Banca&impresa - Speciale Credito d'Impresa

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ATTUALITÀ Banca, per il Credito Etneo, una nuova governance POLITICA Pac 2014-2020, nuove risorse per l’agricoltura siciliana INVESTIMENTI Azioni, tapering e tassi d’interesse: le strategie da seguire LEGALITÀ MafiaLeaks: una soffiata vi seppellirà Anno II n. 1 · gennaio/feb. 2014 · una copia 3,00 · Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 conv.n.46 art.1 comma 1 Palermo mensile del sistema economico e dell’intermediazione nanziaria SICILIA mensile del sistema economico e dell’intermediazione nanziaria Approfondimento Recupero crediti: presentiamo i dati di Unirec Con di nel futuro delle imprese Passa da questi istituti la ripresa economica

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Special Issue on Credit Management for SMEs. Mio intervista a Fidimpresa Sicilia a pagina 23 dello speciale.

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ATTUALITÀBanca, per il Credito Etneo, una nuovagovernance

POLITICAPac 2014-2020, nuove risorse per l’agricoltura siciliana

INVESTIMENTIAzioni, tapering e tassi d’interesse: le strategie da seguire

LEGALITÀMafiaLeaks: una soffiata vi seppellirà

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mensile del sistema economico e dell’intermediazione finanziaria

SICILIA

mensile del sistema economico e dell’intermediazione finanziaria

Approfondimento

Recupero crediti:presentiamo i dati di Unirec

Confidi nel futuro delle impresePassa da questi istituti la ripresa economica

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SICILIA

mensile del sistema economico e dell’intermediazione finanziariamensile del sistema economicoH�GHOO·LQWHUPHGLD]LRQH�ÀQDQ]LDULD

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SOMMARIO

Editoriale

03 “2014, un anno tutto in salita”

Economia

04 Rapporto Svimez: Sicilia fanalino di coda

Attualità

07 Il Credito Etneo batte la crisi

09 Cenere lavica, un caso ancora aperto

11 BitCoin, non si parla d’altro

Investimenti

13 Mercati azionari, tapering e aumenti di tassi d’interesse: possibili strategie di investimento

Confidi in Sicilia

16 Svimez, così i confidi siciliani

18 2012: analisi del settore

23 Fidimpresa Sicilia: “per i confidi un futuro da intermediari finanziari”

26 “Occhio alla depatri-monializzazione”

Legalità

28 MafiaLeaks: una soffiata vi seppellirà

Recupero crediti

30 Credito, un anno caratterizzato dalla contrazione

33 Crescono protesti e ritardi nei pagamenti

Politica

37 Pac 2014-2020, nuove risorse per l’agricoltura siciliana

Brevi

42 Sicilia, Palermo

Consulenza

44 Comunicazione finanziaria, questa ancora sconosciuta

n. 1 · gennaio/febbr. 2014

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31/2014 - BANCA&IMPRESA

EDITORIALE

Un anno tutto in salita nel futuro della Sicilia. A cresce-re sono i crediti insoluti anziché l’occupazione. Anche dal mondo della politica non arrivano risposte: una

finanziaria che stenta ancora a “nascere”, sinonimo di una incerta prospettiva economica che avvolge la nostra regione. A quando la ripresa?

Con il primo numero di Banca&Impresa Sicilia 2014 appro-fondiamo temi macroeconomici così come il ruolo, sempre più importante, dei confidi: cerniera di ingranaggio tra il mon-do bancario e le imprese. Tra i tanti problemi che queste ultime oggi vivono, la difficoltà ad incassare i crediti vantati o, l’altra faccia della medaglia, la forte difficoltà a pagare i propri debiti. Stando ai dati Unirec (che presentiamo a pag. 33) la nostra regione rappresenta, infatti, il 14% delle pratiche di attività di recupero credito pari al 15% degli importi da recuperare a livello nazionale.Un segno di difficoltà che non è giusto trascurare.

di Massimo Mirabelladirettore Banca&Impresa

“2014, un anno tutto in salita”

Buona Lettura

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4 1/2014 - BANCA&IMPRESA

Il sud segna il passo secondo l’ultimo rapporto della Svimez dedicato al Mezzogiorno. Dimuni-sce il Pil e si allarga la forbice con le altre zone

del paese. Riprende l’emigrazione verso l’estero e il nord Italia. Per gli analisti servono delle politiche anticicliche forti che riescano a riavviare la macchi-na. Esistono degli ampi margini di miglioramento sopratutto per quanto riguarda le reti di impresa e il tessuto produttivo ancora troppo polverizzato. In base a valutazioni SVIMEZ nel 2012 il Pil è calato nel Mezzogiorno del 3,2%, oltre un punto percentua-le in più del Centro-Nord, pure negativo (-2,1%). Per il quinto anno consecutivo, dal 2007, il tasso di cre-scita del PIL meridionale risulta negativo. Dal 2007 al 2012, il Pil del Mezzogiorno è crollato del 10%, quasi il doppio del Centro-Nord (-5,8%). A livello re-gionale, l’area che nel 2012 ha segnato la flessione più contenuta del Paese è stata il Centro (-1,9%), seguita da Nord-Ovest (-2,1%) e da Nord-Est (-2,4%). Più in particolare, pur essendo le regioni italiane tutte negative, la forbice oscilla tra il risultato della Sicilia (-4,3%) e quello di Lazio e Lombardia (-1,7%). Nel Mezzogiorno si registrano cadute più contenute in Campania e Molise (-2,1%), seguono Puglia e Ca-labria (rispettivamente -3 e -2,9%), Abruzzo (-3,6%) e Sardegna (-3,5%). In coda la Basilicata (-4,2%) e la Sicilia (-4,3%). Pil per abitante e divari storici - In termini di Pil pro

capite, il gap del Mezzogiorno nel 2012 ha ripreso a crescere, arrivando al livello del 57,4% del valore del Centro Nord. In valori assoluti, a livello nazionale, il Pil è stato di 25.713 euro, risultante dalla media tra i 30.073 euro del Centro-Nord e i 17.263 del Mezzogior-no. Nel 2012 la regione più ricca è stata la Valle d’Aosta, con 34.415 euro, seguita da Lombardia (33.443), Trentino Alto Adige (33.058), Emilia Ro-magna (31.210 euro) e Lazio (29.171 euro). Nel Mezzogiorno la regione con il Pil pro capite più elevato è stata l’Abruzzo (21.244 euro). Seguono il Molise (19.845), la Sardegna (19.344), la Basi-licata (17.647 euro), la Puglia (17.246), la Sicilia (16.546) e la Campania (16.462). La regione più povera è la Calabria, con 16.460 euro. Il divario tra la regione più ricca e la più povera è stato nel 2012 di quasi 18mila euro: in altri termini, un valdostano ha prodotto nel 2012 quasi 18mila euro in più di un calabrese. Giù consumi e investimenti - In netta flessione sia consumi che investimenti; e le esportazioni, pur in crescita, non riescono ad incidere sull’andamento negativo del Pil meridionale. I consumi finali interni nel 2012 sono crollati al Sud del -4,3%, oltre mez-zo punto percentuale in più rispetto al Centro-Nord (-3,8%). In forte calo anche i consumi delle famiglie, -4,8% al Sud, contro il -3,5% dell’altra ripartizione. Nel complesso, negli anni della crisi, dal 2008 al 2012, i consumi della famiglie meridionali si sono ri-dotti del 9,3%, oltre due volte in più del Centro-Nord (-3,5%). Particolarmente in contrazione al Sud la spe-sa delle famiglie per i consumi alimentari (-11,3%)

Rapporto Svimez: Sicilia fanalino di coda

tratto da Rapporto Svimez sull’economia del Mezzogiornoottobre 2013

ECONOMIA

Cresce sempre di più il divario tra Nord e Sud

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51/2014 - BANCA&IMPRESA

ECONOMIA

Nel 2012 il numero delle banche al Sud è sceso a 193, in calo di 9 unità. Flessione anche al Centro-Nord: 587 le banche presenti, 29 in meno dell’anno precedente. Quanto agli sportelli, si sono ridotti sia al Sud che nell’altra ripartizione circa del 2%, ma il numero medio di abitanti per sportello (uno ogni circa 3.000) resta quasi il doppio di quello del Nord. In generale, al Sud nel 2012 i prestiti sono scesi dell’1,4%, a fronte della staziona-rietà del CentroNord (0%). In calo al Sud anche i prestiti alle imprese, -2,1%, con flessioni più marcate per quelle fino a 20 addetti (-2,9%). Se si analizza il settore economico di appar-tenenza delle imprese beneficiarie, nel Sud la dinamica più negativa riguarda le costruzioni, mentre nel Centro-Nord è il manifatturiero, che sconta la drastica caduta della domanda interna, a essere più colpito. Quanto al tasso di interesse, al Sud si è attestato al 7,9% contro il 6,2% del Centro-Nord: il divario di 1,7 punti percen-tuali tra le due aree riflette l’elevata rischiosità delle imprese meridionali. Imprese che fanno fatica a restituire i prestiti: a dicembre 2012 le sofferenze interessano il 5,2% del totale meridionale, contro l’1,5% dell’altra ripartizione. In calo anche i prestiti alle famiglie, -0,4% al Sud, mentre cresce leggermen-

te il Centro-Nord, +0,2%. In generale, il deterioramento del quadro macroeconomico ha spinto le imprese a limitare i prestiti per investimenti, con con-seguente peggioramento della qualità del credito, più marcato per le regioni meridionali. Al Centro-Nord infatti criteri più se-lettivi di valutazione del merito creditiziopermettono alle ban-che maggiori possibilità di erogazione di finanziamenti. Per le imprese è oggi urgente individuare forme integrative, se non alternative, al credito bancario.Il ruolo dei confidi. I Consorzi di Garanzia Collettiva Fidi (Con-fidi) potrebbero esercitare un ruolo importante nell’allentare le condizioni di accesso al credito da parte delle piccole im-prese, soprattutto meridionali. Attraverso questo strumento infatti le aziende possono avere quantità, costo e durata del finanziamento a condizioni molto vantaggiose, mentre le ban-che possono trovare nei confidi un importante strumento di intermediazione e garanzia. Purtroppo numerosi confidi meri-dionali, oltre ad essere sottodimensionati rispetto a quelli ope-ranti nel Centro-Nord, hanno problemi di equilibrio reddituale, non dipendenti dall’erogazione delle garanzie ma piuttosto da una struttura delle voci di costo e di ricavo non in linea con gli obiettivi di equilibrio gestionale.

E tra Nord e Sud un divario di 1,7 punti sul tasso di interesse per le imprese

e per vestiario e calzature (-19%). Giù anche gli investimenti: - 8,6% al Sud, rispetto al pur negativo -7,8% dell’altra ripartizione, che segue al -3,9% dell’anno prece-dente. Negli anni della crisi, dal 2008 al 2012, gli investimenti sono crollati al Sud del 25,8%, con un peso determinante dell’in-dustria (-47% dal 2007 al 2012), cifra che rende bene la dimensio-ne epocale della crisi. Le previsioni: continua la reces-sione - Secondo stime SVIMEZ aggiornate a settembre 2013, nel 2013 il Pil italiano dovrebbe calare dell’1,8%, quale risultato del -1,6% del Centro-Nord e del-2,5% del Sud. A causare la con-trazione dell’attività produttiva il forte calo dei consumi (stimato in -2,9% al Centro-Nord, che diven-ta -4,4% al Sud) e il crollo degli investimenti, -11,5%, a fronte di un calo nazionale del -6,7%. Giù anche il reddito disponibile, -2% al Sud, -1,3% al Centro-Nord, una contrazione preoccupante, poiché si verifica da due anni consecuti-

vi. Da segnalare, a testimonianza della gravità della crisi, l’ulteriore perdita di posti di lavoro, -2% al Sud, -1,2% al Centro-Nord, che porterebbero, se confermate, in cinque anni, dal 2008 al 2013, a

560mila posti di lavoro persi nel Sud (pari al 9% dello stock) e nel Centro-Nord a 960mila posti per-si, pari al 5,5% dell’occupazione totale. In un panorama fortemen-te negativo, “tengono” le esporta-zioni: nel 2013, a fronte della sta-zionarietà del Centro-Nord (0%),

il Sud segnerebbe -0,1%. Nel 2014 secondo stime SVIMEZ il Pil nazionale è previsto a +0,7%, invertendo la tendenza recessiva dell’anno precedente. In questo contesto il Pil del Centro-Nord

dovrebbe trainare l’inversione di tendenza con +0,9%, mentre quello del Mezzogiorno restereb-be inchiodato allo 0,1%. Secondo gli analisti il Mezzogior-no ha subìto più del Centro-Nord le conseguenze della crisi, con una caduta forte del Pil e dell’oc-

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ECONOMIA

cupazione, mentre le prospettive di ripresa sembra-no lente e incerte. Si fa avanti un rischio concre-to di consolidamento del calo dei consumi e della perdita dei posti di lavoro. Per questo occorre una forte azione di policy che proceda attraverso azioni di emergenza anticiclica da un lato e di strategie di medio e lungo periodo dall’altro. Per quanto riguar-

da le filiere agroalimentari del vino e delle colture ortive, comprese la IV gamma, nonostante i miglio-ramenti qualitativi degli ultimi anni occorre mag-giore integrazione all’interno della filiera. Le forme associative hanno infatti permesso di concentrare la produzione ma anche intraprendere strategie di valorizzazione e introdurre innovazioni di processo e di prodotto. Esistono ancora ampi margini di miglio-ramento, soprattutto a sostegno dell’integrazione di aziende, ancora troppo polverizzate, e dell’innova-zione competitiva, necessaria per tenere testa alla

pressione esercitata dagli altri paesi mediterranei. Riguardo al comparto edilizio, andrebbero adottate nuove politiche di rilancio a sostegno del recupero e valorizzazione del patrimonio, della riqualificazione energetica delle costruzioni, e a supporto delle fami-glie oggi escluse dai mutui per la stretta creditizia. Per quanto riguarda la Sicilia il Focus sulla situazio-ne è stata fatta nel corso delle giornate dell’econo-mia del Mezzogiorno che si sono svolte a Palermo. “Dal 2008 al 2012 in Sicilia si sono persi 11 punti di PIL e 86mila posti di lavoro, di cui circa 80mila tra giovani under 34, la disoccupazione corretta è arrivata a sfiorare il 33%, e il rischio di povertà è sull’isola quattro volte superiore del Centro-Nord”, ha detto il direttore dello Svimez, Giancarlo Pado-vani “eppure al di là di questi terribili numeri sull’e-mergenza siciliana, quello che colpisce è il silenzio dei tecnici e dei politici sul tema dello sviluppo, sen-za il quale non esiste la crescita, oppure l’insisten-za sulla supremazia della logica dell’austerità per rilanciare il Paese, mentre occorrerebbe una nuova strategia di politica industriale centrata sul mani-fatturiero e un approccio di sistema nella gestione dei progetti strategici simile a quella degli anni del dopoguerra per far ripartire tutto il Paese avendo come fulcro il Mezzogiorno”.

In netta flessione sia consumi che investimenti. Le esportazioni, pur in crescita, non riescono ad incidere sull’andamento negativo del Pil meridionale

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71/2014 - BANCA&IMPRESA

Certo, è una crisi a Catania e provincia come forse mai nella storia in un periodo

non bellico, ma nonostante questo sono sempre positivi i conti del Credito Etneo, la banca di credito cooperativo della Città del Vulca-no. Basta guardare l’ultimo bilan-cio approvato, dove si nota come i crediti per cassa con clientela, ov-viamente al netto delle consuete rettifiche di valore, si assestino a 91,99 milioni di euro (al 31 dicem-bre 2012), segnando un aumento del 3,42% rispetto all’anno prece-dente. «Sono tutti crediti», dichiara a Banca&Impresa Venerando Rapi-sarda, direttore generale della Bcc, «indirizzati sui segmenti famiglia e pmi imprese, a testimoniare come la nostra banca continui sempre a sostenere il territorio, nonostante il contesto generale sia sempre più complesso e difficoltoso». E cresce anche il rapporto impieghi/raccolta, passato dal 69,10% del 2011, al 72,74% del 2012.Ma l’ultimo anno ha visto anche un consistente ricambio del ma-

nagement. La Bcc ha infatti rin-novato cinque elementi su sette del cda, procedendo alla nomina di un nuovo presidente, Agatino Rizzo, e del vice, Giuseppe Giuf-frida, entrambi noti commerciali-sti catanesi. Il rinnovo dei vertici giunge a completamento di un pri-mo importante ciclo di dodici anni di operatività dell’istituto, che ha visto un consistente sviluppo di-mensionale, con cinque agenzie (Catania, Belpasso, Misterbian-co, Mascalucia e Biancavilla). Di recente è stato poi acquisito il servizio di tesoreria per conto del

Il Credito Etneo batte la crisi

di Carlo Lo Re

Nuova governance per la Bcc catanese. Approvato il bilancio 2012. Il patrimonio sale a 19 milioni di euro

A crescere anche il rapporto impieghi/raccolta:72,74% nel 2012

Venerando Rapisarda, direttore generale Credito Etneo

ATTUALITÀ

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8 1/2014 - BANCA&IMPRESA

Comune di Ragalna, rimasto privo di sportelli bancari e dove il Cre-dito Etneo intende aprire, al più presto, anche un proprio ufficio di rappresentanza, al fine di venire incontro in qualche modo alle esi-genze di servizi da parte di quella comunità.Tornando ai numeri, per quanto riguarda gli indici di copertura, ovvero il rapporto tra le rettifiche di valore complessive e l’esposi-zione lorda della banca, il bilan-cio 2012 prova un miglioramento della copertura globale delle sof-ferenze, passata dal 52,85% del 2011 al 57,59% del 2012, men-tre per le posizioni in incaglio l’in-dice di copertura passa dal 4,67% del 2011 all’8,40% del 2012.Il saldo della voce “crediti verso clientela” comprende poi 111mila euro inerenti 4 diverse anticipazio-ni erogate al Fondo di garanzia dei depositanti, nell’ambito di “inter-venti di salvataggio” compiuti nel 2012. «A testimonianza di come la crisi in corso incida pesante-mente anche sul fare banca, sia per la grande che per la media e la piccola dimensione», nota il dg.Il risultato netto di gestione am-monta invece a poco più di un mi-lione di euro. «Tenuto conto delle significative rettifiche apportate sui crediti, che inglobano anche quelle indicate dall’organo di vigi-lanza in sede di verifica ispettiva per euro un milione e 800mila euro, può considerarsi ancora un risultato apprezzabile», sottolinea il neo presidente Rizzo.Per quanto riguarda il patrimonio aziendale, questo, grazie all’ap-porto dell’utile dell’esercizio 2012, sfiora i 19 milioni di euro, con un risultato netto di gestione che ammonta a poco più di un milione di euro. Malgrado l’ormai lunga stagione di generale trend

negativo, numeri di questo tipo non possono che far pensare a un futuro rosa.Certo, a leggere questi dati, appa-re anche evidente come, mentre i colossi internazionali mettono in atto un duro credit crunch, le piccole realtà bancarie conti-nuano ad aiutare le imprese e le famiglie. «Il sistema è fermo», evidenzia Rizzo, «noi di contro au-mentiamo gli impieghi, riuscendo a mantenere entro percentuali fi-siologiche le postazioni messe a sofferenza. Un mezzo miracolo di questi tempi».L’adeguatezza patrimoniale at-tuale e prospettica ha da sempre rappresentato un elemento fonda-mentale nell’ambito della pianifi-cazione strategica aziendale della Bcc catanese. Ciò a maggior ra-gione nel contesto attuale, in virtù della crescente importanza che il patrimonio assume per lo svilup-po dimensionale e il rispetto dei requisiti prudenziali. Per tale mo-tivo la banca persegue da tempo politiche di incremento della base

sociale e criteri di prudente ac-cantonamento degli utili prodotti. «Anche tali risorse», sottolinea Rizzo, «le hanno permesso di con-tinuare a sostenere l’economia del territorio in un contesto og-gettivamente difficile a causa, tra

l’altro, dell’accresciuta rischiosità degli attivi connessa al palese e ormai oltremodo notorio peggiora-mento delle condizioni dell’econo-mia reale».Passata la dozzina d’anni dall’i-naugurazione, il secondo ciclo del-la vita del Credito Etneo si apre comunque con una cornice di pro-blemi che vedono l’economia del territorio boccheggiare in modo quasi drammatico, ma, come ama ripetere il dg Rapisarda, «per chi è nato in mezzo ai bombardamenti e con la vocazione a raccogliere pure le briciole nulla è precluso. In fondo è la stessa vocazione con la quale ebbe inizio nel set-tembre 2001, l’avventura del Cre-dito Etneo, in un contesto socio economico meno degradato, ma totalmente azzerato di ogni re-altà bancaria locale. Non erano allora poche le perplessità che accompagnarono i primi passi della nuova realtà, ma, armati della predetta vocazione che ri-mane immutata e probabilmente più adatta alla nostra economia di

tante altre alchimie, si può ancora essere fiduciosi che anche dalle attuali criticità sociali ci si tirerà fuori. Neanche che a dire che il Credito Etneo intende continuare a essere operatore attivo di tale rinascita».

Raccolta Impieghi Patrimonio Utile2001 11.857 2.070 3.192 -1962002 25.039 10.661 3.659 872003 34.005 17.132 4.213 4062004 45.664 22.295 5.037 6512005 59.223 32.028 6.439 7992006 71.315 44.500 7.849 9252007 85.150 59.288 10.095 1.3132008 96.592 67.120 10.846 1.6472009 122.759 74.516 13.020 2.0122010 133.772 80.552 14.441 4022011 128.732 88.952 12.940 1.7472012 126.479 91.999 17.860 1.015

I dati sono espressi in migliaia

ATTUALITÀ

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91/2014 - BANCA&IMPRESA

Un caso di undici anni fa. Che sarebbe stato superato ovun-que in Occidente. E che inve-

ce in Italia ancora fa parlare di sé. Tanto da dovervi organizzare più vol-te convegni dedicati con un più che qualificato parterre di esperti, acca-demici e politici. E così, ad Acirea-le, presso la Direzione generale del Credito siciliano, si sono confronta-te alcune fra le più qualificate per-sonalità nel campo del diritto fisca-le, dall’ordinario di Diritto tributario Salvo Muscarà, al presidente della Commissione tributaria regionale si-ciliana, Umberto Puglisi, dall’econo-mista Antonio Pogliese al direttore generale del Credito siciliano, Save-rio Continella.Al centro del dibattito (dal titolo “Per la certezza del diritto tributario”, promosso dall’Ordine dei Commer-cialisti, da Confindustria e dall’as-sociazione “Amici dell’Università di Catania”), la scelta dell’Agenzia delle Entrate di Catania e Acireale, che ha deciso di sottoporre ad accertamen-to fiscale centinaia di aziende di Ca-tania e provincia (ma alcune anche

di Siracusa e Ragusa) che avevano goduto dei benefici di legge previsti per i danni dell’eruzione dell’Etna nel 2002.Un caos non da poco che rischia di portare al fallimento molte impre-se siciliane, come si è reso conto il ministro della Funzione pubblica, Gianpiero D’Alia, per il quale «l’u-nica strada da percorrere è quella della semplificazione burocratica, per ridurre la distanza esistente tra cittadini e Pubblica Amministrazione, e agevolarne i rapporti. Dobbiamo dare certezze, soprattutto nel cam-po tributario, creando un quadro di riferimento normativo unico e chiaro, condizione indispensabile affinché le imprese possano investire nel nostro territorio».«Non si può chiedere a imprendito-ri e cittadini vittime di un danno da calamità naturale, dopo 10 anni, di subire un’ulteriore perdita», ha pro-seguito D’Alia, «sottoponendo a tas-sazione i benefici ricevuti: è evidente che si tratta di una questione di in-giustizia sociale, soprattutto in con-siderazione della diversa disciplina

Cenere lavica, un caso ancora aperto

di Carlo Lo Re

Cittadini e imprese da undici anni attendono il risarcimento per la calamità naturale legata all’eruzione dell’Etna

Dietrofront dell’Agenzia delle Entrate che rischia di far fallire centinaia di imprese della provincia di Catania.

Per il ministro della Funzione pubblica, Gianpiero D’Alia, «serve più sicurezza normativa, ma anche meno burocrazia»

ATTUALITÀ

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relativa alle esenzioni per le attività produttive dell’Emilia Romagna».Dal canto suo, Giuseppe Berretta, sottosegretario alla Giustizia, ha evidenziato come «la rilevanza delle que-stioni giuridiche e dei profili economici affidati alla giu-risdizione fiscale imporrebbe una maggiore attenzione». Per Berretta, «il diritto tributario è materia di grande im-portanza, è importante, quindi, che l’università, gli ordini professionali e le associazioni di categoria tengano alta l’attenzione su questi temi».Sul caso cenere lavica, assai chiara è sta-ta anche la posizione del giudice Puglisi: «sarebbe stato molto più efficace conce-dere subito delle riduzioni, senza eccessivi arzigogoli. Nella fattispecie, davvero si è ecceduto nel tentativo di trovare soluzioni indirette, mentre quella più diretta sarebbe stata la più giusta».Confusione in luogo di certezza, insomma, con l’ultima “chicca” dei quasi 200 avvisi di accertamen-to da parte dell’Agenzia delle Entrate di Catania e di Aci-reale per il recupero (a tassazione!) delle differenze ri-spetto ai vari provvedimenti di sospensione, con tanto di applicazione delle sanzioni di legge e pure degli interessi. Oltre al danno, la beffa, insomma.Negli anni, non è certo stato con le mani in mano Antonio Pogliese, presidente dell’Associazione Amici dell’Univer-sità di Catania, una delle componenti della società civile etnea, attivissimo nel richiamare l’attenzione sul delicato caso. «Se abbiamo organizzato un simile dibattito», ha

dichiarato Pogliese, «è per dare vita a un confronto fra saperi diversi e fra i cittadini, le associazioni e il potere giudiziario. La questione specifica del convegno è quella della certezza del diritto quale sistema delle regole di convivenza della comunità, quale aspirazione ad essere tutti uguali davanti alla legge. Fra i fattori che fanno la differenza vi è certamente il ruolo della burocrazia che, per altro verso, costituisce spesso motivo di distorsione della certezza del diritto, a cui anche il presidente della

Repubblica, Giorgio Napolitano, ha fatto riferimento a pro-posito dei dati relativi al crollo degli investimenti esteri in Italia».Ma quali sono stati finora le concrete modalità di inter-vento dello Stato in caso di calamità naturale. «Possiamo fare le seguenti distinzioni», ha spiegato Pogliese, «sulle modalità vi è stato un indennizzo specifico o forfettario, sulla tempistica essa è stata preventiva o posteriore, sulla tipologia o finanziaria o fiscale, mentre sulle moda-

lità legali o ci si è affidati a quelle previste da apposite leggi già esistenti o a quelle regolamentate per legge volta per volta».Nulla di lineare, insomma, in una materia di grande deli-catezza, vista la natura altamente sismica di un po’ tutto il territorio italiano, con eventi drammatiche che hanno toccato il Friuli come l’Irpinia, la Sicilia come, più recente-mente, l’Abruzzo o l’Emilia.Per il presidente dell’Ordine dei commercialisti di Cata-nia, Sebastiano Truglio, «occorre passare dalla certezza del diritto al diritto alla certezza, soprattutto in ambito tributario, a maggior ragione quando si tratta di situa-zioni particolari come i danni da calamità naturali che coinvolgono un più ampio circuito economico, dal singolo cittadino all’impresa». Sulla stessa linea di pensiero si è detto il presidente di Confindustria Catania, Domeni-co Bonaccorsi di Reburdone, che ha ricordato i numeri di una vicenda «che rischia di mettere in ginocchio de-cine d’imprese, visto che la stima è di circa 200 avvisi per relativi 400 milioni di euro di possibile riscossione», suggerendo di appellarsi alle soluzioni adottate per il più recente sisma in Emilia.Dal canto suo, il direttore generale del Credito siciliano, Saverio Continella, ha invece sottolineato il rilievo so-ciale e politico del riflettere su simili situazioni, eviden-ziando come «la certezza del diritto, anche e soprattutto tributario sia valore ed esigenza. Sono ovvie le difficoltà del sistema fiscale italiano a evolversi, ma è chiaro che al Paese serve la certezza dell’interpretazione delle leg-gi, perché nell’arbitrio sulle regole non vi è speranza di sviluppo».

il tavolo dei relatori

ATTUALITÀ

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111/2014 - BANCA&IMPRESA

D: BitCoin, ennesima truffa fi-nanziaria globale o voglia di utilizzare un’unica moneta su scala planetaria?R: Evidentemente la moneta BitCoin per come è nata (da un anonimo che sotto lo pseu-donimo di Satoshi Nakamoto non ha voglia di prendersi alcun merito), si presta all’altra faccia della medaglia ovvero quella di una mega truffa nella quale molti risparmiatori, con la  rapi-da ascesa che ha avuto nell’ul-timo anno (rapporto 1:1000) fa senza dubbio ricordare la bolla speculativa della New economy di oltre 10 anni addietro.Inoltre l’originalità della stessa, che si fabbrica dal nulla, (vedi i cosidetti Mining) e che addirittu-ra per formare l’algoritmo chie-de una sempre maggiore capa-cità di calcolo dei supercompu-ter. Anche da questo punto di vista tecnologico lascia molto a desiderare! Di contro non vi è

dubbio che le Autorità internazionali che vigila-no sui movimenti finan-ziari non hanno alcuna difficoltà a “spegnere” il fenomeno qualora si ravvisasse che die-tro questa manovra si potessero nascondere anche interessi illeciti relativi a fenomeni di riciclaggio internazionale.Non vi è dubbio che la “comuni-tà finanziaria” ha ormai bisogno di nuove regole economiche che possano concorrere a far ripar-tire la “crescita sistemica” a li-vello globale e non sono più ba-stevoli i rimedi di emissione di nuova moneta (vedi Fed e ame-ricana o Banca nazionale cine-se)  ovvero di misure deflattive e di incentivazione del sistema bancario europeo che favorisco-no paradossalmente le stesse Banche ma ne impoveriscono il tessuto economico intrinseco del mercato.Ultima considerazione è quel-la che dentro i padiglioni Expo 2015 di Milano circolerà, in ma-niera “celebrativa” l’eco-Mone-

ta UFWC (United Future World Currency) e che anche questa emissione limitata, concorrerà a creare la nuova “cultura mon-diale” e di accettazione della nuova auspicata Moneta unica Mondiale.

D: Quale futuro secondo Lei aspetta questa nuova moneta-elettronica?R: I BitCoin sono secondo la mia personale considerazione una iniziativa che può solo concor-rere anch’essa a “fare cultura sistemica” per meglio far accet-tare ai cittadini nel mondo una nuova globalizzazione dell’eco-nomia!Ciò naturalmente non va con-fuso con le misure che i  Paesi

BitCoin, non si parla d’altro

di Antonio La Mantia

Futuro della moneta o grande bolla speculativa?Intervista a Francesco Strafalaci

ATTUALITÀ

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12 1/2014 - BANCA&IMPRESA

che governano l’economia  quali gli Usa, la Cina, il Giappone e la Ue in particolare, dovrebbero impo-stare su base istituzionale, magari cominciando le cosidette “prove tecniche”, con l’armonizzazio-ne dei DSP (Diritti speciali di Prelievo) regolamen-tati dal Global Stabilty Forum, al pari di come fu fatto per il vecchio Ecu europeo prima di adottare l’Euro attuale!Per quanto riguarda invece il futuro dei BitCoin, l’assoluta liberalità del “peer to peer” presenta-ta come momento di assoluta libertà economica poco ha a che fare con la vera libertà dal bisogno di cui l’attuale capitalismo avrebbe veramente bi-sogno.

D: Ci parli della sua proposta, tanti anni prima della nascita dei BitCoin, per una unica moneta globale. R: per la nostra iniziativa “Yes” (acronomio di Yen, Euro ed $ di dollaro ndr) nasce come proposta della nostra scuola di etica ed Economia Robin Mind. La crisi Mondiale dei Mercati Finanzia-ri, al di là dello stato di “panico” e di “disagio” che sta creando nei Governi dei vari Paesi, che determinerà nella società civile più povera e già esposta alle normali “turbolenze” di Mercato un ulteriore impoverimento complessivo, potrà, con atteggiamento ottimistico e costruttivo, divenire un’occasione “storica” per avanzare finalmente una proposta audace ma, scientificamente fonda-ta, per un governo dell’economia a livello globale in senso più strettamente etico!La scelta di questo “splendido” acronimo che, da un lato è in assoluto la parola più “positiva” e conosciuta da tutti i popoli della Terra… e dall’al-tro richiama in sé la lettera “Y” legata allo Yen ed allo Yaun, la lettera “E” legata all’Euro ed infine la

lettera “$” tipica del dollaro… contribuirà ad una più facile e diffusa comunicazione e recepimento della filosofia che ne sta dietro. Questa proposta di nuova moneta intende pertan-to rappresentare, come meglio non si potrebbe, che le attuali potenze economiche di riferimento, devono prima possibile sedersi allo stesso “ta-volo” che vada oltre al G8 (di cui non fa parte la Cina) e “concertare” con un “respiro” di almeno sette anni le future politiche di “armonizzazione” economica delle stesse Monete intentando al-tresì di realizzare un “pseudo” Governo Mondiale dell’Economia e, di conseguenza, della Società civile in attesa di adeguate risposte!

D: Quali i pericoli per l’assenza di una regia di controllo unica?R: Non credo ad un mercato finanziario che si au-to-regolamenti da solo, né per quello che dicono noti economisti ex premi Nobel, né tanto meno ad una Moneta libera dal “controllo di una “regia unica”; caso mai posso immaginare una Autorità pubblica che eserciti un controllo più leggero sui mercati finanziari ma che debba essere assoluta-mente più trasparente nelle regole di gestione e somministrazione.

Chi è Francesco Strafalaci

Francesco Strafalaci è nato a Palermo, ma da mol-ti anni risiede a Malta. Dopo il Diploma di Maturità Scientifica, ha conseguito la Laurea in Economia. Attualmente svolge la professione di Consulente Aziendale - Area Marketing - Pubbliche Relazioni e Finanza Etica.

ATTUALITÀ

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131/2014 - BANCA&IMPRESA

Gli ultimi 12 mesi hanno visto l’avanzare di tutti gli indici azionari globali con l’indice SP500 e DAX ad esempio ai massimi storici. (L’indice SP500 ha su-

perato i 1,800 punti e il DAX è volato verso 9250) Questo in realtà non dovrebbe stupire, considerando che i tassi d’interesse sono ai minimi storici che significa gli investi-tori non hanno incentivo a depositare presso banche con-siderati i magri o assenti guadagni. Molto meglio quindi investire su azioni, che però sono state alimentate in gran parte dalla grande liquidità emessa dalle banche centrali. Nel grafico sotto possiamo osservare gli aumenti degli indici europei e dell’SP500 statunitense dal periodo che va dal 28 Giugno al 16 Ottobre 2013. La crescita è stata sicuramente notevole. I mercati azionari sono in totale di-saccordo con l’economia reale, la disoccupazione rimane elevatissima sia in Ue che in Usa e i posti di lavoro creati sono ancora troppo pochi. Il trend del mercato azionario non durerà sicuramente all’infinito, e quando la Fed inizierà il tapering (la riduzione del programma di acquisto di obbligazioni) si assisterà ad un ritracciamento degli indici azionari e sicuramente un rafforzamento del dollaro. Un ottima strategia da se-guire quando questo accadrà, potrebbe essere quella di andare short sugli indici azionari. Varengold Bank offre la possibilità di andare short e long sugli indici azionari più importanti del mondo inclusi quello del Ftse Mib italiano. Una strategia da abbinare potrebbe essere quella di ven-dere EURUSD oppure acquistare USDJPY, perché appunto l’inizio di tapering porterà ad un rafforzamento del dol-

laro. Occorre comunque sempre osservare il report sul-la creazione di posti di lavoro pubblicato ogni fine mese, quest’ultimo dato incide anch’esso parecchio sull’anda-mento della valuta statunitense. Dopo il tapering da parte della Federal Reserve, l’altro grande evento di assoluta importanza è l’aumento dei tassi di interesse che dovreb-bero partire già da fine 2014. A cosa assisteremo? Ad un notevole rafforzamento di tutte le valute come Euro, Sterlina che hanno mantenuto tassi d’interesse molto bassi e vicini allo 0 già da diversi anni. In questo caso una strategia da seguire sarebbe appunto quella di ac-quistare tali valute, specie nei confronti di valute consi-

derate “safe havens” o veicoli sicuri (Yen giapponese e Franco svizzero) quindi gli incroci valutari come EURCHF, EURJPY, GBPJPY, GBPCHF, etc. Sul fronte azionario invece un graduale rafforzamento dei tassi interesse coincide in maniera differente per le diverse tipologie di titoli aziona-ri. Storicamente, un aumento dei tassi d’interesse incide positivamente soprattutto sui titoli tecnologici.La tabella sopra riportata, mostra gli effetti sui diversi tipi di titoli azionari dopo il primo aumento dei tassi d’interes-se. I titoli tecnologici sono i migliori candidati nel panora-

Mercati azionari, tapering,aumenti tassi d’interesse: possibili strategie di investimento

INVESTIMENTI

di Francesco Lucchese direttore vendite Varengold Bank [email protected]

Una soluzione per confidi e banche con buona liquidità

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14 1/2014 - BANCA&IMPRESA

ma azionario seguiti da farmaceutici, Telecom ed energia. I peggiori risulte-rebbero i titoli finanziari e le materie prime. Come si spiegherebbe l’ottima per-formance da parte dei titoli tecnolo-gici quando si verificherà un aumento d’interessi? Osservando gli incremen-ti di tassi d’interesse a partire dal 1946 un aumento di tassi ha sempre favorito gli azionari tecnologici per il semplice motivo che queste aziende aiutano a migliorare la produttività. Cioè con l’aumento dei tassi d’inte-resse, l’economia rallenta, e si spen-de di più perché si cerca di fare di più con meno. Per fare di più con meno

occorrono nuove soluzioni tecnolo-giche che queste aziende vendono. Ciò quindi determina un incremento delle vendite e quindi le quotazioni di tali aziende aumentano. Inoltre, le aziende tecnologiche non prendono molti soldi in prestito e quindi con l’aumento di tassi d’interesse c’è un rischio minore che i costi relativi agli interessi incidano negativamente sui profitti. In contrasto, le aziende di pubblica utilità come gas ed elettrici-tà s’indebitano notevolmente e quindi un aumento di tassi d’interesse com-porta un significativo aumenti dei co-sti. Ecco perché vediamo tali aziende come le peggiori performanti. Quando il tapering da parte della Fed verrà annunciato si potrà anche prevedere con una certa sicurezza che l’aumen-to dei tassi d’interesse e imminente e quindi questo tipo di titoli (i tecno-logici) sarebbero da includere nel pro-prio paniere d’investimento. I titoli più

ovvi come Amazon e Apple vengono in mente quando si pensa a technology stocks, ma ci sono anche i titoli come Verisign, Symantec Ebay, etc. Varengold Bank AG offre titoli sotto forma di CFD per i maggiori titoli delle categorie riportate nella tabella accanto con l’utilizzo di Metatrader 4, la piattaforma del trading più conosciuta. I prodotti of-ferti sono quello valutario, gli indici, le materie prime e singoli titoli. I tito-li maggiormente rappresentati sono quelli delle borse Americane, Londi-nese, Parigina e di Francoforte.

Come potrebbero quindi le istituzioni e i privati Si-ciliani guadagnare dalle opportunità che il mer-cato offrirà al momento dell’aumento dei tassi d’interesse? La banca Varengold con sede ad Amburgo, mette a dispo-

sizione dei suoi clienti singoli titoli, indici dove poter investire capita-li. Varengold non opera solamente nell’ambito di mercati capitali ma an-che investment banking. Qui si può optare per dei prodotti come certifica-ti o fondi dove si possono includere titoli tecnologici in combinazione con

altri prodotti come Etfs. Si può quindi creare un paniere d’investimento per poter sfruttare al massimo le poten-zialità che il mercato presenta.

I clienti retail che in-vece preferiscono operare in autonomia possono acquistare titoli tecnologici sin-goli e abbinare il forex

se desiderano utilizzando la famosa piattaforma di trading Metatrader 4. Varengold Bank quindi abbina i ser-vizi offerti ad una clientela retail con quelli tradizionalmente offerti a quelli istituzionali. Soluzioni White LabelI multifidi e le banche Siciliane po-trebbero ampliare la loro offerta ai propri clienti con un accordo di “White Label”. Con questo tipo di accordo Varengold Bank potrebbe offrire la propria piattaforma inte-grandola con i sistemi di banche, cooperative, fidi ecc. I clienti avreb-bero quindi accesso a CFD, forex, metalli preziosi direttamente dal proprio conto. Si migliorerebbe cosi il servizio offerto e dare accesso ai mercati ad investitori a tutti i livelli. Il tutto in una situazione di totale trasparenza e fornendo un servizio di prima classe al cliente finale sia esso retail che istituzionale.

glossariotapering: “calare o diminuire”, in ambito finanziario si riferisce appunto alla diminuzione di liquidità emessa dalla Federal Reserve (Banca centrale americana) riducendo la quantità di obbligazioni acquistata mensilmenteshort e long: “corto” e “lungo” si riferiscono alla posizione che si tiene in un determinato mercato. “Lungo” significa che si e acquistato e quindi si pensa che il mercato salirà. Una posizione “corta” invece significa che si pensa che il mercato scenderà e quindi si vende. Si può andare long o short di titoli, obbligazioni, valute opzioni, ecc.safe havens: questo termine indica titoli o valute che vengono richieste durante periodi di crisi. Un classico esempio sono il Franco svizzero lo Yen giapponese e l’oro. Offrono cioè maggiore protezione durante periodi di incertezzaforex: indica foreign exchange o mercato valutariocfd: il termine indica contracts for difference cioè contratti finanziari che imitano il movi-mento di titoli reali. Fanno parte della categoria di derivati, perché appunto derivano da altri titoli emessi sul mercatoeurusd: sono le iniziali dell’incrocio valutario più scambiato al mondo euro contro dollaroSp500: indica l’indice contenente i 500 titoli delle più grandi aziende americaneFtse 100: l’indice azionario dei principali titoli del mercato inglese

INVESTIMENTI

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secondo appuntamento

Condifi in Sicilia

ATTUALITÀL’ABI fa tappa a Messina

LEGALITÀIl bilancio sociale, dai numeri alle parole

ECONOMIAIl risparmio delle famiglie siciliane

CONSULENZALa leadership eil ruolo del capo

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Un futuro di cambiamenti aspetta i confidi siciliani

mensile del sistema economico e dell’intermediazione finanziaria

SICILIA

mensile del sistema economico e dell’intermediazione finanziaria

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Al Sud i confidi sono più piccoli rispetto a quelli del Nord e, a parità di grandez-

za, erogano meno garanzie of-frendo alle imprese finanziamenti ad un tasso quasi doppio rispetto ai colleghi del Centro - Nord. Que-sto quanto emerge dal rapporto curato dalla Svimez sulle relazio-ni Banca e Impresa e sul ruolo dei confidi nel Mezzogiorno. Condotto su dati Banca d’Italia, UniCredit, Fedart Fidi e Union-camere, lo studio analizza negli anni 2006-2011 l’andamento economico e le prospettive di sviluppo dei confidi, consorzi in-termediari tra banche e imprese, che garantiscono finanziamenti a tasso agevolato alle aziende. Nello studio anche un’analisi particolareggiata e inedita con-dotta direttamente su centinaia di statuti e bilanci di campioni di confidi. Nello studio si prende in esame negli anni pre-crisi 2006-2007 un

campione di 440 confidi, di cui 270 al Centro-Nord e 170 al Sud, divisi tra piccoli (garanzie inferiori a 3 milioni di euro), medi (da 3 a 20) e grandi (oltre 20). Dallo studio emerge che al Sud i confidi sono relativa-mente più piccoli; su 100 confidi, al Sud il 37% è piccolo, più del doppio del Centro-Nord (17,8), e solo il 16% può definirsi grande (contro il 42% dell’altra ripartizio-ne). A parità di grandezza, i confidi del Centro-Nord erogano più garan-zie, 27 milioni di euro in media contro 22 milioni. Differenze an-che sul fronte del risultato di ge-stione: se questo è simile tra le due ripartizioni per i confidi gran-di, (159mila euro del Centro-Nord contro 144mila del Sud) a soffri-re di più sono i confidi piccoli e medi. Un confidi piccolo del Cen-tro-Nord nel periodo in questione dichiara un risultato reddituale di quasi 4mila euro, mentre il suo omologo meridionale lamenta una perdita di quasi 5500 euro. E ancora: un confidi medio del Centro-Nord ricava oltre 66mila

euro contro una perdita del suo omologo meridionale di 11mila euro. I confidi grandi sono in grado di offrire alle aziende servizi a prez-zi più contenuti dei piccoli, più i confidi sono piccoli maggiore è il costo del servizio che scarica-no sulle imprese associate. So-prattutto al Sud: per un’impresa rivolgersi a un confidi meridionale vuol dire spendere quasi il dop-pio (5,5% contro il 3%) di quanto spende un’impresa che si rivolga a un confidi operante nel Centro-Nord.Interessanti anche i risultati che emergono da un’analisi sui bi-lanci di 13 grandi confidi meridio-nali, di cui 7 siciliani (Confeser-fidi, Commerfidi, Confidi Fideo, Credimpresa, Unifidi imprese, Fidimpresa Confidi, Interconfidi med), 3 sardi (Confidi Sardegna, Consorzio Fidi Fin, Sardafidi), 2

Svimez, così i confidi siciliani

tratto da Rapporto Svimez su relazioni banca-impresa e ruolo dei confidi nel Mezzogiorno

CONFIDI

Sotto la lente d’osservazione questo importante tassello della finanza regionale

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171/2014 - BANCA&IMPRESA

CONFIDI

abruzzesi (Confidi mutualcredito, Intecredit Confidi Imprese), 1 pu-gliese (Cofidi Puglia) relativa agli anni 2009-2011, le cui perfor-mances sono state confrontate con un confidi maggiore partico-larmente virtuoso a livello nazio-nale (Eurofidi, ossia il più grande confidi italiano con sede legale in Piemonte e uno dei più rilevanti soggetti di garanzia fidi a livello mondiale). Dall’analisi emer-ge che nel periodo in questione i confidi sono cresciuti circa del 6%, a fronte del + 13% di Eurofi-di. A livello di garanzie rilasciate, dal 2009 al 2011 i confidi del Mezzogiorno sembrano crescere più del benchmark, essendo la media meridionale superiore a quella di Eurofidi (+11,2% contro +10%). L’ammontare delle garan-zie rilasciate equivale in media a 4,6 volte il capitale investito, un terzo di Eurofidi (18,6). In cresci-ta anche il numero delle imprese associate, +6,6%, per un valore medio nel 2011 di oltre 6mila unità, meno della metà di Euro-fidi (+17%), attestandosi a quasi 48mila unità. In risalita anche il capitale sociale, +35% in me-dia contro il 37% di Eurofidi, che arriva nel 2011 a 9,8 milioni di euro. Si deteriora nel periodo in questione il grado di copertura, in media dimezzandosi (da 108% a 44%). Discorso a parte per il tas-so di sofferenza, nel 2011 al Sud dieci volte più pesante rispetto ad Eurofidi (11,8% di media con-tro 1,6%). Quanto alla solidità patrimoniale, le garanzie erogate per ogni euro disponibile restano al Sud un quarto rispetto ad Eu-rofidi (6 contro 26). Una misura importante della gra-vità della crisi viene anche dal rilevamento dei crediti per escus-sioni, cioè i crediti delle aziende

insolventi che le banche hanno recuperato dai confidi. Qui i con-fidi meridionali e il benchmark seguono dinamiche parallele, per Eurofidi ancora più pesanti. Se in-fatti al Sud la media del 2011 del 5% è aumentata in due anni del 46%, in Eurofidi la media 2011 del 13% è risultato di un aumen-to del 388% rispetto ai due anni precedenti. Altro segnale della crisi viene dall’analisi del margine d’intermediazio-ne, che ha coperto i costi, nel 2011, solo per quattro confidi su 13. Dall’analisi, inoltre, emerge anche una necessità di rin-novamento con l’obiettivo di essere maggiormente in linea con la nuova normati-va in materia di chiarezza e trasparenza, e di miglio-rare l’efficienza gestionale. In particolare, secondo gli autori, meritano approfon-dimenti l’esigenza di espli-citare in modo più chiaro le regole di funzionamento e la composizione degli orga-ni sociali, con attenzione ai requisiti di onorabilità, indi-pendenza e professionalità degli amministratori e agli esponenti aziendali. Sempre in un’ottica di maggiore trasparenzaandrebbe precisato nei Cda e negli organi di controllo il peso e i poteri de-gli Enti sostenitori. Da segnalare anche l’esigenza di una maggio-re partecipazione dei vari organi sociali allo svolgimento delle nu-merose attività e le possibilità di offrire servizi anche a terzi. “I confidi meridionali segnalano problemi di equilibrio reddituale non dipendenti dall’erogazione delle garanzie ma piuttosto da una struttura delle voci di costo e di ricavo non in linea con gli

obiettivi di equilibrio gestionale”, si legge nello studio. “Il maggior assorbimento di risorse per i confidi meridionali è ascrivibile a una minor efficienza gestionale o a più avverse condizioni di con-testo e non invece a una più in-tensa attività di erogazione delle garanzie”. “Nonostante i confidi abbiano intrapreso negli anni importanti

processi di razionalizzazione, nel Mezzogiorno la situazione resta ancora critica per effetto delle loro ridotte dimensioni, minore liquidità, maggiore esposizione al rischio”, conclude lo studio dello Svimez, “I confidi meridio-nali non sembrano al momento in grado di supportare efficace-mente le piccole e medie impre-se, che continuano a lamentare le difficoltà di accesso al credito. Serve quindi con urgenza una ri-organizzazione del settore, che con l’aiuto anche di contributi pubblici agisca sul miglioramen-to strutturale dei confidi e sulla loro efficienza gestionale”.

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APPROCCIO METODOLOGICOL’analisi della situazione econo-mico-patrimoniale dei confidi in Sicilia è stata condotta sull’in-tera “popolazione” degli inter-mediari “107” (Unifidi Imprese Sicilia, Confeserfidi , Commerfidi, Credimpresa, Interconfidimed, Fi-dimpresa, Fideo) e su un campio-ne di confidi 106 più rappresen-tativi del comparto (Casartigiani Fidi, Confidi (Agrigento), Confidi Sicilia, Multifidi, Profidi, Ascom Fidi, FidiSicilia, Confidi Cofiac, Con.Fi.M.).Le informazioni economiche, pa-trimoniali e commerciali sono state aggregate per meglio trac-ciare le dinamiche di settore.

CONTESTO DI RIFERIMENTO. IMPRESE E CREDITONel corso del 2012, in Sicilia, la fase recessiva si accentua ulte-riormente, con una riduzione del PIL del 2,7%; quasi tutti i settori accusano cali di fatturato e peg-

gioramenti sia delle condizioni di economicità sia degli equilibri fi-nanziari.Il settore manifatturiero è inte-ressato da una contrazione del fatturato e della spesa per inve-stimenti.I servizi risentono della debolez-za dei consumi interni, dovuta alla riduzione del reddito reale disponibile delle famiglie.Il valore aggiunto del settore di-minuisce dell’1,9% nel 2012, si contraggono anche fatturato, in-vestimenti e occupazione.Nell’ambito dei servizi, solo il set-tore del turismo presenta segnali di crescita; nel 2012 gli arrivi in Sicilia aumentano del 2,8%, seb-bene con un tasso di crescita in-feriore rispetto al 2011 (+5,4%), i pernottamenti segnano un +1,4% (+3,9% nel 2011), con an-damenti migliori nelle province di Ragusa, Siracusa e Palermo.Il valore aggiunto dell’industria si riduce del 4,2%, con un calo complessivo di oltre il 20% nel quinquennio 2008-2012; il calo del fatturato si attesta al -0,9% e gli investimenti si riducono del 6,2%, con un trend peggiore per le imprese di minore dimensione.La redditività media del settore (ROA) si attesta intorno allo 0%.

Nel 2012 prosegue la riduzione del livello di attività del compar-to delle costruzioni. Il valore ag-giunto, in calo dal 2006, segna un -7,9% nel 2012 con una ri-duzione media annua del 4,9% (contro il -1,3% dell’intero Pae-se), accompagnato da una con-trazione del 10% del numero di occupati.I prestiti al settore produttivo registrano un -1,2% rispetto al 2011, in virtù sia di una contra-zione della domanda, sia di un inasprimento delle condizioni di offerta; la contrazione riguarda in maniera particolare le imprese di piccole dimensioni (-2%).La domanda di credito, oltre agli scarsi investimenti, accusa per la prima volta anche segnali di riduzione del fabbisogno di finan-ziamento del circolante, mentre la parte preponderante continua ad essere caratterizzata dalle richieste di ristrutturazione del debito.L’orientamento restrittivo dell’of-ferta continua a manifestarsi so-prattutto attraverso i tassi di inte-resse praticati dalle banche che risentono di un aumento degli spread; la rigidità delle condizio-ni di offerta si manifesta, inoltre, attraverso la contrazione delle

2012: analisi del settore

Rapporto curato da:Danilo MalteseUnifidi Imprese Sicilia Soc. Coop.

Loredana MarinoInterconfidi Med Soc. Coop.

Pubblichiamo un sintesi del rapporto curato da Assoconfidi Sicilia

CONFIDI

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191/2014 - BANCA&IMPRESA

quantità offerte rispetto a quelle domandate, l’aumento delle ga-ranzie richieste e l’aumento dei criteri di selezione adottati con modelli di rating alquanto rigidi.Solo il 40% delle imprese ottiene l’intero importo del finanziamen-to richiesto, nel 2011 era invece il 50%.Le forme tecniche a scadenza segnano una riduzione più ac-centuata (-4,4%) rispetto alle aperture di credito in conto cor-rente (-1,3%), indice di una mino-re propensione ad impegnarsi a lungo termine sia da parte delle imprese che delle banche e con-seguenza di una minore spesa per investimenti.In ordine alla qualità del credito, tra 2011 e 2012 il flusso di nuo-ve sofferenze in rapporto ai pre-stiti vivi ad inizio periodo (tasso di decadimento) sale dal 3,5% al 4,4%; il peggioramento della qualità creditizia interessa in mi-sura particolare le costruzioni e i servizi, mentre per la manifat-tura l’indicatore migliora rispetto al 2011.L’incidenza dei crediti deteriora-ti (dallo scaduto alla sofferenza) rappresenta il 38,3% dei finanzia-menti, contro il 32,7% nel 2011; nel 2012 aumenta la rapidità di deterioramento dei prestiti alle imprese1.Nell’attuale contesto di gene-ralizzate tensioni di domanda e offerta si innesta appieno l’in-tervento dei confidi; questi, as-sorbendo una parte significativa degli attriti del sistema, consen-tono a numerose imprese di ot-tenere credito, che in determinati casi è anche determinante per la vitalità dell’impresa stessa.I confidi assistono prevalente-mente micro e piccole imprese caratterizzate da scarsi indici di

patrimonializzazione, fenomeno altamente diffuso in Sicilia, da forti tensioni finanziarie generate spesso dalla difficoltà di incasso dei crediti commerciali, da una ridotta propensione all’interna-zionalizzazione, fattore che circo-scrive l’operatività ad un merca-to interno poco liquido e con una domanda in contrazione, elemen-ti che si traducono in insoddisfa-centi indicatori di bilancio con conseguente scarsa valutazione di rating. Eppure queste imprese costituiscono il cuore delle pro-duzioni locali, parte importante di un made in Italy da sostenere.Il modello confidi, proprio per il ruolo sociale a cui assolve, in-contra difficoltà nell’auto-sosten-tamento, le commissioni perce-pite dalle imprese associate non

appaiono sufficienti per mante-nere un settore il cui compito è quello di supportare l’economia e non di gravare sulle imprese stesse.Un impianto normativo poco adatto a cui i confidi 107 in ma-niera particolare sono sottoposti e una quasi assenza di interven-to pubblico, con esclusione di al-cune Camere di Commercio, non contribuiscono sicuramente al perseguimento della mission del settore.

STRUTTURA DEL SETTOREConfidi 107In Sicilia sono presenti sette confidi vigilati (107), con un por-

tafoglio garanzie al 31 dicem-bre 2012 di € 793.310.219 ed una riduzione del -4,2% rispetto all’anno precedente.Le imprese associate superano le 44mila unità, con un aumen-to netto di circa 1.600 rispetto all’esercizio precedente.Il flusso di finanziamenti ga-rantiti nel 2012 ammonta ad € 328.943.874, con una flessione annua del -19%; tutti gli operatori subiscono cali nei flussi garanti-ti. Trovano impiego in queste re-altà più di 170 dipendenti, oltre ai numerosi collaboratori esterni.

Confidi 106In Sicilia operano 50 confidi ex art. 155 comma 4 iscritti nell’ap-posito elenco.Le garanzie rilasciate dai nove

confidi analizzati superano i 247 milioni di euro, in aumento rispetto all’anno precedente. Ri-sultano associate oltre 14mila imprese.

RISCHIOSITA’ E SITUAZIONE ECONOMICO-PATRIMONIALE DEL SETTOREQualità del portafoglio e politiche di copertura del rischio di credito

Confidi 107I crediti deteriorati rappresenta-no il 18% dell’esposizione lorda; il progressivo deterioramento del portafoglio spinge gli inter-mediari a potenziare i presidi di

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copertura del rischio, innalzando i fondi rischi su crediti al 5,6% dell’esposizione.Nello specifico, i crediti escussi a sofferenza sono svalutati per oltre il 51%, i crediti di firma de-teriorati per il 21,7% e a fronte dei crediti di firma in bonis sono appostati fondi rischi che copro-no l’1% circa dell’esposizione.L’attenzione mostrata verso il presidio del rischio di credito e la volontà di adeguare i fondi nell’ottica di una gestione sana e prudente, conseguentemente all’importante peggioramento della qualità creditizia, si tradu-cono in consistenti rettifiche di valore ed accantonamenti che pesano in maniera determinante sul risultato d’esercizio.L’eccessivo peso del “costo del ri-schio” spinge alcuni intermediari ad utilizzare poste patrimoniali per la costituzione dei fondi rischi su crediti, mitigando il carico sul conto Economico.Nel 2012, infatti, le rettifiche di valore superano le stesse com-missioni attive (104,7%).

Confidi 106I crediti per intervenuta escus-sione rappresentano una quo-ta poco significativa dell’intero

portafoglio, in virtù anche delle politiche di passaggio a perdita adottate dagli operatori.Il fenomeno del deterioramento della qualità creditizia sembra, almeno all’apparenza, interes-sare meno i confidi 106, tanto che l’incidenza delle rettifiche di valore sulle commissioni attive si mantiene inferiore al 15%, ele-

mento dovuto in primo luogo alla natura della garanzia (sussidia-ria), che sposta in avanti nel tem-po l’escussione del credito, ma anche a criteri di rilevazione del deterioramento meno puntuali e tecniche di copertura del rischio meno sofisticate.

Situazione Economica

Confidi 107Il settore risulta in perdita sia nel 2012 che nel 2011, con un peggioramento delle condizioni di economicità della gestione. Cinque confidi su sette chiudono in perdita.Le commissioni nette contribui-scono per il 78,5% alla genera-zione del Margine di intermedia-zione, il restante 21,5% viene sviluppato dalla gestione finan-ziaria.Il Margine di intermediazione vie-

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ne assorbito per il 90,2% dalle rettifiche di valore e per l’84% dalle spese amministrative, di cui il 51,8% costi del personale (compresi amministratori e sin-daci).Il margine in questione, si man-tiene pressoché stabile tra 2011 e 2012, le spese amministrative vengono contenute, mentre subi-scono un aumento del 143% le rettifiche di valore.L’incidenza delle commissioni at-tive rispetto al finanziato nell’an-no segna un incremento nel cor-so del 2012, dovuto in parte a manovre di adeguamento del pricing.Il peso dei costi del persona-le rispetto alle commissioni da garanzia aumenta significativa-mente, mentre si mantengono costanti le altre spese ammini-strative.Il comparto titoli è caratterizzato da incrementi di efficienza, dovu-ti prevalentemente all’incremen-to dei tassi.

Confidi 106Il campione analizzato si presen-ta in perdita in entrambi gli eser-cizi; sei confidi su nove chiudono in negativo.I ricavi commissionali si riduco-no del -16,7% rispetto al 2011, mentre le rettifiche di valore sono costanti; solo quattro con-fidi effettuano rettifiche di valore nel corso del 2012.

Situazione Patrimoniale

Confidi 107Durante il 2012 si verifica, a li-vello settoriale, uno smobilizzo dei titoli in portafoglio (-18,8%) ed un contestuale aumento delle disponibilità liquide, fenomeno in parte dovuto all’accresciuta per-cezione del rischio di liquidità a causa della crescente dinamica delle escussioni.Si nota una preferenza alla clas-sificazione dei titoli all’interno della categoria “disponibili per la vendita”, che costituisce il 20,9% del totale attivo, mentre le attività finanziarie detenute sino alla scadenza rappresenta-no il 13,8%.Il 55,5% del totale attivo è rap-presentato dai crediti verso ban-che e verso soci, categorie che costituiscono rispettivamente il 46,7% ed l’8,8%.Tra le poste del passivo e del patrimonio netto, le altre passi-vità, all’interno delle quali sono

presenti i fondi rischi su crediti, rappresentano la voce più impor-tante (42%), il capitale sociale il 34,7%, le riserve il 12,8%.Tra 2011 e 2012 le altre passi-vità aumentano del 45%, di con-verso le riserve si riducono del 45% per via della copertura delle perdite.Il patrimonio di vigilanza copre il 45,4% dell’attivo; rispetto al 2011 si assottiglia il disallinea-mento tra Patrimonio di vigilanza e Patrimonio netto, in seguito, in parte, ad una più corretta politica di allocazione delle poste conta-bili.Il rapporto tra fondi rischi su cre-diti e totale attivo si attesta al 28,5%, livello raddoppiato rispet-to al 2011, per via dell’efficienta-mento delle politiche di copertu-ra della perdita attesa e dell’au-mentato trend di deterioramento del portafoglio.I risconti passivi rappresentano il 6,6% ed i depositi cauzionali il 4,2% dell’attivo.Fondi rischi su crediti, risconti passivi e depositi cauzionali con-tribuiscono alla copertura delle perdite attese, il Patrimonio di vigilanza copre invece le perdite inattese.Nel complesso il settore ha un patrimonio disponibile del 49,7%, in aumento rispetto al 2011,con

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22 1/2014 - BANCA&IMPRESA

un Total Capital Ratio del 12,2.Le preoccupazioni per i confidi 107 consistono nel ridotto livello di efficienza economica e nella ancora insufficiente copertura delle perdite attese, fattori che, senza alcun intervento, potreb-bero erodere nel tempo l’attuale Patrimonio disponibile.

Confidi 106La situazione patrimoniale dei confidi 106 conferma il contenu-to dimensionamento dei fondi ri-schi su crediti; l’incidenza di que-sti ultimi rispetto al totale attivo è infatti del 3,2%, contro il 28,5% per i confidi 107. I depositi cau-zionali, che ammontano a circa 25 milioni, pesano invece per il

32,4% (4,2% per i 107). Il rap-porto tra conti correnti disponibi-li e obbligazioni bancarie rispetto alle garanzie in essere (c.d. mol-tiplicatore) si attesta al 17%, in riduzione rispetto al 2011.La differente politica di copertu-ra del rischio adottata dai 106 rispetto ai 107 è stata e conti-nua ad essere, per i confidi che valicano la soglia della vigilanza, causa di azioni di adeguamento dei fondi rischi che spingono ad effettuare rettifiche di valore an-che superiori alle commissioni attive percepite, ovvero inducono a porre in essere scelte di bilan-cio volte a riallocare poste del passivo e del patrimonio netto all’interno dei fondi rischi stessi.

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Nel corso del 2012, in Sicilia, la fase recessiva si accentua ulteriormente, con una riduzione del PIL del 2,7%

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231/2014 - BANCA&IMPRESA

La realtà dei confidi è stata recentemente ridisegnata dalla Banca d’Italia con la

trasformazione in intermedia-ri finanziari ex articolo 107 del T.U.B. Ultime comunicazioni invia-te dall’autorità risalgono a marzo e maggio 2013 e sono pertinenti al trattamento delle perdite sui fondi monetari e sulla classifica-zione delle garanzie deteriorate che dovrebbero portare i confidi ad una maggiore omogeneità ed al rispetto della prudenzialità nel-le logiche di comportamento dal corrente anno in poi. Assetti di controllo mutati e nuovi standard organizzativi richiesti completano le azioni della Banca d’Italia in materia. Se e come cambia l’in-dustria dei confidi è oggetto di di-battito e la Sicilia è il contesto su cui indagare. Abbiamo intervistato Andrea Urzì, giovane consigliere d’amministra-zione di Fidimpresa-Confidi di Si-cilia, intermediario finanziario au-torizzato dalla Banca d’Italia ex art. 107 T.U.B. Con la sede di Ca-

tania e le filiali di Enna, Siracusa e Ragusa, il progetto Fidimpresa vanta una compagine sociale di circa 764 aziende. Una rete non indifferente per creare un ecosi-stema stabile per l’economia pro-duttiva siciliana. Il punto di vista di uno dei vertici dell’istituto.

Fidimpresa Sicilia: “per i confidi un futuro da intermediari finanziari”

di Alessia Di Raimondo

Come l’articolo 107 ridisegna il settore?

Fidimpresa vanta una compagine sociale di 764 aziende, una rete non indifferente per creare un ecosistema stabile per l’economia produttiva siciliana Andrea Urzì, consigliere d’amministrazione

di Fidimpresa-Confidi di Sicilia

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24 1/2014 - BANCA&IMPRESA

La Sicilia è la regione con più alta concentrazione di confidi nel Centro-Sud, che ripercussio-ni ha avuto la trasformazione in intermediari finanziari vigilati per i confidi siciliani?Ha determinato un forte aggravio dei costi di struttura, al quale non è corrisposta la crescita della base associativa - in parte frammen-tata in 7 organizzazioni di livello 107 ed in decine di livello 106, in parte non ricorrente affatto al si-stema dei confidi - soprattutto per mancanza d’informazione.

Come cambiano i meccanismi di garanzia tra banche e confi-di? Quali agevolazioni e tutele addizionali forniscono i confidi rispetto agli istituti bancari?Capita molto di frequente che le banche chiedano ai clienti una garanzia 107 a partire da 50k euro. Tuttavia, il declassamento del debito sovrano italiano non consente più agli istituti di com-putare accantonamenti del 20% in bilancio a fronte delle quote dei finanziamenti coperti da garanzia confidi. Il ricorso al sistema di ga-

ranzia collettiva fidi, pertanto, non consente di liberare maggiore li-quidità, ma esclusivamente di at-tenuare le perdite future.

Come si sta adeguando Fidim-presa al cambiamento del set-tore in termini di standard or-ganizzativi qualitativamente più elevati?

La nostra struttura è stata forte-mente migliorata e disponiamo di vari livelli di valutazione, moni-toraggio e controllo dei processi. Tale sicurezza nell’analisi dei ri-schi è stata anche confermata da una recente ispezione di Banca d’Italia. Per aumentare lo stan-ding della società e consentirci di coprire perdite dovute alle sof-ferenze dei prestiti generate dal-le aziende garantite, abbiamo in programma la trasformazione in banca di garanzia, grado di qua-lificazione più elevata nel sistema che consentirà la generazione di ricavi derivanti da altre famiglie di prodotti.Inoltre, a livello di sistema regio-nale, andrebbero agevolate ed ac-compagnate fusioni tra consorzi che determinino la nascita di un

unico aggregato presente in tutte le province siciliane in maniera organizzata e gestito managerial-mente. Sarebbe utile l’ausilio di Irfis-Finsicilia per la strutturazione di prodotti più evoluti e con ap-proccio anche al ruolo di lender di m/l termine, usufruendo dei confi-di come terminali locali.

In che termini Fidimpresa sta intervenendo per far fronte alla depatrimonializzazione rilevata nello scorso anno?Il nostro patrimonio è solido - 8,5 milioni - ma prevediamo di rag-giungere quota 10 milioni. Le no-stre disponibilità reali ammontano ad oltre 15 milioni; le perdite di bilancio sono state indicate sulla scorta delle indicazioni e dei crite-ri previsionali dettati dagli organi di vigilanza al fine di aumentare la prudenza nella analisi del portafo-glio. Le escussioni reali nell’arco dell’esercizio ammontano a circa 900k a fronte di una perdita iscrit-ta a bilancio di 4,8 milioni. Questo ci consentirà di ripartire con un bilancio 2013 molto più “pulito”.

Come Fidimpresa intende preve-nire il deterioramento del credito segnalato come un campanello d’allarme dalla Banca d’Italia?Purtroppo la quasi totalità delle pratiche deteriorate riguardano posizioni anche di 5/6 esercizi precedenti, quando l’analisi del cliente e dell’operazione non fa-cevano trasparire elementi di ri-schiosità. Accade spesso che al-cune aziende molto sane e anche patrimonializzate vadano in con-cordato perché il loro mercato di riferimento è praticamente scom-parso nell’ultimo triennio (es. al-luminio, prefabbricati, edilizia re-sidenziale). Un’azienda - seppur sana - non può resistere 3 anni senza ricavi adeguati ai costi, so-

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251/2014 - BANCA&IMPRESA

ALESSIA DI RAIMONDO

Dottoranda di ricerca in Economia e Gestione delle Imprese presso il Dipartimento di Economia e Impresa dell’Università di Catania, con focus sulle tematiche di strategia d’im-presa e venture capital. Visiting scholar presso il Dipartimento di “Strategic Management and Entrepreneurship” della Rotterdam School of Management (Erasmus Universiteit, Rot-terdam). Redattrice per la Sezione Tech di Fanpage.it e Vice Caporedattore per la Sezione Business di Ninjamarketing.it. Alessia Di Raimondo ha recentemente avviato una collabo-razione con A-tono, impresa del settore digital e mobile, come Product Marketing Manager per i servizi premium. (Contatto mail: [email protected]).

prattutto se il suo mercato di rife-rimento è rappresentato in primis dal contesto regionale.

Che intervento ritieni opportuno - utile o necessario - per agevo-lare il sistema del credito rela-tivamente all’ecosistema dei confidi?In primis, maggiore ricorso al fon-do MCC per contro garantirsi, in particolare con le co-garanzie. È necessario, però, che i requisiti per l’accesso divengano a misura

di aziende reali e non di casi da manuale didattico.È necessaria anche una nuova legge regionale sul sistema con-fidi, che promuova aggregazioni, professionalità e managerialità, ma che dia certezza del rimborso interessi con l’utilizzo di risorse co-munitarie che alimentino un fondo di rotazione riferito al capitolo di bilancio.Ancora, una maggiore vicinanza dell’Irfis che divenga il protagoni-sta diretto nel m/l termine e per

ciò che concerne il leasing; il so-stegno alla costituzione di una rete locale delle banche popolari, Bcc e piccole Spa a dimensione provinciale. Ricordiamoci che an-che le banche ed i confidi rappre-sentano economia produttiva e se rafforziamo i protagonisti loca-li, che non operano in altre parti d’Italia e che mantengono le poli-tiche direttive sul territorio, contri-buiamo alla stabilità del sistema e alla ripresa di fiducia di imprese, consumatori e risparmiatori.

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26 1/2014 - BANCA&IMPRESA

La situazione dei confidi siciliani ri-flette gli acciacchi di quelli meridio-nali. La radiografia del sistema dei

sette “consorzi 107” dell’Isola è stata tracciata esaminato i bilanci degli inter-mediari siciliani vigilati dalla Banca d’Ita-lia. L’analisi è stata condotta mediante un’approfondita lettura dei bilanci con sede legale in Sicilia predisposti in base agli International Financial reporting Standard (Ifrs). Il focus ha riguardato tre elementi chiave del settore: la sostenibilità del business, il deterioramento della qualità del credi-to e le politiche di copertura dei rischi e la liquidità dei consorzi. Un dato che emerge subito: hanno subi-to una perdita nel risultato di esercizio: nel 2011 è stata di 2,3 milioni di euro, mentre nel 2012 è salita a 7,7 milioni

di Raffaele Mazzeo

... un anno di recessione...

“Occhio alla depatrimonializzazione”

di euro. Con un effetto di “depatrimo-nializzazione” del sistema che riduce il patrimonio di bilancio in un solo anno da 95,7 milioni a 78,2 milioni, con una perdita di 17,5 milioni di euro. In calo le garanzie rilasciate: -37,2 milioni. In particolare lo studio evidenzia tre pun-ti critici: la depatrimonializzazione, il de-terioramento del credito e la riduzione delle capacità di intervento. Nel 2012, infatti, si riduce lo stock delle garanzie del 4,4%, ma le nuove erogazio-ni arretrano del 17,2%; si riduce anche il patrimonio in modo consistente da 95,7

milioni a 78,2 milioni; si rileva una perdi-ta di esercizio per il secondo anno con-secutivo (-7,7 milioni nel 2012). Di con-seguenza crescono gli accantonamenti per il rischio di credito che rappresenta la principale causa della perdita di eser-cizio 2012: questi ammontano a 8,9 milioni (nel 2011 erano 2,6 milioni); nel 2012 le garanzie deteriorate crescono da 74 milioni a 126 milioni e aumenta il presidio dei rischi con maggiori fondi a copertura, in parte costituiti da accanto-namenti economici ed in parte da patri-monio. I fondi rischi a carico del confidi passano dal 2,9% al 5,5% delle garanzie in es-sere. Di fronte a certe cifre è evidente la riduzione degli spazi di manovra e la capacità di intervento per i consorzi di

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Il patrimonio di bilancio segna una perdita di 17,5mln nel 2012.In calo le garanzie rilasciate: -37,2mln

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271/2014 - BANCA&IMPRESA

garanzia. A fronte della domanda di credito dimi-nuita e della rigidità dell’offerta da parte delle ban-che i confidi stanno subendo una riduzione delle loro capacità di intervento. Inoltre, hanno difficoltà a fissare tariffe proporzionate al rischio perché la clientela non vede con favore l’innalzamento delle commissioni. Di recente la Banca d’Italia ha inviato due comunicazioni ai confidi sul trattamento delle perdite sui fondi monetari e sulla classificazione delle garanzie deteriorate che indurranno i confidi a comportamento più omogenei e prudenziali a parti-re dal 2013.Nello studio si provano anche ad ipotizzare alcu-ne soluzioni per uscire da queste difficoltà: Spin-gere sul Fondo di Garan-zia Pmi (fondo MCC) che copre, a costo zero per il confidi, l’80% del rischio di credito e con la ga-ranzia dello Stato; fare ricorso ai Fondi Ue per re-alizzare operazioni strut-turate di cartolarizzazio-ne sintetiche; servire le banche e le istituzioni fi-nanziarie pubbliche nella diffusione e nel supporto alle Pmi delle agevolazio-ni regionali, nazionali e comunitarie; risparmiare sui costi con soluzioni or-ganizzative in outsourcing; accompagnare meglio le Pmi nelle loro esigenze, in modo da da aumentare la capacità di ricavi.

La Sicilia, con 7 “confidi 107” ed un por-tafoglio garanzie al 31 dicembre 2012 di 812 milioni di euro, è la Regione con più alta concentrazione di confidi fra le regioni del Centro-Sud, un sistema che è cresciuto negli anni 2000 in maniera formidabile dal punto di vista patrimo-niale, grazie ai continui rilasci di risorse

pubbliche, in particolare della Regione, e alle quo-te dei soci attratti dal contributo in conto interessi, un’agevolazione che negli anni si va riducendo per carenza di risorse finanziarie. Ma a questa crescita patrimoniale non è corrisposta una crescita in ter-mini di redditività. Nel 2010 i confidi siciliani più importanti si sono trasformati in intermediari vigilati ai sensi dell’arti-colo 107 del Tub: questo comporta che le strutture devono sostenersi con le attività dei servizi, operan-do in un mercato più concorrenziale con il reporting

di bilancio e delle segnalazioni di vigilanza redatti in base agli standard contabili internazionali, i co-sidetti Ifrs. Ma a tre anni da questa trasformazione il sistema si è ingolfato e ha iniziato a decrescere.

Raffaele Mazzeo

Libero professionista, opera nel campo delle istituzioni finanziarie, del credito e della finanza.

Esperto di Accountability, Risks & Derivates, ha curato numerose pubblicazioni in materia.

[email protected]

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28 1/2014 - BANCA&IMPRESA

cosa significa visitare Mafialeaks attraverso Tor Browser Bundle, niente paura. Siamo arrivati alle criticità del sito. È plausibile, infatti, che un mal-vivente che decida di collabora-re sia in grado, con il suo livello d’istruzione, di destreggiarsi nei meandri della piattaforma Tor? È plausibile altresì che un com-merciante taglieggiato di mez-za età abbia le competenze per poter inoltrare una segnalazione alle associazioni antiracket se-guendo tutti questi passaggi? Mettendo da parte le considera-zioni riguardo il digital divide tra le diverse aree del Paese e tra i diversi gruppi sociali, l’acces-sibilità della piattaforma appare quanto mai contorta e insidiosa. Il linguaggio utilizzato troppo tec-nico e incerto e le spiegazioni ne-bulose. Evidentemente si tratta di un’ini-ziativa ancora troppo giovane per

poter fare un bilancio. Molti aspet-ti devono essere ampliati e perfe-zionati. Uno tra tutti la versione in Inglese, utilizzabile dall’estero o dagli stranieri in Italia. Ad ogni modo si plaude a un’i-dea intelligente trasformata in impegno concreto dalla solerzia di anonimi volontari, che ci fanno sperare in un risveglio delle co-scienze in grado di dare un futuro a questa terra martoriata.

LEGALITÀ

Giovanni Falcone, nella ce-lebre intervista a Rai 3, disse a proposito della

mafia: «si può vincere non preten-dendo eroismo da inermi cittadi-ni, ma impegnando in questa bat-taglia tutte le forze migliori delle istituzioni». La società è cambiata, ma in Si-cilia (come in tutto il resto d’Ita-lia) si continua ad aver paura. Ec-cetto pochi magistrati in trincea, le forze migliori delle Istituzioni di cui parlava Falcone latitano o appaiono sempre più distratte al punto che i temi della legalità e della lotta alle mafie sembrano scomparsi del tutto dalla loro agenda. Evidentemente il crimi-ne organizzato, che nel silenzio e nella paura trova l’habitat ido-neo per riprodursi e attecchire, gioisce. Di fronte al generale indebolimen-to dei soggetti naturalmente pre-posti al contrasto del fenomeno mafioso, alcuni cittadini si sento-no caricati della responsabilità di mettersi in gioco attraverso tutti gli strumenti di cui dispongono, tentando allo stesso tempo di re-sistere e di assolvere a una fun-zione pedagogica con le nuove generazioni. Una novità interessante in que-

sto senso viene dalla rete e si chiama Mafialeaks. Il progetto, ideato e realizzato da un grup-po di anonimi informatici italiani, consente, attraverso un software open source, d’inoltrare in forma completamente anonima segna-lazioni utili nell’azione di contra-sto alla criminalità organizzata. L’idea è quella di un sito che fac-cia da intermediario tra cittadino e autorità giudiziaria, gior-nalisti e mondo dell’asso-ciazionismo. L’informatore, quindi, è libero di scegliere se tra-smettere alla DIA oppure alla stampa o ancora alle associazioni antimafia presenti sul territorio le verità scomode di cui è al corrente.L’anonimato degli utenti è garantito da GlobaLeaks, piatta-forma open source molto diffusa e facile da scaricare. Chi vuole in-viare segnalazioni può farlo visi-tando Mafialeaks via Tor Browser Bundle e compilando alcuni sem-plici moduli attraverso i quali è possibile entrare nel dettaglio della propria segnalazione, alle-gare file e, non ultimo, decidere a chi inoltrarla. Se non avete la più pallida idea di

di Antonio La Mantia

MafiaLeaks: una soffiata vi seppellirà Il potere del web e l’anonimato contro le cosche

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Approfondimento

Recupero crediti

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30 1/2014 - BANCA&IMPRESA

IL FINANZIAMENTO DELL’ECONOMIAI prestiti bancari. - La contrazio-ne dei prestiti bancari alla clien-tela residente in Sicilia, in atto dalla seconda metà del 2012, è proseguita nella prima par-te dell’anno in corso: a giugno la riduzione è stata dell’1,1 per cento su base annua (-0,8 a di-cembre del 2012). Il calo dei fi-nanziamenti ha interessato sia le imprese, specialmente quelle di piccole dimensioni (-3,8 per cen-to), sia le famiglie consumatrici; sull’andamento degli aggregati creditizi hanno continuato a pe-sare la debolezza della doman-da e l’orientamento dell’offerta ancora improntato alla prudenza. La riduzione dei prestiti al setto-re privato è stata parzialmente compensata dall’aumento dell’in-debitamento bancario delle Am-ministrazioni pubbliche (6,8 per cento).

I prestiti concessi dagli interme-diari appartenenti ai primi cinque gruppi bancari nazionali si sono ridotti del 2,1 per cento (-2,2 nel 2012), mentre quelli erogati dal-le altre banche sono rimasti so-stanzialmente stabili (nel 2012 erano ancora in crescita dello 0,7 per cento).In base agli ultimi dati disponibili, la diminuzione del credito è prosegui-ta nei mesi estivi (-1,4 per cento ad agosto; fig. 1).

Il credito alle im-prese. - In base ai dati della Centrale dei rischi, nei dodi-ci mesi terminanti a giugno il credito erogato da banche e società finanziarie al settore produttivo si è ridotto del 3,0 per cento (-1,2 nel 2012), risentendo del protrarsi della fase negativa del ciclo economico. La contra-zione ha accomunato tutti i prin-

cipali comparti di attività ed è stata più marcata per le imprese dei servizi (-3,5 per cento).Al netto dei passaggi a sofferen-za, tra le principali forme tecni-che si sono ridotti soprattutto gli anticipi su fatture e gli altri crediti

autoliquidanti.In base alle informazioni tratte dalla Regional Bank Lending Sur-vey (RBLS) condotta dalla Banca d’Italia presso i principali inter-mediari che operano in regione,

Credito, un anno caratterizzatodalla contrazione

tratto da Banca d’ItaliaEconomie regionali - L’economia della Sicilia - Aggiornamento congiunturalenovembre 2013

RECUPERO CREDITI

I dati Bankitalia fotografano il taglio delle erogazioni a famiglie e imprese

Fig. 1

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311/2014 - BANCA&IMPRESA

nel primo semestre del 2013 si è confermata la debolezza della domanda di finanziamenti da parte delle imprese, soprattutto nel comparto delle co-struzioni (fig. 2a). In presenza di un ulteriore calo delle richieste di mutui destinati a finanziare gli in-vestimenti fissi, la domanda di credito è stata so-stenuta prevalentemente dalle esigenze di consoli-damento delle esposizioni debitorie pregresse. Le condizioni di offerta sono rimaste tese, rifletten-do soprattutto la percezione sul rischio di credito connessa con la situazione di debolezza dell’eco-nomia. L’orientamento selettivo delle banche si è tradotto principalmente nell’applicazione di spread elevati sui prestiti giudicati più rischiosi, mentre si è attenuata la restrizione sulle quantità erogate.I risultati del sondaggio congiunturale della Banca d’Italia su un campione di imprese industriali e dei servizi confermano le difficoltà di accesso al credi-to: quasi il 40 per cento degli intervistati ha segna-lato un peggioramento delle condizioni di indebita-mento nel primo semestre del 2013 (erano circa un terzo nella rilevazione dell’anno precedente) che si è manifestato soprattutto nel rincaro dei costi accessori dei finanziamenti bancari, tra cui le com-missioni e le spese di gestione; solo il 10 per cento delle imprese ha indicato un miglioramento. A giugno del 2013 il costo medio dei prestiti a breve termine al settore produttivo era dell’8,2 per cento (8,3 alla fine del 2012).

Il credito alle famiglie. - A giugno la contrazione del credito erogato dalle banche e dalle società finan-ziarie alle famiglie consumatrici è stata pari allo 0,9 per cento sui dodici mes. La riduzione ha interessa-to sia i mutui bancari concessi per l’acquisto delle abitazioni, che rappresentano circa la metà dell’in-debitamento complessivo delle famiglie, sia il credi-to al consumo, che però ha registrato una crescita della componente erogata dalle società finanziarie. Nel primo semestre del 2013 è proseguita la con-

trazione delle erogazioni di mutui immobiliari (-26,9 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno pre-cedente); i nuovi mutui a tasso indicizzato hanno rappresentato oltre i tre quarti del totale.

Secondo l’indagine RBLS, nel primo semestre dell’anno in corso la domanda di prestiti da par-te delle famiglie è rimasta debole, soprattutto per la componente del credito al consumo, sebbene la flessione si sia attenuata rispetto all’anno prece-dente (fig. 2b). Dal lato dell’offerta, le banche han-no adottato criteri di erogazione dei prestiti ancora improntati alla prudenza, manifestatisi soprattutto attraverso gli spread applicati alla clientela più ri-schiosa e la riduzione del rapporto tra ammontare del finanziamento e valore dell’immobile (loan to va-lue); primi segnali di allentamento provengono inve-ce dalle condizioni di costo mediamente applicate.Il tasso di interesse annuo effettivo globale (TAEG)

RECUPERO CREDITI

Fig. 2

Al netto dei passaggi a sofferenza, tra le principali forme tecniche si sono ridotti soprattutto gli anticipi su fatture e gli altri crediti autoliquidanti

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32 1/2014 - BANCA&IMPRESA

sui nuovi mutui è sceso, rispetto a dicembre del 2012, di tre deci-mi di punto percentuale (4,0 per cento a giugno).

LA QUALITÀ DEL CREDITONella media dei quattro trime-stri terminanti a giugno il flusso

delle nuove soffe-renze rettificate in rapporto ai prestiti vivi di inizio periodo (tasso di decadi-mento) è stato pari al 3,5 per cento, in aumento rispetto alla fine dell’anno passato (3,2 per cento). Il peggioramento della qualità del credito è stato par t icolarmente marcato per le im-prese (l’indicatore è cresciuto dal 4,4

per cento di fine 2012 al 5,0 per cento di giugno), ma ha interes-sato, sebbene in misura lieve, anche le famiglie (dall’1,9 al 2,0 per cento).L’aumento delle sofferenze nel settore produttivo ha riguardato tutti i principali comparti. Nell’in-

dustria manifatturiera il tasso di decadimento, dopo il calo osser-vato nel 2012, è cresciuto di un punto percentuale, raggiungendo il 6,0 per cento a giugno. Nelle costruzioni l’indicatore ha tocca-to il valore più elevato dall’inizio della crisi (7,1 per cento), in con-nessione con il manifestarsi di situazioni di crisi aziendali sia nel comparto dell’edilizia privata sia in quello delle opere pubbliche. Anche nei servizi il tasso di de-cadimento ha raggiunto un valore elevato nel confronto storico (4,9 per cento; fig. 3).La quota dei finanziamenti che presentano difficoltà di rimborso (posizioni incagliate, scadute o ri-strutturate) è cresciuta al 9,7 per cento del totale dei prestiti con-cessi in regione (9,0 per cento alla fine del 2012); considerando anche le sofferenze, i crediti de-teriorati rappresentavano a giu-gno il 32,7 per cento dei prestiti.

Anche a dicembre il numero delle domande di finanzia-mento da parte delle imprese alle banche è cresciuto del +5,7% rispetto allo stesso mese del 2012, portando l’incremento complessivo nei 12 mesi ad un +1,7% ri-spetto all’anno precedente. È quanto emerge dal Barometro CRIF sulla domanda di credito da parte delle imprese, elaborata sulla base del patrimonio informativo di EURISC - il Sistema di Infor-mazioni Creditizie di CRIF. L’andamento delle richieste di credito disaggregato per singola regione presenta, come spesso accade, dinami-che estremamente variegate, influenzate da peculiari-tà e dinamiche locali che non sono state approfondite nell’analisi. Per quanto riguarda nello specifico la Sicilia, nel complesso si registra un incremento pari a +6,7% del numero di richieste di credito presentate dalle im-prese nell’ultimo anno rispetto al 2012, dato ben supe-riore a quello nazionale (+1,7%). Ancor più rilevante è la crescita dell’importo medio richiesto, che negli ultimi 12 mesi ha fatto segnare un +33,9% portando il valore

a 67.126 Euro, non distante dalla media italiana. En-trando maggiormente nel dettaglio, relativamente al nu-mero di richieste presentate la spaccatura per provincia mette in evidenza un forte incremento (pari a +32,8%) per Trapani, seguita da Enna, con un +15,9% e da Sira-cusa, con un +11,4%. All’estremo opposto, invece, la contrazione più accen-tuata è stata quella rilevata in provincia di Caltanissetta (-10,3% rispetto al 2012). Più contenuta la flessione in provincia di Ragusa (-2,2% rispetto al 2012) e in quella di Catania (-0,6%). Per quanto riguarda l’importo richiesto, in regione il valore medio più elevato nel corso del 2013 è stato quello rilevato in provincia di Trapani, con 86.155 Euro, seguito da Palermo, con 76.016 Euro, entrambe ben al di sopra sia della media regionale sia di quella naziona-le. Ragusa risulta invece essere l’unica a caratterizzarsi per una contrazione dell’importo medio richiesto nel 2012, in calo del -8,0%, che porta il valore ad attestarsi a 53.752 euro.

Barometro Crif

Fig. 3

RECUPERO CREDITI

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331/2014 - BANCA&IMPRESA

EVOLUZIONE DEL CREDITOIl “Rapporto sulla Stabilità Finanziaria” della Banca d’Italia n. 5, aprile 2013, evidenzia una contrazione del credito al settore privato non finanziario dovuta: alla riduzione della domanda - connessa alla sfavo-revole congiuntura e all’incertezza sulle prospettive di ripresa - ed alle più rigide condizioni dell’offerta, soprattutto nei confronti delle Imprese.

QUALITÀ DEL CREDITOCon riferimento al 2012, il “Rapporto sulla Stabilità Finanziaria” della Banca d’Italia n. 5, aprile 2013, evidenzia una sostanziale stabilità del rapporto tra le nuove sofferenze ed il complesso degli impieghi alle Famiglie, mentre registra un peggioramento per le Imprese.Nel 2011, il maggior presidio di Banche e Finanzia-rie dell’attività di gestione e recupero di crediti - an-

che mediante un maggior utilizzo in outsourcing di operatori specializzati nel recupero crediti - ha con-sentito di limitare ad un solo punto percentuale (dal 17% al 16%) il calo del tasso di estinzione delle “sofferenze” (rapporto tra lo stock complessivo del-le “sofferenze” ed il flusso annuo di “sofferenze” in uscita dai bilanci, anche a seguito di attività di recupero).Al contrario, nel precedente triennio 2007/2010, l’indicatore ha fatto registrare un calo di 10 punti percentuali dal 27% al 17%.

Crescono protesti e ritardi nei pagamenti

tratto da Terzo Rapporto Annuale sui Servizi a Tutela del Credito di Unirecmaggio 2013

RECUPERO CREDITI

Dati Sicilia: in regione il 14% delle pratiche e 15% degli importi a recupero

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34 1/2014 - BANCA&IMPRESA

RITARDI E MANCATI PAGAMENTI DELLE IMPRESE (ESCLUSE LE DITTE INDIVIDUALI) Dal già citato Osservatorio Cer-ved sui protesti ed i pagamenti delle Imprese del marzo 2013, si evidenzia un rilevante peggiora-mento della situazione.

Nell’ultimo trimestre 2012, le Im-prese che accusavano ritardi di pagamento di oltre 2 mesi rispet-to ai termini concordati ammon-tavano al 7,1% del totale, con un incremento del 22% rispetto all’inizio dell’anno. Nel 2012, le Società che hanno subito almeno un protesto sono state 47mila, con un incremento dell’8,8% sull’anno precedente; solo nell’ultima parte del 2012, le Imprese protestate sono sta-te 22mila, con un incremento del 16% rispetto allo stesso periodo del 2011. Rispetto al 2007 (ulti-mo anno pre-crisi) il numero delle Imprese protestate si è incremen-tato del 45%.A livello territoriale, l’Osservatorio Cerved mette in evidenza:

protestate, +12,2%; il maggior numero di Imprese protestate si registra in Campania (oltre 6mila), in Sicilia (circa 4mila) ed in Puglia (circa 3mila). I mag-giori incrementi dei protesti nel 2012 sono registrati in: Basilica-ta +18,2% ed in Molise +18,1%;

-state, +7,4%; il maggior numero di Imprese protestate si regi-stra nel Lazio (oltre 8mila) e in Toscana (circa 3mila). I mag-giori incrementi dei protesti nel 2012 sono registrati in: Marche + 17,2%, in Umbria +16,4% e

nel Lazio 12,7%;

società protestate, +2,6%; il maggior numero di Imprese protestate si regi-stra in Lombardia (circa 8mila). I mag-giori incrementi dei protesti nel 2012 sono registrati in: Valle d’Aosta +4,9% e Lombardia +3,5%;

-te, + 1,3%; il maggior numero di Imprese protestate si registra nel Veneto (circa 2,5mila) ed in Emilia Romagna (oltre 2mila). I maggiori incrementi dei prote-sti nel 2012 sono registrati in: Trentino Alto Adige +23,5% e Friuli +12,6%.

IL RITORNO DELLE CAMBIALICome noto, negli anni del cosid-detto boom economico - quando il Paese attraversava una fase di crescita, le Famiglie risparmiava-no ed erano solvibili - si è fatto largo uso delle cambiali, quale strumento di pagamento e di di-lazione.Oggi, in uno scenario economico-finanziario completamente diver-so, la “cambia-le”, che sembra-va essere uscita di scena, sta invece ritornan-do prepotente-mente in auge, sia quale mezzo

di pagamento che, e soprattutto, quale strumento a supporto di “ridefinizioni” e/o piani di rientro per debiti (precedentemente con-tratti) insoluti e/o ceduti, in parti-colare nel credito al consumo.Infatti, le società finanziarie ed alcune banche, per rientrare dai loro crediti incagliati, sempre più spesso concordano con i propri clienti il rilascio di effetti cambia-ri. Da un’analisi dell’Ufficio Studi di Unirec, basata su dati di un campione di Società di recupero crediti e di Società di Credito ai Consumatori, con riferimento al 2012, rispetto al 2011 emerge:

-ro degli effetti rilasciati ed una crescita del 2% dell’ammontare complessivo;

e protesti) del 33% del numero degli effetti e del 35% dell’am-montare complessivo.

Rispetto al 2009, il numero delle cambiali è aumentato del 44%, mentre l’ammontare complessivo è cresciuto del 17%.

QUADRO D’INSIEME: FATTURA-TO COMPLESSIVO E RICAVI DA RECUPERO CREDITI

FATTURATO COMPLESSIVONel 2011, il fatturato complessi-vo del Comparto della “Tutela del Credito” ha raggiunto in Italia il ragguardevole importo di 983 mi-lioni di euro, con una crescita di circa il 9% rispetto ai 905 milio-ni del 2010, frutto di un aumen-

RECUPERO CREDITI

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351/2014 - BANCA&IMPRESA

to del 18% del “libero mercato” (l’incremento di Unirec è stato del 19%) e di una contrazione del 29% del “mercato captive”.Le Imprese del “libero mercato” (escluso quindi quelle captive) hanno fatturato complessivamen-te 851 milioni di euro, ovvero 132 milioni di euro in più sui 719 mi-lioni del 2010 e, con l’incremento del 18%, hanno visto aumentare dall’80% all’86,6% la loro quota di mercato.La quota di mercato delle Aziende Associate Unirec è cresciuta di 7 punti percentuali, attestandosi al 76% del totale del Comparto ed all’87% del “libero mercato” (+ 1 punto percentuale).Il fatturato per servizi collaterali all’attività di recupero crediti, nel 2011 è aumentato del 39,5% at-testandosi a 240 milioni di euro, con un incremento di € 68 milioni sui 172 milioni del 2010.Per il 2012, sulla scorta di dati di bilancio di un campione significa-tivo di Associate Unirec, è atteso un ulteriore incremento del fattu-rato, tuttavia stimabile nell’ordinedell’1%-3%.

RICAVI PER LA SOLA ATTIVITÀ DI RECUPERO CREDITI PER CONTO TERZINel 2011, i ricavi derivanti dalla sola attività di recupero credi-ti per conto terzi, ammontati a complessivi 744 milioni di euro, registrano un aumento contenuto nell’ordine dell’1% circa (erano 733 milioni nel 2010). Da rilevare

tuttavia che tale risultato deriva da una crescita del 12% dei rica-vi complessivi delle Imprese del “libero mercato” (Associate Uni-rec +11%) e di una contrazione del 29% dei ricavi delle Imprese “captive”. Nel 2011, le Aziende Associate Unirec, con 503 milioni di euro, hanno visto crescere di 6 punti percentuali la loro quota dei ricavi complessivi del Comparto conquistando il 68% del totale; pressoché stabile (-1 punto) la quota relativa al “libero merca-to”, passata dall’83% del 2010 all’82% del 2011.Per quanto concerne il 2012, sul-la scorta di dati dei bilanci di un campione significativo di Asso-ciate Unirec, è stimabile un as-sestamento dei ricavi per attività di recupero crediti in conto terzi intorno ai 750 milioni di euro.

LE IMPRESE OPERANTI NEL SETTORE DELLA TUTELA DEL CREDITO (Codice Ateco 82.91.1)Nel 2011, le Imprese con codice Ateco 82.91.1, rispetto al 2010 avevano registrato un aumento di 82 unità, pari a +6,5%.L’incremento era ascrivibile pres-soché totalmente alle Società a Responsabilità Limitata passate da 491 a 547 (+11%).Nel 2012 invece, si rileva un nu-mero sostanzialmente stabile di Imprese operanti nel settore del recupero crediti (1.332 contro 1.334), pur tuttavia con una di-versa ripartizione per forma giu-ridica.

Infatti, a fronte di un incremen-to di 30 Società di Capitale (+9 SpA e +21 Srl) che rappresen-tano il 45,4% del totale, si è

registrata una diminuzione di 32 Società di Persone (-14 Sas; -9 Snc; -7 D.I.; -2 Altre).

CREDITI AFFIDATI E RECUPERATI SUDDIVISI PER REGIONENel 2012, il 50% (dato invariato rispetto al 2011) dei crediti affi-dati al recupero (sia per numero di pratiche che per importi) si è concentrato nelle quattro seguen-ti regioni:Sicilia (14% delle pratiche e 15% degli importi), Campania (14% sia delle pratiche che degli impor-ti), Lombardia (12% delle pratiche e 13% degli importi) e Lazio (10% delle pratiche e 8% degli importi).Per contro, la performance me-dia delle pratiche recuperate di queste quattro regioni risulta pari al 42%, inferiore del 5% cir-ca rispetto a quella media nazio-nale del 44,1%.La performance degli incassi (rapporto tra importi recupera-ti ed importi affidati) in queste quattro regioni risulta invece pressoché in linea con la media nazionale del 21,5%.Da rilevare, tuttavia, che la media delle quattro regioni è influenzata dal 29% del Lazio (+7,5 punti ri-spetto alla media nazionale), che compensa il 19% della Campania (-2,5 punti sulla media naziona-le) ed il 20% della Sicilia e della Lombardia (-1,5 punti sulla media nazionale).Le regioni più “virtuose” risulta-no invece essere: il Friuli, la Ba-silicata, il Molise, il Trentino e la Valle d’Aosta, regioni che, oltre ad avere meno dell’1% dei crediti affidati per il recupero, registrano performance di recupero uguali o superiori alla media nazionale, ad eccezione della Basilicata che evidenzia una percentuale in li-nea con la media nazionale.

RECUPERO CREDITI

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371/2014 - BANCA&IMPRESA

Dopo due anni e mezzo di percorso legislativo, con circa 80mila emendamenti

presentati, lunedì 30 settembre 2013 la Commissione Agricoltura del Parlamento europeo ha appro-vato i quattro dossier sulla riforma della politica agricola comune post 2014. Il 20 novembre la riforma è stata approvata, in seduta plena-ria, a Strasburgo e si attende dun-que l’iter applicativo della nuova Pac dell’Unione europea relativo al periodo 2014-2020, nel cui ambito verranno decise le dotazioni finan-ziarie su cui la Pac potrà contare nel periodo in questione.Inoltre, questo percorso si inseri-sce nel quadro di importanti cam-biamenti politici, economici ed istituzionali che interessano tutta l’Ue: l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, con la nuova procedu-ra di codecisione tra Parlamento e Consiglio europeo, particolarmen-te rilevante in materia di agricoltu-ra ha visto il Parlamento Europeo (istituzione democraticamente eletta dai cittadini dell’Unione) gio-care un ruolo protagonista.La riforma si ripropone di eliminare

l’inutile burocrazia e rendere più fa-cile la vita degli addetti al settore, lavorando nel contempo a fare sì che le sanzioni siano proporziona-te all’entità delle eventuali violazio-ni. Sarà modificata la domanda per accedere ai premi, che avrà validità pluriennale ma con conferma an-nuale, e verrà introdotto un siste-ma di allerta rapido che avviserà l’agricoltore quando sta per incor-rere in sanzioni non gravi. Questo servirà a distinguere bene una fro-de da una inadempienza. Nelle in-tenzioni, la Pac del futuro dovrà es-sere più attenta alle esigenze dei produttori ma anche all’ambiente, con un occhio alla produttività e alla sicurezza alimentare.Anche nel 2014-2020 i pagamen-ti diretti continueranno ad essere disaccoppiati dalla quantità pro-dotta, con la sola eccezione di una componente di sostegno accoppia-to che non potrà comunque supe-rare il 10% del plafond complessivo e che sarà comunque facoltativa per gli Stati membri. Il sistema dei pagamenti diretti si allontanerà gradualmente dal regime dei pre-mi storici. Questa transizione avrà come obiettivo la convergenza dei pagamenti tra Stati membri e all’in-terno di ciascuno Stato membro. Tutti i pagamenti continueranno ad essere subordinati al rispetto

di determinate regole, anche am-bientali. Gli Stati membri potranno destinare il 70% della dotazione nazionale ai pagamenti diretti per il nuovo regime di base. Il regime del pagamento unico per superficie (SAPS), più semplice perché sulla base di un tasso fisso, sarà esteso fino al 2020.Sicuramente il tema più innovati-vo è rappresentato dal pagamento ecologico (greening). In aggiunta al pagamento di base, ogni azienda potrà ricevere un pagamento per ettaro qualora fossero rispettate pratiche agricole a vantaggio del clima e dell’ambiente. Ogni Stato membro, infatti, destinerà il 30% della propria dotazione nazionale per il pagamento di queste misu-re che sarà subordinato a tre re-gole per promuovere un uso mag-giormente ecocompatibile delle risorse naturali. Le misure di base stabilite sono tre: mantenimento dei pascoli permanenti, diversifica-zione delle colture (per aziende con superfici maggiori di 10 ettari, gli agricoltori dovranno coltivare alme-no due colture e almeno tre sopra i 30 ettari; la coltura principale po-trà occupare fino a un massimo del 75% del terreno e le due principali almeno il 95%), il mantenimento di un’area di interesse ecologico di almeno il 5% della superficie col-

di Dario SiggiaPh.D in Economics and Agricultural PolicyIntern at the European Parliament (Bruxelles)

Pac 2014-2020, nuove risorse per l’agricoltura sicilianaMomento importante per le banche tra anticipi e liquidazione dei premi

POLITICA

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38 1/2014 - BANCA&IMPRESA

tivate a seminativi. Tuttavia, saran-no esonerate le aziende con super-ficie inferiore ai 15 ha, tutte le col-ture arboree (ulivi, vigneti, frutteti), i prati permanenti.Se le misure non vengono applica-te correttamente, oltre a perdere questa percentuale di sussidio, il produttore potrà incorrere a sanzio-ni economiche.Agricoltore attivo: Le modifiche introdotte consentono agli Sta-ti membri di distinguere i “veri” agricoltori da chi invece da anni percepisce sussidi pur gestendo attività che non hanno nulla a che fare con la produzione agroalimen-tare. L’accordo prevede infatti la creazione di una lista di soggetti giuridici (black list) che non svolgo-no attività agricola (aeroporti, fer-rovie, società immobiliari, società sportive) che saranno d’ora in poi esclusi dai benefici della Pac. Que-sto elenco sarà obbligatorio per gli Stati Membri che avranno inoltre la facoltà di integrare la lista.Giovani agricoltori: L’accordo è finalizzato a incentivare l’accesso dei giovani (sotto i 40 anni) alla professione attraverso un contribu-to per i primi 5 anni di attività.Piccoli agricoltori: Si tratta di una richiesta facoltativa, di partecipa-zione al regime semplificato per i piccoli agricoltori, che dà diritto un

pagamento annuale forfetario so-stitutivo di tutti i pagamenti diretti. Questo pagamento annuale stabi-lito dallo Stato membro oscilla tra 500 a 1.250 euro. Gli agricoltori, nell’ambito di questo sistema, sa-ranno esonerati dalle nuove regole d’inverdimento (greening). Il costo totale del regime per i piccoli agri-

coltori non potrà rappresentare più del 10% della dotazione nazionale.Convergenza interna: Gli Stati membri sono chiamati a equipa-rare i sussidi ottenuti dai singoli produttori, sulla base del criterio degli ettari di superficie coltivata. Tuttavia si lascia maggiore flessibi-lità agli Stati membri nel gestire il passaggio dai premi storici a quel-li regionalizzati (flat - rate), inoltre limita gli impatti sui premi storici, consentendo allo Stato membro di ridurre le perdite dei singoli al mas-

simo al 30% dei riferimenti storici. La transazione verso il nuovo siste-ma avverrà entro il 2019.Trasferimento tra due Pilastri L’architettura giuridica della Pac rimane sostanzialmente confer-mata, con un edificio che si regge su due pilastri e due fondi. Il pri-mo pilastro comprende gli inter-

venti di mercato, che riguardano la stabilizzazione dei redditi degli agricoltori tramite la gestione dei mercati agricoli e il regime di pa-gamenti diretti. Il secondo pilastro promuove la competitività delle im-prese agricole e lo sviluppo rurale, con misure programmate a livello territoriale. Anche per il periodo 2014-2020 il finanziamento della Pac sarà assicurato da due fondi: il Feaga (Fondo europeo agricolo di garanzia) e il Feasr (Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale). La

La Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, dopo anni di dibattiti e negoziati, ha approvato la nuo-va Politica Agricola Comune 2014-2020 la palla passa adesso agli Stati membri e alle Regioni che, in auto-nomia,  elaboreranno quanto necessario per rendere attuale le decisioni prese a Bruxelles. Il problema dell’I-talia, ed in particolare della Sicilia, è rappresentato dal ritardo accumulato sulla destinazione dei fondi  oltre che da una incapacità di spesa.  Inoltre è ancora poco chiaro come l’Italia accoglierà e definirà le regole inter-ne in linea con le indicazioni comunitarie, sicuramente

il 2014 rappresenterà un anno importante per definire i punti strategici  della Pac (Pagamenti diretti, Ocm unica, Piano di sviluppo Rurale) che condizioneranno il modo di fare agricoltura per i prossimi sette anni e che dovreb-bero avere un ruolo strategico per rilanciare il tessuto agricolo nazionale. Mentre molti Paesi come Germania e Francia sono pronti ad utilizzare la nuova Pac come strumento migliorativo per il loro settore agricolo l’Ita-lia, partendo con netto ritardo dovuto alla mancanza di accordi tra le Regioni oltre che dai ritardi imposti dalla eccessiva burocrazia, rischia di restare al palo.

Un passato di ritardi e poca spesa

POLITICA

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391/2014 - BANCA&IMPRESA

suddivisione è motivata dall’esi-genza di garantire trattamenti dif-ferenziati ai diversi obiettivi della Pac. Gli Stati membri potranno trasferire fino ad un massimo del 15% dell’ammontare destinato ai pagamenti diretti (primo pilastro) allo sviluppo rurale (secondo pila-stro) e viceversa senza obblighi di co-finanziamento.

Tassi di co-finanziamento per lo sviluppo rurale: sarà destinato fino a un massimo dell’85% di aiuti alle aree svantaggiate e ultraperi-feriche e alle isole minori del mar Egeo, dal 63% al 75% alle aree in transizione e il 53% alle altre. Due specificazioni meritano di essere avanzate a questo proposito. La prima riguarda la classificazione delle Regioni europee. Le “Regioni meno sviluppate” (analogamente alle attuali “Regioni convergenza”) sono quelle con un Pil pro capite inferiore al 75% del Pil pro capite medio dell’Unione europea. Con i dati statistici attuali, in Italia rica-drebbero in questa categoria Cam-pania, Puglia, Calabria e Sicilia.Il co-finanziamento comunitario potrà aumentare per misure di sostegno come il trasferimento di conoscenza, la promozione della cooperazione, la creazione di orga-nizzazioni di produttori, il sostegno alle start-up di giovani agricoltori, l’adesione a progetti comunitari, la spesa dedicata all’ambiente e al cambiamento climatico.

Sostegno accoppiato: Gli Stati membri possono decidere di concedere una quantità limitata di pagamenti “accoppiati”, ovvero legati non alla superficie bensì alla produzione in settori o in regioni dove particolari tipi di agricoltu-ra sono in difficoltà e hanno una particolare importanza per ragioni

socio-economiche e/o ambientali, a condizione che l’aiuto serva per mantenere il livello attuale di pro-duzione nelle regioni interessate. Le risorse destinate a tale misura potranno essere al massimo ugua-li al 13% della dotazione nazionale dei pagamenti diretti con la pos-sibilità di un ulteriore incremento del 2% da destinare alle colture proteiche. In Italia, questo massi-male nazionale ammonta a circa 402 milioni di euro per 2014, per poi scendere a 384 milioni di euro annui dal 2017 e anni successivi. I comparti ammissibili all’aiuto sono: cereali, semi oleosi, colture proteiche, legumi da granella, lino, canapa, riso, frutta in guscio, pa-tate da fecola, latte e lattiero-ca-seari, sementi, carne ovi-caprina, carne bovina, olio d’oliva, bachi da seta, foraggi essiccati, luppolo, barbabietola da zucchero, canna da zucchero, cicoria, prodotti orto-frutticoli, bosco ceduo a rotazione rapida. Di fatto, i settori interessati sono praticamente tutti, ad esclu-sione del tabacco e del settore vi-tivinicolo.

Organizzazione Comune di Merca-to: La nuova Ocm unica si presen-ta come il naturale complemento di quella relativa ai pagamenti di-retti, in quanto componenti del pri-mo pilastro finalizzato a offrire «un sostegno annuo di base al reddito degli agricoltori dell’Ue e un soste-gno in caso di particolari turbative del mercato». Questa riflessione tende a dare una risposta alle sfi-de con le quali l’agricoltura si deve confrontare, come identificate del-la comunicazione della Commissio-ne La Pac verso il 2020, e cioè: la sicurezza alimentare, la variabilità dei prezzi e la crisi economica.Olio d’oliva. I nuovi aiuti saranno distribuiti e utilizzati secondo il

“modello ortofrutticolo”. I program-mi triennali saranno gestiti dalle or-ganizzazioni di produttori e dall’in-terprofessione. Ortofrutta. L’accordo rafforza, il ruolo delle associazioni di organiz-zazioni di produttori (AOP). Le AOP potranno gestire fondi di esercizio, attuare e presentare programmi operativi. Sempre per le AOP, inoltre, s’introduce la possibilità di portare l’aiuto finanziario dell’Unione fino al 4,75% del valore della produzio-ne commercializzata (nell’ambito del raggiungimento dell’obiettivo di prevenzione e gestione delle crisi).Vino. Stop alla liberalizzazione selvaggia. Pur concludendosi il sistema dei diritti di impianto nel 2015, viene introdotto un nuovo sistema di autorizzazioni a par-tire dal 2016 e fino al 2030. Gli Stati membri che si avvalgono del sistema dei diritti d’impian-to hanno facoltà di decidere se passare al nuovo sistema entro il 2020. Nell’ambito dei programmi di sostegno trovano spazio nuo-ve misure come quella relativa all’innovazione e quella relativa alla promozione rivolta al mercato interno (limitatamente all’informa-zione sull’uso consapevole di vino e sul sistema europeo delle deno-minazioni di origine e indicazioni geografiche).Latte: confermata la fine del si-stema delle quote produttive nel 2015 e le regole contrattuali recen-temente approvate nel “pacchetto latte”. Cereali. Il grano duro è stato rein-serito tra i prodotti beneficiari dell’intervento pubblico.Gestione delle crisi e perturbazio-ne del mercato. È stata introdotta una nuova clausola di salvaguardia per consentire l’adozione di misure di emergenza e rispondere alle per-turbazioni di mercato.

POLITICA

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40 1/2014 - BANCA&IMPRESA

In caso di gravi crisi di mercato, le organizzazioni di produttori o organizzazioni interprofessionali, in cambio di garanzie specifiche, potranno prendere misure tempo-ranee (ritiro dal mercato o deposi-to da parte di operatori privati, per esempio) per stabilizzare il proprio settore di riferimento.Frutta e latte nelle scuole. I pro-grammi a favore del consumo di frutta e latte nelle scuole saranno confermati e resi maggiormente omogenei sia nelle attività sia ne-gli obiettivi. Il bilancio annuale as-segnato al programma frutta nelle scuole aumenterà da 90 a 150 mi-lioni di euro l’anno.

Sviluppo ruraleLe proposte dei regolamenti per la Pac 2014-2020 confermano so-stanzialmente l’impianto della po-litica di sviluppo rurale fin qui con-solidato. Esse inquadrano la politi-ca di sviluppo rurale nella cornice complessiva delle politiche struttu-rali europee e, come è caratteristi-ca del secondo pilastro della Pac, affidano agli Stati membri (e nel caso italiano, anche alle Regioni)

i compiti di definire le scelte stra-tegiche e assicurare l’amministra-zione in un quadro di governance multilivello, orientata, cofinanziata e controllata a livello europeo.I programmi di sviluppo rurale (Psr) coprono il periodo 1 gennaio 2014 - 31 dicembre 2020 (art.64). Ogni Stato membro può optare per la re-alizzazione di uno o, come l’Italia ovviamente farà, più Psr affidando-ne la formulazione e gestione alle Regioni (art.7).Sul dossier relativo allo sviluppo rurale sono state concordate sei priorità: supporto per il trasferi-mento delle conoscenze e dell’in-novazione; incentivi alla competiti-vità di tutti i tipi di agricoltura e di gestione forestale sostenibile; pro-mozione dell’organizzazione e del-la gestione del rischio nella catena alimentare; protezione e rafforza-mento degli ecosistemi; promo-zione di un utilizzo efficiente delle risorse e passaggio a un’economia a bassa emissione di carbonio; inclusione sociale, riduzione della povertà e sviluppo economico nel-le zone rurali.Almeno il 30% dei fondi comunitari

dovranno essere destinati a misu-re di protezione ambientale (ac-qua, suolo, biodiversità, ma anche la produzione biologica, silvicoltu-ra e aree svantaggiate) e a misu-re per contrastare il cambiamento climatico. Misure cofinanziate dal Fondo europeo agricolo per lo svi-luppo rurale (FEASR) dovranno ri-guardare: innovazione, servizi di consulenza agricola, ristrutturare e ammodernamento delle aziende agricole, giovani agricoltori (fino a 70mila euro di sovvenzioni per attività di start-up); piccole azien-de agricole (aiuti all’avviamento per un massimo di 15mila euro); strumenti di gestione del rischio, supporto per creare associazioni di produttori e organizzazioni, pa-gamenti a favore di misure agro-ambientali o climatiche, agricol-tura biologica, silvicoltura, zone montane (l’aiuto è aumentato da € 250 a € 450 per ettaro), sup-porto per la cooperazione ambien-tale, commerciale e tecnologica; attività non agricole (sussidi per la creazione e lo sviluppo di micro e piccole imprese), servizi di base e rinnovamento dei villaggi.

Riferimenti Bibliografici: De Castro Paolo (2013). Focus Politica Agricola Comune post 2014, Parlamento europeo.Fabrizio De Filippis et al. (2013). La nuova Pac 2014-2020. Un’analisi delle proposte della Commissione. Gruppo 2013, Quaderni Confagricoltura: allarme Pac: l’Italia parte già i ritardo. La Nuova Ferrara, dicembre 2013.

POLITICA

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SICILIA

mensile del sistema economico e dell’intermediazione finanziaria

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BREVI

42 1/2014 - BANCA&IMPRESA

Confeserfidi: “una mano alle imprese pugliesi”

Farbanca, una linea speciale per le farmacie

Nell’ottica di continuare ad agevolare l’acces-so al credito delle piccole e medie imprese Confeserfidi sottoscrive un altro accordo di

rete. Questo l’obiettivo della recente convenzione tra Confeserfidi, società mutualistica che sostiene le PMI per quanto concerne l’accesso al credito e Interfidi Taranto, consorzio 106 controllato in mag-

gioranza dalla Came-ra di Commercio di Taranto di cui anche Ente Promotore. Inter-

fidi Taranto assiste le piccole e medie imprese di qualsiasi settore - avente sede legale e/o operativa nella Regione Puglia - nel reperimento di risorse fi-nanziarie per lo sviluppo e la competitività, attraver-so l’accesso al credito erogato da banche e da altri intermediari finanziari.L’accordo consentirà alle aziende interessate di beneficiare della copertura di Confeserfidi su altre forme di finanziamento previste dal confidi non so-lamente per quanto concerne i finanziamenti chiro-grafari e ipotecari, ma anche in riferimento a tutti i prodotti e servizi a brand dello stesso.

Farbanca, Istituto specializzato nell’offerta di servizi bancari al mondo della Farmacia del Gruppo Banca Popolare di Vicenza, mette

a disposizione delle Farmacie clienti, oltre a pro-dotti bancari dedicati alla gestione della Farma-cia, un plafond da destinare a richieste di finan-ziamento garantite da Confidi Fideo e finalizzate a nuovi investimenti o ristrutturazione aziendale. A questo si aggiungono le garanzie che Confidi Fideo ConfCommercio Sud, attraverso l’accor-do siglato, potrà concedere su linee finanziarie richieste dalle farmacie a Farbanca, agevolando l’accesso al credito.Fideo ConfCommercio Sud è la cooperativa di garanzia fidi nata come risposta all’interesse co-mune degli imprenditori siciliani di incrementare i finanziamenti a favore delle aziende del terri-torio. Fideo Confcommercio Sud risulta come confidi iscritto nell’elenco speciale di cui all’art. 107 T.U.B. Oggi Fideo ConfCommercio Sud rap-presenta per il tessuto produttivo siciliano un forte anello di congiunzione tra imprese e siste-ma bancario garantendo l’accesso al credito in modo facile sicuro, forte e vantaggioso. Ad oggi Fideo ConfCommercio conta circa 5mila soci con montante di garanzie di 127mln di euro.

Credem, cresce la rete dei promotori finanziari

Sono 61 i professionisti reclutati a livello nazionale da inizio anno a metà novembre dalla rete di promotori finanziari di Credem, coordinata dal direttore commerciale Duccio Marconi, in linea con la strategia del gruppo di crescita ed incremento delle quote di mercato e della

clientela. L’attività di reclutamento proseguirà anche nelle ultime settimane dell’anno e nel 2014. Nel dettaglio, da settembre sono 12 i promotori finanziari reclutati in tutta Italia, di cui uno in Sici-lia. Tali risultati, unitamente agli oltre 300 milioni di euro di raccolta netta realizzata a livello nazionale dalla rete di promotori da gennaio a metà novembre, confermano il successo del modello di business della rete di promotori Credem, basato sulla completa integrazione tra il promotore e le filiali bancarie sul territorio. Nel dettaglio, in Sicilia entra a Catania Alfio Coco ex Banca Popolare di Lodi.

SICILIA

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BREVI

431/2014 - BANCA&IMPRESA

PALERMO

Unicredit e confidi, liberate risorse per 35mln

Da Intesa Sanpaolo attenzione alla casa

Unicredit ha portato a termine una operazione di tranched cover che ha consentito di liberare risorse per 35 milioni di garanzie fornite dai 16 confidi aderenti all’operazione, di cui oltre 8,7 a

cinque confidi siciliani. Sono dati forniti da Giovanni Chelo, regional manager Sicilia di Unicredit nel corso della giornata organizzata da Federconfidi, a Palermo.“In funzione del capitale liberato”, ha aggiunto Chelo, Unicredit “ha assegnato ai confidi aderenti un plafond dedicato per ero-gare ulteriori 60 milioni complessivi di finanziamenti garantiti, di cui 19 milioni ai confidi siciliani”.L’iniziativa si chiama Ampiacredito ed è stata realizzata tramite la tecnica della tranched cover. La tranched cover è una tecnica di finanza strutturata attraverso la quale, relativamente ad un

portafoglio di finanziamenti garantiti dai confidi e già erogati dalla banca, è possibile liberare la garanzia in essere sostituendola con un deposito in contanti. Il deposito monetario è costituito al 50% dai confidi, per la copertura delle prime perdite, e dal FEI per l’altro 50%.

Intesa Sanpaolo ha pianificato un duplice interven-to nel settore casa, ambito che riveste un ruolo strategico per la crescita del paese e la ripresa

economica. Il 2013 si chiuderà con una flessione del-le compravendite superiore all’8% (fonte Nomisma), ma non per questo il desiderio degli italiani di avere una casa di proprietà è venuto meno. Le previsioni degli esperti indicano alcuni cauti se-gnali positivi, che è necessario cogliere e valorizzare. Intesa Sanpaolo interverrà quindi sia per supportare i propri clienti costruttori rilanciando gli acquisti di nuove abitazioni in cantieri selezionati sia per allegge-rire l’onere delle famiglie che stanno già regolarmente pagando un mutuo prima casa. In Italia, le famiglie che hanno acceso un mutuo con Intesa Sanpaolo su-perano il milione. Il primo intervento messo in campo - da qui a fine febbraio - si rivolge agli intestatari di un mutuo Intesa Sanpaolo o di una Banca del Gruppo, che potranno chiedere di sospendere per un anno il pagamento della quota capitale, senza alcun costo

accessorio. Per le migliaia di clienti che hanno potu-to realizzare l’acquisto della casa con il supporto di Intesa Sanpaolo e che risultano in regola con il paga-mento delle rate da almeno tre anni, significa poter contare su risorse aggiuntive da destinare a spese o progetti per la fami-glia. Per esempio, per un mutuo dell’importo medio di 120mila euro a tasso fisso acceso 7 anni fa, si potranno risparmiare oltre 400 euro al mese, continuando inoltre a bene-ficiare della detrazione fiscale per la quota interessi.La seconda parte del piano casa, che si concretiz-zerà nei primi mesi del 2014, punta a stimolare la compravendita di nuovi immobili, favorendo l’incontro tra l’impresa e il cliente privato. Intesa Sanpaolo ha selezionato 400 iniziative immobiliari finanziate dal Gruppo prossime al completamento e distribuite in tutte le regioni italiane.

Giovanni Chelo, regional manager Sicilia di Unicredit

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44 1/2014 - BANCA&IMPRESA

In un contesto sociale come quello in cui viviamo, caratte-rizzato da una velocizzazione

esasperata della distribuzione di informazioni, ci rendiamo conto di quanto invece sia arretrato in Italia, rispetto a tante altre realtà europee, il segmento della comu-nicazione finanziaria a servizio di istituzioni, banche e istituti finan-ziari. La vecchia concezione tutta “latina” della segretezza dei dati di tipo economico-finanziario del-le società frena lo sviluppo delle stesse anziché agevolarlo. Al con-trario, una visione più anglosas-sone della trasparenza finanziaria induce una proliferazione di mezzi e sistemi di divulgazione dei dati economico finanziari allo scopo

principale di ren-dere trasparente ogni attività svol-ta agli occhi degli stakeholders e dei clienti attuali o potenziali tali.Il sistema banca-rio e finanziario siciliano difetta ancora di traspa-renza e di utilizzo di mezzi e strumenti idonei per la divulgazione intellegibile dei dati contabili (ad esempio) e delle at-tività imprenditoriali svolte.Ma come si può definire meglio il concetto di comunicazione finan-ziaria?La Comunicazione finanziaria, stando alla più celebre delle sue definizioni, è la disciplina che studia le modalità per aggiunge-

re significato ai dati economico-finanziari e trasformarli in infor-mazioni fruibili per un efficace tra-sferimento della conoscenza del valore d’impresa dal detentore all’utilizzatore dell’informazione finanziaria. Il processo di trasfor-mazione del dato in informazione ha infatti inizio da una fase di in-terpretazione dei risultati azien-dali che si esplica in un approccio

L’importanza di saper comunicare con clienti e stakeholders: Sicilia fanalino di coda

Comunicazione finanziaria, questa ancora sconosciuta

CONSULENZA

di Massimo Mirabella

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451/2014 - BANCA&IMPRESA

analitico-valutativo che consente di com-prendere:

-moniale dell’impresa e l’insieme dei risultati che sostengono la validità del modello di business prescelto;

di riferimento declinato nella logica di “differenziale competitivo” che definisce la sostenibilità finanziaria del modello di business nel medio-lungo termine;

-nere o ad ampliare il differenziale com-petitivo competitivo;

obiettivi economico-patrimoniale-finan-ziari raggiungibili grazie alla strategia implementata.

LA COMUNICAZIONE FINANZIARIA OGGI

Tra i tanti aspetti che riguardano la ga-lassia della “comunicazione finanziaria”, Banca&Impresa Sicilia intende approfon-dire, di volta in volta, alcuni dei passaggi più significativi per il contesto bancario e finanziario regionale. Il sistema bancario e finanziario nazionale risente ancora di un’arretratezza culturale di propensione alla comunicazione di dati “sensibili” che si traduce, direttamente, in una man-canza di comunicazione e di trasparenza verso gli stakeholders e verso, più sem-plicemente, la comunità degli investitori e dei clienti. Stesso discorso, se non addirittura più marcato, è valido anche per il settore finanziario e bancario regionale che an-cora non ha colto l’importanza di saper comunicare con efficacia alla comunità imprenditoriale isolana le possibilità in termini di credito e, in senso più ampio, di servizi finanziari che vengono loro of-ferte. La comunicazione ai mercati finanziari, i due ambiti: comunicazione obbligatoria e comunicazione volontari.

La comunicazione obbligatoriaPer le imprese quotate in Borsa e per tutte le altre imprese che vogliono affac-ciarsi sul mercato per raccogliere nuovi capitali, il primo passo è quello della credibilità e del rapporto chiaro e traspa-rente nei confronti della clientela e del mercato, appunto. La comunicazione economico-finanziaria è stata ritenuta, per troppo tempo, niente più che un obbligo legislativo a cui as-solvere. Tema ancora più delicato e com-

plesso è la richiesta di trasparenza e di comunicazione a cui sono soggetti gli istituti bancari e finanziari, controllati da più realtà governative. In ultima analisi l’informativa obbligatoria nasce dall’esi-genza di assicurare un livello minimo di trasparenza, tutelando il risparmio e la stabilità del mercato. Storicamente il pri-mo strumento di trasparenza aziendale è il “pacchetto” delle scritture contabili obbligatorie e fra le voci che lo compon-gono, sicuramente un posto di rilievo lo occupa il bilancio civilistico. Per anni, proprio il bilancio, è stato infatti l’unico termine di riferimento per coloro che fos-sero interessati alla ricerca di informazio-ni sull’attività di una società.

Solo negli ultimi vent’anni la comunica-zione finanziaria si è essenzialmente evoluta, integrando quanto presentato “freddamente” nelle scritture contabili obbligatorie, lungo tre direttrici principali:

finanziarie più analitiche

organizzativo dell’impresa e sugli obiet-

Tema ancora più delicato e complesso è

la richiesta di trasparenza

e di comunicazione

a cui sono soggetti gli

istituti bancari e finanziari

CONSULENZA

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46 1/2014 - BANCA&IMPRESA

tivi che il management vuole raggiungere

conosciute come “sociali”

ovvero quella più vicina al con-cetto di “comunicazione volonta-ria”, per la piena libertà d’azione da parte del management.

La teoria della disclosurevolontariaGli strumenti per fare disclosure volontaria sono riassumibili in: nota integrativa, la relazione sul-la gestione, lettera del presiden-

te, conference calls, presenza su stampa e realizzazione di siti internet aziendali. Solitamente chi decide di offrire informazioni facilmente fruibili e addizionali a quelle espresse dai libri contabili lo fa per meglio poter presentare agli stakeholders:

per comprendere al meglio l’e-voluzione del complesso assetto economico in cui si opera (intra ed extra aziendale)

-nali

-tangibile dell’impresa e dei risul-tati sociali

-scostamento dei risultati so-cietari che ci si era prefissi, ad esempio, l’anno precedente.

L’investimento in comunicazione volontaria nel mondo finanziario è di sicuro interesse per tutte le società che decidono di dedicarvi risorse e tempo. Serve a rafforza-re il legame con gli stakeholders così come ad ampliare il bacino

QUATTRO I TEMI CHE ANDREMO AD APPROFONDIRE NEL PROSSIMO NUMERO

Saranno quattro i diversi elementi di comunicazione finanziaria che questo mensile andrà ad approfondire in questo e nei tre successivi numeri. L’attenzione verrà posta essenzialmente sull’importanza del Bilancio Sociale, sulla comunicazione istituzionale e di prodotto finanziario, sulla presenza dell’impresa sulla stampa specialistica e generalista e sul crisis management, ovvero su come prevedere; programmare, comunicare e gestire una emergenza che colpisce la società.

La nostra realtà regionale deve ancora fare tanti passi avanti per recuperare un gap in termini di comunicazione e trasparenza nei confronti di clienti e stakeholders. Speriamo che in questo percorso di aggiornamento Banca&Impresa Sicilia possa dare un contributo significativo.

La Comunicazione finanziaria, stando alla più celebre delle sue definizioni, è la disciplina che studia le modalità per aggiungere significato ai dati economico-finanziari e trasformarli in informazioni fruibili

dei propri clienti. I rischi che si corrono sono spesso dati da una cattiva organizzazione e gestione della comunicazione e della pro-mozione di prodotti e servizi.Per quanto riguarda il settore ban-cario e finanziario, personalmente ritengo interessante l’investimen-to nella identity aziendale, nella scelta di sempre nuove e accat-tivanti campagne pubblicitarie, nella esaltazione delle specificità locali come elemento di riconosci-mento del potenziale cliente con l’impresa. A “sbiadire” tutto il valore ag-giunto fin qui espresso saranno campagne pubblicitarie saltuarie, non coordinate, immagini poco evocative e cosa ancor peggiore l’utilizzo di foto acquistate sui siti di photo-stock così asettiche e “globalmente valide” da non es-sere per nulla caratterizzanti ed evocative delle realtà sociali in cui opera l’impresa.

CONSULENZA

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da oggi le banche siciliane hanno un nuovo partner

consulenza in comunicazione finanziariamarketing finanziario di prodottocorporate identitybilancio sociale

www.mckb.co.uk

financial communication advisoryMc Kelly & Burns, Londonmckb

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