Atti VdF Roma 06.12.16

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OSSERVATORIO NAZIONALE SULLAMIANTO ONA Onlus Angeli del soccorso senza tutela Vigili del Fuoco a rischio esposizione Ottobre Dicembre 2016

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OSSERVATORIO NAZIONALE SULL’AMIANTO ONA Onlus

Angeli del soccorso senza tutela

Vigili del Fuoco

a rischio esposizione

Ottobre – Dicembre 2016

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A cura di Michele Rucco, Segretario Generale dell’Osservatorio Nazionale sull’Amianto – ONA Onlus

©Osservatorio Nazionale sull’Amianto – ONA Onlus

Proprietà letteraria riservata ISBN 978-88-99182-21-2

Osservatorio Nazionale sull’Amianto – ONA Onlus Via Crescenzio, 2 – 00193 – Roma

http://osservatorioamianto.jimdo.com/ Email [email protected]

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Angeli del soccorso senza tutela

Vigili del Fuoco

a rischio esposizione

Ottobre - Dicembre 2016

Tutti i diritti sono riservati a norma di legge e delle convenzioni internazionali

Prima edizione: 31 maggio 2017

ISBN 978-88-99182-21-2

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Nota del Curatore: Con il Convegno “Terremoto e rischio amianto”, tenutosi nella Sala Consiliare del Comune di Rieti il giorno 8 ottobre 2016, l’ONA ha voluto portare all’attenzione delle popolazioni e delle istituzioni interessate il rischio amianto insito nelle conseguenze del terremoto che nel mese di agosto 2016 ha distrutto la città di Amatrice.

In quell’occasione è emersa in tutta la sua drammaticità la condizione dei Vigili del Fuoco, continuamente esposti a agenti tossici e nocivi; quindi, di concerto con l’Organizzazione Sindacale USB, l’ONA ha organizzato il Convegno “Angeli del soccorso senza tutela. Vigili del Fuoco a rischio esposizione”, tenutosi presso l’Istituto Superiore Antincendi in Roma il 6 dicembre 2016. La presente pubblicazione raccoglie gli Atti dei due Convegni integrati, nelle rispettive Appendici, con documenti che contribuiscono ad arricchire l’analisi delle tematiche affrontate: il primo con l’intervenuta sentenza della Corte Costituzionale 275/2016 in merito al cosiddetto “vincolo di bilancio”; il secondo con la documentazione del workshop “Interventi di soccorso in presenza di materiale contenente amianto”, tenutosi presso l’Istituto Superiore Antincendi, e con la documentazione del caso di un Vigile del Fuoco deceduto per causa di servizio. Le relazioni riportate sono la trascrizione degli interventi svolti durante i convegni per cui hanno l’andamento tipico della esposizione in presenza e contengono espressioni colloquiali che richiedono al lettore uno sforzo interpretativo e che incorporano il rischio di essere intese in senso lievemente improprio.

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Convegno

Angeli del soccorso senza tutela.

Vigili del Fuoco a rischio esposizione

Istituto Superiore Antincendi Roma, 6 dicembre 2016

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Indice

1 Convegno: “Angeli del soccorso senza tutela. Vigili del fuoco a rischio esposizione”, Istituto Superiore Anticendi, Roma, 6 dicembre 2016: Relazioni ed Interventi: Avv. Ezio Bonanni, Angeli del soccorso senza tutela Dott. Costantino Saporito, Il lavoro dei Vigili del Fuoco e le previsioni del Decreto Legislativo 81/2008 Dott. Gabriele Miele, Misure di igiene, protezione individuale e vaccinale per il personale del Corpo dei Vigili del Fuoco Arch. Giampiero Cardillo, La sussidiarietà mezzo necessario e indispensabile per migliorare la sicurezza degli operatori nelle emergenze. Dott. Daniele Caretta, Sorveglianza sanitaria sui Vigili del Fuoco. Dott.ssa Sabrina Melpignano, Il disturbo post traumatico da stress Dott.ssa Carla Zorzetti, La mia … odissea Dott. Carmine Luigi Roma, Mesotelioma pleurico. Come muoversi, quali esami fare, perché. Dott. Daniele Sbardella, I presidi a tutela della salute degli appartenenti al Corpo dei Vigili del Fuoco.

2 Appendice:

1. Tavole riepilogative dell’intervento del Corpo Vigili del Fuoco nel cratere del terremoto che ha colpito l’Italia Centrale, aggiornate alla data del 4 dicembre 2016;

2. Comunicato congiunto ONA – USB del 1° dicembre 2016 di presentazione del Convegno;

3. Comunicato congiunto ONA – USB del 6 dicembre 2016 a conclusione del Convegno;

4. Rischio amianto – Campagna epidemiologica, Comunicazione del Capo del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco;

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5. Interventi di soccorso in presenza di materiale contenente amianto, Presentazione dell’ing. Sergio Inzerillo al Workshop tenutosi il 4 giugno 2013 presso l’Istituto Superiore Antincendi;

6. Le Torri Gemelle uccidono ancora, Il Tempo, 29 gennaio 2017; 7. Decreto di riconoscimento della causa di servizio per il Vigile del

Fuoco Esposito Bruno deceduto il 21.12.2004; 8. Richiesta di accesso agli atti aventi ad oggetto i dati

epidemiologici relativi ai casi di patologie fibrotiche e neoplastiche asbesto correlate tra gli appartenenti al Corpo dei Vigili del Fuoco in attività e in quiescenza, presentata dall’Osservatorio Nazionale sull’Amianto in data 09.01.2017.

3 Rassegna Stampa

4 Convegno “Terremoto e Rischio Amianto”, Sala Consiliare del Comune di Rieti, 8 ottobre 2016

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Relazioni ed

Interventi

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SCALETTA INTERVENTI: Ing. Emilio Occhiuzzi, direttore generale formazione VdF Saluto

Avv. Ezio Bonanni Introduzione

Dott. Costantino Saporito (USB) Relazione

Dott. Gabriele Mele (USB) Relazione

Avv. Ezio Bonanni Relazione

Arch. Giampiero Cardillo Relazione

Dott. Caretta, medico del lavoro Presentazione

Dott.ssa Sabrina Melpignano, psicologa Relazione

Sig.ra Carla Zorzetti Relazione

Sig.ra Cristina Cortese (USB) Intervento

Dott. Carmine Luigi Roma Relazione

Avv. Ezio Bonanni Intervento

Dott. Daniele Sbardella, Ufficio Sanitario Vdf Relazione

Dott. Carmine Luigi Roma Replica

Dott. Costantino Saporito Replica

Avv. Ezio Bonanni Replica

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Introduzione

Avv. Ezio Bonanni Presidente Osservatorio Nazionale sull’Amianto – ONA Onlus

Via Crescenzio, 2 – 00193 – Roma Tel. +39 0773 663593 e-mail: [email protected]

Ringrazio il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco non soltanto per averci concesso questo spazio e questa attenzione ma soprattutto per il ruolo meritorio che tutti coloro che vi appartengono svolgono ai fini della tutela dei diritti e dei valori costituzionali, primi fra tutti la salute e la pubblica incolumità.

Questo convegno ci ha permesso e ci permetterà di approfondire questi temi, che credo siano stati trattati poche volte e non sufficientemente, proprio in relazione ai rischi cui vanno incontro i Vigili del Fuoco.

Prendiamo atto, come Osservatorio Nazionale sull’Amianto, che proprio l’Ingegnere Giomi appena prima di questo convegno ha dettato delle norme specifiche in tema di tutela della salute degli appartenenti al Corpo rispetto al rischio amianto, sul quale poi tornerò nel corso della relazione tecnica, e spero che l’Ingegnere Occhiuzzi possa rimanere perché mi permetterò di dare delle indicazioni, ritenendo queste norme appena emanate del tutto insufficienti e, per certi versi, inappropriate.

Questo lo dico dal punto di vista tecnico, alla luce anche della mia esperienza, senza volere per ciò stesso sottovalutare la meritoria iniziativa che ha assunto il vostro Corpo con questa campagna di verifica epidemiologica.

Ciò detto, naturalmente e brevissimamente, l’ONA è un’associazione Onlus che è nata nel 2008, inizialmente per accogliere il grido di dolore delle vittime, dei lavoratori e dei cittadini esposti all’amianto e ad altri cancerogen, e dei loro familiari, e successivamente questo grido di dolore si è trasformato in un’azione propositiva di collaborazione con le pubbliche istituzioni a tutti i

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livelli per perseguire la nostra finalità che è quella di tutela della salute e della incolumità dei cittadini e anche dei cittadini lavoratori e anche dei familiari rispetto ai diversi rischi che affrontano un po’ tutti i lavoratori e i Vigili del Fuoco in modo particolare.

Questa coorte di lavoratori, quella cioè degli appartenenti ai Vigili del Fuoco, è, è stata, e sarà particolarmente esposta ad amianto oltre che a diversi cancerogeni e agenti patogeni in generale, per cui ritengo che l’iniziativa assunta dall’Ingegner Giomi il 30 Novembre, quella di emanare questa circolare direttiva di campagna epidemiologica sia un’azione meritevole; ritengo anche che il Convegno odierno, attraverso l’apporto di tutta l’associazione, dei nostri vari dipartimenti, anche da parte dell’Architetto Cardillo e di altri, di oncologi, di tecnici in generale, di giuristi, ecc., possa portare ad ulteriori iniziative proficue e feconde di risultati positivi per la tutela della salute degli appartenenti a questo Corpo.

Ma anche per far venir meno dei profili di discriminazione in danno di questa categoria così martoriata dall’amianto, molto di più dei dati grezzi che ci può dare il registro dei mesoteliomi, tenendo presente che il mesotelioma è solo una patologia “sentinella”, cioè una nicchia, rispetto al gran numero di patologie asbesto correlate in generale e a patologie lavorative che si legano anche al sinergismo tra diversi cancerogeni e agenti patogeni.

Con riferimento all’amianto, intanto, in via generale, ritengo che debba venir meno quella norma discriminatoria dettata a metà anni ’60, parlo dell’articolo 1 comma III numero 22 che esclude dall’assicurazione per gli infortuni sul lavoro, quindi dall’INAIL, le tutele per gli appartenenti a questo Corpo; non si comprendono le ragioni per le quali, a fronte di una estensione di questa tutela a tutti i lavoratori, anche quelli del settore pubblico, per i Vigili del Fuoco, invece, questa tutela venga espressamente non accordata; tenendo presente che nella formulazione di questa norma, tra l’altro impugnata per incostituzionalità dal Tribunale di Bologna, si evidenzia come in questa siano tutelati dall’assicurazione INAIL coloro che svolgono le stesse mansioni dei Vigili del Fuoco, tranne gli appartenenti ai Vigili del Fuoco.

Questa forma di discriminazione, veramente, non ha alcuna base giuridica, logica e quant’altro, in un contesto nel quale, tra l’altro, anche riferito per esempio ai benefici amianto, abbiamo un riconoscimento inferiore, in molti casi l’1,25 rispetto all’1,5 ai fine del prepensionamento, laddove per i non iscritti

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INAIL si applicano le norme del 2003 piuttosto che quelle del 1992, e quelle del 2003 hanno un coefficiente più basso, 1,25.

È vero che la discriminazione è caduta in relazione alla sentenza numero 127 del 2002 della Corte Costituzionale riferita al caso dei ferrovieri, che quindi può applicarsi anche ai Vigili del Fuoco, ma è altrettanto vero che in molti casi, in più occasioni, si applica l’1,25 proprio alla luce di questo cavillo. Addirittura in alcuni casi di patologie asbesto correlate di appartenenti al corpo dei Vigili del Fuoco, relativamente all’articolo 13 comma 7 della Legge 257 del 1992, cioè quello che prevede i benefici amianto per coloro che si sono ammalati, l’INPS, già INPDAP, nega la rivalutazione per i Vigili del Fuoco che hanno contratto patologie asbesto correlate, anche riconosciute come causa di servizio, sostenendo che nella norma dell’articolo 13 comma 7 si fa riferimento a coloro che sono assicurati INAIL.

Infatti, la norma dice: “ Tutti coloro che sono assicurati INAIL che hanno contratto patologia asbesto correlata, hanno diritto al rilascio della certificazione e questa certificazione serve per l’accredito dei benefici contributivi”. Siccome gli appartenenti ai Vigili del fuoco ecc..., c’è questa discriminazione. Abbiamo fatto alcune cause pilota e alcuni giudici escludono questa rivalutazione dicendo che se uno non è assicurato INAIL gli si può dare l’esposizione ad amianto con il comma 8, cioè se non ha la patologia, perché per il caso di assenza di patologia la Corte Costituzionale si è già pronunciata dichiarando l’illegittimità di questa interpretazione della norma; per quanto riguarda invece i Vigili del Fuoco ammalati di patologie asbesto correlate c’è proprio questa formulazione della norma che li taglia fuori, o comunque rischia di tagliarli fuori, rendendo più difficoltosa la tutela dei loro diritti.

È vero che, in ogni caso, gli appartenenti a questo Corpo hanno comunque la tutela come vittime del dovere, che poi deve essere parificata ai fini dei benefici previdenziali alle vittime del terrorismo, nel senso che debbono avere i maggior benefici riservati alle vittime del terrorismo, ma è altrettanto vero che è molto difficile: c’è qui il caso del marito della Signora Zorzetti, emblematico, un Vigile del Fuoco, che addirittura ha avuto riconosciuta la causa di servizio ma disconosciuto il riconoscimento di vittima del dovere e quindi un caso, veramente, di schizofrenia dell’apparato amministrativo di accertamento e poi di riconoscimento dei diritti previdenziali.

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Questi sono alcuni temi che lancio sul tappeto, come introduzione alla nostra discussione, con onestà intellettuale, ritenendo che non ci dobbiamo nascondere sul fatto che lo Stato non tutela chi ci tutela. In questo caso non tutela adeguatamente, non sufficientemente, gli appartenenti al Corpo dei Vigili del Fuoco.

Come Osservatorio proseguiremo la nostra campagna che prima di tutto non è giudiziaria; noi abbiamo optato per una ricerca di un’interlocuzione sia con il Corpo stesso sia con gli apparati statali ...ci dispiace che non sia presente il Sottosegretario con delega specifica, ci rendiamo conto che c’è un momento di crisi, ma comunque noi proseguiremo l’interlocuzione sia con le autorità governative, sia con tutte le forze sindacali.

Ringrazio la USB con la quale stiamo facendo questo percorso comune e che un’attività molto meritoria, molto capace, precisa, e quindi noi ci onoriamo di poter fare questo tratto di strada importante insieme a questo sindacato che svolge un’attività veramente efficace con onestà intellettuale e con capacità.

Ci auguriamo che queste criticità, che ho sinteticamente illustrato e su cui ritornerò nel corso della mia relazione, permetteranno a lei Ingegnere, ma anche al Corpo stesso, di rappresentare anche presso l’autorità politica la necessità di far venir meno questi aspetti di discriminazione oltre che profili di rischio ambientale e lavorativo di appartenenti al Corpo, tutelare quindi la prevenzione primaria, la ricerca scientifica proprio per evitare e curare meglio le patologie, diagnosticarle al meglio prima possibile e poi, naturalmente, di indennizzare le vittime e i familiari delle vittime nel modo migliore, evitando le azioni giudiziarie.

Anticipo che proporremmo un fondo vittime dei Vigili del Fuoco, cioè lo Stato deve costituire un fondo in modo tale che il Vigile del Fuoco malato, invece di dover agire con una causa civile, penale o quant’altro a carico del Ministero o dello Stato, possa avere un fondo ed essere risarcito direttamente, evitando la lunghezza della causa. Quindi faremo dei progetti articolati, alcuni li annunceremo già questa sera e successivamente, spero sempre in accordo con il sindacato USB, noi proporremmo la istituzionalizzazione di un fondo vittime per i Vigili del Fuoco per evitare che debbano agire con cause civili o penali, quindi azzerare in prospettiva il contenzioso e permettere un dialogo. Questa è la nostra strategia di azione, in linea di massima. Mi scuso per essermi dilungato, ritornerò con più precisione sugli aspetti tecnici nel mio intervento.

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Il lavoro dei Vigili del Fuoco e le previsioni del D.Lgs. 81/2008

Costantino Saporito Coordinamento Nazionale USB Vigili del fuoco

Ringrazio, come organizzazione sindacale, il Presidente dell’ONA e

anche l’Amministrazione che oggettivamente ha colto immediatamente l’opportunità di una apertura di un dialogo che necessita all’interno dei Vigili del Fuoco, che è strettamente importante: quello del guardare la complessità del lavoro del vigile del fuoco.

L’amianto è uno degli aspetti più eclatanti in un momento di drammaticità, come può essere il terremoto, perché comunque fa e da, lancia un messaggio particolarissimo al territorio.

Il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco è composto da lavoratori atipici, particolari, dove il loro luogo di lavoro non è luogo abituale, quindi un luogo che potrebbe essere una fabbrica o un ufficio, ma è una zona di intervento.

Infatti, Amatrice, come tutte le zone colpite dal terremoto, sono il luogo naturale di lavoro dei vigili del fuoco. E il paradosso di questi lavoratori è che loro avranno la completezza del loro luogo di lavoro e la conoscenza totale esattamente durante il corso del loro lavoro, e, nel caso ad esempio di un semplice incendio di appartamento, lo avranno quando l’incendio sarà terminato.

Che cosa c’è tra un incendio di appartamento e un terremoto, come quello di Amatrice? In tutti e due i casi potrebbe esserci l’amianto. Perché l’amianto, lo sappiamo, l’abbiamo letto ovunque, è presente non soltanto all’interno delle famose coperture del tetto o delle canne fumarie o dei tubi, ma è presente anche

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all’interno delle maioliche, può essere presente all’interno della mistura di tantissime fibre di cemento che vengono utilizzate.

L’amianto come tante altre sostanze cancerogene. E queste possono liberarsi nel momento di un incendio di appartamento, quindi nella normale “routine” del Corpo dei Vigili del Fuoco e, naturalmente, risultare molto, ma molto, più presenti quando si parla di un terremoto. Un terremoto perché comunque l’azione di un terremoto stesso è un’azione estremamente sconvolgente e che quindi non ci da la possibilità, inizialmente, anche di una protezione. Una protezione che è impossibile, che quando nelle prime 48 ore un vigile del fuoco interviene, questo lo diciamo sia come organizzazione sindacale ma anche come lavoratori stessi del Corpo, è estremamente difficile applicare un protocollo...si scava con le dita!

Quindi si respira tutto, perché la finalità è quella di salvare le persone. Subito dopo però, dobbiamo mettere in campo anche un’azione di tipo preventiva per i lavoratori. Cosa che avviene in maniera molto strana all’interno del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.

Quindi noi, con questo convegno e con queste diverse azioni che abbiamo fatto nel territorio come organizzazione sindacale, tendiamo a divulgare cosa è il lavoro dei vigili del fuoco, quale attenzione dovrebbe riconoscere. Che non deve essere legata solo ed esclusivamente ad una maggiore puntualità nel capire che tipo di lavoro è quello dei vigili del fuoco, ma anche nell’azione da parte di una Amministrazione che, riconosciamo, ha iniziato un processo che fino ad oggi non aveva mai messo in piedi una cosa del genere, non era mai stata fatta; quindi riconosciamo nell’azione dell’Osservatorio anche quello stimolo corretto...era necessario il vostro arrivo in scena!

Perché molte volte noi come organizzazione sindacale abbiamo puntualizzato questi aspetti e forse il vostro appunto ci ha dato la possibilità di poterlo sviluppare qui, all’interno dell’ ISA. Condivido che questo è il centro della formazione. Forse, questa volta, stiamo facendo formazione e informazione. Stiamo informando di che cos’è il nostro lavoro.

Anche perché è un lavoro strano, atipico, molto particolare, fatto di lunghe attese, di stress, di condizioni lavorative difficili da poter far entrare nei ranges naturali. E poi, paradossalmente, viviamo quella condizione di totale estraneità dagli istituti nazionali come quelli dell’INAIL.

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Ma al nostro interno viviamo, ad esempio, di una compagine medica (il Dott. Sbardella farà poi il suo appunto) che comunque nel Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, malgrado debba essere estremamente importante, rilevante, la presenza di medici, psicologi e quant’altro, in realtà non riesce a curare quell’aspetto, non riesce a farlo nella sua completezza.

Siamo legati al budget, siamo legati al risparmio, siamo al “vabbè”, “comunque”, “in effetti”, “i vigili del fuoco ce la fanno”. Non è così!

Quindi la giornata di oggi, per noi come organizzazione sindacale, deve essere un motivo di apertura di un ragionamento che deve comunque continuare, proseguire. Perché, guardate, noi più che come organizzazione sindacale, (perché noi abbiamo lanciato lo stimolo e vorremmo veramente che gli interventi facessero questo convegno, creassero tutto il convegno stesso), su una cosa dovremmo comunque riflettere, su una base di tipo lavorativa; il vigile del fuoco, quando compie le sue azione anche durante il terremoto, ha uno stress lavorativo enorme!

E nessuno si è mai curato di questo aspetto, sia dal punto di vista psicologico, sia dal punto di vista medico. Lasciamo tutto un po’ al caso. Quando succede. E poi ci ritroviamo un vigile del fuoco in pensione che sta male. Ma non è stato male perché è andato in pensione ed ha toccato l’amianto ora. Forse dovremmo guardare a ritroso.

Il problema è per un vigile del fuoco riuscire a capire quando è quel momento vero, in cui lui ha contratto quella patologia. Quello è il problema reale. Perché, vedete, (io conosco Carla Zorzetti) nel dramma di tutto, comunque, quella condizione è una condizione chiara. “L’ha avuta, bene! Perfetto!” Quasi è grottesco dover dire una cosa del genere, ma è quasi una fortuna! “L’ha avuta”. Ma moltissimi vigili del fuoco quando sono in coscienza, poi muoiono...guardiamo i dati di mortalità dopo il pensionamento! E ci accorgiamo che 8 anni di media, è sconvolgente! È sconvolgente! Allora la domanda dovrebbe essere: cosa è successo nella nostra vita lavorativa? In tutta la nostra vita lavorativa?

Perché la maggior parte di noi è a contatto con qualunque cosa e non ha idea di quando è stato quell’agente, o quella condizione, o quella situazione. Questo non vuol dire che il vigile del fuoco agisce in maniera non professionale.

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Il problema è che agisce all’interno di interventi che perlopiù sono non convenzionali, quindi non facilmente racchiudibili con la maggiore protezione.

Provate ad immaginare a stare all’interno del terremoto, quindi camminare all’interno delle aree colpite, ad esempio, con un autoprotettore. Quindi, quanto dovrei averli? Di quanti vigili del fuoco avrei bisogno per fare un’ora, un’ora e mezza di lavoro, in super fatica? Provate ad immaginare. Questo non vuol dire che dobbiamo mandarli a morire ma è pur vero che dobbiamo attenzionarci moltissimo sulla loro salute, sui loro controlli, su tutto l’interesse di quel lavoratore.

E quindi noi, come organizzazione sindacale, siamo estremamente convinti che la giornata di oggi sia un vero inizio, sia un’opportunità che non possiamo perdere, perché abbiamo necessità, come lavoratori, di farci riconoscere la nostra atipicità.

Noi siamo atipici e particolarmente e altamente usuranti. Ma non riusciremmo a dimostrare questo, se prima non attenzioniamo a tutti il fatto che comunque siamo una categoria a rischio, anche nei ranges, anche quelli naturali. Provate a guardare, quando si parla di lavoratori usuranti, tutta la grande lista di parametri! I vigili del fuoco non ne perdono neanche uno! Non ne perdono uno! E quindi concludo, perché come organizzazione sindacale riteniamo che sia molto più importante il contributo degli altri per cercare di crescere veramente tutti da questo convegno, e che questo convegno possa essere il primo di una lunghissima serie, riteniamo che lo spirito è corretto e giusto e dobbiamo proseguire.

Ringrazio veramente tutti. Grazie.

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Misure di igiene, protezione individuale e vaccinale per il personale del Corpo

dei Vigili del Fuoco

Gabriele Miele Coordinamento Nazionale USB Vigili del fuoco

Osservatorio Bilaterale Salute e Sicurezza, Ambienti di Lavoro

Anch’io mi unisco al coro di ringraziamento e saluti così come chi mi ha

preceduto. Il mio più che un intervento, voleva essere una contributo alla discussione. Sì, è vero che abbiamo insieme scelto di fare questo percorso condiviso insieme all’ONA, però è anche vero che probabilmente si parte da qui - dall’esposizione della nostra categoria all’amianto- ma non c’è solo l’amianto, ci sono tutta una serie di patogeni e agenti nocivi con il quale il Vigile del Fuoco entra in contatto nel corso della sua carriera lavorativa e quindi è giusto che questa esposizione venga effettuata in un contesto dove c’è una prevenzione a valle per poi dopo arrivare ad un riconoscimento del lavoro usurante e anche ad una tutela assicurativa che non può prescindere, come abbiamo già più volte detto e come stiamo portando avanti come osservatorio bilaterale, sul riconoscimento dell’assicurazione INAIL.

Ci sembra sconvolgente che un’attività lavorativa così importante con 36.000 lavoratori rimanga esclusa da un importante istituto assicurativo. Quindi nel momento in cui c’è la difficoltà o si è di fronte alla malattia professionale o un infortunio, si deve ricorrere ad anticipare spese attraverso un’assicurazione che poi arriverà solo successivamente. Sono istituti che tutelano solo scarsamente i lavoratori.

Volevo iniziare questo contributo lanciando una lancia a favore dell’amministrazione anche perché la contestualizzazione caratterizza anche la

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scelta. Quindi l’organizzazione sindacale è conflittuale come nel nostro caso, ma poi deve dare anche un contributo. quindi deve scendere dalla protesta e fare una proposta. quindi è importante, visto che c’è stata un’apertura a seguito delle nostre segnalazioni e denunce sull’amianto, è giusto che si condividano alcuni aspetti.

Ho ripreso un documento del 2012 che la dice lunga su come l’amministrazione ha lavorato bene. Questa fattispecie parla della campagna vaccinale. E’ un documento che, a nostro modo di intendere, è stato affrontato in maniera esaustiva, completa. Ci sono 55 pagine, quindi evidentemente c’è stato un momento in cui la nostra amministrazione era attenta alla campagna vaccinale e si è mossa in maniera opportuna.

Purtroppo questo modus operandi non lo abbiamo riscontrato in altre situazioni: questa è una liberatoria che veniva fatta firmare fino a qualche tempo fa agli Allievi perché, in barba a tutto quello che c’è scritto all’interno nel d.lgs 81/2008, che è sicuramente una conquista per i lavoratori, ed è quello con cui entrano in vigore le statiche che abbiamo affrontato grazie all’aiuto della Dott.ssa Ricci lì all’Osservatorio, guarda caso c’è un trend di diminuzione proprio dal 2008.

Quindi non è un caso insomma che sono intervenute quelle politiche lì che hanno dato un contributo affinché quegli infortuni siano discendenti, però nella fattispecie qui si chiedeva ai lavoratori - oggi non è più così per fortuna, però non stiamo parlando di tantissimo tempo fa - una liberatoria per fare la salita della scala aerea (quindi fino a 30 metri) senza dispositivo anticaduta/ antitrattenuta.

Questa qua era una struttura, anche perché il nostro è un corpo che fa prevenzioni: ha compiti sia istituzionali-educativi, ma anche di prevenzione che facciamo fuori agli altri. Quando accadono queste cose c’è qualcosa che non ha funzionato. Oggi però non avviene più e quindi ci auguriamo che si possano portare avanti queste politiche da qui in avanti in maniera sempre più stretta.

Ecco anche qui un altro aspetto: questo è in riferimento ad una nostra nota che abbiamo fatto in seguito al concorso al 314, qui si obbligavano gli Allievi a prendere le patenti in virtù del fatto che loro si era avvalsi dei 5 punti (i famosi 5 punti in più in fase di bando). Questa era una cosa che non era prevista al bando e che comporta un’obbligatorietà che in realtà espone i lavoratori ad un

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rischio: quello di evitare un camion che porta a bordo 5 padri di famiglia in un contesto nel quale magari l’allievo lo ha preso finalizzato al concorso stesso, quindi quelle patenti avevano quel significato lì senza avere dietro una vera e propria finalità per il loro mestiere. Questo è un aspetto che poi porta ad aumentare quel rischio di contrarre incidenti. Noi lo abbiamo focalizzato perché non è stato ancora risolto, però ci auguriamo che con il proseguo dei concorsi a venire questa cosa non accada più.

Un altro aspetto importante è questo qui delle visite periodiche ai sensi dell’81. Questo appunto è un estratto dell’art. 41 che avvengono di norma, come è scritto appunto nella legge, con cadenza annuale, mentre in questo caso, cioè nella nostra fattispecie, avvengono con cadenza ogni 30 mesi. Immaginate la professione del Vigile del Fuoco con l’esposizione e i rischi, dovrebbe avere una periodicità molto più ristretta e invece viene dilazionata in 30 mesi.

Queste sono due tabelle estratte dal rapporto Renam (Registro Nazionale dei mesoteliomi) del 2015 che mette in evidenzia i casi di mesotelioma dei vigili del fuoco quindi in virtù della sua latenza, questa latenza che può arrivare fino a 40 anni dal momento in cui c’è stata la sua esposizione, c’è un trend in crescita in realtà. Quindi se abbiamo visto che infortuni e malattie professionali - più gli infortuni visto che non c’è una vera e proprio malattia professionale correlata alla professione - sono in diminuzione, al contrario invece c’è un trend inverso di crescita di casi accertati di mesotelioma. Questo in virtù del periodo di latenza e in del fatto che c’è un’età media del corpo molto elevata, quindi in realtà non abbiamo ancora visto il picco massimo. Ci sarà purtroppo un incremento di questi numeri.

Dietro c’è anche tutto un aspetto legato alla statistica, cioè nella difficoltà legata all’accesso al dato, alla correlazione, come abbiamo già detto anticipatamente, non c’è in realtà nessun controllo e visita dei Vigili del Fuoco andati in pensione, quindi non sappiamo esattamente di cosa muoiono dopo che sono andati in congedo.

Nella slide successiva, appunto, questi dati qui fecero molto clamore tanto è vero che proprio in questa sede qua 3 anni fa neanche si fece un workshop nella quale l’amministrazione contestò questi dati qui, riducendo questo numero di 58 casi a 25. Anche questo voler diminuire il numero dei casi come se il problema fosse meno importante, non va nella direzione auspicata. In realtà per poter risolvere questi problemi, bisogna portarli alla luce del sole.

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Ultimamente il Dott. Fortezza ha fatto, rispondendo ad un’interrogazione parlamentare, ha parlato proprio del fatto che i Vigili del Fuoco sono considerati categoria esposta all’amianto. Quindi è vero che ci sono periodi in cui c’è un’esposizione seppur breve (non è che lavoriamo all’interno delle miniere oppure in contesti dove è continuamente presente l’amianto), però non si può dire che anche queste esposizione più o meno brevi e ripetute non creino nel tempo un certo tipo di rischio.

Questa è una cosa che ho sentito anche all’Osservatorio: si è vero che siete esposti ad inquinante, ai cancerogeni, agli agenti chimici o biologici e alla polveri però sempre per brevi periodi e questo fatto che siamo esposti a tutto per breve periodo non significa che non può essere niente. Quindi speriamo che anche in questo caso possiamo in qualche modo dare una svolta e poter insieme affrontare in maniera serena, anche con il supporto scientifico che richiede un argomento così come questo dell’amianto.

Vedi quando lavorano, mangiano anche e poi succede che se abbassiamo la guardia, come in questo caso a Milano un importante caso di intossicazione che ha portato addirittura al ricovero di 33 colleghi e si abbassa talmente la guardia, che poi accade questo, quello che non deve accadere.

Questa risale a qualche giorno fa ed è legata appunto alla vetustà dei nostri mezzi e quindi il Comando di Modena, il distaccamento di Carpi è stato chiamato per risponde all’incendio di un’autovettura. Mentre erano intenti per raggiungere il luogo dell’evento, in fase di vestizione, una portiera difettosa si è aperta e uno degli occupanti è volato via dal camion, con delle conseguenze che potevano essere ben più gravi se fosse sopraggiunto un altro veicolo.

Questo perché – la slide dopo lo dice bene – l’età media dei nostri mezzi è troppo alta e queste sono slide che fornisce la nostra amministrazione. Quindi (le sigle stanno per auto serbatoio, autobotte, autoscala etc.) l’età massima che l’amministrazione ritiene accettabile per quella tipologia dei veicoli (quelle indicate in rosso dove ho messo la freccia) al 1.06.2015 sono presenti quella numerosità per quella categoria di veicoli e poi abbiamo che, nonostante che quei numeri siano elevati, perché nessuno di noi ha una macchina 20-25 anni quindi se per una famiglia diventa inaccettabile, per un mezzo di soccorso diventa accettabile quest’età media che addirittura viene superata in questi casi qua con quelle percentuali.

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Quindi c’è il 17% (quindi 250 nella fattispecie) di autopompe serbatoio che sono oltre l’età massima che l’amministrazione si è fissata, addirittura il 38% nelle autobotti, il 47% per le campagnole etc.

Anche questo è un aspetto molto correlato al discorso economico: quando c’è in ballo la salute e sicurezza dei lavoratori, anche legato alle attrezzature e ai mezzi di servizio, non è più accettabile la giustificazione economica.

Questo sarebbero i parametri della tabella nutrizionale, cioè come dovrebbe mangiare un vigile del fuoco. E’ stato redatto dall’aerea sanitaria e non tutti sanno che nelle mense dove c’è una convenzione, questo pasto i vigili del fuoco lo fanno con 8.50 euro, però ci sono in realtà delle mense che vengono autogestite (quindi i vigili del fuoco materialmente si fanno la spesa e si cucinano quelle cose lì) soltanto che l’amministrazione riduce quell’importo a soli 3.80 euro. Allora la domanda nasce: come si fa a far stare tutte queste cose qua in solo 3.80 euro? Quindi è un po’ curioso però accade e non è infrequente.

Questa qua invece è una tabella dell’INPS sui lavoratori usuranti. Chi sono i lavoratori usuranti? Sono quelli che lavorano in galleria o miniera o nelle cave o ad alte temperature o in spazi ristretti o con l’esposizione all’amianto o i lavoratori notturni etc. Queste qua sono tutte le categorie che oggi sono riconosciute usuranti. Poi c’è stato il tavolo con il Decreto Poletti nel quale si voleva estendere la cosa alle maestre d’asilo, agli infermieri etc., e poi dopo ci aggiorniamo nella slide successiva - che è anche l’ultima - che noi le facciamo tutte queste cose qua, cioè noi lavoriamo negli spazi ristretti, in galleria, di notte. Eppure per noi c’è preclusa, non si parla neanche anche a fatto discussivo non ci arriviamo neanche in quei tavoli.

Quindi niente vi voglio lasciare con una serie di punti interrogativi che sono questioni che vanno affrontate unitariamente alla questione importantissima dell’amianto.

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Misure di igiene, protezione individuale

e vaccinale per il personale del Corpo dei Vigili del Fuoco

PRESENTAZIONE

Gabriele Miele Coordinamento Nazionale USB Vigili del fuoco

Osservatorio Bilaterale Salute e Sicurezza, Ambienti di Lavoro

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1

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2

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3

Quarto rapporto ReNaM 2012

Quinto Rapporto ReNaM 2015

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4

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5

= 3,80 euro????

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6

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Angeli del soccorso senza tutele

Avv. Ezio Bonanni Presidente Osservatorio Nazionale sull’Amianto – ONA Onlus

Via Crescenzio, 2 – 00193 – Roma Tel. +39 0773 663593 e-mail: [email protected]

Mi riallaccio agli interventi dei rappresentanti sindacali che sono entrati nel vivo delle problematiche. Molto sinteticamente: il rischio amianto è noto fin dalla fine dell’800 attraverso degli studi eseguiti dall’Ispettorato inglese, mentre per quanto riguarda il nostro paese è considerata lavorazione insalubre fin dal 1901 e successivamente, in sede giudiziaria, fin dal 1906 con una sentenza del Tribunale di Torino, che poi è stata confermata nel 1907 dalla Corte di Appello di Torino.

In buona sostanza, c’erano dei giornalisti i quali erano stati censurati dalle ditte produttrici dell’amianto con un’azione civile e penale, questi giornalisti sono stati assolti. Quindi l’assoluzione anche in sede civile, confermata dalla Corte di Appello di Torino, con la sentenza che voi vedete, che abbiamo rinvenuto e pubblicato, reso noto.

Quindi il rischio amianto è un rischio antico, è un rischio ben conosciuto fin dagli inizi del secolo scorso, e queste sentenze sono sentenze illuminanti e tra l’altro il Reggio Decreto 442 del 1909 conferma la lavorazione dell’amianto come insalubre e pone il divieto di lavorazione per le donne e i fanciulli.

Nel 1936 la Corte di Cassazione italiana ritiene la salute fondamentale diritto anche aldilà delle disposizioni normative specifiche. Nel 1941 la Corte di Cassazione...queste sono tutte sentenze che sono venute alla luce grazie alla nostra attività di ricerca, come ONA...Nel 1942 ci sono le prime sentenze di condanna a carico della BREDA per risarcire i danni di lavoratori deceduti per asbestosi.

Queste sentenze sono molto importanti perché sanciscono la responsabilità del datore di lavoro anche in assenza di norme cautelari specifiche, nel senso che c’erano già norme che imponevano il divieto delle esposizioni a polveri, imponevano quindi di bagnare, aspirare le polveri confinate nelle lavorazioni polverose, separare le attività lavorative. Norme dettate dall’igiene del lavoro e ribadite da diversi nostri Regi Decreti, anche il 530 del 1927.

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Nel 1942 viene emanato il Codice Civile e l’articolo 2087 di questo impone la tutela ( e questo si applica anche ai Vigili del Fuoco) dei lavoratori rispetto a qualsiasi tipo di rischio lavorativo e anche della dignità morale, quindi c’è una tutela della persona umana aldilà dell’aspetto prettamente fisico. Questo lo aveva ribadito la Corte di Cassazione, il 2087 del Codice Civile lo ha sancito espressamente.

Nel 1943, in pieno conflitto mondiale, (sembra un assurdo tiro beffardo della Storia), mentre gli eserciti si fronteggiavano in diversi quadri, scenari, tra indicibili sofferenze anche della popolazione civile e dei lavoratori, l’Italia recepisce le norme già entrate in vigore nella Germania nazista; e c’era stato un importante convegno a Torino nel 1941 dove erano intervenuti importanti medici del lavoro tedeschi che avevano affermato come il tumore polmonare fosse anche esso riconducibile alle esposizioni ad amianto, e per altro anche in Italia, grazie a Vigliani e a Bottura nel 1939, avevamo avuto importanti pubblicazioni. Ebbene, l’Italia tabella l’asbestosi come malattia professionale riconosciuta dall’INAIL.

Anche in questo caso i Vigili del Fuoco all’epoca dovevano essere impegnati per l’invasione di Malta, poi venne costituito addirittura un battaglione speciale in quel periodo, appena prima del 1941/42, e quindi avrebbero dovuto avere anche il loro battesimo di fuoco, addirittura usando delle scale avrebbero dovuto assaltare Malta. Però sarebbero stati esclusi dalla tutela INAIL.

Il rischio amianto quindi, paradossalmente, mentre gli Stati Uniti già negli anni ’60 cominciano a decrescere sull’utilizzo dell’amianto, l’Italia raggiunge il picco a metà anni ’70 quando già il rischio cancerogeno era inoppugnabile grazie agli studi di Richard Doll, che tutto sommato ripercorreva già le acquisizioni degli scienziati tedeschi. Nel 1959 Wagner in Sudafrica aveva descritto il rischio e anche i casi di mesotelioma, addirittura gli ingegneri o la popolazione civile dei villaggi che abitavano intorno alle miniere, quindi descrivendo il rischio ambientale. Queste pubblicazioni ebbero poi vasto eco e furono riprese da Selikoff nel 1964 nel corso di un’importante conferenza internazionale sugli effetti biologici dell’asbesto, e gli atti furono pubblicati nel 1965 e da quella data non c’è più nessuno che contesta la riconducibilità del mesotelioma all’esposizione ad amianto.

Eppure, in Italia c’è un grosso buco nero dal 1943, data in cui finanche il Legislatore dovette riconoscere il rischio amianto (ben noto fin dall’inizio del secolo). Quindi la Giurisprudenza l’ha riconosciuto nel 1906, il Legislatore nel 1943, ebbene viene messo al bando nel 1992! Utilizzato fino al 1992!

Viene utilizzato fino al 1992 per la capacità che le lobby dell’amianto hanno avuto di influenzare l’apparato dello Stato italiano e altri. Quindi quando i Vigili del Fuoco debbono andare a rimuovere le macerie con amianto, amianto impastato a cemento, in molto casi fino al 10% di amianto nel cemento, alcuni prodotti di cemento, è perché le lobby dell’amianto sono riuscite ad influenzare le legislazioni.

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Tanto è vero che questo scritto che ho rinvenuto negli archivi di Stato di Torino, ed è riportato anche in un’importante sentenza del Tribunale di Torino a metà anni ’90 e ripreso anche nel primo processo Eternit e adesso nel secondo, dimostra che la famiglia Schmidheiny riunita a Neuss in Germania aveva costituito una lobby, addirittura una cerchia di medici, che avrebbero dovuto sminuire in qualche modo il ruolo del professor Selikoff, ed affermare che l’amianto non fosse dannoso alla salute umana. C’è un bel libro di un importante medico americano del lavoro che si intitola “Assalto alla Scienza”.

Quindi gli Schmidheiny avevano avuto l’astuzia di costituire non solo un’associazione tra i produttori dell’amianto in tutta Europa e nel mondo ma, questa associazione dei produttori dell’amianto, aveva addirittura creato una lobby, un circolo di medici, che avrebbe dovuto contrastare l’attività del professor Selikoff. Questo appunto dell’Ingegnere Martini è stato da noi rinvenuto e messo a disposizione del dottor Guariniello, all’epoca del primo processo.

Possiamo passare al secondo documento. Qui, addirittura, l’associazione dei produttori dell’amianto influisce sul Ministero della Salute. Voi sapete bene che i limiti di soglia in Italia sono stati introdotti soltanto con il Decreto Legislativo 277 del 1991, con assoluto ritardo rispetto alla direttiva comunitaria 477 del 1983 che l’Italia aveva disatteso tanto da essere condannata nel 1990 dalla Corte di Giustizia. Ebbene noi come ONA abbiamo trovato le prove, ricostruito l’intera vicenda, e anche qui l’opera degli Schmidheiny, l’ombra lunga della famiglia Schmidheiny, influisce sulle pubbliche istituzioni e dice che non bisogna mettere i limiti di soglia in modo che l’amianto si possa utilizzare senza alcuna limitazione. Questo è un documento ufficiale. Ho chiesto la copia autentica all’archivio di Stato di Torino.

Quindi l’associazione di produttori influisce sull’ENPI, e l’ENPI a sua volta sul Ministero della Salute. Addirittura i produttori dell’amianto sono riusciti a far pubblicare dal giornale “l’Unità”, mentre era in corso la discussione della legge sulla messa al bando dell’amianto, una pubblicità sugli effetti benevoli, positivi, dell’amianto. E queste lobby operano nel resto d’Europa e in altri stati, anche in parte in Canada.

Invece noi, come ONA, contestiamo anche i così detti limiti di soglia, le famose 100 fibre litro, che sono ancora in vigore, del Decreto 81 del 2008; contestiamo naturalmente il fatto che le piccole dosi non siano dannose per la salute perché ciò non è vero, perché specialmente per l’amianto (e credo lo dovrà confermare anche il medico del Corpo dei Vigili del Fuoco che poi interverrà) è sufficiente anche solo una dose infinitesimamente bassa, “estremamente piccola” diceva Selikoff in “Asbestos and disease” del 1978, per provocare il mesotelioma.

Basse dosi, praticamente, impediscono la clearance polmonare, quindi impegnano il sistema immunitario e impediscono la più efficace difesa rispetto ad altre

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patologie. È come se uno viene attaccato da una parte, tutti i soldati corrono per difendersi in quella zona, lasciano sguarnite altre parti, e quindi entrano in azione altri tumori.

Il nostro professor Ugazio, che ha affermato il Principio di rischio 0, (e poi le tesi del ONA sono state successivamente riprese nella Dichiarazione di Helsinki), sull’asbesto ha affermato il fatto che soltanto evitando le esposizioni si possono sconfiggere queste patologie. E quindi la prevenzione primaria è fondamentale, abolire i limiti di soglia, tendere ad arrivare a zero. Questo è molto importante. Ecco, il tema caldo, grave, (grave non nel senso grave dal punto di vista giuridico ma ciceroniano della necessità di un approfondimento), è quello dell’incidenza epidemiologica.

E allora mi si permetterà, intanto, che questo atto Vostro, del Dipartimento, del 30/11 va nella direzione giusta ma è ancora molto insufficiente sotto questo punto di vista. Noi ci permettiamo molto sommessamente, alla luce di una certa esperienza, di dare qualche consiglio.

Abbiamo 1800 decessi in Italia solo per quanto riguarda i mesoteliomi. 1500, 1550, ne ha censiti l’INAIL, a cui sfuggono alcuni. Diciamo che l’AIRTUM ne valuta 1800 e l’ONA è d’accordo con questo. Però anche volendomi fermare a 1500, i morti per tumore polmonare a questo punto sono il doppio dei decessi per mesotelioma e arriviamo già a 4500. Dobbiamo tener conto anche delle altre patologie e noi, come ONA, stimiamo 6000 morti l’anno solo per tutte le patologie asbesto correlate, compreso l’asbestosi e le altre patologie.

Questo è un fatto molto importante, da cui non si può prescindere, che risolve la questione che sollevava il dottor Miele precedentemente. Certo, se si prende il centro studi della famiglia Schmidheiny è chiaro che si dice che le fibre di amianto, se sono di crisotilo, non sono dannose per la salute umana o che c’è “l’uso sicuro” dell’amianto, e pure in Italia era stata costituita un’associazione da questi signori che si chiamava CEDAF, con alcuni cosiddetti scienziati che era la “longa manus” della cosiddetta lobby dell’amianto (e in qualche processo penale mi sono trovato di fronte ad atti di questo CEDAF, di cui facevano parte anche importanti scienziati italiani).

Invece la normativa comunitaria, direttiva 477 del 1983. Ripeto, è dell’83, l’Italia l’avrebbe dovuta recepire entro il 1° Gennaio ’87, ha violato questi obblighi comunitari, abbiamo visto che c’era un’azione di Stephan Schmidheiny, che la stessa Cassazione ha assolto per prescrizione e che molto probabilmente anche nei futuri processi verrà sempre assolto perché abbiamo un miracolo giurisdizionale per lo Schmidheiny! Praticamente muoiono migliaia e migliaia di cittadini, lavoratori negli stabilimenti, gente che abita intorno agli stabilimenti, e o per prescrizione o perché viene scritto male un capo di imputazione nonostante che qualcuno, me, sommessamente, avesse spiegato che il capo di imputazione fosse mal scritto, o per qualcuno che non legge bene le carte, o per qualche rinvio alla Corte Costituzionale

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che non aveva ragione d’essere, per una cosa o per un’altra, Schmidheiny è miracolato! Nonostante il massiccio impegno della Giustizia, del Premier Renzi, di tutti, questo Schmidheiny riesce sempre a farla franca! Ha la sua amicizia con Romano Prodi.

Il Governo Prodi gli contempla anche quei reati nelle norme oggetto di indulto, anche se per la sicurezza sul lavoro non c’è nessuno in carcere, per cui quella necessità di svuotare le carceri non esisteva, e quindi sostanzialmente abbiamo un miracolo giurisdizionale di questo Schmidheiny).

Invece, ripeto, la normativa comunitaria, direttiva 477 del 1983. dice che le attuali conoscenze scientifiche non sono tali da consentire un livello al di sotto del quale non vi sono rischi per la salute, per quanto riguarda l’amianto. Quindi questa è una direttiva comunitaria, principio di diritto comunitario che è al vertice della gerarchia delle fonti del diritto. Ci sarebbe pure l’articolo 32 della Costituzione, ma di questi tempi, fortunatamente, il popolo sovrano riafferma sempre il diritto al rispetto di alcune norme e principi fondamentali.

La direttiva 148 ribadisce questo principio e dice: ”Anche se non è stato ancora possibile determinare il livello di esposizione al di sotto del quale l’amianto non comporta rischi di cancro, è opportuno ridurre al minimo l’esposizione professionale dei lavoratori all’amianto.” Quindi non sussiste alcuna soglia e tutte le esposizioni sono dannose per la salute umana.

Queste sono le varie patologie, perché, aldilà di quelle riconosciute, abbiamo evidente che l’amianto è dannoso per tutti gli organi anche del sistema cardiaco e cardiocircolatorio. C’è una letteratura scientifica su una serie di ulteriori patologie. Lo IARC, che è l’agenzia internazionale per la lotta contro il cancro, quindi un organismo della OMS e a sua volta dell’ONU, ha affermato che “l’amianto provoca il mesotelioma e il cancro del polmone, della laringe e dell’ovaio”. Ribadisce che è probabile per altri tumori come faringe, stomaco e colon.

Faccio presente che il registro delle patologie è limitato ai mesoteliomi e quindi c’è una discrasia nella rilevazione epidemiologica che non è riferita soltanto ai Vigili del Fuoco; anzi, i Vigili del Fuoco sono un profilo limitato rispetto ad una più ampia problematica di difetto di rilevazione, che nel vostro caso è ancor più grave perché siccome i Vigili del Fuoco non sono iscritti all’INAIL, e l’INAIL è quella che raccoglie i dati epidemiologici, molti sfuggono.

Ricordo che i 58 casi erano stati invece, poi, avvalorati sia dall’indagine del dottor Guariniello sia da una stessa pubblicazione INAIL che accreditava i 58 casi. Ecco: “Esposizioni dei Vigili del Fuoco a più agenti cancerogeni e tossico-nocivi”, il benzene, lo scarico del motore diesel, ecc...Qui c’è un ulteriore profilo da cui non si può prescindere. Esposizione a diversi agenti cancerogeni o comunque tossico-nocivi e il sinergismo, sul quale vorrei sentire anche il dirigente medico dei Vigili del Fuoco su

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quali sono gli apparati medici del Corpo, cosa ritengono e qual è il loro pensiero tecnico su questo aspetto. Nel senso che va valutato il ruolo del sinergismo e del potenziamento dei vari cancerogeni, l’uno con l’altro, e comunque i danni che l’esposizione al cancerogeno provoca anche nel caso in cui non insorga una neoplasia. Comunque l’esposizione al cancerogeno dà fenomeni infiammatori e questi sono poi lesivi della salute, sotto l’aspetto anche di patologie.

Abbiamo un nostro componente del comitato tecnico scientifico che ha fatto uno studio importante, il dottor Marabotti, pubblicato anche a livello internazionale, riferito a Rosignano ma il principio è estensibile, (e condiviso anche dal professor Mutti, nostro componente del comitato tecnico scientifico nazionale che dirige un importante istituto di ricerca presso un’università inglese, che ho sentito prima di partecipare a questo convegno) : i cancerogeni hanno capacità infiammatoria e come tali sono dannosi alla salute umana, provocano delle lesioni biologico-molecolari, i cosiddetti addotti, che anche qualora non degenerano in patologia tumorale comunque determinano dei danni alla salute umana. Questo è un aspetto molto importante.

Poi ci sono gli aspetti psicologici. Perché essere esposti ad agenti patogeni cancerogeni, essere sottoposti comunque ad enorme stress, ha anche delle conseguenze per quanto riguarda pure la capacità dell’organismo di potersi difendere rispetto ad agenti tossico-nocivi, rispetto ad agenti cancerogeni. Su questo credo che la dottoressa Melpignano potrà approfondire.

Possiamo andare avanti...Ecco, questo è un dato fondamentale! Non si comprende il motivo per il quale nel terzo rapporto mesoteliomi ReNaM, su questo poi spero che il dirigente medico del Corpo ci darà maggiori chiarimenti, fino al 2004 fa riferimento a 58 casi di mesotelioma per il periodo ’93-‘94. Se è così, i 58 casi erano un fenomeno epidemico abbastanza grave e rilevante, considerando il ristretto numero di lavoratori del settore, circa 30 mila. Considerate che i mesoteliomi è 1 ogni 50/60 mila persone, allora è evidente che se fossero 58 fino al 2004 è un senso. Invece se sono quelli poi rettificati allora è un altro profilo. Anche se gli stessi 32 casi, censiti poi, del quinto rapporto...che poi il ReNaM è un po’ equivoco, perché qui si parla di Vigili del Fuoco – Tabella Pubblica Amministrazione, Vigili del Fuoco – Tabella Difesa Militare, e non è proprio chiarissimo.

Possiamo andare avanti, perché al momento non facciamo stime epidemiologiche. Come Osservatorio stiamo raccogliendo i dati e quindi non mi esprimo su stime epidemiologiche per quanto riguarda il Corpo dei Vigili del Fuoco. Dico che è necessario istituire un’idonea sorveglianza sanitaria rispetto al rischio amianto. Visite periodiche cui, almeno per quanto mi risulta, non sono sottoposti gli appartenenti a questo Corpo.

Quindi c’è un protocollo; noi come ONA abbiamo elaborato un protocollo che possiamo mettere a disposizione anche degli appartenenti ai Vigili del Fuoco. Questo

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protocollo deriva dalla nostra esperienza internazionale. Io ho partecipato a conferenze negli Stati Uniti, in qualità di relatore, come studioso indipendente, rispetto agli Stati presenti con i loro Organi del Ministero della Salute, e quindi il Protocollo ONA ha trovato condivisioni anche da studiosi di livello internazionale con cui, personalmente, mi rapporto in modo costante e diretto.

Ed allora: necessità di una anamnesi lavorativa con un medico del lavoro e con anche un supporto psicologico. Quindi verifica delle attività concrete svolte e verifica di eventuali esposizioni ad amianto. Dopo l’anamnesi effettuata, deve seguire, a nostro avviso, la visita medica, è poi in quel momento che deve essere stabilito, caso per caso, quali sono gli accertamenti specifici che il lavoratore deve eseguire. Quindi, laddove dovessero emergere esposizioni a rischio, quindi confermate le esposizioni a rischio specifico dell’amianto, laddove anche la visita medica dovesse dare delle emergenze, confermare queste emergenze e quant’altro, a questo punto viene indirizzato ad un approfondimento diagnostico che non può essere, però, soltanto quello della funzionalità respiratoria, la spirometria, o la ricerca di corpuscoli nell’espettorato.

Perché è necessario che laddove, non a tutti!, ma qualora dovessero emergere dei livelli di una certa rilevanza, utilizzando anche la banca dati AMYANT, e quindi l’algoritmo dell’ente tedesco che l’INAIL utilizza per rilasciare certificati di esposizione o per riconoscere i tumori polmonari, anche in assenza di sintomi, il lavoratore deve essere sottoposto ad un esame TAC a torace ed addome per verificare le effettive condizioni di salute.

Può essere eseguito anche un lavaggio bronco-alveolare che permette di verificare se nel liquido, poi, ci sono presenze di fibre di amianto. Anzi, il lavaggio bronco-alveolare, secondo la tesi del professor Sartorelli, ordinario di Medicina del Lavoro dell’Università di Siena e componente del Comitato tecnico scientifico nazionale dell’ONA, ritiene che all’anamnesi, alla visita di medicina del lavoro, al lavaggio bronco-alveolare e va bene anche la spirometria, ove dal liquido del lavaggio bronco-alveolare dovessero emergere la presenza di fibre o corpuscoli di amianto, a questo punto il medico del lavoro deve valutare se sottoporre o meno ad esami più approfonditi, cioè una TAC.

Quindi questo è il Protocollo ONA che è poi condiviso anche dagli istituti indipendenti. È chiaro che se uno va presso l’istituto di ricerca di Schmidheiny, questo gli dirà di fare la spirometria ma la spirometria può far emergere una forte asbestosi. Ma la forte asbestosi non può, certo, essere una patologia dei Vigili del Fuoco, perché abbiamo detto che le esposizioni sono magari molto intense ma limitate. L’asbestosi ha necessità di un’intensissima esposizione che non può essere quella dei Vigili del Fuoco. Ricordo a me stesso, che i Vigili del Fuoco intervenuti sulle Torri Gemelle, quandanche fossero intervenuti in una sola occasione, hanno avuto manifestazioni di

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patologie fibrotiche e patologie tumorali a distanza di 5/6 anni. Come ONA, noi abbiamo avviato un’interlocuzione con il Mount Sinai di New York e con il professor Gordon, che è il direttore della patologia di quella istituzione e che è il presidente onorario del nostro Comitato tecnico scientifico nazionale, allievo di Irving Selikoff.

Mi recai a New York per la questione legata alla “trigger dose”, al fatto che i difensori degli imputati sostenevano che il mesotelioma derivasse da una sola fibra, dicevano che non si sapeva chi fosse il responsabile nell’azione di una sola fibra e quindi che dovessero essere tutti assolti. E sostenevano che questo lo dicesse Selikoff. Allora ho interpellato il Mount Sinai di New York se conoscessero questi medici italiani che affermavano queste cose riferite a loro. E loro sono venuti in Italia a dire che non era vero, che era tutto il contrario e che erano state taroccate le loro affermazioni.

Allora il Mount Sinai di New York, proprio il professor Gordon, nostro presidente onorario del Comitato tecnico scientifico nazionale, ha precisato che tra i Vigili del Fuoco, secondo dati scientifici, c’è una altissima incidenza anche di complicazioni cardiocircolatorie e cardiovascolari. E quindi esposizioni limitate nel tempo, ma intense, provocano addirittura casi di mesotelioma dopo pochi anni. Perché il range può andare dai 4 ai 5 anni fino ai 40/45 anni. Ma molto dipende dalle suscettibilità individuali! Ecco perché Selikoff diceva che possono bastare poche fibre, una dose estremamente piccola.

Quindi a questo punto è pertinente il dato epidemiologico e la letteratura scientifica anche degli Stati Uniti e dei lavori che stanno eseguendo. Quindi la richiesta dell’ONA, non è una richiesta peregrina! È una richiesta che si fonda su dati oggettivi e l’amministrazione italiana, a nostro modo di vedere, dovrebbe interloquire e collaborare! L’amministrazione medica, il corpo medico dovrebbe collaborare con questi istituti di carattere internazionale, come facciamo modestamente, ci permettiamo, noi, senza avere finanziamento di alcuno.

Quindi apprezzo l’intervento dell’ingegnere Giomi, ma è un intervento che noi, come Ona, lo dico tecnicamente, non possiamo condividere. Quindi, a nostro modo di vedere, andrebbe integrato con l’assistenza psicologica, anche per i familiari. Faccio un esempio.

La signora Zorzetti: muore il marito, riconoscimento di causa di servizio, negazione invece del riconoscimento di vittima del dovere, viene assunta per un periodo, va a lavorare a Milano, i figli rimangono quindi senza madre e padre lì a Napoli, del tutto priva di un supporto psicologico. Magari poi poteva non servire questo supporto, però, fossi stato io, alla luce della interlocuzione nell’associazione dei vari componenti del nostro Comitato tecnico scientifico, avrei costituito anche un supporto psicologico, riferito all’amianto e a tutti gli altri cancerogeni e rischi, perché non voglio fermarmi solo sull’amianto.

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Quindi non è una critica perché voglio criticare questa iniziativa che è lodevole. Spero che ci possa essere una collaborazione, per la quale delegherei sia l’architetto Cardillo che la dottoressa Melpignano, con il nostro Osservatorio, ovviamente a titolo gratuito perché non assumiamo finanziamenti e l’Osservatorio svolge la sua attività per tutela della salute senza finalità di lucro.

A nostro modo di vedere, occorre integrare. È importante una rilevazione epidemiologica che sia estesa anche ai Vigili del Fuoco in pensione, non solo per il mesotelioma. Verificare anche le aspettative di vita e l’incidenza del numero dei casi e del numero di decessi per le varie neoplasie. Quindi non solo il mesotelioma ma il tumore polmonare e le altre neoplasie che possono essere legate ai cancerogeni presenti nell’attività di lavoro e di intervento dei Vigili del Fuoco.

L’ultima cosa: il vigile del fuoco vien impegnato per la tutela della collettività della salute e noi non tuteliamo chi ci tutela. Quindi quando il vigile del fuoco poi si ammala, o peggio, dobbiamo assistere a cause che durano 5,6,10 anni, cause penali, civili ed altro. Allora l’idea nostra come ONA, che vale per tutti i Corpi dello Stato, il settore privato e si potrebbe iniziare con i Vigili del Fuoco, è un fondo vittime in caso di infortunio sul lavoro. Chiarisco. L’INAIL indennizza il danno biologico e il danno da diminuite capacità del lavoro. Per l’INAIL, il lavoratore ha questo diritto. Dico INAIL anche se credo che questa discriminazione debba venir meno. Quindi un fondo vittime. Per cui, la persona, il lavoratore si ammala, agisce all’INAIL o alla causa di servizio o a quello che sia, deve avere un differenziale del danno. Non deve agire con una causa civile o dal TAR, perché poi c’è tutta la questione della giurisdizione del TAR ecc., e agire direttamente al fondo vittime, invece che contro lo Stato. Darebbe dignità pure allo Stato Italiano, o ai Ministeri, di farsi citare in giudizio.

Chiudo richiamando le parole di Papa Ratzinger che ci esortava ad andare avanti nella tutela dell’ambiente e della salute pubblica e noi abbiamo raccolto questo invito. Infine, chiudiamo con una frase di Abrams. Voi sapete che c’era un importante studio americano degli anni 40 sul rischio amianto nel tumore al polmone da parte di Gardner, il quale aveva studiato e accertato che tutti i lavoratori dell’amianto si ammalavano di asbestosi e di tumore del polmone, e che lo studio fu censurato, nascosto. E questo si ricollega a quanto diceva Miele prima, per cui è opportuno che ci siano dei dati epidemiologici trasparenti e ci auguriamo che i 58 casi siano poi guariti e quindi da 58 si arrivi a 25, nel senso che siano morti solo 25 rispetto ai 58.

Allora Abrams dice: “Quante vite umane potevano essere salvate se gli studi di Gardner non fossero stati censurati”. Ecco, quante vite umane potrebbero essere pure salvate se ci fosse l’indicazione del numero esatto dei malati e dei morti. Con questo concludo.

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Angeli del soccorso senza tutele

PRESENTAZIONE

Avv. Ezio Bonanni Presidente Osservatorio Nazionale sull’Amianto – ONA Onlus

Via Crescenzio, 2 – 00193 – Roma Tel. +39 0773 663593 e-mail: [email protected]

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Vigili del Fuoco e rischio amianto

"Angeli del soccorso senza tutela; Vigili del Fuoco a rischio esposizione"

Vigili del Fuoco e rischio amianto

Avv. Ezio Bonanni

Presidente ONA ONLUS e legaledelle vittime dell’amiantodelle vittime dell amianto

Consapevolezza degli

Sentenza del Tribunale di Torino, 31 ottobre 1906

"Angeli del soccorso senza tutela; Vigili del Fuoco a rischio esposizione"

effetti patogeni

dell'amianto a partire

dai primi del 1900

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Sentenza della Corte di Appello di Torino del 1907

Nel 1907

"Angeli del soccorso senza tutela; Vigili del Fuoco a rischio esposizione"

la Corte d'Appello di Torino ha confermato

la decisione del Tribunale sulla natura patogena dell'amianto

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"Angeli del soccorso senza tutela; Vigili del Fuoco a rischio esposizione"

Sentenza della Corte di Cassazione28 aprile, 1936

N. 2107

“E’ … certo ed incontestabile che l’integrità personale dell’uomo e la sua salute (sommi beni che trascendono dalla sfera dell’individuo per assurgere ad importanza sociale, come necessaria premessa della conservazione e del miglioramento della specie) sono protette non

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della specie) sono protette non soltanto dal contratto, ma altresì da numerose leggi di pulizia sanitaria e perfino dal Codice Penale”.

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“Il dovere di prevenzione, che l’art.17 r.d. 14 aprile 1927, n. 530,sull’igiene del lavoro, impone per illavoro che si svolga in ‘locali

"Angeli del soccorso senza tutela; Vigili del Fuoco a rischio esposizione"

gchiusi’ va osservato in tutti queicasi in cui il luogo di lavoro, purnon essendo completamentechiuso, non sia tale da permetterecomodamente e senza pericolo lauscita dei vapori e di qualsiasimateria nociva”.

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Sentenza dellaCorte di Cassazione

20 gennaio 1941 n. 682

"Angeli del soccorso senza tutela; Vigili del Fuoco a rischio esposizione"

Sentenza della Corte di Cassazione17 gennaio 1941

“Per le malattie professionali nongarantite da assicurazioneobbligatoria il datore di lavoro nonpuò esimersi da responsabilità sel’ t d i i d tt

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l’evento dannoso si sia prodotto persua colpa (Corte di Cassazione,Sentenza 17.01.1941, Soc. Off.elettroferro Tallero vs. Massara)…

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La legge n. 455 del 12.04.1943 inserisce l’asbestosi

"Angeli del soccorso senza tutela; Vigili del Fuoco a rischio esposizione"

inserisce l asbestosi nella tabella delle malattie professionali.

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PRODUZIONE E IMPORTAZIONE DI AMIANTO IN ITALIA DAL 1946 AL 1992

"Angeli del soccorso senza tutela; Vigili del Fuoco a rischio esposizione"

Fonte: O.N.A. 8

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"Angeli del soccorso senza tutela; Vigili del Fuoco a rischio esposizione"

Orange:United States

Red: Italy

Produzione nazionale di amianto grezzo Italia e Stati Uniti d'America; tonnellate; anni: 1945-1992

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La lobby dell'amianto (1)

Relazione scritta il 20 dicembre 1976, da Ermanno Martini,

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ingegnere e dipendente della ditta "Amiantifera" di Balangero (Torino). La relazione è stata utilizzata nel corso tenuto a Neuss(Dusseldorf) dal 13 al 18 dicembre 1976 a Wirtschaftsverband Asbestzement e V. (WVAZ) [Unione dei produttori di cemento-amianto]. In questo

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rapporto è possibile leggere la frase "Dissociarsi da ogni discussione delle idee del dottor Selikoff e astenersi dal citarlo".

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La lobby dell'amianto (2)

Nota scritta a mano su un "incontro" presso la "Assocemento" di Roma il

"Angeli del soccorso senza tutela; Vigili del Fuoco a rischio esposizione"

la Assocemento di Roma, il 17 novembre 1978.Questa nota è stata trovata fra le carte del Consiglio di Amministrazione della società"Amiantifera diBalangero" (Torino) e ora si tiene presso l'Archivio di Stato di Torino. (Società di produzione di amianto chiedere di rallentare la questione della normativa sui limiti di esposizione legati alla

d i d i

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produzione dei lavoratori, "l'ENPI ha aderito a questa richiesta ... Il ministro della Salute ha confermato questo fatto." - Torino, Archivio di Stato).

Principio di precauzione Patologia

"Angeli del soccorso senza tutela; Vigili del Fuoco a rischio esposizione"

e rischio zero come forma di prevenzione primaria.Mondo pulito = Salute

Mondo inquinato = Malattia

gAmbientale

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q

(Giancarlo Ugazio e The Helsinki Declaration on Management and Elimination of Asbestos-Related Diseases)

Salute Ambientale

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AMIANTO AMIANTO KILLERKILLER

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"Angeli del soccorso senza tutela; Vigili del Fuoco a rischio esposizione"

Incidenza epidemiologica:Mesoteliomi circa 1.800 decessi ogni anno. In ogni caso non inferiore a 1.500.Tumori polmonari, il doppio: non meno di 3.000 decessi ogni anno, con un totaleche già porta a 4.500 decessi, cui debbono essere aggiunti quelli legati alle altreneoplasie e alle patologie fibrotiche con le complicanze cardio-vascolari e cardio-circolatorie.

Le malattie derivanti dall’esposizione all’amianto sono raggruppabili in duesottoinsiemi:

a) malattie flogistico degenerative- Asbestosi polmonarePl h l i h

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-Placche pleuriche

b) malattie neoplastiche- carcinomi bronchiali- mesoteliomi pleurici - cancro della laringe- cancro dell’ovaio

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Sia le patologie fibrotiche che quelle neoplastiche sono dose dipendenti e prive di una soglia aldi sotto della quale il rischio si annulla.Ciò è confermato dalla normativa comunitaria.

• direttiva n. 477/83/CEE: “le attuali conoscenze scientifiche non sono tali da consentire di

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stabilire un livello al di sotto del quale non vi siano più rischi per la salute” (quarto“considerando”);

•direttiva n. 148/2009/CEE: “anche se non è stato ancora possibile determinare il livello diesposizione al di sotto del quale l’amianto non comporta rischi di cancro, è opportuno ridurre alminimo l’esposizione professionale dei lavoratori all’amianto” (undicesimo “considerando”);

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• La soglia sussiste in riferimento all’asbestosi polmonare.

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Patologie non ancora universalmente riconosciute come asbestocorrelate

Patologie tumorali extra toraciche:Patologie tumorali extra-toraciche: Cervello; Colecisti; Colon-retto; Tessuti Emolinfopoietici; Esofago; Laringe-Lingua; Mammella; Ovaio; Pancreas; Peritoneo; Prostata;

Rene; Stomaco; Testicolo; Tiroide; Vagina-Vulva; Vescica

Patologie tumorali localizzate nel toracePleura; Polmone;

Patologie degenerative, non

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tumoraliCuore (Miocardiopatia); Sistema

nervoso centrale (morbo di Alzheimer & autismo); Sclerosi

Laterale Amiotrofica

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"Angeli del soccorso senza tutela; Vigili del Fuoco a rischio esposizione"

L’amianto è un cancerogeno.

Lo IARC ha affermato che “L'amianto provoca il mesotelioma e il cancro del polmone, della laringe e dell'ovaio” (IARC A review of human Carcinogens. Arsenic, Metals, Fibres and Dust. IARC

Monographs on the Evaluation of the Carcinogenic Risks to Humans. 100 part C. Lyon: IARC; 2012).

Allo stato attuale degli studi la IARC classifica l’amianto come agente cancerogeno probabile per i tumori del tratto digerente (faringe, stomaco ed colon).

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Dati del V° Rapporto ReNaM, pubblicati nel dicembre 2015 relativi ai casi di mesotelioma fino al 2011/2012

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Gli appartenenti al Corpo dei Vigili del Fuoco sono esposti adaltri cancerogeni e agenti tossico-nocivi:

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• Benzene • Scarico del motore diesel• Cloroformio• Fuliggine• Stirene

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• Formaldeide.

Incidenza epidemiologicaSecondo il III Rapporto ReNaM, fino al 2004 ci sono stati 58 casi di

mesotelioma (1993-2004) Se così è evidentemente si stima che

"Angeli del soccorso senza tutela; Vigili del Fuoco a rischio esposizione"

mesotelioma (1993 2004). Se così è, evidentemente si stima che

fino al 2016, tenendo conto che per il primo dato non vi era

l’integrale copertura, si possono stimare quantomeno altri 80 casi di

mesotelioma.

Gli attuali dati ReNaM riportano un numero inferiore. I casi

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sarebbero fino al 2011/2012 circa 32 tra gli appartenenti al Corpo

dei Vigili del Fuoco, nella Pubblica Amministrazione e 6 nell’ambito

della Difesa Militare.

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Stima epidemiologicaSe si tiene conto dei dati precedenti (III Rapporto ReNaM)

evidentemente si stimano circa 150 casi di mesotelioma con tutte

"Angeli del soccorso senza tutela; Vigili del Fuoco a rischio esposizione"

evidentemente si stimano circa 150 casi di mesotelioma con tutte

le conseguenti ricadute in riferimento alla stima dei tumori

polmonari e di altri organi e dunque dell’incidenza

epidemiologica.

Se invece si tiene conto dei casi censiti dal V Rapporto

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ReNaM (38), è evidente che la stima si abbassa di molto.

Gli appartenenti al Corpo

Nazionale dei Vigili del Fuoco sono

esposti a diversi agenti cancerogeni e

"Angeli del soccorso senza tutela; Vigili del Fuoco a rischio esposizione"

tossico-nocivi che determinano un

sinergismo e anche un potenziamento

degli effetti dell’amianto di cui non si

può non tener conto.

Il Corpo Nazionale dei Vigili del

F ff t il bl i t

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Fuoco affronta il problema amianto

soltanto in data 30.11.2016

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Le misure adottate sono limitate ai

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Vigili del Fuoco che hanno svolto

attività nelle aree del sisma e con

esami che NON sono adeguati in

relazione al rischio, per tempi e

modalità, e in ragione della durata

d ll l t

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della latenza.

Programma di intervento ONA

• Maggiore attenzione per la prevenzione primaria (strumenti di prevenzione

"Angeli del soccorso senza tutela; Vigili del Fuoco a rischio esposizione"

Maggiore attenzione per la prevenzione primaria (strumenti di prevenzione

tecnica e/o protezione individuale);

• Risoluzione della discriminazione degli appartenenti al Corpo Nazionale dei

Vigili del Fuoco ai fini della copertura INAIL, esclusa dall’art. 1 comma 3 n. 22

DPR 1124/65;

• Emanazione di decreti attuativi delle norme di cui al DLgs.vo 81/08 in

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relazione alle particolari esigenze di servizio;

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Programma di intervento ONA• Sorveglianza sanitaria dei Vigili del Fuoco esposti ad amianto e ad altri

cancerogeni e agenti tossico-nocivi. Il protocollo deve prevedere, all’esito

"Angeli del soccorso senza tutela; Vigili del Fuoco a rischio esposizione"

dell’anamnesi lavorativa e dell’attento esame del curriculum, esami strumentali

adeguati tra i quali esame TAC torace ed addome con strumenti ad alta

risoluzione e basso dosaggio di radiazioni;

• Rilevazioni epidemiologiche aventi ad oggetto l’incidenza e i decessi per

neoplasia, e in ordine al rischio amianto riferiti a tutti le patologie asbesto

correlate e non solo al mesotelioma.;

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;

• Tutela risarcitoria, con la creazione di un fondo vittime, che si aggiunge al gi

costituito fondo vittime dell’amianto, adeguato alla reale condizione e situazione

dei Vigili del Fuoco.

Dall’articolo dell’“Osservatore Romano”:

Udienza Generale - 27 Aprile 2011

"Angeli del soccorso senza tutela; Vigili del Fuoco a rischio esposizione"

"Papa Benedetto XVI saluta i rappresentanti dell'Associazione nazionale delle vittimedell'amianto (Avani) e di sorveglianza nazional

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e amianto (ONA) e li esorta a continuare il loro lavoro importante per la tutela dell'ambiente e della salute pubblica".

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“Quante vite umane

potevano

(UNAI) Amianto: legalità, salute, ambiente

pessere salvate se gli studi di Gardner non fossero stati censurati!”(Abrams)

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Grazie.

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La sussidiarietà, mezzo necessario e indispensabile per migliorare la sicurezza degli operatori nelle

emergenze. La disponibilità dell'ONA.

Arch. Giampiero Cardillo Generale Brigata CC in riserva

Membro Comitato Tecnico Scientifico Ona

- Sicurezza degli operatori nelle emergenze: perché anche la protezione dall'Amianto deve collocarsi ai limiti superiori dell'urgente sviluppo delle tecniche e dei mezzi di salvaguardia. - L'estensione possibile dei risultati di un up-grade di sicurezza ad altri ambiti di operatività e la corrispondente possibile estensione della tutela alla popolazione soccorsa. - Necessità e indispensabilità del coordinamento fra diversi operatori, per condividere i miglioramenti necessari per la salute e sicurezza. - Urgenza della collaborazione propositiva di Istituzioni, Sindacati e ONA per contenere anche il fenomeno mortifero dell'Amianto. - Il tavolo dell'azione sussidiaria condivisa. Conoscete tutti l’adagio:

“ Chi sa, fa; chi non sa fare, dirige; chi non sa dirigere, coordina; chi non sa coordinare, supervisiona. Chi non sa far niente, fa politica”.

Da vecchio militare ho sempre rigettato questa semplificazione da bar che liquida malamente la sfida alla complessità del dovere di buon governo.

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Questo perché un militare deve avere coscienza e consapevolezza che un ordine gerarchico serve, ma sa anche che la gerarchia ordinata deve “servire” la cittadinanza e non “servirsi” del potere.

Da cittadino che ha servito nell’amministrazione dello Stato, ho sempre creduto nella semplificazione straordinaria offerta dalla sussidiarietà orizzontale e verticale ( art. 118 Cost.). Strumento necessario per fare, solo se si vuole fare e se si sa fare bene... il bene.

I Vigili del Fuoco oggi appaiono essere al margine e non al centro del sistema della cura delle emergenze nazionali.

Eppure hanno lunga e gloriosa tradizione, disciplina, coraggio, dedizione, cultura tecnica specifica da vendere.

Soffrono, invece, a noi sembra, dello stesso depauperamento e mortificazione delle capacità tecnico- logistiche toccato a molti ambiti della PA: dai militari, agli operatori della sicurezza, alla CRI, ai provveditorati, agli uffici tecnici degli enti locali, fino al ... catasto.

Ne soffre in generale l’efficienza, l’efficacia dell’azione pubblica. In particolare ne soffre anche il morale e la sicurezza di chi opera.

Proviamo a capire perché e come rimediare.

Nel 1982 in Italia nasce la Protezione Civile, come Dipartimento della PCM.

Nel 1994 vede la luce il Dlgs 626.

Il primo dopo il terremoto dell’Irpinia, il secondo a seguito di nove Direttive dell’UE.

Fatti epocali e pressioni esterne.

Eppure l’Italia Repubblicana ha in Costituzione l’art. 41, che prevede:

“L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana ...”

Non solo, in tema di sicurezza del lavoro possiamo vantare l’art. 437 del CP del 1930, l’articolo 2087 del CC del 1942, per non parlare dei Dpr: 547/1955; 164/1956; 303/1956.

In tema di protezione civile, poi, potremmo vantare una tradizione millenaria, dai Romani in poi, passando per l’associazionismo sussidiario del Medioevo, per

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arrivare al diffusissimo volontariato dei giorni nostri, non solo della CRI militare e civile (oggi solo civile, in verità).

Volontariato vero e fasullo.

Ma tant’è.

Noi maestri del diritto e della sussidiarietà siamo oggi qui riuniti a parlare di gravi insufficienze in tema di sicurezza di chi opera in emergenza.

L’amianto è solo un pezzo del grande iceberg sommerso che testimonia una crisi di efficacia e efficienza istituzionale di cui soffre tutto il nostro Paese.

La punta dell’iceberg è rappresentata, invece, dalla conflittualità istituzionale ben palesata negli anni, anche in questo delicato settore, da una successione altalenate di leggi, a partire dalla 225/1992, passando per il Dlgs 112/1998, alla 401/2001, alla 152/2005, la 27/2012, la 100/2012, la 119/2013.

Orbene, questa descritta, in breve, è la trama sfilacciata da riparare, per iniziare a tessere l’ordito di una tela di efficienza istituzionale robusta.

L’Amianto può rappresentare il catalizzatore per una decisa svolta riparatrice. L’amianto dà la morte. E la morte non aspetta. Ci sono, è vero, altri e più tremendi veleni a contatto dei VV del F in azione. Ma l’Amianto non si vede se non quando sussiste compatto, a volte non si sa che ci sia.

Genera pericoli e rischi che abbisognano di grande competenza e esperienza per essere contrastati.

Occorre grande applicazione tecnica e tecnologica innovativa.

È indispensabile un consiglio medico specializzato.

È necessario sviluppare la ricerca per la prevenzione e la cura.

È categorico supportare le impasse riorganizzative coprendo con provvidenze amministrative i tempi necessari a realizzare un quadro di sicurezza almeno sufficiente.

È un assioma che chi sa faccia, ma a volte è opportuno che anche diriga e coordini, sussidiariamente, magari per migliorare un documento di sicurezza ora appaltato a chi potrebbe saper molto meno di quello che serve.

Allora, di conseguenza, occorre sussidiarietà orizzontale prima ancora di quella, pur necessaria, verticale fra Istituzioni, regolata e non ancora ben regolata dalla legge.

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L’ONA dispone di esperienza, uomini e dossier tecnici e tecnico- legali di qualità sperimentata e di qualità sperimentale.. Medici, giuristi, tecnici, ricercatori, operatori di vari settori afferenti la sicurezza (safety).

I VV del F hanno ancora tutto quel che serve per impostare e contribuire a ridisegnare un quadro di sicurezza operativo per loro stessi e per tutti coloro che si trovano a soccorrere assieme a loro e a chi è da loro soccorso. Hanno esperienza e intelligenza. Hanno capacità e immaginazione che ne deriva.

L’Autorità politica dispone del potere di favorire la sussidiarietà secondo Costituzione, incoraggiando le buone iniziative che vogliono passare dalla protesta alla proposta. Ha i mezzi per assicurare il periodo transitorio che precede l’efficacia delle soluzioni che saranno proposte e adottate. Ha il dovere di coprire previdenzialmente e amministrativamente ciò che è pregresso e che non può più essere evitato.

Le altre figure della PA, che vivono gli stessi pericoli e rischi, possono contribuire, ciascuno per la propria esperienza, a individuare soluzioni realistiche adottabili.

L’Industria e la ricerca industriale, oggi qui non rappresentata, può e deve essere coinvolta per superare ciò che appare insuperabile oggi.

Non è pensabile infatti, nel terzo millennio di Industria 4.0, che la sussidiarietà orizzontale si trasformi in un blocco dell’attività, per mancanza di idee industriali, in un Paese che è secondo solo alla Germania per capacità tecnologica in Europa.

Occorre un “tavolo”, favorito dalle AA di Governo che riannodi la trama in più punti ancora lacerata della tela della sicurezza degli operatori dell’emergenza, che a forza di chiamarli “angeli”, non vorremmo che raggiungessero il Paradiso anzitempo.

Abbiamo bisogno, qui sulla terra, di angeli, sani quanto coraggiosi, angeli dell’impegno, del coraggio e della fedeltà alle Istituzioni.

Proviamo e riproviamo, come suggeriva laicamente Galileo.

Le intelligenze ci sono. La volontà anche. La scienza civile abbonda.

Si può vincere questa battaglia contro l’amianto.

Grazie per l’attenzione.

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Sorveglianza sanitaria sui Vigili del Fuoco

PRESENTAZIONE

Dott. Daniele Caretta Medico del lavoro - Verona

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Sorveglianza sanitaria sui Vigili del Fuoco

Dott. Daniele CarettaMedico del lavoro

Verona

Sorveglianza sanitaria sui vigili del fuoco

Ostacoli: 1) storici 2) culturali 2) culturali 3) normativi

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Differenza tra capacità lavorativa generica e specifica

Generica• Nasce da un concetto di

Specifica• E’ la capacità di un individuo • Nasce da un concetto di

capacità di riserva indifferenziataindifferenziata e potenzialepotenziale, intrinseca ad ogni individuo, per sopperire ad una sostanziale iniquità del metodo risarcitorio risarcitorio là ove veniva risarcito il danno solo nel caso del soggetto che produceva un reddito e ove, di i

• E’ la capacità di un individuo a svolgere una specifica specifica attività lavorativaattività lavorativa, quella di fatto esercitata, ovvero la capacità di un individuo di estrinsecare diverse attività lavorative, ma tutte, comunque, afferenti alla sua sfera attitudinale, sfera attitudinale, in quanto coerenti con l’età, il sesso, il

d di i t i di conseguenza, venivano penalizzati coloro che nulla potevano produrre (il minore, la casalinga, il disoccupato, il pensionato).

• Siamo nella sfera della tutela sociale

grado di istruzione e l’esperienza lavorativa dello stesso, ovvero di “capacità lavorativa attitudinale”.

• Siamo nella sfera del diritto al lavoro  (sicuro)

Idoneità genericaIdoneità generica(sfera della sicurezza sociale)

• Prescinde dalla mansione specifica • Non è espressa dal medico competente• Deve essere espressa da un ente pubblico• Tutela dell’individuo in quanto cittadino

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Scopo della sorveglianza sanitaria sorveglianza sanitaria è la tutela della tutela della salute salute del lavoratori 

(diritto al lavoro sano)

i di• Regista : medico competente • Strumento giuridico : giudizio idoneità (atto medico)

• Oggetto della tutela : salute del lavoratore • Attività considerata : mansione specifica• Motivo : presenza di fattori di rischio specificip p

Premessa fondamentale :  valutazione rischi mansione

Rapporto tra sicurezza, salute e lavoro

• Nelle comuni attività lavorative, nell’esercitare la propria capacità nell esercitare la propria capacità lavorativa attitudinale specifica (mansione) la sicurezza e la salute possono rappresentare un possibile limite nel poter estrinsecare il proprio diritto al lavoro. Il rischio è percepito

b l l lcome un possibile pericolo per il proprio diritto al lavoro in quanto minaccia della propria integrità psico-fisica.

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Vigile del fuoco, sicurezza e salute

• A differenza di quasi tutti gli altri lavori in cui• A differenza di quasi tutti gli altri lavori, in cui il pericolo è un evento da evitare, il vigile del fuoco (come altri corpi che garantiscono la scurezza sociale) trova il suo senso proprio nell’intervenire quando c’è un pericolo. 

• In mancanza di questa condizione il suo esistere non trova giustificazione. 

Percezione della minaccia per la propria salute

E’ molto diversa tra chi quotidianamente ff t il i l hi i l i laffronta il pericolo e chi invece lo vive solo nell’immaginario.

Se da un lato chi solo lo immagina lo può enfatizzare, è indubbio che chi si confronta regolarmente con il pericolo, lo tema di meno, g p , ,acquistandone maggior confidenza.

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Confidenza con l’evento pericoloso

• Il vigile del fuoco non si preoccupa tanto di it il i hi i tt t ( icome evitare il rischio ma piuttosto (possiamo 

dire: al contrario?) di come affrontare direttamente il pericolo.

• Pericolo: proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore avente il potenziale di pcausare danni  

• Per il VVFF il pericolo è una controparte

La cultura sulla sicurezza e salute sul lavoro affonda le sue radici sulle sofferenze dei lavoratori e nelle

lotte sindacali

• Nasce nell’800 con al rivoluzione industriale• Si prende atto che il lavoro svolto con il nuovo • Si prende atto che il lavoro svolto con il nuovo

sistema industriale ha un impatto imprevisto sulla salute sociale: gli ospedali non riescono a fa fronte alle esigenze sanitarie (infortuni) dove sono sorte le aree industriali

• Si corre ai ripari imponendo all’imprenditore di sostenere le spese di tali costi: nasce INAIL

• Solo successivamente (nel 900) si pone • Solo successivamente (nel 900) si pone l’attenzione sulle malattie da lavoro (silicosi) e dell’igiene del lavoro (lavoro minorile, orari di lavoro, etc.).

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Croce rossa

• Nasce per far fronte ai danni alla salute ti d i flitti diprovocati dai conflitti di guerra. 

• Anche qui i danni ci sono già. • Croce rossa si prefigge di correre ai ripari, di salvare il salvabile.

Cultura della prevenzione 

• Affonda tipicamente le radici nel mondo del lavoro (Ramazzini) pur essendo oggi applicatalavoro (Ramazzini) pur essendo oggi applicata a campi molto diversi :                                                  …………«prevenire invece che curare» 

• In essa è implicito il limite della componente componente i tt ll d li ti t liti t liumanaumana rispetto a quella degli eventi naturali eventi naturali 

quale responsabile principale (valutazione errata del pericolo, pur per motivi diversi) 

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Il vigile del fuoco: un lavoratore atipico

• Il fuoco come altre calamità sono antiche quanto l’uomo. l uomo. 

• La difesa contro questi pericoli è un esigenza nata a tutela della collettività. 

• E’  voluta da chi detiene il potere sociale.                      (se ne trovano tracce fin dall’antica Roma). 

• E’ pertanto un approccio che deriva dalla parte pubblicapubblica. 

• Utilizza forze che si ispirano a modelli organizzativi di tipo militare, anche quando utilizza risorse volontarie. 

Conseguenze

• Date le premesse di cui sopra non c’è da t i i h h li ll l i l ti istupirsi che anche a livello legislativo si riscontrino tutt’oggi una serie di incongruenze che non fanno altro che sottolineare la difficoltà nell’armonizzare il diritto al lavoro con le esigenze della sicurezza sociale senza discriminare alcune categorie di lavoratori.

• Gli esempi sono numerosi: due eclatanti

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La normativa quadro sul lavoro notturno: DL 8.4.2003 n.66

• Art. 2 Campo di applicazione• 1. Le disposizioni contenute nel presente decreto si applicano

a tutti i settori di a tutti i settori di attività attività pubblici e privatipubblici e privati con le uniche a tutti i settori di a tutti i settori di attività attività pubblici e privatipubblici e privati con le uniche eccezioni del lavoro della gente di mare di cui alla direttiva 1999/63/CE, del personale di volo nella aviazione civile di cui alla direttiva 2000/79/CE e dei lavoratori mobili per quanto attiene ai profili di cui alla direttiva 2002/15/CE.

• 2. Nei riguardi delle forze armate e di polizia, dei servizi di protezione civile, ivi compresi quelli del Corpo nazionale dei Corpo nazionale dei vigili del fuocovigili del fuoco, …. le disposizioni contenute nel presente decreto non trovano applicazione in presenza di particolari esigenze inerenti al servizio espletato nonché' degli altri servizi espletati dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco, così come individuate con decreto del Ministro competente di come individuate con decreto del Ministro competente, di concerto con i Ministri del lavoro e delle politiche sociali, della salute, dell'economia e delle finanze e per la funzione pubblica, da adottare entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto.

Il testo unico sulla sicurezza negli ambienti di lavoro DL 81/2008

• Articolo 3 - Campo di applicazione• 1. Il presente decreto legislativo si applica a tutti i settori a tutti i settori p g pp

di attività, privati e pubblicidi attività, privati e pubblici, e a tutte le tipologie di rischio.

• 2. Nei riguardi ….del Dipartimento dei Vigili del Fuoco…., le disposizioni del presente decreto legislativo sono applicate tenendo conto tenendo conto delle effettive particolari esigenze connesse al servizio espletato o alle peculiarità organizzative ivi comprese quelle per la tutela della salute e sicurezza del personale nel

di i i d i i dcorso di operazioni ed attività condotte

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La norma è poco chiara

• «tener conto di» non può essere interpretata come una deroga, dopo che l’articolo precedente afferma una deroga, dopo che l articolo precedente afferma che la norma si applica a tutti.

• Le disposizioni applicative entro 120 gg non sono mai state emanate.

• Alla richiesta di chiarimenti alla Commissione Interpello non ne è seguita una sufficiente chiarezza interpretativa chiarezza interpretativa.

Infatti all’interno del sistema sanitario del corpo dei VVFF convivono 2 figure sanitarie:

1) Medico incaricato 2) Medico competente

Il i lt t è h l fi d l di t t è t t Il risultato è che la figura del medico competente è entrato con difficoltà e fa fatica a decollare all’interno dell’istituzione. Per conseguire il suo obbiettivo di tutela della salute, il medico competente, ha come campo d’azione, le criticità dell’istituzione stessa (rischio lavorativo e organizzativo in generale). Laddove il medico incaricato, figura istituzionale storicamente consolidata, non ha nessuna voce in capitolo, assolvendo altre funzioni all’interno dell’organizzazione funzioni all interno dell organizzazione. Probabilmente la presenza del medico incaricato è stata il maggior ostacolo per la definizione di una normativa chiara all’interno dei corpi di sicurezza dello Stato.

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Sorveglianza sanitaria VVFF (e addetti alla sicurezza sociale in generale)

Idoneità al servizio                             (valuta stato generico salute)

Mi t t l il t di

Idoneità alla mansione         (valuta stato salute in funzione del rischio)

Mi t t l l l t • Mira a tutelare il posto di lavoro

• Privilegia generica capacità prestazionale (criteri di ammissione)

• Non idoneità = esclusione dal servizio (grave minaccia all’identità e personale)

• Mira a tutelare la salute del lavoratore

• Privilegia l’analisi del rischio salute per specifica attività

• Non idoneità = esclusione di alcuni compiti, con possibilità di conservare • Se il criterio di valutazione

base è prestazionale, l’età è sempre un rischio per motivi fisiologici

possibilità di conservare mansione

• L’efficienza esecutiva di un compito può non essere legato all’età

Alcune conseguenzeIdoneità al servizio

Protocolli generici

P t lli it i “F”

Idoneità alla mansione

Protocolli specifici

A i i i d i i • Protocolli sanitari “F” e “G” PROT. N. 4845/04.01 UFFICIO SANITARIO 16/04/2013

• Scarsa specificità degli accertamenti (es. ECG di base scarsamente predittivo in caso di elevato impegno psico-fisico)

• Rischio di escludere dal servizio lavoratori che escono

• Accertamenti sanitari decisi caso per caso dal MC in base al DVR

• Specificità della valutazione (ECG da sforzo per gli addetti al 118 per il rischio da elevato stress psico-fisico) servizio lavoratori che escono

dagli standard ottimali: ampliati limiti di accettabilità (vedi BMI : body mass index): si sottovaluta un fattore di rischio

• Gli stili di vita personali possono non avere alcun peso sulla capacità specifica

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Non eletti gli RLS(rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza)

• Un’altra atipicità che si può osservare, fatto l t i i iper lo meno strano in un organizzazione 

Statale, è che i lavoratori VVFF hanno rinunciato alla facoltà di farsi rappresentare dai propri RLS. Può essere un ulteriore testimonianza della trasversalità del tipo di  cultura in materia di sicurezza e salute negli ambienti di lavoro.

Il DL 81/2008 oggi è di fatto inapplicato nei riguardo dei lavoratori del corpo dei VVFF

Mi riferisco al comando di Verona dove, pur: 1) esistendo un incarico di medico competente

• 2) esistendo un DVR con indicazione dei rischi• 3) effettuando il MC i sopralluoghi negli ambienti di lavoro• 4) essendo indetta la riunione annuale ex‐art.35Al medico competente viene impedita, anche tramite la rescissione del contratto in caso di resistenza e quindi in palese violazione della legge, la possibilità di sottoporre i lavoratori a sorveglianza sanitaria (salvo i videoterminalisti) per i rischi, apertamente, pur se genericamente riconosciuti da parte dello stesso Comando, quali :riconosciuti da parte dello stesso Comando, quali :  • ‐MMC (movimentazione manuale di carichi)• ‐ chimico• ‐ lavoro notturno

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Eppure ilDecreto Ministeriale 14 giugno 1999, n. 450

Regolamento recante norme per l'individuazione delle particolari esigenze connesse al servizio espletato nelle strutture della Polizia di Stato, del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e………

Riconosce  con chiarezza il ruolo del Medico competente

• Art. 2. ‐ Funzioni di medico competente

• 1. Nell'ambito delle attività e dei luoghi di cui all'articolo 1, comma 1, e comunque nelle aree individuate a norma dell'articolo 23, comma 4, del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, e successive modificazioni e integrazioni, le funzioni di medico competente sono svolte dai medici del ruolo professionale dei sanitari della Polizia di Stato e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco in possesso dei requisiti richiesti dai decreti legislativi 15 agosto 1991, n. 277, e 19 settembre 1994, n. 626, e successive modificazioni e integrazioni, che possono avvalersi dei medici della medesima Amministrazione o Corpo che abbiano svolto per almeno quattro anni attività di medico nel settore del lavoro nell'ambito del Ministero dell'interno, designati a livello centrale e provinciale.

• 2. Quando per lo svolgimento di specifici accertamenti medico‐clinici relativi all'attività di sorveglianza sia richiesta una specializzazione di cui il personale indicato al comma 1 non sia in possesso, gli accertamenti stessi sono svolti, mediante convenzione, da medici aventi la specializzazione richiesta.

Ma il VVFF ha veramente dei rischi legati alla sua mansione ?

• Gli studi in letteratura che evidenziano rischi l l t d i ff i l ti iper la salute dei vvff sono numerosi e relativi a 

più fattori di rischio. Tra l’altro il rischio chimico, ergonomico, cancerogeno, da stress lavoro correlato.

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Evidenza della presenza dei rischi

• MMC

• Chimico

• Cause di servizio, DVR• Dati di letteratura• Chimico

• Lavoro notturno• Stress lavoro correlato• Cancerogeno

O i i d i t lli

• Dati di letteratura• Cause di servizio, orari• Cause di servizio, DVR• Dati di letteratura

P di i i d• Omissione dei controlli sostanze psicotrope previsti dalla conferenza Stato‐Regioni

• Presenza di mansioni ad elevato rischio di infortuni

In realtà il DVR non offre molte informazioni utili al MC per programmare una sorveglianza sanitaria

• Tuttavia basta fare riferimento a quanto emerso nel recente sopralluogo del MC presso una sede qualsiasi del Comando Provinciale di Verona per far emergere che, in un autobotte, le p g , ,attrezzature da lavoro utilizzate dagli addetti:

• Sono carichi che oscillano dai 4/6 kg ai 22/25 Kg ma che possono raggiungere i 35 kg.

• sono movimentati dai VVFF sia in esercitazione giornaliera e/o settimanale che in opera

• sono posizionati ad altezze incongrue (>160 cm o <50 cm da terra)

• sono richieste torsioni e proiezioni del busto in avanti con leve svantaggiose svantaggiose

• Le dislocazioni verticali sono del tutto che indifferenti

A ciò va aggiunto che la divisa operativa del VVFF pesa 8,5 kg e, qualora munita di autorespiratore, oltre 20 kg.!!

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I rilievi raccolti evidenziano che:Con il metodo NIOSH, da tutti riconosciuto come metodo di riferimento per la valutazione del rischio ergonomico, gli indici di rischio per la colonna vertebrale, sono spesso elevati (al di sopra di 3)

INDICE DI SOLLEVAMENTO LIVELLO DI RISCHIO

<0,85Livello Normale.La situazione è accettabile e non è richiesto alcuno specifico intervento.

0,85 - 1,00Livello di Attenzione.Attivare la sorveglianza sanitaria. Effettuare controlli periodici e attivare la formazione e informazione del personale. formazione e informazione del personale.

1,00 - 3,00Livello di Rischio!Attivare interventi di prevenzione. Attivare la sorveglianza sanitaria. Attivare la formazione e l'informazione del personale.

> 3,00Livello di Rischio Elevato!Attivare interventi di prevenzione. Attivare la sorveglianza sanitaria. Attivare la formazione e l'informazione del personale. Necessità intervento immediato.

criteri chiamati in causa a giustificazione del mancato controllo sanitario e della negazione de

rischio specifico

• Formazione • Formazione • Uso dei DPI • Uso di procedure Essendo tutti legati al comportamento del lavoratore sono per loro natura stessa i d ti ti il t ll t t l d l inadeguati a garantire il controllo totale del rischio.

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Conclusioni• La sorveglianza sanitaria per la tutela della salute dei VVFF,

pur formalmente presente in alcuni aspetti burocratico amministrativi, è oggi non solo ampiamente disattesa, ma anche ostacolata: non vengono effettuate le visite preventive periodiche da parte del medico competente. Ciò costituisce grave violazione della legge grave violazione della legge. Si sta verificando l’analogo ritardo osservato nel comparto sanità

• Le resistenze, soprattutto a livello periferico dei Comandi Provinciali, al riconoscimento a pieno titolo del ruolo del medico competente sono favorite da ambiguità legislative. A ciò contribuisce una visione istituzionale culturalmente distorta del concetto di salute del lavoratore rispetto ai fondamentali principi di difesa del diritto al lavoro. 

• La carenza di risorse economiche non appare una sufficiente giustificazione Se in passato questa «extra-territorialità» in giustificazione. Se in passato questa «extra territorialità» in materia di sicurezza del lavoro era mitigata da una «giovane e prestate» forza lavoro, oggi la riduzione del turnover, ne ha elevato pericolosamente l’età media in servizio e quindi il rischio di incorrere in gravi danni per la salute, sia per infortuni che per malattia. Ne consegue che l’omissione di applicazione della normativa a questa categoria di lavoratori configura una condizione di vera e propria EMERGENZA

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Il disturbo post traumatico da stress

Dott.ssa Sabrina Melpignano Psicologo - Psicoterapeuta

Via Crescenzio, 2 – 00193 – Roma Tel. +39 0773 663593 e-mail: [email protected]

Stasera ho sentito parlare di stress e di rischio per il lavoratori, per quanto riguarda anche tutte le problematiche legate allo stress correlato al lavoro, soprattutto al lavoro del soccorritore. Il soccorritore … visto che qui ci sono dei tecnici - soprattutto degli ingegneri -, ma la psiche non si può assolutamente paragonare ai concetti ingegneristici, perché attualmente esiste una psicologia delle emergenze/ del rischio, ma esiste anche una psicologia della prevenzione. Il soccorritore, soprattutto il soccorritore-vigile del fuoco. Io negli ultimi 2-3 anni mi sono occupata soprattutto di soccorritori e di operatori speciali delle forze dell’ordine; ho fatto diverse ricerche, ma soprattutto mi sono occupata dei soccorritori sanitari extra ospedalieri, cioè di quelli nel 118.

Non c’è molta differenza, hanno tutti delle caratteristiche in comune: sono tutti degli operatori e soprattutto ricordiamoci - noi che siamo da questa parte - che sono delle persone che corrono dei rischi. Non c’è differenza fra vittime e soccorritori: entrambi sono sottoposti alle stesse problematiche e alle stesse sollecitazioni emotive.

Qui ci sono degli ingegneri, il concetto di stress non è un termine strettamente psicologico. E’ nato soprattutto dal parlare non emotivo, non umano, ma soprattutto era attribuito a concetti legati alle resistenze del materiale. La psiche funziona nello stesso modo: quando un materiale, in questo caso un individuo complesso viene sollecitato da forze esterne (quindi gli stressor) ad un certo punto collassa, non ce la fa più.

E’ vero che i vigili del fuoco sanno esattamente quello che fanno, sono preparati a soccorrere, sanno che è un lavoro rischioso. Questo è un fattore di

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protezione, anche l’appartenenza ad un gruppo, lavorare in gruppo, ma non è sufficiente.

Alle mie spalle stanno passando delle immagini storiche del 1917: la situazione non è molto cambiata. I miei colleghi cent’anni fa hanno evidenziato delle problematiche. Questi erano dei reduci, dei soldati che ritornavano dal fronte e presentavano tante problematiche di tipo fisico (parestesie, paralisi e nelle forme più gravi psicosi, addirittura dei condizionamenti comportamentali che comportavano dei grandi disordini). Avevano capito però che nella terapia e nel supporto psicologico era necessaria anche la presenza di una “terapia occupazionale”, cioè riabilitare queste persone.

Guardate quest’immagine: questo è un militare che ha vissuto la trincea in prima persona, quindi era talmente condizionato al rumore delle bombe che lui si doveva praticamente proteggere. Guardatene il condizionamento al rumore di una sollecitazione esterna, veniva talmente condizionato che lui aveva l’esigenza di nascondersi sotto il letto. Questo è quello che può avvenire nella psiche umana, soprattutto se non si interviene e non si fa un lavoro di intervento anche a favore dei soccorritori.

Nel continuo delle psicopatologie da stress-correlato, dopo questi studi storici che risalgono come abbiamo detto a cent’anni fa, il primo ad occuparsi di “Sindrone dell’adattamento” fu un signore americano che si chiamava Selye che parla di “sindrome di adattamento” riferibile esclusivamente a problematiche di tipo organico, quindi a malesseri fisici. Per parlare di problematiche psicologiche, soprattutto di come dei fattori di stress incidono sulla psiche e come alcuni lavori predispongono a stressare il lavoratore, che possono essere sia aspetti riguardanti il contesto lavorativo, ma anche il contenuto del lavoro. L’esposizione a sostanze nocive può creare dei forti stress, persino gli ambienti rumorosi.

Ci sono degli stress che si possono tollerare e addirittura degli stress che noi tecnici consideriamo propositivi, cioè compatibili alla risposta e all’aspettativa del lavoratore. Questo si chiama “eustress”. Il problema grande diventa quando, fattori contingenti costituiscono quello che viene definito da noi tecnici il “distress”, cioè lo stress negativo/intollerante. Da un punto di vista fisiologico e neurologico il corpo ha delle riserve, quindi risponde agli stress esterni, resiste ma dopo ha una grande defaillance, quindi va in completo esaurimento.

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Quello che sentivo, anche dai colleghi precedenti, è soprattutto quello che va riferito ai soccorritori è il “problema del burn out”. Il burn out è una forte sindrome da stress che è riferibile solo nella classe dei soccorritori per un motivo: c’è una forte lacerazione, ma soprattutto si crea una desertificazione emotiva. E’ riferibile ai soccorritori perché agiscono nei confronti di persone che sono vittime e che stanno in grandissima sofferenza. Questo tipo di sindrome da stress è caratteristica soltanto di alcuni soccorritori, come i vigili del fuoco, alcune operatori delle forze dell’ordine e soprattutto dei rappresentanti del sistema sanitario. Quindi per la componente emotiva vedere persone che soffrono è veramente lacerante.

Nel continuo della patologia e in particolare delle patologie più gravi c’è tutto quello che abbiamo visto nel nostro filmato storico: cioè il disturbo post traumatico da stress, che è diverso da tutte quelle sindromi da stress perché - come abbiamo detto prima - lo stress è la risposta del nostro organismo ad una situazione critica. Il trauma è un’altra cosa.

La rappresentazione è - come detto prima dal medico del lavoro - loro lo sanno che comunque devono affrontare delle situazioni rischiose, ma significa anche trovare il peggio di quello che si è immaginato. Quindi la reazione di un soccorritore, di fronte ad una situazione drammatica, è sicuramente soggettiva e dipende.

Questo lo dicono non solo dagli studi di letteratura internazionale, ma lo dico proprio per la mia esperienza e per il mio contatto con persone/operatori che hanno subito stress forti e hanno trauma da disturbo post traumatico; quindi la mia esperienza clinica evidenzia che un soccorritore, con un disturbo post traumatico prima di tutto possiamo dire che possiamo prevenire un disturbo post traumatico.

E’ importante sempre tener conto della personalità del soccorritore, perché le reazioni sono sempre individuali, ognuno di noi può reagire alla stessa reazione traumatica in maniera diversa sia per costituzioni di struttura di personalità sia per l’identità personale sia per la nostra costituzione genetica. E’ stata identificata una tripletta, da alcuni genetisti americani, che ci predispongono particolarmente al disturbo post traumatico. Il disturbo post traumatico ha una tipologia spaziosissima che va dal semplice disturbo del sonno (che non va assolutamente sottovalutato, perché il non dormire in maniera continuativa o non avere un sonno che ti dà la possibilità di riposarti, a lungo

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andare ti può far sviluppare un disturbo dell’umore) e disturbi di natura psicosomatica (cefalee, malattie cardio-respiratorie, gastro-intestinali).

La psicosomia è una scienza ed esiste: non si parla di psicosomatica per evidenziare che è nervoso e gli fa male l’organo bersaglio che può essere lo stomaco o la testa. No! Quando c’è un trauma o un forte stress, l’organo si ammala veramente e questo non è da sottovalutare, perché questi aspetti possono essere anche preventivi da un punto di vista anche organizzativo del lavoro.

Prima abbiamo parlato proprio delle pressioni che questo materiale complesso che è l’umano sentire può subire. Nei casi più gravi, soprattutto quando parliamo di un trauma, ci possono essere e si possono strutturare in maniera massiccia dei meccanismi di difesa.

Quando c’è un trauma di solito c’è l’intervento di alcuni meccanismi di difesa che in quel momento ci salvano, perché non ci fanno sentire emotivamente il vero dolore, la nostra tristezza, la morte interiore. Chi subisce un trauma, muore. Ha una sorta di congelamento emotivo, quindi è vero che l’operatore può essere tecnicamente operativo da un punto di vista cognitivo - efficace, ma da un punto di vista emotivo può presentare molti disagi: appunto questi sono meccanismi dissociativi.

Il punto cardine è che si può fare una prevenzione, come diceva prima l’avv. Bonanni: non si deve fare solo una prevenzione legata alla problematica organica, mente e corpo non possono esser divisi. Se uno funziona e l’altro no, tutto l’uomo non funziona.

Questa è una scuola di formazione, l’ingegnere la rappresenta. Si possono dare dei consigli? E’ importante anche al ritorno da operazioni molto pesanti, poter organizzare dei piccoli gruppi? Gli americani ci insegnano molte cose in questo con le organizzazioni di alcuni breafing o con proprio delle consulenze dove vengono incoraggiati gli operatori e i soccorritori ad esprimere verbalmente le proprie emozioni. E’ un primo passo: la verbalizzazione anche nel setting analitico, anche se fatto da tecnici, solleva dalla possibilità di una mentalizzazione e di una elaborazione del pensiero. Quindi questa tecnica potrebbe aiutare i soccorritori post operazioni, soprattutto quelle più massicce.

Questo è un lavoro preventivo che si legge nelle letterature moderne, ma - lo dico anche per mia esperienza clinica - questi operatori che presentano ai test o ai colloqui disturbo post trauma importante, sono recuperabili. Quegli operatori sicuramente recuperati saranno delle persone e dei soccorritori migliori.

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Intervista rilasciata a ONA TV il 6 dicembre 2016.

Abbiamo trattato questo delicato argomento riferito soprattutto ai disturbi da stress correlato e in particolare nel continuo delle patologie psicologiche e psichiatriche del disturbo post traumatico da stress, soprattutto attribuibili ai soccorritori.

Abbiamo evidenziato che non c’è molta differenza tra la vittima e il soccorritore, perché anche colui che mette a repentaglio la propria vita per soccorrere altre persone può impattare con situazioni drammatiche non sostenibili da un punto di vista emotivo e soprattutto psicologico.

Abbiamo evidenziato anche durante la conferenza la differenza tra lo stress correlato al contesto lavorativo ed anche ai contenuti lavorativi e la differenza tra stress e disturbo post traumatico.

Abbiamo proposto alle massime autorità proprio per natura preventiva alcune tecniche per poter tutelare ed aiutare gli stessi soccorritori a prevenire questi disturbi che possono creare non solo un disagio nel lavoro e all’interno del gruppo di lavoro ma soprattutto un disagio nella loro vita come persone.

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La mia … odissea

Dott.ssa Carla Zorzetti Comitato ONA Vigili del Fuoco

Via Crescenzio, 2 – 00193 – Roma Tel. +39 0773 663593 e-mail: [email protected]

In data 21.12.2004 decedeva mio marito Esposito Bruno Vigile del Fuoco, a soli44 anni, nato a Napoli il 09.06.60. In vita lo stesso richiedeva il riconoscimento della causa di servizio per l’infermità “Carcinoma polmonare”, domanda poi riassunta e promossa nel suo espletamento da me.

In data 26.07.2004 la CMO distaccata di Napoli convalidava la diagnosi “ca polmonare in trattamento chemioterapico” e determinava l’inidoneità temporanea al lavoro.

In data 10.12.2004 il Ministero dell’Interno con DM 2122/04 decretava la dipendenza da causa di servizio degli esiti dicromici di ustione regione laterale sx del collo e radice coscia sx, occorsi a seguito dell’intervento del 17.01.1998 in cui veniva coinvolto, durante le operazioni di soccorso, nell’esplosione del veicolo gpl.

Con prot. 159837 del 15.06.06 il Dirigente addetto Comando VV F di Napoli dichiarava che mio marito aveva svolto la propria attività in presenza di agenti naturali ed antropici avversi sottoponendosi a notevoli sforzi fisici, con turni prolungati, sottoposto a stress psico fisico, aveva svolto attività di soccorso tecnico urgente, partecipando attivamente a interventi di varia natura, rimanendo, pertanto, esposto a tutti i rischi, anche in condizioni ambientali estreme e venendo a contatto con sostanze di varia natura.

Preciso che le determinazioni avanzate dal Ministero dell’Interno risultano offensive nei miei confronti e nei confronti delle orfane e del tanto dolore sopportato, ricordo causato proprio dall’imperizia dell’Amministrazione che non ha protetto e tutelato la salute di un suo dipendente che proprio per svolgere con diligenza la propria mansione ha perso la vita.

Il Ministero stesso con Decreto datato 24/10/2008 ha decretato che l’infermità -Carcinoma polmonare- sofferta da mio marito é riconosciuta dipendente da causa di servizio concedendo indennizzo ascrivibile alla prima Categoria Tabella A. Nessuna contestazione dunque sul nesso causale, l’evento dipendente dal lavoro ha causato la morte di mio marito.

Preciso che mio marito per tutta la durata del suo servizio non e’ stato mai convocato per le visite periodiche sanitarie: Libretto Individuale Sanitario inesistente!!!!

Omissione di Vigilanza Sanitaria!!!! Lo Stato che non ha tutelato la salute di un suo servitore!!

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Ricordo come l’art.132 D. Lgs 217/05 prevede assunzione nominativa del coniuge e dei figli o dei fratelli degli appartenenti al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco deceduti o divenuti permanentemente inabili al servizio per causa di servizio.

Presentavo richiesta di concessione della pensione privilegiata, per il decesso quale diretta conseguenza del servizio prestato, che veniva concessa, ribadendo l’ascrizione alla 1 ctg di PPO; veniva altresì concesso equo indennizzo. Chiedevo altresì il riconoscimento dei diritti agli eredi previsti dalla legge 217/2005 che prevede l’assunzione di vedove di soggetti deceduti e divenuti permanentemente inabili al servizio per causa di servizio, come previsto dall’art. 138 e nei limiti previsti dagli articoli 5.21.88.97 e 108, benefici concessi con la mia assunzione presso la sede di Milano, in ottemperanza alla sentenza del Tar Campania sez. quarta n. 05016/2009 del 17.09.09.

L’Amministrazione impugnava la sentenza Tar sopra riportata innanzi al Consiglio di Stato sez. terza per ottenere con la Sentenza 06574/2011 del 14.12.2011 la riforma del provvedimento di primo grado. Benché la sentenza stabilisse con la propria pubblicazione la cessazione immediata dei provvedimenti impugnati, l’Amministrazione iniziava il procedimento di risoluzione del rapporto di lavoro solamente nel luglio 2012; seguivano protocolli riservati tra me ed il Ministero. Seguiva altresì mio sollecito nei confronti dell’Amministrazione per il riconoscimento delle elargizioni richieste e per le quali non aveva ad allora ricevuto risposta alcuna.

Solamente allora con notifica del 22.09.2012 del decreto ministeriale 237/11, del prot. 15932/2009, in violazione dei termini prescritti e pertanto del diritto alla mia difesa, veniva respinta la richiesta del riconoscimento dello status di vittima del dovere in capo ad Esposito Bruno, giustificando la mancata concessione con la riconducibilità della malattia ad un singolo evento traumatico avvenuto nell’espletamento dell’attività di soccorso. Seguivano altri tentativi di addivenire ad una soluzione dell’incresciosa vicenda, in prosecuzione del procedimento di risoluzione iniziato, attraverso promesse, incontri con i dirigenti e la produzione documentale richiesta, fino ad arrivare al provvedimento impugnato al Prot. 0003660 del 31.01.2013 che decretava l’annullamento della mia nomina a Vice Collaboratore amministrativo contabile in prova-

Pertanto, nel prosieguo dell’iter amministrativo con decreto n. 000370 del 29.01.13 - Reg. Uff. Ingresso 3660 del 31.01.2013 il Ministero dell’Interno, decretava la negazione delle specifiche elargizioni economiche per le “vittime del dovere” e la risoluzione del rapporto di lavoro; il predetto decreto veniva notificato in data 31.01.2012 ma allo stesso non veniva data esecuzione sino alla data del 13.02.2012 con due comunicati contraddittori tra loro, uno al Prot. 0005707 del 13.02.2013 del Ministero Ufficio Risorse Umane disponendo l’annullamento retroattivo dal 31.01.2013, l’altro Disp Serv. 134 del 13.02.2013 del Comando Provinviale VV. F. di Milano del 13.02.2013.

La sottoscritta in questi anni, a partire ancor prima della sua assunzione, facendo parte del personale volontario del Comando dei VV. F. di Napoli, ha ottemperato con grande responsabilità e precisione ai compiti assegnatile, riportando benemerenze per le sue attitudini ed ottenendo grande solidarietà da parte delle associazioni e dei sindacati composti dagli stessi appartenenti alla grande famiglia dei Vigili del Fuoco.

Il Consiglio di Stato sostiene che l’assunzione diretta deve essere comprovata in casi di comprovata gravità, mi domando quale possa essere caso di comprovata gravità se non il decesso di un uomo a seguito dell’espletamento delle proprie funzioni lavorative. E’ appurato e ammesso

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dall’amministrazione che mio marito sia morto per causa di servizio ma si insiste in merito all’assenza di uno specifico evento traumatico che abbia portato alla morte come effetto diretto.

Con mille sforzi non mi capacito di come possano formularsi dette affermazioni soprattutto visto che a formularle sono persone che quantomeno dovrebbero avere la competenza per interpretare in maniera corretta e non distorta le Leggi vigenti.

Dagli atti si evince che mio marito ha svolto attività di soccorso tecnico urgente, in condizioni ambientali estreme, nello spegnimento di un incendio e per esplosione di un auto con alimentazione a gpl e per le lamiere ardenti ha riportato esiti dicromici di ustione regionale laterale sinistra del collo e radice coscia destra (riconosciuta dipendente da causa di servizio) con ricovero in pronto soccorso, la patologia carcinoma polmonare non può che considerarsi effetto della predetta.

Ebbene non può essere questo evento specifico chiaramente come accertato, ricollegabile all’evento morte? Mio marito é stato sottoposto all’esposizione di sostanze dannose in molteplici occasioni e la sua patologia potrebbe essere conseguenza di uno solo di questi o di tutti ma il risultato resta il medesimo.

E’ assurdo ed incomprensibile quanto strumentalmente vuol sostenersi solamente al fine di non voler permettere una concessione di cui ho diritto, non perché deciso da me ma dalla normativa.

Perché combattere chi avrebbero dovuto proteggere fin dall’inizio?

IL COMANDO NON ESCLUDEVA POTESSE ESSERCI NESSO CAUSALE TRA QUANTO SVOLTO E L’INFERMITA’CHE NE HA CAUSATO LA MORTE.

In data 24.10.2008 il Ministero dell’Interno (Dipartimento dei Vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile) con proprio decreto n. 021545-6, preso visione e ritenendo valide e condivisibili le considerazioni medico legali espresse dal Comitato con delibera n. 19295 del 28.05.2008, (Infermità: carcinoma polmonare può riconoscersi dipendente da fatti di servizio, in quanto, in considerazione dell’anamnesi, confermata dal rapporto informativo di servizio ovvero dagli elementi probatori, che trova riscontro negli atti, l’evento si appalesa tale da poter essere ricollegato alle condizioni in cui si é svolto il servizio, nonché ai fattori nocivi, ancorché inosservati, cui l’interessato é stato esposto, quantomeno sotto il profilo concausale efficiente e determinante.) riconosceva la dipendenza da causa di servizio per l’infermità “Carcinoma polmonare”, ascrivendola alla 1 ctg tab. A, ai fini E.I.

Violazione e falsa applicazione dell’art. 1, comma 563 lett o) e comma 564 legge n. 266/2005 (L. Fin. 2006). Contraddittorietà, ingiustizia manifesta, travisamento dei presupposti di fatto e di diritto - mancato riconoscimento status vittima del dovere. Eccesso di potere.

L’articolo 3 della LEGGE 13 AGOSTO 1980, n. 466 (GU n. 230 del 22/08/1980) prevede che per vittime del dovere s’intendono gli operatori di polizia e altri dipendenti pubblici deceduti o che abbiano subìto un’invalidità permanente in attività di servizio o nell’espletamento delle funzioni di istituto per effetto diretto di lesioni riportate in conseguenza di eventi verificatisi: a) nel contrasto ad ogni tipo di criminalità; b) nello svolgimento di servizi di ordine pubblico;c) nella vigilanza ad infrastrutture civili e militari; d) in operazioni di soccorso; e) in attività di tutela della pubblica incolumità; f) in attività di prevenzione e di repressione dei reati.

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Sono equiparati a tali soggetti coloro che abbiano contratto infermità permanentemente invalidanti o alle quali consegua il decesso, in occasione o a seguito di missioni di qualunque natura, effettuate dentro e fuori dai confini nazionali e che siano riconosciute dipendenti da causa di servizio per le particolari condizioni ambientali od operative.

Ampio dibattito si è formato con riguardo alla prima delle due condizioni richieste dalla disposizione (aver contratto la patologia in occasione o a seguito di missioni di qualunque natura); sarebbero sorte le sotto elencate perplessità in merito al significato da attribuire al termine “missione”: a) se riguardi soltanto l’attività effettuata fuori dai confini nazionali, ovvero anche quella prestata dentro i citati confini; b) se riguardi solo l’attività operativa, intesa come quella correlata al raggiungimento di uno scopo militare definito a priori, con l’impiego prevalente di forze militari, specificamente autorizzata con un atto dell’autorità competente, ovvero possa comprendere anche attività a carattere addestrativo o logistico; c) se possa essere considerata utile a tale fine soltanto l’attività prestata a bordo di mezzi militari (navi, aeromobili, mezzi corazzati o blindati) in attività di servizio, ovvero anche quella effettuata nell’ambito di strutture, stabilimenti e siti militari. In virtù delle disposizioni richiamate, come ripreso nella pronuncia del Consiglio di Stato, dovrebbero ricomprendersi nel termine “missione”, ai fini del riconoscimento dell’equiparazione dei destinatari alle vittime del dovere, tutte le attività istituzionali peculiari, proprie del personale, che si concretano nello svolgimento di funzioni o compiti operativi, addestrativi o logistici sui mezzi o nell’ambito di strutture, stabilimenti e siti militari, nell’area tecnico-operativa come in quella tecnico-industriale, entro o fuori i confini nazionali.

Per quanto concerne, invece, la seconda condizione richiesta dal ripetuto comma 564 (accertamento delle particolari condizioni ambientali od operative), la perplessità sorgeva in merito alla circostanza se la sussistenza di tali condizioni deve intendersi implicita nella stessa circostanza dell’imbarco su unità navali o in strutture o mezzi che abbiano comportato esposizione all’amianto. Secondo la pronuncia del Consiglio di Stato esaminata, sarebbe del tutto superfluo ricercare l’ulteriore prova del singolo episodio comportante maggiore esposizione al rischio amianto, essendo sufficiente documentare la sussistenza di circostanze che, in relazione ad elementi oggettivi (le caratteristiche dei mezzi o delle strutture in cui il soggetto ha prestato servizio, la durata complessiva e l’intensità del periodo di servizio ivi prestato, nonché la tipologia dell’attività svolta, ecc.), consentano di desumere l’esistenza delle particolari condizioni di esposizione al rischio amianto e, conseguentemente, di affermare la riconducibilità della patologia alle particolari condizioni ambientali e operative in cui si è svolta la missione.

L’articolo 1, comma 563, della legge 23 dicembre 2005 n. 266 (finanziaria 2006) ha ampliato le ipotesi in cui i dipendenti pubblici deceduti o che abbiano riportato lesioni comportanti invalidità permanente nell’espletamento delle funzioni di istituto sono considerati “vittime del dovere”. Il successivo comma 564 ha poi disposto che siano equiparati alle vittime del dovere coloro che abbiano contratto infermità permanentemente invalidanti o alle quali sia conseguito il decesso, in occasione o a seguito di “missioni di qualunque natura”, effettuate dentro e fuori dai confini nazionali e che siano riconosciute dipendenti da causa di servizio per le “particolari condizioni ambientali ed operative”.

Ai fini di un’interpretazione sistematica delle disposizioni che disciplinano l’equiparazione di alcuni soggetti alle vittime del dovere, osserva la Sezione che il comma 562 dello stesso articolo sopra richiamato enuncia il principio della progressiva estensione dei benefici già previsti in favore

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delle vittime della criminalità e del terrorismo a tutte le vittime del dovere ed equiparate, come individuate nei citati commi 563 e 564. Il combinato disposto di tali disposizioni, accedendo ad una nuova e più ampia nozione di vittime del dovere rispetto a quella originariamente prevista dalla legge 13 agosto 1980 n. 466, risponde all’esigenza di comprendere tra le vittime e gli equiparati anche soggetti che, in ragione di compiti e funzioni particolari, subiscano eventi lesivi non riconducibili ad atti di violenza.

Riguardo al significato da attribuire alle “particolari condizioni”, l’articolo 1, lettera c), del regolamento chiarisce che si devono considerare tali tutti i fatti che abbiano esposto il soggetto a maggior impegno psico-fisico o a maggiori rischi in rapporto alle ordinarie condizioni di svolgimento dei compiti di istituto. Pertanto, con riferimento alla problematica amianto (ma, è da ritenere, anche con riferimento ad altre analoghe problematiche quali l’esposizione ad agenti biologici, chimici, cancerogeni, ecc.), la straordinarietà deve intendersi implicita nella stessa circostanza dell’imbarco su unità navali o del servizio in strutture o mezzi che abbiano comportato esposizione all’amianto presente su tali unità, in quanto il servizio prestato in luoghi in cui erano così diffusamente presenti gli agenti dannosi per la salute ha innegabilmente esposto il soggetto a maggiori pericoli rispetto al servizio in altre, ordinarie condizioni.

In conclusione, ai fini del riconoscimento della condizione di equiparato alla vittima del dovere, è necessario e sufficiente che il dipendente abbia contratto l’infermità in occasione o a seguito dello svolgimento della propria attività di servizio a bordo delle unità navali, ovvero su mezzi o in infrastrutture militari nei quali era presente amianto.

In nessuna legge è scritto, e mai la giurisprudenza ha affermato che occorre entrare nel merito delle attività di soccorso per determinare il connotato di vittima del dovere.

Le attività di soccorso dei VV.F. sono fra gli eventi fondanti, indicati dalla LEGGE 13 AGOSTO 1980, n. 466, per l’attribuzione dello status di vittima del dovere; il concetto è stato più volte ribadito da numerose sentenze del Consiglio di Stato e del TAR, a conferma che le attività di soccorso rappresentano una tipologia d’evento molto rischiosa e imprevedibile, perché le circostanze e lo stadio di gravità del particolare servizio sono di portata notevolmente superiore all’ordinario grado di pericolosità insito nello svolgimento del normale servizio d’istituto.

Per il caso che ci occupa, l’evento verificatosi rientra nella lettera d) in operazioni di soccorso. La fattispecie del Vigile del Fuoco Esposito Bruno, mio marito, rientra perfettamente in tutti i requisiti stabiliti: era un pubblico dipendente, è deceduto per neoplasia polmonare dipendente da causa di servizio riconosciuta con effetto diretto di lesioni riportate in conseguenza di eventi verificatisi in attività di soccorso, quale azione diretta di sostanza tossiche assorbite in attività di soccorso che hanno determinato modificazione del tessuto cellulare polmonare, attraverso una azione mutagena e sviluppo di una neoplasia, poi risultata mortale. Lo stesso è stato sottoposto a fattori di rischio fortissimi in alcune particolari occasioni esposto a fumi nocivi e ad amianto

Questo in tessuto è stato utilizzato per decenni per il confezionamento delle tute antincendio e coperte spegni fiamma. Oltre a ciò i Vigili del Fuoco sono stati esposti a rischio amianto durante e dopo gli interventi effettuati a seguito di incendi in impianti industriali dove l’amianto era presente nella struttura edilizia e negli impianti. Durante gli interventi di vigilanza i Vigili del Fuoco hanno prescritto l’utilizzazione di amianto in ambienti con alto carico di fuoco. Secondo i dati ricavati sono quasi un centinaio i pompieri deceduti in Italia per colpa di patologie provocate dall'inalazione

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della fibra killer. A questo riguardo è doveroso sottolineare il grave rischio di contaminazione cui sono sottoposti i vigili del fuoco durante gli interventi in strutture di cemento-amianto, classificati come compatti, sottoposti a fonti di elevato calore che modificano la loro struttura e che causano così un notevole rilascio di fibre d'amianto. Le patologie sarebbero state originate nel corso delle operazioni di spegnimento degli incendi che hanno interessato baracche ed edifici vecchi e fatiscenti, là dove le fiamme - bruciando materiali come cappe fumarie, onduline, sottotetti e, in generale, strutture coibentate con l'asbesto - hanno liberato la sostanza tossica.

Si tratta di una "contaminazione" dalle modalità diverse da quella che ha caratterizzato, per esempio, altri lavoratori come gli operai della Eternit. Se, in quest'ultimo caso, infatti, l'inalazione di amianto è stata quotidiana e "spalmata" lungo otto ore e nell'intera giornata di lavoro, in un periodo temporale lungo decine di anni, per i vigili del fuoco l'assunzione è stata concentrata e devastante, in quanto relegata, per l'appunto, alle operazioni di estinzione delle fiamme. Un'esposizione che, negli incendi di grandi dimensioni si verifica "in contesti da bombe chimiche". Una fibra di amianto è 1300 volte più sottile di un capello umano. Non esiste una soglia di rischio al di sotto della quale la concentrazione di fibre di amianto nell'aria non sia pericolosa: teoricamente l'inalazione anche di una sola fibra può causare patologie mortali, tuttavia un'esposizione prolungata nel tempo o ad elevate quantità aumenta esponenzialmente le probabilità di contrarle.

In natura è un materiale molto comune. La sua resistenza al calore e la sua struttura fibrosa lo rendono adatto come materiale per indumenti e tessuti da arredamento a prova di fuoco, ma la sua ormai accertata nocività per la salute ha portato a vietarne l'uso in molti paesi. Le polveri contenenti fibre d'amianto, respirate, possono causare gravi patologie, l'asbestosi per importanti esposizioni, tumori della pleura (ovvero il mesotelioma pleurico), ed il carcinoma polmonare, come nel caso che ci occupa. La produzione e lavorazione dell'amianto è fuori legge in Italia dal 1992, ma non la vendita. La legge n. 257 del 1992, oltre a stabilire termini e procedure per la dismissione delle attività inerenti all'estrazione e la lavorazione dell'asbesto, è stata la prima ad occuparsi anche dei lavoratori esposti all'amianto.

Va detto che mio marito partecipava ad interventi di vario genere, casolari abbandonati dove erano presenti coperture di cemento-amianto, già di per se in pessime condizioni, aggravate dal calore che sfaldando la matrice cementizia libera le micidiali invisibili fibre; b) nelle discariche abusive, luoghi di raccolta di materiali che le discariche autorizzate debbono trattare come rifiuti speciali con alti costi; c) nei vagoni ferroviari sigillati ed abbandonati senza controllo su binari morti in attesa di bonifica e che vengono incendiati con allarmante frequenza; d) nei grandi capannoni dove si svolgono lavorazioni industriali spesso ad elevato rischio di incendio, con vecchie coperture in eternit.

Il vigile del fuoco oltre a quanto già detto è chiamato ad intervenire anche: a) negli interventi di ascensore bloccato ove il vano del locale motori è sicuramente inquinato, quando si effettua la “manovra manuale” il freno che il vigile va a sbloccare per il ripristino della normalità è in amianto, i locali motori generalmente sono scarsamente ventilati e questo favorisce il deposito di fibre nocive; b) in presenza di terremoti o crolli, ove si libera una quantità enorme di fibre di amianto e lo stesso accade durante lo smassamento delle macerie; c) negli incendi di locale caldaia l’amianto è sicuramente presente sotto forma di guarnizioni o coibentazioni; d) nelle chiusure di acqua in quanto i serbatoi sono generalmente fatti in eternit, anche se l’acqua tende a tenere compatte le fibre è da tenere presente che l’invecchiamento determina il rilascio di fibre nocive, cosa che accade

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scientificamente e matematicamente in presenza di agenti atmosferici (vento, gelo, pioggia, caldo). e) nei mezzi di trasporto dove fino a poco tempo fa sono stati coibentati in amianto (camion, vagoni ferroviari, navi e natanti in genere).

L'amianto è presente anche in molte sedi di servizio sia come componente di strutture edili, sia negli equipaggiamenti protettivi e/o di spegnimento. In particolare, le squadre operative dei vigili del fuoco hanno avuto in dotazione tute da attraversamento, coperte da spegnimento, visto che l'amianto è stato usato come coibente fino a pochi anni fa. Inoltre, le tute termo-riflettenti, i guanti e i calzari antincendio, le coperte da spegnimento, a partire dal 1995 fino all'anno 2002, sono stati posti "fuori servizio". Mio marito le indossava e utilizzava nonostante fossero state bandite. Ancor oggi queste attrezzature sono conservate presso le sedi di servizio dei vigili del fuoco. Tutte le attrezzature menzionate hanno fatto parte dell'equipaggiamento previsto sugli automezzi di soccorso e sono state utilizzate dal personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco nei casi in cui le esigenze di addestramento e/o gli interventi di soccorso in atto lo hanno richiesto.

Il vigile del fuoco ha indossato le tute d'amianto denominate anche "vestiti” e inoltre va ricordato che tutt'oggi mezzi dei vigili del fuoco mantengono una presenza di materiali contenti percentuali di fibre di amianto, come per esempio le imbarcazioni presso le sedi portuali.

La contrazione della patologia avrebbe potuto essere evitata o quantomeno limitata se ci fosse stata una più efficiente sorveglianza sanitaria. Ed invece quanto occorso è proprio la conseguenza di violazioni omissive quali la mancanza o insufficienza di adeguati dispositivi di protezione individuali da ceneri, gas e fumi velenosi, dalla mancanza di sistemi di aspirazione dei gas di scarico, dall’utilizzo di materiali inidonei e dall’esposizione non protetta a sostanze altamente nocive, quale per primo l’amianto. Si tratta di comportamenti omissivi che hanno rivestito un ruolo causale diretto nella produzione della malattia. A tanto deve aggiungersi che una diagnosi tempestiva dell’insorgente patologia, nel rispetto dei protocolli che prevedono visite mediche periodiche avrebbe consentito interventi terapeutici efficaci quanto meno a prolungare nel tempo le speranze di vita. Ci si trova di fronte ad un ulteriore comportamento omissivo che ha svolto un sicuro rilievo causale nel non consentire il contenimento del danno già arrecato.

Si rilevano gravi responsabilità all’Amministrazione che non ha fornito i necessari dispositivi, non ha provveduto ad attuare le dovute opere di messa in sicurezza dell’ambiente di lavoro e in ultimo non ha provveduto ad assicurare efficaci controlli medici, non proteggendo con tal comportamento la salute del lavoratore. Compete al Ministero rendere la prova di aver adottato tutte le misure possibili per evitare il danno e non essendo ciò avvenuto, in alcun modo, va presunta la negligenza del Ministero dell’Interno in ordine alle misure preventive che avrebbero potuto impedire che il vigile del fuoco contraesse la malattia cancerogena che ne ha comportato il decesso.

Già al tempo dell’esposizione del vigile del fuoco all’amianto era nota l’intrinseca pericolosità di tale materiale, pertanto il Ministero aveva avuto la consapevolezza della pericolosità del materiale ma ciononostante ha continuato a fornire ai propri dipendenti indumenti contenenti fibre di amianto, predisponendo non tanto una immediata e radicale eliminazione delle dotazioni già presenti nei magazzini, quanto piuttosto una lenta e progressiva sostituzione dei materiali fatti nel materiale cancerogeno.

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In considerazione di quanto sopra svolto, risulta quanto meno contraddittorio il comportamento dell’Amministrazione che a seguito di accertamenti specialistici afferma che la malattia/morte del Vigile del Fuoco Esposito è riconducibile e riconoscibile quale causa di servizio ma lo stesso non può essere ritenuto vittima del dovere. A sostegno della riconoscibilità dello specifico status di vittima del dovere in capo al Vigile Esposito Bruno vi è la consulenza medico legale redatta dal T. Col. Dott. Rosario Pierro.

Per di più, rilevante importanza assume l’intervento del 17.01.1998 in cui mio marito veniva coinvolto, durante le operazioni di soccorso, nell’esplosione del veicolo gpl riportando ustioni al collo all’orecchio ed alla coscia, come si evince dal rapporto d’intervento e dal foglio matricolare caratteristico. Anche detto episodio potrebbe essere stato causa o concausa della malattia incorsa, come sostenuto nella consulenza a firma del Dott. Puleo.

Visto che ai sensi dell’art. 1, comma 564 legge n. 266/2005 i benefici di legge competono a condizione che i danni siano riconosciuti come dipendenti da causa di servizio e si siano verificati, in occasione o a seguito di missioni di qualunque natura, dovrà realizzarsi il riconoscimento di vittima del dovere al Vigile del Fuoco Esposito Bruno, la cui causa di morte è già stata ascritta dipendente da causa di servizio.

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Mesotelioma pleurico. Come muoversi, quali esami fare, perché.

PRESENTAZIONE

Dott. Carmine Luigi Roma Medico Chirurgo specialista in Oncologia Clinica

U.C.O. Oncologia Medica Ospedale S Giovanni in Roma

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Come muoversi, quali esami fare, perche!

Cosa è il mesotelioma Il mesotelioma è il tipo di tumore maligno che origina Il mesotelioma è il tipo di tumore maligno che origina dalla pleura parietale. E’ fortemente correlato all’esposizione alle fibre di amianto.

La pleura è costituita da uno strato esterno (pleura parietale), che aderisce alla parete toracica, e da uno strato interno (pleura viscerale), che aderisce al polmone. Il peritoneo è una membrana mesoteliale, molto sottile, in cui si riconoscono uno strato esterno (peritoneo parietale), che riveste la cavità addominale

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2

Istologicamente ne esistono 3 forme:Istologicamente ne esistono 3 forme:

Epitelioide  (60‐70% dei casi) ha prognosi migliore.

Sarcomatoide (10‐20%)

Misto o bifasico (30‐40%)

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Sintomi Tosse Stizzosa e persistenteTosse Stizzosa e persistente

Dispnea (fatica a respirare)

Calo ponderale (perdita di peso)

Dolore toracico (per infiltrazione della parete toracica)

Esami Clinico Strumentalicosa faccio in caso di sospetto?

Rx Torace Standard

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Nelle fasi precoci della malattia può Nelle fasi precoci della malattia può mostrare versamento pleurico associato ad  ispessimento della pleura stessa

L’emitorace ispessito può apparire di volume ridotto a causa della limitata espansione polmonare dovuto alle briglie di trazione delle aderenze eteroformate

Nonostante il versamento Nonostante il versamento (generalmente abbondante) non sempre il mediastino risulta essere dislocato

Presenza di “placche pleuriche” patognomiche

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Ma attenzione!La presenza di versamento pleurico La presenza di versamento pleurico non è patognomico del mesotelioma pleurico!!

Questo si può verificare in molte altre condizioni clinichecliniche

Scompenso cardiaco congestizio, BPCO, metastasi da altre neoplasie, patologie infettive

Rilevato il versamento pleuricoSi deve indagare la natura del liquido Si deve indagare la natura del liquido formato attraverso una:

Visita Oncologica

Toracentesi

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E’ una procedura invasiva praticata attraverso l’introduzione di un ago o di una cannula nel torace del paziente in anestesia locale e finalizzata a prelevare del liquido per analizzarlo.liquido per analizzarlo.

E se è positiva? In caso di esame citologico positivo per il mesotelioma In caso di esame citologico positivo per il mesotelioma l’iter prevede di effettuare una:

TC TORACEViene effettuata sia in condizioni basali che con il mdc che serve per “vedere meglio” le lesioni neoplasticheserve per  vedere meglio  le lesioni neoplastiche.

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Frequentemente nella stadiazione di malattia e nei Frequentemente nella stadiazione di malattia e nei follow up l’esame TC viene estesa tutto il corpo ed è rappresentato dalla 

TCTB

Qualora gli esami confermino la diagnosi di mesotelioma il passo successivo è l’esecuzione di altri 2 esami:

VATS (videotoracoscopia): esame in anestesia 

generale che serve per prelevare un campione bioptico per effettuare l’esame istologico e definire uno dei 3 tipi di mesotelioma.

PET TC: esame strumentale capace di tracciare le cellule 

maligne

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I presidi a tutela della salute degli appartenenti

al Corpo dei Vigili del Fuoco

Dott. Daniele Sbardella Ufficio Sanitario del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco Dirigente dell’area di medicina legale e di coordinamento Via del Commercio, 13 – 00154 – Roma Tel. +39 06 57064279

e-mail: [email protected]

Buonasera, a proposito della radiografia al torace vorrei esordire per cercare di far si che il collega oncologo chiarisca prima che la gente esca da qui e vada a fare una rx torace. Noi abbiamo tolto rx torace dai nostri screening, perché una circolare del Ministero della Salute la vieta, in quanto l’assorbimento di dosi di radiazioni fatte con una certa frequenza ha un rischio stocastico di leucemia. […]

Sto precisando che c’è una circolare del Ministero della Salute che vieta l’esposizione ingiustificata a radiazioni, tra cui rx del torace. Noi l’abbiamo tolto dai protocolli, perché di fatto - a meno che non ci sia un fondato motivo per fare rx del torace - deve esserci un fondato motivo. Lo deve prescrivere il medico e il paziente deve dare il consenso informato, perché trattasi di una metodica invasiva dal punto di vista medico-legale perseguibile. Ed è lo stesso caso del lavaggio broncoalveolare, che lei vuole fare a tutti e che ha una metodica attraverso alla quale c’è una percentuale di rischio mortale, che deve essere fatto soltanto laddove c’è una giustificazione.

[…] Vorrei che il collega - e credo che sia d’accordo - mi confermi: rx torace va fatto laddove c’è un sospetto, laddove ci sono naturalmente dei sintomi e il medico lo deve prescrivere. Non può essere fatta a tappeto ed è il motivo per cui non sta nella campagna epidemiologica. Eventualmente verrà dopo, laddove noi nella campagna epidemiologica abbiamo comunque messo una visita medica generale dove il paziente ti riferirà se ha disturbi, tosse, a carico dell’apparato respiratorio. Abbiamo messo un esame dell’espettorato, che sarà un esame indotto per verificare se nell’espettorato sono presenti corpuscoli di asbesto. Anche un solo corpuscolo di asbesto per noi significherà esposizione certa all’amianto e quindi poi ci sarà un iter successivo.

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Se leggeste la circolare, avreste cognizione della campagna epidemiologica che viene fatta per verificare se c’è stata esposizione all’amianto. Dopodiché ci sarà tutto un iter che verrà affidato al medico del lavoro, al medico competente, perché a quel punto è la legge, il D.lgs. 81, che ad avvenuta esposizione all’asbesto indica chi ovviamente dovrà prendere in carico il Vigile del Fuoco di Verona a cui troveremo il corpuscolo di asbesto nell’Ispettorato.

Qua non è che possiamo, anche per una questione di risorse economiche. Gli screening devono essere sostenibili, non è che possiamo dare tutto a tutti. Lo sappiamo quali sono le risorse economiche in campo, quindi dobbiamo mirare queste risorse economiche. Quindi dobbiamo fare degli screening mirati a step e individuare, come peraltro è stato esposto dal collega oncologo. Man mano che si trovano delle positività di va avanti, ma non è che posso a tutti fare e arrivare a fare il lavaggio broncoalveolare, la tac e quant’altro.

A questo proposito noi abbiamo fatto uno screening su 5000 elicotteristi fino alla tac con grossi difficoltà, perché sono stati gli stessi vigili che molte volte si sono rifiutati di sottoporsi alla tac e di fatto non abbiamo trovato nulla per nostra fortuna. Questo per dirvi che li facciamo: questa campagna epidemiologica è la seconda, noi ne abbiamo già affrontata una sugli elicotteristi a proposito del rischio amianto che Guarianiello con i problemi degli elicotteri ad Augusta, ne hanno avuto sentore anche i Carabinieri. Noi abbiamo fatto lo screening e non abbiamo trovato per fortuna nulla. Abbiamo fatto uno screening, perché lì c’era una “notizia di reato”, fino all’effettuazione della tac. Abbiamo rx torace e la tac anche volevamo un campione epidemiologico significativo, sono state 500 persone. Non abbiamo trovato nulla per fortuna anche perché si è detto che il discorso dell’amianto ha una lunga incubazione: anche lì abbiamo fatto l’espettorato e non abbiamo trovato nulla. Andiamo avanti con la seconda campagna.

Veniamo ora ad un altro progetto importante. Io recentemente e vi invito a tutti signori, perché il tumore purtroppo non guarda in faccia nessuno, nel senso che di fatto può colpire il lavoratore come può colpire la casalinga. Il tumore, e io l’ho esposto così proprio a sostegno di una nostra vertenza, è una patologia ad eziologia multifattoriale e per essere addebitabile ad esposizione occupazionale scientificamente documentata, richiede un’impegnativa opera di sutura tra diverse tecniche probatorie. Bisogna considerare la materiale esposizione, la durata, l’intensità dell’esposizione, precedenti lavorativi del Vigile del Fuoco non in ambito Vigile del Fuoco (e mi riferisco soprattutto all’amianto) e i contatti con fonti di rischio extraoccupazionale (il fumo aumenta di 50 volte il rischio di mesotelioma in soggetti esposti all’amianto rispetto a soggetti che sono esposti all’amianto e che non fumano). Questo per dirvi che scientificamente dobbiamo andare a verificare tutti questi fatti prima di dire che quella neoplasia è di fatto una neoplasia dovuta ad un’esposizione occupazionale.

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Attenzione io non sto remando contro, io sto soltanto dando un metodo scientifico per capire se quel tumore è insorto per esposizione occupazionale o perché doveva insorgere per motivi genetici, ambientali, ma non legati all’occupazione. Quindi sopra ogni evidenza, prevale senz’altro l’incidenza epidemiologica di un determinato tumore, indispensabile a cogliere la frequenza di presentazione di quel determinato tumore - qui ci riferivamo al mesotelioma, nello specifico il mesotelioma maligno - nella popolazione di lavoratori esposti al presunto agente oncogeno asbesto e raffrontarla con l’incidenza di quello stesso tumore in una popolazione di riferimento (tipo la popolazione nazionale italiano) allo scopo quindi di ricondurre eventuali apprezzabili eccessi di quel tumore associabile specificatamente con l’ambiente.

Cioè debbo dimostrare che ho un eccesso di incidenza nella popolazione occupazionalmente esposta rispetto ad una popolazione che non è esposta. Metodo scientifico. Io qua ho i dati: noi non abbiamo nessun indice di criticità neoplastica. Io ho i dati della mortalità in servizio del Vigile del Fuoco per tumore dal 1999 al 2015 e vi dico che l’incidenza di questo neoplasie che insorgono nel Vigile del Fuoco in servizio è un’incidenza che è ben al di sotto di quella che è delle stesse neoplasie in ambito di popolazione nazionale italiana, compreso il mesotelioma.

Dal 1999 al 2015 abbiamo avuto un solo Vigile deceduto per mesotelioma. […] Ho fatto con la popolazione in servizio. Io sto parlando sia come numero assoluto, sia come tasso di standardizzazione (cioè tumore per 1000 abitanti, tumore per 1000 lavoratori) non abbiamo differenze, stiamo ben al di sotto. La stessa cosa abbiamo fatto per le patologie cardiovascolari, perché voi capite che sono per noi al primo posto di mortalità. Abbiamo in servizio le malattie cardiocircolatorie, al secondo abbiamo i tumori, al terzo abbiamo gli incidenti traumatici (sia in servizio che fuori). La stessa cosa abbiamo fatto con lo stesso criterio per le malattie cardiocircolatorie del personale in servizio, anche qui siamo con un tasso al di sotto di quella che è la mortalità standardizzata per la popolazione civile. Per noi quindi queste non sono criticità nel senso che non sono tali da dirvi che c’è un rischio specifico, quindi che bisogna intervenire.

Veniamo al personale in pensione, perché giustamente il mesotelioma è una malattia - ce lo ha spiegato l’oncologo - con un periodo di incubazione lungo. Il registro del Mesotelioma, quello nazionale, lì ci sono 58 Vigili del Fuoco, ma non sono Vigili del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Sono “Vigili del Corpo Nazionale ed addetti equiparati”, quindi gente che fa l’antincendio privatamente. Non sono il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Volete sapere quanti sono quelli del Corpo Nazionale che sono deceduti per mesotelioma? Abbiamo trent’anni dal 1960 alla fine degli anni ’90, voi sapete che poi praticamente l’amianto con il 1992 è andato fuori. Noi abbiamo 27 casi accertati di mesotelioma in questi trent’anni. 27 casi di mesotelioma accertato a cui è stata riconosciuta la causa di servizio.

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Quindi in questa mia presentazione che io ho fatto a chi mi ha chiesto queste considerazione, concludevo: tanto considerato non è dato cogliere (nella relazione che faceva la parte attrice, cioè che aveva fatto l’istanza contro il Ministero) alcun dato di riferimento epidemiologico nella relazione consulente tecnica-legale d’ufficio, quindi la CTU aveva fatto delle considerazioni dove non metteva in discussione l’amianto, ma per affermare un dato scientifico voleva dei dati epidemiologici perché ci sono delle responsabilità in capo a questo dire “c’è un’esposizione incontrollata o i Vigili del Fuoco sono esposti ad amianto senza che nessuno se ne preoccupi”. Quindi bisogna che il dato epidemiologicamente sia accertato. Quindi - dicevo - è necessario che venga raffrontata. Quindi lo studio epidemiologico deve mettere in condizione il giudice di avere un raffronto tra la frequenza dei tumori in questione nel gruppo presunto esposto (cioè i Vigili del fuoco, la popolazione tutta intera) che a noi risultano 27 a differenza dei 58, ma il Registro lo dice: il Vigile del fuoco ed equiparati, quindi ci sono tutti i lavoratori dei vigili del fuoco, antincendio privati che non sono Corpo Nazionale dei VdF che seguono naturalmente determinate procedure, hanno determinati dispositivi di protezione.

Mi dispiace per la signora, ma io le circolari le faccio: nel che di fatto da quando dal 1998 sono responsabile del servizio sanitario ho emanato e sono a disposizione della signora tutte le circolari inerenti l’effettuazione del libretto individuale sanitario di rischio, tanto sul personale operativo quanto sul personale amministrativo. […] Io le mie disposizione le ho emanate, che poi perifericamente vengano disattese, non so per quale motivo.

Ritorno al discorso dell’oncologo che diceva “attenzione che l’81 dà la responsabilità anche al lavoratore che di fatto deve pretendere la prevenzione che non gli mettiamo a disposizione”, forse sembrerà strano ma la responsabilità è di tutti: del datore di lavoro, del medico incaricato competete e del lavoratore (a conoscenza di certe disposizioni) deve pretendere che vengano messe in atto tutte le misure di profilassi (che noi abbiamo in un certo modo diramato). Quindi il concetto di base qual è? Stiamo attenti a dire che quel tumore in quella determinata popolazione, vedasi i casi dei VdF, ha una sua causa perché ovviamente c’è un’esposizione inconsulta, perché se il tasso standardizzato di tumori mi è eguaglia come a me risulta nel caso dei miei VdF al di sotto del tasso standardizzato della popolazione italiana, noi commettiamo scientificamente un abuso, cioè non applichiamo la scienza e diamo soltanto dei falsi concetti. Buon senso di applicare la scienza, fare studi epidemiologicamente validi e soprattutto attenersi ai dati e non fare soltanto della demagogia o dei proclami. I dati sono importanti. Io i dati e i numeri ce li ho, li metto a disposizione e mi assumo la responsabilità di quello che sto dicendo.

Il concetto di INAIl: il Corpo Nazionale dei VdF non ha l’INAIL perché di fatto la malattia professionale è equiparata alla causa di servizio, cioè la nostra causa di

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servizio è di fatto la malattia professionale del lavoratore in ambito civile. Pertanto tutta la normativa dai regi decreti che norma la medicina legale militare (causa di servizio, equo indennizzo, vittime del dovere), quella è la nostra dottrina. Che poi per arrivare ad una causa di servizio ci si mettono 900 giorni (la media) come è una legge, questo non lo dovete addebitare credo a nessuno né al Corpo Nazionale né ai medici. E’ un discorso di burocratizzazione tant’è che proprio per questa ragione la differenza di chi ha una causa di servizio presso l’INAIL è che l’INAIL dà al lavoratore un portafoglio spendibile per curarsi, per fare le cure e gli accertamenti; voi sapete che alla fine dell’iter la causa di servizio quando viene riconosciuta dà diritto al rimborso di tutte le spese sostenute per quell’infermità, ovviamente c’è il discorso dei 900 giorni.

Ed è per questo che io come Corpo Nazionale dei VdF e i dirigenti tutti ci siamo quantomeno dotati di uno strumento attraverso l’ONA (OPERA NAZIONALE DI ASSISTENZA) per quanto riguarda una polizza assicurativa che dà un portafoglio spendibile al vigile (invito tutti ad andarlo a leggere). Certo non potevamo coprire tutto perché l’ONA anche qui è una questione di budget: non è che poteva per ogni VdF mettere sul piatto chissà quale somma. Aveva quella sua disponibilità per quella somma e abbiamo, attraverso anche il concorso del mondo assicurativo, tirato fuori una polizza che è estesa anche ai familiari e al personale che va in pensione e che, in un certo senso, va nella direzione non di curare l’emorroide del VdF ma di stare accanto al VdF quando ha problematiche serie (tipo oncologiche, traumatologiche) che permette al VdF in servizio di avere un portafoglio spendibile proprio per venire incontro ed elidere il discorso del gap che abbiamo non stando sotto INAIL. Non è che i Vdf non hanno un istituto assicurativo: quello dei Vdf è lo Stato attraverso tutte la normativa delle cause di servizio.

Due cose e poi abbiamo finito. La periodicità: anche qui. lo metto a disposizione il mio documento. Noi abbiamo detto una periodicità diciamo intorno ai 2 anni e mezzo per il VdF. Ci sono gli specialisti che ce l’hanno più ravvicinata, i Vigili una cosa intermedia. Gli amministrativi anche lì è un caso, anche per disponibilità economiche. Se voi leggeste, ci sono scritti all’interno del libretto gli accertamenti sanitari. Se il dipendente mi chiede o se il medico del comando in ragione di fatti di servizio (tipo interventi particolari in presenza di amianto), la periodicità viene a cadere. Si fa il giorno dopo. Leggetele le circolari: non è vincolante il discorso. Sarei stato uno stupido se avessi detto “attenzione 30 mesi” e poi quello che succede in mezzo? Se poi un Vigile mi va in un’università dove si è incendiato il laboratorio di chimica con tutte le esalazioni, io che gli dico? “No, aspetta 24 mesi per farti l’esame per vedere che hai respirato?” Va fatto subito. Allargato, perché ci hanno messo le mani il medico competente e il medico incaricato e qui risponde al medico competente che è intervenuto. Lavorasse di più con il comandante o con il medico incaricato, non

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stiano - lo so perché sono medico - ognuno per conto suo, si parlino. E’ l’unica amministrazione il Corpo Nazionale dei VdF a tenere due medici: un medico che si occupa di medicina legale e di igiene e un medico che si occupa di medicina del lavoro. Mi trovate un’altra amministrazione che mette a disposizione del dipendete due medici? Ovviamente poi bisognerà vedere come lavorano. Le basi e le normative ci sono. Infine il protocollo: il protocollo Avvocato non è fatto per diagnosticare la malattia asbestosica, perché i nostri vigili attraverso il loro libretto individuale di rischio già sanno di star bene. A che cosa mira il protocollo diagnostico? a vedere se hanno respirato amianto. se hanno inalato amianto e un solo corpuscolo che noi gli tireremmo fuori dall’espettorato ci sarà, loro saranno avviati tramite il medico competente (perché per legge non è il medico incaricato) che farà tutto quello che il D.lgs gli dice fino ad arrivare al lavaggio bronco alveolare. Io ho concluso e scusatemi se ho fatto questo intervento in modo animato, ma io ci ho dato la vita lo possono testimoniare tutti i dirigenti. Sentire queste cose fa male, non uccidono soltanto i tumori, uccidono anche tutte le cose che si fanno ingiustamente.

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Replica del dott. Carmine Luigi Roma

Intervengo su due cose che sono state dette e che evidentemente mi riguardano, oltre che da medico, anche da oncologo. Primo, conforto tutti sul fatto che l’asbesto, cioè l’amianto, determina ed è causa unica per l’instaurazione di una neoplasia maligna che prende il nome di mesotelioma. Per il fumo di sigarette esistono altre istologie che prendono il nome di edema carcinoma o microcitoma. L’edema carcinoma rappresenta il 60-80% del tumore del polmone a grandi cellule, e a sua volta si distingue in squamoso e non squamoso con mutazioni che vanno da leggi EFR e alla traslocazione del gene ALC. Per quello che riguarda il microcitoma (tumore a piccole cellule) è un altro tipo istologico che prevede da un punto di vista oncologico non solo un follow up diverso, ma purtroppo ha degli endpoint molto più drammatici e una terapia totalmente diversa per quella che viene strutturata per i tumori a grandi cellule che sono determinati istologicamente da altre cause. Il mesotelioma è in rapporto di causa-effetto con l’asbesto. Secondo: l’esame Rx del torace non ha mai ammazzato nessuno soprattutto quando dall’altra parre c’è un rischio che stranamente si chiama tumore, scelga lei collega di che cosa morire se di tumore o di una radiografia una volta l’anno.

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Replica del dott. Costantino Saporito

Cercherò di essere breve, perché quando si cita il libretto sanitario vorrei che qualcuno mi spiegasse come mai la maggior parte dei Vigile del Fuoco ne sono sprovvisti; voglio ricordare, come esempio, il caso della Arvi di Milano dove moltissimi addetti del distaccamento morirono proprio per la vicinanza a sostanze estremamente pericolose e cancerogene: di quelle persone non siamo mai riusciti ad avere il libretto sanitario, nonostante l’avessimo richiesto anche per iscritto. Per quanto riguarda il protocollo, quello in vigore dal 14.02.2002, quello che disciplina le eventuali malattie riconosciute come eventuali case di servizio dei Vigili del Fuoco, debbo dire che ha una lista che - se andate a leggere - è semplicemente ridicola. Tant’è vero che non contempla moltissime delle malattie e patologie che investono oggi i Vigili del Fuoco. Inoltre, per quello che riguarda le malattie da stress correlato la situazione è semplicissima: basterebbe chiedere all’ufficio sanitario i dati rispetto al valore di stress correlato rilevato all’interno dei comandi o fra i semplici lavoratori per riscontare che abbiamo avuto un’incidenza quasi vicina allo zero. Quindi il Vigile del Fuoco non vive di stress correlato! Questa conclusione è legata tutta ad una falsificazione reale dei dati, perché se uno scienziato mi prende come dato da rilevare il riconoscimento della causa di servizio e poi il riconoscimento stesso non c’è, è estremamente difficile riscontare l’esistenza di una qualunque patologia. Vuol dire allora, con tutto il rispetto, che forse il suo lavoro non è molto scientifico e di converso i suoi dati, il suo sistema che lo ha portato alla sua verità, è letteralmente forviante. Questa è la realtà all’interno del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Poi un’ultima annotazione sull’ONA (Opera Nazionale Assistenza [N.d.C: la cassa di assistenza dei vigili del fuoco]) che mediamente gestisce un budget di 27 milioni di euro l’anno: dagli ultimi 2 anni ha previsto una polizza assicurativa che ha un premio annuo di 2 milioni e 300 mila euro ed un

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massimale di 1 milione di euro l’anno per 32.000 persone. Ora fatevi voi i conti e vedrete che molto probabilmente quest’organizzazione non è molto brava in matematica, tanto è vero che forse l’ONA si trova un po’ in un ciclone adesso. Quindi quando dite l’ONA, quando parlate dell’assistenza sanitaria dei Vigili del Fuoco e quando parlate di certe cure che l’amministrazione eroga, abbiate presente che tutto questo non è soltanto fare le circolari, ma è fare delle azioni vere da medici. Nell’accezione greca la parola “medico” vuol dire “amico/compagno/ persona che ti accompagna nel tuo viaggio”: forse è questo quello che dovreste essere invece di essere due medici che forse fondamentalmente si occupano di salvare l’Amministrazione. Tutti quei dati di cui lei è in possesso, perché non li ha mai resi pubblici? Perché non li condividete con noi e ci aiutiamo vicendevolmente. Lo spirito di questo tavolo e di questo incontro è di cominciare a collaborare: noi siamo disposti a cospargerci il capo di cenere se abbiamo sbagliato, speriamo che anche l’Amministrazione sia disposta a fare altrettanto.

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Replica dell’avv. Ezio Bonanni

Sarò brevissimo: si è affermato che il mesotelioma può avere origine dal fumo delle sigarette e questi sarebbero i criteri in base ai quali verrebbero impostati gli interventi successivi. Non è vero: lei ha detto cose sbagliate, dott. Sbardella. Il mesotelioma è causato solo ed esclusivamente dall’amianto, il fumo non influisce sul mesotelioma. […]Per il mesotelioma il fumo è completamente ininfluente, lei si sta confondendo con il tumore polmonare dove invece c’è un rischio moltiplicativo. Basta lo studio di Richard Doll della metà degli anni ’50. Quello a cui lei ha fatto riferimento è il rischio moltiplicativo che amianto e fumo di sigaretta inducono rispetto al tumore del polmone. La debbo smentire perché, per quanto riguarda il mesotelioma, il fumo di sigaretta è completamente ininfluente. Poi voglio precisare che il mio intervento non alludeva affatto a lei o alla sua attività ed è stato da lei completamente male interpretato, perché io non voglio far polemiche e l’intervento non era contestativo. Voglio precisarlo: io non ho detto che ad ognuno dei Vigili del Fuoco debbono essere fatti accertamenti invasivi, quindi contesto il fatto che sia stato male interpretato il mio intervento. Ho detto che il tipo di protocollo deve essere valutato dal medico. Io sono stato molto preciso. [N.d.C.: a seguito delle interruzioni del dott. Sbardella] Visto che la pensiamo in maniera uguale sotto questo punto di vista, non voglio far polemiche. Quando mi irrito è perché sento dire che per il mesotelioma, come lei ha ribadito, il fumo di sigarette influisce; questo va smentito fortemente. Vorrei che intervenisse l’ingegnere che ci ospita sull’oggetto del nostro ragionare precisando che il mio non è un attacco alla sua persona, dott. Sbardella: io ragiono in termini scientifici. Lei dovrebbe rendere pubblici i dati in modo tale da permettere una interlocuzione sui dati. A noi risulta che abbiate questi dati, ovviamente li voglio approfondire, quindi vogliamo fare un dialogo con lei.

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APPENDICE Tavole  riepilogative  dell’intervento  del  Corpo  Vigili  del  Fuoco  nel 

cratere  del  terremoto  che  ha  colpito  l’Italia  Centrale,  aggiornate  alla data del 4 dicembre 2016;   

Comunicato  congiunto  ONA  –  USB  del  1°  dicembre  2016  di presentazione del Convegno “Angeli del soccorso senza tutela. Vigili del Fuoco a rischio esposizione”;  

Comunicato  congiunto ONA – USB del 6 dicembre 2016 a  conclusione del  Convegno  “Angeli  del  soccorso  senza  tutela.  Vigili  del  Fuoco  a rischio esposizione”;  

Rischio amianto – Campagna epidemiologica, Comunicazione del Capo del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco;  

Interventi  di  soccorso  in  presenza  di  materiale  contenente  amianto, Presentazione dell’ing. Sergio Inzerillo al Workshop tenutosi il 4 giugno 2013 presso l’Istituto Superiore Antincendi;  

Le Torri Gemelle uccidono ancora, Il Tempo, 29 gennaio 2017;  

 

Decreto di riconoscimento della causa di servizio per il Vigile del Fuoco Esposito Bruno deceduto il 21.12.2004;  

Richiesta  di  accesso  agli  atti  aventi  ad  oggetto  i  dati  epidemiologici relativi ai casi di patologie  fibrotiche e neoplastiche asbesto correlate tra  gli  appartenenti  al  Corpo  dei  Vigili  del  Fuoco  in  attività  e  in quiescenza,  presentata  dall’Osservatorio  Nazionale  sull’Amianto  in data 09.01.2017. 

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Attività del Corpo Vigili del Fuoco nel cratere del terremoto dell’Italia Centrale 

 

 

 

 

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Angeli del soccorso senza tutela

Vigili del Fuoco a rischio esposizione

Ona e Usb lanciano una campagna congiunta di sensibilizzazione

Istituto Superiore Antincendi

Via del Commercio 13 – Roma

6 dicembre – ore 15.00

Nessuna mascherina protettiva, né procedure che prevedano la tutela e il controllo

della salute. Il dramma del terremoto che ha sconvolto il Centro Italia negli ultimi ha

mesi ha scoperchiato le criticità che, da sempre, caratterizzano il lavoro dei vigili del

fuoco. Soccorritori senza sufficienti tutele e a rischio di esposizione all'amianto e a

tutti gli altri cancerogeni.

L'Osservatorio Nazionale Amianto e l'Usb dei Vigili del Fuoco propongono un momento

di confronto e discussione con esperti, studiosi, istituzioni, lavoratori e annunciano

una campagna congiunta di sensibilizzazione.

L'appuntamento è per martedì 6 dicembre a partire dalle ore 15 con il convegno

“Angeli del soccorso. Vigili del Fuoco a rischio esposizione”, presso l'Istituto Superiore

Antincendi di via del Commercio 13 a Roma.

Mancanza di procedure in grado di prevenire il rischio, assenza di screaning medico e

psicologico post intervento per chi quotidianamente guarda in faccia la morte, totale

mancanza di tutele previdenziali. Il mestiere del vigili del fuoco, paradossalmente, non

è considerato un lavoro usurante né una categoria a rischio.

Eppure, secondo i dati dell'Osservatorio Bilaterale Salute e Sicurezza, Ambienti di

Lavoro dei Vigili del Fuoco, l'età media di chi entra nel Corpo da giovane arriva

solamente ai 48 anni. Un dato assolutamente sconcertante.

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Il programma

Saluto

Ing. Gioacchino Giomi, Capo del Corpo Nazionale del Vigili del Fuoco

Relatori

Avv. Ezio Bonanni, presidente Osservatorio Nazionale Amianto

Dott. Costantino Saporito, coordinamento nazionale Usb vigile del fuoco

Dott.ssa Paola Palmieri, esecutivo confederale Usb

On. Giampiero Bocci, Sottosegretario di Stato con delega ai Vigili del Fuoco

Doot. Gabriele Miele, coordinamento nazionale Usb vigili del fuoco – Osservatorio

Bilaterale Salute e Sicurezza, Ambienti di Lavoro

Dott.ssa Carla Zorzetti, Comitato Ona Vigili del Fuoco

Relazioni Tecniche

Dott. Carmine Roma, oncologo e membro del Comitato Scientifico Ona

“Percorso clinico diagnostico del paziente”

Dott.ssa Sabrina Melpignano, psicologa e psicoterapeuta

Dott. Daniele Sbardella, Dirigente Superiore Vigili del Fuoco, Ufficio Sanitario

Dott. Arturo Cianciosi, medico legale

Dott. Claudio Vernale, medico del lavoro, già dirigente medico Inail

“Il percorso per il riconoscimento delle malattie Inail”

Dott.ssa Renata Roffeni Tiraferri, figlia di vittima del dovere

Franco Cucinieri, membro del Comitato Tecnico Scientifico Ona

“Esposizione ai cancerogeni nell'ambiente di lavoro dei Vdf”

Media relation

Valentina Renzopaoli

333 3265606 - [email protected]

Page 110: Atti VdF Roma 06.12.16

Il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco avvia uno screening per i soccorritori

intervenuti nelle aree terremotate del Centro Italia.

Ona e Usb: “Un passo in avanti ma i test diagnostici previsti non sono ancora

sufficienti”

Una campagna epidemiologica sul rischio amianto che prende in esame un campione

di soccorritori sono intervenuti nelle aree del terremoto del Centro Italia dal 24 al 28

agosto scorsi. Il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco ha annunciato il provvedimento

che si articolerà mediante test diagnostici su base individuale.

E' un primo risultato ottenuto grazie alle sollecitazioni dell'Osservatorio Nazionale

Amianto e del Unione Sindacale di Base, che hanno ripetutamente chiesto la necessità

di una maggiore sorveglianza sanitaria per chi quotidianamente guarda in faccia la

morte.

“E' un primo passo meritevole, ma non sufficiente”, commenta l'avvocato Ezio

Bonanni, presidente dell'Ona. “Apprezziamo l'impegno del Corpo che è cosciente del

rischio amianto, tanto da dover lanciare una campagna. Ma le misure sono, a nostre

avviso, insufficienti”.

La circolare del Ministero prevede una visita medica generale, prove di funzionalità

respiratoria (spirometrica), ricerca di corpuscoli di amianto nell'espettorato.

“A nostro avviso, il protocollo va integrato con una anamnesi lavorativa approfondita

del medico del lavoro sia per i vigili del fuoco in servizio che per quelli in pensione. In

caso di conferma dell'esposizione professionale all'amianto, effettuare un esame

radiologico: ove emergesse la presenza di placche pleuriche o ispessimento pleurico,

eseguire un esame tac addome e torace. E laddove ce ne fosse bisogno, proseguire

con una consulenza radiologica e, nel caso peggiore, oncologica”, spiega l'avvocato

Bonanni.

Page 111: Atti VdF Roma 06.12.16

Il tema è stato oggetto di confronto e discussione nel corso del convegno “Angeli del

soccorso senza tutele” che si è svolto nell'Aula Magna dell'Istituto Superiore

Antincendio dei Vigili del Fuoco e che ha visto la partecipazione di esperti, studiosi,

istituzioni e lavoratori.

Tra le criticità emerse, la mancanza di procedure sufficienti a tutelare la salute dei

soccorritori: se è vero che per sua natura, quello dei vigili del fuoco è un mestiere che

prevede il il rischio e il pericolo, è altrettanto necessario che venga riconosciuta

proprio la “atipicità” di un lavoro altamente usurante.

“E' paradossale che il vigile del fuoco non sia considerato un lavoro usurante, quando

tutti i parametri previsti dalle categorie dei mestieri considerati a rischio, rientrano

nella tipologia dei nostri interventi quotidiani”, spiegano i rappresentanti sindacali

dell'Usb.

Eppure, i dati in possesso dell'organizzazione sindacale rivelano che in media, otto

anni dopo l'inizio della pensione, i vigili del fuoco abbiamo una possibilità di ammalarsi

400 volte superiore alla media.

Media relation

Valentina Renzopaoli

333 3265606 - [email protected]

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dipvvf.STAFFCNVVF.REGISTROUFFICIALE.U.0020373.30-11-2016.h.14:04

dipvvf.STAFFCADIP.REGISTROUFFICIALE.I.0015744.30-11-2016

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1

DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO, DEL SOCCORSO PUBBLICO E DELLA DIFESA CIVILE

WORKSHOP

INTERVENTI DI SOCCORSO IN PRESENZA DI MATERIALE CONTENENTE AMIANTO

(M.C.A.)

MARTEDÌ 4 GIUGNO 2013 ore 9.00MARTEDÌ 4 GIUGNO 2013 ore 9.00ISTITUTO SUPERIORE ANTICENDI (I.S.A.)

Via del Commercio n.13 – ROMA

AULAMAGNA, Palazzina B

Dott. Ing. Sergio Inzerillo

WORKSHOP: Interventi di soccorso in presenza di M.C.A. - I.S.A. 4 Giugno 2013

È risaputo ormai da vari decenni, che l’inalazione di aria contenente insospensione le minutissime fibre che si originano dalla disgregazionedell’amianto può essere causa dell’insorgenza di gravi malattie. D’altrocanto, i frequenti segnali di allarmismo, talvolta ingiustificato, che sipercepiscono in occasione di interventi di soccorso tecnico, che sisvolgono in scenari caratterizzati dalla presenza di manufatti contenenti

Programma del Workshop: INTERVENTI DI SOCCORSO IN PRESENZA DI MATERIALE CONTENENTE AMIANTO (M.C.A.)

DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO, DEL SOCCORSO PUBBLICO E DELLA DIFESA CIVILE

UFFICIO DEL CAPO DEL CORPO NAZIONALEDEI VIGILI DEL FUOCO

9.00 Registrazione9.15 Saluto delle Autorità:

Dott. Ing. Marco GhimentiDirettore dell’Istituto Superiore Anticendi (ISA)

Dott. Ing. Pippo Sergio MistrettaDirettore Centrale per l’emergenza e il soccorso

tecnico

Prefetto Francesco Paolo Tronca

Capo Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso

Pubblico e della Difesa Civilesvolgono in scenari caratterizzati dalla presenza di manufatti contenentiamianto, testimoniano che non è altrettanto chiaro, per la totalità deglioperatori del CNVVF, l’effettivo livello di rischio al quale essi risultanoesposti nelle molteplici circostanze che li vedono impegnatiquotidianamente sul territorio nazionale. È ragionevole ipotizzare chetale timore dipenda essenzialmente dalla mancata conoscenza delletipologie d’uso e dei manufatti contenenti amianto, del meccanismobiologico di aggressione da parte delle fibre, nonché delle attività cheespongono a livelli di rischio intollerabili.

WORKSHOP

INTERVENTI DI SOCCORSO IN PRESENZA DI MATERIALE CONTENENTE AMIANTO

(M.C.A.)

È difficile stabilire a priori e con certezza la presenza o meno di MCA

MARTEDÌ 4 GIUGNO 2013 ore 9.00ISTITUTO SUPERIORE ANTICENDI (I.S.A.)

Via del Commercio n.13 – ROMAAULA MAGNA, Palazzina B

Pubblico e della Difesa CivileI SESSIONE – La procedura operativa standard

(chairman: Sergio Inzerillo)9.30 Presentazione del workshop

Dott. Ing. Sergio InzerilloDirigente dell’Ufficio Centrale Ispettivo

9.45 Introduzione alla procedura operativa standardDott. Ing. Domenico Riccio

Direttore Regionale VV.F. del Lazio10.00 Esposizione della procedura operativa standard per gli

interventi di soccorso in presenza di M.C.A.A.C. Claudio Garibaldi

Comando Provinciale VV.F. Roma11.15 Coffee break

II SESSIONE – Studi ed esperienze (chairman: Sergio Inzerillo)

11.30 L’esperienza nel territorio campanoDott. Ing. Guido Parisi

Direttore Regionale VV.F. della Campaniap p(Materiale Contenente Amianto), per i molti campi di applicazione e lagrande diffusione che questi materiali hanno avuto dagli inizi del ‘900fino al 1991, anno nel quale, in Italia, ne è stato disposta la dismissionedalla produzione e dal commercio, la cessazione dell'estrazione,dell'importazione, dell'esportazione e dell'utilizzazione. Inoltre icomportamenti illeciti finalizzati ad evitare le incombenze dellosmaltimento determinano la dispersione di questi materiali tra i normalirifiuti urbani e in discariche illegali. Il Workshop si propone, graziealla partecipazione di relatori istituzionali, di creare un’occasioned’incontro e confronto al fine di esaminare la procedura sperimentaleemanata con nota prot. 9687 del 6/8/2012, relativa agli interventi disoccorso in presenza di materiali contenenti amianto, anche alla lucedelle esperienze applicative provenienti dal territorio

Segreteria del workshopTel. 06-716362577

Dott. Ing. Sergio Inzerillo

g p11.45 Bonifica dei D.P.I. potenzialmente esposti a fibre di

amiantoDott. Fulvio Cavariani

Dirigente del Laboratorio di Igiene industriale Centro Regionale Amianto – A.S.L. Viterbo

12.15 Illustrazione di una “bad practice”Dott. Daniele Sbardella

Dirigente Superiore Medico VF - Ufficio Sanitario12.30 L’esperienza del Comando VV.F. di Milano

Dott. Ing. Luca CerbinoDirettore antincendio del Comando VV.F. di Milano

12.45 Tavola Rotonda13.30 Chiusura del Workshop

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WORKSHOP: Interventi di soccorso in presenza di M.C.A. - I.S.A. 4 Giugno 2013

Perché siamo qua?

Esaminare la procedura operativaappositamente emanata per interventiin presenza di amianto, anche allaluce delle prime esperienze applicativeprovenienti dal territorio.

Analizzare le criticità emerse al fine ditrovare soluzioni comuni e condivise.

Analizzare alcuni aspetti di “frontiera”,quali la deposizione della fibra sui DPIed i materiali di intervento, nonchél’efficacia delle operazioni di bonifica edi lavaggiodi lavaggio.

Rimarcare il ruolo fondamentale della formazione e dell’addestramento, già evidenziato nella POS. (problema di conoscenza). Importanza dell’informatizzazione (scheda acquisizione dati)

Dott. Ing. Sergio Inzerillo

• Sono pervenute 5 comunicazioni senza segnalazioni di grande rilievo.

• N 2 Dire ioni Regionali hanno solle ato la problematica dei costi per gli

WORKSHOP: Interventi di soccorso in presenza di M.C.A. - I.S.A. 4 Giugno 2013

SEGNALAZIONI PERVENUTE DALLE DIREZIONI REGIONALI

• N. 2 Direzioni Regionali hanno sollevato la problematica dei costi per gli esami da laboratorio dei campioni prelevati.

La questione troverà soluzione in sede di Comitato di cui all’art. 5 del D.Lgs. 81/08

Dott. Ing. Sergio Inzerillo

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3

cahedi

na

ruppo di minerali naturali, che si rinvengono in rocco subito fenomeni di trasformazione per effetto combinione, temperatura e alterazioni chimiche.

inerali appartengono al gruppo dei silicati e presentano

WORKSHOP: Interventi di soccorso in presenza di M.C.A. - I.S.A. 4 Giugno 2013

Che cosa è l’amianto?

Il termine amianto (è utilizzato anche il sinonimo “asbesto”) indiun g

hannpressTali m

e c ato

u

nno

di

te struttura fibrosa, percepibile anche ad occhio nudo.ini effettuate con l’ausilio del microscopio elettronico

entito di distinguere due gruppi principali di miner

appartiene ilcrisotilo, è caratterizzato da fibredi diametro compreso tra 0,7 e 1,5

m e l nghe a fino a circa 5 cm

Tali m eviden Indag cons amianto:

Serpentino

Il serpentino, cui

u

ha ali

Anfiboli

Gli anfibolicostituiti da

sono fibre

invece rigide,

rettilinee, anch’esse composte dafibrille tra loro affiancate(diametro 0,01 micron), ma dilunghezza e diametro maggioreμm e lunghezza fino a circa 5 cm,

costituite a loro volta da fibre (lecosiddette fibrille) di dimensioniulteriormente minori (diametro0,02 μm) affiancate le une allealtre a formare una sorta di spirale.

lunghezza e diametro maggiorerispetto al crisotilo:rispettivamente fino a 8 cm dilunghezza e 3,5÷4 μm didiametro. La struttura che nederiva in questo caso èaghiforme.

Dott. Ing. Sergio Inzerillo

WORKSHOP: Interventi di soccorso in presenza di M.C.A. - I.S.A. 4 Giugno 2013

Qual è il problema?

La pericolosità dell’amianto è legata

• alla possibilità di dispersione di

fibre nell’aria

• alla friabilità del materiale Un materiale si dice “friabile”

Quando può essere facilmente

sbriciolato con la semplice

i d ll dipressione delle dita

Dott. Ing. Sergio Inzerillo

Page 117: Atti VdF Roma 06.12.16

4

IL PERICOLO AMIANTO

Un materiale friabile (corda, cartone,

i i ) èguarnizione) è

più pericoloso

di un materiale compatto.

Un materiale compatto p(mattonella, lastra di

cemento-amianto, ferodo) è

meno pericolosodi un materiale friabile.

WORKSHOP: Interventi di soccorso in presenza di M.C.A. - I.S.A. 4 Giugno 2013

Quali sono i prodotti in cui è contenuto l’amianto?I materiali contenenti amianto sono sostanzialmente distinguibili nelle seguenti macro-categorie:Friabili: materiali che possono essere facilmente sbriciolati o ridotti in polvere con la semplice pressione manuale, e che possono essere facilmente inalati ;Compatti: materiali duri che possono essere sbriciolati o ridotti in polvere solo con l'impiego di attrezzi meccanici e la loro pericolosità risulta minore dei precedenti

Nei mezzi di trasporto:p

L’amianto è stato utilizzato:

In ambito domestico:in alcuni elettrodomestici nelle prese e guanti da forno;nei cartoni come protezione dal calore

nei ferodi (freni e frizioni); negli schermi parafiamma; nelle guarnizioni; nelle vernici e mastici;nella coibentazione di treni, navi e autobus

Nell'industria:

Nell'edilizia: come materiale ignifugo; come materia prima per produrre manufatti;

come isolante termico nei cicli industriali con alte e basse temperaturecome barriera antifiamma nelleimpianti elettrici; come materiale fonoassorbente.

condotte per

nelle lastre piane o ondulate tubazioni, serbatoi e canne fumarie;; negli intonaci con impasti spruzzati ; nei pannelli per controsoffittature; nei pavimenti costituiti da vinil-amianto;

Dott. Ing. Sergio Inzerillo

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WORKSHOP: Interventi di soccorso in presenza di M.C.A. - I.S.A. 4 Giugno 2013

Materiali contenenti amianto più diffusiRicoprimenti a spruzzo:Il prodotto è costituito dall‟impastodi fibre di amianto con legantitradizionali (gesso, calce, cemento)o addirittura collanti di origineanimale (colla di coniglio)animale (colla di coniglio).

Fibrocemento con amianto :I prodotti in fibro-cemento con amianto(prevalentemente serbatoi, tubi e lastre)si ottenevano dalla miscela di pasta dicemento Portland con minerali diamianto, preventivamente frantumati ecardati ad umido.

Lastre di copertura ondulate Tegole in fibrocemento

Serbatoi: Cassoni perl’accumulo di acquapotabile

Dott. Ing. Sergio Inzerillo

Tubazioni per l’acqua Canne fumarie

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Materiali contenenti amianto più diffusi

Carta e cartone in amianto :Sono materiali costituiti da pasta di amianto e cellulosa o inerti organici. Nonavendo struttura compatta se maneggiati o se vengono a contatto con sostanzeche possono alterarli sono soggetti ad abrasioni e ad usura .

Corde e tessuti in amianto :Le corde in crisotilo sono facilmente riconoscibili inquanto costituite da fibre lunghe intrecciate a formarecordoncini di 0.2-0.5 cm di diametro, a loro voltaintrecciate a formare cordoni di 0.6-2 cm di diametro.

Lastre ed intonaco in gesso-amianto :Sono riconoscibili grazie alla fibrosità che si evidenzia lungo le eventuali crepe e, a seconda delgrado di finitura, anche in superficie.

Pavimenti e piastrelle in vinil-amianto:Si presentano in forma di mattonellesemirigide o strisce di materiale plastico inuna gamma molto estesa di colori. Il terminegenerico di vinil-amianto comprende ancheprodotti a base di PVC (linoleum)

Dott. Ing. Sergio Inzerillo

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WORKSHOP: Interventi di soccorso in presenza di M.C.A. - I.S.A. 4 Giugno 2013

Perché è stato utilizzato l’amianto ?Il massiccio impiego dei minerali di amianto è essenzialmente attribuibile alle seguenti caratteristiche:

Incombustibilità e discreta resistenza al calore;• Buona resistenza agli aggressivi chimici;• Proprietà di fono-assorbenza;• Isolante nei confronti dell’energia elettrica;• Attitudine ad essere filato e tessuto;• Attitudine ad essere filato e tessuto;• Attitudine ad essere miscelato ad altri materiali per conferire resistenza meccanica.

L'Italia è stata uno dei maggiori produttori ed utilizzatori di amianto fino alla fine degli anni '80. Dal1991 in Italia, per effetto dell’accertata pericolosità delle fibre di amianto per la salute umana, esiste ildivieto di effettuare qualunque attività produttiva . Pertanto il divieto vige nei riguardi dell’estrazionedei minerali di amianto, nonché per la produzione di manufatti e l’importazione dall’estero di prodottiche ne contengano.

Fanno eccezione le attività cheriguardano “bonifiche ambientali”in cui siano coinvolti materiali diin cui siano coinvolti materiali diamianto.

TITOLO IX – CAPO III del D.Lgs.81/08

Dott. Ing. Sergio Inzerillo

WORKSHOP: Interventi di soccorso in presenza di M.C.A. - I.S.A. 4 Giugno 2013

Prime indicazioni per lo smaltimento delle tute didelle tute di amianto nel C.N.VV.F.

Dott. Ing. Sergio Inzerillo

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Paesi che ancora producono amianto

•Nel solo 2007 in Cina si sono consumate 626.000 tonnellate di fibra cruda,più del doppio del secondo consumatore mondiale ovvero l’India che haraggiunto il consumo di 280.000 tonnellate.gg u o co su o d . o e e.

L’unica iniziativa concreta che la Cina ha intrapreso, è stata il bando delle altretipologie di amianto ancor più pericolose di quello bianco, ovvero quellomarrone e quello blu. A Pechino non può essere inoltre utilizzato nessuntipo di asbesto nelle costruzioni, ma in tutto il resto della Cina è in ampiosviluppo l’utilizzo del crisotilo nelle nuove costruzioni.

Balangero,anni'3 0

Reparto di filaturadel!'amianto(Jtalia , 1940)

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WORKSHOP: Interventi di soccorso in presenza di M.C.A. - I.S.A. 4 Giugno 2013

D.P.R. 8 agosto 1994Atto di indirizzo e coordinamento alle regioni e alle province autonome di Trento e di Bolzanoper l'adozione di piani di protezione, di decontaminazione, di smaltimento e di bonificadell'ambiente, ai fini della difesa dai pericoli derivanti dall'amianto.

Art. 8 - Rilevazione sistematica delle situazioni di pericolo derivanti dalla presenza di amianto.

1. I piani regionali, identificando una scala di priorità, prevedono controlli periodici in relazione alle seguenti possibili situazioni di pericolo:a)miniere di amianto dismesse;b) stabilimenti dismessi di produzione di materiali contenenti amianto;c)materiale accumulato a seguito delle operazioni di bonifica su mezzi di trasporto vari (vagoniferroviari, navi, barche, aerei, ecc.);d) capannoni utilizzati e/o dismessi con componenti in amianto/cemento;e) edifici e strutture dove è presente amianto spruzzato;f) impianti industriali dove è stato usato amianto per la coibentazione di tubi e serbatoi.2. Nelle indagini riguardanti le miniere di amianto dismesse le regioni e le province autonome si avvalgono della collaborazione dei competenti uffici del Corpo delle miniereavvalgono della collaborazione dei competenti uffici del Corpo delle miniere.

3. I dati e le informazioni relativi ai censimenti, alle rilevazioni e alle indagini previsti dalpresente atto di indirizzo e coordinamento sono comunicati ai comandi provinciali deivigili del fuoco territorialmente competenti, per l'acquisizione di elementi conoscitivinecessari alla predisposizione dei piani d'intervento di rispettiva competenza.

Dott. Ing. Sergio Inzerillo

PIANO NAZIONALE AMIANTOLinee di intervento per un’azione coordinata delle

amministrazioni statali e territoriali

MINISTERO DELLA SALUTE - Marzo 2013

Macroarea tutela ambientale – Sub-Obiettivo 1Azioni:- E’ di tutta evidenza la necessità di completare la mappatura dell’amianto sul

territorio nazionale.A tal fine sono state predisposte nel giugno 2012 le “Linee Guida per la corretta

acquisizione delle informazioni relative alla mappatura del territorio nazionaleinteressato dalla presenza di amianto”. Dette linee guida sono state diramate a tutte leRegioni in data 27.6.2012 per consentirne una omogenea e corretta applicazione sututto il territorio nazionale.

- L’identificazione dei siti a maggior rischio potrà essere favorita anche conl’introduzione di nuove forme di incentivazione, anche ricorrendo ad un sistemapremiante.

- Dovrà inoltre essere incoraggiato l’uso delle “Best Practices” quali l’analisi spettraleDovrà inoltre essere incoraggiato l uso delle Best Practices , quali l analisi spettraledelle immagini acquisite da aereo (solo coperture) e da satellite, già disponibiliincrociate con rilievi in situ di controverifica affidati alle ARPA o ad altri ufficiistituzionalmente competenti.

- L’acquisizione dati georeferenziati, potrà consentire l’incrocio con i dati catastaliindividuando direttamente i proprietari delle strutture (principalmente coperture) cheancora utilizzano

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• Articolo 246 - Campo di applicazione1. Fermo restando quanto previsto dalla Legge 27 marzo 1992, n. 257 (Norme relative

alla cessazione dell'impiego dell'amianto), le norme del presente Decreto si applicano a

TITOLO IX – CAPO III del D.Lgs.81/08

Cosa dice il d.lgs.81/08?

tutte le rimanenti attività lavorative che possono comportare, per ilavoratori, un’esposizione ad amianto, quali manutenzione, rimozionedell’amianto o dei materiali contenenti amianto, smaltimento e trattamentodei relativi rifiuti, nonché bonifica delle aree interessate.

- Individuazione presenza di amianto;

- Valutazione del rischio

- Notifica;

- Misure igieniche;

- Controllo dell’esposizione;Controllo dell esposizione;

- Valori limite;

- ecc. ecc.

Dott. Ing. Sergio Inzerillo

INAPPLICABILITA’DEL CAPO III PER GLI INTERVENTI DI SOCCORSOTECNICO URGENTE

TITOLO IX – CAPO III del D.Lgs.81/08

Art. 249 comma 2. Nei casi di esposizioni sporadiche e di debole intensità e a condizioneche risulti chiaramente dalla valutazione dei rischi di cui al comma 1 che il valore limite diesposizione all’amianto non è superato nell’aria dell’ambiente di lavoro, non si applicano gliarticoli 250, 251, comma 1, 259 e 260, comma 1, nelle seguenti attività:a)brevi attività non continuative di manutenzione durante le quali il lavoro viene effettuatosolo su materiali non friabili;;b)rimozione senza deterioramento di materiali non degradati in cui le fibre di amianto sonofermamente legate ad una matrice;c)incapsulamento e confinamento di materiali contenenti amianto che si trovano in buonostato;d)sorveglianza e controllo dell’aria e prelievo dei campioni ai fini dell’individuazione dellapresenza di amianto in un determinato materiale.

Art. 249 comma 4. La Commissione consultiva permanente di cui all’articolo 6 provvede adefinire orientamenti pratici per la determinazione delle esposizioni sporadiche e di deboleintensità, di cui al comma 2.

Lettera circolare del 25/01/2011 prot. 15/SEGR/0001940

Esposizioni sporadiche e di debole intensità (ESEDI)Dubbia applicabilità

Dott. Ing. Sergio Inzerillo

Page 123: Atti VdF Roma 06.12.16

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Le attività “ESEDI”, di cui all’art. 249 comma 2 del D.Lgs. 81/2008 e s.m.i,vengono identificate nelle attività che vengono effettuate per un massimo di60 ore l’anno, per non più di 4 ore per singolo intervento e per non più didue interventi al mese, e che corrispondono ad un livello massimo di

Esposizioni sporadiche e di debole intensità (ESEDI)

pesposizione a fibre di amianto pari a 10 F/L calcolate rispetto ad un periodo diriferimento di otto ore.

ELENCOATTIVITA’ESEDI

La Commissione consultiva permanente ha esplicitato le lavorazioni ESEDI in un apposito documento

Es:•Meccanici•Idraulici•Lattonieri•Elettricistidocumento.•Muratori

Dott. Ing. Sergio Inzerillo

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Le situazioni di potenziale esposizione a fibre di amianto degli operatori del CNVVF.

Sono le attività di istituto (fondamentalmente gliinterventi di soccorso tecnico urgente e, in via soloresiduale, gli accessi e le ulteriori attività dispostedall’Autorità Giudiziaria) che si svolgono:in luoghi confinati in cui sono presenti materialie/o manufatti contenenti amianto, caratterizzati dallaulteriore condizione del potenziale rilascio di fibre aseguito di scenari incidentali;in ambiente esterno in presenza del potenzialerilascio di fibre.

Scenari possibili:Incendi o crolli di capannoni, edifici industriali,tettoie ;Incendi o crolli di strutture originalmente adibite astudi cinematografici ;g ; Incendi di edifici con strutture in acciaio ; Incendi o crolli di edifici in genere ;Incendi di centrali termiche per produzione di acqua calda o di vapore ;Taglio di casseforti, armadi blindati, porte tagliafuoco ;

Dott. Ing. Sergio Inzerillo

Page 124: Atti VdF Roma 06.12.16

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Perché può essere pericoloso l’amianto?

La pericolosità dei manufatti contenenti amianto è legata esclusivamente alla loro capacitàdi rilasciare fibre di ridottissime dimensioni, che se inalate possono raggiungere econcentrarsi nei bronchi, negli alveoli polmonari e nella pleura, provocando danniirreversibili ai tessuti.

WORKSHOP: Interventi di soccorso in presenza di M.C.A. - I.S.A. 4 Giugno 2013

Le fibre di amianto considerate respirabili, e quindi anche pericolose per la salute, sono solo quelle che hanno contemporaneamente i seguenti requisiti:

Lunghezza superiore o uguale a 5 micron(a tale proposito, occorre considerare che una notevole percentuale di fibre inalate è espulsa con la

saliva e l’espettorazione, ed inoltre, si è accertato che le fibre di lunghezza inferiore a 5 micron sonoeliminate attraverso cellule deputate alla difesa dell’organismo, i macrofagi).

Diametro inferiore o uguale a 3 microng(le fibre inalate il cui diametro non supera i 3 micron di diametro penetrano nelle vie respiratorie e

permangono nei polmoni).

Rapporto lunghezza/diametro superiore o uguale a 3.

Dott. Ing. Sergio Inzerillo

Malattie che può provocare l’amianto:

A seguito dell’inalazione di amianto si instaurano meccanismi patogenetici di natura:irritativa, degenerativa, cancerogena.

1)ASBESTOSI - Si tratta di un processo degenerativo polmonare, costituito dalla formazione dicicatrici fibrose sempre più estese che provocano un ispessimento e indurimento del tessuto

WORKSHOP: Interventi di soccorso in presenza di M.C.A. - I.S.A. 4 Giugno 2013

polmonare

2)MESOTELIOMA PLEURICO-PERITONEALE - È un tumore maligno che può colpire lemembrane sierose di rivestimento dei polmoni (pleura) e degli organi addominali (peritoneo)

3)CANCRO POLMONARE - Si verifica per esposizioni non specifiche, in cui l’abitudine al fumo èelemento determinante per l’effetto sinergico

4)ALTRE NEOPLASIE - Numerosi studi hanno evidenziato che la mortalità per tumori in genere èpiù alta nei lavoratori esposti alle polveri di asbesto che nella popolazione generale, e in particolaresembrano più frequenti i tumori del tratto gastro-intestinale e della laringe.

5)PLACCHE PLEURICHE - Si tratta di ispessimenti benigni del tessuto connettivo della pleura,più o meno estesi, talora calcificati.

Dott. Ing. Sergio Inzerillo

Page 125: Atti VdF Roma 06.12.16

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WORKSHOP: Interventi di soccorso in presenza di M.C.A. - I.S.A. 4 Giugno 2013

Il Registro Nazionale dei Mesoteliomi (ReNam)

La sorveglianza epidemiologica dei casi di mesotelioma è affidata dal Decreto delPresidente del Consiglio dei Ministri n. 308/2002 al Registro Nazionale dei Mesoteliomi(ReNaM) istituito presso l’INAIL, Settore Ricerca - Dipartimento Medicina del Lavoro,che si struttura come un network ad articolazione regionale. Presso ogni Regione èistituito un Centro Operativo Regionale (COR) con compiti di identificazione di tutti ip g ( ) pcasi di mesotelioma incidenti nel proprio territorio e di analisi della storia professionale,residenziale e ambientale dei soggetti ammalati.

Il IV Rapporto riferisce dei casi di mesotelioma rilevati dalla rete dei COR del ReNaMcon una diagnosi compresa nel periodo 1993-2008. Si sono registrati in questo periodocirca 15.845 casi di mesotelioma maligno di cui circa il 69,3% presenta un’esposizioneprofessionale ad amianto (certa, probabile, possibile).

Per il mesotelioma possono trascorrere fino a 40 anni dall’inizio dell’esposizioneall’insorgenza e alla diagnosi della malattia e pur essendo ampiamente accertata l’esistenzadi una relazione di proporzionalità fra dose e rischio di malattia, non è possibile escludereun rischio anche a fronte di livelli bassi, discontinui e non lunghi di esposizione.

Dott. Ing. Sergio Inzerillo

1,3 per mille

WORKSHOP: Interventi di soccorso in presenza di M.C.A. - I.S.A. 4 Giugno 2013

Numero di casi di mesotelioma segnalati al ReNam, per tutte le Regioni, per entrambi i sessi,per tutti i livelli di certezza diagnostica, e per anno di incidenza (dal 1993 al 2008, totale = 15845casi)

Dott. Ing. Sergio Inzerillo

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Numero di casi di mesotelioma segnalati al ReNam, valutati per ogni anno dal 1993 al 2008

ne1600

1400

imes

otel

iom

ane

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popo

lazi

on 1200

1000

800

600

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N.c

asid

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alia

na. 200

0

Anno di riferimento

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

WORKSHOP: Interventi di soccorso in presenza di M.C.A. - I.S.A. 4 Giugno 2013

Numero totale di casi di mesotelioma segnalati al ReNam, per entrambi i sessi, per tutti i livelli di certezza diagnostica, distribuiti per Regione (dal 1993 al 2008)

Dalla mappa territoriale si nota che perragioni di storia industriale vi sono zone del

Mappa territorialeragioni di storia industriale, vi sono zone delterritorio italiano in cui si è registrato unnumero elevato di casi di mesotelioma. Inparticolare queste zone riguardano le areedella cantieristica navale in Liguria eToscana (Genova, Savona, La Spezia,Livorno), dell’industria del cemento amiantoin Piemonte e Puglia (Casale Monferrato eBari), della riparazione e manutenzione deirotabili ferroviari in Emilia-Romagna eotab e ov a a o ag a eToscana (Reggio Emilia e Pistoia)

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WORKSHOP: Interventi di soccorso in presenza di M.C.A. - I.S.A. 4 Giugno 2013

E NEL CORPO NAZIONALE DEI VIGILI DEL FUOCO?

Alcune sigle sindacali e testate giornalistiche hanno pubblicato il dato di 58 casi di Mesotelioma nel periodo 1993 – 2008, fornito dal terzo rapporto del Re.Na.M.

Il dato è errato, in quanto è stato estrapolato dalla categoria “Vigili del fuoco ed assimilati”,dove erano ricompresi soggetti che hanno lavorato in settori industriali (cantieristicanavale), servizi vigilanza privati, i vvf aziendali, guardiafuoco (servizio antincendio inambito aeroportuale), ausiliari, e addirittura pompieri nel sistema di difesa nazionale, chepoi hanno svolto professioni diverse. VERIFICA CON I C.O.R.

I casi accertati nello stesso periodo sono 21. + 4 = 25

WORKSHOP: Interventi di soccorso in presenza di M.C.A. - I.S.A. 4 Giugno 2013

Casi mesotelioma accertati nel C.N.VV.F.

F.

5

4,5

4

sidi

mes

otel

iom

ane

lC.N

.VV.

F

3,5

3

2,5

2

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1

N.c

as

0,5

0

Anno di riferimento

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

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WORKSHOP: Interventi di soccorso in presenza di M.C.A. - I.S.A. 4 Giugno 2013

Casi di mesotelioma pleurico-peritoneale nel personale VV.F. per regionen. ID

UCICOR

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5 13 FRIULI VENEZIA GIULIA 304 25/06/1933 63-90 TRIESTE 2006

6 20 FRIULI VENEZIA GIULIA 555 05/11/2017 42-74 TRIESTE 1999

7 14 FRIULI VENEZIA GIULIA 324 31/10/1948 76-94 GORIZIA 2001

8 17 FRIULI VENEZIA GIULIA 398 01/02/1939 68-92 GORIZIA 2007

9 22 FRIULI VENEZIA GIULIA 646 29/04/1945 71-94 PORDENONE 1998

10 45 TOSCANA 1064 07/09/1940 66-94 FIRENZE 200311 47 TOSCANA 1416 09/12/1935 60-93 GROSSETO 200712 53 ABRUZZO 25 24/03/1947 73-97 TERAMO 200613 10 VENETO 1089 11/10/1931 56-88 VERONA 200514 23 LIGURIA 141 06/10/1935 60-90 SAVONA 199615 25 LIGURIA 250 06/06/1947 73-04 GENOVA 199616 27 LIGURIA 513 30/03/1941 65-94 GENOVA 199817 30 LIGURIA 913 30/10/1936 60-91 GENOVA 200118 34 LIGURIA 1387 20/02/1941 66-94 GENOVA 200419 55 CAMPANIA 82 03/11/1950 73-04 NAPOLI 2003

20 56 CAMPANIA 582 17/09/1949 75-03 NAPOLI 200821 58 SICILIA 702 16/12/1937 63-91 CATANIA 2006

WORKSHOP: Interventi di soccorso in presenza di M.C.A. - I.S.A. 4 Giugno 2013

Confronto sulla distribuzione dei casi di mesotelioma pleurico-peritoneale per regione

Popolazione italiana Dipendenti del C.N.V.V.F

Dott. Ing. Sergio Inzerillo

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WORKSHOP: Interventi di soccorso in presenza di M.C.A. - I.S.A. 4 Giugno 2013

Statistica mesotelioma accertati nel C.N.VV.F. Dal 1993 al 2008Anno assunzione N. dipendenti

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WORKSHOP: Interventi di soccorso in presenza di M.C.A. - I.S.A. 4 Giugno 2013

Dott. Ing. Sergio Inzerillo

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WORKSHOP: Interventi di soccorso in presenza di M.C.A. - I.S.A. 4 Giugno 2013

Dott. Ing. Sergio Inzerillo

WORKSHOP: Interventi di soccorso in presenza di M.C.A. - I.S.A. 4 Giugno 2013

Schede d’intervento: modelli VF41Per verificare un nesso di causalità tra le morti causate da Mesotelioma pleurico-peritonale e il contattocon M.C.A. negli interventi di soccorso, in verità di difficilissima correlazione, si stanno analizzandoanche le schede d’intervento dei Vigili del Fuoco che sono deceduti negli ultimi anni a causa di neoplasieal polmone.

Viene riportato il caso di un ex Capo Reparto, per il quale la presenza di M.C.A. segnalata nella schedad’intervento viene riportata in 3 (tre su 871) interventi:d intervento viene riportata in 3 (tre su 871) interventi:

N. rapporto d'intervento

Data Tipologia intervento

Descrizione intervento

1 102 04/08/1986 Incendio abitazione

L'incendio riguardava un'abitazione ed era stato provocato da una scintilla fuoriuscita dal cammino. Nell'intervento si sono danneggiati un paio di

guanti di amianto

2 40 13/01/1988 Incendio camino

Si è proceduto ad estinguere l'incendio di una canna fumaria in un'abitazione. La stessa si presentava lesionata a causa del calore. La parte

di canna fumaria danneggiata, realizzata in ETERNIT, aveva una lunghezza di circa 6 metri.

Dott. Ing. Sergio Inzerillo

Inoltre sono stati eseguiti altri interventi (incendio canna fumaria, crolli di capannoni, smassamentomacerie e ricerca di persone sotto fabbricati crollati), con sospetta presenza di amianto, ma nonindicata in esplicito nelle schede d’intervento.

3 517/1 28/03/1995 Copertura divelta

La copertura era stata divelta dal forte vento. Dopo si è proceduto a demolire la copertura costituita da onduline in ETERNIT e travi di legno

Page 131: Atti VdF Roma 06.12.16

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WORKSHOP: Interventi di soccorso in presenza di M.C.A. - I.S.A. 4 Giugno 2013

Schede d’intervento: modelli V.F.41Viene riportato un altro caso di un ex Capo Reparto, per il quale la presenza di M.C.A. segnalata nella scheda d’intervento viene riportata in 26 (ventisei su 782) interventi:

N. prog. N. prog. parz. N. Rapporto int. Data Tipologia intervento2 2 301 11/10/1954 Incendio vetreria27 15 75 09/03/1955 Incendio conceria pelli e cuoio90 16 49 04/02/1957 Incendio canna fumaria167 34 270 06/08/1958 Incendio cabina di decompressione316 7 200 03/04/1964 Scoppio e incendio316 7 200 03/04/1964 Scoppio e incendio339 30 512 29/07/1964 Incendio porticato347 38 716 06/10/1964 Incendio fienile362 2 17 06/01/1965 Incendio canna fumaria373 13 152 24/02/1965 Incendio capannone408 5 23 07/01/1966 Incendio canna fumaria419 16 205 18/03/1966 Incendio canna fumaria420 17 206 18/03/1966 Incendio canna fumaria440 37 711 03/09/1966 Incendio fienile486 34 560 10/07/1967 Incendio fienile538 24 573 05/07/1968 Incendio capannone552 1 3 01/01/1969 Incendio fienile583 32 1303 29/12/1969 Incendio fienile597 14 1197 09/11/1970 Incendio officina meccanica

Dott. Ing. Sergio Inzerillo

597 14 1197 09/11/1970 Incendio officina meccanica614 14 763 24/07/1971 Incendio segheria626 26 1118 16/10/1971 Incendio calzaturificio648 17 489 26/05/1972 Incendio capannone672 6 311 06/03/1973 Incendio centrale termica685 19 1202 04/09/1973 Incendio officina750 18 1153 30/10/1975 Incendio capannone752 20 1198 13/11/1975 Incendio fienile764 5 82 26/01/1976 Incendio capannone

WORKSHOP: Interventi di soccorso in presenza di M.C.A. - I.S.A. 4 Giugno 2013

CONCLUSIONI

Durante gli interventi di soccorso non si conosce la concentrazione effettiva di fibre diamianto nell’aria. In alcuni casi potrebbe anche superare il valore limite di esposizioneprevisto dal D.Lgs 81/2008, pari a 0,1 fibre per centimetro cubo di aria, misurato come mediaponderata nel tempo di riferimento di otto ore;Il prelievo di campioni negli interventi di soccorso per stabilire la concentrazione di fibre

di amianto nell’aria risulta molto difficile da attuare;La formazione del personale e l’utilizzo della procedura costituisce il miglior strumento ditutela della salute degli operatori del soccorso; occorre inoltre un maggior raccordo con leistituzioni preposte al censimento dei M.C.A.;La decontaminazione completa dei D.P.I. dalle fibre di amianto sembrerebbe al momentoessere garantita con le procedure previste dalla procedura, sebbene ci siano molti aspetti damigliorare ed approfondire;

INOLTRE OCCORRE

Analizzare le informazioni su base statistica, informatizzando la scheda di acquisizione dati;Proseguire con l’attività di analisi e ricerca volta ad acquisire elementi oggettivi dal campo, indagando su nuove tecniche e materiali per la “decontaminazione” dei DPI;

Dott. Ing. Sergio Inzerillo

Page 132: Atti VdF Roma 06.12.16

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Page 134: Atti VdF Roma 06.12.16

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IL CAPO DIPARTIMEì\TCi

\ 1sta lj domanda ttCJ.11.::!0C•-l prndolta (ancor.i m v11a1 CPn 111 quale l'ex. \ '.P. ESPOSITO Bruno. nuto 11 09.06. l'JIJO. ha cluci;to il nc11nosc11ncnlu della d1pcnuen;:;i da causa d1 ~crv1zio t l"equo indennizzo per 1'1nferm1ta: "C3rcinrm111 polmonart'":

\ 1~h· la dom11nda I::!. Il 20Cl'i pro<lotta dalla Sig l"J 7.0RZETTI C.ITTa nuw il 06 OJ. I 9ti::! \.'Cdov:i ddl'c~. \'.P. mtC>.'tl ad c>ncncrc l'equo mdenm;:w pl'r la suimhcata mfcrimto che ha caus;ico il Je.:csso del propno c.oniogc in tlnrn ::! I I 2.200-l;

\'15to il vert>ale mod. G n' 41 dcl .!S.042005, c.m= ai scn:,1 JeU'arl 6 dcl O.P.R .:!'I. I 0.200 I. 11 . 4u 1, cun 11 quale la Cumm1ss1on" Med1.::i Osp.xlahcl'a J1 l\:ipoh ha n~conLrJll• la prcdctl<l mJennilil ntencndola J..•~rivib1k alfa l " ccg tub. A 31 lini Jclla .;onces&1onc dell'equo indennizzo.

V!!ita la delibera n' J\1.295 21106 del 18.05.2008. oon la quale il Comnaù' di venfic.a per le cause di servizio, <-Ori parn-e espresso ex an. J 1 del D.P R -161 ·0! ha :11ud1ca10 dipendente dii causa d1 s.crvi~o l:> prl'Clerta infer:mttii.,

\'isto il TU. delle 1.hspo~1llom sullo Sm1u10 degli lmp1egat1 C!\ili d~H;:i S1aw .lppmvato con D.I R. IO/O! ICJS-. n . ." ~ le relatl\'e nonne d1 CSOCUllt'ne d1 cui al D P.R IJ' 05. J95". n 686:

\'ìsui b legge I~ 05 191,l, n. 4o9; \'islc) 1l D.P lL 19.10 . .!00I. n. -161 \'1sto l'an. 18 comma l del succ11ato D.IP.R 4&1 '.?001; V1~to 11 Decrc10 Lei;1slau•o 13.10.20-05. 11 ~i~ c.m il quale I! ~t:sro emanato

l'oràm;imcnto del persoaalt i.lei CQrpt• l\azmnale d.:1 \ igili i.lei fuoco, a norma dell'art. : ddla le~,,. 30.09 .!004. n. ~5.!:

\'1storan 16del D.L\uJ003.::!C~~ll . n. 11)5, \'ism il DM. n. 618 dcl 09.03.200-

DECRETA

Per i mot1v1 ind1cau m premessa I' L'tnfem11tn: .. Carciooma polmonare "sotT~na dall'ex. \'.!'. ESJ'OS ITO Bruno, e

ricono>ciuca dipendente da c:.:iusa d1 servizio. ~ ) Ai;h eredi dell'1n1eress;.i10 de•e o"Sere concesso per I~ pred~tta infcmlltit l'equn

indennizzo rh 1 ~ cu; l:lb. A.

Roma. 2 4 OTT. 2006 p IL CAl'CJ DIPARTIMENTn

JL PRLFETTU 1Snbt;ll1 '

Page 135: Atti VdF Roma 06.12.16

Accesso agli atti Vigili del Fuoco 09.01.17

OSSERVATORIONAZIONALESULL’AMIANTO

PresidenzaNazionale

ViaCrescenzio,n.2,00193‐Roma

tel.335/8304686

E‐mail:[email protected]

Preg.moIng.GioacchinoGiomi

comunicazionemezzoe‐[email protected]

ep.c.

Preg.moCostantinoSaporito

(SindacatoUSB)

comunicazionemezzoe‐[email protected]

Preg.moDott.GabrieleMiele

(SindacatoUSB)

comunicazionemezzoe‐[email protected]

OGGETTO: Richiesta di accesso agli atti aventi ad oggetto i dati epidemiologici

relativi ai casi di patologie fibrotiche e neoplastiche asbesto correlate tra gli

appartenentialCorpodeiVigilidelFuocoinattivitàeinquiescenza.

Preg.moIng.Giomi,

Lescrivo inqualitàdipresidentedell’OsservatorioNazionalesull’Amianto‐ONAOnlus,

associazionerappresentativadeilavoratoriespostievittimedell’amiantoedeilorofamigliari,

sulla quale potrà attingere ulteriori riferimenti ed informazioni dal sito

osservatorioamianto.jimdo.com,al finedi informarLache sononumerose le segnalazioni che

questa associazione riceve da appartenenti al Corpo dei Vigili del Fuoco, in attività e in

quiescenza,edailorofamigliari,circacasidipatologieasbestocorrelate.

Page 136: Atti VdF Roma 06.12.16

Accesso agli atti Vigili del Fuoco 09.01.17

Allalucediciò,lanostraassociazione,alfinedipotersvolgere,almeglio,lesuefunzioni

istituzionaliealtempostessoanimatadaspiritodicollaborazioneenelpienorispettodeiruoli

e quindi in chiave solamente sussidiaria, rivolge a Lei la presente, con la quale intende

esercitareildirittodiaccessoagliattiaisensidellaL.241/90ess.int.emod.,aventiadoggetto

i dati epidemiologici di patologie asbesto correlatenella coortedi lavoratori appartenenti al

Corpo.

Atalfine,

osserva

che con l’atto del 30.11.2016, a Sua firma, il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco ha

attivato una “campagna epidemiologica” che si colloca a pieno titolo nell’ambito della

circolarità che caratterizza il sistema di protezione dai rischi lavorativi, attraverso la

prevenzioneprimaria(evitareogni formadiesposizione), laprevenzionesecondaria(ricerca

scientificaediagnosiprecoce)elaprevenzioneterziaria(epidemiologia).

che l’epidemiologia permette l’emersione del rischio amianto (come di altri rischi) e

quindidicalibrareleazionipreventiveedituteladellasaluterispettoalrischioedunquegli

interventidiprevenzioneprimariaesecondaria.

chel’ONAOnlushaqualefinalitàistituzionalequelladiaffermarelaprevenzioneprimaria

comeilpiùimportantepresidiorispettoalrischiodipatologieasbestocorrelate(chepossono

esseredebellatesoloevitandol’esposizioneadamianto).

che l’associazione per il perseguimento di questa sua finalità acquisisce ogni dato

epidemiologico,siaconlesegnalazionieleattivitàdeisuoivolontarisiaconlacollaborazione

delle istituzioni, riversandolo in un registro, proprio, delle patologie asbesto correlate che

comprendenonsoloicasidimesotelioma,maanchetuttiquellirelativiallepatologiechesono

riconducibiliall’esposizioneadamianto;

cheilCorpodeiVigilidelFuoco,unadellepiùglorioseedefficaciistituzionidellanostra

Nazione,propriopereffettodell’iniziativadelsuocapo,Ing.Giomi,sièdotatadiunastruttura

epidemiologica con riferimento al rischio amianto (atto del 30.11.2016) e pertanto, è in

possessodidatiepidemiologicirelativiagliappartenentialCorpodeiVigilidelFuocoinattività

einquiescenza,cuièpossibileavereaccesso.

chepertantoèinteressedell’OsservatorioNazionalesull’Amianto‐ONAOnlusformulare

formaleerispettosarichiestadiaccessoagliattiaisensieperglieffettidell’art.22L.241/90e

ss.int.emod.,peracquisiretalidatiepidemiologici.

Page 137: Atti VdF Roma 06.12.16

Accesso agli atti Vigili del Fuoco 09.01.17

chel’accessoagliattivieneformulatonelrispettodellaprivacyecioèfinalizzatoadavere

soloidatigrezziequindiilnumeroediltipodicasicherisultanoriferitiallepatologieasbesto

correlate.

Per quanto sopra, il sottoscritto Avv. Ezio Bonanni, nella qualità di Presidente

dell’associazioneONAONLUS,

chiede

che ai sensi e per gli effetti di quanto sancito dalle norme di cui alla L. 241/90 e

successive integrazioni e modificazioni, e in forza dello specifico interesse (art. 22), venga

permesso l’accesso agli atti relativo ai su citati dati epidemiologici per poterli acquisire per

ognifinalitàdilegge.

In attesa di un Suo gradito riscontro, con il quale la S. V. potrà comunicare anche il

nominativo del funzionario incaricato di mantenere i rapporti operativi con la nostra

associazione,l’occasioneèpropiziaperporgerLeipiùdistintisaluti.

Lì,09.01.2017

IlPresidente

(Avv.EzioBonanni)

Page 138: Atti VdF Roma 06.12.16

Rassegna Stampa

Page 139: Atti VdF Roma 06.12.16

RASSEGNA STAMPA:  

  Ante 06.12.2016 

509  http://www.onanotiziarioamianto.it/wp/ona/angeli‐del‐soccorso‐senza‐tutela‐vigili‐del‐fuoco‐rischio‐esposizione/  

510  http://www.affaritaliani.it/roma/amianto‐vigili‐del‐fuoco‐senza‐tutele‐alleanza‐ona‐usb‐via‐al‐tavolo‐453227.html 

511  http://www.meteoweb.eu/2016/12/amianto‐vigili‐del‐fuoco‐a‐rischio‐esposizione‐domani‐il‐convegno/802869/ 

512  http://www.today.it/cronaca/terremoto‐centro‐italia‐amianto.html

   

  Post 06.12.2016 

521  http://www.onanotiziarioamianto.it/wp/ona/83170‐2/ 

522  http://www.affaritaliani.it/roma/terremoto‐controllo‐sanitario‐per‐i‐vigili‐del‐fuoco‐ona‐usb‐non‐basta‐453580.html 

523  http://www.quotidianosanita.it/cronache/articolo.php?articolo_id=45919 

524  http://www.meteoweb.eu/2016/12/terremoto‐centro‐italia‐screening‐per‐lamianto‐per‐i‐soccorritori‐ma‐per‐lona‐serve‐di‐piu/804120/ 

525  http://www.leggo.it/news/italia/terremoto_centro_italia_dramma_dramma_incubo_amianto‐2126881.htm  

526  http://www.lasicilia.it/news/salute/47625/terremoto‐screening‐amianto‐sui‐soccorritori‐ma‐per‐l‐ona‐serve‐di‐piu.html 

527  http://ilgiornaledellaprotezionecivile.it/attualita/test‐anti‐amianto‐per‐i‐vigili‐del‐fuoco‐intervenuti‐dopo‐il‐terremoto 

528  http://www.panorama.it/scienza/salute/terremoto‐screening‐amianto‐sui‐soccorritori‐ma‐per‐lona‐serve‐di‐piu/ 

529  http://www.padovanews.it/2016/12/07/terremoto‐screening‐amianto‐sui‐soccorritori‐ma‐per‐lona‐serve‐di‐piu/ 

530  http://www.direttanews.it/2016/12/07/terremoto‐un‐rischio‐salvato‐vite‐umane/ 

531  http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2016/12/14/amianto‐screening‐per‐pompieri‐intervenuti‐su‐terremoto_1c937dba‐d875‐40f8‐afcb‐35015a62ab8f.html 

   

  

Page 140: Atti VdF Roma 06.12.16

2/12/2016

01.

DIC

~I del aoccorao senza tutela. Vlglll del Fuoco a rischio eeposlzlcne- Ndlzlarlo a!Jl'amlank> ONA O~ua

(http;//www.onanotiziarioarnianto.it/wp/onal)

Angeli del soccorso senza tutela. Vigili del Fuoco a rischio esposizione

Ne.una mascherina protettiva, né procedure che prevedano la tutela e 11 controllo della salute. li dramma del terremoto che ha sconvolto Il Centnl ltalla ne1n ultlml ha mesi ha smperchlato le crTtlcltà che, d1 sempre,

caratblrlzza1111 Q lawro del vlglP dal fuam. Soccorritori senza sufficlentl tublle e a rischio di esposizione alramlantoe a tutti all altrT cananpnl.

L'Osservatorio Nazlonale Amianto e l'Usb del Vlglll del Fuoco propongono un momento di confronto edlsc11SSlone con esperti, studiosi, istituzioni, lavoratori e annunciano una campagna mngiunta di sensibilizzazione.

l!lppuntamantDè P9' martadl 6 dlcamlre a partlradalla are 15 mn Il COIMlpO ".Anpll del !IOCXlOr.llQ, "'8111 dal Fuom a rischio l&'POllzfonl", pnao rlstituto Superiore Antincendi di vlaidel Commercio 13 a Roma.

Mancanza di procedure In grado di prewnlre Il rlschlo. auenra di screanlng medlme p5'cologJ(IO post lnterwnto per chi quotldlarwimenteguarda In faccia la morte,

totale mancanza di tutele previdenziali. li mestiere del vigili del fuoco, paradossalmente, non è (IOnsiderato un lavoro usurante né una categoria a rischio. Eppure, secondo i dati dell'Osservatorio Bilaterale Salute e Sicurezza, Ambienti di L.awrodei Vilili del Fuoco, l'età media di chi entra nel Corpo da giovane arriva solamente al 48 annl Un dato assolutamente sconcertante.

Il prosramma

Saluto lng. Gioacchino Giorni, Capo del Corpo Nazionale del Vlglll del Fuoco

Relatorl Aw. Ezio Bonanni, presidente Osservatorio Nazionale Amianto Dott. Costantino Saporito, coordinamento nazlonale Usb vlglle del fUom Dott.ssa Paola Palmlerl, eseaitlvo confederale Usb On. Giampiero Bocci, Sottosegretario di Stato mn delega ai Vigili del Fuoco

Dott. Gabriele Miele, coordinamento nazionale Usb vi8ili del fuoco- OSservatorio Bilaterale Sai~ e Sicurezza, Ambienti di Lavoro Dott.ssa Carla Zorzettl, Comitato Ona Vlglll del Fuoco

Relazioni Tecniche Dott. Cannlne Roma, oncologo e membro del Comitato Scientifico Ona "Permrso clinico diagnostico del paziente" Dott.ssa Sabrina Melpisnano, psicolop e psicoterapeuta Dott. Danlele Sbardella, Dirigente Superiore Vllllll del Fuoco. Ufficio Sanitario Dott.Arturo Oanclosl, medico legale Dott. Claudio Vernale, medlm del lavoro, già dlrlpnte medico lnall "Il percorso per il riconoscimento delle malattie lnail" Dott.ssa Renata Roffenl llraferrl, figlia di vittima del dcM!re Franm Cucinieri, membro del Comitato Tecnico Sdentlflm Ona "Esposizione ai cancerogeni nell'ambiente di lawro dei Vdf"

• cmgorte: CclmunlcatlONA(htW'---nodziilrloamla~rylalmunlGltl-clNh, E'"'1tl lhttp://WWW-1notlzl1rkllll'lla~l/a~ I I Neai1111 risposta I di ONAthtlllt/lwww.omno&larlolmlantoJt/WWaftl/lulllorlonll)

hllp:l/www.onanalizia-ioamiat*>.itlwp(on&'81911i-del-80CC«80-senza.tial•vigili-del-fuoeo.riachio-eapcsizicre' 1/4

Page 141: Atti VdF Roma 06.12.16

511212016

affa rita lia n i.it ___ Q

Il primo quotidiano digitate, dal 1996

Home > Roma Italia> Amianto, Vigili del Fuoco senza tutele: alleanza Ona e Usb. 'Via al tavolo"

Lunedì, 5 dicembre 2016-14:11:00

Amianto, Vigili del Fuoco senza tutele: alleanza Ona e Usb. ''Via al tavolo'' Esperti a confronto martedì 6 dicembre all'Istituto Superiore Antincendi

Guarda la gallery

Nessuna mascherina protettiva, né procedure che prevedano la tutela e il controllo della salute. li dramma del terremoto che ha sconvolto il Centro Italia negli ultimi ha mesi ha scoperchiato le criticità che, da sempre, caratterizzano il lavoro dei vigili del fuoco. Soccorritori senza sufficienti tutele e a rischio di esposizione all'amianto e a tutti gli altri cancerogeni.

http://www.affaritaliani.it/roma/amianto-vigili-del-fuoco-senza-tutele-alleanza-ona-usl:>-via-al-tavolo-453227.html 1/3

Page 142: Atti VdF Roma 06.12.16

511212016 Amianto, Vigili del Fuoco senza tutele: alleanza Ona e Usb. "Via al tavolo" - Affaritaliani.it

L'Osservatorio Nazionale Amianto e l'Usb dei Vigili del Fuoco propongono un momento di confronto e discussione con esperti, studiosi, istituzioni, lavoratori e annunciano una campagna congiunta di sensibilizzazione.

L'appuntamento è per martedì 6 dicembre a partire dalle ore 15 con il convegno 11Angeli del soccorso. Vigili del Fuoco a rischio esposizione", presso l'Istituto Superiore Antincendi di via del Commercio 13 a Roma. All'incontro prenderanno parte anche il capo del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, Gioacchino Giorni e l'onorevole Giampiero Bocci, Sottosegretario di Stato con delega ai Vigili del Fuoco.

Mancanza di procedure in grado di prevenire il rischio, assenza di screaning medico e psicologico post intervento per chi quotidianamente guarda in faccia la morte, totale mancanza di tutele previdenziali. Il mestiere del vigili del fuoco, paradossalmente, non è considerato un lavoro usurante né una categoria a rischio.

I temi sul tavolo del confronto sono parecchi ma, dopo aver lanciato l'iniziativa, un primo risultato è stata già ottenuto: l'ingegner Gioacchino Giorni infatti, ha appena avviato una campagna epidemiologica sul rischio amianto, che coinvolgerà inizialmente un campione di lavoratori che sono intervenuti nell'area del sisma dal 24 al 27 agosto. E' un primo passo ma non è ancora sufficiente, secondo il presidente dell'Ona, l'avvocato Ezio Bonanni e i rappresentanti dell'Usb.

http://www.affaritaliani.it/roma/amianto-vigili-del-fuoco-senza-tutele-alleanza-ona-usl:>-via-al-tavolo-453227.html 213

Page 143: Atti VdF Roma 06.12.16

6/12/2016 Amianto, vigili del fuoco a rischio esposizione: domani il convegno- Meteo Web

SEAT Leon. La Lampade di sale Car2go

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Amianto, vigili del fuoco a rischio esposizione: domani il convegno li dramma del terremoto che ha sconvolto il Centro Italia negli ultimi ha mesi ha scoperchiato le criticità che, da sempre, caratterizzano il lavoro dei vigili del fuoco

A cura di Filomena Fotia 5 dicembre 2016 - 11:22

http://www.meteoweb.eu/2016/12/amianto-vigili-del-fuoco-a-rischio-esposizione-domani-il-convegno/802869/

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Page 144: Atti VdF Roma 06.12.16
Page 145: Atti VdF Roma 06.12.16

6112/2016 Amianto, vigili del fuoco a rischio esposizione: domani il convegno- Meteo Web

Nessuna mascherina protettiva, né procedure che prevedano la tutela e il controllo della salute. Il dramma del

terremoto che ha sconvolto il Centro Italia negli ultimi ha mesi ha scoperchiato le criticità che, da sempre,

caratterizzano il lavoro dei vigili del fuoco. Soccorritori senza sufficienti tutele e a rischio di esposizione all'amianto

e a tutti gli altri cancerogeni. L:Osservatorio Nazionale Amianto e l'Usb dei Vigili del Fuoco propongono un

momento di confronto e discussione con esperti, studiosi, istituzioni, lavoratori e annunciano una campagna

congiunta di sensibilizzazione. L:appuntamento è per martedì 6 dicembre a partire dalle ore 15 con il convegno

"Angeli del soccorso. Vigili del Fuoco a rischio esposizione", presso l'Istituto Superiore Antincendi di via del

Commercio 13 a Roma. Mancanza di procedure in grado di prevenire il rischio, assenza di screaning medico e

psicologico post intervento per chi quotidianamente guarda in faccia la morte, totale mancanza di tutele

previdenziali. Il mestiere del vigili del fuoco, paradossalmente, non è considerato un lavoro usurante né una

categoria a rischio.

http://www.meteoweb.eu/2016112/amianto-vigili-del-fuoco-a-rischio-esposizione-domani-il-convegna/802869/ 313

Page 146: Atti VdF Roma 06.12.16

6f12fl016 Angell dal terremoto a rischio anlmito, "Nessuna tutela nel cratsre dal slama"

Angeli del terremoto a rischio amianto, "Nessuna tutela nel cratere del sisma" "Screening medico per i soccorritori", la richiesta dei Vigili del Fuoco, quasi 1200 coinvolti da tre mesi in centinaia di migliaia di interventi: per loro nessuna protezione dall'esposizione all'amianto e a tutti gli altri cancerogeni

Alberto Berlnl 06 cicembra 201614:13

AMATRICE (Rioti)-CunaJli. di maocric" nuvolo di polvmo che lii appoggia llllle uniftumi, oi aggmppa ai Olp<ll1i o ODp11> la pello. E' llGtd dal 24 agmto ad Amltrioo,AllClllllO!i cd AlquatL Poi ~ qcli del tcm'mlto llO!IO COiii a Norcia e Calmino dopo la 9COlla dd. 26 onoi=. N- llllUCUrtma prolelllTa pw gll IUJC')I clii. mremot., 116 proceduR dle pmedaDo la tutele e 11 oomrollo della salute da una polveie che l1UCOllde un ldllerteniblle alle ha un nome che lllcute temxe: amianto, llD. materlale uato ili. edlllzia. fino a. che una lcgc lo n:sc illegale nel 1992 quando li scopri che le film: polr:Ymo pmwocm: il cancro.

On Il ~ rlldda di clleùre U eom a chi 1avma hllli i pomi noll'al'lla del i:ratore colo volto dal slama del Cealro l1alill: p .. I IOCCOD'itoll 8lll'à nooolSlrio IOltOpOl'li ad llDll

"""""1illg modico pervalulllre l 'impattu llllla loro llliute. Lo denuncia l'Oalc:mdorio Nazionale Ami11n1o oon il 1UO pn:liclent>:, l'avvocato Ezio Bommni, e lo chiede il oindwdo UID dei Vigili del Puoco.

Ma quanli SODO I soe;:onl.IO!tl l 10ll VI&W del hoco Impepati •ao qllllll 1200, colli volli da 3 mesi In oentlna!a di mlgllala di illlavcntl par sai varo cbl em dnmto sotto le -=rie delle pmpric abitazioni e allevim: le aolli:remx: di chi Ila cm:ando di 1eaipctme una vita inglriollita da quello !ltlappo nella lcnL

Amatdca oggi. COM res1a dooo Il terremoto

LA MALEDIZIONE DEI SOCCOlUUTOIU. No&li oechi il dmmna di oltn SmilA peDOlle che ballllo lavoato a Gtou.nd Zlm dopo il Cft>llo dallo Tom Gemelle e si sono mmalatl di Ql.llO;ft). Seoo11do U programa. sanitaria World TledeCealerdel Cellterfòr 01-Collimi 8lld l'lleventioll,mlglialadl oarl di tulmte aono ~legati alle polvcti optigionallo dua.nte il crollo delle Toni e l '86% dei malati aono primi soccomtmi.

Ora Il dramma del tmem;)IO che ha 1CODVOlto Il CcllO llalla ha.IQOJ!lilll:hlal;o le Cliliçltà cl.le, da~~ li lavoro del soceoaltoà cblamali ad &P seaz.a llldllc:lllllli tutele e 11 rbeblo di ll(lllllzlone lll'&llllmàl e• tutti. lii 11trl -11111L "Mancanza di pmcedun: in gmdo di pn:vmin: il riachio, U"""2B di oc:n:ming medico e plico logico

pott mterwrito lMlt chi quotidianamonte paidain fàççia la morte, totale -di tutelo pt9Videnziali - don une i ano dall'Ona o c1al lindaealo Udi -n morlÌel\I do1 vi&ili del fuoc:o,pmalhi-'mmlo, 110DÒD11'1""" OOlllidemtu liii lavom UllDllllDllll U1111 Clllllgorla alilchio".

tilpJ/www.IDday.it/cronaca'i.rremolD-centro-itali•amiaito.hlml 112

Page 147: Atti VdF Roma 06.12.16

26(1r.!017 .Ami..to, ccdrollo sanitario per i vigili del fuoco che hamo SC8Y8ID h le macwie. Ona-Uab: "Un primo passo ma non aullicianlB" - Notiziario sull'a •.

DIC

o.

{http-J/www.onanotiziarioamianto.it/wp/onal)

Amianto, controllo sanitario per I vigili del fuoco che hanno scavato tra le macerie. Ona-Usb: "Un primo passo ma non sufficiente"

Una campagna apldemloloslc:a sul rlsdilo amianto che prende Tn esame un campiona di soccarrltorl sano

lnt.wnutt nella-dal terremoto del Centro ltalla dal 24 al 28 ap&tD smnL Il Corpo Nazlonala dal VlslR del Fuoco i. annunciato Il pravwdlmanto che si artloolerà med!anbl t.tdfaanostld su bMe lndlvtduala.

E' un primo rialltato ottenuto grazie alle sollecitazioni dell'Osservatorio Nazionale Amianto e del Unione Slndacale di Base, che hanno ripetutamente chiesto la necessità di una mapre sorwatlanza sanitaria per chi quotidianamente guarda In faccia la morte.

"E' un prtmo passa marlbMJle, ma non &Ufticlanbf, commenta l'llvvoc:ato Ezio Bonannt, pnlllilclante dell'Ona.

~pnmfamo l'lmpaanodel Corpo che il cosdenbl del rischio amianto, tanhl da dover lanctara una cinpapa. Ma le misure sono, a nostre avviso, insufficienti".

La circolare del Ministero prewde una visita medica generale, prove di funzionalità respiratoria (spirometrica), ricen:a di corpuscoli di amianto nell'espettotato. "A nostro awlso, Il protocollo va lntearato con una anamnesi ICNOratlva approfondita del medico del lavoro sia per I vl8'11 del fuoco In servizio che per quelll In pensione. In caso di conferma delresposlzlone professlonale all'amlanto, effettuare un esame racllolollko: ove emergesse la presenza di placche pleurlche o Ispessimento pleurico, eseguire un esame tac addome e torace. E laddove ce ne fosse bisogno, proseguire con una consulenza radloloslca e, nel caso peafore, onc:ologlaf, splep l'avvocato Bonannl.

Il tema~ stato oaptto di confronto edl1CW1lone nel ano del conveano "Anaell del soccorso senza tutele" che lit 5wlto nelrAula Maana dell'lstltutoSUperlore Antfnalndlo del Vlalll del Fuocoe che ha visto la partedpdone di espertt, studlosL Istituzioni e lawratorl.

Tra le criticità emerse, la mancanza di procedure sufficienti a tuh!lare la salute dei soccorritori: se è vero che per sua natiJ,.... quello dei vigili del fuoco è un mestiere che prevede il il rischio e il pericolo, è altrettanto necessario chewnga rimnasciuta proprio la •atipicità" di un lawro altamenhl usurante. "E' paradoaale che il vigile del fuom non sia considerato un lawro usurante, quando tutti i parametri previsti dalle catqorie dei mestieri a:Jnsiderati a rischio, rientrano nella tipologia dei nostri interventi quotidiani~ splepno I rappresentanti sindacai! dell'Usb. Eppure, I dati In possesso dell'oraanlzzazlone slndacale rlwlano che In media, otto anni dopo rlnlzlo della pensione, I vlslll del fuoco abbiamo una posslbllltà di ammalarsl 4IOO volte superiore alla media.

A conclustone del lavori, l'Osarvatorio Nazionale sull~tanlio ha meSllO a disposizione del Dipartimento del

VlalD del Fuoco e delle altre Istituzioni lntereuate e colnWllte. Il proprio bapallo di conoscenze tecniche,

mediche e alurldlche al fine dt poter aluneere alta Individuazione di soludonl concrete condivise In arado di tutelare di ptCl e melllo tutti lii operatori del soccorso nelle sltuazTonl di emeraenza.

,. Cablgortc ComunT<atl ONA(http:l!www.-nodii1rl0111mTanW.lt/wplonakatepry/almunkatl-oM/), In primo pl­

(http://www.ol'lanotlzlarioamlanto.t~n·petmo·planal), Ultime notizie (http://Www.onanotlzlarioamlanto.tt/W)Wn~ltlme-nottzttl) I I N_,nartspmta I dlONA(hlfp://www.ol'lanotlzlarto.nla~rAlnal)

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7/1212016

affa rita lia n i.it ___ Q

Il primo quotidiano digitate, dal 1996

Home > Romaltalia > Terremoto, controllo sanitario per i vigili del fuoco. Ona e Usb: "Non basta"

Mercoledì, 7 dicembre 2016-13:18:00

Terremoto, controllo sanitario per i vigili del fuoco. Ona e Usb: ''Non basta'' "Apprezziamo l'impegno ma il protocollo va integrato con esami più approfonditi"

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Controlli sanitari ai vigili del fuoco che hanno scavato per giorni tra le macerie dei paesi terremotati del Centro Italia: il Capo del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco ha annunciato l'avvio della campagna di screening sanitario. Un primo obiettivo è stato raggiunto quindi, dopo le sollecitazioni dell'Osservatorio Nazionale Amianro e del sindacato Usb. Ma non sufficiente.

http://www.affaritaliani.it/roma/terremoto-controllo-sanitario-per-i-vigili-del-fuoco-ona-usb-non-basta-453580.html 1/3

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7/12/2016 Terremoto, controllo sanitario per i vigili del fuoco. Ona e Usb: "Non basta" - Affaritaliani.it

La campagna epidemiologica sul rischio amianto prenderà in esame un campione di soccorritori intervenuti nelle aree del terremoto dal 24 al 28 agosto scorsi. La circolare del Ministero prevede una visita medica generale, prove di funzionalità respiratoria (spirometrica), ricerca di corpuscoli di amianto nell'espettorato. "E' un primo passo meritevole, ma non sufficiente", commenta l'awocato Ezio Bonanni, presidente dell'Ona. "Apprezziamo l'impegno del Corpo che è cosciente del rischio amianto, tanto da dover lanciare una campagna. Ma le misure sono, a nostre awiso, insufficienti".

Il presidente dell'Ona spiega: "A nostro awiso, il protocollo va integrato con una anamnesi lavorativa approfondita del medico del lavoro sia per i vigili del fuoco in servizio che per quelli in pensione. In caso di conferma dell'esposizione professionale all'amianto, effettuare un esame radiologico: ove emergesse la presenza di placche pleuriche o ispessimento pleurico, eseguire un esame tac addome e torace. E laddove ce ne fosse bisogno, proseguire con una consulenza radiologica e, nel caso peggiore, oncologica", spiega l'awocato Bonanni.

Il tema è stato oggetto di confronto e di una discussione anche molto accesa nel corso del convegno ··Angeli del soccorso senza tutele .. che si è svolto nell'Aula Magna dell'Istituto Superiore Antincendio dei Vigili del Fuoco e che ha visto la partecipazione di esperti. studiosi. istituzioni e lavoratori e dello stesso Ufficio Sanitario del Corpo. rappresentato dal dottor Daniele Sbardella.

Tra le criticità emerse, la mancanza di procedure sufficienti a tutelare la salute dei soccorritori: se è vero che per sua natura, quello dei vigili del fuoco è un mestiere che prevede il il rischio e il pericolo, è altrettanto necessario che venga riconosciuta proprio la "atipicità" di un lavoro altamente usurante. "E' paradossale che il vigile del fuoco non sia

http://www.affaritaliani.it/romalterremoto-controllo-sanitario-per-i-vigili-del-fuoco-ona-usb-non-basta-453580.html 213

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7/12/2016 Terremoto, controllo sanitario per i vigili del fuoco. Ona e Usb: "Non basta" - Affaritaliani.it

considerato un lavoro usurante, quando tutti i parametri previsti dalle categorie dei mestieri considerati a rischio, rientrano nella tipologia dei nostri interventi quotidiani", spiegano i rappresentanti sindacali dell'Usb. Eppure, i dati in possesso dell'organizzazione sindacale rivelano che in media, otto anni dopo l'inizio della pensione, i vigili del fuoco abbiamo una possibilità di ammalarsi 400 volte superiore alla media.

http://www.affaritaliani.it/roma/terremoto-controllo-sanitario-per-i-vigili-del-fuoco-ona-usb-non-basta-453580.html 313

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quotidianosanità.it Mercoledì 07 DICEMBRE 2016

Amianto. Vigili del Fuoco faranno lo screening ai soccorritori intervenuti nelle aree terremotate n Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco ha annunciato il provvedimento che si articolerà mediante test diagnostici su base individuale. E' un primo risultato ottenuto grazie alle sollecitazioni dell'Osservatorio Nazionale Amianto e del Unione Sindacale di Base, che hanno ripetutamente chiesto la necessità di una maggiore sorveglianza sanitari.a. Ona e Usb: "Un passo in avanti ma i test diagnostici previsti non sono ancora sufficienti".

Una campagna epidemiologica sul rischio amianto che prende in esame un campione di soccorritori sono intervenuti nelle aree del terremoto del Centro Italia dal 24 al 28 agosto scorsi. Il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco ha annunciato il prowedimento che si articolerà mediante test diagnostici su base individuale. E' un primo risultato ottenuto grazie alle sollecitazioni dell'Osservatorio Nazionale Amianto e del Unione Sindacale di Base, che hanno ripetutamente chiesto la necessità di una maggiore sorveglianza sanitaria per chi quotidianamente guarda in faccia la morte.

"E' un primo passo meritevole, ma non sufficiente - commenta Ezio Bonanni, presidente dell'Ona -. Apprezziamo l'impegno del Corpo che è cosciente del rischio amianto, tanto da dover lanciare una campagna. Ma le misure sono, a nostre awiso, insufficienti".

La circolare del Ministero prevede una visita medica generale, prove di funzionalità respiratoria (spirometrica), ricerca di corpuscoli di amianto nell'espettorato.

"A nostro awiso, il protocollo va integrato con una anamnesi lavorativa approfondita del medico del lavoro sia per i vigili del fuoco in servizio che per quelli in pensione. In caso di conferma dell'esposizione professionale all'amianto, effettuare un esame radiologico: ove emergesse la presenza di placche pleuriche o ispessimento pleurico, eseguire un esame tac addome e torace. E laddove ce ne fosse bisogno, proseguire con una consulenza radiologica e, nel caso peggiore, oncologica", spiega Bonanni.

Il tema è stato oggetto di confronto e discussione nel corso del convegno "Angeli del soccorso senza tutele" che si è svolto nell'Aula Magna dell'Istituto Superiore Antincendio dei Vigili del Fuoco e che ha visto la partecipazione di esperti, studiosi, istituzioni e lavoratori.

Tra le criticità emerse, la mancanza di procedure sufficienti a tutelare la salute dei soccorritori: se è vero che per sua natura, quello dei vigili del fuoco è un mestiere che prevede il il rischio e il pericolo, è altrettanto necessario che venga riconosciuta proprio la "atipicità" di un lavoro altamente usurante.

"E' paradossale che il vigile del fuoco non sia considerato un lavoro usurante, quando tutti i parametri previsti dalle categorie dei mestieri considerati a rischio, rientrano nella tipologia dei nostri interventi quotidiani", spiegano i rappresentanti sindacali dell'Usb.

Eppure, i dati in possesso dell'organizzazione sindacale rivelano che in media, otto anni dopo l'inizio della pensione, i vigili del fuoco abbiamo una possibilità di ammalarsi 400 volte superiore alla media.

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2&'1/2017 Terranoto Centro Italia: screeni~ per l'amino per i sccoarribi, ma per l'ONA serve d pill - Meteo Web

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Terremoto Centro Italia: screening per l'amianto per i soccorritori, ma per l'ONA serve di più Al via una campagna di screening per valutare il rischio amianto su un campione di soccorritori intervenuti nelle aree del Centro Italia colpite dal terremoto

A cura di Fllo~na Fotla 7 dicembre 2016 - 10:34

Al via una campagna epidemiologica di screening per valutare il rischio amianto su un campione di soccorritori

intervenuti nelle aree del Centro ltalta colpite dal terremoto fra il 24 e il 28 agosto. A riportare e commentare la

misura decisa dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco è l'Osservatorio nazionale amianto (Ona), che ha sollecitato il

htlp://www.meteoweb.eu'201e/1211mem<*H:er*o-ilalia-scr-'rg-per-laniSllD-per-i-socccrritai-m•per-lona-serve-di-pili8041'lJJ/ 112

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26/1/2017 Terremoto Centro Italia: screening per l'amianto per i soccorritori, ma per l'ONA serve di più - Meteo Web

prowedimento insieme all'Unione sindacale di base (Usb), evidenziando più volte la necessità di una maggiore

sorveglianza sanitaria per chi è schierato in prima linea sui fronti dell'emergenza. Il progetto prevede test

diagnostici su base individuale, ed è stato al centro del convegno 'Angeli del soccorso senza tutele', ieri nell'Aula

magna dell'Istituto superiore antincendio dei vigili del fuoco. "E' un primo passo meritevole, ma non sufficiente -

commenta l'awocato Ezio Bonanni, presidente dell'Ona - Apprezziamo l'impegno del Corpo che è cosciente del

rischio amianto, tanto da dover lanciare una campagna. Ma le misure sono, a nostre awiso, insufficienti'. La

circolare del ministero - rileva l'Osservatorio - prevede una visita medica generale, prove di funzionalità

respiratoria (spirometrica), ricerca di corpuscoli di amianto nell'espettorato. "A nostro awiso il protocollo va

integrato con una anamnesi lavorativa approfondita del medico del lavoro, sia per i vigili del fuoco in servizio che

per quelli in pensione- precisa Bonanni - In caso di conferma dell'esposizione professionale all'amianto, effettuare

un esame radiologico: ove emergesse la presenza di placche pleuriche o ispessimento pleurico, eseguire un esame

Tac addome e torace. E laddove ce ne fosse bisogno, proseguire con una consulenza radiologica e, nel caso peggiore,

oncologica''. Fra le criticità emerse durante il confronto tra studiosi, istituzioni e lavoratori, c'è "la mancanza di

procedure sufficienti a tutelare la Salute dei soccorritori: se è vero che per sua natura quello dei vigili del fuoco è un

mestiere che prevede il rischio e il pericolo, è altrettanto necessario che venga riconosciuta proprio la 'atipicità' di

un lavoro altamente usurante', puntualizza l'Ona. Per i rappresentanti sindacali di categoria appartenenti all'Usb "è

paradossale che il vigile del fuoco non sia considerato un lavoro usurante, quando tutti i parametri previsti dalle

categorie dei mestieri considerati a rischio rientrano nella tipologia dei nostri interventi quotidiani'. Secondo i dati

del sindacato," in media 8 anni dopo l'inizio della pensione i vigili del fuoco hanno una possibilità di ammalarsi 400

volte superiore alla media". (Ad n Kronos)

http://www.meteo.veb.eu/2016/12/terremoto-centro-italia-screening-per-lamianto-per-i-soccorritori-ma-per-lona-serve-di-piu/804120/ 212

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27/1fl017 TllTllMato in Centro Italia, il mi.nma nel à'anma: inclb:l ani.m

Seguici tu Facebook (j venerdl 27 Gennaio 20171 Milano ( ~ Roma O I Omst;OpO TRENDING TOPICS Rlgopl11110 • Terremom • Belet'I • Sanremo llSoJ NEWS 80CIETA 8PffiACGLI OOHIP SPORT TECH GIUBILEO SALUTE

IT.tll.IA EITEJll ECGIOMIA POl.ITICA ROMA

TERREMOTO IN CENTRO ITALIA, IL DRAMMA NEL DRAMMA: INCUBO AMIANTO

COMMENTA

Mercoledl 1 Dicembre 2018, 12:51 Il rischio, seppur necesaarlo nelle ore su~stlve alle davastantl scoase dello scorso 24 agogto, 8fl concreto. Tra la maceria di Amllrlce, Accumoli, Arquata del Tronto, Norcia e gll altri comuni del Centro ltalla colpltl dalla scosaa di terremoto potrebbero e188rcl farti contaml11821onl di amianto. Questo patnbbe aver lnnulto sulla sallllll degll 'angell del sisma'.

Per questo motivo pragto partirà una campagna epldemlologlca di screening Jl8r valutare Il rischio amianto su un campione di soccorritori lntervanutr nelle aree del Centro balla colplte dal terremoto fra 1124e1128 &ge!sto. A rlportara e commentare la misura decisa dal Corpo nazionale dsl IJlllill del fuoco il !'Osservatorio nazlonaleamlanto (Ona~che ha sollecltato Il provwdlmento Insieme all'Unlone sindacale di bàse sb), evidenziando plb volte la necessità di una maaalore sorve11Hanza san rlà per chi è schierato In prima llnea sul fronti dell'emergenza,

#Terremptgr.enb'Qj!alja: 129.839 inteMnti dal .Z4ago, 1.198 lvigilidelfuoco impegnati nel cratere. #Qpendata Centro OperativO Nazionale pjc,twttter,comtWEKUmctDqG -Vlalll del Fuoco (@emeraenzawf) 6 dicembre 2016

Il progetto prevede test diagnostici su base lndlvlduale ed è staio al centro del convegno 'Angell del soccorso seraa tutele' lell néltiAula magna dell'lsUtuto superiore antincendio del vlglll del fuoco. «~ un primo r.uso meritevole, ma non sufficiente - commenta l'avvocato Ezio Bonann , presidente dell'Ona - Apprel'Zlamo l'Impegno del Corpo che è cosciente del rischio amianto, tanto da dover !anelare una campagna. Ila le misure sono, a nostre avviso, lnsufflcleflll•.

#[eaamQ1Qt.11n1rQj!alja lMm operazione lyjqiljda!fuoçq di messa in sicurezza per il ripristino della viabilità sulla SS 3 Valli Rlc.1wltttr çqm/1 MmpHa3FIH -Vlglll del Fuoco (Oemergenzawf) 2 dlcemb!I! 2011

La cln:olare del ministero - rllava l'Osservatollo - prevade una visita medica generale, prove di funzlonalllà respiratoria (spirometrica), ricerca di corpuscon di amlantonell'es11810rato. •A nostro avviso O protocollo va lntegllllo con una anamnesi lavorativa approfondita del mlldlco del lavoro, sia par i vigili del fuoco in servizio dia par quelli in pensione - pl'llcisa Bonannl - In caso di conferma dell'esposlzlone professlonale all'amlanto, eff811uare un esame radlologlco: O'll8 emergesse la presenza di placche pleuriche o ispessimento pleurico, esaguira un esame Tac addome 11 torace. E laddDVll ce ne fossa bisogno, p10S8guira con una consulerv.a radiologica a, n11l CU11 peggiora, oncologica-.

(31 ott-16:00) #tarramatqcentroballa l'effetto della scossa sul monte Redentore a CUtallucclo di ~. VerHlca DragoSO #ltlqllldalfvocg Rlc.1wltttr çqm/CWl25SK6Yk -Vigili del Fuoco (Oemargenzawf) 31 Dl!nbra 2018

Fra 111 criticità emerse durante il confronto lrll studiosi. istituzioni e lavoratori, c'll •la mancanza di procedure sufficienti a tutlllara la saluta dei soccorritori: se li wro che per sua natura quello dei vigili del fuoco i'I un mestiere che prawde il rischio e il pericolo, li aHrattanfo na~rio cha vanga riconosciuta proprio la 'atipicità' di un lavoro altamente usurante•, puntualizza l'Ona. Pllr i rapprasentJnti sindacali di categoria appartenenti

htlp:/lwww.let1r:1.itln9w8t'itlllia'lllmmdD_CEID'ojtalia_drmnma_chmmajn:ubo_amiarD-2126881.thl

MOTORI FOTO MILHO

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'B/1/'2JJ17 Terremoto in Centro Italia, il dramma nel dramma: incubo amianto

all'Usb «è paradossale che il vigile del fuoco non sia considerato un lavoro usurante, quando tutti i parametri previsti dalle categorie dei mestieri considerati a rischio rientrano nella tipologia dei nostri interventi quotidiani». Secondo i dati del sindacato, «in media 8 anni dopo l'inizio della pensione i vigili del fuoco hanno una possibilità di ammalarsi 400 volte superiore alla media».

#terremotocentroitalia corso Umberto I #Amatrice dopo la scossa del 30ott pic.twitter.com/gY5CfMOSQD - Vigili del Fuoco {@emergenzavvf) 1 novembre 2016

©RIPRODUZIONE RISERVATA

http://www.leggo.it/news/italia/terremoto_centro_italia_dramma_dramma_incubo_amianto-2126881.html 213

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Xl/112D17 TerremdD: screening amianto sul soccorrllDrl ma per l'Ona serve di plQ - La Slcllla

181 In • 111111 -'lwlll'.llstll ltlsldlnl/121/Sllllt)

Terremoto: screening amianto sui soccorritori ma per l'Ona serve di più 07/12/2016 -11:30

'.Angeli del sisma senza tutele', Usi! clliede riconoscimento di lmro usuninte per i viidli del fuacu

A A A Milano, 7 clic. (AdnKronos Salute) - Al via una campagna epi.clemiologica cli screening per valut.ue il rischio amianto au un campione di socamitDri intemmuti nelle aree del Cenuo Italia colpite dal temmoto fra il 24 e il 28 agoato. A riportare e commentare la misuA decisa dal CoJpO nazionale dei vigili del fuoco è l'ONervatorio nazionale amianto (Om), che ha sollecitato il prowedùamto insieme all'Unione sindacale di bue (Usb), evidenziando più volte la necusità di una maggiore SOIVeglimza sanitaria per chi è schierato in prima lima sui fronti dell 'emerpnza. n progetto prevede test cliagnostic:i su bue individuale, ed è atato al cenuo del convegno 'Angeli del 80CCOl80 8el1Zil tutele', ieri nell'Aula magna dell 'Jst:i.tuto superion antincendio dei vigili del fuoco.

"E' un primo passo meritevole, ID.il DDil sufficiente - commenta l'avvocato Ezio Bonmni, preaidente dell'Olla - Apprezziamo l'impegna del Colpo che è cosciente del mchio amianto, tanto da dcmr lanciare una campagna. Ma le misun sono, a nostre aw:iao, insufficienti". La circolue del ministero - rileva l'Osservatorio - prevede una visita medica genenle, pr09e cli funzionalità respintoria (spiiometrica), :riama di COtpUSCOli cli amianto nell'espettorato. "A nostlo avviso il protocollo va integrato con una anamnesi lawrativa approfondita del medico del lavoro, sia per i vigili del fuoco in semzio che per quelli in pensione - preciaa Bommni - In caao di c:onfmaa dell'esposizione professionale all'amianto, effettuale un esame ncliologico: ove emergesse la presenza cli placche pleuriche o iapesaimento pleurico, eseguire un esame Tac addome e torace. E laddOft ce ne fosse bisogno, proseguire am una consulenza radiologica e, nel caso peaiore, oncologica".

Pn le aiticità emnse durante il confronto tra studiosi, istituzioni e lavontorl, c'è "la mancmza di procedure sufficienti a tutelue la salute dei 10CCOrritori: 1e è wm che per sua natun quello da vigili del fuoco è un mestiere che premle il ri9chio e il pericolo, è altzettanto neceasuio che venga riconoaciuta propriD la 'atipidtà' cli un lavoro altamente usurante", puntualizza l'Olla.

Per i r:appresentanti sindacali di categoria apputmenti all'Usb "è pandossale che il vigile del fuoco non sia comiderato un lavoro uur:ante, quando tutti i parametri previsti dalle categorie dei mestieri con1iderati a ri9chio rientrano nella tipologia dei nostri mterwnti quotidiani". Secondo i dati del sindacato, "in media 8 amù dopo l'.inizio della pemione i vigili del fuoco

hanno una pom"bilità di llllll1alaisi 400 volte superion alla media".

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IL GIORNALE DI OGGI

hltp:/lwww.lasiciliaitlraNalsalimt4'182SlllrremcllD-&creenirv-amianto-aui-aoccorri1Dri-ma-per-1-ona-aerve-di-piu.hbnl 1/4

Page 157: Atti VdF Roma 06.12.16

27/1/2017 Test 81111-amlanl!D per I \llglll del Fuoco lrl8MnJll dopo Il tarremalD • Prolmlcne Clvlle, Il a.ornale della

..... ILGIORnAlEDEllAPROTEZIOnECIUILE.IT

uuolidiano on-nne 1nmneD11eote

(lblnary.Jllestgallery/Wf.JT1acelk..10351.Jpg) fontB foto: Usar

Testanti-amianto per i Vigili del Fuoco intervenuti dopo il terremoto

ConVfl1Jno a/l'llltJtuto suptHiore sntJncendl 'Angell dlii BOCaxSD

StJnZa tutffa": l'o.NIVltorto nazionale amianto e n 8lndtlceto Usb IMCitJno - campllfllf• di Stlnsibitizzazione • Ott6nf}OllO i prtml controlli per gli O()elatorf

I Ylglll dal Fvgm Cwww ylg!Hwçg M lntBMlnutl nalla operazioni di

soccol'80 dopo le IC0998 di terremoto di agosto e ottobni s1111111no

sottoposti a tut dlagna&tlcl Individuai! per verificare la contaminazione

da amianto. ~ Il rlsultato emerso dal convegno "Anael dal IOCCOl'IO

- u...- SYOltoal martadl 6 dlcambra arlstltuto Superiora

Antincendi di Roma e 01911nizzato dlll'Owratorio N1zjonol• Ami•nto COoa) Coayrvatonoam(antoJlmdo·com>ln collaborazlone con Il slndaceto di b&M U@b Cbttp;«vlp!lldlllfyQ29 yab M!Mlp pbp?

ld•2D&tx tln@Wl\S8tt. nawl\5D•9QWfçHaalJ"299901974t&MP.63-

§Jlll. Le dua 01911nizzazioni aY8Yllno chiesto da tempo maggiore SOM!Qllanza sanitaria per gll operatori del Corpo ritenendo le

procedure esistenti ancora Insufficienti a tutelare la ••Iute del

socconilDri.

E dall'appuntamento romano. cui~ lnterwnuto anche Il capo del corpo

"'-«:Mto CltomC eono arrivate le prime risposte. Verrà awlata una

eamp1111• apld1111lalaglca al,ntamo dal CalpD nazlaala dal Vlgll dal

Flmm che coinvolgerà un campiona di donna a uomini intaM1nuti negli

ecenarl di Cl181 del ummoto del cemro halla atb'lMnlO una serie di

test cll....,.Ud elfetluatl 111 bete lrdvldulle. La circolare del Ministero pn!Y8de una visita medica generale, prove di funzionalità

r419piratoria. ricarca di corpuscoli di amianto nell'espettorato. "E' un primo puso meritevole, ma non sufficiente", ha detto Il

prnldente dell'Ona EltJo Bomnnt ".Apprezziamo rlmpegno del Corpo

che è cosclentB del rischio amianto. tanto da dover lanciare una

campagna. Ma la mituRI sono, e nostnt avvito, insufficienti".

Per l'Osservatorro nazionale amianto ~ neceasarlo perb fare un paa.o

In plO: "A nostro awlso - prosegue Bonannl - Il protocollo va ..._.,

- ma -wl lawmMI llpjlilullriidta d8I medico d9I ...... sia

htlp:/Avww.ilgiomaledllllaproCezicnecivile.it/allualita11est-n-a11ian1D-per-i-vigili-dlll-fuoco...in1BMnm-dcpo-il-tmema1D 113

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'B/1/'2JJ17 Testanti-amianto per i Vigili del Fuoco intervenuti dopo il terremoto - Protezione Civile, Il Giornale della

per i vigili del fuoco in servizio che per quelli in pensione. In caso di

conferma dell'esposizione professionale all'amianto, effettuare un

esame radiologico: ove emergesse la presenza di placche pleuriche o

ispessimento pleurico, eseguire un esame tac addome e torace. E,

laddove ce ne fosse bisogno, proseguire con una consulenza

radiologica e, nel caso peggiore, oncologica".

red/fu

http://www.ilgiornaledellaprotezionecivile.it/attualita/test-anti-amianto-per-i-vigili-del-fuoco-intervenuti-dopo-il-terremoto 213

Page 159: Atti VdF Roma 06.12.16

Z1/1/'1D17 Terremolo: screening amianto si.i soccaritcri ma per l'Ona serve di più - Panaama

Salute (http://www.panorama.iVscienza/saluteJ) Terremoto: screening amianto sui soccorritori ma per l'Ona serve di più

7 dicembre 2016

{mallto:?

Panorama (/) I Sclenz11 (http:Hwww.panoram&Jt/sclenza/) I Salute (http:Hwww.panoram&lt/sclenza/salute/) 11~~.!m;'Mi,Mjl~r~~~~6X238217%3BOna+serve+dl+p1%C3XB9&bady-http://www.panorama.1Vsc1enlB/salulB/1Brremato-

(http://www.panoram&Jt/alllDre/ldnkronos/) Milano, 7 dic. (AdnKronos Salute)-Al via una campagna epidemiologica di

ADNKRONOS (http:Hwww.panoramLlt/alllDre/adnkronos/) screening per valutare il rischio amianto su un campione di soccorritori

intervenuti nelle aree del Centro Italia colpite dal terremoto fra il 24 e il 28

agosto. A riportare e commentare la misura decisa dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco è l'Osservatorio nazionale

amianto (Ona), che ha sollecitato il provvedimento insieme all'Unione sindacale di base (Usb), evidenziando più volte la

necessità di una maggiore sorveglianza sanitaria per chi è schierato in prima linea sui fronti dell'emergenza. Il progetto

prevede test diagnostici su base individuale, ed è stato al centro del convegno 'Angeli del soccorso senza tutele', ieri nell'.Aula

magna dell'Istituto superiore antincendio dei vigili del fuoco.

"E' un primo passo meritevole, ma non sufficiente - commenta l'avvocato Ezio Bonanni, presidente dell'Ona - Apprezziamo

l'impegno del Corpo che è cosciente del rischio amianto, tanto da dover lanciare una campagna. Ma le misure sono, a nostre

avviso, insufficienti". La circolare del ministero - rileva l'Osservatorio - prevede una visita medica generale, prove di

funzionalità respiratoria (spirometrica), ricerca di corpuscoli di amianto nell'espettorato. "A nostro avviso il protocollo va

integrato con una anamnesi lavorativa approfondita del medico del lavoro, sia per i vigili del fuoco in servizio che per quelli

in pensione - precisa Bonanni - In caso di conferma dell'esposizione professionale all'amianto, effettuare un esame

radiologico: ove emergesse la presenza di placche pleuriche o ispessimento pleurico, eseguire un esame Tac addome e

torace. E laddove ce ne fosse bisogno, proseguire con una consulenza radiologica e, nel caso peggiore, oncologica".

Fra le criticità emerse durante il confronto tra studiosi, istituzioni e lavoratori, c'è "la mancanza di procedure sufficienti a

tutelare la salute dei soccorritori: se è vero che per sua natura quello dei vigili del fuoco è un mestiere che prevede il rischio

e il pericolo, è altrettanto necessario che venga riconosciuta proprio la 'atipicità' di un lavoro altamente usurante",

puntualizza l'Ona.

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'B/1/'2JJ17 Terremoto: screening amianto sui soccorritori ma per l'Ona serve di più- Panorama

Per i rappresentanti sindacali di categoria appartenenti all'Usb "è paradossale che il vigile del fuoco non sia considerato un

lavoro usurante, quando tutti i parametri previsti dalle categorie dei mestieri considerati a rischio rientrano nella tipologia

dei nostri interventi quotidiani". Secondo i dati del sindacato, "in media 8 anni dopo l'inizio della pensione i vigili del fuoco

hanno una possibilità di ammalarsi 400 volte superiore alla media".

© Riproduzione Riservata

http://www.panorama.it/scienza/salute/lerremoto-screening-amianto-sui-soccorritori-ma-per-lona-serve-di-piu/ 213

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Terremoto: screening amianto sui soccorritori ma per l'Ona serve di piu' POSTED BY: REDAZIONE WEB 7 DICEMBRE 2016

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dnKronos Salute) - Al via una campagna epidemiologica di screening per valutare il rischio amianto su un campione di soccorritori intervenuti nelle aree del Centro Italia colpite dal terremoto fra il 24 e il 28 agosto. A riportare e commentare la misura

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decisa dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco e' l'Osservatorio nazionale amianto (Ona), che ha sollecitato il provvedimento insieme all'Unione sindacale di base (Usb), evidenziando piu' volte la necessita' di una maggiore sorveglianza sanitaria per chi e' schierato in prima linea sui fronti dell'emergenza. Il progetto prevede test diagnostici su base individuale, ed e' stato al centro del convegno 'Angeli del soccorso senza tutele', ieri nell'Aula magna dell'Istituto superiore antincendio dei vigili del fuoco.

"E' un primo passo meritevole, ma non sufficiente -commenta l'avvocato Ezio Bonanni, presidente dell'Ona - Apprezziamo l'impegno del Corpo che e' cosciente del rischio amianto, tanto da dover lanciare una campagna. Ma le misure sono, a nostre avviso, insufficienti". La circolare del ministero - rileva l'Osservatorio - prevede una visita medica generale, prove di funzionalita' respiratoria (spirometrica), ricerca di corpuscoli di amianto nell'espettorato. "A nostro avviso il protocollo va integrato con una anamnesi lavorativa approfondita del medico del lavoro, sia per i vigili del fuoco in servizio che per quelli in pensione - precisa Bonanni -In caso di conferma dell'esposizione professionale all'amianto, effettuare un esame radiologico: ove emergesse la presenza di placche pleuriche o ispessimento pleurico, eseguire un esame Tac addome e torace. E laddove ce ne fosse bisogno, proseguire con una consulenza radiologica e, nel caso peggiore, oncologica".

Fra le criticita' emerse durante il confronto tra studiosi, istituzioni e lavoratori, c'e' "la mancanza di procedure sufficienti a tutelare la salute dei soccorritori: se e' vero che per sua natura quello dei vigili del fuoco e' un mestiere che prevede il rischio e il pericolo, e' altrettanto necessario che venga riconosciuta proprio la 'atipicita" di un lavoro altamente usurante", puntualizza l'Ona.

Per i rappresentanti sindacali di categoria appartenenti all'Usb "e' paradossale che il vigile del fuoco non sia considerato un lavoro usurante, quando tutti i parametri previsti dalle categorie dei mestieri considerati a rischio rientrano nella tipologia dei nostri

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interventi quotidiani". Secondo i dati del sindacato, "in media 8 anni dopo l'inizio della pensione i vigili del fuoco hanno una possibilita' di ammalarsi 400 volte superiore alla media".

(Adnkronos)

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Diretta News » News Italia » Terremoto: un nuovo rischio per chi ha salvato vite umane

Terremoto: un nuovo rischio per chi ha salvato vite umane mercoledt 7 dicembre 2016

Vigile del fuoco nell'area del sisma (FILIPPO MONTEFOR1'E/AFP/Gettylmages)

Come se non bastasse il terremoto, con il dramma delle vite umane spezzate - quasi

trecento - la zona di Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto, ma anche Norcia e lruto

Maceratese deve fare ora i conti con le forti contaminazioni di amianto. A farne le

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spese, secondo un report, potrebbero essere gli 'angeli del sisma', in primo luogo i vigili

del fuoco. Per tale ragione presto partirà una campagna epidemiologica di screening

per valutare il rischio amianto su un campione di soccorritori intervenuti nelle aree

del Centro Italia colpite dal terremoto di fine agosto in particolare. Il provvedimento è

stato sollecitato al Corpo dei Vigili del Fuoco dall'Osservatorio nazionale amianto

(Ona), insieme all'Unione sindacale di base (Usb), mettendo in luce la necessità di

vigilare e tutelare la salute di chi si espone a determinati rischi.

Il progetto è stato al centro del convegno l\ngeli del soccorso senza tutele', ieri

nelll\ula magna dell'Istituto superiore antincendio dei vigili del fuoco, dove è

intervenuto l'avvocato Ezio Bonanni, presidente dell'Ona: "È un primo passo

meritevole, ma non sufficiente. Apprezziamo l'impegno del Corpo che è cosciente del

rischio amianto, tanto da dover lanciare una campagna. Ma le misure sono, a nostre

avviso, insufficienti". L'Osservatorio spiega che la circolare ministeriale prevede alcune

visite, ma "a nostro avviso il protocollo va integrato con una anamnesi lavorativa

approfondita del medico del lavoro, sia per i vigili del fuoco in servizio che per quelli in

pensione". Prosegue Bonanni: "In caso di conferma dell'esposizione professionale

all'amianto, effettuare un esame radiologico: ove emergesse la presenza di placche

pleuriche o ispessimento pleurico, eseguire un esame Tac addome e torace. E laddove

ce ne fosse bisogno, proseguire con una consulenza radiologica e, nel caso peggiore,

oncologica".

Fra le criticità emerse durante il convegno a cui hanno partecipato studiosi, istituzioni

e lavoratori, l'Ona rileva "la mancanza di procedure sufficienti a tutelare la salute dei

soccorritori: se è vero che per sua natura quello dei vigili del fuoco è un mestiere che

prevede il rischio e il pericolo, è altrettanto necessario che venga riconosciuta proprio

la 'atipicità' di un lavoro altamente usurante". I rappresentanti sindacali di categoria

appartenenti all'Usb ritengono altresì "paradossale che il vigile del fuoco non sia

considerato un lavoro usurante, quando tutti i parametri previsti dalle categorie dei

mestieri considerati a rischio rientrano nella tipologia dei nostri interventi quotidiani".

Secondo i dati del sindacato, "in media 8 anni dopo l'inizio della pensione i vigili del

fuoco hanno una possibilità di ammalarsi 400 volte superiore alla media".

http://www.direttanews.it/2016/12/07/terremoto-un-rischio-salvato-vite-umane/ 215

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Ansa Cronaca

Amianto, screening per pompieri intervenuti su terremoto Ona e Usb: passo in avanti, ma non è sufficiente

- Redazione ANSA -

14 dicembre 2016 06:32 - ANALISI

Una campagna epidemiologica sul rischio amianto che prende in esame un campione di soccorritori sono intervenuti nelle aree del terremoto del Centro Italia dal 24 al 28 agosto scorsi: il Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco ha annunciato il provvedimento che si articolerà mediante test diagnostici su base individuale.

"E' un primo passo meritevole, ma non sufficiente - commenta l'avvocato Ezio Bonanni, presidente dell'Osservatorio nazionale amianto (Ona) -. Apprezziamo l'impegno del Corpo che è cosciente del rischio amianto, tanto da dover lanciare una campagna. Ma le misure sono, a nostre avviso, insufficienti".

La circolare del Ministero prevede una visita medica generale, prove di funzionalità respiratoria (spirometrica), ricerca di corpuscoli di amianto nell'espettorato. "A nostro avviso, il protocollo va integrato con una anamnesi lavorativa approfondita del medico del lavoro sia per i vigili del fuoco in servizio che per quelli in pensione. In caso di conferma dell'esposizione professionale all'amianto, effettuare un esame radiologico: ove emergesse la presenza di placche pleuriche o ispessimento pleurico, eseguire un esame tac addome e torace. E laddove ce ne fosse bisogno, proseguire con una consulenza radiologica e, nel caso peggiore, oncologica", spiega Bonanni.

Il tema è stato oggetto di confronto e discussione nel corso del convegno 'Angeli del soccorso senza tutele', che si è svolto nell'Aula Magna dell'Istituto Superiore Antincendio dei Vigili del Fuoco e che ha visto la partecipazione di esperti, studiosi, istituzioni e lavoratori. Tra le criticità emerse, la mancanza di procedure sufficienti a tutelare la salute dei soccorritori: se è vero - denota L'Ona - che per sua natura, quello dei vigili del fuoco è un mestiere che prevede il il rischio e il pericolo, è altrettanto necessario che venga riconosciuta proprio la "atipicità" di un lavoro altamente usurante.

"E' paradossale che il vigile del fuoco non sia considerato un lavoro usurante, quando tutti i parametri previsti dalle categorie dei mestieri considerati a rischio, rientrano nella tipologia dei nostri interventi quotidiani", spiegano i rappresentanti sindacali dell'Usb. Eppure, i dati in possesso dell'organizzazione sindacale rivelano che in media, otto anni dopo l'inizio della pensione, i vigili del fuoco abbiamo una possibilità di ammalarsi 400 volte superiore alla media.

RIPRODUZIONE RISERVATA© Copyright ANSA

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Convegno   

Terremoto e Rischio Amianto

Sala Consiliare Rieti, 8 ottobre 2016

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Indice  

1  Convegno:  “Terremoto  e  rischio  amianto”,  Sala  Consiliare, Rieti, 8 ottobre 2016: 

Relazioni ed Interventi:  

Avv. Ezio Bonanni, Terremoto e rischio amianto 

Arch. Giampiero Cardillo, Riflessioni a margine del Convegno 

Dott.ssa Sabrina Melpignano, Il terremoto come trauma psichico 

VdF Antonio Brizzi, Il Vigile del Fuoco operatore della sicurezza 

VdF Gabriele Miele, Il vigile del Fuoco ed il rischio amianto 

 

 

2  Appendice: 

1. Costituzione della Repubblica Italiana, Articolo 81; 2. Corte Costituzionale, Sentenza n. 275 del 16 dicembre 2016; 

3. Editoriale di commento alla sentenza 275/2016; 

4. Demolizione  in  sicurezza di  edifici  contenenti amianto mediante escavatore. Requisiti e metodi di lavoro. 

 

 

3  Rassegna Stampa  

 

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Relazioni ed

Interventi

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Terremoto e rischio amianto

Avv. Ezio Bonanni Presidente Osservatorio Nazionale sull’Amianto – ONA Onlus

Via Crescenzio, 2 – 00193 – Roma Tel. +39 0773 663593 e-mail: [email protected]

Ringrazio il Sindaco di Rieti e anche il Presidente del Consiglio comunale, l'amministrazione tutta per la vicinanza già espressa nei confronti delle vittime dell'amianto e anche in relazione all'impegno meritorio che ha svolto in relazione ai recenti eventi luttuosi collegati al sisma del 24 agosto.

Entro subito nel tema più specifico dell’amianto, riferito specialmente alla città di Rieti e ai lavoratori che si sono visti molte, troppe volte, negare i loro diritti. Sia in relazione alle patologie asbesto correlate diagnosticate sia ai benefici contributivi per esposizione ad amianto. Quindi io farò un intervento più specifico riguardo questi aspetti, sui quali, magari, ritorneremo alla fine dei lavori, anche per via delle domande che vorranno porre le persone qui presenti.

Fermo restando che, anche per quanto riguarda la problematica legata alla prevenzione primaria, sia in riferimento al rischio sismico sia in riferimento al rischio amianto, occorre un approfondimento e su questo, naturalmente, provvederanno i relatori che tecnicamente affronteranno questa problematica anche dal punto di vista del trauma psicologico, della lesione alla strutturazione psicologica che questi eventi, mi riferisco sia al trauma legato al sisma sia al trauma legato all’esposizione all’amianto e ai casi di patologia asbesto correlate, spesso provocano.

Detto questo, si parlava del ruolo dell’associazione Osservatorio Nazionale sull’Amianto, un'associazione che vede, giorno per giorno, aumentare il numero degli iscritti e la mobilitazione su tutto il territorio nazionale. La nostra associazione ringrazia il Sindaco di Rieti, l’Amministrazione comunale e, naturalmente, tutte le forze politiche rappresentate nell’Amministrazione

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comunale e anche quelle non rappresentate, per il fatto che tutti dobbiamo lavorare insieme per affrontare questi problemi e questi drammi che non hanno colorazione politica e non dovrebbero quindi trovare contrasti nell’azione politica sinergica di tutte le forze.

Ciò detto, la nostra associazione si caratterizza per essere un’associazione apartitica, completamente indipendente dalla politica, equidistante da tutte le forze politiche, sperando che finalmente questi problemi possano essere affrontati in un modo, direi, diverso rispetto al passato, ripeto, sulla prevenzione primaria, sia per quanto riguarda il rischio sismico sia per quanto riguarda il rischio amianto.

Sul rischio amianto si è detto varie volte che c’è un’assenza di prevenzione primaria perché le bonifiche sono state e continuano ad essere molto tardive, o meglio, è proprio il sistema-paese che, purtroppo, in certi casi non ha mostrato quella capacità di rinnovamento e una possibilità di pensare ad un rinnovamento di tutte le sue infrastrutture, del suo sistema industriale (e questo credo sarà un tema che affronterà il Generale Cardillo quando interverrà), tale per il quale risolvere il problema amianto, risolvere il rischio sismico e risolvere tanti altri problemi, proprio coniugando insieme capacità di rinnovamento, capacità di migliore produttività, di maggiore competitività e al tempo stesso economicità degli interventi.

Occorre quindi trasformare quello che può essere ed è ora un problema nella possibilità di sviluppo e di progresso morale, etico, culturale ed economico. Forse il fatto che l’Unione Europea affronta tutto in base a questioni di PIL e sotto l’aspetto del bilancio è limitativo.

E direi che poi in realtà la politica in tal senso è anche miope, perché si dice che si risparmia negli interventi sulle infrastrutture anche a rischio sismico quindi si fa un risparmio poi, quando c’è un terremoto o questi eventi sismici c’è un bilancio insopportabile ed inammissibile di un grosso numero di morti, vite umane spezzate, grandi disastri, danni anche al patrimonio artistico, case che vengono giù e che potevano essere evidentemente salvate e con esse, specialmente, le vite umane, con limitati interventi. E così vale anche per l’amianto, come spiegato tante volte.

Quindi, questa miope politica di bilancio porta in sostanza anche ad un danno economico –patrimoniale, sostanzialmente. Anche utilizzando l’ottica

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miope di alcuni burocrati europei e della classe politica italiana un po’ vassalla dell’Europa non si persegue neanche quel fine di pareggio di bilancio posto nella riforma dell’articolo 81 della Costituzione, perché abbiamo visto che si sono imposti con la legge Fornero dei sacrifici immani ai lavoratori e ai pensionati e alla fine il deficit italiano continua a galoppare, per cui quelle finalità non sono state perseguite.

A nostro modo di vedere, va ripensato partendo dall’alto, quindi dall’Europa, anche l’approccio ai valori costituzionali; non mi riferisco solo alla tutela della salute di quell’articolo 32 della Costituzione, ma anche la tutela dei diritti fondamentali degli articoli 2 e 3, ma riferito anche alle carte internazionali alla dignità della persona umana che trova il suo più alto riconoscimento nelle carte internazionali, e per il lavoratore addirittura nel vecchio articolo 2087 del Codice Civile risalente al 1942, varato in pieno secondo conflitto mondiale.

Quindi fa piacere che ci sia attenzione da parte del Sindaco e dell’Amministrazione comunale di Rieti come, credo, da parte di tutte le forze politiche rappresentate e non nel Consiglio comunale, del tessuto sociale, delle forze sindacali, delle altre associazioni su questi temi.

Quindi direi che la nostra associazione continuerà a tendere la mano nei confronti di tutte le istituzioni, di tutte le forze sociali e associazioni, e dall’altra parte, lo dico perché ci sono in sala diversi attivisti e responsabili di sedi di altri territori, dobbiamo continuare ad aumentare il numero degli iscritti e delle sedi e articolarci in tutto il territorio nazionale perché questo è fondamentale. Perché laddove non si riuscisse ad avere una interlocuzione con le forze istituzionali e attraverso le azioni giudiziarie massicce...non dimentichiamo il rinvio a giudizio addirittura di alti ufficiali e capi di stato maggiore della Marina Militare, per l’Aeronautica Militare si profila il rinvio a giudizio di alti ufficiali...ma il problema della corruzione delle forze armate non è soltanto una violazione delle leggi e delle norme per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro.

Assistiamo per esempio ad un’indagine della Procura della Repubblica di Taranto, mossa dal PM Carbone, che ha portato all’arresto di alti ufficiali e pare che nella Marina Militare ci sia una regola del 10% in più per ogni appalto che, in qualche modo, ha necessità di attenzione da parte della Procura della Repubblica.

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Questo è un fatto assai allarmante, penso al signor Panei, lo vedo qua in seconda fila, maresciallo dell’Aeronautica Militare, vittima di asbestosi, che però non viene riconosciuto come tale nonostante le indagini della Procura della Repubblica di Padova con ben tre (3!!!) CTU confermino la patologia e il nesso causale; allora di fronte a lavoratori malati ma penso anche ai lavoratori di Rieti, ce ne sono qui in sala alcuni affetti da gravissime patologie che l’INAIL non riconosce come tali, l’INAIL di Rieti non riconosce addirittura il mesotelioma come patologia asbesto correlata costringendoci a depositare dei ricorsi giudiziari davanti al Tribunale di Rieti.

Addirittura, un caso eclatante di un lavoratore dipendente della struttura ospedaliera dove era presente amianto; a Rieti abbiamo avuto un ospedale dove l’amianto è stato rimosso recentemente e lavoratori malati esposti all’amianto e l’INAIL nega questa evidenza. Abbiamo dovuto fare una denuncia alla Procura di Rieti e anche qui la Procura sta andando avanti e stanno emergendo ipotesi di corruttela. Al Pm, ovviamente, la competenza di valutare e poi al Giudice di decidere, poi ai vari giudici dal GIP che dovrà valutare la sostenibilità e il dibattimento del primo, secondo, terzo grado e naturalmente la presunzione di innocenza, certo...presumiamo l’innocenza, questo è certo.

Presumiamo sempre l’innocenza e uno è innocente fino a che non viene condannato. Ma poi se c’è un lavoratore che per maneggiare quell’amianto si è ammalato, non vedo perché si debba negare la malattia o si debba negare il nesso causale addirittura da parte dell’INAIL che dovrebbe presumerlo perché c’è una presunzione legale di origine.

E allora, sinceramente, come cittadino oltre che come presidente di una associazione che ha circa 15 mila iscritti in tutto il territorio nazionale, mi pongo un problema se per le vittime del dovere nella Marina Militare spesso ci sono dei ritardi dovuti alla mancanza di fondi poi si apre il giornale e si vede che vengono arrestati alti ufficiali, imprenditori e altro per presunti episodi di sperpero, di appalti gonfiati e altre situazioni sulle quali, a mio modo di vedere, non si dovrebbe aspettare la Magistratura ma istituire delle pratiche amministrative regolamentari tali da evitare queste cose.

Recentemente, anche come Osservatorio Nazionale Amianto abbiamo lanciato il problema del precedente Capo di Stato Maggiore della Marina Militare (anche denunciato sul Corriere della sera e intervistato da Le Iene), il quale avrebbe ordinato una modifica per 41 milioni di euro, addirittura senza un

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appalto preventivo, come apprendiamo dal Corriere della sera. E poi a questo punto mi vengono in mente i cittadini di Rieti...vedo in fondo alla sala Bastioni, per il quale per fortuna abbiamo vinto la causa in Corte di Appello che ha modificato la sentenza dal riconoscimento di 1,25 a 1,50 e può accedere al prepensionamento...abbiamo invece poi nelle sentenze di benefici contributivi un riconoscimento di 1,25, cioè di meno, che non da diritto a prepensionamento ma, eventualmente, quando uno avrà raggiunto l’età pensionabile, ora grazie alla Fornero quasi a 70 anni perché dice che bisogna risparmiare sui lavoratori, sui cittadini, su chi è malato non bisogna riconoscere niente, tentare di allungare i tempi, rendere tutto più difficile...

Recentemente c’è stata una sentenza importante del Tribunale di Cagliari sulle vittime della Marina Militare che le equipara non solo alle vittime del dovere ma anche alle vittime del terrorismo. Perché se giustamente io svolgo una attività di servizio e mi fai lavorare in navi imbottite di amianto, ergo fra questi militari soprattutto quelli di coperta c’è una vera e propria carneficina di mesoteliomi, eccetera tanto che sono stati equiparati alle vittime del dovere ... Se uno viene a morire perché esegue un ordine è un conto, ma se uno muore perché lo hai fatto lavorare esposto all’amianto, non è più una vittima del dovere ma vittima di un illecito...Allora il Tribunale di Cagliari ha accolto questa mia impostazione e le ha equiparate alle vittime del terrorismo. Questo è un fatto importante. Questo cambia perché porta l’assegno da 258 euro a 500 euro, c’è un aumento dell’assegno mensile ai figli eccetera...

Quindi abbiamo un’enorme difficoltà ad avere il riconoscimento dei diritti di questi cittadini. Lo dico al Presidente del Consiglio Comunale, lo avevo detto anche al Sindaco nel 2015 quando facemmo qui l’altra assemblea. Abbiamo una negazione, una limitazione, dei diritti dei cittadini, specialmente qui a Rieti (penso alle tante industrie dove c’è stata esposizione ad amianto), questi cittadini hanno l’1,25 che non gli serve a niente perché con questo non vanno in pensione prima, devono aspettare i 70 anni della legge Fornero … per tanti c’è stata la famosa prescrizione (addirittura un diritto che si prescrive! Senza andare sul tecnico, ma la prescrizione su un diritto pensionistico è una cosa abbastanza strana). Morale: molti diritti dei cittadini di Rieti, dei lavoratori esposti ad amianto, sono stati dichiarati prescritti. Allora, sinceramente, quando sento dire “Bisogna creare la prescrizione, la decadenza triennale, bisogna rallentare tutte le pratiche delle vittime del dovere, bisogna negare tutte le malattie professionali

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dei cittadini”, come quelli del comitato ONA Narni ... insomma siamo circondati da veri e propri drammi, per un motivo o per un altro, e quando i soldi servono per altre questioni allora si trovano, quando spesso ci sono i diritti dei lavoratori spesso bisogna risparmiare.

Qui però non si fa una legge di bilancio con risparmi e tagli, in questo caso si lega ad un comportamento di alcuni enti pubblici, che dovrebbero applicare leggi dello Stato, mi riferisco a INPS, INAIL e altri enti, che invece non applicano queste leggi dello Stato.

Quindi direi che per il momento come Osservatorio noi dobbiamo sempre tendere la mano a tutte le istituzioni, siano esse INPS, INAIL, Comuni, Province, Regioni, ed essere massimamente rispettosi di tutte le leggi, sempre. Al tempo stesso, come riflessione programmatica penso di dire, soprattutto agli attivisti qui presenti, che va rafforzata la strutturazione dell’associazione su tutto il territorio nazionale e quindi noi continueremo a costituirci parte civile in tutti i procedimenti penali.

Siamo costituiti nel processo ILVA, ci costituiremo nei processi per corruzione ove ci fosse rinvio a giudizio. Ci siamo costituiti nel processo agli alti ufficiali delle Marina Militare. Ci costituiremo in tutti i processi, ma nel caso in cui dovesse perdurare questa situazione e non si dovesse giungere ad una diversa soluzione, e qualora tutte le nostre proposte dovessero rimanere lettera morta, a quel punto va pensata una diversa mobilitazione oltre, naturalmente, a riprendere tutte quelle denunce in sede comunitaria.

Ricordo quando segnalammo per la Sicilia lo sperpero di denaro pubblico, anzi comunitario, in assenza di bonifiche di territori importanti, siti particolarmente inquinati, e quella volta ci fu anche l’Onorevole Rita Borsellino, all’epoca parlamentare europea, che sostenne l’iniziativa dell’ONA e quindi venne aperta una procedura di infrazione a carico dell’Italia in relazione ai soldi che dovevano essere utilizzati per bonificare o per risolvere determinate situazioni che invece erano evaporati in non si sa quale rivolo. Questo principalmente in Sicilia.

Ricordo che facemmo diverse denunce alle autorità competenti e corredammo la nostra istanza di infrazione, indirizzata in ambito europeo, e fu aperta una procedura su questo a cui fecero seguito poi delle iniziative giudiziarie delle Magistratura penale, processi che ora stanno trovando inizio del

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dibattimento, e presso i quali noi come ONA ci siamo già costituiti, e in altri ci costituiremo parte civile perché se poi la strada in Italia è solo quella della Magistratura vuol dire che la perseguiremo.

Naturalmente questo è il programma breve. Fermo restando che come ONA dovremmo riorganizzarci, nel senso che dobbiamo intensificare il dipartimento, affidato al coordinamento del Generale Cardillo, verificare se rinforzare anche attraverso l’architetto Canuto, l’architetto qui presente, altri professionisti, quindi creare un pull per delle ipotesi progettuali propositive.

Ove mai le ulteriori articolate proposte non dovessero trovare riscontro, a quel punto perseguire sempre la fase giudiziaria, in ambito anche comunitario, e una mobilitazione di protesta gandhiana, non violenta, e quindi rispolverare il pensiero di Gandhi...sarò costretto a dimagrire (ride)...naturalmente sempre un metodo non violento, questo è fondamentale.

A breve presenteremo un centro studi sull’amianto presso l’università di Bari. Con l’architetto Canuto si cercherà di creare una collaborazione con i comuni di Italia. Come ONA stiamo cercando di creare dei ponti per un’interlocuzione istituzionale anche con varie università, credo che l’architetto potrà essere più preciso sul punto.

Quindi noi cercheremo di tendere la nostra mano. Se questa mano ci verrà rifiutata, a questo punto dobbiamo continuare con il profilo giudiziario, fermo restando che anche il problema dei lavoratori dovrebbe essere risolto, se no proseguiremo all’infinito con le cause. Io vi ringrazio, e poi sono a disposizione alla fine di tutti gli interventi per eventuali domande specifiche. Non so, qualcuno voleva pormi le domande sui benefici amianto, prepensionamento, questo si potrà fare dopo gli interventi dei vari relatori.

RENZOPAOLI: Qual è il rischio di esposizione all’amianto in caso di terremoti, nell’immediato e nel post sisma, viste anche le segnalazioni di casi di mesotelioma arrivate all’ONA.

BONANNI: Ci sono arrivate segnalazioni di tre casi di mesotelioma tra i soccorritori del terremoto del Belice e un caso tra coloro che sono stati soccorritori nel Friuli Venezia Giulia. Considerate che è un numero di casi abbastanza alto perché il mesotelioma in media coglie una persona ogni 50mila abitanti. Il mesotelioma è la patologia creata solo dall’amianto, ed è la patologia sentinella. È molto rara. In Italia ci sono circa da 1600 a 1800 casi di

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mesotelioma ogni anno. L’INAIL ne censisce circa 1500. Duecento, trecento sfuggono al censimento dell’INAIL e costituiscono la punta dell’iceberg rispetto ai casi di patologia asbesto correlato. Quindi questo numero di casi è in realtà molto allarmante tenendo conto del fatto che tra le patologie asbesto correlate non c’è solo il mesotelioma.

Per l’esperienza che ho avuto frequentando ed essendo relatore anche in conferenze internazionali, in particolare negli Stati Uniti, ho avuto modo di apprendere e di verificare le metodologie di intervento in paesi come il Giappone. E in Giappone in caso di sisma, il numero di decessi è quasi zero, tranne in casi di maremoto o altre situazioni. Comunque, finite le attività di soccorso nei confronti della popolazione, le macerie vengono bagnate con dei getti d’acqua, coperte da teli di nylon con la segnalazione del teschio, e successivamente, quando vengono rimosse, si usano delle grosse gru con l’operatore chiuso ermeticamente con delle maschere, e le macerie vengono di nuovo bagnate con l’acqua. C’è una attenta metodologia e questo evita l’esposizione. Come ONA, mi sono permesso di dire che la stessa metodologia poteva essere applicata qua in Italia. Successivamente questa è stata ripresa da alcuni sindacati dei Vigili del fuoco, che avevano dato l’adesione ad intervenire oggi.

Sulla questione dei Vigili del fuoco vorrei spendere trenta secondi, perché c’era in piedi una grossa indagine della Procura di Torino che purtroppo non è approdata al rinvio a giudizio, con nostro disappunto come ONA. Noi stessi come ONA abbiamo segnalato molti casi di violazione sistematica dei diritti dei Vigili del fuoco, non solo rispetto all’amianto ma anche rispetto ad altri cancerogeni. E sui Vigili del fuoco c’è pure una problematica giudiziaria perché per l’azione di risarcimento occorre fare due cause, una al giudice ordinario per i familiari e per l’azione extra contrattuale, e una al TAR per quella di risarcimento dei danni dal punto di vista contrattuale. E anche l’amministrazione è molto restia al riconoscimento delle cause di servizio, vittime del dovere e quant’altro. Anche sui benefici amianto c’è stata una grossa lesione dei diritti in danno dei Vigili del fuoco. Anche qui c’è una problematica perché c’è la giurisdizione della Corte dei Conti. Le Corti dei Conti sono sempre dei giudici non del tutto indipendenti e con tempi abbastanza lunghi. Per cui i Vigili del fuoco sono un’altra categoria di cittadini che ha subito a lungo esposizioni di più cancerogeni in ogni ambito e hanno un’incidenza epidemiologica di casi di

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tumori, non solo legati all’amianto, altissima. È un grosso buco nero in danno ai Vigili del fuoco. Per cui abbiamo istituito proprio un settore specifico affidato alla Signora Carla Zorzetti, che ha avuto il marito morto all’età di 40 anni circa per tumore polmonare, riconosciuto come causa di servizio ma non vittima del dovere.

Poi ci sono molte situazioni strane ... ti riconosco causa di servizio ma non vittima del dovere e altre situazioni. È una situazione di sistematica negazione dei diritti sulle quali pure andrebbe fatta luce, quindi noi come ONA ci mettiamo a disposizione. Non aspiriamo ad essere quelli che vogliono mettere la bandierina. Ci accodiamo alle attività delle forze sindacali già operative, lo dico con tutta onestà. Però vorremo sostenere la battaglia dei Vigili del fuoco. Diamo la nostra totale disponibilità. E questo sarà un tema che oggettivamente va affrontato in sede penale. E ci dispiace che il dottor Guariniello non abbia trovato la possibilità di un rinvio a giudizio, con mio sommo disappunto, di fronte a centinaia di casi di mesotelioma tra i Vigili del fuoco.

Una situazione veramente molto, molto strana in relazione al fatto che i servitori dello Stato, ancora nel 2016, noi li vediamo lavorare sulle macerie ancora senza maschere protettive. Questo è un fatto molto grave, che ci dovrebbe far riflettere perché poi ha dei costi umani e sociali enormi, inaccettabili. Con questo rientriamo nel discorso che facevo prima ... inaccettabile. Si può dire “Faccio causa”, ma dice bene il Generale Cardillo che non si può risolvere tutto con le cause. Quindi si dovrà cercare pure di parlare con le istituzioni. Noi abbiamo la cultura non della prevenzione del rischio ma del rischio. Giochiamo quasi sulla pelle delle persone. Quasi una roulette russa ... Basta pensare ai Vigili del fuoco che intervengono nella Terra dei fuochi, la maggior parte delle volte senza maschere protettive, buttati allo sbaraglio. E questo, secondo me, per un paese civile è inaccettabile. Non posso che dire che mi accodo alle iniziative e spero che qualche Pubblico Ministero, visto che sono fatti di reato perseguibili pure di ufficio, apra un’indagine e poi noi ci porteremo purtroppo il pesante bilancio di numero di morti. Parlo di centinaia di casi di morti già raccolti dalla Signora Zorzetti e dagli altri Vigili del fuoco. Rispondevo ad uno di Catania, stamattina. Centinaia di morti quindi, e non uno. E non c’è un processo penale in corso per omicidio colposo, come mai? Come mai questi morti non debbono avere giustizia? Questa la domanda che deve trovare risposta.

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Riflessioni a margine del Convegno “Terremoto e rischio amianto”

Arch. Giampiero Cardillo Generale Brigata CC in riserva

Membro Comitato Tecnico Scientifico Ona

Occorre conoscere e riconoscere l’attività positiva e di successo

dispiegata dall’ONA in tutt’Italia e dal suo Presidente Bonanni sul piano della informazione, formazione e sensibilizzazione popolare e istituzionale, sul piano giudiziario, sul piano del sostegno alla ricerca medica per la diagnosi precoce e la cura dei malati da amianto, sul piano dello sviluppo della sicurezza (safety), della previdenza e della assistenza di chi opera a contatto con l’amianto e di chi si è già gravemente ammalato o rischia di ammalarsi a causa di esso.

Tutto ciò che ha fatto e continuerà a fare finora l’ONA è encomiabile, certo, ma non è tutto ciò che serve ad allontanare da noi e dai nostri figli e nipoti le sofferenze di chi si ammala e muore e delle loro famiglie.

La sfida più difficile alla quale l’ONA non vuole e non potrà sottrarsi è ora quella di suscitare, sussidiariamente (art.118 della Costituzione), un eccezionale sforzo sinergico delle Istituzioni e del mondo dell’economia e della produzione per eliminare alla fonte la cascata di lutti e sofferenze dovute all’amianto. Una azione che sarà sorretta dai risultati già implementati e ancora da implementare conseguiti dal mondo della ricerca scientifica e dalla tecnica industriale di cui l’ONA è stata parte importante.

Se, per paradosso, oggi fosse eliminato tutto l’amianto in Italia, per i prossimi 40 anni ci sarebbero ancora malati da sostenere e ragioni giudiziarie, previdenziali e assistenziali da affermare.

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Perché 40 sono, appunto, gli anni di massima latenza delle malattie causate da questo killer invisibile, di cui siamo stati per decenni il secondo produttore mondiale, dopo la Russia. Amianto, che è 1300 volte più sottile di un capello, è diffuso in Italia in un milione di siti grandi, medi e micro, in 3000 diversi prodotti industriali (dall’Eternit, ai tubi, al Linoleum, ai freni, ai pannelli prefabbricati, alle scatole di cartone, al talco, etc), conservato malamente in una ventina di discariche, perché non abbiamo strutture per eliminarlo inertizzandolo (ne esportiamo, per trattarlo con plasma, solo una parte minima, a carissimo prezzo, in Francia e Germania). Amianto che è mischiato a decine di altri veleni in gigantesche discariche abusive (come nella ”terra dei fuochi”).

Treni, tram, navi, autotreni, dove ve n’é ancora molto, ne fanno anche un materiale mobile a volte ingestibile (i porti e i cantieri navali ospitano anche navi il cui amianto contenuto si disconosce; le Forze Armate hanno problemi insormontabili di bilancio per bonificare interi sistemi d’arma e infrastrutture vitali; il trasporto internazionale non è monitorizzabile e lo si può liberare dall’amianto solo mediante complessi accordi globali, in un mondo che produce ancora Amianto, lo usa e lo esporta: Canada, Russia, Cina, Sud Africa, India, ad esempio).

Eliminarlo dal suolo Italiano è, perciò, un impegno ciclopico, che nessun bilancio statale potrebbe sopportare, anche nel lungo e lunghissimo periodo. Necessita anche un impegno di coordinamento giuridico internazionale, civile e militare di enorme difficoltà.

Si impone un bisogno di risorse economiche, prima ancora che di abilità nelle relazioni istituzionali interne e internazionali, che escluda di poter riporre speranze nello Stato pianificatore, finanziatore o imprenditore, nonché risarcitore all’infinito.

La situazione del debito pubblico nazionale è arcinota; le centinaia di milioni che occorrono, per risolvere il problema alla radice, non ammettono l’errore di illudersi che possa essere un “piano amianto” finanziato dallo Stato e dall’Europa a porvi rimedio.

Occorre invece che lo Stato, aiutato dall’Europa, con le sue Istituzioni, sappia “proteggere” grandi progetti territoriali di bonifica e di inertizzazione, comunque suscitati da portatori di interesse (stakeholders) da

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invogliare. Lo Stato ha il dovere di creare le condizioni, l’entusiasmo e le convenienze perché al “piano amianto” in essere, senza soldi e speranza, si sostituisca una serie di grandi progetti di bonifica e di sviluppo territoriale olistici, in pieno regime liberale anti-statalista.

Il modello da seguire dovrebbe e potrebbe essere quello usato dai tedeschi per la bonifica, eseguita in soli dieci anni, della Ruhr in un’area immensa di 70 km per 12. Stesso modello imitato a Metz in Francia, a Pittsburg negli USA, a Bilbao e Valencia in Spagna.

Nessuna logica “statalista”, perciò, ma l’espressione di un saper fare istituzionale innovativo e coraggioso. Piani e progetti che si formano e si trasformano “facendo”, proponendo, correggendo mentre “si fa”.

Come per la progettazione e costruzione di un nuovo velivolo performante.

Occorre creare, come fu per la Rhur, luoghi del progetto e della decisione tecnica e amministrativa decentrati in un ente di diritto privato (i tedeschi hanno utilizzato una ex esposizione di architettura, l’IBA diventata s.r.l.) dove sono confluite forze tecnico-scientifiche espresse dalla grande industria, dai grandi centri di ricerca, dai sindacati, dalle associazioni territoriali, professionali e industriali e dalle istituzioni locali e statali, privati imprenditori e progettisti di tutte le taglie. La politica regionale ci ha “messo la faccia” assumendo la presidenza del centro progettuale e decisionale, senza compenso, come tutti coloro che vi hanno partecipato part time. L’esecutivo nazionale tedesco ha sostenuto quello locale nell’azione con pochi fondi iniziali, tutti recuperati, ma soprattutto con lo spianare la strada burocratico- istituzionale con provvedimenti politico- burocratico- legislativi innovativi, rapidi e decisivi.

Per l’Italia sarà una prova assai più difficile, per lo stato critico delle relazioni istituzionali, la scarsa elasticità burocratica, l’assenza di grandi centri di ricerca e di una correlativa grande industria.

Contiamo però su eccellenze scientifiche che hanno, ad esempio, prospettato metodologie a basso costo per distruggere l’amianto (oltre al plasma usato da tedeschi e francesi, metodo che per gli altissimi costi energetici noi italiani non possiamo permetterci, l’Università di Bologna e quella di Genova hanno ideato due ingegnosi metodi ancora da sviluppare su ampia scala,

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appunto, in una serie di grandi progetti di recupero e sviluppo territoriale, a partire dai grandi giacimenti di rifiuti legali e illegali).

Fare del rifiuto una risorsa, puntare alla valorizzazione di terre perdute, coinvolgendo le immense potenzialità soffocate o nascoste nel territorio (come la diffusa presenza artistica e il valore del paesaggio e del clima che altri Paesi non hanno) è l’unica strada che ci libererà dall’amianto e dagli altri veleni.

Conferirli in discariche non serve.

I nostri figli ci malediranno per non aver fatto che questo.

Spendere soldi solo per “piani” che si risolvono solo nel produrre planimetrie ben colorate, come è stato per la inutile “carta sismica”e non provvedere in positivo, è oggi la sfida da affrontare.

E vincere.

L’Ona è a disposizione anche per questo.

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Il terremoto come trauma psichico

Dott.ssa Sabrina Melpignano Psicologa, Psicoterapeuta

Membro Comitato Tecnico Scientifico Ona

Io mi vorrei immediatamente collegare alle parole di introduzione per

questa conferenza, quando appunto è stato rappresentato l’episodio del terremoto come qualcosa che non si dimentica.

Come esperta di disturbi psichiatrici e soprattutto del disturbo post traumatico, io sono particolarmente sensibile a quelli che sono i racconti personali. Anche il nostro Architetto, prima, delineando le sue basi teoriche però ha fatto soprattutto riferimento a quello che è stata la sua esperienza personale. Anche lui è stato vittima di un trauma, quello del terremoto. Allora, che cos’è il trauma?

Il trauma per tutti gli approcci psicologici, sia per quelli un po’ più atavici sia per quelli più moderni, rappresenta una cancellazione totale e soprattutto non è rappresentabile da un punto di vista mentale per la persona che lo subisce. Cioè, chi subisce un trauma è come se subisse una morte. Come ha detto l’Architetto, arriviamo nell’anno zero. La storia di quella persona viene completamente annullata, quindi non c’è più passato, non c’è più presente.

Il trauma rappresenta una forte angoscia e soprattutto si usano dei meccanismi molto atavici perché le persone che lo subiscono non riescono a sostenerlo emotivamente. Quindi si possono trovare nelle persone traumatizzate dei sintomi specifici. Soprattutto la persona traumatizzata alcune volte usa dei meccanismi molto molto primitivi, che sono quelli della negazione dell’evento traumatico; addirittura della dissociazione, ossia si creano delle amnesie di tipo psicogeno, alcuni eventi non vengono ricordati perché sono troppo dolorosi, non è possibile ricordarli.

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Io mi sono occupata soprattutto del trauma dei soccorritori, come i Vigili del fuoco qui presenti. Prima di tutto dico che è molto difficile fare una diagnosi del disturbo post traumatico perché i sintomi sono diversi. Oltre ai meccanismi che ho prima elencato, ci sono dei sintomi strettamente psicosomatici come mialgie, emicranie, alterazioni a livello cardiocircolatorio, ma soprattutto c’è la negazione di riavvicinarsi a quel territorio, a quell’ambiente, a quella casa, o a quella situazione che ricorda il trauma. Addirittura nei casi più gravi ci sono proprio dei pensieri intrusivi, come dei flash, che non ci abbandonano mai, e quindi si vive una forte angoscia.

Questo può accadere anche ai soccorritori. Io ho conosciuto molti soccorritori che mi raccontavano di questi sintomi, ma il problema più grande dei soccorritori, soprattutto quelli che appartengono alle forze dell’ordine, è il problema della verbalizzazione. Perché mi dicono: “Dottoressa, noi stiamo male, però temiamo di verbalizzare questi sintomi soprattutto ai nostri psichiatri che ci fanno riferimento, perché abbiamo paura di essere allontanati.”. Quindi non c’è molta differenza tra la vittima e il soccorritore. Vittima e soccorritore sono sottoposti esattamente alla stessa possibilità di trauma.

Proprio per la mia esperienza clinica, lavorando in ambulatorio ospedaliero e soprattutto in clima di urgenza, mi sono posta il dubbio e anche la curiosità di andare a cercare quali fossero gli aspetti di predisposizione al trauma o di protezione al trauma. Vi dico che dalle ultime ricerche fatte da un punto neurofisiologico, ma soprattutto da un punto di vista genetico (la genetica ci aiuta molto in questo senso), gli esperti genetisti hanno trovato una tripletta che codifica per una particolare predisposizione al disturbo post traumatico. Quindi possiamo dire che noi abbiamo un’identità genetica che ci predispone particolarmente al trauma.

La domanda che mi sono posta, appunto per la mia esperienza clinica, è questa: perché ho visitato molte persone che sono state sottoposte allo stesso evento traumatico, ma una reagisce diversamente rispetto all’altra? Oltre ad una predisposizione genetica, c’è una differenza che ho potuto fare anche tra i soccorritori e le vittime civili. Tra i fattori di protezione dei soccorritori, quindi mi rivolgo soprattutto ai Vigili del fuoco, c’è questo senso di appartenenza al Corpo ma soprattutto il senso di alta professionalità. Questo è un fattore di protezione. E da un punto di vista strutturale di personalità, questo aiuta molto a livello cognitivo. La differenza fondamentale tra i pazienti civili che subiscono

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un trauma e i militari è che i militari, cognitivamente, rimangono molto più coesi alla realtà.

Quindi da un punto di vista lavorativo, funzionano. Quella che viene colpita è soprattutto la parte emotiva. Perché le persone vittime del trauma hanno uno sconvolgimento emotivo. Questo sconvolgimento emotivo porta di conseguenza un grandissimo cambiamento della vita, soprattutto della vita relazionale. Quindi si creano poi delle problematiche all’interno della famiglia o comunque dei rapporti interpersonali stretti.

Invece, le vittime civili hanno un malfunzionamento cognitivo uguale a quello emotivo. Quindi, riferendomi sempre alle parole dell’Architetto, chi è vittima di un trauma viene soprattutto colpito nella struttura della personalità. E nonostante ci sia una strutturazione già precedente, perché la personalità si struttura soprattutto nei primi anni di vita, viene colpita anche quella che è una struttura d’identità, che è un pensiero per noi tecnici ancora più sofisticato, più elaborato.

Per continuare il mio studio, tra i fattori di protezione all’evento traumatico ho potuto identificare soprattutto la struttura degli attaccamenti di base. Cioè, le ipotesi di lavoro erano quelle di andare ad analizzare attraverso dei test psichiatrici che tipo di attaccamento, di legame che si crea sin dai primi anni di vita, tra il bambino e l’adulto. Perché quel legame che si crea soprattutto nei primi anni di vita è un legame che crea soprattutto delle basi sicure. Queste basi sicure strutturano dei modelli operativi interni che ci aiutano e divengono dei veri e propri vaccini, soprattutto nei momenti difficili. Creano delle risorse personali che vengono esternate nei momenti più difficili della nostra vita.

Quindi, proprio con i militari, abbiamo somministrato un test di attaccamento, proveniente dagli Stati Uniti che abbiamo adattato alla cultura italiana, e abbiamo notato che tutti i militari che risultavano con un attaccamento sicuro, una base sicura, erano più resistenti al trauma. I militari più soggetti alla presenza di una sintomatologia organica e psichiatrica, avevano tutti attaccamenti di base insicura, di tipo evitante. Questo è stato un problema che abbiamo affrontato. Quindi, tutte queste persone che hanno subito questo trauma hanno evidenziato questa défaillance degli attaccamenti.

Chiaramente, l’identificazione e anche la diagnosi del disturbo post traumatico per noi clinici è molto difficile perché si presenta con sintomi molto,

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molto espansi. Quindi la diagnosi deve essere dettagliata ma soprattutto è ancora più difficile della cura. La cura si basa proprio sulla ricostruzione, sul rimettere a posto questa identità perduta, quindi bisogna fare un lavoro molto lungo e difficile. Questa è la conclusione della mia ricerca.

BONANNI: Sia in caso del terremoto, ma anche, per esempio, in caso di inquinamenti vasti, si pensi non solo a Casale Monferrato ma anche all’Ilva di Taranto e altre situazioni, si può parlare di un trauma collettivo, nel caso in cui ci sia un inquinamento su vasta scala? E quindi a questo punto, c’è un’influenza reciproca tra traumatizzati? Cioè quando la società subisce un trauma collettivo, cosa si viene a creare?

MELPIGNANO: Rispondo con la similitudine che ha fatto l’Architetto precedentemente. Ognuno di noi ha una propria identità genetica, individuale, psicologica, esistenziale. L’Architetto parlava di un’identità spaziale. E c’è anche un’identità sociale. Un’identità sociale che ci è comune a tutti. Perché comunque noi per vivere non siamo solo singoli individui. Qui in questa stanza ognuno di noi ha una singola storia, un vissuto personale, che, però, accorpato alla società, diventa un vissuto sociale. Quindi assolutamente sì, ci può essere un vissuto, soprattutto se una popolazione è vittima di un evento traumatico. Come abbiamo detto prima, ci sono reazioni individuali diverse però c’è un’identità sociale che va ad influenzare tutto il gruppo sociale di appartenenza. Quando si fa una diagnosi, anche di questo tipo, non bisogna mai trascurare il contesto sociale, la provenienza sociale. Quindi la risposta è sì.

BONANNI: E questo vale pure in alcuni ambiti specifici del lavoro? Faccio riferimento per esempio ad una caserma o ad una nave.

MELPIGNANO: Certo. Alla notizia di esposizione a materiali pericolosi, alcune persone sviluppano delle angosce fortissime. E quindi il solo pensiero di essere stato esposto a materiali nocivi può scatenare individualmente delle forte angosce.

BONANNI: E questo può influenzare anche gli altri componenti?

MELPIGNANO: Assolutamente sì.

BONANNI: E come si può intervenire?

MELPIGNANO: Bisogna fare prima un lavoro individuale. Dal lavoro individuale, identificando l’identità del gruppo, poi si possono fare dei lavori

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con dei piccoli gruppi, delle psicoterapie di gruppo. Sì, sono identificabili e anche curabili, proprio per il benessere delle persone che subiscono questo tipo di disagio.

BONANNI: Quindi, in sostanza, un trauma collettivo, o in questo caso un terremoto, ha dei costi umani che vanno oltre il numero dei morti? Un danno alla salute, intesa come benessere, nei confronti di tutto il gruppo, di tutta la popolazione? Questo lo dico anche nell’ottica della prevenzione. Meglio prevenire! La prevenzione evita ulteriori costi. Il costo non è soltanto quel drammatico ed elevato numero di morti.

MELPIGNANO: Certo. Il discorso che facevo prima proprio sulla curiosità di quali fossero gli elementi di protezione, soprattutto io mi sono dedicata al trauma di alcuni militari ... proprio la prevenzione con la somministrazione dei test e vedere se c’era una predisposizione al trauma oppure rinforzare quelli che sono gli aspetti di protezione al trauma, si potrebbe fare anche con la popolazione.

BONANNI: Quindi negli screening per gli esposti all’amianto, quindi nei controlli sanitari, ci dovrebbe essere anche un supporto psicologico?

MELPIGNANO: Soprattutto psicologico, perché vi ricordo che chi subisce un trauma muore mentalmente. È già morto.

BONANNI: Questo vale pure per i familiari delle vittime?

MELPIGNANO: Quella è un’altra tragedia perché c’è la rabbia, c’è l’angoscia e sono anche loro, a loro volta, vittime.

BONANNI: Il trauma da evento di emergenza o anche da esposizione all’amianto può essere considerato un danno dal punto di vista giuridico? E come è possibile dimostrarlo?

Recentemente, c’è stata una sentenza del Tribunale di Pisa che ha riconosciuto il danno da esposizione ad amianto e quindi ha risarcito la paura di ammalarsi, quindi la paura in quel caso specifico di vedere le placche pleuriche, gli ispessimenti pleurici, trasformarsi in un tumore, accogliendo un ricorso che io stesso ho proposto in favore di un lavoratore del campo geotermico di Larderello, delle centrali ENEL di Larderello. Tempo fa avevamo promosso una causa pilota a carico di INAIL per vederci riconosciuto il disturbo post traumatico da stress sempre per un lavoratore esposto ad amianto.

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Il meccanismo è anche quello della paura legata sia al fatto che molti colleghi poi vengono a morire con mesotelioma o tumore polmonare per via di queste patologie e sia per il fatto di doversi spesso controllare, avere dei controlli ogni 6 mesi o ogni anno, quindi questo determina la paura di ammalarsi o ammalarsi più gravemente e influisce anche sui rapporti interpersonali.

In questo caso il lavoratore si era chiuso in se stesso, aveva proprio cambiato il sistema di vita, di programma di vita, la sua concezione di vita, nel senso che aveva perso la voglia di vivere, una minore vitalità sostanzialmente. Questo noi lo dimostriamo intanto attraverso prove testimoniali che evidenziano come la persona prima di essere consapevole del rischio e prima di avere una malattia cosiddetta benigna, come le placche pleuriche, avesse una vita sociale normale, e successivamente invece cambiare il modo di vivere, il pensiero della vita e del futuro. A fronte di questo, in strutture pubbliche con delle visite neurologiche, psichiatriche e supporto psicologico.

In questo caso, sia per questo lavoratore di Latina a carico dell’INAIL che per questo lavoratore dell’ENEL di Pisa, il CTU nominato dal Tribunale ha confermato l’esposizione ad amianto e la paura di ammalarsi. Nel caso del lavoratore di Latina, il fatto stesso che ci fossero anche delle abitudini salutiste del lavoratore e al tempo stesso invece la consapevolezza di non poter più fare niente per via dell’esposizione già avvenuta e addirittura inconsapevole, il fatto di avere esposto pure i familiari con le tute contaminate di amianto quindi la preoccupazione della possibilità di aver fatto ammalare anche i familiari, determina anche un senso di impotenza, di frustrazione e quindi questo ha un risvolto veramente drammatico.

Il tribunale di Pisa lo ha quantificato in circa 30mila euro, in vile denaro, questo dramma e noi riteniamo che il danno sia maggiore. Però purtroppo in Italia non c’è una cultura del risarcimento e questo è un fatto che va approfondito anche dal punto di vista giuridico.

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Il Vigile del Fuoco, operatore della sicurezza

Antonio Brizzi Vigile del Fuoco

Segretario Generale CO.NA.PO. – Sindacato Autonomo Vigili del Fuoco email: [email protected]

Mi ero scritto un bel discorso ma devo dire che è quasi venuto nullo

perché tutti gli intervenuti hanno portato, secondo me, notizie nuove a me. E prima di andare avanti, perché è impegnativo e ci si deve mettere la testa, mi alzo in piedi, e a nome mio e di tutta l’organizzazione sindacale che rappresento porto le condoglianze a questa città, a questa provincia, provata.

Noi Vigili del fuoco, tutti, abbiamo lavorato penso no-stop per cercare di abbassare non i danni ma le lacrime di chi ha perso qualcuno. Penso che in queste discussioni i Vigili del fuoco sono in tutto. Forse, magari, voi cittadini non lo sapete non perché non ve lo hanno detto, ma non immaginate il lavoro dei Vigili del fuoco.

Io questa sera voglio parlare non come sigla sindacale che rappresento ma come vigile del fuoco. 33 anni di servizio, sono un ispettore anti incedi. Primo intervento da terremoto nell’80 in Irpinia, ero un tecnico di un comune della provincia di Massa Carrara, sono stato inviato sul posto. Quindi nell’80 ci sono andato non come vigile del fuoco ma come tecnico del comune. Ebbene, tutto quello che noi vediamo e incontriamo sulla strada può essere chiuso, messo in sicurezza.

Dove lavorano i Vigili del fuoco non esiste e non può esistere sicurezza.

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Immaginate voi, mescolo lo zolfo con il ferro, prendo una calamita e tiro via il ferro. Se c’è una reazione causata da un incendio, naturalmente i gradi non sono calcolati, tutte le tossine, tutte le modifiche chimiche che avvengono e che noi respiriamo sono incalcolabili. Non posso dire che l’Amministrazione negli anni si sia dimenticata. Perché fino al 1990 mi sedevo sulla coperta di amianto, avevamo le tute di amianto, i guanti di amianto ... dal 1990 in avanti l’Amministrazione, sicuramente forzata, ha cambiato...

Quello che naturalmente tutte queste attività che i Vigili del fuoco si trovano ad operare, sinceramente, non è detto che l’Amministrazione non ti ha dato l’auto protettore, non è detto che non ti ha dato la mascherina, ma a volte ci sono delle situazioni tanto drammatiche che ci può essere una persona che arrivi, cerchi di salvare il bimbo o la persona anziana, che naturalmente non ci sono.

Addirittura, all’interno del Corpo Nazionale ci spingiamo in attività specifiche. Quali sono le attività specifiche? Le attività specifiche sono quelle delle motobarche, navi anti incendio del Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco che alcune, fatte minimo 20 anni fa, portavano o porteranno, ora non penso più, parti di amianto. Altre parti si sono trovate anche sugli elicotteri. Quindi l’Amministrazione è stata pronta ad andare a verificare e si ci saranno stati dei pezzi li ha fatti sostituire. Il Procuratore Guariniello, naturalmente, ha operato su una segnalazione fatta dal nostro comitato. Ma ribadisco qui conta poco il sindacato, contano gli uomini, noi che operiamo per il cittadino.

Forse qualcuno di voi non lo sa...abbiamo qui un Generale dei Carabinieri e lui sa benissimo che cos’è la difesa civile. Gli attentati non convenzionali. Ebbene, oggi, i Vigili del fuoco sono l’unico Corpo di Stato rimasto, perché ha un’attività provinciale di NBCR1, regionale e nazionale.

In tutto questo ambito, che naturalmente è una piccola infarinatura, resta il fatto che questi Vigili del fuoco...la dottoressa prima ha detto molto chiaramente...ma vi immaginate voi i Vigili del fuoco quando incontrano un morto? Quando tirano fuori un morto se questo è piccolo, grande, intero, a

1 La sigla NBCR è altro l'abbreviazione di NUCLEARE - BIOLOGICO - CHIMICO – RADIOLOGICO. I nuclei NBC sono un gruppo specializzato dei Vigili del fuoco che viene chiamato a intervenire in situazioni eccezionali: quando esiste un fondato pericolo di contagio da sostanze nucleari, biologiche, chimiche o radiologiche che potrebbero provocare gravi danni a persone, animali o cose.

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pezzi? Scenari che non auguro a nessuno. Un bambino dentro la fresa di un trattore o dentro un’imballatrice della paglia...queste sono le cose reali.

Ma parlando di amianto che, secondo me, è un’attività subdola, nascosta, invisibile, non è che si può toccare. Molte attività legate al calcestruzzo, quindi alla costruzione di un paese, se questo materiale proveniva dalla cava di amianto (perché quante cave sono state chiuse per l’amianto?!)... i Vigili del fuoco sicuramente hanno gli auto protettori, le mascherine, però quando arrivi...io mi sono ritrovato a venir fuori dal crollo di qualcosa, dal terremoto, con la bocca piena di polvere. Non perché l’Amministrazione in quel momento non mi ha dato l’auto protettore perché a quel tempo magari non c’erano proprio, non si pensava all’amianto, si metteva anche sotto il fornello del gas...

BONANNI: Però le leggi di protezione c’erano, le regole cautelari c’erano. Ed è in questo che c’è la responsabilità dello Stato, nel non aver fatto rispettare le norme cosiddette cautelari, non aver formato, informato e protetto i lavoratori. Questo è il concetto.

BRIZZI: Noi, naturalmente, se siamo venuti qua a questo Convegno dell’ONA è per cercare di dare un contributo. Noi come sindacato, già da anni, abbiamo fatto una causa che ha portato non pochi milioni di euro al collega deceduto. Penso che siamo stati i primi in Italia come Vigili del fuoco a fare quella causa.

Quello che ribadisco e che è importante, non è solo il fatto che si risolve il problema con una causa. I Vigili del fuoco sono del Ministero degli Interni, sono un corpo di pubblica sicurezza, ma l’unico corpo di pubblica sicurezza in Italia che ha oltre mille tecnici. Mille tecnici tra ingegneri. Mille. Poi se andiamo a parlare dei vigili diplomati a livello tecnico, non si finisce più. Quale è il motivo per cui l’Amministrazione, lo Stato, il Governo, non dice che i controlli tecnici all’interno dei paesi, di tutto quello che la Protezione Civile spende, i controlli se sono stati fatti i lavori, devono essere fatti dai Vigili del fuoco? Dovrebbe essere lo stesso cittadino a dire che ora è ora di finirla.

Abbiamo un corpo di tecnici e questi tecnici devono andare lì. Perché negli anni c’è stato qualcuno che magari avrebbe voluto portare i Vigili del fuoco al livello di un operaio. Non ho nulla contro l’operaio, ma non sono un operaio. Anche Santa Barbara dice:” Dove io vado gli altri fuggono.”. Io sono un operatore della sicurezza. Operatore della sicurezza al pari di Carabinieri,

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Polizia, Forestale e Penitenziaria. Io ho il mio compito. Il mio compito di dare sicurezza ai cittadini e ai Vigili del fuoco.

Quindi io spero vivamente di rimanere in contatto con voi. E dovete sapere che i Vigili del fuoco dove vanno non lo sanno mai e non sanno cosa trovano. I Vigili del fuoco non hanno nemmeno i sei scatti quando vanno in pensione oltre a prendersi l’amianto più di chiunque altro, e i cittadini non lo sanno. Questo è un problema. I Vigili del fuoco vanno a lavorare dai 300 ai 700 euro in meno dei colleghi delle Forze di Polizia Civile. Quindi sappiate che quando avete un Vigile del fuoco vicino, di un sindacato o di un altro, di una politica o di un’altra, lui ha dedicato la vita a tutti gli altri cittadini italiani.

BONANNI: Pongo l’accento anche sul fatto che non è istituita la sorveglianza sanitaria per rischio amianto per i Vigili del fuoco. Cioè, i Vigili del fuoco iscritti all’ONA lamentano il fatto che non c’è una sorveglianza sanitaria per rischio amianto, quindi non viene eseguito un esame TAC o altri esami ai polmoni, alla pleura, per il rischio amianto. La visita quadriennale che effettuano non prevede esami diagnostici approfonditi per amianto.

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Il Vigile del Fuoco ed il rischio amianto

Gabriele Miele Coordinamento Nazionale USB Vigili del fuoco

Osservatorio Bilaterale Salute e Sicurezza, Ambienti di Lavoro

Vi ringrazio a nome dell’organizzazione sindacale che rappresento. Lo

chiamo paradosso. Paradosso appunto dei Vigili del fuoco. Perché? Perché, anche alla luce dei dati che sono forniti all’evento di oggi, che neanche noi non immaginavamo, francamente, e che quindi proiettano probabilmente i Vigili del fuoco ...

L’ultimo dato che avevo era del 2010 in merito al rapporto RENAM del quale, credo, siate tutti più o meno a conoscenza e parlava di 58 vittime tra i Vigili del fuoco legate al mesotelioma. Ci fu un grosso dibattito, una discussione, in merito a questo dato perché l’Amministrazione, quindi il Ministero degli Interni dove siamo incastonati come dipartimento, fece una forte replica a questo dato, dicendo che era un dato che doveva essere rivisto a ribasso perché comunque all’interno della categoria dei Vigili del fuoco erano ricompresi anche i vigili del fuoco al di fuori del Corpo nazionale, quindi parliamo di vigili del fuoco privati. Di fatto, oggi, con i dati snocciolati qui stasera purtroppo per noi, questi dati erano sicuramente sbagliati in realtà perché dovevano essere rivisti a rialzo.

BONANNI: Sostanzialmente ci sono più di 200 casi solo di mesotelioma, che è la punta dell’iceberg rispetto a tutte le altre patologie. Sotto questi punti di vista, come ONA adesso continueremo il nostro impegno per cercare di fare piena luce non solo su azioni risarcitorie civilistiche ma anche in ambito penale. Quindi sarà nostra cura segnalare a voi e anche all’altro sindacato questi dati per cercare un’azione comune tra noi e voi.

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MIELE: Quindi, se i dati sono questi e non abbiamo modo di credere il contrario, probabilmente, visto che l’INAIL come si era detto prima...

BONANNI: Quello è un dato vecchio del 2010 ma di anni precedenti ancora. Quindi dal 2010 in poi c’è stato un numero enorme di nuove diagnosi sia di mesoteliomi che di tumori polmonari di altre patologie. Poi in questo caso siccome c’è l’esposizione oltre che ad amianto anche ad altri cancerogeni, è chiaro che c’è un’azione di sinergismo che induce, per esempio, moltissimi tumori polmonari. Quindi vanno messi nel conto non solo i mesoteliomi, che è la punta dell’iceberg, ma anche i tumori polmonari e altri tipi di tumori, anche asbestosi, fibrosi, addirittura asma e altre patologie dove l’amianto e gli altri cancerogeni influiscono quantomeno come concausa.

Quindi sotto questo punto di vista vanno approfonditi e vanno fatti i controlli sanitari specifici per l’amianto. Quindi, come Ona, attraverso la signora Zorzetti, che è la coordinatrice dei Vigili del fuoco esposti ad amianto, il cui marito, ripeto, ha lavorato anche come soccorritore nel terremoto dell’Umbria e anche a Sarno, è deceduto a 40anni per tumore polmonare, causato dall’amianto e da altri cancerogeni. Quindi sotto questo punto di vista se l’Amministrazione non esegue dei controlli e se i Vigili del fuoco sono ignari del rischio amianto, non esattamente messi al corrente, è chiaro che il dato epidemiologico risulta sottostimato.

Quindi, noi come ONA chiediamo che ci siano queste verifiche ma anche per una tempestiva terapia! Il fatto che non ci sono questi controlli impedisce una diagnosi precoce e quindi una terapia più efficace. Per cui noi abbiamo chiesto questo e continueremo a chiedere questo all’Amministrazione del Ministero degli Interno, e speriamo di avere il sostegno delle autorevoli forze sindacali, quali siete voi e il sindacato CONAPO che prima ha avuto modo di esporre la sua.

MIELE: Questo è certo. Non solo. Ma i dati che voi avete come osservatorio sono sicuramente un dato rivisto al ribasso perché chi la fa la statistica in merito ai Vigili del fuoco, visto che noi non abbiamo l’INAIL? Qui prima si parlava che è difficile stabilire il nesso di causalità legato al mesotelioma e all’esposizione. Qui parliamo che noi non abbiamo nemmeno l’INAIL! Quindi non abbiamo nemmeno l’ente che è tenuto a fare le statistiche in questo ambito. Questa è una cosa che noi abbiamo più volte, ampiamente, denunciato e che il Ministero continua a fare purtroppo “orecchie da mercante”

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su questo aspetto. E questa cosa va avanti dal 1965 dall’esclusione dal D.P.R. 1124. E questo non fa che proiettare, appunto, quello che noi chiamiamo “Paradosso del vigile del fuoco”, come il lavoratore più esposto e con meno tutele. Meno tutele perché appunto, non essendoci dati statistici, non essendoci poi anche un follow up, perché se le persone dopo vanno in pensione e il mesotelioma come è vero si manifesta, chi è che fa questo monitoraggio? Io, per esempio, faccio parte anche come parte sindacale dell’Osservatorio Bilaterale della Sicurezza all’interno della nostra amministrazione, e più volte abbiamo ripreso e sottolineato questa cosa, però c’è un muro di gomma che rimbalza.

BONANNI: A questo punto noi facciamo un’azione giudiziaria, se c’è il muro di gomma. Si fa un’azione giudiziaria in sede penale e civile perché questo è un obbligo di legge dal decreto legislativo 81 del 2008 che pone questi precisi vincoli anche per le forze di sicurezza e armate, in generale. E quindi il decreto 81 si applica anche a voi e deve essere fatto anche a voi.

MIELE: Gliene dico un’altra, Presidente. Chi mi ha preceduto si auspicava di un inserimento nelle forze di Polizia. Le forze di Polizia, le forze militari, notoriamente sono escluse dal decreto legislativo 81.

BONANNI: Però la Giurisprudenza ha detto che va applicato anche a loro.

MIELE: Io me ne guardo bene di fare quel passo verso quella direzione, in ambito delle tutele.

BONANNI: Però le forze di Polizia ecc. hanno poi il riconoscimento di vittime del dovere che è un profilo di riconoscimento. Certo, uno deve diventare vittima ed è meglio non diventare vittima!

MIELE: Esattamente. C’è in atto invece, sempre da parte dell’Amministrazione, un tentativo di recepire, visto che ai sensi dello stesso decreto 81 si deve recepire tenendo conto delle specificità del Corpo nazionale, è stata prodotta una bozza che è ancora ferma al momento all’interno della nostra Amministrazione per tutta una serie di deroghe in seno all’81...

BONANNI: Questo va contrastato.

MIELE: E questa cosa, quindi la meraviglia che ha suscitato ovviamente al vostro Osservatorio che è un attento osservatorio in merito, quindi come è

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possibile che degli operatori si trovino un secondo dopo al sisma ad operare su delle macerie che inevitabilmente sollevano delle polveri delle fibre di amianto?

BONANNI: Questo era già stato sottolineato da me nel 2011, forse 2012, anche forse dal terremoto dell’Aquila, ma anche a quello dell’Emilia Romagna. E noi quindi come Osservatorio sono anni che insistiamo su questa tutela. Quindi auspico una sinergia con le forze sindacali.

MIELE: Questo da parte nostra non mancherà sicuramente, anzi siamo venuti qui apposta per cercare questa sinergia. Ma è scandaloso che un’Amministrazione come la nostra che nell’ambito della prevenzione dovrebbe dire la sua perché non solo è ente normatore sulla prevenzione incendi ma anche accertatore e poi non c’è un ufficio centrale sulle politiche dell’81, e tutto ciò che nasce in seguito.

BONANNI: Ma soprattutto, ripeto, mancano le visite mediche adeguate per voi.

MIELE: Noi le visite mediche le facciamo ogni 30 mesi per questioni di economia. Prima si facevano ogni anno. E ora non sono legate ad accertare, a verificare...

BONANNI: Esattamente! È una visita medica inidonea. Perché se c’è una persona esposta all’amianto e viene fatta una visita medica normale senza nessun esame diagnostico, o il medico ha la palla di cristallo che vede se uno ha un tumore all’inizio o il tumore si espande.

MIELE: Una cosa interessante, in riferimento alla vicenda del Giappone, noi abbiamo delle procedure che in realtà sono delle linee guida che vengono diramate all’interno dell’Amministrazione centrale, poi lasciata ai Comandi la loro applicazione che poi cambia da comando a comando perché non è detto che sia la stessa. La nostra procedura, per esempio, non prevede la copertura del materiale che non è una cosa da poco.

BONANNI: È il confinamento. Con il confinamento si impedisce la dispersione delle polveri. Questo è fondamentale.

MIELE: Ma perché questo? Perché ovviamente in seno ad un corpo così tecnico, non avendo l’ausilio della consulenza dell’INAIL in questo ambito, poi dopo queste procedure sono auto prodotte, non hanno un riscontro secondario, e quindi vengono prese così, applicate alla buona. Non avendo poi neanche le

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mascherine, come le tute, come le sacche idrosolubili dove confinare il materiale per portarlo poi alle lavanderie, perché poi questa roba che ci troviamo addosso finisce nei D.P.I (Dispositivi di Protezione Individuale) ossia nel vestiario, e questo dovrebbe seguire un canale particolare. Quindi dovrebbe essere confinato in queste sacche idrosolubili, portate nelle lavanderie specializzate, ecc., ma questo non avviene.

BONANNI: Oppure, tute monouso per l’amianto. In Giappone o altri territori vengono attuate procedure diverse.

MIELE: Quindi terremoti, gli stessi elicotteri delle forze dell’ordine della Finmeccanica...

BONANNI: Sempre noi dell’ONA abbiamo sollevato il problema dell’amianto degli elicotteri.

MIELE: Anche lì la cosa da noi sono uscite fuori delle procedure in caso di manutenzione di fare questo piuttosto che ... Quindi, si diceva che manca la cultura risarcitoria ma manca anche la cultura della prevenzione. Quindi sicuramente utilizzeremo e approfitteremo l’esserci incontrati per stabilire un legame più forte affinché tutto ciò che nasce dalla categoria possa trovare una tutela che fino ad adesso i Vigili del fuoco non hanno avuto.

GIORDANO LOCCHI (giornalista di La Stampa): Avvocato Bonanni, c’è un effettivo rischio amianto nei territori di Amatrice e di Accumoli? Cosa si sta facendo ad Amatrice per la movimentazione delle macerie?

BONANNI: Posso rispondere con dati ufficiali, pubblici. È valutata la presenza di diciassette tonnellate e mezzo di amianto ogni kilometro quadrato nella zona del sisma. Il territorio del sisma ha 962 km², per cui si calcolano 16.826 tonnellate di amianto. Quindi, a fronte di questo, il rischio è concreto. Naturalmente non tutto questo amianto è franato però si deve tener conto che anche le vibrazioni danno origine ad aerodispersione. Perché l’amianto, anche quello in matrice compatta, ha capacità di suddividersi longitudinalmente in fibre sempre più sottili ed è, evidentemente, sufficiente la vibrazione quindi lo scuotimento anche dello sciame sismico prima e dopo il sisma per determinare l’aerodispersione. Secondo punto. Le macerie è chiaro che rimaste lì o portate in zone limitrofe a quelle abitate danno ulteriore aerodispersione delle polveri in fibre. Quindi va tenuto conto anche del lasso temporale nel quale le macerie sono in quelle zone. Ciò è stato segnalato da noi anche per L’Aquila. Nel

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convegno del dicembre 2015 nel Comune di Montereale noi abbiamo sollevato il problema ed erano presenti anche dei vulcanologi e dei sismologi, e ciò è stato rilevato.

Questo problema è emerso anche quando vennero distrutte le Torri Gemelle nel 2001, quindi tutti i Vigili del fuoco si sono ammalati, addirittura, di fibrosi, problemi respiratori, oltre che tumori, e lì i tumori di amianto sono intervenuti addirittura dopo 5/10 anni. Cioè una intensa, fortissima esposizione anche limitata nel tempo ha portato ad abbreviare i tempi di latenza. I tempi di latenza 10,20,30,40 anni per le patologie di amianto sono dovute ad una suscettibilità o meno dal punto di vista individuale, quindi ci sono alcuni che non si ammalano mai, altri che si ammalano ad una certa dose e certi che si ammalano anche con poche fibre.

È chiaro che più alta è l’esposizione più si arriva alla dose minima che scatena il tumore , e più alta è la dose più il tumore galoppa velocemente. Ecco perché è importante anche la bonifica e l’uso dei mezzi di protezione, perché il mezzo di protezione riduce al 90% l’esposizione. Quindi siccome l’entità dell’esposizione per intensità e durata non è una variabile indipendente, è chiaro che più si riduce l’esposizione si hanno meno patologie e pure chi si ammala, si ammala di meno. Nel senso che la patologia tumorale è meno virulenta, meno veloce, se c’è un’intensità minore dell’esposizione.

GIORDANO LOCCHI (giornalista di La Stampa): dott. Miele, nei giorni e nelle settimane successive al terremoto ci sono state direttive che chiedevano di adottare delle misure di sicurezza? Come avete continuato a lavorare?

MIELE: Come dicevo prima, ci sono questi protocolli ma il problema è che spesso mancano gli strumenti per poterli attuare. Perché se poi le mascherine non sono fornite nel numero sufficiente o del tipo giusto FFP3, se mancano le giuste tute, se mancano le sacche idrosolubili, se non vengono bagnate e non vengono messi i teli, e se sui mezzi che per noi sono anche luogo di lavoro non viene fatta una bonifica, una decontaminazione, se quegli interventi non diventano poi degli interventi di tipo NBCR e non vengono trattati come tali, è chiaro che si va incontro a questa situazione.

I mezzi sono posti in prossimità del luogo, si contaminano e poi sono utilizzati dal personale per fare gli spostamenti. Quindi i Vigili del fuoco

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diventano anche veicolo, attraverso i loro mezzi, e contaminano territori non contaminati. In più noi abbiamo avuti campi base messi in prossimità di macerie che contenevano materiale con presenza di amianto, tanto è vero che lo abbiamo denunciato anche pubblicamente ed è stato ripreso in prima pagina dal Fatto Quotidiano anche con una documentazione foto e video, e ci è stato detto dai colleghi sul posto che sarebbero state utilizzate quelle macerie per mettere delle scuole provvisorie, degli asili nido provvisori. È talmente sottaciuto il problema che poi accadono queste cose.

BONANNI: Fateci avere la testimonianza così la trasmettiamo alla Procura di Rieti.

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APPENDICE

1. Costituzione della Repubblica Italiana, Articolo 81;   

2. Corte Costituzionale, Sentenza n. 275 del 16 dicembre 2016;  

3. Editoriale di commento alla sentenza 275/2016;  

4. Demolizione  in  sicurezza  di  edifici  contenenti  amianto  mediante escavatore. Requisiti e metodi di lavoro, SUVA, Lucerna (CH), 2016. 

 

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Costituzione della Repubblica Italiana

Art. 81

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Costituzione della Repubblica Italiana Parte II, Ordinamento della Repubblica Titolo I, Il Parlamento Sezione II, La formazione delle leggi

Articolo 81(1) Lo Stato assicura l'equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico(2).

Il ricorso all'indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali(3).

Ogni legge che importi nuovi o maggiori oneri provvede ai mezzi per farvi fronte(4).

Le Camere ogni anno approvano con legge il bilancio e il rendiconto consuntivo presentati dal Governo(5).

L'esercizio provvisorio del bilancio non può essere concesso se non per legge e per periodi non superiori complessivamente a quattro mesi(6).

Il contenuto della legge di bilancio, le norme fondamentali e i criteri volti ad assicurare l'equilibrio tra le entrate e le spese dei bilanci e la sostenibilità del debito del complesso delle pubbliche amministrazioni sono stabiliti con legge approvata a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera, nel rispetto dei principi definiti con legge costituzionale(7).

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Note (www.brocardi.it) (1) L'articolo è stato così sostituito dall'art. 1 della L. Cost. 20 aprile 2012 n. 1, con applicazione dall'esercizio finanziario relativo all'anno 2014. Si riporta il testo nella versione precedente: "Le Camere approvano ogni anno i bilanci e il rendiconto consuntivo presentati dal Governo. L'esercizio provvisorio del bilancio non può essere concesso se non per legge e per periodi non superiori complessivamente a quattro mesi. Con la legge di approvazione del bilancio non si possono stabilire nuovi tributi e nuove spese. Ogni altra legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte".

(2) La novella del 2001 ha introdotto il c.d. vincolo di bilancio cioè il principio per cui l'ordinamento, ad ogni livello (centrale ma anche locale: si vedano gli articoli 97, 117 e 119 Cost.), deve garantire il pareggio tra spesa ed entrate. La previsione si spiega con l'appartenenza dell'Italia all'Unione Europea: la crisi dei debiti sovrani ha infatti spinto le istituzioni ad imporre vincoli più rigidi ai singoli ordinamenti in materia economica. Tra i trattati più importanti in tale ambito vi è quello sul c.d. fiscal compact, sottoscritto dall'Italia il 2 marzo 2012 ed entrato in vigore il 1° gennaio 2013.

(3) Poiché la regola è quella del pareggio di bilancio (comma 1), il ricorso all'indebitamento è consentito solo in ipotesi eccezionali. Tra di esse la legge 24 dicembre 2012, n. 243 (di attuazione del principio di pareggio di bilancio) indica la recessione economica ed altri eventi straordinari (ad esempio, eventi naturali) che incidano sull'economia. Il nostro Paese, tuttavia, ha sempre fatto largo ricorso alla politica di indebitamento come copertura finanziaria, ciò che dopo la novella appare, però, più difficile.

(4) Tale comma (l'ultimo dell'articolo nella formulazione ante riforma) si lega al precedente. Lo scopo perseguito dal costituente con l'obbligo di copertura finanziaria era quello di porre un limite alla spesa pubblica responsabilizzando il legislatore (Parlamento e Governo). Questi, infatti, avrebbero dovuto garantire che ogni legge (ed atto avente forza di legge) sarebbe stata dotata dei fondi necessari a sostenerla per tutto il periodo di produzione dei propri effetti. Tuttavia, poiché il costituente non ha stabilito nulla circa la fonte della copertura, il legislatore ordinario ha adottato la prassi di realizzarla mediante indebitamento.

(5) Si tratta degli atti, a cadenza annuale, che costituiscono i documenti fondamentali in tema di contabilità dello Stato. In particolare, con la legge di bilancio viene consentito l'esercizio provvisorio del bilancio, autorizzando gli incassi e le spese. Prima della riforma del 2012 il comma 3 della disposizione in commento escludeva la possibilità di introdurre tributi e spese con tale legge. Il problema è stato affrontato prima dalla legge 5 agosto 1978, n. 468 che ha introdotto la legge finanziaria; quindi, dalla legge 31 dicembre 2009, n. 196 che ha disegnato un meccanismo che suddivide i documenti contabili statali nella legge di bilancio ed in quella di stabilità (con la quale si possono introdurre nuovi tributi e spese). Entrambi gli atti, legge di bilancio e rendiconto consuntivo, sono, a dispetto della denominazione, atti governativi in quanto vengono adottati dall'esecutivo ed il Parlamento ha il compito di approvarli potendo apportare solo limitate modifiche al bilancio.

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(6) In tal caso il Parlamento conferisce al governo l'autorizzazione ad esercitare il bilancio (esigere le entrate ed effettuare le spese) in via provvisoria (nello specifico, per i dodicesimi pari ai mesi per cui è accordato). La previsione risponde allo scopo di evitare la paralisi dell'attività finanziaria dello Stato ma è circondata da apposite cautele: l'esercizio deve essere durare fino a quando vi è stretta necessità e, comunque, per un massimo di 4 mesi; deve essere autorizzato con legge ordinaria.

(7) L'attuazione di questo comma si è avuta con la legge. 24 dicembre 2012, n. 243 le cui disposizioni si applicano, secondo quanto stabilisce l'art. 21, dal 1° gennaio 2014, salvo il capo IV e l'art. 15 che si applicano dal 1° gennaio 2016.

Ratio Legis (www.brocardi.it) Il bilancio rappresenta lo strumento necessario per il funzionamento della finanza pubblica. Esso spetta al Governo quale organo in grado di rispondere meglio alle esigenze contabili statali. Il pareggio di bilancio, a sua volta, è stato imposto a livello costituzionale dall'appartenenza dell'Italia all'Unione Europea. Il legislatore della riforma ha scelto di rafforzare ulteriormente la previsione introducendo una maggioranza elevata per l'approvazione della legge attuativa del pareggio.

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Corte Costituzionale della Repubblica Italiana

Sentenza n. 275 del 19 ottobre 2016

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REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE COSTITUZIONALE

composta dai signori: Presidente: Paolo GROSSI; Giudici : Alessandro CRISCUOLO, Giorgio LATTANZI, Aldo CAROSI, Marta CARTABIA, Mario Rosario MORELLI, Giancarlo CORAGGIO, Giuliano AMATO, Silvana SCIARRA, Daria de PRETIS, Nicolò ZANON, Franco MODUGNO, Augusto Antonio BARBERA, Giulio PROSPERETTI,

ha pronunciato la seguente SENTENZA

nel giudizio di legittimità costituzionale dell’art. 6, comma 2-bis, della legge della Regione Abruzzo 15 dicembre 1978, n. 78 (Interventi per l’attuazione del diritto allo studio), aggiunto dall’art. 88, comma 4, della legge della Regione Abruzzo 26 aprile 2004, n. 15, recante «Disposizioni finanziarie per la redazione del bilancio annuale 2004 e pluriennale 2004-2006 della Regione Abruzzo (Legge finanziaria regionale 2004)», promosso dal Tribunale amministrativo regionale per l’Abruzzo, nel procedimento vertente tra la Provincia di Pescara e la Regione Abruzzo, con ordinanza del 19 marzo 2014, iscritta al n. 123 del registro ordinanze 2014 e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica n. 30, prima serie speciale, dell’anno 2014.

Visto l’atto di costituzione della Regione Abruzzo; udito nell’udienza pubblica del 19 ottobre 2016 il Giudice relatore Giulio Prosperetti; udito l’avvocato Fabio Francesco Franco per la Regione Abruzzo.

Ritenuto in fatto Con ordinanza del 19 marzo 2014, il Tribunale amministrativo regionale per l’Abruzzo ha

sollevato questione di legittimità costituzionale dell’art. 6, comma 2-bis, della legge della Regione Abruzzo 15 dicembre 1978, n. 78 (Interventi per l’attuazione del diritto allo studio), aggiunto dall’art. 88, comma 4, della legge della Regione Abruzzo 26 aprile 2004, n. 15, recante: «Disposizioni finanziarie per la redazione del bilancio annuale 2004 e pluriennale 2004-2006 della Regione Abruzzo (Legge finanziaria regionale 2004)», nella parte in cui prevede che, per gli interventi di cui dall’art. 5-bis della legge regionale n. 78 del 1978, la Giunta regionale garantisce un contributo del 50% della spesa necessaria e documentata dalle Province solo «nei limiti della disponibilità finanziaria determinata dalle annuali leggi di bilancio e iscritta sul pertinente capitolo di spesa».

2.− Espone il giudice a quo di essere investito della domanda con cui la Provincia di Pescara ha chiesto il pagamento del contributo, pari al 50%, delle spese necessarie e documentate per lo svolgimento dei servizi di cui all’art. 5-bis della legge della Regione Abruzzo n. 78 del 1978, in particolare del servizio di trasporto degli studenti disabili, riferite alle annualità 2006-2012. Sulla base della citata norma, la Provincia aveva approvato e trasmesso annualmente alla Regione i piani degli interventi, relazionando per ciascun anno sulle spese sostenute e sulle attività svolte. A fronte di ciò la Regione aveva erogato, per le varie annualità, finanziamenti per somme inferiori a quelle documentate dalla Provincia con una differenza pari ad euro 1.775.968,04. Il mancato finanziamento del 50% delle spese effettuate avrebbe determinato nel tempo un indebitamento tale da comportare una drastica riduzione dei servizi per gli studenti disabili, compromettendo l’erogazione dell’assistenza specialistica e dei servizi di trasporto.

3.− La Regione non ha contestato l’ammontare degli importi spesi dall’amministrazione provinciale, tuttavia ha eccepito che, in virtù dell’art. 6, comma 2-bis, della legge regionale

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censurata, il proprio obbligo di corrispondere il 50% delle suddette spese trova un limite nelle disponibilità finanziarie di bilancio.

4.− In via preliminare sull’ammissibilità del ricorso amministrativo, il rimettente rappresenta che l’adempimento degli obblighi patrimoniali in contestazione riguarderebbe i limiti della provvista finanziaria necessaria allo svolgimento del servizio pubblico e, quindi, i profili organizzativi di esso, con conseguente giurisdizione del giudice amministrativo; la mancata tempestiva impugnazione degli atti di stanziamento e di pagamento emessi dalla Regione non sarebbero di ostacolo alla decisione, poiché tali atti costituirebbero meri dinieghi o riconoscimenti di debito, non preclusivi dell’accertamento giurisdizionale della misura dell’obbligazione dedotta.

5.− In ordine alla non manifesta infondatezza, il TAR dubita della legittimità costituzionale dell’art. 6, comma 2-bis, della legge della Regione Abruzzo n. 78 del 1978, in riferimento all’art. 10 Cost., in relazione all’art. 24 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità – adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 13 dicembre 2006, ratificata e resa esecutiva con legge 3 marzo 2009, n. 18, e all’art. 38 Cost., che assicurano il diritto allo studio delle persone con disabilità, poiché l’effettività di tale diritto risulterebbe pregiudicata dal condizionamento dell’erogazione del contributo, al trasporto degli studenti disabili, alle disponibilità finanziarie, di volta in volta, determinate dalle leggi di bilancio.

6.− In particolare il giudice a quo ritiene che la scelta di prevedere un cofinanziamento regionale del servizio di trasporto e assistenza ai disabili denuncia la necessità di esso, deducendosi da ciò che le Province non sarebbero, evidentemente, in grado di far fronte alle esigenze del servizio in maniera autonoma. Tuttavia, la norma censurata darebbe immotivata e non proporzionata prevalenza alle esigenze di equilibrio di bilancio e non assicurerebbe una adeguata, stabile e certa tutela al diritto all’educazione e all’istruzione degli alunni affetti da grave disabilità, che necessitano del trasporto per la frequenza scolastica.

7.− Rileva, in proposito, il giudice a quo che, una volta assunta la decisione di contribuire al servizio, la determinazione della misura del finanziamento non potrebbe essere rimessa alle mere decisioni dell’amministrazione regionale, poiché ciò trasformerebbe l’onere della Regione in una posta aleatoria ed incerta, la cui entità, in mancanza di limiti predeterminati dalla legge, potrebbe essere arbitrariamente ridotta, per finanziare beni ed interessi che non godono di tutela piena ed incondizionata al pari del diritto allo studio del disabile, con conseguente sacrificio della sua effettività.

8.− Prosegue il rimettente che il rilievo costituzionale di tale diritto costituisce un limite invalicabile all’intervento discrezionale del legislatore, così che il nucleo di garanzie minime per renderlo effettivo dovrebbe essere assicurato al di là di ogni esigenza di bilancio, garantendosi certezza, stabilità e obbligatorietà del finanziamento.

9.− Viceversa l’inciso «nei limiti della disponibilità finanziaria determinata dalle annuali leggi di bilancio», contenuto nell’art. 6, comma 2-bis, della legge della Regione Abruzzo n. 78 del 1978, legittimerebbe una decisione arbitraria della Regione di coprire in modo discontinuo i costi del servizio, gestito in conformità del piano previsto dall’art. 6 della medesima legge.

10.− In tal modo, il godimento del diritto allo studio degli studenti disabili, tutelato dalla Costituzione, sarebbe rimesso ad arbitrari stanziamenti di bilancio di anno in anno decisi dall’ente territoriale e, nella fattispecie, dalla norma censurata. Quest’ultima considererebbe le spese per i contributi alle Province per il servizio di trasporto degli alunni disabili come spese non obbligatorie, cosicché i contributi regionali per il trasporto dei disabili potrebbero essere ridotti già nella fase amministrativa di formazione delle unità previsionali di base, senza che di ciò vi sia alcuna evidenza o limite a garanzia dell’effettivo godimento dei diritti costituzionalmente garantiti.

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11.− Il finanziamento del servizio potrebbe essere ridotto in modo repentino e incontrollato, di anno in anno, rendendo del tutto variabile ed inattendibile la continuità e la pianificazione dell’organizzazione dello stesso da parte delle Province, con inevitabili ripercussioni sulle famiglie e sulla possibilità di queste di poter assicurare la frequenza scolastica ai propri figli.

12.− In ordine alla rilevanza della questione, il giudice a quo segnala che, non essendo contestata tra le parti del giudizio a quo l’entità delle somme spese per l’erogazione del servizio, la pretesa della ricorrente Provincia in tale giudizio troverebbe il fondamento nella parte della disposizione impugnata che regola la copertura della spesa complessiva (successivamente limitata dalla clausola di salvaguardia che consente alla Regione di dimensionare ad libitum la propria quota di copertura); pertanto, la questione di costituzionalità sarebbe pregiudiziale alla definizione della suddetta pretesa.

13.− Si è costituita la Regione Abruzzo contestando la fondatezza della questione poiché, ai sensi dell’art. 139 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 (Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59), i servizi di supporto organizzativo del servizio di istruzione degli alunni disabili, tra cui è compreso il servizio di trasporto dall’abitazione alla sede scolastica, è di competenza della Provincia e la Regione non ha alcun obbligo di illimitata compartecipazione ai costi necessari al suo svolgimento.

14.− In ogni caso, la difesa regionale rappresenta che l’effettività del diritto allo studio del disabile deve essere bilanciato con altri diritti costituzionalmente rilevanti e, in particolare, con il principio di copertura finanziaria e di equilibrio della finanza pubblica, di cui all’art. 81 Cost.; che il limite della disponibilità finanziaria determinata dalle annuali leggi di bilancio «costituirebbe una legittima scelta fra prestazioni essenziali, gratuite, e non essenziali, eseguibili dietro pagamento di un contributo, da effettuarsi in relazione alle finalità perseguite, ed alle esigenze dell’utenza di base»; che la possibilità di accedere ad una interpretazione costituzionalmente conforme della normativa censurata e il suo mancato esperimento da parte del giudice a quo, comporterebbero l’inammissibilità della questione; e, infine, che la determinazione della misura del contributo da parte della Regione non sarebbe arbitraria, poiché essa viene effettuata sulla scorta dei piani preventivi di intervento per il diritto allo studio dei disabili, predisposti dalla stessa Provincia, sulla base delle necessità riscontrate nell’anno scolastico in corso e di quelle dichiarate dal genitore dello studente che si iscrive alla scuola secondaria superiore.

Considerato in diritto l.− Il Tribunale amministrativo regionale per l’Abruzzo, con l’ordinanza indicata in

epigrafe, dubita, in riferimento all’art. 10 − in relazione all’art. 24 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 13 dicembre 2006, ratificata e resa esecutiva con legge 3 marzo 2009, n. 18 − e all’art. 38 della Costituzione, della legittimità costituzionale dell’art. 6, comma 2-bis, della legge della Regione Abruzzo 15 dicembre 1978, n. 78 (Interventi per l’attuazione del diritto allo studio), aggiunto dall’art. 88, comma 4, della legge della Regione Abruzzo 26 aprile 2004, n. 15, recante «Disposizioni finanziarie per la redazione del bilancio annuale 2004 e pluriennale 2004-2006 della Regione Abruzzo (Legge finanziaria regionale 2004)», nella parte in cui prevede, per gli interventi previsti dall’art. 5-bis della medesima legge e, in particolare, per lo svolgimento del servizio di trasporto degli studenti portatori di handicap o di situazioni di svantaggio, che la Giunta regionale garantisce un contributo del 50% della spesa necessaria e documentata dalle Province solo «nei limiti della disponibilità finanziaria determinata dalle annuali leggi di bilancio e iscritta sul pertinente capitolo di spesa».

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2.− Il giudice a quo ritiene che il condizionamento dell’erogazione del contributo alle disponibilità finanziarie, di volta in volta determinate dalla legge di bilancio, trasformi l’onere della Regione in una posta aleatoria e incerta, totalmente rimessa alle scelte finanziarie dell’ente, con il rischio che esse divengano arbitrarie, in difetto di limiti predeterminati dalla legge, risolvendosi nella illegittima compressione del diritto allo studio del disabile, la cui effettività non potrebbe essere finanziariamente condizionata.

3.− In via preliminare, occorre premettere che non incide sulla rilevanza della questione sollevata, l’avvenuto trasferimento ai Comuni delle funzioni amministrative già attribuite, conferite o comunque esercitate dalle Province (tra le quali quelle in materia di assistenza scolastica e diritto allo studio), per effetto della sopravvenuta legge della Regione Abruzzo 20 ottobre 2015, n. 32, (Disposizioni per il riordino delle funzioni amministrative delle Province in attuazione della legge n. 56/2014), in attuazione alla legge 7 aprile 2014, n. 56 (Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni).

3.1.− In proposito, infatti, va rilevato che, nel giudizio a quo, la Provincia di Pescara ha agito per vedersi corrispondere il contributo del 50% per il servizio di trasporto per i disabili svolto tra il 2006 ed il 2012, che resta regolato dalla normativa antecedente al riordino operato dalla legge reg. Abruzzo n. 32 del 2015.

3.2.− Pertanto, poiché la Regione non ha contestato le spese sostenute dalla Provincia, ma ha determinato l’entità effettiva del proprio contributo, in misura inferiore al 50% di esse, facendo applicazione dell’art. 6, comma 2-bis, della legge reg. Abruzzo n. 78 del 1978, che integra il presupposto autorizzatorio della spesa iscritta in bilancio, la questione di legittimità costituzionale di tale norma è pregiudiziale alla decisione da adottare nel giudizio a quo.

4.− Nel merito la questione è fondata. Il diritto all’istruzione del disabile è consacrato nell’art. 38 Cost., e spetta al legislatore

predisporre gli strumenti idonei alla realizzazione ed attuazione di esso, affinché la sua affermazione non si traduca in una mera previsione programmatica, ma venga riempita di contenuto concreto e reale.

5.− La natura fondamentale del diritto, che è tutelato anche a livello internazionale dall’art. 24 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 13 dicembre 2006, ratificata e resa esecutiva con legge 3 marzo 2009, n. 18, impone alla discrezionalità del legislatore un limite invalicabile nel «rispetto di un nucleo indefettibile di garanzie per gli interessati» (sentenza n. 80 del 2010), tra le quali rientra il servizio di trasporto scolastico e di assistenza poiché, per lo studente disabile, esso costituisce una componente essenziale ad assicurare l’effettività del medesimo diritto.

6.− Nella specie il legislatore regionale si è assunto l’onere di concorrere, al fine di garantire l’attuazione del diritto, alla relativa spesa, ma una previsione che lasci incerta nell’an e nel quantum la misura della contribuzione, la rende aleatoria, traducendosi negativamente sulla possibilità di programmare il servizio e di garantirne l’effettività, in base alle esigenze presenti sul territorio.

7.− Si deve ritenere che l’indeterminata insufficienza del finanziamento condizioni, ed abbia già condizionato, l’effettiva esecuzione del servizio di assistenza e trasporto come conformato dal legislatore regionale, violando in tal modo il precetto contenuto nell’art. 38, terzo e quarto comma, Cost.

Tale effettività non può che derivare dalla certezza delle disponibilità finanziarie per il soddisfacimento del medesimo diritto, nel quadro dei compositi rapporti amministrativi e finanziari degli enti territoriali coinvolti. Difatti l’affidamento generato dalla previsione del contributo regionale condiziona la misura della disponibilità finanziaria della Provincia e degli altri enti coinvolti nell’assolvimento del servizio in questione.

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Non può neppure essere condivisa in tale contesto la difesa formulata dalla Regione secondo cui ogni diritto, anche quelli incomprimibili della fattispecie in esame, debbano essere sempre e comunque assoggettati ad un vaglio di sostenibilità nel quadro complessivo delle risorse disponibili.

Innanzitutto, la sostenibilità non può essere verificata all’interno di risorse promiscuamente stanziate attraverso complessivi riferimenti numerici. Se ciò può essere consentito in relazione a spese correnti di natura facoltativa, diverso è il caso di servizi che influiscono direttamente sulla condizione giuridica del disabile aspirante alla frequenza e al sostegno nella scuola.

In secondo luogo, è proprio la legge di cui fa parte la norma impugnata a conformare in concreto le situazioni soggettive oggetto di assistenza (senza poi farne conseguire il necessario finanziamento per effetto del richiamato inciso riduttivo).

Questa Corte ha già avuto modo di affermare che «in attuazione dell’art. 38, terzo comma, Cost., il diritto all’istruzione dei disabili e l’integrazione scolastica degli stessi sono previsti, in particolare, dalla legge 5 febbraio 1992, n. 104 (Legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate)», la quale «attribuisce al disabile il diritto soggettivo all’educazione ed all’istruzione a partire dalla scuola materna fino all’università»; e che «la partecipazione del disabile “al processo educativo con insegnanti e compagni normodotati costituisce […] un rilevante fattore di socializzazione e può contribuire in modo decisivo a stimolare le potenzialità dello svantaggiato (sentenza n. 215 del 1987)”» (sentenza n. 80 del 2010).

8.− La disposizione impugnata è peraltro incoerente anche rispetto al quadro normativo complessivo dei finanziamenti destinati ai servizi a rilevanza sociale quale risultante dalla legge di bilancio, alla quale essa demanda la quantificazione ridotta del finanziamento. In tal modo viene reso generico ed indefinito il finanziamento destinato a servizi afferenti a diritti meritevoli di particolare tutela, rendendo possibile – come esattamente affermato dal giudice rimettente – che le risorse disponibili siano destinate a spese facoltative piuttosto che a garantire l’attuazione di tali diritti. Pertanto, pur essendo la disposizione in questione appartenente a un contesto distinto da quello della legge di bilancio, la sua influenza su quest’ultima provoca un risultato normativo non conforme a Costituzione.

9.− La garanzia del 50% della copertura del servizio di assistenza ai disabili appartiene alla conformazione della struttura e dell’organizzazione del servizio stesso. Pertanto, l’indeterminatezza del finanziamento determina un vulnus all’effettività del servizio di assistenza e trasporto, come conformato dal legislatore regionale, con conseguente violazione dell’art. 38, terzo e quarto comma, Cost.

10.− D’altronde va considerato che, sebbene il legislatore goda di discrezionalità nell’individuazione delle misure per la tutela dei diritti delle persone disabili, detto potere discrezionale trova un limite invalicabile nella necessità di coerenza intrinseca della stessa legge regionale contenente la disposizione impugnata, con la quale viene specificato il nucleo indefettibile di garanzie per gli interessati. Dunque il livello delle prestazioni dovute, mentre appare salvaguardato dalla legge regionale nel suo complesso ed in particolare nella parte che prevede una pianificazione del fabbisogno degli interventi, nonché un preciso rendiconto degli oneri sostenuti, risulta poi vanificato dalla prescrizione contraddittoria che subordina il finanziamento (da parte regionale) degli interventi alle politiche ed alle gestioni ordinarie del bilancio dell’ente.

11.− Non può nemmeno essere condiviso l’argomento secondo cui, ove la disposizione impugnata non contenesse il limite delle somme iscritte in bilancio, la norma violerebbe l’art. 81 Cost. per carenza di copertura finanziaria. A parte il fatto che, una volta normativamente identificato, il nucleo invalicabile di garanzie minime per rendere effettivo il diritto allo studio e all’educazione degli alunni disabili non può essere finanziariamente condizionato in termini

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assoluti e generali, è di tutta evidenza che la pretesa violazione dell’art. 81 Cost. è frutto di una visione non corretta del concetto di equilibrio del bilancio, sia con riguardo alla Regione che alla Provincia cofinanziatrice. È la garanzia dei diritti incomprimibili ad incidere sul bilancio, e non l’equilibrio di questo a condizionarne la doverosa erogazione.

12.− Con riguardo alla Regione, è da sottolineare come l’impianto della legge reg. Abruzzo n. 78 del 1978 sia improntato al metodo della programmazione, secondo cui gli interventi ed i pertinenti oneri finanziari sono istruiti nell’anno precedente così da consentire la loro corretta iscrizione nel bilancio, soprattutto quando riguardano il nucleo incomprimibile del diritto a prestazioni riconducibili a diritti fondamentali. In tal modo non è configurabile il rischio per l’equilibrio del bilancio della Regione da essa paventato in correlazione allo stanziamento della percentuale di finanziamento prevista per legge. Proprio la previa redazione del piano di assistenza testimonia l’inverosimiglianza dell’ipotesi di squilibrio di bilancio che è viceversa eziologicamente collegabile all’uso promiscuo delle risorse, che il giudice rimettente individua come autentica causa vanificatrice della copertura finanziaria del servizio.

13.− Nel caso in esame, il rapporto di causalità tra allocazione di bilancio e pregiudizio per la fruizione di diritti incomprimibili avviene attraverso la combinazione tra la norma impugnata e la genericità della posta finanziaria del bilancio di previsione, nella quale convivono in modo indifferenziato diverse tipologie di oneri, la cui copertura è rimessa al mero arbitrio del compilatore del bilancio e delle autorizzazioni in corso d’anno. In buona sostanza si ripete, sotto il profilo sostanziale, lo schema finanziario già censurato da questa Corte, secondo cui, in sede di redazione e gestione del bilancio, vengono determinate, anche attraverso i semplici dati numerici contenuti nelle leggi di bilancio e nei relativi allegati, scelte allocative di risorse «suscettibili di sindacato in quanto rientranti “nella tavola complessiva dei valori costituzionali, la cui commisurazione reciproca e la cui ragionevole valutazione sono lasciate al prudente apprezzamento di questa Corte (sentenza n. 260 del 1990)”» (sentenza n. 10 del 2016).

14.− In definitiva, nella materia finanziaria non esiste «un limite assoluto alla cognizione del giudice di costituzionalità delle leggi». Al contrario, ritenere che il sindacato sulla materia sia riconosciuto in Costituzione «non può avere altro significato che affermare che esso rientra nella tavola complessiva dei valori costituzionali», cosicché «non si può ipotizzare che la legge di approvazione del bilancio o qualsiasi altra legge incidente sulla stessa costituiscano una zona franca sfuggente a qualsiasi sindacato del giudice di costituzionalità, dal momento che non vi può essere alcun valore costituzionale la cui attuazione possa essere ritenuta esente dalla inviolabile garanzia rappresentata dal giudizio di legittimità costituzionale» (sentenza n. 260 del 1990). Sul punto è opportuno anche ricordare «come sul tema della condizione giuridica del portatore di handicaps confluiscono un complesso di valori che attingono ai fondamentali motivi ispiratori del disegno costituzionale; e che, conseguentemente, il canone ermeneutico da impiegare in siffatta materia è essenzialmente dato dall’interrelazione e integrazione tra i precetti in cui quei valori trovano espressione e tutela» (sentenza n. 215 del 1987).

15.− Altrettanto infondata è la tesi secondo cui la norma terrebbe conto della doverosa contribuzione da parte degli assistiti dotati di capacità contributiva. Di tale contribuzione non v’è traccia nell’intera legge reg. Abruzzo n. 78 del 1978; e, soprattutto, la medesima legge, nella sua formulazione letterale, parla di garanzia della spesa necessaria e documentata senza evocare altre fonti di finanziamento.

16.− Infine, non è condivisibile l’argomento secondo cui le scelte adottate in sede di bilancio non avverrebbero in modo generico, bensì con apposita istruttoria ricavata dall’acquisizione dei piani preventivi di intervento predisposti dalle Province sulla base delle necessità riscontrate nell’anno scolastico in corso e di quelle dichiarate dal genitore dello

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studente che si iscrive per la prima volta al grado di istruzione secondaria superiore. È proprio la disattenzione alle risultanze del piano il vizio genetico della norma contestata, che consente di prescinderne al di là di ogni ragionevole argomento: condizionare il finanziamento del 50% delle spese già quantificate dalle Province (in conformità alla pianificazione disciplinata dallo stesso legislatore regionale) a generiche ed indefinite previsioni di bilancio realizza una situazione di aleatorietà ed incertezza, dipendente da scelte finanziarie che la Regione può svolgere con semplici operazioni numeriche, senza alcun onere di motivazione in ordine alla scala di valori che con le risorse del bilancio stesso si intende sorreggere.

17.− Significativi in proposito appaiono i dati storici della contribuzione regionale in valore assoluto e percentuale: nell’ordinanza del giudice rimettente – e le cifre non sono in contestazione tra le parti – si legge che «per l’esercizio finanziario 2008, risulterebbero stanziati in bilancio 1.400.000,00 per l’attuazione dell’art. 6 comma 2-bis della legge regionale n. 78 del 1978, quindi le Province hanno ottenuto un cofinanziamento nella percentuale del 39% (invece che del 50%) delle somme spese; per il successivo esercizio finanziario 2009, sono stati stanziati in bilancio solo 700.000,00, quindi le Province hanno ottenuto un cofinanziamento di poco inferiore al 18%; nel 2011 la percentuale è stata del 26% circa; nel 2012 il 22% circa». Palese è la lesione della effettività del servizio, non solo sotto il profilo quantitativo, ma anche per l’assoluta discontinuità delle percentuali di copertura ammesse a finanziamento.

18.− Ciò conferma l’assunto del giudice a quo, secondo cui «in quanto spese non obbligatorie, quantomeno non in misura fissa, i contributi regionali per il trasporto dei disabili possono essere ridotti già nella fase amministrativa di formazione delle unità previsionali di base, senza che di ciò vi sia alcuna evidenza o limite idoneo a dare effettività ai diritti previsti dalla Costituzione e sottesi a tale servizio di trasporto».

19.− Per tali argomentazioni, l’art. 6, comma 2-bis, della legge reg. Abruzzo n. 78 del 1978 deve essere dichiarato costituzionalmente illegittimo limitatamente all’inciso «, nei limiti della disponibilità finanziaria determinata dalle annuali leggi di bilancio e iscritta sul pertinente capitolo di spesa,».

20.− Rimangono assorbite le ulteriori censure formulate in riferimento all’art. 10 Cost., in relazione all’art. 24 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità.

PER QUESTI MOTIVI

LA CORTE COSTITUZIONALE dichiara l’illegittimità costituzionale dell’art. 6, comma 2-bis, della legge della Regione

Abruzzo 15 dicembre 1978, n. 78 (Interventi per l’attuazione del diritto allo studio), aggiunto dall’art. 88, comma 4, della legge della Regione Abruzzo 26 aprile 2004, n. 15, recante «Disposizioni finanziarie per la redazione del bilancio annuale 2004 e pluriennale 2004-2006 della Regione Abruzzo (Legge finanziaria regionale 2004)», limitatamente all’inciso «, nei limiti della disponibilità finanziaria determinata dalle annuali leggi di bilancio e iscritta sul pertinente capitolo di spesa,».

Così deciso in Roma, nella sede della Corte costituzionale, Palazzo della Consulta, il 19 ottobre 2016.

F.to: Paolo GROSSI, Presidente Giulio PROSPERETTI, Redattore Roberto MILANA, Cancelliere Depositata in Cancelleria il 16 dicembre 2016.

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La Rrlllerm della eone <:ostltUzlonale

La sen!J!lnn 275/2016, pstmdo dalla constatazione che la nostra Costituzione mette al 12ntni la dipità della pel'IOl11, .. rma che i Diritti Costituzionali W'ngono prima del PIA!GiO di bilancia. Tale prini:ipio ~ eplicitatD chiaramente al punto 11 delle "mn:!liderazicni in diritto", che recita tet:ualmen!J!I: "A parte il fllttD che, una wlta nannlltWamenm identificato, il nucleo inYlllicibile di pranzie minime per rendere efh:tt~ il diritto allo studio e all'edualZione degli alunni diubili non pm essan finanzlar1amenm candlzlonalrl In mmlnl a11111Dlutl e aenenl~ •di tutta eYldenza che la prelal '4talazlone delrart. 81 Cost. ~ fnlttD di una visione non carretta del cana.tlrl di equilibrio del bllanclo, sia c:on rle111nlo alla Rlialo,. che alla Pr'CMncla cofinanziatrice.~ la 111r1nzla del dlrtttl lncamprlmlblll ad lnddere sul bllando, e non l'equlllbrlo di quatD a c:ondlzlorYme la dowrosa eropzlane:' Cou slanlra?: LI Conmlta ritiene che la Costituzione ltallana sia l'ondata m un Upo di economia •runzlonall": owero, !'economia e preclumente le finanie pubbliche sorm funzionali ~i ntelunslmenti:i degli obiettivi~ la SQ<:l~·lltl'!sa definisce pr:lcrtbrL La modlftca dell'articolo 81. .nattultl clii Parlamento dunnte Il Gawemo Monti, c:on Il quale Il 6 lntroclottD Il principio del Pll"llllO dl bllando, hl ll'MCll posto sii equilibri di bllanclo si un 1""'-llo su .. rlore rispetto a quelll che .. r la Costituzione sono vari e propri c:aplslldl che rmn possorm eaere tccatl (1 "Prfnclpl fQndarnentall", dot gtl artlc:oll da 1 a 12) o che pauono e.ssen solo mlgtlor'lltl (I "Diritti e d<M!ll del dttadlnr, dot gtl artlc:oll da 13 a 54).

I diritti lncamp-lmlblll, (quall, si esanplo, Il diritta al llMllQ. Il diritto alla •Iute, la tutlCa del risparmio, 11 dlrlttD al glullD ulerlo, ecc.) non sono statue di t.unm. che sorm aw al loro lnmmo, per a.li ne 1111 tumlata la c:oncreta atlLlazlone llfflnché non rimangano pure m .. lfatazlonl dl principia: -.I quindi hamo valon 11M110Rllnam rilpetta a tutti gli altri, per queslD non pas!IOllO mtlmtare si un artiam a>l'Dnuto rwlla lill'Cllrlda perii! della Costituzione, in specia l'articDID 81 sul paregjo di tillando.

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Demolizione in sicurezza di edifici contenenti amianto mediante escavatoreRequisiti e metodi di lavoro

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In alcuni casi può essere utile utiliz-zare degli escavatori idraulici per la demolizione di edifici contenenti amianto, a patto di adottare un me-todo di lavoro speciale e adeguato ai rischi. La presente pubblicazione descrive tali metodi e definisce le situazioni in cui è possibile utilizza-re gli escavatori idraulici.

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3

Sommario

1 Demolizione corretta di edifici costruiti con materiali contenenti amianto 4

1.1 Pericolo per i lavoratori e l’ambiente 41.2 Rifiuti edili 41.3 Obiettivo della pubblicazione 41.4 Obblighi del datore di lavoro 51.5 Fondamenti giuridici 5

2 A quali condizioni è consentito l’impiego di escavatori idraulici? 6

3 Metodi di lavoro speciali 83.1 Scandole in fibrocemento contenente amianto 83.2 Lastre ondulate contenenti amianto 103.3 Lastre in fibrocemento contenente amianto sui tetti (ardesie) 123.4 Tubazioni in fibrocemento contenente amianto nell’edificio o sull’edificio 143.5 Piastrelle ceramiche contenenti colla a base di amianto 163.6 Rivestimenti monostrato e bistrato a base di amianto per pavimenti e

pareti (Floorflex) non contenenti colla a base di amianto 18

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4

1.1 Pericolo per i lavoratori e l’ambiente

Durante i lavori di demolizione di edifici costruiti prima del 1990, generalmente si deve intervenire su materiali o strutture contenenti amianto. In questi casi si devono adottare misure di protezione adeguate e i lavori devono essere pre-parati ed eseguiti a regola d’arte, altri-menti la salute dei lavoratori sarà espo-sta a gravi rischi. In condizioni particolar- mente sfavorevoli, un eventuale rilascio di fibre di amianto può riguardare anche le aree in prossimità del cantiere.

I principi per la protezione dei lavoratori sono riportati nella direttiva 6503 «Amianto» della Commissione federale di coordinamento per la sicurezza sul lavo-ro (CFSL).

1.2 Rifiuti edili

Per la tutela dell’ambiente si sostiene che i rifiuti edili debbano essere, per quanto possibile, completamente ricicla-ti. Tuttavia, i materiali contenenti amian-to non devono mai finire nel processo di riciclaggio. Ciò significa che, prima di ini-ziare un qualsiasi intervento di demolizio-ne selettiva, occorre separare i materiali contenenti amianto dai rifiuti edili.

1.3 Obiettivo della pubblicazione

La direttiva CFSL 6503 «Amianto» esige la rimozione preliminare dei materiali contenenti amianto. Tuttavia, l’esperienza ci insegna che, in determinati casi, que-sta non è sempre la procedura ottimale, perché comporta ingenti risorse e costi elevati senza conseguire un evidente miglioramento in termini di tutela dei lavoratori.

In tali casi, invece di lavori di bonifica costosi e molto polverosi, può essere utile adottare un metodo di lavoro speciale, adeguato ai rischi, che preveda l’uso di escavatori idraulici. La presente pubblicazione descrive tali metodi e definisce le situazioni in cui è ammesso l’uso di queste macchine.

I metodi di lavoro speciali qui descritti sono particolarmente indicati se contri-buiscono a ridurre l’esposizione com-plessiva all’amianto per i lavoratori e se servono a non inquinare pesantemente l’ambiente. Queste nuove soluzioni non fanno venir meno i requisiti indicati nella direttiva CFSL 6503 ai fini della tutela della salute.

1 Demolizione corretta di edifici costruiti con materiali contenenti amianto

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1.4 Obblighi del datore di lavoro

La responsabilità per la sicurezza sul lavoro compete principalmente al datore di lavoro. Spetta al datore di lavoro far accertare la presenza di materiali conte-nenti amianto in cantiere prima di iniziare i lavori di demolizione. Se gli accerta-menti confermano la presenza di mate-riali contenenti amianto, questi devono essere rimossi in conformità alle disposi-zioni di legge vigenti.

Innanzitutto è necessario adottare tutte le misure tecniche necessarie per ridurre al minimo il rilascio di fibre di amianto. Nel contempo, si devono utiliz-zare apparecchi di protezione delle vie respiratorie per limitare l’esposizio-ne dei lavoratori all’amianto.

1.5 Fondamenti giuridici

I principi per la tutela dei lavoratori sono definiti nella direttiva CFSL 6503 «Amianto». La direttiva si basa su diverse normative, come l’Ordinanza sulla pre-

1 Maschera di protezione delle vie respiratorie di tipo FFP3 e tuta monouso

venzione degli infortuni e delle malattie professionali (OPI), l’Ordinanza sui lavori di costruzione (OLCostr) e la Convenzio-ne n. 162 dell’Organizzazione Internazio-nale del Lavoro (ILO). Per i lavori di demolizione si deve tenere conto in parti-colare delle seguenti disposizioni: • Artt. 3 e 60 OLCostr • Punto 5.1 e 5.2 della Direttiva CFSL 6503 «Amianto»

In collaborazione con diverse associazio-ni professionali, la Suva ha inoltre redatto guide specifiche pubblicate nella collana «Amianto: riconoscerlo, valutarlo e inter-venire correttamente». In forma sintetica illustrano le modalità di attuazione della direttiva CFSL 6503 settore per settore. Una panoramica si trova in:www.suva.ch/amianto > Regole vitali amianto.

Per quanto riguarda lo smaltimento, è fondamentale l’Ordinanza sulla pre-venzione e lo smaltimento dei rifiuti (Ordinanza sui rifiuti, OPSR) del Consiglio federale svizzero.

Altri rischi

Oltre all’amianto, i lavoratori sono

esposti ad altri rischi durante i lavori

di demolizione, ad esempio possono

cadere oppure rimanere schiacciati o

sepolti dalla caduta di materiale o

entrare in contatto con sostanze nocive.

Prima di un qualsiasi intervento di

demolizione, si devono adottare tutte le

misure di protezione necessarie. A tale

scopo ci si può avvalere del «Piano di

demolizione» della Suva, disponibile

all’indirizzo www.suva.ch/demolizione.

Page 220: Atti VdF Roma 06.12.16

6

2 A quali condizioni è consentito l’impiego di escavatori idraulici?

L’articolo 5.2 della direttiva CFSL «Amian-to» stabilisce che «prima di iniziare una demolizione (tradizionale o selettiva) bisogna rimuovere correttamente i mate-riali contenenti amianto, ad es. isolamenti in amianto spruzzato, pannelli leggeri, tessuti d’amianto o pannelli in fibroce-mento». Per questi interventi devono essere sempre applicate tutte le misure descritte nella direttiva CFSL e nelle gui-de specifiche di settore della collana «Amianto: riconoscerlo, valutarlo e inter-venire correttamente».

Solo dopo aver svolto accurati accerta-menti, nelle situazioni lavorative descritte al capitolo 3 è consentito utilizzare un escavatore idraulico adottando un metodo di lavoro speciale.

A tale proposito è necessario rispettare

le seguenti condizioni:

• Prima di iniziare i lavori di demolizione,

un piano di monitoraggio deve essere

sottoposto all’approvazione della Suva.

• L’approvazione può essere accordata

solo previo rilascio di un’autorizzazione

scritta da parte delle autorità cantonali

e/o comunali, che dichiarano di

acconsentire ai metodi di lavoro

previsti.

• La data di inizio dei lavori di demolizio-

ne deve essere comunicata alla Suva

con almeno due settimane di anticipo.

• A seconda delle dimensioni e della

complessità del cantiere, bisogna

consultare degli specialisti esterni

indipendenti con facoltà di impartire

istruzioni. La Suva decide caso per

caso se questo sia necessario. I criteri

decisionali saranno comunicati alle

imprese edili.

Page 221: Atti VdF Roma 06.12.16

7

Protezione dell’ambiente Se durante la demolizione un rilascio più elevato di fibre può mettere in pericolo eventuali terze persone nell’area del can-tiere, è imperativo adottare ulteriori misu-re protezione (ad es. coprire l’area del cantiere con pellicole, usare impianti di aspirazione).

2 Container per amianto

SmaltimentoI processi di lavoro devono essere pianifi-cati in modo da garantire una separazio-ne corretta dei materiali contenenti amianto dagli altri rifiuti edili. Lo scopo è evitare che possano finire nel processo di riciclaggio. I calcinacci contenenti materiali a base di amianto devono esse-re trasportati in una discarica appropria-ta. Le disposizioni emanate dalle autorità cantonali per l’ambiente devono essere rispettate.

Page 222: Atti VdF Roma 06.12.16

8

3 Metodi di lavoro specialiEsempi e misureSeguono le descrizioni di metodi di lavoro speciali, adeguati ai rischi, per sei situazio-ni di lavoro specifiche. Questi metodi si possono applicare solo se sono soddisfatte i requisiti citati al capitolo 2.

3.1 Scandole in fibrocemento contenente amianto

Demolizione meccanica con escava-tore idraulico

Informazioni generaliNegli interventi di demolizione svolti secondo un metodo di lavoro speciale si devono sempre rispettare le misure indi-

cate nella direttiva CFSL 6503 «Amianto», soprattutto in merito ai seguenti aspetti: individuazione dei pericoli, addestramen-to del personale (utilizzo dei DPI ecc.), rispetto di misure tecniche adeguate, regolamentazione degli accessi per terzi, pulizia dell’area operativa al termine dei lavori.

3 Scandole in fibrocemento contenente amianto

Page 223: Atti VdF Roma 06.12.16

9

Preparazione dei lavoriDispositivi di protezione individuale (DPI) • Maschere antipolvere FFP3 (da gettare dopo l’uso)

• Tute monouso di categoria 3, tipo 5/6 (da gettare dopo l’uso)

• Caschi di protezione (da lavare dopo l’uso)

• Scarpe di sicurezza (da lavare dopo l’uso)

Messa in sicurezza della zona da smantellare • Assicurarsi che nessun lavoratore (sen-za DPI) o terze persone abbiano acces-so alla zona da smantellare (transenne e segnaletica).

• Sigillare le aperture delle facciate per evitare contaminazioni.

• È vietato sostare nella zona di movi-mentazione dell’escavatore idraulico.

Attrezzature di lavoro • Escavatore idraulico con benna bascu-lante

• Geotessile di separazione e protezione • Container a chiusura ermetica • Tubi flessibili di lunghezza adeguata con acqua corrente: min. 2 bar e 1000 l/min.

• Materiale di sbarramento (transenne/nastri di recinzione)

• Segnali di avvertimento (Amianto)

Esecuzione dei lavoriRimozione delle scandole • Disporre intorno all’edificio un geotessi-le di protezione/separazione alto 4 m.

• Irrorare prima la facciata con acqua. • Durante i lavori bagnare continuamente la facciata.

• Raschiare le scandole dalla facciata movimentando la benna rovesciata dal basso verso l’alto e deporle direttamen-te in un container a chiusura ermetica (bagnare continuamente durante l’ope-

razione). • Le scandole non accessibili con la ben-na devono essere smantellate come indicato nella scheda tematica Suva 33031 «Rimozione all’aperto di lastre in fibrocemento contenente amianto».

• Terminati i lavori con l’escavatore, deporre nel container i resti di scandole sparsi per terra e il geotessile di prote-zione.

• Dopo aver rimosso tutte le scandole contenenti amianto dalla facciata, pulire l’intera facciata lavandola con acqua dall’alto verso il basso (irrorare).

Pause • Non mangiare, non fumare ecc. nei pressi dell’area di lavoro.

Igiene • Evitare di contaminare gli abiti da lavoro quando si toglie la tuta monouso.

• Usare le docce e i lavandini del cantie-re.

Conclusione dei lavoriPulizia • Al termine dei lavori pulire con cura tutte le attrezzature di lavoro e i DPI riutilizzati (a umido).

Smaltimento • Smaltire le scandole in fibrocemento contenente amianto secondo l’Ordinan-za sui rifiuti (OPSR, RS 814.600) e le disposizioni cantonali.

Page 224: Atti VdF Roma 06.12.16

10

3.2 Lastre ondulate contenenti amianto

Demolizione meccanica con escava-tore idraulico

Informazioni generaliNegli interventi di demolizione svolti secondo un metodo di lavoro speciale si devono sempre rispettare le misure indi-cate nella direttiva CFSL 6503 «Amianto», soprattutto in merito ai seguenti aspetti: individuazione dei pericoli, addestramen-to del personale (utilizzo dei DPI ecc.), rispetto di misure tecniche adeguate, regolamentazione degli accessi per terzi, pulizia dell’area operativa al termine dei lavori.

Preparazione dei lavoriDispositivi di protezione individuale (DPI) • Maschere antipolvere di tipo FFP3 (da gettare dopo l’uso)

• Tute monouso di categoria 3, tipo 5/6 (da gettare dopo l’uso)

• Caschi di protezione (da lavare dopo l’uso)

• Scarpe di sicurezza (da lavare dopo l’uso)

Messa in sicurezza della zona da smantellare • Assicurarsi che nessun lavoratore (sen-za DPI) o terze persone abbiano acces-so alla zona da smantellare (transenne e segnaletica).

• È vietato sostare nella zona di movi-mentazione dell’escavatore idraulico.

Attrezzature di lavoro • Escavatore idraulico con benna mor-dente

• Geotessile di separazione e protezione • Container a chiusura ermetica per tra-sporto e immagazzinaggio

• Tubi flessibili di lunghezza adeguata con acqua corrente: min. 2 bar e 1000 l/min.

• Materiale di sbarramento (transenne/nastri di recinzione)

• Segnali di avvertimento (Amianto)

4 Lastre ondulate contenenti amianto

Page 225: Atti VdF Roma 06.12.16

11

Esecuzione dei lavoriRimozione delle lastre ondulate • Disporre tutto intorno all’edificio e nell’edificio un geotessile di protezione/separazione alto circa 4 m.

• Irrorare prima le lastre ondulate con acqua.

• Durante i lavori bagnare continuamente le lastre ondulate.

• Spingere (staccare) le lastre dal basso con la benna mordente attraverso il fissaggio e deporle direttamente in un container a chiusura ermetica (bagnare continuamente durante l’operazione).

• Terminati i lavori, deporre nel container i resti delle lastre e il geotessile di prote-zione.

• Dopo aver rimosso tutte le lastre conte-nenti amianto, lavare l’intera struttura portante con acqua irrorandola dall’alto verso il basso.

Pause • Non mangiare, non fumare ecc. nei pressi dell’area di lavoro.

Igiene • Evitare di contaminare gli abiti da lavoro quando si toglie la tuta monouso.

• Usare le docce e i lavandini del cantie-re.

Conclusione dei lavoriPulizia • Al termine dei lavori pulire con cura tut-te le attrezzature di lavoro e i DPI riuti-lizzati (a umido).

Smaltimento • Smaltire le lastre contenenti amianto secondo l’Ordinanza sui rifiuti (OPSR, RS 814.600) e le disposizioni cantonali.

Page 226: Atti VdF Roma 06.12.16

12

3.3 Lastre in fibrocemento conte-nente amianto sui tetti (ardesie)

Demolizione meccanica con escava-tore idraulico

Informazioni generaliNegli interventi di demolizione svolti secondo un metodo di lavoro speciale si devono sempre rispettare le misure indicate nella direttiva CFSL 6503 «Amianto», soprattutto in merito ai seguenti aspetti: individuazione dei pericoli, addestramento del personale (utilizzo dei DPI ecc.), rispetto di misure tecniche adeguate, regolamentazione degli accessi per terzi, pulizia dell’area operativa al termine dei lavori.

Preparazione dei lavoriDispositivi di protezione individuale (DPI) • Maschere antipolvere di tipo FFP3 (da gettare dopo l’uso)

• Tute monouso della categoria 3, tipo 5/6 (da gettare dopo l’uso)

• Caschi di protezione (da lavare dopo l’uso)

• Scarpe di sicurezza (da lavare dopo l’uso)

Messa in sicurezza della zona da smantellare • Assicurarsi che nessun lavoratore (sen-za DPI) o terze persone abbiano acces-so alla zona da smantellare (transenna-mento e segnalazione).

• Sigillare le aperture delle facciate per evitare contaminazioni.

• È vietato sostare nella zona di movi-mentazione dell’escavatore idraulico.

Attrezzature di lavoro • Escavatore idraulico con benna bascu-lante

• Geotessile di separazione e protezione • Container a chiusura ermetica • Tubi flessibili di lunghezza adeguata con acqua corrente: min. 2 bar e 1000 l/min.

• Materiale di sbarramento (transenne/nastri di recinzione)

• Segnali di avvertimento (Amianto)5 Lastre in fibrocemento contenente amianto

Page 227: Atti VdF Roma 06.12.16

13

Esecuzione dei lavoriRimozione delle lastre in fibroce-mento • Disporre intorno all’edificio un geotessi-le di protezione/separazione alto circa 4 m.

• Smontare le grondaie. • Irrorare prima il tetto con acqua. • Durante i lavori bagnare continuamente il tetto.

• Staccare le ardesie dal tetto, movimen-tando la benna dall’alto verso il basso, e deporle direttamente in un container a chiusura ermetica e mobile (bagnare continuamente durante l’operazione).

• Terminati i lavori, deporre i resti delle ardesie e il geotessile di protezione nel container.

• Dopo aver rimosso le ardesie conte-nenti amianto dal tetto, lavare tutto il tetto con acqua irrorandolo dall’alto verso il basso.

Pause • Non mangiare, non fumare ecc. nei pressi dell’area di lavoro.

Igiene • Evitare di contaminare gli abiti da lavoro quando si toglie la tuta monouso.

• Usare le docce e i lavandini del cantie-re.

Conclusione dei lavoriPulizia • Al termine dei lavori pulire con cura tut-te le attrezzature di lavoro e i DPI riuti-lizzati (a umido).

Smaltimento • Smaltire le ardesie contenenti amianto secondo l’Ordinanza sui rifiuti (OPSR, RS 814.600) e le disposizioni cantonali.

Page 228: Atti VdF Roma 06.12.16

14

3.4 Tubazioni in fibrocemento contenente amianto nell’edificio o sull’edificio

Demolizione meccanica con escava-tore idraulico

Informazioni generaliNegli interventi di demolizione svolti secondo un metodo di lavoro speciale si devono sempre rispettare le misure indi-cate nella direttiva CFSL 6503 «Amianto», soprattutto in merito ai seguenti aspetti: individuazione dei pericoli, addestramen-to del personale (utilizzo dei DPI ecc.), rispetto di misure tecniche adeguate, regolamentazione degli accessi per terzi, pulizia dell’area operativa al termine dei lavori.

Preparazione dei lavoriDispositivi di protezione individuale (DPI) • Maschere antipolvere di tipo FFP3 (da gettare dopo l’uso)

• Tute monouso di categoria 3, tipo 5/6 (da gettare dopo l’uso)

• Caschi di protezione (da lavare dopo l’uso)

• Scarpe di sicurezza (da lavare dopo l’uso)

Messa in sicurezza della zona da smantellare • Assicurarsi che nessun lavoratore (sen-za DPI) o terze persone abbiano acces-so alla zona da smantellare (transenna-mento e segnalazione).

• È vietato sostare nella zona di movi-mentazione dell’escavatore idraulico.

Attrezzature di lavoro • Escavatore idraulico con benna mor-dente

• Container a chiusura ermetica • Tubi flessibili di lunghezza adeguata con acqua corrente: min. 2 bar e 1000 l/min.

• Geotessile di protezione

6 Tubazioni in fibrocemento contenente amianto

Page 229: Atti VdF Roma 06.12.16

15

Esecuzione dei lavoriRimozione dei tubi in fibrocemento • Irrorare prima i tubi in fibrocemento con acqua.

• Durante i lavori bagnare continuamente i tubi in fibrocemento.

• Afferrare i tubi in fibrocemento con la benna mordente e deporli direttamente in un container con chiusura ermetica.

• Terminati i lavori, deporre i resti delle tubazioni e il geotessile di protezione nel container.

Pause • Non mangiare, non fumare ecc. nei pressi dell’area di lavoro.

Igiene • Evitare di contaminare gli abiti da lavoro quando si toglie la tuta monouso.

• Usare le docce e i lavandini del cantie-re.

Conclusione dei lavoriPulizia • Al termine dei lavori pulire con cura tut-te le attrezzature di lavoro e i DPI riuti-lizzati (a umido).

Smaltimento • Smaltire i tubi in fibrocemento conte-nente amianto secondo l’Ordinanza sui rifiuti (OPSR, RS 814.600) e le disposi-zioni cantonali.

Page 230: Atti VdF Roma 06.12.16

16

3.5 Piastrelle ceramiche contenenti colla a base di amianto

Demolizione meccanica con escava-tore idraulico

Informazioni generaliNegli interventi di demolizione svolti secondo un metodo di lavoro speciale si devono sempre rispettare le misure indi-cate nella direttiva CFSL 6503 «Amianto», soprattutto in merito ai seguenti aspetti: individuazione dei pericoli, addestramen-to del personale (utilizzo dei DPI ecc.), rispetto di misure tecniche adeguate, regolamentazione degli accessi per terzi, pulizia dell’area operativa al termine dei lavori.

Preparazione dei lavoriDispositivi di protezione individuale (DPI) • Maschere antipolvere di tipo FFP3 (da gettare dopo l’uso)

• Tute monouso di categoria 3, tipo 5/6 (da gettare dopo l’uso)

• Caschi di protezione (da lavare dopo l’uso)

• Scarpe di sicurezza (da lavare dopo l’uso)

Messa in sicurezza della zona da smantellare • Assicurarsi che nessun lavoratore (sen-za DPI) o terze persone abbiano acces-so alla zona da smantellare (transenne e segnalatica).

• Sigillare le aperture verso edifici adia-centi.

• È vietato sostare nella zona di movi-mentazione dell’escavatore idraulico.

Attrezzature di lavoro • Escavatore idraulico con benna frantu-matrice per calcestruzzo

• Container a chiusura ermetica • Tubi flessibili di lunghezza adeguata con acqua corrente: min. 2 bar e 1000 l/min.

• Materiale di sbarramento (transenne/nastri di recinzione)

• Segnali di avvertimento (Amianto)

7 Piastrelle ceramiche contenenti colla a base di amianto

Page 231: Atti VdF Roma 06.12.16

17

Esecuzione dei lavoriDemolizione tradizionale/selettiva di una parte della costruzione (calce-struzzo o muratura, comprese piastrelle e colle) • Irrorare continuamente la parte della costruzione con acqua prima e durante la demolizione e nella fase di carica-mento.

• Smantellare la parte della costruzione con il dispositivo abituale (benna frantu-matrice per calcestruzzo).

• Caricamento meccanico di tutto il materiale smantellato in container a chiusura ermetica o in camion a casso-ni ribaltabili dotati di copertura.

Pause • Non mangiare, non fumare ecc. nei pressi dell’area di lavoro.

Igiene • Evitare di contaminare gli abiti da lavoro quando si toglie la tuta monouso.

• Usare le docce e i lavandini del cantie-re.

Conclusione dei lavoriPulizia • Al termine dei lavori pulire con cura tut-te le attrezzature di lavoro e i DPI riuti-lizzati (a umido).

Smaltimento • Smaltire tutto il materiale contaminato secondo l’Ordinanza sui rifiuti (OPSR, RS 814.600) e le disposizioni cantonali.

Page 232: Atti VdF Roma 06.12.16

18

3.6 Rivestimenti monostrato e bistrato a base di amianto per pavimenti e pareti (Floorflex) non contenenti colla a base di amianto

Demolizione meccanica con escava-tore idraulico

Informazioni generaliNegli interventi di demolizione svolti secondo un metodo di lavoro speciale si devono sempre rispettare le misure indi-cate nella direttiva CFSL 6503 «Amianto», soprattutto in merito ai seguenti aspetti: individuazione dei pericoli, addestramen-to del personale (utilizzo dei DPI ecc.), rispetto di misure tecniche adeguate, regolamentazione degli accessi per terzi, pulizia dell’area operativa al termine dei lavori.

Preparazione dei lavoriDispositivi di protezione individuale (DPI) • Maschere antipolvere di tipo FFP3 (da gettare dopo l’uso)

• Tute monouso della categoria 3, tipo 5/6 (da gettare dopo l’uso)

• Casco di protezione (da lavare dopo l’uso)

• Scarpe di sicurezza (da lavare dopo l’uso)

Messa in sicurezza della zona da smantellare • Assicurarsi che nessun lavoratore (sen-za DPI) o terze persone abbiano acces-so alla zona da smantellare (transenna-mento e segnalatica).

• È vietato sostare nella zona di movi-mentazione dell’escavatore idraulico.

Attrezzature di lavoro • Escavatore idraulico con benna bascu-lante

• Container a chiusura ermetica • Tubi flessibili di lunghezza adeguata con acqua corrente: min. 2 bar e 1000 l/min.

• Materiale di sbarramento (transenne/nastri di recinzione)

• Segnali di avvertimento (Amianto)

8 Rivestimento per pavimenti contenente amianto

Page 233: Atti VdF Roma 06.12.16

19

Esecuzione dei lavoriRimozione dei rivestimenti di pavimenti/pareti • Prima della rimozione irrorare i rivesti-menti con acqua e bagnarli continua-mente durante l’intervento.

• Raschiare i rivestimenti dalle pareti con la benna rovesciata, dall’alto verso il basso, o dal pavimento, spostandola all’indietro, e deporli direttamente in un container a chiusura ermetica (bagnare continuamente durante l’operazione).

• I rivestimenti non accessibili o comple-tamente rimovibili con la benna devono essere rimossi successivamente a mano con un raschietto.

• Caricamento con mezzi meccanici dei rivestimenti in container a chiusura ermetica.

• Al termine dei lavori di smantellamento pulire le superfici con acqua.

Pause • Non mangiare, non fumare ecc. nei pressi dell’area di lavoro.

Igiene • Evitare di contaminare gli abiti da lavoro quando si toglie la tuta monouso.

• Usare le docce e i lavandini del cantie-re.

Conclusione dei lavoriPulizia • Al termine dei lavori pulire con cura tut-te le attrezzature di lavoro e i DPI riuti-lizzati (a umido).

Smaltimento • Smaltire i rivestimenti contenenti amian-to per pavimenti secondo l’Ordinanza sui rifiuti (OPSR, RS 814.600) e le disposizioni cantonali.

Page 234: Atti VdF Roma 06.12.16

SuvaSicurezza sul lavoro Casella postale, 6002 Lucerna

InformazioniTel. 041 419 58 51

Ordinazioniwww.suva.ch/waswo-i

TitoloDemolizione in sicurezza di edifici contenenti amianto mediante escavatore

AutoreSettore chimica e Settore costruzioni

Riproduzione autorizzata, salvo a fini commerciali, con citazione della fonte.Disponibile solo in formato PDF.Prima edizione: marzo 2016

Codice88288.i

Il modello Suva I quattro pilastri della Suva

• La Suva è più che un’assicurazione perché

coniuga prevenzione, assicurazione e riabi-

litazione.

• La Suva è gestita dalle parti sociali: i rap-

presentanti dei datori di lavoro, dei lavora-

tori e della Confederazione siedono nel

Consiglio di amministrazione. Questa com-

posizione paritetica permette di trovare

soluzioni condivise ed efficaci.

• Gli utili della Suva ritornano agli assicurati

sotto forma di riduzioni di premio.

• La Suva si autofinanzia e non gode di

sussidi.

Page 235: Atti VdF Roma 06.12.16

Rassegna Stampa

Page 236: Atti VdF Roma 06.12.16

23112J2016 Tanmo!D Cavo llalia, allarme amianto: "Tutalare la salute dei soccaritai e della popolazione" - Il Fallo OuOOdiaoo

!!FattoOuotidlano.lt I tm!!m.

Terremoto Centro Italia, allarme amianto: "Tutelare la salute dei soccorritori e della popolazione"

di Luca Teollto I 30 111asto 2016

CRONACA Osseroatorio nazionale amianto, Associazione italiana esposti amianto, Medicina democratica e Movimento di lotta per la salute sottolineano il rischio dovuto non solo allo sbriciolamento dei materiali di costruzione, ma anche allo sfibramento dovuto alle vibrazioni. Nel solo Lazio è ipotizzabile una presenza di.fibre di amianto di 17,5 tonnellate per chilometro quadrato

Dopo il terremoto del 24 &g06to scorso esiste un forte rischio di contaminazione da amianto, L'allarme arriva dall'Ona,

Osservatorio nazionale amianto, dall'Aiea,

Associazione italiana esposti amianto, da Medicina democratica e dal Movimento di lotta per la salute. Come per il post terremoto in Emilia anche stavolta i soccorritori e i

residenti sono sottoposti a tale pericolo. "'Visto l'utilizzo

massiccio di amianto fino al 1992 - spiega Ezio Bon&nni, presidente dell'Ona - nelle costruzioni edili, nell'impiantistica e negli arredi in generale, e vista l'assenza

di obbligo giuridico di bonifica, in occasione di ogni

terremoto si perpetua la stessa situazione. Questo perché sgretolandosi e disperdendosi nell'aria i materiali che

contengono questi minerali cancerogeni, il pericolo di

contaminazione aumenta a dismisura. La zona più a rischio è quella con gli edifici industriali attorno a Rieti ma - proBegue

Bonanni - il pericolo ovviamente è ovunque. Il rischio c'è

anche con lo sfibromento del materiale dovuto solo alle

vibrazioni, senz.a il crollo, visto che il movimento ondulatorio

favorisce la dispersione di polveri e fibre cancerogene. Gli

stessi acquedotti, se dotati di materiale di amianto, con il movimento ondulatorio che un terremoto del genere provoca,

possono rilasciare fibre cancerogene che contaminano

l'acqua".

http:/lwww.ilfalloquotidiero.it/2016t'CJ8.13G'lerremob-centro-iteli&-ellerme-am ianto-tutelare-le-sellJtB.dei-soccorritai-e-della-popolazionel300365&' 1'3

Page 237: Atti VdF Roma 06.12.16

2311212016

•ULTIMA ORA•

Terremoto Centro Italia, allarme amianto: "Tutelare la salute dei soccorritori e della popdazione" - Il Fatto Quotidiano

E di amianto, nella zona colpita dal terremoto sembrerebbe

essercene parecchio, almeno secondo gli ultimi rilevamenti

che riguardano il Lazio. L'Aiea sottolinea che, stando

al rapporto del giugno 2013, "L'amianto nella regione Lazio",

del Centro regionale amianto, risulta che la

concentrazione di cemento amianto nei tetti della zona di

Rieti, ad esclusione del capoluogo di provincia, in zone simili

all'area terremotata, è in media di circa 17,5 tonnellate a

chilometro quadrato. "L'estensione dei territori comunali

interessati dal sisma, sempre meno Rieti - spiega l' Aiea - è di

962,24 chilometri quadrati. Pertanto i tetti in cemento

amianto hanno un peso superiore a 16.826 tonnellate. Tale

quantitativo è calcolato considerando solamente i tetti.

L'amianto però è stato aggiunto al cemento anche per le

canne fumarie, gli scarichi fognari e gli acquedotti. È stato

utilizzato nella composizione del linoleum e peggio ancora

nelle colle per farlo aderire al pavimento e per un'altra

infinità di prodotti. Pertanto il personale operante in zona è

esposto ad un'altissima probabilità di inalare le fibre del

minerale killer".

E' essenziale quindi adottare qualsiasi strumento di

prevenzione affinché a questa tragedia non se ne aggiungano

altre. "Poiché non vi è una soglia al di sotto della quale il

rischio di tumore si annulla, visto che sono sufficienti poche

fibre per determinare l'insorgenza del mesotelioma -sottolinea Bonanni - è necessario evitare qualsiasi forma di

amianto e poi confinarle da qualche parte, anche attraverso

l'utilizzo di teli di nylon, in attesa della bonifica. Altra cosa da

fare è dotare gli operatori di tute monouso e di maschere per

evitare l'inalazione di polveri e fibre di amianto. Utilizzare

questi strumenti di prevenzione è l'unico modo per evitare

l'esposizione a polveri e fibre di amianto di coloro che sono

chiamati ad effettuare i primi interventi e di coloro che poi,

successivamente, si occuperanno della bonifica".

Gentile lettore, puoi manifestare liberamente la tua opinione ma

ricorda che la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 22 alle

7, che i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 48 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e che ogni utente può postare al massimo 50 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di

impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/08/30tterremoto-centro-italia-allarme-amianto-tutelare-la-salute-dei-soccorritori-e-della-popdazione/30036581 213

Page 238: Atti VdF Roma 06.12.16

23112/2016 Terremoto e rischi amianto se ne discute a Roma I Daily Word Italia

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POLVERE DI AMIANTO IN ONCENTRAZIONE SUPERIORE A

VALORI LIMITE DI ESPOSIZIONE

ttobre 03 15:01 2016

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erremoto e il rischio amianto: ad un mese e mezzo esatto dal terribile sisma che lo scorso 24 agosto ha colpito il entro Italia, il rischio di dispersione delle fibre di amianto e quindi di esposizione sui territori devastati è ancora

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egli edifici; ma anche per gli abitanti rimasti nelle zone in cui sono presenti enormi cumuli di macerie. Dopo aver

anciato l'allarme all'indomani del terremoto, l'Osservatorio Nazionale Amianto fa tappa a Rieti, per un incontro con

ittadini e istituzioni per fare il punto della situazione, sabato 8 ottobre alle ore 17.30 presso l'aula Consiliare del

mune di Rieti.

el corso del convegno interverranno l'avvocato Ezio Bonanni, presidente dell'Osservatorio Nazionale Amianto,

abrina Melpignano, psicoterapeuta e membro del comitato scientifico dell'Ona, Antonio Brizzi, segretario generale

indacato autonomo Vigili del Fuoco Conapo. Modera la giornalista Valentina Renzopaoli.

'Abbiamo da subito lanciato un appello affinché i soccorritori fossero dotati di mascherine con il filtro di protezione er evitare l'inalazione delle fibre. Appello che è rimasto per lo più inascoltato", ha dichiarato l'avvocato Ezio

onanni. "I fenomeni sismici producono lesioni, vibrazioni e, nei casi peggiori, una vera e propria polverizzazione del emento amianto. Nel momento del crollo la polvere si disperde nell'ambiente e anche nell'acqua. Poi

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eccanici da personale protetto da tute adeguate", spiega il presidente Bonanni.

ulla stessa linea il Conapo,il sindacato autonomo dei vigili del fuoco che nei giorni scorsi ha chiesto di "attivare uno

pecifico screening sanitario per i vigili del fuoco intervenuti e dotare il personale delle dovute protezioni delle vie

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spiratone". Durante il convegno si parlerà anche del disturbo post traumatico da stress, con particolare riferimento

roprio ai soccorritori che intervengono nelle emergenze. La dottoressa Sabrina Melpignano illustrerà cos'è il danno

icologico e psichico, dovuto a stress e trauma. L'incontro sarà l'occasione anche per fare il quadro della situazione

nche per quanto riguarda il territorio reatino, caratterizzato dalla presenza di molti siti industriali, tra cui l'Industria

talia Imballaggi e la Plastofer, nei quali vi è stata esposizione professionale a polveri e fibre di amianto. Il Tribunale

i Rieti, in alcuni casi, ha riconosciuto il diritto ai benefici contributivi per esposizione ad amianto, con un coefficiente

iù basso, non utile per anticipare il diritto alla pensione, e soprattutto per un periodo limitato, mentre l'amianto è

tata bonificato solo recentemente.

Corte di Appello di Roma ha già accolto uno degli appelli proposto dall'avvocato Ezio Bonanni, riformando la

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he ne faranno richiesta, anche al fine di permettere la migliore tutela dei diritti dei lavoratori, sia quelli che hanno già

ontratto patologia asbesto correlata (rendita INAIL e prepensionamento), sia quelli che non si sono ancora ammalati

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Lunedì, 3 ottobre 2016-14:33:00

Terremoto e rischio amianto: l'Ona a Rieti. ''Il pericolo non è finito'' L'Osservatorio Nazionale Amianto sabato 8 ottobre farà tappa a Rieti

Continuano le scosse di terremoto in centro Italia

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Terremoto e il rischio amianto: ad un mese e mezzo esatto dal terribile sisma che lo scorso 24 agosto ha colpito il centro Italia, il rischio di dispersione delle fibre di amianto e quindi di esposizione sui territori devastati è ancora molto alto.

Un rischio che riguarda in primis i soccorritori che per giorni hanno scavato con le mani per tentare di salvare vite umane e che, nella fase successiva, hanno

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lavorato e continuano a lavorare per la messa in sicurezza degli edifici; ma anche per gli abitanti rimasti nelle zone in cui sono presenti enormi cumuli di macerie.

Dopo aver lanciato l'allarme all'indomani del terremoto, l'Osservatorio Nazionale Amianto fa tappa a Rieti, per un incontro con cittadini e istituzioni per fare il punto della situazione, sabato 8 ottobre alle ore 17.30 presso l'aula Consiliare del Comune di Rieti.

Nel corso del convegno interverranno l'awocato Ezio Bonanni, presidente dell'Osservatorio Nazionale Amianto, Sabrina Melpignano, psicoterapeuta e membro del comitato scientifico dell'Ona, Antonio Brizzi, segretario generale sindacato autonomo Vigili del Fuoco Canapo. Modera la giornalista Valentina Renzopaoli.

"Abbiamo da subito lanciato un appello affinché i soccorritori fossero dotati di mascherine con il filtro di protezione per evitare l'inalazione delle fibre. Appello che è rimasto per lo più inascoltato", ha dichiarato l'awocato Ezio Bonanni. "I fenomeni sismici producono lesioni, vibrazioni e, nei casi peggiori, una vera e propria polverizzazione del cemento amianto. Nel momento del crollo la polvere si disperde nell'ambiente e anche nell'acqua. Poi successivamente, quando le macerie rimangono a terra, la polvere può essere dispersa a causa degli agenti atmosferici o anche semplicemente con il calpestamento", aggiunge Bonanni.

L'Osservatorio Nazionale Amianto chiede di mettere in sicurezza i cumuli di macerie affinché non si continuino a disperdere nell'aria polveri contaminate: ''E' necessario bagnare le macerie con getti d'acqua, affinché le polveri non si disperdano, e quando finiscono le operazioni di ricerca, coprire le macerie con teli di nylon che dovranno essere portati via con mezzi meccanici da personale protetto da tute adeguate", spiega il presidente Bonanni,

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Sulla stessa linea il Conapo,il sindacato autonomo dei vigili del fuoco che nei giorni scorsi ha chiesto di "attivare uno specifico screening sanitario per i vigili del fuoco intervenuti e dotare il personale delle dovute protezioni delle vie respiratorie". Durante il convegno si parlerà anche del disturbo post traumatico da stress, con particolare riferimento proprio ai soccorritori che intervengono nelle emergenze. La dottoressa Sabrina Melpignano illustrerà cos'è il danno psicologico e psichico, dovuto a stress e trauma.

L'incontro sarà l'occasione anche per fare il quadro della situazione anche per quanto riguarda il territorio reatino, caratterizzato dalla presenza di molti siti industriali, tra cui l'Industria Italia Imballaggi e la Plastofer, nei quali vi è stata esposizione professionale a polveri e fibre di amianto. Il Tribunale di Rieti, in alcuni casi, ha riconosciuto il diritto ai benefici contributivi per esposizione ad amianto, con un coefficiente più basso, non utile per anticipare il diritto alla pensione, e soprattutto per un periodo limitato, mentre l'amianto è stato bonificato solo recentemente. La Corte di Appello di Roma ha già accolto uno degli appelli proposto dall'awocato Ezio Bonanni, riformando la sentenza del Tribunale di Rieti che aveva riconosciuto l'esposizione con il coefficiente 1,25 non utile per anticipare il diritto a pensione, mentre invece, con il riconoscimento con il coefficiente 1,5 utile ad anticipare il diritto a pensione, questo lavoratore reatino (B.R.) tra qualche giorno potrà accedere al mPrit.:ito npnc;ion.:imPnto.

L dVVULdlU CLIU DUI Idi 11 li, presidente nazionale dell'associazione, dopo il convegno riceverà singolarmente tutti coloro che ne faranno richiesta, anche al fine di permettere la migliore tutela dei diritti dei lavoratori, sia quelli che hanno già contratto patologia asbesto correlata (rendita INAIL e prepensionamento), sia quelli che non si sono ancora ammalati (prepensionamento).

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"Abbiamo da subito lancialn un appello Bfiinch! i soccorrilmi f.ouem dobdi. di muchf:rine con il fi1lm di protezione per evitlre l'inalazione delle 6bnl. Appello che è :rimasto per lo pià inueoltato - afl'mma Bomumi -. I fwmnmi lliBmìci producano llsioni, vibrazioni e. mi casi peggiori, una vena e propria polveriznziane dcl r;iemenla amianto. Nd IDIJDlmlo dcl crollo la polvere lii di&pcrde ndl'ambimie e imche nell'acqua. Poi IUCCe89ÌVlmeDte, quando le maec:rie rlmengono a~ la polvere può eseere dispera a causa degli agenti a1m.otferiçi o anche semplicamrmm con il calpmbmlmto".

L'Ona chiede di~ in 1~ i cumuli di macaie ~non lri CMtimdno a dillperdere nell'ari& pol'\'\!:ri conmminlte: "R' neceeevfo b~ le lll&IZrie con ptti d'acqua. affinicbl & poM:ri non &i dispmlano, e quando fin.ilOOllP le apauioni di. ricerm, coprire le IDllmrie CCJD. mli di nylon dJo <hnrrlamo e'lllCR! pmtll!i Yill ODl1 mez.ii DJIP'IP!ici dii. pmmnalD pro19tto da tute adegullle'".

SUl1a aaa. linea Il Conapo, che nei giorni seorw.i ha chielm di "attiVM; l1llO speci:fk:o ICl'Omi.n8 unilario pel' i "Vij!.1i dcl fboco imerwnuti e datm! il pmmnalD delle davulll pmhlzioni ckille Wi .rmpindmie".

L'IM:lltO li potrl leguire IDChc in dilata IU www.rietincwl.. tvfliw:.htm; sul CIDlle Yw'lùbe d link btlpa:/lwww.youtube..com/wlfdl.? ~6hCQ93a4Q.

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2311212016 Terremoto e amianto. Allarme Ona: "In zone colpite il rischio di esposizione è ancora molto alto"

quotidianosanità.it Venerdi 07 OTI'OBRE 2016

Terremoto e amianto. Allarme Ona: "In zone colpite il rischio di esposizione è ancora molto alto" Domani l'Osservatori.oNazionaleAmiantofarà tappa a Rieti, dovefornità consigli per ridurre l'esposizione e indicazioni per ottenere i benefici contributivi per l'esposizione all'amianto. A un mese e mezzo dal sisma, denuncia in.fatti l'Ona, ''il rischio di dispersione delle fibre di amianto e quindi di esposizione dei cittadini è ancora molto alto".

Allarme amianto nelle zone del Centro Italia colpite dal sisma il 24 agosto. A lanciarlo è l'Ona, l'Osservatorio Nazionale Amianto, che domani sarà a Rieti proprio per sensibilizzare istituzioni e cittadini sui rischi che corrono. "Ad un mese e mezzo esatto dal terribile sisma che lo scorso 24 agosto ha colpito il centro Italia, il rischio di dispersione delle fibre di amianto e quindi di esposizione sui territori devastati è ancora molto alto. Un rischio che riguarda in primis i soccorritori che per giorni hanno scavato con le mani per tentare di salvare vite umane e che, nella fase successiva, hanno lavorato e continuano a lavorare per la messa in sicurezza degli edifici; ma anche per gli abitanti rimasti nelle zone in cui sono presenti enormi cumuli di macerie", spiega l'Ona in una nota.

Nel corso che convegno che si terrà domani, alle ore 17.30, presso l'aula Consiliare del Comune di Rieti, l'awocato Ezio Bonanni, presidente dell'Osservatorio Nazionale Amianto, illustrerà le modalità per ottenere i benefici contributivi per l'esposizione all'amianto.

"Abbiamo da subito lanciato un appello affinché i soccorritori fossero dotati di mascherine con il filtro di protezione per evitare l'inalazione delle fibre. Appello che è rimasto per lo più inascoltato", dichiara nella nota l'awocato Ezio Bonanni. "I fenomeni sismici producono lesioni, vibrazioni e, nei casi peggiori, una vera e propria polverizzazione del cemento amianto. Nel momento del crollo la polvere si disperde nell'ambiente e anche nell'acqua. Poi successivamente, quando le macerie rimangono a terra, la polvere può essere dispersa a causa degli agenti atmosferici o anche semplicemente con il calpestamento", aggiunge Bonanni.

L'Osservatorio Nazionale Amianto chiede di mettere in sicurezza i cumuli di macerie affinché non si continuino a disperdere nell'aria polveri contaminate: "E' necessario bagnare le macerie con getti d'acqua, affinché le polveri non si disperdano, e quando finiscono le operazioni di ricerca, coprire le macerie con teli di nylon che dovranno essere portati via con mezzi meccanici da personale protetto da tute adeguate".

Durante il convegno si parlerà anche del disturbo post traumatico da stress, con particolare riferimento proprio ai soccorritori che intervengono nelle emergenze. La dottoressa Sabrina Melpignano, psicoterapeuta e membro del comitato scientifico dell'Ona, illustrerà cos'è il danno psicologico e psichico, dovuto a stress e trauma.

L'incontro sarà l'occasione anche per fare il quadro della situazione anche per quanto riguarda il territorio reatino, "caratterizzato dalla presenza di molti siti industriali, tra cui l'Industria Italia Imballaggi e la Plastofer, nei quali vi è stata esposizione professionale a polveri e fibre di amianto".

"Il Tribunale di Rieti - spiega l'Ona -, in alcuni casi, ha riconosciuto il diritto ai benefici contributivi per esposizione ad amianto, con un coefficiente più basso, non utile per anticipare il diritto alla pensione, e soprattutto per un periodo limitato, mentre l'amianto è stato bonificato solo recentemente. La Corte di Appello di Roma ha già accolto uno degli appelli proposto dall'awocato Ezio Bonanni, riformando la sentenza del Tribunale di Rieti che aveva riconosciuto l'esposizione con il coefficiente 1,25 non utile per anticipare il diritto a

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pensione, mentre invece, con il riconoscimento con il coefficiente 1,5 utile ad anticipare il diritto a pensione, questo lavoratore reatino (B.R.) tra qualche giorno potrà accedere al meritato pensionamento".

L'awocato Ezio Bonanni, presidente nazionale dell'associazione, dopo il convegno riceverà singolarmente tutti coloro che ne faranno richiesta, "anche al fine di permettere la migliore tutela dei diritti dei lavoratori, sia quelli che hanno già contratto patologia asbesto correlata (rendita INAIL e prepensionamento), sia quelli che non si sono ancora ammalati (prepensionamento)".

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TERREMOTO ED ESPOSIZIONE ALL'AMIANTO: L'ONA FA TAPPA A

RIETI

07/10/201615:25

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Terremoto e il rischio amianto: ad un mese e mezzo esatto dal terribile sisma che lo scorso 24 agosto ha colpito il centro Italia, il rischio di dispersione delle fibre di amianto e quindi di esposizione sui territori devastati è ancora molto alto.

Un rischio che riguarda in primis i soccorritori che per giorni hanno scavato con le mani per tentare di salvare vite umane e che, nella fase successiva, hanno lavorato e continuano a lavorare per la messa in sicurezza degli edifici; ma anche per gli abitanti rimasti nelle zone in cui sono presenti enormi cumuli di macerie.

Dopo aver lanciato l'allarme all'indomani del terremoto, l'Osservatorio Nazionale Amianto fa tappa a Rieti, per un incontro con cittadini e istituzioni per fare il punto della situazione, sabato 8 ottobre alle ore 17.30 presso l'aula Consiliare del Comune di Rieti.

Nel corso del convegno interverranno l'awocato Ezio Bonanni, presidente dell'Osservatorio Nazionale Amianto, Grazia Canuto - Responsabile Nazionale Capo Dipartimento Ambiente/Rifiuti/Energia/Architettura Sostenibile/CAD, Sabrina Melpignano, psicoterapeuta e membro del comitato scientifico dell'Ona, Michele Rucco, segretario generale Ona, Giampiero Cardillo, membro del Comitato Scientifico Ona. Modera la giornalista Valentina Renzopaoli.

E' previsto un saluto del sindaco di Rieti Simone Pietrangeli e del presidente del Consiglio Comunale di Rieti, Gian Piero Marroni.

"Abbiamo da subito lanciato un appello affinché i soccorritori fossero dotati di mascherine con il filtro di protezione per evitare l'inalazione delle fibre. Appello che è rimasto per lo più inascoltato", ha dichiarato l'awocato Ezio Bonanni.

"I fenomeni sismici producono lesioni, vibrazioni e, nei casi peggiori, una vera e propria polverizzazione del cemento amianto. Nel momento del crollo la polvere si disperde nell'ambiente e anche nell'acqua. Poi successivamente, quando le macerie rimangono a terra, la polvere può essere dispersa a causa degli agenti atmosferici o anche semplicemente con il calpestamento", aggiunge Bonanni.

L'Osservatorio Nazionale Amianto chiede di mettere in sicurezza i cumuli di macerie affinché non si continuino a disperdere nell'aria polveri contaminate: "E' necessario bagnare le macerie con getti d'acqua, affinché le polveri non si disperdano, e quando finiscono le operazioni di ricerca, coprire le macerie con teli di nylon che dovranno essere portati via con mezzi meccanici da personale protetto da tute adeguate", spiega il presidente Bonanni.

Durante il convegno si parlerà anche del disturbo post traumatico da stress, con particolare riferimento proprio ai soccorritori che intervengono nelle emergenze. La dottoressa Sabrina

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1vie1p1gnano 111usirera cos·e 11 oanno ps1co1og1co e ps1cmco, oovurn a siress e Irauma.

L'incontro sarà l'occasione anche per fare il quadro della situazione anche per quanto riguarda il territorio reatino, caratterizzato dalla presenza di molti siti industriali, tra cui l'Industria Italia Imballaggi e la Plastofer, nei quali vi è stata esposizione professionale a polveri e fibre di amianto. Il Tribunale di Rieti, in alcuni casi, ha riconosciuto il diritto ai benefici contributivi per esposizione ad amianto, con un coefficiente più basso, non utile per anticipare il diritto alla pensione, e soprattutto per un periodo limitato, mentre l'amianto è stato bonificato solo recentemente.

La Corte di Appello di Roma ha già accolto uno degli appelli proposto dall'awocato Ezio Bonanni, riformando la sentenza del Tribunale di Rieti che aveva riconosciuto l'esposizione con il coefficiente 1,25 non utile per anticipare il diritto a pensione, mentre invece, con il riconoscimento con il coefficiente 1,5 utile ad anticipare il diritto a pensione, questo lavoratore reatino (B.R.) tra qualche giorno potrà accedere al meritato pensionamento.

L'awocato Ezio Bonanni, presidente nazionale dell'associazione, dopo il convegno riceverà singolarmente tutti coloro che ne faranno richiesta, anche al fine di permettere la migliore tutela dei diritti dei lavoratori, sia quelli che hanno già contratto patologia asbesto correlata (rendita INAIL e prepensionamento), sia quelli che non si sono ancora ammalati (prepensionamento).

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Sindacato Canapo Vigi'li del Fuoco a convegno Ona su amianto

Agenpress.. "Per i vigill del fuoco li rischio zero per qvanto riguarda l'amianto non esiste e noi'\

esistono purtroppo misure di prevenzione che possono prote_g9er1i a sufficienza nei primi

ll'Omentl deil'emergenza e quant9 acCildutQ riel rec::ente terrernoto lct conferma, L' urgenza di

estrarre dalle macerie persone ancora vive è una lotta corttro Il tempo <:he porta I soecon'ftort

a pèi"lsate agli altrt e non a se stessi, la respltazlone • affannata e si attua una gani contro la

morte dove le burocratiche proceduA! di prot~lone scrttte a tavo11110 si scontrano con la

realtà opeJ1!tlva dèl rnoroentQ ...

Lo dichiara Antonio Brizzi Segre~no generale del Conapo, il sincJacatn autonomo dei vigili del

fuQCO che ~ intervenuto al convegno organizzato dati' ONA - osservatorio nazionale amiantn

- svoltosi presso la sala consilial'1! di 'Rieti.

•Nella realtà dei fatti sappiamo di vigili del fuoco che durante i soccorsi al terremoto avevano

la bocca lmpasta~a delle polvert e che non r1USChlano ph.l a veclere per la polvere negll ~cx:til,

Page 249: Atti VdF Roma 06.12.16

2311212016 Sindacato Cooapo Vigili del Fuoco a convegno Ona su amianto- Agenpress

Polvere che non si puo escludere contenga anche particelle di amianto. Immaginiamoci cosa

possono aver respirato" ha spiegato Antonio Brizzi.

Il sindacato Canapo denuncia il "paradosso legislativo che penalizza i vigili del fuoco, esclusi

da riconoscimenti previdenziali per l'amianto ma ancor di piu sono escludi da tutti i regimi

previdenziali "speciali" riservati alle forze armate e di polizia sin dagli anni 70 che sono il

meccanismo del'aumento dei 6 scatti all'atto del pensionamento e allo sconto (figurativo) di

un anno ogni 5 ai fini della pensione che hanno tutti gli altri corpi dello stato".

"I vigili del fuoco, coloro che mettono a repentaglio la propria salute e la propria vita per

soccorrere gli altri sono il corpo peggio trattato dal punto di vista delle tutele previdenziali"

ha detto il segretario del Canapo, ringraziando l'osservatorio e il suo presidente Avv. Bonanni

per l'importanza data alle problematiche che coinvolgono i vigili del fuoco".

http://www.agenpress.it/notizie/2016/10/09/sindacato-conapo-vigili-del-fuoco-convegno-ooa-aminato' 212

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TERREMOTO E AMIANTO. BRIZZI: RISCHIO ZERO PER I VIGILI DEL

FUOCO NON ESISTE

08/10/2016 20:29

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"Per i Vigili del Fuoco il rischio zero per quanto riguarda l'amianto non esiste e non esistono purtroppo misure di prevenzione che possono proteggerli a sufficienza nei primi momenti dell'emergenza e quanto accaduto nel recente terremoto lo conferma. L'urgenza di estrarre dalle macerie persone ancora vive è una lotta contro il tempo che porta i soccorritori a pensare agli altri e non a se stessi, la respirazione è affannata e si attua una gara contro la morte dove le burocratiche procedure di protezione scritte a tavolino si scontrano con la realtà operativa del momento".

Lo dichiara Antonio Brizzi segretario generale del Canapo, il sindacato autonomo dei vigili del fuoco che oggi è intervenuto al convegno organizzato dall'ONA - osservatorio nazionale amianto - svolto presso la sala consiliare di Rieti.

"Nella realtà dei fatti sappiamo di Vigili del Fuoco che durante i soccorsi al terremoto avevano la bocca impastata dalle polveri e che non riuscivano più a vedere per la polvere negli occhi. Polvere che non si puo escludere contenga anche particelle di amianto. Immaginiamoci cosa possono aver respirato" ha spiegato Antonio Brizzi.

Il sindacato Canapo denuncia il "paradosso legislativo che penalizza i Vigili del Fuoco, esclusi da riconoscimenti previdenziali per l'amianto ma ancor di piu escludi da tutti i regimi previdenziali "speciali" riservati alle forze armate e di polizia sin dagli anni 70 che sono il meccanismo del'aumento dei 6 scatti all'atto del pensionamento e allo sconto (figurativo) di un anno ogni 5 ai fini della pensione che hanno tutti gli altri corpi dello stato".

"I Vigili del Fuoco, mettono a repentaglio la propria salute e la propria vita per soccorrere gli altri, sono il corpo peggio trattato dal punto di vista delle tutele previdenziali" ha detto il segretario del Canapo, ringraziando l'osservatorio e il suo presidente Aw. Bonanni per l'importanza data alle problematiche che coinvolgono il corpo".

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notte insieme". Condan~anni

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Sotto il terremoto, l'amianto Nell'area del Centro Italia colpita il 24 agosto scorso c'è pericolo di contaminazione: dalle macerie può partire la dispersione delle microscopiche fibre cancerogene, col rischio dell'inalazione da parte di residenti e soccorritori. Indaga la procura di Ascoli

Rilevamenti dei vigili del fuoco di Amatrice: i pezzi di eternit vengono indicati con ìl marchio rosso HMca•

GIORDANO LOCCHI Pubblitilto il 1811012016 Uldma modifica li 19/10/2016alle ore 01:37

Sotto il terremoto, l'amianto. Almeno fino al 1992, anno della messa al bando, con l'amianto si sono infatti costruiti acquedotti, scarichi fognari, tetti, tubature, soffitti, controsoffitti, grondaie, cassoni dell'acqua, canne fumarie. Manufatti utilizzati con prassi comune, anche negli interventi sulle vecchie strutture. Nell'area del Centro Italia colpita il 24 agosto scorso c'è pericolo di contaminazione: dalle macerie può partire la dispersione delle microscopiche fibre cancerogene, col rischio illYisibile, ma concretissimo, dell'inalazione da parte di residenti e soccorritori. Tanto più che la terra continua ancora a tremare. «ll terremoto, nei casi peggiori, produce una polverizzazione del cemento-amianto, contaminando l'ambiente e l'acqua. Poi, dai detriti, le fibre possono disperdersi• a causa degli agenti atmosferici, dello sciame sismico o anche semplicemente col calpestamento, spiega Ezio Bona1U1i, presidente ddl'Osservatorio nazionale amianto (Ona), tra i primi a sollevare il problema. Di cui adesso si sta interessando anche la Procura di Ascoli Piceno, nd fascicolo aperto sui danni causati dal sisma, per ora senza ipotesi di reato.

Vigili del fuoco cercano amianto tra le macerie del sisma del Centro Italia

VIDEO CONSIGUATI

http://www.laslampa.it/201611G'18/italialcronachelsctt>-il-terrendo-l.-nianlD-le4q5qxwz7L.qfplwGfiODN/pagina.html 1/4

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23f12/2016 6dtD Il b1nwmm, l'anl.m • La st.npa

I carabinieri nel Nucleo Inveltlpt:M>. delegati dal procunttme capo Mfc:hele Renzo, lndapno iiulla llituBzlone deD'etemlt agretolat:o ad Anpata del Tronto, mn monitoraggi e acqulabdani di docmnenti

relativi alle strutture. SI tratta di capire ae, come llelllbrerebbe, manufatti In amianto !llano stati utlllzatl

anche dopo l'Introduzione del divieto del '92, In particolare nel laYorl di ristrutturazione degli edifici

ltllrld, per t quell t prtm.l rllevame.otl hanno nglmat:o ev1denti trn:golarl.tA, ad eaemplo per la co1truzlone di tetti In cemento armat.o su fraglll mura di pietra. Nell'area colpita, intanto, sono arrivati t vlglll del fuoco del nucleo ~Nbcr" (nucleare·biologl.co-ch1mico­radlologlco) della Lombard1a. Della prima settimana di ottobre, le squadre sul posto hanno comlnclat.o una mri.pplltllra del cratere per lndlvlduare le pani cli Mca vlalbDI tra le macerie, su cui appongono vr•toli DWChJ. in vem1ce rossa.

IL PDICOLO PER SOOCOUITORI B RBBIDBNTI ""'1 Arquata ho TI8to quali IOlo comignol in etemlt, ccà come tanti11imi tetti a San Pdlegrino di Norcia. Abbiamo notato molti Mca IOptlltWtto nella zona 1ud di .Amatrice., racconta CoetantiDo Saporito, dell'Ullione Bindacale di be8e dei vigili del fuoco, attivo nell'area del cratere. Dal eiDdacato, subito dopo il sisma, hanno inviato una lettera al ministero dell'Interno per chiedere controll sull'e...eoblale rischio per le fibre ldller, la .campionatW"a delle put:Welle presenti oel 11UOl0 e. nell'eriat e l'lldazione di «m protocollo specif"iw per il buporto dm detriti e il conblltut. Le pcl~ di amianto eono dD::ilive. pm-~ma di mellWdiomi, o.ltR che di alm. p&talogie quali l'esbestoli, le plBcche pleuricbe, gli i11pe111immli pleurici e aim.plicazioni anikmuicdmi e ainliocinddmie. L'Ona ba regilltrato tR <2llli di IDe111otelioma In i llOCCOJ'litori del ~ del BelU del '68, e W1D In quelli di!! Friuli nel '76. •In momenti rome qllellti lii scaw enclM!! e. mani nude. Dowmnmo levorBn! con alltoprotetWri clu. pm"Ò IKlmrterebben:J troppo il llOCCOIHO, e com bmti. di noi sono stati In le me.cerie

BenZll. protmam., .lggfunge Se.port!D: ~ per qustD chiediamo n rloonoeclmento della nO!ltra

ftgum di lavmmmi Bliplcl e partlcolannente u!llliml.th. n rlmchl.o c'è !l!:ll.tD anche per t 11!!11.~ti, e anCOI11

c'è, vlato che au çedflca rldrle!ita pDl!IClllO entrare nelle aree oolptte per recuperare l lom beni

11AML\NTO PIBSENTl!. I LA BOHlrICA

I prbnt lamrl di bonifica llOllO romlnclati il 14 ottobre., dopo q piogge e alla

prima. neve. La Regione LaElo ha afftdat:o la rlmoElane dell''~~~l"""l'~~~.J: ;Ile. dltl» "Belll'O Servld Amblent.ir, che Il lnclrrlchert dl truferlrlo

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23112/2016 Sotto il terremoto, l'amianto- La Stampa

interessati in tutta la zona sono almeno 294. Nelle Marche, invece, la rimozione dell'amianto va assieme a quella dei detriti comuni. Le altre macerie per il momento rimangono ferme, anche perché su alcuni edifici crollati o lesionati si svolgono le indagini della Procura di Rieti per gli eventuali abusi e irregolarità nelle costruzioni. I detriti dei borghi laziali verranno inviati in due cave pubbliche: una a Posta, comune a circa 15 chilometri da Amatrice, e l'altra nello stesso territorio di Accumoli. Finché non cominceranno le operazioni di rimozione completa, sarà difficile capire quanto amianto è davvero presente: il primo screening riguarda quello che si vede in superficie. Una stima può essere tentata a partire dai dati elaborati dal Centro regionale amianto nel 2013, secondo i quali nei tetti della zona di Rieti vi è una concentrazione di Mca di circa 17,5 tonnellate per chilometro quadrato (ad esclusione del capoluogo). Considerando che il cratere colpito ha un'area di 962,24 chilometri quadrati, si può ipotizzare una quantità superiore a 16.835 tonnellate, solo per i tetti. Ma fortunatamente non tutti gli edifici sono crollati. Per una misura più realistica si può tentare un paragone con il cratere del sisma dell'Aquila del 2009. Lì sono state rimosse 1.177 tonnellate di amianto, tra materiali da costruzione e isolanti. Secondo i dati del Commissario per la ricostruzione, le macerie rimosse in totale in Abruzzo ammontano ad oggi a 2.400.280 tonnellate: l'amianto rimosso e misurato, quindi, è lo 0,05% sul totale. In maniera del tutto indicativa si potrebbe considerare una percentuale simile tra i detriti del Centro Italia. Le zone coinvolte lo scorso agosto, d'altronde, sono quelle al confine tra Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo. E dalla Banca Dati Amianto, predisposta da Inail e ministero dell'Ambiente, risulta che addirittura la metà dei 44mila siti interessati in tutta Italia, al 2015, era riconducibile solo ai territori marchigiani e abruzzesi (escludendo Sicilia e Calabria che non hanno fornito stime complete).

ALL'AQUILA MACERIE TRITIJRATE A FIANCO DELLA TENDOPOLI

Alla movimentazione di tutte le macerie, dovrà seguire lo smaltimento, previa analisi e classificazione dei detriti. Ma proprio per queste attività l'esperienza dell'Aquila oggi dovrebbe fare da monito. Le macerie del centro storico del capoluogo abruzzese, in principio, vennero portate e poi triturate in Piazza d'Armi, a pochi metri dalla principale tendopoli della città. «Nei primi giorni sono state stoccate prive di qualsiasi vaglio preventivo, senza selezione dei materiali, contrariamente a quello che prevede la legge e cioè l'invio in discariche autorizzate e sicure», denuncia l'Ona. Del caso si occuparono anche i carabinieri del Noe, che chiesero all'Arta Abruzzo (Agenzia regionale per la tutela dell'ambiente) di svolgere opportuni rilevamenti sui materiali e nell'aria. Le analisi del maggio 2009, a cui abbiamo avuto accesso, non hanno però osservato fibre. Ne basterebbero 0,1 per centimetro cubo di aria a far scattare l'allarme. Giancaterino Giammaria, tecnico dell'Arta, ci spiega che «i materiali con amianto rilasciano fibre solo se disturbati meccanicamente. Quindi questo tipo di indagini non era in grado di fornire informazioni sulla presenza del minerale nei cumuli, o se durante le macinazione dei materiali ci fosse stato rilascio. La normativa italiana, non a caso, non prevede monitoraggi in ambiente esterno». Stando alle informazioni ufficiali, queste sono le uniche analisi che sono state svolte all'Aquila. Ma anche lì l'amianto era presente un po' dappertutto, come poi si è visto durante le prime rimozioni, quando, con tutti gli strumenti di precauzione del caso, i lavori venivano interrotti in presenza di parti visibili di eternit; e poi nel sito di Pontignone, in Bazzano (AQ), dove venivano portate le macerie e dove «si rendeva necessaria un'ulteriore cernita», come ci racconta Massimo Lombardo, che ha formato gli operai dell'azienda comunale dei rifiuti che lì hanno lavorato anche a questo tipo di selezione. Una decina di società hanno assunto in appalto i lavori per la bonifica, ora sostanzialmente completa in città. In alcune piccole frazioni, però, a distanza di anni, ancora è visibile il cemento-amianto frantumato.

IL PROBLEMA DELLA RIMOZIONE

Mario Di Gioacchino, docente di allergologia e medicina del lavoro all'università di Chieti-Pescara, sollevò la questione nell'immediato post-sisma e chiese che almeno le parti visibili di eternit venissero trattate con appositi collanti. Il professore adesso non esclude patologie future «tra tutti coloro che sono venuti a contatto con il materiale friabile prima delle bonifiche», la cui probabilità dipende «da due variabili: la durata dell'esposizione e la quantità di fibre inalate». È dunque importante che nel cratere del terremoto del Centro Italia, quando verranno abbatte rovine e sollevate macerie, venga seguito un protocollo adeguato con tutte le misure per tutelare la salute pubblica e dei lavoratori addetti (tute usa e getta, guanti e maschere). Ed evitando al massimo la dispersione di polveri. Dall'Ona ricordano la necessità di «bagnare le macerie con getti d'acqua e, quando finiscono le operazioni di ricerca, di coprirle con teli di nylon». Sembra però che in alcuni punti le macerie siano state già smosse per realizzare argini e piazzole. Adesso poi si comincia a smontare le tende, e si guarda ai lavori per le casette. In futuro, durante la ricostruzione, «occorrerà vigilare attentamene per evitare smaltimenti abusivi», ricorda Di Gioacchino. Se si pensa che a Messina migliaia di persone ancora vivono in baracche d'amianto ammalorato costruite dopo il sisma del 1908, e che anche per gli sfollati del Belice e dell'Irpinia vennero utilizzati moduli di eternit (a Ponticelli, periferia est di Napoli, ci sono container ancora abitati in una situazione di degrado irrisolto), va almeno rilevato che qualche passo in avanti è stato fatto.

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2311212016 Terremoto. La Regione Lazio annuncia la rimozione dell'amianto dalle macerie

quotidianosanità.it Martedi 11 O'ITOBRE 2016

Terremoto. La Regione Lazio annuncia la rimozione dell'amianto dalle macerie L'avvio delle operazioni di rimozione dell'amianto dalle macerie nelle zone colpite dal terremoto dello scorso 24 agosto dovrebbe partire nelle prossime ore. Ad annunciarlo l'Osservatorio nazionale Amianto, che chiede di conoscere la stima del quantitativo di amianto ritrovato e i criteri utilizzati per selezionare la ditta che si occuperà dell'operazione.

Prenderanno il via, nelle prossime ore, le operazioni di rimozione dell'amianto dalle macerie delle zone laziali colpite dal terremoto del centro Italia dello scorso 24 agosto. Ad annunciarlo, in una nota, l'Osservatorio Nazionale Amianto (Ona) accoglie con soddisfazione le parole della Regione Lazio che ha annunciato, per le prossime ore, l'awio delle operazioni di rimozione dell'amianto dalla macerie delle zone colpite dal terremoto del centro Italia dello scorso 24 agosto, che negli scorsi giorni aveva lanciato diversi allarmi sulla presenza di amianto tra le macerie e chiesto la bonifica delle aree, dedicando alla questione anche convegno svolto sabato 8 ottobre presso la sala consiliare di Rieti.

L'Osservatorio Nazionale Amianto accoglie con "soddisfazione" l'annuncio della Regione riguardo le operazioni di rimozione dell'amianto dalle macerie, ma chiede di sapere "attraverso quali criteri è stata selezionata la ditta specializzata che si occuperà dell'operazione. Si è proceduto attraverso un apposito bando oppure per affidamento diretto? Come si chiama la ditta che interverrà?".

"Chiediamo di conoscere inoltre la stima, che immaginiamo si stata effettuata, della quantità di amianto presente tra le macerie e lo stato di conservazione del materiale contenente amianto", dichiara l'awocato Ezio Bonanni, presidente dell'Osservatorio Nazionale Amianto.

http://www.quotidianosanita.it/stampa_articolo.php?articolojd=43833 1/1

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23/12/2016 Terremoto Centro Italia: la Regione Lazio annuncia la rimozione dell 'amianto - Meteo Web

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Terremoto Centro Italia: la Regione Lazio annuncia la rimozione dell'amianto

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Awio delle operazioni di rimozione dell'amianto dalla macerie delle zone colpite dal terremoto del cent ro Italia dello scorso 24 agosto

A cura di Filomena Fotia 11 ottobre 2016 - 09:40

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LaPresse/Vincenzo Livieri

l..'.Osservatorio Nazionale Amianto accoglie con soddisfazione le parole della Regione Lazio che ha annunciato, per

le prossime ore, l'awio delle operazioni di rimozione dell'amianto dalla macerie delle zone colpite dal terremoto del

centro Italia dello scorso 24 agosto. Un annuncio che arriva dopo diversi appelli lanciati dall'Ona affinché si

mettesse in sicurezza la zona del sisma, e si procedesse alla bonifica del materiale contaminato. Proprio a questo

tema, l'Ona ha dedicato un partecipato convegno che si è svolto sabato 8 ottobre presso la sala consiliare di

Rieti. l..'.Osservatorio Nazionale Amianto, a questo punto, chiede alla Regione Lazio di sapere attraverso quali criteri

è stata selezionata la ditta specializzata che si occuperà dell'operazione. Si è proceduto attraverso un apposito

bando oppure per affidamento diretto? Come si chiama la ditta che interverrà? "Chiediamo di conoscere inoltre la

stima, che immaginiamo si stata effettuata, della quantità di amianto presente tra le macerie e lo stato di

conservazione del materiale contenente amianto", dichiara l'awocato Ezio Bonanni, presidente dell'Osservatorio

Nazionale Amianto. http://www.meteoweb.eu/2016/10/terremoto-centro-italia-la-regione-lazio-annuncia-la-rimozione-del lamianto/762.574/ 1/2

Page 257: Atti VdF Roma 06.12.16

23112/2016 Le macerie di Amatrice a una ditta sotto processo: "Traffico di rifiuti, truffa e amicizie pericolose" - Repubblica.it

Cronaca

Le macerie di Amatrice a una ditta sotto processo: "Traffico di rifiuti, truffa e

• • • am1c1z1e pericolose" i

1.2 macerie a Amatrice (ansa)

Il primo grande appalto del post terremoto è già un caso. L'ha vinto il gruppo Hrt, imputato a Firenze. La difesa: "Da tempo chiusi i rapporti con imprese a rischio camorra"

di GIANLUCA DI FEO e FABIO TONACCI

09 dicembre 2016

ROMA - Cominciamo bene. Il primo grande appalto del dopo terremoto è andato a una ditta sotto processo per traffico di rifiuti e truffa.

Un'azienda che per almeno due anni ha affidato le operazioni di movimento terra a un imprenditore sotto inchiesta per legami con la

camorra. Nonostante questo, la Htr Bonifiche è stata incaricata di rimuovere tutte le macerie provocate dal sisma nelle Marche e nel

Lazio. Un'operazione che implica lo spostamento di migliaia e migliaia di tonnellate di detriti da Accumoli, Amatrice, Arquata e dagli altri

comuni devastati dalle scosse che hanno provocato quasi trecento vittime.

Il gruppo Htr è stato creato a Roma tredici anni fa da Matteo Bettoja, erede di una dinastia di albergatori molto noti nella capitale. Si è subito imposto nel settore ambientale, e in particolare nella bonifica dell'amianto, conquistando contratti in tutta Italia. Il più importante

riguardava lo smaltimento di fanghi e terreni nei cantieri dell'Alta velocità in Toscana. Ed è proprio l'indagine della procura di Firenze ad

aver provocato il rinvio a giudizio della Htr e del suo fondatore. Secondo i magistrati l'azienda avrebbe falsificato i costi: ogni tonnellata

trasferita veniva fatta pagare 80 euro, ma il prezzo effettivo pattuito attraverso "accordi occulti" era di 66 euro. La differenza sarebbe stata

riconsegnata in nero al committente dei lavori, il generai contractor Nodavia: una truffa da diversi milioni di euro.

Terremoto, quelle porte che si aprono sulle macerie

http://www.repubblica.it/cronaca/2016/12/09/news/le_macerie_di_amatrice_a_una_ditta_sotto_processo_traffico_di_rifiuti_truffa_e_amicizie_pericolose_-1... 1/3

Page 258: Atti VdF Roma 06.12.16

23112/2016 Le macerie di Amatrice a una ditta sotto processo: "Traffico di rifiuti, truffa e amicizie pericolose" - Replbblica.it

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Un aspetto forse secondario rispetto alla contestazione di traffico di rifiuti, che nasce invece dalla scelta di Htr di affidare gran parte del

trasporto dei materiali ai camion di un'impresa casertana, la Veca Sud di Lazzaro Ventrone. Fanghi e terreni, secondo il capo di

imputazione, sarebbero stati smaltiti in stn.rtture senza autorizzazione, con un "pretrattamento pericoloso per l'ambiente". E stiamo

parlando di parecchie migliaia di tonnellate.

Nel procedimento per l'Alta velocità la posizione di Ventrone è stata stralciata. Ma proprio due giorni fa la Direzione Distrettuale Antimafia

ha chiesto di processare anche lui, aggiungendo un'accusa ancora più pesante: quella di essere al servizio dei Casalesi. Scrive il pm

Giulio Monferini: "La Veca Sud è un'impresa sin dalle origini riferibile direttamente o indirettamente a tale organizzazione criminale, in

quanto continuativamente a servizio del clan almeno dagli anni '90 per la commissione di traffici illeciti in materia di rifiuti, i cui profitti

assicuravano un rilevante apporto all'associazione criminale". Gli addebiti nascono pure dalle rivelazioni di alcuni pentiti. Tra loro,

Gaetano Vassallo, considerato l'inventore del business camorrista delle discariche, che ha messo a verbale: "I titolari della Veca Sud e la

società stessa sono cresciuti all'ombra dello smaltimento illecito".

Terremoto, il salone, il soggiorno, la camera da letto. Gli interni delle case distrutte

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Non è l'unica indagine su Veca Sud. Nel 2009 la procura di Padova scoprì che i suoi camion, dopo avere trasportato in Veneto le ceneri

del termovalorizzatore di Acerra, tornavano in Campania carichi di mais per produrre mangimi: l'accusa fu di awelenamento. Ma la Htr si

difende, attraverso l'awocato Alessio Di Amato: "Abbiamo documenti che dimostrano la nostra correttezza. Il rapporto con Veca Sud fu

autorizzato da ltalferr (la stazione appaltante, ndr) a seguito della certificazione antimafia rilasciata dalla prefettura di Firenze. Quando

sono iniziate le indagini, abbiamo interrotto ogni rapporto con loro".

Questi elementi non sono stati presi in considerazione dalle commissioni della Regione Lazio e della Regione Marche che meno di un

htlp://www.repubblica.it/crooacaf2016/12/09/newsne_ma::erie_di_amatrice_a_una_ditta_sotto_processo_traffico_diJiliuli_tri.Jl'a_e_amicizie_pericolose_-1 ... 213

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23/12/2016 Le macerie di Amatrice a una ditta sotto processo: "Traffico di rifiuti, truffa e amicizie pericolose" - Repubblica.it

mese fa hanno assegnato alla Htr il primo sostanzioso appalto del dopo sisma. La gara delle Marche si è chiusa 1'11 novembre: ha vinto

un consorzio guidato dal gruppo romano con un'offerta di 64,8 euro per tonnellata. Le vicissitudini giudiziarie della società e quelle dei

suoi compagni di cantiere in odor di camorra sono state ignorate, nonostante siano state descritte da molti articoli - e in particolare dalle

inchieste della redazione fiorentina di Repubblica - disponibili online: bastava cercare su Google. Tutti hanno chiuso gli occhi. Perché?

Il governo Renzi ha promesso che la ricostruzione sarebbe stata a prova di infiltrazioni mafiose. E il decreto varato lo scorso 16 ottobre fa tesoro dell'esperienza di Expo e del sisma in Emilia, annunciando la nascita di una struttura di vigilanza guidata dal prefetto Paolo

Francesco Tronca in coordinamento con l'Anac di Raffaele Cantone: i requisiti di tutte le aziende coinvolte negli appalti verranno vagliati

da una squadra investigativa chiamata Giceric. Il problema è che le ruspe sono entrate in azione, mentre i controllori non sono ancora

pronti: le nomine per il pool di ispettori sono state completate solo una settimana fa.

Nel frattempo si fa riferimento alle white list, ossia agli elenchi di aziende al di sopra di ogni sospetto. La Htr ha fatto domanda alla

prefettura di Roma nel 2013 ed è stata promossa due anni dopo. Ossia prima che si chiudessero le indagini fiorentine e l'azienda finisse

sotto processo: formalmente, dunque, il gruppo ha le carte in regola. Il decreto sul terremoto proprio per evitare queste zone d'ombra

prevede che la struttura di controllo riesamini tutte le iscrizioni agli "elenchi dei buoni" anteriori al luglio 2016. Ma i camion sono già

all'opera, mentre il lavoro dei guardiani deve ancora cominciare.

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