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Regione Calabria Dipartimento Politiche dell’Ambiente Pagina 1 REGIONE CALABRIA DIPARTIMENTO POLITICHE DELL’AMBIENTE BANDO DI GARA CON PROCEDURA APERTA “PULIZIA DELLE ACQUE MARINE SUPERFICIALI DELLA FASCIA COSTIERA CALABRESE PER LA STAGIONE BALNEARE 2012” RELAZIONE Consulente Progettista Ministero dell’Ambiente c/o Regione Calabria Regione Calabria - Dipartimento Politiche dell’Ambiente Dipartimento Politiche dell’Ambiente Ing. Demetrio Moschella Ing. Michelangelo Anoja

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REGIONE CALABRIA

DIPARTIMENTO POLITICHE DELL’AMBIENTE

BANDO DI GARA CON PROCEDURA APERTA

“PULIZIA DELLE ACQUE MARINE SUPERFICIALI DELLA FASCIA COSTIERA CALABRESE PER LA

STAGIONE BALNEARE 2012”

RELAZIONE

Consulente Progettista Ministero dell’Ambiente c/o Regione Calabria

Regione Calabria - Dipartimento Politiche dell’Ambiente Dipartimento Politiche dell’Ambiente

Ing. Demetrio Moschella Ing. Michelangelo Anoja

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Sommario

PREMESSE ...................................................................................................................................................................... 2

RIFERIMENTI NORMATIVI .............................................................................................................................................. 4

L’INQUINAMENTO MARINO ........................................................................................................................................... 5

IL FENOMENO DELLE MUCILLAGINI MARINE ................................................................................................................. 9

Effetti delle mucillagini sull’ambiente e sulle attività umane .................................................................................. 12

Tecniche di prevenzione e aggressione delle mucillagini ........................................................................................ 13

ATTIVITÀ PREVISTE ......................................................................................................................................................... 1

Battelli disinquinanti .................................................................................................................................................. 1

Collaborazione con le Capitanerie di Porto ............................................................................................................... 4

Rendicontazione dei quantitativi di rifiuti e/o mucillagini raccolti ............................................................................ 5

Gestione dei quantitativi di rifiuti e/o mucillagini raccolti ........................................................................................ 5

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PREMESSE

Il problema dei rifiuti in mare è planetario: stime delle Nazioni Unite parlano di 18.000 pezzi di plastica

per ogni chilometro quadrato di mare, per un totale che supera i 100 milioni di tonnellate. Ed è nota la

presenza nel Pacifico di una isola di plastica e rifiuti galleggianti, formata e tenuta insieme dalle correnti,

grande quanto due volte lo stato del Texas.

Il problema dell’inquinamento da rifiuti solidi non è solo legato a un discorso “estetico”, ma ha

ripercussioni anche importanti sulla vita e soprattutto sulla fauna marina. Non pochi sono gli animali che

possono confondere questi materiali per cibo, e ingerirli. Questo può avere effetti pesanti, da gastriti, a

infiammazione dell’intestino, fino alle mortali occlusioni dell’apparato digerente.

Recentissimo è un articolo, pubblicato da ricercatori croati nel 2010, i quali hanno esaminato il

contenuto stomacale di 54 Tartarughe comuni (Caretta caretta) e in più di un terzo di esse (35.2%) hanno

trovato materiale estraneo, principalmente: plastica morbida, corde, Styrofoam (polistirolo espanso). In

particolare, uno degli animali esaminati aveva ben 15 pezzi di plastica fra stomaco e intestino,

principalmente fogli di plastica e pezzi di sportine. La tartaruga non si nutriva da tempo, ed è probabile

che la causa di morta sia stata proprio la presenza di questa plastica che ne chiudevano quasi

completamente lo stomaco.

L’inquinamento da rifiuti solidi in mare è dunque un problema grave, diffuso ed evidente, e forse una

maggiore attenzione alle nostre abitudini e comportamenti (la scelta di quello che compriamo, e

l’attenzione a dove buttiamo imballaggi e rifiuti), può contribuire.

In presenza di condizioni meteo-marine favorevoli (alta pressione atmosferica, mare calmo o presenza

di barriere artificiali, elevata temperatura dell’acqua ≈ 25°C, venti di mare con velocità sufficienti a

trasportare le goccioline d’acqua), si può assistere purtroppo alla diffusione anche nel Mediterraneo di

un’alga microscopica unicellulare chiamata Ostreopsis ovata, la cosiddetta mucillagine.

Quest’ultima si crea durante la fioritura delle alghe, le quali proliferano fino a raggiungere

concentrazioni di milioni di cellule per litro e possono talvolta creare dei malesseri sui bagnanti (febbre,

disturbi respiratori, cefale, nausee, dermatiti) oltre che su taluni organismi marini.

La mucillagine si presenta in superficie con la presenza di schiume (foaming), opalescenza delle acque

e materiale di consistenza gelatinosa in sospensione; mentre sott’acqua, si evidenzia sotto diverse forme

come una pellicola bruna dall’aspetto membranoso avvolgente gli scogli e tutto ciò che si trova sul fondo

oppure, come fiocchi di materiale sospeso che in controluce presentano puntini rossastri oppure, infine,

come segnali di sofferenza in ricci, stelle di mare

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Figura 1: I porti, pontili e spiagge attrezzate della Calabria

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RIFERIMENTI NORMATIVI

Ai fini della presente Progetto si applicano:

CODICE DEI CONTRATTI PUBBLICI RELATIVI A LAVORI, SERVIZI E FORNITURE IN

ATTUAZIONE DELLE DIRETTIVE 2004/17/CE e 2004/18/CE - Decreto legislativo 12 aprile

2006, n. 163 (Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 100 del 2 maggio 2006);

REGOLAMENTO DI ESECUZIONE E ATTUAZIONE DEL DECRETO LEGISLATIVO 12

APRILE 2006, N. 163, Decreto del Presidente della Repubblica del 5 0ttobre 2010 n. 207 -

(Gazzetta Ufficiale n. 288 del 10/12/2010 - Suppl. Ordinario n. 270);

TESTO UNICO AMBIENTALE - Decreto Legislativo n. 152 del 03-04-2006 ss.mm.ii.;

MANUALE DELLE PROCEDURE OPERATIVE IN MATERIA DI TUTELA E DIFESA

DELL'AMBIENTE MARINO E PER GLI INTERVENTI DI EMERGENZA IN MARE - Decreto

del Ministero dell’Ambiente del 12 Novembre 1998;

DIRETTIVA 2008/56/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 17 giugno

2008 che istituisce un quadro per l’azione comunitaria nel campo della politica per l’ambiente

marino (direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino) - (Pubblicato nella Gazzetta

Ufficiale Europea del 25 maggio 2008);

PIANO DI PRONTO INTERVENTO NAZIONALE PER LA DIFESA DA INQUINAMENTI DI

IDROCARBURI O DI ALTRE SOSTANZE NOCIVE CAUSATI DA INCIDENTI MARINI –

Decreto del Presidente del Consiglio del 4 Novembre 2010 - Dipartimento della Protezione Civile;

DEFINIZIONE DELLE LE PROCEDURE PER IL RICONOSCIMENTO DI IDONEITÀ DEI

PRODOTTI ASSORBENTI E DISPERDENTI DA IMPIEGARE IN MARE PER LA BONIFICA

DALLA CONTAMINAZIONE DA IDROCARBURI PETROLIFERI. - DECRETO DIRETTORE

GENERALE PER LA PROTEZIONE DELLA NATURA E DEL MARE del 25 febbraio 2011

(Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale , Supplemento ordinario n. 87 del 31 marzo 2011);

Decreto n 724 del 24 Aprile 2008 del Ministero dell’Ambiente - Direzione Generale Per La

Protezione Della Natura.

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L’INQUINAMENTO MARINO

L’inquinamento marino è caratterizzato dall’immissione di sostanze che determinano una qualsiasi

modifica delle caratteristiche naturali del mare. Può avere origini diverse, quasi tutte di origine antropica.

Tra le più importanti vi sono:

Fonti terrestri (scarichi fognari non adeguatamente depurati; acque di lavaggio degli allevamenti,

ricchi di sostanze eutrofizzanti; scarichi industriali sversati direttamente nei fiumi o in mare;

prodotti chimici usati in agricoltura –antiparassitari, fertilizzanti- che con varie modalità

raggiungono il mare, ecc.);

Fonti di origine atmosferica che determinano ricadute direttamente in mare di sostanze inquinanti

da precipitazioni meteoriche (es. piogge acide);

Inquinamento legato ad attività che interessano i fondali marini (attività estrattive):

- come risultato diretto di tali attività (detriti, fanghi oleosi);

- provocato dalle strutture impiantistiche utilizzate;

- determinato da perdite, accidentali o dolose, dei prodotti dell’estrazione (petrolio),

- cagionato dai rifiuti prodotti dal personale addetto;

Inquinamento determinato da sversamento diretto in mare di sostanze o prodotti tossici quali:

- Acque di lavaggio di cisterne, serbatoi, ecc. di navi, scaricate direttamente in mare aperto;

- Inquinamento da perdita accidentale, totale o parziale, del carico da parte delle navi;

- Inquinamento da smaltimento di rifiuti tossico-nocivi, di solito di derivazione industriale,

effettuato da organizzazioni criminali attraverso modalità differenti: dallo sversamento doloso

in mare di tali sostanze, all’affondamento della nave stessa con l’intero carico.

Da queste fonti di inquinamento, il mare si difende con meccanismi diversi. Di scarso rilievo l’azione

fotodegradante della componente ultravioletta della luce solare, vista la scarsa trasparenza in profondità,

mentre più efficace risulta la diluizione delle sostanze inquinanti, che così perdono, almeno in parte, la

loro iniziale pericolosità e la “digestione” delle sostanze organiche biodegradabili, da parte di

microrganismi che le trasformano in materiale inorganico. Il progressivo aumento della immissione di

queste sostanze biodegradabili, tuttavia, specie nei mari “chiusi” come il Mediterraneo, rischia di rendere

insufficiente questa attività di autodepurazione. Non sono suscettibili di tale processo “digestivo” le

sostanze inorganiche.

Questa complessa situazione può richiedere anche la necessità di interventi umani di ausilio, spesso però

insufficienti o addirittura inefficaci, sempre costosi.

L’affondamento doloso delle navi, le cosiddette “navi dei veleni”, usate per smaltire illegalmente rifiuti

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pericolosi, tossici, radioattivi, determina un inquinamento assai rischioso per la salute umana. Tale pratica,

inoltre, spesso si interseca con quella del traffico d’armi ed entrambe sono per le organizzazioni criminali

internazionali fonti di ingenti guadagni. Ma mentre, e giustamente, si investiga su tali aspetti e si cerca di

sanzionarli e reprimerli, l’ambiente marino e la salute dei cittadini sono messe a rischio.

Una nave dei veleni può essere considerata una sorta di grande container di sostanze, composti, prodotti (e

ci sono differenze!) di origine e natura varia, ma tali da rappresentare comunque una fonte di tossicità. La

natura dell’inquinamento è, anzitutto, funzione del tipo di sostanza inquinante e della sua concentrazione.

Tra le sostanze tossiche più comunemente in gioco, sono i metalli pesanti, in genere prodotti di scarto

delle lavorazioni industriali diversi con potenzialità cancerogena, e come tali classificati dall’Agenzia

Internazionale di Ricerca sul Cancro (IARC) di Lione in una scala che prevede 5 diverse classi: dal

cancerogeno certo, al non cancerogeno per l’uomo. Ugualmente cancerogene per l’uomo sono poi le

sostanze radioattive, pure esse surrettiziamente smaltite attraverso l’affondamento doloso delle navi.

A titolo unicamente esemplificativo, vengono di seguito riportate alcuni metalli pesanti con il grado di

evidenza IARC e l’organo/gli organi bersaglio.

Sostanza Classificazione

IARC Localizzazioni

Cadmio 1 Polmone, prostata

Arsenico 1 Pelle, polmone, fegato, vescica, rene, colon

Berillio 1 Polmone

Cromo (VI) 1 Polmone

Nickel 1 Polmone

Mercurio 2B Polmone, pancreas, colon, prostata,

cervello,

rene

Non è però soltanto la tossicità a caratterizzare le condizioni di pericolo che derivano dal contatto con

sostanze pericolose. La stabilità termodinamica e la bioaccumulabilità sono dei co-fattori di importante

rilievo, perché influenzano direttamente il tempo di interazione con l’ecosistema e soprattutto le

concentrazioni di queste sostanze.

A titolo di riferimento si fanno presenti i seguenti Tempi Marini di smaltimento :

Un fazzoletto di carta: 4 settimane

Un giornale quotidiano: 6 settimane

Le bucce e le foglie di frutta e di verdura: 3 mesi

La stoffa e la lana: 10 mesi

Una rivista di carta patinata: 10 mesi

Un mozzicone di sigarette: 1 anno

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Un chewing-gum: 5 anni

Una lattina di alluminio: 500 anni

Un fiammifero: 6 mesi

I piatti ed i bicchieri di plastica: da 100 a 1000 anni

I tessuti sintetici: 500 anni e più

Gli accendini: 100 anni

Gli assorbenti ed i pannolini: 200 anni

Le carte telefoniche: 1000 anni

Il polistirolo: 1000 anni

Il vetro (bottiglie, barattoli etc.): A TEMPO INDETERMINATO !!!!

Pur quando i materiali gettati (dolosamente) o finiti erroneamente in mare o nelle acque di laghi, stagni,

fiumi e torrenti riescono a biodegradarsi occorre non dimenticare che i componenti disciolti spesso

risultano tossici direttamente per la flora e la fauna marina ed ovviamente direttamente ed indirettamente

anche per l'uomo stesso e per tutti gli animali in generale

Non solo: la plastica in mare rilascia monomeri cancerogeni, ma anche dimeri e trimeri.

Da questo punto di vista le analisi sui sedimenti possono fornire utili informazioni, a patto di saperle

correttamente interpretare. Infatti, ad esempio, l’assenza di particolari analiti, se da un lato è confortante,

in quanto indice di un mancato accumulo e quindi di basse concentrazioni o di ridotta accumulabilità di un

agente tossico, d’altra parte può anche denunciare che per certe molecole rilasciate si è già compiuto il

ciclo reattivo con l’ecosistema.

La fuoriuscita delle sostanze tossiche determina un inquinamento delle acque, della flora, della fauna ittica

e dei fondali marini, per estensioni più o meno ampie e con il successivo rilascio, da parte di questi ultimi,

per tempi anche assai prolungati del materiale inquinante.

Un aspetto nodale dell’inquinamento degli ecosistemi marini è rappresentato dall’accumulo di sostanze

nocive nelle catene alimentari, aspetto particolarmente importante e dalle ricadute gravi, anche per la

bioaccumulabilità e persistenza di tali sostanze, oltre che per la loro patogenicità che può interessare, in

pratica, ogni organo e apparato.

Il coinvolgimento delle catene alimentari, inoltre, amplia in maniera imprevedibile l’ambito delle

popolazioni e dei territori coinvolti, che rimane in ogni caso non confinato alle zone geografiche

direttamente interessate.

Un classico esempio di questa “magnificazione” è rappresentato dal rinvenimento, ancora ai nostri giorni,

del diclorodifeniltricloroetano – meglio noto come DDT- nel latte materno o nel grasso dell’orso polare (è

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evidente che al polo nord l’uso di insetticidi sia pratica certo non consueta!).

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IL FENOMENO DELLE MUCILLAGINI MARINE

La formazione delle mucillagini nei mari italiani è divenuta un evento rilevante tra la fine degli anni

ottanta e l’inizio degli anni novanta, quando il fenomeno ha interessato aree molto ampie sia dell’Adriatico

(Brambati, 1988; Marchetti, 1990) che del Tirreno (Calvo et al., 1995; Innamorati, 1995; Rinaldi et al.,

1995).

Oltre a catalizzare nel corso dei mesi estivi l’attenzione dei mass media, il fenomeno ha attirato anche

l’attenzione del mondo scientifico italiano. Inoltre, il fenomeno sembra essersi sviluppato anche in altre

zone del Mediterraneo: lungo le coste meridionali della Sicilia, dello Ionio (Calvo et al., 1995) e della

Grecia (Gotsis-Skretas, 1995).

Le mucillagini erano conosciute già nel passato e lo testimoniano i nomi popolari con cui era descritto tale

fenomeno: “mare sporco”, “onto de mar”, “limo de mar”, “seeschleime“ (in tedesco), “cvitanje more” (in

croato), in Adriatico (Hauk, 1872; Fonda Umani et al., 1989) e “lappa”, “bromo”, “sbroma”, “sbromu”, in

Tirreno (Innamorati, 1995). Le segnalazioni provenivano spesso dai pescatori e dalle descrizioni non era

possibile distinguere l’origine degli aggregati.

Le mucillagini che si formano nella colonna d’acqua sono dette pelagiche e possono essere costituite dal

materiale organico prodotto dal plancton e non vanno confuse con le masse di organismi gelatinosi,

facilmente riconoscibili, quali salpe e piccole meduse, che possono intasare le reti.

Le mucillagini bentoniche, invece, si formano sul fondo, nella fascia costiera, e possono essere costituite

sia da microalghe, quali le diatomee, che da macroalghe.

Gli aggregati mucillaginosi pelagici sono agglomerati amorfi di materiale organico ed inorganico in cui

sono inglobati batteri, cellule fitoplanctoniche, organismi zooplanctonici, materiale detritico inorganico,

“pallottole fecali” e quant’altro si trovi in sospensione nella colonna d’acqua.

Gli aggregati possono avere dimensioni e morfologia molto diverse e sono pertanto stati classificati in

relazione alla loro forma strutturale e alla loro disposizione spaziale lungo la colonna d’acqua

(Stachowitsch et al., 1990; Precali et al., in stampa). Le differenti tipologie (Fig. 2) sono descritte

sinteticamente nella Tabella 2.

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Figura 2: Tipologie di aggregati gelatinosi

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Tabella 1: Descrizione degli aggregati gelatinosi pelagici

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Gli aggregati, in particolare quelli di grandi dimensioni, tendono ad accumularsi nelle zone frontali

d’incontro tra le acque pelagiche e quelle costiere, oppure in corrispondenza dei gradienti di densità dovuti

alla stratificazione termica stagionale ed agli apporti di acque dolci fluviali.

L’ipotesi della formazione degli aggregati a livello del fondale (Castracane, 1873), ripresa anche in tempi

recenti (Piccinetti, 1988; Bruno et al., 1993), non ha trovato conferma in molti altri studi, che hanno invece

dimostrato che la formazione degli aggregati avviene in ambiente pelagico (Herndl et al., 1992; Giani et

al., 1992; Malej, 1995; Degobbis et al., 1999; Precali et al., in stampa). Gli aggregati di piccole

dimensioni, quali fiocchi e filamenti, si formano soprattutto dopo le fioriture fitoplanctoniche stagionali,

quindi nel periodo invernale-primaverile ed in autunno, a differenza degli aggregati pelagici di grandi

dimensioni che invece si formano solo nella tarda primavera ed in estate, quando si creano le condizioni di

stratificazione e di circolazione che favoriscono l’accumulo di materiale organico di origine planctonica.

Effetti delle mucillagini sull’ambiente e sulle attività umane

Le aggregazioni mucillaginose hanno un impatto non solo sulle biocenosi dei fondali, ma anche sulle

attività produttive legate al turismo e alla pesca, e sebbene non vi siano segnalazioni di casi con

conseguenze negative per la salute dell’uomo, prodotte dal contatto con le mucillagini (Funari & Ade,

1999), non si possono comunque escludere, in aree inquinate, implicazioni di tipo sanitario per quanto

riguarda la balneazione.

L’eventuale tossicità per la salute umana degli aggregati potrebbe essere attribuita alla capacità intrinseca

di trattenere e quindi concentrare gli eventuali composti chimici tossici per l’uomo presenti nell’acqua.

Infatti, grazie alla loro struttura, le mucillagini possono offrire un microhabitat ideale a favorire la crescita

e la sopravvivenza di agenti patogeni naturalmente presenti nell’ambiente, accrescendone il potenziale

rischio microbico (Mingazzini & Thake, 1995).

I fronti di mucillagini sospinti dalle correnti e dal vento verso le spiagge rendono sgradevole la

permanenza in acqua da parte dei bagnanti; la sensazione di disagio aumenta con l’essiccamento sulla

pelle degli aggregati per effetto del sole e dell’aria.

Notevoli sono i danni economici riportati dalle associazioni di categoria degli operatori turistici che

lamentano, in concomitanza del verificarsi del fenomeno, la riduzione delle presenze dei vacanzieri nelle

spiagge dove sono state segnalate le mucillagini affioranti.

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Sono state documentate le difficoltà incontrate nella conduzione delle normali attività di pesca in

concomitanza del verificarsi del fenomeno di aggregazione delle mucillagini infatti, i pescatori denunciano

la difficoltà ad operare in mare per via delle reti appesantite dagli aggregati mucillaginosi raccolti.

Le mucillagini quando si depositano in modo massivo sul fondo possono arrecare danni agli individui per

riduzione, fino all’eliminazione, degli scambi gassosi con gli strati d’acqua sovrastanti oppure per

soffocamento meccanico. Possono essere soggetti agli effetti negativi della sedimentazione degli

aggregati, in modo particolare i bivalvi i cui sifoni rimangono occlusi dal materiale gelatinoso (Rinaldi,

1992). Anche le specie vegetali risentono del fenomeno di aggregazione, infatti la deposizione delle

mucillagini sul tallo algale o sulle foglie delle fanerogame marine comporta la riduzione della

penetrazione della luce nelle cellule fotosintetiche e la limitazione degli scambi gassosi con conseguente

alterazione del metabolismo.

Tecniche di prevenzione e aggressione delle mucillagini

Il fenomeno dell'eutrofizzazione deriva dal massiccio apporto di nutrienti organici, usati in agricoltura o

contenuti nei reflui urbani e zootecnici, in zone costiere o in tratti di mare semichiusi. La sua

manifestazione più caratteristica è costituita dalla riproduzione abnorme della vegetazione algale.

Benché dovuto a diverse cause, in parte naturali, risulta connesso a tale fenomeno quello della presenza di

mucillagini.

Le tecniche di prevenzione e aggressione dei suddetti fenomeni, sulla base delle esperienze acquisite in

materia nel corso degli anni, sono di seguito esposte.

Macroalghe

- prevenzione: a terra, esercitata dagli Organi competenti, mediante il controllo e la

regolamentazione degli scarichi (in generale) e dei cicli di concimazione nelle colture;

- aggressione: a mare, mediante raccolta meccanica con mezzi navali delle macroalghe.

Mucillagini

- prevenzione: strettamente connessa a quella delle macroalghe;

- aggressione: a mare, mediante il contenimento del fenomeno attraverso il posizionamento

studiato di barriere (fisse, mobili e pneumatiche) a protezione del litorale e il conseguente

impiego di prodotti chimici approvati e la raccolta meccanica con mezzi navali; a terra,

esercitata dagli organi competenti, mediante lo spiaggiamento mirato del fenomeno (studio

delle correnti e dei sistemi di convoglio) e successiva raccolta meccanica con idonei mezzi e

attrezzature.

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ATTIVITÀ PREVISTE

Il problema della presenza di rifiuti galleggianti sul mare che raggiungono la costa e le spiagge

calabresi si intensifica ed è maggiormente percepita durante la stagione estiva quando l'affluenza turistica

è più rilevante. Tali residui provengono principalmente dagli alvei dei fiumi e torrenti, dai fossi o dalle

scogliere dove vengono abbandonati, dalle imbarcazioni da diporto che si aggiungono al traffico

marittimo e all'attività di pesca, dagli scarichi a mare delle fognature che non hanno trattamento dei reflui

o condotta di scarico sufficiente. Si rende, quindi, necessaria un'opera di pulizia degli arenili e degli

specchi acquei da parte degli enti locali e dei gestori degli stabilimenti balneari per contrastare il

notevole disagio arrecato ai turisti e i conseguenti effetti negativi sull'ambiente e all'economia regionale.

Comuni ed enti locali competenti per territorio hanno più volte segnalato l'elevato costo dei servizi di

raccolta dei rifiuti solidi abbandonati lungo i litorali e galleggianti sulla superficie del mare, manifestando

l'esigenza di un’azione a riguardo da parte della amministrazione regionale.

A tale esigenza la Regione a partire da diversi anni ha risposto con lo stanziamento di apposite risorse per

il finanziamento di interventi di pulizia degli specchi acquei costieri dai rifiuti galleggianti.

Il presente progetto ha per oggetto la pulizia delle acque marine superficiali della fascia costiera

calabrese per la stagione balneare 2012.

In relazione a quanto sopra, si è prevista una sua durata massima di 60 giorni naturali e consecutivi da

compiersi esclusivamente nei mesi di Luglio e Agosto 2012.

Riguarda tutte le acque marine costiere della Calabria (ad esclusione dello specchio acqueo relativo ai

porti, la cui pulizia è di competenza delle rispettive Autorità portuali territorialmente afferenti) con

pulizia giornaliera svolta durante le ore diurne, per almeno otto ore.

Comprende qualsiasi attività connessa con la sua realizzazione, si prevede che la pulizia a mare deve

assicurare l’individuazione di rifiuti solidi e liquidi, la raccolta meccanica dei rifiuti solidi galleggianti ed

il loro stivaggio a bordo in appositi contenitori; la raccolta di idrocarburi, oli e grassi; il recupero di

mucillagini generalmente costituite da sostanze grasse e schiumose che si presentano, senza fenomeni di

preavviso, lungo le acque marine superficiali.

La fattispecie rientra nella Categoria Opere Specializzate OS15 dell’allegato A del Codice dei Contratti

Pubblici.

Battelli disinquinanti

La pulizia deve avvenire mediante l’ausilio di battelli disinquinanti, progettati per l’impiego specifico

in attività disinquinante ed opportunamente attrezzati al fine di assicurare le attività di pulizia di cui sopra.

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I battelli, stazionanti nei porti calabresi, in numero sufficiente a coprire tutti tratti di costa della

Regione, percorreranno, compatibilmente con le soste per il recupero degli inquinanti e le condizioni

meteomarine giornaliere, ogni giorno tratti di mare, alternativamente a nord e a sud dei punti di ormeggio,

fino a coprire la metà dei tratti di costa compresi tra due porti contigui.

L’ipotesi progettuale elaborata, sulla scorta delle precedenti esperienze, prevede l’utilizzo di 14 battelli

stazionanti nei porti di: S. Nicola Arcella, Cetraro, S.Lucido, Amantea,, Vibo Valentia, Bagnara Calabra o

Palmi, Reggio Calabria, Roccella Jonica, Soverato o Badolato, Catanzaro Lido, Crotone, Cirò Marina,

Corigliano Calabro, Sibari o Trebisacce.

La distanza operativa dalla costa è stata assunta non fissa ma variabile (in dipendenza delle necessità),

comunque tale da non recare disturbo alla balneazione e alla nautica da diporto, ma assicurando al tempo

stesso la massima efficienza nel servizio di raccolta degli inquinanti.

Le Capitanerie di Porto sono demandate a segnalare e coordinare gli eventuali interventi di

disinquinamento che si dovessero rendere necessari.

Tali interventi, non derivati dalla normale attività di pattugliamento, sono comunque compresi

nell’appalto.

Le operazioni giornaliere di pulizia saranno effettuate in condizioni di mare non superiore a forza 3-4, ciò

per garantire la sicurezza dei mezzi nautici, degli operatori e la migliore operatività nelle operazioni di

pulizia.

I battelli dovranno essere progettati per l’impiego specifico in attività disinquinante (con requisito

secondario antincendio) ed opportunamente attrezzati al fine di assicurare i seguenti servizi:

- Recupero di materiali solidi galleggianti e relativo stoccaggio;

- Trattamento di acqua contaminata da liquidi oleosi mediante convogliamento, addensamento,

recupero meccanico di idrocarburi allo stato fluido, sia leggeri che pesanti, e relativo stoccaggio;

- Recupero di mucillagini generalmente costituite da sostanze grasse e schiumose;

- Posizionamento di panne galleggianti per prevenire/contenere la dispersione dei liquidi oleosi;

- Abbattimento dei liquami oleosi con prodotti di tipo riconosciuto;

- Lavaggio delle scogliere con cannone antincendio.

Ciascun battello dovrà avere inoltre le seguenti caratteristiche tecniche:

- Mezzi propulsivi doppi o alternativa propulsiva per assicurare il rientro dei battelli in caso di avaria;

- Velocità di ricognizione: minimo 10 nodi;

- Velocità di lavoro: 3-5 nodi;

- Capacità minima di stoccaggio idrocarburi e rifiuti liquidi in generale: 0,2 m3;

- Capacità minima di stoccaggio solidi: 1 m3;

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- Immersione massima non superiore a 0,5 m.

- Possedere una capacità di navigazione, senza limitazioni, con uno stato del mare fino a 4 (scala

Douglas)

- Possedere buona manovrabilità, buona stabilità dinamica alla rotta rettilinea e buona stabilità

direzionale.

La scelta del sistema di separazione delle sostanze oleose da adottare a bordo di ciascun battello, e di

conseguenza i relativi macchinari ed attrezzature da installare, sarà devoluta Concorrenti al bando.

L’imbarcazione dovrà prevedere sistemazioni, impianti, macchinari e dotazioni in grado di:

- Intervenire, con adeguati margini di sicurezza, anche in presenza di liquido disperso costituito da

frazioni il cui punto di infiammabilità possa raggiungere valori inferiori ai 60° centigradi.

- Separare le frazioni oleose dalla massa di acqua inquinata trattata in misura superiore all’80 %;

- Possedere un principio di funzionamento semplice, di efficacia dimostrabile ed essere facilmente

manutenibile da parte del personale di bordo;

- Svolgere un servizio continuativo in ambiente marino.

Ciascun battello dovrà essere dotato di n. 1 apparecchiatura per la raccolta meccanica degli idrocarburi

galleggianti allo stato fluido, comprensiva dello skimmer, avente una capacità di trattamento delle acque

inquinate dell’ordine di 20/30 mc/ora, in grado di operare con uno stato del mare 3 (scala Douglas) alle

andature sopra riportate;

(N.B. – Il sistema di separazione e il relativo skimmer dovranno essere provvisti di certificazione secondo

norme internazionali, essere costruito da una primaria azienda operante nel settore che abbia una

consolidata e dimostrabile esperienza specifica. Inoltre, all’atto dell’offerta, la Ditta dovrà presentare un

elaborato dal quale si evincano le caratteristiche dello skimmer che si intende installare, comprensivo delle

caratteristiche prestazionale e degli elementi di certificazione).

Ciascun battello infine dovrà avere un’adeguata velocità di trasferimento per raggiungere in breve

tempo le zone inquinate e/o poter rientrare rapidamente in porto nell’eventualità di peggioramento

improvviso delle condizioni meteo.

In base alle necessità sopra descritte ciascun battello dovrà essere certificato RINA idoneo a svolgere

un servizio “rec-oil” in navigazione costiera, con il possesso della notazione di Classe: C croce di Malta

Oil recovery ship – navigation (coastal area).

Per ciascun battello è prevista la fornitura di almeno n. 100 metri di panne costiere del tipo gonfiabile,

comprensiva sia del relativo dispositivo di gonfiaggio (di capacità non inferiore a 500 litri/minuto) sia

dell’insieme di ancore, corpi morti e gavitelli di posizionamento delle panne aventi lo scopo di assicurare

un dispositivo di vincolo almeno ogni 25 metri.

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Le panne dovranno essere dotate di un sistema di interconnessione universale rapido, sistemate su di un

rullo motorizzato, ovvero azionabile a mano con limitato sforzo da parte di un operatore.

I materiali costituenti le panne dovranno rispondere a caratteristiche di robustezza, inalterabilità nel

tempo e idoneità all’impiego in ambiente marino per lo specifico servizio.

Ciascun battello dovrà prevedere sullo scafo degli agganci per consentire l’attacco delle panne nella

fase di sistemazione in loco.

Ulteriori panne costiere dovranno essere rese disponibili a terra in caso, pronte per essere utilizzate in

caso di necessità.

E’ necessario riallocare i mezzi e la manodopera disponibili in modo opportuno. Le panne, ad esempio,

devono essere utilizzate prevalentemente lungo le aree costiere con particolare attenzione alle zone

considerate “sensibili” area marine protette, aree SIC e ZPS. Sono da intendersi “sensibili” tutte le aree

marine e costiere a vario titolo protette, rientranti nelle seguenti tipologie:

aree e riserve marine nazionali e regionali;

Parchi Nazionali e Regionali;

Santuario dei mammiferi marini;

Parchi sommersi;

Siti a mare della Rete Natura 2000, SIC (Siti di importanza comunitaria) e ZPS (Zone di protezione

speciale).

I battelli dovranno essere dotati, di un servizio di controllo satellitare (coordinate GPS) delle

imbarcazioni via Internet, con restituzione in tempo reale e registrazione di: posizione su mappa,

indicazioni e controllo percorsi, soste, ore di navigazione e lavoro, allarmi. Il servizio di controllo dovrà

permettere la comunicazione di messaggi istantanei con operatori in mare e tecnici sul territorio ed invio

ordini su terminale/navigatore di bordo.

L’accesso al servizio dovrà essere garantito da più sedi.

Collaborazione con le Capitanerie di Porto

Le Capitanerie di Porto competenti per territorio, avranno accesso al servizio di controllo satellitare

delle imbarcazioni ed interfacciandosi con il personale della Ditta che espleterà il lavoro in oggetto,

segnaleranno allo stesso eventuali situazioni di inquinamento o di emergenza ambientale, di cui le

Capitanerie medesime dovessero venire a conoscenza e, individueranno congiuntamente le più opportune

modalità operative di intervento dei battelli disinquinanti.

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Rendicontazione dei quantitativi di rifiuti e/o mucillagini raccolti

Al fine della rendicontazione del’attività di disinquinamento effettuata, nonché al fine di una migliore

comprensione dei fenomeni di inquinamento che si verificano durante la stagione estiva, il personale

operante sui battelli disinquinanti, dovrà redigere giornalmente alla fine dell’attività operativa in mare, un

apposito modulo attestante i quantitativi di rifiuti raccolti, la loro descrizione con relativo Codice Europeo

dei Rifiuti (C.E.R.) di riferimento, la zona di raccolta.

Gestione dei quantitativi di rifiuti e/o mucillagini raccolti

I rifiuti solidi galleggianti, i rifiuti liquidi e le mucillagini raccolte dai battelli disinquinanti durante la

loro attività di pulizia delle acque marine, saranno gestite, a carico della Ditta che svolgerà il lavoro,

secondo quanto previsto dalla vigente normativa in materia di rifiuti.

In particolar modo, i rifiuti e le mucillagini, dovranno essere scaricati, una volta che il battello sia

approdato, all’interno di appositi cassonetti e/o contenitori il cui posizionamento e localizzazione devono

essere autorizzati e concordati con la Capitaneria di Porto territorialmente competente.

Una volta classificati secondo il codice C.E.R. appropriato, il trasporto allo smaltimento e/o a recupero

dei rifiuti raccolti, sarà gestito con la redazione di appositi Formulari di Identificazione dei Rifiuti (F.I.R.)

a garanzia della tracciabilità del flusso dei rifiuti nelle varie fasi del trasporto, dal produttore/detentore al

sito di destinazione.

Alla fine dell’attività lavorativa di pulizia delle acque marine sarà redatta una relazione tecnica da

consegnare alla Direzione dei Lavori, attestante i quantitativi totali e le tipologie di rifiuti raccolti, con

allegata copia di tutti i F.I.R. All’interno della suddetta relazione, dovrà essere esplicitata la

corrispondenza tra i quantitativi di rifiuti di ciascun F.I.R. ed i quantitativi (in volume) di rifiuti raccolti ed

annotati quotidianamente sul Libro Giornale Nautico di Bordo, a cura dei comandanti dell’imbarcazione,

oltre a qualsiasi altra nota interessante le attività svolte.

Si fa divieto di raccolta e smaltimento/recupero di nessun altra tipologia o quantitativo di rifiuto, non

derivante specificatamente dal lavoro di pulizia delle acque marine dei battelli disinquinanti di cui al

presente Progetto.