Autorità di bacino interregionale del fiume Sele SELE - BILANCIO... · 2013-11-26 · L’area di...

94
AUTORITA’ DI BACINO INTERREGIONALE DEL FIUME SELE Segreteria tecnico operativa p p p e e e r r r l l l a a a t t t u u u t t t e e e l l l a a a d d d e e e l l l l l l a a a r r r i i i s s s o o o r r r s s s a a a i i i d d d r r r i i i c c c a a a e e e d d d e e e l l l p p p a a a e e e s s s a a a g g g g g g i i i o o o f f f l l l u u u v v v i i i a a a l l l e e e n n n e e e l l l b b b a a a c c c i i i n n n o o o i i i d d d r r r o o o g g g r r r a a a f f f i i i c c c o o o d d d e e e l l l S S S e e e l l l e e e PROGETTO GENERALE ESECUTIVO Relazione tecnica, elenco prezzi e quadro economico 20 luglio 2007

Transcript of Autorità di bacino interregionale del fiume Sele SELE - BILANCIO... · 2013-11-26 · L’area di...

AUTORITA’ DI BACINO INTERREGIONALE DEL FIUME SELE

Segreteria tecnico operativa

pppeeerrr lllaaa tttuuuttteeelllaaa dddeeellllllaaa rrriiisssooorrrsssaaa iiidddrrriiicccaaa eee dddeeelll pppaaaeeesssaaaggggggiiiooo

fffllluuuvvviiiaaallleee nnneeelll bbbaaaccciiinnnooo iiidddrrrooogggrrraaafffiiicccooo dddeeelll SSSeeellleee

PROGETTO GENERALE ESECUTIVO

Relazione tecnica, elenco prezzi e quadro economico 20 luglio 2007

S E G R E T E R I A T E C N I C O O P E R A T I V A

Autorità di bacino interregionale del fiume Sele

Il Responsabile Unico del Procedimento NUNZIO DI GIACOMO

I progettisti ING. MARIO SICA ARCH. AMELIA CAIVANO

Idrogeologia GIS application GEOL. M. TERESA CAMPAGNA GEOM. ANTONIO ABBAGNALE Geologia Cartografia e flussi informativi GEOL. GIUSEPPE D’ERRICO ARCH. PELLEGRINO VENTRONE GEOL. GAETANO SAMMARTINO DOTT. FRANCESCO SCHIOPPA DOTT. GIOVANNI DICANIO GEOM. ENRICO BELVERDE

Autorità di bacino interregionale del fiume Sele

Via Francesco Caracciolo, 16 • 80122 Napoli Tel. 081 7618919 • Fax 081 682465

Introduzione l bilancio idrico e il deflusso minimo vitale rappresentano due fondamentali elementi del piano di bacino e sono funzionali alla gestione sostenibile della risorsa idrica a scala di bacino idrografico.

La loro determinazione non è affatto semplice e lo testimonia anche il ritardo con cui sono state approvate le norme di attuazione in materia.

Il bacino del fiume Sele è particolarmente ricco d’acqua e rappresenta un raro caso di bacino autosufficiente e strategico per i consumi idrici propri e dei bacini idrografici limitrofi (le nostre sorgenti alimentano i bacini in destra e sinistra del fiume Sele e in Puglia). Lo stesso territorio è particolarmente ricco di tratti fluviali idonei alla vita dei pesci salmonicoli e di aree a valenza naturalistica.

Attento alle criticità e alle emergenze ambientali del territorio, il Comitato Istituzionale dell’Autorità di bacino del Sele ha approvato nel luglio 2003 un documento per la valutazione del deflusso minimo fluviale, per la salvaguardia della biosfera e del paesaggio fluviale.

Dopo circa tre anni, con il progetto MORICA, abbiamo avviato nel sottobacino pilota del Sele a Contursi il monitoraggio e lo studio del bilancio idrico e del deflusso minimo vitale. L’area di studio del progetto MORICA ricade quasi totalmente nel Parco regionale dei Monti Picentini e per questo motivo abbiamo dedicato particolare attenzione alla salvaguardia del patrimonio naturalistico, ambientale e culturale legato al paesaggio fluviale. L’attuazione di MORICA ha rafforzato la nostra convinzione che la salvaguardia dei fiumi debba essere realizzata e programmata di concerto con la salvaguardia del paesaggio fluviale e delle aree naturalistiche protette.

Su queste premesse e motivazioni, con il supporto della Segreteria tecnico operativa, abbiamo redatto il presente progetto intitolato “Il bilancio idrico per la tutela della risorsa idrica e del paesaggio fluviale nel bacino idrografico del Sele”. Esso rappresenta il primo progetto esecutivo che stabilisce, a scala dell’intero bacino idrografico, le attività da svolgere per determinare il bilancio idrico e il deflusso minimo vitale, in applicazione del nuovo d.l.vo 152/2006 e del d.m. 14/9/2004. Il progetto, nato come naturale estensione del progetto MORICA, dedica particolare attenzione alla salvaguardia del paesaggio e delle aree naturalistiche protette che ricadono nel nostro territorio. Quest’ultime, in particolar modo,

I

ricoprono più del 50% dell’intero territorio del bacino idrografico e inevitabilmente orientano tutte le attività di studio e monitoraggio verso quelle peculiarità ambientali in parte già note e in parte ancora da approfondire e scoprire. Per questo motivo la Segreteria tecnico operativa curerà direttamente l’attuazione del progetto, con il supporto, per le attività specialistiche, di consulenti e collaboratori qualificati e di comprovata esperienza. In questo modo potremo studiare il territorio direttamente sul campo, potremo apprendere on job le diverse tecniche di valutazione delle condizioni ambientali e soprattutto potremo attuare il progetto con una maggiore flessibilità e dinamicità, in funzione della disponibilità economica modulata nel tempo e delle emergenze ambientali che verranno via via individuate durante il lavoro.

Nunzio Di Giacomo

SommarioINTRODUZIONE

Cap.1 IL BILANCIO IDRICO 1

Cap. 2 IL FABBISOGNO IDRICO 4

Cap. 3 LA SINTESI DELLE INFORMAZIONI 6

Cap. 4 LA VALUTAZIONE DELLE RISORSE

IDRICHE NATURALI 9

Cap. 5 LA VALUTAZIONE DEI

FABBISOGNI 11

Dati anagrafici dei prelievi e delle

restituzioni 11 Dati amministrativi 11 Dati tecnici dei prelievi 11 Dati tecnici delle restituzioni 12 Cap. 6 LA FORMULAZIONE DEL BILANCIO

IDRICO 13

Cap. 7 IL DEFLUSSO MINIMO VITALE NEL

BACINO IDROGRAFICO DEL FIUME SELE 15

Deflusso minimo per la tutela dello stato

ecologico del fiume 16 Applicazione del Deflusso Minimo

Fluviale 19 Cap. 8 IL MONITORAGGIO DEI FIUMI E

DEI CORPI IDRCI SOTTERRANEI PER LA

SALVAGUARDIA DELLA RISORSA IDRICA 21

Monitoraggio e classificazione delle

acque in funzione degli obiettivi di

qualità ambientale 21 La classificazione dello stato ecologico

dei fiumi 23 Il monitoraggio dello stato ecologico e

chimico delle acque superficiali 30 Frequenza temporale del monitoraggio 33

La presentazione dei risultati del

monitoraggio e classificazione dello

stato e del potenziale ecologici 34 La classificazione dello stato ecologico

dei corpi idrici sotterranei 35 Cap. 9 LA SALVAGUARDIA DELLE ACQUE

DOLCI SUPERFICIALI IDONEE ALLA VITA

DEI PESCI SALMONICOLI E CIPRINICOLI 41

Cap. 10 IL CENTRO DI

DOCUMENTAZIONE DELL'AUTORITA' DI

BACINO IDROGRAFICO DEL FIUME SELE 50

Le acque superficiali 48 Le acque sotterranee 52 Modalità di elaborazione, gestione e

diffusione dei dati 55 Cap. 11 IL CENSIMENTO DELLE

UTILIZZAZIONI IN ATTO 59

Dati amministrativi 57 Dati tecnici 58 Monitoraggio delle derivazioni 59 Gradualità 59 Schema per il censimento delle

utilizzazioni in atto 59

Cap. 12 I CORPI IDRICI SUPERFICIALI

DEL BACINO IDROGRAFICO DEL FIUME

SELE 65

I corsi d’acqua superficiali significativi 63 I corsi d’acqua attraversanti aree

naturalistiche 64 I corsi d’acqua che necessitano di

protezione o miglioramento per essere

idonee alla vita dei pesci 65

Cap. 13 GLI ACQUIFERI DEL BACINO

IDROGRAFICO DEL SELE 69

Il sistema montuoso POLVERACCHIO -

RAIONE 67 Il monte CERVIALTO 69 Il sistema montuoso MARZANO-OGNA 70 Il sistema montuoso degli ALBURNI 71 Il monte MOTOLA 71 Il sistema montuoso CERVATI – VESOLE 72 Il sistema montuoso della MADDALENA 72 Il sistema montuoso FORCELLA-SALICE-

COCCOVELLO 72 La piana alluvionale del VALLO DI DIANO 73 La piana alluvionale del BASSO CORSO

DEL TANAGRO 74 La piana alluvionale costiera del SELE 74 Cap. 14 LE ATTIVITA' DA SVOLGERE

PER L'ATTUAZIONE DEL PROGETTO 79

Il monitoraggio dei corpi idrici

superficiali e sotterranei 76 Il censimento delle utilizzazioni in atto 86 Le attività esclusive della Segreteria

tecnico-operativa dell’Autorità di bacino

del Sele 87 Il quadro economico riepilogativo 88

1

Il bilancio idrico La definizione del bilancio idrico di bacino.

l bilancio è un rapporto sulle entrate e uscite in un prestabilito periodo di tempo, riferite ad un determinato soggetto. Il bilancio idrico rappresenta, nello specifico, un rapporto sulle entrate e uscite d’acqua in un determinato periodo di tempo, riferite ad un soggetto che generalmente viene fatto

coincidere con un bacino idrografico.

Le entrate e le uscite di acqua riferite ad un bacino idrografico dipendono da dinamiche fisiche e antropiche che determinano rispettivamente l’offerta idrica e la domanda idrica.

L’offerta idrica può essere caratterizzata in funzione della distribuzione spaziale della risorsa. In particolare si può parlare di risorsa idrica disponibile e risorsa idrica reperibile. La prima è contenuta all’interno del bacino di riferimento, mentre la seconda è contenuta in altri bacini idrografici, da cui può essere attinte. In entrambi i casi la determinazione della risorsa idrica è aleatoria, in quanto dipende da diversi fattori naturali che variano nel tempo. Un ulteriore classificazione spaziale della risorsa idrica è quella che considera l’ubicazione della stessa in superficie o nel sottosuolo, per cui si parla di risorsa idrica superficiale e di risorsa idrica sotterranea.

La domanda idrica, invece, può essere differenziata in funzione del periodo temporale cui si fa riferimento. In particolare si parla di fabbisogno idrico esistente e fabbisogno idrico previsto. Il fabbisogno idrico esistente è determinabile, mentre quello previsto è aleatorio e basato su modelli matematici detti appunto di previsione. La domanda idrica può essere suddivisa anche in funzione della destinazione d’uso dell’acqua: agricola, civile, energetica, produttiva, zootecnica.

Capitolo

1

I

2

Figura 1: L'offerta idrica nel bilancio idrico di bacino

Figura 2: Distribuzione della risorsa idrica all'interno di un bacino idrografico

sotterranea

superficiale

RISORSA IDRICA

OFFERTA

Risorse idrichedisponibili

Risorse idriche reperibili

Aleatorie Aleatorie

3

Figura 3: La domanda idrica nel bilancio idrico di bacino

Figura 4: Destinazione d'uso dell'acqua utilizzata per scopi antropici

zootecnico

energetico agricolo

industriale

civile

usi

DOMANDA

Fabbisogno idrico esistente

Fabbisogno idrico previsto

Determinabile Aleatorio

4

Il fabbisogno idrico Come stabilire il fabbisogno idrico .

l fabbisogno idrico viene stabilito in funzione della destinazione d’uso della risorsa idrica da utilizzare. Viene definito grazie alla documentazione in possesso di diversi organi competenti.

Per conoscere i fabbisogni idrici esistenti e previsti destinati all’uso agricolo occorre fare riferimento ai seguenti enti:

- Regione Campania (per le grandi derivazioni campane);

- Province di Avellino e Salerno (per le piccole derivazioni campane);

- Regione Basilicata (per le derivazioni lucane);

- Consorzi integrali di bonifica.

Per conoscere i fabbisogni idrici esistenti e previsti destinati all’uso civile occorre fare riferimento ai seguenti enti:

- Regione Campania (per le grandi derivazioni campane);

- Province di Avellino e Salerno (per le piccole derivazioni campane);

- Regione Basilicata (per le derivazioni lucane);

- Autorità d’Ambito Ottimale del Calore Irpino;

- Autorità d’Ambito Ottimale del Sele.

Per conoscere i fabbisogni idrici esistenti e previsti destinati all’uso energetico occorre fare riferimento ai seguenti enti:

Capitolo

2

I

5

- Ministero delle attività produttive;

- Ministero dell’Ambiente;

- Regione Campania (per le grandi derivazioni campane);

- Province di Avellino e Salerno (per le piccole derivazioni campane);

- Regione Basilicata (per le derivazioni lucane).

Per conoscere i fabbisogni idrici esistenti e previsti destinati all’uso produttivo occorre fare riferimento ai seguenti enti:

- Regione Campania (per le grandi derivazioni campane);

- Province di Avellino e Salerno (per le piccole derivazioni campane);

- Regione Basilicata (per le derivazioni lucane);

- Aree di Sviluppo Industriale.

Per conoscere i fabbisogni idrici esistenti e previsti destinati all’uso zootecnico occorre fare riferimento ai seguenti enti:

- Regione Campania (per le grandi derivazioni campane);

- Province di Avellino e Salerno (per le piccole derivazioni campane);

- Regione Basilicata (per le derivazioni lucane).

6

La sintesi delle informazioni L’aggregazione spaziale e temporale delle informazioni di domanda e offerta idrica.

l bilancio idrico rappresenta un documento di sintesi della domanda e dell’offerta di risorsa idrica che può essere rappresentato sotto diverse scale di aggregazione spaziale e temporale.

Dal punto di vista spaziale si possono avere bilanci idrici con livello di aggregazione spaziale sempre più spinto, a partire dalla singola parcella di suolo, fino ad arrivare all’intero bacino idrografico.

Dal punto di vista temporale si possono avere bilanci idrici con livello di aggregazione mensile, stagionale e annuale.

Una volta fissato il livello di aggregazione spaziale e temporale occorre determinare i volumi d’acqua rappresentati in figura 5.

La determinazione di tali volumi avviene mediante la raccolta di dati e mediante l’applicazione di modelli matematici.

Il volume d’acqua meteorica viene determinato sulla base di misure e registrazioni puntuali delle altezze di pioggia e sull’applicazione di modelli matematici di interpolazione spaziale di tali dati. In base alle coperture che caratterizzano il suolo e alla geolitologia è possibile suddividere, applicando modelli matematici, il volume d’acqua che alimenta la circolazione idrica superficiale e quello che alimenta la circolazione idrica sotterranea.

L’idrogeologia dell’area consente di delimitare gli acquiferi (bacini idrici sotterranei) a cavallo dello spartiacque superficiale di un bacino idrografico. Il censimento delle sorgenti appartenenti a tali acquiferi, che scaturiscono nel bacino di riferimento, insieme con la misura e registrazione dei volumi d’acqua sorgentizi, permette di determinare i volumi d’acqua che, attraverso la circolazione idrica sotterranea che provengono da bacini idrografici limitrofi.

Capitolo

3

I

7

Allo stesso modo, il censimento delle sorgenti appartenenti agli acquiferi condivisi con bacini idrografici limitrofi, che scaturiscono nei bacini idrografici limitrofi, insieme con la misura e registrazione dei volumi d’acqua sorgentizi, permette di determinare i volumi d’acqua che, attraverso la circolazione idrica sotterranea che vengono ceduti ai bacini idrografici limitrofi.

La conoscenza dettagliata del fabbisogno idrico, così come descritta al capitolo 2, consente di determinare i volumi d’acqua prelevati per uso antropico, i volumi d’acqua scaricati dopo l’uso antropico e i volumi d’acqua utilizzati a scopo antropico e provenienti da altri bacini idrografici.

L’applicazione di modelli matematici consente di determinare l’aliquota d’acqua meteorica che viene persa per evapotraspirazione.

Particolarmente importante, infine, è la conoscenza dei volumi captati e restituiti in maniera abusiva e i volumi d’acqua restituiti per perdite d’esercizio delle reti di distribuzione dell’acqua.

Figura 5: Schema di funzionamento idraulico di un bacino idrografico

La determinazione dei volumi idrici così ripartiti può avvenire secondo 5 attività o task, segnati anche in figura 5.

L’attività 1 mira alla determinazione del volume d’acqua meteorica.

L’attività 2 mira alla determinazione dei volumi d’acqua scambiati attraverso la circolazione idrica sotterranea.

L’attività 3 mira alla determinazione dei volumi d’acqua scambiati a causa degli usi antropici.

BACINO IDROGRAFICO

VOLUME D’ACQUA METEORICA

1

PERDITA 5

VOLUME D’ACQUA SOTTERRANEA

RIVERSATA IN ALTRI BACINI

2PRELIEVI USI ANTROPICI

3

EVAPOTRASPIRAZIONE

4

Captazioni abusive

Perdite in condotta

VOLUME D’ACQUA SOTTERRANEA DA

ALTRI BACINI

2

ACQUA TRASPORTATA DA RETI IDRICHE CHE SI APPROVIGIONANO

DA ALTRI BACINI

3

ACQUA SCARICATA DOPO USI ANTROPICI 3

Altri bacini

Circolazione sotterranea Circolazione superficiale

Evaporazione

Piante

Imbimbizione Suolo

8

L’attività 4 mira alla determinazione dei volumi d’acqua persi per evapotraspirazione

L’attività 5 mira alla determinazione dei volumi d’acqua scambiati a causa di prelievi e scarichi abusivi e a causa di perdite d’acqua durante l’esercizio del servizio di adduzione e distribuzione idrica.

9

La valutazione delle risorse idriche naturali Il punto di partenza per determinare i volumi d’acqua che naturalmente alimentano il bacino.

a determinazione dei volumi idrici che alimentano naturalmente il bacino idrografico avviene tramite una serie di misurazioni idrometeorologiche. Queste sono:

- Misure pluviometriche, termometriche, evapotraspirometriche, idrometriche, freatimetriche.

- Elaborazione di studi e modelli idrologici di tipo statistico per determinare il volume medio, massimo, minimo, deviazione standard, curve meteoriche e di esaurimento d’acqua superficiale e sotterranea totale.

- Caratterizzazione qualitativa delle acque secondo quanto stabilito nel D. L.vo 152/2006 e succ. modificazioni.

- Definizione dei Deflussi Minimi Vitali dei corpi idrici superficiali.

- Definizione della capacità di immagazzinamento dei corpi idrici sotterranei, del tasso di ricarica e della portata critica di emungimento.

Dalle misure e dalle applicazioni sopra elencate si possono conseguire i risultati illustrati in figura 6 e in figura 7, con risultati più o meno dettagliati in scala spaziale, in funzione della densità spaziale e temporale delle misurazioni svolte. In particolare saranno determinate:

- La curva della risorsa idrica potenziale per ogni sub-bacino, riferita all’anno medio;

- La curva della risorsa idrica disponibile per ogni sub-bacino, riferita all’anno medio;

- La curva della risorsa idrica potenziale per ogni sub-bacino, riferita all’anno medio.

Capitolo

4

L

10

- I volumi medi annui di risorsa idrica potenziale (proveniente dagli afflussi naturali e artificiali), disponibile (al netto delle perdite per evapotraspirazione e per alimentazione di acquiferi profondi) e utilizzabile (al netto dei volumi utili a garantire il deflusso minimo vitale, la ricarica degli acquiferi e l’immagazzinamento strategico).

Figura 7: Ripartizione dei volumi idrici potenziali, disponibili e utilizzabili a scala di bacino

RISORSA IDRICA POTENZIALE

RISORSA IDRICA DISPONIBILE

RISULTATI

Curva della risorsa idrica potenziale per ogni sub-bacino

Curva della risorsa idrica disponibile

Curva della risorsa idrica utilizzabile

Risorsa idrica totale disponibile

nel corso dell’anno

Risorsa utilizzabile nel rispetto del minimo deflusso vitale o del tasso di rinnovamento della falda

Risorsa utilizzabilein funzione delle caratteristiche qualitative

Figura 6: Risultati attesi dallo studio della risorsa idrica naturale

RISORSA IDRICAUTILIZZABILE

11

La valutazione dei fabbisogni Il censimento delle utilizzazioni attuali e previste

E informazioni utili per un corretto censimento delle derivazioni in atto possono essere suddivise secondo il seguente schema:

Dati anagrafici dei prelievi e delle restituzioni - Comune

- Coordinate geografiche o metriche

Dati amministrativi - Utilizzatore del prelievo

- Data della domanda di prelievo o del rinnovo o del riconoscimento o della rinuncia

- Data di scadenza della concessione o della licenza temporanea

- Stato di esercizio del prelievo (in corso, estinto, in corso di rinnovo, in corso d’istruttoria, in corso di riconoscimento, rinunciato, assentito ma non in esercizio)

Dati tecnici dei prelievi - Tipo di prelievo (Industriale, Energetico, Agricolo, Civile, Zootecnico)

- Caratteristica del prelievo (piccola o grande derivazione)

- Tipo di corpo idrico da cui si preleva (superficiale o sotterraneo)

- Portata media e massima del prelievo, portata minima da rilasciare comunque

Capitolo

5

L

12

- Tipo di prelievo (ad acqua fluente, con invaso, da pozzo artesiano o freatico, da sorgente)

- Distribuzione mensile dei prelievi

Dati tecnici delle restituzioni - Tipo di restituzione (Industriale, Energetico, Agricolo, Civile, Zootecnico)

- Tipo di depurazione (d.l.vo 152/2006)

- Portata media annua del rilascio

- Portata media mensile del rilascio

- Caratteristiche fisico-chimiche medie mensili o annue del rilascio (d.l.vo 152/2006)

13

La formualzione del bilancio idrico di bacino Criteri di gestione e organizzazione dei dati

e informazioni acquisite con le modalità discusse nei capitoli 4 e 5 vengono assemblate per determinare il bilancio idrico. Al fine di dare un valore applicativo al bilancio idrico, occorre affiancare alle informazioni elaborate con i metodi descritti ai capitoli 4 e 5, le seguenti strategie di

gestione della risorsa idrica:

- priorità delle concessioni in funzione della destinazione d’uso;

- priorità di programmazione delle nuove concessioni in funzione della destinazione d’uso.

Capitolo

6

L

FABBISOGNOIDRICO

RISORSA

UTILIZZABILE PRIO

RITA’

BILANCIO IDRICO

Figura 8: Componenti del Bilancio idrico

14

Il Bilancio Idrico, così come schematizzato in figura 8 sarà costituito, dal punto di vista strutturale, da due comparti: il primo che stabilisce, con cadenza annua la disponibilità quantitativa e qualitativa della risorsa idrica, con proiezioni stagionali; il secondo funzionale alla gestione spazio-temporale della risorsa disponibile e dei fabbisogni, secondo lo schema rappresentato in figura 9.

Gestione spazio-temporale

della risorsa e dei fabbisogni

Disponibilità quantitativa e

qualitativa della risorsa

SCHEMA di B.I.

Figura 9: Schema strutturale del Bilancio Idrico

15

Il deflusso minimo vitale nel bacino idrografico del fiume Sele Definizione e criteri di valutazione

l Comitato Istituzionale dell’Autorità di bacino interregionale del fiume Sele, con deliberazione n. 1 del 4 luglio 2003, ha approvato il documento di definizione e valutazione del deflusso minimo fluviale nel bacino idrografico del fiume Sele.

Tale documento è, peraltro, in accordo con il decreto ministeriale 14 settembre 2004, con cui il Ministero dell’Ambiente definiva sia il deflusso minimo vitale che i criteri di valutazione.

In particolare con l’approvazione di tale documento l’Autorità di bacino interregionale del fiume Sele ha sancito che il minimo deflusso capace di garantire un giusto compromesso tra il prelievo per l’utilizzo antropico delle acque superficiali e la salvaguardia dell’ambiente fluviale, deve essere definito in modo da considerare i seguenti aspetti principali:

1. la tutela dello stato ecologico del fiume;

2. la tutela degli organismi viventi fluviali;

3. la tutela delle attività socio-economiche basate sull’ambiente perifluviale;

4. la tutela del paesaggio;

5. la necessità dei prelievi.

I primi quatto sono aspetti paesaggistico-ambientali, mentre il quinto è un aspetto prettamente antropico, che sottrae all’ambiente e al paesaggio fluviale la risorsa acqua.

I fattori paesaggistico-ambientali richiedono una opportuna valutazione, nella considerazione dello specifico sistema paesaggistico-ambientale di appartenenza;

Capitolo

7

I

16

essi richiedono una portata minima caratteristica, che ne permetta la salvaguardia. Occorre, quindi, considerare:

1. un deflusso minimo per la tutela dello stato ecologico del fiume,

2. un deflusso minimo per la tutela degli organismi viventi fluviali,

3. un deflusso minimo per la tutela delle attività socio-economiche

4. un deflusso minimo per la tutela del paesaggio.

Il massimo di questi “deflussi minimi” rappresenta, pertanto, un efficace e rappresentativo deflusso di salvaguardia per l’ambiente fluviale. È palese, quindi, che chiamarlo “deflusso minimo vitale” ne sminuirebbe il valore così articolato e il significato così organico; per questo motivo, in l’Autorità di bacino interregionale del fiume Sele ha stabilito di chiamarlo deflusso minimo fluviale (DMF).

La necessità dei prelievi può indurre ad accettare un deflusso minore del DMF allorquando la rinuncia alla salvaguardia di alcuni, se non tutti, gli aspetti ambientali è giustificata da ritorni di tipo sociale ed economico ritenuti strategicamente rilevanti. Tali situazioni richiedono necessariamente che la decisione finale sia di tipo politico-economico e concertata con gli enti territoriali competenti.

Deflusso minimo per la tutela dello stato ecologico del fiume Per garantire il mantenimento e il miglioramento dello stato ecologico di un corso d’acqua, si prendono in considerazione le determinazioni del Decreto Legislativo 152/2006.

A tale proposito occorre integrare l’attuale sistema di monitoraggio dei corsi d’acqua, così come previsto dallo stesso Decreto Legislativo, con stazioni di misurazione strategicamente collocate.

Quando viene eseguita una derivazione da fiume, la conseguente diminuzione di portata determina una riduzione della capacità di diluizione ed di depurazione naturale nei tratti a valle della captazione. Occorre, pertanto, che la riduzione della capacità di diluizione e di depurazione naturale non provochino il peggioramento della classe ecologica del fiume, in attuazione del Decreto Legislativo 152/2006.

Deflusso minimo per la tutela degli organismi viventi fluviali

17

Il deflusso minimo per la tutela degli organismi viventi fluviali tiene in considerazione i fattori da cui dipende il popolamento e la riproduzione degli organismi acquatici. Questi fattori sono legati principalmente: all’habitat fisico acquatico popolato dalle specie viventi, allo stato qualitativo dell’acqua e alle attività antropiche (come la pesca e l’alimentazione del fiume con sostanze nutrienti provenienti da apporti agricoli e zootecnici).

Lo stato qualitativo dell’acqua viene controllato dalla determinazione del già descritto deflusso minimo per la tutela dello stato ecologico del fiume, mentre le attività antropiche costituiscono una componente difficilmente modellizzabile, determinabile e prevedibile nei suoi effetti sugli organismi acquatici.

Ci si deve, pertanto, limitare ad analizzare la relazione esistente tra habitat fisico disponibile e la massa vivente fluviale.

Per applicare le metodiche attualmente esistenti occorre esplicitare i seguenti concetti:

• Macrohabitat: è un tratto longitudinale di un corso d’acqua, in cui le condizioni chimico-fisiche garantiscono la vita di un particolare organismo acquatico.

• Mesohabitat: è un’area discreta di un corso d’acqua, definita dalla geometria del canale, in cui le caratteristiche fisiche (come la pendenza, la larghezza, la profondità e il tipo di substrato) sono simili. Tipi comuni di mesohabitat sono i pool, i run e i riffle.

• Microhabitat: è una piccola area interna al mesohabitat utilizzata da un organismo acquatico per una particolare attività (come la deposizione delle uova). Il microhabitat viene tipicamente descritto mediante la combinazione di variabili idrauliche e/o fisiche come la profondità, la velocità, il substrato e la copertura.

Un modello capace di stimare il cambiamento del microhabitat fisico in funzione della portata è il PHABSIM (Phisical Habitat SIMulation).

Il modello PHABSIM stima i cambiamenti nel microhabitat fisico in funzione del solo deflusso idrico. Esso descrive i cambiamenti delle componenti fisiche del sistema fluviale in funzione delle portate, e le trasforma in una stima della qualità e quantità di microhabitat disponibile per gli organismi acquatici.

Gli incrementi di portata sono utilizzati per produrre relazioni tra l’altezza, la velocità simulate, il substrato e la copertura, e la disponibilità di microhabitat per particolari specie viventi obiettivo.

Il risultato più comunemente utilizzato da PHABSIM è l’Area Disponibile Ponderata (ADP) ovvero in lingua inglese Weighted Usable Area (WUA). L’ADP è espressa in estensione di microhabitat per unità di lunghezza del fiume (m2/km).

18

Deflusso minimo per la tutela delle attività socio-economiche I deflussi minimi appena descritti non prendono in considerazione le esigenze di tipo socio-economico che gravitano sull’ambiente fluviale. Queste sono dovute ad attività antropiche che si basano sull’uso dell’acqua fluviale senza derivarla; possono essere ad esempio:

• le attività antropiche che utilizzano la forza motrice di un corso d’acqua per consentire il funzionamento di mulini e turbine;

• le attività antropiche che utilizzano l’altezza della lama d’acqua, per consentire la tracimazione d’acqua in appositi canali, serbatoi o aree umide;

le attività antropiche legate all’uso delle risorse termo-minerali;

• le attività turistiche, che richiedono una sufficiente altezza d’acqua;

• le attività di trasporto del legno per recapitarlo in zone più vallive;

• le attività di navigazione fluviale;

• l’uso dell’alveo fluviale come serbatoio d’acqua per spegnere incendi forestali, che richiede la disponibilità di un’altezza minima del pelo libero che agevoli la raccolta dell’acqua con mezzi di aviotrasporto;

Tutte le attività socio-economiche, che utilizzano “in alveo” l’acqua fluviale, richiedono in genere la determinazione di un minimo valore di energia idraulica o di tirante idrico, in genere variabile durante l’anno, e che è possibile garantire mediante la valutazione di una adeguata portata minima di deflusso, anch’essa variabile durante l’anno, da quantificare con il ricorso all’ingegneria idraulica.

Deflusso minimo per la tutela del paesaggio Le esigenze paesaggistiche richiedono una portata defluente minima che rispetti la gradevolezza visiva del paesaggio fluviale e che influisca in maniera poco invasiva sul mutamento degli equilibri morfologici.

Tale portata può variare nell’arco dell’anno e potrebbe essere definita in modo da:

1. non causare la scomparsa di “rapide”, “cascate” e “cateratte”, la cui presenza dovesse risultare fondamentale per caratterizzare l’ambiente fluviale;

2. non consentire la formazione di sgradevoli aree stagnanti;

19

3. garantire che il tirante idrico non scenda al di sotto di un livello di soglia tale da rendere la sezione dell’alveo di piena ordinaria sproporzionata nella forma e nella dimensione, rispetto alla corrente d’acqua che scorre su di esso;

4. garantire dei processi di erosione/sedimentazione accettabili dal punto di vista dell’equilibrio morfologico fluviale.

Il deflusso minimo per la tutela del paesaggio viene valutato applicando le risultanze della valutazione dell’Indice di Funzionalità Fluviale (I.F.F.), con il supporto dell’ingegneria idraulica per la determinazione dell’altezza minima da garantire al tirante idrico e della velocità minima da garantire alla corrente.

L’I.F.F. rappresenta una valutazione dello stato di salute ecologica degli ambienti fluviali, basato sull'analisi speditiva dei parametri morfologici, strutturali e biotici dell'ecosistema preso in considerazione.

L'I.F.F. può essere applicato in qualunque ambiente d'acqua corrente, sia di montagna che di pianura, ma viene sostituito da indici di valutazione più specifici negli ambienti di transizione e di foce e nelle acque ferme (laghi, lagune, stagni, etc..).

Il periodo di rilevamento più idoneo per applicare l’I.F.F. è quello compreso tra il regime idrologico di morbida e quello di magra, e comunque in un periodo di attività vegetativa.

Il monitoraggio viene in genere eseguito con cadenza pluriennale.

Applicazione del Deflusso Minimo Fluviale La determinazione del DMF avviene tramite la valutazione separata del:

1. Deflusso minimo per la tutela dello stato ecologico del fiume;

2. Deflusso minimo per la tutela degli organismi viventi fluviali;

3. Deflusso minimo per la tutela delle attività socio-economiche;

4. Deflusso minimo per la tutela del paesaggio.

Questi deflussi possono essere opportunamente diagrammati, come in Figura 10, per facilitarne il confronto e la deduzione di particolari osservazioni tecniche.

DEFLUSSI MINIMI CALCOLATI PER UNA DETERMINATA STAGIONE DELL’ANNO IN UNA DETERMINATA SEZIONE FLUVIALE

20

Deflussi MInimi nel periodo settembre-novembre

Deflusso minimo per l’ittiofauna fluviale

Deflusso minimo per la preservazione del paesaggio

Deflusso minimo per le attività socio-economiche

Deflusso minimo per la preservazione dello stato ecologico del fiume

0

0,2

0,4

0,6

0,8

1

1,2

1,4

1,6

1,8

Po

rta

te (

m3

/s)

DMF

Deflusso minimo per la tutela dello stato

ecologico

Deflusso minimo per la tutela degli organismi

viventi fluviali

Deflusso minimo per la tutela delle attività socio-

economiche

Deflusso minimo per la tutela del paesaggio

Il Deflusso Minimo Fluviale (DMF) è dato dal massimo valore tra quelli assunti dal deflusso minimo per la tutela dello stato ecologico, dal deflusso minimo per la tutela degli organismi viventi fluviali, dal deflusso minimo per la tutela delle attività socio-economiche e dal deflusso minimo per la tutela del paesaggio. Nel caso della figura 10 il DMF coincide con il deflusso minimo per la tutela del paesaggio. Tale DMF garantisce anche tutte le altre tre esigenze paesaggistico-ambientali.

Figura 10: Esempio di rappresentazione grafica per la determinazione del DMF

21

Il monitoraggio dei fiumi e dei corpi idrici sotterranei per la salvaguardia della risorsa idrica L’applicazione dell’Allegato 1 alla parte terza del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale”

l bilancio idrico, il deflusso minimo vitale e il monitoraggio dei corpi idrici non può prescindere dalla tutela delle acque dall’inquinamento e dal sistema di gestione delle risorse idriche, regolamentati dal decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152.

Il riferimento tecnico è rappresentato, in questo caso, dagli allegati alla parte terza del d. l.vo 152/2006.

Monitoraggio e classificazione delle acque in funzione degli obiettivi di qualità ambientale L’Allegato 1 alla parte terza del d.l.vo 152/2006 stabilisce quali sono i corpi idrici significativi per i quali deve essere stabilito lo stato di qualità ambientale.

1.1 CORPI IDRICI SUPERFICIALI

1.1.1 CORSI D 'ACQUA SUPERFICIALI

Vanno censiti tutti i corsi d'acqua naturali aventi un bacino idrografico superiore a 10 km2.

Sono significativi e pertanto da monitorare almeno i seguenti corsi d'acqua:

- tutti i corsi d'acqua naturali di primo ordine (cioè quelli recapitanti direttamente in mare) il cui bacino imbrifero abbia una superficie maggiore di 200 km2;

Capitolo

8

I

22

- tutti i corsi d'acqua naturali di secondo ordine o superiore il cui bacino imbrifero abbia una superficie maggiore a 400 km2.

Non sono significativi i corsi d'acqua che per motivi naturali hanno avuto portata uguale a zero per più di 120 giorni l'anno, in un anno idrologico medio.

L’Allegato 1 segnala, in ogni caso, la necessità di monitorare tutti quei corpi idrici che, per valori naturalistici e/o paesaggistici o per particolari utilizzazioni in atto, hanno rilevante interesse ambientale, e tutti quei corpi idrici che, per il carico inquinante da essi convogliato, possono avere una influenza negativa rilevante sui corpi idrici significativi.

1.1.2 LAGHI

I laghi sono:

a) naturali aperti o chiusi, a seconda che esista o meno un emissario

b) naturali ampliati e/o regolati, se provvisti all'incile di opere di regolamentazione idraulica.

Sono significativi i laghi aventi superficie dello specchio liquido pari a 0,5 km2 o superiore. Tale superficie è riferita al periodo di massimo invaso.

1.1.3 ACQUE MARINE COSTIERE

Sono significative le acque marine comprese entro la distanza di 3.000 metri dalla costa e comunque entro la batimetrica dei 50 metri.

1.1.4 ACQUE DI TRANSIZIONE

Sono acque di transizione le acque delle zone di delta ed estuario e le acque di lagune, di laghi salmastri e di stagni costieri.

Sono significative le acque delle lagune, dei laghi salmastri e degli stagni costieri.

Le zone di delta ed estuario vanno invece considerate come corsi d'acqua superficiali.

1.1.5 CORPI IDRICI ARTIFICIALI

Sono i laghi o i serbatoi, se realizzati mediante manufatti di sbarramento, e i canali artificiali (canali irrigui o scolanti, industriali, navigabili, ecc.) fatta esclusione dei canali appositamente costruiti per l'allontanamento delle acque reflue urbane ed industriali.

Sono considerati significativi tutti i canali artificiali che restituiscano almeno in parte le proprie acque in corpi idrici naturali superficiali e aventi portata di esercizio di almeno 3 m3/s e i serbatoi o i laghi artificiali il cui bacino di alimentazione sia interessato da attività antropiche che ne possano

23

compromettere la qualità e aventi superficie dello specchio liquido almeno pari a 1 km2 o con volume di invaso almeno pari a 5 milioni di m3. Tale superficie è riferita al periodo di massimo invaso.

1.1.6 CORPI IDRICI FORTEMENTE MODIFICATI

Sono i corpi idrici superficiali la cui natura, a seguito di alterazioni fisiche dovute a un’attività umana, è sostanzialmente modificata, come risulta dalla designazione fattane dall’Autorità Competente.

1.2 CORPI IDRICI SOTTERRANEI

1.2.1 ACQUE SOTTERRANEE

Sono significativi gli accumuli d'acqua contenuti nel sottosuolo permeanti la matrice rocciosa, posti al di sotto del livello di saturazione permanente.

Fra esse ricadono le falde freatiche e quelle profonde (in pressione o no) contenute in formazioni permeabili, e, in via subordinata, i corpi d'acqua intrappolati entro formazioni permeabili con bassa o nulla velocità di flusso. Le manifestazioni sorgentizie, concentrate o diffuse (anche subacquee) si considerano appartenenti a tale gruppo di acque in quanto affioramenti della circolazione idrica sotterranea.

Non sono significativi gli orizzonti saturi di modesta estensione e continuità all'interno o sulla superficie di una litozona poco permeabile e di scarsa importanza idrogeologica e irrilevante significato ecologico.

La classificazione dello stato ecologico dei fiumi La classificazione dello stato ecologico dei fiumi, laghi, acque di transizione e acque costiere avviene facendo riferimento ad apposite tabelle di valutazione.

Si riportano nel seguito le tabelle A.2, A.2.1 e A.2.5, che fanno riferimento ai corpi idrici superficiali da monitorare ai fini della determinazione del bilancio idrico e del deflusso minimo vitale.

TABELLA A.2 DELL’ALLEGATO ALLA PARTE TERZA DEL D.L.VO 152/2006 LA CLASSIFICAZIONE DELLO STATO ECOLOGICO PER FIUMI, LAGHI, ACQUE DI TRANSIZIONE E ACQUE COSTIERE

Elemento Stato elevato Stato buono Stato sufficiente

Generale

Nessuna alterazione antropica, o alterazioni antropiche poco rilevanti, dei valori degli elementi di qualità fisicochimica e idromorfologica del tipo di corpo idrico superficiale rispetto a quelli di norma associati a tale tipo inalterato. I valori degli elementi di qualità biologica del corpo idrico superficiale rispecchiano quelli di norma associati a tale tipo

I valori degli elementi di qualità biologica del tipo di corpo idrico superficiale presentano livelli poco elevati di distorsione dovuti all'attività umana, ma si discostano solo lievemente da quelli di norma associati al tipo di corpo idrico superficiale inalterato.

I valori degli elementi di qualità biologica del tipo di corpo idrico superficiale si discostano moderatamente da quelli di norma associati al tipo di corpo idrico superficiale inalterato. I valori presentano segni moderati di distorsione

24

inalterato e non evidenziano nessuna distorsione, o distorsioni poco rilevanti. Si tratta di condizioni e comunità tipiche specifiche.

dovuti all'attività umana e alterazioni significativamente maggiori rispetto alle condizioni dello stato buono.

Le acque aventi uno stato inferiore al sufficiente sono classificate come aventi stato scarso o cattivo.

Le acque che presentano alterazioni considerevoli dei valori degli elementi di qualità biologica del tipo di corpo idrico superficiale e nelle quali le comunità biologiche interessate si discostano sostanzialmente da quelle di norma associate al tipo di corpo idrico superficiale inalterato, sono classificate come aventi stato scarso.

Le acque che presentano gravi alterazioni dei valori degli elementi di qualità biologica del tipo di corpo idrico superficiale e nelle quali mancano ampie porzioni di comunità biologiche interessate di norma associate al tipo di corpo idrico superficiale inalterato, sono classificate come aventi stato cattivo.

TABELLA A.2.1 DELL’ALLEGATO ALLA PARTE TERZA DEL D.L.VO 152/2006 CLASSIFICAZIONE DELLO STATO ECOLOGICO DEI FIUMI

ELEMENTI DI QUALITÀ BIOLOGICA Elemento Stato elevato Stato buono Stato sufficiente

Fitoplancton

Composizione tassonomica del fitoplancton che corrisponde totalmente o quasi alle condizioni inalterate. Abbondanza media del fitoplancton totalmente conforme alle condizioni fisicochimico tipiche specifiche e non tale da alterare significativamente le condizioni di trasparenza tipiche specifiche. Fioriture di fitoplancton con frequenza e intensità conformi alle condizioni fisico-chimiche tipiche specifiche.

Lievi variazioni nella composizione e abbondanza dei taxa planctonici rispetto alle comunità tipiche specifiche. Tali variazioni non indicano nessuna crescita accelerata di alghe tale da provocare un'alterazione indesiderata della composizione equilibrata degli organizmi presenti nel corpo idrico o della qualità fisico-chimica delle acque o dei sedimenti. Possibile un lieve aumento della frequenza e intensità delle fioriture di fitoplancton tipiche specifiche:

Composizione dei taxa planctonici che si discosta moderatamente dalle comunità tipiche specifiche. Abbondanza moderatamente alterata, che potrebbe provocare una significativa alterazione indesiderata dei valori di altri elementi di qualità biologica e fisicochimica. Possibile un moderato aumento nella frequenza e intensità delle fioriture di fitoplancton. Possibili fioriture persistenti nei mesi estivi.

Macrofite e fitobentos

Composizione tassonomica che corrisponde totalmente o quasi alle condizioni inalterate. Nessuna variazione riscontrabile dell'abbondanza macrofitica e fitobentonica

Lievi variazioni nella composizione e abbondanza di taxa macrofitici e fitobentonici rispetto alle comunità tipiche specifiche. Tali variazioni non indicano nessuna crescita accelerata di fitobentos o di forme più elevate di vita vegetale tale da

Composizione dei taxa macrofitici e fitobentonici che si discosta moderatamente dalle comunità tipiche specifiche e diverge molto di più dallo stato buono. Evidenti variazioni moderate dell'abbondanza macrofitica e

25

media. provocare un'alterazione indesiderata della composizione equilibrata degli organizmi presenti nel corpo idrico o della qualità fisico-chimica delle acque o dei sedimenti. Presenza di gruppi/strati batterici dovuti ad attività antropiche, che non danneggia la comunità fitobentonica.

fitobentonica media. Gruppi/stati batterici dovuti ad attività antropiche che possono interferire con e, in talune aree, soppiantare la comunità fitobentonica.

Macroinvertebrati bentonici

Composizione e abbondanza tassonomica che corrispondono totalmente o quasi alle condizioni inalterate. Rapporto tra taxa sensibili e taxa tolleranti che non presenta variazioni rispetto ai livelli inalterati. Livello di diversità dei taxa invertebrati che non presenta variazioni rispetto ai livelli inalterati.

Lievi variazioni nella composizione e abbondanza dei taxa invertebrati rispetto alle comunità tipiche specifiche. Rapporto tra taxa sensibili e taxa tolleranti che presenta lievi variazioni rispetto a livelli tipici specifici. Livello di diversità dei taxa invertebrati che presenta lievi variazioni rispetto ai livelli tipici specifici.

Composizione e abbondanza dei taxa invertebrati che si discosta moderatamente dalle comunità tipiche specifiche. Assenti i gruppi tassonomici principali della comunità tipica specifica. Rapporto tra taxa sensibili e taxa tolleranti e livello di diversità che sono sostanzialmente inferiori al livello tipico specifico e significativamente inferiori allo stato buono.

Fauna ittica

Composizione e abbondanza della specie che corrispondono totalmente o quasi alle condizioni inalterate. Presenza di tutte le specie sensibili alle alterazioni tipiche specifiche. Strutture di età delle comunità ittiche che presentano segni minimi di alterazioni antropiche e non indicano l'incapacità a riprodursi o a svilupparsi di specie particolari.

Lievi variazioni della composizione e abbondanza delle specie rispetto alle comunità tipiche specifiche, attribuibili agli impatti antropici sugli elementi di qualità fisico-chimica e idromorfologica. Strutture di età delle comunità ittiche che presentano segni di alterazioni attribuibili a impatti antropici sugli elementi di qualità fisicochimica o idromorfologica e, in taluni casi, indicano l'incapacità a riprodursi o a svilupparsi di una specie particolare che può condurre alla scomparsa di talune classi d'età.

Composizione e abbondanza delle specie che si discostano moderatamente dalle comunità tipiche specifiche a causa di impatti antropici sugli elementi di qualità fisico-chimica o idromorfologica. Struttura di età delle comunità ittiche che presenta segni rilevanti di alterazioni antropiche che provocano l'assenza o la presenza molto limitata di una percentuale moderata delle specie tipiche specifiche.

ELEMENTI DI QUALITÀ IDROMORFOLOGICA Elemento Stato elevato Stato buono Stato sufficiente

Regime idrologico

Massa e dinamica del flusso e la risultante connessione con le acque sotterranee, rispecchiano totalmente o

Condizioni coerenti con il raggiungimento dei valori sopra precisati per gli elementi di qualità

Condizioni coerenti con il raggiungimento dei valori sopra precisati per gli elementi di qualità

26

quasi le condizioni inalterate. biologica. biologica.

Continuità del fiume

La continuità del fiume non è alterata da attività antropiche; è possibile la migrazione indisturbata degli organismi acquatici e il trasporto del sedimento.

Condizioni coerenti con il raggiungimento dei valori sopra precisati per gli elementi di qualità biologica.

Condizioni coerenti con il raggiungimento dei valori sopra precisati per gli elementi di qualità biologica.

Condizioni morfologiche

Caratteristiche del solco fluviale, variazioni della larghezza e della profondità, velocità di flusso, condizioni del substrato nonché struttura e condizioni delle zone riparali corrispondono totalmente o quasi alle condizioni inalterate.

Condizioni coerenti con il raggiungimento dei valori sopra precisati per gli elementi di qualità biologica.

Condizioni coerenti con il raggiungimento dei valori sopra precisati per gli elementi di qualità biologica.

ELEMENTI DI QUALITÀ FISICO-CHIMICA Elemento Stato elevato Stato buono Stato sufficiente Condizioni generali

Valori degli elementi fisicochimici che corrispondono totalmente o quasi alle condizioni inalterate. Concentrazioni di nutrienti entro la forcella di norma associata alle condizioni inalterate. Livelli di salinità, pH, bilancio dell'ossigeno, capacità e temperatura di neutralizzazione degli acidi che non presentano segni di alterazioni antropiche e restano entro la forcella di norma associata alle condizioni inalterate.

Temperatura, bilancio dell'ossigeno, pH, capacità di neutralizzare gli acidi e salinità che non raggiungono livelli superiori alla forcella fissata per assicurare il funzionamento dell'ecosistema tipico specifico e il raggiungimento dei valori sopra precisati per gli elementi di qualità biologica. Concentrazioni dei nutrienti che non superano i livelli fissati per assicurare il funzionamento dell'ecosistema e il raggiungimento dei valori sopra precisati per gli elementi di qualità biologica.

Condizioni coerenti con il raggiungimento dei valori sopra precisati per gli elementi di qualità biologica.

Inquinanti sintetici specifici

Concentrazioni prossime allo zero o almeno inferiori ai limiti di rilevazione delle più avanzate tecniche di analisi di impiego generale.

Concentrazioni non superiori agli standard fissati secondo la procedura di cui al punto 3 del presente allegato, fatto salvo quanto previsto per i prodotti fitosanitari della direttiva 91/414/Ce, recepita con il D.Lgs.17 marzo1995, n. 194, e per i biocidi della direttiva 98/8/Ce, recepita con il D.Lgs. 25 febbraio 2000, n. 174.

Condizioni coerenti con il raggiungimento dei valori sopra precisati per gli elementi di qualità biologica.

Inquinanti non sintetici specifici

Concentrazioni entro la forcella di norma associata alle condizioni inalterate (livello di fondo naturale = bgl).

Concentrazioni non superiori agli standard fissati secondo la procedura di cui al punto 3 del presente allegato, fatto salvo quanto previsto per i prodotti fitosanitari della direttiva 91/414/Ce, recepita con il D.Lgs.17 marzo1995, n. 194, e per i biocidi della direttiva 98/8/Ce, recepita con il D.Lgs. 25 febbraio 2000, n. 174.

Condizioni coerenti con il raggiungimento dei valori sopra precisati per gli elementi di qualità biologica.

27

TABELLA A.2.5 DELL’ALLEGATO ALLA PARTE TERZA DEL D.L.VO 152/2006 CLASSIFICAZIONE DEI CORPI IDRIC FORTEMENTE MODIFICATI O ARTIFICIALI

Elemento Potenziale ecologico massimo Potenziale ecologico buono Potenziale ecologico sufficiente

Elementi di qualità biologica

Valori relativi ai pertinenti elementi di qualità biologica che riflettono, nella misura del possibile, quelli associati al tipo di corpo idrico superficiale maggiormente comparabile, tenuto conto delle condizioni fisiche risultanti dalle caratteristiche artificiali o fortemente modificate del corpo idrico.

Lievi variazioni nei valori relativi ai pertinenti elementi di qualità biologica rispetto ai valori riscontrabili in una situazione di massimo potenziale ecologico.

Moderate variazioni nei valori relativi ai pertinenti elementi di qualità biologica rispetto ai valori riscontrabili in una situazione di massimo potenziale ecologico. Tali valori sono nettamente più alterati di quelli riscontrabili in condizioni di stato ecologico buono.

Elementi idromorfologici

Condizioni idromorfologiche conformi alla situazione in cui i soli impatti sul corpo idrico superficiale sono quelli risultanti dalle caratteristiche artificiali o fortemente modificate del corpo idrico, quando siano state prese tutte le misure di limitazione possibili, in modo da consentire il miglior ravvicinamento realizzabile al continuum ecologico, in particolare per quanto concerne la migrazione della fauna, nonché le adeguate zone di deposizione delle uova e di riproduzione.

Condizioni coerenti con il raggiungimento dei valori sopra precisati per gli elementi di qualità biologica.

Condizioni coerenti con il raggiungimento dei valori sopra precisati per gli elementi di qualità biologica.

Elementi fisico-chimici

Condizioni generali

Elementi fisico-chimici che corrispondono totalmente o quasi alle condizioni inalterate associate al tipo di corpo idrico superficiale maggiormente comparabile al corpo idrico artificiale o fortemente modificato in questione. Concentrazioni di nutrienti entro la forcella di norma associata alle condizioni inalterate. Livelli relativi a temperatura, bilancio dell'ossigeno e pH conformi a quelli riscontrabili nei tipi di corpo idrico superficiale in condizioni inalterate maggiormente comparabili.

Valori degli elementi fisico-chimici che rientrano nelle forcelle fissate per assicurare il funzionamento dell'ecosistema e il raggiungimento dei valori sopra precisati per gli elementi di qualità biologica. Temperatura e pH che non raggiungono livelli al di fuori delle forcelle fissate per assicurare il funzionamento dell'ecosistema e il raggiungimento dei valori sopra precisati per gli elementi di qualità biologica. Concentrazioni di nutrienti che non superano i livelli fissati per assicurare il funzionamento dell'ecosistema e il raggiungimento dei valori sopra precisati per gli elementi di qualità biologica.

Condizioni coerenti con il raggiungimento dei valori sopra precisati per gli elementi di qualità biologica.

28

Inquinanti sintetici specifici

Concentrazioni prossime allo zero o almeno inferiori ai limiti di rilevazione delle più avanzate tecniche di analisi di impiego generale.

Concentrazioni non superiori agli standard fissati secondo la procedura di cui al punto 3 del presente allegato, fatto salvo quanto previsto per i prodotti fitosanitari della direttiva 91/414/Ce, recepita con il D.Lgs.17 marzo1995, n. 194, e per i biocidi della direttiva 98/8/Ce, recepita con il D.Lgs. 25 febbraio 2000, n. 174.

Condizioni coerenti con il raggiungimento dei valori sopra precisati per gli elementi di qualità biologica.

Inquinanti non sintetici specifici

Le concentrazioni restano nei limiti di norma associati alle condizioni inalterate riscontrabili nel tipo di corpo idrico superficiale maggiormente comparabile al corpo idrico artificiale o fortemente modificato in questione (livello di fondo naturale = bgl).

Concentrazioni non superiori agli standard fissati secondo la procedura di cui al punto 3 del presente allegato, fatto salvo quanto previsto per i prodotti fitosanitari della direttiva 91/414/Ce, recepita con il D.Lgs.17 marzo1995, n. 194, e per i biocidi della direttiva 98/8/Ce, recepita con il D.Lgs. 25 febbraio 2000, n. 174.

Condizioni coerenti con il raggiungimento dei valori sopra precisati per gli elementi di qualità biologica.

Lo stato chimico è definito in base alla media aritmetica annuale delle concentrazioni di sostanze pericolose nelle acque superficiali.

Ai fini della prima classificazione, la valutazione dello stato chimico dei corpi idrici superficiali è effettuata in base ai valori soglia riportati nella tabella 1/A dell’allegato alla parte terza del d.l.vo 152/2006.

Le autorità competenti possono altresì effettuare il rilevamento dei parametri aggiuntivi relativi ad inquinanti specifici elencati nella tabella 1/B, individuati in funzione delle informazioni e delle analisi di impatto dell’attività antropica.

Nella seguente tabella 1/A, sulla base della Decisione 2455/2001/CE, le sostanze prioritarie sono contrassegnate con P; le sostanze pericolose prioritarie con PP; le sostanze alle quali l’attribuzione della qualifica di sostanze pericolose prioritarie è soggetta a riesame sono contrassegnate con (PP).

TABELLA 1/A DELL’ALLEGATO ALLA PARTE TERZA DEL D.L.VO 152/2006 PARAMETRI DI BASE DA CONTROLLARE NELLE ACQUE SUPERFICIALI (Standard di qualità delle acque superficiali da conseguire entro il 31 dicembre 2008)

Inquinanti inorganici Numero CAS Elemento Concentrazione Metodo APAT-IRSA per la determinazione

29

(g/l) degli analiti 7440-38-2 Arsenico (***) 10 3080 7440-43-9 Cadmio e suoi composti PP (*) 1 3120 7440-47-3 Cromo totale (***) 50 3150 7439-97-6 Mercurio e suoi composti PP (*) 1 3200 7440-02-0 Nichel e suoi composti P (***) 20 3220 7439-92-1 Piombo e suoi composti (PP) (***) 10 3230

Idrocarburi policiclici aromatici

Numero CAS Composto Concentrazione (g/l)

Metodo APAT-IRSA per la determinazione degli analiti

Non applicabile

Idrocarburi Policiclici Aromatici PP (**)

0,2 5080

Idrocarburi aromatici

Numero CAS Composto Concentrazione (g/l)

Metodo APAT-IRSA per la determinazione degli analiti

71-43-2 Benzene P (***) 1 5140 12002-48-1 Triclorobenzeni (PP) 0,4 5150

Idrocarburi alifatici clorurati

Numero CAS Composto Concentrazione (g/l)

Metodo APAT-IRSA per la determinazione degli analiti

107-06-2 1,2 Dicloroetano P 10 5150 75-01-4 Cloroetene (cloruro di vinile) (***) 0,5 75-09-2

Diclorometano P 20 5150

87-68-3 Esaclorobutadiene PP (*) 0,1 5150 67-66-3 Triclorometano (cloroformio) P (*) 12 5150 79-01-6 Tricloroetilene (*) 10 5150 127-18-4 Tetracloroetilene (percloroetilene) (*) 10 5150

Prodotti fitosanitari e biocidi

Numero CAS Composto Concentrazione (g/l)

Metodo APAT-IRSA per la determinazione degli analiti

Prodotti fitosanitari e biocidi (totali) 1 5060 309-00-2 Al drin 0,1 5090 60-57-1 Dieldrin 0,1 5090 72-20-8 Endrin 0,1 5090 465-73-6 Isodrin 0,1 5090 Diclorodifeniltricloroetano (DDT) 0,1 5090 115-29-7 Endosulfan (PP) 0,1 5090 959-98-8 [Alfa endosulfan] 0,1 5090 608-73-1 Esaclorocicloesano PP 0,1 5090 58-89-9 [Lindano] 0,1 5090 118-74-1 Esaclorobenzene PP 0,1 5090 330-54-1 Diurno (PP) 0,1 5050 34123-59-6 Isoproturon (PP) 0,1 5050 1912-24-9 Atrazina (PP) 0,1 122-34-9 Simazina (PP) 0,1 470-90-6 Clorfenvinfos P 0,1 5100 2921-88-2 Clorpyrifos (PP) 0,1 5100 15972-60-8 Alaclor P 0,1 5090 1582-09-8 Trifluralin (PP) 0,1 87-86-5 Pentaclorofenolo (PP) (*) 0,4 5150

30

Composti organici semivolatili

Numero CAS Composto Concentrazione (g/l)

Metodo APAT-IRSA per la determinazione degli analiti

Tetracloruro di carbonio (tetraclorometano)

12 5150

(°) Tranne nel caso della presenza naturale di particolari composti, la presenza di inquinanti con concentrazioni superiori a quelle della tabella 1 A determina la classificazione nelle classi “scadente” o “pessimo” del corpo idrico superficiale e l’adozione nei piani di tutela delle misure atte a prevenire un ulteriore deterioramento e a conseguire progressivamente lo stato “sufficiente” e “buono”. (*) Valori ricavati dalle Direttive figlie della 76/464/Cee. (**) Valori ricavati dalla Tabella 1/A dell’allegato 2 del presente decreto, acque destinate alla produzione di acqua potabile. (***) Valori ricavati dal D.Lgs. 31/01, acque destinate al consumo umano.

Il monitoraggio dello stato ecologico e chimico delle acque superficiali La rete di monitoraggio delle acque superficiali è progettata in modo da fornire una panoramica coerente e complessiva dello stato ecologico e chimico all'interno di ciascun bacino idrografico e permettere la classificazione dei corpi idrici nelle seguenti cinque classi:

1. Stato elevato;

2. Stato buono;

3. Stato sufficiente;ù

4. Stato scarso;

5. Stato cattivo

L’Allegato 1 alla parte terza del d.l.vo 152/2006 individua tre tipologie di monitoraggio:

1. il monitoraggio di sorveglianza;

2. il monitoraggio operativo;

3. il monitoraggio d'indagine.

Il monitoraggio di sorveglianza

OBIETTIVI:

1) ottenere informazioni per integrare e convalidare la procedura di valutazione dell'impatto esercitato dall’attività antropica,

2) supportare la progettazione efficace ed effettiva dei futuri programmi di monitoraggio,

31

3) consentire la valutazione delle variazioni a lungo termine delle condizioni naturali,

4) consentire la valutazione delle variazioni a lungo termine risultanti da una diffusa attività di origine antropica.

SELEZIONE DEI PUNTI DI MONITORAGGIO:

Il monitoraggio di sorveglianza è realizzato su un numero sufficiente di corpi idrici superficiali, in modo da fornire una valutazione dello stato complessivo delle acque superficiali di ciascun bacino o sotto-bacino idrografico compreso nel distretto idrografico.

Il monitoraggio viene assicurato:

1) nei punti in cui la proporzione del flusso idrico è significativa nell'ambito del distretto idrografico considerato nell'insieme, compresi punti di grandi fiumi il cui bacino idrografico è superiore a 2˙500 km2,

2) nei punti in cui il volume d'acqua presente è significativo nell'ambito del distretto idrografico, compresi i grandi laghi e laghi artificiali,

nei corpi idrici significativi situati a cavallo di differenti regioni,

nei siti identificati nel quadro della decisione 77/795/Cee sullo scambio di informazioni,

in altri siti necessari per valutare la quantità d'inquinanti trasferiti attraverso le frontiere nazionali e nell'ambiente marino.

SELEZIONE DEGLI ELEMENTI DI QUALITÀ:

Il monitoraggio di sorveglianza è effettuato per un anno per:

1) i parametri indicativi di tutti gli elementi di qualità biologica,

2) i parametri indicativi di tutti gli elementi di qualità idromorfologica,

3) i parametri indicativi di tutti gli elementi generali di qualità fisico-chimica,

4) gli inquinanti che figurano nell'elenco delle sostanze prioritarie scaricati nel bacino idrografico o nel sotto-bacino,

5) gli altri inquinanti scaricati in quantitativi significativi nel bacino idrografico o nel sotto-bacino, salvo che il monitoraggio di sorveglianza precedente evidenzi che il corpo interessato ha raggiunto uno stato buono e che dall'esame dell'impatto delle attività antropiche non risulti alcuna variazione degli impatti sul corpo.

Il monitoraggio operativo

32

OBIETTIVI:

- stabilire lo stato dei corpi a rischio di non soddisfacimento degli obiettivi ambientali;

- valutare qualsiasi variazione dello stato di tali corpi, risultante dai programmi di misure.

SELEZIONE DEI PUNTI DI MONITORAGGIO:

Il monitoraggio operativo è effettuato per tutti i corpi idrici che sono classificati a rischio di non soddisfare gli obiettivi ambientali e per i corpi idrici nei quali sono scaricate le sostanze riportate nell'elenco delle sostanze prioritarie.

Per le sostanze riportate nell'elenco delle sostanze prioritarie i punti di monitoraggio sono selezionati secondo la normativa che stabilisce gli standard di qualità ambientale pertinenti.

In tutti gli altri casi, incluse le sostanze che figurano nell'elenco delle sostanze prioritarie per le quali tale normativa non prevede orientamenti specifici, i punti di monitoraggio sono selezionati come segue:

- Per i corpi soggetti a un rischio di pressioni significative da parte di una fonte puntuale, in ogni corpo si situano punti di monitoraggio sufficienti a valutare ampiezza e impatto delle pressioni della fonte puntuale. Se il corpo è esposto a varie pressioni di una fonte puntuale, i punti di monitoraggio possono essere selezionati per valutare ampiezza e impatto dell'insieme delle pressioni, - per i corpi soggetti a un rischio di pressioni significative da parte di una fonte diffusa, nell'ambito di una selezione di corpi si situano punti di monitoraggio sufficienti a valutare ampiezza e impatto delle pressioni della fonte diffusa. La selezione dei corpi viene fatta in modo che essi siano rappresentativi dei rischi relativi al verificarsi delle pressioni della fonte diffusa e dei relativi rischi di non raggiungere un buono stato delle acque superficiali.

- Per i corpi esposti a un rischio di pressione idromorfologica significativa, nell'ambito di una selezione di corpi si situano punti di monitoraggio sufficienti a valutare ampiezza e impatto delle pressioni idromorfologiche. La selezione dei corpi è indicativa dell'impatto globale della pressione idromorfologica cui sono esposti tutti i corpi.

SELEZIONE DEGLI ELEMENTI DI QUALITÀ

Per valutare l'ampiezza della pressione cui sono esposti i corpi idrici superficiali, viene effettuato il monitoraggio degli elementi di qualità indicativi delle pressioni cui il corpo idrico o i corpi idrici sono esposti. Al tal fine viene assicurato il monitoraggio:

33

- dei parametri indicativi dell'elemento o degli elementi di qualità biologica più sensibili alle pressioni cui sono esposti i corpi idrici,

- di tutte le sostanze prioritarie scaricate, e degli altri inquinanti scaricati in quantitativi significativi,

- dei parametri indicativi dell'elemento di qualità idromorfologica più sensibile alle pressioni individuate.

Il monitoraggio di indagine

OBIETTIVI:

- Per conoscere le ragioni di eventuali superamenti,

- Per valutare l'ampiezza e gli impatti dell'inquinamento accidentale e costituisce la base per l'elaborazione di un programma di misure volte al raggiungimento degli obiettivi ambientali e di misure specifiche atte a porre rimedio agli effetti dell'inquinamento accidentale.

Frequenza temporale del monitoraggio Nel periodo coperto dal monitoraggio di sorveglianza vanno applicate le frequenze indicate nella Tabella 1 per il monitoraggio dei parametri indicativi degli elementi di qualità fisico-chimica, a meno che le conoscenze tecniche e le perizie degli esperti non giustifichino intervalli più lunghi. Riguardo agli elementi di qualità biologica o idromorfologica, il monitoraggio è effettuato almeno una volta nell'arco del periodo coperto dal monitoraggio di sorveglianza.

Nell'ambito del monitoraggio operativo, viene fissato per ciascun parametro una frequenza di monitoraggio che garantisca dati sufficienti a delineare una valutazione attendibile dello stato del pertinente elemento qualitativo. In linea di massima, il monitoraggio è effettuato a intervalli non superiori a quelli indicati nella Tabella 1, a meno che le conoscenze tecniche e le perizie degli esperti non giustifichino intervalli più lunghi.

Le frequenze sono scelte in modo da garantire un livello accettabile di attendibilità e precisione.

Il momento in cui effettuare il monitoraggio è scelto in modo da minimizzare l'incidenza delle variazioni stagionali sul risultato ed assicurare quindi che quest'ultimo rispecchi i mutamenti intervenuti nel corpo idrico a seguito di cambiamenti dovuti alla pressione antropica. Per conseguire quest'obiettivo sono effettuati, se necessario, monitoraggi supplementari in stagioni diverse del medesimo anno.

ELEMENTI DI QUALITÀ FREQUENZA DI CAMPIONAMENTO NEI FIUMI

Biologica Fitoplancton 6 mesi

34

Altra flora acquatica 3 anni Macroinvertebrati 3 anni Pesci 3 anni

Idromorfologica Continuità 6 anni Idrologia Continuo Morfologia 6 anni

Fisico – chimica Condizioni termiche 3 mesi Ossigenazione 3 mesi Salinità 3 mesi Stato dei nutrienti 3 mesi Stato di acidificazione 3 mesi Altri inquinanti 3 mesi Sostanze prioritarie 1 mese

Tabella 1: Frequenza di campionamento da assicurare ai fiumi

La presentazione dei risultati del monitoraggio e classificazione dello stato e del potenziale ecologici Per le varie categorie di acque superficiali, lo stato ecologico del corpo idrico in questione è classificato in base al più basso dei valori riscontrati durante il monitoraggio biologico e fisico-chimico relativamente ai corrispondenti elementi qualitativi classificati secondo la prima colonna della Tabella 2.

Classificazione dello stato Schema cromatico Elevato Buono Sufficiente Scarso Cattivo Tabella 2: Cromatismi da assegnare ai corsi d'acqua per definirne lo stato ecologico

Per i corpi idrici fortemente modificati o artificiali, il potenziale ecologico del corpo idrico in questione è classificato in base al più basso dei valori riscontrati durante il monitoraggio biologico e fisico-chimico relativamente ai corrispondenti elementi qualitativi classificati secondo la prima colonna della tabella Tabella 3.

Classificazione dello stato

Schema cromatico

Corpi idrici artificiali

Corpi idrici fortemente modificati

Buono e oltre

35

Sufficiente

Scarso

Cattivo

Tabella 3: Cromatismi da assegnare ai corsi d'acqua artificiali e fortemente modificati per definirne lo stato ecologico

La classificazione dello stato ecologico dei corpi idrici sotterranei Lo stato ecologico dei corpi idrici sotterranei viene stabilito sulla base di valutazioni quantitative e qualitative.

Lo stato quantitativo

La definizione dello stato quantitativo di un corpo idrico sotterraneo avviene secondo le indicazioni della tabella B.1.2 dell’Allegato 1 alla parte terza del d.l.vo 152/2006.

B.1.2. DEFINIZIONE DI BUONO STATO QUANTITATIVO Elementi Stato buono

Livello delle acque Sotterranee

Il livello di acque sotterranee nel corpo sotterraneo è tale che la media annua dell'estrazione a lungo termine non esaurisca le risorse idriche sotterranee disponibili. Di conseguenza, il livello delle acque sotterranee non subisce alterazioni antropiche tali da:

- impedire il conseguimento degli obiettivi ecologici specificati per le acque superficiali connesse, - comportare un deterioramento significativo della qualità di tali acque, - recare danni significativi agli ecosistemi terrestri direttamente dipendenti dal corpo idrico sotterraneo.

Inoltre, alterazioni della direzione di flusso risultanti da variazioni del livello possono verificarsi, su base temporanea o permanente, in un'area delimitata nello spazio; tali inversioni non causano tuttavia l'intrusione di acqua salata o di altro tipo né imprimono alla direzione di flusso alcuna tendenza antropica duratura e chiaramente identificabile che possa determinare siffatte intrusioni.

La rete di monitoraggio delle acque sotterranee è progettata in modo da fornire una stima affidabile dello stato quantitativo di tutti i corpi idrici o gruppi di corpi idrici sotterranei, compresa la stima delle risorse idriche sotterranee disponibili.

36

La rete si articola in sufficienti punti di monitoraggio rappresentativi per stimare il livello delle acque sotterranee di ciascun corpo idrico o gruppo di corpi idrici sotterranei, tenuto conto delle variazioni del ravvenamento a breve e lungo termine e in particolare:

- per i corpi idrici sotterranei che rischiano di non conseguire gli obiettivi per essi previsti, si fissa un intervallo spaziale tra i punti di monitoraggio sufficiente a valutare l'impatto delle estrazioni e degli scarichi sul livello delle acque sotterranee,

- per i corpi idrici sotterranei le cui acque sotterranee fluiscono attraverso la frontiera, sono individuati punti di monitoraggio per stimare la direzione e la velocità del flusso di acque sotterranee attraverso la frontiera.

La frequenza dei rilevamenti deve essere sufficiente a permettere di stimare lo stato quantitativo di ciascun corpo idrico o gruppo di corpi idrici sotterranei, tenuto conto delle variazioni del ravvenamento a breve e lungo termine. In particolare:

- per i corpi idrici sotterranei che rischiano di non conseguire gli obiettivi ambientali per essi previsti, è fissata una frequenza delle misurazioni sufficiente a valutare l'impatto delle estrazioni e degli scarichi sul livello delle acque sotterranee,

- per i corpi idrici sotterranei le cui acque sotterranee fluiscono attraverso la frontiera, è fissata una frequenza delle misurazioni sufficiente a stimare la direzione e la velocità del flusso di acque sotterranee attraverso la frontiera.

I risultati ottenuti grazie alla rete di monitoraggio per un corpo idrico o gruppo di corpi idrici sotterranei sono utilizzati per calcolare lo stato quantitativo del corpo o dei corpi in questione, che verrà definito mediante una mappa basata sulla conseguente constatazione dello stato quantitativo delle acque sotterranee, conforme allo schema cromatico seguente:

Classificazione dello stato quantitativo Schema cromaticoBuono Scarso

Tabella 4: Cromatismi da assegnare ai corpi idrici sotterranei per definirne lo stato quantitativo

Lo stato chimico

La definizione dello stato chimico di un corpo idrico sotterraneo avviene secondo le indicazioni della tabella B.3.2 dell’Allegato 1 alla parte terza del d.l.vo 152/2006.

B.3.2. DEFINIZIONE DI BUONO STATO CHIMICO Elementi Stato buono

Generali

La composizione chimica del corpo idrico sotterraneo è tale che: - non si presentano effetti di intrusione salina o di altro tipo, - non siano superati gli standard di qualità applicabili ai sensi delle disposizioni nazionali e comunitarie,

37

- non siano tali da impedire il conseguimento degli obiettivi ambientali previsti per le acque superficiali connesse né da comportare un deterioramento significativo della qualità ecologica o chimica di tali corpi né da recare danni significatici agli ecosistemi terrestri direttamente dipendenti dal corpo idrico sotterraneo.

Conduttività Le variazioni della conduttività non indicano intrusioni saline o di altro tipo nel corpo idrico sotterraneo.

La rete di monitoraggio delle acque sotterranee è progettata in modo da fornire una panoramica coerente e complessiva dello stato chimico delle acque sotterranee all'interno di ciascun bacino idrografico e da rilevare eventuali tendenze antropiche ascendenti a lungo termine riguardo agli inquinanti.

Monitoraggio di sorveglianza

OBIETTIVI

Il monitoraggio di sorveglianza è finalizzato a:

- integrare e convalidare la procedura di valutazione dell'impatto,

- fornire informazioni utili per la valutazione delle tendenze a lungo termine risultanti sia da mutamenti delle condizioni naturali che dall'attività dell'uomo.

SELEZIONE DEI SITI DI MONITORAGGIO

È selezionato un numero sufficiente di siti di monitoraggio per:

- i corpi classificati a rischio in base alla caratterizzazione effettuata e sulla base dei dati rilevati in attuazione del decreto ministeriale 19 agosto 2003,

- i corpi che attraversano una frontiera.

SELEZIONE DEI PARAMETRI

In tutti i corpi idrici sotterranei selezionati il monitoraggio riguarda tutti i parametri di base seguenti:

- tenore di ossigeno

- valore del pH,

- conduttività,

- nitrati,

- ione ammonio.

38

Per i corpi che rischiano pesantemente di non raggiungere lo stato buono il monitoraggio riguarda anche i parametri indicativi dell'impatto delle pressioni in questione.

Monitoraggio operativo

OBIETTIVI

Il monitoraggio operativo è effettuato nei periodi che intercorrono tra due programmi di monitoraggio di sorveglianza, al fine di:

- constatare lo stato chimico di tutti i corpi idrici o gruppi di corpi idrici sotterranei classificati a rischio;

- rilevare le eventuali tendenze antropiche ascendenti a lungo termine riguardo alla concentrazione di inquinanti.

SELEZIONE DEI SITI DI MONITORAGGIO

Il monitoraggio operativo è effettuato su tutti i corpi idrici o gruppi di corpi idrici sotterranei che, in base alla valutazione dell'impatto effettuata e al monitoraggio di sorveglianza, risulta rischino di non conseguire gli obiettivi. I siti di monitoraggio sono selezionati anche previa valutazione della rappresentatività dei dati ivi rilevati rispetto alla qualità del corpo o corpi idrici sotterranei interessati.

FREQUENZA TEMPORALE DEL MONITORAGGIO

Il monitoraggio operativo è effettuato nei periodi che intercorrono fra due programmi di monitoraggio di sorveglianza a una frequenza sufficiente a rilevare gli impatti delle pressioni in questione, e comunque almeno una volta l'anno.

Rilevamento delle tendenze riguardo agli inquinanti

Per rilevare le eventuali tendenze antropiche ascendenti a lungo termine riguardo alla concentrazione degli inquinanti, ci si avvale dei dati ottenuti sia con il monitoraggio di sorveglianza che con quello operativo. È stabilito un anno o periodo di riferimento rispetto al quale calcolare le tendenze rilevate. Queste sono calcolate per un corpo idrico sotterraneo o, se del caso, per un gruppo di corpi idrici sotterranei. L'inversione di una tendenza deve essere statisticamente dimostrata e deve essere dichiarato il grado di attendibilità associato al rilevamento.

Interpretazione e presentazione dello stato chimico delle acque sotterranee

39

Per stabilire lo stato, i risultati ottenuti nei singoli punti di monitoraggio all'interno di un corpo idrico sotterraneo sono aggregati per il corpo nel suo complesso.

Fatte salve le disposizioni che non sono in contrasto con il decreto legislativo 152/2006, perché a un corpo idrico sotterraneo sia riconosciuto lo stato buono relativamente ai parametri chimici per i quali la normativa comunitaria fissa standard di qualità ambientale:

- deve essere calcolata la media dei risultati del monitoraggio ottenuti in ciascun punto del corpo idrico o gruppo di corpi idrici sotterranei,

- la conformità al buono stato chimico delle acque sotterranee deve essere dimostrata dalle medie così calcolate.

La mappa dello stato chimico delle acque sotterranee è conforme allo schema cromatico seguente:

Classificazione dello stato quantitativo Schema cromaticoBuono Scarso

Tabella 5: Cromatismi da assegnare ai corpi idrici sotterranei per definirne lo stato chimico

40

La salvaguardia deIle acque dolci superficiali idonee alla vita dei pesci salmonicoli e ciprinicoli. L’applicazione dell’Allegato 2 alla parte terza del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale”

l Ministero dell’Ambiente e del Territorio ha designato e classificato con vari decreti ministeriali le acque dolci che necessitano di protezione o miglioramento per essere idonee alla vita dei pesci.

Per tali acque l’allegato 2 alla parte terza del d.l.vo 152/2006 prevede l’applicazione dei seguenti criteri.

Calcolo della conformità

Le acque designate e classificate si considerano idonee alla vita dei pesci quando i relativi campioni prelevati con la frequenza minima riportata nella Tab. 1/B dell’allegato 1 alla parte terza del d.l.vo 152/2006, nello stesso punto di prelevamento e per un periodo di dodici mesi, presentino valori dei parametri di qualità conformi ai limiti imperativi indicati e alle relative note esplicative della medesima Tabella, per quanto riguarda:

a) Il valore del 95% dei campioni prelevati, per i parametri:

- pH

- BOD5

- ammoniaca indissociata

- ammoniaca totale

- nitriti

Capitolo

9

I

41

- cloro residuo totale

- zinco totale

- rame disciolto.

Quando la frequenza di campionamento è inferiore ad un prelievo al mese, i valori devono essere conformi ai limiti tabellari nel 100% dei campioni prelevati;.

b) I valori indicati nella tabella 1/B per i parametri:

- temperatura

- ossigeno disciolto

c) La concentrazione media fissata per il parametro:

- materie in sospensione.

Il superamento dei valori tabellari o il mancato rispetto delle osservazioni riportate nella tabella 1/B non sono presi in considerazione se avvengono a causa di piene, alluvioni o altre calamità naturali.

Campionamento

Ai fini dell'accertamento della conformità:

a) la frequenza dei campionamenti stabilita nella tabella 1/B può essere ridotta ove risulti accertato che la qualità delle acque è sensibilmente migliore di quella riscontrabile, per i singoli parametri;

b) possono essere esentate dal campionamento periodico le acque per le quali risulti accertato che non esistono cause di inquinamento o rischio di deterioramento.

Il prelevamento dei campioni avviene alla più vicina distanza dal punto di scarico di sostanze inquinanti.

Acque per salmonidi

Acque per ciprinidi N° Parametro

Unità di misura

G I G I

Metodo di analisi e rilevamento

Frequenza minima di

campionamento e misura

Riferimento in note

esplicative

1

Temperatura (aumento) Temperatura (massima) Temperatura (periodi di riproduzione)

°C °C °C

1,5

21,5(o)

10,0(o)

3

28(o)

Termometria Mensile [1]

2 Ossigeno mg/L di O2

≥ 9 (50%)

≥ 7

≥ 9 (50%)

≥ 8 (50%)

≥ 5

≥ 7 (50%)

Volumetria (metodo di Winkler) Elettrometria (elettrodi

Mensile [2]

42

(100%) (100%) specifici)

3 Concentrazione di ioni idrogeno

pH 6-9 (o) 6-9 (o) Potenziometria Mensile [3]

4 Materiali in sospensione

mg/L 25 (o) 60 (o) 25 (o) 80 (o) Gravimetria Mensile [4]

5 BOD5 mg/L di O2

3 5 6 9

Volumetria (metodo di Winkler) Elettrometria Respirometria

Mensile [5]

6 Fosforo totale mg/L di P

0,07 0,14

Spettrofotometria di assorbimento molecolare (Metodo all'acidofosfo molibdico in presenza di acido ascorbico, previa mineralizzazio ne)

Mensile [6]

7 Nitriti mg/L di NO2

0,01 0,88 0,03 1,77

Spettrofotome tria di assorbimento molecolare (Metodo alla N-1- naftiletilendiammna e sulfanilammide)

Mensile [7]

8 Composti fenolici

mg/L di C6H5OH

0,01 ** 0,01 **

Spettrofotometria di assorbimento molecolare (Metodo alla 4- aminoantipirina o alla p-nitroanilina) Esame gustativo

Mensile [8]

9 Idrocarburi di origine petrolifera

mg/L 0,2 *** 0,2 ***

Spettrometria IR (previa estrazione con CC14 o solvente equivalente) Esame visivo Esame gustativo

Mensile [9]

10 Ammoniaca non ionizzata

mg/L di NH3

0,005 0,025 0,005 0,025

Spettrofotometria di assorbimento molecolare (Metodo al blu di indofenolo oppure Metodo di Nessler)

Mensile [10]

11 Ammoniaca totale

mg/L di NH4

0,04 1 0,2 1

Spettrofotometria di assorbimento molecolare (Metodo al blu di indofenolo oppure Metodo di Nessler)

Mensile [11]

12 Cloro residuo totale

mg/L come HOC1

0,004 0,004

Spettrofotometria di assorbimento molecolare o volumetria (Metodo DPD:N,Ndietil-pfenilendiammina)

Mensile [12]

13 Zinco totale * μg/L di Zn

300 400 Spettrometria di assorbimento atomico

Mensile [14]

14 Rame μg/L di Cu

40 40 Spettrometria di assorbimento atomico

Mensile [14]

15 Tensioattivi (anionici)

mg/L come MBAS

0,2 0,2

Spettrofotometria di assorbimento molecolare (Metodo al blu di metilene)

Mensile [13]

16 Arsenico μg/L di As

50 50 Spettrometria di assorbimento atomico

Mensile [14]

17 Cadmio totale * μg/L di Cd

0,2 2,5 0,2 2,5 Spettrometria di assorbimento atomico

Mensile [14]

18 Cromo μg/L di Cr

20 100 Spettrometria di assorbimento atomico

Mensile [14]

19 Mercurio totale * μg/L di Hg

0,05 0,5 0,05 0,5 Spettrometria di assorbimento atomico (su vapori freddi)

Mensile [14]

20 Nichel μg/L di 75 75 Spettrometria di Mensile [14]

43

Ni assorbimento atomico

21 Piombo μg/L di Pb

10 50 Spettrometria di assorbimento atomico

Mensile [14]

ABBREVIAZIONI: G = guida o indicativo; I = imperativo od obbligatorio. NOTE: (o): Conformemente al decreto legislativo 152/2006 sono possibili deroghe; * Totale = Disciolto più particolato; ** I composti fenolici non devono essere presenti in concentrazioni tali da alterare il sapore dei pesci *** I prodotti di origine petrolifera non devono essere presenti in quantità tali da:

- produrre alla superficie dell'acqua una pellicola visibile o da depositarsi in strati sul letto dei corsi d'acqua o sul fondo dei laghi; - dare ai pesci un sapore percettibile di idrocarburi; - provocare effetti nocivi sui pesci.

METODICHE ANALITICHE E DI CAMPIONAMENTO: Le metodiche analitiche e di campionamento da impiegarsi nella determinazione dei parametri sono quelle descritte nei volumi «Metodi analitici per le acque» pubblicati dall'Istituto di Ricerca sulle Acque del C.N.R. (Roma), e successivi aggiornamenti. [1] Per la verifica del ΔT la temperatura deve essere misurata a valle di un punto di scarico termico al limite della zona di mescolamento; il valore riportato in tabella si riferisce alla differenza tra la temperatura misurata e la temperatura naturale. Con riferimento alla temperatura di riproduzione, non è stato espresso alcun valore limite in considerazione della variabilità di temperatura ideale di riproduzione dei pesci appartenenti ai Ciprinidi nelle acque italiane. [2] a) Valore limite «I» - acque per Salmonidi: quando la concentrazione di ossigeno è inferiore a 6 mg/L, le Autorità competenti devono intervenire ai sensi della parte terza del decreto legislativo 152/2006; b) Valore limite «I» - acque per Ciprinidi: quando la concentrazione di ossigeno è inferiore a 4 mg/L, le Autorità competenti applicano le disposizioni della parte terza del presente decreto; - quando si verificano le condizioni previste in (a) e (b) le Autorità competenti devono provare che dette situazioni non avranno conseguenze dannose allo sviluppo equilibrato delle popolazioni ittiche; - tra parentesi viene indicata la percentuale delle misure in cui debbono essere superati o eguagliati i valori tabellari (e.g. ≥ 9 (50%) significa che almeno nel 50% delle misure di controllo la concentrazione di 9 mg/L deve essere superata); - campionamento: almeno un campione deve essere rappresentativo delle condizioni di minima ossigenazione el corso dell'anno. Tuttavia se si sospettano variazioni giornaliere sensibili dovranno essere prelevati almeno 2 campioni rappresentativi delle differenti situazioni nel giorno del prelievo. [3] Le variazioni artificiali del pH, rispetto ai valori naturali medi del corpo idrico considerato, possono superare di ± 0,5 unità-pH i valori estremi figuranti nel prospetto della tabella 1/B (sia per le acque per Salmonidi che per le acque per Ciprinidi) a condizione che tali variazioni non determinano un aumento della nocività di altre sostanze presenti nell'acqua. [4] - Si può derogare dai suddetti limiti nei corpi idrici, in particolari condizioni idrologiche, in cui si verifichino arricchimenti naturali senza intervento antropico; - i valori limite (G e I per le due sottoclassi) sono concentrazioni medie e non si applicano alle materie in sospensione aventi proprietà chimiche nocive. In quest'ultimo caso le Autorità competenti prenderanno provvedimenti per ridurre detto materiale, se individuata l'origine antropica; - nell'analisi gravimetrica il residuo, ottenuto dopo filtrazione su membrana di porosità 0,45 μm o dopo centrifugazione (tempo 5 min. ed accelerazione media di 2.800 3.200 g), dovrà essere essiccato a 105 °C fino a peso costante. [5] La determinazione dell'ossigeno va eseguita prima e dopo incubazione di cinque giorni, al buio completo, a 20 °C (± 1 °C) e senza impedire la nitrificazione.

44

[6] - I valori limite «G» riportati possono essere considerati come indicativi per ridurre l'eutrofizzazione; - per i laghi aventi profondità media compresa tra 18 e 300 metri, per il calcolo del carico di fosforo totale accettabile, al fine di controllare l'eutrofizzazione, può essere utilizzata la seguente formula:

dove: L = carico annuale espresso in mg di P per metro quadrato di superficie del lago considerato; Z = profondità media del lago in metri (generalmente si calcola dividendo il volume per la superficie); Tw = tempo teorico di ricambio delle acque del lago, in anni (si calcola dividendo il volume per la portata annua totale dell'emissario); A = valore soglia per il contenimento dei fenomeni eutrofici - Per la maggior parte dei laghi italiani «A» può essere considerato pari a 20. Tuttavia per ogni singolo ambiente è possibile calcolare uno specifico valore soglia (A) mediante l'applicazione di una delle seguenti equazioni. (Il valore ottenuto va aumentato del 50% per i laghi a vocazione salmonicola e del 100% per i laghi a vocazione ciprinicola). Log [P] = 1,48 + 0,33 (± 0,09) Log MEI* alcal. Log [P] = 0,75 + 0,27 (± 0,11) Log MEI* cond. dove: P = A = Concentrazione di fosforo totale di μg/L; MEI alcal. = Rapporto tra alcalinità (meq/L) e profondità media (m); MEI cond. = Rapporto tra conducibilità (μS/cm) e profondità media (m); (*) MEI = Indice morfoedafico. [7] Nei riguardi dei pesci i nitriti risultano manifestamente più tossici in acque a scarso tenore di cloruri. I valori «I» indicati nella tabella 1/B corrispondono ad un criterio di qualità per acque con una concentrazione di cloruri di 10 mg/L. Per concentrazioni di cloruri comprese tra 1 e 40 mg/L i valori limite «I» corrispondenti sono riportati nella tabella 2/B. TAB. 2/B - VALORI LIMITE «IMPERATIVI» PER IL PARAMETRO NITRITI PER CONCENTRAZIONI DI CLORURI COMPRESE TRA 1 E 40 MG/L

[8] - Data la complessità della classe, anche se ristretta ai fenoli monoidrici, il valore limite unico quotato nel prospetto della tabella 1/B può risultare a seconda del composto chimico specifico troppo restrittivo o troppo permissivo; - poiché la direttiva del Consiglio (78/659/CEE del 18 luglio 1978) prevede soltanto l'esame organolettico (sapore), appare utile richiamare nella tabella 3/B la concentrazione più alta delle sostanze più rappresentative della sotto classe Clorofenoli che non altera il sapore dei pesci (U.S. EPA - Ambient Water Qualità Criteria, 1978).

TAB 3/B

Appare infine utile richiamare, nella tabella 4/B, i criteri, di qualità per la protezione della vita acquatica formulati da B.C. Nicholson per conto del Governo Australiano in «Australian Water Quality Criteria for Organic Compound - Tecnical Paper n. 82 (1984)».

TAB 4/B

45

[9] Considerato che gli olii minerali (o idrocarburi di origine petrolifera) possono essere presenti nell'acqua o adsorbiti nel materiale in sospensione o emulsionati o disciolti, appare indispensabile che il campionamento venga fatto sotto la superficie: - concentrazioni di idrocarburi anche inferiori al valore guida riportato nella tabella 1/B possono tuttavia risultare nocivi per forme ittiche giovanili ed alterare il sapore del pesce; - la determinazione degli idrocarburi di origine petrolifera va eseguita mediante spettrofotometria IR previa estrazione con tetracloruro di carbonio o altro solvente equivalente. [10] - La proporzione di ammoniaca non ionizzata (o ammoniaca libera), specie estremamente tossica, in quella totale (NH3 + NH4+) dipende dalla temperatura e dal pH; - le concentrazioni di ammoniaca totale (NH3 + NH4+) che contengono una concentrazione di 0,025 mg/L di ammoniaca non ionizzata, in funzione della temperatura e pH, misurate al momento del prelievo, sono quelle riportate nella tabella 5/B.

TAB 5/B

[11] - Al fine di ridurre il rischio di tossicità dovuto alla presenza di ammoniaca non ionizzata, il rischio di consumo di ossigeno dovuto alla nitrificazione e il rischio dovuto all'instaurarsi di fenomeni di eutrofizzazione, le concentrazioni di ammoniaca totale non dovrebbero superare i valori «I» indicati nel prospetto della tabella 1/B; - tuttavia per cause naturali (particolari condizioni geografiche o climatiche) e segnatamente in caso di basse temperature dell'acqua e di diminuzione della nitrificazione o qualora l'Autorità competente possa provare che non si avranno conseguenze dannose per lo sviluppo equilibrato delle popolazioni ittiche, è consentito il superamento dei valori tabellari. [12] - Quando il cloro è presente in acqua in forma disponibile, cioè in grado di agire come ossidante, i termini, usati indifferentemente in letteratura, «disponibile», «attivo», o «residuo» si equivalgono; - il «cloro residuo totale» corrisponde alla somma, se presenti contemporaneamente, del cloro disponibile libero [cioè quello presente come una miscela in equilibrio di ioni ipoclorito (OCI-) ed acido ipocloroso (HOCI] e del cloro combinato disponibile [cioè quello presente nelle cloroammine o in altri composti con legami N-Cl (i.e. dicloroisocianurato di sodio)]; - la concentrazione più elevata di cloro (Cl2) che non manifesta effetti avversi su specie ittiche sensibili, entro 5 giorni, è di 0,005 mg Cl2/L (corrispondente a 0,004 mg/L di HOCl). Considerato che il cloro è troppo reattivo per persistere a lungo nei corsi d'acqua, che lo stesso acido ipocloroso si decompone lentamente a ione cloruro ed ossigeno (processo accelerato dalla luce solare), che i pesci per comportamento autoprotettivo fuggono dalle zone ad elevata concentrazione di cloro attivo, come valore è stato confermato il limite suddetto; - le quantità di cloro totale, espresse in mg/L di Cl2, che contengono una concentrazione di 0,004 mg/L di HOCl, variano in funzione della temperatura e soprattutto del valore di pH (in quanto influenza in maniera rimarchevole il grado di dissociazione dell'acido ipocloroso HOCl <-> H+ + ClO-) secondo la tabella 6/B.

TAB 6/B

46

Pertanto i valori «I» risultanti in tabella corrispondono a pH = 6. In presenza di valori di pH più alti sono consentite concentrazioni di cloro residuo totale (Cl2) più elevate e comunque non superiori a quelle riportate in tabella 6/B; - per i calcoli analitici di trasformazione del cloro ad acido ipocloroso ricordare che, dell'equazione stechiometrica, risulta che una mole di cloro (Cl2) corrisponde ad 1 mole di acido ipocloroso (HOCl). - in ogni caso la concentrazione ammissibile di cloro residuo totale non deve superare il limite di rilevabilità strumentale del metodo di riferimento. [13] - L'attenzione è rivolta alla classe tensioattivi anionici, che trova il maggior impiego nei detersivi per uso domestico; - il metodo al blu di metilene, con tutti gli accorgimenti suggeriti negli ultimi anni (vedi direttiva del Consiglio 82/243/CEE del 31 marzo 1982, in Gazzetta Ufficiale delle Comunità europee L. 109 del 22 aprile 1982), appare ancora il più valido per la determinazione di questa classe di composti. Per il futuro è da prevedere l'inclusione in questo parametro almeno della classe dei tensioattivi non ionici. [14] Gli otto metalli presi in considerazione risultano più o meno tossici verso la fauna acquatica. Alcuni di essi (Hg, As, etc.) hanno la capacità di bioaccumularsi anche su pesci commestibili. La tossicità è spesso attenuata dalla durezza. I valori quotati nel prospetto della tabella 1/B, corrispondono ad una durezza dell'acqua di 100 mg/L come CaCO3. Per durezze comprese tra <50 e >250 i valori limite corrispondenti sono riportati nei riquadri seguenti contraddistinti per protezione dei Salmonidi e dei Ciprinidi.

Protezione Salmonidi

Protezione Ciprinidi

47

48

Il Centro di documentazione dell’Autorità di bacino idrografico del fiume Sele. L’applicazione dell’Allegato 3 alla parte terza del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale”

’Allegato 3 alla parte terza del d.l.vo 152/2006 detta la modalità di raccolta ed elaborazione dei dati relativi alle caratteristiche dei bacini idrografici.

A tal fine il legislatore ritiene opportuno che le Regioni si coordinino, anche con il supporto delle autorità di bacino, per individuare, per ogni bacino idrografico, un Centro di Documentazione cui attribuire il compito di raccogliere, catalogare e diffondere le informazioni relative alle caratteristiche dei bacini idrografici ricadenti nei territori di competenza.

Devono essere in particolare considerati gli elementi geografici, geologici, idrogeologici, fisici, chimici e biologici dei corpi idrici superficiali e sotterranei, nonché quelli socioeconomici presenti nel bacino idrografico di propria competenza.

Le acque superficiali La Caratterizzazione iniziale

- Individuazione dell'ubicazione e del perimetro dei corpi idrici superficiali.

- Raggruppamento dei corpi idrici superficiali in fiumi, laghi, acque di transizione, acque costiere, corpi idrici superficiali artificiali, corpi idrici superficiali fortemente modificati.

Capitolo

10

L

49

Acquisizione delle conoscenze disponibili

La fase iniziale, finalizzata alla prima caratterizzazione dei bacini idrografici, serve a raccogliere le informazioni relative a:

a) gli aspetti geografici: estensione geografica ed estensione altitudinale, latitudinale e longitudinale;

b) le condizioni geologiche: informazioni sulla tipologia dei substrati, almeno in relazione al contenuto calcareo, siliceo ed organico

c) le condizioni idrologiche: bilanci idrici, compresi i volumi, i regimi di flusso nonché i trasferimenti e le deviazioni idriche e le relative fluttuazioni stagionali e, se del caso, la salinità

d) le condizioni climatiche: tipo di precipitazioni e, ove possibile, evaporazione ed evapotraspirazione.

Tali informazioni sono integrate con gli aspetti relativi a:

a) caratteristiche socioeconomiche, utilizzo del suolo, industrializzazione dell'area, ecc.

b) individuazione e tipizzazione di aree naturali protette

c) eventuale caratterizzazione faunistica e vegetazionale dell'area del bacino idrografico.

Fissazione delle condizioni di riferimento tipiche specifiche per i tipi di corpo idrico superficiale

Per ciascun tipo di corpo idrico superficiale caratterizzato sono fissate condizioni idromorfologiche e fisicochimiche tipiche specifiche che rappresentano i valori degli elementi di qualità idromorfologica e fisico-chimica che l'allegato 1, punto A.1, specifica per tale tipo di corpo idrico superficiale in stato ecologico elevato, quale definito nella pertinente tabella dell'allegato 1, punto A.2. Sono fissate condizioni biologiche di riferimento tipiche specifiche che rappresentano i valori degli elementi di qualità biologica che l'allegato 1, punto A.1 specifica per tale tipo di corpo idrico superficiale in stato ecologico elevato, quale definito nella pertinente tabella dell'allegato 1, punto A.2.

Nell'applicare tali procedure corpi idrici superficiali fortemente modificati o artificiali, i riferimenti allo stato ecologico elevato sono considerati riferimenti al potenziale ecologico massimo definito nell'allegato 1, tabella A.2.5. I valori relativi al potenziale ecologico massimo per un corpo idrico sono riveduti ogni sei anni.

Le condizioni tipiche specifiche sopra enunciate e le condizioni biologiche di riferimento tipiche specifiche possono basarsi su criteri spaziali o fondarsi sulla modellizzazione ovvero discendere da una combinazione dei due metodi. Nell'impossibilità di seguire tali metodi, si può fare ricorso a perizie di esperti. Nel

50

definire lo stato ecologico elevato riguardo alle concentrazioni di inquinanti sintetici specifici, i limiti di rilevazione corrispondono ai limiti raggiungibili dalle tecniche a disposizione nel momento in cui si devono fissare le condizioni tipiche specifiche.

Per le condizioni biologiche di riferimento tipiche specifiche basate su criteri spaziali, viene istituita una rete di riferimento per ciascun tipo di corpo idrico superficiale. La rete è composta di un numero sufficiente di siti di stato elevato, atto a garantire un sufficiente grado di attendibilità per i valori relativi alle condizioni di riferimento, in considerazione della variabilità dei valori degli elementi qualitativi corrispondenti allo stato ecologico elevato per il tipo di corpo idrico superficiale in questione e tenuto conto delle tecniche di modellizzazione da applicare.

Le condizioni biologiche di riferimento tipiche specifiche, basate sulla modellizzazione, possono discendere da modelli di estrapolazione o da metodi di estrapolazione all'indietro. I metodi utilizzano i dati storici, paleologici o di altro tipo disponibili e garantiscono un livello di attendibilità circa i valori delle condizioni di riferimento sufficiente ad assicurare che le condizioni così determinate siano coerenti e valide per ciascun tipo di corpo idrico superficiale.

Se non risulta possibile stabilire, per un elemento qualitativo in un dato tipo di corpo idrico superficiale, condizioni di riferimento tipiche specifiche attendibili a causa della grande variabilità naturale cui l'elemento è soggetto - non soltanto in conseguenza delle variazioni stagionali -, detto elemento può essere escluso dalla valutazione dello stato ecologico per tale tipo di acque superficiali. In questo caso, le regioni specificano i motivi dell'esclusione nel piano di tutela.

Individuazione delle pressioni

Il Centro di documentazione raccoglie e tiene aggiornate informazioni sul tipo e la grandezza delle pressioni antropiche significative cui i corpi idrici superficiali rischiano di essere sottoposti.

In particolare il Centro di documentazione:

- Stima e individua l'inquinamento significativo da fonte puntuale, in particolare l'inquinamento dovuto alle sostanze elencate nell'allegato 8 alla parte terza del d.l.vo 152/2006, proveniente da attività e impianti urbani, industriali, agricoli e di altro tipo, sulla base del catasto degli scarichi, se questo è aggiornato almeno al 1996. In mancanza di tali dati (o in presenza solo di informazioni anteriori al 1996) si dovranno utilizzare stime fatte sulla base di altre informazioni e di indici di tipo statistico (esempio: dati camere di commercio relativi agli insediamenti, agli addetti per codice NACE e indici di emissione per codice NACE).

- Stima e individua l'inquinamento significativo da fonte diffusa, in particolare l'inquinamento dovuto alle sostanze elencate nell'allegato 8 alla parte terza del d.l.vo 152/2006, proveniente da attività e impianti urbani, industriali, agricoli e di altro tipo.

51

- Stima e individua le estrazioni significative di acqua (nel caso di acque dolci) per usi urbani, industriali, agricoli e di altro tipo, comprese le variazioni stagionali, la domanda annua complessiva e le perdite dai sistemi di distribuzione (in mancanza di misure saranno usate stime effettuate in base a parametri statistici).

- Stima e individua l'impatto delle regolazioni significative del flusso idrico, compresi trasferimenti e deviazioni delle acque, sulle caratteristiche complessive del flusso e sugli equilibri idrici.

- Individua le alterazioni morfologiche significative dei corpi idrici.

- Stima e individua altri impatti antropici significativi sullo stato delle acque superficiali.

- Stima i modelli di utilizzazione del suolo, compresa l'individuazione delle principali aree urbane, industriali e agricole, nonché - ove pertinente – delle zone di pesca e delle foreste.

Valutazione dell'impatto

Il Centro di documentazione effettua una valutazione della vulnerabilità dello stato dei corpi idrici superficiali rispetto alle pressioni individuate.

Il Centro di documentazione si serve delle informazioni raccolte, e di qualsiasi altra informazione pertinente, compresi i dati esistenti sul monitoraggio ambientale, per valutare l'eventualità che i corpi idrici superficiali del bacino idrografico del territorio di competenza non riescano a conseguire gli obiettivi di qualità ambientale per i corpi idrici. Per facilitare tale valutazione, gli Stati membri possono ricorrere a tecniche di modellizzazione.

Per i corpi che si reputa rischino di non conseguire gli obiettivi di qualità ambientale è effettuata, ove opportuno, una caratterizzazione ulteriore per ottimizzare la progettazione dei programmi di monitoraggio e dei programmi di misure.

L’archivio anagrafico dei corpi idrici

Per ciascun corpo idrico (nel caso di corsi d'acqua solo quelli con bacino superiore a 10 km2), anche se non significativo ai sensi dell'Allegato 1 alla parte terza del d.l.vo 152/2006, dovrà essere predisposta una scheda informatizzata che contenga:

a) i dati individuati dal Centro di documentazione secondo quanto stabilito nel presente capitolo

b) le informazioni relative all'impatto esercitato dalle attività antropiche sullo stato delle acque superficiali all'interno di ciascun bacino idrografico secondo quanto emerso in base alle indicazioni del presente capitolo.

52

c) per i corpi idrici individuati come significativi ai sensi dell'Allegato 1 devono essere riportati i dati derivanti dalle azioni di monitoraggio e classificazione di cui all'allegato stesso.

Le acque sotterranee L’acquisizione delle conoscenze disponibili

La fase conoscitiva ha come scopo principale la caratterizzazione qualitativa degli acquiferi. Deve avere come risultato:

- la definizione dello stato attuale delle conoscenze relative agli aspetti quantitativi e qualitativi delle acque sotterranee,

- la costituzione di una banca dati informatizzata dei dati idrogeologici e idrochimici,

- la localizzazione deii punti d'acqua sotterranea potenzialmente disponibili per le misure,

- la ricostruzione del modello idrogeologico, con particolare riferimento ai rapporti di eventuale intercomunicazione tra i diversi acquiferi e tra le acque superficiali e le acque sotterranee.

Le informazioni da raccogliere devono essere relative ai seguenti elementi:

- studi precedentemente condotti (idrogeologici, geotecnici, geofisici, geomorfologici, ecc) con relativi eventuali elaborati cartografici (carte geologiche, sezioni idrogeologiche, piezometrie, carte idrochimiche, ecc),

- dati relativi ai pozzi e piezometri, quali: ubicazione, stratigrafie, utilizzatore (pubblico o privato), stato di attività (attivo, in disuso, cementato),

- dati relativi alle sorgenti quali: ubicazione, portata, utilizzatore (pubblico o privato), stato di attività (attiva, in disuso, ecc.),

- dati relativi ai valori piezometrici,

- dati relativi al regime delle portate delle sorgenti,

- dati esistenti riguardanti accertamenti analitici sulla qualità delle acque relative a sorgenti, pozzi e piezometri esistenti,

- - reticoli di monitoraggio esistenti delle acque sotterranee.

Devono essere inoltre considerati tutti quegli elementi addizionali suggeriti dalle condizioni locali di insediamento antropico o da particolari situazioni geologiche e geochimiche, nonché della vulnerabilità e rischio della risorsa. Dovranno inoltre essere valutate, se esistenti, le indagini relative alle biocenosi degli ambienti sotterranei.

53

Le azioni conoscitive devono essere accompagnate da tutte quelle iniziative necessarie ad acquisire tutte le informazioni e le documentazioni in materia presenti presso gli enti che ne dispongono, i quali ne dovranno garantire l'accesso.

Sulla base delle informazione raccolte, delle conoscenze a scala generale e degli studi precedenti, verrà ricostruita la geometria dei principali corpi acquiferi presenti evidenziando la reciproca eventuale intercomunicazione compresa quella con le acque superficiali, la parametrizzazione (laddove disponibile) e le caratteristiche idrochimiche, e dove presenti, quelle biologiche.

La caratterizzazione degli acquiferi sarà revisionata sulla base dei risultati della gestione della rete di monitoraggio effettuato in base alle indicazioni riportate all'Allegato 1 alla parte terza del d.l.vo 152/2006.

La ricostruzione idrogeologica preliminare dovrà quindi permettere la formulazione di un primo modello concettuale, intendendo con questo termine una schematizzazione idrogeologica semplificata del sottosuolo e una prima parametrizzazione degli acquiferi. In pratica devono essere qui riassunte le proprietà geologiche, le caratteristiche idrogeologiche del sistema, con particolare riferimento ai meccanismi di ricarica degli acquiferi ed ai rapporti tra le falde, i rapporti esistenti tra acque superficiali e acque sotterranee, nonché alle caratteristiche qualitative delle acque sotterranee.

I dati così raccolti dovranno avere un dettaglio rappresentabile significativamente almeno alla scala 1:100.000.

L’archivio anagrafico dei punti d’acqua

Deve essere istituito un catasto anagrafico debitamente codificato al fine di disporre di un data-base aggiornato dei punti d'acqua esistenti (pozzi, piezometri, sorgenti e altre emergenze della falda come fontanili, ecc.) e dei nuovi punti realizzati. A ciascun punto d'acqua dovrà essere assegnato un numero di codice univoco.

Per quanto riguarda le sorgenti andranno codificate tutte quelle utilizzate e comunque quelle che presentano una portata media superiore a 10 l/s e quelle di particolare interesse ambientale.

Inoltre per ciascun punto d'acqua dovrà essere predisposta una scheda informatizzata che contenga i dati relativi alle caratteristiche geografiche, anagrafiche, idrogeologiche, strutturali, idrauliche e funzionali derivate dalle analisi conoscitive.

Le schede relative ai singoli punti d'acqua, assieme alle analisi conoscitive ed a quelle che potranno essere raccolte per ciascun punto d'acqua dovranno contenere poi le informazioni relative a:

a) le caratteristiche chimico fisiche dei singoli complessi idrogeologici e del loro grado di sfruttamento, utilizzando i dati a vario titolo in possesso dei vari Enti (analisi chimiche effettuate dai laboratori pubblici, autodenunce del sollevato etc.)

54

nonché stime delle direzioni e delle velocità di scambio dell'acqua fra il corpo idrico sotterraneo ed i sistemi superficiali connessi.

b) l'impatto esercitato dalle attività umane sullo stato delle acque sotterranee all'interno di ciascun complesso idrogeologico.

Tale esame dovrà riguardare i seguenti aspetti:

1. stima dell'inquinamento da fonte puntuale (così come indicato al punto relativo alle acque superficiali)

2. stima dell'inquinamento da fonte diffusa

3. dati derivanti dalle misure relative all'estrazione delle acque

4. stima del ravvenamento artificiale

5. analisi delle altre incidenze antropiche sullo stato delle acque.

Il riesame dell’impatto delle attività umane sulle acque sotterranee

Per i corpi idrici sotterranei che ricadono sotto due o più ambiti territoriali di competenza, o che rischiano di non conseguire gli obiettivi fissati per ciascun corpo, si raccolgono e si tengono aggiornate le seguenti informazioni:

a) ubicazione dei punti del corpo idrico sotterraneo usati per l'estrazione di acqua, con l'eccezione:

- dei punti di estrazione che forniscono, in media, meno di 10 m3 al giorno o servono più di 50 persone

- dei punti di estrazione di acqua destinata al consumo umano che forniscono, in media, meno di 10 m3 al giorno o servono più di 50 persone;

b) medie annue di estrazione da tali punti;

c) composizione chimica dell'acqua estratta dal corpo idrico sotterraneo;

d) ubicazione dei punti del corpo idrico sotterraneo in cui l'acqua è direttamente scaricata;

e) tasso di scarico in tali punti;

f) composizione chimica degli scarichi nel corpo idrico sotterraneo;

g) utilizzazione del suolo nel bacino o nei bacini idrografici da cui il corpo idrico sotterraneo si ravvena, comprese le immissioni di inquinanti e le alterazioni antropiche delle caratteristiche di ravvenamento, quali deviazione di acque meteoriche e di dilavamento mediante riempimento del suolo, ravvenamento artificiale, sbarramento o drenaggio.

55

Riesame dell'impatto delle variazioni dei livelli delle acque sotterranee

Il Centro di documentazione individua inoltre i corpi idrici sotterranei per cui devono essere fissati obiettivi meno rigorosi, anche prendendo in considerazione gli effetti dello stato del corpo:

a) sulle acque superficiali e gli ecosistemi terrestri connessi,

b) sulla regolazione delle acque, la protezione dalle inondazioni e il drenaggio dei terreni,

c) sullo sviluppo umano.

Riesame dell'impatto dell'inquinamento sulla qualità delle acque sotterranee

Il Centro di documentazione identifica i corpi idrici sotterranei per i quali devono essere specificati obiettivi meno rigorosi, laddove in conseguenza dell'attività umana, il corpo idrico sotterraneo sia talmente inquinato da rendere impraticabile oppure sproporzionatamente dispendioso ottenere un buono stato chimico delle acque sotterranee.

Modalità di elaborazione, gestione e diffusione dei dati Il Centro di documentazione curerà l'accatastamento dei dati e la relativa elaborazione, gestione e diffusione.

Tali dati devono periodicamente essere aggiornati con i dati prodotti dal monitoraggio.

L'interpretazione dei dati relativi alle acque sotterranee in un acquifero potrà essere espressa in forma sintetica mediante: tabelle, grafici, diagrammi, serie temporali, cartografie tematiche, elaborazioni statistiche, ecc.

Il Centro di documentazione annualmente curerà la redazione di un rapporto sull'evoluzione quali-quantitativa dei complessi idrogeologici monitorati e renderà disponibili tutti i dati e le elaborazioni effettuate, a tutti gli interessati.

Compito del Centro di documentazione sarà inoltre la redazione di carte di sintesi delle aree su cui esiste un vincolo riferito alle acque sotterranee, carte di vulnerabilità e rischio delle acque sotterranee.

Una volta ultimata la presentazione finale dei documenti e degli elaborati grafici ed informatizzati del prodotto, saranno individuati i canali più idonei alla sua diffusione anche mediante rapporti di sintesi e seminari, a tal scopo verrà predisposto un piano contenente modalità e tempi dell'attività di diffusione.

56

Allo scopo dovrà essere prevista da parte del Centro di documentazione la disponibilità degli stessi tramite sistemi geografici informatizzati (GIS) disponibili su reti multimediali.

La scala delle elaborazioni cartografiche dovrà essere di almeno 1:100.000 salvo necessità di superiore dettaglio.

57

Il censimento delle utilizzazioni in atto. L’applicazione del Decreto del Ministero dell’Ambiente e del Territorio del 28 luglio 2004

l decreto del Ministero dell’Ambiente e del Territorio del 28 luglio 2004 riporta le “Linee guida per la predisposizione del bilancio idrico di bacino, comprensive dei criteri per il censimento delle utilizzazioni in atto e per la definizione del minimo deflusso vitale”.

In particolare il decreto prevede che il censimento delle utilizzazioni in atto debba essere effettuato dalle Autorità concedenti. L’Autorità di bacino può promuovere e attuare il censimento, in accordo con la Regione Campania, la Regione Basilicata e le Province di Avellino e Salerno.

Le informazioni essenziali da reperire per il censimento delle derivazioni sono specificate nei paragrafi seguenti.

Dati amministrativi a) Provincia, comune e località dove sono ubicate le opere di derivazione e di restituzione degli eventuali residui dell'acqua derivata;

b) coordinate geografiche dei siti di cui al punto precedente;

c) denominazione del concessionario della derivazione;

d) data della domanda di concessione di derivazione, nel solo caso di sanatori, di istanze di regolarizzazione dei canali ex demaniali o di riconoscimento di diritto di antico uso o concessione preferenziale per le quali non sia ancora stato adottato un formale provvedimento;

e) estremi dell'atto amministrativo (autorità concedente, numero e data del provvedimento) con cui è stata rilasciata o rinnovata la concessione di derivazione;

f) data di scadenza della concessione o della licenza temporanea;

g) condizioni particolari (obblighi di rilascio, precarietà, ecc.);

Capitolo

11

I

58

h) status della derivazione distinguendo tra:

- derivazioni in esercizio

- derivazioni assentite ma non ancora in esercizio

- derivazioni temporaneamente limitate o sospese

j) uso (o, nel caso di più utilizzi, usi) della derivazione, distinguendo tra:

- uso idroelettrico

- uso irriguo

- uso per il consumo umano

- uso igienico ed assimilati

- uso per irrigazione di attrezzature sportive e di aree destinate al verde pubblico

- uso pescicoltura

- uso industriale

- altro.

Dati tecnici a) Provenienza delle acque derivate (da corpo idrico superficiale naturale o artificiale, da corpo idrico sotterraneo, da riutilizzo di acque reflue depurate, ecc.);

b) portata media annua di derivazione, volume annuo di derivazione, portata massima di derivazione e portata minima da garantire immediatamente a valle dell'opera di derivazione;

c) nel caso di concessione di portate variabili nel corso dell'anno, distribuzione delle portate medie e massime di derivazione nel periodo di riferimento;

d) modalità di derivazione delle acque superficiali e sotterranee con riferimento alle caratteristiche tecniche dell'opera:

- nel caso di acque superficiali, se la derivazione è ad acqua fluente o con invaso, indicando, in presenza di acque invasate, la capacità utile del serbatoio di regolazione;

- nel caso di acque sotterranee se la derivazione avviene a gravità o mediante sollevamento;

e) qualsiasi altra informazione utile ad una migliore comprensione delle caratteristiche tecniche della derivazione e delle modalità con cui essa è effettuata;

59

f) ove siano presenti restituzioni delle acque derivate, tipo di corpo idrico in cui avviene la restituzione distinguendo tra corpo idrico superficiale o sotterraneo;

g) ove siano presenti restituzioni delle acque derivate, portata media annua di restituzione, volume annuo di restituzione ed eventuale portata minima di restituzione;

h) nel caso di obbligo alla restituzione di portate variabili, nel corso dell'anno, distribuzione delle portate medie e minime di restituzione nel periodo di riferimento;

i) presenza degli idonei strumenti di misura e conformità rispetto ai requisiti definiti ai sensi dell'art. 22, comma 3 del D.Lgs 152/99 e s.m.i;

j) qualsiasi altra informazione utile ad una migliore comprensione delle caratteristiche dei corpi idrici superficiali e sotterranei.

Monitoraggio delle derivazioni I risultati delle misurazioni rilevate dai dispositivi installati dovranno fornire almeno le seguenti informazioni:

a) portata media annua effettivamente derivata e restituita, volume annuo effettivamente derivato e restituito, portata massima effettivamente derivata e portata minima effettivamente restituita durante l'anno solare;

b) distribuzione delle portate medie, massime e minime mensili effettivamente derivate nel corso dell'anno solare;

c) distribuzione delle portate medie, massime e minime mensili effettivamente restituite nel corso dell'anno solare;

d) distribuzione temporale delle portate effettivamente prelevate e restituite, nella scala di dettaglio (portate medie settimanali, giornaliere, ecc.) definita in relazione alla redazione del bilancio idrico.

Gradualità L'ordine di priorità delle utilizzazioni da censire deve essere identificato, sulla base dei criteri individuati dalle Autorità di bacino, in relazione all'incidenza che tali utilizzazioni hanno sull'equilibrio del bilancio idrico. Le grandi utilizzazioni, come definite dall'art. 6 del R.D. 1775/33 e s.m.i., devono comunque essere censite per prime, ove presenti.

Schema per il censimento delle utilizzazioni in atto

60

Dati amministrativi

Codice

SI NO

Uso dell’acqua4 :

Idroelettrico IrriguoPer consumo umanoIgienico ed assimilati

Per irrigazione di attrezzature sportive e di aree destinate al verde pubblicoPer pescicoltura

IndustrialeAltro

Eventuali obblighi di rilascio

Status della derivazione3

Data della domanda2

Autorità concedenteData e numero del provvedimentoData di scadenza della concessione o della licenza temporanea

Derivazione1 (denominazione)

Derivazione ricadente in un area naturale protetta (ex art. 2 legge 394/91 e ex leggi regionali in materia) e ad alto valore ambientale (ai sensi della Direttiva 92/43/CEE)

Denominazione del concessionario

Dati tecnici

Codice

Codice

Codice

Codice

Codice

Codice

(denominazione)

(denominazione)

(denominazione)

(denominazione)

(denominazione)

(denominazione)

(denominazione)

(denominazione)

Opera di presa (*1)

Presa5

BACINO IDROGRAFICO6

SOTTOBACINO

Regione/Provincia autonoma7

Corpo idrico5

Provincia7

Comune7

Località

61

VALORE MEDIO ANNUO Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre

Coordinata X

UTM WGS84 Fuso 32 -UTM ED50 Fuso 33 Coordinata Y

- Coordinata X

Fuso est -Fuso ovest Coordinata Y

-

Codice

Codice

Codice

Codice

Codice

Codice

VALORE MEDIO ANNUO Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre

Qmed (m3/s)

Qmax (m3/s)

Qmin (m3/s)

Conformità degli strumenti di misura rispetto ai requisiti definiti dalla regione

Distribuzione delle portate medie e minime di restituzione(**) nel periodo di riferimento (nel caso di concessione di portate variabili nel corso dell'anno):

ELEMENTI CARATTERISTICI

PERIODO DI RIFERIMENTO

Tipologia degli strumenti di misura installati

Volume annuo di restituzione(**) Eventuale portata minima di restituzione(**)

Portata media annua di restituzione(**)

Località (denominazione)

Provincia13 (denominazione)

Comune13 (denominazione)

Regione/Provincia autonoma13 (denominazione)

Corpo idrico11 (denominazione)

SOTTOBACINO (denominazione)

Opera di restituzione(*2)

Restituzione (denominazione)

BACINO IDROGRAFICO12 (denominazione)

Coordinate metriche

Gauss-Boaga

Latitudine (°, ', '')

Longitudine (°, ', '')

Distribuzione delle portate medie e massime di derivazione(**) nel periodo di riferimento (nel caso di concessione di portate variabili nel corso dell'anno):

ELEMENTI CARATTERISTICI

PERIODO DI RIFERIMENTO

Provenienza delle acque derivate8

Portata media annua di derivazione(**)

Volume annuo di derivazione(**) Portata massima di derivazione(**)Portata minima da garantire immediatamente a valle dell’opera di derivazioneCaratteristiche tecniche dell’opera di derivazione9

Capacità utile di regolazione del serbatoio di accumulo10

Tipologia degli strumenti di misura installatiConformità degli strumenti di misura rispetto ai requisiti definiti dalla regione

Qmed (m3/s)

Qmax (m3/s)

Qmin (m3/s)

Localizzazione geografica del punto di presa (preferibilmente UTM WGS84):

Coordinate geografiche tavolette

I.G.M.T. 1:25.000

Foglio I.G.M. Quadrante (I, II, III, IV) Settore (NE, SE, NO, SO)

62

Coordinata X

UTM WGS84 Fuso 32 -UTM ED50 Fuso 33 Coordinata Y

- Coordinata X

Fuso est -Fuso ovest Coordinata Y

-

Coordinate metriche

Gauss-Boaga

Latitudine (°, ', '')

Longitudine (°, ', '')

Coordinate geografiche tavolette

I.G.M.T. 1:25.000

Foglio I.G.M. Quadrante (I, II, III, IV) Settore (NE, SE, NO, SO)

Localizzazione geografica del punto di restituzione (preferibilmente UTM WGS84):

Monitoraggio delle derivazioni

Presa14 Codice

VALORE MEDIO ANNUO Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre

Codice

Distribuzione delle portate medie e minime mensili effettivamente restituite nell'anno solare:

VALORE MEDIO ANNUO Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre

__________________________

(*1) Nel caso la concessione preveda più punti di presa, compilare la scheda per ogni punto.

(*2) Nel caso la concessione preveda più punti di restituzione, compilare la scheda per ogni punto.

(*3) Nel caso esitano più punti di presa e di restituzione, compilare la scheda per ogni punto.

(**) Le informazioni vanno desunte dal disciplinare di concessione.1 Codice attribuito dalla Regione.2 Solo caso di sanatorie, di istanze di regolarizzazione o di riconoscimento di diritto di antico uso o concessione preferenziale per le quali non sia ancora stato adottato un formale provvedimento.3 Distinguendo tra: in corso di esercizio, assentite ma non ancora in esercizio, temporaneamente limitate o sospese.4 Barrare i campi di interesse.5 Codice attribuito dalla Regione.6 Codice SINA.7 Codice ISTAT.8 Specificare se da corpo idrico superficiale naturale o artificiale, da corpo idrico sotterraneo, da riutilizzo di acque reflue depurate, ecc.9 In particolare occorre specificare:

- nel caso di acque superficiali, se la derivazione è ad acqua fluente o con invaso.

- nel caso di acque sotterranee, se la derivazione avviene a gravità o mediante sollevamento.10

Solo in presenza di acque invasate.11 Codice attribuito dalla Regione.12 Codice SINA.13 Codice ISTAT.

Qmin (m3/s)

Volume annuo effettivamente restituito in mc

ELEMENTI CARATTERISTICI

PERIODO DI RIFERIMENTO

Qmed (m3/s)

Qmax (m3/s)

Opera di restituzione(*3)

Restituzione14 (denominazione)

c. Monitoraggio della derivazione.

Opera di presa(*3)

(denominazione)

Distribuzione delle portate medie mensili e massime mensili effettivamente derivate nell'anno solare:

ELEMENTI CARATTERISTICI

PERIODO DI RIFERIMENTO

Qmed (m3/s)

Qmax (m3/s)

Qmin (m3/s)

Volume annuo effettivamente derivato in mc

63

I corpi idrici superficiali del bacino idrografico del fiume Sele. Catalogazione dei corpi idrici superficiali ai sensi del d.l.vo 152/2006

l bacino idrografico del fiume Sele ha un’estensione di circa 3˙500 km2; ricade per 2/3 nella regione Campania e per 1/3 nella Regione Basilicata. Il sistema fluviale è molto articolato, ma se si considerano solo i corsi d’acqua caratterizzati da bacini imbriferi di ampiezza superiore a 10 km2,

si ottiene un reticolo idrografico del quinto ordine, con lunghezza complessiva di 847 km. In particolare risulta la seguente distribuzione dei corsi d’acqua.

Ordine dei corsi d’acqua Lunghezza complessiva (km)

1° 437 2° 187 3° 99 4° 112 5° 12

Nel territorio della regione Basilicata vi sono corsi d’acqua fino al terzo ordine, mentre nel territorio della regione Camapania vi sono i corsi d’acqua fino al quinto ordine.

I corsi d’acqua superficiali significativi I corsi d’acqua significativi sono tutti quei corsi d’acqua naturali di secondo ordine o superiore il cui bacino imbrifero abbia una superficie maggiore a 400 km2.

Nel bacino idrografico del Sele i corsi d’acqua significativi sono (cfr. Tavola 1):

1. Il fiume Sele dalla confluenza con il Tanagro a Contursi alla foce;

2. Il torrente Platano, da Balvano – Ripigliano fino a Romagnano a Monte – Vietri di Potenza

Capitolo

12

I

64

3. Il fiume Bianco da Romagnano a Monte – Salvitelle alla confluenza con il Tanagro a Buccino;

4. Il fiume Tanagro da Atena Lucana alla confluenza con il Sele a Contursi Terme;

5. Il fiume Calore Lucano da Aquara alla confluenza con il Sele a Capaccio - Albanella

Tale reticolo idrografico ha una lunghezza complessiva di circa 188 km e rappresenta il 22% dell’intero sistema fluviale del bacino del Sele.

I corsi d’acqua attraversanti aree naturalistiche Nel bacino idrografico del Sele ricadono diverse aree di interesse naturalistico. In particolare vi sono:

Il Parco nazionale del Cilento e del Vallo di Diano;

Il Parco regionale dei Monti Picentini;

La Riserva naturale dei Monti Eremita-Marzano;

La Riserva naturale Foce Sele-Tanagro;

Le Zone di Protezione Speciale (Z.P.S.)

o dei monti Alburni,

o del massiccio del monte Eremita

o del medio corso del fiume Sele e di Persano

o del monte Cervati e dintorni

o dei monti Soprano, Vesole e delle gole del fiume Calore Salernitano

o dei monti Picentini

I Siti d’Importanza Comunitaria (S.I.C.)

o dell’alta valle del fiume Calore Lucano

o delle balze di Teggiano

o delle fasce litoranee a destra e a sinistra del fiume Sele

o del lago Cessuta e dintorni

o del massiccio del monte Eremita

65

o delle montagne di Casalbuono

o dei monti Cervati, Centaurino e montagne di Laurino

o del monte Cervialto e montagnone di Nusco

o del monte Motola

o del monte Sacro e dintorni

o del monte Soprano e monte Vesole

o dei monti Alburni

o dei monti della Maddalena

o dei monti di Eboli, monte Polveracchio, monte Boschetiello e vallone della Caccia di Senerchia.

Tale reticolo idrografico ha una lunghezza complessiva di circa 519 km e rappresenta il 61% dell’intero sistema fluviale del bacino del Sele.

I corsi d’acqua che necessitano di protezione o miglioramento per essere idonee alla vita dei pesci Con decreto ministeriale 19 novembre 1997 il Ministero dell’Ambiente ha designato e classificato le acque dolci della regione Campania che necessitano di protezione o miglioramento per essere idonee alla vita dei pesci, ai sensi del d.l.vo 25 gennaio 1992, n. 130 di attuazione della direttiva 78/659/CEE.

I corsi d’acqua designati, tutti di tipo salmonicolo, sono :

il fiume Sele per l’intero corso, dalle sorgenti alla foce;

il fiume Calore Lucano per l’intero corso, dalle sorgenti alla confluenza con il Sele;

il fiume Fasanella dalla sorgente di S. Angelo a Fasanella alla confluenza con il Calore Lucano;

il fiume Pietra dalla sorgente alla confluenza con il Fasanella;

il fiume Sammaro dalla sorgente alla confluenza con il Pietra;

Tale reticolo idrografico ha una lunghezza complessiva di circa 293 km e rappresenta il 35% dell’intero sistema fluviale del bacino del Sele.

66

I corsi d’acqua sopra individuati necessitano del monitoraggio previsto dal d.l.vo 152/2006 e il deflusso minimo vitale sarà per tali fiumi determinato in funzione degli standard biologici, chimici, fisici e morfologici riportati dagli allegati alla parte terza del d.l.vo 152/2006 e dalle tabelle dei capitoli 8 e 9.

67

Gli acquiferi del bacino idrografico del Sele Catalogazione dei corpi idrici sotterranei

corpi idrici sotterranei significativi del bacino idrografico del Sele sono 11, caratterizzati da 97 sorgenti o gruppi sorgivi, la maggior parte delle quali ricadenti nel bacino del Sele (cfr. Tavola 2):

1. il sistema montuoso POLVERACCHIO-RAIONE (33 sorgenti);

2. il monte CERVIALTO (2 sorgenti);

3. il sistema montuoso MARZANO-OGNA (5 sorgenti);

4. il sistema montuoso degli ALBURNI (17 sorgenti);

5. il monte MOTOLA (2 sorgenti);

6. il sistema montuoso CERVATI-VESOLE (31 sorgenti);

7. il sistema montuoso della MADDALENA (7 sorgenti);

8. il sistema montuoso FORCELLA-SALICE-COCCOVELLO;

9. la piana alluvionale del VALLO DI DIANO;

10. la piana alluvionale del BASSO CORSO DEL TANAGRO;

11. la piana alluvionale costiera del SELE.

Il sistema montuoso POLVERACCHIO - RAIONE Il corpo idrico sotterraneo del M. Polveracchio - Raione ricade totalmente in Campania e risulta territorio dell’Autorità di Bacino Interregionale Sele e dell’Autorità di bacino Regionale destra Sele.

Capitolo

13

I

68

Il corpo idrico sotterraneo del M. Polveracchio - Raione è costituito da successione lito-stratigrafia (Trias-Cretacico), caratterizzata da calcari dolomitici, dolomie, marne, calcareniti e scisti bituminosi, appartenenti all’unità stratigrafico – strutturale dei Monti Picentini - Taburno, quest’ultima derivante dalla deformazione della Piattaforma carbonatica “campana lucana”.

La circolazione idrica sotterranea del massiccio del M. Polveracchio - Raione è particolarmente condizionata dal complesso assetto geologico - strutturale e dalla presenza di litotipi a diversa “permeabilità relativa”; ciò dà luogo ad un’idrodinamica sotterranea particolarmente frazionata, sia in senso verticale , sia in senso orizzontale.

Si individuano due “domini idrogeologici” principali:quello settentrionale del M. Polveracchio e quello meridionale del M. Raione, separati dai termini poco permeabili delle unità lagonegresi.

Nell’ambito di tali domini, sulla base dei diversi fattori di condizionamento della circolazione idrica sotterranea e della distribuzione dei punti di recapito delle acque, è possibile individuare diversi bacini idrici sotterranei solo in parte intercomunicanti, che si elencano di seguito:

• Il bacino sotterraneo di Calabritto

• Il bacino sotterraneo di M. Antillo

• Il bacino sotterraneo di Senerchia

• Il bacino sotterraneo di M. Magnone

• Il bacino sotterraneo di Campagna

• Il bacino sotterraneo di M. Polveracchio

• Il bacino sotterraneo di M.Calvo

• I bacini sotterranei di M.Raione e Olevano sul Tusciano

La morfo - struttura dell’alta valle del Sele è costituita, in affioramento da :

depositi carbonatici, appartenenti alle unità stratigrafico - strutturali di M. Marzano - Monti della Maddalena (blocco di Quaglietta) ed a quella dei M.Picentini - Taburno.

depositi poco permeabili e/o impermeabili, appartenenti alle unità litostratigrafiche neogeniche pre e tardo-orogeniche ed alle unità sicilidi;

depositi quaternari (alluvioni, detriti di falda, travertini)

Nella zona di fondovalle sono presenti dei piccoli rilievi carbonatici, alla base dei quali sono ubicate importanti sorgenti con caratteristiche singolari, sia per l’elevata

69

portata (es.gruppo sorgivo di Quaglietta), sia per il loro elevato grado di mineralizzazione e termalismo (es.gruppo sorgivo di Contursi Bagni e Contursi Terme).

Nell’alta valle del Sele, sono presenti differenti sorgivi o gruppi sorgivi che, date le loro peculiarità, sono state oggetto di approfonditi studi idrogeologici comprendenti indagini geofiche e geochimiche. I principali risultati di tali indagini per quanto riguarda le sorgenti di Quaglietta, Contursi Bagni e Contursi Terme, hanno consentito di definire lo schema di circolazione idrica sotterranea locale e i rapporti idrogeologici esistenti tra le suddette sorgenti e i relativi bacini di alimentazione.

In particolare è emerso quanto segue:

le sorgenti di Quaglietta risultano alimentate esclusivamente dall’adiacente idrostruttura di M. Marzano-Ogna;

le sorgenti di Conturi Terme, invece, sono alimentate esclusivamente dal massiccio carbonatico di M. Polveracchio - Raione.

Nell’alta valle del fiume Sele ed in particolare l’area di Contursi Terme, rappresenta, dal punto di vista idrogeologico, un settore di notevole interesse termo minerale.

Esistono infatti, in una zona non vulcanica, numerose manifestazioni di acque minerali e termali, aventi tra l’altro una notevole potenzialità ed elevati contenuti gassosi.

Per quanto riguarda la caratterizzazione idrodinamica di sorgenti e falde alimentate dal suddetto acquifero, in letteratura non sussistono elementi conoscitivi. I pochi elementi finora acquisiti, basati tra l’altro su un numero non elevato di osservazioni, riguardano solo alcuni dei principali gruppi sorgivi afferenti all’idrostruttura M. Polveracchio - Raione.

Il monte CERVIALTO Il corpo idrico sotterraneo del M. Cervialto ricade totalmente in Campania e risulta territorio di competenza dell’Autorità di Bacino Nazionale dei fiumi Liri-Garigliano e Volturno e dell’Autorità di Bacino Interregionale del Sele.

Il corpo idrico sotterraneo del M. Cervialto è costituito da una successione costituita prevalentemente da calcari e da calcari dolomitici, dolomie, calcari oolitici con intercalazioni di conglomerati appartenente all’unita’ stratigrafico-strutturale dei M. Picentini-Taburno.

Le caratteristiche strutturali, litologiche, nonché l’andamento plano altimetrico della “cintura impermeabile” determinano, all’interno dell’acquifero carbonatico del M. Cervialto, un deflusso idrico sotterraneo basale L’unico importante recapito della falda di base è rappresentato dalla sorgente Sanità di Caposele, ubicata ad una quota

70

di 420 m s.l.m. e da altre fuoriuscite di acque sotterranee (sorgente Tredogge posta a quota 415m slm.).

Nonostante esista nei pressi di Calabritto un potenziale punto di recapito posto a quota più bassa, a circa 250 m slm, la falda idrica sotterranea del M. Cervialto emerge a quota più alta di qualche centinaio di metri. Ciò si giustifica per la presenza del sovrascorrimento tettonico del M. Polveracchio su quella del M. Cervialto e con l’esistenza, nella zona antistante l’abitato di Caposele, di una struttura a scaglie; tali motivi strutturali determinano l’emergenza delle acque in corrispondenza della sorgente Sanità di Caposele e non della sorgente Tredogge, nostante quest’ultima sia posta a quota relativamente più bassa.

Il sistema montuoso MARZANO-OGNA Il corpo idrico sotterraneo del M. Marzano - Ogna ricade, in parte in Campania ed in parte in Basilicata. Per la porzione ricadente in Campania, esso risulta territorio di competenza dell’Autorità di Bacino interregionale Sele e dell’ATO4.

Il corpo idrico sotterraneo del M Marzano-Ogna è costituito da una successione di termini litologici costituiti da calcari e calcari dolomitici e da dolomie

Lungo il bordo settentrionale ed orientale si rinvengono ampi affioramenti di litotipi appartenenti alle unità neogeniche e alle Unità Sicilidi.

L’assetto strutturale, le caratteristiche litologiche, nonchè l’andamento plano altimetrico della cintura impermeabile determinano, all’interno del corpo idrico sotterraneo di M. Marzano - Ogna, un deflusso idrico sotterraneo basale avente direzioni tra loro diversificate.

Da una prima descrizione delle caratteristiche idrochimiche e isotopiche delle acque sotterranee del M. Marzano - Ogna si rileva, per alcune polle del gruppo sorgivo di Quaglietta , la presenza di acque aventi • temperature pari a circa 10,2°C e un grado medio di mineralizzazione delle acque sotterranee relativamente più alto delle altre sorgenti-normali affioranti nell’alta valle del Sele (Sanità di Caposele).

I dati isotopici per quanto siano poco dettagliati mostrano simili valori con quelle di altre sorgenti ubicate nell’alta valle del Sele, aventi quote del bacino sotterraneo di alimentazione tra loro confrontabili.

La principale opera di captazione riquarda le sorgenti di Quaglietta; qui le acque vengono captate tramite galleria drenante ubicata alla base del blocco carbonatico su cui sorge l’abitato di Quaglietta.

Ulteriori captazioni ricadono ai margini del settore meridionale dell’idrostruttura, nei rintorni dell’abitato di Palomonte, di Buccino e San Gregorio Magno; dette captazioni, effettuate prevalentemente tramite pozzi profondi, intercettano parte delle acque di travaso dirette verso le alluvioni del fiume Bianco.

71

Il sistema montuoso degli ALBURNI Il corpo idrico sotterraneo dei monti Alburni ricade totalmente in Campania e risulta territorio di competenza della autorità di Bacino Interregionale Sele.

Il corpo idrico sotterraneo è costituito da una successione litologica di termini carbonatici appartenenti all’unità stratigrafico - strutturale Alburno – Cervati - Pollino.

Il massiccio carbonatico dei monti Alburni è caratterizzato da un grande sviluppo del fenomeno carsico che condiziona in modo marcato, insieme all’assetto strutturale, la circolazione idrica sotterranea. L’elevato grado di fratturazione dell’ammasso roccioso e l’elevato sviluppo del reticolo carsico determinato più direzioni di flusso della falda di base tra loro diversificate.

Le acque sotterranee, a circolazione più attiva, defluiscono quasi totalmente nel complesso calcareo.

I principali punti di recapito della falda in rete sono rappresentati dalle sorgenti del basso corso del Tanagro e da quelle di Castelcivita. Si individuano all’interno del massiccio una serie di serbatoi posti in serie tra i quali, la presenza di discontinuità tettoniche costituiscono un parziale ostacolo per la circolazione idrica sotterranea.

I risultati delle indagini idrogeologiche eseguite in passato per la realizzazione di un campo pozzi avente come obbiettivo la parziale captazione della falda, hanno evidenziato l’estrema eterogeneità dell’acquifero carbonatico, connessa con la distribuzione areale della fatturazione e delle canalizzazioni carsiche.

Le acque sotterranee circolano, nel caso specifico, in modo preferenziale in una rete più o meno rada di canalizzazioni carsiche e di fratture beanti.

Il monte MOTOLA Il corpo idrico sotterraneo del monte Motola ricade totalmente in Campania e risulta territorio di competenza dell’Autoità di bacino interregionale del fiume Sele.

Il corpo idrico è costituito da una successione litologica di termini carbonatici appartenenti all’unità stratigrafico - strutturale Alburno – Cervati - Pollino.

Lungo il versante occidentale del rilievo è presente il principale recapito della falda di base; esso è rappresentato dalla sorgente Sammaro. I principali aspetti sulle caratteristiche idrodinamiche dell’acquifero carbonatico di monte Motola riguardano il margine orientale dell’idrostruttura, dove risulta ubicato il campo pozzi di Punta Silla. Le indagini eseguite e i risultati acquisiti hanno evidenziato la presenza di un acquifero fessurato. Infatti, la portata specifica dei pozzi su cui sono state eseguite le prove di emungimento risultata molto varabile anche tra pozzi molti vicini tra loro.

72

Il sistema montuoso CERVATI – VESOLE Il corpo idrico sotterraneo del monte Cervati - Vesole è costituito da una successione litoligica di termini prevalentemente carbonatici. L’assetto strutturale e l’andamento della cintura impermeabile determinano un forte condizionamento sulla circolazione idrica sotterranea basale, con uno schema idrodinamico particolarmente articolato.

I valori di portata specifica determinati su pozzi ubicati nel settore orientale e meridionale del massiccio del monte Cervati e dai dati idrodinamici raccolti emerge chiaramente che l’acquifero carbonatico di Monte Cervati - Vesole, pur dotato di notevole potenzialità idrica sotterranea, può risultare localmente poco produttivo.

Il sistema montuoso della MADDALENA Il corpo idrico sotterraneo dei M. della Maddalena è costituito da una successione litologica di termini prevalentemente carbonatici, quest’ultima derivante dalla deformazione della piattaforma “campana - lucana”. In particolare si rinvengono alternanze di calcari, calcari dolomitici, dolomie calcareniti e calciruditi. L’intera successione carbonatica è tettonicamente sovrascorsa, per effetto della tettonica traslativa, sulla serie calcareo – silico –marnosa dell’unità lagonegrese affiorante in finestra tettonica a sud dell’abitato di Sala Consilina e lungo i margini nord orientali e meridionale del massiccio.

Il complicato assetto strutturale del massiccio carbonatico e le differenze di “permeabilità relativa” tra i termini calcarei e dolomitici costituenti la serie carbonatica, danno luogo ad un notevole frazionamento della circolazione idrica sotterranea. È possibile riconoscere, infatti, più serbatoi idrici sotterranei, tra loro solo in parte interconessi.

A partire dal settore nord-occidentale fino all’altezza di Sala Consilina, le sorgenti più importanti si rinvengono solo nel Vallo di Diano. La falda in rete trova recapito preferenziale verso le sorgenti della Stretta di Pertosa. Segue una zona calcarea che rappresenta il bacino di alimentazione della sorgente S. Antuono.

Le acque sotterranee, oltre ad alimentare le sorgenti del gruppo Taverna e Conca, travasano in parte verso il Bacino di alimentazione della sorgente S. Giovanni in Fonte, posto a Sala Consilina. Tra le sorgenti di quest’ultimo settore sono da ricordare quello del gruppo Eliceto - Cantari, Varzi - Sorgitara e Santini, Capo Cavolo, l’Aggia e Santo Stefano.

Il sistema montuoso FORCELLA-SALICE-COCCOVELLO Il corpo idrico sotterraneo del M. Salice – Forcella - Coccovello è costituito da una successione litologica di termini carbonatici appartenenti all’Unità stratigrafico - strutturale Alburno - Cervati - Pollino.

73

La circolazione idrica sotterranea all’interno del M. Salice – Forcella - Coccovello è influenzata, in modo particolare, dall’assetto stratigrafico e strutturale del massiccio carbonatico. La direttrice tettonica Caselle in Pittari - M. Cervati, lungo la quale sono visibili evidenti motivi di compressione, divide l’intera unità carbonatica in due domini idrogeologici: il M. Forcella ed il M. Salice - Coccovello. La falda di base della sub struttura del M. Forcella alimenta le sorgenti ubicate nelle strette gole del Fiume Bussento.

La falda di base della sub-struttura di Morigerati trova recapito all’altezza dell’omonimo centro abitato dove è presente un importante fronte sorgivo costituito da grandi emergenze e da venute diffuse in alveo. Queste ultime sono concentrate sulla destra orografica del F. Bussento.

Le altre scaturigini sono ubicate nella parte in alto dell’incisione carbonatica dove vengono a giorno anche le acque provenienti dall’inghiottitoio di Caselle in Pittari.

La sorgente Ruotolo è senz’altro la più grande emergenza sottomarina di acqua dolce sottomarina individuata lungo i tratti di costa carbonatica dell’Italia centro –meridionale.

Si è accertato che lo sbocco sottomarino è caratterizzato dalla presenza di più polle sorgive.

La piana alluvionale del VALLO DI DIANO La circolazione idrica sotterranea del Vallo di Diano risulta condizionata dalle caratteristiche lito-stratigrafiche e granulometriche che caratterizzano i depositi di piana.

Infatti per le loro particolari modalità deposizionali, l’acquifero risulta caratterizzato dalla giustapposizione di termini litologici aventi granulometria assai variabile (limo-argillosa e sabbioso-ghiaiosa).

Il deflusso idrico sotterraneo avviene, a livello locale, secondo uno schema a falde sovrapposte; nel complesso infatti la circolazione idrica sotterranea può considerarsi unica, di tipo freatica.

Le acque sotterranee defluiscono verso nord, cioè verso il fiume Tanagro.

L’acquifero di piana può essere considerato parzialmente isolato dai massicci carbonatici limitrofi, sia lateralmente, sia in profondità.

Dalla ricostruzione della superficie piezometrica sono evidenti due zone di drenaggio preferenziale nell’area compresa tra Buonabitacolo e Padula.

Proseguendo verso il settore settentrionale si osservano altre zone di drenaggio comprese tra Sala Consilina e Polla. Evidente è l’alimentazione dell’acquifero di piana verso il rilievo carbonatico di M. Motola, essendo chiara la presenza di uno spartiacque sotterraneo che distribuisce le acque, da un lato verso il fiume Tanagro e dall’altro verso il massiccio carbonatico.

74

Ulteriori conferme circa l’alimentazione della falda verso il fiume Tanagro derivano anche dall’analisi del deflusso di base del corso d’acqua con un incremento di portata dovuto ai travasi di acque sotterranee .

Infine si ribadisce il ruolo di spartiacque sotterraneo che il Vallo di Diano esercita nei confronti della circolazione idrica sotterranea che interessa gli acquiferi carbonatici posti ai lati della valle; infatti, per la presenza di un assetto strutturale particolarmente complesso del substrato carbonatico sottoposto alla piana, caratterizzato da evidenti motivi di compressione, risultano trascurabili se non addirittura nulli gli interscambi idrici sotterranei tra le diverse idrostrutture carbonatiche poste ai lati della valle.

La piana alluvionale del BASSO CORSO DEL TANAGRO Il corpo idrico sotterraneo del basso Tanagro si colloca tra i rilievi carbonatici dei Monti Alburni. Dal punto di vista litologico è costituito da una successione di sedimenti conglomeratici - alluvionali a cui intercalano, a luoghi, depositi travertinosi. La circolazione idrica sotterranea risulta influenzata dall’eterogeneità dei depositi conglomeratici.

La mancanza di sorgenti lungo il margine meridionale del M. Ogna conferma il fatto che le ampie placche di travertino e i depositi alluvionali di fondovalle del fiume Bianco sono altamente recettivi, al punto da esercitare in alcuni periodi dell’anno un’azione di assorbimento di una parte delle acque superficiali del fiume stesso.

Le acque sotterranee circolano negli orizzonti più grossolani e/o nei depositi travertinosi.

I pochi dati disponibili indicano che lungo il margine nord orientale della piana esiste un’ampia fascia di drenaggio coincidenti con vecchi meandri fluviali, ormai sepolti.

Sono stati registrati considerevoli incrementi di portata nel fiume Tanagro dovute a venute idriche, sia diffuse che concentrate, localizzate tra la stretta di Sicignano degli Alburni e la confluenza Sele - Tanagro.

La piana alluvionale costiera del SELE Il corpo idrico sotterraneo di piana del fiume Sele corrispondente ad un’ampia depressione strutturale peritirrenica individuasi, a partire dal Messiniano, tra le unità mesozoico - terziarie carbonatiche affioranti ai margini settentrionali e sud-orientali della stessa piana.

L’idrodinamica sotterranea del corpo idrico sotterraneo della piana del fiume Sele è strettamente interconessa con la circolazione idrica sotterranea che interessa gli acquiferi carbonatici circostanti.

75

Nell’ambito dell’acquifero di piana, si individua un “sistema multifalda” caratterizzato generalmente da una falda più “superficiale”, in condizioni freatiche e da una, o più “falde profonde”, in condizioni confinate e/o semiconfinate.

Dal confronto con la morfologia piezometrica della falda profonda si può notare come tra le due falde non vi siano sostanziali differenze nel verso di deflusso delle acque sotterranee; ciò è dovuto anche alla presenza di interscambi idrici sotterranei fra esse legata al fenomeno di drenanza, che in condizioni idrodinamiche indisturbate, sono diretti dal basso verso l’alto.

Nel settore NE di Pontecagnano, si riconosce un’area di alimentazione preferenziale con travasi idrici provenienti dal complesso travertinoso. Lo stesso fenomeno è riscontrabile a Battipaglia. Inoltre apporti idrici sotterranei derivano anche da perdite di acque superficiali lungo il fiume Tusciano. Si rinviene in questa area un falda idrica, all’interno del complesso di Persano. L’acquifero del complesso di Persano, per le sue caratteristiche risulta quasi sempre semiconfinato. Verso NE l’acquifero passa alle conoidi grossolane del Tenza, qui il corpo idrico assume carattere freatico e riceve cospicui travasi sotterranei dai rilievi carbonatici.

La falda evidenzia alimentazione anche dai conglomerati di Eboli.

Nelle zone costiere non sono evidenti fenomeni di ingressione di acqua marina.

76

Le attività da svolgere per l’attuazione del progetto Descrizione delle attività, dei prezzi e determinazione del quadro economico

’attuazione del progetto di BILANCIO IDRICO avviene mediante lo sviluppo di tre attività fondamentali:

quella di monitoraggio sul posto, attraverso misure e valutazioni di campo,

quella di cooperazione con gli altri enti competenti in materia di monitoraggio e gestione della risorsa idrica,

quella di sintesi e di definizione del bilancio idrico e del deflusso minimo vitale.

L’attività di monitoraggio richiede il supporto di consulenti esperti in materia e di enti specializzati nel campo delle misure idrauliche e chimico-fisiche delle acque.

L’attività di cooperazione richiede la stipula di intese con gli enti competenti in materia di monitoraggio e gestione della risorsa idrica.

L’attività di sintesi e di definizione del bilancio idrico e del deflusso minimo vitale verrà svolta dalla Segreteria tecnico operativa dell’Autorità di bacino del Sele, con il supporto di collaboratori esterni.

Il monitoraggio dei corpi idrici superficiali e sotterranei Il monitoraggio dei corpi idrici superficiali è di fondamentale importanza per la classificazione dello stato ecologico dei fiumi. La conoscenza dello stato ecologico è determinante per disciplinare le derivazioni e gli scarichi nel rispetto del deflusso minimo vitale.

Capitolo

14

L

77

Il tipo di monitoraggio che occorre assicurare è il monitoraggio di sorveglianza, finalizzato in particolare a valutare l'impatto esercitato dall’attività antropica e a supportare la progettazione efficace ed effettiva dei futuri programmi di monitoraggio della Regione Campania.

Il monitoraggio sarà assicurato nei punti in cui la proporzione del flusso idrico è significativa nell'ambito del bacino idrografico considerato nell'insieme.

Il monitoraggio di sorveglianza sarà effettuato per un anno per i parametri indicativi di tutti gli elementi di qualità biologica, idromorfologica e fisico-chimica. In particolare saranno monitorati gli inquinanti che figurano nell'elenco delle sostanze prioritarie scaricati nel bacino idrografico, gli altri inquinanti scaricati in quantitativi significativi nel bacino idrografico, salvo che il monitoraggio di sorveglianza precedente evidenzi che il corpo interessato ha raggiunto uno stato buono e che dall'esame dell'impatto delle attività antropiche non risulti alcuna variazione degli impatti sul corpo.

Nel periodo coperto dal monitoraggio di sorveglianza saranno applicate le frequenze indicate nella Tabella 1 (capitolo 8) per il monitoraggio dei parametri indicativi degli elementi di qualità fisico-chimica, a meno che le conoscenze tecniche e le perizie degli esperti non giustificheranno intervalli più lunghi. Riguardo agli elementi di qualità biologica o idromorfologica, il monitoraggio sarà effettuato almeno una volta ogni tre mesi, in modo da minimizzare l'incidenza delle variazioni stagionali sul risultato ed assicurare quindi che quest'ultimo rispecchi i mutamenti intervenuti nel corpo idrico a seguito di cambiamenti dovuti alla pressione antropica.

I tratti fluviali che saranno indagati sono quelli significativi (cfr. Tavola 1):

1. Il fiume Sele dalla confluenza con il Tanagro a Contursi alla confluenza con il Calore Lucano a Capaccio - Albanella;

2. Il fiume Sele dalla confluenza con il Calore Lucano a Capaccio – Albanella alla foce a Capaccio

3. Il torrente Platano, da Balvano – Ricigliano fino a Romagnano a Monte – Vietri di Potenza e il torrente Melandro da Sant’Angelo le Frate fino a Salvitelle.

4. Il fiume Bianco da Romagnano a Monte – Salvitelle alla confluenza con il Tanagro a Buccino;

5. Il fiume Tanagro da Atena Lucana alla confluenza con il Bianco a Buccino

6. Il fiume Tanagro da Buccino alla confluenza con il Sele a Contursi Terme;

7. Il torrente Fasanella ad Aquara

8. Il fiume Calore Lucano da Aquara alla confluenza con il Sele a Capaccio - Albanella

78

Nella Tabella 6 sono riportate le lunghezze dei tratti fluviali specificati.

Corso d’acqua Lunghezza (km) 1 Il fiume Sele dalla confluenza con il Tanagro a Contursi

alla confluenza con il Calore Lucano a Capaccio – Albanella

34

2 Il fiume Sele dalla confluenza con il Calore Lucano a Capaccio – Albanella alla foce a Capaccio

12

3 Il torrente Platano, da Balvano – Ricigliano fino a Romagnano a Monte – Vietri di Potenza e il torrente Melandro da Sant’Angelo le Frate fino a Salvitelle.

17

4 Il fiume Bianco da Romagnano a Monte – Salvitelle alla confluenza con il Tanagro a Buccino;

13

5 Il fiume Tanagro da Atena Lucana alla confluenza con il Bianco a Buccino

40

6 Il fiume Tanagro da Buccino alla confluenza con il Sele a Contursi Terme;

19

7 Il torrente Fasanella ad Aquara 7 8 Il fiume Calore Lucano da Aquara alla confluenza con il

Sele a Capaccio – Albanella 47

Tabella 6: Lunghezze dei corsi d'acqua significativi del bacino del Sele

Nel seguito sono elencati i 15 punti attuali di monitoraggio chimico-fisico e biologico da parte dell’ARPA Campania.

FIUME LOC. MONIT. ARPACAMPANIA Bianco Buccino (SA) - Ponte S. Cono SA Calore Lucano Piaggine (SA) - Grotta dell'Angelo Tempa del mulino Calore Lucano Laurino (SA) - Ponte antico Calore Lucano Felitto (SA) - Gola del Calore Calore Lucano Aquara (SA) - Ponte Calore Calore Lucano Controne (SA) - Campo di Massa Calore Lucano Serre (SA) - Borgo S. Cesareo a monte confl. Sele Sele Senerchia (AV) - c/o Edilfer Sele Colliano (SA) - Ponte superstrada Oliveto di Colliano Sele Contursi (SA) - A monte confl. Tanagro Sele Serre (SA) - Persano di Serre Ponte Alimenta Sele Eboli (SA) - Zagaro di Pastorino Sele Capaccio (SA) - A valle ponte Barizzo di Albanella Tanagro Pertosa (SA) - Taverna Tanagro Sicignano degli Alburni (SA) - Galdi di Sicignano

Il monitoraggio degli elementi di qualità biologica

Il monitoraggio degli elementi di qualità biologica sarà realizzato in non più di 48 stazioni fluviali (1 stazione ogni 4 km). Per tale monitoraggio l’Autorità di bacino si avvarrà della consulenza di un esperto in ecologia-biologia dotato di equipe e di attrezzature adeguate al monitoraggio. L’esperto concorderà con l’Autorità di bacino l’ubicazione delle stazioni di monitoraggio, nelle quali dovrà svolgere 4 misure in un anno (una a stagione), secondo un calendario che sarà concordato con l’Autorità di bacino del Sele). L’esperto svolgerà misure per 2 stazioni fluviali al giorno. Le misure saranno funzionali a definire la composizione tassonomica del fitoplancton, delle macrofite e fitobentos, dei macroinvertebrati bentonici e della fauna ittica; saranno finalizzate inoltre all’applicazione del metodo del microhabitat

79

ai fini del calcolo del deflusso minimo vitale. Si prevede un costo di monitoraggio omnicomprensivo pari a 250 €/rilievo. Ogni stazione di monitoraggio sarà indagata per 4 volte nell’arco di un anno, per un costo complessivo pari a 1˙000 €/stazione.

La Tabella 7 riporta i costi di monitoraggio degli elementi di qualità biologica ripartiti per i vari tratti fluviali significativi (il colore rosa indica che i costi fanno riferimento ad un incarico di consulenza).

Tabella 7: Il monitoraggio degli elementi di qualità biologica

CORSO D’ACQUA N° MAX

STAZIONI COSTO

OMNICOMPRENSIVO PER

STAZIONE (€)

COSTO

OMNICOMPRENSIVO

COMPLESSIVO (€)

1 Il fiume Sele dalla confluenza con il Tanagro a Contursi alla confluenza con il Calore Lucano a Capaccio – Albanella

9 9˙000

2 Il fiume Sele dalla confluenza con il Calore Lucano a Capaccio – Albanella alla foce a Capaccio

3 3˙000

3 Il torrente Platano, da Balvano – Ricigliano fino a Romagnano a Monte – Vietri di Potenza e il torrente Melandro da Sant’Angelo le Frate fino a Salvitelle.

4 4˙000

4 Il fiume Bianco da Romagnano a Monte – Salvitelle alla confluenza con il Tanagro a Buccino; 3 3˙000

5 Il fiume Tanagro da Atena Lucana alla confluenza con il Bianco a Buccino 10 10˙000

6 Il fiume Tanagro da Buccino alla confluenza con il Sele a Contursi Terme;

5 5˙000

7 Il torrente Fasanella ad Aquara 2 2˙000

8 Il fiume Calore Lucano da Aquara alla confluenza con il Sele a Capaccio – Albanella

12

1˙000

12˙000

TOTALE 48 48˙000

Il monitoraggio degli elementi di qualità idromorfologica e paesaggistica

Il monitoraggio degli elementi di qualità idromorfologica e paesaggistica sarà realizzato in non più di 48 stazioni fluviali (1 stazione ogni 4 km). Per tale monitoraggio l’Autorità di bacino si avvarrà della consulenza di un esperto in geomorfologia e geologia fluviale e ambientale, della collaborazione coordinata e continuativa di un giovane laureato in materia di tutela e valorizzazione dei beni ambientali, paesaggistici e culturali e di stazioni di monitoraggio idrometriche che installerà e farà gestire agli enti che svolgono sul territorio le principali captazioni e derivazioni.

L’esperto concorderà con l’Autorità di bacino l’ubicazione delle stazioni di monitoraggio, nelle quali dovrà svolgere 4 campagne di misure e di valutazione in un anno (una a stagione), secondo un calendario che sarà concordato con l’Autorità di bacino del Sele). L’esperto svolgerà le proprie campagne di misura e valutazione per 4 stazioni fluviali al giorno, affiancato dai tecnici dell’Autorità di bacino interregionale del Sele. Le misure delle portate saranno eseguite con strumento rilevatore delle velocità a mulinello. Le valutazioni geomorfologiche e ambientali saranno svolte con l’ausilio di apposite schede di valutazione, concordate con l’Autorità di bacino del Sele, in aggiunta alle schedi di valutazione dell’Indice di funzionalità fluviale. Si prevede una spesa una tantum omnicomprensiva di 5˙000 € per l’acquisto di un mulinello misuratore di velocità di corrente e una spesa

80

giornaliera omnicomprensiva per l’esperto pari a 250 €/giorno, ovverosia 250 € ogni 4 campagne di misura. Poiché ogni stazione di monitoraggio sarà indagata per 4 volte nell’arco di un anno, si può assumere come costo complessivo di monitoraggio e valutazione idromorfologica un importo pari a 250 €/stazione. La tabella che segue riporta i costi di monitoraggio degli elementi di qualità idromorfologica e paesaggistica ripartiti per i vari tratti fluviali significativi.

Il collaboratore svolgerà una ricerca sugli elementi di valore paesaggistico, naturalistico e culturale di tutto il bacino idrografico del Sele, con particolare riferimento a quelli legati all’acqua. Svolgerà la propria attività prevalentemente presso la sede dell’Autorità di bacino del Sele e redigerà una relazione che mostrerà per ogni comune del bacino gli elementi da salvaguardare e la loro interazione con il paesaggio fluviale. Si prevede la stipula di un contratto di collaborazione coordinata e continuativa della durata di un anno e dell’importo di 50˙000 €.

Si prevede l’installazione di stazioni idrometriche fisse finalizzate alla misura delle portate idriche, con riferimento soprattutto ai deflussi minimi stagionali. Le stazioni idrometriche da installare potranno essere di due tipi: a ultrasuoni (cfr. Figura 11) e a cella di pressione (cfr. Figura 12). Sono stazioni stand alone con alimentazione fotovoltaica, unità di registrazione dati e unità di trasmissione GSM. In particolare l’unità di trasmissione GSM provvederà a trasmettere le portate registrate via SMS, con cadenza giornaliera, al centro di documentazione dell’Autorità di bacino interregionale del Sele, mentre gli enti che avranno in gestione i dispositivi di misura si occuperanno del trasferimento dei dati memorizzati nell’unità di registrazione. Il costo di ogni singola stazione (IVA compresa) è di 5˙000 € a cui occorre aggiungere gli oneri di installazione ed eventuali opere civili accessorie. Si può con buona approssimazione prevedere una spesa complessiva omnicomprensiva di circa 8˙000 €/stazione. Il numero di stazioni che si prevede di realizzare è pari a 8 (una per ogni tratto fluviale significativo), ma può essere ridimensionato qualora si possa fare riferimento a rilievi idrometrici svolti da altri enti sugli stessi tratti fluviali da monitorare. In ogni caso si prevede di realizzare una stazione idrometrica nei pressi della traversa di Persano, la cui gestione sarà affidata ai consorzi di bonifica in destra e sinistra Sele.

Nella Tabella 8 sono indicati in rosa i costi da sostenere per la consulenza e la collaborazione e in giallo paglierino i costi da sostenere per le attrezzature.

81

Figura 11: Stazione idrologica con sensore di livello ad ultrasuoni con modulo GSM

Figura 12: Stazione idrologica con sensore di livello piezometrico con modulo GSM

82

Tabella 8: Il monitoraggio degli elementi di qualità idromorfologica e paesaggistica IL MONITORAGGIO IDROGEOMORFOLOGICO

CORSO D’ACQUA N° MAX

STAZIONI COSTO

OMNICOMPRENSIVO PER

STAZIONE (€)

COSTO

OMNICOMPRENSIVO

COMPLESSIVO (€)

1 Il fiume Sele dalla confluenza con il Tanagro a Contursi alla confluenza con il Calore Lucano a Capaccio – Albanella

9 2˙250

2 Il fiume Sele dalla confluenza con il Calore Lucano a Capaccio – Albanella alla foce a Capaccio

3 750

3 Il torrente Platano, da Balvano – Ricigliano fino a Romagnano a Monte – Vietri di Potenza e il torrente Melandro da Sant’Angelo le Frate fino a Salvitelle.

4 1˙000

4 Il fiume Bianco da Romagnano a Monte – Salvitelle alla confluenza con il Tanagro a Buccino; 3 750

5 Il fiume Tanagro da Atena Lucana alla confluenza con il Bianco a Buccino 10 2˙500

6 Il fiume Tanagro da Buccino alla confluenza con il Sele a Contursi Terme;

5 1˙250

7 Il torrente Fasanella ad Aquara 2 500

8 Il fiume Calore Lucano da Aquara alla confluenza con il Sele a Capaccio – Albanella

12

250

3˙000

TOTALE 48 12˙000 IL MONITORAGGIO IDROMETRICO CON STAZIONI FISSE

CORSO D’ACQUA N° MAX

STAZIONI COSTO

OMNICOMPRENSIVO PER

STAZIONE (€)

COSTO

OMNICOMPRENSIVO

COMPLESSIVO (€)

1 Il fiume Sele dalla confluenza con il Tanagro a Contursi alla confluenza con il Calore Lucano a Capaccio – Albanella

1 8˙000

2 Il fiume Sele dalla confluenza con il Calore Lucano a Capaccio – Albanella alla foce a Capaccio 1 8˙000

3 Il torrente Platano, da Balvano – Ricigliano fino a Romagnano a Monte – Vietri di Potenza e il torrente Melandro da Sant’Angelo le Frate fino a Salvitelle.

1 8˙000

4 Il fiume Bianco da Romagnano a Monte – Salvitelle alla confluenza con il Tanagro a Buccino;

1 8˙000

5 Il fiume Tanagro da Atena Lucana alla confluenza con il Bianco a Buccino 1 8˙000

6 Il fiume Tanagro da Buccino alla confluenza con il Sele a Contursi Terme; 1 8˙000

7 Il torrente Fasanella ad Aquara 1 8˙000

8 Il fiume Calore Lucano da Aquara alla confluenza con il Sele a Capaccio – Albanella 1

8˙000

8˙000

TOTALE 8 64˙000 IL MONITORAGGIO IDROMETRICO CON STAZIONI MOBILI

ATTREZZATURA N° STRUMENTI

DI MISURA COSTO

OMNICOMPRENSIVO PER

STRUMENTO (€)

COSTO

OMNICOMPRENSIVO

COMPLESSIVO (€)

Sistema di misurazione idrometrica portatile, con sensore a mulinello per la misura delle velocità di corrente e registratore delle misure

1 8˙000 8˙000

LA SALVAGUARDIA DEI BENI AMBIENTALI, CULTURALI E PAESAGGISTICI DEL BACINO DEL SELE

AREA GEOGRAFICA N°

COLLABORATORI COSTO

OMNICOMPRENSIVO PER

COLLABORATORE (€)

COSTO

OMNICOMPRENSIVO

COMPLESSIVO (€) Intero bacino del Sele 1 50˙000 50˙000 COSTO COMPLESSIVO DEL MONITORAGGIO DEGLI ELEMENTI DI QUALITÀ IDROGEOMORFOLOGICA E PAESAGGISTICA

134˙000

83

Il monitoraggio degli elementi di qualità chimico-fisica

Il monitoraggio degli elementi di qualità chimico-fisica sarà realizzato in non più di 38 stazioni fluviali (1 stazione ogni 4 km). Per tale monitoraggio l’Autorità di bacino si avvarrà di una ditta o istituto di ricerca certificato, che svolga le attività di campionamento e analisi chimico-fisica delle acque. Con una cadenza mensile e per la durata di un anno verranno prelevati campioni d’acqua nelle 38 stazioni fluviali individuate per il monitoraggio degli elementi di qualità biologica.

Con riferimento alla tabella 1/A dell’allegato alla parte terza del d.l.vo 152/2006, si prevede l’esecuzione delle seguenti analisi di base per ogni campione d’acqua:

Campionamento € 50 + IVA Inquinanti organici € 200 + IVA Idrocarburi policiclici aromatici € 100 + IVA Idrocarburi aromatici € 100 + IVA Idrocarburi alifatici clorurati € 100 + IVA Prodotti fitosanitari e biocidi € 200 + IVA Composti organici semivolatili € 50 + IVA TOTALE parametri di base € 800 + IVA = € 960

La campagna di monitoraggio prevede 12 campionamenti e analisi nell’arco di un anno, con cadenza mensile, per cui la spesa omnicomprensiva per stazione dicmonitoraggio è pari a 11˙520 €.

Parallelamente al campionamento verranno svolte le seguenti misure dal personale tecnico dell’Autorità di bacino del Sele:

1) misurazione della portata idrica con il sistema di misurazione portatile che viene utilizzato per il monitoraggio degli elementi di qualità idromorfologica e paesaggistica;

2) misurazione delle condizioni termiche, dell’ossigenazione, della salinità, dello stato dei nutrienti e dello stato di acidificazione con sensore multiparametrico portatile.

I costi di tali prestazioni da parte del personale dell’Autorità di bacino sono costituiti dal rimborso spese di missione, per un valore medio pari a € 84 ogni 4 stazioni da monitorare, per cui il costo complessivo del personale interno per ogni stazione da monitorare per 12 mesi all’anno è pari a € 252.

Qualora le 15 stazioni monitorate dall’ARPA Campania dovessero risultare attrezzate per il monitoraggio dei parametri di base, il numero di stazioni da monitorare nei tratti idrici significativi scenderebbe a 23.

La Tabella 9 riporta i costi di monitoraggio degli elementi di qualità chimico – fisica di base ripartiti per i vari tratti fluviali significativi (il colore turchese chiaro indica i costi che fanno riferimento al servizio di laboratorio, il colore giallo chiaro indica la fornitura di attrezzature, mentre il colore lilla indica i costi del personale interno).

84

Tabella 9: Il monitoraggio degli elementi di qualità chimico – fisica di base CAMPIONAMENTO E ANALISI CHIMICO-FISICA DI BASE

CORSO D’ACQUA N° MAX

STAZIONI COSTO

OMNICOMPRENSIVO PER

STAZIONE (€)

COSTO

OMNICOMPRENSIVO

COMPLESSIVO (€)

1 Il fiume Sele dalla confluenza con il Tanagro a Contursi alla confluenza con il Calore Lucano a Capaccio – Albanella

9 103˙680

2 Il fiume Sele dalla confluenza con il Calore Lucano a Capaccio – Albanella alla foce a Capaccio

3 34˙560

3 Il torrente Platano, da Balvano – Ricigliano fino a Romagnano a Monte – Vietri di Potenza e il torrente Melandro da Sant’Angelo le Frate fino a Salvitelle.

4 46˙080

4 Il fiume Bianco da Romagnano a Monte – Salvitelle alla confluenza con il Tanagro a Buccino; 3 34˙560

5 Il fiume Tanagro da Atena Lucana alla confluenza con il Bianco a Buccino 10 115˙200

6 Il fiume Tanagro da Buccino alla confluenza con il Sele a Contursi Terme;

5 57˙600

7 Il torrente Fasanella ad Aquara 2 23˙040

8 Il fiume Calore Lucano da Aquara alla confluenza con il Sele a Capaccio – Albanella

12

11˙520

138˙240

TOTALE 48 552˙960 MISURE IDROMETRICHE E MULTIPARAMETRICHE

ATTREZZATURA N°

STRUMENTI

DI MISURA

COSTO OMNICOMPRENSIVO PER

STRUMENTO (€)

COSTO

OMNICOMPRENSIVO

COMPLESSIVO (€)

Sistema di misurazione idrometrica portatile, con sensore a mulinello per la misura delle velocità di corrente e registratore delle misure

1 3˙000 3˙000

CORSO D’ACQUA N° MAX

STAZIONI COSTO

OMNICOMPRENSIVO PER

STAZIONE (€)

COSTO

OMNICOMPRENSIVO

COMPLESSIVO (€) 1 Il fiume Sele dalla confluenza con il Tanagro a

Contursi alla confluenza con il Calore Lucano a Capaccio – Albanella

9 2˙268

2 Il fiume Sele dalla confluenza con il Calore Lucano a Capaccio – Albanella alla foce a Capaccio

3 756

3 Il torrente Platano, da Balvano – Ricigliano fino a Romagnano a Monte – Vietri di Potenza e il torrente Melandro da Sant’Angelo le Frate fino a Salvitelle.

4 1˙008

4 Il fiume Bianco da Romagnano a Monte – Salvitelle alla confluenza con il Tanagro a Buccino;

3 756

5 Il fiume Tanagro da Atena Lucana alla confluenza con il Bianco a Buccino

10 2˙520

6 Il fiume Tanagro da Buccino alla confluenza con il Sele a Contursi Terme;

5 1˙260

7 Il torrente Fasanella ad Aquara 2 504 8 Il fiume Calore Lucano da Aquara alla confluenza

con il Sele a Capaccio – Albanella 12

252

3˙024

TOTALE 48 12˙096 COSTO COMPLESSIVO DEL MONITORAGGIO DEGLI ELEMENTI DI QUALITÀ FISICO-CHIMICA

568˙056

Il monitoraggio dei corpi idrici sotterranei

Il monitoraggio dei corpi idrici sotterranei è di tipo quantitativo e può essere assicurato installando delle stazioni fisse di misura delle portate in prossimità di scaturigini sorgentizie. Si prevede di utilizzare degli idrometri a cella di pressione

85

installati in vasche di raccolta con stramazzi di troppo pieno, ovvero degli idrometri a piezometro o a ultrasuoni, qualora le portate che vengono a giorno siano particolarmente rilevanti. Il costo complessivo omnicomprensivo per ogni stazione, così come previsto nel paragrafo dedicato al monitoraggio degli elementi di qualità idromorfologica, può essere posto pari a € 8˙000. Si prevede di installare un numero adeguato di stazioni di misura per i sette acquiferi cartonatici del bacino, in prossimità delle sorgenti più rilevanti, secondo quanto indicato nella Tabella 10 (il colore giallo paglierino indica la fornitura di strumentazioni). La gestione di tali installazioni sarà assegnata agli enti che prelevano le acque sorgive per usi antropici.

Tabella 10: Il monitoraggio dei corpi idrici sotterranei

CORPO IDRICO SOTTERRANEO N° MAX

STAZIONI COSTO

OMNICOMPRENSIVO PER

STAZIONE (€)

COSTO

OMNICOMPRENSIVO

COMPLESSIVO (€) il sistema montuoso POLVERACCHIO-RAIONE (33 sorgenti)

2 16˙000

il monte CERVIALTO (2 sorgenti) 1 8˙000 il sistema montuoso MARZANO-OGNA (5 sorgenti) 1 8˙000

il sistema montuoso degli ALBURNI (17 sorgenti); 2 16˙000 il monte MOTOLA (2 sorgenti) 1 8˙000 il sistema montuoso CERVATI-VESOLE (31 sorgenti); 2 16˙000

il sistema montuoso della MADDALENA (7 sorgenti) 1

8˙000

8˙000

TOTALE 10 80˙000

Il monitoraggio delle acque salmonicole

Dei tratti fluviali significativi, quelli segnalati dal decreto del Ministero dell’Ambiente 19 novembre 1997 come salmonicoli sono:

1. Il fiume Sele dalla confluenza con il Tanagro a Contursi alla confluenza con il Calore Lucano a Capaccio - Albanella;

2. Il fiume Sele dalla confluenza con il Calore Lucano a Capaccio – Albanella alla foce a Capaccio

3. Il torrente Fasanella ad Aquara

4. Il fiume Calore Lucano da Aquara alla confluenza con il Sele a Capaccio - Albanella

Il monitoraggio di tali tratti fluviali ai fini della idoneità alla vita dei pesci avverrà contemporaneamente al monitoraggio chimico-fisico di base, aggiungendo alle analisi di base da realizzare le seguenti ulteriori analisi:

BOD5 € 25 + IVA Fosforo totale € 30 + IVA Nitriti € 15 + IVA Fenoli € 50 + IVA Idrocarburi € 30 + IVA Ammoniaca € 15 + IVA

86

Cloro € 15 + IVA Zinco € 20 + IVA Rame € 20 + IVA Tensioattivi anionici € 24 + IVA TOTALE € 244 + IVA = € 293

Tali analisi saranno eseguite dalla stessa ditta o istituto di ricerca incaricato del monitoraggio chimico-fisico. Verrà svolto con cadenza mensile per un anno, per cui il costo omnicomprensivo delle analisi per le stazioni salmonicole sarà pari a 3˙514 €/stazione.

La Tabella 11 riporta i costi di monitoraggio ripartiti per i vari tratti fluviali significativi salmonicoli (il colore turchese chiaro indica i costi che fanno riferimento al servizio di laboratorio).

Tabella 11: Il monitoraggio degli elementi di qualità chimico – fisica dei corsi d’acqua idonei alla vita dei pesci salmonicoli

CORSO D’ACQUA N° MAX

STAZIONI COSTO

OMNICOMPRENSIVO PER

STAZIONE (€)

COSTO

OMNICOMPRENSIVO

COMPLESSIVO (€)

1 Il fiume Sele dalla confluenza con il Tanagro a Contursi alla confluenza con il Calore Lucano a Capaccio – Albanella

9 31˙626

2 Il fiume Sele dalla confluenza con il Calore Lucano a Capaccio – Albanella alla foce a Capaccio

3 10˙542

7 Il torrente Fasanella ad Aquara 2 7˙028

8 Il fiume Calore Lucano da Aquara alla confluenza con il Sele a Capaccio – Albanella

12

3˙514

42˙168

TOTALE 26 91˙364

Il censimento delle utilizzazioni in atto Il censimento delle utilizzazioni in atto sarà realizzato dall’Autorità di bacino, in coordinamento con la Regione Campania, la Regione Basilicata, la Provincia di Salerno e la Provincia di Avellino, mediante la collaborazione di giovani tecnici laureati con esperienza in data entry, che compileranno gli schemi per il censimento delle utilizzazioni in atto proposti al capitolo 11.

A tal fine si prevede di sostenere una spesa complessiva di € 30˙000 da mediante la stipula di almeno due/tre contratti di collaborazione coordinata e continuativa della durata massima di 10 mesi. Tali contratti saranno stipulati con giovani laureati in materie tecniche esperti in data entry che lavoreranno principalmente nelle sedi regionali e provinciali degli uffici che rilasciano le autorizzazioni ai prelievi e alle restituzioni.

La Tabella 12 riporta un possibile schema di lavoro per l’esecuzione del censimento (in rosa sono riportati i costi da sostenere per la collaborazione).

87

Tabella 12: Il censimento delle utilizzazioni in atto

AUTORITÀ COMPETENTE AL RILASCIO DELLE

CONCESSIONI

COLLABORATORI MESI DI ATTIVITÀ COSTO

OMNICOMPRENSIVO

COMPLESSIVO (€) 1 Regione Campania – Provincia di Avellino 1 5 7˙500 2 Regione Basilicata 1 5 7˙500 7 Provincia di Salerno 1 10 15˙000 TOTALE 3 30˙000

Le attività esclusive della Segreteria tecnico-operativa dell’Autorità di bacino del Sele Oltre ad affiancare i consulenti e i collaboratori nelle attività e con le modalità sopra descritte, il personale della Segreteria tecnico-operativa dell’Autorità di bacino interregionale del fiume Sele sarà impegnato nelle attività di studio specificate nella Tabella 13 (in lilla sono indicati i costi del personale interno)

Tabella 13: Attività di studio della Segreteria tecnico – operativa dell’Autorità di bacino del Sele

N° ATTIVITÀ STUDI DA SVOLGERE

N° UNITÀ DI

PERSONALE

GIORNI DI ATTIVITÀ COSTO

OMNICOMPRENSIVO

COMPLESSIVO (€) 1 Censimento del fabbisogno idrico 1 tecnico junior 40 (3 mesi) 2˙000

2 Accordi, intese e convenzioni con gli Enti operanti nel settore idrico 1 tecnico senior

150 (1 anno) 12˙000

3 Sintesi delle informazioni: bilancio idrico e deflusso minimo vitale

1 tecnico senior 150 (1 anno) 12˙000

Stima del volume d’acqua meteorico Stima dei volumi d’acqua sotterranea proveniente da altri bacini Stima dei volumi d’acqua sotterranea riversata in altri bacini Stima dei prelievi per usi antropici Stima dell’acqua scaricata dopo gli usi antropici Stima dell’evapotraspirazione

4

Stima delle perdite

2 tecnici senior 75 (6 mesi) 12˙000

5 Elaborazione delle misure pluviometriche, termometriche, evapotraspirometriche, idrometriche e freatimetriche

1 tecnico senior40 (3 mesi)

3˙200

Determinazione del volume medio, massimo, minimo, deviazione standard, curve meteoriche e di esaurimento d’acqua superficiale e sotterranea totale 6 Determinazione della capacità di immagazzinamento dei corpi idrici sotterranei, del tasso di ricarica e della portata critica di emungimento

2 tecnici senior 40 (6 mesi) 6˙400

7 Affiancamento alle attività di monitoraggio sul campo

3 tecnici junior 50 (1 anno) 7˙500

1 tecnico senior 50 (1 anno) 4˙000 8 Centro di documentazione 1 tecnico junior 150 (1 anno) 7˙500

TOTALE 66˙600

88

Il quadro economico riepilogativo

Tabella 14: Quadro economico riepilogativo VOCE DI

SPESA DESCRIZIONE VOCE

COSTO OMNICOMPRENSIVO

COMPLESSIVO (€) 1 Il monitoraggio degli elementi di qualità biologica 48˙000 2 Il monitoraggio degli elementi di qualità idromorfologica e paesaggistica 134˙000 3 Il monitoraggio degli elementi di qualità chimico-fisica di base 568˙056 4 Il monitoraggio dei corpi idrici sotterranei 80˙000 5 Il monitoraggio delle acque salmonicole 91˙364 6 Il censimento delle utilizzazioni in atto 30˙000 7 Le attività di studio e di sintesi della Segreteria tecnico-operativa 66˙600 8 TOTALE 1˙018.020

9 Spese generali: RUP – Progettazione - Direzione Lavori – Formazione – Pubblicazioni – Workshop - Collaudo

101˙980

TOTALE (8+9) 1˙120˙000