Avant Dada
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Novembre 2013
MenteSuggeSostanza Edizionihttp://mentesuggesostanza.blogspot.it/https://www.facebook.com/MenteSuggeSostanza
grafica ed impaginazione: Ivan Rusciano
in copertina: La Mélancolie de Tristan Tzaradi Niklas Nenzén
Pubblicato con Licenza Creative Commons 3.0Attribuzione, Non Commerciale, Non Opere Derivate
Poesie
Tristan Tzara
traduzione di Ivan Rusciano
a-versi in-versi
Indice
•Biografia• Introduzione
• Cinema calendario del cuore astratto• Proclamo senza pretesa• Il grande lamento dell’albero dellamia oscurità• Vegetale ingoia• Avant dada• Per fare una poesia dadaist• Chanson dada• Acqua selvaggia• Amica• Canzone antica• Dubbi• Elegia
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Tristan Tzara, nome reale Samuel Rosenstock, nato a Moineşti il 16 aprile 1896 e morto a Parigi il 25 dicembre 1963, è stato un poeta e saggista rumeno di lingua francese e rumena. Il suo nome è legato a vari movimenti d’avanguardia artistica, ma soprattutto alla nascita del Dadaismo che ha contribuito a diffondere da Zurigo a partire dal 1916. Fu protagonista, con artisti del calibro di Andrè Breton, Philippe Soupault e Louis Aragon, di attività artistiche con l’intento di scioccare il pubblico e di disintegrare le strutture del linguaggio. Fu anche uomo politico, entrò nel Partito Comunista Francese nel 1937, combatte per la repubblica spagnola contro i fran-chisti e fu un attivo partigiano francese nella Seconda Guerra Mondiale.
Biografia
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Introduzione“Ed eccovi diventato uno scrittore infinitamente originale e di una sensibilità incantevole, benché incompreso dal volgo .” (Per fare una poesia dadaista)
Il genio si sa è di difficile comprensione, forse perché non và compreso, ma sentito, percepito, quasi come una sorta d’illu-minazione, una luce istantanea che incendia il cuore e disin-tegra il pensiero, che lascia senza parole, senza concetti, senza significati, ma un gran senso di complicità squarciato da un sorriso di realizzazione, una s-composizione che s’attorciglia alla lingua per sputarsi insensatamente in sillabe dal suono apparentemente irriconoscibile. Il mezzo linguistico, stru-mento occasionale, viene privato dei suoi regolamenti spenti e atrofizzanti e così la lingua può palpitare nuovamente sca-gliando dal palco orale la distruzione della logica. Il poeta dada deve declamare i suoi versi al pubblico prendendosi la responsabilità del suo gesto contro ragione e per testimonia-re il fluire incessante e vivo della poesia: sprigionare la gioia della distruzione, abbattere ogni tentativo di comunicazione forzata, avviarsi al sogno lasciandosi esplodere in pluralità di senso. Perché limitarsi a quello che il poeta voleva intendere, cercare forzatamente quello che sarebbe potuto o dovuto es-sere il senso ai suoi versi, perché invece non gioire delle sue
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parole e lasciarsi introdurre in canali semantici dai risvol-ti inaspettati, alla ricerca di nuovi meandri dietro le lettere, sperimentando suoni e ritmi ipnotici. Come Tzara, dovrem-mo profanare, contraddire, attraversare, decostruire tutto ciò che irrigidisce la magia dei versi poetici, senza costringere i propri fiumi interiori in margini stabiliti da altri e che ne addomesticano l’impetuosità. Ed è così che il poeta rumeno riunisce i piani disparati dell’essere in livelli poetici non fa-cilmente scindibili se non ad uno sguardo attento che sappia valicare il senso piatto della superficie di un pensiero mono-logico per addentrarsi in cunicoli dalle volte stellate.
Armando Liccardo
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Cinema calendario del cuore astratto
Le fibre si donano nel tuo stellato caloreUn lampo è chiamato verde e vedeattentamente avanza in una stagione di febbreil vento che ha spazzato il fiume è magicoed io ho perforato il nervovicino al gelido lagoche ha strappato la sciabolama la danza rotonda terrazza di tavolechiude nello shock della biglia il sussultonuovo sobrio
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Proclamo senza pretesa
L’arte sta per dormire affinché un nuovo mondo nasca“Arte”- parola pappagallo –sostituita da DADA,PLESIOSAURO, o fazzoletto
Il talento CHE Può ESSERE APPRESO rende il poeta un droghiere OGGI il criticismodegli equilibri non sfida più le simiglianze
Ipertrofici pittori iper-es-tetizzati e ipnotizzati dai giacintidegli ipocrit-osservanti muezzins
CONSOLIDATE IL RACCOLTO DEICALCOLI ESATTI
Ippodromo di immortali garanzie: non c’ènessuna cosa come l’importanza non c’è trasparenzao apparenza
I MUSICISTI SPACCANO I VOSTRI STRUMENTIUOMINI CIECHI prendono possesso del palco
LA SIRINGA è solo per la mia comprensione. Scrivo perché
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ènaturale esattamente nel modo in cui piscio nel modo in cui mi ammalo
L’ARTE HA BISOGNO DI UN’OPERAZIONE
L’arte è una pretesa riscaldata dalla timidezza di una bacinella per urina, l’isteria natain uno studio
Siamo in cerca della forzache è pura diretta sobriaUNICA siamo in cerca del NOTHINGaffermiamo la VITALITà di ogni IS-TANTE
L’antifilosofia degli acrobati spontanei
In questo momento odio l’uomo che sussurraprima dell’intervallo – acqua di colonia – sul teatro. IL VENTO GIOIOSO
Se ogni uomo dice l’opposto è perché egli ègiusto
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Preparatevi all’azione del geyser del nostro sangue-Sottomarina formazione di transcromatici aero-plani, metalli cellulari numerati nelvolo delle immagini
sulle regole del….e sul suo controllo
BELLO
Non è per il demonietto troncatoche ancora adora il suo ombelico
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Dove viviamo i fiori degli orologi catturano il fuoco e le piu-me circondano labrillantezza nella distante sulfurea mattina le mucche lecca-no i lillà salatifiglio miofiglio miolasciaci sempre mischiarci con i colori del mondo chesembrano più blu della metro e dell’astronomiasiamo troppo scarninon abbiamo boccale nostre gambe sono rigide e cozzano insiemele nostre facce sono senza forma come le stellepunti di cristallo senza forza basilica bruciatapazza; gli zigzag spaccanoil telefonomordono le attrezzature liquefanol’arcoscalanoastralememoriaverso il nord attraverso il doppio fruttocome carne rozzafame fuoco sangue
Il grande lamento dell’albero della mia oscurità
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Due sorrisi si incontrano nelil bambino-ruota del mio zeloil sanguinoso bagaglio delle creaturecrea carne in legende-vite fisiche
i cervi svelti tempestano le nuvole sullapioggia che cade sotto le forbici dell’’oscuro parrucchiere-furiosamentenuotando nello stridio arpeggiante
nella macchina c’è linfa vitale d’erbache cresce intorno con occhi affilatiecco qui la condivisione delle nostre carezzemorte e abbandonate alle onde
dona se stessa al giudizio del tempodiviso dal meridiano dei capellinon colpo nelle nostre manile spezie dei piaceri umani
Vegetale ingoia
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Avant dadaSul far della seraTornano i pescatori con le stelle marinespartiscono il cibo coi poveri, infilano corone ai ciechigli imperatori escono nei parchi a quest’ora chesembra la vecchiaia delle incisionie i servitori fanno il bagno ai cani da cacciala luce indossa i guantiapriti finestra – e poied esci notte dalla stanza come il nocciolo dalla pesca,come il prete dalla chiesa,dio : pettina la lana agli amanti sottomessi,colora gli uccelli con l’inchiostro, cambia la guardia alla luna.- andiamo a prendere i maggiolinimettiamoli in una scatola- andiamo al ruscellofacciamo vasi d’argilla- andiamo alla fontana e ti bacerò- andiamo nel parco comunalefino al canto del galloche si scandalizzi la città- oppure adagiamoci nel soppalco della stalladove ti punge il fieno e senti le mucche ruminaree poi è desiderio di vitellipartiamo, partiamo.
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Prendete un giornale.Prendete delle forbici.Scegliete da questo giornale un articolo avente la lunghezza che desiderate dare alla vostra poesia.Ritagliate l’articolo.Ritagliate poi con cura ciascuna delle parole che formano l’articolo e mettetele in un sacchetto.Agitate dolcemente.Tirate fuori ciascun ritaglio uno dopo l’altro disponendoli nell’ordine in cui sono usciti dal sacchetto.Copiate scrupolosamente.La poesia vi rassomiglierà.Ed eccovi diventato uno scrittore infinitamente originale e di una sensibilità incantevole, benché incompreso dal volgo.
Per fare una poesia dadaista
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Chanson dada
questa è la canzone di un dadaistache aveva il dada nel suo cuorefece il suo motore a pezziaveva il dada nel cuore
l’ascensore trascinò un reegli era una grumosa debole macchinasi tagliò il braccio destro fino all’ossoe lo mandò al papa a roma
ecco perché più tardil’ascensorenon ebbe più dada nel suo cuore
mangia il tuo cioccolatolava il tuo cervellodadadadaingoia un po’ di pioggia
questa è la canzone di un ciclistache amava il dada dall’inizio
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lei era per questo motivo una dadacome tutti col dada nel cuore
ma suo marito il primo giorno dell’anno nuovoimparò ogni cosa & in una crisimandò al vaticano immantinentei loro due corpi in due astucci
né il ciclistané l’uomofurono felici o tristi ancora
bevi un po’ di latte d’uccellolava le tue deliziedadadadamangia la tua carne
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Acqua selvaggia
I denti affamati dell’occhiocoperti da fuliggine di setaaperti alla pioggiatutto l’annol’acqua nudaoscura il sudore della fronte della nottel’occhio è chiuso in un triangoloil triangolo sostiene un altro triangolo
l’occhio a velocità ridottamastica frammenti di sognomastica denti di sole denti carichi di sogni
il rumore ordinato nella periferia del baglioreè un angeloche serve come serratura di sicurezza alla canzoneuna pipa che si fuma nel vagone fumatorinella sua carne le urla filtrano attraverso i nerviche portano la pioggia e i suoi disegnile donne lo usano come collaree risveglia la gioia degli astronomi
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tutti lo prendono per un gioco di pieghe marinevellutato dal calore e dall’insonnia che lo colora
il suo occhio solo si apre per il mionon c’è nessuno se non io che abbia paura quando lo guardae mi lascia in uno stato di rispettosa sofferenzain cui i muscoli del suo ventre e delle sue gambe inflessibilisi incontrano in un respiro animale di alito salino
muovo con pudore le formazioni nuvolose e la sua metacarne inesplorata che bruniscono e ammorbidiscono le ac-que più sottili
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Maria, non capirai però ascoltail dolore non lo posso piange in una sciarpaLe parole sono pesanti come una processione di reper la tua anima con laghi secchi e tristi
Ti ho chiamato con molto amoreI tuoi seni sono fiori senza vasoe perforano lamponi con sapor di latteil cuscino nube perforata dalla notteNei tuoi capelli ci sono cascate di arance, e nel desiderio mandrie di cavalliNei tuoi occhi c’è il sole, nelle labbra voglia di nutrirsiLa carne odora come erba dopo la pioggiaPesca matura, miele di maggio e ristoro
Ti comprerei alla ciecaGioielli ebreiTi darei semi di fiori rariPer arricchire i tuoi gatti letterari
Cosa desideri? Accarezzami, cullamise la mia compagna è mortaChiedimi chi fosse
Amica
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e dimmi quando vai via
Maria, non capiraiPerò è una cosa bella essere in una poesiaSei entrata come un insetto fiorito nelmio corpo con ruggine e attrezzi di forgia
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Canzone Antica
Nelle orecchie del mare ho scritto questa canzoneAscoltala: e dicano di essa nell’incontrarlaÈ alta, ha gli occhi belli e tranquillied è bionda come l’erba che ha sentito il brivido della falce
Oh! Te ne sei andata, te ne sei andata, amata, in una sera d’invernoe il mio cuore è un fiore marciolama di un poema vecchio che fa del tempo rugginegettata nel cestino o sotto il tavolo
Ho cercato di difenderti dal rostro della tristezza dell’im-brunirecollocarlo con cura in un chiodo all’iconaper pregare davanti ad essa quando piove in giardinoo quando sentirei nella notte la canzone dell’oblio
Prima i polli erano ammucchiati intorno a te, amata, senza chiamarliCome se fossi la loro madre e li accarezzassi con dolci paro-leNon più darai loro cibo, non li condurrai verso il sonno
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Adesso il vento ammucchia cerchi di lame intorno ai tron-chi secchi
Oh! Amata, soffro per averti visto andare all’esteroI polli non avranno da mangiare – sei lontanaSto leggendo l’infelicità in un libroPer una strada vecchia portano all’ospedale le sorelle della caritàSe sapessi quanto soffro per non averti ora di fiancoPer chiedermi: cosa ti fa male, ti sei raffreddata, ma stai me-glio…
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DubbiHo tirato fuori l’antico sogno dalla scatola come tu togli il cappelloquando indossi il vestito con molti bottoniquando afferri il coniglio per le orecchiequando ritorni dalla cacciacome scegli il fiore tra le erbaccee l’amico fra i cortigiani
Guarda cosa mi è successoquando è venuta la notte lentamente come uno scarafaggiobuono per molti come rimedio, quando accendonell’anima il fuoco dei versimi sono addormentato. Il sogno è il giardino preparato per i dubbinon so cosa sia vero, ciò che non lo èti sembra sia un ladro e lo fucilie dopo ti dicono che era un soldatocosì è successo con me esattamenteper questo ti chiamai per dirmi – senza erroreciò che è vero – ciò che non lo è
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Elegia
L’anima vecchia, amata, vuole essere come i fiori dell’estatedurante l’inverno i pappagalli sono chiusi nelle loro gabbie
Ti voglio come la collina aspetta il corpo della valleo come la terra aspetta la pioggia prevista e fertile
Ti voglio in tutti i tramonti della finestra, dipanando perlecollocando libri, leggendo i miei versi
E adesso mi rallegro quando nel patio i cani abbaiano i cani abbaianoe quando torni per stare con me fino al mattino fino al mat-tino
La mia anima felice è come la nostra camera caldaquando so che sta nevicando e le strade si ricoprono di bianco
a-versi in-versi
Novembre 2013
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grafica ed impaginazione: Ivan Rusciano
in copertina: La Mélancolie de Tristan Tzaradi Niklas Nenzén
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