ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI...

89
SCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo impulso per le opere di carità a Beppu (marzo 1938) 3. Mezzi di propaganda nell`apostolato missionario salesiano in Giappone (circa 1938) A - Propaganda stampa B - Propaganda per mezzo delle proiezioni luminose C - Propaganda con concerti e conferenze 4. Istruzioni ai missionari (1935-1940) A - Pratica delle virtu` apostoliche B - Disposizioni che richiede l`apostolato C - Doveri dell`apostolato missionario D - Formazione dei catecumeni E - Obbiezioni dei catecumeni F - Battesimo G - Cura dei neofiti H - Cura dei cristiani in sede I - Formazione dei catechisti 5. La prima Messa del primo prete indigeno 6. Processione eucaristica a Miyazaki (concerti commemorativi del 2600) 30/6/1940 7. Festa dei soldati a Miyazaki (1940) 8. Ammiraglio Stefano Yamamoto (28/2/1942) 9. La festa della Propagazione della Fede nella Prefettura di Miyazaki 10. Contributo missionario alle manifestazioni per il 2600 della fondazione dell`impero (1940) 11. I benefattori e gli amici della missione e i collaboratori (1947 circa) 12. Impressioni di Bangkok e Siam (1952) 13. Trattatello “Don Bosco missionario” (1/1/1950) A - La missione di Gesù e degli apostoli e della chiesa B - Don Bosco missionario nel vero senso della parola C - Don Bosco apostolo D - Il divenire della vocazione missionaria di Don Bosco E - Il definirsi delle missioni salesiane

Transcript of ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI...

Page 1: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

SCRITTI SULLE MISSIONI

INDICE1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937)2. Nuovo impulso per le opere di carità a Beppu (marzo 1938)3. Mezzi di propaganda nell`apostolato missionario salesiano in Giappone (circa 1938) A - Propaganda stampa B - Propaganda per mezzo delle proiezioni luminose C - Propaganda con concerti e conferenze4. Istruzioni ai missionari (1935-1940) A - Pratica delle virtu` apostoliche B - Disposizioni che richiede l`apostolato C - Doveri dell`apostolato missionario D - Formazione dei catecumeni E - Obbiezioni dei catecumeni F - Battesimo G - Cura dei neofiti H - Cura dei cristiani in sede I - Formazione dei catechisti

5. La prima Messa del primo prete indigeno6. Processione eucaristica a Miyazaki (concerti commemorativi del 2600) 30/6/19407. Festa dei soldati a Miyazaki (1940)8. Ammiraglio Stefano Yamamoto (28/2/1942)9. La festa della Propagazione della Fede nella Prefettura di Miyazaki10. Contributo missionario alle manifestazioni per il 2600 della fondazione dell`impero (1940)11. I benefattori e gli amici della missione e i collaboratori (1947 circa)12. Impressioni di Bangkok e Siam (1952)

13. Trattatello “Don Bosco missionario” (1/1/1950) A - La missione di Gesù e degli apostoli e della chiesa B - Don Bosco missionario nel vero senso della parola C - Don Bosco apostolo D - Il divenire della vocazione missionaria di Don Bosco E - Il definirsi delle missioni salesiane F - La personalita` missionaria di Don Bosco G - Le direttive della chiesa e i ricordi di Don Bosco ai missionari H - L`organizzazione delle missioni I - Le opere missionarie L - La soluzione del problema missionario

Page 2: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

1. AMORE DI DON BOSCO PER LE MISSIONI(Gennaio 1937)1

Che cosa si richiede per formare un missionario? Ecco il problema che propongo ai miei cari nipotini di Verona.

D. Bosco fu missionario?Per stavolta risponde il nonno. A formare il missionario occorrono da parte sua questi

elementi:1 - Fede e abbandono totale nella Provvidenza.2 - Desiderio intenso di salvare le anime.3 - Instancabile e costante e prudente attività nell’applicazione dei mezzi, che si

hanno a disposizione per salvarle.Voi tutti conoscete certo la vita di D. Bosco, da cui risalta chiaro lo spirito animatore

di tutta la sua attività, cioè: anime, lavoro, unione con Dio. È il suo programma, è la sua caratteristica.

Il motto salesiano: “lavoro e preghiera”, oppure: “Signore, dammi delle anime” ne è il riassunto.

Che Don Bosco non solo amasse le missioni e che fosse missionario dunque è chiaro. Molti dei suoi sogni poi, che a voi tanto piacciono, sono sulle missioni. Fateveli raccontare dai vostri assistenti, dai vostri insegnanti, dal vostro catechista.

Leggeteli nelle riunioni dei vostri circoli. Un bel tipo diceva: “Dimmi cosa sogni e ti dirò chi sei”. Non sempre è vero, ma D. Bosco che anche dormendo era circondato sempre dalle immagini dei suoi cari giovani… che erano il suo lato debole santo… aveva anche il lato debole santissimo delle missioni, anche dormendo… perché anche nelle missioni vedeva il suo tesoro, e là naturalmente, anche nel sonno, era il suo cuore.

La chiarezza di vedute con cui ha diretto da Torino i suoi primi missionari – i mezzi che ha suggeriti per la conversione delle anime dei poveri selvaggi – l’aver dato il meglio dei suoi figlioli per iniziare le missioni – il non essersi dato tregua per ampliarle, consolidarle, sono chiarissimi segni dell’amore intenso di D. Bosco, che se avesse potuto avrebbe col suo gran cuore voluto mettersi in relazione colle anime di tutto il mondo per condurle a Dio.

Mi pare però che se voi vi fermaste solo a contemplare l’amore di D. Bosco per le missioni, fareste come chi va a visitare una Pinacoteca… col naso in su, punti ammirativi, esclamativi… Ah, eh… ad ogni opera d’arte che vede… e punto fermo. Chi invece vuol approfittare, coi debiti permessi, prende la copia.

Cari nipoti miei, conta poco che ammiriate Lui fondatore di missioni e che dà un impulso tale anche a quest’opera da condurla alle proporzioni attuali…

Ora bisogna che rispondiate voi alla mia domanda: “Siete voi missionari?”. Fate un po’ di esame sui requisiti elencati al principio, e rispondete con sincerità.

Vi facilito per stavolta la domanda, ma anche qui rispondete con sincerità.“Amate voi le missioni?”. Come D. Bosco amate voi le missioni?Siete convinti che missione, intesa nel senso di cui ora parliamo, significa lavoro

assiduo instancabile, sacrificato per la gloria di Dio, per farlo conoscere a milioni di anime che non lo conoscono, significa cooperazione con Gesù all’opera della salvezza delle anime? Ne siete intimamente persuasi?

E allora che volete fare per la realizzazione di questo bel programma? Fate almeno questo:

1. - Pregate per i missionari e per le anime loro affidate.1 Articolo pubblicato sul giornalino dell’istituto Salesiano Don Bosco via Provolo, Verona

Page 3: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

2. – Fate qualche cosa di quello che vi suggeriscono i Superiori per aiutare le missioni.

3. - E cominciate l’apostolato missionario per la vostra anima e per quella di qualche vostro compagno.

Ah, beati voi giovani che avete tempo di fare bene! Fatene molto, fatene finché potete e più che potete. Ah, beati voi!

Page 4: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

2. NUOVO IMPULSO PER LE OPERE DI CARITÀ A BEPPU(Marzo 1938)

Beppu per i giapponesi rappresenta la città dove si va alla ricerca della salute. Per le sue acque termali e fanghi vi si accorre da tutte le parti del Giappone non solo, ma anche da tutte le regioni dell’Estremo Oriente.

Da tempo i Salesiani di D. Bosco missionari vi si sono stabiliti, e recentemente si è dato più ampio sviluppo alle opere di carità specialmente in favore degli ammalati numerosissimi in questa città.

Già funziona con vero profitto e con vera soddisfazione dei visitandi e dei visitati la Conferenza di S. Vincenzo de’ Paoli. Sorta in terreno di missione applica al possibile il regolamento generale delle Conferenze. Vi appartengono non solo i cristiani ma anche catecumeni che vi trovano un vero incitamento alla loro fede. È un mezzo magnifico per insegnare specialmente ai nuovi cristiani la pratica della carità.

Si è iniziato pure una società di studio di libri cristiani che cura la pubblicazione di opere atte a diffondere tra i pagani e protestanti lo spirito di carità cristiana. È in preparazione un volumetto degli Atti dei Martiri, ed è già uscito il primo volume, traduzione della DIDAKÈ.

Se si deve giudicare dagli inizi si deve dire che sono destinate a far del gran bene. Ma specialmente l’Opera che speriamo possa produrre veri frutti di bene è

l’Apostolato degli infermi, aggregato al centro d’Olanda. In Beppu si inizia il Segretariato per tutta la nostra Isola (Kyushu).

È il primo che sorge in Giappone ed è affidato al salesiano Don Arri, anch’esso ammalato e che intende consacrare tutte le sue forze che gli restano per questa opera di vero apostolato.

Unire e far vivere gli ammalati nello spirito di apostolato offrendo le pene loro e dolori per la salvezza di tante povere anime che non conoscono ancora il Signore.

Mezzo di unione è la lettera mensile che loro si invia.I frutti si cominciano già a scorgere e dal luglio passato a tutt’oggi sono una decina di

battesimi al mese che si sono potuti realizzare. Le visite agli ammalati vanno aumentando e così pure la propagazione di buona

stampa. Oh, si uniscano ai nostri sforzi le preghiere dei buoni e di quanti amano 1’apostolato della carità specialmente fra i poveri e gli ammalati.

D. V. Cimatti, salesiano Pref. Apost. di Miyazaki

Page 5: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

3. MEZZI DI PROPAGANDA NELL’APOSTOLATO MISSIONARIO SALESIANO IN GIAPPONE2

(circa 1938)

La propaganda in missione è senza dubbio una delle prime necessità, specialmente in Giappone, ove la propaganda di ogni genere è all’ordine del giorno e fatta coi criteri più moderni.

Fin dall’inizio dunque si tentò di far conoscere noi stessi. Siamo missionari salesiani, e la massima parte italiani. Dico anche questo non perché il Missionario debba fare del nazionalismo (il massimo errore per lui cattolico; e se in Giappone si è al punto in cui si è non è improbabile che il nazionalismo dei missionari abbia avuto la sua parte…) ma perché al momento attuale anche dai giapponesi l’Italia è guardata con cura speciale, e perché l’Italia è sede del rappresentante di Gesù, il PAPA, i1 presentarsi come italiani è anche buon mezzo di propaganda.

Il Giappone che per secoli è stato chiuso all’influenza di propaganda estera, che per natura sente di sé in modo da non pensare che non ci siano altri che realizzano con lui il piano della Provvidenza, accetta la propaganda avidamente.

Inspirandosi al nostro Don Bosco, come missionari naturalmente dovevamo pensare alle anime a noi affidate e perciò:

1. - Propaganda missionaria: predicare Gesù in tutte le forme per noi possibili, ai cristiani, ai fratelli erranti ed ai poveri pagani!

2. - Propagare salesianamente: circondarsi di giovani, che divenuti nostri amici avrebbero facilitato la propaganda in ogni altro senso: ecco lo scopo dei nostri primitivi oratori o meglio adunanze di giovani, attirati con tutte le forme possibili, secondo il nostro spirito. (Vedere nella cronaca come funziona l’Oratorio iniziale in Giappone, ed anche la biografia di Don Piacenza). Si iniziarono pure subito la cooperazione salesiana e le nostre devozioni.

3. - Propaganda stampa (cfr. relazione speciale).4. - Propaganda colle proiezioni (id. ut supra).5. - Propaganda coi concerti (id. ut supra).6. - Propaganda di relazione colle altre missioni. Al nostro entrare, ignari di tutto, ci

siamo messi subito in relazione cogli altri missionari specie coi più vicini, aiutandoci scambievolmente, e mettendo le nostre forze a disposizione di tutti. Non abbiamo mai detto di no a nessuno per quello che potevamo valere.

I frutti si poterono subito valutare non solo dall’affiatamento che regna fra noi e i missionari a qualsiasi Congregazione appartengano, ma anche nello sviluppo delle vocazioni che ci vennero inizialmente non dalla nostra missione, ma da altre vie, per la conoscenza fatta coi mezzi indicati precedentemente.

Abbiamo potuto constatare dalla pratica la sapienza dei ricordi di D. Bosco ai suoi missionari, che ci hanno aiutato davvero a guidare i nostri primi passi nella vita dell’apostolato in Giappone.

7. - Propaganda presso le Autorità: religiose, civili, militari e scolastiche. Memori del detto: “Tienti amico il potente perché non ti nuoccia!”, dei ricordi di Don

Bosco al riguardo: “Amore, timore, rispetto, ossequio” e che i Salesiani hanno bisogno di tutto e di tutti, si è cercato di realizzarlo, accostando le Autorità, invitandole alla missione, accettando i loro inviti, entrando in associazioni amichevoli ed educative, aliene dalla politica, e specialmente proclamando chiaro che il nostro desiderio è

2 Il dattiloscritto di Mons. Cimatti non porta data. Si pensa che sia una delle relazioni (a chi?) da lui stesa in occasione del suo viaggio in Italia per partecipare al Capitolo Generale della Pia Società Salesiana nell’estate 1938. Comunque non è anteriore al 1938 e non dopo il 1939.

Page 6: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

propagare il Vangelo ed aiutare come educatori la gioventù. E dobbiamo confessare che sempre fummo aiutati e sostenuti, anche in critiche

circostanze, da ogni genere di autorità; che se non potevano o per principio o per ordini superiori approvare quanto noi facevamo, ci lasciavano in pace o almeno non spingevano alle esagerazioni le cose che per dovere dovevano fare; ed in molte circostanze ci aiutarono potentemente.

La prova dopo tutto è chiara: abbiamo le nostre opere educatrici o di beneficenza riconosciute dalle Autorità, aiutate ed in varie circostanze sussidiate.

A - PROPAGANDA STAMPA

Fedeli al programma d’azione salesiano e specialmente trovandoci in una nazione che, come in molte cose, anche in questo problema vuole essere alla testa del movimento, non potevamo trascurare il problema della stampa.

Da lettere modestamente poligrafate ai cristiani sparsi, ed ai programmi molto modesti delle feste, si inizia la pubblicazione a stampa del “Don Bosco” dapprima come tratto d’unione fra la missione ed i cristiani sparsi, e più tardi (1930-31) come organo iniziale dell’Opera dei Cooperatori salesiani.

Nel 1928 fu mensile, poi (1929-30) bimensile, per stabilirsi definitivamente mensile. Pian piano si fece strada ed è apprezzato. Tiratura mensile 1000 copie.

Non avendo stamperia propria ci servivamo delle stamperie locali, certo con gran vantaggio economico.

Si sentì in seguito il bisogno di avere a disposizione foglietti volanti che presentassero risposte a problemi religiosi o a problemi che sorgevano all’occasione di feste o di avvenimenti speciali (Papa, Don Bosco, Vaticano, Alcool, ecc.) che a mano nei concerti e conferenze di propaganda o inseriti nei giornali potessero facilitare ed allargare la propaganda cattolica. E se ne fecero moltissimi sui più disparati argomenti.

Fu questa la prima palestra a cui si esercitarono i missionari con traduzioni e con svolgimenti che corretti da una buona penna fecero assai del bene.

Si desiderò in seguito che il FOGLIETTO divenisse regolare: da mensile passò a bimensile e si scelse un formato che permettesse di riunire la minuscola pubblicazione in un libretto annuale. Lo si intitolò: “FOGLIE SPARSE”.

Si tirava da sei ad ottomila copie per numero ed è incalcolabile il bene che hanno prodotto. Ma anche il modesto foglietto diede luogo e per il formato e per la povertà della lingua ad inconvenienti, per cui si sentì di addivenire ad una pubblicazione periodica per i pagani (ceto medio, impiegati, studenti di scuole medie o superiori).

È il tentativo del “KARASHIDANE” (= granello di senapa), mensile, che si pubblicò per un anno circa, e che poi per le difficoltà della direzione e per il moltiplicato lavoro dei missionari si dovette sospendere. Tiratura 600 copie.

Contemporaneamente, per far conoscere l’Opera salesiana si pubblicarono due vite di Don Bosco (grande e piccola), Biografie di Savio Domenico, i Regolamenti della As-sociazione dei devoti di Maria Ausiliatrice e dei Cooperatori Salesiani e dell’Opera del Sacro Cuore.

Album natalizio e della Passione, opuscoletti vari di propaganda e specialmente il “VANGELO UNIFICATO” in lingua popolare, che si è già alla sua terza edizione (ste-reotipa). È il primo lavoro del genere, ed il generale favore che ha incontrato sta ad indicare la sua utilità ed il bene immenso che si è realizzato e che si realizzerà in seguito.

È in corso di stampa la pubblicazione dei Vangeli divisi, in lingua popolare (10 mila copie. Il Vangelo unificato nelle due prime edizioni 20 mila copie).

Page 7: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

Finalmente nel 1930 avuta la nostra prima modesta tipografia (Scuola tipografica di Oita), oltre a lavori particolari di privati, la Tipografia D. Bosco si assunse tutti i precedenti lavori, ed iniziò anche con lo spirito e gli intendimenti di D. Bosco “LE LETTURE CATTOLICHE” iniziate nel 1931 e che continuano con successo, sempre più circondate di stima e di desiderio di essere lette.

Nel 1938 l’antico formato ebbe uno sviluppo più conforme alle esigenze dei lettori. Molti volumetti ebbero l’onore di varie ristampe, e accanto ad essi e per ispirazione dell’esito loro furono pubblicati altri volumetti non facenti serie con loro (come ad es.: Le risposte alle Obbiezioni del nostro Don Marega, ed altri) e che servirono di ottima propaganda. Gli annuali dodici volumetti (da giugno a giugno) cominciano già ad ornare anche gli scaffali delle biblioteche e quel che è più presentano ottimo materiale di propaganda, lettura e predicabile.

I primi traduttori e compositori furono i missionari, ma presto si unirono altri bravi aiuti ed ora si può dire che è un onore ed un vanto per molti prestare il loro valido contributo a quest’opera santa.

A sollecitare la carità dei benefattori ed a stringere in fascio gli amici della Missione, si iniziò la pubblicazione (possibilmente tri-quadrimestrale) “AGLI AMICI DELLA MISSIONE GIAPPONESE” pubblicata in italiano. Poco a poco le opere affidate ai singoli missionari sentendo il bisogno di speciali aiuti, furono anche il principio di attività singole, ed ogni istituzione e anche residenza ebbe il suo foglietto o stampato o poligrafato. Ebbero questa origine: “VOCI LONTANE” dell’Ospizio di Miyazaki, il “CORRIERINO DI MIKAWAJIMA” e foglietti o circolari di singoli missionari.

Il Superiore si limitò allora alla relazione annuale, ai benefattori.

Per la propaganda interna, col trasporto della Tipografia Don Bosco da Oita a Tokyo, in missione si iniziò la piccola tipografia S. Maria dell’Ospizio, che lavora specialmente per la missione in lavori per privati e di propaganda, specie colle due pubblicazioni periodiche “VIVERE NELLA CARITA” (8 mila copie), per i pagani, mensile, apprezzato assai, che si propone di espandere specialmente in mezzo ai pagani la fede mediante lo spirito e le opere della carità.

Ed il settimanale “ANGELO DELLA FAMIGLIA” che è il bollettino della missione in cui i cristiani, oltre le notizie interessanti la missione, trovano la settimanale spiegazione del catechismo e del Vangelo.

La tipografia di Tokyo (Don Bosco-sha) per i suoi lavori in varie lingue viene sempre più imponendosi e per la qualità e quantità di lavoro. Il Signore ci aiuti a sfruttare santamente quest’arma e ci dia i mezzi per poterla continuare con sempre crescente aumento e successo alla maggior gloria di Dio ed alla salute delle anime.

Inoltre per facilitare ai futuri nostri confratelli ed alle Figlie di Maria Ausiliatrice l’apprendimento della lingua, memori delle nostre prime difficoltà, si tentò la preparazione di un materiale italiano che facilitasse l’insegnamento. Frutto di questo lavoro, opera specialmente del nostro compianto D. Piacenza, fu:

Vocabolario italo-giapponese in lettere romane; dattilografato (1929); Grammatichetta (stampata) italiana (1930); Vocabolario di termini sacri (1930), stampato. Fin dagli inizi per le confessioni ed amministrazione dei Sacramenti e per le orazioni

si poligrafarono appositi formulari. Inizialmente ci servimmo di tipografie locali pagane. Per le cose nostre la tipografia salesiana di Macau. Dal 1930 della tipografia D. Bosco di Oita; dal 1935 da quella di Tokyo, e inoltre dalla tipografia Santa Maria dell’Ospizio di Miyazaki.

Page 8: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

Nel 1938 nella zona di Beppu specialmente si diede sviluppo al lavoro di apostolato fra gli infermi; ed anche fra di essi ebbe sviluppo la stampa a favore degli ammalati, e come elemento di istruzione e di sollievo.

Oltre a pubblicazioni edite dalla S. Maria e di qualche volumetto inserito a tale scopo nelle future Letture Cattoliche, si è iniziato a Beppu anche una pubblicazione che ha lo scopo di avvicinare le masse a libri antichi. Già è uscita una pubblicazione, la traduzione della Didake` (1000 copie) già esaurita, ed a giorni uscirà il primo volume degli atti dei Martiri.

Tale Società di Cultura sembra otterrà grande favore. Altre collezioni di libri furono iniziate o sono pronte per la stampa: Editrice D.

Bosco: Letture amene; Collezione dei classici latini; Collezione musicale, Collana drammatica.

Editrice Santa Maria: Mensile Charitas, organo delle Opere di Carità del Giappone.

B - PROPAGANDA PER MEZZO DELLE PROIEZIONI LUMINOSE

Le proiezioni luminose, oltreché mezzo di attrattiva per i giovani delle nostre riunioni, servono assai bene per la propaganda religiosa ed istruttiva diretta ed indiretta in ogni campo.

La proiezione, più che il cinema, permette la spiegazione dettagliata di verità dottrinali; alternata poi con proiezioni divertenti serve assai per avvicinare l’attenzione del fanciullo e dell’adulto, più che un semplice discorso.

Servendosi di materiale vario (Unitas, Scuola di Brescia, Luce, e i recenti Films stop della Bonne Presse, ecc.) ed anche di cartoline, il nostro D. Piacenza ha costruito una macchina semplicissima per proiettarlo… e si riuscì anche con questo mezzo a fare buona propaganda sia in sede che fuori. I piccoli saloni annessi alle residenze, i cortili, le case di fitto, le pubbliche vie, ecc. sono gli ambienti in cui si effettua tale mezzo.

Coll’aiuto del materiale comprato ed altro offerto dal Governo Italiano (1932) ed anche con piccoli Film Pathè, si poté costituire un Centro che mandava settimanalmente o mensilmente il materiale alle residenze.

Per l’imprudenza di qualche missionario si fece più attiva la vigilanza della polizia alle nostre rappresentazioni che per la parte cinematografica finirono per cadere sotto il controllo legale, dando luogo ad un certo lavoro per l’autorizzazione settimanale.

Finalmente anche il nostro piccolo stock di films andando sfasciandosi, né avendo i mezzi per rifornirlo e rinnovarlo, si distribuirono film alle residenze in parti proporzionate, lasciando all’iniziativa di ogni missionario 1’uso, lo sfruttamento di questo mezzo.

Essendovi in Giappone Associazioni educativo-scolastiche che a poco prezzo affittano film, che hanno già l’approvazione, vari missionari si servono di quelle.

La censura giapponese per quanto si riferisce ai film per la gioventù è rigorosa; ad ogni modo per eliminare sgradite sorprese si seguono le norme nostre regolamentari, facendo però maggior uso delle proiezioni fisse e del teatrino.

Tale apostolica iniziativa si faceva per turno in case di cristiani che gentilmente prestavano la loro casa, si distribuiva a tutti un foglietto stampato colle spiegazioni delle proiezioni, oppure il catechista spiegava.

Si faceva anche il tentativo di compilare un libretto completo colle spiegazioni di tutto il materiale: ma in pratica quando il catechista o chi deve fare le spiegazioni (anche il missionario) è ben preparato, tutto procede a dovere ed è di grande vantaggio.

Manco dire che in queste occasioni, regolari alla domenica nelle singole residenze, si

Page 9: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

prende l’opportunità di fare larga distribuzione di buona stampa.

C - PROPAGANDA CON CONCERTI E CONFERENZE

Nel 1927-28 (1926) in occasione delle feste centenarie di S. Francesco d’Assisi, “il più santo fra gli italiani e il più italiano fra i santi”, dietro invito dei Francescani del Canadà residenti a Kagoshima, per prestarsi per il servizio religioso e per condecorare col canto le loro feste, non solo fraternamente aderirono ma, subodorato che si voleva fare anche una manifestazione pubblica in teatro, avanzarono l’idea di ornare la manifestazione col canto e col suono.

Ed è così che si comparve la prima volta in un pubblico teatro giapponese ignari della lingua (si trattava per interprete), ma col desiderio in cuore di propagare anche in questo modo la buona novella, mediante il mezzo gentile, piacevole e istruttivo della musica, che tanto piace ai giapponesi.

La cosa non solo ebbe felice esito, ma vista l’efficacia del mezzo, da allora si cominciò ad usarlo come mezzo di propaganda religiosa missionaria salesiana, perché la musica entra dappertutto… in chiesa…, in teatro, in scuola, nei saloni, nelle case private… e alla musica non si dice di no… da nessuno.

Ed allora si stringono relazioni con persone che non entrano in chiesa o che arrossirebbero ad entrare nella Missione.

L’artista, o per convinzione o per educazione è complimentato, desiderato; si desidera il suo autografo, il biglietto da visita, ecc. Si comprende dunque la portata del mezzo che agli inizi fu anche per noi rivelazione.

L’idea direttiva del concerto è che il medesimo serve di richiamo alla conferenza, oppure con un scelto programma spiegato si può far entrare qualsiasi spiegazione religiosa. Cantate l’Ave Maria, un brano di canto gregoriano, una preghiera, una romanza a colorito morale, un brano storico, ecc. Ad ogni pezzo la spiegazione… e si capisce.

Non poteva essere esclusa, come parte indiretta, anche la propaganda patriottica, essendo gli artisti italiani (D. Margiaria, D. Liviabella e D. Cimatti, qualche volta i nostri chierici ed anche il concerto del Piccolo Seminario… qui poi quasi tutti giapponesi), e in gran parte italiana la musica.

Dalla Capitale fino al Ryukyu, le massime città hanno goduto dei menestrelli del buon Dio (specie D. Margiaria e D. Cimatti) e non è esagerato dire che a tutt’oggi, la serie dei concerti fra grandi e piccoli si può far ascendere ad oltre 800 tenuti in ambienti di vario genere e per i più disparati motivi (propaganda, beneficenza, divertimento, istruzione, ecc.) e alla presenza di ogni ceto di persone, dal mondo piccino, al popolo, fino alle alte personalità anche di corte e principi del sangue. In queste circostanze la distribuzione di buona stampa è indicatissima.

L’interesse poi di tali concerti cresceva, oltre che per la celebrità… degli artisti, spinta all’esagerazione dai reclamisti… anche per il fatto che i giapponesi godevano un mondo a sentire intercalata alla musica straniera, musica giapponese, cantata e suonata da stranieri, e quel che è più, composta da stranieri.

Per divertimento, D. Cimatti, mentre studiava la lingua, incontrando sui libri delle poesie, provava a rivestirle di musica per i ragazzi delle nostre incipienti riunioni. Visto che piacevano moltiplicò le composizioni su ogni argomento. Meravigliava poi nei concerti che alle volte ex abrupto su parole che offrivano in versi a nostro onore si eseguiva subito la musica… Deo gratias!

Si fece anche una tournée in Manchuria e Corea, ed anche là oltre la propaganda religiosa non manca la propaganda salesiana…

Page 10: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

Il Signore si serve davvero di tutto… Basta abbandonarsi ai suoi voleri come docili strumenti, meglio, come bambini… ignari di tutto… e lasciar fare a LUI.

Grazie dunque ai buoni Francescani che ci misero sulla strada e ci diedero la spinta, e grazie al Signore che permise che fin dagli inizi i suoi poveri salesiani potessero fare un po’ di bene, che ci mise in ottimi rapporti con tutti i missionari e con molte Autorità, che indicò con questo mezzo piacevole la possibilità di far del bene.

Alla prima manifestazione di Kagoshima si volle che D. Cimatti per interprete parlasse della Nuova e Vecchia Italia.

Fu interprete Don Hayasaka, che sarebbe poi stato il primo Vescovo giapponese. Era il tempo in cui il Regime Fascista era agli inizi del suo lavoro fattivo dopo la sua formazione.

In Giappone si era ammirati di Mussolini. Era presente il Delegato Apostolico Mons. Giardini, le Autorità di Kagoshima e numeroso eletto pubblico nel salone del giornale della città. Concerto e discorso seguiti con vero entusiasmo.

Gli strumenti usati erano piano ed armonium. Agli inizi, specialmente nella zona della missione, la musica, essendo poco conosciuta, si prestava assai più che ora alla propaganda.

Ormai in ogni centro del Giappone ed anche nelle scuole col rafforzato obbligo della musica, non ci si trova più tanto interesse; ma di tanto in tanto l’uso di questo mezzo porta anche ora i suoi buoni risultati specialmente nei piccoli centri.

Page 11: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

4. ISTRUZIONI AI MISSIONARI 3

(1935-1940)

(Cfr. At. 20,28; Ef. 3,16-19; Fil. 2,15; Gv. 15,16).

A - Pratica delle virtù apostolicheLe principali tentazioni a cui i missionari sono esposti sono:a) Le cure esagerate del corpo (Lc. 9,23). Il missionario deve vivere di Dio colla

preghiera (Ger. 12,11; Mr. 14,38) e abbandonarsi totalmente alla divina Provvidenza (Lc. 9,58; 1 Cor. 4,11. Es. di S. Francesco Saverio).

b) La presunzione e la vana gloria. Il missionario non confidi in sé ma nella onnipotenza di colui che lo conforta; sia umile (es. dell’apostolato di Gesù che si permette 30 anni di nascondimento).

c) L’attaccamento alle cose della terra (Mt. 19,27. Povertà di Gesù). Il missionario deve consacrarsi alla salute delle anime e dimostrarsi in tutto degno ministro di Dio.

Sono le tentazioni a cui fu sottoposto Gesù nel deserto. Alla sua scuola impari il missionario a combatterle e vincerle, tanto più che il demonio le presenta sotto l’apparenza di virtù o di necessità per un attivo e fecondo apostolato.

B - Disposizioni che richiede l’apostolato1) Periodo di preparazione. Acquisto delle virtù necessarie. Studio e preghiera (Es. di

Gesù, del suo precursore S. Giovanni, degli Apostoli, dei missionari santi). 2) Base dell’apostolato: a) La mortificazione, l’orazione (Gesù nel deserto, 2 Cor. 4,l2), il disprezzo dei

mezzi puramente umani (Lc. 10,4; 1 Cor. 1,26; 2 Cor. 4,7; Ef. 6,l0-l2).Il missionario pensi che il demonio è il suo nemico irriconciliabile, lo combatte con

illusioni e minacce, ed è indispensabile essere armati di fede e di speranza (Ef. 6,16), della parola di Dio (Ef. 6,17) e di giustizia (Ef. 6,14) e di umiltà, pazienza e carità ed usare, se necessario, anche i mezzi indicati dal rituale in caso di ossessi, energumeni, ecc.

b) Conoscenza della missione: l) Storia e geografia, organizzazione amministrativa e politica. 2) Costumi locali e carattere della popolazione. 3) Studio delle religioni locali e delle disposizioni d’animo degli abitanti, specie

delle autorità e persone influenti, in relazione alla religione cattolica. 4) Studio del lavoro di evangelizzazione di missionari precedenti, mezzi usati,

effetti ottenuti. 5) Studio della lingua (4 Rom. 10,17).c) Uso legittimo dei mezzi umani, doti o abilità personali nel campo delle lettere,

scienze ed arti, se basati sulle virtù evangeliche dell’umiltà, povertà, modestia e sulla santità di vita e sulla divina provvidenza possono avere un valore sempre molto relativo. (1 Cor. 14,12 segg.).

C - Doveri dell’apostolato missionariol) Predicazione (Mc. 3,14; At. 6,2; l Cor. 1,17; 2 Tim. 4,l-2) unita alla vita esemplare

di buone opere (Tit. 2,7; At. 1,1; 10,38; Heb. 13,16; Mt. 10,7-8).

3 Quanto viene qui riportato è la trascrizione di alcuni fogli manoscritti di Mons. Cimatti. Si potrebbe pensare che siano norme dettate ai missionari. Sono certamente del tempo in cui egli era Prefetto Apostolico, o comunque responsabile della Missione di Miyazaki.

Page 12: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

a) Preparazione alla predicazione (scelta del materiale, meditazione attenta, preghiera).

b) Forma adattata all’uditorio nell’espressione e nella durata. Anche in questo Gesù nel Vangelo è nostro maestro.

c) Argomenti di predicazione:1) Principali dogmi su cui si fonda la necessità della religione (per mezzo di esempi

ed argomenti di senso comune, senza proporre obiezioni, facendone vedere la bellezza e l’importanza per la condotta umana). Esistenza di un solo Dio provvidente? L’anima umana è immortale (Eccl. 2,15). La felicità non è in questo mondo, ma nell’altro e la vera religione ci insegna il mezzo per ottenerla. La felicità dipende dal soccorso divino colla nostra cooperazione. 2) Dio esige il culto religioso (conoscerlo, amarlo e servirlo e anche l’esercizio del culto esterno), non perché ha bisogno dei nostri servizi (Si rende servizio alla fontana bevendo della sua acqua o alla luce, vedendo per essa? - S. Agostino), ma per il nostro bene. La religione ci fa vedere in Lui il principio di tutte le cose, l’autore di tutti i nostri beni, il nostro fine ultimo, la nostra felicità. (Argomentazione adatta ai principianti: Dio è come un padre che esercita il suo potere per il bene dei figli); [è meglio evitare i paragoni di re (Dio) o di schiavi (uomini)].

3) La legge religiosa e i suoi comandamenti (sempre procedendo per parte, per via d’insinuazioni e sempre accompagnando la nozione con atti di preghiera per eccitare alla pietà e al sentimento religioso).

Ogni essere tende (e ricerca) naturalmente alla felicità perfetta. (Tutto l’essere? o la sola anima?). L’uomo saggio metterà tutta la sua cura per realizzarla. Ne sono condizioni la buona condotta e la pietà. Che ne pensano i dotti? Solo chi adora il vero Dio sa rispondere perché Dio l’insegna e dà i mezzi (fede, speranza, carità, culto-esterno ed interno). Fondamento della dottrina cristiana e leggi religiose: regola direttiva di tutti i nostri doveri di giustizia verso Dio considerato come primo principio e moderatore universale.

4) Contro il culto idolatrico. Studiarne l’origine (la vera fu il peccato che oscurò l’intelligenza) e metterle sotto gli occhi degli infedeli (Baruch 6; At. l8,23) con vive esortazioni, ascoltando prima le loro credenze sulla divinità e sul culto, sulla felicità e mezzi per ottenerla, sulla setta religiosa e sugli idoli e sempre inculcando la preghiera.

Il culto idolatrico proviene:a) Dalla debolezza dello spirito umano che conosce Dio. Attribuisce gli onori divini

alle creature in cui trova qualche eccellenza o da cui spera vantaggio.b) Ambizione di re e principi che si sono attribuiti onori divini. Cortigiani, poeti e

spiriti ingannatori hanno aggiunto il fiore delle loro menzogne.c) Eccesso d’amor paterno o filiale (Sap. 14,15-16) verso i morti.d) Malizia del demonio che allontana gli uomini dal culto di Dio invisibile per

rivolgerlo a idoli inerti, organi dei suoi oracoli, predizioni e consigli.D) La predicazione nelle disposizioni d’animo degli infedeli (At. 17,32-33). Si

incontrano:1) Ostinati, orgogliosi che pur sapendosi nell’errore, non cedono (Mt. 13,15). Con

costoro non accettare né provocare discussione, ma ispirare un forte terrore nei giudizi di Dio. Se poi fosse necessario discutere: a) Tenerli ben stretti nell’argomento, b) Confonderli di tratto in tratto (Mt. 22,29), c) usando sempre enorme pazienza e mai scendere a personalità.

2) Entusiasti della loro setta per semplicità e ignoranza (Gal. 1, l3-l4; 1 Tim. l,l3). Trattarli con molta carità, raccomandandoli a Dio nelle preghiere (S. Stefano, S. Monica).

3) Apatici per torpore e pretesti (timore dei parenti, delle autorità, del prossimo,

Page 13: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

perdita della reputazione, dei beni, ecc., la religione degli antenati).Bisogna conoscere bene i costumi del paese per discernere quanto vi entra di civile,

politico e superstizioso (nei dubbi che ciò che c’è da approvare, riprovare o tollerare, rivolgersi alle autorità ecclesiastiche). Trattare con gli apatici con carità seria e forte, tentando di scuoterli nella vanità, delle loro scuse.

4) Esitanti per dubbi sopravvenuti nello studio della religione. Accoglierli come fratelli, con amabilità e calma rispondere alle obbiezioni ed obbligarli alla preghiera.

D - Formazione dei catecumeni(Infedeli animati dal desiderio di abbracciare la religione cristiana)

l) Accoglierli con carità, indagare le loro vere disposizioni alla conversione desunti dalla vita, dai motivi che li guidano e pregando ardentemente per loro, e in caso di tentazioni facendo ricorso agli esorcismi e all’imposizione delle mani.

2) Iniziare l’insegnamento della religione in forma molto facile (1 Cor. 3,1; 1 Cor. 9,22-23; Mt. 9,l6), cominciare dalle verità più alla portata della intelligenza: esistenza di Dio uno solo (attributi fondamentali), creatore e provvidente rimuneratore. La legge religiosa e doveri naturali (Tit. 2,12-13), insistendo specialmente sulle superstizioni, sull’impurità, sull’amore del prossimo, sulle disposizioni interne ed esterne nell’agire (Comandamenti di Dio).

Preghiera (Pater Noster) (dettagli per far ammirare l’ordine, l’utilità, la sapienza), Creazione del mondo, creazione degli angeli e dell’uomo - la loro felicità. (Parlando della caduta degli angeli insistere che sono proprio quelli che essi chiamano demoni), (loro scopi e potenza determinata da Dio).

Peccato originale e sue conseguenze (esempi familiari). Necessità del Salvatore. Gesù Cristo (1 Tim. 2,5; At. 4,12; 1 Tim. l,l). Di Lui mostrare più che la natura divina, la santità della sua vita, dei suoi insegnamenti, lo splendore dei miracoli e anche la sua povertà e sofferenza. 4(1)

E - Obbiezioni dei catecumeniNon suscitarle, introdurre il concetto dei disegni di Dio giusti e impenetrabili (Rom.

11,33-34) in caso di necessità rispondere.a) Perché Dio che ha in orrore il peccato, lo permette?Dio lascia nella sua provvidenza agire le creature secondo la loro natura. L’uomo è

dotato di libertà. Dio ci spinge al suo amore; dà i mezzi per vincere le difficoltà, cerca il peccatore, proibisce e punisce il male; sa trarre dal male il bene (il peccato dei fratelli di Giuseppe e dei Giudei); giustizia e misericordia manifestano la gloria di Dio, che tenta essere distrutta dal peccato.

b) Perché Dio ha creato gli angeli e l’uomo prevedendo che avrebbero prevaricato?Dio non ha voluto col crearli la loro infelicità, anzi li voleva partecipi dei suoi beni, e

li aveva forniti di tali doti che avrebbero conseguito la piena felicità. L’hanno voluto. Dio ha fatto così per la sua sovrana libertà e indipendenza e nei suoi giudizi insondabili. I dannati non meritano compassione perché sono i più irriconciliabili nemici di Dio.

c) Perché Dio buono e misericordioso ha stabilito pene eterne in punizione del peccato?

La pena del peccato è misurata dalla dignità dell’offeso.d) Perché il peccato di un solo uomo ha contaminato gli altri?

4 Alcuni pensano si debba partire da nostro Signore Gesù Cristo. Pare più opportuno seguire il metodo di sviluppo storico partendo dall’insegnamento dei dogmi già nella religione della legge naturale. L’effetto cui si deve mirare è la detestazione e il dolore dei peccati commessi, il timore di Dio, confidenza e amore a Dio nostro Padre, cambiamento di vita.

Page 14: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

L’umanità nata in Adamo è un sol uomo (l’omicidio non è imputato alla mano) e il disordine esistente nell’uomo è imputato di fatto alla volontà del suo primo padre e ai suoi discendenti solo in quanto hanno la natura del loro primo padre (paragoni vari). Perché Dio abbia dato al solo Adamo tale ordine è che così fu il suo beneplacito giusto e santo. Maria SS.ma sola ne è esente.

e) Come si trasmette il peccato di Adamo ai discendenti?Per l’unione dell’anima creata da Dio col corpo che viene da Adamo per via ordinaria di generazione. Per la disubbidienza di Adamo l’uomo fu privato della giustizia e santità. Questa privazione è appunto il peccato originale.

----------------------------------

Incarnazione di N. Signore (Idea del peccato mortale, giustizia della soddisfazione - in relazione a Dio, amore di Dio per l’uomo).

SS.ma Trinità (umiltà, preghiera - servirsi dei paragoni).Storia della redenzione. Incarnazione di Gesù Cristo in Maria Vergine - Natura divina

ed umana di Gesù. Vita di Gesù (provocando negli animi amore e ammirazione). Sua potenza, saggezza, santità, dolcezza e mansuetudine, carità.

Sua povertà e sofferenza; i suoi dolori offerti spontaneamente e di cuore. Sua risurrezione.

--------------------------------------

Legge evangelica (che supera in perfezione la legge antica ed ogni altra legge perché (Ps. 18,8):

a) Estirpa i vizi (1 Tim. l,9-l0), mirando alla perfezione, escludendo ogni difetto e punendolo (Mt. 12,16).

b) Regola la condotta degli uomini al bene non solo negli atti esterni, ma interni (Mt. 5,21-22).

c) Condurre gli uomini alla felicità (Gv. 1,17).d) Annuncia la venuta in forma capibile a tutti (1 Cor. 10,11; Gv. 16,25-29).Obbiezioni: Perché Dio ci ha lasciati per tanto tempo in questo stato? E che sarà della

salute eterna dei nostri antenati?La legge naturale è scritta nei cuori. Felice chi l’osserva. La fede è una grazia.

Ringraziare Dio della venuta dei missionari.

--------------------------------------

Fede (oggetto e motivi): simbolo degli apostoli, segno della croce.Speranza (felicità eterna). Orazione domenicale.Precetti morali (carità - Decalogo e consigli).S. Messa (fini).Sacramenti (specie il Battesimo).Motivi di credibilità: raffronti del Cattolicesimo colle altre religioni (testimonianza

dei martiri. Vita dei Santi).La Chiesa (Gv. 19,34; Ef. 5,23-28; Gal. 4,30-31 - 1 Tim. 3,15; Lc. 22,32; Mt.16,18;

Gv. 14,16; Mt. 28,20).Sue doti (una, santa, cattolica e apostolica). La porta per entrarvi è il Battesimo.Sua organizzazione (Mt. X6,18-19; Gv. 21,15-18; Lc. 22,32). (Evitare i nomi di regno

e di governo).

Page 15: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

F - Battesimo:l) Non ammettere chi non è ben preparato in teoria e in pratica. Esame (Il tempo di

preparazione non inferiore ai 40 giorni).2) Preferibilmente a Pasqua e Pentecoste, ma utile in qualsiasi tempo.3) Preparazione prossima (Atti 2,38). Mortificazione, preghiera, pentimento,

spiegazione delle cerimonie e degli effetti del battesimo. Preghiera.4) Se del caso, preparazione alla Cresima ed Eucaristia.

G - Cura dei neofiti (Mt. 28,19-20)l) Preparazione alla confessione.2) Spiegazione dei comandamenti della Chiesa e obblighi del proprio stato.3) Preparazione agli altri Sacramenti e uso dei sacramentali.4) Insistere sull’osservanza della vita cristiana.5) Sviluppo degli insegnamenti della religione cristiana (Carità, 2 Corinti 11,29;

Beatitudine e consigli evangelici).6) Necessità della grazia - preghiere e devozioni varie.7) Assitenza diretta o per mezzo dei cristiani, per formarli completamente.

H - Cura dei cristiani in sedel) Conoscenza del gregge (visite, parola, scritti, ecc.).2) Predicazione ed assistenza spirituale e materiale.3) Guardia e difesa del gregge. Tener lontano o allontanare i lupi; ricondurre all’ovile

gli erranti, cercandoli ed accogliendoli con carità.4) Esser disposto a dare la propria vita per le anime.Nell’assenza del missionario:l) Scelta di almeno due cristiani esemplari ed istruiti, che dirigano la Comunità nelle

preghiere (1 Tim. 2,l-2), nelle letture, nell’insegnamento del Catechismo. A loro può essere affidata la cura e custodia della chiesa, la trasmissione degli ordini del missionario, gli annunci delle feste e digiuni; il battesimo dei bambini e di adulti in punto di morte scrivendo i nomi, visite ai malati, pubblicazione di matrimoni, suffragi ai morti.

2) Scelta di pie donne specie come battezzatrici.3) Tutti costoro ed altri che il missionario credesse opportuno scegliere siano in

continua cordiale unione col missionario.

I - Formazione dei catechistiSono adulti che spontaneamente si presentano o bisogna sceglierli tra gli allievi del

seminario.Studiare di tutti le capacità, carattere, aspirazioni, virtù, completare l’istruzione.Scegliere individui di vita esemplare, irreprensibile nei costumi (non orgogliosi o

collerici o mestieranti o dediti al bere e al gioco), pazienti e umili.Siano di pietà soda, zelanti per le anime.Siano sodamente istruiti nelle verità che devono insegnare, ed anche istruiti in altri

studi e le sappiano comunicare agli altri chiaramente e con semplicità.Abbiano infine quelle qualità, anche esterne che li rendano accetti.Istillare loro la sublimità del loro ufficio che deve essere fatto con coscienza monda

dal peccato – l’amore alla pietà, l’abbandono in Dio, lavorando per la sua gloria – la devozione a Maria, ai Patroni ed angeli della missione.

Non si lascino abbattere dalla scarsità dei risultati, si rafforzino negli studi e stiano a continuo contatto col missionario specie nelle difficoltà.

Page 16: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

Usino con tutti carità, belle maniere, serietà gioconda, disposti disinteressatamente al sacrificio.

Puliti nella persona e ben educati sempre e con tutti.

Page 17: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

5. LA PRIMA MESSA DEL PRIMO PRETE INDIGENOdella Prefettura apostolica

Miyazaki, Marzo 1939

Il Signore ha coronato il lavoro di 10 anni dei salesiani della Prefettura Apostolica di Miyazaki col dare loro la soddisfazione di vedere salire all’altare il primo prete giapponese della loro Prefettura: il Sac. Mukai Pietro.

Se la formazione di un sacerdote è letizia per la Chiesa, in terra di Missione specialmente si prova tale gioia dai missionari che vedono il risultato proprio dei loro sforzi nell’impiantare la Chiesa nelle zone loro affidate.

Grazie ai cooperatori di questo avvenimento, le buone pie persone che hanno cooperato anche coi mezzi materiali alla formazione e educazione del giovane levita: esempio ed incitamento a tanti altri.

Grazie all’Opera di S. Pietro per il clero indigeno che nel suo anno giubilare fra i tanti omaggi che riceve, si degni di accogliere anche gli sforzi dei poveri figli di D. Bosco che intendono anche nella zona loro affidata di divulgare sempre più la necessaria opera per il clero indigeno.

D. V. Cimatti, sales. Pref. Apost.

Page 18: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

6. PROCESSIONE EUCARISTICA A MIYAZAKI eCONCERTI COMMEMORATIVI DEL 2600°

(30/6/1940)

In occasione della festa del Corpus Domini si è tenuta solennissima alla missione la processione del SS.mo Sacramento. Manifestazione di fede sentita, devota ed ardente di quella cristianità che non manca certo di influire come ottima propaganda fra i non cristiani. Vi partecipò tutta la cristianità colle opere cattoliche della città (Seminario ed Ospizio). Le solenni cerimonie, il canto, il contegno dei partecipanti e dei dirigenti fece riuscire assai bene la manifestazione che fu ripetuta all’Ospizio nel giorno della festa del S. Cuore patrono principale dell’Opera e della Congregazione delle Suore della Carità in Giappone che la dirigono.

Anche i cattolici giapponesi, a manifestare la loro gioia per il lieto avvenimento, in varie forme vollero dimostrare la loro partecipazione alle varie manifestazioni che si vengono in forma familiare tenendo dappertutto.

Alcune caratteristiche furono fatte sotto forma di concerto. Fu una rivelazione e nello stesso tempo una gentile manifestazione di propaganda

liturgica. Dico una rivelazione, perché a Nagasaki e Fukuoka dove partecipò anche colla suonata commemorativa di circostanza composta dal M° Cimatti, si ebbero audizioni perfette di musica sacra, polifonica e gregoriana dalle corali di Urakami (Nagasaki) e di Fukuoka. Il folto pubblico dimostrò tutto il suo interesse e tutta la sua meraviglia, e, per le traduzioni e spiegazioni che si facevano, fu messo a contatto col linguaggio della Chiesa, e dimostrò di gustarlo assai.

Davvero che il gregoriano ben eseguito si impone colla sua semplicità ed affascinante melodia, gustatissima dall’orecchio giapponese che vi riscontra tante rassomiglianze colla sua musica tradizionale. Buona propaganda anche questa.

D. V. Cimatti, sales.

Page 19: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

7. FESTA DEI SOLDATI A MIYAZAKI5

(1940)

I cristiani della Missione di Miyazaki per ricordare i loro cari soldati vari dei quali, compiuto il loro servizio sono ritornati in seno alle proprie famiglie, hanno voluto compiere insieme a loro una funzione di ringraziamento e nello stesso tempo congratularsi per il loro dovere fatto (alcuni di essi con gloriose ferite) con una tornata accademica musico-letteraria.

Assistevano commossi quindici di loro (due gloriosamente caduti sul campo di battaglia furono rappresentati dai loro genitori) attorniati dai loro parenti, compagni e amici; a tutti il missionario volle regalare come ricordo e protezione un bel quadro del Sacro Cuore.

Pose fine alla simpatica riunione la distribuzione di dolci e il gruppo fotografico. Questi baldi giovani che nel partire vollero ricevere la speciale benedizione del Signore nella loro chiesa, vollero di ritorno, dopo di aver compiuto a fondo il loro dovere riaverla nuovamente.

Dal Signore il principio: per lui l’agire e il compimento.

D. V. Cimatti Pref. Ap. di Miyazaki

5 Certe espressioni sono la traduzione letterale di quanto correntemente si diceva in giapponese in quei tempi

Page 20: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo
Page 21: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

8. Ammiraglio STEFANO YAMAMOTO6

(28/2/1942)

Fu il primo convertito e il primo battezzato nel collegio Stella Mattutina dei Marianisti di Tokyo.

Passato all’accademia navale di Etajima, prese poi parte alla spedizione navale contro i Boxer in Cina, alla guerra russo-giapponese. Durante la guerra mondiale fu nominato addetto navale dell’Ambasciata giapponese presso il Quirinale; più tardi come esperto navale della missione giapponese alla conferenza della pace (1918).

Nel 1919 fu assegnato come precettore al principe ereditario che poi accompagnò nel viaggio in Europa.

Nel 1923 nominato ammiraglio, entrò a far parte della casa imperiale fino al 1937. Di famiglia illustre e in una posizione così privilegiata con la sua conversione e la vita

apertamente cattolica voleva dimostrare ai suoi connazionali che si può essere cattolici senza abdicare alle gloriose tradizioni della nazione e continuando a servire la patria anche con maggior dedizione e coscienziosità.

Amm. Stefano Yamamoto Shinjiro: nato 22/12/1882 + 28/2/1942

6 Manoscritto, non si sa se si tratta semplicemente di notizie trascritte o di un articolo per la stampa estera da lui messo insieme.

Page 22: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

9. LA FESTA DELLA PROPAGAZIONE DELLA FEDENELLA PREFETTURA APOSTOLICA DI MIYAZAKI

Miyazaki 31/10/1940

Come al solito, anche quest’anno i cristiani hanno celebrato la festa della Propagazione della Fede in unione a tutti i cristiani del mondo per ringraziare il Signore della fede avuta e impetrare tal dono a tante anime che ancora non conoscono Gesù, specialmente fra i loro connazionali. Nelle forme solite, funzioni religiose, discorsi d’occasione, inscrizioni all’Opera, ma con cuore ancor più ardente data la situazione mondiale.

Non mancarono all’occasione qua e là i soliti episodi di gentile carità e sacrificio, ma specialmente è da ricordare che si iniziò quest’anno anche la iscrizione all’Opera di San Pietro per il clero indigeno di cui è più che mai sentita la necessità per tutto il Giappone.

Il Signore benedica anche questi inizi e li fecondi per il bene. Notevole la manifestazione avuta nel Seminario di Miyazaki in cui i Seminaristi svolsero un’accademia davvero interessante, in cui con le carte geografiche sott’occhi, si passarono a rassegna le varie missioni sparse in mezzo al mondo; si parlò dei missionari a cui sono affidate; si rilevò il sempre crescente aumento del lavoro dei sacerdoti indigeni; il tutto alternato con canti deliziosi intonati alla circostanza e concluso collo studio della divisione ecclesiastica del Giappone. Due ore deliziosissime che stamparono certo in cuore dei futuri sacerdoti giapponesi l’alto apostolato cui sono chiamati, reso ancor più profondo da buoni films-stop illustranti i momenti più salienti della vita del missionario vagante e della preparazione dei chiamati alla vita sacerdotale.

Page 23: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

10. CONTRIBUTO MISSIONARIO ALLE MANIFESTAZIONIPER IL 2600° DELLA FONDAZIONE DELL’IMPERO7

(1940)

La città di Miyazaki a perennare l’anno bimillenario della fondazione dell’Impero ha eretto sulla collina prospiciente la città e da cui si domina la massima parte dei luoghi che furono primo teatro delle imprese del primo Imperatore, un monumento in pietra.

Il Salesiano Coad. Ferrari di Milano, come contributo di partecipazione cordiale dei missionari alla data, ha riprodotto in magnifica e riuscitissima oleografia detto monumento, che esposto nella vetrina della Libreria cattolica forma l’ammirazione di quanti passano.

Si spera fra poco di metterlo in miglior situazione nella esposizione regionale che si è aperta da poco a Miyazaki.

L’opera fa onore al pittore e per esso alla missione, attirando sempre migliori e maggiori simpatie fra la cittadinanza e i numerosi visitatori per 1’occasione delle feste.

Le altre fotografie illustrano attuali momenti della vita giapponese, intonata come in tutto il mondo a venire in aiuto alla patria in forme gentili ed utilitarie.

Ecco i fiori gentili che all’invito del Missionario pregano per i fratelli lontani; altre che nelle forme loro possibili vengono in aiuto ai soldati; e in sede brave donne che indossano una tenuta di fatica per poter liberamente attendere a lavori di utilità sociale.

Miyazaki 31/10/1940D. V. Cimatti

Pref. Apost.

7 L’articolo – accompagnato da fotografie – deve essere stato mandato in Europa, probabilmente alla agenzia “Fides”. È certamente uno fra i tanti.

Page 24: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

11. I BENEFATTORI E GLI AMICI DELLA MISSIONEE I COLLABORATORI 8

(1947circa)

Mi pare che al sostegno presente e futuro della missione sia necessario circondarsi di amici e mezzi spirituali e per quanto è possibile materiali. E così si fece. Ognuno venendo in Giappone aveva gruppi di amici, di aderenze. Fu cura di tutti di valorizzarli domandando preghiere e mezzi.

Non è possibile enumerare tutti, ma il tentativo di far vivere accanto a noi di vita attiva:

a) le opere pontificie missionarie;b) altre opere (S. Infanzia… V. pratiche relative);c) i nostri Superiori e le nostre opere;d) le opere dei missionari per unirci in vincolo fraterno;e) allievi ed ex-allievi - cooperatori e cooperatrici salesiani e varie associazioni,

circoli missionari, seminari ecc.;f ) fomentare sul posto le istituzioni nostre (Cooperatori e Bollett., Opera S. Cuore,

Associazione di Maria A., ecc.);g) affiancarci istituti religiosi che preghino per noi e favorire associazioni religiose

che diano a noi, e a quanti collaborano con noi, dei sussidi spirituali; mi pare che anche se non funzionino perfettamente ha dato buoni risultati.

E fu una gara santa fra i grandi e piccoli benefattori, fra benefattori materiali e spirituali per venirci in aiuto.

La S. Chiesa e le Opere Pontificie, i nostri amati superiori, confratelli, allievi ed exallievi, cooperatori e cooperatrici, persone sconosciute, religiose e religiosi, sofferenti di ogni genere ci hanno aiutato in tante forme che è impossibile ricordare nei tanti dettagli, ma tutti saranno ricompensati dal Signore anche per il solo desiderio di venirci in aiuto: noi non potevamo che pregare e offrire sacrifici, godendo del gran bene che ne veniva alla gloria di Dio e alla salvezza delle anime.

Il vero ringraziamento e la preghiera riconoscente deve elevarsi al Signore che si è servito di tanti amici grandi e piccoli e che pur in mezzo a tante ansie anche per le necessità materiali non ci ha mai lasciato mancare non solo il necessario, ma anche il di più per le opere.

Qui, benché non ordinati cronologicamente, si sono voluti ricordare quanti sono stati per noi ministri della Provvidenza, a conforto nostro, a loro merito, piccolo segno della grande riconoscenza che nutre per loro la Prefettura Apostolica di Miyazaki.9

Gli amici della missione. Non è possibile enumerarli tutti, e molti si nascondono sotto la sigla dell’incognito.

Si dovrebbero elencare tutti gli Istituti salesiani e molti delle Figlie di Maria A., altre pie istituzioni maschili e femminili.

Nell’interno molti pagani e tutti i nostri cooperatori e cooperatrici giapponesi. Vincolo di unione il Bollettino Salesiano, Gioventù Missionaria. Gli Amici della missione (V. Prop. stampa), sostituiti poi con periodichetti locali, personali e per le singole opere (Japonerie, Voci lontane, Vivere della Carità, ecc.).

Diedero e danno notevole contributo le Compagnie religiose, i gruppi missionari (notevole Valsalice e la Mulatiere) e poi ormai le singole ispettorie, avendo rappresentanti in Giappone, danno un movimento sempre più irraggiantesi. 8 Il manoscritto originale si conserva presso l’Archivio della Casa Generalizia. Non porta nessuna data. Probabilmente è un resoconto presentato nel suo ritorno in Italia per il Capitolo generale del 1947.9 È chiaro che ci doveva essere originalmente la lista dei benefattori, che è andata separata dallo scritto.

Page 25: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

Le escursioni, ormai annuali, dei missionari tengono vivo il santo fuoco, come lo tiene vivo la corrispondenza epistolare accudita dal centro (relazioni annuali) e dai singoli.Si può dire che la Missione è conosciuta ed amata, perché il Giappone è regione interessantissima sotto tutti gli aspetti, e di cui ormai parla il mondo intero, perché terra di martiri, perché interessarsi del Giappone e cooperare alla sua conversione è opera cristiana e di coope

Page 26: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

12. IMPRESSIONI DI BANKOK E SIAM10

(1952 )

La fermata più lunga a Bangkok, capitale del Siam. Visita sommaria alla città e dintorni. A parte i posti più moderni sono brulicanti tra le vie strette e fangose e sporche una moltitudine di gente d’ogni condizione, occupate in traffici di ogni genere, preoccupati solo della materialità della vita quotidiana.

Nei dintorni povere case su palafitte - alle volte misere capanne coperte di foglie o stuoie di palma - gente seminuda immersa con gruppi di bisonti nel fango - strade inondate di acqua dei fiumi o canali.

Forse il clima caldo e umido rende la gente stessa intorpidita, inattiva e riposante sulla fertilità della terra, da cui si attende quel che dà, senza preoccupazione di ottenere il doppio o più che potrebbe dare, se ben coltivata.

I Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno nel Siam una magnifica missione che già nei vari centri viene efficacemente affermandosi nel campo della educazione giovanile operaia e agricola con oratori, scuole e parrocchie fiorenti.

Dato il carattere degli abitanti e più la posizione religiosa loro (il Buddismo è religione nazionale) l’evangelizzazione è assai lenta - ma l’opera di penetrazione tra le masse per mezzo dell’educazione giovanile - lo zelo ammirabile dei missionari e più la grazia di Dio, sia pur lentamente, condurranno certo alla conversione di tante e tante anime.

Uniti colla preghiera, ecco l’augurio cordiale dei viaggiatori salesiani diretti al Giappone.

10 L’unica volta che Mons. Cimatti passò in Siam fu in occasione che – dopo aver partecipato al Capitolo Generale – fece ritorno in aereo in Giappone alla fine di Ottobre del 1952. Non si sa quale sia stato lo scopo dello scritto: se parte di lettera, ecc.

Page 27: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

13. TRATTATELLODON BOSCO MISSIONARIO11

(1/1/1950)

Presentazione di Don Cimatti

Materiale raccolto sull’argomento indicato, ma non so se era questo che si desiderava.Le fonti sono quelle indicate. Se si desiderano notizie su altri punti dell’argomento

prego di indicare quali…Naturalmente se si dovesse pubblicare, bisogna dar forma, ecc. il che non è pane per i

miei denti, inoltre bisogna aggiornare anche le statistiche.Tokyo 1/1/1950

D. V. Cimatti, sales.

DON BOSCO MISSIONARIO

INDICE

A - La missione di Gesù e degli apostoli e della chiesa B - Don Bosco missionario nel vero senso della parola C - Don Bosco apostolo D - Il divenire della vocazione missionaria di Don Bosco E - Il definirsi delle missioni salesiane F - La personalita` missionaria di Don Bosco G - Le direttive della chiesa e i ricordi di Don Bosco ai missionari H - L`organizzazione delle missioni I - Le opere missionarie

L - La soluzione del problema missionario

11 Di questa trattazione si riporta il manoscritto di don. Cimatti come è stato possibile decifrarlo. Battuto a macchina con lettere e nastro consumati su foglietti ricuperati, con abbondanti correzioni e aggiunte, è di difficile lettura.È probabile gli sia stato richiesto dal suo successore Don Tassinari. Vedendo la data in cui lo consegnò finito (1/1/1950) e quella in cui il suo successore entrando in carica glielo richiese (metà di Novembre 1949), si arriva alla conclusione che dovette buttarlo giù molto in fretta. L’inutilizzazione in cui è rimasto si può attribuire alla difficoltà di lettura del manoscritto.

Le note sono state scritte da Don Cimatti stesso. Non sempre si riesce a capire dove devono essere introdotte. Come pure da dove cominciano le citazioni e dove finiscono: non sempre sono segnate le virgolette di introduzione e chiusura delle citazioni stesse. Unica preoccupazione fu quella di riportare il manoscritto nella sua genuinità. In due punti si sono omessi dati di importanza superata.

Tokyo, 13 Marzo 1977D. Alfonso Crevacore, S.D.B

Page 28: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

MATERIALE DI CONSULTA, SPECIALMENTE SALESIANO

Enciclica Benedetto XV: “Magnum illud” (1919).Enciclica Pio XI “Rerum Ecclesiae” (1926).Istruzioni ai missionari di Propaganda Fide.Memorie Biografiche di D. Bosco (Lemoyne-Ceria). Cfr. indice analitico alle parole

di indole missionaria.Biografie dei principali missionari (Mons. Cagliero, Mons. Lasagna, Monsignor

Costamagna, D. Unia, ecc. ecc.).Circolari dei Superiori ed Atti del Capitolo. (Agli indici analitici alle parole Missioni

e analoghe). D. Rua, passim raccomandazioni, specie per le vocazioni e formazione del personale.D. Albera. Circolare sulle missioni, Pag. 120. Atti l: Appello per le missioni Pag. 298,

No 2. Atti 2: norme regolam. per i missionari.D. Rinaldi. Atti No 19 Pensieri di Pio XI sulle missioni.D. Rinaldi. Atti No 20 Esposizione miss. Docum. di Prop. Fide.D. Rinaldi. Atti No 24 Ricordi di D. Bosco ai missionari.D. Rinaldi. Atti No 30 Giubileo d’oro delle missioni.D. Rinaldi. Atti No 33 Coltivare lo spirito missionario - Relazione alla S. Sede.D. Rinaldi. Atti No 36 Resoconto miss. convegno Direttori.D. Rinaldi. Atti No 45 Norme pratiche per le giornate missionarie.D. Rinaldi. Atti No 50 Regolamenti missioni.D. Ricaldone. Atti No 85 Appello missionario.D. Ricaldone. Atti No 87, 92 Parlate al Capit. gener. XV.D. Ricaldone. Atti No 94 Visita alle missioni.D. Ricaldone. Atti No 95 S. Congreg. di Prop. Fide.D. Ricaldone. Atti No 148 Prudenza nel trattare cose miss.D. Ricaldone. Atti No 152 Propaganda missionaria.Annali della Congregazione. (Ceria) Cfr. i capitoli sulle missioni.

Page 29: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

A - LA MISSIONE DI GESÙ, DEGLI APOSTOLI E DELLA CHIESA:BISOGNA SALVARE GLI INFEDELI

Il vecchio Simeone, ricevendo fra le braccia il divin infante nel giorno della sua presentazione al tempio, compendiando in tono profetico tutte le profezie dell’Antico Testamento in relazione a Gesù Cristo: “I miei occhi hanno veduto la tua salvezza (il Redentore) che tu hai preparato al cospetto di tutti i popoli per essere luce da illuminare tutte le genti” (Lc. 2,3).

E Gesù afferma categoricamente: “Il Figlio dell’uomo è venuto per cercare e salvare quello che era perito” (Lc. 19,10). “Per dare la vita come prezzo di riscatto per molti”. “Gesù venne non per farsi servire ma per servire, e dare la vita sua in riscatto per molti” (Mt. 20,28).

E gli Apostoli hanno appunto inteso e interpretato così il pensiero ed il comando di Gesù: “Gesù è vittima di propiziazione per i nostri peccati… e per quelli di tutto il mondo” (Gv. 1-2,2). “Voi siete il sale della terra, la luce del mondo” (Mt. 5,13-14). “Mi sarete testimoni fino all’estremità della terra… Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra: andate dunque ed ammaestrate tutti i popoli, battezzando… ed insegnando…” (Mt. 28,18-20 - At. 1,8).

Ed è questa pure la missione della Chiesa in forza della sua istituzione: continuare cioè l’opera intrapresa dal Redentore, la salvezza di tutti gli uomini per mezzo di evangelizzatori, di apostoli che insegnano, che assolvono, che santificano. 12

E chi ha maggiore e più urgente bisogno di tutto questo di chi ignora Dio, il fine ed i mezzi per raggiungerlo? Di chi è schiavo del demonio.

È certo che alla considerazione di questo problema su cui si impernia tutta la missione di N.S. Gesù Cristo, degli Apostoli e della Chiesa, anche D. Bosco non poteva né doveva disinteressarsene. Si può certo affermare che D. Bosco fu un vero missionario.

Ecco come egli spiega questi concetti ai suoi giovani: “Sapete che cosa vuol dire la parola missione? Essere missionario? Vuol dire essere mandato. Nello stesso modo con cui Gesù Cristo prima di abbandonare la terra per ascendere al cielo, mandava i suoi apostoli: “Andate ad annunziare la parola di Dio in ogni luogo”. E mossi da questa stessa parola i discepoli si fecero udire in tutte le regioni della terra; così con la stessa parola, il capo visibile della Chiesa, il Vicario di Gesù Cristo in terra, manda sacerdoti da una parte e dall’altra per diffondere la luce del Vangelo. Ed i nostri missionari quando saranno a Roma, non andranno dal S. Padre solo per vederlo, offrirgli i loro omaggi, per ricevere una benedizione per cerimonia, per formalità, ma per ricevere quel mandato che Gesù Cristo diede ai suoi apostoli: “Ite in mundum universum; praedicate Evangelium omni creaturae…”.

Ma i missionari bisogna che siano preparati ad ogni evento, anche a fare sacrificio

12 Missionarius est sacerdos a Sede apostolica MEDIATE (mediante Societate religiosa cuius sacerdos est membrum), vel IMMEDIATE, missus ad fidem Christi infidelibus PRAEDICANDUM et ad eam fidem in jam conversis EXCOLENDAM, sub dependentia Vicarii vel Praefecti Apostolici aut Superioris missionis.

Finis missionis est Evangelium gentibus annunciare et ecclesiam ex clero indigeno constitutam praeparare, qui concurrit in unum ultimum finem scilicet in gloriam Dei et salutem animarum, et in Regnum Christi ubique terrarum dilatandum et sic universos homines salutaris redemptionis participes efficiendos.

S. S. Papa Benedetto XV aggiunge che quando si è convertito qualche migliaio di infedeli bisogna che il missionario li curi in modo che nessuno di essi abbia a perire e inoltre non pensi di aver compiuto il suo dovere se anche incessantemente non lavori per gli altri più numerosi.

(N.B. È probabile che quanto si riferisce a D. Bosco sia introdotto nel testo come nota. Non si sa con precisione dove doveva essere messa questa nota posta alla fine di questo primo capitolo. Non viene indicata alcuna referenza circa il testo latino)

Page 30: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

della vita per predicare il Vangelo di Cristo… Il missionario cattolico dà l’addio ai parenti, ai confratelli e parte tenendo per sola sua ricchezza ed appoggio Iddio e null’altro, e va dove l’obbedienza comanda, dove più vi è bisogno dell’opera sua, senza pensare dove, come e quando troverebbe i mezzi da vivere… Non bada ad incomodi e sacrifici, a stenti e pericoli; e quando anche gli toccasse soffrire la sete e la fame, sa sopportare le privazioni con ammirabile pazienza… Egli va per guadagnare anime a Cristo… ricopia in sé la vita del divin Maestro, l’amore alle anime, le fatiche per salvarle… a nient’altro anela se non guadagnare anime a Dio” (M.B. XIII, 315-17. Il medesimo concetto ribadito ed ampliato in M.B. XI, 382).

B - DON BOSCO MISSIONARIO NEL VERO SENSO DELLA PAROLA

L’idea missionaria cresce in D. Bosco con Lui. Sente in sé continuamente una forte inclinazione di portare la luce del Vangelo agli infedeli ed alle genti selvagge; inclinazione che in qualche momento della sua vita diventa quasi santa ossessione, che polarizza tutta la sua personalità al problema missionario: non mancano voci interiori e vere visioni al riguardo.

Dal primo sogno rivelatore in cui si può dire (M.B. II,203) “che egli venne consacrato apostolo della gioventù, padre di una nuova famiglia religiosa, missionario di popoli selvaggi” (Atti n. 30/l925). Per poco che si segua il naturale svolgersi della sua vita fino alla realizzazione della sua vocazione ecclesiastica, si manifesta in lui il vivissimo desiderio della vita religiosa, unito a quello della evangelizzazione degli infedeli, che gli si viene man mano accentuando e chiarendo con illustrazioni celesti che seguono (M.B. I, 302, 305, 382 - II, 298 - 342; V, 456; VI, 916; X, 54, ecc.).

Non doveva egli per mandato divino lavorare a pro della gioventù? i giovani selvaggi non erano i più infelici di tutti? Da giovane, da chierico in Seminario si deliziava in letture missionarie (Opere della Propagazione della Fede, Annuali della S. Infanzia, ecc.), in letture della storia delle Missioni Cattoliche, in studi geografici accurati delle regioni che vivevano ancora nell’idolatria, nello studio di lingue straniere in vista anche delle missioni,13 fino a voler entrare tra gli Oblati di Maria, che avevano aperto una fiorente missione in Indocina (1842).

Ci volle la parola autorevole ed il comando preciso di Don Cafasso, che tronca nettamente questa situazione di incertezza, ma che non riesce se non ad accentuare in lui quella fiamma di zelo, che in seguito lo dirigerà ad estendere anche in questo campo 13 La prima missione di D. Bosco è certo quella dei giovani, e la primizia del suo vero apostolato missionario data dall’amicizia e conversione dell’ebreo Giona (M.B. I, 320). “Desidero si salvi l’anima e che possa conoscere quella religione fuori di cui niuno può salvarsi”.

D. Bosco era pieno di compassione per gli Ebrei, e pregava ed esortava gli altri a pregare per una nazione che fu un giorno il popolo di Dio e destinato alla fine dei tempi ad entrare nel grembo della Chiesa; e finché visse continuò a procurare come poteva la loro salute. Li trattava con carità, li ospitava quando lo richiedevano; li istruiva, potendo, li battezzava (Cfr. Vita di D. Bosco).

È nota poi la sua competenza geografica e per gli studi fatti in seminario in cui era insegnante di geografia sacra - e all’Oratorio in servizio della storia ecclesiastica (M.B. III, 618). Amante e studioso delle carte geografiche, cooperò fra l’altro alla formazione della carta geografica postale (Marchisio).

Faceva stupire chi lo ascoltava per l’estensione, profondità e precisione delle sue cognizioni in materia. La Società Geografica di Lione per avere egli benemeritato di quella società geografica gli decretava una medaglia d’oro (1886).

Quanto poi D. Bosco amasse e valorizzasse lo studio delle lingue lo si può dedurre anche solo da quanto era solito dire: “Ogni lingua imparata fa cadere una barriera fra noi e milioni e milioni di nostri fratelli di altre nazioni, e ci rende atti a fare del bene ad alcuni e talora anche ad un gran numero di essi. Oh, potessimo noi colla nostra carità abbracciare tutto il mondo per condurlo alla Chiesa e a Dio!” (M.B. II, 270)

Page 31: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

l’attività dei suoi figli.E così che non potendo fare diverso egli verrà bellamente realizzando il noto motto

missionario: “O ANDARE O MANDARE”. E darà alla sua Congregazione la netta impronta di una duplice attività: l’educazione della gioventù e le missioni.

La figura dell’apostolo ha sempre affascinato gli uomini. Che cosa di più suggestivo, ad es., della figura dei dodici apostoli? Poveri pescatori, scelti da Nostro Signore Gesù Cristo, trasformati dallo Spirito Santo, invadono il mondo e vi compiono la più gigantesca delle conquiste.

“Nel missionario rivive l’apostolo. Egli ne continua la missione con la medesima semplicità di mezzi, col medesimo ardore di fede, col medesimo instancabile zelo, con medesimo ardente desiderio di poter chiudere l’esistenza col più grande atto d’amore offerto a Cristo, l’immolazione del martirio” (Carminati).14

C - DON BOSCO APOSTOLO!

Ricordando Don Bosco il primo pensiero che balza alla mente è quello del suo apostolato per la gioventù.

Fanciullo ed adolescente intravvede quale deve essere la sua missione nella vita: dedicarsi cioè tutto alla salvezza della gioventù, specialmente quella povera ed abbandonata. Mosso da impulso interiore previene gli anni: contadinello è catechista dei compagni; apostolo d’esempio fra gli studenti; seminarista “zelante e di buona riuscita”.

Venuta l’ora decisiva (8/12/1841) nel giovane Bartolomeo Garelli vede lo stato pietoso della gioventù15 e si consacra subito con dedizione completa, assoluta, continua, sacrificata per la loro rigenerazione religiosa, morale e sociale.

Ecco sorgere agli inizi del suo apostolato gli Oratori festivi, che, senza essere un’assoluta novità nella Chiesa, ebbero dalla sua genialità, dalla sua attività, dalla sua fine intuizione, nuova forma, popolarità ed efficacia meravigliosa.

Dall’Oratorio nasce l’Ospizio, il Collegio con la vasta efflorescenza delle scuole professionali, delle opere di carità e di cultura dirette al popolo, miranti sempre alla salvezza della gioventù.

Don Bosco intuisce i tempi ed adatta ai medesimi le sue istituzioni: il socialismo che penetrava le masse popolari avvelenandole; l’industrialismo che affollava le città e i centri; lo svilupparsi della piccola borghesia, il monopolio scolastico dei Governi, il contrasto tra la Chiesa e lo Stato, tra la coscienza cristiana e la Patria. Vede chiara la futura ascensione dell’operaio. Fonda le scuole di arti e mestieri e agricole, organizzandole e nobilitandole in collegi-convitti, insieme agli alunni di ginnasio-liceo. Il giovane artigiano cresce in un ambiente cristianamente educativo e culturale, e ne esce non solo eccellente artigiano o artista, ma insieme virtuoso cristiano ed ottimo cittadino. Analogo intento ebbe l’istituzione delle scuole serali (le prime sorte in Italia) e dei collegi-convitti a modeste o basse pensioni per la gioventù del ceto medio e del meno

14 E così lo considera la Chiesa: “Il missionario che va a dare la sua vita per la fede ha diritto di una benemerenza speciale. Io considero i missionari come altrettanti incaricati della Chiesa, mandati a portare la religione e la civiltà nei paesi lontani. Essi hanno l’incarico di conservare la fede nelle regioni dove è già praticata e propagarla fra i selvaggi. Le fatiche dei loro viaggi, le sofferenze, le privazioni cui devono certamente sottostare in climi diversi, tra uomini sconosciuti, ignoranti e spesso pericolosi, disagi nel nutrimento, nel riposo e in altri modi, sono tutte cose che rendono il missionario benemerito della religione e della civile società” (Pio IX, ai salesiani della Terza spedizione M.B. XIII, 499)15 “Il primo fra i popoli selvaggi dell’età moderna trovava rifugio presso il pastore D. Bosco. Così Don Bosco cominciava a guidare il gregge ai pascoli buoni dove i lupi rapaci dovevano venir trasformati in agnelli. Quel Bartolomeo Garelli fu il primo di migliaia e migliaia” (Joergensen).

Page 32: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

abbiente.Don Bosco finché visse non si stancò mai di lavorare per la ricerca, formazione e

perseveranza delle vocazioni, per la Chiesa, e per lo stato religioso e per la sua Società.Lo sviluppo di tutte queste istituzioni è dovuto al sapiente metodo educativo ed allo

spirito che informa la Società da lui fondata: lo spirito del Cristianesimo, lo spirito della Chiesa cattolica, apostolica, romana.

Don Bosco volle trasportato ed applicato anche nel campo missionario il metodo educativo e lo spirito informatore della sua Società, ottenendone mirabili frutti, ed è appunto per questo che D. Bosco lo si deve considerare anche come missionario. Sono utili al riguardo le seguenti considerazioni e rilievi:

a) Le missioni salesiane hanno la loro prima origine e vitalità dall’eccellente spirito di fervore apostolico del loro fondatore, di un’attività di lavoro meravigliosa per la salute delle anime, alieno dalla politica e tutto improntato alla soave bontà di San Francesco di Sales.

b) Cura premurosa nel coltivare le vocazioni religiose, ecclesiastiche, missionarie, scegliendole con facilità dalla grande moltitudine di gioventù, che cresce sotto la bandiera di D. Bosco nelle mille e più fondazioni che i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno in tutte le parti del mondo.

c) Attitudine speciale di ogni missione salesiana di curare l’educazione della gioventù, con simpatiche attrattive di scuole di arti e mestieri, agricoltura, musica strumentale e vocale, teatro, ginnastica: con scambi di visite fra squadre di allievi dei collegi salesiani dei paesi più vicini e giovani stessi della missione, per invogliare questi a completare la loro istruzione e civilizzazione nei detti collegi delle grandi città: così vi è pure modo di coltivare vocazioni pel clero indigeno.

d) Attività molteplice dei soci coadiutori, abili maestri di arte e mestieri ed agricoltura.16

e) Cooperazione provvidenziale delle suore missionarie.f) Zelo illuminato e diligente per assistere l’immigrazione civile nella missione; onde

la razza bianca non abbia a nuocere a quella di colore, e che anzi questa immigrazione abbia da servire di buon ausiliario per la missione stessa.

g) Non vanno dimenticati i copiosi e validi aiuti che la società salesiana trae per le sue missioni dai cooperatori salesiani, dagli ex-allievi ed ex-allieve delle sue istituzioni.

Pur potendosi ritenere come opera missionaria in senso largo tutte le varie opere di apostolato che i salesiani esercitano, vogliamo mettere in rilievo specialmente la personalità di Don Bosco nelle opere missionarie propriamente dette, rivolte cioé a predicare la fede ai non battezzati.

D. Bosco che aveva per programma di vita il: “Da mihi animas” non poteva essere insensibile al problema missionario e non saperlo improntare in sé e nei suoi: ma nell’evangelizzazione degli infedeli D. Bosco intendeva battere una via diversa da quella tentata in passato.

16 I1 coadiutore è creazione caratteristica di D. Bosco. L’ha voluto religioso perfetto, benché non insignito della dignità sacerdotale, perché la perfezione evangelica non è monopolio di alcune dignità… e, nell’ascesa al monte santo della perfezione, uguale a sé ed ai suoi figli elevati alla dignità sacerdotale… Non è né il secondo, né l’aiuto, né il braccio destro dei sacerdoti suoi fratelli di religione… Non è il frate laico o converso… ma uguale ai sacerdoti che nella perfezione li può precedere e superare… Così la perfezione religiosa è resa accessibile ad ogni ceto di persone nell’esercizio medesimo delle più svariate professioni culturali, artistiche, meccaniche ed agricole… Nella società di D. Bosco vi deve essere posto per tutte le categorie: i meno istruiti si santificheranno negli umili lavori delle singole case; i professori sulle cattedre dalla prima elementare alle universitarie; i maestri d’arte nelle loro officine e gli agricoltori nei campi: e tutti sia negli istituti dei paesi civili, come in mezzo alle sterminate ed incolte regioni delle missioni (Rinaldi, Atti No 40)

Page 33: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

Un sogno missionario gli aveva chiaramente prospettato che il volere penetrare direttamente in mezzo alle tribù selvagge significava la morte del missionario. Giudicava meglio stabilir collegi ed ospizi in zone confinanti, ricevervi anche i figli dei selvaggi per conoscerne la lingua, i costumi e così avviare poco a poco relazioni religiose e sociali con essi.

D - IL DIVENIRE DELLA VOCAZIONE MISSIONARIA DI DON BOSCO

Siamo al 1875. D. Bosco ha 60 anni. Le varie opere da lui fondate (Oratorio, Ospizio, Scuole professionali) per l’educazione della gioventù prosperano, anzi hanno già varcato i confini dell’Italia (Francia, Spagna, Inghilterra) e parallelamente viene compiendosi il medesimo lavoro per la gioventù femminile.

“Non ha ancora potuto però realizzarsi il suo più antico desiderio di apostolo. Al di là dei mari, in tutte le direzioni, nell’ombra della morte, moltitudini di uomini aspettano sempre la fede che illumini il loro cammino. Bisognerebbe correre verso quelle razze infedeli e condurle alla luce del Vangelo” (Auffray).

Quanto ha desiderato di andare in missione! Il “no” risoluto e chiaro di D. Cafasso lo ha trattenuto! “È per obbedienza a D. Cafasso che mi fermai a Torino” (M.B. IV, 59). I medesimi immutati sentimenti di missionario li troviamo nel suo cuore a 33 anni. Data dal 1848 la prima parola di D. Bosco sulla Patagonia.

L’Oratorio già alloggiava i primi ricoverati. Il giovane Bellia Giacomo, che abitava colla sua famiglia in una casa vicina all’Oratorio, dopo aver pranzato si affrettava a portare a D. Bosco i giornali cattolici, gli Annali della Propagazione della fede e quelli della S. Infanzia. Sedutosi presso la mensa faceva ad alta voce lettura di quei fascicoli che tanto interessavano D. Bosco, il quale dopo aver udito la narrazione delle gesta dei missionari, molte volte esclamava: “Oh, se avessi molti preti e molti chierici. Li porterei con me ad evangelizzare la Patagonia e la Terra del Fuoco. E sai tu perché, mio caro Bellia? Indovina… Perché forse è il luogo dove c’è più bisogno di missionari, osservò Bellia. “Hai indovinato: perché questi popoli finora furono i più abbandonati. Vi sono laggiù popolazioni completamente abbandonate verso cui vorrei volare”.17

D. Bosco si sentiva già attirato dalla divina Provvidenza verso quelle lontanissime regioni. Si struggeva dal desiderio di convertire tutti i popoli e di salvare tutte le anime (M.B. III, 363).

“Ah! se avessi dodici giovani dei quali poter disporre come di questo fazzoletto (ed in così dire lo maneggiava in tutti i sensi…) …vorrei spargere il nome di N.S. Gesù Cristo non solo in tutta l’Europa, ma al di là, fuori dai suoi confini, lontano, lontano nelle altre quattro parti del mondo!” (1857).

Sette anni dopo (1865) uno dei suoi primi alunni, entrato nella sua camera, restò sorpreso nel vedere attaccato al muro un nuovo quadro “Chi è quel sacerdote?”, domandò. “Un ardente missionario: Gabriele Perboyre, martirizzato in Cina pochi anni fa”. E, quasi parlando con se stesso: “Oh, come vorrei che i miei figli andassero anche loro là, in quell’estremo Oriente. Ah, se il Signore mi concedesse 10 sacerdoti secondo il mio cuore, partiremmo insieme…!” (Auffray, 404).

E questa sete di apostolato in regioni lontane non che diminuire si accresceva cogli anni: “Ah, se non fossi così vecchio e così indebolito, prenderei con me D. Rua e partiremmo insieme per le missioni”.

17 Giacomo Bellia, dell’Oratorio, uno dei primi aiutanti di D. Bosco nell’Oratorio festivo ed anche uno della squadra delle vocazioni ecclesiastiche cercate da D. B.

Page 34: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

L’amicizia contratta da D. Bosco col Ven. Servo di Dio G.B. Olivieri nel 1849 continua a tener acceso in lui un vivo pensiero verso le missioni evangeliche ai popoli infedeli e specialmente ai fanciulli dell’Africa (M.B. III, 568).

L’Olivieri che aveva consacrato tutta la sua vita e le sue sostanze al riscatto dei moretti fu messo in relazione con D. Bosco che ospitava ed educava con tenerezza paterna quanti il buon P. Olivieri gli affidava. Non era certo questo il campo del suo vasto apostolato, ma si può dire fu l’inizio di una missione per i salesiani. I mori erano l’oggetto delle sue aspirazioni e nei suoi sogni si vedeva circondato da turbe di questi, che gli domandavano l’eterna salute.

Nelle istituzioni salesiane del Brasile, nella Repubblica di Liberia e ad Haiti nelle Antille vengono educati anche i figli dei vecchi schiavi d’Africa e si ebbero richieste di fondazioni salesiane. Anzi è nell’Oratorio che fu fissata la continuazione dell’Opera dell’Olivieri per mezzo del Sac. B. Verri, che decise di consacrare la sua vita all’eterna salvezza dei piccoli schiavi dopo una nottata di preghiere innanzi a Gesù Sacramentato nella Chiesa di S. Francesco di Sales (1857).

Ma si può dire che il pensiero delle Missioni lo accompagna tutta la vita.“…Ce ne parlava con entusiasmo e cercava di inspirare nei giovani parte del suo fervore per la salute delle anime… Una sera del l864, servendosi dell’occasione che P. Comboni (poi Vicario Apost. della Nigrizia) passò all’Oratorio, seppe talmente fare, che molti di noi ad una sua parola saremmo stati pronti a partire missionari fin da quel momento. Vidi più delle volte D. Bosco osservare sul globo terrestre o su qualche carta geografica le tante regioni ancora abitate dagli idolatri, e mandare dei sospiri ed uscire in parole che indicavano il desiderio ardente di poter fare qualche cosa per quegli infelici. ‘Vo studiando – diceva – i punti strategici: bisogna che quanto prima su queste terre diamo battaglia campale al demonio. Povere anime! Ve ne sono ancora milioni sparse per le foreste, per le montagne, per le vallate, sconosciute ai popoli inciviliti…’. Sono a migliaia le anime che ci tendono le mani, che ci chiamano, ed aspettano che andiamo a salvarle… Il luogo che più attraeva i suoi pensieri era l’America meridionale… ‘Non sai dirmi se nel tal luogo vi sia una qualche catena di montagne? Sulle carte non la vedo notata, ma ci dovrebbe essere: ad occidente di quella catena per un’immensa estensione devono esservi tribù innumerevoli di selvaggi…’ ” (Dalla relaz. di D. Barberis al Proc. somm. dell’Ordin. 306).

Altre volte fu veduto attentamente allo studio su carte geografiche a studiarvi terre da evangelizzare. Fu udito anche esclamare: “Che bel giorno sarà quello quando i missionari salesiani, salendo su per il Congo di stazione in stazione, si incontreranno con i loro confratelli, che saranno venuti su per il Nilo e si stringeranno la mano lodando il Signore… Quando i nostri missionari andranno ad evangelizzare le varie regioni dell’America, dell’Australia, nell’India, nell’Egitto e in più altri luoghi, che bel giorno sarà quello! Io già li vedo avanzarsi nell’Africa, nell’Asia ed entrare nella Cina, e proprio a Pechino avranno una casa” (II, 409).

Dava a divedere dai suoi discorsi, che conosceva a menadito quelle regioni, come se avesse fatto studi profondi in materia sulle carte (specie sulla Patagonia) ed esclamava nel l876: “Chi avrebbe detto che nella mia età avrei dovuto studiarle passo, passo?”. Quale gioia fu per la sua mente e pel suo cuore all’arrivo delle carte disegnate dai suoi primi missionari dopo le esplorazioni della Pampa e Patagonia e Terra del Fuoco!

E non lasciava passare occasione per parlare dell’argomento a lui prediletto. Ad esempio nella buona notte del 16 dicembre l863 parlò del gran mistero della Redenzione del mondo e del paganesimo. Spiegò anche la parola "pagano"; nella sua etimologia significa coloro che dimoravano nei villaggi, relegati ai campi, allontanati dal gran mondo, non inseriti nel catalogo dei soldati. Alcuni quindi dicono che davasi il nome di

Page 35: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

pagani ai gentili, perchè non erano arruolati nella milizia cristiana. Al tempo degli imperatori cristiani, incominciando a scomparire l’idolatria e a non essere più permessa che nei villaggi, i gentili più attaccati alle tradizioni dei loro padri e più difficili a cambiar religione e a lasciare le loro superstizioni, si ritirarono nelle loro case di campagna dove professavano liberamente coi campagnoli, essi pure attaccati agli idoli, il loro culto e le loro feste che si dicevano festa paganalia (Baronio). Altri dicono che la parola deriva da pagus - villaggio e che si diede tal nome agli idolatri, non perché si ritirassero alle campagne, ma perché i discepoli del Salvatore, essendosi messi dapprima a predicare nelle città, gli abitanti di queste furono convertiti prima di quelli del campo (M.B. VII, 575).

Nella bella “Vita di S. Vincenzo de’ Paoli” (Coll. Letture, Cat. Lug. 1848), in cui si può dire che D. Bosco fotografa se stesso, scrive; “Il Signore suscitò un Vincenzo qual fiaccola luminosa a portare la luce della verità fra i popoli barbari e gentili, fiaccola accesa dalla carità… Un missionario che non ha come S. Vincenzo maniere insinuanti che gli accattivino i cuori non farà mai frutti, e sarà come una terra secca, altro non producendo che cardi selvatici…” (III, 378).

Vien fatto di pensare naturalmente al Sistema educativo di D. Bosco, improntato a carità, ad arrendevolezza, alla dolcezza di S. Francesco di Sales. Credo anzi che niente vieta di pensare che la scelta di S. Francesco di Sales a Patrono dell’Oratorio possa anche inquadrarsi nel pensiero missionario di D. Bosco nel volere a patrono un autentico missionario.

Anche dal solo punto di vista missionario si potrebbe stabilire un parallelo magnifico fra S. Vincenzo de’ Paoli e D. Bosco che fu proclamato il Vincenzo de’ Paoli del secolo decimonono.

Nei suoi scritti sempre che sia possibile ed opportuno D. Bosco fa vibrare il suo spirito missionario. Si potrebbero fare interessanti osservazioni nell’analisi delle sue vite dei Papi o nella sua storia ecclesiastica.

Nelle Letture Cattoliche del dicembre l866 (VIII, 505) raccomanda vivamente il Periodico “Museo delle Missioni Cattoliche” che ha per scopo di mantenere vivo in Italia lo zelo per la propagazione della fede ed accrescere le elemosine a questo fine. L’opera è una gloria del clero perché i missionari italiani ascendono oggi a oltre 2.000 fra cui ben 40 Vescovi. Nell’Almanacco Galantuomo 1865 rivolge il caldo appello: “Pregate per i missionari”. Il pensiero missionario era tenuto desto in D. Bosco e nell’Oratorio anche da non infrequenti visite di missionari provenienti da regioni svariatissime - alcuni di loro antichi allievi dell’Oratorio. Ad es. nel 1867 D. Bosco annunzia: “Abbiamo avuto per alcuni giorni un missionario Veronese accompagnato da un moro che egli erasi condotto seco quando ritornò dall’Africa: stamane è già partito per le missioni; se potrà ci manderà qualche moretto”.

Nel 1868 le tribù dei Kabili (Algeria) decimate dalla fame ricorrevano alla carità di Mons. Lavigerie, che costrusse un orfanotrofio per essi, ed impetrò da Napoleone III l’autorizzazione di evangelizzare tutta l’Algeria. Questi più volte fece anche vive istanze a D. Bosco affinché volesse mandare una schiera dei suoi salesiani per prendersene cura. Fu costretto a rimandare ad altro tempo il progetto, ed allora il grande apostolo dell’Africa gli mandava orfanelli, che D. Bosco annoverava fra i suoi alunni.18 Di quattro 18 I primi gli furono inviati nel 1869. Mons. Lavigerie li aveva qualificati per intrattabili. D. Bosco riconobbe che il fatto passava la sua aspettazione; fu davvero un esperimento magnifico della riuscita del metodo preventivo. Mise ogni impegno per trar partito dall’amor proprio della razza araba. I migliori soggetti dell’Oratorio furono incaricati di usare loro tutte le cure e attenzioni assistenziali possibili. L’esemplare condotta di questi giovani influì potentemente sul loro spirito. Riconobbero la morale distanza che li separava dai loro compagni e anche per l’onore del loro paese si sforzarono per correggere questa

Page 36: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

inviatigli nel 1869 due si misero a studiare, desiderosi di tornare in patria ad annunziare il Vangelo ai loro fratelli (M.B. IX, 940).

Nello stesso anno (14/7/1869) si legge a tavola una lunga lettera scritta da Monsignor Comboni a D. Bosco da cui si rileva che stava preparando al Cairo il locale per le missioni d’Africa (M.B. IV, 711).19

Nel gennaio 1870 D. Bosco pubblica l’opuscolo dal titolo: “Nicolò Olivieri e il riscatto delle fanciulle arabe” che illustra una gloriosa istituzione italiana, la quale risale al l400, per la redenzione degli schiavi, specialmente di Tunisi. Questo opuscolo risvegliò fra i nostri l’idea delle missioni, perché D. Bosco fino dal principio della fondazione dell’Oratorio a quando a quando aveva accennato a fondazioni di sue case in Africa, America e Asia, e che presto i salesiani sarebbero partiti per regioni lontane (M.B. IX, 774).

La Divina Provvidenza non mancava di quando in quando di dargli la possibilità di allargare l’ardore del suo cuore missionario.

Nel 1870 uno spaventoso incendio aveva distrutto Costantinopoli ed egli subito offre due posti gratuiti a vita per due giovani Costantinopolitani presso l’Oratorio, senza distinzione di religione.

Nel medesimo anno la voce di Mons. Comboni invita insistentemente in Africa i salesiani al Cairo, come preparazione ad una missione nella Nigrizia centrale da affidarsi ai salesiani (M.B. IX, 888).

Due Vescovi della Cina, venuti al Concilio Vaticano, partirono appositamente da Roma per vedere D. Bosco e per esporgli il grande bisogno di missionari per le diocesi loro affidate (M.B. IX, 891).

Il pensiero delle missioni non abbandona D. Bosco anche quando lavora nelle sue lotterie, come già si accennò, nelle Letture cattoliche, nelle lettere sollecitanti aiuti. Parlando dell’impiego del danaro scrive: “Concorrano anche i poveri, benché con pochi centesimi, perché possono essere il sostegno di certe Opere, come la Propagazione della fede e la S. Infanzia e rappresentare la forza di più milioni” (M.B. VIII, 330).

Le esortazioni di D. Bosco avevano certo per scopo di tener lontano il peccato, promuovere le vocazioni allo stato ecclesiastico e religioso nei suoi giovani. E la bontà divina lo ispirava facendo provare la sua influenza non solo dalle schiere degli alunni, ma anche molte volte dai singoli individui. Ne è una prova il bel sogno fatto dal Varaja (M.B. IX, 46l) che domanda a Gesù “fatemi la grazia che io sia prete missionario”.20

Ed il lavoro di formazione missionaria di D. Bosco sui suoi giovani rifulge in modo caratteristico in Savio Domenico, che “parlava volentieri dei missionari che faticano tanto in lontani paesi pel bene delle anime, e non potendo loro mandare soccorsi materiali

loro inferiorità. In pochi mesi furono trasformati nei loro modi di agire ed abitudini e più nei loro pensieri e sentimenti. La luce del cristianesimo aveva penetrato questi esseri ribelli, che non si erano inchinati davanti alla forza, ma che già piegavano liberamente le ginocchia davanti a Gesù Cristo ed alla sua legge (Connestabile, Opere relig.).19 E più tardi (1887) quando e per parte della S. Sede e del governo è pressato per la fondazione al Cairo diceva: “Vi dico schiettamente che la missione al Cairo è dei miei piani un mio piano, è uno dei miei sogni. Se io fossi giovane, prenderei con me D. Rua e gli direi: ‘Vieni, e andiamo al Cairo, al Capo di Buona Speranza, nella Nigrizia, a Kartum, nel Congo…’ ” (M.B. XVIII, 142).20 A. Varaja, orfano di padre e di madre. Perdette i suoi benefattori e nell’impossibilità di poter pagare la pensione in collegio aveva deliberato di tornarsene a casa e ripigliare la sua vita di pastorello. La notte precedente la partenza, sogna Gesù che gli dice: “Non temere, io stesso ti farò da padre, poiché gli uomini ti abbandonano. Affidati a me”. Ed il ragazzo domanda a Gesù la grazia di cui sopra. E Gesù gli assicura e l’una e l’altra. Poi si vede “in terra lontana abitata da nemici del nome cristiano… gli sembrava di morire crocifisso, recitando l’Ave Maria…”. Due anni dopo D. Bosco lo accettava all’Oratorio gratuitamente. Diventò salesiano e in seguito fu mandato dai Superiori nelle missioni della Palestina, ove morì nel 1913 dopo essere stato direttore nelle varie case per 14 anni.

Page 37: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

offriva ogni giorno al Signore qualche preghiera o almeno una volta alla settimana faceva per loro la santa comunione. Più volte fu udito esclamare: ‘Quante anime aspettano il nostro aiuto nell’Inghilterra! Oh, se avessi forza e virtù, vorrei andarvi sul momento e colle prediche e col buon esempio vorrei guadagnarle tutte al Signore’” (Dalla Vita, scritta da D. Bosco).

Si può dunque asserire che l’Oratorio, dietro l’esempio e gli ammaestramenti di Don Bosco, e per un provvidenziale avvicendarsi di propizie occasioni, era un ambiente favorevole ed una vera officina missionaria, non solo nel senso generico, ma anche specifico della parola. Non si può diversamente spiegare la pleiade dei pionieri inviati da D. Bosco nelle spedizioni missionarie da lui iniziate. E il propulsore di tutto questo santo fermento era D. Bosco.

D. Bosco missionario… e che tale fosse il suo pensiero sta il fatto che ebbe anche Lui il momento dell’esaltazione missionaria, quale oggi scuote tutta la nostra Società salesiana; e più nel periodo dei sogni, quest’idea lo tormentò sempre, specie quando la sua opera era già sviluppata e quando nel constatare la realtà dei suoi sogni poteva dire: “Io vedo tutto quello che debbo fare!”. Egli non distingueva fra missionari e salesiani, e Torino e l’America e l’India… Tutto era campo di lavoro per lui: il deserto della Patagonia, come le prime stazioni peregrinanti dell’Oratorio dei tempi eroici, perché per D. Bosco “Missione era salvare le anime” (Rinaldi, Congr. miss. 1926).

“… Serbate sempre esatta l’osservanza delle regole. La vostra dimora sarà qui, a Lanzo, sarà in una delle altre case esistenti, oppure in Francia, in Africa o in America, o siate soli o più insieme, sempre abbiate presente lo scopo di questa Congregazione, di istruire la gioventù, ed in generale il nostro prossimo nelle arti e nelle scienze e più nella religione, cioè in una parola, la salvezza delle anime. E se io dovessi esprimere quello che presentemente mi passa per la mente, vi descriverei un numero grande di Oratori sparsi su questa terra, quale in Francia, quale in Spagna, quale in Africa, quale in America ed in tanti altri luoghi, dove lavorano indefessi la vigna di Gesù Cristo i nostri confratelli. Questa ora è una semplice mia idea, ma mi pare di poterlo già asserire come cosa storica” (M.B. X, 1062).

Inoltre D. Bosco missionario si manifesta anche tutto in quanto fece: cogli scritti, colla parola e colle opere, non solo per la conversione degli Ebrei e di quanti infedeli gli erano inviati dalla Provvidenza, ma per gli eretici in genere e per i protestanti in specie.21

Fa tale la sua costanza in questo apostolato che la consolazione di ricevere in numero considerevole abiure di apostati o di quelli nati nell’eresia gli fu concessa dal Signore.

È noto che la conservazione della fede di alcune vallate del Canton Ticino dal 1855 al 1872 è dovuta in gran parte a D. Bosco col provvedere buoni sacerdoti in molte parrocchie prive di assistenza spirituale.

E sempre si inspirava al metodo di S. Francesco di Sales: “La forma della disputa senza la dolcezza non convertì mai nessuno”. E il suo primo missionario formato alla scuola paterna dirà: “Ci vuole pazienza, studio, prudenza e coraggio nella conversione dei selvaggi… farsi amico il loro capo; regalarli e civilizzarli colle buone, e colla religione, e col metterli a contatto di qualche buon cristiano” (Mons. Cagliero, M.B. XII, 261).

E - IL DEFINIRSI DELLE MISSIONI SALESIANE

Pochi santi ebbero da Dio così chiaramente delineata la visione dell’apostolato che avrebbero compiuto così nettamente e dettagliatamente come D. Bosco.

21 “Io non temo i protestanti e sarei felice se potessi dar la vita per la mia fede” (Inizio Lett. Cattol. 1853).

Page 38: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

Nel sogno di nove anni e in tanti altri sogni o visioni, che si susseguirono fino al termine dei suoi giorni, gliene vennero additati anche i particolari (persone, modalità, località, ecc.) perché gli servissero di guida per compierla fedelmente. Si può ben dire che D. Bosco nei suoi sogni vide tutti i suoi e nostri allievi, passati, presenti e futuri.

Che D. Bosco, pur non riuscendo ad attuare il suo ardente desiderio, dovesse lavorare all’estensione del Regno di Dio in mezzo agli infedeli gli era stato manifestato chiaramente dal Cielo per mezzo dei sogni in varie circostanze.

La prima volta fu vicino al letto del piccolo Cagliero (1854) ridotto in fin di vita. Don Bosco vede in visione una turba di figure strane, selvaggi armati, due dei quali ai fianchi del morente stanno chini in atto di supplice speranza, mentre una candida colomba con un ramoscello d’ulivo nel becco sta sfiorando le labbra riarse del fanciullo e lascia cadere il rametto sul guanciale. “La Madonna vuol guarirti… sarai prete, e un giorno col breviario sotto il braccio ne farai del cammino!…”.

Sedici anni dopo (1871) un altro sogno non lascia in D. Bosco il minimo dubbio che i suoi figli debbano consacrarsi a partire per missioni lontane. È il vero primo sogno missionario cui già ripetutamente si fece cenno.

Sogna torme disordinate di barbari e selvaggi in caccia o in battaglia su una estensione pianeggiante che si perde all’orizzonte fra le montagne. Urla e sghignazzamenti, ferocia contro i missionari di vari ordini che si avvicinavano per predicare loro la religione di Gesù Cristo… I1 terreno è sparso di cadaveri… “Come fare a convertire questa gente così brutale?…”. In lontananza appare un drappello di altri missionari che con volto ilare si avvicinano. D. Bosco li fissa con attenzione e li riconosce per i suoi salesiani… Segue una schiera di giovanetti, che recitano con loro il S. Rosario… La battaglia si arresta come per incanto; tacciono le grida ed urla incomposte; tutti, deponendo le armi, si avvicinano ai missionari e chinano devotamente le fronti, ascoltano gli insegnamenti, gli ammonimenti e li mettono in pratica, e pregano… ed in ginocchio coi missionari cantano: “Lodate Maria…” (M.B. X, 54).

Dopo questo sogno egli dichiarava di sentirsi fortemente rinascere in cuore l’antico ardente desiderio delle missioni. “Ma sempre mi domandavo: quali sono i selvaggi cui i salesiani dovranno portare la fede? Dapprima credevo che fossero africani dell’Etiopia. Risvegliò quest’idea la relazione coll’Olivieri, col Verri; la memoria della venuta di Mons. Comboni nell’Oratorio tanti anni addietro, e delle imprese apostoliche della Società delle Missioni estere di Verona dei figli del S. Cuore… Poi mi fermai su Hong Kong. Anzi, venuto a Torino Mons. Raimondi, missionario di quelle parti, in cerca di missionari che volessero seguirlo, per un istante mi lasciai andare a trattative con lui che però non approdarono a nulla… Questa pratica mi era costata nuovi studi geografici, ma inutilmente. Passai quindi a vagheggiare le missioni dell’Australia perché poco dopo era stato nell’Oratorio Mons. Quinn che aveva combinato di inviare cinque giovani australiani a Torino. Mi informai da lui dello stato di quei selvaggi e della loro indole, ma le descrizioni che mi fece non andavano d’accordo con quanto io avevo veduto… L’Australia a poco a poco fu surrogata da Mangalore, isola dell’India. Mi procurai libri, parlai con sacerdoti inglesi, venuti da quelle regioni; per uno sbaglio singolare mi persuasi che il sogno riguardasse le Indie o anche l’Australia, verso le quali regioni io andavo rivivendo… Da quell’istante, per quattro anni circa io non parlavo che di questi paesi. Anzi spinsi le cose al punto che D. Bologna ed il ch. Quirino dovettero con impegno porsi a studiare la lingua inglese. È in questo tempo che il chimico (!) Ferrero incominciò a girare per la casa e poi a stabilirvisi colle sue carte dell’India cristiana… A Roma si parlò persino di darci un Vicariato apostolico in quelle regioni”.

Finalmente nel 1874 il console argentino a Savona, Comm. Gazzolo, avendo conosciuto D. Bosco a Varazze e lo spirito della Congregazione salesiana, ne fece parola

Page 39: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

in America coll’Arcivescovo di Buenos Aires e a molti sacerdoti, i quali si accesero di entusiasmo per i salesiani ed espressero il desiderio che una colonia di questi andasse a trapiantarsi nelle loro regioni… "Rimasi meravigliato, alle lettere d’invito. Tosto mi procurai libri geografici sull’America del Sud e li lessi attentamente. Cosa stupenda. Da questi e dalle stampe e carte delle quali erano forniti vidi perfettamente descritti i selvaggi contemplati nel sogno e la regione da essi abitata, la Patagonia,22 regione immensa a mezzo di quella Republica. Dopo altre notizie, schiarimenti ed informazioni prese, non mi rimase più dubbio… D’allora in poi conobbi perfettamente il luogo cui doveva rivolgere i miei pensieri ed i miei sforzi" (D. B. Memorie - X, l267).23

Ma sta il fatto che avuto l’invito, l’accettò immediatamente e tutto il 1875 fu da lui impiegato a scegliere, equipaggiare ed istruire i futuri pionieri del Vangelo in quelle regioni. Non mancò chi si meravigliava che D. Bosco, solito ad abbandonarsi con fede incrollabile alla Provvidenza, desse tanto peso anche ai mezzi umani. Si sentì rispondere col linguaggio del buon senso: “Non conviene esporsi in quei paesi semi-barbari col semplice corredo apostolico. Iddio prima di aiutarci, richiede che ci aiutiamo da noi stessi. Non si può oggi andare a piedi e senza mezzi pecuniari in terre così lontane: bisognerà per terra prendere la strada ferrata, e per mare i battelli a vapore: ciò richiede denaro. Gli amministratori non si accontenteranno se noi per tutta moneta mostreremo loro il Sacro Libro del Vangelo. È quindi necessario che i missionari non partano sprovvisti ed abbiano di che provvedere alle spese di viaggio” (Vercesi, 223).

Il progresso deve essere usato anche come strumento di evangelizzazione religiosa, è chiaro. Nell’ordine dei preparativi D. Bosco agisce sempre sistematicamente: interessare l’opinione pubblica, rivolgersi alle alte sfere e sollecitare individualmente le persone facoltose.

È difficile descrivere le pene, i sacrifici di D. Bosco per allestire la spedizione del l875. Ma era la naturale esplosione dello zelo missionario di D. Bosco, accumulata da anni, e alimentata dall’alto, colle direttive dei sogni. Tutta la sua attività di pensiero, di parola e di opere è rivolta alle Missioni.

Nessun capo-spedizione avrebbe potuto essere più abile, zelante e infaticabile propagandista di lui. È poco dire che era un apostolo, un missionario “divorato dalla passione delle anime” (Rinaldi).

Nel sogno del 1871 è tracciato il piano organico della penetrazione e del progresso: "aprire case per i giovanetti e da queste e forse con questi avanzarsi verso la barbarie (Caviglia)24, e contemporaneamente rivolgersi ad un grandissimo numero di fanciulli ed adulti italiani, che vivono nella più grande ignoranza del leggere e dello scrivere, e di ogni principio di religione, che la miseria o la sventura porta in terra straniera…”.

“…Non dimentichiamo che il primo giovane al quale nella sacrestia di S. Francesco d’Assisi Don Bosco si prodigava era un orfano… Ed allora tra quali strette si sarà sentito angustiare il suo cuore ripensando laggiù laggiù sotto l’orizzonte, quanti orfani 22 In uno dei vecchi atlanti esaminati da D. Bosco si leggeva nella zona patagonica: “Patagonum regio, in qua incolae sunt gigantes”. L’incertezza di D. Bosco era causata anche dal fatto che nel sogno aveva visto due grandi fiumi all’entrata di un vasto deserto (Rio Colorado e Rio Negro) che non riusciva a rintracciare sulle carte geografiche.23 “Siamo pregati dall’America di andare in quei lontani paesi ad evangelizzare quei popoli. Noi avevamo poste delle condizioni che furono accettate… Già altre volte si era parlato di missioni, così per l’America stessa, che per l’Asia, per l’Africa e per l’Oceania. Ma sembra che questa di Buenos Aires molto più ci convenga, sia per condizioni speciali, sia per la lingua spagnola, molto più facile che non l’inglese in fiore nella maggior parte degli altri luoghi…” (M.B. XI, 29 - 28/1/1875).24 “…Noi atteniamoci sempre ai fanciulli, e per mezzo dei figliuoli avremo la strada aperta per convertire i padri… Saranno essi che ci cercheranno ed offriranno i loro figliuoli, e ci domanderanno di grazia che insegnamo loro la civiltà…” (Somm. proc. dioc. 306).

Page 40: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

abbandonati, ignari di una madre, la Chiesa; ignari di un padre, Dio; selvaggi in terra più selvaggia ancora, senza luci, senza speranza, senza conforti del Cielo? Egli li aveva veduti questi selvaggi nel silenzio raccolto delle sue notti pensose, in uno di quei sogni suoi meravigliosi che altri precedenti revocava, commentava e compiva, e che geograficamente ed etnograficamente gli precisava il dove e a chi, la regione e le persone, alle quali egli avrebbe disteso la sua nuova carità” (Card. Maffi).

La sera dell’11 novembre 1875 nella prima funzione di partenza dei missionari Don Bosco esclamava: “Noi diamo principio a una grande opera; non perché si abbiano pretensioni o si creda di convertire l’universo intero in pochi giorni, no; ma chi sa che non sia questa partenza e questo poco come un seme da cui abbia a sorgere una grande pianta! Chi sa che non sia come un granellino di miglio o di senapa, che a poco a poco vada estendendosi, e non sia per fare un gran bene!”.25

Alla distanza di 75 anni si può constatare il gran bene che ha prodotto e continua a produrre quella prima partenza.

Dal Santuario di Maria Ausiliatrice dal novembre 1875 al 1950 partirono per l’oltre oceano più di 50 spedizioni di missionari e missionarie, con un complesso di circa …... e di oltre …....Figlie di Maria Ausiliatrice.

Parte di questo paersonale si è spinto fra tribù selvagge e popoli infedeli. Eccone un elenco sommario:

AMERICA1. PATAGONIA settentrionale e centrale (Argentina). I primi missionari vi entrarono

nel l879. Nel 1883 vi fu costituito un Vicariato apostolico che fu affidato a Monsignor Cagliero colla Pampa e col sud della Provincia di Buenos Aires. Comprese queste regioni la superficie fu calcolata Kmq 722.000. Vi vive una popolazione di 300.000 abitanti in gran parte civili con alcune migliaia di indi superstiti (Arango-Patagonia). I Salesiani vi hanno 27 residenze; le Figlie di Maria Ausiliatrice 13.

2. PATAGONIA meridionale e Terra del Fuoco (Argentina e Cile). Vi fu eretta nel 1883 la Prefettura Apost. della quale fu titolare Mons. G. Fagnano.26 Abbracciava una superficie di 507.049 Kmq. Vi abitano circa 50.000 persone, in gran parte civili, con pochi indi superstiti (Teheelches e Fueghini). I Salesiani vi hanno 10 case e le Figlie di Maria A. 8. I territori del Vicariato e della prefettura hanno avuto un nuovo assetto colla divisione della Patagonia in 6 Vicarie foranee affidate ai salesiani. Nella regione magellanica fu eretto l’anno 1916 un Vicariato apostolico di cui fu primo titolare il salesiano Mons. Abramo Aguilera.

25 Vi furono anche trattative con tale D. John Bertazzi missionario apostolico negli Stati Uniti che a nome del Vescovo Mons. Gross aveva l’incarico di cercare una congregazione religiosa che volesse assumersi la cura di dirigere un seminario diocesano ed un collegio a Savannah. Avrebbe voluto tornare con almeno due salesiani. Lasciò un lungo, dettagliato memoriale… ma non se ne fece nulla.

Un sacerdote inglese, D. Dionigi Halina, venuto all’Oratorio per conoscere l’Opera di D. Bosco, era stato da lui pregato di cercare dei giovani desiderosi di farsi missionari o salesiani per istruirli e prepararli a raggiungere il sacerdozio, avendo sempre il pensiero verso l’India (pel Ceylon aveva promesso in massima ed anzi aveva accettato un Vicariato per l’India) (M.B. XIII, l97), ed anche ebbe proposte analoghe per la Cina (XII, 193). Nel 1877 ebbe proposte dalla Delegazione Apostolica di S. Domingo per quel Seminario.26 Nel 1875 e nel 1876 D. Bosco presentava una nota al Minis. degli Esteri d’Italia (Melegari) per l’impianto di una colonia italiana in Patagonia, in cui raccogliere la quantità sterminata di italiani che in America conducevano una vita stentata, persuaso che alla notizia di una colonia dove gli emigrati avrebbero conservato lingua e costumi propri, vi si sarebbero accolti assai volentieri, sia per coltivare le campagne, sia per esercitare la pastorizia. Intanto i salesiani si profferivano per le scuole, per le officine, per il culto. Studierebbero i Patagoni e colla massima cautela e prudenza si diffonderebbero nelle tribù dei selvaggi (M.B. XII, 623).

Page 41: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

3. VICARIATO APOSTOLICO di MENDEZ e GUALAQUIZA (Equatore). Abbraccia una superficie di 15.000 Kmq. con 20.000 abitanti fra cui gli indi Jivaros. I salesiani vi entrarono nel 1893. I1 Vicariato fu costituito nel 1895 ed ebbe per primo titolare Mons. G. Costamagna. I salesiani dell’Equatore hanno 10 case e le Figlie di Maria A. 4.

I centri della missione per l’evangelizzazione degli Jivaros sono 4.4. PRELATURA di REGISTRO DI ARAGUAJA nel Mato Grosso (Brasile). Tutto lo

Stato del Mato Grosso ha un’estensione calcolata 1.379.651 Kmq, su una popolazione di circa 300.000 abitanti fra i quali parecchie migliaia di indi.

I salesiani entrarono in Cujaba, capitale dello Stato, nel 1894 e nelle foreste dei Bororos nel l900. Nel 1914 fu eretta per l’evangelizzazione degli indi la Prelatura di Registro la quale comprende 5 residenze con 3 colonie di Bororos.

Vi fu primo titolare Mons. Malan nel 1924. Le case dei salesiani nel Mato Grosso sono 14, altrettante quelle delle Figlie di Maria A.

5. La PREFETTURA Ap. del RIO NEGRO affidata ai salesiani nel l915. Primo titolare salesiano fu Mons. Lorenzo Giordano. Il territorio della Prefettura si estende per circa 250.000 Kmq. ed ha circa 30.000 abitanti fra i quali molti indigeni. Vi sono già 3 residenze salesiane e una delle Figlie di Maria A.

6. La missione del CIACO PARAGUAIO affidata ai salesiani nel 1920 per 50 anni dal Vescovo di Assuncion. Ha una superficie di 272.000 Kmq. con 70.000 abitanti dei quali circa 50.000 indigeni ancora allo stato nomade e selvaggio.

ASIA 7. La missione di TANGIORE (India). Il distretto di Tanjore, popolato da circa 2 milioni di abitanti dipende dal Vescovo di Myliapor che nel 1906 vi chiamò i figli di Don Bosco. La missione salesiana ha una parrocchia di 9.000 cattolici sparsi in città e in 60 villaggi. Nel 1922 vi iniziarono la loro opera anche le Figlie di Maria Aus. Ora Archidiocesi di Madras eretta nel 1928 con Arciv. Mons. Mathias con 14 case.

8. Il distretto dell’HEUNG-SHAN in Cina affidato ai salesiani dal Vescovo di Makau nel l911. Ha una popolazione di circa 2 milioni. I salesiani vi hanno 3 residenze.

9. Il Vicariato di SHU-CHOW nel QUANTUNG (Cina) fondato nel 1920. I1 primo titolare fu Mons. L. Versiglia. Il Vicariato in un territorio di 34.000 Kmq. abbraccia 5 milioni di abitanti dei quali poco più di 2.000 cattolici. I salesiani vi hanno 8 residenze. Nel 1923 vi si stabilirono anche le Figlie di Maria Ausiliatrice. Eretto in diocesi nel 1946 con Mons. Arduino.

l0. La Prefettura Apostolica dell’ASSAM (India) fondata nel 1889 e affidata ai salesiani nel l921. Vasta zona di 194.000 Kmq. comprende 7 milioni di abitanti parlanti più di 160 lingue diverse. Fu primo titolare salesiano Mons. L. Mathias. I salesiani vi hanno 7 residenze. Le Figlie di Maria Ausiliatrice vi andarono nel 1923. Dal 1934 eretto nelle diocesi di Shillong con Mons. S. Ferrando e 10 case, e in quella di Krisnagar 1928 con 8 case a Mons. Laravoire.

AFRICA11. La missione del Congo Belga nella Prefettura apostolica dei PP. Benedettini.

Iniziata nel 1911 a Elisabetville ha tre altri centri a Kiniava, La Kufubu e Shindaica. Dal 1939 eretto in Vicariato apostolico di Sakania (Dioc. di Luapula) con 9 case e numerose stazioni. Fu 1o Vicario Mons. Van Heusden.

12. Il Vicariato apostolico di Kimberley affidato ai salesiani nel 1922. Ne fu primo

Page 42: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

titolare Mons. E. Coppo. Ha un’estensione di 240.000 Kmq. con abitanti in maggior parte semi-selvaggi

(N.B. Si omettono altri dati aggiunti in matita: non servono ugualmente).

Alla partenza dei primi missionari D. Bosco aveva promesso alcuni ricordi speciali, quasi testamento del padre ai figli che partono lontano e che forse non rivedrà più. Li consegnò di sua mano ai singoli mentre si allontanavano dall’altare di Maria Ausiliatrice. Sono venti ammonizioni che fotografano il Salesiano nella pienezza della sua attività apostolica.

Anche ad un esame sommario ci si rivela subito il lavoro proprio del salesiano (fanciulli, ammalati, vecchi e poveri); il movente propulsore (la carità fra i soci e col prossimo); i mezzi di santificazione propria e degli altri (la pietà, le devozioni a Gesù Sacramentato e a Maria A., l’osservanza delle Regole); lo spirito di mortificazione (lavoro e sobrietà, distacco dal mondo colla perfetta povertà); il segreto per la perenne vitalità della Congregazione (le vocazioni, la purezza).

Ma tali ammonizioni rispondono anche in pieno alle istruzioni che la Congregazione di Propaganda Fide suole dare ai missionari. Un rapido esame ce ne convince a pieno, e ci fa vedere come la mentalità missionaria di D. Bosco risuona all’unisono colla Chiesa, mentre religiosamente parlando presenta ai suoi figli in un pratico riassunto missionario i punti più salienti della regola e del sistema educativo salesiano.

F - LA PERSONALITÀ MISSIONARIA DI DON BOSCO

Dal fin qui detto emerge chiaramente la personalità di Don Bosco come vero missionario e forgiatore di missionari. E risulterà ancora più perfetta se vogliamo analizzarla più dettagliatamente nei suoi elementi naturali e soprannaturali.

Il missionario è l’uomo che, modellandosi su Gesù, primo e perfetto missionario, offre a Dio se stesso in sacrificio e donazione totale nei dettagli della vita quotidiana fino alla morte, per realizzare la gloria del Padre celeste e la salvezza delle anime.

La carriera missionaria è specificata da unaa) Vocazione a tutta prova, non fondata su fantasticherie o pie immaginazioni, da cui

si lascia avvincere specialmente la vita giovanile, amante delle novità, dell’avventuroso. Che nella vita missionaria debba aver anche la sua parte il naturale entusiasmo è chiaro e utile: ma più che la poesia, deve avere il sopravvento la parte prosastica, reale, della vita sacrificata in cui viene a trovarsi il missionario nella sua nuova famiglia, nella sua nuova patria, nelle sue nuove relazioni, civiltà, costumanze, linguaggio, mentalità, per cui adulto deve rifare la sua vita.

Sono piene di significato le parole del grande apostolo missionario S. Francesco Saverio che scriveva dal Giappone: “…In mezzo a questo popolo noi siamo come statue mute. Essi parlano di noi, disputano di noi, e noi siamo senza parola. A questa età noi ritorniamo bambini, apprendendo gli elementi della lingua; e Dio faccia che noi abbiamo il candore e la semplicità dei bambini…” (Dalle lettere).

b) Ai missionari occorrono inoltre:1. - Qualità fisiche tali da poter assolvere a seconda delle varietà delle missioni (per

clima, alimentazione, missione da iniziare o formata, ecc.) i lavori propri della medesima; l’ammalato di professione, bisognoso di cure specifiche ordinariamente non è fatto per la vita di sacrificio propria delle missioni.

2. - Qualità intellettuali manifestate col possesso sicuro della cultura sacerdotale, o trattandosi degli ausiliari delle missioni (catechisti, coadiutori salesiani - per le arti,

Page 43: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

mestieri, agricoltura, ecc., la suora missionaria) di quella propria alle loro rispettive professioni. Per tutti una soda cultura religiosa e attitudine ad assimilare almeno sufficientemente la lingua del paese. Nelle zone missionarie poi, in cui si verifica già un’organizzazione istruttiva-educativa, l’attitudine ad assimilarla per un perfetto ambientamento intellettuale.

3. - E soprattutto qualità morali e soprannaturali, manifestate:a) Con lo spirito di preghiera. La santificazione, cui deve continuamente aspirare il

missionario non si opera automaticamente per il sacrificio fatto venendo in missione: si può dire anzi che il nuovo ambiente, e il nuovo lavoro esasperano i difetti naturali. Non si cambia carattere col cambiare del clima. La preghiera è assolutamente necessaria per la vittoria sia di sé che per dirigere gli altri.

b) Con buon senso morale. È chiaro: il missionario deve essere sale e luce per le anime; deve risplendere per il suo esempio ed attrarre le anime al Signore, di cui tratta gli interessi.

c) Con spirito di adattabilità, tanto esterna (ed è chiaro) e più, adattabilità di cuore e di spirito, che si può riassumere colle parole: “amare la patria adottiva e le anime”.

Si narra che quando i cristiani giapponesi, discendenti degli antichi cristiani convertiti dai primi missionari entrati in Giappone, si manifestarono al missionario, gli dissero le espressive parole: “Noi abbiamo il tuo medesimo cuore!” È assolutamente indispensabile che anche il missionario possa dire altrettanto ad ognuna delle anime a lui affidate. Servirà assai per questo adattamento lo studio accurato della lingua, della storia e geografia del paese – il non giudicare alle prime impressioni uomini e avvenimenti – il non fare troppi paragoni sulle modalità della vita europea, raffrontata a quella che si deve vivere, specialmente se si deve effettuare il lavoro missionario in zone già in possesso della civiltà; attirarsi larghe simpatie e simpatizzare largamente con le persone in quanto non è contrario alla fede ed ai costumi, ed allargare il cuore sempre alle più belle speranze di evangelizzazione.27

4. - Con grande spirito di dolcezza sapendo compatire, perdonare, pazientare e perseverare in silentio et in spe. (speranza)

5. - Con buon umore, realizzato con un continuo ottimismo in Dio, ottimismo che non si ubriaca dei successi, come non si scoraggia delle disfatte; buon umore, che si manifesta e nei pericoli e nelle traversie, negli inevitabili disagi della povertà proverbiale del missionario, e più nei momenti di scoraggiamento e nei momenti in cui più si fa sentire uno dei nemici più formidabili del missionario: la solitudine.

6. - Con spirito di fortezza, che si manifesta ogni momento nella vita missionaria, sia per pericoli naturali, sia per la necessità di prontezza di decisione in quotidiane circostanze; per sapere perseverare nelle difficoltà e nel sostenere l’indefesso lavoro alle volte materiale e più spirituale attorno alle anime.

7. - Col massimo disinteresse. Gli scoraggiamenti del missionario per tre quarti provengono dall’amor proprio ferito – si vuol far troppo conto dei successi o sull’aiuto e riconoscenza dei cristiani o dei convertiti o degli uomini in genere (autorità in specie). Anche in tutte queste manifestazioni della vita missionaria non è da dimenticare che il modello nostro è sempre GESÙ.

Per chi conosce la vita di D. Bosco può facilmente rilevare che in lui si trovino tutti gli elementi costitutivi del perfetto missionario, che abbiamo tentato di delineare.27 La direttive generali di Propaganda Fide fin dagli antichi tempi, le Encicliche di Benedetto XV e Pio XI illustrano completamente e spiegano questa materia, come pure quanto si riferisce alla formazione del clero indigeno. “Accogliere deliberatamente, coscienziosamente, metodicamente tutto ciò che le tradizioni nazionali offrono di buono e santificarle” (Pio XII).

Page 44: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

Non gli mancano le forze fisiche né quelle intellettuali e morali.È abituato da piccolo dalla forte educazione materna ad una vita dura e mortificata

(M.B. I, 71), coraggiosa, ed al buon uso della sua robustezza e forza (M.B. I,78). L’intelligenza, la memoria e la tenace applicazione gli facilitano lo studio, e soprattutto viene formandosi in un ambiente che lo eccita all’amore alla virtù e allo zelo per impedire l’offesa di Dio e procurare la salvezza delle anime.

Quanto egli è venuto facendo in gioventù tra i fanciulli nel paese nativo, tra i giovani studenti a Chieri è la realizzazione pratica degli insegnamenti materni: “la prima cosa necessaria è la salute dell’anima”.

Non è priva di significato missionario la primizia del suo apostolato con la conversione dell’amico ebreo Giona (I, 320) di cui già si è parlato: il desiderio e l’attitudine sua per lo studio delle lingue straniere e della storia e geografia (M.B. II, 279). Non lo spaventavano affatto le difficoltà nell’apprendimento delle lingue. Si può anzi dire che preconizzò la pratica di sistemi moderni d’insegnamento delle medesime col consigliare durante alcuni mesi l’apprendimento delle parole più necessarie nell’uso comune; poi addestrarsi alla conversazione prima volgarmente, poi a poco a poco con regola, ed infine sotto la guida di un buon maestro per la pronuncia (M.B. XII,12).

Per le altre qualità sono eloquenti le affermazioni della Chiesa per bocca specialmente di S.S. Pio XI.

“Noi l’abbiamo veduto tanto da vicino, e non per fuggevole ora… Un ardore incessante, divorante di azione apostolica, di azione missionaria, veramente missionaria, anche fra le pareti di un’umile camera; azione missionaria tra le piccole folle di bambini, di ragazzini, di adolescenti, che continuamente lo circondavano; spirito di ardore e di azione… unito ad un vero spirito di unione con Dio” (Dai discorsi di Pio XI, 9/7/1933).

“Ebbe da Dio il mandato specifico, la missione particolare di continuare l’opera della Redenzione, di diffonderne ed applicarne sempre più copiosamente, sempre più largamente alle anime i frutti preziosissimi” (Id. 19/9/1933), “…dedito interamente alla gloria di Dio e alla salvezza delle anime” (Id. 1/4/1934).

“…Il segreto da cui D. Bosco ha attinto l’energia inesauribile per bastare a tutto, è la frase dettata dal suo cuore: ‘Dammi le anime e prendi tutto il resto’. Ecco il segreto del suo cuore, la forza, l’ardore della sua carità, l’amore per le anime… Non v’era sacrificio o impresa che non osasse affrontare per guadagnare le anime così intensamente amate. Questa è appunto la bellissima particolarità di questa figura di grande amatore delle anime” (Id. 19/3/1929). “Grande salvatore di anime… Grande propugnatore di educazione cristiana…” (Id. passim).

Guida spirituale… grande lavoratore… mandò gran numero di missionari a propagare tra gli infedeli il regno di Dio… Radioso apostolo della educazione cristiana della gioventù… Glorioso figlio della patria sua e un vero amico dei lavoratori di tutto il mondo… sempre all’avanguardia del progresso… grande coltivatore di vocazioni sacerdotali.

I principi poi e le applicazioni pratiche del sistema educativo di D. Bosco tendono a formare la personalità missionaria nel senso precedentemente indicato. Per chi ha ottenuto per grazia di Dio la vocazione all’apostolato missionario basta che si lasci guidare da questi principi e attui in sé la pratica dei medesimi, perché certo si verifichino in lui tutti gli elementi della personalità missionaria sopra descritti, non solo, ma applicandoli alle anime alle sue dipendenze può essere sicuro di splendidi risultati per la parte di cui egli è responsabile.

Nelle norme che secondo gli insegnamenti di D. Bosco furono emanate dai Superiori in relazione alla scelta dei missionari è scritto: “A formare i missionari non basta l’entusiasmo del momento, ma occorrono doti e qualità ben definite: sanità fisica, vero

Page 45: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

spirito di pietà e sacrificio, generosità nel distacco dal mondo, equilibrio di carattere, tenacia di volere, amore allo studio e attitudine ad apprendere gli idiomi, soda istruzione religiosa e civile e doti salesiane per lavorare, specialmente per la gioventù” (Circ. Don Albera, 303). E nel sogno dei giovani combattenti contro guerrieri, a D. Bosco che domanda: “Come dobbiamo regolarci per le missioni?”. Si sente rispondere: “mandare individui sicuri nella moralità; richiamare coloro che lasciassero grave dubbio; studiare e coltivare le vocazioni indigene”.

Volendo tentare di fare una fotografia del missionario o almeno volendo rintracciarne gli elementi fondamentali mi pare si potrebbe delineare così: Il missionario è l’uomo di fede, di speranza; è l’uomo coraggioso, santamente libero e indipendente col potente nel sostenere gli interessi di Dio e delle anime; che non esige per sé, tutto pel Maestro e per l’opera; niente per l’operaio. È l’uomo prudente in tutte le forme buone di lavoro; è l’uomo di preghiera e di carità costante, che conduce le anime a Gesù per mezzo della Madonna: ad Jesum per Mariam.

Chi non vede riprodotto in questi richiami l’immagine apostolica di D. Bosco? Sono noti i suoi detti, che richiamano appunto queste qualità:

Niente ti turbi - Il prete è sempre prete.Una sola cosa è necessaria: salvare l’anima.Da mibi animas, coetera tolle - era scritto su due cartelli che decoravano le pareti

della prima abitazione a Valdocco. (Dammi le anime e prendi tutto il resto)Tutto di Dio, tutto da Dio, tutto per Dio.Totum nos (Deus) habere voluti per Mariam.Dichiarato dalla Chiesa: “Amator et salvator animarum; conspicuus animarum zelo et

fidei propaganda” (Mart. roman.).La salvezza delle anime è il segreto del cuore, la forza e l’ardore della sua carità (Pio

XI, disc. passim), è il suo campo specifico di lavoro.Altri elementi della personalità missionaria sono dati dalle considerazioni sulla

bellezza della carriera missionaria.Uno sguardo lanciato sul mondo infedele ce ne fa vedere la sua necessità. Oltre un

miliardo di pagani, e pochi missionari. Occorrerebbero cento mila missionari; trecento mila suore e duecento mila catechisti. La dura, sconfortante realtà è che sono disponibili una media di un ventimila sacerdoti e di un trentamila suore ed altrettanti catechisti, ed appena un terzo di queste forze attendono al vero lavoro dell’evangelizzazione. Ed oggi che quasi tutte le regioni e zone missionarie si aprono ad un più largo soffio di vita e di civiltà cristiana è ancor più sentito il bisogno dei missionari e dei loro ausiliari che devono lavorare fra le tenebre di errori di pervertimento religioso e morale in cui si trova tanta parte del genere umano, fra condizioni sociali lontane dalla vera civiltà, materiata di barbarie, di immoralità, di schiavitù, di superstizioni, anche in relazione alla donna ed ai fanciulli.

A tali considerazioni chi ha il cuore missionario non può se non innalzare il suo grido “bisogna salvare gli infedeli – si tratta di un miliardo di anime in pericolo di dannarsi – è necessaria e urgente la soluzione che risolva il problema”.

E lo zelante missionario santamente inebriato ed entusiasmato a tali considerazioni di fatto, abbraccia con gioia la chiamata di Gesù ed è santamente orgoglioso di cooperare con lui all’ampliamento del regno di Dio nel mondo e di poter condurre schiere di anime a Lui.

È così che si effettua l’intima donazione di Gesù al missionario e viceversa; è l’immolazione del missionario fino al sacrificio della vita, come fece Gesù sul Calvario o fino al vero martirio, o al martirio lento della carità nell’adempimento quotidiano del suo dovere.

Page 46: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

È così pure che viene rivelandosi l’anima di D. Bosco. In quante occasioni manifesta il suo cuore inebriato alla considerazione di questo problema e cerca di trasfonderlo nei suoi ascoltatori, “Messis quidem multa, operari autem pauci…”. Questo è il grido straziante che in ogni tempo fecero sentire la Chiesa e i popoli: “La messe è molta, ma gli operai sono pochi…”. Oh, quanto è copiosa questa messe… quanti milioni di uomini sono su questa terra… quanto lavoro sarebbe ancora a farsi per ottenere che tutti si salvino. E notate che per operai qui non si intendono solo, come alcuno può credere, i sacerdoti, predicatori o confessori… Operai sono tutti quelli che in qualche modo concorrono alla salvezza delle anime; come operai nel campo non sono soltanto quelli che raccolgono il grano, ma tutti gli altri: chi ara, chi dissoda, chi spiana, chi semina, chi strappa le erbe cattive, ecc. Vedete, miei cari, quanta varietà di operai si richiede prima che la messe possa riuscire al suo scopo, a ridursi cioè in pane eletto del Paradiso…

E quanti siete qui preti e studenti e artigiani e coadiutori, tutti, tutti, potete essere operai evangelici e far del bene nella vigna del Signore… Tutti potete pregare… Rogate ergo Dominum messis… Preghiamo anche per i paesi lontani… per coloro che sono ancora avvolti nelle tenebre dell’idolatria, della superstizione e dell’eresia… Serve poi assai la predica del buon esempio… Ma perché – direte – ci fa sentire stasera quel grido: “Operari autem pauci”? Le domande di collegi, di case, di Missioni vengono in numero straordinario sia dai nostri paesi che da regioni estere. Dall’Algeria, dall’Egitto, dalla Nigrizia in Africa, dall’Arabia, dall’India, dalla Cina e dal Giappone in Asia, dall’Australia, dalla republica Argentina, dal Paraguay e si può dire da tutta l’America si fanno domande di aprire nuove case… Potendo lavorare nella vigna del Signore potrei io stare quieto e non manifestarvi il segreto desiderio del mio cuore? Oh, sì che desidererei di vedervi tutti slanciati a lavorare come tanti apostoli. A questo tendono tutti i miei pensieri, tutte le mie cure, tutte le mie fatiche… E come in vista di tanti e pressanti bisogni potrei tacere? Oh, se i salesiani mettessero veramente in pratica la religione nel modo in cui la intendeva S. Francesco di Sales, con quello zelo che aveva lui, diretto da quella carità che aveva lui, moderato da quella mansuetudine che aveva lui, sì che potrei andare veramente superbo; vi sarebbe motivo a sperare un bene stragrande nel mondo… anzi vorrei dire che il mondo verrebbe a noi, e noi ci impadroniremmo di lui” (M.B. XII, 625-30).28

G - LE DIRETTIVE DELLA CHIESAE I RICORDI DI DON BOSCO AI MISSIONARI

1. - Le principali tentazioni a cui sono esposti i missionari sono:a) L’attacco alle cose della terra. Il missionario deve vivere di Dio colla preghiera e

coll’abbandono totale alla divina provvidenza, non confidando in sé, ma nella onnipotenza di Colui che lo conforta e consacrato unicamente alla salute delle anime, dimostrandosi in tutto degno ministro di Dio.

Sono le identiche tentazioni cui fu sottoposto Gesù nel deserto ed alla cui scuola il

28 Il punto della necessità viene impostato da D. Bosco sul pensiero che l’“ite in universum mundum” di Gesù agli apostoli non è da considerarsi un consiglio, ma un comando. Questo comando o missione diede il nome di missionari a tutti quelli che nei nostri paesi o nei paesi esteri vanno a promulgare o predicare le verità della fede. Gli apostoli hanno messo in esecuzione il precetto di Gesù; si associarono anche altri operai evangelici, che mandarono qua e là a propagare la parola di Dio. I Papi successori di San Pietro fecero altrettanto; e tutti quelli che andarono col consenso del S. Padre e tutto questo secondo le disposizioni di Dio Salvatore, che stabilì cosa era necessario, un centro sicuro, infallibile cui tutti dovessero riferirsi, da cui tutti dipendessero, ed a cui dovessero uniformarsi tutti coloro che avevano a predicare la sua s anta parola.

Page 47: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

missionario deve imparare a combatterle e vincerle, tanto più che il demonio le presenta sotto l’apparenza di virtù o di necessità per un attivo e fecondo apostolato.29

Don Bosco dice ai suoi missionari:I) Cercate anime, ma non denari, né onori, né dignità.II) Abbiatevi cura della sanità. Lavorate, ma solo quanto le proprie forze comportano.

Ed al capo spedizione D. Cagliero aggiunge: “Abbi cura della sanità di tutti e fa’ in modo che ciascuno abbia il necessario riposo”.

III) Fate che il mondo conosca che siete poveri negli abiti, nel vitto, nelle abitazioni, e voi sarete ricchi in faccia a Dio e diverrete padroni del cuore degli uomini. “Siate amanti della povertà” (Ricordo ultima spediz. 16/l2/87).

IV) Nelle fatiche e nei patimenti non si dimentichi che abbiamo un gran premio preparato in cielo. Fuggite l’ozio. Grande sobrietà nei cibi, nelle bevande e nel riposo.

2. - Quali disposizioni si richiedono all’apostolato? Si presuppone:A) Un periodo di preparazione fondato sull’acquisto delle virtù necessarie e

rafforzato collo studio e colla preghiera. Base dell’apostolato è:a) Lo spirito di mortificazione. Il missionario pensi che il demonio è il suo nemico più

irriconciliabile, e lo combatte sempre con illusioni e minacce. È indispensabile essere armati di fede e di speranza, della parola di Dio e di umiltà, pazienza e carità, e col disprezzo dei mezzi puramente umani. (Commercio, cercare credito colla ricchezza, sontuosità di vita, immischiarsi nella politica o questioni di partito, ostentando con vana scienza, parole ed opere per guadagnare il favore degli uomini).

Don Bosco consiglia ai suoi missionari: 14) Osservate le vostre regole, e mai dimenticate l’esercizio della buona morte. “Leggete spesso la regola e ubbidite sempre” (6/12/1887). 15) Ogni giorno al mattino raccomandate a Dio le occupazioni, nominatamente le confessioni, le scuole, i catechismi e le prediche… Ed al capo spedizione alla raccomandazione insiste: “Niuno decanti quello che fa e quanto fa, venendo alle prove, ciascuno faccia quanto a lui è possibile senza ostentazione”. E conclude: ricordi particolari a D. Cagliero: “Fate tutto il bene che potete: Dio farà quello

29 Sono sviluppo delle precedenti norme le recenti raccomandazioni di Pio XI. “Le missioni non devono fare in nessun modo del nazionalismo, ma solo del cattolicismo, dell’apostolato: esse devono servire le anime e soltanto le anime. Il nazionalismo è stato per le missioni sempre un flagello, anzi non è esagerato chiamarlo una maledizione… Lo spirito del vero missionario è spirito di carità cha attrae, mentre lo spirito nazionalistico essendo egoistico, ha in sé una forza di repulsione che allontana. Si stia perciò attenti a non lasciarsi vincere né dall’amor patrio smodato, né dalla protezione delle autorità, né dal miraggio di facilitazioni terrene e soccorsi pecuniari, ma si miri unicamente e solo alle anime per guidarle al cielo…

Le missioni e i missionari si devono occupare soprattutto e unicamente delle cose di Dio… Sono andati alle lontane regioni per guadagnare anime a Cristo e non per dedicarsi alla cura degli affari e delle cose terrene. Anime, anime e non denari, vuole il Signore…

Le missioni, le opere missionarie, i missionari debbono aver presente quello che fu l’ultimo pensiero, l’ultima raccomandazione, l’ultima preghiera di Gesù al Padre, prima di chiudere la sua vita sulla terra, cioè, l’unità. Questa unione deve esistere non solo tra i religiosi di una Congregazione, ma anche tra Congregazione e Congregazioni, affinché non avvenga che i religiosi di una Congregazione impediscano i lavori religiosi di un’altra. Emulazione a chi più o a chi meglio produce nella vigna del Signore, va bene; gelosia o invidia, no. Unione di pensiero, di cuore, di volontà, affinché questa unione di sentimenti possa produrre quella unione di opere nella quale è il segreto di ogni successo” (Pio XI - 6/12/1929).

Tali insegnamenti ci ripetono quelli stessi lasciatici dal nostro Fondatore ed immedesimati nello spirito della nostra Società.

La politica, madre naturale del nazionalismo, è da lui bandita e vuole che il salesiano né colla voce, né cogli scritti prenda parte anche solo indiretta a questioni che possano compromettere in fatto di politica (Cfr. M.B. VII, 874; III, 487).

Dunque: niente politica, niente nazionalismo, niente affari materiali, ma solo anime nell’unione più intima dei cuori in Gesù e nella Chiesa; reciproca dilezione fra confratelli, case, ispettorie, nazioni ed altre comunità religiose a conservazione ed incremento del dono divino dell’unione fra tutti gli apostoli del Regno. Ut sint unum. (Atti, 48,50).

Page 48: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

che non possiamo fare noi. Confidate ogni cosa a Gesù Sacramentato ed a Maria Ausiliatrice e vedrete che cosa sono i miracoli”.

“Non dimentichiamo che siamo Salesiani. Sal et lux. Sale della dolcezza, della pazienza, della carità. Luce in tutte le azioni esterne ut omnes videant opera nostra bona…” (M.B. XV, Ric. a D. Costamagna).

“Guai a noi se studiamo le Regole senza praticarle” (M.B. XIX, 634). “Osservate la regola… Ecco il più grande e caro ricordo che questo vostro vecchio e povero Padre vi può lasciare. Le regole sono approvate dalla S. Madre Chiesa, la quale non erra mai, quindi obbedendo ad essa, noi obbediamo immediatamente a Dio”.

b) La conoscenza della missione dove si deve lavorare porta con sé lo studio della lingua e le conoscenze almeno generiche sulle regioni che si debbono evangelizzare, quanto alla storia e geografia, organizzazione amministrativa e politica, costumi locali e carattere della popolazione; studio delle religioni locali in relazione alla religione cattolica e sviluppo della medesima; studio del lavoro di evangelizzazione di missionari precedenti, dei mezzi da loro usati e dei risultati ottenuti. Tale conoscenza corrisponde alla preparazione remota che ai giorni nostri si effettua in appositi istituti missionari, specie per le congregazioni religiose prettamente missionarie, oppure come è in uso presso varie di esse, ed anche presso di noi salesiani, viene effettuata in posto, inviando cioè il personale in formazione nelle rispettive missioni.

Vanno facendosi più rari i casi del missionario pioniere, che debba lanciarsi alla ventura fra popolazioni ignote e lontane totalmente dall’influsso della civiltà. Ad ogni modo nello svolgersi della vita missionaria ed in genere per tutte le missioni ogni cognizione che valga a sapersi sbrogliare, ogni cosa che ecciti lo spirito di iniziativa e le attitudini personali nel maggior numero di cognizioni (letterarie, scientifiche, mediche, professionali, agricole, artistiche, ecc.) tutto serve nella vita missionaria e viene a taglio inaspettatamente.

Le buone letture su argomenti missionari e specialmente la lettura della vita dei grandi missionari, mentre terrà desta la vocazione e lo zelo del missionario, gli farà toccar con mano che la condizione prima dell’efficacia dell’apostolato è poi sempre la santità della vita.

D. Bosco dirà chiaramente ai suoi missionari: “Non colla scienza, non colla sanità, non con le ricchezze, ma collo zelo e colla pietà, farete del gran bene promovendo la gloria di Dio e la salute delle anime” (M.B. XVII, 299).

Nelle prime spedizioni scelse come missionari quanto di meglio aveva negli Oratori e nei Collegi – per vari mesi li lasciò liberi da ogni occupazione per una conveniente preparazione nella lingua ed addestrarli alla vita apostolica. Cresciuti da giovani sotto gli occhi di D. Bosco, erano a lui ben noti per gli altri requisiti della vita missionaria.

c) L’uso legittimo dei mezzi umani (doti e abilità personali nel campo delle lettere, scienze, arti, ecc.). Se basato sulle virtù evangeliche, sulla santità della vita e sulla divina Provvidenza; diversamente tali mezzi hanno sempre e solo un valore molto relativo.

Già si è accennato al modo di pensare, di agire di Don Bosco al riguardo. Basta ricordare il criterio che tenne nella scelta dei missionari delle prime spedizioni anche solo in relazione alle attitudini personali degli elementi scelti. Certo il Signore che voleva quelle missioni, aveva messo vicino a D. Bosco elementi di prim’ordine, che lasciarono orme indelebili nell’indirizzo dato alle medesime.

Bisogna pure dire che D. Bosco se li era formati e li aveva imbevuti del suo spirito di apostolato; ma è pur certo che consuona col pensiero della Chiesa anche sotto questo rispetto il pensiero di Don Bosco, tanto in relazione alle previdenze umane per gli individui, quanto nell’uso legittimo delle medesime per gli individui e per le opere.

“Tutta la nostra confidenza sia rivolta in Dio e speriamo tutto da Lui; ma nello stesso

Page 49: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

tempo spieghiamo tutta la nostra attività. Non si trascuri mezzo, non si risparmi fatica, non si omettano sante astuzie, non si badi a spese per farla riuscire. Quanto la prudenza umana può suggerire si metta in pratica. Si cerchino tutti i mezzi possibili di sicurezza per non arrischiare la vita per mano dei selvaggi. È vero che per chi muore martire, la morte è una fortuna, perché vola immediatamente in paradiso: ma intanto non si procede nella conversione di forse migliaia di anime, che si sarebbero potute salvare usando più precauzione. È anche vero che il sangue dei martiri è semenza di nuovi cristiani, ma questo vuol dire, che non potendosene fare a meno, piuttosto che rinnegare la fede, dobbiamo essere pronti a dar la vita e mille vite, senza temere che – mancando noi – abbia da patire detrimento la buona causa. Il Signore in questo caso supplirà. Non dovremmo dare indietro per questo” (M.B. XII, 280).

Don Bosco diede anche un magnifico esempio di quanto favorisse i progressi delle scienze in servizio delle Missioni cogli osservatori metereologici, musei e raccolte, carte geografiche e relazioni.

3. - Quanto ai doveri dell’apostolato missionario le istruzioni della Chiesa si riferiscono:

a) Alla predicazione, unita alla vita esemplare di buone opere. Le sapienti norme sulla preparazione, forma, trattazione per gli infedeli in genere e per i catecumeni in specie, si riassumono nell’insegnamento catechistico teoretico-pratico coordinato al Vangelo.

La vita di D. Bosco è ricca di insegnamenti in materia. Forma semplice, adattata all’uditorio nell’espressione e nella durata, sodezza d’insegnamento, corrispondenza perfetta tra l’insegnamento e la pratica della vita, era quanto sempre inculcava D. Bosco teoreticamente e praticamente; e alla sua scuola crebbero i suoi primi missionari.

b) All’amministrazione dei Sacramenti. La preparazione e l’uso dei medesimi; la pratica della vita cristiana si può dire che forma il midollo del sistema educativo di Don Bosco e che dovunque lavora il salesiano sono messi in opera. Tra i ricordi ai missionari vi è anche questo: 17) Ai giovanetti raccomandate la frequente confessione e comunione. c) Alla cura dei cristiani. Gesù modello del buon pastore. “Oh fortunato chi abbia gustato quanto sia dolce il lavorare per la salute delle anime. Egli allora più non teme (come il buon pastore) né freddo, né caldo, né fame; né dispiaceri, né affronti e neanche la morte. Ogni cosa egli sacrifica purché possa guadagnare anime al Signore. Vi raccomando la dolorosa posizione di molte famiglie italiane in America, che numerose vivono disperse in quelle città e in quei paesi ed in mezzo alle stesse campagne. I genitori, la loro figliolanza poco istruita della lingua e delle costumanze dei luoghi, lontani dalle scuole e dalle chiese, non vanno alle pratiche religiose, e se ci vanno, niente capiscono… Voi troverete un grandissimo numero di fanciulli ed anche di adulti che vivono nella più deplorevole ignoranza del leggere, dello scrivere, di ogni principio religioso. Andate, cercate questi nostri fratelli, cui la miseria o la sventura portò in terra straniera e adoperatevi per far loro conoscere quanto sia grande la misericordia di quel Dio che ad essi vi manda per il bene delle loro anime, per aiutarli a conoscere e seguir quella strada, che sicura li conduce alla loro eterna salvezza…” (XI, 385).

d) Formazione dei catechisti. Allo stato attuale della massima parte delle missioni, il catechista oltre che essere un elemento prezioso, si può dire indispensabile. Prepara, facilita, inizia e continua l’opera del missionario.

Anche su questo problema Don Bosco, che si può a ragione chiamare “apostolo del catechismo” dà norme sapienti, facili a rilevarsi dalla sua vita, non solo sull’insegnamento, ma sulla formazione dei preziosi ausiliari catechisti.

“Il catechista deve avere i sentimenti di chi è pastore e padre; condizione indispensabile di ogni paternità è l’amore che si immola, la carità che sa compiere anche i

Page 50: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

più gravi sacrifici, come omaggio che prestasi alla divina maestà”.“Amore pervaso; specie nei catechisti missionari, di purezza, di pietà eucaristica, per

insinuare nei cuori l’amor di Dio, il rispetto alle cose sacre, la frequenza ai sacramenti, filiale devozione a Maria SS.ma e tutto ciò che costituisce la vera pietà” (Regola Oratorio).

Per lo spazio di 20 anni (1846-1866) D. Bosco soleva radunare i suoi chierici e giovani più adulti e più buoni per insegnare loro il modo di fare con profitto il catechismo.

Ha stretta relazione col precedente anche il problema delle relazioni che il missionario ha colla cristianità, colle autorità civili o religiose ed in genere nelle relazioni sociali.

Don Bosco lascia ai missionari "Ricordi" che li guidino ai doveri di ossequio, rispetto, obbedienza, cooperazione e comprensione tanto necessari nella posizione delicata in cui viene a trovarsi il missionario straniero. 2) Usate carità, somma cortesia con tutti; ma fuggite le conversazioni e la familiarità con le persone di altro sesso o di sospetta condotta. 3) Non fate visite se non per necessità o per motivi di carità. 4) Non accettate mai inviti a pranzo, se non per gravissime ragioni. In questi casi procurate di essere in due. 6) Rendete ossequio a tutte le autorità civili, religiose, municipali e governative. 7) Incontrando persona autorevole per via datevi premura di salutarla ossequiosamente. 8) Fate lo stesso verso le persone ecclesiastiche o aggregate a Istituti religiosi. 10) Amate, temete (= timore riverenziale), rispettate gli altri ordini religiosi e parlatene sempre bene. È questo il mezzo di farvi stimare da tutti e promuovere il bene della Congregazione. l9) Nelle relazioni, nelle cose contenziose, prima di giudicare, si ascoltino ambe le parti.

Era solito anche dire: “Tienti amico il potente affinché non ti nuoccia” – D. Bosco ha bisogno di tutto e di tutti –. Colle autorità civili, militari e politiche era suo sistema di trattare con prudenza, semplicità, cordialità. Ad ogni genere di autorità si rivolgeva o per proposte o per consiglio o per sollecitare aiuti materiali per le sue opere, ed anche se non riusciva pienamente nel suo intento, era pago di far conoscere il lavoro fatto o da farsi, riuscendo questo sempre buona propaganda in ogni senso.

“Lodate tutto il bene che potete; pur mantenendo nella vita interna tutte le usanze dell’Oratorio, adattatevi più che potete alle costumanze locali…”.

“Evitate lo spirito di critica, e sarete ben veduti da tutti”.“Cogli esterni bisogna tollerare molto, tollerare anche con danno piuttosto che venire

a questioni… tanto meno non si venga a questioni davanti ai tribunali. Fuggite le questioni”.

“Conoscere se stessi (il forte e il debole proprio) e gli uomini e saper far tesoro della propria esperienza e quella degli altri”.

Ma se a D. Bosco stava tanto a cuore che il missionario fosse in ottimi rapporti con quanti lo circondavano, non stava meno a cuore l’“Ut sint unum”, e nei suoi ricordi insiste: “Fra di voi amatevi, consigliatevi, correggetevi, ma non portatevi mai né invidia, né rancore, anzi il bene di uno sia il bene di tutti; le pene e sofferenze di tutti, e ciascuno studi di allontanarle o almeno mitigarle”.

e) Cura delle vocazioni indigene. Anche in questo D. Bosco ci è maestro e negli insegnamenti e nell’attuazione pratica dei medesimi anche nel campo missionario. Si può dire che la massa dei suoi consigli ai singoli missionari è sempre quello dell’osservanza delle regole e del lavoro per le vocazioni. Tutto il suo sistema di penetrazione fra le tribù selvagge è sostanzialmente fondato su questo necessario lavoro della formazione del personale indigeno.

I missionari sono le avanguardie che preparano il terreno. Il termine normale del loro lavoro è la Chiesa indigena colla sua gerarchia. Ogni missione non va considerata come una proprietà dell’Istituto cui è concredita: essa è un territorio affidato dalla Chiesa di

Page 51: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

N.S. Gesù Cristo a zelanti apostoli, perché ivi introducano, stabiliscano e rendano vitale tutta l’ammirabile istituzione del nostro Redentore.30

Gli preoccupava la mente la formazione del clero indigeno. Fin dall’inizio della sua attività missionaria si propose la creazione di quel clero come un obbiettivo, da raggiungere nel più breve tempo possibile: in sette anni credette di potervi riuscire. Sospirava il giorno in cui si fossero avuti preti indigeni da mandare in mezzo agli infedeli del paese, riguardando quella data come degna di far epoca nella storia delle missioni. E ad allevare indigeni gli sembrava ottimo partito quello adottato da lui, di non gettare i missionari in braccio ai selvaggi, con grave loro pericolo, ma piantare case ai confini; prevedeva anzi che col tempo si sarebbe dappertutto fatto così, ed una congregazione religiosa ne poteva avere i mezzi. Fortunatamente poi in Patagonia gli aborigeni non vivevano tutti allo stato selvaggio od erano tutti infedeli. Ciò spiega come tanto presto si poterono trovare in Patagonia aspiranti alla stato ecclesiastico. Lo preannunciava Don Bosco in una sua relazione dettagliata a Propaganda Fide (M.B. XII, 645 Ceria).31

“…Noi dall’esperienza degli altri prendendo le debite precauzioni (I Gesuiti ed altri missionari avevano tentato indarno d’inoltrarvisi, ché dagli indigeni erano stati sbranati) chissà che non possiamo riuscire? Bisognerà metter, per questo fine, un collegio nel paese o città un po’ incivilita più prossima ai luoghi abitati dai selvaggi, e mentre si tiene il collegio per gli abitanti di quel posto, procurare di studiare l’indole e i costumi della vicina tribù. Sarebbe gran cosa e non difficile, io credo, avere in collegio qualcuno dei figli dei selvaggi, poiché sento che vengono nelle città a fare i loro commerci.

Contendando alcuni di costoro, trattandoli graziosamente, regalandoli, ci apriamo già una buona via. Se poi se ne potesse avere uno per guida, il quale si fosse fermato già vari mesi nel nostro collegio, questo compirebbe l’opera. Ma quello che soprattutto importa è che non bisogna precipitare, non bisogna aver troppa fretta, bisogna apparecchiarci la strada, quasi direi fingendo di non pensare a loro, ma mettendo collegi nelle città loro vicine, e con musiche, canti, commerci, incominciare a internarsi per qualche giorno in queste terre, e poco a poco si potranno fare passi lenti, ma sicuri. Se il Signore poi, nella sua Provvidenza, volesse disporre che alcuno di noi subisse il martirio, forseché per questo ci avremmo da spaventare?” (M.B. XII, 12).

Le case salesiane di Patagones e Viedma svolsero appunto questo programma con felice successo. I selvaggi patagoni non sono cannibali, ma aborigeni rozzi, gelosi della loro indipendenza e viventi sotto capi-tribù non privi di umanità (Ceria).

Con la dolcezza di S. Francesco di Sales i salesiani tireranno a Gesù Cristo le popolazioni dell’America. Sarà cosa difficilissima moralizzare i selvaggi, ma i loro figli obbediranno con facilità alla parola del missionario e con essi si formeranno colonie, la civiltà prenderà il posto della barbarie e così molti selvaggi verranno a far parte dell’ovile

30 Acta XV, 369. Decr. 20/l/1923..31 “Noi sappiamo (e l’ho veduto io nel sogno), sappiamo che va avanti e può e fa del bene quel missionario che sia circondato da una buona corona di giovani… Questo vuole il Signore da noi… Case e collegi di bassa condizione, ricoveri in cui siano accettati selvaggi o semiselvaggi se possono aversi… e verso i fanciulli poveri ed abbandonati… Se fosse possibile inviarne alcuni a Valdocco, io li riceverei volentieri… Grande sforzo per coltivare le vocazioni… Il missionario che si rivolge alla massa del popolo con l’educazione della povera gioventù non dà più indietro nel suo apostolato…” (M.B. XII, 279).

“Ospizi di arti e mestieri per poveri fanciulli. L’esperienza ci fa persuasi che questo è l’unico mezzo per sostenere la civile società: aver cura dei poveri fanciulli. Raccogliendo ragazzi abbandonati si diminuisce il vagabondaggio, diminuiscono i tiraborse, si riposa più quieto in casa, e coloro che forse andrebbero a popolare le prigioni e che sarebbero per sempre il flagello della società civile diventano buoni cristiani, onesti cittadini, gloria dei paesi dove dimorano; decoro della famiglia cui appartengono, guadagnandosi col sudore e col lavoro onestamente il pane della vita” (Al Pres. della Conf. di S.V. de’ Paoli. M.B. XIII, 180)

Page 52: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

di Gesù Cristo (M.B. XVI, 394).32 Si collegano coll’inizio delle missioni salesiane due opere ideate da D. Bosco, proprio

nel l875, destinate ad assicurare alle medesime una vita rigogliosa anche in avvenire. Occorreva moltiplicare le vocazioni religiose-sacerdotali ed assicurarsi una numerosa, attiva e stabile schiera di benefattori che gli fornissero i mezzi materiali: l’Opera cioè dei cooperatori salesiani e l’Opera dei Figli di Maria per le vocazioni degli adulti allo stato ecclesiastico e religioso.

La prima opera detta da D. Bosco il principale sostegno delle nostre opere – e della seconda, dopo aver parlato della grave difficoltà di trovare vocazioni ecclesiastiche tra i giovani agiati, esortava a cercarle nelle classi più umili e concludeva: “Ogni sforzo, ogni sacrificio fatto a questo fine è sempre poco in paragone del male che si può impedire e del bene che si può ottenere. Non si guardi a spese, né si licenzi mai per simile motivo chi dimostri di avere le necessarie doti di mente e di cuore…”.

Nell’istituire la scuola speciale per i Figli di Maria (scuola di fuoco) diceva: “Vedete, dall’America mi chiedono insistentemente dei missionari; di missionari sono prive immense regioni. Esse gemono ancora nelle ombre della morte, nelle tenebre dell’idolatria, e tale sventura continua solamente perché non vi fu ancora alcun missionario che sia andato ad annunciare loro la vera religione… Da ogni parte ci chiamano, in ogni luogo ci attendono e l’America ancor più ansiosa delle altre terre, aspetta i nostri aiuti, tanti operai simili al Saverio, intrepidi campioni al pari di lui” (X, 56 - 8/11/75).

“Si vide proprio nelle missioni che tempra di uomini apostolici abbia dato anche la scuola di Fuoco” (Ceria).

L’istituzione dell’Opera era da lui ritenuta ai suoi tempi “l’unica risorsa dei Vescovi e delle missioni ed unica risorsa della Chiesa nel problema delle vocazioni” (MB XI, C. 6).

Da questi giovani stagionati sperava di formare specialmente bravi missionari che avrebbe voluto plasmare sotto i suoi occhi. “I Figli di Maria sono per le missioni salesiane preziosi operai, perché d’ordinario danno ad esse giovani robusti, indurati alla fatica, i quali per seguire la loro vocazione dovettero già sostenere, la maggior parte, gravi sacrifici” (Grisa Die Cat. Miss. Friburgo 1915).

H - L’ORGANIZZAZIONE DELLE MISSIONI

Esaminando anche solo sommariamente le sapienti norme date in ogni tempo dalla Chiesa al riguardo sia nei documenti pontifici, che della Congregazione di Propaganda Fide si possono ridurre:

a) Alla strategica disposizione dei luoghi, degli edifici missionari ed operai evangelici;

b) Alla cura degli infermi, fanciulli e poveri;32 “Ogni sollecitudine, ogni fatica, ogni spesa per riuscire in una vocazione non è mai troppa: si calcola sempre spesa opportuna” (XVII, 616). E suggerisce ai missionari i mezzi relativi: “Per coltivare le vocazioni ecclesiastiche insinuate: l) Amore alla castità, 2) Orrore al vizio opposto, 3) Separazione dai discoli, 4) Comunione frequente, 5) Usate coi giovani: carità, amorevolezza e benevolenza speciale” (18 o

Ricordo ai mission.).Si tratta in conclusione dell’applicazione totale del sistema preventivo nella educazione.Il ricordo finale del gran sogno missionario del 1885 è: “Tutte le sollecitudini dei salesiani e delle

Figlie di Maria Ausiliatrice siano rivolte a promuovere le vocazioni ecclesiastiche e monacali”.S.S. Pio XI nell’Enciclica “Rerum Ecclesiae” insiste specialmente su questi due doveri del missionario:

l) L’accurata formazione del clero indigeno - l’istituzione di sodalizi indigeni religiosi dei due sessi, l’introduzione di ordini religiosi contemplativi in terra di missione, la formazione dei catechisti. 2) Obbligo e metodo dell’apostolato fra i pagani (per christianos bene efformatos alliciantur pagani ad fidem).

Page 53: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

c) Alle scuole;d) Ed alla cooperazione di forze ausiliarie.D. Bosco vi è chiaramente andato incontro. Basta leggere le relazioni e pro-memoria33

fatte a Propaganda Fide, all’Opera della S. Infanzia, ai Governi delle nazioni cui faceva proposte o da cui riceveva inviti di fondazione per valutare l’efficacia, l’ampiezza, la sicurezza e chiarezza delle sue vedute in relazione all’argomento. Vero stratega consiglia, ordina, dispone i suoi piani e così impararono da lui i suoi operai evangelici.

Quanto alla cura di cui al b), il 5o Ricordo ai missionari l’abbraccia in pieno: “Prendete cura speciale degli ammalati, dei fanciulli, dei vecchi e dei poveri, e guadagnerete la benedizione di Dio e la benevolenza degli uomini”.

Per le opere educative ed istruttive basti dire che la Società salesiana è Congregazione insegnante, e che, uniformandosi in pieno alle disposizioni legislative del paese dove si trova, mette in opera il sistema propugnato dal Fondatore, il sistema preventivo, una delle caratteristiche dello spirito salesiano.

La cooperazione all’apostolato poi è data e dal personale in formazione nel periodo della prova pratica, dai confratelli coadiutori e, specialmente nelle missioni, dalle Figlie di Maria Ausiliatrice (Suore di D. Bosco), ed anche da auspicate congregazioni femminili indigene alle volte fondate da salesiani o da altre congregazioni locali o importate.

I - LE OPERE MISSIONARIE

Le opere missionarie naturalmente si diversificano a seconda che sono esercitate o dalle Congregazioni missionarie o dagli istituti in genere che si votano all’apostolato missionario (congregazioni di preti missionari o congregazioni religiose fatte esclusivamente per le missioni) oppure da congregazioni miste.

Ogni istituzione, dovendo lavorare secondo lo spirito informativo della medesima e colle risorse e mezzi di apostolato proprio, si presenterà con le opere proprie, più con l’apostolato diretto comune a tutti.

I missionari salesiani in conformità allo spirito della loro istituzione lavorano fondamentalmente per la gioventù povera ed abbandonata in quelle opere (Oratori, ospizi, scuole di ogni genere, apostolato delle vocazioni, della stampa, eventuali opere di beneficenza, ecc.) che valgano a realizzare quanto più si può per la salvezza delle anime loro affidate. “Salvate molte anime nelle missioni”, è l’ultimo ricordo missionario dato da D. Bosco prima di morire (2l/l/l888).

Negli ultimi giorni della sua vita il suo pensiero si rivolse più volte alle missioni, benedicendo nominatamente molti missionari, le loro case e i loro migliori amici, non dimenticando la missione a lui tanto cara: “Propagate la devozione a Maria SS.ma nella Terra del Fuoco. Se sapeste quante anime Maria Ausiliatrice vuol guadagnare al Cielo per mezzo dei Salesiani!…”. E con accento di sicurezza disse: “Quelli che desiderano grazie da Maria Ausiliatrice aiutino le nostre missioni e saranno certi di ottenerle” – e le missioni raccomandò nell’ultima lettera annuale da lui firmata ai Cooperatori (Bollettino Sales. 1/1/1888).34

33 MB XII, 643, III, 205, 306, 623. XIII, 670, 702. XV, 687,799. XVIII, 740, ecc.34 Don Bosco considera Maria Ausiliatrice come protettrice speciale delle missioni salesiane. È una bella manifestazione il ricordo simpatico che lasciò. “Parole da mettersi in musica da Mons. Cagliero, quando sarà sulle sponde del Rio Negro nella Patagonia e che, a Dio piacendo, canteremo a suo tempo nella Chiesa di Maria Ausiliatrice in Torino: “O Maria, Virgo potens, tu magnum et praeclarum in Ecclesia praesidium; tu singulare Auxilium Christianorum; tu terribilis ut castrorum acies ordinata; tu cunctas haereses sola interemisti in universo mundo; tu in angustiis, tu in bello, tu in necessitatibus nos ab hoste protege, atque in aeterna gaudia in mortis hora suscipe”.

Page 54: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

Bisogna certo ammettere che le manifestazioni missionarie che ammiriamo in Don Bosco non erano solo attitudini naturali di cui fu fornito dalla Provvidenza e che egli concretò con lo studio e colla preghiera, cooperando efficacemente alla grazia del Signore, che anche in questa forma e per questo scopo si spandeva abbondantemente su di lui. Già si accennò che ebbe anche illustrazioni speciali, sotto la forma caratteristica dei “sogni”, che gradatamente gli venivano svolgendo in forma chiarissima l’inizio e il divenire dell’apostolato missionario propriamente detto, che la Provvidenza gli aveva affidato.

I sogni missionari lo affermano in forma inoppugnabile, sono più che chiare le sue affermazioni personali riguardo ai medesimi e più le constatazioni di quanto per la gloria di Dio e per il bene delle anime nelle missioni ha potuto realizzare la Società Salesiana in 75 anni (1875-1950).

È interessante ed utile il richiamo ai sogni missionari che si possono leggere ex integro nelle Memorie Biografiche di D. Bosco.

1. - Avvenuto nel 1871-72 “che gli sollevò un lembo del velo che gli nascondeva l’avvenire missionario dei salesiani e che lo decise per le missioni della Patagonia. È l’inizio del periodo preparatorio delle missioni salesiane in America (1875-76-77-78; Buenos Aires, S. Nicolas de los Arrojos, Montevideo), segnato con 4 spedizioni di missionari e che aperse la strada alle schiere missionarie salesiane, che battono ormai molte delle zone del mondo missionario in America, Africa, Asia e Australia. Il sogno già fu riassunto in precedenza e vi è connesso quello del 1854 in relazione al Cagliero.

Col 1879 si apre il periodo iniziale delle missioni col primo contatto cogli Indi della Pampa e Patagonia (Viedma e Patagones).

Due spedizioni missionarie (1881) vengono in aiuto. Colla sottomissione del cacico Namunkura, ottenuta per la mediazione del Missionario D. Milanesio, finisce il dominio dei selvaggi. Il lavoro missionario si svolge nell’istruire gli Indi, farli cristiani e unirli coi vincoli della carità cristiana alle popolazioni.

2. - Un secondo sogno missionario fece D. Bosco il 30/8/1882, in cui gli si manifestò l’avvenire delle missioni salesiane dell’America del Sud, in un viaggio meraviglioso guidato dal giovane Luigi Colle, da Cartagena allo stretto di Magellano. Narrando il sogno D. Bosco parla di dati positivi, fino allora ignoti perché in quelle regioni non erano state fatte esplorazioni. Parla chiaramente della costituzione della catena delle Ande, quale le esplorazioni posteriori hanno fatto rilevare, descrive una rete ferroviaria dove all’epoca del sogno non esisteva che il deserto. Esplorazioni susseguenti hanno fatto scoprire quanto asserisce D. Bosco sull’esistenza di miniere ricche di carbon fossile, petrolio, metalli diversissimi (piombo, metalli nobili, ecc.); la descrizione esatta della zona fueghina [la pianeggiante, la cordiglierina insulare nevosa; l’insulana (M.B. XV, 89)].

L’opera missionaria iniziata nel 1875 continuò e continua secondo quanto D. Bosco ha voluto.

Coll’istituzione del Vicariato apostolico di Mons. Cagliero e della Prefettura Apostolica di Mons. Fagnano entriamo nel periodo fattivo delle missioni salesiane.

3. - Altro sogno missionario viene a consolare D. Bosco il 31/l/l885. Gli sembrava di accompagnare i missionari nel loro viaggio e di dare loro gli ultimi paterni consigli… Vide con tutte le fasi, i pericoli, le riuscite, le disdette, in un punto solo il passato, il presente e l’avvenire delle missioni salesiane…

“I salesiani riusciranno a tutto colla umiltà, col lavoro e colla temperanza”. Visto il campo che il Signore assegna ai Salesiani dell’America ed il glorioso avvenire della Congregazione, è trasportato in Italia, per ritornare immediatamente in America, che si

Page 55: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

trasforma in un’immensa sala in cui a tavole imbandite, cantando inni di gioia di trionfo, vengono ad assidersi i convertiti dai missionari, e che dividendosi in triplice coro osannano al Signore. Ad essi rispondono cori dall’alto, in lontananza, che si fondono in una inesprimibile armonia per gusto e bellezza…”. “Soli Deo honor et gloria et triumphus, alleluja, in aeternum, alleluja!” (M.B. XVII, 299).

Nel medesimo anno (1885) D. Bosco fa un ultimo sogno missionario. Dall’alto di una montagna l’Angelo di Arfaxad (Cina) chiama a combattere le battaglie del Signore ed a radunare i popoli nei granai del Signore. Da altezze vertiginose egli vede ed incita i salesiani al lavoro; si trova nel centro dell’Africa, in Australia, in cui un altro angelo guidava e faceva camminare le genti verso mezzodì… Moltitudini di fanciulli tendono a D. Bosco le mani supplicanti e gridano: “Venite in nostro aiuto. Perché non compite l’opera che i vostri padri hanno incominciato?…”.

Un numero stragrande di isole… porzione del campo evangelico affidato ai Salesiani in futuro, che darà splendidi frutti se non demeriteranno dei favori divini.. “Ah, quali stupendi prodigi ci riserva la Provvidenza se saremo fedeli… Tutto sta che i salesiani non si lascino prendere dall’amore delle comodità e quindi rifuggano dal lavoro…” (M.B. XV, 91 - XVII, 643).

Alla spedizione missionaria in America nel 1885 succede quella del 1886, e mosso da impellenti necessità D. Bosco lancia per l’occasione un appello mondiale alla carità in cinque lingue, che produsse ottimi effetti. Nello stesso anno D. Bosco a Barcellona fa il suo ultimo sogno missionario (M.B., 9-l0/4/1886); vede moltitudini di giovani che gli gridano: “Ti abbiamo aspettato tanto, ma finalmente ci sei; sei tra noi e non ci sfuggirai”. Una pastorella gli richiama il primo sogno e gli mostra il campo di azione missionaria estendendosi sulla linea Santiago-Pechino, attraversando l’Africa… “Faranno questo i tuoi figli, i figli dei tuoi figli e dei figli loro: ma si tenga fermo nella osservanza della Regola e nello spirito della Pia Società… Raccomanda che i miei figli coltivino costantemente la virtù di Maria…35

(2) Guardati dall’errore che vige adesso, che è la mescolanza di quelli che studiano le arti umane, con quello che studiano le arti divine, perché la scienza del cielo non vuole essere con le terrene cose mescolata” (M.B. XVIII, 71).

La missione patagonica ormai è organizzata definitivamente. Le Opere della Argentina, Uruguay e Brasile davano speranza di uno splendido avvenire. Sono ormai aperte le vie in tutte le direzioni alle singole repubbliche dell’America del Sud e numerose le richieste di fondazioni in altre parti del mondo (Asia, Africa, Australia).

L - LA SOLUZIONE DEL PROBLEMA MISSIONARIO

È fra i più importanti ed urgenti e come cattolici e come salesiani. Gesù vuole che si predichi il Vangelo in tutto il mondo. D. Bosco, l’abbiamo veduto, ha dato alla nostra società anche una netta impronta missionaria; lo dimostra lo sviluppo assunto delle missioni affidate alla nostra Congregazione, sviluppo che crescerà sempre più in avvenire.

È un problema urgente. Ne fanno fede le due grandi Encicliche missionarie (Magna illud di Benedetto XV, 1919 - e Rerum Ecclesiae di Pio XI, 1926) che formano come una Magna Charta dell’opera missionaria, e le insistenti raccomandazioni della Sacra Congregazione di Propaganda Fide. Il movimento intenso dei popoli pagani verso la

35 Per questa virtù che forma la caratteristica salesiana, D. Bosco dice ai missionari: “Ogni diligenza nelle parole, negli sguardi, nelle opere, diretta alla coltura della regina delle virtù, la castità, non è mai troppa” (M.B. XVII, 616).

Page 56: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

civiltà esige che almeno di pari passo si diffonda fra di essi la religione cattolica per prevenire i danni di una civiltà puramente materiale. È sempre più sentito fra tutti i popoli il sentimento di nazionalismo, di emancipazione da quanto sa di straniero alla propria nazione: da ciò l’urgenza della preparazione del clero, di religiosi e religiose, di istituzioni cattoliche indigene. Il problema è urgente anche in considerazione dell’intensa propaganda islamistica e protestante.

Per la soluzione del problema sono suggeriti specialmente questi mezzi di cooperazione: la Preghiera, le Vocazioni missionarie, i mezzi materiali.

Il nostro D. Bosco (e già in parte fu dimostrato) anche nella soluzione di questo problema ci è maestro ed ha infuso nella sua Società una vera coscienza missionaria, attuata dopo di lui dai suoi successori, starei quasi per dire, come tradizione paterna.

La preghiera è come l’aiuto e quasi l’alimento delle missioni (Pio XI).D. Bosco stabilì che nelle preghiere della sera si recitasse una Salve Regina per i

nostri missionari. La preghiera con intenzione missionaria non ha solo valore impetrativo sul cuore di Dio, ma anche sul cuore nostro, disponendolo a maggior zelo per le missioni. Sono noti i consigli di D. Bosco (come possiamo rilevare dalla sua vita) sulle preghiere da rivolgersi a Maria Ausiliatrice come patrona delle missioni salesiane; ai Santi Missionari, le corone di Comunioni, visite, recita del S. Rosario, ecc. uniti anche a qualche sacrificio (privazioni, atti di virtù, ecc.).

Ad es. in occasione della prima spedizione per l’America (1875) gli alunni dello Oratorio, classe per classe si accordarono a formare corone di comunioni giornaliere. Vi fu perfino un giovanetto che si obbligò a digiunare tre giorni alla settimana, fintantoché non ottenesse da Dio la grazia di partire anche lui, terminati gli studi, per le lontane missioni…

Sempre ardente per la propagazione della fede, D. Bosco avrebbe voluto suggerire al Papa che nelle litanie dei santi aggiungesse la rogazione: “Ut bonos et dignos operarios in messem tuam mittere digneris, Te rogamus audi nos”. Ma non osò fare la proposta. Oggi, sebbene in altri termini, la cosa è fatta (Ceria). Oh, come è consolante, e quanto più utile, ricevere in missione questi veri tesori spirituali, offerti al Signore dai soci delle varie compagnie religiose delle nostre case…

Oltre quanto già si è detto sul pensiero e sulla pratica di D. Bosco per le vocazioni indigene ricordiamo quanto è tradizione salesiana nelle nostre case, lasciataci dal Fondatore:

a) Di parlare spesso delle missioni, specie nella buona notte. Di approfittare del passaggio di missionari per invitarli a tenere conferenze, sermoncini, ecc.

b) La lettura in chiesa, in refettorio, in dormitorio sia di tanto in tanto sulle missioni. Non deve mancare la lettura del Bollettino Salesiano e della Rivista Gioventù missionaria, inculcando si facciano e si propaghino gli abbonamenti.

c) Altri mezzi da favorirsi allo scopo sono: la biblioteca missionaria, quadri, cartoline, films, diapositive, produzioni drammatiche, musicali, accademie, ecc.

d) Favorire la conoscenza e l’iscrizione alle Opere Missionarie pontificie; non manchi annualmente la giornata missionaria e si favoriscano i congressini missionari, che servono davvero ad accendere dappertutto un sacro ardore per le missioni.

In relazione a qualcuno di questi mezzi leggiamo nelle Memorie Biografiche la constatazione dei buoni effetti sulle vocazioni.

Ogni missionario frutta non meno di dieci fratelli i quali si avviano allo stato sacerdotale e pigliano il posto nella schiera che quegli abbandonò eroicamente per recare agli infedeli il Vangelo.

Il fervore missionario tenuto vivo dalle lettere?? che giungevano dall’America, che descrivevano al vivo la vita dei missionari, invogliavano tanti a domandare di correre in

Page 57: ARTOCOLI SU DON BOSCOsdl.sdb.org/greenstone/collect/cimatti1/index/assoc/... · Web viewSCRITTI SULLE MISSIONI INDICE 1. Amore di D. Bosco per le missioni (gennaio 1937) 2. Nuovo

aiuto.“Quanto più abbiamo cercato di dare impulso allo sviluppo delle missioni e quanti

maggiori sacrifici abbiamo affrontati per sì santo scopo, tanto maggiormente è venuto crescendo il numero delle vocazioni” (A. 67).

E alla prima partenza D. Bosco alla buona notte diceva così ai suoi: “Naturalmente molti di voi sentono in questo momento gran desiderio di partire e di andare a fare anche il missionario: ebbene io vi so dire che se vi foste pure tutti in questo numero, ci sarebbe posto per tutti ed io saprei dove occuparvi… Ma per ora incominciate a prepararvi colle preghiere, collo stare veramente buoni, col fare l’ufficio di missionari gli uni cogli altri, dandovi buon esempio: poiché anche collo studiare alacremente, adempiendo bene ai vostri doveri di scuola e di studio coll’aiuto del Signore, potrete riuscire nel vostro intento, amati da Dio e dagli uomini” (M.B. II, 407).

Le parole di D. Bosco destavano l’incendio nell’anima dei giovani e dei confratelli, sicché i più, con insistenti domande, smaniavano di partire anche subito per dedicarsi alle lontane missioni. D’altra parte egli disponeva di una ricca miniera missionaria di notizie, aneddoti, informazioni che attraevano tutti per l’accento vibrato e la forza d’espressione che riempiva sempre tutti gli ascoltatori.

Altro benefico effetto fu il moltiplicarsi delle domande di entrare in Congregazione anche da parte di sacerdoti del clero diocesano, data la diffusione che per mezzo dei giornali, si ebbe della Società Salesiana, richiamando l’attenzione di molti ed attirando soggetti sempre più numerosi.

E questo si verificò non solo per l’Italia, ma anche per nazioni straniere. E giunsero a D. Bosco proposte per la California, per la Nigrizia, per Hong Kong, per l’India ed una più pressante per Sidney (Australia).

Se avesse dato ascolto al suo zelo avrebbe abbracciato tutto il mondo.e) È importante il lavoro che possono fare i cooperatori ed ex-allievi al riguardo: è

d’altra parte lavoro specifico desunto dai loro rispettivi regolamenti.f) Il coronamento è dato dall’istituzione di case per le vocazioni missionarie di

aspiranti chierici e coadiutori tanto nelle regioni nostre, quanto in terra di missione (scuole apostoliche, seminari, ecc.). 36

NB. Fanno pur parte della propaganda missionaria la pubblicazione di resoconti, prospetti statistici e quanto può riferirsi alla stampa missionaria (relazioni a giornali, riviste missionarie) come pure servono lavori scientifici fatti dai missionari, che interessino 1’etnografia, glottologia, la fauna, flora, geologia, metereologia come contributi delle missioni al progresso letterario, scientifico, artistico dei popoli.

Valgono pure le collezioni di materiale per musei o esportazioni…

36 Porta la lista delle case di formazione in Italia e altrove…