Bernardo Caprotti - Falce e Carrello

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    Bernardo Caprotti

    Le mani su lla spesa degl i italiani

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    Bern ard o C ap ro tti e I 'imprenditorech e h a p on ato a ll'ec cellen za i su perm ercatiin Italia, Ne ha fatto un caso di rinomanzainternazionale, nel settore. A 81 anni ha decisodi rom pere il suo riserbo (niente interviste,niente fo to gra fie , p oc he a pp ariz io ni p ub blic he ,tanto lavoro) e in q uesto lib ro -d en un ciaracconta cio che ha dovuro subire per m anad elle C oo p. Dai prim i contatti co n it gigante"ro sso " d ella g ran de d istrib uzio ne fin oalle p olem ic he d eg li ultimi mesi , it fondatored i E sselu ng a rico stru isc e u n co nfro ntopluridecennale scambiato fino a poco tempo fap er n orm ale concorrenza. Invece, mettendoinsiem e con meticolosita Ie tessere del mosaico,a Caprorri e apparso u n disegn o preciso:fa r sparire la sua azienda dal m ercato .In questo j 'accuse I'imprendirore documenta,prove alla m ano, una serie di v icendeche di prim o acchito sem brano tentativ iim prend itoriali and ati a v uoto, n ella realtasi riv elan o p arte di u n ce nsu rab ile p ia nosrraregico altrui. G iacche E sselun ga non pu ce sse re fa s ola vittima del "sistema". Dal la rigorosaesp osiz io ne d ei fatti a pp are di tu tta e vid en zac he mo lte in iz ia tiv e di Esselungaso no sta te a ffo ssate d alla L eg ac oo p, i1 giganteeconom ico agli ordini del PCI -PDS-DS ,

    gli son o state sottratte d alla "concorren za' nel g irodi poche ore. Fino a giungere aile pressionidi R om ano P rodi su C aprotti perche la suaazienda resti in m an i italiane : cioe sia cedu taalle C oop. U na soluzione finaleche aggiungerebbe la beffa agli in ge nti d an ni,mo ra li e ma te ria li, gia subiti,La g alleria d i fatti e p erso na gg i (d a PierluigiS te fan in i a T urid do C ampain i, da MarioZ ucch elli a B runo C ordazzo) e accompagnatada una docurnentazione inoppugnabile e ineditache Caprotti h a o ra p az ie ntemen te ordinate. I I m io braccio destro ripeteva che dietro certiepiso di c'eran o le C oop , riev oca l'autore.(,A lunge m i sono rifiutato d i c redergl i.O gg i rico nosco che av ev a ragion e,

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    Bernardo CaprottiF alce e carrelloLe mani sulla spesa degli italianiprefazione d i Geminello Alvi

    Marsi l io

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    INDICE

    9 PREFAZIDNEd i G em in ello A lv i39 Le mie ragioni41 Permette? Mi presento,59 Suicidio di un boom73 Prime avvisaglie

    IL MID ATTD D'ACCUSA. 79 Mario ZuccheIli e Coop Estense.9 5 Pierluigi Stefanini e Coop Adriatica103 Turiddo Campaini e Unicoop Firenze109 Bruno Cordazzo e Coop Liguria117 Aldo Soldi e ANCC

    APPENDICE131 La Coop sei tu? Conosciamoci di pili!d i S te fa n o F il ip p i

    2007 by Marsi lio Edi rori " s .p .a . in VeneziaPrima edizione: set tembre 2007ISBN 978-88-317-9,372www.marsilioeditori.it

    http://www.marsilioeditori.it/http://www.marsilioeditori.it/
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    RINGRAZIAMENTI

    . n mio grazie va a Geminello Alvi che, can la sua prefa-~ione, ha data una dignita a questa seritto artigianale,E a Stefano Lorenzetto, senza ilquale mai avrei fatto - si: ! f # per dire - 1 0 serittore. Egli ha fermamente voluto che io,ctivessi la mia storia in prima persona: Dall' alto della sua)eta, del suo silenzio, e dei suoi soldi, diceva. Spero di non.sverlo troppo deluso.Infine ringrazio Carlo Rossella, che 1 0 seorso anno disse: ' ':Nonva,B.C.

    Le tabelle citate da Geminello Alvisono riportate al termine della prefazione.Gli allegati al testo di Bernardo Caprottisono riprodotti in un'apposita sezioneimpaginata alia fine, prima dell'appendice.Tutta 1 a documentazione originalerelativa ai fatti esposti in questa librai t : : a disposizione di chi unqueabbia interesse a consultarla pressola direzione di Esselunga,vi a Giambologna 1,20096 Limito di Pioltello (Milano).

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    PREFAZIONEdi Geminello Alvi

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    Per chi scriva come me per mestiere e almeno curio-. s o quanta accade mentre inizio questa prefazione. nfado mi colma di orgoglio, e di senso del dovere. Stra-, : 1 1 0 sentire, che rende insignificante ilresto, e mi fa scri-'\tere con delicatezza di un libra che, alia primalettura,.m'era venuto addirittura quasi di sconsigliare. E inve-ce adesso che ho appena finite di riorganizzarmelo nel-la mente, m'entusiasma. Perche questo libro di denun-cia possiede una tutta sua geometria, nella quale ogni.dettaglio si incastra can calma concretezza. Ed e giararo che scrivendo d'argomenti eeonomici ci si riesca.Ma meno consueto e ancora avere il privilegio .divedereincarnate delle idee cost concrete e franche inuna vita vera. E questa e l'orgoglio: avere aneora davan-'ti il viso tenace, di un tratto infantile e pero pervaso diuna Furia del dettaglio rneticolosa, di Bernardo Caprot-ti. E accorgermi che e l'esempio della sua vita che d a4i numeri, e persino alle furie di questa libro, una for-'za di verita toccante. Altro che imanuaH universitarisulla concorrenza 0 le storie del boom, 0 gli sproloquidei convertiti alliberismo. Qui c'e un libra di econo-rnia sul bene, e itroppi mali dell 'Italia, rna esemplifi-

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    cati nella grande storia di una impresa e e l i una vita.Perche questa di Caprotti non e un libro di vile pole-mica politica, di quelle che ogni sera ci tocca di dige-rire solo aprendo la Tv, nello smentirsi reciproca, sen-za mai prova dei politicanti . E piuttosto uno splendidotrattato di econornia, il cui criteria di verite e il bilan-cio di una vita. Chi 1 0 leggera, se onesto, se ne scntiracontagiato e infine persuaso.

    ditore Caprotti non si puo capire Esselunga; percheessa abbia Ie pill alte vendite per metro quadrato del-l'area dell'euro. Peraltro il nostro puo dirsi l'ultimogrande nome del boom Italiano che ancora amministriuna grande impresa. Egli e orrnai l'ultimo operoso del-la generazione d'imprenditori nati tutti nell' anteguerra,che cambiarono l'Italia. L'operosita frugale della Brian-za, quanta di tranquillizzante sempre l'accompagna, lalealta , le minuzie dell'impresa tcssilc di famiglia eranoin lui. Percio nella epica della grande distribuzione edel rniracolo economico egli seppe innestarc i miglioricaratteri organizzativi, e morali del vecchio agire. Inne-sto non facile rna agevolato dall'esperimento subitoconcretissimo di quel giovane della classe 1925, che dalpadre viene appunto inviato in America. In Texas pri-ma, quindi meccanico di macchine per la filatura delcotone e telai nel Maine, quindi tra 1 0 scintillio dei grat-tacieli di New York. E in questo viaggio d'istruzionec'e un'avventura non dis s imile da quella di un AdrianoOlivetti. La Brianza 0 ilCanavese si rinnovano in Ame-rica nelloro meglio. E infatti non solo vengono gli ine-brianti successi delle industrie tessili tra il 1952 e il1965.Ma poco pili che trentenne Caprotti si lancia pureentusiasta nei supermarket. Si legga qui ilbel pezzo nelquale descrive 11suo colloquia con la madre e l'annun-cio che non sarebbe pill tomato ad Albiate. II fervoredei supermarket, della impresa americana 1 0 contagia-rona: II nuovo business era rnolto pill dinamico, mol-to pili coinvolgente, assai pili del tessile, e ben pili diquanto non avessi mai pensato, Ma il contagio nondipese soltanto dalle magie della grande distribuzioned' oltreoceano, dei prezzi bassi e della logistics. A rileg-

    Ed eccolo trentaduenne Caprotti, mentre, inorgogli-to cogli occhi resi ancora pill appuntiti dalla prccocestempiatura, guarda una cassiera che fa bene il suodovere e digit a alla cassa. La foto c veechia di dnquantaanni, e ritrae n accanto anehe ilsenatore Mario Crespi,in visita al primo supermarket di Milano, di cui purelui era azionista. Ma a saltare fuori dal bianco e neroancora adesso e quella certa posa diritta di Caprotti,cornplice e compiaciuta; COS1 orgogliosa di come tuttofuozioni. Molto potrebbe dirsi di come ilmodello ame-ricano di supermarket fu importato in Italia e del per-che ebbe poi successo. Due anni fa c state pure scrit-to un agile libro di storia che ne illustra can efficaciale vicende, e spiega quanto siano stati decisivi il viadegli americani e i vantaggi d'essere il first mover inquesta settore.Tuttavia senza questa visa di Bernardo Caprotti, sen-

    za un tenace intento di verita, e quella sua Furia del det-taglio che divcnta orgoglio per gli altri, non S I riusci-rebbe, io temo, a capite. La integrazione verticale traproduzione e sistema di vendita, iprezzi competitivi, lastandardizzazione: spiegano, certo. Ma senza l'impren-

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    gcrsi le sue ripidc, sbrigative note su quegli anni ci sisorprende a scoprire l'altro motivo d'un fervore cOSIpotente: 10 penso che il secondo fu dato in quegli annidi straordinaria dediziane nei quali si consolido ungrande sensa di appartenenza, di colleganza, di auten-tica arnicizia, Vissuta sempre pero colla minuzia dellaBrianza, sbrigativa rna attenta aIle piccole cose, quindicompiaciuta di quanta dicevano in quegli anni due vec-chietti, clienti di Esselunga: Veniamo qui in tram dal-l'altra parte della citra settimanalmen te, con quantarisparmiamo possiamo andare al cinema una volta lasettimana. In que! sorriso di Caprotti del 1957, c'einsornma ben altro che chiacchiere; c'e un'epica del-l'impresa che ha cambiato nel meglio e davvero l'Italia.Ed e questa ilmotivo pili serio che dovrebbe far riflet-tere ilettori, fargli almena chicdere perche un uomocOSIs'e risolto a un simile libra di denuncia. Tra l'altroconsiderato il suo carattere, ne sono certo, egli assai pilivolentieri avrebbe avuto tutt' altro da fare.

    studia la formula nuova del ragu come nernmeno Fer-mi per la produzione della bomba atornica. E anche Iaconcentrazione di Esselunga, come vedremo e chespiega questa libra di denuncia, e evoluta a virtu. L'at-tenzione pignola al dettaglio ha ottimizzato i bilanci:seppur costretti ncl territorio. Altri, e gli esempi sonomolteplici, nel nostro capitalismo avrebbero peraltroprofittato di una cassa COSIconcentrata per allargarsi.La vanita di quasi tutti, banche 0imprese, ormai in Ita-lia si poggia su imprese vere quasi nulle, rna gonfiatcfino all'inverosimile dalla politica 0 dalla speculazione.E invece no, una nuova tritatura del ragu vale per Esse-lunga pill di un affare d'Alta Finanza. Abituati comesiamo a indici ormai astratti, si rimane cosl sorpresi del-le vecchie e buone maniere di fare.

    Ma prima di scorrere le statistiche di Essclunga e ilrcsto vale la pena Forsedi insistere sul suo carattere ori-ginale. Da soli i numeri delle pili alte vendite per metraquadrato nella grande distribuzione alirnentare potreb-bero fuorviare il lettore. Le ottirnalita di questa impre-sa non si spicgano solo can indici di produttivita astrat-te, 0 della standardizzazione. Ilgenio di Caprotti e delsuo management e arte d'attenzione delimitata. Esse-lunga e quella furia del dettaglio, per la quale si misu-rano ipassi del personale di banco e dei consumatorie di essi si informano gli architetti. Da circa un anno si

    Ma giovera a questa prefazione anche qualche con-tabilita piu consueta. come quella che misura la pro-duttivita, gia menzionata peraltro, della rete di vendita(tabella A). 11fatturato cornplessivo sviluppato, ACV(All Commodity Volumes) nella sigla abbreviata dal-l'inglese, comprende il largo consumo confezionato,quello non alimentare e i freschissimi. Cosi questa tota-le di vendite diviso per Ie diverse supertici di venditapermette di misurare l'efficienza dei vari gruppi pre-senti in Italia, e di compararla. 11risultato e che la pra-duttivita di Esselunga e stata a fine 2006 pili che dop-pia di quella di multinazionali come Carrefour eAuchan; e superiore di piu di tre quarti a quella diCoop Italia. Numeri tanto pin notevoli in quanto, cosarilevante in questo genere di mercati, Esselunga ha una

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    quota di mercato inferiore agli altri tre gruppi. AI 10gennaio 2007, Auchan copre il9,3% del mercato, Car-refour il 10,1% e Coop Italia il 17,1%, contro 1'8,7{ Y odi Esselunga. La quale pero si e adattata a sfruttare lasua quota al massimo, e can migliore efficienza anchedelle rnultinazionali. Riprova che non ci sono deimodelli universali che possano esportarsi con inevita-bile successo.Ma neppure ncl1957 agli esordi la Supermarkets Ita-

    liani fu affare di mera importazione del modella ame-ricana a Milano. Si davettero plasmare dal niente del-le dimensioni organizzative ottimali per quel mercatolocale, costruire, addirittura formare ifornitori diacquisti ed approvvigionamenti, E l 'irnpresa dovetteessen: proseguita con furia del dettaglio e attenzione aimercati locali indefessa nei cinque decenni scguenti.Tant'e che orrnai una "multiprovincialc" come Esse-lunga funziona adesso molto meglio delle rnultinazio-nali.

    a 12.000 metri quadri, con assortimento alimentare nonmolto diverso da guello dei superstores, rna vendendoanche ilnon al imentare, il tutto inserito in vasti centricommerciali che erano considerati la formula del futu-ro. E invece non rendono per metro guadro quanta lasoluzione pili calibrata e calma, nella tradizione, diEsselunga. 1 1 mercato c ia ragione infatti aile superficipili vicine alle citra e alle direttrici urbane e premia itempi della spesa. Parcheggi e conta dei passi: ancorala minuzia, l'attenzione al particolare e allocale spiegaquesta calmo successo. Tra l'altro l'ipermercato vive diuna logistica propria come una portaerei deve stoccareiprodotti can costi crescenti. 1 1 superstore invece vived i una logistic a sua, rna integrata, che non ha magazzi-no: e richiede non maggiori superfici rna piu ordine, eaccuratezza gestionale. Percio rende meglio degli iper-rnercati.

    E il successo di quanta di pili originale v' e in Esse-lunga viene dall'evoluzione della rete di vendita. II pesosul fatturato dei supermarket era del 58,2% nel 2000,all'inizio di quest'anno era calato aI33,3%. A sua vol-ta il fatturato dei superstores e cresciuto da141,8% del2000 al 66,7%. Malgrado tutti gli ostacoli della buro-crazia Ie superfici di vendita sono cresciute verso 2.500fin oltre i 4.000 metri. Buona parte dei supermercatisana stati insomma trasformati, rna can una formulaintermedia, diversa da quella scelta dalla concorrenza.Gli altri hanno aperto negli ultimi anni ipermercati fino

    Ma se Ie multinazionali possono semmai biasimarsiper le loro scelte di mercato, altro e il discorso circa lecooperative. Se infatti le quote di rnercato dei varigruppi si disaggregano per provincia, si verifica subitoquanta poco il confronto sia soltanto una questioneeconomica (tabella B). Le quote di mercato di Coop siconcentrano infatti nelle province di Emilia e Romagnae Toscana con proporzioni superiori al50%). Nelle altreprovince puo anche farsi un confronto cogli altri grup-pi, rna in un' area, che si concentra nelle regioni rosse ecomprende Perugia e la Liguria, Ie quote restanoincomparabili. Ben oltre quindi un'evoluzione imputa-bile al mercato, 0 spiegabile in termini di efficienza del-

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    Ie supcrfici di vendita. 11 77% delta quota di Siena, il60% di Firenze e il57% di Modena 0 Bologna non sispiegano con un'efficienza supcriore che non c'e:riguardano la politica, Dove la politica e stata menopcrmeata dai comunisri, pentiti 0 meno, queste coo-centrazioni di quote risultano impensabili. Comunqueesse non si veriticano con simili l ivelli in nessuna dellealtre province d'Italia.

    efficicnte. Dove c'e pili concorrenza ci sono infattimeno cooperative, c vicevcrsa. Insornrna non e il mer-cato a giustificare la cosi abnorme conccntrazione del-le cooperative.

    Chi volesse replicare a questa mia constatazione,ridurla a una malevola insinuazione dovrebbe infattidimostrarci ch'e solo l'economia ovvcro I'efficienza agiustificare la sproporzione. 1 1 che abbiamo visto none . E nemmeno una spiegazione puo trovarsi nei prezzi,ovvero nella maggior convenienza della Coop, in que-ste peraltro semprc meno beatc province d'Italia. Bastaanalizzare gli indici elaborati da Panel International,una azienda francese del' tutto indipendente, che fa rile-vamenti sui prezzi (tabella C) c compararc i prezzi deiprodotti di Esselunga Milano a via Ripamonti can quel-li delle localita dove cssa non c'e. In altri termini illivel-1 0 di prezzi di Esselunga Milano, posto uguale a 100,fa da deflatore per i prczzi delle Coop di tutta Italia.Un valorc superiore a 100 implica pertanto prezzi supe-riori delle cooperative, al di sotto inferiori,Ma non e quest'ultimo il nostro caso. Siamo come si

    vede, gEl in Emilia c ancor pili in Liguria 0 in Tosca-na, a prezzi ben superiori nelle cooperative. Pucdedursene che non e il libero mercato la spiegazionedi quote cosi elevate. II sistema Coop lasciato a se stes-so costa al consumatore di pill, oltre ad essere meno

    Ma diamoci un'altra riprova: studiamo 1a situazionedei prezzi in Liguria dove Ie quote di Coop Italia sanasuperiori per intenderci a quelle di Reggio Emilia. AGenova siamo a una quota dcl48[Yo, a151 % a Savonae addirittura aI53;'_) a La Spezia, a fronte di una quo-ta assentc 0 insignificante di Esselunga i tabelle D e E ).E verifichiamo quanto costa di pili fare Ia spesa in quat-tro coop della Liguria, rispetto a una Coop di SestoFiorentino 0 a una Essclunga di Firenze. Siamo a prez-zi superiori in media attorno al ]5% rispetto alIa Cooptoscana, e ancora pili elevati rispetto alIa Essclunga to-scana. Lo squilibrio c meno elevato solo per la rileva-zione di luglio 2006 della Coop di La Spezia. Maappunto l' apertura di un supermercato estraneo allecooperative nel giugno di quell' anno ha costretto a unapesante discesa dei prezzi, che malgrado cia rcstanoa1ti. Insomma questa incrocio di dati elaborati da unafonte indipendente ci permette la prova del nove. Iprezzi sono pili alti la dove la quota di Coop ltalia epili elevata c c'c meno concorrenza.

    Non credo che nessuno scrittore di manuali di eco-nomia di un qualche pregio si lascerebbe sfuggire esern-pi numerici come quclli indicati, Quale migliore esem-

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    plificazione di cosa sia ilmercato, e del perche ostaco-larlo sia un male anzitutto per iconsumatori? 11a vivia-rna in un'Italia cornplicata: e dun que l'accademia cheoccupa sovente di noia le nostre universita si guarde-rebbe bene dal nuocere a chi comanda, Inoltre item-pi si sono pure essi complicati, e ai numeri si rimpro-vera sempre piu spesso fa loro aridita, Si ribatte ad essi,invocando appunto Ia qualita, que! qualcosa ch'e resta-to pero sempre troppo vago da che Aristotele l'invento.E tuttavia anche di questa qualita potrebbe darsi unamisura accurata ed esaustiva. Ma invece di annoiare illettore cogli indici di qualita piu accurati che l'aziendami ha mostrato, mi limiterei perlomeno a insinuare undubbio, per quanta ad esempio riguarda iprodotti piupoliticamente corretti, I prodotti biologici a marchioEsselunga sono 130 contro 75 di Ipercoop, con un pesosui relativi assortimenti dell'1,3 % per Esselunga e del-1 0 0,6% per Ipercoop (ta be lla F ). Insomma S 1 confer-merebbe che il richiamo alIa qualita, almeno a quellapercepita dai consumatori, e davvero un espedienteambiguo, tentato troppo spesso da chi ne ha meno.

    si in giro con una politica di liberalizzazione che riguar-da sempre gli affari degli altri e mai quelli proprio Edinfatti per quanto le norme di privilegio delle coopera-tive siano illiberali e da liberalizzarsi il governo se neguarda bene. Mentre la piu parte dei giornali s'e abi-tuata a guardare, con mal annoiata ipocrisia, dall'altraparte.

    Ed eccoci al punto dolente, non tanto, non solo perBernardo Caprotti e i lavoratori di Esselunga. Ma pernoi tutti. Giacche spero d'aver messo in condizione illettore can calma di poter capiro il perche di unadenuncia, E come mai un ottantenne imprenditore sisia dedso a questa denuncia, di cui tra l'altro non hoancora introdotto tutti iermini. Ma la comparazionedi quote e di prezzi, per parti di Italia, fa gia capire chipaghi ilprezzo del privilegio. Sono qucgli italiani pre-

    In effetti cosa v' e di piu sano che la fratemira eco-nomica, un sentire assieme epico e attento agli altri, benoltre il proprio egoismo? E cosa di piu ovvio che laCostituzione economica protegga questo movente conuna norma che favorisee Ia cooperazione senza scopodi luero? Dunque si giustificano sia la deducibilita del-l'IRES dalla base imponibile e sia quella degli utili desti-nati a riserva legale e fondi mutualistici oppure a riser-va volontaria, Come ci sta anche la concessione dellapossibilita del prestito sociale, la raccolta diretta didenaro dai sod consumatori, e a condizioni pill van-taggiose rispetto al sistema bancario, anchessa garanti-ta dallegislatore.Ma Coop Italia can un fatturato di oltre 12 miliardi

    di euro rientra ancora negli scopi di mutualismo chegiustificano i privilegi fiscali, e non solo, di cui gode?Parrebbe molto dubitabile. Si diventa suoi soci condelle procedure automatiche, non diverse in fondo dal-Ie politiche di fidelizzazione operate dagli alrri gruppi.E alla posizionc soltanto torrnale dei sod si accompa-gna tra l'altro la sostanziale estraneita rispctto alIa vitasocietaria, alIa sua amministrazione. Partecipano nellamedia alle assernblcc delle cooperative che operano

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    nella grande distrihuzione percentuali di soci inferioriall'l %. Ben poco per corrispondere dawero agli inten-ti mutualistici pretesi dalla Costituzione e dal legisla-tore. E 10 si e verificato tanto pili per quanta riguardai prezzi, pili elevati, e persino iprodotti biologici,rmnort.Eppure a parita di util~ lordo la tassazione delle coo-perative incide per iJ 17% ', quell a sulle societa com-merciali per il 43/). E questa dato considera solamen-te i1beneficia tiscale. Non meno rilevante c ilprivile-gio, 10 sconto nei finanziamenti: si consideri che sugliinteressi del prestito sociale vengono applicate ritenu-te del 12,5% invece che del 27%. E come si e verifi-cata cogli altri conti fatti prima, non e che poi questasovrappiu si traduca in risparmi di prezzo per il con-sumatore. Costituiscc piuttosto una rendita, che in par-te colma I'inefficienza del sistema delle Coop. E perun' altra parte retribuisce un sistema di potere, nei suoisempre pili rischiosi c complicati affari, come irecenticasi di Consorte c soci cooperatori hanno a tutti dimo-strato,

    lira maggiore soltanto pretesa; privilegi fiscali e difinanziamento; delle quote di mereato immani e chenon si ritrovano per altri gruppi in nessun' altra regio-ne di Italia: sono i fatti gravi che giustificano tutto 1 0sdegno di Bernardo Caprotti nel suo libro. Una iosanaconcentrazione, che trova pretesto nel mutualismo eragioni nella politica, sottrae alIa competizione buonaparte del Paese, II che c nella grande distribuzione piut-. tosto paradossale. E non si spicgherebbe che un gover-no che di continuo parla di liberalizzazione, non badia eliminare subito questi ostacoli alla concorrenza.Invece si spiega considerando che nel govemo e parteimport ante proprio la parte politica che perpetua it pri-vilegio delle cooperative, ed una strana idea del mutua-lismo.

    Insomma dire che c'e qualcosa chc non torna e a que-sto punto troppo poco. E far finta di non vedere; andraforse bene per il propagandists, il politico che permcstiere deve conviocere, ovvero fidelizzare, per resta-re in argomento. Ma tanti fatti rncssi in fila configura-no un sistema di inefficicnza, che deve alIa politica enon a1mercato la sua csistenza. Prezzi pili alti; una qua-

    Peraltro quello della distribuzione e un mercato,come si dice, di prossimita, ncl quale la saturazione sot-to il profilo territoriale rende impossibile ad altri ope-ratori competere. Ed ecco perche i vari casi elencati inquesta libro, di ostacolo all'apertura di supermercatiEsse1unga proprio c solo in certe regioni aggravereb-bero ilquadro. La dovizia di documenti e foto e inquie-tante. Ma il mio mestiere non e l' avvocato, e tantomeno il fare politica. Quanto posso verificarc da ceo-nomista, usando i numcri, pero basta per capire idiri-genti di Esselunga e illoro rammarico. Non e confor-tante sfogliare i dossier con le autorizzazioni per apri-re a loro .negate, ed invecc concesse a delle cooperati-ve, meno efficienti e pili disutili ai consumatori.

    , F ino al 2001 era addi ri trura jl 10'X,.

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    Mi sono tenuto in questa prefazione ilpiu possibileai puri fatti, ed cssi nitidamente dimostrano tutte Ieragioni di questa libra, che vive, 1 0 si deve ammettere,pure di sdegno. Ma non di pregiudizio. C'e la rabbiadell'oncsto, che s'e per una vita applicato al meglio, hacostruito coi fatti l'epica concreta di un bene comuneminuto, e tuttavia reso immenso dai consumi cinquan-tennali di milioni di clienti.Caprotti denuncia una ingiustizia can la stessa pas-sione, che in una vita di lavoro ha messo in opera nel-la sua grande distribuzionc. E pero scnza un precon-cetto rancore politico; giacche egli proprio non fufascista. E 1 0 stesso puo dirsi della sua famiglia, nonsoltanto in Italia; anche in Francia, can mio cuginoAndre assassinato dai fascisti d'Oltralpe ilgiorno del-la liberazione di Parigi. Non vi sarebbc stata in luiquindi alcuna preconcetta avversione. Ma a muover-1 0 alIa ribellione pare piuttosto una sua intenzionecontinua di liberta, divenuta istinto. S i pensi allepagine di questo libro nelle quali egli descrive lasituazionc della industria tessilc di famiglia sotto ilfascisrno: I telai alla Manifattura Caprotti datavanoForse di decenni, Le difficolta erano anche dovute alfatto che durante il fascismo, per rinnovare gliimpianti, anche per cambiare una sola macchina, untornio 0 un telaio per tcssere, occorreva il permessodella Camera dei Fasci e delle Corporazioni. Ci ver-rebbe quindi da dire Corporazioni nere 0 rosse cam-bia poco, egli Ie avversa con la stessa caparbieta dichi non accetta di fcrmare se stcsso e i suoi, di resta-re indietro. lnsomma questa libra e coerente con lasua vita di imprenditore: corporazioni, veti dei pic-coli commercianti, 0 cooperative erniliane: forme

    diverse di una ltalia ipocrita che si perpetua, e mutasoltanto per gli sciocchi.

    Nella storia d'Italia a rneglio della penisola dai tem-pi antichi si contano due generi di decadenze econo-michc. La prima iu quella dell'Impero romano, rovi-nato da una crisi fiscale; quando Ie conquiste e le estor-sioni delle guerre non bastarono piu a nutrire le plebidi nullafacenti di Roma. E a mantenere al contcmpo Ielegioni. La seconda decadenza fu quella che rovino leproduzioni anzitutto tessili e divenne palese nel '600come esito dei veti di stagnanti corporazioni. Esse bloc-carono ilmutarnento, elevarono isalad, aprirono aipanni inglesi ilfuturo.Tasse e corporazioni: idue mali ricorrenti che nonc'e bisogno di essere storici economici per riconoscereanchc in questa Italia. Basta essere uomini liberi persentire come nel presente riviva troppa di quella ipo-crisia che gia in passato ha rovinato tutto, e generatoumiliazioni, poverra e male morale. Anzitutto quclladoppiezza per cui si predicano liberalizzazioni rnaappunto riguardano sempre gli altri. Mai che neppuresi parli di liberalizzare le mutue e smontare ]'INPS,eppure ci sono in Italia 15 milioni di pensionati e solocinquantamila tassisti. Tanto meno si parla di smonta-re iprivilegi delle cooperative, nella grande distribu-zione, di far calare del dieci per cento il costa della spe-sa di milioni di consumatori, e cOSIliberalizzarli.

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    Ma ritorniamo alla fisiognomica. al viso nitido nelsuo slancio eliordine minuto, del trentaduenne Caprot-ti. Lo stesso che c' era nel suo visa, poche sertirnane faquando 1 0 ho incontrato, posseduto dalla stessa vitalita,che a hen pen sa rei e un' ansia di liberta. La sua e unafretta eli scegliere per dare ordine, forma ad una impre-sa sentita per gli altri, alla fine credo molto di piu diqua~1to ]'invidia degli altri non sia riuscira mai a capi-reo E interessante a questo riguardo anche la memoriadelle rivolte politiche in fabbrica degli anni '70. Quan-ta egli avversa non sono le parole 0 gli insulti: rna ildisordine, che giunse a livelli parossistici,Caprorti pare, ed e davvero can l'anima, dentro

    ognuno dei suoi superrncrcati a vegliare perche l'eco-nornia pill sostanzia1c, quella della massaia, possa svol-gersi nel migliore ordinc. E Fedele a questa intentocapiscc rutto. Rivelatore il colloquia di quegli anni canun preletro, cap ace eli intendere solo l'impresa in quan-ta patrirnonio, stock come Fosse terra o cosa can pesoe valore fisso, eterno. Cestui, vista che lei i soldi li ha,1 0 invitava a darli, a cedere ai rnovimenti piu riottosi,Ma questa concessione, consigliata anche per ordinepubblico, resta densa di ignoranza economica. Se nonc'era bastante productivity of lahour, che senso aveva-no gIi aurnenti salariali? E infatti, osscrva caustieoCaprotti, poche righe dopo, divennero inflazione. Altralezione cia manuale, perfetta di cconomia, ehe smitizzatra I'altro quelle lotte.Ncl sacra furore di quei tali ehe negli anni '70 gli

    invadono gli uffici, egli riconoscc gli stessi modi delfascismo, che non si cornportava peggio del facchinoche 1 0 insulta, 0 dcgli sciopcranri chc fanno prendereun ictus al povero direttore Ji Esselunga in Toscana.

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    Per carita, era inevitabile una qualche rcdistribuzionedel reddito negli anni '60. t - 1 a essa non si svolse conordine, accompagnandosi alla produrrivita. Fu invcceassccondara dalla peggiore polirica, quella stcssa cheverbosa amrninistra ancora cosi male tutto, rna sempreparlanJo troppo.E se invece di giudicarli parte del progrcsso, lodarli,questi anni '70 si considerassero come escmplari e li unanazione mai liberara da i movcnti della sua decadcnza?Ma davvero un'Italia dove i pensionati e gl i statali sorn-mati sono 20 milioni e i lavoratori dipendcnti del set-tore privata soltanto U milioni puo dirsi ernanata clalprogrcsso? 0 non e pure questa proporzionc rnalatauna riprova della identica ipocrisia, Ji qucll'istinto avivere del lavoro altrui, a protcggcrsi con la politics cheritroviamo nella denuncia di Caprotti? La vcrita c - chesi poi arrivarono In stanchezza degli anni '80 e il crol-lo a dimostrare la follia de l due dcccnni trascorsi, Magli esiti di qucgli anni erano orrnai avviari. E un sanoequilibrio non vcnnc pill ritrovato. Se non a chiacchic-re, l'espediente e dire una eosa c fare quclla opposta,com' c per le libcralizzazioni.

    Alrri fatti disdiccvoli, non hastassero quelli elencatifinora, completano peru il quadro. Li annotiamo nellora succcdcrsi, senza che ci sia molto altro da aggiun-gere. Romano Procli in Tv, a P o rta a p o rta , il 7 febbraio2006, tra l'altro non richiesto e con la grazia eonsueta,disserta sulla grande distribuzione, e spicga: Sonorimaste le Coop e c'c ancora Essc1unga C . . ) il governopuo mctterle insierne L..) PUt) fare una politica perche

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    stiano assieme. Senza alcun rispetto per l'eta e ineri-ti di imprenditore di Bernardo Caprotti, viene buttaro1 a insornrna il problema della successione, come seEsselunga fosse un pezzo dell'IRI. E non un'aziendacan una sua proprieta, dunque nel pieno diritto di esse-rc venduta a discrezione di chi la possiede.E noo bastasse, chi S 1 fa poi subito avanti, in recitaperfctta? Ma appunto Ie cooperative. II presidente di

    Legacoop Emilia, Paolo Cattabiani, dichiarera all 'Unitail 18 maggio 2006: Sc Esselunga fosse messa in veridita sarebbe un diritto e un dovere per noi acquistar-la. Che cosa del resto aveva giii dichiarato il rninistrodelle libcralizzazioni Pierluigi Bersani? All 'Unita il 9novembre 2004 circa la vendita di Esselunga pure luispiegava: 10 credo che il sistema amministativo abbiaanche delle leve in mano. Cosl come il governo C . . ) disicura, nessuno entra in un mercato a dispetto della suaclasse dirigente politica, econornica, Quale amrnissio-ne pili sincera?

    Siamo un Paesc in decadenza, anzi peggio: attraver-sato da delle correnti di decadcnza secolari che pero siarnrnantano ora di progressismo con ipocrisia perita erciterata. E ilproblema e che tutti 1 0 sanno, e in pri-vato anzi l'arnrnettono con dovizia d' esempi. Ma poiappcna qualcuno ci si sdegni davvero, e dimostri ilcome e il perche dell'ingiustizia, eccoli ipiu a darglidell 'ingenuo. Non c'e ipocrisia, privilegio 0 doppiezzache non sia data in Italia per scontata come ovvia e ine-vitabile: contro d'essa ben poco vi sarebbe da fare. Senon mettersi d'accordo, accettare quindi infine la spar-

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    tiziane. C . 'e in somma da noi una vecchiaia di anirne taleche tacca a un imprenditorc ottantenne eli agire per 1a[iberta, SLW c dcgli altri, in un mercato concreto. Di Iiidi ogoi spartizione 0 accordo come quelli che per cer-to gli avrcbbero semplificato la vita, ma che la libertanon accetta.

    Ed cccomi. earo lettore alla fine, che e poi I' inizio diquesto libro, ad essermi anch'io infervorato. M O l alme-no mi sono e ho spicgato i1perche di qucll'orgoglio, cdel scnso del dovere chc mi ha contagiato mcntre scri-vevo del libro di Caprotti. Non c scritro come gli altri,che sparlano e li sficlc c globalizzazioni, e nella suacostruzione patisee forse palesi ingenuita. Eppure lesue parole sono tutte vere ed oneste, di squillante Icalta,corne deve accadcre appunto in un libro di denunciasentito come un impellentc dovcre civile. E con con-sapevolezza totalc, scritto cootro il paren~ dei rniciconsulenti. So gia che mi costera incomprensioni Nonimporta. r consumatori devono sapere (he la loro[iberta di scelta C in pericolo e che, di questo passo,potrcbbe diventare teorica. I\li ha convinto, ha ragio-ne lui.

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