librai bresciani,CommentaridellAteneo di Brescia per lanno1973, NOVAG., Stampatori, libraied editori bresciani in Italia nelQuattrocento, Fondazione CiviltBresciana 2002, PASEROC., Sguardo
generale alle prime tipografie bre-sciane, La Bibliofilia XXX 1928,PASEROC., Gli stampatori bresciani,Commentari dellAteneo di Bresciaper lanno 1929, PEDDIER.,Printedat Brescia in the fifteenth century,London 1905, QUERINIA.M., Speci-men variae literarure quae in urbeBrixia elusque ditione paulo posttypographiae incunabola florebat:scilicet vergente ad finem saec. 15.usque ad medietatem saec 16, Bre-scia 1739, RHODESD.E., Contributidelle biblioteche inglesi alla co-noscenza della stampa bresciana,
1473-1530, Padova 1986, SANDALE.,I primordi della stampa a Bre-scia (1472-1511),Antenore Padova1986,VENEZIANIP.,La stampa a Bre-scia nel XV secolo, Olschki 1986).
ro la storia di questa nuova tec-nica di stampa a caratteri mobili(ricordiamo Tommaso Ferrando,Pietro Villa, Battista Farfengo,
la famiglia Britannico, ArundoArundi, Bonifacio da Manerba,Giuliano Montini, Francesco eBernardino Laurino, solamente
Gabriel Librariuspoco noto mercante bresciano con
bottega in citt nel XV secoloGIUSEPPENOVA
Bibliofilo, ricercatore e storico dellarte incisoria, tipografica, libraria e cartografica bresciana
L
Figura 1. Estimum Civitatis Brixiae del 1475 (III Quadra San Faustino) incui in terzultima riga si legge il nome di Gabriel fr Library.
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per citare i bresciani che furono
attivi tra le mura della nostracitt), ve ne sono alcuni chesono rimasti del tutto anonimio che sono noti solamente con
la semplice denominazione e
spesso con il solo appellativoriguardante lattivit da lorosvolta, proprio come il nostroGabriel librarius.
Ma chi era questo anonimo
libraio che con il suo operatodiede un decisivo contributoallaffermarsi in citt di quellar-te considerata allinizio diabo-
Figura 2. Atto notarile del 31 marzo 1475 riguardante Gabriel librarius (A.S.B. Notariato-Bresciano, notaioGiorgio Schilini f. 6, c. 34 r.)
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lica, ma che fu poi annoveratacome una delle pi importantiinvenzioni che siano riuscite
ad elevare il livello del genereumano?
Se ripercorriamo gli alboridellarte tipografica brescianascopriremmo che nei documentie negli estimi relativi agli anniche ci interessano, vi sono dellecuriose notizie che possonoaiutarci a risolvere il caso.
Dobbiamo innanzitutto farrilevare che i pur timidi tentativirealizzati in passato di dare uni-dentit allanonimo libraio conbottega in citt sono misera-
mente falliti (come per esempiolaccostamento al frate bene-dettino Gabriele2, il quale fu ilcontroverso autore di un codicemiscellaneo appartenente almonastero di S. Faustino, scrittotra il 1470 e il 1480, e conte-nente sentenze dellImitazionedi Cristoattribuite allabateGerson di Vercelli) o caduti nelridicolo (come laccostamentoa Gabriele di Pietro, stampatoredefinito punsionista ingegno-
sodi origine trevigiana chedopo aver pubblicato a Veneziadal 1472 al 1478, si trasferprima a Messaga, frazione di
Toscolano, poi in citt dove dal1481 fu attivo con il figlio Paolo;o Gabriele di Bagnolo, probabil-mente uno spurio della potentefamiglia Avogadro che fu anche
2. In effetti tale considerazione potevaavere qualche fondamento se si tiene
conto che nelliscrizione del mercantebresciano nellEstimo del 1475 (nellaIII Quadra di San Faustino), troviamosegnalato tra il nome Gabriel e lindi-cazione della professione Library, unnon meglio specificato fr che, secondoi sostenitori di questa ipotesi, signifi-cherebbe proprio frate. Non risulta,comunque, che il monaco benedettinoGabriele, oltre alla sua missione religio-sa ed al suo impegno letterario, abbia inqualche modo condotto e gestito ancheuna bottega libraria in citt. Facciamo ri-levare che il codice attribuito al cenobiobenedettino e scoperto nel Settecento
dallabate Pietro Faita fu al centro di unavivace polemica, mai del tutto sopita,sullautore dellopera che coinvolse ad-dirittura leruditissimo canonico EusebioAmort, decano di Polligen.
canonico della Cattedrale citta-dina).
Dallattenta lettura dei docu-menti conservati presso lArchi-
vio di Stato di Brescia possiamo
ricostruire, pur non riuscendoa definire in maniera definitivala sua vera identit, le tappesalienti della presenza di Gabriellibrarius in citt ed i principa-li momenti del suo operato incampo librario e della commer-cializzazione della carta3.
Il nome di Gabriel librariuscompare per la prima volta nel-lEstimum Civitatis Brixiae del1475 (A.S.C., 445) e, pi pre-
cisamente, nella III Quadra diSan Faustino, quella per inten-derci che iniziava a nord da unbreve tratto di mura nei pressidi Porta Pile e poi si estendeva asud inglobando la contrada delCarmine, la via S. Faustino adest ed il tratto alto di via Batta-glie ad ovest: proprio in que-sto perimetro ed entro questiconfini era sicuramente apertala sua bottega che si occupavadi libri, carta e di ogni materiale
scrittorio.Discorso diverso, invece, per
quanto riguarda la sua abi-tazione che era ubicata nelleadiacenze dellodierna piaz-za Tebaldo Brusato, come sievince da una scrittura notarileredatta dal notaio Giorgio Schi-lini. Il documento in questione,rogato il 19 ottobre 1474 (A.S.B.Notarile-Brescia, f. 6, c. 4r.),riguardava un atto di enfiteusi
sopra un orto sito in contradaMercati novi4, del quale Ga-briel librarius era confinante.Il libraio e venditore di cartaaveva, in pratica, un diritto realesu un piccolo appezzamento diterreno destinato a brolo, cioa coltivazione di ortaggi, in base
3. NOVAG.-Cinquepalmi G., Carta e cartaia Brescia (XV-XIX secolo, Roccafranca2012.
4. Il famoso mercato aperto dal Comunenel XII secolo che doveva servire gliabitanti della Cittadella Vecchia e,successivamente, i popolari quartieri diS. Agata, S. Giovanni e S. Faustino.
al quale, come enfiteuta, godevadel dominio utile sul fondo stes-so, obbligandosi, per, a miglio-rarlo e pagando al proprietarioun canone annuo in denaro o
derrate alimentari. Lenfiteusipoteva risolversi in propriet,dopo un certo periodo di anni,mediante il pagamento di unacerta somma risultante dalla ca-pitalizzazione del canone annuoe, proprio questa possibilit,stava alla base della scritturanotarile in oggetto, visto che inun successivo atto del gennaio1475, viene registrata la presadi possesso da parte di Gabriel
librarius di detto terreno. Lalettura di un ulteriore documen-to rogato il 31 marzo 1475 sem-pre dal notaio Giorgio Schilini(A.S.B. Notarile-Brescia, f. 6.C. 34 r.), conferma, in pratica,dovera situata labitazione dellibraio cittadino, infatti, nellattoin questione possiamo legge-re: Presenti il venerabile preteGiovanni da Lodi, cappellanoin Santa Maria Calchera, Arche-
rio Archeri da Cassavico, Gian
Marco del quondam VenturinoBonzanelli, questi ultimi duecittadini di Brescia. Il magister
Bartolomeo, marengonus,e Domenico, fratelli e figli delquondam Giovanni da Alba-
zano, nonch Pietro, figlio deldetto Domenico, tutti eredi delquondam Giovanni da Albaza-
no, prendono possesso corpo-rale di una pezza di terra ortivagiacente in Brescia, in contrada
del Mercato Nuovo, con la qualeconfinanoa monte la strada
pubblica, a mattina GiacomoFeroldi, a mezzogiono gli eredidel quondam Nicol da Fermo,e a sera Gabriel librarius,.
Una volta stabilita lubica-zione della sua abitazione e laposizione della sua bottega,ulteriori documenti ci consen-tano per lo meno di verificare ilperiodo di attivit nel quale ope-r questo poco noto mercantebresciano e, seppur offuscato dauna coltre di fittissima nebbia,inserire il suo nome tra coloro
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che figurano, in senso assoluto,tra i primi protagonisti dellartelibraria nella nostra citt.
Il 22 ottobre 1481, peresempio, il nome di Gabriel
librarius compare in qualitdi testimone ad unasta di beniimmobili in territorio di Cal-cinato; il 21 gennaio 1482 siriscontra che il libraio bresciano nominato procuratore di uncerto Graziano Zanni di Alzano eche, in nome di questi, chiede lariscossione di un credito.
Lultimo documento che ri-porta il nome di Gabriel librari-us risulta datato 16 aprile 1482
e riguarda la firma di presenzadel libraio bresciano presso lUf-ficio Comunale per un obbligodi pagamento da lui contrattonella Cancelleria municipale.
La presenza di Gabriel li-brarius in citt sembrerebbeconcludersi negli anni Ottantadel XV secolo, sia perch nonesistono ulteriori documentiposteriori a tale data, sia per-ch non vi pi alcuna notiziariguardo lattivit della sua bot-
tega. Probabilmente egli cessdi operare (o forse di vivere) intale periodo, anche se rimaneaperto un piccolo dubbio, la cuiesistenza ci porta addirittura a
Venezia. Tra gli incunaboli stam-pati nella citt lagunare, com-pare infatti un saggio di Nicol
Tedeschi5intitolato Tractatumsuper libris Decretalium(operain sei Volumi pi un Repertorioper un totale di oltre tremilapagine) che risulta pubblicato in
tempi successivi e non secondolordine dei volumi, infatti: il 14febbraio 1491 usc il volume III(reputato il pi importante); il29 marzo 1492 vide la luce il
Volume IV; il 26 maggio 1492fu la volta del Volume V; il 28giugno 1492 usc il Volume VI; il20 agosto 1492 fu pubblicato ilRepertorio; il 28 novembre 1492usc il Volume II; il 30 genna-io 1493 venne infine dato alle
stampe il Volume I). La stampadi tale opera risulta realizzata dauna societ composta da Dioni-gi Bertocchi6, stampatore di ori-
5. Nellintestazione compare comeNicolai Siculi Abb. Panormitani.
6. Il tipografo Dionigi (o Dionisio)Bertocchi nacque a Bologna attorno allamet del Quattrocento, ma agli inizi deglianni Ottanta del XV secolo si trasfer aVicenza, dove ebbe officina di stampa insociet con Giovanni da Reno (officinaregistrata negli anni 1481-1483); nel
1483 lo troviamo attivo a Treviso insiemecon Paolo da Ferrara e PellegrinoPasquali; nel 1484 impianta una nuovatipografia a Venezia, dove rimane percirca un decennio; tra il 1494 al 1498opera a Reggio Emilia in collaborazionecon il concittadino Marcantonio Bazalieri;nel 1499 documentato a Modena,mentre nel 1502 sottoscrive alcuneedizioni ancora a Reggio Emilia.
gine emiliana, e da tale Gabrielda Brescia (probabilmente conla sola funzione di editore).
In alcuni repertori si ipotizzaun probabile apparentamento
tra leditore bresciano attivo inlaguna con quel Gabriel libra-rius che soltanto un decennioprima gestiva una bottega aBrescia, ma tale ipotesi, pursuggestiva, non sembrerebbeavere riscontri pratici, visto chedalla lettura del colophon dellu-nica opera edita a Venezia dalsodalizio bresciano-bolognese,si legge: Venetiis per Dionysius
Bertochus et magister Gabriel
Phisicum Brixiensis, dove sievince che il socio brescianoera un medico (come risultadalla qualifica di phisicum cheaccompagna il nome), titolo checomunque non compare mainei numerosi documenti redattia Brescia.
Per dovere di cronaca dob-biamo infine segnalare che nonsolo non risultano altri interventieditoriali di Gabriele da Bresciaa Venezia, ma che dallinizio del
1493 di lui si perde completa-mente ogni traccia.
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Brescia visitata daMaximilien Misson nel 1788
PIETROLORENZOTTIBibliofilo, esperto in Bibliografia bresciana
ouveau voyage dItalieavec un Mmoire desAvis utiles ceux qui
voudront faire le mesmevoyage. Quatrime edition,plus ample et plus correcte queles prcedentes, et enrichie
de nouvelles Figures,Tomepre