Banane Urbane

97
hasta la guerrilla

description

ISIA FIRENZE 2009University degree in Communication Designbanane:urbaneguerrilla communication

Transcript of Banane Urbane

Page 1: Banane Urbane

hasta laguerrilla

Page 2: Banane Urbane
Page 3: Banane Urbane

“Comunicazione guerrilla: un collettivo di banane urbane”mezzi e tattiche di comunicazione non convenzionale

TESI DI DIPLOMAdesign della comunicazione

Page 4: Banane Urbane
Page 5: Banane Urbane

banane:urbane nell’era Banksymezzi e metodi di comunicazione non convenzionalegruppi esistenti

comunicazione guerriglia1

una banda di guerriglieriquale banana?immagine coordinata

banane:urbane2

introduzioneun’idea banale?0

facebook, Youtube e Vimeoflickr sito internet

web e social network4

sostenibilità e design?le nostre scelteinfo utili

banane e sostenibilità5

naQualestop War on Gazastrappattakkal’acqua d’ii Sindaco

la nostra esperienza3

conclusioni6biblio e web grafia7

Page 6: Banane Urbane
Page 7: Banane Urbane

introduzione

Salve a tutti, siamo b. p. e s., ma voi ci potete chiamare banane:urbaneSe siete curiosi, vi possiamo raccontare com’è andata.un giorno a casa di b. dovevamo pensare a come organizzare la tesi, le parole d’ordine erano abbastanza chiare: concretezza e chiarezza. Il tutto però in funzione del divertimento.Detto ciò, meno chiaro era il come.

Sembra difficile unire l’utile al dilettevole, ma eravamo sicuri di riuscirci, così ci siamo ritrovati a pensare seriamente sul come realizzare il nostro progetto. Comunque, giusto per farvi sapere come sono andate le cose, b. abita in una casa con 6 altri studenti, un posto solitamente molto affollato, fattore di non poco conto se lo scopo è organizzare un gruppo di guerriglia comunicativa che ha bisogno di entusiasmo, ampi spazi e manovalanza.Soltanto b. e s. venivano però da esperienze vicine alla street art, e ne conoscevano la storia e le applicazioni, ma per fortuna p. è un tipo molto curioso, e fin da subito ha approfondito volentieri queste tematiche nuove. Sapevamo che non saremmo stati certo i primi ad utilizzare metodi non convenzionali come forma di espressione (in un periodo in cui persino i pizzicagnoli si fanno pubblicità con viral marketing e annessi arrivando a ridicolizzare un mezzo di comunicazione potente com’è il guerilla) ma eravamo sicuri che ci avremmo messo del nostro.Così sono nate le banane:urbane.

Page 8: Banane Urbane
Page 9: Banane Urbane

0 oh banane!

Page 10: Banane Urbane
Page 11: Banane Urbane

le bananec’entrano sempre!

La volontà era di arrivare al termine dei tre anni di studi con un progetto di tesi stimolante, che rispecchiasse i nostri interessi ma che affrontasse la comunicazione non solo da un punto di vista strettamente estetico. La volontà era quella di tirare in gioco una serie di tematiche importanti, di rilevanza sociale e culturale e l’intenzione, prima di tutto, di arrivare al termine del percorso universitario con un progetto che ci rispecchiasse davvero.

Ecco pertanto le “banane:urbane”: un gruppo di comunicazione non convenzionale aperto alle idee di tutti e ben disposto ad accettare contributi esterni per la realizzazione di una tesi strutturata e complessa, che tratta importanti temi come quelli della comunicazione e dei consumi, del risparmio e dell’attenzione ai problemi ecologici, sociali e culturali. In un panorama come quello odierno, caratterizzato da bombardamenti pubblicitari e comunicativi d’ogni sorta, dove molto spesso si perde il vero valore delle cose e dove tutto sembra esser dettato solamente dai grandi marchi delle multinazionali, abbiamo sentito la necessità di buttarci in prima persona. Ne è nato un progetto che ci ha permesso

di confrontarci con il mondo esterno, attraverso i mezzi a noi più consoni, con una comunicazione intelligente, attenta ed efficace. Volevamo dare anche noi il nostro contributo per un arricchimento dell’informazione, e per stimolare altre forme di confronto e dibattito in quest’ambiente. Inizialmente non avevamo assolutamente idea di quali sarebbero stati i possibili sviluppi di un progetto di questo tipo, ma avevamo la convinzione che in quanto giovani studenti di comunicazione non saremmo potuti rimanere, ancora, con le mani in mano.

Quando abbiamo iniziato a lavorare a questo progetto di tesi non avevamo la minima idea di dove saremmo arrivati. Ci spieghiamo meglio. Non avremmo mai potuto immaginare di riuscire a realizzare in così poco tempo una quantità tale d’azioni da permetterci di scrivere un nostro piccolo manuale di comunicazione guerriglia. Forse l’aggettivo manuale è un po’ eccessivo per descrivere il nostro lavoro finale, ma in ogni caso rende bene l’idea di cosa abbiamo tentato di produrre scrivendo questa tesi. L’unico ingrediente che ci ha permesso di arrivare così “lontano” rispetto alle

- banana joe -

pretese iniziali è stato sicuramente l’entusiasmo. Avevamo sì la passione per la grafica, la street art e la comunicazione non convenzionale, ma mai ci eravamo confrontati con essa né tanto meno avevamo letto nulla in merito. Solo un grande entusiasmo da parte di tutti e tre (e dei nostri amici soprattutto!) e la forte passione e voglia di migliorare e imparare ogni giorno di più. Man mano che il progetto prendeva forma, l’esperienza, gli errori e i rischi presi ci hanno permesso di migliorare, di capire dove sbagliavamo e soprattutto di imparare quali fossero i mezzi e le modalità più adatte per “lavorare” in un territorio specifico come quello fiorentino. Solo dopo aver realizzato l’ultima delle nostre azioni ci siamo accorti che la gran quantità di materiale e la grande documentazione forse ci avrebbero permesso di raccogliere tutto questo in un prodotto editoriale finito. Un piccolo manuale del “guerrigliero” che permettesse ad altri di prender spunto dalla nostra esperienza per dar vita, magari, ad altre nuove realtà.Anche la scelta stessa di dividere questo lavoro in sezioni particolari, che non seguissero tanto il piano cronologico degli eventi quanto piuttosto il percorso “professionale” dei suoi soggetti principali, ha come unico scopo quello di far entrare meglio il lettore all’interno di questo progetto, di viverlo in prima persona così com’è stato vissuto da noi. Un percorso che è nato da una semplice idea, che ha poi preso una forma e una direzione ben precisa, e che ci ha permesso con il tempo di costruire un’identità forte e soprattutto di far riconoscere il lavoro di questo gruppo, in strada, con una certa facilità.

Page 12: Banane Urbane
Page 13: Banane Urbane

comunicazione

Page 14: Banane Urbane
Page 15: Banane Urbane

La nostra esperienza nel campo della comunicazione guerriglia è nata così, quasi per caso. Non avevamo mai visto né sentito parlare di un tema del genere finché un giorno non ci è giunto tra le mani un testo che trattava letteralmente di <<tattiche di agitazione gioiosa e resistenza ludica all’oppressione>>. Non immaginavamo minimamente quali potessero essere queste tattiche e dallo sfogliare quelle pagine fotocopiate è nata la nostra vera passione. Leggendo quelle righe si è aperta ai nostri occhi la possibilità di coniugare l’esperienza accumulata in questi anni nel campo della grafica e del design con delle tattiche comunicative che si prestavano alla perfezione per realizzare una vera e propria tesi “giocando”. Molti, noi compresi, vorrebbero che nella vita non ci fosse solo posto per la competizione e la produttività, molti altri vorrebbero, e anche questa volta ci mettiamo la nostra firma, vivere una vita in cui i mezzi d’informazione e la comunicazione stessa non siano sempre e solo quelli ufficiali di giornali e telegiornali. Avvicinandoci a questa realtà e testandola giorno dopo giorno, abbiamo capito che la comunicazione guerriglia poteva essere il mezzo adatto per raggiungere il nostro scopo.

photographer: tomislav moze

qualecomunicazione? 1.1

Page 16: Banane Urbane

Come spesso accade per progetti ambiziosi e appassionanti, anche la formazione di banane:urbane ha avuto un _importantissima

fase di incubazione, fatta di discussioni, interrogativi e momenti di messa a punto. Inizialmente gli obiettivi che ci eravamo posti erano molteplici: riuscire a costruire delle basi solide per un gruppo che potesse affrontare con le _armi della comunicazione visiva _ temi d’interesse etico e sociale non appariva facile. Volevamo ben capire cosa significasse fare della comunicazione responsabile, dovevamo individuare quali erano i mezzi e i tempi giusti per poter rendere le nostre azioni efficaci. Soprattutto volevamo distinguerci in qualche modo a livello identitario dalle innumerevoli realtà che ci circondavano. Abbiamo deciso di testare direttamente sul campo, con un _azione concreta, il terreno su cui avremmo dovuto lavorare per vedere con i nostri occhi e con la nostra esperienza, pressoché inesistente, quali potessero essere i punti di forza di un progetto di questo genere. Esplorare nuove strade, fare nuove esperienze e avvicinarci ad altri orizzonti culturali attraverso azioni di comunicazione non convenzionale è stata per noi una completa novità.

Dopo aver letto Comunicazioni-Guerrilla, in un certo senso il nostro testo di riferimento, abbiamo preso a modello alcune teorie per sviluppare un progetto e un’idea tutta nostra, quella di banane:urbane.Abbiamo messo da parte tutta la rilevanza che i Blissetthiani conferivano alla politica all’interno delle teorie della comunicazione guerriglia, per sostituirla con la massima attenzione nei confronti delle regole della comunicazione visiva.Da certi esempi, però, abbiamo tratto alcune teorie fondamentali e alcuni metodi senza i quali, forse, banane:urbane non si sarebbe potuta costruire come un’identità forte.

artwork: banksy

Page 17: Banane Urbane

artwork: banksy

“La guerriglia non occupa le postazioni visibili tipiche di un esercito ufficiale, si muove sui sentieri tortuosi lontani dai percorsi più battuti.La guerriglia non è fatta di molte persone, benché essa abbia assolutamente bisogno di essere appoggiata, o almeno tollerata dalla popolazione. La tattica guerrigliera si basa sulla conoscenza del terreno, agisce localmente e puntualmente”

AUTONOME A.F.R.I.K.A. GRUPPE - LUTHER BLISSETT - SONJA BRUNZELS Comunicazione-Guerrilla - Tattiche di agitazione gioiosa e resistenza ludica all’oppressione

Ma cos’è questa comunicazione-guerriglia? E perché quest’aggettivo? I teorici la definiscono come “parte di un processo, nel quale vengono attaccati e criticati i rapporti di dominio”(AUTONOME A.F.R.I.K.A. GRUPPE - LUTHER BLISSETT - SONJA BRUNZELS- 2001). Quali rapporti? E quale dominio? Per noi i rapporti sono quelli che si instaurano tra chi fa comunicazione e chi riceve la comunicazione, sono i rapporti che instauriamo ogni giorno con i telegiornali, la radio, i programmi televisivi e tutte le pubblicità che ci bombardano ovunque e di cui troppe volte diventiamo solo vittime inermi.Cerchiamo sì di smontare le ovvietà delle cose, ma con i nostri mezzi e la nostra esperienza di comunicatori, non con le ideologie o gli schieramenti politici. Siamo per una comunicazione responsabile, alternativa, libera e soprattutto “urbana”, che colpisca cioè i passanti in strada, dove e quando meno se l’aspettano, per provocare sensazioni di smarrimento e per far sì che l’ovvio e il naturale siano messi in discussione a modo nostro. La nostra comunicazione-guerriglia non fa scivolare le “nostre” vittime davanti a messaggi dati, ma anzi li pone nella situazione in cui sono realmente costretti a riflettere, a mettere in discussione certe esperienze della loro vita, sono costretti a pensare e ad agire con la propria mente. Da guerriglieri ci spostiamo in silenzio, “in borghese”, al bordo della legalità, creiamo disturbo tra mass media e spettatori e tra istituzioni e cittadini con le armi non convenzionali solite di questa teoria, o “ingannando” i network stessi che allo stesso tempo attacchiamo. Ci infiltriamo dappertutto, all’interno di strutture comunicative face to face ma anche nelle strutture sociali più grandi, per destabilizzare forme di dialogo sociali “normali”, date il più delle volte per scontate.

Page 18: Banane Urbane

metodi di comunicazionenon convenzionale1.2

strategie e tattiche

Sovversione a cosa? Prima ancora di poter trattare delle strategie vere e proprie che caratterizzano questa tipologia comunicativa dovremo prima capire quali sono i terreni d’azione dentro i quali si muove ogni buon “guerrigliero”. Per poter fare della buona comunicazione infatti bisogna conoscere nei minimi particolari il nostro “utente modello”. Per fare della buona comunicazione guerriglia è necessario conoscer bene la grammatica culturale del proprio territorio (quell’insieme di regole non scritte che mantengono nel tempo rapporti di potere e di comando e che strutturano le interazioni sociali) per poterla “sgrammaticare” a nostro favore.

Page 19: Banane Urbane

la vittimadel guerrigliero

Quali reazioni? Ogni azione effettuata deve creare nello “spettatore” una crisi momentanea. Dobbiamo farlo trovare in difficoltà di fronte ad un qualcosa che va fuori da ogni canone grammaticale convenzionale. La bravura del guerrigliero sta nel rimanere sempre dentro un certo limite, oltre il quale questo spiazzamento si tramuterà in disagio e quindi fallirà il nostro tentativo di avvicinamento. Per far sì che il nostro utente si trasformi in uno spettatore e partecipante attivo bisogna trasmettere la piacevole sensazione di consapevolezza e scoperta nel incontrare nuove forme di comunicazione.

photographer: b3bo’

Page 20: Banane Urbane

Come avvicinare la vittima? Una delle cose fondamentali che bisogna sempre tenere a mente è che quasi mai il nostro destinatario partirà dal presupposto di volersi far convincere o anche solo di voler essere informato da un estraneo.Dobbiamo studiare alla perfezione ogni struttura di “comando” che vorremo attaccare, per poterla destrutturare prima, confondere e ribaltare poi.Secondo un’analisi portata avanti dal filosofo francese Michel de Certeau (L’invenzione del quotidiano - 2001), i rapporti di potere tra singolo e società sono dettati principalmente da due fattori: la strategia e la tattica. La prima indica la capacità di chi è più in alto a mantenere questi rapporti per poterli guidare e controllare; la seconda invece, solita dei guerriglieri, cerca di sfruttare situazioni favorevoli per disturbare quotidianamente la grammatica culturale dominante. Ed è proprio queste situazioni favorevoli che dobbiamo imparare a individuare per rendere sempre più efficaci le nostre azioni.

Quali luoghi e spazi? Ogni luogo o spazio sociale si presta per realizzare azioni di comunicazione guerriglia. Se teniamo a mente tutti i precedenti ragionamenti, fatti in merito alla grammatica culturale specifica di ogni luogo, possiamo senz’altro affermare che sicuramente alcuni luoghi si presteranno meglio rispetto ad altri per esser sfruttati come terreni d’azione. Questo perché ogni palazzo, strada o piazza che ci circonda ha, oltre al suo significato concreto per il ruolo che ricopre, anche un forte valore simbolico se riferito alla grammatica culturale esistente.

La nostra significazione muove critiche, sensibilizza, sottolinea ed evidenzia. Abbiamo chiarito cosa, ma non verso chi, o meglio, non abbiamo ben specificato verso chi si muove la nostra comunicazione.La difficoltà di muoversi in una realtà già di per sé complessa come quella Fiorentina e, più in generale, già colma di processi di senso appartenenti a marche, multinazionali e musei e quant’altro, può risolversi con l’individuazione di un utente modello, che racchiuda nei suoi caratteri principali i lineamenti per rendere le nostre comunicazioni il più possibile efficaci.Ma non solo. Se faceste caso al significato delle nostre azioni, notereste che ci rivolgiamo

bananautente

Quale vittima: persona propensa ad accettare con fin troppa naturalezza gli innumerevoli rapporti di “potere” che gli vengono imposti dalla società e dalla cultura del suo tempo.

Segni particolari: facilmente persuasibile, dalla limitata partecipazione ai rapporti di comando e/o potere, 10% di attenzione, 40% di assuefazione ad ogni tipo di messaggio “estraneo”, 50% di cultura grammaticale nel DNA

1.3

Page 21: Banane Urbane

Per smantellare questi rapporti e questa estetica esasperata di luoghi ed edifici sociali, la comunicazione guerriglia si limita a rendere ben visibili a tutti queste strategie di mantenimento del “potere”.Per capirci basti pensare ad un semplice graffito, una tag o un disegno fatto con uno spray su un muro di un edificio pubblico: sebbene il potere tenda a controllare ogni minimo angolo dello spazio pubblico, anche e soprattutto da un punto visivo, con il nostro semplice gesto ci riappropriamo di uno spazio a noi negato. Questo non significa logicamente che ognuno sia libero di imbrattare e rovinare la pareti di tutti gli edifici che ci circondano, ma se fatto con uno scopo ed un messaggio ben preciso queste piccole azioni possono avere un forte valore “sovversivo”.Per realizzare un’efficace azione di comunicazione guerriglia non basta quindi diffondere concetti e fare informazione all’interno degli spazi pubblici, ma ancor più importante risulta cambiare ogni volta questi spazi pubblici con il fine di destabilizzare nuovi “effetti di potere”

ad un utente che ha anche altri caratteri. La comunicazione ha la fortuna, per così dire, di poter arrivare a tutti (in questo mondo che tutti definiscono magicamente globalizzato).Il nostro utente modello è anche un universitario/a, che va dai 20 anni in su, un giovane curioso, che si sofferma, guardandosi intorno, osservando ogni tanto la realtà che ha intorno e che, soprattutto, analizza e sfoglia come un libro. Un ragazzo/a che vive la realtà fiorentina, percorrendo le strade, anche distrattamente, ma che ogni tanto alza gli occhi e legge sui muri, parla con gli amici di quello che vede in giro e parla con loro di quello che pensa di tutto questo. Un utente amante del social network, che viaggia tra Facebook, youtube e Flickr, e che non disdegna di bloggare.Il nostro utente modello, se vogliamo, rappresenta tutta una categorie di persone che si trovano, per un motivo o per l’altro, a camminare per strada. Si, perché noi siamo in strada, ed è lì che avviene il contatto con il nostro utente.

Page 22: Banane Urbane

Ma quali sono i principi che permettono la buona riuscita di un’azione di comunicazione guerriglia? Come abbiamo già accennato in precedenza ogni azione sarà il tentativo si sovvertire in qualche modo processi comunicativi esistenti per portare a nuove tipologie di riflessioni e ragionamenti. I principi fondamentali su cui la teoria della comunicazione guerriglia si basa sono fondamentalmente due, straniamento e sovraidentificazione, ed ora li analizzeremo nello specifico per poter proseguire con l’analisi teorica del nostro operato.

Lo straniamento funziona non solo come metodo distruttivo, ma anche come una piccola guida all'utopia, a una prassi di trasformazione sociale

Quale straniamento? Quello che i teorici della comunicazione de-scrivono come principio di straniamento è un principio che permette, attraverso interventi mirati, a modificare situazioni del quotidiano e ad aprire nuove interpretazioni e valorizzazioni di avvenimenti abi-tuali. Questo significa che riprendendo forme e immagini esistenti, modificandone la struttura, il funzionamento o il fenotipo e inseren-dole all’interno di spazi pubblici, è possibile creare confusione al loro interno e destabilizzare in qualche modo la grammatica culturale che struttura solitamente la loro percezione. L’incisività di uno straniamento è quantificabile quindi nel momento in cui, anche per soli attimi, chi subisce un’azione di questo tipo riesce a rendersi conto che qualcosa “non quadra”: la confusione mentale provocata porterà l’utente a ragionare in maniera critica nei confronti di quel modello culturale consueto. Nel caso in cui questo qualcosa sarà facilmente prevedibile o inquadrabile e associabile a modelli esi-

AUTONOME A.F.R.I.K.A. GRUPPE - LUTHER BLISSETT - SONJA BRUNZELS Comunicazione-Guerrilla - Tattiche di agitazione gioiosa e resistenza ludica all’oppressione

stenti (es: estremismi politici, sociali o culturali...) la nostra azione perderà completamente la sua efficacia e il risultato sarà solo un allontanamento della nostra “vittima”.

Il principio di straniamento non “attacca” semplicemente una normalità ma cerca di evidenziare agli occhi degli uten-ti proprio i rapporti di potere che esistono alla base, e che troppo spesso sono dati per scontati o addirittura in qual-che modo rimossi.Attraverso questo tipo di azioni non avremo mai perciò un resoconto reale della loro efficacia, ma l’esito di tali azioni rimarrà sempre “aperto”, non potremo cioè mai sapere se l’esperienza avranno avuto con la nostra azione sarà in se-guito considerata interessante, o al contrario, respinta con diffidenza.

Page 23: Banane Urbane

L'allontanamento da una normalità sociale è una scelta, non un'inevitabile necessitàQuale sovraidentificazione? La sovraidentificazione, a differenza dello straniamento, è un processo che consiste nello smascherare quegli aspetti del consueto, universalmente dati per scontato, che invece socialmente sono considerati come tabù.La sovraidentificazione “porta alle estreme conseguenze la logica dei modelli di pensiero e dei valori dominanti” inserendosi al loro interno e attaccandoli proprio nel loro punto più vulnerabile. Si identifica completamente con la logica dominante da “attaccare” per sottolineare certi aspetti consueti e per ricalcare nel modo più fedele possibile certe logiche di sistema: in questo modo il risultato sarà quello di mettere il ricevente in una situazione tale da non poter prendere le distanze da certe consuetudini culturali.Il rischio maggiore che si corre realizzando azioni di comunicazione guerriglia che seguono questo principio è che si possa produrre l’effetto contrario da quello previsto, affermando ancor di più, anzichè indebolendolo, il discorso “dominante”.

artwork : david foldvari

AUTONOME A.F.R.I.K.A. GRUPPE - LUTHER BLISSETT - SONJA BRUNZELS Comunicazione-Guerrilla - Tattiche di agitazione gioiosa e resistenza ludica all’oppressione

Page 24: Banane Urbane

1.4 tattichedi comunicazione guerriglia

Furono le dimensioni della reazione ad essere sbalorditive. Sei minuti dopo che eravamo andati in onda le case si svuotavano e le chiese si riempivano; da Nashville a Minneapolis la gente alzava invocazioni e si lacerava gli abiti per strada. Cominciammo a renderci conto, mentre stavamo distruggendo il New Jersey, che avevamo sottostimato l’estensione della vena di follia della nostra America.

In questi ultimi mesi in cui ci siamo avvicinati alle pratiche della comunicazione non convenzionale ci siamo trovati ad affrontare tematiche del tutto diverse tra loro, ognuna delle quali richiedeva di essere affrontata con mezzi e tecniche differenti. Affrontando temi quali il consumo, la guerra, il lavoro e il global warming abbiamo sentito la necessità di testare con mano diverse tattiche di "sovversione comunicativa" per poter capire con i nostri occhi quali potessero essere i migliori metodi per un territorio specifico come quello fiorentino.Tratteremo ora alcune di queste tecniche utilizzate tra le tante appartenenti alla teoria della comunicazione guerriglia.

-Orson Welles, parlando della celebre versione radiofonica di La Guerra dei Mondi -

Page 25: Banane Urbane

La prima tattica che abbiamo utilizzato per affrontare la campagna di sensibilizzazione ai consumi, portata avanti durante il periodo delle festività natalizie, è stata quella dell’invenzione. Questa teoria consiste nell’inventare eventi o informazione false, in modo tale da svelare e criticare alcuni meccanismi consueti della nostra società. Ci spieghiamo meglio. Con la tattica dell’invenzione è possibile prendersi gioco di alcune strutture sociali solitamente tipiche della nostra cultura dominante (nel nostro caso abbiamo inventato un concorso a premi) per poter avvicinare degli utenti, che altrimenti non ci avrebbero mai concesso la loro attenzione. Una volta avvicinatici ad essi con la tecnica della “trappola per topi”, fingendo cioè di promuovere quest’evento di marketing assolutamente inesistente, la nostra azione ha raggiunto il suo scopo solo nel momento in cui è stata scoperta e smascherata, poiché è solo in quel momento è stato possibile far riflettere e interrogare i nostri utenti sui contenuti che volevamo far emergere.Al contrario, alcune invenzioni è meglio se non vengono scoperte. Parliamo in questo caso di invenzioni di eventi che possono provocare l’assembramento di migliaia di persone e forze dell’ordine in piazze o strade senza un motivo ben preciso, o comunque solamente attraverso la diffusione di flyer e informazioni via web, e che richiedono quindi il massimo anonimato.

invenzione

artwork : david foldvari

“Esiste la possibilità che anche eventi improbabili vengano creduti veri, se essi si riallacciano direttamente alle speranze e alle paure della gente” [*]

Page 26: Banane Urbane

“Il camouflage è il tentativo di abbattere barriere comunicative con il travestimento e mettere la gente di fronte a un testo o a un’azione, alla quale altrimenti si sotrarrebbero fin dal principio” [*]

Parallelamente all’invenzione del concorso a premi “Naquale08” abbiamo sfruttato un’altra tecnica tipica della comunicazione guerriglia, il camouflage, per render ancor più efficace il nostro processo comunicativo. Per un paio di giorni ci siamo travestiti da “babbi natali” (abbiamo svolto il lavoro che tecnicamente i teorici di comunicazione e marketing conferiscono al personale “front line”) ed abbiamo realizzato migliaia di finti buoni omaggio distribuiti nelle principali vie dello shopping fiorentino. Un bel sorriso stampato in viso e dei modi particolarmente socievoli ci hanno permesso di abbattere quelle barriere dettate in genere dalla sazietà di informazioni che altrimenti non ci avrebbero mai fatto arrivare ad un così alto livello d’utenza.

camouflage

“La produzione di falsi, fakes, è una delle attività preferite dei guerriglieri della comunicazione. Un buon fake deve la propria efficacia al connubio di imitazione, invenzione, straniamento ed esagerazione del linguaggio del potere” [*]

Per le altre azioni svolte da banane:urbane la tattica più utilizzata è stata quella del fake. Attraverso un buon “falso”, cioè un’ottima imitazione dei linguaggi e delle immagini consuete della nostra cultura, è stato possibile avviare un processo di comunicazione diretto con gli utenti, che altrimenti mai avrebbero stretto alcun tipo di relazione con noi. Per la produzione di fake ci siamo spesso mossi al limite, al bordo della legalità, ed abbiamo imitato nel modo più veritiero possibile dei supporti, utilizzati tipicamente all’interno degli ambienti che dovevamo “attaccare”, per poter catturare l’attenzione dei nostri utenti modello. A differenza dei fake che vanno ad imitare e mettere in discussione strutture del potere dominante, e che quindi necessitano di smentite e contro smentite per poter essere veramente efficaci, le nostre falsificazioni si sono limitate ad imitare immagini e tipologie comunicative esistenti per lanciare messaggi totalmente differenti: è il caso delle strisce che riprendono i tipici annunci di lavoro e delle finte pubblicità poste negli autobus.

FAKE E FALSIFICAZIONE

Page 27: Banane Urbane

COLLAGE“Il collage è un mezzo formale, sviluppato nell’ambito artistico (cubismo). Originariamente mirava a confondere i naturali modelli di percezione della realtà. Nel collage elementi dipinti ed incollati non sono più distinguibili a prima vista. Oggetti e materiali vengono collocati in un nuovo contesto e privati del loro senso originario, attraverso una diversa interpretazione ed un utilizzo che ne altera il senso” [*]

Queste tecniche, molto spesso importanti anche nel caso di fake ed invenzioni e che noi stessi abbiamo utilizzato a complemento dell’azione “L’acqua d’ii Sindaco”, permettono di prelevare diversi frammenti ed immagini da contesti comunicativi completamente diversi per produrre a seconda delle combinazioni nuovi ed interessanti significati. La forza di questa tecnica sta proprio nel riuscire a costruire immagini che, rapportate ai testi ad esse collegati, possano dar vita a concetti ambigui, divertenti, che facciano riflettere ed incuriosire l’utente.

Page 28: Banane Urbane

“Per détournement si intende un metodo di straniamento che modifica il modo di vedere oggetti od immagini comunemente conosciuti, strappandoli dal loro contesto abituale ed inserendoli in una nuova, inconsueta relazione” [*]

Quest’ultima tecnica che andiamo ora ad analizzare è stata da utilizzata per trattare un tema scottante come la guerra in Palestina. In un paese come l’Italia (ma questo spesso vale per moltissimi altri paesi del Mondo) dove i mezzi d’informazione troppo spesso nascondono o presentano da un punto di vista decisamente poco oggettivo fatti e verità evidenti agli occhi di tutti, questa tecnica ci è sembrata la più adatta per affrontare una problematica così scottante. Abbiamo utilizzato delle cornici dorate, simbolo odierno della cultura istituzionale, e le abbiamo inserite in strada, terreno pubblico e libero, dove non potessero essere in alcun modo “controllati” i contenuti della nostro messaggio. Attraverso questo détournement abbiamo potuto diffondere altre interpretazioni della realtà, le nostre interpretazioni riguardo questo conflitto. Attraverso questa tattica è stato possibile sminuire, render visibile a tutti quello che è il reale stato dell’informazione odierna.

DéTOURNEMENT

AUTONOME A.F.R.I.K.A. GRUPPE - LUTHER BLISSETT - SONJA BRUNZELS Comunicazione-Guerrilla - Tattiche di agitazione gioiosa e resistenza ludica all’oppressione[*]

Page 29: Banane Urbane

Siamo nei primi anni ‘90 quando nell’immaginario collettivo italiano esce allo scoperto il Luther Blissett Project. Luther Blissett è un nome multiplo, uno pseudonimo collettivo che in quegli anni comincia a raccogliere tra le sue fila artisti, performer e teorici della comunicazione con un unico scopo: dar vita ad azioni di sovversione, spiazzamento e caos mediatici e culturali che possano avere effetti concreti nella vita reale delle persone. Nato nell’underground bolognese e successivamente diffusosi

un po’ ovunque in Italia e negli altri Paesi del Mondo, questo progetto si è subito fatto riconoscere per la sua unica quanto incredibile capacità nel rivendicare, colpire e poi smentire ogni “gioco sporco” che si sia presentato negli ambienti politici e mediatici istituzionali agli occhi dei suoi fondatori. Una figura misteriosa, un burlone, uno Zorro o un Subcomandante Marcos della nostra generazione, un “nessuno” ma allo stesso tempo un “tutti” capace di infiltrarsi e smascherare complotti e silenzi mediatici. Il nome di questo personaggio “oscuro” fu preso in prestito da un giocatore di calcio giamaicano ingaggiato dal Milan a metà degli anni Ottanta, e ne fu diffuso anche un volto, così che potesse esser facilmente collegabile ad un’immagine ben precisa. La natura di Luther Blissett è sottile e non è facile da afferrare; proprio a coloro che credono di averla capita sfugge senza che se ne accorgano. Il suo nome è segreto.Alcuni si soffermano sul fatto che il nome di Luther Blissett è utilizzabile da chiunque e si chiedono se un nome che può designare chiunque possa avere un proprio significato. Ma Luther Blissett non si può capire con la semiologia formale. Poiché Luther Blissett è colui che si muove tra tutti i segni e sistemi di segni e che balla con essi. Altri invece sono dell'avviso che l'essere tutti Luther Blissett consenta di potere sfuggire alle maglie del potere, e hanno torto e ragione al tempo stesso. Infatti, Luther Blissett non è un nascondiglio sicuro. E altri chiedono ancora fra mille dubbi: come può avere Luther Blissett una strategia politica, una chiara identità, una prassi riconoscibile se tutti possono fare a suo nome quello che vogliono? E in effetti è così: l'essenza di Luther Blissett si manifesta in tutta la sua chiarezza a chi ha superato questo dubbio e può rispondere alla domanda.Solo nella tensione del paradosso si può capire la sua essenza: Luther Blissett è il rappresentante di una complessa strategia. Ma la sua strategia è non strategia. Luther Blissett è il possessore di una nuova identità. Ma questa identità e, non identità. Luther Blissett è il proprietario di un luogo sicuro. Ma questo luogo è un non luogo.

Luther Blissett siamo noi.Luther Blissett è chiunque vuol esserlo. In definitiva, tutti sono Luther Blissett.Qunidi, Luther Blissett è nessuno.

Page 30: Banane Urbane

Negli Stati Uniti e in Canada, l'apice della critica al consumismo e ai media è la rivista quadrimestrale "Adbusters-Journal of the Mental Environment", fondata nel 1988 e pubblicata dalla Media Foundation. La caratterizzano un orientamento anti-alcol e anti-fumo, e un dichiarato odio nei confronti della televisione.Adbusters cerca di diffondere sovversione usando i principi capitalistici del marketing col motto di "beat them at their own game". L'anti-pubblicità è rivolta innanzitutto contro gli eccessi della società dei consumi: "La scommessa è vincere battaglie ambientali, culturali e ideologiche, e nel farlo creare nuovi paradigmi".Anche chi forse trova problematica questa forma di sub-vertising può scoprire in "Abdusters" stimoli sempre nuovi per azioni di comunicazione-guerriglia. Sulla rivista vengono per esempio regolarmente pubblicate foto di manifesti pervenute in redazione, di fakes o migliorie apportate a cartelloni pubblicitari.Abdusters è l'unione di Ad (abbreviazione di advertisement, pubblicità o messaggio pubblicitario) e busting (da to bust, far fallire, rovinare). Queste azioni di de-marketing hanno obiettivi simili a quelli del gruppo australiano BUGA UP, ossia Billboard Utilizing Graffitists Against Unhealyhy Promotions.

Page 31: Banane Urbane

banane:urbane

Page 32: Banane Urbane
Page 33: Banane Urbane

Questa qui me la prendo io perche qui e tutto un magna-magna. Poi io non so come avete fatto a spargere la voce in così poco tempo ma u na cosa è sicura e c ioè che siete d ei g ran chiacchieroni, pettegoli pe pe pe pe pe pe. Lo sanno già tutti che mi sono pentito. Io non mi pento più di questa banana e domani lo voglio scritto sulla prima pagina di tutti i giornali deve essere scritto grosso: "Dante non si pente più". Se domani io non leggo questa notizia colonnello, io ritorno qui e Kaputt! A lei e a tutta la sua famiglia Kaputt a voi e a tutte le vostre famiglie.

“ “

Page 34: Banane Urbane
Page 35: Banane Urbane

2.1non siamoperchè un gruppo di comunicazione guerrigliamica banditiDar vita a banane:urbane per noi significa aver dato vita ad un gruppo, un collettivo di comunicazione sociale che agisce in un determinato contesto, quello fiorentino, e che cerca di comunicare le proprie idee a più persone possibili. Attraverso la propria azione banane:urbane si propone di analizzare, sottolineare, sensibilizzare e far riflettere su determinate problematiche contemporanee.

Ogni azione, ogni campagna, si rivolge alla società attraverso un modus operandi che si ripete e che azione dopo azione ci ha dato un’identità ben precisa, diversa da quelle dei gruppi preesistenti.

Noi Banane:urbane siamo un’identità collettiva per dar voce ed affrontare problemi di rilevanza sociale con i mezzi che sentiamo nostri per vocazione e diritto di nascita, ovvero quelli della comunicazione non convenzionale. Caposaldo del nostro manifesto è dare sostegno alle idee delle persone e non alle persone stesse. Attraverso le conoscenze tecniche e teoriche dei membri che appartengono al gruppo

abbiamo sviluppato delle azioni di social e communication guerriglia che affrontano sempre tematiche ben precise, mai date per scontate.

Banane urbane è stato fondato da tre persone, ma noi banane siamo molte di più, perché ci riserviamo l’opportunità di affrontare ogni giorno nuove tematiche, di allargare le nostre vedute e di dare la possibilità a nuove persone di partecipare attivamente al nostro progetto con le loro conoscenze, così come ci siamo proposti fin dall’inizio.

noi Banane:urbane siamo un nome multiplo, un collettivo che non si preoccupa di affrontare ogni progetto con occhi nuovi, con l’appoggio di nuove idee, senza mai dimenticare però i valori che ci tengono uniti.

Il fatto che banane:urbane sia di fatto un’identità collettiva ci porta i seguenti vantaggi:

- agendo come un vero e proprio gruppo organizzato, dove le menti principali cercano di organizzare mezzi e persone per un unico obiettivo, si ha anche la possibilità che queste portino a delle deviazioni del progetto, a volte con un risultato migliore.

- queste stesse deviazioni derivano da un confronto diretto tra le persone, un confronto che viene stimolato proprio dalla volontà del gruppo. Solo confrontandosi, infatti, si possono avere più punti di vista, più spunti, più sfaccettature e conoscenze per poter affrontare un discorso complesso come quello della guerra in Palestina, per esempio.

- ogni membro partecipa attivamente, soprattutto nella fase di brainstorming; questo permette che ogni elemento entri a conoscenza delle peculiarità professionali dell’altro, generando così uno scambio sia intellettuale, sia pratico (parliamo per esempio di scambio di informazioni e/o oggetti relativi a certi frangenti del design, dell’arte etc etc).

Page 36: Banane Urbane

- nel momento dello scambio, è inevitabile una crescita “mentale” del collettivo, che rimane vivo sia grazie all’entrata di idee, sia allo scambio di queste

- lasciare che le persone interagiscano con il gruppo può sia portare all’integrazione di queste, sia all’inevitabile passaparola che ne deriva quando questi saranno in altri ambienti.

- ovviamente, integrare degli specialisti dei vari settori che parteciperanno alle attività, migliora sia la qualità del lavoro, sia il clima interno al gruppo, che può raggiungere ottimi risultati in poco tempo, grazie all’efficace interazione degli soggetti al suo interno.

- la forza dei legami deboli (Barabasi - Einaudi 2004) che si creano con l’inserimento di persone esterne, fa si che queste portino al di là dei confini virtuali il nome del gruppo, le sue azioni e tutto quello che riguarda il suo operato, sia in termini tecnici, sia che in termini teorici.

Page 37: Banane Urbane

autointervistabanane:urbane

1. Perchè “bananeurbane”? Nel momento in cui ha preso vita questo progetto, tutto ci era chiaro all’infuori del nome. Avevamo tutti un solo desiderio, quello di non costruire un un marchio che rischiasse di venir subito risucchiato dal sistema di oggi, volevamo assolutamente trovare un nome anonimo e misterioso. Poi un pomeriggio, passeggiando sotto i portici (Firenze, ndr) P. ha rischiato di scivolare su una buccia di banana lasciata in terra: “cazzo, banane...urbane! come vi sembra?” E’ nato così il nostro collettivo, un collettivo che con le proprie azioni di comunicazione guerriglia fa scivolare passanti distratti su particolari bucce di banana, fatte di fake, finti eventi, adesivi, stencil, video virali, inganni informatici ecc...

2. Perchè la scelta di un’identità collettiva? Bananeurbane nasce come un’identità collettiva per dar voce a singole passioni e a interessi comuni. Aperta a tutti ed interessata ai problemi di rilevanza sociale e ai dibattiti sulle nuove forme di comunicazione non convenzionale raccoglie le varie influenze, le diverse provenienze, i diversi percorsi di vita e l’apertura ad ogni tipo di proposta che rispecchi i nostri principi per farli confluire in

Page 38: Banane Urbane

un unico risultato, un collettivo, un raggruppamento di persone che affronta ogni tematica con interesse e stimoli nuovi, e che di ogni esperienza ne fa tesoro per le azioni che verranno in futuro, rimanendo così sempre in continua evoluzione

3. Esiste una certa “schizofrenia individuale” nel nostro collettivo? Ogni nostra azione nasce naturalmente da un brainstorming di partenza, che ogni volta ci porta ad affrontare un tema o un problematica nuova. Ognuno di noi porta quindi le proprie proposte, cercando di farle conciliare con quelle del collettivo, ma si arriva sempre ad una scelta finale in maniera del tutto democratica. Le varie individualità che si possono presentare all’interno del collettivo quindi non le definiremmo tanto schizofrenie individuali quanto piuttosto importanti contributi personali. Logicamente ognuno di noi può prediligere lavori specifici piuttosto che altri, c’è chi preferisce uscire nel silenzio della notte ad “attacchinare” volantini e chi invece si trova meglio con una penna e un foglio in mano a buttar giù contenuti, chi disegna e realizza le grafiche e chi preferisce dirigere i contenuti web o ancora girare e documentare le azioni con macchine fotografiche e telecamere in mano, ma tutti con l’unico scopo di realizzare al meglio le azioni del collettivo, cercando di sovvertire con i nostri mezzi quegli schemi sociali e culturali esistenti di cui siamo veramente stanchi.

4. Crediamo che grazie ad un’identità collettiva si possa raggiungere maggiore creatività? Non crediamo che un collettivo possa a priori produrre e rendere più di un semplice singolo, ma riteniamo piuttosto che un lavoro e una progettazione di gruppo possa sicuramente amplificare le possibilità e le idee di una sola persona, o per lo meno permette di scannerizzarle, ricontestualizzarle e analizzarle in maniera molto più razionale e logica. Appunto per questo siamo aperti a tutti i tipi di proposte, critiche e interrogativi, e non intendiamo mai opporre resistenza alle idee che confluiscono nei progetti portati avanti da bananeurbane.

Page 39: Banane Urbane

5. Da cosa nasce e come si sviluppa l’approccio ad ogni diverso campo d’indagine prima di ogni nostra singola azione? Non è possibile isolare il singolo momento in cui nasce l’idea per un’azione o una campagna, anche perché cambia ogni volta a seconda del tema scelto e del target a cui ci dobbiamo rivolgere. Il nostro è un processo continuo, un flusso creativo che non ha un inizio e una fine ma che aspetta ogni giorno l’intuizione giusta, la scintilla, il dettaglio che faccia partire quel concatenamento di idee che portano poi al progetto o alla campagna.

6. E se dovessimo descrivere il nostro “metodo” di lavoro? Non abbiamo un vero e proprio metodo di lavoro quanto piuttosto l’abitudine di procedere per livelli. Ogni volta per scegliere un tema facciamo innanzitutto frutto della nostra curiosità per individuare e proporre delle problematiche importanti da affrontare, molto spesso anche in funzione degli avvenimenti o dei cambiamenti che viviamo in prima persona e che vorremmo cambiare. Stabilito il tema, si passa alla documentazione, alla raccolta dei dati, delle citazioni e delle informazioni utili. Fondamentale per andare a segno con un’azione è infatti conoscere alla perfezione le nostre “vittime”, le loro abitudini, il loro territorio. Poi non resta che lasciare spazio alla fantasia, le idee vengono analizzate, cominciamo a strutturarle in un progetto vero e proprio, ci si dividono i compiti, si definisce una tempistica - ed è fondamentale riuscire a mantenere ciò che viene prefissato per ogni data - e non rimane altro che passare all’azione, in strada o nella rete.

7. Cos’è che ci aggrega in questo collettivo e quale rapporto vogliamo stabilire con il mondo esterno? La cosa che ci appassiona di questo collettivo e il dover pensare sempre a come affrontare delle problematiche in maniera creativa, acuta e divertente e il sapere che comunque sia per noi sarà sempre un arricchimento. Siamo contro questa società consumistica, contro lo sfruttamento del lavoro, per i diritti umani e per la salvaguardia dell’ambiente, siamo per molte cose e cercheremo ogni volta di dimostrarlo con azioni e campagne mirate, con particolare attenzione all’aspetto grafico e comunicativo. Non vogliamo insegnare niente a nessuno ma solamente far riflettere chi scivolerà sulle nostre “bucce” riguardo temi a noi vicini, sfruttando la sorpresa, l’inganno, l’originalità di certe azioni. Non vogliamo spaventare gli indifesi passanti ma catturare la loro attenzione sfruttando canali dell’inconscio solitamente silenti.

Page 40: Banane Urbane

banane:urbane

La scelta del nome è avvenuta in un secondo momento rispetto al progetto di formare un gruppo di social e guerrilla communication. Non è, nonostante questo, meno importante del progetto stesso. Anzi. Era essenziale per noi trovare il nome giusto e fin dall inizio abbiamo cercato di indirizzarci verso qualche cosa che legasse noi e la nostra esperienza, qualche nostra peculiarità. Ci siamo diretti verso qualcosa che però non corrispondeva proprio ad un nome. Inizialmente abbiamo pensato a nomi che sembravano codici, acronimi, cose al di là di tutto poco chiare, che non ci accontentavano e soprattutto non erano conformi al nostro progetto di marca . Si, perché qui è avvenuto uno strano caso di processo di marca contro le marche stesse (vedremo come a volte ci poniamo in modo molto critico rispetto al sistema delle marche). La nostra istanza enunciativa non voleva assolutamente ricordare un agenzia di marketing, un agenzia pubblicitaria o un ufficio della regione che promuove campagne di sensibilizzazione. I valori erano e sono tutt ora ben diversi. Si doveva quindi trasmettere i nostri valori, il nostro manifesto in un enunciato, una manifestazione diversa da altre realtà preesistenti con cui non volevamo essere confusi.Il nostro nome fa parte dell esperienza personale dei membri fondatori nel momento di creazione del collettivo. L’immaginario collettivo ricollega il nome ad una precisa immagine, un’istantanea, che spesso veniva utilizzata nelle sceneggiature dei cartoni animati: scivolare su una buccia di banana. Quest’immagine lascia sia un certo sapore ironico della cosa, per poi aggiungere un contesto contemporaneo reale, l’urbano, la città. Quindi, la trasposizione dell’immagine, per così dire “finta” della banana lasciata in terra su un terreno urbano, lascia immaginare questa

realtà, dove le banane ci rappresentano simbolicamente sia come persone del gruppo, sia per la nostra comunicazione, sia per la nostra identità. Sono definiti, quindi, sia l’identità del gruppo, sia il contesto in cui operiamo e, in un certo modo, anche la modalità secondo cui operiamo.Dobbiamo sottolineare necessariamente quanto questo nome abbia avuto efficacia soprattutto fra i giovani: sin dal primo momento, le persone attorno a noi erano entusiaste della nostra scelta, sia per una questione di identità del gruppo, sia per l idea che questo nome lasciava. Rispetto alle diverse realtà che si sono sviluppate nel ambiente contemporaneo, il nome banane urbane risulta molto più accattivante e divertente rispetto a gruppi che utilizzano nomi o troppo altisonanti, decisamente schierati politicamente con un rischio di strumentalizzazione, o nomi il cui significato rimane troppo legato a valori interni al gruppo, poco chiari per l utenza che si vuole raggiungere. Sappiamo bene che il quadro complessivo italiano è relativamente poco vivo da questo punto di vista: sono poche le realtà che affrontano determinate problematiche sociali e quelle poche sono o legate a idee politiche o decisamente male organizzate. Differenziarsi da questo quadro poco entusiasmante è stato uno degli obiettivi principali nella costruzione dell identità del collettivo.Come dicevamo, l attenzione data al nome ha portato ad un coinvolgimento delle persone, che commentavano positivamente la nostra scelta. Sicuramente nel linguaggio giovanile suona molto meglio una certa ritmica, un certo tipo di parole, rispetto ad altre. Abbiamo da subito evitato quindi di tradurre in inglese il nome, soprattutto per una questione identitaria. Siamo dei ragazzi italiani, il nostro ambiente d azione sono le piazze, le strade e i muri delle nostra città, e siamo convinti che sia fondamentale mantenere certe “etichette”, che se ci sono delle menti che affrontano certi tipi di problematiche anche in Italia, sia giusto per una volta urlarlo a gran voce.

Page 41: Banane Urbane

Essendo un gruppo di comunicazione sociale abbiamo affrontato temi assai diversi tra loro, ma sempre collegati da un’attenzione rilevante per le forme della comunicazione visiva. Ovviamente, per far sì che il nostro operato non apparisse come un semplice “saltare” da un argomento ad un altro, attraverso le nostre azioni abbiamo tentato di affrontare problematiche strettamente contemporanee, o comunque che coinvolgessero la società in maniera diretta vista la rilevanza sociale del momento. La difficoltà è stata proprio quella di riuscire ad individuare un territorio principale in cui iscrivere queste azioni. Nel nostro caso una determinata tematica viene affrontata ogni volta solamente se, nel contesto che andiamo ad affrontare, ci sono determinate condizioni come:- una coscienza generale preparata, che è già

a contatto con quel problema o che lo è anche in piccola parte.- se c’è una relazione diretta tra il problema affrontato e il momento della manifestazione, proprio in termini di tempistiche.Facciamo un esempio: non avremo mai affrontato il problema dei consumi in un periodo dell’anno a caso, ma anzi è stato proposto proprio nel periodo natalizio, momento decisamente ideale per sensibilizzare le persone a tal riguardo. Organizzare questa campagna in un altro momento avrebbe avuto poco senso e avrebbe rischiato di esser fraintesa come un semplicetentativo moralista, oppure come l’ennesima iniziativa di sensibilizzazione in un periodo di crisi economica.L’aspetto dinamico di un processo di enunciazione sta anche nella capacità di saper trattare più territori, ovviamente rimanendo coerenti e chiari con gli utenti. Attraverso l’interazione delle varie componenti del processo si capisce anche come si stabiliscono i territori come tappa singola dell’intero brand building process. Essendo un gruppo che fa social e guerrilla communication siamo molto sensibili ai problemi sociali, ciò non toglie che si affrontino in qualsiasi momento o che si prenda in esame una tematica a caso.

2.3

Page 42: Banane Urbane

immagineFar riconoscere chiaramente il gruppo attraverso il logo non era nelle nostre intenzioni fin dall’inizio. Abbiamo pensato piuttosto ad un nome che fosse legato alla nostra esperienza, soprattutto al modus operandi e al contesto d’azione del collettivo. La significazione avrebbe dovuto far riflettere le persone, magari divertendo, così da innescare una sorta di passaparola che nel tempo avrebbe dato un certo tipo di visibilità. Come abbiamo detto prima, banane:urbane richiama immagini collettive molto chiare, la fonetica agisce come collante dei due termini, come se fossero in rima, e l’insieme di questi genera, come abbiamo riscontrato, una certa simpatia, un approccio diverso ai contenuti delle nostre attività.Da subito il gruppo ha scelto come logo identitario un lettering semplicissimo, con font Helvetica normal. Non volevamo utilizzare loghi particolari o appoggiare la nostra identità a delle immagini ricorrenti perché la nostra stessa identità nega i valori dei normali processi delle grandi marche. Piuttosto, abbiamo preferito legare al nome tutto il significato. Abbiamo in seguito accertato, infatti, che molta importanza veniva data al nome e al suo significato. Soprattutto, abbiamo notato che legando il nominativo a vari loghi preesistenti, dove venivano declinati i nostri valori, non faceva che rafforzare il legame con i nostri utenti. Giocando su queste prove grafiche, abbiamo realizzato delle varianti: le più classiche legano il nome al disegno stilizzato di una banana, mentre altre sono più articolate, e si associano con loghi preesistenti o immagini ben riconoscibili di grandi marche o società.Mentre nella maggior parte dei casi le grandi aziende utilizzano il loro marchio nelle loro campagne e/o pubblicità,

Page 43: Banane Urbane

noi di banane:urbane ci nutriamo della forza comunicativa di questi loghi per poi trasformarli in bucce di banana: abbiamo già specificato che nella maggior parte delle azioni, il fake regna sovrano e che questo è un valore intrinseco del collettivo. Farci riconoscere direttamente da un logo o da alcune immagini sarebbe controproducente rispetto alla nostra identità. Noi ci inseriamo, invece, in tutta una serie di immagini riconosciute nell’ambiente d’azione, modificandone l’aspetto con l’inserimento di elementi visivi che a prima vista non producono uno stravolgimento della forma, ma che ad un’attenta analisi svelano la vera essenza del messaggio comunicativo. Come è successo in occasione del “naQuale”, durante la consegna dei volantini le persone riconoscevano le forme prettamente natalizie dei nostri buoni, leggevano attentamente i contenuti sul retro, ma venivano incuriositi soprattutto dalla scritta “naQuale”, parola che ricorda il Natale, ma che deviava il concetto su l’interrogativo del “quale”. Molto importante è stato anche il modo in cui questi volantini sono stati distribuiti, ma di questo se ne parlerà più avanti. un’esempio diretto può essere una delle proposte che son venute fuori per il nostro biglietto da visita. Abbiamo chiarito fin dall’inizio che il nostro è un collettivo apolitico e che non si presenta con un vero e proprio logo, ma di più identità preesistenti che andiamo a modificare di volta in volta e, in un certo qual modo, a criticare. Vediamo in pratica come: la falce e martello sono simboli conosciutissimi di un’ideologia di sinistra. Sostituendo la banana alla falce si altera di poco l’immagine preesistente ma si stravolge il suo significato. In più il colore rosso viene sostituito dal “giallo banana”, che amplifica il cambiamento di “messaggio”, regalando una visione diversa dell’immagine che si sostituisce all’associazione classica con l’ideologia di sinistra. Questo modello di trasformazione del significato viene applicato

b:u

Page 44: Banane Urbane

in tutte le grafiche e nella comunicazione proposte dal gruppo.

L’unica eccezione del caso riguarda la performance “Cornici sul mondo”(vedi cap. 3.2). Qui la questione della sostituzione dell’immagine a favore di un messaggio che possa identificare il gruppo non aveva possibilità d’espressione, visto che la critica non era mossa sfruttando mezzi o immagini che permettessero un processo del genere. Si cercava, però, di inserire degli oggetti (le cornici) nella realtà urbana; nello specifico, un oggetto decontestualizzato doveva attirare l’attenzione solamente con la sua presenza, proiettando le persone sul messaggio al suo interno, chiaro e diretto, senza alcun processo di “fake”. L’unico inganno, se vogliamo, stava nel porre delle cornici (simbolo della cultura istituzionalizzata nei musei) in un contesto completamente diverso. Anche qui abbiamo cercato, con lo spostamento di un oggetto e il suo significato, di valorizzare l’azione: l’importanza dell’oggetto cornice veicola il messaggio ancora di più, perché è decontestualizzato.

Tornando alla nostra analisi identitaria sul no logo, possiamo riassumere dicendo che in ogni manifestazione comunicativa del gruppo abbiamo cercato di inserire delle piccole modifiche all’interno di processi comunicativi preesistenti, senza sconvolgerne l’aspetto, ma modificandone il significato. La significazione vera e propria del gruppo sta nella manifestazione attiva, nell’interazione con gli utenti, nello scivolone che questi si trovano ad “affrontare” una volta caduti nei nostri “tranelli”.

Page 45: Banane Urbane

la nostra esperienza

Page 46: Banane Urbane
Page 47: Banane Urbane

“ “

Page 48: Banane Urbane
Page 49: Banane Urbane

La nostra prima azione è stata quella di Naquale, svolta durante il mese di dicembre 2008. Nel preciso istante in cui è nata l’idea di questo collettivo avevamo bisogno di un motivo, un pretesto per metterci all’opera.Così, un po’ per ragioni di tempistica (il Natale era alle porte), un po’ per caso, abbiamo deciso di affrontare un tema delicato ma allo stesso tempo già affrontato da molti come quello dei consumi.Volevamo colpire in pieno l’idea del Natale odierno, dare uno spunto di riflessione nuovo per vivere in modo più sobrio una festa che oggi, ai nostri occhi, è dettata solamente dal dare e ricevere doni. Abbiamo quindi progettato una finta campagna di marketing e, per arrivare a più persone possibili, abbiamo deciso di sfruttare ed attaccare quello che sta alla base del periodo in questione: l’impulso allo shopping.La nostra azione si è divisa, per questioni logistiche, in due intervalli di tempo precisi, che riassumono il modus operandi di banane:urbane all’interno delle nostre azioni di guerrilla.La nostra idea comunicativa è infatti “politicamente scorretta”, perchè per assicurarci un palco, per garantire che il nostro messaggio arrivi sempre a destinazione utilizziamo spesso degli inganni.Secondo la vecchia strategia della trappola per topi

quindi, abbiamo piazzato un appetitoso pezzo di formaggio nelle vie del centro cittadino, aspettando che qualcuno abboccasse.L’invenzione di un concorso a premi (omaggio logicamente) ci è servita per attirare l’attenzione degli utenti. Abbiamo distrito buoni per le strade fiorentine e fatto girare un video virale nella rete, ma non con lo scopo di ingannarvi, anzi. L’intenzione era quella di creare un’aspettativa. Dietro questa “burla” non vi erano infatti i ricchi premi promessi ma il tentativo di far guardare il Natale con altri occhi. A dire il vero un regalo c’era, ma è diverso dal solito: l’opportunità di fermarsi un attimo e riflettere. Siamo sicuri che il Natale sia solo consumo? Che sia solo un regalare per ricevere altri doni materiali? Noi di Banane:urbane non la pensavamo così.NaQuale non è stata quindi un’operazione commerciale o pubblicitaria, e nemmeno un pretesto per accusare chi fa acquisti in questo periodo dell’anno. NaQuale voleva essere un momento di riflessione e uno stimolo per trascorrere un Natale più consapevole, anche se ognuno di noi è libero di interpretare questa festività come meglio crede. Abbiamo rubato un po’ del tempo dei “consumatori” con l’intento di dire la nostra, provando a dare nuovi spunti per dimostrare che esiste un’alternativa. Non volevamo rovinare il Natale, ma ritrovare quello spirito che ai nostri occhi sembra esser oggi andato perduto. Proprio per questo abbiamo inserito nel nostro sito una serie di link utili per regali natalizi alternativi, che rappresentassero un po’ il nostro punto di vista in merito a questa tematica.

3.1

Page 50: Banane Urbane

Il SitoVisto che per attirare utenza avevamo bisogno di esser credibili, abbiamo creato una pagina web su cui si sarebbe articolata la nostra finta campagna a premi.Un conto alla rovescia che indicava il countdown del concorso e una serie di istruzioni utili per parteciparvi era tutto ciò che un utente trovava nel nostro sito. Solo in un secondo momento questo sarebbe passato in chiaro e sarebbe partita la fatidica estrazione dei premi. Dalla base costituita da questa piattaforma avevamo deciso che si sarebbe snodata la nostra campagna informativa. L’obiettivo era portare il maggior numero possibile di persone a credere che questo concorso fosse reale, in modo tale da poter avere un’utenza il più vasta possibile per poi diffondere il nostro messaggio.

prima fase

Page 51: Banane Urbane

I buoni omaggioPer far conoscere ai possibili utenti l’esistenza del concorso a premi (in modo che potessero cadere nella trappola) abbiamo preparato dei finti buoni omaggio appartenenti a questo brand immaginario del Naquale.Visto che dovevamo avvicinare persone estranee per consegnargli materialmente questi finti buoni, abbiamo utilizzato la strategia classica dei migliori brand, travestendoci da promotori pubblicitari. Innanzitutto abbiamo ideato una divisa. Dopo aver confezionato in casa delle spille con lo stesso tema grafico dei buoni, in modo che fossimo riconosciuti subito come “operatori autorizzati”, per essere più “credibili” ci siamo mimetizzati tra le vie cittadine indossando cappelli da Babbo Natale e da renna, trovata perfettamente in linea con le quelle solite utilizzate per le campagne natalizie.Abbiamo poi chiesto ai nostri amici, nonché fan sfegatati delle neonate banane:urbane, un aiuto nella distribuzione.Così, il fine settimana del 13 e 14 di dicembre 2008 ci siamo mossi, in piccoli gruppi, per invadere il centro di Firenze con i nostri buoni. Abbiamo battuto le zone più affollate del centro approfittando della folla accorsa per acquistare i regali, e abbiamo consegnato i duemila volantini a mano.

Page 52: Banane Urbane

Il video viraleSe con i buoni potevamo assicurarci una buona percentuale di ascoltatori nel territorio fiorentino, lo stesso non si poteva dire della realtà al di fuori del nostro territorio; essendo il Naquale la nostra prima campagna, appariva per noi fondamentale, oltre che il risultato, studiare le reazioni della gente in vari ambiti, in previsione della azioni future. Oltretutto, visto che la nostra azione si sviluppa attraverso un sito internet, sembrava stupido non colpire anche anche gli utenti della rete.Abbiamo così deciso di realizzare dei video virali che pubblicizzassero la campagna a premi, per rafforzare l’idea del Naquale come una vera iniziativa di un brand, e che promuovessero la nostra campagna attraverso le armi del viral marketing.Dopo giorni di riflessione abbiamo sviluppato un sistema virale che ci permettesse di realizzare due video, uno per la prima fase temporale e uno per la seconda, e che rimandassero ogni volta al sito del concorso.

Il primo video rappresentava una scena volutamente ambigua, ovvero le riprese di un babbo natale mentre svolge un’azione che non risulti chiara a tutti, con un chiaro interrogativo finale, “cosa sta facendo Babbo Natale?”.Grazie a queste caratteristiche il video poneva le aspettative per una campagna di viral marketing di un’azienda, mentre in realtà la sua forza era il poter ricollegarsi a un secondo video, rilasciato a seguito della seconda fase del progetto, in cui veniva svelato l’inganno.

Proprio nel secondo spot diventa chiara la situazione: il nostro Babbo Natale, nel giorno della vigilia, si sta guardando un vecchio film in bianco e nero e, anziché essere in giro con le sue renne a portare mille regali, poltrisce beato nella sua poltrona.Il solito richiamo al sito naquale.tk al termine del video rimanda di nuovo gli utenti alla base, dove questa volta però al posto del solito countdown troveranno contenuti e riflessioni sul Natale firmate banane:urbane.

Page 53: Banane Urbane
Page 54: Banane Urbane

Allo scadere della mezzanotte di mercoledì 17 dicembre il nostro inganno cessava. Scaduto il conto alla rovescia in rete, il sito naquale.tk ha cambiato la sua veste grafica. Anziché trovare il form per l’inserimento dei dati e la partecipazione all’estrazione, gli utenti hanno trovato una riflessione chiara e diretta sul Natale e una serie di link e contenuti in cui veniva spiegata la nostra visione. Il compito era adesso trovare le parole adatte per vincere il pregiudizio e far passare l’onta della burla. La bontà del messaggio, il fatto che il nostro fosse solamente un invito a un diverso modo di agire, e una serie di link utili a referenti più o meno importanti che convalidavano, anche se non direttamente, la nostra tesi (Commercio Equo, Decrescita Felice, Addbusters, ecc.) sono state le due dritte date da banane:urbane per portare avanti una riflessione sui consumi.Come inizio non era affatto male, visto il buon numero di utenti portati all’interno del nostro sito, ma ciò di cui avevamo bisogno era ancora un po’ di azione.

seconda fase

Page 55: Banane Urbane

Pasteup ZombiesPrendendo spunto da un’iniziativa di Addbusters, realizzata per il BuyNothingDay (giornata di sciopero dagli acquisti organizzata annualmente in tutto il mondo, ndb), abbiamo realizzato dei paste-up da attaccare in giro per le strade cittadine. Questi paste-up raffiguravano degli zombie, incarnazione del consumatore contemporaneo, divenuti tali per la famelica necessità di “comprare”. Muniti di un fumetto che riportava frasi evocative come “buy buy buy” o “produci consuma crepa” o “compra compra compra”, questi zombie sono stati attaccati a fianco di bancomat, grandi magazzini, supermercati e vie del centro, luoghi tipicamente frequentati da quello che può esser considerato il consumatore modello della nostra società.

Page 56: Banane Urbane

SegnalibriA conclusione della campagna sui consumi volevamo lasciare un qualcosa, sempre nel nostro stile, che potesse sottolineare ancora una volta il valore che banane:urbane dava al Natale. L’idea è stata quella di realizzare circa tremila segnalibri e di distribuirli, da bravi guerriglieri, nelle librerie fiorentine senza alcun “permesso”. Con i segnalibri in tasca e una notevole indiscrezione, in un brevissimo arco di tempo abbiamo letteralmente “segnato” con il nostro passaggio tutte le librerie del centro. Ogni libro in esposizione, tra gli scaffali, tra le offerte o tra le versioni economiche portava il segno di banane:urbane, con il nostro segnalibro che spuntava fuori dietro la copertina.

- Shirley Temple -

Page 57: Banane Urbane

Oggi la società postmoderna si trova a doversi confrontare con alcuni processi comunicativi operati dalle maggiori marche, attraverso i media e i suoi luoghi mediatizzati, che concorrono ad aumentare i consumi e ad alimentare un sistema che, secondo i maggiori gruppi di critica, spinge inconsapevolmente alla logica “produci, consuma, crepa” (CCCP, data). Se qualcuno oggi si chiedesse come viene “formata” la nostra società, potrebbe osservare che le persone vengono istruite per creare dei soggetti-consumatori e non dei soggetti-consapevoli. Il consumo alimenta il processo d’espansione di quelle poche marche elette dalla stessa società consumatrice, processo che diventa inarrestabile inevitabilmente, come dimostrato dai sistemi WTA (winner-take-all-society). Ci troviamo dunque ad assistere a dei bombardamenti mediatici che spingono ad un consumo irresponsabile,soprattutto in questo periodo di crisi: i premier politici non fanno altro che sottolineare la questione e sponsorizzano al consumo, ritenendo che solo attraverso questo ci si possa salvare da una crisi che non sembra avere più fine. In realtà, la regressione in atto in tutto il mondo ha a monte dei processi ben più complicati di una semplice riduzione dei consumi. È ovvio che non investendo i risparmi, la poca circolazione di moneta non fa che peggiorare la situazione, ma non sono i piccoli e medi risparmiatori i protagonisti di questo discorso. Le grandi marche e il sistema che investe sui processi di consumo interviene al di là della crisi. Attraverso la trappola del consumo, si viene spinti in un circolo irresponsabile che va solo a peggiorare situazioni molto più importanti da un punto di vista e da una prospettiva più larga. La maggior parte delle marche ha attuato un processo di creazione di prodotti specializzati (Semprini - 2006), un mondo di prodotti e sub-prodotti specializzati per le molteplici richieste e bisogni di una società incontentabile. Il problema sta nel fatto che tutti questi

Riflessioniprodotti, oltre che produrre un “alleggerimento” del portafoglio dei piccoli e medi consumatori, nella maggior parte dei casi non tiene in considerazione regole sul risparmio delle materie prime e sul riciclo di queste ultime, oltre ai consumi durante il processo di industrializzazione e produzione. Solo ultimamente pochissime società (Yamamay - 2008 - Use Jute) cercano di sensibilizzare i consumatori e indirizzarli verso un consumo responsabile, un consumo che tenga conto dell’utilizzo delle materie prime nella catena di prodotti (rispetto dei diritti dei lavoratori, sfruttamento). Questo però è un modello di sensibilizzazione non diffuso e poco incisivo, che tende ad essere riutilizzato come allargamento del target ad una parte di consumatori più responsabili. In generale non c’è una coscienza sui processi di produzione e di consumo che permetta una critica costruttiva e soprattutto che dia spazio ad alternative valide che affrontano realmente discorsi di risparmio, riciclo e riutilizzo di materie prime. Tutto questo viene sottolineato in un periodo particolare, quello del natale. La società di ritrova in questo periodo ad affrontare grandi spese per i “cenoni” e per i regali, passando in rassegna negozi, prodotti, prezzi, cercando di fare la scelta migliore o, come dice Semprini, cercare la scelta meno gravante o meno peggiore.

Page 58: Banane Urbane

Secondo le nostra visione, non è con il consumo sfrenato e inconsapevole che né ora, né in altri momenti, può migliorare la qualità della vita. Non sono i richiami al consumo dei politici o dei mercati i giusti indirizzi per un miglioramento del sistema. La realtà è che la creazione di una società di consumatori può solo che instaurare un processo delirante di produzione e consumo irresponsabile, che può portare, in un prossimo ma molto vicino futuro, a quegli ipotetici paesaggi irreali descritti da film usciti recentemente (The Day after tomorrow, wall-e, Esercito delle 12 scimmie, The Island, Matrix). L’obiettivo di agire in questo contesto presuppone una tattica e dei mezzi che non allontanino o allarmino il nostro utente modello ma che, parallelamente alle marche, lo invitino a seguire una procedura classica di approccio di marketing, comunicandogli poi le vere intenzioni della nostra azione, instaurando un vero e proprio contatto e un’interazione con gli utenti.

Per questo ci affidiamo alle stesse tecniche che molte marche utilizzano oggi (guerrilla marketing, street marketing) per deviare inizialmente l’attenzione dell’utente dal vero obiettivo, invitarlo a seguire le nostre istruzioni, per poi farlo partecipe inconsapevolmente di un processo di sensibilizzazione. Il metodo esprime proprio la volontà di prendere quelle stesse tecniche e utilizzarle per generare conoscenza rispetto a quei mondi che omettono meccanismi e processi dannosi alla stessa società che altrimenti rimarrebbe inconsapevole.

Non stiamo proponendo delle alternative reali, non siamo presuntuosi o talmente esperti da poter ipotizzare delle alternative a determinate situazioni di spreco. Utilizziamo le nostre energie, le nostre conoscenze e le nostre idee per sottolineare dei problemi, metterli bene in vista e sensibilizzare le persone in modo anticonvenzionale e magari divertente, senza dover passare per forza per mezzi illegali o essere visti come un collettivo generale sovversivo, come ne esistono molti al giorno d’oggi.

Page 59: Banane Urbane

3.2 StopWarOnGaza“Una cornice sul mondo”

Il progetto “Stop war on Gaza” non rientrava affatto tra le azioni che banane:urbane aveva previsto. All’inizio dei lavori (novembre 2008) nessuno di noi aveva la minima idea di ciò che sarebbe accaduto di lì a poco in Palestina, non immaginavamo minimamente che per l’ennesima volta in quella povera terra migliaia di persone avrebbero perso la vita per una vicenda che da decenni non trova soluzione.

Page 60: Banane Urbane

Quando il 27 dicembre scorso l’esercito israeliano ha dato inizio alla sua operazione militare denominata “Piombo fuso” abbiamo sentito la necessità forte di affrontare questo ennesimo dramma con gli occhi ed i mezzi di cittadini e comunicatori responsabili. L’intento di Banane urbane era quello di non rimanere fermi, di scendere immediatamente in campo per schierarsi contro tanta inumana violenza.Soprattutto volevamo criticare l’informazione, le notizie che ci arrivavano in quei giorni, ovattate dal filtro televisivo, ripulite dai particolari scomodi, confezionate per uno standard comunicativo che prevede buoni e cattivi, e non esseri umani. Di fronte a questi dati e di fronte alla pessima qualità dell’informazione fatta, banane:urbane ha deciso di affrontare questo tema con i soliti metodi della comunicazione non convenzionale.Alle continue trasmissioni sensazionalistiche, che accomunano la guerra a uno show televisivo, abbiamo pensato di contrapporre un tipo di istallazione cittadina che invitasse all’osservazione e alla meditazione. L’idea è stata quella di realizzare degli stencil e di incorniciarli come un’opere d’arte, contenente messaggi di pace sul tema della guerra in Palestina. Il concetto di “Stop war on Gaza” è utilizzare come mezzi d’informazione delle cornici dorate, simbolo della cultura istituzionale nei musei, per sconvolgere il concetto stesso di informazione e di cultura: riversate in strada, decontestualizzate e poste sulle pareti delle vie cittadine, queste gridano ai passanti per trasmettere loro dei messaggi che i mezzi d’informazione tradizionali troppo spesso non dicono o deviano a loro piacimento e convenienza.

Il teatrino dei numeri e delle notizie a cui siamo obbligati ogni giorno in televisione si trasforma quindi in messaggi chiari e diretti, poiché non abbiamo bisogno di notizie per far scandalo ma vogliamo solamente lanciare un messaggio chiaro, ed è proprio attraverso delle cornici in strada che l’informazione diventa accessibile a tutti, che permette alle persone di ricevere dati reali e senza omissioni, senza dover spulciare per ore in rete alla ricerca della verità.

Page 61: Banane Urbane
Page 62: Banane Urbane
Page 63: Banane Urbane
Page 64: Banane Urbane

Comunicato smentita notizie agenzia stampaIn merito alle notizie diffuse ieri da alcune agenzie di stampa riguardanti l’apparizione di scritte antisemite in via degli Alfani e in via Colonna a Firenze, il gruppo “bananeurbane”, autore dell’istallazione “Gaza Strip”, si dissocia completamente da qualsiasi possibile associazione del proprio operato con i suddetti messaggi e ancor più con il ritrovamento dell’ordigno nei pressi della Sinagoga di Piazza d’Azeglio. L’idea delle “cornici sul mondo” poste in diverse zone universitarie fiorentine aveva come unico scopo quello di sensibilizzare i passanti sul tema della guerra, a favore della pace e contro ogni tipo di genocidio, e bananeurbane lo aveva affrontato semplicemente con i metodi della comunicazione non convenzionale.Proprio per questo teniamo particolarmente a comunicare la nostra completa estraneità e dissociazione da quelle scritte razziste ed ottuse, che associano lo Stato d’Israele al nazismo, e dalla bomba alla Sinagoga, gesti che niente hanno a che fare con gli scopi e le modalità della nostra campagna di sensibilizzazione.Banane:urbane

Page 65: Banane Urbane

“Strappattakka” è una campagna di social guerrilla sul tema del lavoro e del precariato giovanile. “Strappattakka” è un finto annuncio di lavoro, un’offerta di attaccanaggio, un’occasione per i giovani studenti e lavoratori italiani di “far sentire la propria voce” in merito alle ormai note problematiche occupazionali italiane. Strappattakka si rivolge ai giovani studenti in equilibrio precario, ai poveri neolicenziati e ai moltissimi italiani che nella vita si ritrovano ad essere nullafacenti obbligati. Strappattakka consiste in piccole strisce di carta adesiva che ogni soggetto interessato può strappare ed attaccare dove meglio crede per far sentire la propria voce.

strisce di libertàtre.trestrappattakka

Page 66: Banane Urbane

Per affrontare un tema delicato come quello del lavoro banane:urbane ha deciso di realizzare un semplicissimo fake. Questo finto annuncio, mimetizzato tra le migliaia di annunci cartacei delle zone universitarie fiorentine, attirava l’attenzione dei giovani grazie all’enunciazione “cerchi lavoro”. Sotto venivano brevemente spiegate le finalità di questa azione, mentre le strisce adesive di diversi colori tentavano di inglobare la quasi totalità delle “tipologie giovanili”. La finalità di quest’azione consisteva soprattutto in un monitoraggio, attraverso l’espediente delle strisce adesive, del coinvolgimento che le persone potevano avere in merito ad una tematica così importante ma allo stesso tempo “abusata” da ormai troppi anni. Banane:urbane ha sempre creduto che un messaggio, per essere veramente efficace, debba coinvolgere le persone sul piano personale, per portarle ad agire, anche solo con dei piccoli gesti.

Page 67: Banane Urbane

Per integrare la campagna in strada di “strappattakka” e rendere più chiaro lo scopo di questo progetto ci siamo ancora una volta serviti della rete. Abbiamo realizzato un video che raccontasse una triste giornata per un giovane studente fiorentino. Un licenziamento, la disperazione per una situazione precaria sempre più pressante, la ricerca di un nuovo lavoro e il fortuito incontro del nostro annuncio.L’occasione, all’improvviso, di poter reagire a queste ovvie realtà troppo spesso tenute nascoste e di “urlare”, attraverso un semplice adesivo, la propria indignazione da “neolicenziato”. Il video è reperibile in rete su Youtube e Vimeo sotto il nome di Strappattakka. Il video sul web

Page 68: Banane Urbane
Page 69: Banane Urbane

3.4 L’acqua d’ii Sindacocampagna di social guerrilla

Page 70: Banane Urbane
Page 71: Banane Urbane

“L’acqua d’ii sindaco” è un’altra beffa o fake di banane:urbane circoscritto alla comunicazione sui mezzi pubblici.

Attraverso questa azione volevamo portare la riflessione degli utenti (chi utilizza un servizio pubblico in questo caso) sul tema dell’acqua e dell’importanza del bere proprio l’acqua del rubinetto.Per affrontare questa tematica abbiamo realizzato finte pubblicità da appendere all’interno degli autobus, cercando di mantenere uno stile grafico il più possibile coerente con le campagne classiche dell’Ataf (gestore delle linee dei mezzi pubblici fiorentini, ndb). Per mezzo di questa tecnica abbiamo catturato l’attenzione di un preciso target di utenza, ma all’interno di queste pubblicità veniva veicolato un messaggio del tutto contrastante dalle solite pubblicità e dalle immagini stesse che vi erano riprodotte. Andando ad intaccare un territorio “istituzionale” (solitamente infatti queste campagne sono sponsorizzate da enti locali pubblici) abbiamo anche deciso di riproporre una serie di loghi contestualizzati con la nostra identità, e dei link utili che permettessero ai passeggeri di potersi informare attraverso la rete una volta arrivati a casa.

N.b. Essendo strettamente legati tra loro luoghi, spazi ed utenti di un’azione di comunicazione guerrilla, per render ancor più efficace questa campagna sono stati utilizzati titoli pubblicitari e richiami visivi strettamente legati alla memoria ed alle usanze della città di Firenze. Se analizzato da persone estranee a questa realtà questo tipo di operazione comunicativa perderebbe ogni suo valore.

Page 72: Banane Urbane
Page 73: Banane Urbane

SocialNetworks

Page 74: Banane Urbane
Page 75: Banane Urbane

Essendo un gruppo di comunicazione che agisce con strumenti e tattiche di guerrilla su temi sociali, abbiamo dato particolare risalto, come si è visto nei capitoli precedenti, alla fase operativa, pratica, della nostra comunicazione. Risulta fondamentale nel nostro caso riuscire ad attirare l’attenzione delle persone con eventi che li colpiscano e catturino facilmente. E’ molto importante, quindi, avere un rapporto diretto con le persone, obiettivo peculiare che delinea sia il percorso di ogni gruppo di comunicazione, sia di ogni società che fa comunicazione. Non potevamo però conferire poca attenzione verso quelli che sono i media più utilizzati dagli utenti contemporanei. Non stiamo parlando di quotidiani o di telegiornali, abbiamo visto come le nostre campagne vogliano spesso anche criticare questi mezzi, perché troppo politicizzati o poco inclini a fare un’efficiente informazione. Stiamo parlando piuttosto di piattaforme “democratiche”, se così si può dire, che si sono sviluppate sulla più grande rete Internet. Come abbiamo già accennato, il nostro obiettivo è quello di generare una significazione che sviluppi dibattiti e nuove idee. Proprio per questo era necessario diffondere la documentazione delle nostre azioni sulla rete, proprio perché diffondendo l’informazione tutti possano entrare a conoscenza di quella che è stata la nostra azione (partecipando attivamente allo sviluppo di un dibattito o anche alla creazione di un semplice commento). Parliamo di web 2.0, di social network e motori di diffusione di contenuti e media. Fin dalla prima azione, tutto è stato documentato e diffuso via internet in “tempo reale”, così che sulla rete ci fosse una risposta immediata ad eventuali interrogativi delle persone. La larga diffusione dei contenuti è avvenuta su grandi hub, che hanno permesso una visibilità e una diffusione delle notizie molto rapida.

Introduzione

Page 76: Banane Urbane
Page 77: Banane Urbane

SocialNetworks

FaceBook, Youtube e Vimeo

4.1

Facebook è nato fondamentalmente per rimettere in contatto ex compagni di scuola dei college americani. Il suo sviluppo come social network è seguito a quello di Myspace, altro social network che offriva spazio di hosting e pagine personalizzabili per gruppi musicali, permettendogli di pubblicare le loro foto, le loro canzoni e le date dei concerti. La società in rete ha sviluppato queste “piattaforme”, usando queste pagine per poter inserire il proprio profilo e conoscere nuove persone con gli stessi gusti musicali o le stesse passioni. Ultimamente, tra i due hub, quello che più ha riscosso successo è Facebook. La sua semplicità nell’utilizzo, le applicazioni, le tag (nelle foto), e altre svariate peculiarità, hanno fatto si che questo social network prendesse piede rispetto al suo diretto competitors, ormai dedicato quasi solo ai gruppi musicali e alle pornostar.

Nel nostro caso specifico, abbiamo costruito un vero e proprio progetto di diffusione del nostro messaggio del Naquale (Naquale 2008 - banane:urbane). Nel diffondere il nostro messaggio virale, veicolato da video, foto, sito internet e documenti di testo, abbiamo sfruttato le già preesistenti realtà sulla rete, appoggiandoci ai più grandi hub: Facebook, Vimeo e Youtube. Come già raccontato in precedenza, abbiamo creato un interrogativo iniziale, un video in cui si chiedeva cosa stava facendo babbo natale. Questo video è stato diffuso su Vimeo e Youtube, i due più grandi hub a livello di

Page 78: Banane Urbane

diffusione di video. Su Facebook è stata creata una pagina di riferimento, quella di Babbo Naquale, dove in meno di tre giorni, le amicizie sono arrivate a 430. Su questa pagina veniva creata un’aspettativa alla domanda proposta nel video. Nel mentre, un fittizio concorso a premi spingeva le persone a visitare il profilo di Babbo Naquale e il sito dell’iniziativa, dove un count-down suggeriva di aspettare il 18 dicembre per la consegna dei premi. Dopo il periodo di diffusione dell’interrogativo, siamo “entrati in chiaro” diffondendo il secondo video sempre su Youtube e Vimeo, mentre sul sito ufficiale venivano spiegate le vere intenzioni della campagna, con la documentazione sulle azioni.

Sfruttando quegli hub già citati e la modalità con cui sono stati sfruttati, abbiamo fatto si che la nostra pagina non rispondesse all’effetto nuovo arrivato (Barabasi - 2004). Abbiamo invece riscontrato che, grazie alla campagna ben riuscita e ai link verso questa, molti utenti si erano connessi, rispecchiando un modello a fitness. Avevano in un certo senso una competitività, sfruttando gli hub come influencer per le nostre intenzioni e, soprattutto, ponendoci in un certo modo con il nostro target.

Oggi molti gruppi musicali sfruttano Myspace

per fare autopromozione, diffondendo date dei concerti, immagini, news che sono così molto più facilmente reperibili in una visione di social network. Anche loro sfruttando Myspace come influencer per far si che vengano conosciuti da più persone nel minor tempo possibile. Questo non solo permette ai suoi utenti di conoscere il gruppo, ma di entrare in contatto con il merchandising, le novità e tutto quello che c’è dietro un singolo gruppo (come per esempio altri gruppi simili, amici, etc etc).Nel caso del Naquale, abbiamo poi cercato di far in modo che aumentassero i link esterni alla nostra pagina. Se i motori di ricerca all’inizio avevano difficoltà a trovare la pagina del Naquale, dopo una serie di interventi siamo riusciti a far salire di posizioni la pagina, che inizialmente “non esisteva” per Google. Innanzitutto abbiamo inserito i link nella pagina del video di Youtube e Vimeo, poi nella profilo Facebook di Babbo Naquale. Successivamente abbiamo inserito direttamente nell’Html di alcuni blog il link alla pagina ufficiale, cominciando a registrare un aumento delle visite al sito e, infine, una visione più chiara sui motori di ricerca. Creando dei link diretti, quindi, abbiamo cercato innanzitutto di indicizzare la nostra pagina, cercando di avere un posizionamento nelle pagine di risposta dei motori di ricerca; successivamente, creando dei link alla pagina dagli hub (youtube, vimeo, facebook) e da altri blog che trattano di argomenti di guerrilla e social marketing, abbiamo cercato di aumentare il nostro Pagerank, per dare ancora più visibilità al sito.La nostra campagna ha funzionato bene non solo nel momento delle azioni di social guerrilla, ma abbiamo cercato con i nostri pochi mezzi di creare una rete che ci favorisse nell’impresa di diffondere i nostri messaggi di sensibilizzazione. Certo, non siamo riusciti ad attrarre un numero altissimo di persone, ma ci riteniamo soddisfatti dei risultati, visto che questa è stata la nostra prima esperienza nel campo; non avevano neanche idea di cosa fosse creare delle relazioni tra questi network, dei link che legassero questa rete per manovrarla a nostro piacimento, dirigendola dove volevamo.

Page 79: Banane Urbane

Dopo la prima grande campagna sociale, abbiamo cambiato il profilo facebook, passando da babbo naQuale all’effettiva pagina di riferimento “banane:urbane”. In questo modo, tutte le persone con cui avevamo creato link non hanno perso la visibilità sulla nostra attività e noi non abbiamo perso contatti importanti che si erano già stabiliti in precedenza.

Dobbiamo sottolineare quanto questo cambiamento sia stato necessario: avendo una rete già formata sarebbe stato ingenuo creare un nuovo profilo e cercare di ricreare tutti i legami in rete. In questo modo non solo abbiamo risparmiato tempo e pazienza, ma abbiamo rilevato che molte delle persone “amiche” dell’utente banane:urbane, al momento del cambiamento, supportavano decisamente il nostro operato e le nostre idee. Molti commenti di sostegno e incitamento sono arrivati sul profilo, segno che eravamo nella direzione giusta. Tutte le successive campagne sono state poi pubblicate come elementi, con foto e video correlati, sul nostro profilo, creando una sorta di aggiornamento continuo dello spazio, cosa che da molta visibilità in un contesto web 2.0.

Page 80: Banane Urbane

4.2 Un’istantanea su Flickr

Vimeo, Youtube e Flickr non sono stati altro che canali di distribuzione dei nostri media, e la rete di link che si era creata grazie anche a questi faceva in modo che le informazioni si diffondessero ancora di più.E’ stata molto importante la realizzazione di uno spazio Flickr per via del grande materiale fotografico che avevamo. La nostra documentazione aveva il dovere di sottolineare le nostre azioni e creare l’interesse. Quale piattaforma migliore di Flickr per un simile obiettivo?Soprattutto dopo l’azione “Cornici sul mondo” le persone hanno cominciato a frequentare il nostro spazio (seguendo il link da siti che ci avevano pubblicato), commentando le foto, entusiasti delle nostre idee e dei nostri progetti.

Avendo una certa competenza nel campo della fotografia, gli snapshots sono stati pubblicati con una determinata impostazione, una correzione del colore e dell’immagine che ne risaltavano i caratteri un po’ street ma allo stesso tempo volevano fornire informazioni ben precise. Volevano raccontare nel “modo” banane:urbane quello che stavamo facendo, e gli utenti che commentavano le foto si complimentavano sia per la fotografie ma anche e soprattutto per l’idea che stava dietro queste. Abbiamo raccolto tutto il materiale fotografico che documenta il nostro progetto proprio perché è parte integrante di questo, ne racconta la varie fasi e in un certo senso rispecchia anche il sapore che sta dietro banane:urbane.Ogni nuova azione viene pubblicata contemporaneamente su più piattaforme di rete, blog, video on demand, e soprattutto su spazi di hosting come Flickr, Hub, come dicevamo, tra i più grandi nel settore.

FLICKRwww.flickr.com/photos/bananeurbane

Bravi ragazzi!molto interessante!

[ Frush.it ]

Great piece of work, very impressed.Thanks/merci/shukran

Paul[ illek08 ]

ragazzi..i miei complimenti!!!lavoro veramente interessante!

[ mariambra.silvi ]

compRimenti pe’ il lavoro e W la banana![g_u]

il mio parere (wow) è che mi sembra che stiate facendo una cosa bella, questa delle cornici mi sembra una bella

trovata, elegante e onesta per parlare di un problema così grave, anche gli adesivi mi piacciono, continuerò a

tenervi d’occhio.[ juliette la bète ]

bel progetto..bella grafica.[ st3ve ]

Page 81: Banane Urbane

FeedBack 4.3

A dimostrazione di quanto asserito nel capitolo precedente, riportiamo di seguito i nomi dei blog, i relativi link e i testi, riguardanti le nostre azioni, che sono stati pubblicati su internet da siti che si occupano di comunicazione non convenzionale. Da notare che uno dei primi a pubblicarci è stato il blog di SocialDesignZine, uno dei più grandi canali, una rete informativa, che tratta di design e comunicazione sociale, tra l’altro patrocinato dall’AIAP. Oltre a questo, siti come “Bloguerrilla” e “Comunicando il Sociale” hanno pubblicato i nostri lavori, permettendo, oltre ad una diffusione dell’iniziativa, un dibattito tra utenti che ci ha dato modo di ascoltare critiche e consigli da altri “addetti ai lavori”, cosa indispensabile al processo di crescita del gruppo e di ogni singolo all’interno di questo.A dimostrazione del fatto che le nostre azioni hanno avuto un certo riscontro, soprattutto in rete, abbiamo aggiunto un piccolo capitolo dove raccogliamo i feedback registrati. La volontà è quella di creare ulteriore documentazione riguardo al nostro percorso e dare modo, soprattutto a chi non ha potuto osservare da vicino, quali sono stati gli effetti. Sottolineiamo quanto questa ultima parte ci interessa, perché è una testimonianza “reale” di quanto abbiamo fatto, di quanto il nostro progetto ha avuto una certa visibilità, fattori che hanno non poco influito sulla nostra soddisfazione.

Page 82: Banane Urbane

CITY OFF - Urban Blog su Firenzehttp://www.cityoff.it/firenze-on-line/foto-firenze-paste-up-zombie.html

Un murales a Firenze molto suggestivo ri-visto da Banane:urbanePubblicato il 6 Febbraio 2009

SOCIAL DESIGN ZINEhttp://sdz.aiap.it/notizie/10895

ENJOY THE MARKEThttp://www.enjoythemarket.com/cornici-sul-mondo/288/pubblicato il 2 Febbraio 2009

Babane:Urbane ha realizzato infatti delle cornici dorate in polistirolo posizionandole in diversi punti delle città con lo scopo di sensibilizzare la comunità sul delicato tema della guerra tra il popolo di Isreale e il popolo Palestinese.

Perchè proprio delle cornici dorate? Come simbolo di cultura, contrapponendolo alla decontestualizzazione ambientale della loro localizzazione con l’obiettivo di trasmettere l’idea della ricerca della corretta informazione al di là dei media convenzionali che rendono più o meno “artistica” la comunicazione tralasciando il vero scopo ma calcolano solo il proprio interesse.

A seguire Vi propongo estratti della loro campagna che spero apprezzerete per l’idea e lo stile indipendentemente dalle idee politiche che ognuno di noi ha (o non ha per propria scelta ) in merito

COMUNICANDO IL SOCIALEhttp://comunicandoilsociale.wordpress.com/2009/01/23/banane-urbane-prove-di-social-guerrilla/

http://comunicandoilsociale.wordpress.com/2009/02/09/strappattakka/

OYMhttp:/ /ouryourmarketing.blogspot.com/2009/02/non-lo-capite-scriviamolo-sui-muri.html

Non lo capite?? Scriviamolo sui muri...No alla Guerra!! Questo è il messaggio che da decenni si cerca di far passare...“Non lo capite?! Noi ve lo proponiamo in maniera non convenzionale” ...questo è il pensiero che si sono fatti i ragazzi di Banane:Urbane gruppo di studenti fiorentini appassionati di social guerrilla.Scrivendo sui muri frasi come “Peace in Palestine” o “Stop war on Gaza” e facendole risaltare con cornici dorate, stanno provando a sensibilizzare tutti i passanti fiorentini sui disastri della guerra che vi è tra il popolo palestinese e il popolo israeliano.Foto, link girano nell’etere, persino un album intero è stato dedicato all’interno di flickr intitolato proprio “Stop war on Gaza”. Ecco il link dove vederle, a voi un giudizio....

2 Commenti:Daniele ha detto...Trovo queste iniziative molto interessanti ed efficaci.L’unica osservazione “critica” che muoverei è sull’utilizzo della sola lingua inglese. La sensibilizzazione, a mio avviso, deve raggiungere tutti, anglofoni e non.5 febbraio 2009 10.06newtonct ha detto...condivido pienamente Daniele...anche se questa società globale spesso percepisce e coglie solo questo linguaggio...a tutto il resto nn ci fa caso

VISUAL INTIFADAhttp://visualintifada.blogspot.com/2009/01/bananeurbane.html

CIRCERIEhttp://circerie.blogspot.com/2009/01/banane-urbane-in-gamba.htmlBanane urbane in gamba

Pubblicazioni

Page 83: Banane Urbane

SINAPSIAhttp://www.sinapsia.it/blog/?p=724Pubblicato il 7 Febbraio 2009

Banane Urbane lancia Strappattakka, il social guerrilla contro il precariatoBanane Urbane lancia Strappattakka una campagna di social guerrilla per sensibilizzare la gente verso una delle tematiche più scottanti che riguarda la nostra società: il precariato giovanile.Strappare e attaccare strisce adesive per poter ricordare alla gente la propria condizione di precario, disoccupato, neolicenziato e via discorrendo: è questo Strappattakka, il social guerrilla di Banane Urbane. Un modo non convenzionale per far sentire la propria voce, per gridare a tutti la propria condizione. Una condizione di precari, o meglio di diversamente occupati, occupati nel disperato tentativo di trovare un’occupazione.

BLOGUERRILLAhttp://www.bloguerrilla.it/2009/02/06/strappattakka-la-social-guerrilla-di-banane-urbane/pubblicato il 6 Febbraio 2009 Fables non so, non mi convince molto.Temi delicati e difficili come questi vanno affrontati con il coinvolgimento, la partecipazione, con mobilitazioni e proteste civili in grado di fare sentire realmente la voce dei diretti interessati.[ daniele | 6 Feb 2009 | Replica ]

io la identifico come una classica azione di stickering, ci sarebbe un pò di coinvolgimento se le persone capissero che quelle strisce possono essere staccate e attaccate di nuovo.[ fables | 6 Feb 2009 | Replica ]

Tali azioni servono per creare consapevolezza.In questo caso una coscienza comune esiste già grazie all’opera congiunta di tg, quotidiani,programmi ed esperienze dirette e/o di amici e conoscenti.Non è l’opinione pubblica il target primario …..a mio avviso ovviamente.

guarda Daniele sono assolutamente d’accordo con te, sai la parte street aiuta ad inserirsi in quelle sottoculture più attive che oltre a vedere un telegiornale si muovono e agiscono sul territorio.

e allora diciamo che si tratta di avvisaglie… ;D

Continuo a pensare che una simile azione, benchè originale e dall’elevato potenziale virale, rischi di disperdersi in un ambiente già fortemente saturo e sensibile alle due tematiche.

Boh, l’idea in sé è divertente e partecipativa. Come sapete ho un blog che si occupa di lavoro e il mo stickering si è sempre limitato a comunicare in modo “autoreferenziale”, ma con messaggi ben precisi, tipo:

Da quante settimane dura la tua settimana di prova.

Hai notato che la tua assunzione non può dare dipendenza.

Cose così insomma. E in effetti mi sono reso conto di dover cambiare quanto meno colla visto che chi tentava di prendersi l’adesivo restava con un pezzetto di carta stracciato in mano.Forse dovreste però comunicare più esplicitamente il valore “virale” dei vostri adesivi o resteranno solo frasette (non mi fraintendete) “vuote”. [ Arnald | 8 Feb 2009 | Replica ]

commenti

Page 84: Banane Urbane
Page 85: Banane Urbane
Page 86: Banane Urbane
Page 87: Banane Urbane
Page 88: Banane Urbane
Page 89: Banane Urbane

sostenibilitàdesign e...

5.1

Dopo aver realizzato le quattro azioni di comunicazione guerriglia non restava che compiere l’ultimo passo, rendere coerente il progetto con l’identità stessa del gruppo. Aver affrontato tematiche diverse, dalla guerra in Palestina ai consumi, dall’acqua al precariato, non era sufficiente. Volevamo inserirle in un contesto più ampio, che comprendesse ed analizzasse una serie di fattori per noi di fondamentale importanza. L’intenzione era quella di realizzare un vero prodotto finito, un piccolo manuale di comunicazione non convenzionale, che nelle sue applicazioni rispettasse una serie di principi presi a modello all’inizio dei lavori: semplici attenzioni ed espedienti, gesti che potessero contrastare nel loro piccolo i grandi problemi climatici che stanno affliggendo il nostro pianeta.

Page 90: Banane Urbane

Volevamo realizzare un prodotto interessante, non solo da un punto di vista della comunicazione visiva ma anche e soprattutto del design sostenibile, perché la nostra vita è strettamente legata e dipendente ai processi naturali.Tutte le nostre azioni infatti consumano le risorse terrestri, producono sostanze sempre più difficili da assorbire per la biosfera e alterano in maniera irreversibile gli equilibri del nostro ecosistema.Riteniamo giusto pensare che anche il design della comunicazione quindi, così come tutte le altre discipline, non si possa sottrarre a questa sfida e debba in prima persona rivedere il proprio approccio progettuale in funzione di queste osservazioni, confrontandosi sempre con altre figure professionali così come abbiamo fatto noi.

Page 91: Banane Urbane

5.2

banane

Page 92: Banane Urbane

Questi sono i punti, le linee guida, che ci hanno permesso di conferire coerenza e forza al nostro progetto, in nome della sostenibilità e di una progettazione responsabile.

4. LocalizzareLavorare con fornitori locali, in modo da ridurre alminimo l’impatto negativo del trasporto. Collaborare con coloro che condividono i medesimi valori in tema di tutela ambientale.

5. Risparmiare denaroCercare soluzioni creative in grado di creare valore per il cliente. Le tecnologie produttive odierne noncomportano costi aggiuntivi.

6. DiffonderePromuovere presso clienti, colleghi e fornitori i temi legati allo sviluppo sostenibile. Fare in modo che iprogetti stessi raccontino la propria storia sostenibile in modo da coinvolgere anche gli utenti finali.

1. Ri-pensareValutare con attenzione l’intero ciclo di vita e l’impatto ambientale di ciò che si progetta, avendo sempre come obiettivo la massima qualità e la durevolezza.

2. ContaminareFavorire la collaborazione tra professionalità differenti al fine di giungere a soluzioni creative inedite, prodotte dall’incontro tra diversi saperi, come nel nostro caso è accaduto con Frush.it.

3. Ridurre, riusare e riclareEvitare sprechi selezionando con cura i mezzi, i formati e i materiali. Semplificare riducendo gli interventi a quelli effettivamente necessari (es. nel packaging).Riutilizzare l’esistente per creare qualcosa di nuovo. Quando non è possibile, impiegare materiali riciclati, eco-compatibili e certificati.

Page 93: Banane Urbane

2.

Frush è uno studio che si occupa di graphic design e comunicazione visiva. Dall’incontro con questo studio è nata la possibilità di allargare le nostre vedute e venire a conoscenza di nuove realtà progettuali, permettendoci di coniugare la comunicazione visiva con i principi della sostenibilità.

3.

Il packaging finale (che richiama la tipica cassetta della frutta) è stato realizzato completamente con cartoni di riutilizzo, per ridurre al minimo gli interventi e sprecare meno materiale possibile. La struttura non presenta alcun punto-colla ma solo incastri che permettono di mantenere una certa stabilità.

3 / 5. L’intera tesi è stata stampata su carta STEINBEIS (100% ricilata) e carte speciali ordinate dalla Germania. Molti sono stati i problemi che abbiamo dovuto affrontare per poter trovare carte di questo tipo, a dimostrazione di come il nostro Paese non sia teconologicamente e culturalmente sviluppato da questo punto di vista. E’ stato fondamentale per noi utilizzare carte eco- compatibili e certfificate da riconoscimenti europeii, per poter conferire al prodotto finale una maggiore qualità e coerenza.

Page 94: Banane Urbane
Page 95: Banane Urbane

Il progetto banane:urbane nasce nel novembre 2008 da tre giovani studenti dell’Isia di Firenze. Appassionati di grafica, particolarmente attenti alle problematiche di tipo sociale, ambientale e culturale danno vita ad un gruppo, un collettivo di guerrilla che intende operare nel territorio fiorentino con le sole armi della comunicazione non convenzionale.L’idea è quella di far scivolare le proprie vittime su una buccia di banana, fatta di fake comunicativi, camouflage e détournement, in un territorio ancora poco incline a certe tipologie comunicative.Sfruttando le competenze acquisite durante gli anni universitari, declinano i lori interessi e capacità verso questa nuova realtà progettuale. Testando sul campo gli effetti delle diverse azioni, sviluppano una consapevolezza che permette loro di portare avanti un progetto concreto, coerente ed efficace. L’attenzione ottenuta in rete e nel territorio fiorentino consente al gruppo di ricevere una certa visibilità nel campo della comunicazione guerrilla, portando alla nascita di collaborazioni inedite con professionisti del settore (studi di design sostenibile, docenti di sociologia presso l’Università di Bologna...).Grazie a questo progetto il gruppo banane:urbane sviluppa inoltre una competenza tale che darà loro la possibilità, in futuro, di poter arricchire questa esperienza con nuove e più stimolanti tematiche. Il collettivo, a compimento del proprio progetto, propone un prodotto editoriale interamente realizzato con materiali ecosostenibili, riducendo e semplificando gli interventi a quelli realmente necessari. Oggi, il gruppo vede concludere il proprio percorso universitario con un forte bagaglio di esperienze e valori acquisiti, e si impegnerà a portare avanti con passione gli ideali di una comunicazione responsabile in quelli che saranno i loro sbocchi professionali futuri.

Conclusioni

Page 96: Banane Urbane
Page 97: Banane Urbane

BIBLIOGRAFIA

De Certeau - Michel 2001 - L’invenzione del quotidiano - Edizioni Lavoro, Roma

BARABASI, Albert-Laszlo2004 - Link, la nuova scienza delle reti - Torino: Einaudi

SEMPRINI, Andrea 2006 - La marca postmoderna - Milano: Franco Angeli

Autonome a.f.r.i.k.a gruppe, Luther Blissett, Sonja Brunzels2001 - Comunucazione-Guerrilla, tattiche di agitazione gioiosa e resistenza ludica all’oppressione Roma: DeriveApprodi

Floch - Jean Marie2002 - Identità visive, costruire l’identità a partire dai segni - Milano: Franco Angeli

BIBLIOGRAFIAwww.adbusters.orgwww.sdz.aiap.itwww.bloguerrilla.itcomunicandoilsociale.wordpress.comvisualintifada.blogspot.comhttp://muke.altervista.org/Indice.htmwww.ecoffice.itwww.hackerart.orgwww.rebelart.netwww.gmund.com