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Association Democratici Parigi
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Assemblea generale ordinaria del 10 giugno 2017: rapporto morale del presidente
Care iscritte, cari iscritti dell’Associazione democratici e del circolo PD Paris,
l’ultima assemblea generale ordinaria della nostra associazione si svolse il 4 marzo dello scorso anno. In quell’occasione ebbi il piacere (non è un modo di dire) di divenirne presidente, succedendo a Luca Saini, e affiancando il segretario Massimiliano Picciani. Da quel giorno sono trascorsi 15 mesi. Pieni di cose. La relazione del 2016 rievocava gli “echi ancora vivi della strage presso Charlie Hebdo”, quando ancora non c’era “consapevolezza di quello che avremmo poi subito, fisicamente e psicologicamente come parte integrante della comunità di Parigi e come cittadini europei”. Dopo Charlie Hebdo, il Bataclan, la Promenade des Anglais a Nizza. E poi? Io avrei difficoltà a fare l’elenco. Pochi giorni fa un giornalista del Corriere, Marco Imarisio, ha scritto: “Prendiamo gli ultimi due mesi e mezzo. (...) Quanti si ricordano delle bomba (...) di San Pietroburgo? Dal 22 marzo (2017, ndr), giorno dell’attacco a Westminster, a questa nuova notte di paura londinese, nella nostra Europa c’è stato un attentato con vittime ogni dodici giorni”. Ecco: dal giorno dell’ultima assemblea, “resta che qualcosa è accaduto”, come dice Montale, che ci riguarda “come parte integrante della comunità di Parigi e come cittadini europei”, per riprendere le parole dell’anno scorso. Ci siamo abituati alla minaccia del terrorismo. Eppure, un po’ paradossalmente, questo tema è rimasto un po’ sotto traccia nella nostra attività di questi mesi; segnata molto di più dall’agenda dell’attualità politica. Soprattutto italiana.
Il giorno dell’assemblea, incontrammo Marco Piantini, consigliere per le questioni europee dell’allora presidente del consiglio Matteo Renzi. Nello stesso mese ci ritrovammo al Salon du Livre, qui a Parigi, sullo stand della Federazione Unitaria Italiana Scrittori. Con Simonetta Greggio, italiana che scrive in francese, tra altre cose, sulla storia recente d’Italia (provando a spiegare ai francesi quello che noi non abbiamo capito); e Biagio Guastella, giovane studioso, con Gerardo Maffei, attore e regista, per parlare di Leopardi.
Ad aprile, Alessia Mosca, europarlamentare del PD, e Paolo Emilio Mazzoletti, professore alla LUISS, ci hanno parlato di “dubbi e prospettive del progetto di parnership Transatlantica”. A maggio, Sandro Gozi (in quel momento sottosegretario alla Presidenza del Consiglio) aveva parlato del suo libro “Generazione Erasmus”, con il nostro iscritto François Lafond (allora direttore di Europanova) e il responsabile Europa del Parti Socialiste, Philippe Cordery. A giugno (mentre il PD perdeva le amministrative di Roma e Torino) Andrea Gauzzi, professore universitario di fisica, ci ha parlato della situazione politica del Brasile; e abbiamo aderito alla petizione in difesa delle istituzioni democratiche di quel paese. Sempre a giugno, abbiamo partecipato al forum delle associazioni italiane a Parigi. Poi abbiamo organizzato una serata (con Comites Parigi, ANPI Parigi, INCA Francia e ACLI France) in una delle librerie italiane di Parigi, la Tour de Babèle, dedicata al libro "Il Teléro di Carlo Levi: da Torino un viaggio nella Questione Meridionale”, realizzato dalla Fondazione Giorgio Amendola di Torino e dall'Associazione lucana Carlo Levi, presentato da Domenico Cerabona e Giovanni Cerchia.
Il teléro di Carlo Levi – un dipinto sulla “questione meridionale”
A luglio, abbiamo partecipato all’iniziativa “una rosa per Valeria”, in ricordo di Valeria Solesin, ragazza italiana morta nella strage del Bataclan. E siamo entrati nella fase di avvicinamento al referendum costituzionale, ritrovando Sandro Gozi, e parlando con lui, tra l’altro, di legge elettorale (il famoso “Italicum”).
Con Gozi ci siamo ritrovati alla Sorbona il 12 settembre, grazie alla collaborazione di Isabel Violante, bravissima italianista. Qualcuno gli fece questa domanda: il referendum si sta trasformando in un voto sul governo, con due terzi del sistema politico (centro-‐destra e Movimento 5 Stelle) all’opposizione; come fa a passare, la riforma? Risposta ottimista: la riforma passerà. La suite lui prova que non, cantava Georges Brassens.
A Ottobre Ludovico Franchini ha assunto il ruolo di tesoriere, succedendo a Fabrizio Botta. Abbiamo incontrato Francesco Laforgia, esponente del Partito Democratico nella commissione bilancio. Abbiamo avuto un secondo incontro alla Sorbona, con Giancarlo Rolla, uno dei “56 costituzionalisti per il no”, giurista di lunga militanza a sinistra. Anche in questa occasione la partecipazione è stata forte, superando ampiamente i limiti dei nostri iscritti. Vi furono perplessità, su questo incontro,
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da parte di persone impegnate sul fronte del sì. Ma io e Massimiliano ritenevamo giusto, necessario, dare spazio a tutte le ragioni, anche a quelle contrarie alla riforma. Ovviamente quelle argomentate, non strumentali o puramente polemiche. Per affermare il pluralismo, uno dei fondamenti del PD, e mettere alla prova tutte le convinzioni, confrontandole con uno sguardo critico. Ancora a ottobre, abbiamo incontrato Gianni Pittella, presidente del gruppo dei Socialisti e democratici al parlamento UE, e Maria Grazia Troiano del comitato Europa per il sì, nella sede del PS di rue Solferino.
A novembre abbiamo ancora discusso del referendum con Stefano Ceccanti, ex senatore PD e uno dei “padri” giuridici della riforma. Ceccanti era a Parigi per un confronto, a Sciences Po, con un giurista contrario alla riforma, Enzo Cheli. Ancora a novembre, in collaborazione con ACLI France e Comitati per il Sì Parigi, l’incontro su “Riforma costituzionale, Europa, integrazione” con Mario Giro, viceministro agli Affari esteri e alla Cooperazione internazionale, Silvia Costa, europarlamentare PD e presidente della Commissione cultura e istruzione del Parlamento europeo, Matteo Bracciali, responsabile dip. internazionale ACLI, e Mario Giro, viceministro agli Affari esteri e alla Cooperazione internazionale.
Due manifesti del circolo PD Paris
A dicembre 2016, il referendum. Il voto italiano in Francia è stato favorevole; ma la riforma, lo sappiamo, è stata bocciata dal voto generale. Qualche settimana dopo, a gennaio 2017, sul nostro sito apparve una “lettera al Segretario del PD e alla futura segreteria nazionale” che diceva: “nato da diverse e molteplici sensibilità politiche e culturali, il PD deve restare tale. Ricco di forti personalità capaci di agire su base comune verso obiettivi comuni, il PD deve conservare questa sua ricchezza di organismo politico collettivo. Radicato sugli ideali di giustizia e libertà del nostro popolo e dell’Unione Europea, il PD deve vivere ed operare con il popolo, non come parte di un “establishment” italiano ed europeo”. E proponeva alcuni punti da cui ripartire: “(...) riagganciare il partito alla gente. Abbandonare con una sincera autocritica una narrazione falsamente ottimistica della realtà (…). Auspichiamo (...) che il PD intervenga con decisione sulla disuguaglianza con politiche redistributive efficaci (...) Siamo convinti che nel PD i candidati non manchino e che devono essere cercati dalla base del partito e non co-‐optati dal vertice solitario della segreteria”.
Sempre a gennaio, si è aperta la strada verso le Presidenziali francesi, con le Primaires citoyennes del Parti Socialiste e dei suoi alleati; dall’altra, quella verso il congresso del PD.
La vittoria di Benoit Hamon alle Primaires citoyennes ha creato un vivace dibattito nel circolo. L’appartenenza del PD e del PS francese alla famiglia del socialismo europeo, e l’accettazione del responso delle primarie, inducevano all’appoggio ad Hamon. Tuttavia, all’interno del circolo è emersa anche l’esigenza di misurarsi con la candidatura di Emmanuel Macron, su posizioni social-‐liberali, o liberal-‐democratiche. Anche in questo dibattito si ritrova un elemento ricorrente, e costituente, del PD: cioè uno spettro di posizioni e culture molto ampio. Il 24 febbraio, intervistato dal Fatto Quotidiano, il nostro segretario, Massimiliano Picciani, diceva: “abbiamo già dichiarato che siamo con il candidato socialista Hamon. (...). Noi siamo parte del Pse e sappiamo quali sono i nostri doveri”, aggiungendo però subito dopo: “c’è un tema politico di fondo, Hamon si è presentato su una linea molto più di fronda rispetto anche al presidente uscente Hollande, Macron è invece più vicino alla sensibilità di Renzi. Il problema non riguarda solo gli italiani: anche in Francia c’è un grande dibattito su come conciliare queste due anime”.
A febbraio 2017 abbiamo incontrato Daniele Viotti, europarlamentare PD e membro del gruppo Socialists&Democrats al Parlamento europeo. Pochi giorni dopo, pubblicammo sul sito un messaggio che spiegava lo stato d’animo di molti di noi: “le sconfitte nelle amministrative del 2016, l’esito del Referendum del dicembre scorso, il clima generale, richiederebbero l’avvio di una fase molto diversa. Il PD potrebbe (...) riemergere da quelle sconfitte coinvolgendo i suoi iscritti e dedicando un po’ di tempo a rielaborare una visione delle cose. Il “sogno di una cosa” (per usare una potente espressione marxiana). E da quel “sogno” fare discendere una concreta, realistica proposta politica. I temi non mancherebbero. Disagio sociale (...). Riqualificazione del territorio (...). Diritti civili. (...) Politica del lavoro (...). Molte persone si sono avvicinate al PD perché lo
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hanno considerato (…) uno spazio di rappresentanza democratica, forse l’unico davvero attivo e vitale in Italia, oggi. Ma uno spazio di rappresentanza democratica serve a parlare di queste cose, di questi temi. Invece si parla (...) di tutto, tranne che della società, dei problemi delle persone. Quale è, adesso e per il futuro prossimo, la visione, la proposta politica del PD? A oggi, non ve ne è una davvero univoca e condivisa. E mai vi sarà, senza un autentico confronto, perché il Partito Democratico è per sua nascita e definizione l’incontro di (…) culture politiche diverse (...) Social-‐democratica, cristiano-‐sociale e liberal-‐democratica. (...) Sarebbe necessario confrontare, una buona volta, lo sguardo che queste diverse culture portano sui temi essenziali della nostra società. E capire se il perimetro comune giustifica lo stare assieme. (...) Tornare a discutere dei temi della società e della vita, in modo partecipativo e non verticistico, sarebbe, anche, un modo di ridare un po’ di forza e dignità alla politica, di ritrovare “la bella politica”, magari di riavvicinare ad essa molte persone. Che non aspettano altro. (...) Alla scadenza naturale della legislatura manca poco più di un anno. Se non ora, quando?”.
Febbraio è anche il mese di una nuova scissione “a sinistra” del PD: quella di “Articolo 1 Movimento Democratico e Progressista”. Non ha portato conseguenze dirette sugli iscritti al nostro circolo, ma resta un segno, per usare le parole di Maria Chiara Prodi, di “una comunità che si assottiglia”. E che non è ancora riuscita ad avviare la discussione che avevamo auspicato nella nostra lettera.
A marzo si è invece aperto il congresso; per noi, il cosiddetto “primo turno” delle primarie, cioè il congresso di circolo. Con un dibattito vero, bello, interessante, sulle mozioni. Hanno votato in 40 (su 57 iscritti al circolo), con risultato in controtendenza a quello globale: 24 voti per Orlando, 14 per Renzi, 2 per Emiliano. E poi, l’incontro con Laura Garavini (componente dell’Ufficio di Presidenza Pd alla Camera) ed Ettore Rosato (Presidente del gruppo Pd alla Camera).
Il circolo PD Paris, alla sede delle ACLI, per il congresso di circolo (25 marzo 2017) e con Laura Garavini ed Ettore Rosato (31 marzo 2017)
Ad aprile, le primarie aperte. Con l’organizzazione di cinque seggi in Francia, di cui tre qui a Parigi. E qui ringrazio le persone che hanno passato la giornata su questi tre seggi: Paolo Sartini, Gioacchino Castiello, Cristiana Tullio Altan, Raffaele Fiore, Claudia Bedini, François Lafond, Roberta Corsi, Giorgio Leali, Lodovico Luciolli, Sara Villa, Giulia Girardi, Francesco Positano. Stavolta i risultati “locali” sono stati in linea con quelli generali; ha vinto Matteo Renzi, confermato segretario. Per le primarie di coalizione, nel 2012, vi furono circa 900 elettori; per quelle del PD nel 2013, 700. Quest’anno, 429. Una partecipazione sempre significativa, sia pure in calo.
I risultati delle primarie “aperte” del PD in Francia.
Le primarie hanno eletto anche la nuova Assemblea Nazionale del PD, con la conferma di tre persone del circolo: Rossella Salvia, Maria Chiara Prodi e il segretario Massimiliano Picciani. Il nostro Paolo Sartini ha svolto un lavoro prezioso per la raccolta delle firme di sostegno alle candidature. Qualche giorno dopo, abbiamo inviato “un rinnovato augurio a Matteo Renzi perché, impegnandosi al massimo nel ruolo di segretario che gli è stato affidato, sappia – più e meglio degli scorsi anni – mettere al servizio del bene comune le culture politiche, e le tante capacità umane, che si ritrovano e si riconoscono nel Partito Democratico; e incoraggiare la partecipazione e il confronto. Abbiamo bisogno, assolutamente bisogno, di partecipazione e di confronto. E anche di provare a riallacciare il filo con chi, a torto o a ragione, dal Partito Democratico si è allontanato e non si sente più rappresentato”.
Nel frattempo, siamo arrivati alle presidenziali francesi. Dopo il primo turno, il circolo, attraverso le parole di Massimilano, ha invitato “tous, militants et sympathisants du Partito Democratico Parigi (...) à soutenir la candidature d'Emmanuel Macron pour faire barrage contre l'extrême droite xenofobe du Front National”.
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Emmanuel Macron, lo sappiamo, è stato eletto presidente. E siamo all’oggi. L’attualità politica italiana parla (nihil sub sole novi) di legge elettorale. E già si vede la fine, forse anticipata, della legislatura. Ancora una volta, è l’agenda politica nazionale a dettare i temi.
Come si legge nel resoconto di tesoreria, i nostri iscritti sono 58; erano 48 lo scorso anno, 47 nel 2015. L’aumento, dovuto all’effetto congressuale, è stato tuttavia molto inferiore a quello del 2013 (anno del precedente congresso), quando gli iscritti furono addirittura 100. Come sapete, l’iscrizione al circolo vale anche come iscrizione all’Associazione; mentre non è vero il contrario. Questo per aprire l’associazione anche a chi non desidera iscriversi al partito, o è iscritto a un diverso circolo. In realtà, vi è coincidenza pressoché totale; una sola persona è iscritta all’associazione ma non al circolo. Vi è una prevalenza di uomini, ma la presenza femminile è (per fortuna) significativa. Socialmente, prevale il “ceto medio riflessivo”. Le date di nascita coprono un arco che va dagli anni Trenta a quelli Novanta del secolo scorso, il Novecento.
In conclusione, vorrei dire che questo periodo è stato, per me, bello e interessante. La nostra associazione e il nostro circolo mi sembrano spazi preziosi di “rappresentanza democratica”. In questo senso, penso che dovremmo cercare di avere un’agenda più libera rispetto a quella dettata dall’attualità politica e mediatica. Abbiamo molto di cui occuparci. I temi legati al territorio, agli italiani in Francia, all’integrazione europea. L’attività di riflessione; ad esempio sui diritti civili (penso alle tematiche di fine vita), il dibattito sul reddito di cittadinanza e più in generale sulla ridefinizione del welfare, la storia sindacale (abbiamo un sindacalista come Toti Piazza che porta un’esperienza diretta di storia del lavoro: l’Italia del Sud, il mondo dei braccianti, i meridionali italiani nelle fabbriche del nord). Infine, mi piacerebbe anche che provassimo a individuare punti specifici, condivisi dai nostri iscritti, su cui fare battaglie politiche libere e autonome. Non mancano le occasioni, non mancano forza e intelligenza. Ci sono tante cose da fare.
Un ringraziamento alle ACLI Parigi e alla Federation Parti Socialiste che ci hanno sempre aperto i loro locali per ospitare le nostre riunioni e i nostri incontri. Grazie a loro, grazie a tutti voi. Non perdiamoci di vista.
Fait le 1 juin 2016 par le Président de l’Association Democratici Parigi
Maurizio Puppo
Il quaderno degli appunti dell’Association Democratici e del Circolo PD Paris