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ASL PESCARACORSO di FORMAZIONE per OPERATORE SOCIO
SANITARIO
ELEMENTI DI ETICA E DEONTOLOGIA
ARGOMENTI…
• LINEE ETICHE PER L‟OSS• A COSA CI SI RIFERISCE QUANDO SI PARLA
DI ETICA, VALORI MORALI, PRINCIPI ETICI?• CAMPI DI APPLICAZIONE • LE FONTI NORMATIVE E LE LINEE GUIDA• DIRITTI DEGLI UTENTI• PRINCIPI SOTTOSTANTI ALL‟ETICA E ALLA
DEONTOLOGIA• COMPORTAMENTI• LIVELLI DI RESPONSABILITA‟ ETICA PER GLI
OSS• METODOLOGIA PER L‟ANALISI ETICA• DEONTOLOGIA, CD INFERMIERE 2009• ETC
LINEE ETICHE PER L‟OSS• Tra gli aspetti che concorrono a tracciare la figura
dell‟operatore socio sanitario, un ruolo importante è attribuito all‟etica, alla deontologia, ai codici deontologici…
• Astrattezza? Scarsa concretezza?
• Un punto cardine, basilare, su cui poggiare l‟operato quotidiano
Perche’ ?
• Norme di legge:tutela della privacy, segreto professionale, etc.
• Diritti dell‟utente, del malato, del morente…
• L‟evoluzione scientifica e tecnologica…
• L‟allocazione delle risorse. Equità egiustizia
Perche’ ?• Bisogni in rapida trasformazione,
sempre più articolati e complessi• Società in rapida trasformazione sul
piano culturale, politico, economico
• Società multietnica e multiculturale
Etica: bussola per l’orientamento verso la
persona ed il bene comune
ETICA
• Idea nebulosa…
• Regole da seguire…
• Comportamento corretto…
Banalizzazione del concetto!!!
ETICA
Scienza della condotta umana, intesa come dottrina del fine a cui tende il comportamento e dei mezzi atti a raggiungere tale fine
• Movente della condotta stessa
• Mira alla definizione della nozione di bene, ravvisato nella felicità, nel piacere, nell’utile…
ETICA = “ethos”
• Modo di comportarsi, costume, norma, regola di vita
Parte della filosofia che prende in esame le azioni umane, i valori, i principi cui esse si ispirano o si dovrebbero conformare
Riflessione etica
• Ricercare un senso profondo e umano nel proprio operato quotidiano …
• Ricerca e conoscenza di se‟
• Valore e significato alle proprie azioni
ETICA
Aumento della domanda etica e dell’istanza di umanizzazione della medicina, personalizzazione delle cure… centralità della persona
Acquisizione competenze tecniche, relazionali, etiche per operare scelte fondate
Carattere asimmetrico, interattivo, relazionale: responsabilità operatore verso destinatario: sintesi etica dei diritti con l’etica della cura
ETICA
Si riferisce ad una dimensione basilare della nostra vita, ovvero l’appartenere alla comunità umana
ETICA
Prima che una scienza che si occupa dei doveri, della correttezza delle azioni, il suo principale compito è aiutare l‟uomo a prendere coscienza del senso della propria vita e di quella degli altri, nella prospettiva del mantenimento di quello che possiamo considerare l‟ambiente umano
“AMBIENTE UMANO”
• Persone• Relazioni interpersonali• Vita sociale• Vita civile…
Assicuriamo che le scelte, le decisioni, le azioni poste in essere, possano svilupparsi in modo corretto rispetto al valore e alla dignità di ogni singolo uomo
ETICA
• L‟etica non può comunque prescindere da un altro aspetto fondamentale rappresentato dalle NORME
• …non solo come disposizioni che limitano la libertà, ma CRITERI GUIDA per l‟interpretazione, nelle singole scelte, di cosa significhi realizzarsi come persona e unitamente tutelare la dignità delle persone verso cui si esercita il proprio operato
ETICA
Le REGOLE ETICHE offrono ad ognuno di noi, intesi come operatori, indicazioni precise senza le quali correremmo il rischio di cadere in una qualche forma di ingiustizia o di atteggiamento disumanizzante
ETICA e OSS
• L‟operatività dell‟OSS si esplica in contesti connotati da intensa relazionalità
• Fulcro dell‟attività: l‟assistenza alle persone
• Garanzia: massima qualità di vita !
ETICA
• Agire eticamente significa riflettere sulle azioni che hanno come effetto il “BENE” delle persone
• Nuovi problemi nel campo assistenziale e sanitario hanno messo in crisi valori consolidati: l‟approccio alla salute, alla malattia,alla sofferenza, alla morte, alla qualità della vita…
ETICA
• Gli stessi individui li esprimono in maniera diversa e sempre dinamica… gli operatori non possono prescindere dal tenerli in considerazione nella loro attività assistenziale
ETICA
• L‟azione di assistenza ASSISTERE =
(dal latino ad-sistere)
la radice della stessa parola suggerisce l‟idea di “stare accanto a qualcuno”
• Efficacia (rapporto risultati/obiettivi)
• Efficienza (rapporto risorse/risultati)
• Qualità delle prestazioni erogate
Si deve tradurre nel quotidiano:
• Un continuo aumento delle conoscenze attraverso la formazione e l‟aggiornamento
• Un aumento delle capacità di discernimento fra le varie situazioni
• L‟agire sempre nell‟interesse della persona
STRUMENTI ETICI INDISPENSABILI
• Riflessione
• Discernimento morale
• Azione
• Interesse verso la persona che assistiamo
VALORI
• I comportamenti etici si esprimono attraverso i VALORI, comuni a tutti gli individui che vivono in una determinata società…
• Linguaggio comune: tutto ciò che è riconosciuto degno di apprezzamento e dunque desiderabile in una prospettiva etica, in quanto vero, bello o buono; bene (S.Battaglia, Utet)
VALORI
• Famiglia, agenzie educative, esperienze vissute, legge…
• Alcuni valori e principi non sono da tutti condivisi e accettati, pur tuttavia noi riflettiamo e memorizziamo quei valori e quei principi che la nostra società di appartenenza individua come universali
L‟UOMO
• E‟ natura, ma anche cultura; biologia e persona
• E‟ un insieme di tratti psichici, sociali, spirituali, di valori
• Ognuno è un mondo a sé
• L’universalità dei valori morali è evidenziato in uno dei documenti più importanti e più contrastati della storia, la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (1948)
• Difficoltà nella stesura di questo documento è legato alla difficoltà di conciliare posizioni, valori, idee contrastanti, esattamente come spesso accade nel lavoro quotidiano
• ETICA si occupa di questo: di principi e valori di riferimento di diritti e doveri, di situazioni concrete, di scelte e comportamenti
ETICA
• OGNI ESSERE UMANO è UN ESSERE ETICO
• Ha dentro di sé la capacità di riflettere su cosa lo spinge ad una scelta piuttosto che ad un‟altra, UTILIZZANDO I VALORI CHE GLI APPARTENGONO
ETICA come ESSENZA dell‟ESSERE UMANO
• Qualunque professione che si occupa dell‟uomo non può non considerarla
• Non solo principi e norme…“umanità”
• Persone nella loro interezza e unicità, ognuno PORTATORE di VALORI e PRINCIPI che hanno PARI DIGNITA‟ ed AUTOREVOLEZZA dei MIEI
Etica esiste perché:
• l‟UOMO è un SOGGETTO ETICO…
• COSCIENZA MORALE che gli permette di distinguere il bene dal male…
AGIRE in MODO ETICO
• Non uno slogan
• Attenzione, riflessione, qualità, non immodificabili…rinnovamento
• Bisogni, esigenze…continuo adattamento
• Tradurli in comportamenti concreti
ETICA
• Tutto ciò fa parte di un proprio bagaglio culturale, di informazioni acquisite attraverso la formazione e approfondite poiché esperite nella pratica quotidiana
• Il lavoro … è un intreccio tra l‟esercizio di competenze di tipo tecnico-operativo e l‟assistenza alla persona in situazione di disagio, difficoltà, malattia
BIOETICA (POTTER,anni „70 del XX secolo)
• “E‟ l‟etica applicata alla biomedicina, ossia al dominio della biologia e della medicina.
Studio sistematico dei problemi morali connessi ai viventi,alla ricerca scientifica e alla prassi di cura”
• Coniugare conoscenze scientifiche, e applicazioni tecnologiche sull‟uomo, con la cultura umana, proteggendola dai pericoli di possibili manipolazioni...tutela della dignità
ETICA
Argomenti, riflessioni,,,
valutazione sul valore e sulla qualità del proprio operato, in una relazione assistenziale con un essere umano che in quel momento specifico è stato affidato alle nostre cure, relazione che chiama in causa non solo la persona assistita, ma anche l‟OSS e la struttura entro cui questo opera
ETICA
• Lavoro subordinato …ma che incide sul benessere psico-fisico delle persone
• Mentalità medico- centrica
Valore chiave dell’etica degli OSS
TUTELA della PERSONA umana affidata alla vostra cura, alla vostra competenza, operativa e professionale
PERSONA:• L‟uomo nella sua individualità e singolarità
• Essere unico ed irripetibile, soggetto originario di diritti e doveri
• Essere singolare che costruisce se stesso attraverso una trama sempre più ampia di relazioni con altri esseri umani dalla primissima infanzia e per tutta la sua vita
• L‟individuo matura la coscienza di sé e del proprio valore, del proprio io, con e attraverso la relazione con l‟altro
PERSONA ed ETICA
Tutelare il valore della persona non in senso astratto, ma attraverso quelle relazioni umane grazie alle quali ognuno acquisisce coscienza di sé come essere UNICO e IRRIPETIBILE
RELAZIONI…• Lavoro quotidiano di assistenza al paziente che in quel preciso momento esprime una dipendenza dagli altri più o meno grande
• L‟essere umano è un essere limitato, necessita dell‟altro, tanto più quando una malattia fisica o psicologica lo affligge…
• Perde autonomia anche nel gestire cose che fino a poco prima erano effettuate in maniera istintiva….
RELAZIONI…
• Situazioni particolari, “intime”…
• OSS è chiamato a svolgere il suo lavoro nella consapevolezza del limite personale di alcune funzioni che fanno nascere nuovi bisogni a cui solo altre persone possono far fronte…
DIGNITA‟
• Lo stare accanto ad una persona, che è momentaneamente o durevolmente in difficoltà, non la priva della dignità di cui ha goduto sino a prima, anche se più o meno limitata da un disagio psico-fisico
• Il modello etico più appropriato per operare è sicuramente il modello etico della cura
CURA:
“Prendersi cura”, “custodire”la persona nella sua interezzache sta vivendo una particolaresituazione di disagio legato allamalattia, all‟infermitàmomentanea o permanente
CURA
• Assistere una persona, “curarla”, vuol dire RISPONDERE ad un suo BISOGNO
• Non solo arrecare un beneficio ad una parte del suo corpo, ma contribuire al suo benessere totale … considerando l‟individuo nella sua dimensione olistica contribuendo a dargli una qualità di vita adeguata
CURA
L‟assistito, il paziente, il cliente,
ci deve apparire non un
problema da risolvere e gestire,
ma una “PERSONA DA CURARE”,
perchè anche in una situazione di
difficoltà e quindi di dipendenza non
perde la dignità di cui è dotata
2 Principi: Rispetto, Responsabilità
Chiarificatori di cosa significhi mettere al centro del nostro operato la persona in situazione di disagio e difficoltà,cosa comporti il fatto di agire come operatore che si fa carico del prendersi cura dell‟altro
2 Principi: RISPETTO RESPONSABILITA‟
• Sottolineano due momenti complementari di sviluppo della relazione con l‟altro
• Come pormi di fronte ad un altro individuo che da me dipende?
RISPETTO (dal latino “respicere”)
“Guardare un altro”
guardare con attenzione, cercando e trovando la sua umanità
• Non è solo non interferire con le altrui convinzioni …
• Assume un atteggiamento fortemente contrassegnato dalla relazione interpersonale
RISPETTO
Prestare attenzione al valore, alla dignità di quella specifica persona, considerandola nella sua globalità, senza ridurla ad oggetto delle mie prestazioni a motivo della sua particolare patologia e necessità
RISPETTO
• Importanza del rispetto esaltata dallo stato di malattia
• Disagio: “rottura” della vita precedente: benessere fisico-psichico alterato
• Limitazioni fisiche e non solo
RISPETTO
• Modificazioni aspetto esteriore• Scollamento dalla propria immagine
• Ripensare ad un „immagine di sé …• Ripensare alla sua esistenza … gestione del tempo, degli spazi, degli affetti …
RISPETTO
• Deficit fisico, psichico e operativo
• Rischio di spersonalizzazione
• Tutela della persona, della sua fragilità e del suo equilibrio compromesso
RESPONSABILITA‟
• Deve o dovrebbe generare comportamenti etici
• Collegata al verbo “rispondere”alla capacità di rispondere
RISPONDERE
• Rispondere delle proprie azioni e delle loro conseguenze(significato giuridico, penale)
• Agire secondo i limiti delle mie competenze professionali(codici deontologici ed etici)
RISPONDERE
• Dare una risposta ai bisogni dell’altro, soluzione positiva ad un problema(intervento assistenziale)
• Dare una risposta per qualcuno o al posto di qualcuno(grado più alto di responsabilita’)
RESPONSABILITA‟
• Totalità
• Continuità
• Corresponsabilità
RESPONSABILITA‟
Totalità=assunzione di responsabilità della persona nella sua interezza, nella sua globalità ed integrità fisica e psicologica
RESPONSABILITA‟
Continuità=di azioni, poste in essere in modo
coerente, protratte nel tempo,
supportate anche da un legame di
fiducia fra operatore ed utente
RESPONSABILITA‟
CORRESPONSABILITA‟=(responsabilità comune)considera la “cura” come un processoche chiama in causa le competenze e le responsabilità di ogni operatore, necessitando di un‟efficace modalità di coordinamento
CORRESPONSABILITA‟
• La prassi curativa è oggi cambiata, processo che chiama in causa le competenze e le responsabilità di ognuno
• Pluralità di interventi coordinati in un lavoro di équipe per una presa in carico totale della persona
EQUIPE….
• Gruppo di persone che opera in forma cooperativa per il raggiungimento di uno scopo o di un fine comune
• E‟ formata da un gruppo di professionisti che lavorano insieme per la produzione di servizi, ognuno avente differenti ruoli, funzioni, responsabilità, ma garanti, per la propria professione, di gestire con maggiore efficienza ed efficacia, l‟aspetto ad esso deputato
EQUIPE
• Frutto del lavoro di équipe è l‟elaborazione di un progetto globale, nel nostro caso assistenziale- curativo, che riguardi la persona nella sua interezza
• Rappresenta una risorsa indispensabile per la gestione delle diverse tipologie di cura e di assistenza rivolta ad un‟utenza diversificata e a cui occorre garantire una risposta adeguata ai diversi bisogni espressi
LAVORO D‟EQUIPE
• Dilemma etico: diverse visioni!
• Interrogarsi? Fonti normative, etiche e deontologiche?
• Analisi metodologicamente corretta…
LAVORO D‟EQUIPE e OSS
• Sviluppare capacità di analisi e riflessione
• Interagire correttamente all‟interno del gruppo
• Importante risorsa nella gestione del rapporto assistenziale
MODELLO ETICO FONDAMENTALE
• CENTRALITA‟ della PERSONA
• RISPETTO
• RESPONSABILITA‟
PATTO TERAPEUTICO
Un‟immagine…
rappresenta un‟azione comune,
la responsabilità condivisa degli operatori, ognuno per la propria competenza, per far fronte alle necessità dell‟utente
Favorire la “coscienza personale”
• Definire il proprio ambito di COMPETENZE all‟interno del quale ognuno deve maturare un senso di responsabilità
• Assicurare margini di AUTONOMIA pur sotto il controllo di chi ha la responsabilità del vostro operato
• Maturare una propria SPECIFICITA‟ di compiti
ASL PESCARACORSO di FORMAZIONE per OPERATORE
SOCIO SANITARIO
ETICA,DIRITTO, DEONTOLOGIA
PROBLEMI e VALORI…
• Nuove problematiche in campo sanitario ed assistenziale hanno messo in crisi alcuni dei valori che si credevano consolidati in passato…
• Le persone, benché appartenenti ad una stessa cultura, ad uno stesso territorio, che si trovano ad esperire uno stato di bisogno o di sofferenza, esprimono eguali valori in maniera molto differente e dinamica
PROBLEMI e VALORI…
• Comporta, per gli operatori di assistenza, una ricerca sempre nuova e particolare, di atteggiamenti rivolti al singolo utente, di assistenza consona alle diverse realtà
• Assistenza costantemente rivista e corretta?
Calibrarla ad ogni singolo paziente, nel riconoscimento dell’irripetibilità e singolarità dell’individuo
COME?
Nel lavoro quotidiano di assistenza, parlare di etica significa utilizzare la riflessione, il discernimento morale e l’azione come strumenti indispensabili per agire per il bene delle persone con le quali ci relazioniamo aiutandole, supportandole a sviluppare la loro autonomia
COME?
• Formazione ed aggiornamento: aumento della conoscenza
• Affinare le capacità di valutazione delle diverse realtà
• Agendo sempre per il “bene” della persona
D.leg.n.502/92 e 517/93
• Aziendalizzazione, valutazione qualitativa dei servizi erogati, centralità della persona
• Da utente “assistito”, connotazione passiva, a “vendere” un servizio: utente-cliente (tassazione diretta o indiretta)
• Partecipazione e consapevolezza alle cure: soggetto attivo, informato
D.leg.n.502/92 e 517/93
L’attuale impostazione dell’assistenza medico-sanitaria, basata sulla qualità e tendente a valutare la “customer satisfaction”, impone di avere, con l’utente-cliente, un dialogo continuo sui suoi bisogni e sulla qualità percepita delle prestazioni ricevute
COMPLIANCE VERSUS CONSENSO
“Buon paziente” è un soggetto osservante, passivo e delegante.
Nel rapporto professionale è il professionista che stabilisce ciò che è bene e ciò che è male per il cliente.
Quest’ultimo non ha altra scelta che rimettersi a tale giudizio … la subordinazione del cliente all’autorità professionale conferisce al professionista un monopolio di giudizio”
(E. Greenwood)
COMPLIANCE VERSUS CONSENSO
• Accettazione incondizionata delle cure e degli interventi
• Ospedalizzazione
• “Ignoranza” sugli effetti e sugli esiti dei trattamenti…
COMPLIANCE VERSUS CONSENSO
• Paternalismo, atteggiamento benevolo di fondo … ha fatto insorgere dubbi sulla possibilità che altri potessero valutare e decidere
• Tutto ciò ha generato un percorso attraverso il quale si è passati dal modello del paziente a quello dell’ utente e di conseguenza dalla compliance al consenso
COMPLIANCE VERSUS CONSENSO
• Status di utente … rapporto alla pari con l’operatore sanitario
• Vuole vedere soddisfatta la sua esigenza-diritto all’informazione, alla partecipazione al processo decisionale …
• L’operatore sanitario non è più autorizzato a decidere per l’utente, ma deve chiedere a lui di attenersi alle sue scelte
Dilemma etico nella pratica quotidiana:
• Difficoltà, problematicità nella scelta di un comportamento eticamente corretto (2 principi entrano in conflitto)
• Valori morali o convinzioni personali entrano in conflitto con i valori-diritti dell’utente e/o con gli obblighi professionali
Dilemma etico nella pratica quotidiana:
• La soluzione non può scaturire da una
meccanica, un’automatica applicazione dei
principi universali !
• Riflessione, discussione in équipe
• Esaminare gli elementi reali e particolari
della situazione.
• Percorso metodologico di analisi etica del caso
DILEMMA ETICO?• Importante, utile, avere dei principi di riferimento, non assoluti, guide per assunzione decisioni e compiere azioni morali
• Pratica medica, infermieristica, ha individuato alcuni principi fondamentali per lo sviluppo del giudizio etico che sono entrati nel linguaggio internazionale della bioetica medica
DILEMMA ETICO?
Prima di predisporre un qualsiasi intervento, interrogarsi, attingendo informazioni dalle FONTI normative se esistono, da quelle deontologiche che vincolano ed orientano le nostre scelte
FONTI
Normative
Etiche
Deontologiche
Morali
per cercare soluzioni che vadano a vantaggio della persona
DILEMMA ETICO?
Analisi deve essere METODOLOGICAMENTE CORRETTA:a) garantire che vengano prese in considerazione tutte le differenti visioni del problema, nonché le conseguenze …b) ogni operatore sanitario deve saper sviluppare capacità di analisi e riflessione sulle questione etiche, in modo da poter interagire con i colleghi in modo corretto apportando il suo contributo nel servizio
Problem solving1) Riconoscere il problema
2) Raccogliere dati
3) Identificare quali siano i valori in gioco
4) Confrontare le norme
5) Analizzare il problema in base ai principi
etici
6) Decidere secondo coscienza
7) Agire
8) Riflettere su ciò che si è fatto
DILEMMA ETICO?
Comitati etici: organi di consultazione eriferimento per problemi etici nellapratica clinica o ricerca biomedica
Obiettivi: - tutela diritti- sicurezza e benessere dei
soggetti partecipanti asperimentazioni cliniche
FONTI
1) ETICA
2) DIRITTO
3) DEONTOLOGIA
1) ETICA = “ethos”:comportamento, costume, consuetudine
Branca della filosofia che studia i fondamenti oggettivi e razionali che consentono di assegnare ai comportamenti umani uno stato deontico, ovvero la distinzione fra ciò che è buono e ciò che non lo è, fra moralmente leciti o inappropriati
ETICA
• I fondamenti sono OGGETTIVI e non soggettivi e sono altresì RAZIONALI e non emotivi, emozionali
• Permette la distinzione fra comportamenti umani buoni, giusti, moralmente leciti, rispetto a quelli ritenuti cattivi o moralmente inappropriati
ETICA
• Si pone quindi come una CORNICE di RIFERIMENTO, fissa dei canoni, dei confini entro cui possiamo agire
• E’ riflessione che si sviluppa per giungere ad esprimere un giudizio di valore, di giusto-ingiusto, in ordine ad un determinato comportamento
ETICA
Giustificazione razionale delle valutazioni morali:
tentativo di fornire le ragioni per cui esprimiamo una certa valutazione e quindi il perché adottiamo una certa
condotta
ETICA
• Concezione dell’etica: insieme di ragioni che ispirano o dovrebbero ispirare le azioni umane
• Intesa come conoscenza, scelta personale di criteri, come il bene il giusto, il corretto da porre alla base del nostro operare quotidiano
ETICA
• E’ la tendenza umana a fare il “bene”, ad agire per il bene dell’altro
• “Bene” : tutto ciò che agli individui appare desiderabile e considerato come fine ultimo da raggiungere(aspetto etico)
• “Azione buona”, “fare del bene”… azioni che rispondono a regole morali
ETICA
Si occupa di:
• principi
• valori
• diritti e doveri
• coscienza
• scelte, comportamenti reali, quotidiani
ETICA
• Ci dice quali sono i comportamenti ritenuti buoni e quelli non buoni
• Ci aiuta ad orientarci nelle scelte nella realtà di tutti i giorni
ETICA• Non conoscenza astratta di norme e principi che regolano il nostro lavoro …
• … pratica quotidiana nei comportamenti e nella concretezza
• Considerare le persone nella loro interezza e unicità, ognuno portatore di valori e principi che hanno pari dignità ed autorevolezza anche se differenti dai miei, purchè non lesivi di quei valori universali propri di ogni uomo
ETICA
• Comprende tutti quei comportamenti che caratterizzano una professione e che in quanto tale promuove un’attitudine alla dedizione a certi valori e gerarchie di valori
• Può essere descrittiva se descrive un comportamento
• Normativa o prescrittiva se fornisce indicazioni
ETICA
Insieme di comportamenti vissuti in una cultura per poi diventare propriamente etica: riflessione critica sui comportamenti vissuti
Non registra solo i comportamenti, ma li analizza elaborando norme comportamentali condivise dal gruppo sociale
ETICA
• Un comportamento etico implica riflettere sulle azioni che hanno come effetto il “bene” delle persone che siamo chiamati ad assistere nel nostro lavoro di tutti i giorni
• … una riflessione critica sui comportamenti
ETICA
Disciplina che trova specificità nell’occuparsi dell’uomo e dei suoi bisogni di salute, promuovendo
l’autonomia personale, andando ad attivare le risorse della persona che
ci è affidata
ETICA e MORALE
Il termine etica, così come moralità, è usato in relazione a cosa sia giusto e cosa sbagliato rispetto ad un’azione, una decisione e spesso utilizzati come sinonimi…. il confine è labile
MORALE: ( “Mos”= costume, abitudine, equivalente latino della parola etica)
• Modo di agire e di comportarsi di un singolo individuo o di un determinato gruppo umano, in un tempo ed in luogo specifico
• Insieme di valori, ideali, norme, costumi che regolano il vivere sociale, ritenuti buoni per cui socialmente accettati e condivisi
MORALE
• Indica l’insieme di quei valori, norme e costumi individuali o gruppali
(Si preferisce usare il termine etica per fare riferimento all’intento razionale, filosofico, di fondare lamorale intesa come disciplina)
ETICA e MORALE
• Etica: tentativo di giustificare razionalmente tali valori ed ideali
• Teoria ragionata del bene e del male, dei valori e dei giudizi morali
• Momento di riflessione sul valore delle azioni umane
• Ricerca fondamento di liceità sulle norme fondamentali che regolano l’agire umano
ETICA e MORALE
Riassumibili come:
ricerca del senso direttivo
dell’agire
ETICA
• Mira al convincimento interiore
• Mira all’universalità in tutte le società
• Vale in tutti i tempi
ETICA
• Riguarda l’individuo
• Garante è la sua coscienza
VALORE
• Criterio di giudizio utilizzato nelle scelte
• Riguarda più aspetti:
morale, culturale, professionale…
• Valori e comportamenti…
VALORE
• Tutto ciò che è degno di apprezzamento in ambito etico; mutevole a seconda degli individui e delle epoche storiche
• Linguaggio comune: tutto ciò che è riconosciuto degno di apprezzamento e dunque desiderabile eticamente in quanto vero, buono, bello…
VALORE
• Designa ciò per cui una cosa è degna di essere perseguita nelle scelte personali e difesa, apprezzata, condivisa dalle norme sociali
• Ogni persona ha una sua “scala divalori”, gerarchica, modificabile. E’ la visione della vita di un uomo, di un gruppo
• Valore come guida: solo se interiorizzato! (contraddizione)
VALORE
• I comportamenti quotidiani, le scelte, le azioni, rispondono ai valori
• Le dinamiche relazionali interpersonali sono conseguenza, manifestazione, del nostro sistema valoriale che deve essere responsabilmente assunto
L’uomo: soggetto etico, porta in sé valori di riferimento che ha acquisito: educazione parentale ambiente contesto dove è nato e cresciuto religione di appartenenza relazioni significative con gli altri esperienza etc…
VALORI
• Individuo e società cambiano “voltomorale” a seconda dei valori che sono posti al centro
• Soggetti all’evoluzione storica, alle condizioni di vita materiale e culturale
• Pluralismo etico nella società: coesistenza di persone che esprimono giudizi morali e comportamenti diversi
PRINCIPI e VALORI
• I principi e i valori etici a cui facciamo riferimento nella nostra vita quotidiana non sono sempre valori morali universali …
• Benché richiamino a concetti come l’eguaglianza, la libertà, la giustizia, l’autodeterminazione, non sono, nella politica mondiale, termini a cui tutti i popoli guardano con eguale riferimento quando agiscono nei confronti di altri individui
UNIVERSALITA’ di VALORI
Il concetto di UNIVERSALITA’ dei valori morali è evidenziato nella DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL’UOMO dell’ONU del 1948… Problemi e difficoltà … molteplici aspetti culturali … diverse aspirazioni dei paesi che alla dichiarazione hanno partecipato …
UNIVERSALITA’ di VALORI
• La difficoltà di ragionare su di un terreno comune, rispetto ad alcuni principi e valori morali, non è così lontana dal nostro vissuto…
• Ogni giorno è difficile trovare un “accordo universale” fra uomini…
• Flussi migratori… culture, religioni, profondamente differenti dalla nostra e con le quali dobbiamo però interagire quotidianamente
UNIVERSALITA’ di VALORI
• L’incontro con l’altro non è il più delle volte volontario, ma predeterminato da altre situazioni, nel nostro caso la malattia, il disagio …
• Relazionarsi con persone che ci pongono di fronte a questioni, dilemmi, richieste, situazioni che impegnano la nostra coscienza ed il nostro modo di agire
• Mediazione fra quelli che sono i nostri principi e valori ed i loro
VALORI e COMPORTAMENTI
• COERENZA fra valori e comportamenti
• Coerenza e congruità facilitano il “pensare etico”
• Maggiore credibilità
VALORI e COMPORTAMENTI…
Alcuni di questi comportamenti sono ritenuti positivi dalla società e dalla cultura, altri sono regolamentati da leggi dello Stato…
(Italia: vietata l’eutanasia, la morte anticipata e programmata anche in situazioni di profonda sofferenza o per un sentimento di estrema pietà…)
VALORI e COMPORTAMENTI…
Condivisi nella cultura contemporanea, sanciti dall’ordinamento giuridico come riferimento etico
Costituzione: C. di valori persona umana è centrale garanzia diritti inviolabili dell’uomo eguale dignità umana sulla quale si fondano
i diritti, riconosciuti e garantiti
VALORI e COMPORTAMENTI…
Altre regole comportamentali le troviamo:
Codici deontologici
Carta dei diritti dell’uomo
Carta dei diritti del malato
Carta dei servizi sanitari
etc
L’UOMO è un insieme di aspetti…
Quest’ultimi rendono un uomo diverso dall’altro, non solo per l’aspetto fisico e biologico, ma per gli aspetti soprattutto spirituali, culturali che si esprimono attraverso parole come:
libertà autocoscienzamorale credo religioso aspirazioni ed obiettivi rapporti con gli altri
ETICA
… è soprattutto la parte più intima dell’uomo soggetta a riflessione … l’individuazione di quei principi, di quei valori etici fondamentali che sono condivisi e rispettati da tutti gli individui anche se appartenenti a culture e società diverse fra loro
ETICA
• Ogni essere umano un essere etico poiché possiede dentro di sé la capacità di riflettere e discernere su ciò che lo spinge o meno a fare una scelta
• L’etica è l’essenza dell’essere umano, è ciò che maggiormente lo connota come tale, tutte le professioni che si occupano dell’uomo non possono non prenderla in considerazione nella sua accezione più ampia
AGIRE ETICO… due momenti
a) Analisi introspettiva e riflessiva
b) Esteriorizzazione dei comportamenti
e delle azioni
• Coerenza fra comportamento e valore
• Agire etico quotidiano aumenta la credibilità dell’operatore, stimolo all’emulazione…
a) PROCESSO RIFLESSIVOIdeale professionale = “bene” del paziente
• Senso morale
• Giustizia
• Valori
• Principi
Imprescindibile dall’esercitare una
professione qualitativamente
accettabile
b) ESTERIORIZZAZIONE DI AZIONICOMPORTAMENTI
PROCESSO DECISIONALE
• Conoscenze tecniche
• Responsabilità
• Competenze
• Abilità personali
• Obiettivi
• Budget
• Ambiente
AGIRE in MANIERA ETICA…
Per gli operatori significa che i valori, umani e morali, universalmente riconosciuti, sono stati introiettati profondamente nella nostra vita e tradotti in comportamenti pratici nell’attività assistenziale
AGIRE in MANIERA ETICA…
• Riflessione continua, scoperta, attenzione, qualità nelle prestazioni, ma anche cambiamento, non è detto che ciò che oggi va bene andrà bene anche in futuro
• Le regole non sono rigide e definitive … l’impegno di doversi adattare a nuove situazioni, a nuovi dilemmi …
AGIRE in MANIERA ETICA…
Sebbene rimangono invariati i valori di riferimento, cambia il nostro modo di agire, di approcciarci di fronte all’evoluzione delle conoscenze scientifiche, ai cambiamenti della società, alle esigenze sempre nuove degli individui
2) DIRITTO
E’ l’insieme di norme a carattere prescrittivo che la legge impone all’obbligo, al rispetto per tutti i cittadini
Chi le infrange è soggetto a sanzioni così come stabilite dalla legge e punito dagli organi competenti dello Stato che ad essi sono preposti
DIRITTO
• E’ la normativa costituzionale, civile e penale
• Nel contesto lavorativo dobbiamo anche riferirci alle normativa vigente in campo amministrativo e disciplinare riguardante il lavoro
DIRITTO
• E’ prescrittivo
• Prevede l’adesione esteriore
• E’ locale
DIRITTO
• E’ di un popolo …• Vale in quel momento• In giurisprudenza segna l’interpretazione della legge in situazioni concrete
• E’ in continua evoluzione
DIRITTO
• Riguarda i cittadini …
• Garante è lo Stato
3) DEONTOLOGIA = o etica deontologica, “deon” = dovere
• Complesso di norme etico-sociali concerneti un gruppo professionale
• Mira a disciplinare i comportamenti che si devono tenere nello svolgimento dell’attività professionale
• Insieme di principi e doveri che i professionisti devono rispettare nell’esercizio professionale a tutela propria e dei propri clienti
DEONTOLOGIA
Dall’anno 2000 anche l’OSS possiede un documento, approvato dalla Giunta Provinciale di Trento, in cui sono fissati gli specifici orientamento deontologici per tale operatore
DEONTOLOGIA
• La deontologia si pone a metà fra il diritto e l’etica
• Da una parte si basa sui diritti etici e ne usa e sviluppa il linguaggio, dall’altro regolamenta il comportamento del professionista con norme prescrittive e ne sanziona le azioni non conformi attraverso gli Ordini i Collegi
DEONTOLOGIA
• Riguarda i professionisti
• Garanti sono gli Ordini e i Collegi
(enti di diritto pubblico il cui compito è la tutela della qualità di una professione)
DEONTOLOGIA PROFESSIONALE
• L’insieme di regole comportamentali,di norme etico-sociali, il cosiddetto “ codice etico,” di una specifica categoria professionale
• Mira a disciplinare i comportamenti che si devono tenere nello svolgimento dell’attività professionale
DEONTOLOGIA PROFESSIONALE
L’insieme dei principi e dei doveri che i professionisti devono rispettare nell’esercizio della loro professione a tutela propria e dei loro clienti
(I medici, gli infermieri, gli avvocati, devono, nell’esercizio della loro professione, attenersi ad un codice comportamentale il cui scopo è quello di non ledere la dignità o la salute del soggetto)
DEONTOLOGIA PROFESSIONALE
• Approfondisce, garantisce e rafforza l’ethos
• Serve più da guida che da controllo
• Guida il professionista nello sviluppo della propria identità
• E’ l’insieme di criteri, di norme su ciò che si deve farlo e come farlo
DEONTOLOGIA PROFESSIONALE
• E’ una scelta per l’autodeterminazione dei gruppi sociali
• E’ l’espressione dell’etica professionale in quanto traduce le istanze morali delle prestazioni e della attività professionali, specialmente per ciò che riguarda i destinatari delle medesime
CODICE DEONTOLOGICO
E’ l’insieme delle regole di
comportamento e della deontologia
professionale di una categoria,
sotto forma di articoli
CODICE DEONTOLOGICO
• Corpus di regole di autodisciplina a cui conformarsi
• In linea di principio indipendenti sia dall’etica, sia dalle legge, predeterminate dai professionisti al fine di garantire il buon funzionamento sociale della professione
CODICE DEONTOLOGICO
Vincolante per tutti gli appartenenti a quel determinato gruppo o “ordine” professionale che a tali norme devono conformare la propria condotta professionale
CODICE DEONTOLOGICO
• Violazioni: comportano provvedimenti di diversa severità che vanno dalle ammonizioni sino alla sospensione temporanea o alla radiazione dall’albo
• Alcune di queste norme, previste dai C.D., costituiscono OBBLIGHI GIURIDICI ben precisi, riconosciuti dalle legge vigente
CODICE DEONTOLOGICO
• Le sanzioni delle infrazioni alla deontologia non sono né di natura morale (colpa), né giuridica (crimine)
• Carattere disciplinare• C.D. non è una fonte primaria di diritto, ma ha un carattere extragiuridico che impegna i membri del gruppo professionale al suo rispetto
3 AMBITI:
• NORMA DEONTOLOGICA
• NORMA GIURIDICA
• NORMA ETICA
NORMA DEONTOLOGICA
• Caratteristica di una precisa professione
• Deriva dalle tradizioni, dalle singole espressioni che una professione porta con sé, ma anche dalla specificità delle responsabilità morali a cui quella professione deve sottostare
NORMA DEONTOLOGICA
Si richiama fortemente alle direttive, alle linee guida e agli orientamenti, in campo morale, dei Comitati centrali per la bioetica che esprimono pareri su alcune situazioni…
NORMA DEONTOLOGICA
Una norma deontologica non può e non è mai in contrasto con una legge vigente delloStato, anche se può entrarvi in collisione
NORMA DEONTOLOGICA
CLAUSOLA di COSCIENZA
(articolo 8 c.d. infermieri 2009, Comitato di Bioetica, 2004)
“Pillola del giorno dopo”
NORMA DEONTOLOGICA
Pronunciamento in merito alla legittimità, da parte dell’operatore sanitario, di ricorrere all’obiezione di coscienza in caso di prescrizione e /o somministrazione della medesima
C. Di C., un principio guida al quale far ispirare un comportamento etico nel caso in cui non sia riconosciuta dalla legge
NORMA DEONTOLOGICA
OBIEZIONE di COSCIENZA:
è un fenomeno etico
un diritto personale ed inalienabile della persone a seguire la propria coscienza in piena libertà e senza costrizioni, sempre salvaguardando il bene comune
NORMA DEONTOLOGICA
• Non entra in collisione con la legge…
(IVG, 1978)
• C. D. dei medici proclama la non disponibilità di quest’ultimo all’IVG se non nei termini previsti dalla legge
• Opportunità di avvalersi dell’obiezione di coscienza
NORMA DEONTOLOGICA
• Riguarda i professionisti di una determinata categoria
• I garanti sono gli Ordini e i Collegi
• Benché non una vera legge, andandosi a situare fra questa e l’etica, regolamenta e norma i comportamenti dei professionisti come lo fosse
NORMA DEONTOLOGICA
• E’ la dimensione etica dell’agire morale di un professionista
• Espressione del carattere umanitario di tutte le professioni sanitarie
NORMA GIURIDICA
• Si richiama alla Costituzione italiana, alle leggi vigenti, ai regolamenti
• Riguarda i cittadini, garante è lo Stato
• E’ prescrittiva, prescrive un comportamento, un atteggiamento, prevedendone l’adesione esteriore
NORMA GIURIDICA
• E’ locale, vale solo all’interno dei confini di quel paese
• Vale in uno specifico momento, può essere modificata
• La giurisprudenza è in costante evoluzione e permette l’interpretazione della legge nei casi concreti
NORMA GIURIDICA
• Non tutto è includibile in una norma…
• Spesso la regolamentazione avviene in una fase successiva al dibattito etico e deontologico
NORMA GIURIDICA
Procreazione assistita:
• Usa, coppia di coniugi…
• Inseminazione da banca del seme…
• Affitto dell’utero
• Legislazione per il riconoscimento di paternità e maternità!
NORMA ETICA• Deriva dai valori morali insiti e profondi di una professione, sottolineandone le qualità morali dell’agire quotidiano
• Riguarda l’individuo e la sua coscienza; non vi sono garanti esterni
• Essa mira al convincimento interiore, all’universalità di alcuni principi in ogni società ed è valevole in tutti i tempi
PENSARE ETICO
• … Partire da un’analisi, da una riflessione introspettiva, su come debba essere esercitata una professione
• Seconda fase è l’esteriorizzazionedei comportamenti e delle azioni, ovvero le decisioni operative e relazionali
PROCESSO RIFLESSIVO
• Ideale professionale:
il “BENE” del PAZIENTE
• Senso morale, giustizia, valori, principi
Da esso discende il :
PENSARE ETICO e il PROCESSO DECISIONALE
dato da:
responsabilità
competenze
conoscenze
obiettivi
ambiente
budget
ETICA e DEONTOLOGIA
L’etica caratterizza e dà forza alla deontologia professionale, garantendone la qualità dell’intervento, sia di carattere tecnico, sia relazionale o educativo
ETICA e DEONTOLOGIA
Non vi può essere regola deontologica se prima non si è riflettuto su quali siano i valori morali che una professione si è data e persegue, nello sviluppo della specifica identità professionale e nel rispetto della persona assistita
ASL PESCARACORSO di FORMAZIONE per
OPERATORE SOCIO SANITARIO
FONTI NORMATIVE E
LINEE GUIDA
Età dei diritti (N.Bobbio)
“ Dei diritti dell’uomo si è parlato e si continua a parlare… molto più di quel che si sia riusciti finora a fare per riconoscerli e proteggerli effettivamente, cioè per trasformare aspirazioni, nobili ma vaghe, richieste giuste ma deboli, in diritti in senso proprio”
DIRITTI UMANI
Bisogni essenziali della persona che devono essere soddisfatti
affinchè la stessa possa realizzarsi dignitosamente nell’integralità delle sue
componenti materiali e spirituali
DIRITTI UMANI
In ragione della ESSENZIALITA’,la legge riconosce questi bisogni come DIRITTI FONDAMENTALIe fa obbligo sia alle pubbliche istituzioni, a cominciare da quelle dello stato, sia agli stessi titolari dei diritti, di RISPETTARLI
DIRITTI UMANI
• Non sono una creazione, un artificio legalistico!
• Dato preesistente la legge scritta e pertanto non può da questa né essere creata, né essere scritta
• RICONOSCIMENTO !
• I diritti umani appartengono al “patrimonio genetico” di ogni individuo e non sono un accessorio !
ETICA DEI DIRITTI
Identifica la riflessione sui diritti degli utenti che la
società, cosiddetta civile, ha posto in risalto nel tempo e
nella storia
ETICA DEI DIRITTI
• Quali sono le leggi, le norme, le linee guida che la società si è data per vedere rispettati i diritti di tutti quei cittadini che ne fanno parte
• Quali sono le modalità di approccio assistenziale che hanno come obiettivo il rispetto dei diritti della persona anche in situazioni di complessità elevata
“Protetti” a livello costituzionale e/o a livello
internazionale dalle dichiarazioni dei diritti
Campo sempre più ampio:
libertà civili (persona e sue attività)
diritti politici (partecipazione vita dello stato)
diritti economici-sociali-culturali
diritti di solidarietà (delle minoranze e dei
popoli; diritti collettivi: d. alla pace, allo
sviluppo, all’ambiente)
DIRITTI UMANI
Ambito ideologico-normativo in rapidaespansione, obiettivo preciso:
ACCRESCERE LA SALVAGUARDIA DELLA DIGNITA’ DELLA PERSONA
Essenza dottrina diritti umani è il concetto diDIGNITA’
Dopo 2°guerra mondiale
• Riconoscimento giuridico internazionale dei diritti umani
• Adozione degli stessi nelle Costituzioni democratiche in forma sempre più specifica ed avanzata
Dopo 2°guerra mondiale
Posti in essere strumenti volti a proteggere i diritti fondamentali dell’UOMO in QUANTO TALE, cioè PERSONA UMANA e non in
quanto cittadino, diritti riconosciuti a tutti indistintamente
Riconoscimento giuridico internazionale diritti umani
• 1945: Carta delle Nazioni Unite, istituzione ONU
• 1948 Dichiarazione universale diritti dell’uomo: lista dei diritti civili, politici,economici, sociali e culturali della persona
Dichiarazione universale diritti dell’uomo: assunto
“Tutti gli uomini nascono liberi ed eguali in dignità e diritti
Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni
verso gli altri in spirito di fratellanza”
(art. 1)
Dichiarazione universale diritti dell’uomo
Risoluzione = raccomandazione!Non legge internazionale,
dichiarazione è priva di effettiobbligatori
Importanza etico-politica enorme, prima tappa della codificazione
dei diritti dell’uomo
DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL’UOMO
Una delle fonti basilari da cui
partire per parlare di
quest’ampio universo
rappresentato dai diritti
dell’uomo
DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL’UOMO
10 dicembre 1948Assemblea Generale delle Nazioni Unite … approvò e proclamò la D. dei D. dell’U. in difesa di quei valori ritenuti universali per la totalità degli uomini, indipendentemente dall’appartenenza etnica, culturale e religiosa
DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL’UOMO
Processo lungo … difficoltà nella stesura … governanti dei paesi, hanno dovuto trovare un punto d’incontro comune …
concezioni filosofiche differenti e a volte diametralmente opposte
(USA; INDIA ; URSS (ex) …)
DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL’UOMO
Nonostante le molteplici difficoltà iniziali la dichiarazione è diventata un caposaldo, il fulcro, di ogni riflessione inerente i diritti dell’uomo in tutto il mondo moderno, ma anche delle decisioni pratiche da porre in essere per quelle azioni che coinvolgono gli esseri umani
DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL’UOMO
• Non più una concezione stato-centrica, ma una nuova,centrata sull’uomo
• Gli articoli facenti parte la dichiarazione sono 30…
DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL’UOMO
Preambolo: l’accento al riconoscimento della DIGNITA’ a tutti i membri della “famiglia umana” e l’inalienabilità dei loro diritti, eguali per tutti
Tale dignità costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo
DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL’UOMO
LIBERTA’ :
• di credo
• dal timore del bisogno…
• come più alta aspirazione umana
DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL’UOMO
La D. come ideale da perseguire per ogni stato, per
ogni nazione, che deve salvaguardare tali diritti anche
tramite la legislazione, le norme giuridiche
DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL’UOMO
Ogni INDIVIDUO ha diritto, senza distinzione alcuna di razza, colore, sesso, lingua religione, opinione politica, origine nazionale, sociale, di nascita:
• alla vita
• alla libertà di pensiero, coscienza, religione, opinione, espressione
• alla sicurezza della propria persona
DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL’UOMO
• al riconoscimento della personalità giuridica
• rispetto della vita privata
• ad un tenore di vita dignitoso per sé e per la propria famiglia
• Alla Dichiarazione universale sono seguite sempre più articolate “convenzioni giuridiche” internazionali, sia sul piano mondiale, sia sul piano continentale
• Convenzioni giuridiche specifiche: discriminazione razziale, tortura, bambini, donna, disabilità (ratifica Italia 2009)
• 2000 Carta dei diritti fondamentali dell’UE, dal 2009 giuridicamente vincolante
COSTITUZIONE della REPUBBLICA ITALIANA
Fonte molto importante per ciò che concerne i diritti dell’uomo e del
cittadino italiano
… tre gli articoli che enfatizzano sui diritti inviolabili significativi anche in
ambito sanitario e assistenziale:
art n. 2, 3 e 32
COSTITUZIONE della REPUBBLICA ITALIANA
ART 2:
“La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili
dell’uomo…”
COSTITUZIONE della REPUBBLICA ITALIANA
La legge fondamentale del nostro Stato
ha come principio il rispetto dei diritti
dell’uomo radicati in una concezione
antropologica di carattere umanistico:
tutti gli uomini hanno un corredo essenziale di diritti perché hanno
pari dignità
COSTITUZIONE della REPUBBLICA ITALIANA
Tradizione storica e filosofica …GIUSNATURALISMO
l’idea di fondo è l’esistenza di diritti naturali, cioè appartenenti per natura
all’uomo che precedono l’esistenza dello Stato, che quindi non li crea, ma li deve semplicemente riconoscere e
soprattutto garantire
COSTITUZIONE della REPUBBLICA ITALIANA
I diritti naturali, proprio perché costitutivi della natura umana, non
sono legati alla cittadinanza specifica, appartengono agli italiani non perché
tali, ma perché uomini
Ciò è importante perché lo stato è obbligato a garantirli a tutti evitando
la deriva nazionalistica
COSTITUZIONE della REPUBBLICA ITALIANA
Il riconoscimento e la garanzia dei diritti non vale solo per l’individuo
considerato singolarmente, ma anche inserito nei contesti sociali
(ambito dei diritti sociali)
L’art. 2 rimanda chiaramente alla Dichiarazione Nazioni Unite
COSTITUZIONE della REPUBBLICA ITALIANA
ART. 3
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di
opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”
COSTITUZIONE della REPUBBLICA ITALIANA
Compito dello Stato è la rimozione di tutti gli ostacoli economici e sociali che limitano di fatto la
libertà e l’eguaglianza …
COSTITUZIONE della REPUBBLICA ITALIANA
ART 32 :
“La Repubblica tutela la salute come diritto fondamentale
dell’individuo e nell’interesse della comunità e garantisce cure gratuite agli indigenti”
COSTITUZIONE della REPUBBLICA ITALIANA
Nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario …Inviolabilità del diritto alla salute e alla libertà di scelta rispetto a questioni inerenti la vita personale, a meno che non sussistano obblighi di legge(TSO, malattie infettive, etc, bene collettivo deve essere prioritario rispetto a quello del singolo )
ART 32
Si parla di individuo, non di cittadino!
Salute fruibile nella sua accezione
più ampia
Generale diritto alla vita e all’integrità fisica
La Repubblica tutela la SALUTE…
• Diritto inalienabile dell’individuo
• Appartiene all’uomo in quanto tale
• Deriva dal più universale diritto alla vita e all’integrità fisica di cui rappresenta una delle declinazioni positive
• S.è situazione oggettiva da tutelare
La Repubblica tutela la SALUTE…
• S. come fondamentale diritto verso lo Stato chiamato a predisporre mezzi e programmi …
• Art. 32: diritto alla libertà
individuale… Cure gratuite agli indigenti. Tutela della salute come elevazione della dignità sociale ed interesse collettività
SALUTE
• Definizione OMS: ampio concetto di ben-essere nelle tre dimensioni della vita
• Dichiarazione di Alma-Ata (1978): salute come obiettivo sociale fondamentale, responsabilità dei governi
• Carta di Ottawa (1986): salute come risorsa fondamentale per raggiungere ben-essere individuale e collettivo
SALUTE
• Ampio concetto. Visione olistica, integrale, di ben-essere individuale e collettivo
• Bene essenziale per sviluppo sociale, economico, personale
• Aspetto fondamentale qualità della vita
• Determinanti salute, modificabili e non (fattori ambientali, sociali, economici, stili di vita, disponibilità e accesso a servizi di qualità)
COSTITUZIONE della REPUBBLICA ITALIANA
Altri articoli fanno riferimento a diritti quali :
• dignità
• rispetto fede religiosa
• riservatezza delle comunicazioni
• libertà personale
• inviolabilità del domicilio
COSTITUZIONE della REPUBBLICA ITALIANA
Articoli 13. 16, 17, 21
riferibili ai cosiddetti
DIRITTI CIVILI o diritti di libertà
=
insieme di libertà e prerogative garantite al cittadino dallo Stato a cui
appartiene (singolo o assiciazioni)
DIRITTI CIVILI
Garanti, per il cittadino, dell’intangibilità della sua libertà, dalla quale deve essere esclusa
qualsiasi intromissione da parte dello Stato
DIRITTI DEGLI UTENTI
Negli ultimi trent’anni si sono andate costituendo e concretizzandosi una
serie di azioni che hanno come scopo basilare la TUTELA dei DIRITTI
FONDAMENTALI dei CITTADINI, che per svariate motivazioni, si
trovino a dover accedere al SSN e ai suoi presidi, oppure a strutture che
accolgono persone anziane o portatrici di handicapp…etc
DIRITTI DEGLI UTENTI
CARTE dei DIRITTI del MALATO, hanno seguito questa crescita
esponenziale, andando a vigilare, sorvegliare, le eventuali situazioni in cui si ravvisino casi di negligenza,
omissione dei diritti, etc
DIRITTI DEGLI UTENTI
Responsabilità ravvisabili a livello:
1) legislativo, se non sufficientemente consono a regolamentare diritti e doveri delle persone
2) individuale, come operatore sanitario;
3) organizzativo, quando il suo operato non pone al centro, come priorità assoluta, la persona e il suo bisogno
D.Leg. 502/1992
• Istituzione delle aziende sanitarie locali e delle aziende ospedaliere
• Sistema organizzativo dei servizi
D.Leg. 502/1992
Ha effettuato un riordino per ciò che concerne la disciplina in ambito sanitario …
Chiaro il riferimento ad un sistema organizzativo dei servizi a supporto e miglioramento della prestazioni e della tutela dei diritti dei cittadini
D.Leg. 502/1992
“Clienti”: consapevolezza che le persone si
rivolgono alle strutture sanitarie, socio
sanitarie per ricevere:
• servizio affidabile
• facoltà di scelta fra le diverse opzioni ed
orientamenti della struttura
Cliente-Persona: chi esprime un bisogno
Cliente-Cittadino: chi è portatore di diritti
inerenti la salute e doveri verso a collettività
Persona come paziente,
unica dimensione: passiva vs consapevolezza e partecipazione =
attore delle scelte
Persona come utente,
contenerla in un unico ruolo: mero usufruitore di un servizio
CITTADINO-UTENTE
Mutata sensibilità nel rapporto medico-paziente
D.L. 502/1992
• Centrale il problema della valutazione
qualitativa dei servizi erogati alla
persona
• METODO di GARANZIA della
QUALITA’ offerta
• Assegna un ruolo forte agli enti
erogatori di servizi per orientare la
propria mission nel fornire una buona
qualità ai cittadini-utenti
D.L. 502/1992
La sanità, più di altre organizzazioni, deve poter
erogare servizi di qualità, in quanto offre servizi indispensabili per la totalità della popolazione
L. n. 241/90
Ottimizzazione servizi erogati
Principi di efficienza e trasparenza
Detta principi e stabilisce regole che valgono soprattutto nei rapporti fra cittadini ed
amministrazioni
L. n. 241/90
Nasce la CARTA DEI SERVIZI:
tutela dei cittadini-utenti
Non come semplice riconoscimento formale di garanzie, ma come
attribuzione ai medesimi di potere di controllo diretto sulla qualità dei
servizi erogati
CARTA DEI SERVIZI
Documento di ogni P.A. che è tenuta a fornire ai propri utenti
Fornisce modalità, criteri, strutture attraverso cui il servizio viene
attuato, diritti e doveri, modalità e tempi di partecipazione
Fondamentale per il principio di trasparenza
D.L. 502/1992
Art. 14:
ribaditi i temi cardine della Carta
dei Servizi in riferimento a materia
di partecipazione e tutela dei
diritti dei cittadini
D.L. 502/1992: art. 14:
• personalizzazione delle cure • umanizzazione• diritto all’informazione• indicatori di qualità • diritto al reclamo• impegno da parte delle ASL a rilevare e analizzare segnali di disservizio ed individuarne i responsabili
D.L. 502/1992
La verifica del rispetto degli standard individuati deve essere promossa
periodicamente e realizzata anche in collaborazione con le organizzazioni
dei privati cittadini
D.L. 502/1992
Lo Stato tutela, in questo modo, i cittadini che si trovano nelle
condizioni di dover accedere, a vario titolo, alle strutture poste
in essere dal SSN
CARTA dei SERVIZIPatto fra strutture del SSN e i
cittadini
Obiettivi generali:
l’incidere sul rapporto fra cittadini-utenti ed amministrazioni
eroganti servizi, andando ad individuare alcuni nodi importanti
su cui agire
CARTA dei SERVIZI
Nella parte dedicata ai suoi principi fondamentali, la Carta si richiama ad altri articoli della Costituzione italiana:
n.31, 33 e 34
CARTA dei SERVIZI
Benchè ogni ASL definisca delle proprie carte, specifiche per la propria realtà,tutti i modelli di Carta dei Servizi devono contenere dei principi fondamentali, stabiliti dalla direttiva citata, essi sono:
CARTA dei SERVIZI
EGUAGLIANZA:
di diritto all’accesso ai servizi
E’ vietata qualsiasi discriminazione nell’erogazione dei servizi e delle prestazioni per motivi legati a sesso, razza, lingua, religione,
opinioni politiche, condizioni psico-fisiche e socio-economiche
CARTA dei SERVIZI
IMPARZIALITA’:
i servizi, le prestazioni sanitarie, vengono erogati dall’ASL, tramite i suoi dipendenti, secondo criteri che rimandano ad obiettività,
equità, regolarità
Divieto di ingiustificate discriminazioni nell’erogazione
CARTA dei SERVIZI
CONTINUITA’:
Occorre garantire continuità e regolarità dei servizio anche quando
presenti situazioni particolari (tensioni sindacali, scioperi, etc) nel rispetto della deontologia professionale e dei principi stabiliti dalla legge italiana
(sanzionabile l’interruzione di servizio)
CARTA dei SERVIZI
DIRITTO DI SCELTA :
tra i diversi erogatori di servizio
Il cittadino è libero di scegliere dove farsi curare purchè
strutture comprese nel SSN
CARTA dei SERVIZI
PARTECIPAZIONE :
fa riferimento alla gestione partecipata, come previsto dalle
legge, di tutti i soggetti responsabili dell’attuazione della Carta dei servizi: la Direzione generale e sanitaria di una ASL, il personale in senso più
ampio, le organizzazioni di volontariato a tutela dei diritti
CARTA dei SERVIZI
EFFICACIA ED EFFICIENZA:Rapporto risultati ottenuti/obiettivi prefissati
Rapporto risorse impiegate/risultati ottenuti
CARTA dei SERVIZI: INDICATORI
Strumenti per l’autovalutazione e la verifica
dell’efficienza gestionale:
• Personalizzazione-umanizzazione delle cure
• Garanzia del diritto all’informazione
• Qualità delle prestazioni alberghiere
• Andamento attività di prevenzione
CARTA dei SERVIZI
• Per la particolare tipologia di prestazioni sanitarie che l’Azienda è tenuta ad offrire, deve avere un forte orientamento ad assicurare alti livelli di qualità che siano finalizzati alla diagnosi e alla terapia
• I criteri di efficienza e di efficacia utilizzano tutti gli strumenti idonei per un buon andamento del lavoro che comprenda la piena collaborazione di tutti
CARTA dei SERVIZI ASL PE Missione
• Promozione, mantenimento, miglioramento stato di salute, come diritto fondamentale della persona e interesse della collettività …
• Assicura disponibilità di accesso a diverse tipologie di assistenza, servizi, prestazioni.. nel rispetto di efficienza, economicità, efficacia …
CARTA dei SERVIZI ASL PE Visione, Obiettivi
• Perseguimento della tutela della salute…
• Realizzazione di un sistema organizzativo appropriato, efficiente, adeguato, di qualità, rispetto alle esigenza dei cittadini e dei loro bisogni
• Orientamento all’umanizzazione dell’assistenza e alla soddisfazione di cittadini ed operatori … ottimizzazione delle risorse
CARTA dei SERVIZI ASL PE
• Centralità del cittadino utente
• Soddisfazione del beneficiario
• Sviluppo di rapporti di fiducia e comprensione dei reciproci punti di vista
CARTA dei SERVIZI ASL PE
• Informativa sulle strutture e sui servizi
• Azienda sul territorio
• U.O., ambulatori e servizi, cure primarie
• Numeri di emergenza, P.S.
CARTA dei SERVIZI ASL PE Informazione, accoglienza e tutela
Diritti:
1) Cura, premura, attenzione, rispetto dignità e proprie convinzioni
2) Identificazione dei “curanti”
3) Informazione completa, comprensibile in merito a diagnosi, terapia, prognosi
CARTA dei SERVIZI ASL PE Informazione, accoglienza e tutela
4) Consenso informato al cliente
5) Segreto professionale
(dati sensibili)
6) Diritto al reclamo
CARTA dei SERVIZI ASL PE Informazione, accoglienza e tutela
Doveri(partecipazione diretta, rispetto verso
la comunità, miglioramento della qualità ):
1) Comportamento responsabile, rispetto degli altri, collaborazione
2) Rispetto degli ambienti, delle attrezzature
CARTA dei SERVIZI ASL PE Informazione, accoglienza e tutela
3) Comportamenti verso gli altri
4) Rispetto orari, riposo…
CARTA dei SERVIZI ASL PE
• Standard, impegni, programmi e strumenti di verifica
• Gruppo per la valutazione della qualità
• Formazione operatori: impegno certificazione UNI EN ISO 9000/2000 (2005) = sistemi gestione qualità
CARTA dei SERVIZI ASL PE
Programmi : Audit civico fra S.S. regione Abruzzo, Cittadinanza attiva,
=
forma di partecipazione dei cittadini per la valutazione qualitativa dei servizi
ASL PESCARACORSO di FORMAZIONE per
OPERATORE SOCIO SANITARIO
PRINCIPI ETICI E LAVORO QUOTIDIANO
Rapporto con l’utente…
Difficoltà…
Agire pensando al bene dell’utente:
“fare il bene dell’altro”
Accettare ciò che la persona vuole per
sé, rispettando e tutelando i diritti
degli utenti e se incongruenze?
Rapporto con l’utente…
Ogni nostro comportamento fa riferimento a principi
Nessuna scelta è agita se non confrontandosi, ragionando, sui
principi basilari della scelta stessa
Rapporto con l’utente…
Comportamenti degli operatori si basano su precisi principi di
riferimento
Non è possibile, non è efficace compiere un scelta se non si è
ragionato sui principi alla base di scelte e comportamenti …
Rapporto con l’utente…
Etica e principi di riferimento diventano il punto da cui
partire per prendere decisioni che riguardano noi stessi o gli
altri
L’analisi etica è necessaria :
1) chiaro conflitto tra due o più principi
2) competizione fra principi, uno è dominante sull’altro
3) situazioni che creano disagio morale all’operatore
4) situazioni di difficile definizione, non facile prendere decisioni eticamente giuste
Rapporto con l’utente…
Nel lavoro quotidiano situazioni di “crisi” fra utente ed operatore …
“Difficoltà” che dobbiamo risolvere nel più breve tempo possibile e nella maniera più efficace ed efficiente
Rapporto con l’utente…
La risoluzione dei problemi parte quasi sempre dagli operatori … convinti di agire
per il bene del paziente!
L’intenzione di fare del bene: relativa a ciò che noi pensiamo, non sempre corrisponde a
ciò che pensa l’utente
La nostra intenzionalità, benché supportata dalle migliori intenzioni, non sempre si
mostra in sintonia con quella altrui
Rapporto con l’utente…
Persona terminale chiede gli venga fatto tutto il possibile per salvarlo, ma non conosce la gravità della malattia …
Parenti non vorrebbero rianimarlo …
Medici non propensi all’accanimento terapeutico
Verità all’utente? Autonomia delle decisioni?
Famiglia? …
Rapporto con l’utente…
Rispetto e tutela dei diritti degli utenti: accettazione di ciò che la
persona desidera per sé … può essere in netto contrasto con il nostro modo di concepire il
beneNel contempo tener conto delle
proprie conoscenze e competenze scientifiche e professionali
Problemi più frequenti:
1) Visioni diverse
L’utente propone una soluzione ad un problema
diametralmente opposta all’operatore
Problemi più frequenti:
2) Priorità
L’utente classifica le sue priorità con una modalità incongrua, che lui ritiene
importanti, ma tali non sono per l’équipe assistenziale
Problemi più frequenti:
3) Problemi di accettazione
L’utente pone in essere delle soluzioni per risolvere i suoi problemi di salute, sociali, spirituali, di vita in genere, che non collimano con quelle
degli operatori
Problemi etici
La ricerca di ciò che sono le “giuste” azioni, quelle considerate “buone” in un determinato contesto, può far sorgere, nel personale deputato all’assistenza, tutta una serie di
interrogativi complessi di non semplice risoluzione
Problemi etici
Principi e conoscenze vs principi e richieste persona
1) assecondare l’utente mettendo a tacere i miei principi?
2) operare secondo quello che il mio modo di vedere il problema, non tenendo in considerazione ciò che
richiede l’utente ?
Problemi etici: che fare?
Ciò che mi chiede l’utente?
Ciò che mi suggerisce la mia coscienza e la mia esperienza?
Non faccio nulla perché ritengo di non avere la responsabilità ad
agire?
ETICA
Ricorrere ad un ragionamento etico, secondo una metodologia precisa e
definita, mi permette l’identificazione dei principi etici prevalenti in quel contesto ed in quella situazione
Aiuta a prevedere i risvolti positivi e negativi che da tale decisioni possono
scaturire
PRINCIPI
Al fine di un’attenta valutazione dei bisogni e delle soluzioni nella scelta
delle azioni da porre in essere, prima di iniziare una qualsiasi attività assistenziale, dobbiamo fare
riferimento a PRINCIPI basilari che ci permettono utili considerazioni e ci
indirizzano nella scelta
PRINCIPI
Non considerarli assoluti
Guide per assunzione decisioni e conseguenti azioni
Pratica medica-infermieristica, assistenziale, ha individuato alcuni
principi fondamentali per lo sviluppo del giudizio etico
PRINCIPI
E’ opportuno che una volta deciso il percorso da intraprendere
questo sia fatto dall’intero gruppo di lavoro e in maniera continuativa
(coerenza,continuità)
Simulazione
La sig.ra Rossi deve eseguire RCS
Procedure diffuse dal servizio di radiologia:
• pulizia intestinale il giorno precedente l’esame e la mattina dell’esame
• dieta leggera la sera
• digiuno il giorno dell’esame
Simulazione
Il giorno precedente l’OSS ed infermiere procedono per la toeletta intestinaleLa signora Rossi rifiuta: troppo traumatica L’infermiere e l’OSS, dopo essersi consultati, decidono di effettuare una preparazione più blanda
Simulazione
Il giorno successivo la sig.ra non può eseguire l’esame!!!
Non adeguatamente preparata
Simulazione
RISPETTO della VOLONTA’
dell’utente:
Principio di Autonomia
Rifiuto di espletare la preparazione
intestinale
perché ritenuta troppo traumatica
Simulazione
ASSECONDAMENTO, da parte degli operatori, della volontà dell’ utente per non arrecarle disagi
Il loro voler agire per il bene dell’utente:
Principio di Beneficità
Simulazione
Il NON aver potuto eseguire l’INDAGINE diagnostica si
ripercuote sull’utente stesso, ma anche sugli altri che vedono allungarsi i tempi di attesa:
Principio di Giustizia
• Gli operatori non hanno tenuto nella giusta considerazione le loro conoscenze circa le modalità di preparazione per una simile indagine diagnostica e l’importanza di seguire le linee guida indicate dal servizio
• Con il loro atteggiamento hanno arrecato comunque un disagio all’utente che dovrà ripetere l’esame
• Non si sono avvalsi della loro professionalità e responsabilità assistenziale
• Non hanno cercato di convincere l’utente cercando di spiegarle perché era necessario rispettare le procedure
• Allungato tempi di attesa per altri utenti
PRINCIPIO DI AUTONOMIA :
autos = sé nomos = legge
Riferita all’idea di autogovernoAutonoma capacità di operare una
scelta libera da imposizioni esterne
PRINCIPIO DI AUTONOMIA
• Diritto che compete alla persona di decidere responsabilmente se accettare o rifiutare un trattamento proposto
• Per l’operatore: agire in maniera rispettosa dell’utente e della sua dignità
PRINCIPIO DI AUTONOMIA
Aiutare la persona:prendere decisioni autonome,
ad autodeterminarsi circa le proprie volontà,
creare le condizioni ottimali per permettergli di esprimersi al meglio anche approvando o
rifiutando gli interventi, inerenti la sua salute, che gli vengono
proposti
PRINCIPIO DI AUTONOMIA
Rispetto della persona come soggetto autonomo
=
prendere atto che le loro scelte originano da valori e
convinzioni personali
PRINCIPIO DI AUTONOMIA
Si lega al diritto di ogni persona di:
essere informata
di dare il proprio consenso o meno alle decisioni mediche ed assistenziali che
la riguardano, consenso che deve sempre essere palesato prima di
qualsiasi intervento assistenziale e sanitario
PRINCIPIO DI AUTONOMIA
In nessuna situazione una persona deve subire la decisione altrui senza aver
dato il suo consenso
Nel contempo la medesima ha il diritto a ricevere tutti i dovuti trattamenti, necessari in quel momento, per curare
il suo stato di malattia
PRINCIPIO DI AUTONOMIA
Oltre al diritto al consenso e all’informazione, affinchè le persona si
renda consapevole circa le sue decisioni, si aggiunge un ulteriore
diritto, quello di RIFIUTARE le CURE MEDICHE, il diritto a decidere di
non farsi curare(tranne casi previsti per legge)
PRINCIPIO DI AUTONOMIA: problemi
Capacità variabili, da parte delle persone assistite, di essere autonome:
fattori limitanti interni: livello di coscienza, capacità mentale, età, etc
fattori limitanti esterni ambiente, disponibilità di risorse, quantità e qualità indicazioni offerte per compiere scelte
PRINCIPIO DI AUTONOMIA
… una riflessione
in ospedale, nelle strutture, scarsa informazione su ciò che si va a
compiere e soprattutto il perché una tale manovra o indagine diagnostica, viene a presentarsi come necessaria
PRINCIPIO DI AUTONOMIA
Informazione sufficiente ?
… accogliere paure, timori, rispondere alle domande
Spesso gli operatori che quotidianamente svolgono una
determinata attività pensano che sia routinaria, banale, così non è per
l’utente !!!
PRINCIPIO DI AUTONOMIA
Condividere con la persona paure, ansie, preoccupazioni, è un modo per rispettarla, per rispettare la sua autonomia, la sua libertà e la
sua dignità
Vuol anche dire considerarla nella sua unicità ed irripetibilità
PRINCIPIO DI AUTONOMIA
… un’eguale bisogno di salute
la risposta non può essere data in maniera uniforme, a tutti
indistintamente
… interventi basati sulla specifica persona
(Illness)
PRINCIPIO DI AUTONOMIA
… persona: suoi bisogni reali in una scala che non corrisponde alla nostra…
Rischio di soffocare la possibilità di espressione … o di opporsi ad una decisione proposta dall’operatore
PRINCIPIO DI AUTONOMIA:
RISPETTO DELLA PERSONA
Rapporto asimmetrico operatore-utente:
è il primo ad avere una forza maggiore!
… utilizzata non per trasformare l’utente in soggetto passivo!
Le conoscenze tecnico-scientifiche dell’operatore, la sua autorevolezza,
le abilità di cui dispone, devono servire non per manipolare una
situazione o ottenere un consenso, ma per permettere all’assistito di continuare a esser autonomo e
consapevole nelle decisioni
PRINCIPIO DI AUTONOMIA
• Stimolarlo nelle sue effettive capacità, non sostituirsi…
il pretesto: le cose fatte da noi saranno migliori ed in tempi più brevi
• Non infantilizzare l’assistito, evitare di utilizzare espressioni affettuose standardizzate che non tengano conto della sua peculiarità
• Comunicare ciò che si sta facendo
• Valutare le sue reazioni rispetto al nostro operato
• Garantirgli che possa, in ogni momento, esprimersi
PRINCIPIO DI AUTONOMIA
La cura di una persona non è semplicemente un agire tecnico o l’applicazione di un protocollo, ma è cura di una singola persona nella sua particolarità e soggettività
PRINCIPIO DI BENEFICITA’ O FARE IL BENE ALTRUI :
Vi rientrano le azioni che devono tendere a realizzare il massimo bene delle persone, nel più totale rispetto della loro volontà e preferenze
PRINCIPIO DI BENEFICITA’ O FARE IL BENE ALTRUI :
DOVERE di operare per il bene
Impegno morale di ogni operatore di realizzare il massimo bene delle
persone a lui affidate, nel rispetto delle altrui volontà e
preferenze
PRINCIPIO DI BENEFICITA’ O FARE IL BENE ALTRUI :
Agire in maniera tale che le conseguenze dell’intervento
sanitario ed assistenziale risultino a vantaggio del bene della persona
nella sua integrità personale
PRINCIPIO DI BENEFICITA’ O FARE IL BENE ALTRUI :
Può includere anche l’ingiunzione di non fare il male, prevenirlo o curarlo
PRINCIPIO DI BENEFICITA’
Azioni orientate alla realizzazione del bene della persona singola e
del suo interesse
• Diritto ad essere assistito da persone competenti
• Diritto a ricevere interventi personalizzati e coerenti con i suoi bisogni
PRINCIPIO DI BENEFICITA’
• Diritto alla salvaguardia della sua dignità, comprensiva dell’evitare il dolore, la sofferenza ed il disagio creato dall’intervento
PRINCIPIO DI BENEFICITA’
… azioni decise ex ante, prima di metterle in pratica
… devono essere da tutti condivise
Ogni membro di un gruppo porta con sé una sua personale visione della realtà, un suo modo di interpretare le situazioni quotidiane
Diverse e molteplici le soluzioni che ogni operatore apporta al problema
Necessario il CONFRONTO, onde evitare di andare ad agire in modo discontinuo ed approssimativo
PRINCIPIO DI BENEFICITA’
Il dover agire per il bene di una persona ha precise connotazioni
professionali
Non sempre nella situazione di poter affrontare da soli una decisone … necessario coinvolgere l’équipe di
lavoro dove si trovano più professionalità e competenze
Coinvolgere la persona
PRINCIPIO DI BENEFICITA’
Situazioni simili non sempre uguali …
a confronto nessuna è l’esatta replica dell’altra, le persone mutano: valori,
contesto di riferimento, paure
Ogni intervento deve essere pensato per quella persona, coerentemente con i
suoi bisogni salvaguardandone la dignità
PRINCIPIO DI BENEFICITA’
“Fare il bene”?
… ATTENZIONE alle persone e al loro stato di bisogno, manifesto o
meno
Problema non viene palesato …
sensibilità, esperienza ci permettono di cogliere richieste di aiuto quando
velate, camuffate, negate
PRINCIPIO DI BENEFICITA’
Attenzione alla persona assistita
Tutela della salute =
significativa comprensione dei vissuti, della speranze, delle
paure della persona
Coltivare capacità di ascolto, dialogo, sensibilità psicologica, tatto… non disgiunte da quelle
tecnico-professionali
PRINCIPIO DI BENEFICITA’
EVITARE SOFFERENZA, DOLORE, sia esso fisico che psicologico
EVITARE l’UMILIAZIONE e PRIVAZIONE
EVITARE il DISAGIO creato dall’intervento assistenziale
PRINCIPIO DI BENEFICITA’
Anche le azioni più semplici, quotidiane, vanno inquadrate in un progetto più
ampio che contribuisca ad assicurare il bene e la qualità assistenziale
Qualità della relazione fra utente ed operatori contribuisce a rafforzare la conoscenza, la fiducia reciproca, la
partecipazione attiva
PRINCIPIO DI BENEFICITA’
• Dimostrare interesse e partecipazione al vissuto dell’utente ci consente di rispondere meglio ai suoi bisogni dando risposte adeguate
• Diversificare la prestazione in rapporto ai bisogni soggettivi concreti dell’utente
PRINCIPIO DI BENEFICITA’
Interessa un aspetto etico particolare ed importante per
l’OSS e per tutte le altre figure professionali nella quotidianità
lavorativa:
GESTIONE delle INFORMAZIONInei LUOGHI di LAVORO
TUTELA della PRIVACY
• Legge di riferimento … riservatezza dei dati sulla persona assistita
• Importante !!! Normata da una legge, ma anche per le implicazioni derivanti dal rapporto operatore-utente che deve essere basato sulla fiducia, sul rispetto, connotato da “delicatezza”
TUTELA della PRIVACY : legislazione Italia
• Articoli della costituzione: 15-21“La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili”
“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero…”
• Codice Penale
TUTELA della PRIVACY : legislazione Italia
Legge 196/2003 : “ Codice in materia di protezione dei dati personali “ …
a cui si fa riferimento come diritto del singolo …
“Chiunque ha diritto alla protezione dei dati personali che lo riguardano”
TUTELA della PRIVACY: legge 196/03
• La legge disciplina la gestione delle informazioni, (trattamento dei dati … raccolti, elaborati, modificati, cancellati etc)
• L’art 1 riconosce il diritto di ognuno alla protezione dei dati personali che lo riguardano, rientrante nei DIRITTI della PERSONALITA’
TUTELA della PRIVACY: legge 196/03
La persona deve essere a conoscenza:
autore/i del trattamento
come e con quali fini
soggetti a cui possono essere ceduti
(art. 7 Diritto di accesso)
Il trattamento dei dati avviene dopo
consenso dell’interessato
TUTELA della PRIVACY: legge 196
Trattamento con il consenso dell’avente diritto
Scopo non impedire il trattamento dei dati, ma evitare che ciò avvenga
contro la volontà dell’avente diritto Definisce i diritti dell’interessato, le modalità di raccolta, gli obblighi di chi raccoglie, chi detiene, chi utilizza …
TUTELA della PRIVACY : legge 196
La legge suddivide i dati in personali, identificativi e SENSIBILI:
• salute e vita sessuale
• origine razziale/etnica
• convinzioni religiose/filosofiche
• opinioni politiche
• adesione a partiti, sindacati, organizzazioni
TUTELA della PRIVACY : CONSENSO
Obbligatorio per chi esercita la professione sanitaria e per gli organismi sanitari pubblici, il
trattamento dei dati personali solo con il CONSENSO dell’INTERESSATO e se questi dati sono indispensabili per perseguire una finalità di tutela della
salute o di incolumità fisica dell’interessato
TUTELA della PRIVACY
Le organizzazioni sanitarie devono predisporre misure idonee a garanzia del rispetto dei diritti, delle libertà
fondamentali e della dignità del paziente, nonché del segreto
professionale
TUTELA della PRIVACY
• Identificazione numerica
• Distanze di cortesia
• Non assumere notizie riguardanti la salute dell’ utente in situazioni promiscue…
• Informazioni telefoniche
• Chiedere all’ utente se vuole che alcuni familiari siano informati del suo stato di salute e chi nello specifico…
• Regole di condotta rispetto al segreto professionale uguali per tutti
PRINCIPIO DI NON MALEFICITA’(O NON MALEFICIENZA)
OBBLIGO: evitare di fare del male
Mettere in atto comportamenti atti a prevenire o, almeno, a ridurre, i rischi di nuocere alla persona assistita, evitando, per quanto possibile, sofferenza psichica e
psicologica
“Primum non nocere”
PRINCIPIO DI GIUSTIZIA :
Da un punto di vista generico tale principio afferma che casi simili
dovrebbero essere trattati in modo simile
Fa riferimento alla DISTIBUZIONE EQUA delle RISORSE economiche, umane, di mezzi e di tempo disponibili in quel contesto ed in quel momento
PRINCIPIO DI GIUSTIZIA
Agire in maniera tale da evitare discriminazioni, salvo che le
differenze siano rilevanti per il trattamento o giustificate
PRINCIPIO DI GIUSTIZIA
NON dare a tutti in modo eguale, ma
dare a tutti in maniera equa in rapporto alle diverse e reali
condizioni di bisogno di ciascuno
PRINCIPIO DI GIUSTIZIA
• Costante attenzione di ciascun operatore ad agire con senso di giustizia
• Corretta rilevazione dei diversi bisogni e conseguente oculata e ben programmata distribuzione delle risorse affinchè nessuno venga penalizzato
PRINCIPIO DI GIUSTIZIA
• La giustizia va costantemente esercitata, nei confronti di tutti gli utenti afferenti al servizio
• Realtà lavorative caotiche, fisicamente pesanti da sopportare … si tende a risolvere le situazioni nella maniera più veloce possibile andando ad incidere negativamente sulle capacità residue degli utenti e generando situazioni di dipendenza
PRINCIPIO DI GIUSTIZIA
• Dipendenza dell’utente, un’ ulteriore condizione di disagio
• … aggravamento del peso assistenziale, aumento delle risorse per farvi fronte … un circolo vizioso negativo per la persona, per l’organizzazione
• I bisogni devono essere raccolti per permettere un’adeguate programmazione delle attività e la distribuzione equa delle risorse, senza penalizzare situazioni e persone
PRINCIPIO DI GIUSTIZIA
• Saper ascoltare
• Sapersi relazionare, interpretare i bisogni
• Sviluppo di capacità che in casi di difficoltà relazionale permettano di cogliere anche le piccole sfumature …
PRINCIPIO DI GIUSTIZIA
Carichi di lavoro eccessivi, personale scarso, routine organizzativa …
Valorizzati per la velocità, per l’efficienza
Scarso interesse alla dimensione relazionale emotiva:tempi molto più lunghi
Rispettare il principio di giustizia è porre al centro della nostra relazione d’aiuto la
persona nella sua unicità, nel rispetto di una giusta redistribuzione delle risorse per tutti
gli utenti afferenti alla struttura
PRINCIPIO DI GIUSTIZIA
• Corretta programmazione e distribuzione del lavoro individuale
• Assicurare interventi equi ed imparziali, (simpatia, gratificazione)
• Attenzione particolare a quelle persone che vivono situazioni particolari di disagio, marginalità, abbandono da parte dei famigliari … discriminazione positiva verso soggetti più deboli
• Rispetto della privacy
Principi, impossibilità al consenso
Persona ha perso la capacità di verbalizzare il suo consenso-dissenso rispetto alle cure che le vengono date
Impossibile arrivare a creare le condizioni per avere un consenso informato … difficile incidere sui principi in particolare per ciò che riguarda l’autonomia e l’autodeterminazione nelle scelte di natura sanitaria
Principi, impossibilità al consenso
• … agire basandoci sulle indicazioni che ci giungono dalle direttive anticipate
• … coinvolgere i familiari o le figure di riferimento rappresentative per la persona, interrogarle su quelli che sono stati manifestati come desideri prima che giungesse l’incapacità di farlo
Principi, impossibilità al consenso
INTERPRETAZIONE che l’équipe di cura fa del problema e dei desideri dell’utente, tenendo conto dei suoi convincimenti, oltre ad un’attenta
valutazione delle competenze professionali
Soggettività dell’operatore (valutazione effettuata: obiettività e
lucidità)
Principi, impossibilità al consenso
• Scelte: valutate ed approvate dall’intera équipe di cura dopo un confronto fra operatori, ognuno con il suo contributo etico e professionale
• Se in precedenza sono stati ravvisati “fatti” che ci possono far capire in che direzione agire, anche attraverso una comunicazione non verbale o in contesti diversi o attraverso il racconto di persone che stavano vicine all’utente, occorre farlo presente
RISERVATEZZA
• Natura confidenziale delle informazioni, non tutte pertinenti per il nostro lavoro, registrarle?
• R. durante l’effettuazione dei colloqui
• R delle informazioni, la privacy
• Utilizzo di strumenti informatizzati
CONTENIZIONE
• Nei confronti delle persone anziane, incapaci, gli operatori hanno l’obbligo morale e giuridico di proteggere le persone a loro affidate da pericoli ambientali, fisici e psicologici, garantendone la sicurezza
• La contenizione è un problema molto complesso … solo su prescrizione medica e quando realmente necessario
CONTENIZIONE:
• “Assiste la persona non autosufficiente utilizzando, qualora ne sussista la necessità di tutela, misure di controllo solo secondo prescrizione medica”
• Il dovere di custodia e di protezione si collega al diritto alla sicurezza delle persone non autosufficienti, ma si scontra con il diritto alla libertà e all’autonomia e a volte con il diritto alla dignità
CONTENIZIONE
Scontro fra più principi:
P. di Beneficità: necessità della contenizione
VS
P. di Autonomia e Autodeterminazione: diritto della persona alla libertà di
movimento e di decisione
Altri principi …
PRINCIPIO DI VERIDICITA’
dovere di dire la verità, di non mentire alla persona assistita ed ai familiari
Sincerità nella comunicazione tra componenti dell’équipe
PRINCIPIO DI VERIDICITA’
• Realtà lavorativa due casi emblematici: UTILIZZO di PLACEBO, NON RIVELAZIONE della DIAGNOSI La prima è ingannevole e può pregiudicare il rapporto utente-operatore
• La seconda … il medico non comunica, l’infermiere, l’OSS non possono farlo …
PRINCIPIO DI FEDELTA’
• F. ai propri incarichi, non venir meno a questa e agli impegni assunti
• Doveri inerenti il rapporto di fiducia operatore-assistito, compresi quelli previsti dalla legge
PRINCIPIO DI VULNERABILITA’
( 1998)
ambito bioetico, inteso come limite intrinseco e fragilità della
condizione umana
(Autonomia, Integrita’, Dignita’)
Altri principi …
• Centralità persona umana: aspirazione ad una qualità di “vita buona” nelle varie fasi della vita
• Dimensione sociale della vita e del lavoro di cura: impegno dell’operatore a ricercare e sostenere le relazioni positive, valorizzando le risorse dell’individuo e dell’équipe di lavoro
Altri principi …
• Dimensione istituzionale: la qualità della vita necessita di condizioni istituzionali che favoriscano il reale ben-essere dell’individuo e dell’operatore
• Impegno tecnico-operativo: solida formazione e valide conoscenze anche a livello interdisciplinare
ASL PESCARACORSO di FORMAZIONE per
OPERATORE SOCIO SANITARIO
CURARE E PRENDERSI CURA
Cura: ambiti semantici
• Campo medico: terapia, trattamento, guarigione
• Campo “altro”: prendersi cura, sollecitudine, attenzione, interesse verso un‟altra persona
“To cure”: guarire, sanare; disease = malattia oggettiva, affezione patologica
“To care”: prendersi cura di qualcuno, preoccuparsene;
illness = malattia
malattia vissuta soggettivamente,
afflizione, stato di sofferenza
CURE e CARECondizione umana: insieme dei due
aspetti L‟operatore sanitario è chiamato a
rispondere ad entrambi e a far COESISTERE, nel proprio agire personale, il momento tecnico-
scientifico della cura terapeutica“saper fare”, con il momento
relazionale della cura esistenziale“saper essere”
• Cura: nascita e per tutta la vita; cura di sé, degli altri
• Mito di Cura: simbolo potente della vulnerabilità che caratterizza l‟essere umano,il bisogno radicale di essere sostenuto dalla cura
Cura “accompagna” l‟uomo…
… ha modellato l‟uomo con dedizione, preoccupazione,
responsabilità:
dimensioni costitutive dell‟essere umano
“Prendersi cura di qualcuno è un’attività antica, silenziosa, lenta e quotidiana…
Sta nell’ombra dei momenti che escono dall’ingranaggio… arriva cura come presenza avvolgente, consolante,
sensibile, accoglie paure, fragilità, affanni. Accogli i dubbi, la ricerca di
senso, la paura della finitudine, la vergogna di un corpo bisognoso e
difettoso, a volte dolente e scomodo”
PRENDERSI CURA
• Atteggiamento relazionale che porta ad aprirsi all‟altro, riconosciuto come persona, avente valore
• Attenzione, accoglienza, ascolto, rispetto, apertura vs pregiudizi e stereotipi
• Modalità, approccio, comportamento verso la persona “tutta”
PRENDERSI CURA: assunzione responsabilità
• Cura competente
• Cura interessata
• Cura attenta
• Cura “custode”
Forte coinvolgimento degli operatori
“Curare è un gioco complesso e contraddittorio… conoscenze tecniche e stati d‟animo, emozione e sensibilità,
capacità d‟immedesimazione e d‟introspezione”
DIMENSIONE ETICA DELLA CURA
Prendersi cura, pratica relazionale che impegna chi ha cura nel fornire: energie, competenze, tempo per soddisfare bisogni materiali e non
dell‟altroAssunzione di responsabilità = rispondere nella “giusta misura”
all‟altro con responsività, disponibilità emotiva e
cognitiva, empatia, ascolto, competenza tecnica…
COMUNICAZIONE:mettere in comune
“E‟ impossibile non comunicare”
Elemento essenziale mediante il quale si
realizza la relazione interpersonale
Condivisione,mettere in relazione
Modalità attraverso la quale si
instaurano, si strutturano, i sviluppano
le relazioni sociali e si afferma il sè
COMUNICAZIONE:mettere in comune
• C.verbale: parole/significato simbolico
comprensione
• C. non verbale: sguardo, gestualità,
• movimenti del corpo…
• C. paraverbale: tono della voce,pause,
silenzi…
2 piani: contenuto e relazione
Comunicazione efficace:
• Osservare, ascoltare, stabilire contatto fisico
• Prestare attenzione a contenuto/relazione
• Verificare la comprensione del significato ed il senso che ha per la persona
• Verifica della comprensione degli ostacoli della persona
• Manifestare empatia, rispondenza emotiva, partecipazione al vissuto dell‟altro
RELAZIONE D‟AIUTO
• Rapporto fra due persone: persona/operatore
• Relazione interpersonale, “incontro”
• L‟operatore: tramite “l‟esserci”, il “condividere”, il “prendersi cura, fornisce aiuto… necessario: capacità, competenza, controllo e “regia” del processo di aiuto…
RELAZIONE D‟AIUTO
• Autenticità: presenza chiara di fronte all‟altro. Autoconoscenza, accettazione di sé
• Considerazione positiva: non porre condizioni all‟accettazione o al mantenere una positiva disposizione verso la persona cui è rivolto l‟aiuto
RELAZIONE D‟AIUTO
• Empatia:”entrare” nello schema di riferimento dell‟altro (intenzionalità, delicatezza). Mettersi nei panni dell‟altro senza processi di identificazione e proiezione
Sospensione del giudizio, astenersi da pretese di un sapere tecnico-scientifico
INFORMAZIONI PERSONALI
… comportamento corretto …
OBBLIGO da parte degli operatori al mantenimento della RISERVATEZZA di
tutte quelle informazioni che riguardano la SFERA PRIVATA di un individuo,
utilizzandole solo dopo il suo consenso anche quando è stato il medesimo a richiedere
assistenza e cura
INFORMAZIONI PERSONALI
TRASMISSIONE e l‟UTILIZZO delle
INFORMAZIONI tra i vari operatori
deve avvenire per un unico scopo:
l‟INTERESSE dell‟ASSISTITO,
garantire la continuità assistenziale
INFORMAZIONI PERSONALI
Passaggio di consegne in cui si trasmettono informazioni riguardanti:
condizioni psico-fisiche dell‟utente
in corso terapie particolari o preparazioni in vista di esami strumentali
se necessità di particolare assistenza dovuta all‟insorgenza di sintomi, ad esempio, la febbre, il dolore, etc.
INFORMAZIONI PERSONALI
… si entra nella vita dell‟utente Diversamente sarebbe difficile conoscere i reali bisogni di una persona e impossibile fornirgli
l‟assistenza di cui necessita nel miglior modo possibile e con la continuità che l‟intervento assistenziale deve avere
come fondamento essenziale
INFORMAZIONI PERSONALI
L‟accedere alla sua sfera personale e corporale deve venir fatto nella maniera più rispettosa possibile,
basando il proprio comportamento su quelli che sono i dettami dell‟etica e
della deontologia professionale
INFORMAZIONI PERSONALI
“ comportamento riservato”
questa riservatezza risiede nel rispetto dell‟altro, rispetto
non solo formale, ma di “fatto”, quotidiano
INFORMAZIONI PERSONALI
… spesso il lavorare con persone che ci sono estranee ci allontana da
questa dimensione
… pensiamo a fare il nostro lavoro al meglio possibile, ma non ci caliamo nella soggettività dell‟assistito …
FIDUCIA
Il rispetto ci porta a stabilire un rapporto basato sulla
fiducia con la persona assistita che deve essere reale, tangibile e non fittizio
RISERVATEZZA
“Caratteristica di ciò che è improntato alla discrezione, al
rispetto del segreto e dell‟intimità e può associarsi, se riferito ad una
persona, a tutto ciò che concerne il ritegno, la serietà”
(Devoto,Oli, 2002)
• Bisogno di intimità e riservatezza aumenta in condizioni di fragilità e sofferenza
• Dovere morale e professionale, obbligo degli operatori
• Chi sperimenta il rapporto di aiuto deve poter contare su questo impegno costante alla riservatezza, al rispetto della personalità, dell‟intimità, al rispetto del proprio corpo…
PUDORE
Primo aspetto di riservatezza
“Senso di avversione e difesa nei confronti degli aspetti equivoci e
morbosi del sesso, ritegno e vergogna” (Devoto, Oli)
Scienze umane: il pudore non si limita all‟ambito sessuale, ma investe l‟uomo in tutte le sue dimensioni: fisiche ,
psichiche, spirituali
PUDORE
• Problematica importante è l‟incontro ed il rapporto con l‟altro
• Manifestazione tipicamente umana, (non esiste nel mondo animale)
• Si colloca alla “frontiera” fra sé e l‟altro, esiste all‟interno di ogni relazione
SENSO del PUDORE
SENSO del PUDORE, sentimento della VERGOGNA che la persona prova
durante alcune pratiche assistenziali e/o cliniche
(persona anziana, donne mussulmane,
adolescenti, etc)
SENSO del PUDORE
• Esercizio della pratica!• Se il pudore investe la relazione con l‟altro non può che tradursi in esperienza di attenzione, di attesa, di rispetto
• Tecnicismo = prezioso; rischio di intrusività ed invasività, stabilire un rapporto di intimità
Intervento di aiuto: necessario ma ferisce il
pudore della persona assistita e provoca
umiliazione
Consapevolezza del disagio
Operatori: incontro con la persona,
oggettivazione del corpo e tecnica, routine, difficile equilibrio!
… nel limite del possibile, attuare le modalità dopo aver concordato
con l‟utente i tempi e i modi dell‟intervento assistenziale,
soprattutto per quelli che vanno ad incidere sull‟intimità e sul
pudore
PUDORE: rispetto
• Obbligo morale
• Sancito dal Codice di procedura penale (ispezioni corporali)
specifiche raccomandazioni per far diminuire l‟imbarazzo di chi si trova costretto, per più motivi, a doversi
denudare davanti ad estranei
VERGOGNA
Analogie con il tema del pudore
Sentimento della vergogna è strettamente legato alla
corporeità, in particolar modo quando si è totalmente
dipendenti da altri
VERGOGNA
Vergogna: deformazione del proprio corpo, impossibilità a rispettare gli
impegni, condizioni di dipendenza, non autosufficienza, mancanza di
autonomia…
Linguaggio del corpo come premessa alla conoscenza e decifrazione
VERGOGNA
Vergogna, ma anche impotenza, impossibilità a dire di no!
• Perché non si è in grado di fare diversamente
• Perché l‟operatore è visto come colui che in quel momento ha potere e verso il quale non ci si può opporre
• A volte lo stesso viene idealizzato come il risolutore dei propri problemi
… attività assistenziali quotidiane, la “violazione” dell‟intimità fisica diventa “violazione” dell‟intimità psicologica
… sottile linea fra ciò che il mondo dell‟utente e ciò che è il nostro lavoro
… non può fare lo stesso con noi
… lo interroghiamo, lo denudiamo, fisicamente e psicologicamente !
CONDIVISIONE DEGLI SPAZI
Le persone devono forzatamente condividere questa condizione con gli
altri utenti; condividere gli spazi comuni porta al problema
dell‟INVASIONE dello spazio privato dell‟individuo
Violazione della privacy
La persona perde la capacità di esprimere il suo punto di vista perché deve sottostare agli
interventi assistenziali così come previsti e proposti
Laddove possibile, permettere all‟utente di continuare a
mantenere le sue abitudini, i suoi ritmi di vita …
Il rispetto del pudore e dell‟intimità devono diventare una pratica quotidiana: un modo di
essere al di là dei nostri doveri, una consuetudine, rispetto dei
codici etici e deontologici
SEGRETO
… aspetto fondamentale nel rapporto con l‟utente, relativo a tutto ciò che
lo riguardaHa un fondamento etico: la difesa del
“suo mondo”Ulteriore esigenza:
RELAZIONE fondata su di un rapporto di FIDUCIA reciproca La segretezza: presupposto
indispensabile affinchè si instauri un rapporto di fiducia
SEGRETO
Obbligo di mantenere il segreto su tutto quanto si viene a conoscenza per ragioni del proprio lavoro o
professione
In particolare per le professioni sanitarie è diventato imperativo
morale!
SEGRETO PROFESSIONALE
Giuramento di Ippocrate
“Tutto ciò che io avrò veduto ed udito io lo tacerò e lo
conserverò come un
segreto …”
SEGRETO
• Tutto ciò che non deve essere divulgato, circostanza o notizia attinente la sfera intima del soggetto
• Vincolo etico e deontologico prima ancora che giuridico
• Vincola l‟operatore a non rivelare ciò che abbia udito, visto o in qualche modo appreso in virtù del rapporto fiduciario con la persona assistita
SEGRETO PROFESSIONALE
Comportamento quotidianamente orientato alla RISERVATEZZA:
dovere!
Riservatezza deve sfociare nel preciso obbligo al SEGRETO PROFESSIONALE
Tutela la libertà e la sicurezza dei rapporti professionali
SEGRETO PROFESSIONALE
• E‟ il segno della nostra professionalità
• Denota il rispetto che abbiamo verso l‟altro
• La riservatezza delle notizie dimostra l‟intima convinzione di dover dare una risposta concreta alla fiducia che l‟utente ripone in noi
SEGRETO PROFESSIONALE
E‟ da ritenersi un comportamento assolutamente non etico, deprecabile, utilizzare le informazioni in nostro possesso in modo diverso da quello strettamente inerente la nostra
attività
Lo stesso si può dire quando si fanno allusioni a certe notizie …
SEGRETO PROFESSIONALE
… l‟obbligo al mantenimento del segreto su tutto ciò di cui si viene a
conoscenza all‟interno del proprio ambito lavorativo e professionale
… è sufficiente che si manchi a quest‟obbligo per una sola notizia ed una sola volta per essere punibili …
SEGRETO PROFESSIONALE:fondamenti giuridici
Art 622 Codice Penalechiunque, avendo notizie in virtù del
proprio stato,della propria professione, di un segreto, lo riveli, lo diffonda senza giusta causa e lo impiega a proprio o altrui profitto,è
punito, e se da ciò ne deriva nocumento: sanzioni
(1993 sono considerati nocumento anche i supporti informatici che contengano dati,
programmi etc)
SEGRETO PROFESSIONALE:fondamento deontologico
• Ogni operatore sanitario deve inoltre far riferimento al proprio codice deontologico, come piena assunzione di responsabilità personale, nel rispetto della fiducia che l‟utente ha in noi riposto …
• C.D. infermieri 2009 art. 26, 28
SEGRETO PROFESSIONALE
Al segreto professionale sono tenuti tutti coloro che, in virtù del proprio stato, vengono a conoscenza di alcune informazioni :
• studenti
• sacerdoti
• consulenti esterni …
SEGRETO PROFESSIONALE:
• In ragione della propria professione e/o della propria arte:
ausiliari
OSS, prima e dopo l‟ espletamento del tirocinio …
• Gli impiegati in virtù del proprio ufficio
SEGRETO PROFESSIONALE
Diffondere le notizie viene considerato,
dal Codice penale,alla stregua di un
FURTO di COSE PRIVATE,
per cui sottoposte a precise normative dello Stato
Non è furto di cose private denunciare malattie infettive contagiose …
prioritario salvaguardare la collettività dalla possibile diffusione della
malattia ritenendolo un bene maggiore al bene del singolo
• Tutto ciò di cui veniamo a conoscenza sui nostri assistiti NON può essere OGGETTO di CONVERSAZIONE con i nostri familiari, amici, colleghi di altri reparti o servizi diversi dal nostro
• Solo per motivi assistenziali ci è permesso il rapporto giornaliero con i nostri colleghi e sempre in virtù della continuità assistenziale
La trasmissione delle informazioni è finalizzato al piano d‟assistenza e
avviene con le altre figure professionali che come noi sono tenute
al mantenimento del segreto professionale
Eticamente parlando l‟impegno al segreto è uno dei più vincolanti
… da atto ad una querela da parte dell‟utente mettendo in atto un procedimento di tipo penale nei
confronti del trasgressore
A tutt‟oggi in Italia sono poco frequenti casi di denuncia di violazione
del segreto professionale Un‟attenta osservanza del principio?
Più imputabile alla difficoltà oggettiva di un utente alla denuncia di un
operatore o servizio di cui ha bisogno in quel momento!
SEGRETO PROFESSIONALE:fondamenti giuridici
Altre norme fanno riferimento al dovere specifico di riservatezza come
il Codice Cassese del 1994
… il lavoratore si deve astenere dal diffondere informazioni pubbliche che possono andare a ledere l‟immagine
della Pubblica Amministrazione
SEGRETO D‟UFFICIO
DPR n. 3/1957
riguardante i doveri del pubblico dipendente, in cui si fa specifico riferimento al segreto d‟ufficio,
articolo poi modificato nel 1990 con la legge 241
SEGRETO D‟UFFICIO
Art.n 326 Codice Penale
… il pubblico ufficiale o incaricato che violi i doveri inerenti le sue
funzioni o il suo servizio, che riveli notizie che devono rimanere segrete o
ne agevoli la loro conoscenza abusando, in tal modo, della sua
autorità, è punibile
SEGRETO D‟UFFICIO
Pubblici ufficiali/incaricati dipubblico servizio:
impiegati dello Stato o di altro ente pubblico che prestano permanentemente o temporaneamente un pubblico servizioogni altra persona che presta permanentemente o temporaneamente, gratuitamente o con retribuzione, volontariamente o per obbligo, un pubblico servizio
SEGRETO d‟UFFICIO
La punizione è ancora più grave della precedente riguardante il segreto
professionale
La procedura avviene per ufficio, senza che vi sia la denuncia da parte
della parte lesa
SEGRETO d‟UFFICIO
… la rivelazione del segreto d‟ufficio lede la dignità della professione che un operatore svolge, la dignità del
malato, ma diventa un reato contro la Pubblica Amministrazione che ha
precise finalità da perseguire a nome e per conto dello Stato
GESTIONE DELLE INFORMAZIONI NEL GRUPPO DI LAVORO
La gestione delle informazioni all‟interno dell‟équipe assistenziale riguarda più ambiti: salute, sfera
emotiva, affettiva, sociale, spirituale
GESTIONE DELLE INFORMAZIONI NEL GRUPPO DI LAVORO
Al segreto e alla riservatezza delle informazioni non fanno riferimento solo le leggi dello Stato, ma anche le Carte dei
diritti del malato
Art. 14 legge 502/1992
GESTIONE DELLE INFORMAZIONI NEL GRUPPO DI LAVORO
DISTINGUERE fra ciò che è “segreto” e ciò che sono le informazioni di cui ci
avvaliamo per offrire assistenza Non tutte le informazioni che riguardano
l‟utente sono necessarie per il nostro lavoroAlcune volte sono confidenze che non
aggiungono o tolgono niente all‟intervento assistenziale
(HLA)
GESTIONE DELLE INFORMAZIONI NEL GRUPPO DI LAVORO
… utente affetto epatite di tipo B(trasfusione di sangue? tossicodipendente?)Portatore di una patologia trasmissibile; adozione di misure che impediscano la
trasmissione …Come l‟abbia contratta non è un
„informazione rilevante per l‟équipe, mentre per l‟utente può essere molto importante mantenere la privacy sulle sue precedenti
abitudini di vita, perché fonte di vergogna o perché teme un giudizio negativo
GESTIONE DELLE INFORMAZIONI NEL GRUPPO DI LAVORO
Spesso le informazioni più segrete vengono rivelate al personale che quotidianamente è
più a stretto contatto con l‟utente
… ancora presente sudditanza verso il medico, l‟atteggiamento dell‟utente è “down”
rispetto a quest‟ultimo … il medico è presente per archi temporali esigui,
soprattutto se confrontati con quelli di altri professionisti
GESTIONE DELLE INFORMAZIONI NEL GRUPPO DI LAVORO
Queste “confidenze” sono spesso legate a situazioni di necessità … alleggerire le tensioni interne, confidandosi con gli operatori con cui maggiormente ha sviluppato un rapporto di fiducia
Fiducia : l‟utente è certo che tali informazioni non saranno divulgate al di fuori del contesto in cui si trova o con
persone estranee
GESTIONE DELLE INFORMAZIONI NEL GRUPPO DI LAVORO
Nel passare le consegne tra un turno e l‟altro occorre selezionare le
informazione e fornire solo quelle inerenti l‟assistenza e la sua
continuità
GESTIONE DELLE INFORMAZIONI NEL GRUPPO DI LAVORO
Nessuna informazione deve essere data ad altri operatori che non siano
parte del gruppo di lavoro, nè all‟esterno della struttura lavorativa
GESTIONE DELLE INFORMAZIONI NEL GRUPPO DI LAVORO
Quando vi sono dubbi, conflitti, che nascono dalla natura delle informazioni che abbiamo ricevuto, può essere difficile dire quali siano veramente utili o meno per il
nostro lavoro
In questi casi è sempre necessario il confronto con il gruppo, con il proprio
referente
GESTIONE DELLE INFORMAZIONI
VERSO UTENTE E/O FAMILIARI
• Ambito molto delicato e complesso, interessa il PROBLEMA della VERITA‟
• Dire la verità? Non dirla? Come dirla? Problemi quotidiani che generano interrogativi etici e morali molto forti
GESTIONE DELLE INFORMAZIONI VERSO UTENTE E/O FAMILIARI
L‟informazione circa la diagnosi (identificazione della malattia),la prognosi (previsione sul decorso e
sull‟esito della malattia), le decisioni terapeutiche, sono di ESCLUSIVA COMPETENZA
MEDICA
GESTIONE DELLE INFORMAZIONI
L‟infermiere può fornire chiarimenti, può approfondire
l‟argomento qualora richiesto ma mai prima che sia avvenuto il
colloquio fra medico, utente e suoi familiari se richiesti
GESTIONE DELLE INFORMAZIONI
• OSS: confrontarsi con gli infermieri circa le informazioni che sono state date all‟utente e se questo ha chiesto ulteriori chiarimenti sulle sue condizioni di salute
• Fondamentale è avere un comportamento univoco
• Tutto il personale deve essere a conoscenza di ciò che l‟utente sa e ciò che non sa, mantenendo una linea comune
GESTIONE DELLE INFORMAZIONI
• Le informazioni da dare all‟utente devono essere coerenti e precise per tutti
• La coerenza deve palesarsi anche fra i messaggi verbali e quelli non verbali che vengono trasmessi all‟utente e alla sua famiglia
GESTIONE DELLE INFORMAZIONI
Diagnosi di malattia Sino a che il medico non comunicherà l‟esatta diagnosi all‟utente e alla sua
famiglia, ogni operatore, se interrogato, mantiene un linguaggio neutro …
Cerca per quanto possibile di tranquillizzare la persona … né mentire, né banalizzare Lo scopo è di non creare dubbi e tensioni
all‟utente e alla famiglia… rapporto di lealtà e stima indispensabile
GESTIONE DELLE INFORMAZIONI
• Risposte non univoche creano paura, disorientamento, apprensione, non fiducia
• Le INFORMAZIONI devono essere COMPLETE, CORRETTE, ESAURIENTI
• Solo in questo modo potremmo chiedere all‟utente un suo coinvolgimento responsabile alle decisioni che lo riguardano
GESTIONE DELLE INFORMAZIONI
• Domande a cui non sapete e/o non potete rispondere? Demandate a chi di competenza
• OGNI OPERATORE ha PROPRIE COMPETENZE e RESPONSABILITA‟
• Ognuno di questi contribuisce ad informare l‟utente per il suo ambito di competenza all‟interno dell‟organizzazione in cui lavora
GESTIONE DELLE INFORMAZIONI
Trovare le GIUSTE PAROLE…
ogni utente è un mondo a sé
PAROLE APPROPRIATE a quella persona affinché sia messo nella condizione di capire e comprendere le informazioni
al meglio
GIUSTE PAROLE
… il personale medico
Utilizzo di parole incomprensibili, terminologie astruse, scarsissima
aderenza a ciò che è il vissuto della persona che ci sta di fronte …
(anziani, extracomunitari, analfabeti…)
GIUSTE PAROLE
… il livello emotivo, al momento della comunicazione di una diagnosi, tanto
più se grave, è sempre alterato
Le persone hanno paura, sono ansiose, recepiscono una minima parte
delle informazioni
Non unica comunicazione
GIUSTE PAROLE
Il codice deontologico del Medico è molto preciso per ciò che concerne l‟informazione:
• utilizzo della forma personalizzata
• tener conto del livello culturale
• evitare terminologia eccessivamente tecnica
GIUSTE PAROLE
… tener presente il grado di emotività, anche in relazione alla
prognosi, verificare quali sono le reali capacità dell‟utente di discernere in
modo da renderlo capace di una maggiore lucidità possibile per
comparare benefici, rischi, alternative
GIUSTE PAROLE
• VERIFICARE il grado di COMPRENSIONE della persona assistita è una priorità
• Se pensiamo che questa non abbia capito a sufficienza tornare sull‟argomento, modificando, se occorre, il linguaggio
• Se presenti meccanismi di difesa di rifiuto, di allontanamento, di sublimazione, ci avvaliamo del supporto psicologico
GIUSTE PAROLE
• Non vogliamo far del male all‟utente riportandolo alla realtà … dobbiamo renderlo partecipe della sua malattia ed aiutarlo nella gestione quotidiana del problema
• Esistono pazienti che non vogliono essere informati, lo esplicitano all‟ingresso …la comunicazione viene fatta, su apposita indicazione , al familiare, situazioni limite …
Molto più difficile è la gestione!
RISPETTO DELLA SFERA PRIVATA: significa
• Dare una risposta concreta alla fiducia riposta negli operatori
• Continuità assistenziale: trasmissione di informazioni osservate e raccolte durante il proprio lavoro a coloro che hanno diretta responsabilità sull‟utente
• Gli operatori gestiscono e trasmettono le informazioni di loro competenza dopo averle concordate con l‟équipe di lavoro
ASL PESCARACORSO di FORMAZIONE per
OPERATORE SOCIO SANITARIO
ASPETTI PROBLEMATICI NELL’APPROCCIO A PERSONE
IN CONDIZIONI DI “DIVERSITA’”
NURSING TRANSCULTURALE
Un aspetto che può far sorgere problemi di ordine etico è
l’ALTERITA’
Sebbene viviamo nell’era della globalizzazione, degli interscambi, il rapporto con la diversità è diventato
altamente problematico
• L’esperienza professionale degli operatori sanitari è attraversata da continue presenze dell’altro…
• A queste relazioni interpersonali rispondiamo in maniera differente e a ciascuno in forma singolare
• Entrare in relazione con l’altro implica entrare in contatto con un’altra identità, con qualcuno che è “diverso”
Il confronto con la diversità: fattore essenziale della nostra evoluzione
come personeFaticoso confronto quotidiano con il “differente da sé”: ognuno sviluppa la
propria identità in un duplice percorso:
differenziazione/identificazioneconfronto/dialogoscontro/incontro
fatica/arricchimento
ALTERITA’
Essere “altro”
Contrario di identità
Qualcosa, qualcuno di distinto e di
eterogeneo
Eterogeneo: che ha natura o proprietà
differenti
ALTERITA’ e DIVERSITA’
Attribuite non all’individuo singolo in quanto essere differente da un altro, ma solo ad alcuni aspetti caratteristici
che lo rendono dissimile rispetto all’omologazione del gruppo
La presenza del “diverso” nella società genera conflitti, manda in crisi il
normale funzionamento del sistema, condiziona in modo forte
ALTERITA’ e DIVERSITA’
Spesso vista in chiave negativa, pericolo, minaccia della propria
identità
Presenza del diverso genera sentimenti di sospetto, ansia,
paura
• Percepire la differenza non come un limite ma come valore, risorsa, diritto
• Incontro con l’altro: scontro, mai discriminazione
• Pregiudizio non avallato da fatti ma da opinioni, condiziona fortemente le nostre relazioni sociali, ostacolando il contato con l’altro
Pregiudizio non è innato!
Suo fondamento nelle influenze familiari, ambientali, sociali
Educarci ed educare alla differenza
Cultura dell’accoglienza
vs
omogenizzazione culturale
Perché ciò avvenga:• Porci come elementi centrali della relazione
• Ascolto e dialogo• Ricerca comune• Capacità critica di porsi domande• Empatia• Attivare reti di discussione• Uscire dagli schemi, essere creativi, divergenti
Tanti “volti” della diversità
Dis-vertere = volgere in opposta direzione
Non somiglianza, scostamento da una norma, da ciò che è comune e diffuso
Accezione il più delle volte negativa!
Etnia e cultura
Patologie (malattia mentale, AIDS…)
Specifiche tipologie hanno creato classificazioni per fornire cornice
di riferimento
1° fondamento per avvicinarsi all’altro è dato dalla conoscenza a
cui seguono riconoscimento e rispetto
ALTERITA’ CULTURALE
• Flussi migratori in aumento (esplosione demografica, ricerca di lavoro, asilo politico, etc).
• Non fenomeno provvisorio e temporaneo bensì dinamico, in progressione
• Trasformazione profonda della nostra società (multiculturale, pluralistica)
31/12/2008:ISTAT 6,5% immigrati
Parole chiave dell’immigrazione: eterogeneità, dinamicità,
strutturalitàUltimo quinquennio: numero stranieri più che raddoppiato
(nuovi nati, seconda generazione apporterà trasformazione e
cambiamento)
• Italia: paese poco abituato al confronto con la diversità
• Immigrati vivono in condizioni di marginalità economica, sociale, relazionale. Crisi identità individuale
• Barriere giuridiche, burocratiche ma soprattutto culturali. Ostilità, esclusione, discriminazione !
• Problemi pratici
Percorsi di integrazione
Promozione di una convivenza costruttiva:
accettazione e rispetto del diverso
riconoscimento identità culturale
dialogo, collaborazione, ottica di reciproco arricchimento
Difficili da gestire quando investono i valori
base della nostra identità collettiva (difficile
negoziazione e mediazione): religione, sesso
tradizioni…
Impegno reciproco al superamento, diversità
come opportunità
2007: Carta dei valori e della cittadinanza e
dell’integrazione
2005: Convenzione Unesco su protezione e
promozione delle diversità culturali
• Qualunque sia la storia migratoria rappresenta uno sradicamento dalla propria cultura (crisi identità)
• Momento faticoso, doloroso, patogeno in termini fisici e psicologici
• Migrazione come fattore di rischio per la salute
ALTERITA’ CULTURALE
L’alterità culturale ci rende tutti unici ed irripetibili
Non assistiamo le civiltà in astratto o una cultura in
generale, noi assistiamo persone, cioè “portatori di cultura” che manifestano caratteristiche specifiche di quella cultura
ALTERITA’
… considerazione:
riconoscere che i problemi legati all’alterità non stanno nella
percezione di una differenza, ma risiedono nelle discriminazioni che
da questa possono nascere
ALTERITA’
Saper discriminare se questa differenza costituisce un motivo di
lecita tolleranza o intolleranzaLa diversità diventa rilevante quando è alla base di una discriminazione
ingiusta che non dipende dalla diversità ma dalla presenza di ragioni per cui il trattamento di eguali risulta
diseguale (Principio di Equità e di Giustizia)
CULTURA
E’ soprattutto quest’ultima a creare
maggiori problemi!
C. Geertz : “Un elefante invisibile”
grossa ed ingombrante in tutte le cose della vita ma talmente
onnicomprensiva che nemmeno ci accorgiamo della sua influenza!
CULTURA
Insieme di conoscenze, di credenze, di leggi, acquisite dall’uomo all’interno di una
specifica società e trasmesse di generazione in generazione
CULTURA
Serie di caratteristiche specifiche di una società o di un gruppo sociale in termini
spirituali, materiali, intellettuali, emozionali
CULTURA
… possiamo immaginarla come:mappa
che ci orienta nell’ambiente, nel rapporto con le persone,
che crea significato,
cornice morale entro cui agire
CULTURA, cornice morale
Definisce:
sistema di valori etici condivisi
cosa sia la dignità
per quali cose occorre provare
vergogna oppure no (es. la nudità)
quali sono le cose importanti…
CULTURA
Per comunicare, relazionarsi con
l’ambiente esterno e soddisfare i
bisogni degli individui ogni cultura è
dotata:
• lingua
• concezioni
• metodologie strumenti e tecniche
• Lingua: struttura l’apparato psichico percettivo (neve eschimesi, assenza di alcuni termini)
• Concezioni: reicarnazione, ritorno, malocchio. I processi di cura sono culturalmente segnati
• Metodologie strumenti e tecniche (Africa: non domande dirette; sciamani)
CULTURA
• … serve anche a produrre senso e questo a produrre credenze condivise per i membri di una determinata comunità
• Senso, credenze generano “reti” ed appartenenza
• Noi – Loro …
CULTURA
PAZIENTE GHANESE:
rifiuto del taglio cesareo …
Agli occhi della sua cultura una sorta di
non assolvimento dei propri doveri
Umiliazione !
Rassicurazione del marito e della
comunità …
CULTURA
PAZIENTE SENEGALESE :
la placenta è considerata il “fratello
maggiore del neonato”
Anche dopo la nascita mantiene un forte
“potere” nei confronti di madre e figlio
Essiccata, conservata, triturata, usata
come medicinale
CULTURA
• Donne africane: figlio è considerato l’incarnazione di un antenato
• Riti
• L’attribuzione del nome avviene dopo molti giorni… il “giusto” nome
• Mediatore culturale
• Uomini in sala parto
• Ecografia
• Concezione della morte
• Concezione della malattia
• Rapporto con la cultura del Paese ospitante
CARE
Il “care” ricerca la comprensione di quella che è la
richiesta assistenziale e propone piani assistenziali
partecipativi e specifici a quel singolo utente …
BISOGNI
Un’ eguale bisogno può manifestare:
DIMENSIONI OGGETTIVE
(biologiche e fisiologiche)
SOGGETTIVE
(psicologiche e socioculturali)
BISOGNI
I bisogni assistenziali possono essere:
IMPLICITI
ESPLICITI
Diverse modalità di manifestarsi
BISOGNI
La rilevazione della dimensione soggettiva dei bisogni è essenziale, poiché sono
situazioni non generalizzabili
NURSING TRANSCULTURALE
• Teoria aa.’60 secolo scorso
• M. Leininger
• Si occupa della diversità e dell’universalità dell’assistenza transculturale
NURSING
• Florence Nightingale, 1860 … nurse
• “Infermieristica”…• Tutte quelle attività caratteristiche della professione infermieristica che ne connotano lo status
N.T. o TEORIA della DIVERSITA’ e dell’UNIVERSALITA’ dell’ASSISTENZA
Studia le diverse culture e subculture mondiali in riferimento al loro
comportamento assistenziale, nei confronti dei malati, dei
valori inerenti la salute
N.T. o TEORIA della DIVERSITA’e dell’UNIVERSALITA’ dell’ASSISTENZA
Diverse culture ma:
• l’assistenza agli esseri umani è un
fenomeno universale
• i processi assistenziali sono essenziali
per la nascita, la crescita la
sopravvivenza …
• il nursing è un fenomeno transculturale
N.T. o TEORIA della DIVERSITA’e dell’UNIVERSALITA’ dell’ASSISTENZA
Nel contempo:
• la cultura rende la visione del mondo e
dei valori diversa
• modifica le pratiche di cura, di
autocura ed assistenziali
• il concetto di salute, cura, guarigione
sono strettamente legati ai valori
culturali
NURSING TRANSCULTURALE
Obiettivo di poter creare un corpo scientifico e umanistico di conoscenze che ci permetta di agire con persone di cultura
diversa
NURSING TRANSCULTURALE
Disciplina pratica:
rispondere ai bisogni assistenziali dell’uomo senza prescindere però dalla conoscenza della persona, della sua
storia, della sua cultura
Efficacia, efficienza, adeguatezza, rispetto
NURSING TRANSCULTURALE: (M.Leininger)
Non una teoria diversa o slegata dal nursing
comunemente interpretato,
ma un ampliamento del campo prospettico nella comprensione
dei bisogni dell’uomo
NURSING TRANSCULTURALE
Uno degli imperativi per chi
occupa di assistenza:
RELAZIONE
utente professionista!
NURSING TRANSCULTURALE
Occorre ricercare la comprensione dialogica delle
rispettive alterità che permetta di superare i pregiudizi di entrambi
NURSING TRANSCULTURALE
Si cerca di giungere ad un compromesso
Persona: richiesto di partecipare attivamente alla ricerca della salute
Operatori: fornire risposte adeguate ai suoi bisogni non più o non solo fisici, ma anche culturali, ovvero rispondere ai significati simbolici e spirituali
NURSING TRANSCULTURALE: 2 “scenari assistenziali”
1. Riguarda la percezione della diversità,dell’alterità fra culture. Persona ed operatore si incontrano e si scoprono differenti
Concerne il :• COSA• COME• QUANDO• DOVE • CHI … (della pratica assistenziale)
NURSING TRANSCULTURALE: 2 “scenari assistenziali”
2. Riguarda il conflitto fra valoriIn situazioni particolari si entra in conflitto sul significato morale di un atto assistenzialeConcerne il :
• PERCHE’ (della pratica assistenziale)investe i valori, il significato che tale pratica ha per la persona
NURSING TRANSCULTURALE
Reazioni:
CHIUSURA:
la propria cultura di riferimento è vista come l’unica accettabile, la
migliore
Sentimenti di negazione, “non esisti”,
o di paura, reazione xenofoba
NURSING TRANSCULTURALE
Reazioni:
CHIUSURA:
allattamento con il biberon e/o latte in polvere è migliore dell’allattamento al seno
NURSING TRANSCULTURALE
ReazioniRELATIVISMO:
impossibile ogni confronto e ogni scambio, ogni cultura va rispettata e salvaguardata
Atteggiamento di grande rispetto?
Rischio di conflitto … si rinuncia a dare giudizi su alcuni tratti della diversità anche quando si tratta di situazioni esasperate
NURSING TRANSCULTURALE
Reazioni:RELATIVISMO:
casi in Italia in cui genitori si sono
rivolti a strutture specializzate per far
praticare l’infibulazione alla figlia
NURSING TRANSCULTURALE
Infibulazione:tipico caso di conflitto di valori!
In presenza di un conflitto occorre cercare una soluzione che sia da
entrambi le parti accettata
NURSING TRANSCULTURALE
Soluzione: serio confronto
… non solo di mettersi d’accordo sui mezzi di realizzazione di un valore comune, ma sullo stesso
valore
NURSING TRANSCULTURALE
• Per operare in maniera efficace occorre essere consapevoli della propria eredità culturale che mi aiuta nella comprensione, ma può essermi di ostacolo
• Tale comprensione mi deve permettere di rispettare differenze e somiglianze, reagendo in modo appropriato al “dono della diversità” (M. L)
NURSING TRANSCULTURALE
Perché l’infibulazione?
Che significato ha per i genitori?
Quali le motivazioni?
NURSING TRANSCULTURALE
• Il dialogo … coinvolgimento di famiglie della stessa etnia che già hanno affrontato il problema
• Fornire informazioni sui possibili rischi, sulle complicanze, sul danno fisico e psicologico provocato
NURSING TRANSCULTURALE
• La legislazione…
• Indagare se una tale operazione è più rituale che altro
• Il “marchiarsi” come simbolo di appartenenza ad una cultura…
NURSING TRANSCULTURALE
Scarificare, in anestesia, la vulva della bambina…
… riconoscimento della loro identità culturale
NURSING TRANSCULTURALE
Basilare la relazione!
No agli stereotipi, all’asetticità del rapporto, al giudizio lapidario, dove solo una cultura sentenzia
ciò che è buono e ciò che non lo è
NURSING TRANSCULTURALE
• … continue trasformazioni della società,del tessuto sociale, nei comportamenti, negli atteggiamenti, nell’assistenza
• Confronto culturale
• Ridisegnare la cultura assistenziale, sanitaria in rapporto a nuovi bisogni
NURSING TRANSCULTURALE• Convivenza di molteplici etnie in uno stesso territorio solleva innumerevoli problemi
• Una sfida alla riflessione etica e giuridica
• Le differenti concezioni del mondo e della vita mettono in crisi alcuni principi, ad esempio uguaglianza e differenza
NURSING TRANSCULTURALE
Permette:Annullamento dell’estraneità
Affronta il problema dell’alterità sia nelmomento diagnostico:
“qual è ilproblema?”
Sia nel momento prescrittivo: “come possoaiutarlo/a?”
NURSING TRANSCULTURALE
• Permette il confronto fra le differenze e le affinità fra culture inerenti l’assistenza agli esseri umani
• Fine: offerta di assistenza sanitaria culturalmente congruente, utile e valida, basata sulla comprensione e sulla competenza
NURSING TRANSCULTURALE
“Quello di cui le persone hanno più bisogno per crescere, rimanere in salute e sopravvivere o affrontare la morte, è l’umanizzazione dell’assistenza”
(M. Leinenger)
NURSING TRANSCULTURALE
1° principio: rispetto dell’essere umano
indipendentemente dall’appartenenzaculturale o etnica
Principio dell’eguaglianza di ogni uomo inquanto tale … auspicabile,
universalmentecondiviso
NURSING TRANSCULTURALE
2° principio:
principio della Differenza!
Integrazione col precedente!
Rispetto della specificità di ogni cultura senza però cadere nel
relativismo!
NURSING TRANSCULTURALE
Straniero:
non estranietà da emarginare ma
alterità di cui comprendere le ragioni
(e non solo accettare!)
Fondamentale: formazione
Cultura dell’accoglienza nel rispetto
della deontologia e nell’osservanza della
legge
DIRITTO alla SALUTE?
… sulla carta!
Possibilità di accesso ai servizi sanitari
Difficoltà di interpretare in termini
culturali il disagio psico-sociale
Bisogni: urgenti (nuova immigrazione)
neo-accoglienza (recente
stabilizzazione)
radicamento (antica immigraz.)
NURSING TRANSCULTURALE
Rispetto della dignità umana purchè la specificità culturale non sia in contrasto con i principi della
democrazia, della laicità dello Stato, con l’esigenza di tutela
psico-fisica dell’individuo
L’INCONTRO con il MALATO di AIDS
• Storia recente, prevenzione e cura in costante evoluzione
• Non guaribile
• Non categorie a rischio, ma comportamenti a rischio!
• Stranieri: accedono più tardi ai servizi per la diagnosi e la cura, molti scoprono la malattia molto in ritardo
AIDS
• Non è solo una malattia infettiva!
• Corpo e mente, affetti, vita di relazione
• Sessualità
• Cambia l’immagine di sé
• Cambia il rapporto con gli altri
Diverse realtà…
• Sieropositivi e malati conclamati
• …esperienze di disagio ed emarginazione
• Handicap permanenti
• Problematiche sociali, luoghi di cura, allontanamento dalla famiglia, reinserimento lavorativo…
• Carcere
• Pazienti terminali
Tematiche più diffuse
• Tema della morte
• Implicazioni della sfera sessuale ed affettiva
Permangono forti tabù e consolidate
difficoltà nell’affrontarle
Difficoltà all’accettazione
(anche persona malata)
STIGMATIZZARE
…molto è stato fatto…
Attribuire un’etichetta: “mercificazione” della persona
Paura ed ignoranza
Diritti malato di AIDS• Tutela di tutto ciò che attiene la sfera personale. Fondamentale
• Diritto all’assistenza sanitaria: in ridiscussione il concetto di adeguata assistenza anche a rischio degli operatori! (USA; E. Sgreccia)
• Italia:rischio non può pregiudicare il diritto all’assistenza sanitaria ad alcun paziente
(L. 135/1990, art. n°5)
Diritti malato di AIDS
Diritto alla riservatezza
(art. n° 5 L. 135/90)
Garanzia da parte degli
operatori, di adottare tutte le misure atte a
preservare tale diritto:
notificazione (comunicazione di
sieropositività solo al diretto interessato)
esecuzione test anti-HIV (consenso scritto o
per motivi di necessità clinica)
• Divieto per il datore di lavoro pubblico di svolgere indagini volte a definire la sieropositività di un dipendente in vista dell’instaurazione di un rapporto lavoro
• Diritto alla Riservatezza è riconosciuto, nel nostro ordinamento, come fondamentale per la convivenza civile
PRENDERSI CURA…
• Forte coinvolgimento emotivo, adeguatamente gestito
• Assunzione comportamenti/atteggiamenti positivi ed efficaci per la persona, non stressanti per l’operatore
• Rispetto; costanza, discrezione, pazienza
• Empatia ed ascolto
• Ricchezza personale, recupero…
• Evitare il giudizio
• Reazioni psicologiche persona e familiari
L’INCONTRO CON IL MALATO PSICHICO
“STRUMENTI DI LAVORO”
Attitudini personali
Apertura mentale
Flessibilità
Apprendimento e costante formazione
Osservazione ed ascolto
• Competenza ed educazione alla relazione col paziente: aspetti base
• Oggetto della relazione: mente che contemporaneamente emette e riceve informazioni
• Comprendere le reazioni, il disagio…
• Capacità di analisi dei propri vissuti, delle proprie risonanze emozionali…
• Intrinseco valore terapeutico della relazione!
• Utilizzo alla stregua di un farmaco: attenzione e competenza, potenzialmente non privo di effetti collaterali
• Funzione terapeutica è implicita nel ruolo professionale
• Relazione interpersonale è lo strumento terapeutico
Relazione terapeutica, alleanza t., legame t.,
“particolare condizione che occorre stabilire fra operatore e persona malata per attuare e perseguire il
progetto terapeutico personalizzato cioè la risposta ai bisogni del paziente sulla base di un modello biopsicosociale della
malattia mentale”(Serracchiaroli, Turella)
• Radicale modificazione della relazione operatore-persona
• Dal modello tradizionale, esclusività del principio di beneficità, sostituzione col principio di autonomia
• Rivendicazione del primato dell’autodeterminazione della persona e di un’alleanza terapeutica comprensiva di cura e prendersi cura
• Tutela soggettività del malato psichiatrico: condizione indispensabile per costruzione e sviluppo della libertà (esigenza etica!)
• Equivoci pericolosi:”aiutarlo a divenire libero” = ripristino della comunicazione, ascolto
• Valore etico dell’ascolto; l’incontro con l’altro vs narcisismo ed onnipotenza
Diritti…
• Riconosciuti tutti i diritti degli altri membri della comunità, indipendentemente dal fatto che siano concretamente esercitabili
• Particolare vulnerabiltà: rafforzamento del riconoscimento come persone e cittadini, concretamente difeso e promosso…
Diritti…
• Trattamento privo di coercizioni e rispettoso della dignità umana
• Eliminazione ad ogni forma di discriminazione nel trattamento
• Non subire alcun abuso fisico/psichico• Riservatezza• Tutela dalle conseguenze di forme di autodistruttività
• Realizzazione di condizioni ottimali di degenza e comunicazione
Matti da legare!
Problema che accompagna la risposta della società alla malattia mentale
Contenizione: “insieme di mezzi fisici-chimici-
ambientali che, in qualunque maniera, limitano la capacità di movimenti
volontari dell’individuoC.fisica
C. farmacologica
Matti da legare!
Lesione primo fondamento società civile: libertà individuale, viola l’autonomia e
la dignità personaleEufemismo? Definizione alternativa?
Legare = violenzaContenere = necessità assistenzialeDove il limite? La giustificabilità
terapeutica?
• 1800: discussione, dibattito sulla contenizione (motivi clinici, non etici o giuridici)
• Italia: 1904 E. Belmondo; R.D. 1909 bando quasi totale della contenizione, non seguito da comportamento concreto (casi eccezionali, autorizzazione scritta medica indicante natura e durata del mezzo di corcizione…)
• L.180/1978: abolizione contenizione nei manicomi, sua prima connotazione caratterizzante
Riferimenti giuridici
Costituzione: art. n° 13 e n° 32
C. fisica= atto coercitivo vs libertà personale
Ammessa: provvedimento di vigilanza custodia, prevenzione e cura
Tutela vita umana e salute della persona di fronte a comprovata incapacità di
intendere e volere che renda inattendibile ogni scelta e
manifestazione della persona
Riferimenti giuridiciCodice Penale
Contenizione è giustificataArt. 51: “Esercizio ad un diritto o
adempimento ad un dovere”Art. 54: “Stato di necessità”
Contenizione è dovutaArt. 589: “Omicidio colposo”Art. 590: ”Lesioni personali”Art. 591:”Abbandono di persone minori o
incapaci”
Contenizione ingiustificata
• Sostenuta da motivazioni di carattere disciplinare
• Sopperire a carenze organizzative
• Convenienza personale sanitario
Reati:
Sequestro di persona
Violenza privata
maltrattamenti
Contenizione ingiustificata
Danni alla persona per utilizzo mezzi di contenizione
(asfissia, lesioni traumatiche, etc)
Reati:
Responsabilità colposa
Lesioni personali colpose
Deontologia: motivazione e documentazione
C.D. medico 2006: art. 51
“…salvo in caso di necessità, nel rispetto della dignità e nei limiti della legge”
C.D. infermiere 2009: art. 30
“…sia evento straordinario, sostenuto da prescrizione medica o da documentate
valutazioni assistenziali”
Contenizione: atto sanitario assistenziale
• Prescrizione di competenza medica• Per la sua validità: discussione e valutazione in équipe
• Valutazione multidimensionale all’interno di un progetto assistenziale individualizzato
• Esistenza stato di necessità emergenza, urgenza
STATO di NECESSITA’
Situazione caratterizzata da improrogabilità dell’intervento per la salvaguardia della salute dell’individuo
e/o di chi gli sta intorno
Non applicando il mezzo di tutela: abbandono di incapace
(Non legittima ciò che è illecito, ma lo rende impunibile per il contesto in cui tale atto si
compie!)
PRINCIPIO di PROPORZIONALITA’
Adeguatezza di intervento nei confronti dei rischi cui il
soggetto, o altri, andrebbero incontro non intervenendo
• Obbligo ad atti sanitari: assenza di consenso, attiva opposizione della persona
• Necessità di contenimento dell’aggressività ove altro mezzo si è reso inefficace
Interventi di carattere:ambientalerelazionale
farmacologico
• Obiettivo: la contenizione nella pratica clinica mai un’esigenza irrinunciabile (fallimento)
• 1999 Consiglio direttivo di Bioetica del Consiglio d’ Europa:
Proporzionalita’
Formazione personale…
L’INCONTRO CON LA DISABILITA’
• Disabilità: differenti limitazioni funzionali fisiche, intellettuali, sensoriali; transitorie, permanenti
• Handicap: perdita o limitazione delle opportunità di partecipazione alla vita comunitaria alla stregua degli altri
Definisce svantaggio, il non poter accedere a particolari situazioni ed attività
DISABILITA’
• Limitazioni funzionali
• Riduzione di spazi di autonomia personale
• Riduzione opportunità di integrazione sociale
DISABILITA’
Intervento educativo-riabilitativo integrale (CNB):
attuazione di un progetto individuale dopo
valutazione del deficit, delle potenzialità
della persona:
• Bisogno di benessere psicofisico
• Bisogno di relazione
• Bisogno di individualità
• Bisogno di accrescere le competenze
• Non approccio esclusivamente tecnico ma fortemente connotato dalla relazionalità
• Partecipazione attiva della persona, motivazione
• Sostegno psicologico
• Capacità di lettura dei bisogni
• Ascolto empatico
• Disponibilità al dialogo
• Riconoscimento risultati raggiunti e stimolazione alla collaborazione terapeutica
• Autonomia personale
• Riabilitazione fisica e della persona
• Continuità interventi
• Interventi tecnici ed educativi
• Rendere la persona soggetto delle sue scelte
• “Fare insieme” , non per a, o qualcuno
METODOLOGIA PER
L’ANALISI ETICA
… abbiamo affrontato più tematiche, analizzandole anche attraverso molteplici punti di vista, il giuridico, l’etico, etc, … concentrandosi sulle specificità del
ruolo dell’OSS all’interno di un progetto assistenziale… Abbiamo anche visto come spesso
insorgano problemi a causa dei conflitti fra doveri dei professionisti, ragioni dell’utente, etica, deontologia e diritto
METODOLOGIA di ANALISI ETICA e RAGIONATA
Se osserviamo i problemi attraverso quest’ottica possiamo notare che le decisioni finali non sono mai il risultato delle idee di un singolo, ma sono oggettive, una sorta di mediazione fra molte idee e soluzioni apportate da ogni operatore rispetto alla specifica competenza
METODOLOGIA di ANALISI ETICA e RAGIONATA
Soluzioni che rispecchiano il lavoro d’équipe e che hanno in comune una logica condivisa che coniughi:
• diritti delle persone
• comportamenti degli operatori
• che tenga conto del senso del bene
DILEMMA ETICO
Nasce:• dalla contrapposizione fra la mia coscienza e quella dell’altro
• dalla necessità di trovare un accordo fra principi, valori, responsabilità giuridiche e deontologiche
METODOLOGIA di ANALISI ETICA e RAGIONATA
Decisioni critiche: l’applicazione di una metodologia di analisi etica deve tener presenti alcuni presupposti generali
1. Identificazione della criticità della situazione e del conflitto etico che caratterizza quella realtà
METODOLOGIA di ANALISI ETICA e RAGIONATA
2. Individuazione dei principi etici in conflitto in quella specifica situazione
METODOLOGIA di ANALISI ETICA e RAGIONATA
3. Mettere in evidenza tutti i ragionamenti e le argomentazioni collegate che ogni operatore coinvolto deve fare per la comprensione del problema
METODOLOGIA di ANALISI ETICA e RAGIONATA
4. Ipotizzare le possibili soluzioni e valutarne le conseguenze
CONTRASTO fra PRINCIPI
PRINCIPIO di AUTONOMIA:
qualsiasi decisione riguardante la singola persona assistita deve essere presa tenendo in considerazione la sua autonomia che si esplica decidendo, scegliendo e perseguendo le decisioni e le scelte assunte dall’operatore
PRINCIPIO di AUTONOMIA:
• Ogni essere umano ha pari valore e uguale diritto in ogni situazione della vita
• Ha diritto al rispetto della dignità a prescindere da qualsiasi condizione esterna, sesso, reddito, status sociale, etc.
PRINCIPIO di BENEFICITA
Qualunque decisone presa si fonda su questo principio, ovvero ha l’obiettivo di fare il bene della persona e rispondere ai suoi bisogni fisici, psicologici, sociali, spirituali, etc
PRINCIPIO di GIUSTIZIA
La distribuzione delle risorse deve avvenire in modo equo ed imparziale, in accordo con quelli che sono i reali bisogni della persona
Ogni attività diagnostica e terapeutica deve essere applicata in modo adeguato, anche tenendo conto della limitatezza delle risorse
OSS
Benché a voi sia richiesto di attenervi all’osservanza delle indicazioni, ciò non significa che non dobbiate utilizzare il vostro senso critico e morale, non dobbiate rilevare situazioni che sono in contrasto con quelli che sono i doveri assistenziali e di tutela della persona
DECISIONI
In linea di massima, nell’assunzione di decisioni si procede :
• Individuazione del PRINCIPIO MIGLIORE da applicare dopo un’attenta riflessione che preveda gli effetti che da tale decisione scaturiranno
• il principio etico individuato vale solo per quello SPECIFICO CASO, non generalizzare
DECISIONI
• Valutare ogni singolo caso come un CASO A SE’, le situazioni possono assomigliarsi, ma non sono mai simili
• Predisporre le soluzioni in modo che vengano ACCETTATE dall’INTERESSATO, meglio se sono decisioni CONDIVISE
Inoltre …
Le strategie assistenziali sono incontinua EVOLUZIONE e sempreMIGLIORABILI
Devono essere rivalutate neltempo rispetto alle modificazionidelle situazioni
L’OSS deve attenersi a quelle che sono le prescrizioni …
Non deve mai creare condizioni che vadano a creare situazioni sfavorevoli nel rapporto di fiducia fra operatori, pazienti e loro familiari
Può farsi portavoce delle richieste che vengono dal pazienti
In casi di particolare difficoltà l’équipe può fare riferimento anche ad altri organismi predisposti dalle legge come i Comitati di Bioetica
Utilizzare una metodologia che ci permetta di giungere ad attivare soluzioni e scelte che rispettino le persone e salvaguardino la loro dignità è un OBBLIGO per tutti gli OPERATORI e per l’intera ORGANIZZAZIONE
• L’équipe è il nucleo fondamentale per la progettazione degli interventi di tutti gli operatori. Solo in questo modo possiamo garantire coerenza e responsabilità
• Le conseguenze e gli effetti di ogni nostra decisione dovrebbero essere valutati attentamente prima di ogni nostro intervento
ESEMPIO
• RSA, turno di lavoro, malattia di un operatore …
• Attività assistenziale ed organizzativa …
• Conflitti fra principi etici …
• Principio di Autonomia:
utilizzo di sistemi e mezzi contenitivi che limitano la libertà personale
Non consenso da parte degli utenti
Non indicazione medica
• Principio di Giustizia:
le attività assistenziali individuate vanno a discapito degli utenti
Non dovuta sorveglianza
Utilizzo di risorse non idonee
• Principio di Beneficità:
Gli operatori hanno agito nell’ esclusivo interesse degli utenti o più verso interessi di ordine organizzativo?
Conseguenze
Tre tipologie di conseguenze:
1.assistiti, utenti
2. operatori
3. organizzazione
Conseguenze utenti
• Privazione del principio di Autonomia
• Mancato coinvolgimento degli utenti
• Non rispetto della dignità
• Reale sorveglianza?
Conseguenze operatori
• Non rispetto degli Orientamenti deontologici professionali : lesione dignità dell’utente
• Discriminazioni verso i pazienti • Attuazione di misure di controllo e contenitive solo su prescrizione e non per disagi organizzativi
• Non attivazione di altre risorse …
Conseguenze sull’organizzazione
• Risoluzione del problema attuale … immagine del servizio
• Qualora situazioni non risolvibile attraverso la loro competenza e responsabilità ricorrere ad altri …
• Mancanza di indicazioni, di linee condivise in situazioni analoghe … solo le vere emergenze non rientrano nella prevedibilità
ASL PESCARACORSO di FORMAZIONE per OPERATORE SOCIO
SANITARIO
ASPETTI ETICI NELLA CURA DELLA PERSONA ANZIANA
• Italia: popolazione anziana in costante aumento
• Rispetto a ciò che avveniva in passato considerazione complessivamente negativa
• Stereotipo: antitesi con l’orientamento al successo che caratterizza le nostre odierne società
Disposizioni psicologiche, tendenze
comportamentali, anziani considerati:
mentalmente rigidi
orientati al passato
senza progettualità
poco disposti all’innovazione
ostinati, collerici, suscettibili
poco adattabili
tendenti al vittimismo
esigenti, in continua ed eccessiva richiesta di assistenza
• Anziani: patrimonio per la società
• Identificazione della memoria culturale di una popolazione
• Risorsa umana attiva
• Contributo di energie e di esperienze di cui avvalerci
RICERCA CLINICA E SOCIALE
Persone in età anagrafica avanzata in buone condizioni psico-fisiche
Fragilità fisica e psicologica, necessita di maggiore tutela nell’osservanza dei diritti
personali, sanciti per la totalità dei cittadini
MEDICINA della COMPLESSITA’
Manifesto cura anziano OMS
“HIGH TECH, HIGH TOUCH”
L’unico modo serio e moderno per la cura della persona anziana è l’utilizzo
della massima tecnologia possibile
accompagnata
da una profonda e sentita umanità
Anziano cronico non autosufficiente
• Malattia cronica: evento pervasivo della persona
• Descrizione classica: sintomatologia e comportamenti = riduttivo
• Comprensione complessiva di una vita diversa: unico approccio significativo
• L’assistenza a questa tipologia di persone rappresenta una “sfida” per le professioni sanitarie e sociali
Anziano cronico non autosufficiente
• All’interno della condizione di anzianità definizione di cronicità e non autosufficienza
• Non facile definire, anche in ambito gerontologico, lo status di “cronicità”, non accezione univoca e ben determinata
• Difficile demarcazione fra malattia acuta e malattia cronica
Curtin e Lubkin
Malattia cronica:
“Presenza irreversibile, con aggravamento o latenza, di stati di malattia o di
deterioramento che impegnano tutto l’ambiente umano nell’assistenza, nel mantenimento dell’autonomia o delle funzioni vitali e nella prevenzione di
nuovi handicap”
Approccio più globale, di tipo biopsicosociale, a tale stato rispetto a modalità descrittive più rigide legate a criteri di ordine temporali Le malattie croniche interessano nel
contempo il controllo del corpo, la nozione di identità, i rapporti interpersonali “Cronico” = relativo al tempo
indica malattia a a decorso prolungato
Non autosufficienza:
“Condizione personale di chi non è in grado di provvedere a sé stesso, se non
con l’aiuto continuo e permanente di altre persone, a causa di malattia o più,
cioè della rottura del suo equilibrio fisico, psichico, sociale”
• Lo stato di non autosufficienza aggiunge al concetto di cronicità quello di impedimento alla gestione della propria vita quotidiana
• Malato cronico-non autosufficiente = malattia
protratta nel tempo (rottura equilibrio biologico, psicologico e sociale) a cui si associa l’incapacità di provvedere a se stessi se non con l’aiuto di terzi e l’incapacità di esprimere le proprie esigenze
• Condizione di anzianità del soggetto cronico non autosufficiente: ulteriori rischi sanitari
• Naturale degrado capacità funzionali di difesa e di energie psico-fisiche + deficit generalizzati propri dell’età , soggetto è più esposto ad ulteriori forme morbose
DIRITTO alla SALUTE
Anziano cronico non autosufficiente:
non pensabile l’assunzione del concetto base di salute assimilabile ad assenza di malattia
Vari tentativi di definire salute-malattia in riferimento all’età anziana… esigenza
concreta:
stabilire regole per l’impiego di risorse nell’ambito delle cure
DIRITTO alla SALUTE
Aumento esponenziale della popolazione anziana crea squilibrio tra la crescente
domanda di cure e la disponibilità limitata di risorse
Tale scarsa disponibilità induce a stabilire delle priorità nel sistema generale delle
cure
(Principio di Beneficità, Principio di Equità e Giustizia)
Non autosufficienza…
Fisica
Sociale: origina da
perdite affettive
solitudine
mancanza di ruolo
senso di inutilità
abbandono, caduta dei processi di solidarietà
Non autosufficienza… bisogni
• Non sentirsi abbandonato, escluso, isolato
• Mantenimento della comunicazione
• Sentire ed esprimere il senso di una progettualità
• Mantenimento dell’autostima, del rispetto e della dignità del corpo
• Vicinanza emotiva
BEN-ESSERE
Lavoro con persone disabili, cronici, affetti da disagi, benessere deve essere visto
come:
“Processo e ricerca di equilibri tra il sistema delle relazioni fisiche, psichiche, sociali della singola persona rispetto a se
stessa ed al suo contesto dotato di senso”
• Anziano cronico non autosufficiente vive in maniera drammatica la sua condizione di dipendenza
• Destino ineluttabile
• Sensazione di vuoto esistenziale
• Non superamento, né eliminazione della dipendenza
• Protezione: constatazione della vulnerabilità e dipendenza
• Cum-patior: sentire insieme; lasciarsi penetrare dai bisogni e dalla sofferenza altrui
• Necessità del farsi carico dei bisogni altrui
• Malattia come momento destabilizzante
• Impone un nuovo modo di esistere, di pensare alla propria condizione
• Nuova, a volte spiacevole, sensazione della propria identità fisica e psichica
• Dolore fisico, disfunzionalità, disabilità, esperienza della sofferenza come domanda di senso dell’esistenza
MALATTIA
• Tutte le relazioni subiscono un mutamento profondo
• Malattia: un “osservatorio” nel quale la persona è chiamato nuovamente a sentire, a vedere, ad assumere la realtà sotto un’altra prospettiva
• Modificato rapporto con il proprio corpo, con il tempo, con la parola
• Umiliante regressione ad una dipendenza, impotenza, “consegnati” ad altri…
MALATO
Esperienza:
• Fragilità
• Finitezza
• Distanza
• Estraneità da sé e dagli altri
• Accettazione dei limiti
MALATTIA
Morbilità prevalente: tipo cronico-degenerativo
Terapia sintomatica o mirata a rallentare l’evoluzione
Modello di cura incentrato sulla cura: inadeguato!
MALATTIA
Sostenere le possibilità e le opportunità per l’anziano di riconsiderarsi,
riposizionarsi, riprogettare la propria esistenza, in rapporto ai limiti imposti dalla mutata situazione, inserendo nel proprio vissuto anche la malattia quale
esperienza in un orizzonte di senso
RELAZIONE D’AIUTO
Partendo dall’ascolto empatico…
Superamento delle reazioni immediate: ansia, paura/collera, aggressività, depressione
“Accompagnamento” verso l’adattamento alla malattia
Consapevolezza dei limiti, riprogettare il proprio essere nel mondo
RELAZIONE D’AIUTO
Raggiungimento/mantenimento del miglior livello possibile di vita dell’anziano malato cronico non autosufficiente si realizza attraverso protocolli operativi basati:
globalità/interdisciplinarità degli interventi
riattivazione di tutte le capacità/potenzialità psico-fisiche-sociali dell’anziano
RELAZIONE D’AIUTO
Ogni intervento si fondi sul riconoscimento nell’anziano di caratteristiche connotate da
un’elevata :
complessità
variabilità delle condizioni psico-fisiche
fragilità
assoluta specificità
unitarietà della persona
INTERVENTI
Diversificato
Specializzato
Unitario
Flessibile
Personalizzato
Prima dell’anziano viene l’uomo…
Integrità dell’essere umano
Riconoscimento della soggettività, dell’autodeterminazione, dell’autonomia,
della competenza, qualunque possano essere o essere state le sue condizioni
PROGETTAZIONE INTERVENTI
• Mettere l’uomo al centro della “cura”
• Sostegno nella riprogettazione della propria esistenza in rapporto alle possibilità, limiti imposti dalla malattia
• Trovare un senso, rielaborazione
• Soggetto e non oggetto: tenere conto dei valori, delle esperienze, del contesto di vita
• Destinatario della relazione di aiuto e co-attore, corresponsabile
• Soggetto di diritti, portatore di bisogni, vissuti, saperi
OSS
Traduzione di questi principi i prassi operativa, difficoltà oggettive
Operare con e a favore della persona anziana con limitazioni
Riconoscere bisogni espliciti o inespressi
Sostituirsi in parte o del tutto, affiancarlo nel fare
Labile il confine: aiuto/prevaricazione, sostituzione valori, fini
POTERE
In tale aspetto il tema dell’etica trova il proprio momento di sintesi e verifica
Nell’esercizio professionale è sempre necessario domandarsi per ogni atto compiuto:
il potere è stato esercitato nella consapevolezza dei limiti che il professionista della salute deve
auto-darsi per realizzare gli obiettivi professionali?
POTERE
• Il potere: senso di onnipotenza, sentimento negativo, inquina la relazione d’aiuto
• Riconoscimento del proprio senso di vulnerabilità, delle proprie mancanze
• Ineluttabilità “bisognosità” degli altri
• Scambio reciproco
AIUTO: AZIONE/RELAZIONE
• Aiuto si esprime non solo attraverso un’azione, ma anche, e soprattutto, attraverso una relazione
• Non cosa faccio o do all’altro, ma ciò che accade nella relazione con l’altro
• 2 modalità di aiuto che portano a conseguenze diverse poiché sostenute da 2 prospettive diverse
AIUTO: AZIONE
• Prospettiva organo-centrica
• Osservazione quasi esclusiva della patologia, dell’organo malato
• Persona: passiva, si aspetta un intervento concreto
• Operatore: responsabile ed artefice del suo processo di guarigione
AIUTO: RELAZIONE
• Prospettiva antropo-centrica
• Osservazione dell’altro nel suo essere persona
• Persona: responsabile, artefice, partecipa attivamente al suo processo di guarigione
• Operatore: non cosa fare ma come porsi nei confronti dell’altro. Catalizzatore di processi
• L’operatore che si limita all’aiuto-azione, che aderisce agli stereotipi non opera la “sospensione del giudizio”
• Tutti gli anziani sono uguali
• Assistenza uniforme e preconfezionata, non attenzione alle peculiarità
ATTIVAZIONE POSITIVA RELAZIONE D’AIUTO
1) OSSERVAZIONE
• riconoscere e distinguere un anziano dall’altro, liberarsi da pregiudizi e stereotipie
• Conoscenza dell’anziano, della sua famiglia, delle caratteristiche della sua malattia
• Patologie riconoscono evidenze cliniche comuni, le loro espressioni sono caratterizzate dal vissuto della persona malata
ATTIVAZIONE POSITIVA RELAZIONE D’AIUTO
2) ASCOLTO
Accogliere la storia di vita dell’anziano
Ascolto, come strumento relazionale, richiede esercizio e sensibilità
Aprirsi al confronto
Offrire tempo ed opportunità
Osservazione del non verbale
ATTIVAZIONE POSITIVA RELAZIONE D’AIUTO
3) INCONTRO
Punto di arrivo del lavoro di personalizzazione
L’operatore è chiamato ad offrire:
Rispetto
prossimità non alterità
Intangibilità dell’altro, non altero, non mi relaziono
Attenzione
All’altro, al suo mondo, alla sua cultura, ai suoi bisogni, manifesti ed inespressi
Capacità di ascoltare il non detto
Comprensione
Ulteriore passo di vicinanza, dopo il rispetto
Com-prendere
Aiuto
Dimensione operativa nella prossimità
“CURA” dell’OPERATORE
• Prima che tecnicamente competente deve essere una disposizione generale nei confronti dell’altro
• Cogliere i bisogni: entrare in relazione
• Relazione assistenziale responsiva
• Bene: non è mai affermazione di sé; permettere all’altro di trovare la propria dimensione di ben-essere
“CURA” dell’OPERATORE
• Indifferenza: radice dell’ingiustizia
• L’altro nella sofferenza, lo rende più difficile da sopportare, perché percepisce di non essere tenuto in considerazione
“Nella rottura dell’indifferenza, che accade quando si ha cura, si attualizza l’evento
etico”
ETICA NEL LAVORO QUOTIDIANO
RIFLESSIONE
DISCERNIMENTO MORALE
AZIONE
Strumenti indispensabili per agire nell’interesse delle persone, supportandole, dove possibile, nelle scelte autonome di vita
Condivisione, nell’équipe, di valori e principi etici che orientino la relazione e l’assistenza
Impegno continuo di azioni “migliori” per salvaguardare dignità, integrità autonomia
CONTENIZIONE
Contenizione:
“insieme di mezzi fisici-chimici-ambientali che, in qualunque maniera, limitano la
capacità di movimenti volontari dell’individuo
C.fisica
C. farmacologica
CONTENIZIONE
Lesione primo fondamento società civile: libertà individuale, viola l’autonomia e la dignità
personale
Eufemismo? Definizione alternativa?
Legare = violenza
Contenere = necessità assistenziale
Dove il limite? La giustificabilità terapeutica?
CONTENIZIONE
Sotto un profilo teorico l’uso della contenizione è un comportamento concettualmente, culturalmente, assistenzialmente antigeriatrico
Geriatria e contenizione:
due realtà antitetiche
• Geriatria: obiettivo di promuovere e mantenere l’autosufficienza e la qualità della vita attraverso la riabilitazione ed il recupero delle funzioni
• Contenizione: esprime limitazione e restrizione delle possibilità psicomotorie del soggetto
Il suo utilizzo solo per patologie che richiedono la contenizione come “ cura” o per elevato e prevedibile rischio di patologie specifiche per mancata contenizione
L’ERRORE…
Contenere per custodire,
utilizzo di tecniche di privazione della libertà fisiche individuali del cittadino per
ignoranza sul tema, superficialità alle risposte, incapacità di comprendere
l’inadeguatezza comportamentale del malato, per motivi contingenti le
strutture, le unità operative…
CONTENIZIONE
• Riferimenti giuridici
• Indicazioni deontologiche
• Dettato di natura etica
L’adozione di un trattamento di contenizione deve essere:
motivato
documentato
limitato nel tempo
CONTENIZIONE
Suo utilizzo è estrema ratio di un processo precedente suddiviso in più fasi:
Valutazione quadro clinico multidimensionale
Esistenza stato di necessità
Individuazioni soluzione alternative
Evidenza di situazione di emergenza/urgenza
Salvaguardia della dignità personale
Individuazioni soluzioni tecniche
Sussistenza del principio di proporzionalità
CONTENIZIONE
Ultima, mai unica soluzione!
Stato di necessità: ovviare al consenso informato
Es. nutrizione parenterale ev, paziente agitato
Principio di proporzionalità:
Es. paziente agitato aggredisce altri utenti
CONTENIZIONE: CRITERI
• Prescrizione medica
• Tempo di applicazione
• Modalità di applicazione
• Causa di applicazione
• Intervallo di controllo (ogni mezz’ora circa)
• Rivalutazione
• Consenso parenti; non vincolante, né obbligatorio, dovrebbe sancire un’alleanza terapeutica tra operatori, pazienti, familiari
CONTENIZIONE: CRITERI
DOCUMENTAZIONE!
“Scrivi quello che fai, fai quello che scrivi”
Alla stregua di qualsiasi altro atto terapeutico!
Visibilità!
CONTENIZIONE: CRITERI
• Soggetto controllato e rivalutato, specie se vengono meno i fattori che hanno determinato l’atto contenitivo
• Mai un processo statico, ma dinamico
• Rivalutare: perseguimento obiettivi = mettere in sicurezza la persona e gli altri
CONTENIZIONE
Il ricorso a tale atto sia in ambito ospedaliero, sia in residenze socio-sanitarie, è ampiamente diffuso
Aumenta sistematicamente in relazione ad:
età del paziente
severità del danno cognitivo
C. in ambito geriatrico tende a divenire permanente
ISTITUZIONALIZZAZIONE
Sradicamento dal contesto socio-culturale e
familiare, variazioni abitudini, orari
disorientamento spazio-temporale:
aumentano l’aggressività verbale e fisica
Istituzionalizzazione incide pesantemente sulla privacy e sulla percezione neurosensoriale,
facendo insorgere, in soggetti con ridotta forza fisica e scarsa incidenza personale, sentimenti
di inadeguatezza
CONTENIZIONE
• Causa più addotta: sorveglianza
• Inefficace nel gestire l’aggressività, la confusione mentale, i comportamenti disturbanti, che non di rado, aumentano
• Non riduce necessariamente l’incidenza di cadute pericolose, a volte ne accentua gli esiti (tentativi di liberazione)
CONTENIZIONE
• C. incauta, mal posta e protratta nel tempo: danni fisici e psichici
• Perdita di autostima, regressione comportamentale
• Altri ospiti, pazienti “conviventi”
• Assenza di rispetto e dignità
CONTENIZIONE
Mancanza di professionalità, operatori lasciati soli,
senza regole, certezze, soluzioni, alternative;
carenze organizzative
Alternative possibili:
• Componenti umane: ascolto, empatia
• Componenti organizzative: interventi di più ampio respiro, soprattutto economico-sociale
Essenziale dare maggiore considerazione:
Fattori fisici dell’anziano: correzione deficit sensoriali, uso corretto dei farmaci
Fattori psico-sociali: conforto, relazione, comunicazione
Fattori riabilitativi: riattivazione, terapia occupazionale
Fattori ambientali: ausili, ambienti idonei
DEMENZA
Patologie degenerative del cervello caratterizzate da un decorso cronico,
invalidante, irreversibile
Impegno assistenziale non ad un ripristino di stato di salute antecedente, ma “gestione”, nella maniera più adeguata possibile, al fine
del mantenimento di una qualità di vita
Rappresenta una delle sfide principali per chi si occupa di anziani
DEMENZA
“Diversamente abile”
Mantiene una serie di abilità
Queste per potersi esprimere necessitano di un contesto fisico, sociale, psicologico,
ambientale, specifico, studiato per la specifica situazione
“Diversamente abile”
Soddisfazione di peculiare esigenza: costituzione di “nuclei”idonei per tali malati
Ambienti strutturati ed organizzati adeguati, “protesici” alle abilità residue, rispetto ai
propri comportamenti, con personale appositamente formato
In tali contesti i soggetti devono potersi comportare ed esprimere, nella misura possibile, senza vincoli chimici e fisici
“Diversamente abile”
Interventi centrati sulla routine, sull’efficienza, sulla standardizzazione
vs
pratiche di cura e di assistenza che tengano conto dei reali bisogni, dei ritmi di vita, di
preferenze e valori
Migliore gestione dell’aggressività, del rifiuto, della fuga, dello stato confusionale
Etica del prendersi cura
• Rispetto identità e dignità
• Prestazione e relazione
• Supporto emotivo
• Assistenza flessibile, sicura
• Ascolto, osservazione, empatia, comunicazione
• Tempi e ritmi dell’altro
• Giusta vicinanza/distanza
Etica del prendersi cura
• Promozione della massima autonomia quotidiana, favorendo l’esercizio e lo sviluppo di capacità alternative ed il potenziamento di quelle residue
• Rafforzare l’immagine positiva di sé, anche adeguando gli obiettivi da raggiungere alle effettive capacità
Etica del prendersi cura
• Valorizzare i risultati conseguiti
• Minimizzare disabilità, sintomi, agendo sia nei confronti dell’anziano, sia sull’ambiente fisico e relazionale dove vive
• Predisporre e mantenere un ambiente funzionale, confortevole, senza rischi e con minime limitazioni della sua libertà
• Offrire supporto psicologico e conforto ad anziano e familiari
Etica del prendersi cura
Condizioni operative stressanti, l’operatore deve far ricorso:
Competenze personali = consapevolezza delle proprie emozioni, padronanza di sé, empatia, conoscenza delle patologie
Competenze sociali = propensione relazionale, cooperatività, comportamenti e strategie per far fronte a situazioni stressanti
Etica del prendersi cura
Buona assistenza sono fondamentali:
Motivazione
Preparazione professionale
Capacità di lavorare in équipe
Condivisione obiettivi e responsabilità col gruppo
Prevedere momenti di supporto
Disponibilità al coinvolgimento di familiari e volontari
L’ACCANIMENTO TERAPEUTICO
Un tentativo, il più delle volte vano, di procrastinare la morte di un paziente
Una forzatura del “far vivere” quando non è più possibile …
Un atteggiamento che denota una “fuga” verso gli aspetti ipertecnologici della
scienza a fronte però di un successo il più delle volte nullo
Danno arrecato alla persona, alla sua dignità e volontà
Ancor meno dell’ infermiere, dell’OSS, il medico sembra accettare l’idea della morte e dell’
“accompagnare” alla morte e che né una, né l’altra, siano svilenti per la professione di
alcuno
… può anche denotare una difficoltà di rapportarsi con la persona morente per cui è più semplice l’interagire con un macchinario,
usare la tecnologia
Difficile trovare una linea di demarcazione fra ciò che è accanimento terapeutico,
intervento d’urgenza e stato di necessità
Quest’ultime sono evenienze in cui medico è obbligato, per legge, ad
intervenire anche senza il consenso del paziente
Codice Penale
Articoli che impongono al medico di intervenire in caso di necessità o di
urgenza per salvare la vita …
Non vi sono leggi che impongono l’accanimento terapeutico!
… fatto in maniera sproporzionata al caso clinico per le risorse impiegate
… nella stragrande maggioranza dei casi porta solo a posticipare di poco la morte
… l’assoluta assenza del rispetto della dignità del morente
La questione etica è un punto dolente in ambito sanitario e sempre più spesso si
trova al centro di dibattici che interessano non solo i diretti
responsabili, ma anche l’opinione pubblica, organismi di rappresentanza dei
cittadini, gli studiosi di etica, etc
… è compito medico stabilire lo stato di salute di una persona e gli interventi da
attuare … anche in quest’ambito intervengono i diritti del morente.
In particolare:
• Ho il diritto di morire in pace e con dignità
• Ho il diritto a non morire solo
I diritti del morente partono da un presupposto fondamentale:
la PARI DIGNITA’ fra le persone e i curanti
Volontà, desideri della persona malata hanno lo stesso peso, lo stesso valore,
della conoscenza clinica e medica manifestata dal curante
Cosa significa morire dignitosamente?
• Non abbandonare il paziente perché terminale, perché non può più guarire….
• Continuare, fin dove possibile, a portare avanti la relazione d’aiuto, facendosi carico dei problemi che quotidianamente insorgono
• … non farlo stare solo, senza gli affetti della famiglia
C.D. medico
il medico deve ASTENERSI dall’ostinazione in trattamenti di cui non si possa
fondatamente attendersi un beneficio per la salute e/o un miglioramento della
qualità della vita
C.D. dell’infermiere
…deve tutelare la volontà dell’assistito e porre dei limiti agli interventi che non
siano proporzionati alla condizione clinica e coerenti con ciò che lui ha
espressamente dichiarato rispetto alla qualità della vita
C.D. dell’infermiere
… assisterà qualunque sia la condizione clinica e comunque sino al termine della
vita, riconoscendo come importanti il conforto ambientale, psichico,fisico, relazionale e spirituale oltre che la
palliazione
“Successo delle cure mediche non va valutato solo in base a statistiche di
sopravvivenza,
ma anche in base alla qualità nel processo del morire e della relazione umana coinvolta in ciascuna morte”
Trattamenti inappropriati per eccesso
• Limiti: ragionevolezza, efficacia clinica, senso
• Danni fisici/psichici alla persona
• Annullamento dignità
• Aumento delle sofferenze ai familiari
• Iniqua distribuzione delle scarse risorse
• Frustrazione nell’équipe di cura
CURE COMPASSIONEVOLI
• Riflessione e rapporto con la morte
• Essere sinceri, presenti, “in ascolto”
• Ambiente adatto (la porta chiusa)
• Disponibili a perdere il controllo!
• Facilitare, nei familiari, le decisioni del fine vita
CURE PALLIATIVE
• Serie di interventi terapeutici ed assistenziali finalizzati alla cura di malati la cui malattia di base non risponde più a trattamenti specifici
• Fondamentale è il controllo del dolore, la gestione dei problemi psicologici, sociali e spirituali
• Obiettivo: il raggiungimento della migliore qualità di vita possibile per il malato e la sua famiglia
PATTO INFERMIERE-CITTADINO
Documento molto importante per la professione infermieristica
Punto 15 recita:
“Io mi impegno a starti vicino quando soffri, quando hai paura, quando la medicina e la tecnica non bastano”
ORIENTAMENTI per OSS
• Non concetti specifici al tema
• l’OSS concorre ad una valutazione attenta dei problemi insieme alle altre figure professionali allo scopo di sviluppare un progetto assistenziale e di cure palliative peculiare per quella persona
• Riferisce a persona competente qualsiasi circostanza che possa in qualche modo pregiudicare l’assistenza o la qualità delle cure, in particolar modo per ciò che concerne gli effetti sulle persone
OSS
• … presenti i conflitti di tipo morale
• coinvolto nel processo decisionale prima e nell’assistenza dopo, al fine di evitare che alcune problematiche possano avere un risvolto critico sull’attività assistenziale e sul rispetto dell’umanità di ogni persona
• E’ un dovere etico e deontologico di ogni operatore parlare e confrontarsi con i colleghi (argomento complesso e delicato)
PRINCIPIO ETICO di AUTONOMIA
• Prevede che se la persona abbia chiaramente espresso il desiderio di non volere subire trattamenti terapeutici che lui ritiene sproporzionati alla situazione, riceva dal medico una risposta onesta rispetto alle finalità degli interventi che deve attuare e decidere in merito
• Se gli interventi sono palesemente inutili occorre evitarli ed attuare solo quelle cure che rendono meno o per nulla doloroso il fine vita
PRINCIPIO ETICO di GIUSTIZIA
• Prevede che in situazioni di risorse limitate, dove fondamentale è il contenimento dei costi per permettere a tutti le cure più idonee al caso, ci si interroghi quanto sia etico investire risorse umane e materiali in cure costose inutili
• Tali investimenti non sono di giovamento né alla scienza, non producono nulla, né tanto meno alla dignità del morente
CHIESA
… opinione circa l’accanimento terapeutico
il medico non ha l’obbligo di ricorrere a “mezzi eccezionali” per il
mantenimento in vita di un paziente terminale
MEZZI ECCEZIONALI?
• La velocità con cui la medicina è progredita, la tecnologia sempre più sofisticata, l’introduzione di nuovi farmaci, di nuove modalità terapeutiche rende sempre più difficile dire cosa siano i mezzi eccezionali!
• Ambiguità!
• L’eccezionalità può essere tutto, occorre rapportarla a quella situazione, a quella persona, a quel contesto
ACCANIMENTO TERAPEUTICO
Situazioni molto complesse dove il medico si trova quasi del tutto solo a
dover prendere decisioni
… si avvale dell’aiuto dei Comitati etici
FAMIGLIA
• Il più delle volte, rappresenta un tramite importante, un valore aggiunto nel progetto terapeutico assistenziale
• Scelte mediche:
non ricopre alcun ruolo, decisione sull’attuazione degli interventi è di precisa ed unica competenza dell’individuo, così come lo le decisioni inerenti la sospensione di alcune cure e/o di interventi che sono diventati inutili
• Coinvolta, a livello informativo, se la persona da il consenso, quando ancora in grado di esprimere le proprie opinioni
• Altre volte vengono interpellati quando ciò non è più possibile, quando il paziente ha perso coscienza, per conoscere le sue volontà
Coinvolgere la famiglia, nella fase del fine vita, è un orientamento che dovremmo
perseguire in maniera molto decisa soprattutto per il morente, al di là delle
indicazioni dei codici deontologici
LA SOSPENSIONE DELLE CURE
… l’altra faccia della medaglia, opposta all’accanimento
Le condizioni della persona sono tali che nessuna terapia, nessuna cura medica, è in grado di modificare la
situazione
Quale e dove il limite?
Domanda di non facile risposta, sempre demandata al medico
Sospendere le cure non significa però abbandonare il paziente …
non lo si può più guarire, ma lo si può ancora curare
GUARIRE e CURARE
• NON sinonimi!
• GUARIRE :
“ridare la salute”, recuperarla perché affetti da una patologia da cui poi si guarisce
• CURARE :
“fare oggetto di cura”, è prendersi cura
CURE PALLIATIVE
La decisione di sospendere le terapie implica, per contro, un potenziamento
delle cure palliative:
INTERVENTI TERAPEUTICI FINALIZZATI ALLA CURA ATTIVA DI QUEI PAZIENTI LA CUI MALATTIA DI BASE NON RISPONDE
AI TRATTAMENTI SPECIFICI
CURE PALLIATIVE
Scopo primario:
dare e mantenere una qualità di vita accettabile
di fornire sostegno conforto fisico, psicologico, relazionale e spirituale sino alla morte alla persona e alla sua famiglia
CURE PALLIATIVE
La finalità è mutata, non più la guarigione, ma il massimo
sollievo, fisico e psicologico alla persona giunta al fine vita
OBIETTIVI
Attivare manovre, procedure, attività atte ad alleviare il dolore e la
sofferenza nel suo duplice aspetto:
fisica e psicologica
Assistenza connotata da un’elevata qualità ed attenzione, tanto più se il paziente non è più
in grado di relazionarsi con l’esterno
Attenzione all’igiene personale, al posizionamento per evitare l’insorgenza di
ulcere da decubito, nella predisposizione di un ambiente il più consono al rispetto del
morente e alla sua dignità
Evitare, nel limite del possibile, complicanze e sofferenze inutili
Soprattutto la gestione del dolore deve diventare prioritaria!
Nelle cure palliative è fondamentale controllare il dolore e sintomi collaterali,
oltre alla gestione dei problemi psicologici, sociali e spirituali
CURE PALLIATIVE: CARATTERISTICHE
Globalità nell’intervento
… scopo principale il controllo del dolore, non si limita al controllo dei soli sintomi fisici, ma si occupa del paziente
nella sua globalità
(supporto psicologico, relazionale, sociale e spirituale)
L’intensità dell’ assistenza globale deve mostrarsi in grado di rispondere a domande di bisogno specifiche e
tempestive, efficaci ed adeguate al modificarsi della situazione di malattia
• Qualità delle prestazioni erogate
• Pieno rispetto dell’autonomia residua del paziente che va stimolata e mantenuta il più possibile
• Pieno rispetto dei suoi valori
• Valorizzazione delle risorse del paziente, della famiglia e di tutto il tessuto sociale in cui è inserito
• Molteplicità delle figure professionali e non che concorrono all’espletamento delle cure palliative
• Continuità nelle cure e nell’assistenza sino alla morte
DEONTOLOGIA PROFESSIONALE
C. D. medico:
specifico riferimento alla continuità delle cure, anche quando il malato sia considerato
inguaribile… il medico non può abbandonare il malato, ma deve assisterlo per lenirne la
sofferenza fisica e psichica…
In caso di compromissione dello stato di coscienza deve proseguire nelle terapie di sostegno finchè ragionevolmente utile…
DEONTOLOGIA PROFESSIONALE
C.D.Infermiere
Assiste la persona in qualunque condizione fisica-clinica si trovi e fino al fine vita,
riconoscendo l’importanza del conforto ambientale, fisico, psicologico,
relazionale e spirituale…
Patto infermiere-cittadino
PRINCIPIO di BENEFICITA’
• … maggiore rilevanza!
• Assistenza di qualità e mantenendo un rapporto costante ed attento con la persona morente
• Aiutare, confortare, non soffocare le lecite paure, garantire un clima organizzativo connotato da continuità e partecipazione
• Consentire la presenza dei familiari e delle persone significative garantendo, anche a quest’ultime, supporto e sostegno
DIRITTI DEL MORENTE
Progressi rapidi e costanti della
medicina nascondono minacce per i
diritti fondamentali dell’uomo
Tecnicismo vs umanizzazione
Non poter guarire non vuol dire non poter curare!
• Rispetto sue volontà
• Informazione, non informazione
• Diritto alla dignità
• Sollievo dalle sofferenze
• Preparazione psicologica alla morte
Prolungamento della vita non è l’obiettivo esclusivo
Non anticipare la morte
Formazione del personale
CARTA dei DIRITTI della PERSONA ANZIANA
La persona ha il diritto:
Sviluppare/conservare propria individualità e libertà
Conservare e veder rispettare le proprie credenze, opinioni, sentimenti
Conservare le proprie modalità di condotta…
CARTA dei DIRITTI della PERSONA ANZIANA
Conservare la libertà e scegliere dove vivere
• Essere accudita e curata nell’ambiente che meglio garantisce il recupero…
• Di vivere con chi desidera
• Di avere una vita di relazione
CARTA dei DIRITTI della PERSONA ANZIANA
• Di essere messo in condizioni di esprimere proprie attitudini ed originalità
• Di essere salvaguardato da ogni forma di violenza fisica e/o morale
SOCIETA’ ed ISTITUZIONI hanno il DOVERE
• Rispetto dell’individualità, riconoscimento dei bisogni e realizzazione interventi adeguati con riferimento alla qualità di vita e non all’età anagrafica
• Rispetto di credenze, opinioni, sentimenti anche quando anacronistici…
• Rispetto delle modalità di condotta… evitare di correggere e dirigerle
SOCIETA’ ed ISTITUZIONI hanno il DOVERE
• Rispetto della libera scelta di vivere al proprio domicilio… sostegno… se impossibile accoglienza conservando alcuni aspetti dell’ambiente di vita precedente
• Accudire e curare l’anziano al domicilio. Diritto al ricovero ospedaliero e riabilitativo…
• Favorire la convivenza persona anziana-familiari…
SOCIETA’ ed ISTITUZIONI hanno il DOVERE
• Evitare ogni forma di ghettizzazione…
• Fornire la possibilità di realizzare proprie attitudini…
• Contrastare ogni forma di sopraffazione e rprevaricazione
• Operare anche nelle situazioni più compromesse… clima di accettazione/condivisione/solidarietà
ASL PESCARACORSO di FORMAZIONE per OPERATORE SOCIO
SANITARIO
ASPETTI ETICI alla PERSONA SOFFERENTE e in FASE TERMINALE
CURE PALLIATIVE e UMANIZZAZIONE delle CURE
Malato terminale
Persona affetta da patologia cronica evolutiva in fase avanzata per la quale
NON esistono o sono SPROPORZIONATE
terapie aventi l’obiettivo di stabilizzare la malattia e/o di prolungare significativamente la vita
Malato terminale
• Non un paziente come gli altri!
• Esito percorso noto
• Il tempo a disposizione:
dignità
senza sofferenza fisica e psichica
Malato terminale
• Assistenza operatori sanitari e familiari è connotato da un forte impegno psicologico, fisico
• Continue assunzioni di decisioni che impongono professionalità, competenza, ascolto
• Persona morente: unico e totale protagonista delle scelte terapeutiche
Carta dei Diritti dei morenti
• Dignità di persona
• Rispetto dei suoi diritti, delle sue convinzioni etiche e religiose
• Bisogni psicologici ed emotivi: certezza di non essere abbandonati, certezza di ricevere cure mediche adeguate, possibilità di essere considerato soggetto in grado di ricevere informazioni regolari, credibili, comprensibili
Carta dei Diritti dei morenti
• Partecipazione alle decisioni
• Diritto a non essere ingannato, risposte veritiere
• Certezza di poter ottenere assistenza sanitaria
• Certezza di poter ottenere ascolto e presenza
• Sollievo dal dolore e dalla sofferenza
• Diritto a non morire solo, vicinanza famiglia
• Essere considerato persona sino alla morte
• Isolamento fisico e psicologico
• Malattia come crisi a livello biologico ed esistenziale
• Malato terminale continua da essere persona… mantenimento di relazionalità con ciò che lo circonda, come dare significato al compimento della propria vita
Etica dell’accompagnamento
• Dare un “senso”
• Aiutare a vivere fino all’ultimo istante, riconoscendo i limiti della medicina,
decidendo di non intraprendere o interrompendo trattamenti sproporzionati
• Vicinanza al malato, possibilità di esprimersi
• Spostamento dell’obiettivo: dalla cura al prendersi cura
• Orientamento verso il trattamento dei sintomi ed il sollievo del dolore
a) Alleviare la sofferenza fisica
• Costituisce priorità etica
• Angoscia del morire si somma all’angoscia della sofferenza che precede la morte
• Dolore “totale”: specifiche peculiarità che coinvolgono l’intera persona, anche quella sociale e spirituale
• Non solo adeguata terapia antalgica, approccio globale, forte relazionalità con l’universo curante
Alleviare la sofferenza fisica
• Prospettiva dell’accompagnamento: terapia del dolore è di enorme rilevanza etica
• Dolore cronico fase terminale comporta l’alterazione della persona a vivere in quanto tale, impedendo la dimensione specifica dell’essere umano: la relazione
• Trattamento del dolore diventa prioritario
b) Bisogni da identificare e comprendere
Assunti strutturati/condivisi da tutti i bioeticisti:
Bisogno di verità. Conoscenza dettagliata non tanto della malattia, ma della prognosi
Negare tale possibilità è negare la possibilità di applicazione del principio di autodeterminazione
Dire, non dire? Valutazione dei tempi per ogni singola persona: “venire alla sua verità”
Bisogni da identificare e comprendere
• Verità, ciò che corrisponde alla reale situazione
• Possibilità di esternare senza vergogna
• Possibilità di comprendere ed elaborare sentimenti di frustrazione, rabbia, angoscia, paura, momento per sentirsi completamenti accolti
• Finzione, banalizzazione
• La maggior parte dei pazienti vuole sapere la verità
• Circa il 90% vuole informazioni precise e dettagliate
• Il 25% vuole conoscere la diagnosi e gli aspetti tecnici della malattia
• La totalità dei familiari vuole venire a conoscenza della diagnosi
Congiura del silenzio
Ideologia dominante :
allontanare il più possibile l’idea della morte dalla vita di ognuno di noi, motivando questo atteggiamento con la protezione della persona
stessa …
Congiura del silenzio
“Quello che ci manca, rispetto alla morte, sono le parole
giuste”
C. Viafora
Congiura del silenzio
• Accordo trasversale tra operatori e familiari per nascondere la verità
• Funzionale a chi assiste!
• Scopo addotto : protezione della persona morente per fare in modo che il tutto avvenga in silenzio, senza sofferenza fisica e psichica
Congiura del silenzio
• Il più delle volte la pantomima messa in atto, viene interpretata anche dal morente!
• … poco lucida, poco attenta a ciò che gli accade intorno
• … proprio perché consapevole di essere in una situazione particolare recepisce, capta, sente …
Familiari …
non negare loro l’illusione di una morte più dolce!
Neghiamo al morente di poter parlare, di potersi esternare, di poter chiedere
aiuto, lo costringiamo a recitare!
Congiura del silenzio
… artefatto, finto, non spontaneo, tragico, complesso da gestire, in primo luogo per
la persona morente
Morire non è più una cosa, per quanto dolorosa, naturale,
ma diventa sconcia,
da nascondere, un tabù!
Congiura del silenzio
La morte accomuna …
Il “nostro tempo”
la reputa un fallimento
perché ci mostra la nostra impotenza nonostante tutto …
Congiura del silenzio
• E’ sostanzialmente una MENZOGNA camuffata da protezione
• E’ la nostra paura della morte, paura che si sostanzia nei fatti e soprattutto nelle parole, nelle NON PAROLE
• A chi serve di più?
• Chi protegge? Chi tutela?
NON INFORMAZIONE
• Il morente esprime il desiderio di non essere informato
• In questo caso l’informazione a tutti costi è dannosa come il silenzio …
• Qualunque sia la decisione è assolutamente necessario che questa venga portata avanti con coerenza da tutti gli operatori coinvolti
Bisogno di vivere la terminalità
• Dipende dalla possibilità di poter esternare i reali sentimenti
• Supporto psicologico
• Disponibilità di operatori e familiari
• Impatto emotivo
Bisogno di stima
• Deterioramento prodotto dall’avanzamento della malattia provoca auto-svalutazione
• Malato si percepisce in larga misura da come è percepito dagli altri
• Linguaggio non verbale
• Conferma o amplificazione del proprio senso di auto-svalutazione
Bisogno spirituale
• Non confuso con bisogno religioso comune accezione del termine, anche se può coincidere
• Sempre presente anche se non palesato
• CNB: accompagnamento spirituale =
“Processo interpersonale in cui vi è l’impegno nell’aiutare la persona a
concludere il suo ciclo vitale, in maniera costruttiva…”
Bisogno spirituale
• CNB = “…mantenimento del più alto grado di comunicazione, ascolto, accoglienza, consapevolezza dei dati socioculturali e dei valori entro cui questo si colloca”
• Spirituale: “…atteggiamento che nasce da una radicata convinzione che ogni persona è irripetibile e singolare. L’accompagnamento spirituale è l’essere testimoni dell’infinita ricchezza della vita che si manifesta in ogni singolo, sino alla
Bisogno di tenerezza
Disposizione interiore alla tenerezza
Realizzazione del gesto etico della cura
Imparare nuovi gesti:
visibili, tangibili, semplici
vs
ipertecnicismo ed iperefficientismo
delle cure
Requisiti “strutturali” dell’operatore per far fronte ai bisogni inespressi:
maturazione di atteggiamento sereno verso la propria morte
acquisibile solo con “l’esperienza della morte”
attraverso gli altri
c) Cure proporzionate
• Principio di proporzionalità: “core” dell’etica dell’accompagnamento
• Approccio “normativo” vs i due maggiori pericoli delle cure del fine vita:
accanimento terapeutico, “approccio vitalista”
abbandono delle cure, anticipazione della morte
L’ACCANIMENTO TERAPEUTICO
“Persistenza nell’uso di procedure diagnostiche e di interventi terapeutici,
allorchè è comprovata la loro inefficacia e inutilità sul piano di un’evoluzione positiva e di un miglioramento del paziente sia in termini clinici che di
qualità di vita”
L’ACCANIMENTO TERAPEUTICO
Un tentativo, il più delle volte vano,
di procrastinare la morte di un paziente
Una forzatura del “far vivere”
quando non è più possibile …
Un atteggiamento che denota una “fuga” verso gli aspetti ipertecnologici della
scienza
a fronte però di un successo il più delle volte nullo
Danno arrecato alla persona, alla sua dignità e volontà
Ancor meno dell’ infermiere, dell’OSS, il medico sembra accettare l’idea della morte e dell’
“accompagnare” alla morte e che né una, né l’altra, siano svilenti per la professione di
alcuno
… può anche denotare una difficoltà di rapportarsi con la persona morente per cui è più semplice l’interagire con un macchinario,
usare la tecnologia
Difficile trovare una linea di demarcazione fra ciò che è accanimento terapeutico,
intervento d’urgenza e stato di necessità
Quest’ultime sono evenienze in cui medico è obbligato, per legge, ad
intervenire anche senza il consenso del paziente
Codice Penale
Articoli che impongono al medico di intervenire in caso di necessità o di
urgenza per salvare la vita …
Non vi sono leggi che impongono l’accanimento terapeutico!
La questione etica è un punto dolente in ambito sanitario e sempre più spesso si
trova al centro di dibattici che interessano non solo i diretti
responsabili, ma anche l’opinione pubblica, organismi di rappresentanza dei
cittadini, gli studiosi di etica, etc
I diritti del morente partono da un presupposto fondamentale:
la PARI DIGNITA’ fra le persone e i curanti
Volontà, desideri della persona malata hanno lo stesso peso, lo stesso valore,
della conoscenza clinica e medica manifestata dal curante
C.D. medico
il medico deve ASTENERSI dall’ostinazione in trattamenti di cui non si possa
fondatamente attendersi un beneficio per la salute e/o un miglioramento della
qualità della vita
C.D. dell’infermiere
…deve tutelare la volontà dell’assistito e porre dei limiti agli interventi che non
siano proporzionati alla condizione clinica e coerenti con ciò che lui ha
espressamente dichiarato rispetto alla qualità della vita
C.D. dell’infermiere
… assisterà qualunque sia la condizione clinica e comunque sino al termine della
vita, riconoscendo come importanti il conforto ambientale, psichico,fisico, relazionale e spirituale oltre che la
palliazione
“Successo delle cure mediche non va valutato solo in base a statistiche di
sopravvivenza,
ma anche in base alla qualità nel processo del morire e della relazione umana coinvolta in ciascuna morte”
Trattamenti inappropriati per eccesso
• Limiti: ragionevolezza, efficacia clinica, senso
• Danni fisici/psichici alla persona
• Annullamento dignità
• Aumento delle sofferenze ai familiari
• Iniqua distribuzione delle scarse risorse
• Frustrazione nell’équipe di cura
PRINCIPIO ETICO di AUTONOMIA
• Prevede che se la persona abbia chiaramente espresso il desiderio di non volere subire trattamenti terapeutici che lui ritiene sproporzionati alla situazione, riceva dal medico una risposta onesta rispetto alle finalità degli interventi che deve attuare e decidere in merito
• Se gli interventi sono palesemente inutili occorre evitarli ed attuare solo quelle cure che rendono meno o per nulla doloroso il fine vita
PRINCIPIO ETICO di GIUSTIZIA
• Prevede che in situazioni di risorse limitate, dove fondamentale è il contenimento dei costi per permettere a tutti le cure più idonee al caso, ci si interroghi quanto sia etico investire risorse umane e materiali in cure costose inutili
• Tali investimenti non sono di giovamento né alla scienza, non producono nulla, né tanto meno alla dignità del morente
CHIESA
… opinione circa l’accanimento terapeutico
il medico non ha l’obbligo di ricorrere a “mezzi eccezionali” per il
mantenimento in vita di un paziente terminale
MEZZI ECCEZIONALI?
• La velocità con cui la medicina è progredita, la tecnologia sempre più sofisticata, l’introduzione di nuovi farmaci, di nuove modalità terapeutiche rende sempre più difficile dire cosa siano i mezzi eccezionali!
• Ambiguità!
• L’eccezionalità può essere tutto, occorre rapportarla a quella situazione, a quella persona, a quel contesto
LA SOSPENSIONE DELLE CURE
… l’altra faccia della medaglia,
opposta all’accanimento
Le condizioni della persona sono tali che nessuna terapia,
nessuna cura medica,
è in grado di modificare la situazione
Quale e dove il limite?
Domanda di non facile risposta, sempre demandata al medico
Sospendere le cure non significa però abbandonare il paziente …
non lo si può più guarire, ma lo si può ancora curare
“E’ eticamente giustificabile l’interruzione delle tecniche di prolungamento della
vita, quando la loro applicazione impone fatica e sofferenza al paziente,
sproporzionalmente ai benefici che ne possono trarre”
Linee guida OMS
Abbandono terapeutico
Atteggiamento e conseguente comportamento di rinuncia in termini sia di presenza psicologica che di interventi, dinanzi ad un paziente terminale per il
quale un’evoluzione positiva del quadro clinico non appare più possibile
Cure proporzionate
• Prospettive etica: nella lotta contro la malattia non unico scopo la sopravvivenza fisica
• Valore che l’uomo è chiamato a realizzare, ma non il più importante
• Dignità della morte: non applicazione di cure sproporzionate ai risultati attesi
Lasciar morire: eutanasia?
• “Dolce morte”, la “buona morte”
• Giuridicamente: intenzionale e consapevole azione che determina la morte di una persona su richiesta esplicita o presunta, quando questa si trova in condizioni di sofferenza ,di inguaribilità o di prossimità alla morte
• Attiva = azione, passiva = omissione
Lasciar morire: eutanasia?
• Italia: illegale, equiparata all’omicidio, anche quando il malato è consenziente
• Art 5. C.C. divieto di porre in essere atti di disposizione del proprio corpo che possono cagionare diminuizione permanente dell’integrità fisica, o contrari alla legge, al buon costume …
• Art. 579 C.P. omicidio del consenziente
• Art. 580 C.P. istigazione o aiuto al suicidio
Eutanasia: concetto di Futilità
Dall’eutanasia va distinta fra decisione di interrompere il trattamento, quando
constatata la sua inutilità
(né utile, né opportuno all’obiettivo)
oppure sua futilità:
il trattamento ancorchè utile non è però efficace a raggiungere l’obiettivo
MEDICAL FUTILITY
In medicina ogni trattamento deve avere un obiettivo esplicitamente definito e
trasparente
Azione clinica non più in grado di essere utile per ottenere specifico obiettivo
nei confronti di un paziente
Non è eutanasia:
Terapia antalgica, che in fase terminale può portare ad abbreviare la vita della persona
Sedazione profonda: eliminazione dello stato di coscienza
Astensione o interruzione di trattamenti ritenuti inutili, futili ed inopportuni
Non è eutanasia:
• Rifiuto consapevole da parte del malato di cure che lui ritiene sproporzionate
• Il distacco di mezzi di respirazione artificiale a fronte di una morte cerebrale accertata (?)
• La sospensione dell’alimentazione artificiale se questo non determina direttamente la morte (?)
d) Decodificare la richiesta di essere aiutato a morire
• Frequente richiesta, consapevolezza dell’irreversibilità
• Sofferenza. Variabile significativa nel rapporto sofferenza/desiderio di morte, è data dall’interazione sofferenza sentimenti di disperazione e depressione
• Significati?
d) Decodificare la richiesta di essere aiutato a morire
• Senso di abbandono di fronte al dolore e alla malattia. Richiesta di aiuto ed ascolto
• Senso di inutilità, assenza di futuro, dimensione necessaria per la progettazione umana. Richiesta di senso
• “Camminare accanto”implica capacità di decodifica, senza imposizioni, in un contesto di relazione fatto di accoglienza
CURE PALLIATIVE
“La medicina delle cura palliative è e rimane un servizio alla salute.
Non dunque una medicina per il morente e per aiutare a morire,
ma una medicina per l’uomo, che rimane in vivente fino alla morte”
S. Spinsanti
CURE PALLIATIVE
Medicina curativa ha espulso dal proprio paradigma la morte;
non in grado di assistere il paziente morente,
al contrario se ne allontana espellendolo dai luoghi tradizionali di
cura
CURE PALLIATIVE
Assunzione della morte come esito finale
Obiettivo:
“prendersi cura”
qualità della vita rimasta
dignità nella morte
introduzione elementi di umanizzazione dell’assistenza sanitaria
riportare la persona al centro dell’intervento medico
CURE PALLIATIVE
• “Pallium” = mantello, protezione
• “Palliare” = coprire, avvolgere con un mantello
• Cura attiva, globale, multidisciplinare per pazienti affetti da malattia che non risponde più ai trattamenti specifici e di cui la morte è la diretta conseguenza
CURE PALLIATIVE
Scopo:
controllo dei sintomi
riduzione sofferenza fisica-psichica
raggiungimento della miglior qualità di vita possibile per i pazienti loro famiglie
Ambiti di applicazione
• Fase terminale di patologie evolutive irreversibili, per le quali terapie finalizzate alla stabilizzazione o guarigione non sono né possibili, né appropriate
• Sperimentazioni maggiori: malati oncologici, malati di AIDS, in misura minore, nelle malattie neurologiche
OMS
• Affermano la vita
• Considerano il morire evento naturale
• Non accelerano, né ritardano la morte
• Provvedono al sollievo del dolore di altri sintomi
OMS
• Integrano aspetti psicologici-sociali-spirituali dell’assistenza
• Offrono supporto ai pazienti per aiutarli a vivere più attivamente fino alla morte
• Offrono supporto alla famiglia durante la malattia e nel lutto
CARATTERISTICHE
• Globalità intervento terapeutico, obiettivo: qualità vita
• Valorizzazione delle risorse della persona, della sua famiglia e del tessuto sociale in cui sono inseriti
• Molteplicità figure professionali e non coinvolte nel piano di cure
CARATTERISTICHE
• Rispetto autonomia e valori della persona malata
• Pieno inserimento ed integrazione nella rete dei servizi sanitari e sociali
• Alta intensità assistenziale: risposte specifiche, tempestive, adeguate, efficaci
• Continuità delle cure sino all’esito finale
• Qualità delle prestazioni
SCOPO
Restituire dignità al morire,
mediante uno sforzo interdisciplinare
di miglioramento delle qualità di vita
del malato terminale e della sua famiglia
• Rete integrata assistenziale
• Lavoro d’équipe multidisciplinare specializzata e strutturata prioritariamente all’assistenza domiciliare. Non sovrapposizione di ruoli, integrazione
• Hospice; bassa tecnologia, altissimo livello di prestazioni assistenziali
HOSPICE
• Regime di residenzialità
• Garanzia di prestazioni delle cure palliative
• Prestazioni complessive a livello sanitario, assistenziale, alberghiero, erogate con continuità nelle 24 ore a malati inguaribili, in fase avanzata ed evolutiva di malattia
HOSPICE
• Luogo di cura: rigoroso approccio clinico e scientifico + alta considerazione delle relazioni umane ed emozionali
• Gestione percorso attraverso adeguato controllo dei sintomi + mettersi di fronte alla persona soffrente, confrontarsi con il senso del periodo di fine vita e lutto dando loro significato
HOSPICE
Deve garantire:
benessere psicologico e relazionale
confort ambientale
tutela della privacy
favorire presenza e partecipazione dei familiari senza limiti nell’accesso
camere di degenze singole, possibilità di pernottamento da parte dei familiari
HOSPICE
… nei nostri ospedali coloro che si trovano in fase terminale vedono raddoppiata la loro
angoscia dal “sentirsi esclusi dalla comunità dei viventi”
Curati sino alla fine da tecnologie avanzate, custoditi in ambienti asettici, i morenti si
trovano spesso ad essere privati degli affetti più cari che, a partire da un certo momento,
costituiscono l’unico, autentico aiuto
Italia: regolamentazione delle cure palliative
• D.l. n. 450/1998: realizzazione su scala nazionale di strutture dedicate, prioritariamente per malati neoplastici terminali
• D.m. 1999: 1° provvedimento legislativo per dare risposta assistenziale malato terminale
Fissa obiettivi specifici/generali, strumenti, modalità operative, monitoraggio
Italia: regolamentazione delle cure palliative
• D.p.r. 2000: atto di indirizzo e coordinamento; requisiti strutturali, tecnologici, organizzativi minimi per centri residenziali di cure palliative
• 2008: inserimento nei LEA; SSN garantisce approccio multidisciplinare/personalizzato ai malati terminali (domicilio, hospice)
Italia: regolamentazione delle cure palliative
• Estensione c.p. in ambito pediatrico: ambito nuovo
• 2006: documento tecnico cure palliative rivolte al neonato, bambino,adolescente; ambiti e peculiarità
• 2008: documento tecnico c.p. pediatriche; creazioni di reti assistenziali in tutte le regioni Permanenza del bambino in ambiente abituale di vita…integrazione sociale sia a livello scolare che ludico
Confrontarsi con la morte
CNB
“il tema della morte… della fine della vita umana, possiede rilevanza assoluta
primaria per l’autocomprensione dell’uomo…
Tema fondamentale della nostra esistenza, l’orizzonte che la circoscrive…
Nel nostro tempo sottaciuto, se non addirittura rimosso”
Confrontarsi con la morte
• Filosofia cure palliative: riflessione sul morire
• Importanza dell’analisi delle fasi del morire= componente fondamentale per una morte meno traumatizzante
• Corretta terapia del dolore, ascolto, èquipe specializzata, accompagnamento, buona morte?
• Esperienza faticosa, dolorosa, angosciante, traumatizzante. Buona gestione ma…
Confrontarsi con la morte
“Morte addomesticata”:
vissuta collettivamente, sacralizzata, ritualizzata
“Morte rovesciata”:
Tabù, imbarazzo, disagio; perdita dei rituali, delle tradizioni che accompagnavano le
parti della vita
“Morte rovesciata”
• Malato: non deve sapere, recita. Espropriato della sua morte
• Morire: dato in “gestione” ad operatori sanitari, a strutture sanitarie
• Fallimento, incidente
• Ghettizzata, abbandono
“Morte rovesciata”
“Cultura contemporanea si ossessiona a negare la morte. Non avendo più parole
per far vivere socialmente la morte, si tende ad affermare… lo zelo igienista che
mai come oggi ha indotto i morenti dietro le quinte della vita sociale per
sottrarsi alla vista dei vivi…
Estensione della mentalità tecnico-scientifica volta alla programmazione e
al dominio”C Viafora
Medicalizzazione del morire
• Zelo igienista ed attività di controllo: “morte intubata”, esaltazione aspetti ipertecnologi…
“segno e deriva che il morire oggi subisce, segno che immiserisce la civiltà che l’ha resa
possibile”
Morte non è un evento, un percorso iniziato molto prima
Non ci sono copioni giusti e definitivi!
Confrontarsi con la morte
• Esperienza che riguarda il singolo, l’individuo, la persona, anche se contrassegna l’identità di specie
• Fondamentali: relazione, dialogo, dispositivi strategici
• Adattamento alla malattia: diversi momenti dell’elaborazione
E. Kubler Ross
Percorso psicologico del malato: 5 fasi
1) RIFIUTO: prima reazione alla scoperta della malattia: meccanismo di difesa, negazione. Impossibilità a pensare alla propria morte
2) COLLERA: “Perché proprio a me?”
proiezioni in altri della causa propria malattia
E. Kubler Ross
3) VENIRE a PATTI: fase del compromesso. Più disposto ad accettare; consapevolezza che la collera non modificherà il percorso. “Contrattazione” con la vita. Sopravvivere ad un evento significativo, importante
4) DEPRESSIONE: forte disperazione all’instaurarsi di un peggioramento di sintomi e condizioni generali. Reazioni molteplici perdite
E. Kubler Ross
5) ACCETTAZIONE: “arriva un punto in cui la morte viene come un gran sollievo e i malati muoiono con minore difficoltà se glielo si permette o se si aiutano a distaccarsi gradualmente da tutti i rapporti importanti della loro vita”
Confrontarsi con la morte
Persona unica ed irripetibile, la fasi si presentano secondo modi e tempi propri di ognuno
Sovrapposizione, alternarsi; percorso fluttuante
Operatori: capire e rispettare i diversi bisogni, vicinanza
Accompagnamento persona e familiari verso un’elaborazione della separazione
Confrontarsi con la morte
• Esperienza professionale? Applicazioni tecniche?
• Esperienza personale… morire non è cosa che riguarda solo l’altro. Confronto con la propria morte
• Risultato di tale confronto, emotivo, riflessivo, di ricerca di significato, influenza l’attitudine nei confronti della morte
Confrontarsi con la morte
• Confrontarsi o meno con le proprie paure, differente modalità di accoglimento, di accompagnamento
• Formarsi all’accompagnamento
• Condivisione con il malato la comune condizione umana aiuta a mantenere un equilibrio personale, ad essere autentici e coerenti
Confrontarsi con la morte
• Morire nel dolore
• Abbandono
• Solitudine
• Perdita controllo sul proprio organismo
• Non vissuto, non terminato
Cure palliative
• Differenziarsi dalla medicalizzazione del morire
• Logica opposta: “socializzazione” del morire, istanza specifica etica dell’accompagnamento
• Diverso significato che si attribuisce al tempo del morire: valorizzazione della fase terminale; difficoltà; rientra nella storia della persona, nella relazione
• “Un tempo da abitare con la parola e la presenza”
Morte e perdita
Stretta connessione
• Perdita graduale o improvvisa
• Perdita abilità, facoltà, controllo sul proprio corpo e sulla propria vita, dipendenza; perdita opportunità di fare ulteriori esperienze
• Perdita di stato di assenza di dolore
• Aumentano con l’avanzamento della malattia
Morte e perdita
• Aiutare il malato ad elaborare il lutto delle sue perdite: parte integrante dell’accompagnamento
• Accompagnare: arte e somma di conoscenze
• Lutto di sé stesso: compito arduo e svalutato
• La “congiura del silenzio”. Isolamento, solitudine, angoscia
• Perdita irrecuperabile di momenti di condivisione
Assistenza al malato
Efficacia e validità si misurano:
Attenzione costante ai suoi vissuti e parametri biologici
Capacità di costruire relazioni interpersonali costruttive e significative
Capacità dell’équipe di confrontarsi con la propria impotenza a guarire,
ma potenza nel prendersi cura
Assistenza al malato
Capacità di elaborazione di un setting di cure che non neghi il dolore, ma lo
affronti e restituisca al paziente come affrontabile
Non considerazione della morte come sconfitta
Restituire senso, dignità, rispetto