ARTEMISIA N°4 marzo aprile 2012

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CELTISMO DRUIDISMO FESTE E RITUALI PRIMAVERILI C. G. LELAND LA DEA MADRE LE UOVA DI PASQUA E L’UOVO COSMICO

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Artemisia N°4 marzo aprile 2012

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CELTISMODRUIDISMO

FESTE E RITUALI PRIMAVERILI

C. G. LELAND

LA DEA MADRE

LE UOVA DI PASQUA E L’UOVO COSMICO

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Giunti al IV° numero di Artemisia, ormai avrete capito che ogni due mesi ne abbiamo una più del Diavolo da raccontare… e questo grazie a tutti coloro che, sempre più nume-rosi, collaborano alla stesura della rivista.Anche questo numero è molto ricco, un lungo viaggio durante il quale abbiamo cercato

di mantenerci in linea con i temi legati alla stagione primaverile.Iniziamo come al solito con tante curiosità per poi analizzare il Movimento celtico/dru-

idico, i vari riti e culti legati alla Primavera, il significato della Pasqua e dell’uovo, uno dei suoi simboli per antonomasia. Parleremo poi di divinità alquanto intriganti come la Dea Madre, Flora, del culto di Priapo, nonché delle feste dell’Equinozio di Primavera e di Beltane. Da questo numero aggiungiamo inoltre una nuova rubrica: “Uomini e Testimonianze”,

all’interno della quale saranno pubblicati profili biografici o interviste a personaggi più o meno conosciuti che in qualche modo hanno avuto a che fare o hanno dato un loro per-sonale contributo al tema del Paganesimo, della spiritualità o alla cultura in generale. Vi presentiamo qui un profilo di Charles Godfrey Leland e un’intervista ad un personag-gio, ritenuto da molti controverso, che si rivela in questo caso lungimirante e anche a tratti divertente: il professor Manlio Farinacci di Terni, scomparso nel 2000.Come sempre proseguiremo, infine, la nostra analisi dei segni zodiacali del periodo e

delle lame dei tarocchi, il tutto accompagnato da un dettagliato Almanacco bimestrale.Le rubriche e gli articoli comunque sono troppi per elencarli tutti… non mi resta che con-

cludere augurando a tutti una buona lettura!

IN QUESTO NUMERO...

Informiamo tutti che è possibile contribuire alla stesura di Artemisia. I lettori potranno inviare articoli o opere (grafiche o fotografiche) per la rubrica “Creatività” o foto per la sezione “Percorsi Naturali” scrivendo alla [email protected]

Inoltre i lettori potranno inviare segnalazioni e pubblicare annunci personali nella rubrica “Recensioni & Post-it” scrivendo alla E-mail [email protected]

Infine è possibile inoltrare domande o proporre argomenti da approfondire nellarubrica “Oltre la Soglia” di Astrosibilla scrivendo alla [email protected]

Un particolare ringraziamento va al grafico impaginatore Francesco Voce, ad AstroSibilla responsabile della rubrica “Oltre la Soglia” e redattrice della rivista, a Leron presidente dell’Associazione Italus e a tutti coloro che hanno contribuitoa questo quarto numero di Artemisia.

Anno 1N°4

MarzoAprile2012

Artemisia è una rivista interattiva e ci tiene ad esserlo, noi non pontifichia-mo ma comunichiamo, per cui ognuno di voi si senta libero di scriverci.Saremo lieti, per quanto possibile, di esaudire le vostre richieste e pubbli-care i vostri lavori.

Tommaso DoreDirettore di Artemisia

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ITALUS COMUNICA --------------pag.3

NEWS & CURIOSITA’ ------------pag.932 mila anni dopo Silene fiorisce -----------------------------------pag.9Il segreto dei futuri materiali sta nella

ragnatela! -------------------------pag.9Batteri “quasi marziani”, trovati nel

deserto di Atacama! -------------pag.10E’ solo questione di vitamine se la pelle è

bianca o nera! -------------------pag.11Il transistor composto da un solo ato-

mo -------------------------------pag.12

PIANETA SPERANZA -----------pag.13Foreste più alte del previsto! ----------------------------------pag.13Nuvole a quote più basse! ---pag.14Due anni dopo l’esplosione dellaDeepwater Horizon ----------pag.14Fukushima, un anno dopo --- pag.15L’Europa non protegge le foreste!----------------------------------pag.16Earth Hour 2012 ---------------pag.16I Vulcanelli di Macalube -------pag.17Percorsi Naturali ---------------pag.18

NATURA & BENESSERE --------pag.21L’allergia si previene dalla nascita! ----------------------------------pag.21Bambini “imbranati” nello sport! ----------------------------------pag.22Chi va spedito va sano e lontano----------------------------------pag.22I dolci ci consolano, ma se son troppi

peggiorano l’umore! -------------pag.23Tisana contro l’Ansia ----------pag.24

SOMMARIO DOSSIER -----------------------pag.25Celtismo / Druidismo ---------pag.25Feste e rituali primaverili -----pag.28La Quaresima ------------------pag.29La Pasqua ----------------------pag.30Le uova di Pasqua e l’Uovo Cosmico ----------------------------------pag.31

UOMINI & TESTIMONIANZE --pag.34Charles Godfrey Leland -------pag.34Intervista al prof. Manlio Farinacci----------------------------------pag.37

MITOLOGIA & FOLKLORE------pag.40Flora ---------------------------pag.40La Dea Madre ------------------pag.41Sulle tracce di Priapo ----------pag.42Sabbat dell’Equinozio di Primavera ----------------------------------pag.43Sabbat di Beltane -------------pag.44Luna Piena di Marzo -----------pag.45Luna Piena di Aprile -----------pag.46

OLTRE LA SOGLIA -------------pag.47Almanacco ---------------------pag.47Pesci ---------------------------pag.48Ariete -------------------------pag.49L’Eremita -----------------------pag.50La Ruota della Fortuna --------pag.50La Giustizia --------------------pag.50

CUCINA ------------------------pag.51

CREATIVITA’ -------------------pag.53

RECENSIONI & POST-IT -------pag.58

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ITALUS COMUNICA

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L’Associazione Italus non fa proselitismo e non è schierata politicamente, siamo neutrali da questo punto di vista e ne andiamo fieri, ma non per questo restiamo

inerti di fronte al modo in cui viene trattata la cultura in Italia. Nel 2008 i fondi per il Ministero dei beni culturali e ambientali erano pari ad 1 miliar-

do e 649 milioni di euro, oggi dopo quattro anni sono passati a 579 milioni di euro, 3 volte di meno. Ci fa davvero male questo.L’Italia è una nazione piena di cultura, di storia e di bellezze artistiche e naturali che

sono la vera ricchezza del nostro paese. Comprendiamo la fase storica critica in cui ci troviamo ma non è tagliando fondi alla

cultura o ancora peggio alla ricerca che l’Italia uscirà da questa fase, anzi crediamo che ciò possa ulteriormente abbassare il livello culturale dei singoli cittadini e peggiorare lo stato, già precario, dei nostri tesori archeologici e culturali.Ci chiediamo perché paesi come gli Stati Uniti riescano a trarre profitti dalla gestio-

ne di musei e biblioteche, o perché Stati come la Germania, la Francia e la Spagna, pur essendo anche loro in piena crisi economica, continuino a finanziare il settore dei beni culturali. Ci chiediamo: perché?Noi non resteremo inerti di fronte a questo scempio. Abbiamo in attivo già due progetti volti a tutelare i nostri tesori: “Percorsi Italiani” e

“Italia fra fiabe, leggende, misteri e folklore”. Come Associazione vogliamo, nel nostro piccolo, per ciò che possiamo, tutelare e divulgare questi tesori e queste memorie.Ma vogliamo fare di più! Ecco quindi l’idea di un nuovo progetto: “Memorie Storiche”. Memorie Storiche ha come obiettivo la conoscenza diretta del patrimonio storico-

culturale italiano attraverso una serie di visite guidate in aree archeologiche, musei o monumenti, concependo il viaggio come occasione di arricchimento e di crescita per-sonale.Siamo molto fieri e contenti che a questo progetto collabori anche l’Associazione

Artès, un’associazione che promuove l’arte e la spiritualità legate all’esoterismo, la cui presidente Sarah Bernini ha accolto con entusiasmo il nostro invito a collaborare e noi ne siamo molto entusiasti.Ringrazio dunque tutti coloro che continuano a seguire l’Associazione Italus e le sue

iniziative ma, al di là delle attività associative, vi consiglio di approfittare della bella stagione per andare in giro per il nostro bel paese a visitare musei, siti archeologici e

parchi naturalistici, perché questo può essere il nostro modo, come cittadini, di arric-chire le nostre conoscenze e finanziare i nostri beni culturali.Ancora grazie

Il presidente dell’Associazione Italus Leron

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Domenica 25 febbraio 2012 si è svolta a Roma la II° Giorna-ta della Memoria Pagana, nata ispirandosi al più conosciuto evento del Giorno Pagano Euro-peo della Memoria, svoltosi per la prima volta nel 2006.In questo giorno l’Associazione

Italus ha voluto ricordare tutte le vittime innocenti, uccise o torturate solo perché fedeli ad antichi culti precristiani o a ide-ali diversi da quelli dominanti nei secoli scorsi. L’Associazione ha voluto fare

questa celebrazione non come momento di “condanna” ma di “memoria” per evitare che erro-ri commessi in passato possano ripetersi nel presente e in futu-ro.

Italus ha approfittato di questa giornata per dedicare il pome-riggio alla cultura e alla risco-perta di un sapere antico.Quest’anno l’evento, oltre alla

classica commemorazione da parte della coven del Quadrifo-glio, si è svolto con una visita guidata al mitreo della basilica di San Clemente (via S. Giovan-ni in Laterano a Roma). Nel nostro sito è possibile visio-

nare le foto e il video dell’even-to.

Grazie a tutti coloro che vi han-no preso parte!

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ICAII° Giornata della Memoria Pagana

VI° Giornata del Salotto PaganoSabato 18 febbraio 2012 si è svolta a Roma la VI° Giornata del Salotto Pagano con una discussione/

confronto sulle tecniche del “Pensiero Positivo”. L’incontro si è svolto in una struttura privata sulla via Aurelia a Roma.

Grazie a tutti coloro che vi hanno partecipato!

Memorie Storiche

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strumenti esplicativi, come bro-chure sintetiche, da utilizzare nel corso delle visite guidate, o “lezioni teoriche” preliminari atte ad arricchire di significato il percorso e a stimolare una vi-sione più attenta del patrimonio storico-artistico dei luoghi da vi-sitare.

PER MAGGIORI INFORMAZIONI:[email protected]

www.italus.info

OPPURE VISITARE LA NOSTRA PAGINA FACEBOOK:

“Italus Associazione”

Memorie Storiche ha come obiettivo la promozione cultu-rale e la conoscenza della me-moria storica attraverso la valo-rizzazione e la salvaguardia del patrimonio culturale italiano e, in futuro, anche di quello stra-niero.

Memorie Storiche consiste so-stanzialmente in una serie di visite guidate in aree archeolo-giche, musei o monumenti d’in-teresse storico-artistico-cultura-le, concependo il viaggio come occasione di arricchimento e di crescita personale. A scopo divulgativo l’Associa-

zione Italus si avvale di diversi

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L’Associazione Italus con il progetto Memorie Storiche, insieme all’Associazio-ne Artès, organizzerà una visita guidata nell’area archeologica di Ostia Antica (Roma). L’appuntamento è per domenica 1 aprile alle ore 11:00 alla fermata

“Ostia Antica” del trenino per Ostia che parte dalla stazione Metro B di Piramide (piazzale Ostiense).Il costo del biglietto per l’entrata all’area archeologica è di euro 6,50 per i non

iscritti, e di euro 5,00 per gli iscritti. La guida è a cura dell’Associazione Italus. Maggiori informazioni li troverete sul sito: www.italus.info e sulla pagina Facebook “Italus Associazione”, oppure scrivendo a [email protected]

Visita guidata ad Ostia Antica

Italus con il progetto Memorie Storiche, insieme all’Associazione Artès, orga-nizzerà una visita guidata al Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari, situato in Piazza Guglielmo Marconi a Roma. L’appuntamento è per sabato 24 marzo alle ore 15:00 all’uscita della

fermata Eur Fermi della Metrò B.Il costo del biglietto d’entrata è di euro 4,00 per i non iscritti, di euro 3,00 per

gli iscritti. La visita guidata è a cura dell’Associazione Italus.Maggiori informazioni le troverete sul sito: www.italus.info e sulla pagina

Facebook “Italus Associazione”, oppure scrivendo a [email protected]

Visita guidata al Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari

Dal 4 marzo 2012 l’Associazione Italus organiz-zerà una serie di seminari sul “Pensiero Positivo”Il primo seminario è previsto per domenica 4

marzo alle ore 15:30 in via di Commodilla n. 15, Roma.I restanti appuntamenti sono programmati per

quattro domeniche fra marzo e aprile (le date sa-ranno confermate in seguito; vi invitiamo ad ag-giornarvi sul sito ufficiale o sulla pagina Facebook dell’Associazione).

IL COSTO DEL SEMINARIO E’ DI :Euro 7,00 per i soci iscritti all’Associazione Ita-

lus; Euro 15,00 per i non iscritti all’Associazione.Si specifica che il costo è relativo alle singole

giornate.Durante il seminario saranno fornite dispense

riassuntive degli argomenti trattati, anche se è buona cosa dotarsi di pena e quaderno per pren-dere appunti. IL SEMINARIO SI SVOLGERA’ COME SEGUE:I° DOMENICA, 4 marzo 2012 ore 15:30• Introduzione• I quattro principi • La volontà e la passione• I quattro principi teorici• La meditazione• Tecniche meditative

Seminario sul “Pensiero Positivo”

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II° DOMENICA, 18 marzo 2012 ore 15:30• La visualizzazione • La cromoterapia e il pensiero positivo• Dirigere il colore• Il mantra e suo utilizzoIII° DOMENICA ore 15:30 (data da stabilire)• Riassunto delle giornate precedenti• Il segreto• Da ricordare• Pratica IV° DOMENICA ore 15:30 (data da stabilire)• Il pensiero positivo per la salute• Il pensiero positivo nel campo affettivo• Il pensiero positivo nel campo lavorativo• Pratica

PER MAGGIORI INFORMAZIONI SCRIVERE ALLA SEGUENTE E-MAIL (con oggetto “Pensie-ro Positivo”): [email protected]

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L’Associazione Italus ha attiva-to un proprio Centro Studi.

Il Centro Studi dell’associa-zione riunisce tutte le persone interessate, professionisti e ap-passionati, che hanno un serio interesse per lo studio: • dei diversi aspetti delle cultu-

re del mondo;• della tutela dell’ambiente e

del patrimonio culturale italiano (paesaggio e beni culturali);• della pratica spirituale wicca

e in generale neopagana;• delle discipline finalizzate ad

uno sviluppo sociale, economico e tecnologico in armonia con la natura; • di progetti d’interesse socia-

le.

Il Centro Studi persegue i se-guenti obiettivi: • pubblicare i risultati delle ri-

cerche promosse dall’Associa-zione Italus sulla rivista on-line “Artemisia”, realizzando even-

tuali monografie a stampa; • promuovere e/o partecipare

a incontri, seminari, conferen-ze e convegni relativi agli scopi dell’associazione; • collaborare con enti pubblici

e privati che perseguono scopi analoghi a quelli dell’Associazio-ne Italus.

Il Centro Studi non è a scopo di lucro, le risorse per lo svolgimen-to delle attività sono costituite dalle quote dei soci e da even-tuali contributi di privati o enti pubblici. Può collaborare con il Centro

Studi chiunque condivida i prin-cipi e gli scopi dell’Associazione Italus.

Per maggiori informazioni scri-vere alla seguente e-mail:[email protected] oppure visitare il gruppo creato

nel Social Network di Facebook “CENTRO STUDI ITALUS”, o visi-tare il sito www.italus.info.

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ICACentro Studi Italus (C.S.I.)

Percorsi ItalianiÈ un progetto ideato dal Centro

Studi Italus, iniziativa dell’As-sociazione Italus, e nasce dalla consapevolezza di vivere in una nazione particolarmente ricca di bellezze paesaggistiche, mon-tane e marine, di tesori artistici e architettonici, di cultura e di storia. Consapevoli anche che esiste

poca informazione al riguardo, e poca cura per gli innumerevoli “tesori” italiani, questo progetto ha come intento quello d’infor-mare e far conoscere le bellezze di ogni regione italiana: opere d’arte, gallerie, musei, mostre, monumenti, scavi archeologici, complessi architettonici, urbani-stici, città, folklore, beni demo-etno-antropologici, paesaggi, gastronomia e quant’altro sia caratteristico di ogni regione.

Sarà predisposto materiale in-formativo in formato video e/o cartaceo per ogni regione che a fine lavoro andrà a costituire una dettagliata guida turistica, consultabile on-line e pubblica-ta a stampa. Si prevede la col-laborazione con enti regionali che saranno contattati dall’As-sociazione.

Per maggiori informazioni scri-vere alla seguente e-mail:italuscentrostudi@hotmail.

it con oggetto “Percorsi Ita-liani”, oppure visitare la pa-gina di PERCORSI ITALIANI, presente sul social network di Facebook.

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È un progetto ideato dal Centro Studi Italus, iniziativa dell’As-sociazione Italus, e nasce dalla consapevolezza di vivere in una nazione particolarmente ricca di tradizioni folkloristiche, leggen-de, fiabe e miti.Ma allo stesso tempo in un’epo-

ca fatta di computer, d’isolamen-to e di poca attenzione verso gli anziani, siamo consapevoli che questa ricchezza è messa a ri-schio. Si sta infatti rischiando che il loro sapere vada perso per disinteresse.A noi come Associazione sta

molto a cuore la salvaguardia del folklore e della cultura del nostro territorio. Per cui con questo progetto vogliamo rac-cogliere e salvaguardare, attra-verso la raccolta d’informazioni, la memoria del folklore, degli usi e costumi, di quei luoghi che da sempre sono avvolti in un alone di mistero.

Sarà predisposto materiale in-formativo in formato video e car-taceo per ogni ogni regione che a fine lavoro andrà a costituire una dettagliata guida, consultabile on-line e pubblicata a stampa.

Per maggiori informazioni scri-vere alla seguente e-mail:[email protected] oggetto “Miti e Leggende”,oppure visitare la pagina ITALIA… FRA FIABE, LEGGENDE,

MISTERI E FOLKLORE, presente sul SocialNetwork di Facebook.IT

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A Italia... fra fiabe, leggende, misteri e folklore

Segnala ad ItalusÈ un progetto ideato dall’Asso-

ciazione Italus.A noi come Associazione sta

molto a cuore la tutela del pa-trimonio storico-artistico, la cul-tura, la tutela dell’ambiente e degli animali, la tutela dei diritti umani e le emergenze umanita-rie e sociali.Consapevoli che esiste poca

informazione al riguardo e poca cura per gli innumerevoli “te-sori” italiani, l’Associazione ha ideato il progetto “Segnala ad Italus”.L’obiettivo è quello di far co-

noscere e denunciare tutte le violenze e gli abusi che interes-sano i siti di rilevanza storico-artistica, l’ambiente, gli animali e gli stessi esseri umani.Denunciare i fatti, renderli noti

al pubblico e attirare l’attenzio-ne su di essi, cercando di aiutare e collaborare con altri soggetti per porre rimedio agli abusi e alle trasgressioni evidenziate. Sarà predisposto materiale

informativo in formato video o testuale per ogni “denuncia”, consultabile on-line.

Tutti, anche i non iscritti all’As-sociazione, possono fare segna-lazioni e l’Associazione si preoc-cuperà di accertare la veridicità delle fonti ed eventualmente di pubblicarle.

Per maggiori informazioni scri-vere alla seguente e-mail:[email protected]

con oggetto “Segnala ad Ita-lus”, oppure visitare la pagina

SEGNALA AD ITALUS, pre-sente sul Social Network di Facebook.

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Qui di seguito riportiamo gli indirizzi di posta elettronica dell’Associazione Italus, strumenti di contatto tra l’Associazione e

il pubblico tesserato e non.

Sito internet dell’Associazione Italus:www.italus.info

http://italus.info

E-mail per informazioni generiche sull’[email protected]

E-mail del Presidente dell’[email protected]

E-mail del Consiglio Direttivo dell’Associazione

[email protected]

E-mail della rivista on-line Artemisia, per

collaborare e inviare articoli, immagini, ecc. o opere (grafiche o fotografiche) per

la rubrica “Creatività”, o foto per la sezione “Percorsi Naturali”

[email protected]

E-mail per pubblicare vostre recensioni o segnalazioni nella rubrica di Artemisia

“Recensioni & Post-it”[email protected]

E-mail per comunicare con la rubrica di Artemisia “Oltre la soglia” di Astrosibilla (per richiedere o suggerire argomenti da

approfondire)[email protected]

E-mail per comunicare con la rivista o inoltrare suggerimenti

[email protected]

E-mail per comunicazioni destinate al progetto “Segnala ad Italus”[email protected]

E-mail per il Centro Studi [email protected]

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ICACONTATTI

Questa rivista non rappresenta un pro-dotto editoriale, ai sensi della legge

n. 62/2001, essendo strumento informa-tivo interno all’Associazione Italus.Il copyright degli articoli appartiene

ai rispettivi autori.

*** *** ***ARTEMISIA

Anno I°, N°4Marzo / Aprile 2012

*** *** ***

*** *** ***

DIRETTORE:Tommaso Dore

REDATTORI:Sabrina Lombardini (Sibilla Astro)

Tommaso DoreLeron

GRAFICO E IMPAGINATORE:Fracesco Voce

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La pianta di Silene stenophylla «re-suscitata».

Per 32 mila anni quel seme era stato a 38 metri di profondità nel permafrost (il terreno perennemente gelato della tundra siberiana nord-orientale) contenuto in una tana fos-silizzata di scoiattoli a Duvanny Yar, sulle rive del del fiume Kolyma. Un gruppo di scienziati russi del Centro di ricerche di Pushkino l’ha riporta-to in vita e l’ha fatto germogliare. Il fiore, sorprendente, è sbocciato!

La piantina denominata “Silene ste-nophylla” è una specie tipica delle zone della Siberia, è un caso unico, ad oggi è la pianta che è germoglia-ta dal seme più vecchio al mondo.

Il record precedente era posse-duto da una palma da dattero, il cui seme (datato 2 mila anni) era stato recuperato nelle rovine della cittadella fortificata di Masada, nel deserto del mar Morto in Israele.

L’unica differenza è che la piantina di Silene ricavata dal seme che è stato datato con il metodo del carbo-nio-14 tra 31.500 e 32.100 anni fa, è

NEWS & CURIOSITA’

32 mila anni dopo Silene fiorisce

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un po’ più piccola rispetto alle piante attuali che crescono in Siberia e con i petali di forma leggermente diversa.

Ciò che ha reso possibile il “mira-colo” è stato la conservazione del seme per oltre 30 mila anni a una temperatura di 7 gradi sottozero in un terreno che non è mai sgelato. Que-sto ha consentito al suo Dna di con-servarsi intatto e soprattutto di man-tenere la capacità di germogliare.

Al di là del record, ciò che stupisce i botanici è la capacità germinativa della Silene. Infatti i normali semi di papavero, portati a una temperatura di -7 °C, dopo 160 anni solo il 2% con-serva la forza di germogliare. I russi hanno fatto germogliare 36 piantine di Silene, con un successo del 100% mentre i campioni attuali della stes-sa pianta hanno un successo ger-minativo che non supera il 90%.

Il successo del gruppo di scien-ziati russi apre nuove prospettive sulla possibilità di riportare in vita piante o addirittura animali estinti.

Possibilità che apre però anche numerosi interrogativi di carattere etico.

Veronica De Vico

Pianta di Silene Stenophyla

Il segreto dei futuri materiali sta nella ragnatela!

Può sembrare strano, ma la ragna-tela è una struttura robustissima.

E il segreto del suo successo sta proprio nel comportamento non line-are del filo di seta con cui è intessuta. «La legge costitutiva di questo ma-teriale è infatti iper-plastica e segue approssimativamente una parabola. Grazie a questa proprietà e alla sua particolare geometria la ragnate-la si danneggerà in un sola piccola zona se un insetto finirà tra le sue maglie», spiega Nicola Pugno, pro-fessore di scienza delle costruzioni e

direttore del laboratorio di nanomec-canica bio-ispirata Giuseppe Maria Pugno del Politecnico di Torino.

Ogni specie di ragno ha la sua tela. Carpire alla natura il segreto della particolarità dei suoi materiali sta diventando un approccio sem-pre più perseguito. La ragnatela, con la sua perfetta geometria, non poteva non attirare l’attenzione, tan-to più che i ragni sono abilissimi a costruirne una già a due settimane circa dalla nascita, quando il loro si-stema nervoso centrale raggiunge

un completo sviluppo. «Ognuno di essi ha a disposizione un intero kit per tesserla. A seconda della fun-zione che deve svolgere, il ragno fila una tela diversa prodotta per giunta da ghiandole diverse», spie-ga Marco Isaia, ricercatore univer-sitario in ecologia, dell’Università di Torino, nonché membro del consi-glio direttivo della European Society of Arachnology e dell’expert board di Araneae–Spiders of Europe.

«Nella classica ragnatela, costruita dal ragno crociato, i fili che compon-

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gono la spirale hanno per esempio struttura e proprietà molto differenti da quella dei fili radiali o da quella usata per ancorare l’intera struttura al substrato. Lo stesso accade per la tela impiegata per costruire l’ovi-sacco o per quella utilizzata per av-volgere la preda», aggiunge Isaia. A funzioni diverse della tela corri-spondono dunque proprietà mec-caniche e composizione chimica anche molto diverse. Pure la forma dell’apparato di cattura è variabile: alcuni ragni tessono tele a lenzuolo, altri intricati grovigli tridimensionali e altri ancora ragnatele triangolari.

Mantenendo costanti i valori as-soluti di resistenza e deformazione ultima della seta del ragno, si è in-dagato quindi sull’influenza della for-ma della legge costitutiva della seta sulla robustezza della ragnatela.

Per poter generalizzare i risultati ottenuti si è utilizzata la teoria Quan-tized fracture mechanics, sviluppata dallo stesso Nicola Pugno e parti-colarmente indicata per studiare la

resistenza di strutture e materiali discreti e come un difetto si possa propagare in essi. «La ragnatela non è infatti una struttura continua, che può essere trattata con la Li-near elastic fracture mechanics, universalmente impiegata per stu-diare la resistenza alla propagazio-ne di fessure in materiali continui elastici lineari», spiega Pugno.

Il prossimo passo sarà trasferire le conoscenze acquisite sui materia-li e sulle strutture dell’ingegneria.

È questa infatti l’ultima frontiera della nanomeccanica bio-ispirata, che prende spunto dal comporta-mento di materiali naturali, come le capacità di autopulirsi delle foglie del loto, autoriparante delle ossa o adesiva della zampa del geco, per metterne a punto nuovi materiali con caratteristiche di alte prestazioni.

Batteri “quasi marziani”, trovati nel deserto di Atacama!

te (salgemma) e altri composti alta-mente igroscopici come anidrite e perclorato che assorbono acqua».

I substrati in cui prospera l’oasi fa-voriscono l’acquisizione del vapore acqueo che si condensa sulla su-perficie in cristalli di sale diventando una risorsa per la vita nascosta.

Gli archeobatteri trovati non sono diversi da altre specie già rinvenute sulla Terra, ma questi hanno la pe-culiarità di sopravvivere in profondità senza ossigeno e senza luce. Il loro ambiente è molto simile ad alcune zone individuate dai robot marziani della Nasa Spirit e Opportunity in due aree diverse del Pianeta Rosso.

Il tipo di microorganismi dell’oasi cilena è quello che finora si avvi-cina di più - dicono gli astrobiolo-gi – alle possibili forme di vita che si potrebbero scoprire proprio nei primi strati del suolo marziano.

Tra l’altro – sottolineano – in quelle condizioni le molecole biologiche si preservano al meglio e quindi è pos-sibile anche trovare prodotti biologici

magari lasciati da microorganismi vissuti milioni di anni fa. Il nuovo strumento autore della scoperta e battezzato Solid (Signs of Life De-tector) è formato da un Biochip nel quale sono stivati 450 anticorpi in grado di identificare materiale biolo-gico come zucchero, Dna, proteine.

I campioni sono raccolti e proces-sati automaticamente mostrando alla fine la presenza dei vari com-posti e degli eventuali microrgani-smi. Solid sarà imbarcato su una delle future spedizioni su Marte sperando che sia altrettanto fortu-nato come lo è stato sulla Terra.

Giovanni C.

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Manuela C.

Nel luogo più arido della Terra come il deserto di Atacama in Cile, a tre metri sotto il suolo, hanno trovato im-mersa nel sale un’oasi di microrgani-smi. Sono archeobatteri, cioè batteri primitivi, individuati grazie a un nuo-vo microscopico strumento, un Bio-chip, realizzato al Centro di astrobio-logia di Madrid che, su questo fronte, lavora in stretto contatto con il cen-tro Ames della Nasa in California.

Il Biochip è stato concepito proprio per cercare la vita su altri pianeti, in primo luogo su Marte. E intanto nel suo collaudo l’ha trovata... sul pia-neta Terra, però nel luogo più simi-le al Pianeta Rosso tanto che qui si conducono sperimentazioni di vario genere legate alla futura esplora-zione marziana. In uno spessore ipersalino tra i due e tre metri di pro-fondità vive dunque questa colonia della vita «che abbiamo chiamato ‘oasi microbica’», spiega sulla rivista Astrobiology Victor Palo del centro madrileno, «perché i microrganismi hanno creato un habitat ricco di ali-

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Non è difficile intuire che la pelle nera difende dai cocen-ti raggi del sole dell’Africa, ma come spiegare le diversità nel-le caratteristiche dei capelli e le tante altre differenze nelle forme di occhi, nasi e così via? Tra i tanti che di tutto questo

si sono occupati, ci sono anche i dermatologi che di pelle (e di capelli) si interessano per me-stiere. Aldo Morrone, poi, se ne è occupato non solo perché è un dermatologo (a lungo direttore della Struttura di Medicina pre-ventiva delle migrazioni e di Der-matologia tropicale, al San Gal-licano di Roma, e ora direttore generale del San Camillo, sem-pre a Roma), dal 1985, con la sue équipe è impegnato in progetti di cooperazione in Africa, Sud Est asiatico e America Latina.

Già nel 1871, Charles Dar-win, ne «L’origine dell’uomo e la scelta in rapporto al sesso» asseriva che la specie umana è una sola, dal momento che «ogni razza confluisce gradual-mente». E, per arrivare più vici-no a noi, dopo l’orrore nazista, nel 1950, l’Unesco, con una so-lenne dichiarazione, afferma-va che le razze non esistono. «Eppure i nostri pregiu-

dizi continuano a pesare. Basterebbe, invece, fermarsi

un attimo a pensare per ren-dersi conto, — dice Morrone —, tanto per restare nel campo che mi è proprio, che le diverse to-nalità di colore della pelle, le di-verse caratteristiche somatiche sono dovute all’adattamento nel corso di migliaia, anzi di milioni, di anni, alle condizioni ecologi-che e climatiche. Il colore nero della pelle protegge chi vive vicino all’equatore dalle radia-zioni ultraviolette, che possono indurre carcinomi cutanei». Ma la spiegazione evoluzioni-

stica dei diversi colori delle pelle nell’uomo potrebbe essere an-che più complessa e intrigante.

E’ solo questione di vitaminese la pelle è bianca o nera!

«La forte pigmentazione — chia-risce Morrone — difende infatti anche dall’azione distruttiva del sole nei confronti delle vitamine del gruppo B, tra cui c’è l’aci-do folico importantissimo nelle donne in gravidanza per evitare la nascita di bambini con gra-vi difetti genetici che portano a malformazioni come la spina bifida. E che questo secondo ra-gionamento sia probabilmente più vicino al vero, lo dimostra il fatto che la natura avrebbe poco interesse a darci una pigmenta-zione scura solo per protegger-ci dal carcinoma, patologia che non insorge pressoché mai in età giovanile, età in cui siamo più “utili” dal punto di vista ri-produttivo e che, comunque, i nostri progenitori difficilmente superavano. Quanto ai capelli crespi, tipici di chi ha la carna-gione scura, permettono al su-dore di restare più a lungo sulla testa, prolungando l’effetto raf-freddante della traspirazione». E i bianchi, allora, perché sono

bianchi, o sono diventati bianchi? «I nostri progenitori — rispon-

de Morrone, ripercorrendo la te-oria evoluzionista — hanno visto la luce nell’Africa Orientale, 200 mila anni fa; poi, nel corso di migliaia di anni, si sono spostati verso i Poli e lì conveniva per-dessero la pigmentazione scura che riduce, nell’organismo, la vitamina D (perché impedisce

la trasformazione della provi-tamina D in vitamina D, tra-sformazione che viene attivata dai raggi solari) con il conse-guente rischio di rachitismo».Ma non è solo questione di

cambiare colore di pelle. «Nei climi più freddi, — fa no-

tare Morrone — il corpo, e so-prattutto la testa, tendono alla rotondità e questo diminuisce la superficie in rapporto al vo-lume corporeo (ricordiamo che la sfera è la figura tridimensio-nale con il minimo rapporto tra superficie e volume) riducendo la perdita di calore verso l’ester-no. Il naso è piccolo (minore pericolo di congelamento) e così pure le narici, in modo che l’aria arrivi ai polmoni più len-tamente e abbia il tempo di es-sere umidificata e scaldata. Gli occhi sono protetti dal freddo grazie alle palpebre, che sono vere e proprie borse di grasso (che forniscono un isolamen-to termico eccellente) e lascia-no un’apertura molto sottile».

Spostandoci dall’Africa dove sono nati i nostri progenitori ci siamo via via adattati ai nuovi ambienti in cui ci siamo venuti a trovare, ma ci sono rimaste anche caratteristiche poco favorevoli.Il passaggio alla posizione eret-

ta, ci insegnano i paleoantropo-logi, è avvenuto in tempi relati-vamente brevi dal punto di vista evoluzionistico, pochi milioni di anni, e il nostro bacino non si è adeguato altrettanto rapida-mente. E questo è la ragione dell’alta mortalità perinatale, di madri e figli, maggiore nell’uo-mo che in qualunque altra gran-de scimmia. Ma anche la nostra schiena non ha fatto in tempo ad adattarsi ed ecco spiegati i nostri frequentissimi mal di schiena.

Daniela N.

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Il transistor composto da un solo atomo

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Raggiunto il limite della fisica! È un record in miniatura:

un gruppo di scienziati au-straliani ha prodotto il tran-sistor più piccolo al mondo.

È perfettamente funzionante, fatto con un solo atomo di fo-sforo posizionato con estrema precisione su una superficie di silicio. I transistor sono dei pic-coli dispositivi elettronici a se-miconduttore, dotati di tre o più terminali, in grado di amplificare la potenza di un segnale elettri-co. Sono componenti principali della microelettronica: tanto più è possibile sistemarne su una singola superficie, quanto più efficiente sarà un chip. Tuttavia, il team di fisici attorno a Mar-tin Fuechsle dell’università au-straliana del Nuovo Galles del Sud a Sydney, placa gli animi e ammette che ci vorranno anco-ra anni fino a quando la tecnica potrà essere messa in pratica. Secondo la «legge di Moore»,

l’enunciazione fatta dal cofonda-tore della società Intel, Gordon Moore, le prestazioni dei pro-cessori, e il numero dei relativi transistor sulla superficie di un singolo chip di computer, sono destinati a raddoppiare ogni 18 mesi. Altre volte sono stati indi-cati anche 24 mesi. Giusto per creare ancora di più confusio-ne, Moore aveva parlato in un primo momento addirittura di dodici mesi. Con il suo annun-cio del 1965 sosteneva però che la complessità dei circuiti sarebbe sostanzialmente dupli-cata in questo lasso di tempo. Secondo la sua previsione l’in-dustria dei chip avrebbe dovuto produrre per il 2020 transistor da singoli atomi. E poi basta. Il motivo? Per ragioni di fisi-

ca sarebbe stata raggiunta la miniaturizzazione massima. Questa volta, con la realizza-

zione del primo transistor fatto da un solo atomo, i ricercato-ri sono riusciti a superare ogni più rosea aspettativa. Con la loro pubblicazione sulla rivista

specializzata Nature Nanotech-nology il gruppo di scienzia-ti (del quale fanno parte an-che ricercatori provenienti da Corea del Sud e Stati Uniti) è in anticipo di alcuni anni sul-la cosiddetta legge di Moore. Per creare questo transistor in

miniatura, i ricercatori hanno im-piegato un microscopio a scan-sione a effetto tunnel (Stm), un super microscopio che permette il rilevamento di superfici a li-vello atomico. Grazie a questo strumento, col quale è possibi-le agire su elementi del mon-do dell’invisibile, hanno potuto osservare e manipolare atomi sulla superficie di un cristallo di silicio: in particolare, sono riu-sciti a individuare un gruppo di sei atomi di silicio e a rimpiaz-zare uno di questi con un atomo di fosforo. Il tutto è stato ese-guito con una precisione senza precedenti (pari a oltre mezzo milionesimo di millimetro) che potrà essere di grande aiuto nella produzione dei «mattoni» necessari alla costruzione dei potenti computer quantistici.

Secondo Michelle Simmons dell’università del Nuovo Galles del Sud (l’ateneo dove i ricer-catori hanno sviluppato l’inno-vativo transistor), esistevano già in passato transistor della dimensione di atomi. Tuttavia, questi sarebbero spesso stati

realizzati solo «in maniera ca-suale e accidentale», senza un esatto piano di costruzione, ha spiegato la dirigente del Centro per la computazione quantisti-ca. «Questo dispositivo è per-fetto», ha assicurato. «È la pri-ma volta in cui si è mostrata la possibilità di controllare un sin-golo atomo in un substrato con un tale livello di accuratezza».

I ricercatori vedono nella loro costruzione un passo importan-te sulla strada verso i compu-ter del futuro e nel campo della miniaturizzazione elettronica. I piccoli dispositivi, infatti, si in-serirebbero perfettamente nei computer quantistici, il sogno dei ricercatori di tutto il mondo.

Malgrado ciò, gli scienziati do-vranno ancora superare diversi ostacoli perché il nano transistor australiano possa essere effetti-vamente impiegato nei dispositi-vi commerciali. Il prototipo, per esempio, funziona solo a tempe-rature di -270 gradi Celsius, os-sia poco sopra lo zero assoluto.

Elmar B.

Transistor composto da un solo atomo,

visto al microscopio elettronico

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Quanto sono alte tutte le foreste dalla Terra?

Ora c’è una mappa ad alta risolu-zione che lo precisa con un dettaglio finora mai raggiunto. E al risultato ha contribuito lo scienziato italiano Alessandro Baccini. La nuova map-pa ha permesso di scoprire che l’al-tezza media delle piante è più ele-vata (anche di una decina di metri) rispetto a quanto ritenuto finora.

Da diversi anni gli scienziati cercano

di stimare l’altezza media delle fore-ste, ora ci sono riusciti con un lavoro iniziato nel 2005 utilizzando i dati rac-colti dal satellite Icesat della Nasa e che ha visto riuniti specialisti del Jet Propulsion Laboratory, dell’Univer-sità del Maryland e del Wood Hole Research Center, il centro più im-portante al mondo per gli studi fore-stali dove lavora lo stesso Baccini.

Sorvolando i polmoni verdi del no-stro pianeta un radar ottico installato sul veicolo spaziale effettuava 2,5 milioni di sondaggi lanciando raggi laser le cui riflessioni disegnavano a poco a poco la mappa con le altezze. In questo modo si è constatato che, come è noto in generale, la misura degli alberi diminuiva man mano che la latitudine aumentava e al contrario diventava sempre più elevata alla la-titudini più basse. Scoprendo, però, un’eccezione a questa regola.

Le foreste tropicali nel sud dell’Au-

stralia e della Nuova Zelanda, a una latitudine di 40 gradi sud, ospitano piante di eucalipto che sono tra le più alte conosciute arrivando anche a 90 metri. La mappa ha una riso-luzione di 500 metri e le misure di Icesat sono state arricchite con i dati messi insieme da diversi altri satelliti ambientali (Trmm e Terra in particolare ma anche dalla mis-sione Radar Topography condotta con lo shuttle). Infine, la certezza della valutazione è stata ottenuta effettuando confronti a terra in set-

PIANETA SPERANZA

Foreste più alte del previsto!del clima. Dell’intera quantità di CO2 liberata, la parte maggiore viene incamerata dall’atmosfera e un’al-tra parte dagli oceani, ma la quota delle foreste non era ancora defini-ta con esattezza. E questo aiuterà anche a capire meglio la biodiver-sità nelle varie zone della Terra.

Giovanni C.

tanta località nei cinque continenti. «È la prima volta», ribadisce Ales-

sandro Baccini, «che si studia la vegetazione sull’intero globo; pri-ma ci si concentrava su alcune aree, magari quelle più a rischio».

L’indagine è importante perché consente di calcolare con precisione un valore rimasto sempre incerto e riguardante la capacità di assorbi-mento della CO2. Il risultato è che la vegetazione assorbe 228 miliardi di tonnellate di carbonio, cioè una quantità più elevata del 21 per cento rispetto alle stime precedenti. Quin-di le foreste esercitano un ruolo più pesante nella complessa macchina

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L’altitudine alla quale si tro-vano le nuvole sta diminuendo circa l’uno per cento in me-dia, non molto ma sufficien-te a far scaturire l’interesse della comunità scientifica che studia i mutamenti climatici.

Lo rivela uno studio dell’Univer-sità di Auckland pubblicato sulla rivista scientifica Geophysical Research Letters basato sui dati ottenuti in un periodo di dieci anni dallo spettroradiometro multian-golo Misr che si trova a bordo del satellite Terra della Nasa.L’altezza media delle nuvo-

le è quindi calata in un decen-nio (2000/2010) di 30-40 me-tri e la maggior parte del calo è dovuta al minor numero di nuvole alle altitudini più eleva-te. Secondo Roger Davies, che ha guidato il gruppo di ricerca, anche se è ancora presto per trarre conclusioni definitive, il calo è indice che qualcosa di importante sta avvenendo.Secondo gli esperti, la mino-

re altezza delle nubi può pro-vocare un raffreddamento del pianeta in quanto la Terra in questo modo può dissipare un

Nuvole a quote più basse!tasso maggiore di radiazione solare, effetto che contraste-rebbe quindi il presunto riscal-damento globale. In pratica si tratterebbe di un meccanismo di feedback negativo: il perio-do interglaciale (in cui ci trovia-mo oggi, e che è caratterizzato da un clima più mite e caldo) provocherebbe una diminuzio-ne dell’altezza delle nuvole, la quale causa un raffreddamento che contrasta (forse il segnale che il periodo interglaciale è a termine, e potrebbe in futuro verificarsi la VI° Era Glaciale, ma questa è solo un’ipotesi).Davies ammette che al mo-

mento non è possibile stabilire una causa esatta per la diminu-zione dell’altezza delle nuvole riscontrata dai dati satellitari, ma il maggiore sospettato è l’alterazione della circolazione atmosferica dovuta appunto al periodo interglaciale e quin-di di riscaldamento globale.

La scoperta degli scienziati ne-ozelandesi può avere importanti implicazioni sui modelli climati-ci a lunga scadenza, in quanto l’altezza alla quale si trovano

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le nuvole è uno dei parame-tri fondamentali per effettuare previsioni accurate, ma è anche uno dei dati finora più difficili da quantificare in modo esatto.

Luisa Rossida Redazione Online

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Due anni dopo l’esplosione della Deepwater Horizon

La Deepwater Horizon era un piattaforma semisommergibi-le di perforazione di proprietà della Transocean, una società di servizi per il mondo petrolifero, sotto contratto con la compa-gnia inglese British Petroleum.

Il 20 aprile 2010 durante le fasi finali di realizzazione di un pozzo nelle acque profonde del Golfo del Messico si è verifica-ta un’esplosione che ha provo-cato un incendio ed innescato un’immensa fuoruscita di idro-carburi dal fondale marino, che ha portato a gravissime con-seguenze ambientali nel Golfo

del Messico, particolarmente per le coste della Louisiana.In seguito all’esplosione,

115 dei 126 uomini a bor-do sono riusciti ad evacua-re l’impianto (17 di loro han-no riportato ferite) mentre 11 (contati come dispersi e mai più ritrovati) sono deceduti.Nonostante gli sforzi profu-

si dei soccorritori per spegnere l’incendio, è risultato impossi-bile domare le fiamme e il 22 aprile 2010 la struttura della Deepwater Horizon è collassata mentre una seconda esplosione ne ha causato l’affondamen-to. La piattaforma giace ora a

circa 400 metri di profondità.L’impatto ambientale è molto

grave, oltre 1.500 km di coste rovinate e tra 500 e 700 mila ton-nellate di petrolio finito in mare. Ci auguriamo che in futuro si

possa stare molto più attenti!

Francesco Voce

Page 16: ARTEMISIA N°4 marzo aprile 2012

Giappone 11 marzo 2011, nella regione di Tōhoku in se-guito al terremoto e mare-moto, nella centrale nucleare di Fukushima Dai-ichi, si ve-rificarono quattro incidenti.

Non è possibile stabilire con esattezza quanto l’impianto nu-cleare sia stato danneggiato dal terremoto e quanto dal succes-sivo tsunami, anche se allo sta-to attuale sembra che il danno maggiore sia stato provocato proprio da quest’ultimo: l’ac-qua dell’onda anomala avrebbe messo fuori uso i sistemi elet-trici che governano i sistemi di raffreddamento dei reattori del-la centrale innescando così la crisi e la successione di eventi occorsi. A causa dell’aumento di temperatura delle barre d’ura-nio rimaste scoperte d’acqua il rivestimento esterno in lega metallica “Zircaloy” reagì con l’acqua a temperatura di circa 1200 °C ossidandosi e liberan-do idrogeno. Questo a contatto con l’ossigeno atmosferico e in proporzioni opportune formò una miscela tonante (esplo-siva) altamente esplosiva. Nell’edificio esterno dell’unità

1 l’esplosione avvenne in segui-to al rilascio controllato del gas/vapore contenuto nel reattore in concomitanza con una forte scossa di assestamento. Il rila-scio era autorizzato dalle auto-rità giapponesi e previsto dal-le procedure d’emergenza per consentire d’iniettare acqua, altrimenti non possibile per la contropressione dovuta sia al vapore che all’idrogeno accumu-latosi all’interno del reattore.

Il 21 marzo 2011, l’Organiz-zazione Mondiale della Sanità dichierò che “le radiazioni pro-vocate dal disastrato impianto nucleare di Fukushima ed entra-te nella catena alimentare sono più gravi di quanto finora si fosse pensato” e che l’effetto dell’inci-dente “è molto più grave di quan-to chiunque avesse immagina-

Fukushima, un anno dopoP

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5.314 feriti e 4.647 i dispersi.Dopo un anno ‘’La situazione

e’ molto diversa rispetto a un anno fa, ora e’ piuttosto stabi-le’’, è ciò che ha affermato Ta-keshi Takahashi, manager della Tepco a capo della disastrata centrale di Fukushima, incon-trando nel bunker antisismico dell’impianto un pool di media stranieri, tra cui l’ANSA, prima testata italiana a visitare il sito.Sul mantenimento dell’im-

pianto, duramente colpito dal sisma/tsunami dell’11 marzo 2011, nello stato di ‘arresto a freddo’, come dichiarato lo scor-so dicembre dal governo nip-ponico, Takahashi ha ammesso che “non è possibile dire che se le nostre attuali apparecchiatu-re sono al riparo da rischi”. L’in-cognita principale resta quella dell’evento catastrofale, “come terremoto e maremoto”, mentre il livello di attenzione, per altro verso, non deve mai diminuire.

Speriamo in cuor nostro che questo sia l’ultimo incidente nu-cleare, e che si inizi seriamen-te a eliminare questa tipologia energetica.

Francesco Voce

to all’inizio, quando si pensava che si trattasse di un problema limitato a 20-30 chilometri”.

Il 22 marzo 2011, la TEPCO (la compagnia elettrica del Giap-pone proprietaria dell’impianto nucleare) comunicò la presenza di iodio, cesio e cobalto nell’ac-qua di mare nei pressi del cana-le di scarico dei reattori 1, 2, 3 e 4. In particolare, si sono rive-lati livelli di iodio-131 di 126,7 volte più alti del limite consen-tito, livelli di cesio-134 di 24,8 volte superiori, quelli del cesio-137 di 16,5 volte e quantitativi non trascurabili di cobalto-58.Nei giorni successivi i livelli di ra-

dioattività in mare superarono gli oltre 4400 volte i limiti ammessi.Le persone contaminate dal-

le radiazioni dovute al disastro risultano essere ufficialmen-te circa una trentina (di cui la maggior parte sono persone che lavoravano presso la cen-trale o che hanno prestato soc-corso durante l’emergenza), gli sfollati (evacuati dai paesi limitrofi per salvarsi dalle ra-diazioni) risultano essere sta-ti circa 170000 per un’area di circa 20 Km, i morti dovuti alle radiazioni e allo stesso inciden-te (tutti lavoratori) furono 2.I morti dovuti invece al terremo-

to furono 15.703 morti accertati,

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Finora solo quattro paesi sono realmente pronti a importare legname provvisto di licenza, ai sensi del regolamento FLEGT (Forest Law Enforcement, Go-vernance and Trade) regola-mento entrato in vigore nel 2005. E ben nove paesi non hanno ancora messo in atto nessuna delle misure necessarie di applicazione del regolamento UE per il controllo del commer-cio del legname, che dovrebbe essere puntualmente imple-mentato dal 3 Marzo 2013.

L’indagine del WWF con-dotta in tutti i Paesi inte-ressasti ha rilevato come i migliori risultati siano rispetti-vamente quelli della Germania, Paesi Bassi e Regno Unito men-tre l’Italia è all’ultimo posto.Dall’analisi emerge inoltre che

solo sette paesi stanno com-piendo buoni progressi nel ga-rantire che tutte le istituzioni pubbliche acquistino solo legna-me legale e sostenibile. Ben 11 paesi non hanno ancora tale politica in atto, avendo ancora legname illegale nelle loro cate-ne di fornitura, e il monitorag-gio della qualità di esecuzione è molto debole. Eppure l’idea di utilizzare la politica degli ap-palti pubblici per stimolare la domanda di legname prodotto in modo sostenibile e di origine legale nasce dal vertice di Rio

L’Europa non protegge le foreste!nel 1992 e dall’Iniziativa Agen-da 21, ma da allora sono pochi i progressi realmente avvenuti .

“E’ impressionate vedere come l’Italia, che è uno dei maggio-ri mercati europei di legname e di suoi derivati, non sia riusci-ta a definire ed a promuovere una puntuale politica di gestio-ne della materia” dichiara Roc-co Responsabile del Programma TRAFFIC, Specie e Foreste del WWF Italia “Le istituzioni non sono neppure riuscite ad identi-ficare l’Autorità delegata a gesti-re la materia e negli scorsi mesi la EU ci ha sollecitato affare ciò con lettera scritta. La mancanza di una Autorità FLEGT e di una corretta applicazione delle nor-me oltre che rendere il nostro mercato ancora più insostenibile e responsabile della distruzione delle foreste del pianeta, rischia di compromettere anche il man-tenimento e lo sviluppo di un intero settore produttivo del no-stro paese, da quello del mobile alle cucine alla carta stampata, che vale svariati miliardi e im-piega centinaia di miglia di ad-detti ” continua Rocco “inoltre la mancata definizione di autorità e politiche rischia anche di fare scattare una nuova procedura di infrazione nei nostri confronti e in questo momento tutto ciò sa-rebbe ancora più paradossale”.

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Una delle azioni di punta da parte dell’UE, che sta lavoran-do con i paesi tropicali, è quella di stipulare accordi volontari di partenariato (VPA) che permet-teranno al legname concesso in licenza da questi paesi di en-trare nell’Unione Europea, sia ai sensi del regolamento FLEGT e del regolamento UE del le-gname. Solo sei Stati membri dell’UE sono attualmente im-pegnati attivamente in questo e l’Italia non è uno di questi.

A meno che i governi dell’UE non facciano responsabilmente di più nei prossimi mesi i pro-dotti in legno venduti in tutta l’UE saranno ancora responsa-bili della deforestazione e i no-stri mercati rappresenteranno una minaccia seria per le ultime foreste tropicali del pianeta.

Arved, da WWF

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Earth Hour 2012Il 31 marzo 2012 dalle 20:30

alle 21.30 si ripeterà, per il se-sto anno consecutivo l’evento globale dell’Earth Hour, ses-santa minuti di buio per edifici pubblici e privati, monumenti e sedi aziendali, a simboleggiare l’impegno di istituzioni, aziende e cittadini per il risparmio ener-getico e la tutela del Pianeta.

L’evento nel 2011 ha coinvolto 135 paesi, quasi 1,8 miliardi di persone ed oltre 2000 aziende.

sibilizzandoli e rendendoli mag-giormente consapevoli sulle tematiche della sostenibilità, grazie agli strumenti di comu-nicazione interna, oppure or-ganizzare seminari e workshop insieme agli esperti del WWF.Mettere a disposizione dei di-

pendenti il calcolatore dell’im-pronta di carbonio collegata alla vita lavorativa, così da aiutarli a ridurre i loro impatti. Il calco-latore è stato creato dal WWF in collaborazione con l’Univer-

Con l’edizione dello scorso anno il WWF ha lanciato una nuova sfida: coinvolgere istitu-zioni, cittadini e aziende ad an-dare “oltre l’ora”, impegnandosi in azioni concrete e continua-tive per la tutela del Pianeta.

Anche le aziende possono par-tecipare ad Earth Hour 2012!Se sei un’azienda ecco tut-

ti i modi per partecipare:Coinvolgere i dipendenti

nell’ambito dell’iniziativa, sen-

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I Vulcanelli di MacalubeUn luogo veramente sugge-

stivo dove la natura offre uno spettacolo inconsueto.

Ci troviamo in Sicilia, nella pro-vincia di Agrigento, a pochi chi-lometri da Aragona in contrada Macalube, dove si possono os-servare delle piccole eruzioni di fango bianco salmastro.

Sono le Macalube di Aragona, delle sorgenti idroargillose che da molti secoli suscitano la cu-riosità e alimentano la fantasia popolare. Si trovano in un pic-colo altipiano, formatosi sicura-mente nel corso degli anni per la continua fuoriuscita d’argilla dal sottosuolo. L’altopiano appare come una

landa brulla, circolare, estesa

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sità della Tuscia ed è in grado di calcolare l’impronta di CO2 del singolo dipendente, pren-dendo in considerazione alcune variabili come la frequenza e i mezzi usati per i viaggi azien-dali, le modalità di spostamen-to casa/ufficio, l’utilizzo del computer e dell’illuminazione.Spegnere simbolicamente le

luci di headquarter, insegne e store per un’ora dalle 20.30 alle 21.30 del 31 Marzo 2012.

Inoltre, con l’aiuto del WWF, potrai organizzare delle iniziati-ve speciali personalizzate per la tua azienda.

Per saperne di più, o per co-municarci la tua volontà di ade-rire ad Earth Hour, scrivi a: [email protected]

Chiara,da WWF

per circa un ettaro, ricoperta da una coltre di marne cineree e crepe più o meno profonde. Di particolare suggestione è lo spettacolo notturno delle Maca-lube, perché il metano che da esse fuoriesce è facilmente in-fiammabile e si trasforma in lin-gue di fuoco dando al paese un aspetto infernale.

I vulcanelli sono distribuiti senza un ordine preciso e i rivo-li di fanghiglia argillosa che da essi fuori escono, si depositano lentamente intorno formando piccoli coni di fango che si in-grandiscono fino a quando la forza eruttiva non riesce più a mandar fuori il materiale liquido dal sottosuolo. A questo punto il processo riprende in un altro

punto. I coni si formano e sva-niscono in continuazione. Durante la manifestazioni erut-

tive, masse di terra vengono scagliate violentemente a tren-ta, quaranta metri di altezza e una grande quantità di argilla fuoriesce dalle Maccalube come se si trattasse del cratere di un vulcano.

Sabrina Lombardini

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Canonica di San Bruzio,

Magliano in Tosca-na, prov. di Grosseto, Toscana

Parco Archeologico di Vulci, prov. Viterbo,

Lazio

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PERCORSI NATURALI

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Monumento sepolcrale,

Civitella Cesi,

prov. Viter-bo, Lazio

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Parco Archeologico di Vulci, prov. Viterbo,

Lazio

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ZAParco dell’Uccellina, prov. di

Grosseto,Toscana

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In Italia il 25% dei bambini ha problemi di allergia. Vent’anni fa ne soffriva solo il 7%.

«Lo stile di vita occidentale fa aumentare le allergie, — spiega Walter Canonica, direttore della Clinica pneumologica dell’Uni-versità di Genova — per una serie di ragioni». Non si può, cioè, dare la colpa a un singolo fattore, che si tratti dell’inqui-namento o delle migliori condi-zioni igieniche, ma piuttosto a un insieme di elementi: entra-no per esempio in gioco anche i mutamenti dei profili familiari. «Le famiglie dei laureati hanno più figli allergici, quelle meno numerose anche (i figli succes-sivi al primo sono più protetti)» puntualizza Alessandro Fiocchi, direttore del reparto di Pediatria dell’Ospedale Macedonio Mel-loni di Milano. «C’è anche una relazione fra reddito procapite di un Paese e allergie — pro-segue l’esperto —. In Albania sono molto meno frequenti che da noi, ma quando gli albanesi vengono qui le sviluppano. Un dato che sottolinea come i fat-tori ambientali giochino un ruo-lo importante». L’insieme di questi fattori agi-

rebbe favorendo in qualche modo un cambiamento del no-stro sistema immunitario, che sarebbe spinto a rispondere in modo anomalo a stimoli «inno-centi». È grazie alla migliore co-noscenza dei fattori coinvolti e, soprattutto, dei meccanismi che ne sono alla base, che gli esperti stanno mettendo a punto nuove strategie per cercare di preve-nire le allergie. Alcune strategie sono ormai consolidate: è certo che bisogna smettere di fumare durante la gravidanza ed evita-re di esporre i neonati al fumo,

NATURA & BENESSERE

L’allergia si previene prima di nascere!che è importante l’allattamento al seno per almeno sei mesi e che l’introduzione di alimenti solidi dovrebbe avvenire a par-tire dai 4-6 mesi di vita. Ma vengono esplorate altre

strade: per esempio, sono stati studiati i fattori alimentari che nel corso della gravidanza pos-sono diminuire il rischio di avere un figlio allergico. Fra questi, la dieta mediterranea viene consi-derata in generale protettiva. Un ruolo favorevole sarebbe svolto da acidi grassi polinsaturi, mi-cronutrienti e vitamine, in par-ticolare la D, la C e la E. Anche l’esposizione all’inquinamento ambientale durante la gesta-zione potrebbe rappresentare un fattore negativo, così come l’uso di alcuni farmaci (antiaci-di, paracetamolo, antibiotici) e lo stress della futura mamma. Grazie alle migliori conoscenze

dei meccanismi che interven-gono facendo virare la risposta dell’organismo verso le allergie, si sta cercando il modo di pre-venirne l’insorgenza, modulan-do la risposta immunitaria, in pratica favorendo uno sviluppo equilibrato del sistema immuni-tario, evitando così un suo sbi-lanciamento verso la risposta allergica. «Le nuove conoscenze sull’im-

munità innata spiegano perché alcuni farmaci, come gli immu-nomodulatori batterici, possano funzionare — chiarisce Fiocchi —. Ci sono dati sull’intervento con queste molecole nel tratta-mento dell’asma e nuove indi-cazioni vengono da uno studio condotto a Berlino sulla preven-zione delle allergie». Un ulterio-re mezzo con cui si sta cercando di prevenire lo sviluppo delle al-lergie è rappresentato dai pro-biotici. «In uno studio condotto su bambini la somministrazione

di probiotici si è dimostrata ef-ficace nel ridurre la percentuale di eczema, ma non quella di al-lergie alimentari — precisa Ales-sandro Fiocchi —. Funzionereb-bero attraverso un meccanismo antinfiammatorio: il probiotico agisce su particolari recettori, specie di serrature dell’immu-nità naturale, ri-orientando lo sviluppo dell’immunità verso la produzione di anticorpi corret-ti». Si trattano, comunque, di osservazioni che si stanno ac-cumulando, ma almeno per il momento, non consentono an-cora di trarre conclusioni defi-nitive. «L’unico intervento con documentazione scientifica con-sistente — puntualizza l’esperto — è il ricorso alle “formule” ipo-allergeniche, a base di idrolisati delle proteine del latte, che ri-ducono le probabilità del bambi-no di diventare allergico al latte, ma non ad altri alimenti».

Franco M.

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«È deprimente», per dirla con le parole di Lejf Inge Tjelta, co-ordinatore di un’ampia ricerca norvegese che ha messo a con-fronto le performance atletiche sui 3.000 metri di migliaia di ragazzini nell’arco di 40 anni, scoprendo che le prestazioni dal 1969 al 2009 sono calate di cir-ca il dieci per cento. Perché oggi i bambini si muovono poco, e quindi anche nello sport hanno subito il «fiatone».

Tjetla ha analizzato i registri degli insegnanti di educazione fisica dei decenni scorsi, relativi a circa 5000 bambini della cit-tadina norvegese di Stavanger. I dati sono peggio di quanto si aspettava: fino al 1980 la resi-stenza e la velocità dei piccoli è rimasta più o meno stabile, ma a partire dagli anni 90 c’è stato un crollo verticale e oggi i ra-gazzini di dieci anni impiegano in media 1’20” in più per correre i 3.000 metri, le ragazzine uno in più, pari a un peggioramen-to delle performance rispettiva-mente del 10 e del 6 per cento. Fra i bambini più mediocri il calo delle capacità atletiche è stato ancora più drastico ma pure i migliori di oggi, rispetto ai più atletici di ieri, sono in condizio-

Bambini “imbranati” nello sport!

ni fisiche peggiori e registrano tempi maggiori.

La colpa è tutta della sedenta-rietà, che nel volgere di pochi anni ha cambiato completamen-te lo stile di vita e la forma fisica dei bambini. «Fino agli anni 90 nel loro tem-

po libero i bimbi uscivano a gio-care, perfino qua in Norvegia – osserva Tjetla –. Ora stanno di fronte al computer, soprattutto i maschi: questo spiega anche perché i risultati sono peggiorati di più proprio nel sesso maschi-le». I ricercatori norvegesi pun-

tano il dito sulla scarsa impor-tanza data all’educazione fisica nei programmi scolastici: «Ogni giorno ci dovrebbe essere un’ora di educazione motoria, fin dal-

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la scuola dell’infanzia. In molte scuole peraltro il poco tempo dedicato alla ginnastica sfuma senza che si faccia davvero mo-vimento, perdendo un enorme potenziale educativo – sottoli-nea l’esperto -. Bisognerebbe investire di più in insegnanti qualificati, in grado di coinvol-gere i bambini in attività diver-tenti, e incoraggiare soprattutto coloro che non fanno sport dopo la scuola. Anche perché se si è molto attivi da piccoli poi è più probabile mantenersi in eser-cizio e continuare a praticare sport da adulti, combattendo così sovrappeso e obesità. Per sconfiggere la sedentarietà

nei bambini è anche opportuno ridurre l’uso dell’auto. Oggi prendiamo la macchina

anche per percorrere meno di 3 chilometri, per cui c’è spazio per cambiare cattive abitudini: per far capire ai ragazzi che l’attivi-tà fisica è importante basta ad esempio andare in giro in bici-cletta per il quartiere piuttosto che salire in auto. Dobbiamo insegnare ai nostri

figli il piacere di mantenersi in forma attraverso il movimen-to», conclude Tjelta.

Elena M.

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Chi va spedito va sano e lontanoIl passo deciso e spedito, la fa-

coltà di stringere con forza un oggetto nelle mani, sono se-gnali importanti per verificare lo stato di salute delle persone più anziane e potrebbero decretare, già dalla mezza età, lo sviluppo futuro di malattie degenerative della memoria ma anche il ri-schio di infarti.

Una ricerca americana spiega infatti come già nel corso di tut-ta l’età adulta, il rallentamento del passo possa segnalare una propensione della persona a sof-frire, in vecchiaia, di problemi a cuore e cervello. Fino a decre-

controlli periodici lo stato di sa-lute. In particolare, facendo at-tenzione alle reazioni fisiche e ai comportamenti tipici dell’invec-chiamento. Per esempio, controllando il

tipo di camminata e la sua ve-locità, per capire se questa era diminuita o meno negli anni. Ma anche verificando il livello del-la muscolatura, mettendo alla prova i pazienti davanti a un oggetto da stringere con forza nel pugno. Oltre alle prove fi-siche, le stesse persone sono state sottoposte a verifiche del-le loro condizioni di salute, con controllo del cuore e test della

tare che chi cammina più velo-ce, finisce per vivere più sano a lungo, sfatando il proverbio che dice «chi va piano va sano e va lontano».

Per arrivare ai risultati, i ricer-catori del Boston Medical Cen-ter hanno monitorato la salute di 2.400 persone con età media intorno ai 62 anni nel tempo, studiandone malattie e misu-randone i riflessi per 11 anni. Tutti, alla partenza, non se-

gnalavano alcun problema me-dico particolare. In questi anni, il centro medico del Massachu-setts ne avrebbe verificato con

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memoria. Negli undici anni analizzati, in-

tanto solo 79 persone su 2400 avevano sofferto di un infarto o di problemi neurologici gravi. Più in generale invece, come

raccontano i primi risultati di una lunga serie che verrà pre-sentata ad aprile nel corso di un congresso medico, chi ha rallen-tato il passo mostrava una me-moria meno attiva. Nello specifico, il rischio di sof-

frire di malattie neurogenera-tive o di una qualche forma di demenza (dal morbo di Parkin-son a patologie meno comuni) era di 1,5 volte più alto tra quel-li che avevano rallentato i ritmi della loro camminata rispetto a chi, seppur invecchiando, aveva mantenuto un passo spedito.

E questa falcata più lenta è stata collegata anche a risultati scadenti nei test di memoria e di linguaggio e nella velocità del prendere decisioni anche sem-plici. Tra gli over 65 poi, chi mostra

una maggiore o uguale poten-za e forza nelle mani sarebbe esposto a un rischio minore del 42 per cento nel soffrire di ischemie transitorie o infarti.

Eva

I dolci ci consolano, ma se son troppi peggiorano l’umore!

Che spesso si mangi per “con-solarsi”, e vi sia spesso uno stretto legame fra cibo, è risa-puto. La novità sta nella domanda

che si sono posti alcuni ricerca-tori della Penn State Universi-ty (USA), in uno studio appena pubblicato on line su Appetite: “è più l’umore ad influenzare la scelta del cibo o il cibo ad in-fluenzare l’umore?”

Per rispondere a questo dubbio i ricercatori hanno chiesto a una quarantina di studenti universi-

tari di tenere, per una settimana, un dettagliato diario alimentare nel quale, accanto all’elenco dei cibi mangiati, dovevano riporta-re gli stati d’animo. Esaminando i questionari, i ricercatori hanno visto che quanto maggiore era il consumo di calorie, grassi sa-turi e sale, tanto peggiore era l’umore. Dal momento che gli stes-

si ricercatori sottolineano che si tratta di risultati preliminari, questo studio, più che dare una risposta, solleva una questione: se gli snack salati o gli alimenti ricchi di grassi e di calorie, che qui sono risultati associati con un peggioramento dell’umo-re, sono proprio i cibi nei quali spesso cerchiamo conforto per “tirarci su”, la “cura” non sarà peggiore del male? «Nel complesso, e non anco-

ra del tutto definito, legame fra umore-stress e cibo — com-menta Daniela Lucini, specializ-zata in psicologia clinica e pro-fessore associato dell’Università degli Studi di Milano — sembra plausibile che il consumo di cer-ti alimenti ricchi in grassi, calo-rie, sale, e aggiungerei anche

zuccheri, possano contribuire a peggiorare la situazione. Se da un lato, infatti, ci sono eviden-ze scientifiche che ci aiutano a comprendere l’attrazione eser-citata da questi cibi, dall’altro vanno anche considerate le con-seguenze che possono derivare da un loro eccessivo consumo. Una delle ragioni che può spin-gerci a desiderare cibi ricchi di zuccheri e grassi sta nel fatto che aumentano il rilascio di do-pamina, un neurotrasmettitore che attiva le vie della la gratifi-cazione. Si tratta comunque di un sollievo temporaneo al quale facilmente consegue un peggio-ramento dell’umore, non fosse altro per il senso di colpa che può insorgere dopo aver ecce-duto con alimenti che sappiamo di dover limitare. E le donne, che solitamente scaricano di più sul cibo le loro insoddisfazioni e sono anche più attente al peso degli uomini, sono anche le più sensibili ai sensi di colpa». Questo è l’effetto “immediato”

che si ha quando si esagera con grassi e zuccheri, ma, nel tem-po, come può svilupparsi il lega-me cibo-stress-cibo? «Lo stress

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Tisana contro l’AnsiaL’Ansia è un particolare stato ner-

voso che può provocare depressio-ne e paura.

Qui di seguito presentiamo tre tipi di tisane che possono darci un aiuto a combattere questo stato nervoso.

1- Tisana: in una tazza d’acqua bollente, la-

sciare in infusione per 5 minuti un cucchiaio della miscela delle se-guenti erbe:

Biancospino fiori gr.20Arancio fiori gr.20Tiglio fiori gr.20

Filtrare e dolcificare con miele. Bere una tazzina al mattino, una

al pomeriggio e alla sera prima del sonno.

Fare un ciclo di 3 settimane.

2- Tisana:In una tazza di acqua bollente met-

tete in infusione per 4 min. una mi-scela delle erbe:

Arancio 2 - 4 spicchiTiglio gr.10Menta gr.10Rosmarino gr.20Santoreggia gr.20

Filtrate e dolcificate con miele di acacia e berne 2 tazze al giorno lon-tano dai pasti. Fare 2 cicli di 20 gior-ni con 4 di riposo.

3- Tisana:In una tazza di acqua bollente met-

tete in infusione per 4 min. una mi-scela delle erbe:

Arancio 2 - 4 spicchiTiglio gr.10Biancospino gr.10Cerfoglio gr.10

Filtrate e bere dolcificate con miele di acacia e berne 2 tazze al giorno lontano dai pasti. Fare 2 cicli di 20 giorni con 4 di riposo.

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Ecronico — risponde Lucini — è associato a uno stile di vita poco salutare e, di conseguenza, a un maggior rischio cardiovascola-re, come abbiamo visto anche noi in uno studio su un migliaio di italiani, recentemente pub-blicato dal Journal of Medical Internet Research. Se lo stress è un compagno di vita abitua-le, non si ha difatti nè tempo nè voglia di preparare cibi salutari e si preferiscono quelli saporiti ricchi di grassi e zuccheri. Non solo. Lo stress può infatti in-durre modificazioni dirette sul nostro organismo, per esempio alterazioni del sistema nervoso autonomo (il “pilota automati-co” che regola la funzione degli organi), maggior produzione di cortisolo (uno degli ormoni dello stress) e modificazioni del con-trollo immunologico».

Ancora riguardo alle donne e al controllo del peso, un altro spunto di riflessione arriva da uno studio condotto da ricerca-

tori dell’Università del Minneso-ta e della California e pubblicato da Psychosomatic Medicine. La ricerca è stata condotta su

121 donne, divise in 4 gruppi e sottoposte, per tre settimane, a diversi tipi di approccio die-tetico: il primo gruppo doveva annotare tutti i cibi assunti e se-guire una dieta rigida da 1200 kcal al giorno, il secondo doveva solo tenere un diario alimentare e poteva mangiare liberamente, il terzo doveva seguire la dieta da 1200 kcal senza trascrivere gli alimenti assunti e il quarto non doveva né seguire la die-ta né tenere un diario. Ebbene, la puntuale trascrizione dei cibi assunti per tutto il periodo del-lo studio aumentava lo stress percepito, mentre la rigida re-strizione calorica ottenuta in questo modo aumentava i livelli di cortisolo (ormone maggior-mente prodotto in condizioni di stress). In sintesi, una dieta troppo rigi-

da può essere essa stessa fonte

di stress, ma lo stress favorisce la ricerca di certi cibi, rendendo quindi sempre più difficile se-guire la dieta.

E allora, che cosa si può fare? «Se è indubbio che limitare i cibi ricchi di grassi e zuccheri è fondamentale per la salute, — risponde Lucini — è altrettanto importante la metodologia im-piegata per raggiungere questo obiettivo. Conviene imparare a mangiare e a gratificarsi in modo salutare, fare regolare at-tività fisica aerobica, praticare tecniche di rilassamento, inve-ce che sottoporsi ad imposizioni alimentari strettissime che non potranno mai essere seguite per lungo tempo e che fanno rischia-re di veder peggiorare l’umore»

Carla F.

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Il Celtismo o Druidismo è un movimento religioso neopaga-no ricostruzionistico che appare verso la fine del XIX secolo ma emerge con forza solo negli anni Settanta del XX secolo.

Il termine Druidismo, un tem-po utilizzato come alternativa allo stesso Celtismo, è oggi uti-lizzato solo per indicare la spe-cifica tradizione eclettica interna al Celtismo. Questo sostanzial-mente per il fatto che mentre nelle altre denominazioni la de-finizione di Druido viene attri-buita ai soli ordini sacerdotali, i druidisti utilizzano il termine in senso universalistico per indi-care sia il clero che gli aderenti alla religione stessa, in alterna-tiva dunque all’etichetta di dru-idista.

Tendenzialmente il Celtismo ri-prende l’antica religione celtica, praticata nelle antiche zone geo-grafiche della Gallia, dell’Irlanda e della Britannia prima che so-praggiungesse il Cristianesimo. Si tratta di un sistema religioso panteistico, animistico e politei-stico, la cui teologia si distingue in base alle correnti principali nelle quali è suddiviso. Con l’emersione e diffusione di

gruppi misterici tra gli anni Set-tanta e Ottanta del XX secolo il Celtismo è stato influenzato e ha influenzato a sua volta le fi-losofie New Age e la Wicca, la quale ha inciso particolarmente sulla dottrina druidista, uno dei rami celtisti. Tra i primi gruppi pochi erano

quelli di orientamento pretta-mente celtico. Solo molto di re-cente le religioni celtiste hanno subito una progressiva sistema-tizzazione e istituzionalizzazione e il processo è ancora in corso.Il termine Celtismo, derivato

dal nome del popolo dei Celti,

DOSSIERCeltismo / Druidismo

membri della Congregazione del Druido. Questa si discosta dalle altre in quanto, pur mantenen-do una concezione panteistica, ingloba anche una visione pa-rallelamente monistica e duali-stica, simile a quella wiccan.

DOTTRINATrattandosi di una religione

neopagana di metodo prima-riamente ricostruzionistico, le varie denominazioni del Celti-smo tendono a mantenersi il più possibile attinenti all’eventuale basamento antico-storico dei popoli celti. Va rimarcato però che il ricostruzionismo celtista è tuttavia molto blando, data la scarsità di fonti di cui dispone per operare una ricostruzione pura. Ai gruppi che si defini-scono maggiormente ortodossi o ortoprattici si alternano per questi motivi nette maggioran-ze orientate all’eclettismo.Il Celtismo rimane però in so-

stanza una religione sostanzial-mente animistica e panteistica, mantenendosi nel solco di quel-la che doveva essere l’antica re-ligione pagana celtica. L’animismo sfocia in mol-

ti ambienti nel politeismo, con la raffigurazione delle divinità attribuendo a queste aspet-to umanoide. Le raffigurazioni sono tuttavia solo simboli, dato che le divinità vengono con-cepite come forze cosmiche e identificate con i meccanismi più sottili che danno origine alla base dei processi della natura. Ossia le divinità danno una for-ma all’energia che sta alla base dell’universo.L’energia che pervade e costi-

tuisce tutte le cose è considera-ta divina Da ciò scaturisce una visione della natura come essa stessa sacra. È in questa con-cezione che risiede il panteismo della teologia celtista.

è attualmente il più utilizzato come termine ed indica l’intero movimento di ricostruzione del culto nelle sue sfumature cultu-rali e spirituali.

La religione celtista è suddivi-sa in tre branche principali che si distinguono a seconda di dif-ferenti aspetti, in primo luogo il sistema teologico e cosmolo-gico, ma anche l’intera visione del mondo e il rapporto con la società. La corrente più ortodossa e

strettamente legata ai metodi del ricostruzionismo è la Se-nistrognata (termine che let-teralmente significa “antica tradizione” in protoceltico). La tradizione senistrognatana si è impostata con la fondazione dell’Associazione Imbas, sebbe-ne di gruppi ricostruzionisti ne siano presenti in molte delle co-munità celtiste diffuse nell’Euro-pa nordoccidentale e in America settentrionale.In opposizione alla corren-

te ricostruzionistica del culto è presente il Druidismo, la cui formazione è andata sviluppan-dosi nel corso dei secoli dalla fondazione dell’Antico Ordine dei Druidi nel 1781 allo sviluppo moderno. Nonostante sia consi-derata la branca più antica del Celtismo, il Druidismo è proprio la tradizione che più tende ad impostarsi seguendo un orien-tamento eclettico. La religione druidista non pretende infatti di ricostruire una religiosità iden-tica al paganesimo celtico del passato ma, al contrario, opta per la formazione di una reli-gione a tutti gli effetti nuova, solamente ispirata alle antiche tradizioni.La terza tradizione è quella kel-

triana, separatasi da quella dru-idista nel 1985, quando venne ufficialmente sistematizzata dai

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Quella descritta è la visione ortodossa, ovvero accomunan-te tutte le varianti riconducibili alla tradizione senistrognatana. Il Druidismo e il Keltrianesimo si discostano apertamente da questa visione, abbracciando una teologia e cosmologia che mantiene sì il panteismo ma in-globa anche la visione paralle-lamente monistica e dualistica tipica della Wicca. La corrente druidista e quella

keltriana del Celtismo ricono-scono un’unica fonte genitrice dell’energia, l’Uno (il Tutto), intesa come identificazione fra il Dio cosmico e l’energia che promana dall’Universo. In modo analogo nella religione wiccan (la quale è in alcune sue cor-renti anche monistica) l’Uno si manifesta nei due poli opposti e complementari che danno ori-gine a tutte le cose: il Dio e la Dea. Il sistema cosmologico del Cel-

si, ovvero quello della ricerca continua e della comprensione delle cose e del mondo. I Tre Reami sono spesso con-

cepiti come interconnessi da un albero cosmico, elemento che accomuna la cosmologia celtista a quella dell’Etenismo. L’albero mistico è, come nella visione etena, un’ulteriore simbolizza-zione dello spirito divino univer-sale che sta alla base di tutto l’esistente.

L’essere umano non è visto dal celtista come entità separata dal mondo, ma come parte in-tegrante di esso. Nel Celtismo l’uomo è parte della natura, non ha uno status di superiorità nei confronti di tutti gli altri esseri viventi e di tutte le cose. Non esiste nessun privilegio di tipo divino, l’essere umano deve semplicemente comprendere di essere egli stesso parte costi-tuente del divino, ed emanazio-ne dell’energia di questo.

L’escatologia celtista è stret-tamente legata alla visione del mondo ciclica, la quale a sua volta è interconnessa con la concezione dottrinale dei Tre Reami. Sebbene non si conosca alla

perfezione la visione della vita dopo la morte presso gli anti-chi popoli celtici, è risaputo che credessero in un aldilà, e che probabilmente tra i misteri tra-mandati dalle caste druidiche vi fosse la dottrina della reincar-nazione. Oggigiorno i celtisti credono

fermamente e in maggioranza, come quanto accade trasversal-mente in tutto il Neopaganesi-mo, nel reincarnazionismo. Tipi-ca dei celtisti è però la credenza nel sistema del karma, impor-tato dalle religioni orientali e che alcuni sostengono facente parte anche dell’antico sapere dei druidi. La natura delle cose, essendo costituita da eterni ci-cli, viene ad applicarsi anche alla visione della vita dell’essere umano. Dopo la morte la scin-tilla divina integrata nel corpo dell’uomo va a ricongiungersi con il tutto, e da qui inizia un nuovo ciclo di incarnazione in

tismo è tendenzialmente condi-viso da tutte le confessioni. Il Celtismo suddivide il mondo

nei cosiddetti Tre Reami, identi-ficati come il Regno dell’Acqua, il Regno della Terra e il Regno del Cielo. Questi tre mondi non vengono interpretati come di-mensioni realmente esistenti, quanto piuttosto, in senso psi-cologistico, come metafore dei tre stati dell’esistenza umana e di tutte le cose, rappresentati dal simbolo del triskele a tripla spirale, o dalla croce celtica. Il Regno dell’Acqua è il simbolo

dello status mentale ed emozio-nale dell’esistenza; il Regno della Terra corrispon-

de alla dimensione del presente e del fisico; il Regno del Cielo rappresenta

l’elevato, il futuro e il mistico della spiritualità. Questo terzo regno è la rap-

presentazione dell’obiettivo fi-nale che il celtista deve propor-

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TRIPLICE SPIRALE O TRISCELE. Simbolo molto comune nel celtismo,

rappresenta le tre fasi solari della giornata: alba, mezzogiorno, tramonto;

la Dea nei suoi tre aspetti di Vergine-Madre-Vecchia/Figlia-Madre-Sorella;

la triplice manifestazione dell’uomo: corpo, emo-zioni/sentimenti/pensieri e spirito,

ma anche Azione, Sentimento, Pensiero e le tre età dell’esistenza: infanzia,

maturità, vecchiaia; il Passato, il Presente e il Futuro riuniti al centro in un unico

grande ed eterno ciclo chiamato Continuo Infinito Presente.

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un mondo fisico.Per quanto riguarda il cam-

po etico, il Paganesimo celtico dell’antichità mise sempre in primo piano il valore della na-tura e la propensione alla natu-ralezza che ogni individuo deve mantenere.

Il Celtismo non è solamente un modo filosofico di vedere il mondo, fatto di ricerca e com-prensione, ma anche un siste-ma di pratiche mistiche e scia-maniche. Nella maggior parte dei casi

il celtista vede la vita di tutti i giorni come una forma di atti-vità sacra, lo stesso atto di vi-vere è infatti il compimento dei processi divini che caratterizza-no e fanno evolvere il mondo, la stessa quotidianità è accompa-gnata da rituali di purificazione e protezione. In generale il rito ha una va-

lenza fondamentale e una pre-senza quasi costante. Il fedele celtista combina le pratiche di purificazione con la recitazione d’inni o preghiere, spesso di ori-gine strettamente celtica, de-purandoli a volte dei successivi

influssi cristiani. Un manuale di preghiere molto

comune è il Carmina Gadelica, ma popolari sono anche raccol-te di poesie sacre legate in par-ticolare alla cultura irlandese e gallese.Per quanto riguarda l’istituzio-

ne ecclesiastica, il Celtismo è supportato da una serie di orga-nizzazioni internazionali e locali la cui comparsa è letteralmente esplosa in numero negli ultimi anni. Il clero è sia maschile che

femminile, mentre nelle deno-minazioni ortodosse i sacerdoti vengono chiamati druidi e dru-idesse (nel caso siano donne). Nel Druidismo il termine Druido viene spesso utilizzato come al-ternativa a druidista, indicando tutti i fedeli.

OGGIIl Celtismo ha avuto una capil-

lare diffusione negli ultimi anni, con la comparsa di comunità, centri e gruppi in America set-tentrionale e in Europa, parti-colarmente nelle zone di tradi-zionale retaggio celtico quali la Gran Bretagna e l’Irlanda.

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Una ricerca del Centro Studi sulle Nuove Religioni fa notare come la maggioranza dei con-vertiti al Celtismo siano innan-zitutto ex cristiani (con il 37% di percentuale), seguiti da un 20% di neopagani che scelgono il Druidismo come via definitiva e un 5% di ex atei o non cate-gorizzati.

Francesco V.

Un esempio di rituale celtico

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I rituali pasquali, che celebrano la morte e la resurrezione del Cristo, cadono nel periodo primaverile e ripropongono alcuni aspetti di una religiosità arcaica precristiana che è ricca di simbologie propiziatorie collegate alla morte e rinascita della terra.

La stessa Pasqua cristiana richia-ma il culto di Estia o Vesta. Le Vesta-li infatti celebravano nell’Equinozio di Primavera un particolare rito che prevedeva l’accensione di un cero (anche questo in seguito assimilato dalla tradizione cristiana) simboleg-giante la fiamma eterna dell’esisten-za. A testimonianza di ciò è il fatto che la Pasqua segue sempre il pri-mo plenilunio successivo all’Equino-zio di Primavera.

Insomma nel periodo primaveri-le alcuni rituali e usanze rinnovano significati propiziatori. Mentre nel-la società contadina questi rituali avevano la funzione di ringraziare la terra per i suoi prodotti e favorire simbolicamente la fertilità, al giorno d’oggi tendono a rinnovare l’identità culturale delle comunità che li attua.

Emblematica in tal senso la proces-sione dei “Tronchi” a Tarquinia, dove il lunedì dell’Angelo si portano in processione per la città veri e propri tronchi, molto alti, con in cima del-le ghirlande. Il tutto avviene in una marcia quasi trionfale dove ai Tron-chi segue il Cristo risorto, accompa-gnato dagli spari di numerosi fucili.

Altro caso è la festa del “Maggio di Accettura”, in Basilicata, che si svolge in occasione della Penteco-ste e nel corso della quale s’innesta la cima di un albero sul tronco di un altro albero, chiamato il Maggio, ce-

Feste e rituali primaveriliindica uno degli otto sabbat, quello celebrato fra la notte del 30 aprile e del 1º maggio.

Oggi la festività riprende alcuni aspetti della festa gaelica (come i falò) e altri dalla celebrazione ger-manica del Calendimaggio, sia nel significato di festa della fertilità che nei rituali (come la danza attorno ad un palo ornato di fiori e stringhe, di cui ogni danzatore tiene in mano un’estremità).

Beltaine viene celebrata con una rappresentazione rituale del rappor-to fra il Dio e la Dea.

La tradizione endemica europea di accendere fuochi e falò in occasio-ne di festività primaverili o legate ad equinozi e solstizi è la traccia indele-bile degli antichissimi riti legati ad un Dio e ad una Dea della fertilità che unendosi donano nuova vita alla ter-ra, rendendola ricca di frutti.

IN ITALIAIn Italia è molto ben radicata que-

sta usanza di accendere falò in vari periodi dell’anno, sempre in conco-mitanza con i solstizi o gli equinozi.

In alta Valle Camonica (BS), la pic-cola comunità di Pontagna, frazione del comune di Temù, festeggia la notte tra il 15 e il 16 agosto (nella tradizione Cristiana è la festa di San-ta Giulia) con grandi fuochi accesi in alto sui monti, ben visibili dal fondo valle. Analogamente ad Avezzano è tradizione accendere fuochi in ono-re della Madonna di Pietraquaria la notte del 26 aprile.

In Calabria, nel comune di Scan-dale (Kr), si usa accendere in ogni quartiere grandi fuochi nella sera del 18 marzo (oggi in onore a San Giuseppe che si celebra in questa data), ma anticamente erano lega-ti al periodo primaverile. Sempre in Calabria a Crotone si usava (oggi meno) accendere grandi fuochi nel-la sera del 12 dicembre, un tempo collegati al Solstizio d’Inverno e oggi dedicati a S. Lucia (celebrata il 13 dicembre).

IL CALENDIMAGGIOIl Calendimaggio è una tradizione

viva ancor oggi in molte regioni d’Ita-lia come allegoria del ritorno alla vita e della rinascita. Si festeggia in Li-guria, Lombardia, Emilia-Romagna,

lebrandone il matrimonio.A proposito è famosa, specie

nell’ambiente neopagano, la festa di Beltane

BELTANEBeltane o Beltaine (dall’antico irlan-

dese Beletene, “fuoco luminoso”) è un’antica festa gaelica che si cele-bra attorno al 1º maggio. “Bealtaine” è anche il nome del mese di maggio in irlandese. C’è chi sostiene che il nome deriverebbe dal dio Bel, il Fal-lo, ma non vi sono prove e fonti a conferma di questo.

La festività è situata a metà fra l’Equinozio di Primavera e il Solstizio d’Estate. Astronomicamente il gior-no corretto sarebbe il 5 maggio ma è ormai ben radicata la tradizionale data del primo.

Fonti storiche del X secolo affer-mano che i druidi accendevano dei falò sulla cima dei colli e che vi con-ducevano attraverso il bestiame del villaggio per purificarlo e in segno di buon augurio. Anche le persone attraversavano i fuochi allo stesso scopo. L’usanza persistette attraver-so i secoli e dopo la cristianizzazio-ne fino agli anni Cinquanta. Oggi i fuochi son ritornati ad essere accesi dai nuovi druidi dei vari gruppi celtici neopagani.

Una delle celebrazione di Beltane più famose è quella che si tiene ogni anno la notte del 30 aprile a Calton Hill, presso Edimburgo (Scozia), a cui partecipano circa 15.000 perso-ne.

Nel Celtismo/Druidismo, Beltane indica una delle otto festività legate al ciclo delle stagioni.

Nella Wicca Beltane o Beltaine

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Toscana ed Umbria.Il Calendimaggio o “cantar mag-

gio” trae il nome dal periodo in cui ha luogo, cioè l’inizio di maggio, ed è una festa stagionale che si tiene per festeggiare l’arrivo della Prima-vera, dalla funzione rituale magico-propiziatoria.

Simbolo della rinascita primaverile sono gli alberi (ontano, maggiocion-dolo) e i fiori (viole, rose) con cui i partecipanti si ornano e che vengono citati nelle strofe dei canti. In partico-lare la pianta dell’ontano, che cresce lungo i corsi d’acqua, è considerata il simbolo della vita ed è per questo spesso presente nel rituale.

Si tratta di una celebrazione che risale ai Celti ed è strettamente con-nessa con la festa di Beltane. Ma è legata anche agli Etruschi e ai Ligu-ri che celebravano anch’essi l’arrivo della bella stagione, essendo popoli tutti molto integrati con i ritmi della natura.

In diverse città si è formalizzata in una vera e propria consuetudine dotata di regole interne e a caratte-re fortemente spettacolare, come la Maggiolata a Firenze o il Calendi-maggio ad Assisi.

cogni, frazione di Pecorara, (PC) e a Romagnese (PV)

“Maggio” a Santo Stefano d’Aveto (GE)

“Cantamaggio” a Terni (TR)“Maggiolata” a Firenze (FI)“Pianta dal Macc” a Canzo (CO)“Cantar le uova” nell’AlessandrinoSeveso, nella frazione di San Pie-

tro, è presente nella prima domenica e nel primo lunedì di maggio una fe-sta detta di “Calendimaggio”.

“La Maggiolata” a Castiglione d’Or-cia in provincia di Siena nella notte tra il 30 aprile e il 1 maggio

Leron

Oggi, in alcuni casi, questa tradizio-ne si celebra durante tutto il mese di maggio, come nel Festival del Mag-gio Itinerante delle zone montane del pistoiese, dove consiste nell’iti-nerare lungo i vari paesi cantando i canti di maggio sotto ogni casa.

A seconda della località in cui si svolge questa festa troviamo forme e nomi differenti, qui ne elenchiamo solo alcuni dei più famosi:

“Calendimaggio” ad Assisi (PG)“Calendimaggio” a Vernasca (PC),

in val d’Arda“Cantar maggio” su tutta la Monta-

gna Pistoiese, dove per tutto il mese si svolge il Festival del Maggio Itine-rante,

“Carlin di maggio” a Corte Brugna-tella in val Trebbia, (PC)

“Cantamaggio” a Prataccio, provin-cia di Pistoia

“Santa Croce”, in una zona com-presa fra i comuni di Brallo di Prego-la, Bobbio e Corte Brugnatella, nelle province di Pavia e Piacenza

“E bene venga maggio” a Monghi-doro (BO)

“Galina grisa o Galëina grisa” in val Tidone, a Pianello Val Tidone o a Ci-

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La QuaresimaÈ il periodo che precede la celebra-

zione della Pasqua e che, secondo il rito romano, dura quarantaquattro giorni (partendo dal Mercoledì del-le Ceneri) mentre, secondo il rito ambrosiano, ne dura quaranta, a partire dalla domenica successiva al Martedì Grasso. Tale periodo è caratterizzato dall’invito insistente alla conversione a Dio, si pratica il digiuno ecclesiastico e altre forme di penitenza, la preghiera e la carità.

La Quaresima è uno dei tempi più importanti che la Chiesa cattolica e altre chiese cristiane celebrano lun-go l’anno liturgico. È un cammino di preparazione alla Pasqua che è il culmine delle festività cristiane.

Sostanzialmente questo periodo vuole ricordare i quaranta giorni tra-scorsi da Gesù nel deserto dopo il suo battesimo nel Giordano e prima del suo ministero pubblico.

Il carattere originario della Quaresi-ma è riposto nella penitenza di tutta la comunità cristiana e dei singoli.

Si dice abitualmente che la durata

cui oggi la Quaresima dura dal Mer-coledì delle Ceneri fino al giovedì santo, per un totale di quarantaquat-tro giorni; i giorni di penitenza prima della Pasqua restano però ancora 40. Mentre per il rito Ambrosiano la quaresima inizia la domenica dopo il Mercoledì delle Ceneri romano e ter-mina anch’essa con il Giovedì Santo per un totale di quaranta giorni esat-ti, a ricordo dei giorni di digiuno di Gesù nel deserto.

Nella determinazione della durata ebbe grande peso il numero quaran-ta che ricorre nell’Antico Testamento molte volte:

i quaranta giorni del diluvio univer-sale;

i quaranta giorni passati da Mosè sul monte Sinai;

i quaranta giorni che impiegarono gli esploratori ebrei per esplorare la terra in cui sarebbero entrati i qua-ranta giorni camminati dal profeta Elia per giungere al monte Oreb;

i quaranta giorni di tempo che, nel-

della Quaresima è di quaranta gior-ni: in realtà il calcolo esatto arriva nel rito romano a quarantaquattro giorni. Alla fine del IV secolo, e ancora oggi nel rito ambrosiano, la quaresima inizia di domenica (1º giorno), dura cinque settimane complete (5x7=35 giorni) e si conclude il giovedì della settimana santa (altri 5 giorni), per un totale di quaranta giorni esatti. Alla fine del V secolo l’inizio venne anticipato al mercoledì precedente la prima domenica (altri 4 giorni), e furono inclusi nel computo il Vener-dì Santo e il Sabato Santo: in tutto 46 giorni. Ciò fu dovuto all’esigenza di calcolare esattamente quaranta giorni di digiuno ecclesiastico pri-ma della Pasqua, dato che nelle 6 domeniche di quaresima non era (e non è) previsto il digiuno.

Con la riforma del Concilio Vaticano II° il Triduo Pasquale della passione, morte e risurrezione di Cristo ha riac-quistato una sua autonomia liturgica, e il tempo di quaresima termina nel rito romano del Giovedì Santo. Per

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la predicazione di Giona, Dio dà a Ninive prima di distruggerla.

Nel Nuovo Testamento ci sono al-cuni passi chiave nei quali si parla di quaranta giorni:

i quaranta giorni che Gesù passò digiunando nel deserto;

i quaranta giorni in cui Gesù am-maestrò i suoi discepoli tra la resur-rezione di Gesù e l’Ascensione.

Un altro riferimento significativo è rappresentato dai “quaranta anni” trascorsi da Israele nel deserto.

Nella numerologia il numero 40 significa penitenza, la peregrina-zione lungo il sentiero della Verità per giungere al Cielo (come diceva Sant’Agostino) .

Secondo alcune correnti spirituali/esoteriche la stesa anima dopo la morte del corpo fisico attenderebbe

40 giorni prima di essere “giudicata” o per reincarnarsi in una nuova vita (in un nuovo corpo).

La Pasqua è la principale festività del Cristianesimo. Essa celebra la risurrezione di Gesù che, secondo le Scritture, è avvenuta nel terzo giorno successivo alla sua morte in croce.

La festa della Pasqua cristiana è mobile, viene fissata di anno in anno nella domenica successiva alla pri-ma luna piena (il plenilunio) succes-siva all’Equinozio di Primavera (il 20/21 marzo), che quest’anno viene celebrata l’8 aprile.

Gli stessi cicli lunari determinano anche la cadenza di altre celebra-zioni e tempi liturgici, come la Qua-resima e la Pentecoste.

La Pasqua cristiana presenta im-

portanti legami con la Pasqua ebrai-ca.

PASQUA EBRAICALa Pasqua ebraica, chiamata Pe-

sach (Pasa’, in aramaico) e significa “passare oltre”, celebra la liberazio-ne degli Ebrei dall’Egitto grazie a Mosè e riunisce due riti: l’immolazio-ne dell’agnello e il pane azzimo.

La Pesach indica quindi la liberazio-ne di Israele dalla schiavitù sotto gli egiziani e l’inizio di una nuova libertà con Dio verso la terra promessa.

Gli Ebrei che vivono entro i confi-ni dell’antica Palestina celebrano la Pasqua in sette giorni. Durante la festa un ebreo ortodosso deve aste-nersi dal consumare pane lievitato e sostituirlo con il pane azzimo, come quello che consumò il popolo ebrai-co durante la fuga dall’Egitto; per questo motivo la Pasqua ebraica è detta anche ‘festa degli azzimi’. La tradizione ebraica ortodossa prescri-ve inoltre che, durante la Pasqua, i pasti siano preparati e serviti usan-do stoviglie riservate strettamente a questa ricorrenza.

La Pasqua ebraica è fissata al giorno 14 del mese di Nisan del ca-lendario ebraico, come prescrive la Bibbia (Esodo 12,1-18). Si tratta di

un calendario lunisolare, quindi ogni mese inizia con la luna nuova e il quindicesimo giorno coincide con il plenilunio.

La data corrispondente nel calen-dario gregoriano (quello usato dalla maggior parte dei paesi del mondo, tra cui l’Italia) varia di anno in anno entro un intervallo di circa 30 gior-ni. Il 14 del mese di Nisan dovrebbe corrispondere sempre al plenilunio successivo all’equinozio di primave-ra (20/21 marzo); ma poiché l’anno

Arved

La Pasqua

Raffigurazione di Mosè

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ebraico medio è di circa 6 minuti e mezzo più lungo rispetto all’anno tropico, nel corso dei secoli si sono accumulati alcuni giorni di ritardo. Attualmente la Pasqua ebraica cade sempre tra il 26 marzo e il 25 aprile. L’intervallo però si sposta lentamen-te sempre più in avanti (circa 1 gior-no ogni due secoli) e quest’anno la Pascqua sarà celebrata il 7 aprile.

PASQUA CRISTIANALa Pasqua con il Cristianesimo

ha acquisito un nuovo significato, indicando il passaggio dalla morte alla risurrezione per Gesù Cristo e il passaggio ad una vita nuova per i Cristiani, liberati dal peccato con il sacrificio sulla Croce e chiamati a ri-sorgere con Gesù.

La Pasqua cristiana è quindi la chiave interpretativa della nuova al-leanza e l’avvento del Regno di Dio, concentrando in sé il significato del mistero messianico di Gesù.

Perciò, la Pasqua cristiana è detta Pasqua di risurrezione, mentre quel-la ebraica è Pasqua di liberazione dalla schiavitù d’Egitto.

Dal punto di vista teologico la Pa-squa racchiude in sé tutto il mistero cristiano: con la Passione Cristo si è immolato per l’uomo, liberandolo dal peccato originale e riscattando la sua natura ormai corrotta, permet-tendogli quindi di passare dai vizi alla virtù; con la risurrezione ha vinto sul mondo e sulla morte, mostrando

messianica, per poi superare anche il ricordo dell’Esodo, per rivestirla di nuovo significato, cioè la secon-da venuta di Cristo e il ricordo della Passione e Risurrezione.

Auguriamo a tutti i Cristiani ed Ebrei una felice Pasqua!

Catia Ludovichi

all’uomo il proprio destino, cioè la ri-surrezione nel Giorno del Giudizio, ma anche il risveglio alla vera vita. La Pasqua si completa con l’attesa della Parusia, la seconda venuta, che porterà a compimento le Scrit-ture.

I Cristiani hanno dunque trasferito i significati della Pasqua ebraica nel-la nuova Pasqua cristiana, seppur con significativi cambiamenti, che le hanno dato un volto nuovo. Le Scrit-ture hanno infatti un ruolo centrale negli eventi pasquali: Gesù, secon-do quanto ci è stato tramandato nei Vangeli, è morto in croce nei giorni in cui ricorreva la festa ebraica; inol-tre, questo evento venne visto dai primi cristiani come la realizzazione di quanto era stato profetizzato sul Messia. Questo concetto viene ri-badito più volte sia nella narrazione della Passione, nella quale i quattro evangelisti fanno continui riferimenti all’Antico Testamento, sia negli altri libri del Nuovo Testamento, come nella prima lettera ai Corinzi, dove Paolo scrive:

« Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è resuscitato il terzo giorno secondo le Scritture ».

L’accento si pone dunque sull’adempimento delle Scritture, per cui i giudeo-cristiani, seppur con-tinuando, a festeggiare la Pasqua ebraica, dovettero immediatamente spogliarla del significato di attesa

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Raffigurazione di Cristo risorto

Le uova di Pasqua e l’Uovo CosmicoDurante le festività pasquali l’uovo

è per antonomasia il simbolo di que-sto periodo, insieme alla colomba.

L’uovo e la colomba oltre ad esse-re simboli sono anche dei dolci tipici, ma la tradizione dell’uovo di ciocco-lato è recente. Il dono di uova vere, decorate o dorate, è correlato alla festa pasquale sin dal Medioevo.

Per i Cristiani l’uovo è simbolo del-la rinascita dell’uomo in Cristo, ma esso è un simbolo sacro fin dai tem-pi antichi, come il caso del simbolo cosmogonico dell’uovo cosmico.

Le uova hanno spesso rivestito il ruolo del simbolo della vita in sé, ma anche della sacralità: secondo alcu-ne credenze pagane e mitologiche del passato, il cielo e il pianeta erano considerati due emisferi che anda-

vano a creare un unico uovo, mentre gli antichi Egizi consideravano l’uo-vo come il fulcro dei quattro elementi dell’universo (l’acqua, l’aria, la terra e il fuoco).

La stessa tradizione del dono del-le uova è documentata già fra gli antichi Persiani, dove era diffuso lo scambio di semplici uova di gallina all’avvento della stagione primaveri-le, tradizione seguita nel tempo da altri popoli antichi come gli Egizi (i quali consideravano il cambio di sta-gione una sorta di primo dell’anno), i Greci e i Cinesi.

Oggi si assiste allo scambio delle uova non solo nella comunità cri-stiana ma anche in alcuni movimenti neopagani, come la Wicca e il Cel-tismo.

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L’UOVO COSMICOL’uovo cosmico è un archetipo co-

smogonico, le prime tracce sono do-cumentate presso gli Assiro (Sume-ri) Babilonesi, dalla Mesopotamia, nel 2.000 a.C., per poi diffondersi in India, nel 1.600 a.C., nella religione induista, nell’antico Egitto e nell’an-tica Grecia, con l’orfismo nell’800 a.C., e nei Pelasgi. Tardivamente si è diffuso anche in altre religioni orien-tali, occidentali e africane, come in Cina, nel 400, nella mitologia della creazione giapponese, nelle regioni europeee celtiche e in Africa presso la cultura Bambara.

Nella religione induista, l’uovo co-smico, detto Hiranyagarbha, viene concepito in un nucleo universale immerso nell’oscurità e dal quale il Signore Brahma lo ha reso manife-sto, per mezzo dell’Aum, una sillaba che permette l’emissione respirato-ria e che nell’induismo rappresenta il soffio vitale originale. Da questo si è sviluppato l’Universo, fino alla sua conclusione nel massimo degrado e poi da capo in una serie di cicli, chia-mati kalpa.

Nella religione orfica, una storia mi-tica greca, si racconta come dall’uo-vo d’argento, deposto dalla Notte nell’oscurità dell’Erebo e fecondato da un soffio di vento del Nord, con-tenente il cosmo, sia nato Eros.

Nel mito dei Pelasgi, si racconta la stessa storia in modo particolareg-giato. Qui è la dea Eurinome, emer-sa dal caos e fecondata dal serpente Ofione, che depose l’uovo universa-le. Quest’uovo, come quello cinese è un uovo di un rettile mitico.

Nella religione taoista cinese, nel IV secolo d.C., l’uovo cosmico viene descritto nel mito di Pangu, il crea-tore del mondo, coadiuvato dalla tartaruga, da Qilin, un drago con le corna, simile ad una chimera, dalla Fenice e dal Dragone.

Nella religione buddista zen giap-ponese all’inizio vi era un uovo con dentro il caos, al centro del quale vi era un seme creatore.

Nella religione celtica il cerchio vuoto si chiama Oiw ed è il centro dell’evoluzione cosmica, simboleg-giato dal Sole. Per i celti si chiama Glain, un uovo rossastro nato da un rettile marino che depone uova sulla spiaggia.

Per i Bambara (popolo africano del Mali) all’inizio vi era un uovo vuoto

che si riempie e si sviluppa a causa di un soffio creativo dello Spirito.

Nell’antica religione egizia è la Fe-nice a deporre l’uovo, dal quale ri-nascerà ciclicamente. La Fenice è dotata di alito vitale dal quale nasce il dio dell’aria Shu. In prossimità del-la propria morte la Fenice costruisce un nido a forma di uovo e lì la Fenice brucia completamente ma da questa combustione si genera un uovo che il Sole fa germogliare.

Attualmente la cosmologia asse-risce che prima di 13,7 miliardi di anni fa l’intera massa dell’universo era compressa in un volume di circa trenta volta la dimensione del nostro Sole, dal quale si espanse fino allo stato attuale. Gli astrofici a partire dagli anni trenta hanno incomincia-to a parlare di un nucleo primordiale preesistente, sconosciuto e inco-noscibile, dal quale si è sviluppato l’Universo per mezzo del Big Bang.

L’UOVO NELLA SIMBOLOGIA CRISTIANA

In diverse tradizioni pasquali l’uovo continua a mantenere un ruolo du-rante tutto il periodo delle festività. Durante il periodo di Quaresima, in virtù del digiuno, le uova vengono spesso non consumate e accumula-te per il periodo successivo.

Nella tradizione balcanica e greco- ortodossa l’uovo di gallina, cucinato sodo, da secoli viene colorato tradi-zionalmente di rosso, simbolo della Passione, ma in seguito anche di di-

versi colori, in genere durante il Gio-vedì Santo, giorno dell’Ultima Cena, e consumato a Pasqua o nei giorni successivi.

Il giorno di Pasqua, in molti riti, si compie la benedizione pubblica del-le uova, simbolo di resurrezione e della ciclicità della vita, e la succes-siva distribuzione tra gli astanti.

L’USO DI RAGALARE LE UOVAL’usanza dello scambio di uova

decorate, così come la concepia-mo oggi, si sviluppò nel Medioevo, quando queste venivano donate in regalo alla servitù. Nel medesimo periodo l’uovo decorato, da simbolo della rinascita primaverile della na-tura, divenne con il Cristianesimo il simbolo della rinascita dell’uomo in Cristo. La diffusione dell’uovo come regalo pasquale sorse probabilmen-te in Germania, dove si diffuse la tradizione di donare semplici uova in occasione di questa festività.

Sempre nel Medioevo prese piede anche una nuova tradizione: la cre-azione di uova artificiali fabbricate o rivestite in materiali preziosi quali argento, platino od oro, ovviamente destinata agli aristocratici. Edoardo I, re d’Inghilterra dal 1272 al 1307, commissionò la creazione di circa 450 uova rivestite d’oro da donare in occasione della Pasqua.

La ricca tradizione dell’uovo de-corato è però dovuta all’orafo Peter Carl Fabergé, che nel 1883 ricevette dallo zar il compito di preparare un

Raffigurazione dell’Uovo Cosmico

Raffigurazione dell’Uovo Cosmico, secondo la filosofia

orfica con il dio Phanes

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Esempi di uova Fabergè

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dono speciale per la zarina Maria.L’orafo creò per l’occasione il pri-

mo uovo Fabergé, un uovo di plati-no smaltato di bianco contenente un ulteriore uovo, creato in oro, il quale conteneva a sua volta due doni: una riproduzione della corona imperiale e un pulcino d’oro.

La fama che ebbe il primo uovo di Fabergé contribuì anche a diffon-dere la tradizione del dono interno all’uovo.

In tempi più recenti l’uovo di Pa-squa maggiormente celebre e dif-fuso è il classico uovo di cioccolato, che ha conosciuto largo successo nell’ultimo secolo, arricchito al suo interno da un piccolo dono.

Se fino a qualche decennio fa la preparazione delle classiche uova di cioccolato era per lo più affidata per via artigianale a maestri, oggi l’uovo di Pasqua è un prodotto diffuso so-prattutto in chiave commerciale. La preparazione industriale delle uova di Pasqua delle più svariate dimen-sioni trova inizio anche più di un mese prima del giorno della Pasqua,

Francesco V.

come effettivamente accade anche per l’albero di Natale nel periodo na-talizio.

In molti paesi tuttavia all’uovo di cioccolato viene ancora anteposto l’uovo di gallina solitamente cucina-to sodo.

Esempi di uova decorate

Esempi di uova di cioccolata

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Charles Godfrey Leland nacque a Filadelfia il 15 agosto 1824 e morì a Firenze il 20 marzo 1903. Fu un folclorista e un giornalista famoso per gli studi antropolo-gici sulla religione etrusco-ro-mana ma anche su altre cultu-re, come quella degli zingari e degli indiani d’America.

Leland fu uno dei primi ad in-teressarsi dei culti precristiani e affermò di aver rivelato in Italia un superstite culto stregonesco derivato dalla cultura etrusco-romana.

Charles Godfrey Leland ebbe fin da piccolo contatti con la stregoneria, si dice che la sua bambinaia (irlandese) lo rende-va partecipe a strani riti occul-ti. Studiò prima a Princeton, poi

per due anni in Germania a Heil-delberg e a Monaco. Nel 1848, il suo carattere ribelle lo portò a partecipare, a Parigi, alla Terza Rivoluzione Francese, al fian-co dell’occultista Eliphas Levi. Leland non nascose mai le sue idee anarchico-socialiste.Tornato in America, nel 1853 si

mise a studiare diritto e in se-guito divenne giornalista.Nel 1869 ricevette una cospi-

cua eredità dal padre che gli consentì di potersi dedicare pienamente alle sue ricerche antropologiche, la sua vera pas-sione. Studiò sul campo le tra-dizioni degli indiani d’America e la magia Voodoo.Nel 1870 si trasferì in Inghil-

terra, dove studiò la cultura de-gli zingari e collaborò anche con lo scrittore esoterico Bulwer Lytton.In Francia si dedicò alla ricerca

UOMINI & TESTIMONIANZE

Charles Godfrey LelandPrecursore del movimento Neopagano!

gioni, Leland promosse nel 1893 la nascita della Società Italiana di Folklore e della “Rivista delle tradizioni popolari italiane”.

Nel corso della sua intensa esi-stenza fondò varie associazioni e scrisse oltre cinquanta libri tra cui:1855: Meister Karl’s Sketch-

book1864: Legends of Birds1871: Hans Breitmann Ballads1872: Pidgin-English Sing-

Song1873: The English Gipsies1879: Johnnykin and the Go-

blins1882: The Gypsies1884: Algonquin Legends1891: Gyspsy Sorcery and For-

tune Telling1892: The Hundred Riddles of

the Fairy Bellaria1892: Etruscan Roman Remains

in Popular Tradition (un’edizio-ne italiana è stata pubblicata in due volumi dall’editore Rebis nel

sulle streghe delle campagne, convincendosi che la stregone-ria rappresentava una forma di ribellione sociale.Nel 1888 si trasferì in Italia, a

Firenze, dove rimase fino alla morte, avvenuta il 20 marzo 1903, a settantanove anni, po-chi mesi dopo la scomparsa di sua moglie Isabel.

Leland fu un personaggio eclettico, curioso e alquanto bizzarro: era convinto di ave-re un’antenata strega, aveva un’immensa collezione di libri, documenti e reperti sul folklo-re di vari paesi e culture, co-nosceva molte lingue ed era un bravo disegnatore. Camminava sempre con le tasche piene di amuleti ma, seppur incuriosito dall’occultismo, non era affatto un credulone e si compiaceva di far la parte dello scettico.Insieme ad Angelo De Guber-

natis, specialista di sanscrito e di storia comparata delle reli-

C. G. Leland

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1997 con il titolo Il Tesoro delle Streghe e un’altra parziale edi-zione, intitolata Streghe, esseri fatati ed incantesimi nell’Ita-lia del nord da Elfi Edizioni nel 2004)1893: Have you a Strong Will?

or how to Develop it or any other Faculty or Attribute of the Mind and render it habitual (edi-to post-mortem e pubblicato in italiano dall’editore Bocca di To-rino nel 1909, 1913 e 1921 con il titolo La forza della volontà. Me-todo per sviluppare e rinvigorire la volontà, la memoria ed ogni altra facoltà mentale col siste-ma dell’autosuggestione)1896: Legends of Florence Col-

lected from the People, in due volumi (la traduzione italiana del primo volume dell’opera è stata pubblicata dall’editore Re-bis sotto il titolo Firenze Arca-na nel 2004, mentre i racconti del secondo volume stanno ap-parendo a puntate sulla rivista “Elixir” dello stesso editore)1899: Unpublished Legends of

Virgil (traduzione italiana dal ti-tolo Le leggende inedite di Vir-gilio ad opera delle Edizioni Sa-ecula)1899: Aradia, or the Gospel

of the Witches (esistono cinque edizioni italiane di Aradia, o Il Vangelo delle Streghe: la prima è stata pubblicata da Rebis (il Gatto Nero) nel 1994, le altre dalla casa editrice All’Insegna di Istar (1994), dalle edizioni Lu-naris (1995), da Olschki Editore (1999), da Stampa Alternativa (2001), oltre un’edizione priva-ta stampata a Firenze nel 1991, curata da P.L. Pierini)1899: Have You a Strong Will?1901: Legends of Virgil1902: Flaxius, or Leaves from

the Life of an Immortal.

Leland fu forse il primo a trat-tare argomenti quale la forza del pensiero, o meglio conosciu-ta come la forza della mente (o pensiero positivo), nel 1893 con il libro Have you a Strong Will? or how to Develop it or any other Faculty or Attribute of the Mind and render it habitual, edito poi più volte anche in Italia dall’edi-tore Bocca di Torino, come so-pra accennato.

trova una pietra bucata o una pietra rotonda per trasformar-la in un amuleto per ottenere il favore di Diana (capitolo IV), incantesimi d’amore (capitolo VI). La parte narrativa occupa la

minoranza del testo e si com-pone di brevi racconti e leggen-de sulla nascita della religione delle streghe e sulle gesta dei loro Dei.

L’opera di Leland restò poco conosciuta fino agli anni cin-quanta, quando iniziarono ad essere discusse anche varie al-tre teorie sulla sopravvivenza di rituali pagani.

Oggi Aradia, o il Vangelo delle Streghe è considerato il primo vero testo che segna la rinascita della Stregoneria nel XX secolo e il libro è in effetti ripetutamen-te citato come estremamente importante per lo sviluppo del movimento della Wicca e della Stregoneria.Il testo, apparentemente, con-

forta la tesi di Margaret Murray secondo cui la Stregoneria del-la prima epoca moderna e del Rinascimento rappresenti le usanze sopravvissute di antiche credenze pagane. Dopo l’af-fermazione da parte di Gerald Gardner d’aver incontrato alcu-ni seguaci della religione delle streghe nell’Inghilterra del XX

Ma il libro che resta più di tutti legato al nome di Charles Godfrey Leland è Aradia, o Il Vangelo delle Streghe. Leland riferisce d’averlo ricevuto dalla sua principale fonte d’informa-zioni sulle tradizioni della Stre-goneria italiana, una donna che lo scrittore chiama Maddalena, mentre il resto del materiale è frutto delle ricerche di Leland sul folclore e sulle tradizioni ita-liane. Leland racconta di essere venuto a conoscenza dell’esi-stenza del Vangelo nel 1886 ma Maddalena impiegò undici anni per procurargliene una copia. Dopo aver tradotto e sistemato il materiale occorsero altri due anni per la giungere alla pubbli-cazione.

I quindici capitoli descrivono le origini, le credenze, i rituali e gli incantesimi tradizionali della Stregoneria pagana italiana. La figura centrale di questa reli-gione è la dea Aradia, figlia di Diana e Lucifero, venuta sulla Terra per insegnare la pratica della Stregoneria ai contadini affinché si oppongano ai signo-ri feudali e alla Chiesa cattolica romana.Il capitolo I presenta le pri-

me streghe come delle schiave sfuggite ai propri padroni che iniziano una nuova vita e vengo-no viste come “ladre e persone malvagie”. Diana manda allora sua figlia Aradia per insegnare a queste ex schiave la Stregone-ria, della quale possono usare la potenza per “distruggere la malvagia stirpe degli oppresso-ri”. Le allieve di Aradia diventa-no così le prime streghe che ri-usciranno a perpetuare l’eredità di Diana.Leland fu colpito da questa

cosmogonia: “in tutte le altre Scritture di tutti i popoli è l’uo-mo... a creare l’universo; nella società delle streghe è la fem-mina a rappresentare il princi-pio fondamentale”.Interi capitoli sono dedicati a

rituali e formule magiche. Tra questi il modo per consacrare farina e altri alimenti per una festa rituale in onore di Diana, Aradia e Caino (capitolo II), uno scongiuro da recitare quando si

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Aradia, copertina della prima edizione, 1899

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secolo, le opere della Murray, di Leland e di altri furono d’aiu-to per sostenere perlomeno la possibilità che un simile culto potesse essere davvero soprav-vissuto nel tempo.Gli studiosi sono divisi: alcuni

valutano false le affermazioni di Leland sulle origini del mano-scritto, mentre altri ne sosten-gono l’autenticità e lo conside-rano una documentazione unica sulle credenze popolari. In ef-fetti, documenti circa l’esistenza di una divinità di nome Aradia non sono stati finora ritrova-ti ed è anche vero che il testo

Arved

di Leland s’inquadra nella tipica produzione romantica di stam-po ottocentesco ma, allo stesso tempo, rappresenta un’allegoria della reale permanenza di trac-ce dell’antico paganesimo nelle tradizioni religiose e culturali successive. Si può quindi definire Charles

Godfrey Leland come uno dei principali precursori del movi-mento neopagano e, in parti-colare, della Stregoneria e della Wicca.

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Ritratto di Maddalena

Una delle illustrazioni di Aradia: Diana e Lucifero in sembianze apollinee

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Riportiamo di seguito un bra-no di un’intervista al professor Manlio Farinacci (Terni 1913-2000) sulla crisi del Cristianesi-mo nei nostri giorni e sul desi-derio dei giovani di vivere una più soddisfacente e personale dimensione spirituale, intesa come componente inalienabile dell’animo umano.L’intervista, risalente al 30

agosto 1996 e condotta da Omero Favilli, nell’ambito di una popolare trasmissione d’attuali-tà e cultura Fatti e Fattacci (tra-smessa da Canale 58, una televi-sione locale umbra), costituisce una significativa testimonianza della grave crisi in cui si dibatte da anni la fede cattolica. Ricor-diamo che il professor Farinacci è stato uno dei più appassionati sostenitori e promulgatori della teoria sulle origini celtiche del-la Bassa Umbria e Sabina, dal-la metà degli anni Ottanta fino all’anno della sua scomparsa. Il suo pensiero, pur dichiarando-si egli cristiano, oltre ad essere stato giudicato da molti come “eretico”, rivela in questo caso una curiosa assonanza con il “Rede”, ossia il canto dove sono raccolti i principi sui quali si fon-da la moderna religione neopa-gana della Wicca e, in particola-

Spirito Universale, – io chiamo Dio lo Spirito Universale – è una parte divina e allora per-ché la dobbiamo trascurare? E allora, io dico, bisogna riuscire a capire, in base a quella che riteniamo più verosimilmente la Verità, riuscire a capire la real-tà... Perché Gesù Cristo non è tutte quelle favole che ci han-no raccontato e che adesso il Papa cerca di ridimensionare… Qui non c’è da ridimensionare, c’è da insegnare alla gente che impari ad amare la virtù, ad amare tutto quello che è opera non del pensiero o di gente del passato che ha comandato, che ha il comando, e anche se non ce lo ha diretto ce l’ha indiretto oggigiorno, perché tutto quello che ha fatto - siamo chiari - la Chiesa cattolica ha sempre teso a volere il potere temporale. Ha cominciato agli inizi, ha distrut-to l’Impero romano...Oggigiorno, dicevo prima, con

tutti i mezzi che ci sono per co-noscere testi di altre nazioni, di altre mentalità, di altre religio-ni, uno si accorge che tutte le favolette che ci hanno raccon-tate e che erano necessarie una volta…, perché una volta l’uma-nità era bambina e i bambini si educano con le favole … Però oggi alla gente bisogna presen-tare la realtà, avere il coraggio di dire la verità, non di smenti-re: ad esempio San Giuseppe, ha detto il Papa l’altro giorno, non era un vecchio con la barba bianca ma era un bel giovinotto robusto, efficiente, ecc. … su! Mi pare che…

Mi sembra che sia arrivato il tempo in cui è necessario che la gente apra gli occhi e possa dire le cose che sente di poter dire…Ora, la gente se conosces-

se il Cristianesimo veramente che cos’è, cercherebbe Cristo. Non andrebbe in India a cerca-re l’Hare Krishna… Ora queste cose la Chiesa cattolica non le

re, con l’ultimo verso nel quale si coglie il vero fondamento di questo culto pacifico: “Se non fai del male, fa ciò che vuoi”.

[...] Bisogna credere…. perché dobbiamo ammettere che qual-cuno che ha creato il Tutto c’è. E allora questo qualcuno che uno lo chiami Dio, un altro lo chiami Allah o con altri nomi, Krishna, ecc… non ha importanza. L’im-portante è riconoscere che c’è un Essere superiore, un’essen-za primordiale che ha creato il Tutto da cui discendiamo e di cui siamo parte. …Io ho fatto tante ricerche in

campo religioso, perché sono religioso. Non sono un osse-quiente del Cattolicesimo, ma sono religioso. E’ per questo che mi sono sempre interessa-to - non per fare il predicatore, assolutamente, ognuno si ten-ga le sue idee - però mi piace che la gente, dato che lo dimo-stra con i suoi comportamenti, si abitui a guardare in faccia la verità e col proprio cervello ra-gioni. E con il proprio sentimen-to, perché la questione religiosa è una questione anche di sen-timento. Perché noi quella par-te spirituale che abbiamo, che ci dà la possibilità di unirci allo

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L’attuale crisi del CristianesimoIntervista al prof. Manlio Farinacci

Prof. Manlio Farinacci

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ha mai ammesse e non le am-mette. Forse adesso di fronte all’evidenza e alla libertà con-cessa a questi predicatori, chia-miamoli così, stranieri, di altre religioni, ecc. si dovrà decidere a dire “Adorate Cristo per quello che è!”, facciano conoscere i veri vangeli, non quelli purgati, non quelli aggiustati o, per lo meno, anche quelli apocrifi, che sono una decina, facciano conoscere la realtà. La gente amerebbe Cristo perché non è più quello delle favolette, le favolette or-mai nemmeno la sera della vi-gilia di Natale si raccontano… e allora la gente diventerebbe più onesta, più saggia, meno gesu-ita, cioè meno ipocrita, e si vi-vrebbe meglio. Questa per me è la strada della Civiltà.

Bene, io vorrei mettere in risalto un fatto… è vera una cosa, a mio giudizio: noi ap-parteniamo ad un Cosmo, ad un’Energia universale. Siamo degli esseri uma-ni ma siamo delle energie. Questo è importante e fon-damentale. Quando si dice Dio, Dio non è quell’Essere che noi pensiamo: Dio siamo tutti noi, tutti noi formiamo questo grande Dio. Eccola la cosa importante… Ognuno di noi è in grado di fare dei miracoli, di fare quello che sembra assolutamente im-pensabile, perché abbiamo dentro di noi delle forze che sono veramente grandissi-me, che molto probabilmen-te vengono bloccate dalla nostra mente... una barriera per non farci capire che cosa c’è al di là... Ma ora le pongo una domanda, professore: lei si sente energia o essere umano, o meglio, che diffe-renza passa?Mi fa delle domande che mi

mettono un po’ in imbarazzo… però io vorrei affermare, riba-dendo quello che lei ha detto prima, che se noi siamo il Cre-ato… la religione cattolica dice: Dio fece l’uomo a sua immagine e somiglianza. Questo può es-sere interpretato in tanti modi come quello che porta a vedere Dio come una persona e tutte

gare?… Perché la loro religione non ha mai raccontato le favo-le. E’ sempre stata impostata su qualcosa che è rimasta nel-le coscienze, e non solo, ma anche nella loro intelligenza. … Perché Terni oggi è piena di questi, chiamiamoli missionari? Tutti questi Americani che stan-no a Terni, Mormoni, Evangelici, io mi sono informato nelle altre città che stanno intorno a Ter-ni… non stanno in nessuna par-te. E allora perché stanno a Ter-ni? Perché sanno che a Terni c’è bisogno…, Terni che è rimasta pagana, scettica nei confronti del Cattolicesimo fino al 1600, … e allora queste cose le san-no tutte bene gli Americani, gli Inglesi…Ora, se alla gente s’insegnasse

il vero Cristo, la si lasciasse sen-tire e ragionare a modo suo, non con queste imposizioni, perfino ritirano fuori in certi casi una forma moderna d’Inquisizione… ma non scherziamo! …Io l’ho sempre dimostrato con

la mia vita, devo ragionare a modo mio e vivere a modo mio: non fare del male e poi fai quel che ti piace. Ora c’è a chi piace e a chi non piace questo discor-so, ognuno ha diritto di pensarla come vuole. … Prima si sentano le varie campane e poi uno si fa un’idea se ha il cervello. …

Perché Gesù Cristo è sta-to chiamato primogenito?… perché era il primo figlio, oppure si diceva primogeni-to perché era la persona più importante, come ha spie-gato più o meno il Papa…Mah.., vede, il Papa… adesso

sta dicendo tante di quelle cose, non sa che pesci prendere visto che da tutte le parti gli vengo-no le contestazioni, dopo che lui ha fatto quel ridicolo discorso – mi permetto di dire ridicolo, io non dico Sua Santità e bacio la mano, io mi sento e sento tut-ti sullo stesso livello, chi sa di più chi sa di meno, chi capisce di più chi capisce di meno, ma siamo tutti uguali… - ora va a dire della verginità della Madon-na… per sua scelta… per piace-re al Signore… perché sennò la verginità non era un valore…

queste stupidaggini… ma tutto è stato fatto artatamente e in modo equivoco perché ci fosse qualcuno che lo capisse in un modo e chi in un altro. Questo deve finire. Noi come creatu-re però, riallacciandomi a quel discorso, siamo lo stesso Cre-atore, perché come creature in noi si rispecchia il Creatore. Ecco quindi la nostra parte divi-na. Quella che la Chiesa dice lo Spirito è la nostra parte divina, il corpo, ecc. Ma se la Chiesa ammette allora che il corpo può essere il male e la parte divi-na lo Spirito allora – questa è una filosofia mia - siccome sia-mo creature del Creatore, ecc. allora il Creatore ha creato il bene e il male. E allora io sono manicheo: non è che il Creatore ha creato solo il bene e poi il male lo ha creato l’uomo che lo fa per sue deviazioni mentali… Ma non è vero, queste sono tut-te cose che la Chiesa cattolica ha dette nel passato per educa-re al bene, lo scopo era quello - e per avere il potere - perché io non scindo mai il potere del-la Chiesa cattolica da tutto ciò che c’è di giusto e di spiritua-le. Ora, io dico solo questo… la gente impari a credere di meno bigottamente e a credere di più in Cristo perché quello è il tra-mite che ci ha fatto conoscere la realtà divina. Creda di più in Cristo da come lo vede con la propria intelligenza, scarti tut-to quello che… e non faccia di ogni erba un fascio, non pensi che Cristo è tutta una stupidag-gine inventata… no. Cristo è un personaggio che è esistito. Ora se lei legge la Vita di Gesù di un ebreo, [Ernest] Renan, trova un Cristo presentato in un modo; se lei legge altre cose presen-tate dalla dottrina indù, legge e vede che Cristo è presentato in un altro modo. Se lei legge come lo presentano gli arabi, è presentato in un altro modo. Gli arabi concepiscono Gesù Cristo come un profeta… La religio-ne islamica è molto aderente alla realtà. Oggigiorno, perché tutte le masse islamiche van-no ancora alla Mecca con tutti i sacrifici, s’inginocchiano per terra e baciano la terra per pre-

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tutte queste cose… ma insom-ma! Prima avete predicato Ma-ria Vergine per duemila anni, adesso visto come cambiano le cose andate a rattoppare dicen-do che per sua scelta è rima-sta vergine, poi San Giuseppe l’avete sempre fatto passare volgarmente per un… - non dico la parola – e poi adesso ha detto l’altro giorno che era un giovinotto forte e robusto, sola-mente che… non ha consumato il matrimonio… Boh..? perché non l’ha consumato? Si vede che non aveva voglia! Insom-ma sono tutte cose che… con-tinuano le fiabe per i bambini! L’umanità, lo abbiamo detto pri-ma, non è più bambina, grazie a tutti i mezzi di diffusione della cultura, perché alla base della Civiltà è la Cultura. In tedesco la parola Cultura si dice Kultur, la parola Civiltà si dice Kultur, cioè Civiltà e Cultura sono la stessa cosa. Dove sta la Cultura sta la Civiltà. Ora, naturalmen-te, ognuno, poi quando ha sen-tito, cerchi di scoprire la verità come la sente, come la capisce, però… è un momento in cui non bisogna condannare nessuno. Ma guardi, io le dico una cosa: io posso deplorare che si scen-da alla volgarità delle messe nere però - perché è tutta vol-garità - sono stato anche invita-to io – non ci venite più a casa mia a farmi certi inviti perché non sono al livello vostro – […] Ma che facciano le messe nere, come ho sentito da alcuni, “E’ una reazione – dicono – alle im-posture che ci hanno insegna-to”. Ora, loro ragionano così e io dico: beh..!, se loro la pensano così, finché non trovano chi non glielo impedisce, ecc. lo faccia-no pure.

Io dico una cosa, professo-re, se noi facciamo scienza e facciamo memoria del pas-sato, perché si è cancellato così frettolosamente il Pa-ganesimo?Ma come cancellato? Il Paga-

nesimo è rimasto nello spirito di tutti!

E questo è indubitabile, però perché la Chiesa ha vo-

con tutto quello che si sente in televisione - … Ma l’Italia è tut-ta come noi leggiamo di nostri giornali?… “E’ un grande errore considerare Italia la cronaca e gli italiani abituati a fare eccessi in tutti i modi come… succede in alcune parti della penisola…”. La penisola Italica non esiste. L’Italia non esiste: Italia indica una Nazione. Se vogliamo es-ser chiari ricordiamo la Storia: quando Garibaldi incontrò Vitto-rio Emanuele a Teano gli disse: “Maestà, l’Italia è fatta, ora bi-sogna fare gli Italiani!” Nessuno ci ha provato. Poi arrivò il de-precato regime, il Fascismo, che voleva creare la nazione italiana e cominciò e c’era riuscito ad un certo punto, ha commesso l’er-rore che ha commesso e l’Italia è risparita…

Le pongo un’altra doman-da, professore, noi diciamo con fede o come chiamar si voglia ogni giorno il Padre Nostro, ma chi è il Padre No-stro che è nei cieli, profes-sore?E’ stato personificato il Tutto

per farlo concepire, per farlo capire e rimanere nella fantasia dell’umanità ancora bambina - voglio dire bambina cultural-mente, come educazione, come capacità di ragionare - perché sennò queste cose - Padre No-stro che sei nei cieli…, il cielo lo vediamo allora come Dan-te, l’inferno come una buca… - beh..! queste cose ormai son passate, nessuno le crede più! Quindi sarebbe bene riformare un po’ tutto, no? Ma, vede, mi spiegavano gli Hare Krishna: “Ma noi non facciamo preghie-re, noi ripetiamo all’infinito Hare Krishna, Hare Krishna… - sem-pre e lo cantano e lo cantano - perché a forza di chiamare noi il nome dell’onnipotente noi ci uniamo a lui, questa è la vera preghiera…”, cioè è il loro spiri-to che vuol mettersi in contat-to con lo Spirito Universale che lo ha creato, di cui sono parte. Ecco perché, dico, certe religio-ni sono più logiche! [...]

(trascrizione e selezione dei brani a cura di Tommaso Dore)

luto cancellare il Paganesi-mo?La Chiesa ha avuto all’inizio

l’intuizione che il Cristianesi-mo aveva i valori che aveva e… delle persone che il Cristianesi-mo lo hanno accettato, difeso e propagato come lo vedevano loro. E va benissimo… Ma quan-do hanno cominciato – perché mettiamoci bene in testa che la Storia che abbiamo studiato non è la Storia vera: le invasioni barbariche non hanno distrutto l’Impero romano, i barbari sono venuti in difesa dell’ordine ro-mano, perché era la Chiesa che cominciava a prendere posses-so dell’Impero… Costrinse l’im-peratore Costantino, a dire che aveva visto in cielo In hoc signo vinces… Beh!, ora lasciamo sta-re questa cosa sennò diventa una polemica… Allora che cosa fa la Chiesa? La Chiesa cattolica per poter diffondere il Cristiane-simo, dato che i pagani, Nerone l’imperatore, facevano strage dei Cristiani – non lo so se poi è vero, ma questo è stato scrit-to - …la Chiesa … per diffonde-re il Cristianesimo doveva fare qualche cosa… è dovuta ricor-rere anch’essa a mezzi che non erano certo quelli predicati da Gesù di Nazareth. Perché Gesù non ha mai predicato la guerra per imporre le proprie idee agli altri e non ha mai giudicato gli altri… [dopo invece] le interpre-tazioni dei vangeli da parte della Chiesa cattolica di Roma, sono tutte proprie interpretazioni, strumentalizzanti per poter ot-tenere il potere ed espandere quel Cristianesimo che la gen-te non voleva! Perché la Chiesa ha cominciato a far conoscere il Cristianesimo come ribellione dei poveri contro i ricchi, della plebe contro i patrizi. …Qualcuno ha detto che oggi

il Cristianesimo è nemmeno il 25% dei Cattolici che lo sente. Perché sono Cattolici per abitu-dine ma non perché lo sentono. … Ora questo che cosa sta a denotare? … In Italia c’è biso-gno di riportare la gente a cre-dere, perché l’Italia così lurida com’è - lo scandalo europeo e del mondo con tutto quello che si legge tutti i giorni sui giornali,

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Il nome deriva dal latino flos, floris (“fiore”). Il Tempio “maggiore” di Flo-ra si trovava nei pressi dell’attuale piazza Barberini a Roma.

Divenuta col tempo dea della Pri-mavera, era in origine la dea italica della fioritura, dei cereali e in genere di tutte quelle piante utili all’alimen-tazione, compresi i vigneti e gli albe-ri da frutto.

Dal 28 aprile al 3 maggio di ogni anno, momento critico della fioritura delle messi, si svolgevano i Ludi Flo-reales o più semplicemente Floralia, feste dedicate alla dea, nelle quali abbondavano i divertimenti. Il carat-tere annuale della festa fu decretato nell’anno 173 a.C. dai consoli Lucio Postumio Albino e Marco Popilio Le-nate.

Nel 17 d.C., l’imperatore Tiberio consacrò il tempio a Flora presso il Circo Massimo, ricostruito sulle rovine di quello precedentemente innalzato dai consoli Lucio e Marco Publicio.

Il poeta romano Ovidio operò (nei Fasti) una fusione tra la leggenda greca di Clori e la tradizione italica di Flora. L’espediente letterario è quel-lo della teofania, già usato altre volte da Ovidio nei Fasti: dopo l’invocazio-ne del poeta, la divinità si manifesta e parla di sé stessa rivelando la sua natura e le cause della sua festa. La dea dichiara di essere la ninfa Clori, sposa di Zefiro (dio dei venti). Ovi-dio crea in questo contesto anche la nascita di Marte/Ares da Giunone/Hera grazie a un fiore particolare colto dalla stessa Flora/Clori, evento forse ricalcato sulla nascita di Efesto narrata da Esiodo nella Teogonia.

Lo scrittore cristiano Lattanzio con l’intento di denigrare la religione ro-mana, sostenne che Flora fosse sta-ta una meretrice che aveva lascia-to il proprio patrimonio in eredità al popolo romano, il quale per ricono-scenza avrebbe istituito i Floralia. In realtà Lattanzio, nell’intento di spie-

MITOLOGIA & FOLKLORE

Flora

sieme a Zefiro, anche da Jan Brue-ghel il Vecchio (1617), Giambattista Tiepolo (1734) e William-Adolphe Bouguereau (1875).

Tuttavia la raffigurazione più fre-quente di Flora è come personifica-zione della Primavera.

L’usanza di raffigurare donne della nobiltà o dell’alta borghesia con le sembianze di Flora, invece, è risa-lente al XVI secolo e si è protratta fino al XVIII secolo: il più noto ad aver lavorato a questa tematica è Rembrandt che dipinse nelle vesti di Flora entrambe le sue mogli Saskia (in un dipinto del 1634 e in uno del 1635) ed Hendrickje Stoffels.

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gare e condannare la licenziosità della festa, confuse la storia di Acca Larenzia con la leggenda di Clori raccontata da Ovidio nei Fasti.

Flora era presente anche presso altri popoli italici, come i Sabini e i Vestini. Questi avevano un mese dedicato a Flora che corrisponde al nostro luglio nel caso dei Vestini, mentre è ignota la corrispondenza nel caso dei Sabini.

La dea si trova anche presso i San-niti dove viene menzionata nella Ta-vola di Agnone con il nome indigeno di Fluusai Kerriiai, vale a dire “Flora di Cerere”. Questo stretto legame tra le due dee sembra sia esistito anche a Roma dove Flora sarebbe stata considerata “ministra di Cerere”.

Dopo il medioevo la dea Flora ritor-na ad essere oggetto di attenzione in epoca rinascimentale: Sandro Botti-celli raffigura Flora in compagnia di Zefiro nella sua celebre Allegoria della Primavera ed essa verrà poi successivamente dipinta, sempre in-

Dea Flora, particolare dell’affre-sco rinascimentale di Botticelli

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E La Dea MadreLa Dea Madre o Grande Madre è

una divinità femminile primordiale, presente in quasi tutte le mitologie note, in cui si manifesterebbe la ter-ra, la generatività, il femminile come mediatore tra l’umano e il divino. Essa attesta l’esistenza di una pre-sunta originaria struttura matriarcale delle civiltà preistoriche, composte da gruppi di cacciatori-raccoglitori.

È una delle divinità più antiche, alcune sue raffigurazioni (testimo-nianze di antichi culti a lei dedicate) risalgono addirittura al Paleolitico, famose sono le figure femminili, tro-vate in tutta Europa risalenti al Neo-litico, denominate “Veneri”.

Con gli spostamenti dei popoli e l’articolarsi delle culture, la Dea Ma-dre si “moltiplicò”, o meglio la conce-zione di “Madre” si variegò in diverse simbologie e quindi in diverse divini-tà femminili. Per cui pur continuando ad esistere essa si diversificò in più personificazioni e di conseguenza in più culti.

Per esempio, per sovrintendere all’amore sensuale si diversificò in Ishtar, Astarte, Afrodite/Venere; alla fertilità delle donne in Ecate triforme; alla fertilità dei campi in Demetra, Flora, Cerere, Persefone/Proserpi-na, Diana; alla caccia in Kubaba, Cibele, Artemide/Diana.

Inoltre, siccome il ciclo natura-le delle messi implica la morte del seme, perché esso possa risorgere nella nuova stagione, la Dea Madre è connessa anche a culti legati al ci-clo morte-rinascita e alla Luna, che da sempre la caratterizza.

L’evoluzione teologica della figura della Dea Madre venne costante-mente rappresentata da segnali di connessione tra le nuove divinità e quella arcaica.

Finché le religioni dominanti ebbe-ro carattere politeistico, un segno certo di connessione consisteva nel-la parentela mitologica attestata da mitografi e poeti antichi (ad esem-pio, Ecate è figlia di Gea; Demetra è figlia di Rea).

Altro carattere che permette di rico-noscere le tracce della Grande Dea nelle sue più tarde eredi, è la ripeti-zione di specifici attributi iconologici e simbolici che ne richiamano l’oriz-zonte originario.

in area etrusca: Mater Matuta;in area latina: Flora, Diana;in area romana: Bona Dea o Ma-

gna Mater;in area britannica: Dea Bianca.

Nella psicologia di Jung la Grande Madre è una delle potenze luminose dell’inconscio, un archetipo di grande ed ambivalente potenza, distruttrice e salvatrice, nutrice e divoratrice.

In Erich Neumann, che più di tutti gli allievi di Jung dedicò i propri studi ai vari aspetti del femminile, l’arche-tipo della Grande Madre (tendenzial-mente conservativo e nemico della differenziazione) è il principale osta-colo allo sviluppo del Sé individuale, che per conquistare la propria parte femminile deve sviluppare le proprie capacità di separazione e autoaffer-mazione.

Oggi il culto e la venerazione del-la Dea Madre sono molto diffusi nell’ambiente spirituale neopagano, in particolare nel movimento spiri-tuale della Wicca.

Francesco V.

Nel mutare delle religioni, la me-moria della Dea Madre, “signora” di luoghi o semplicemente di bisogni umani primari, si mantenne e si tra-smise lungo le generazioni, dando luogo, come già citato, a culti forse inconsapevolmente sincretistici (la cui ultima propaggine è il culto ma-riano).

Il culto della Grande Madre preve-de anche divinità maschili. Questo è un rapporto “mistico” tra la Grande Dea e il suo compagno, caratterizza-to dall’essere inizialmente minore di lei per età. Spesso si presenta come una figura di giovane amante, assai simile ad un figlio, per poi diventa-re il suo consorte e infine colui che muore per generare (o consentire) la rinascita. Un rapporto particolare e complesso che pone l’accento sulla concezione dualistica della divinità.

Nell’area mediterranea conoscia-mo i nomi e le storie di molte dee che deriverebbero dal culto della Grande Madre:

in area mesopotamica (V millennio a.C.): Ninhursag;

in area anatolica (II millennio a.C.): Cibele;

in area greca: Gea;

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Venere di Willendorf, una delle più antiche e famose raffigurazioni della Dea

Madre, risalente al Neolitico

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RESulle tracce di Priapo...

Insieme ad alcuni collaboratori del Centro Studi Italus, siamo andati alla scoperta delle tracce dell’antico culto di Priapo, il grande potere ge-neratore e portatore primario di vita. Tracce sparse un po’ ovunque lungo la penisola italiana e accuratamente censurate dalla Chiesa di Roma.

Chi non conosce, ad esempio, il “Gabinetto Segreto” del Museo Ar-cheologico Nazionale di Napoli?

In esso sono conservati molti og-getti e opere d’arte ritrovati negli scavi di Pompei ed Ercolano, a par-tire dal 1738, che riflettono la liber-tà dei costumi sessuali degli antichi romani. Nel Settecento, nonostante i fermenti riformatori, i costumi non erano altrettanto spregiudicati e i re Borbone decretarono l’istituzione di sale riservate agli “oggetti osceni”, per accedere alle quali era necessa-rio un “Dispaccio particolare”. Nac-que così il celebre “Gabinetto Segre-to” che per decenni fu oggetto dello scandalo dei benpensanti e della curiosità dei viaggiatori e studiosi stranieri di tutto il Mondo.

Tuttavia, qui vorremmo documenta-re due altri casi, meno conosciuti ma certamente non meno interessanti, di questo antico culto diffuso in tutto il pianeta e le cui origini si confondo-no con quelle dell’umanità.

Il fallo di San Francesco ad Asco-li Piceno

Nella principale piazza di Ascoli Pi-ceno, piazza del Popolo, si erge la chiesa dedicata a San Francesco. Sopra la balaustra in travertino del campanile si staglia, incredibilmen-te, un fallo dello stesso materiale alto circa un metro!

Si narra che l’insolita scultura fos-se stata piazzata lì per dispetto dai maestri muratori che edificarono il tempio in quanto non furono pagati per il loro lavoro.

Secondo questa tesi la vendetta sarebbe da attribuire al maestro co-macino Matteo Roberti che eresse la torre campanaria nel 1444, ma non è così! Il monolite fallico non è altro che un antico betilo (il termine beith-el, di origine semitica, significa “Casa di Dio”). Fin dalla più remota preistoria il concetto di fecondità ven-ne associato ad una divinità maschi-le che assunse la forma di un cip-

torre per raggiungere il cielo.”Infatti, prima che la mentalità de-

gli uomini giungesse a trar motivo di scandalo dai più augusti misteri della natura, l’unione della Terra e del Cielo da cui si faceva derivare tutto ciò che ha vita, poteva meglio esprimersi per mezzo degli organi genitali.

I falli dei Santi Cosma e Damiano ad Isernia

Su una collina poco distante dall’abitato di Isernia si erge l’eremo dei Santi Cosma e Damiano, dedi-cato ai due fratelli medici che su-birono il martirio sotto l’imperatore Diocleziano. La chiesa dell’eremo fu costruita intorno al 1130 sui ruderi di un tempio pagano molto antico de-dicato al culto di Priapo, dio protet-tore della virilità. Con l’avvento del Cristianesimo, il culto è continuato e non a caso, come vedremo, furono scelti i due santi medici come titolari della nuova chiesa.

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po eretto verticalmente sul terreno, unto periodicamente con olio, vino e sangue. Era considerato il princi-pio universale della vita, la suprema forza generatrice, dal quale l’uomo sentiva di provenire e che perciò ha divinizzato, venerato e invocato con ogni forma di culto.

“Così fece Giacobbe che unse la pietra sulla quale aveva dormito: dopo l’apparizione di Dio Padre, la conficcò nel terreno e chiamò quel luogo Beith-el, da qui Betlemme, dove nacque il Cristo, la luce per i Cristiani. Lì nacque e s’incarnò il Principio e si diffuse nel mondo. Sic-ché il betilo, in forma fallica, venne ad assumere il significato di centro del mondo cristiano, come il campa-nile delle cattedrali romaniche e go-tiche sparse per l’Europa. Torre su

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Affresco d’epoca romana raffigurante Priapo

Ascoli Piceno, campanile della chiesa di S. Francesco

Isernia, lanterna dell’eremo dei SS. Cosma e Damiano

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E A parere di molti, il culto dei Santi Cosma e Damiano sarebbe una so-pravvivenza del culto dei Dioscuri, Castore e Polluce, i figli gemelli di Giove e Leda. I Diòs Kouroi, col fi-sico di abili e possenti atleti, erano sempre pronti ad accorrere dove qualcuno era in pericolo e, pertanto, rappresentavano la soprannaturale forza ausiliatrice. Erano le figure sa-cre da invocare per ogni assistenza e in tal senso sono certamente assi-milabili a Cosma e Damiano, intesi come medici soccorritori cui chiede-re aiuto per il pericolo che temiamo di più: quello della salute personale.

Durante il XVIII secolo, il ministro inglese William Hamilton descrisse la permanenza del culto di Priapo nel contado del Molise, del quale avrebbe avuto notizia nel 1780 da una lettera anonima. Egli sosteneva che Priapo era stato sostituito con

venivano portati in processione molti simboli fallici. La lanterna cinque-centesca posta sulla sommità della cupola, di forma molto allungata, non sarebbe poi altro che un simbo-lo fallico!

Riferimenti bibliografici: G. Carabelli, Veneri e Priapi: culti di

fertilità e mitologie falliche tra Napoli e Londra nell’età dell’Illuministmo, Argo, Bari 1996; M. Gioielli, Isernia festeggia i Santi Medici Cosma e Damiano, in «EXTRA», anno XI, n. 33, 24 settembre 2004, pp. 16-17; G. Morganti, Voce di popolo (non sempre) è voce di Dio, contributo in-serito il 31.03.2010 sul sito internet http://www.ascolidavivere.it.

Tommaso D.

San Cosma e che la sua celebrazio-ne avveniva come si faceva per il dio pagano.

Hamilton era un antiquary (vale a dire un appassionato di antichità, specie d’epoca classica) alla costan-te ricerca di “cose remote e strane”. Non gli sarà parso vero poter annun-ciare al mondo la sopravvivenza in Italia d’un culto osceno e clamoroso come quello per Priapo! Ma gli ele-menti probatori serviti a Hamilton per avvalorare le sue teorie di eru-dito e “pagano” britannico sarebbero per alcuni studiosi controversi.

Ad ogni modo, da allora, molti scrit-tori si sono interessati, più o meno approfonditamente, a tale argomen-to e quasi tutti hanno accettato l’in-terpretazione che Hamilton ha dato della festa.

In effetti, fino a qualche secolo fa, facevano bella mostra e addirittura

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Sabbat dell’Equinozio di Primavera

L’Equinozio di Primavera avrà luo-go martedì 20 Marzo alle ore 06:14 AM.

Dalla maggior parte dei movimen-ti spirituali neopagani è considerata una festività sacra o Sabbat. Dai più è conosciuto col nome di Ostara, dalla Wica Italica col nome di Ante-sterie.

Le Antesterie erano delle feste ce-lebrate in onore della Primavera, in ambiente ionico-attico in onore di Dionisio, che hanno a che fare diret-tamente col piacere del vino e con il “fiorire primaverile”. Claudia

L’Equinozio di Primavera corri-sponde quasi sempre con la Pasqua cristiana.

A livello teologico in questo Sabbat d’Equinozio di Primavera, si conce-pisce il Dio cresciuto nel fiore della sua giovinezza e la Dea rigogliosa, come la Terra, che si avviano verso il massimo della loro vitalità.

Tutto infatti si risveglia, le piante fioriscono, gli animali ritrovano nuo-va energia e luce e oscurità si trova-no in equilibrio.

Per gli uomini questo Sabbat rap-presenta la gioia di rivivere dopo il freddo e il buio dell’inverno.

Si celebra l’allungarsi delle giorna-te e l’arrivo di nuove gemme sulle piante.

Questo Sabbat segna un nuovo ini-zio e, come tutti gli inizi, è propizio perché rappresenta il momento giu-sto per sbarazzarsi delle cose vec-chie e per iniziare il nuovo.

Si usa consumare uova e latte sim-boleggiando la rinascita della vita.

Gli altari si addobbano con uova, fiori di campo e primule. Mentre il colore di questo sabbat è il verde (chiaro).

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Sabbat di BeltaneLunedì 30 aprile ricorre il Sabbat di

Beltane, si usa celebrarlo durante la notte con il primo maggio.

Il sabbat di Beltane insieme a quello di Samhain (31 ottobre) è il sabbat più importante dell’anno.Contrariamente alle altre festività

pagane che sono poi state cristianiz-zate, essa è stata demonizzata, con il nome di Valpurga, quando si diceva che le streghe diventavano più pe-ricolose. In realtà Beltane è la festa d’eccellenza più cara, sinonimo di fer-tilità, abbondanza, amore e di tutto ciò che è più positivo.

Beltane o Beltaine (dall’antico ir-landese Beletene, “fuoco luminoso”) è un’antica festa gaelica che si cele-bra attorno al 1º maggio. “Bealtaine” è anche il nome del mese di maggio in irlandese. C’è chi sostiene che il nome deriverebbe dal dio Bel, ma non vi sono prove e fonti a conferma di questo.

Beltane è il giorno situato a metà fra l’equinozio di primavera ed il solsti-zio estivo, astronomicamente il gior-no corretto sarebbe il 5 maggio, ma è ormai ben radicata la tradizionale data del primo.

In questo sabbat si celebra il potere della natura è il suo apogeo, questo lo si fa ricordando l’unione tra il Dio e la Dea portando la vita e la fertilità nel mondo, un apogeo che trova cul-mine con il Solstizio d’Estate (21/22 giugno).

È quindi l’espressione massima della potenza creativa della Natura: il Dio e la Dea sono infatti simbolicamente vi-sti come innamorati, si uniscono nelle nozze sacre perché esploda la vita; l’estasi della pienezza dell’amore in-crementa la rigogliosità della terra. Da ora fino al Solstizio d’Estate viene celebrato il Periodo di Luce, conside-rato propizio e pieno di energia.

Giulia

Per il giorno di Beltane, durante la notte del 30 aprile a cavallo con il Calendimaggio cioè il 1 maggio, è di tradizione accendere un grande falò in mezzo al quale ci si salta per scacciare le negatività, e si usa danzare intorno a pali con nastri, denominati “Pali di Maggio”. Quest’ultimo è un palo con tanti nastri, dopo il salto del fuoco, ci si danza intorno e ognuno tenendo un nastro in mano lo intreccia, assicurandosi la buona sorte.Le piante di questo sabbat sono il biancospino, i fiori di

campo, la frutta di stagione.

Gli altari si usano addobbare con il biancospino, i fiori di campo, frutta di stagione, bottiglie di sidro e birra, oltre che a vari tipi di dolci. Il colore del sabbat è il verde (scuro).

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E Luna Piena di MarzoL’8 Marzo alle ore 10:39 la Luna

sarà Piena, questa prende il nome di “Luna del Seme”, come tutte le Lune piene essa è considerata, da alcuni movimenti neopagani una festività, un esbat.

Questa è la Luna della XII° Luna-zione denominata dell’Occhio che si Chiude. Questa è l’ultima lunazione del vecchio anno 2011, infatti con il Novilunio del 22 Marzo (che è il pri-mo dopo l’equinozio di Primavera) inizierà la Lunazione di Primavera, che è la prima del 2012.

Il nome, Luna del Seme, è assimi-lato alla preparazione dei campi che vengono coltivati, tramite la semina,

per produrre nei mesi successivi.Il nome di questa lunazione

“dell’Occhio che si Chiude”, allude proprio all’occhio che si chiude, in-fatti, rappresenta la conclusione o chiusura del ciclo invernale, del gelo e del lungo sonno che ha avvolto uo-mini, animali e natura.

È un periodo di cambiamenti e di nuove opportunità, così come i semi che danno nuove piante. È quindi

Questo è un esbat ideale e un’ul-teriore possibilità per sgomberare la nostra mente, dai problemi e dal-la pesantezza dei mesi passati, in modo da accogliere nel modo mi-gliore la parte luminosa dell’anno.

Quindi approfittiamo per meditare e cercare di liberarci del vecchio, perché conoscere se stessi vuol dire essere più sereni e aperti a nuovi inizi.

SIMBOLI DELL’ESBAT DELLA LUNA DEL SEME:

Piante: ginestra, muschioColori: verdino, rosso-viola Fiori: narciso selvatico, violetta Profumi: caprifoglio, fiore di melo Pietre: acquamarina, eliotropia Alberi: ontano, corniolo Animali: puma, porcospino

Francesco

un esbat dedicato ai nuovi inizi e ai cambiamenti.

Essendo l’ultima lunazione riveste di notevole importanza, poiché se-gna il passaggio che porta dalla le-targia invernale al completo risveglio primaverile. Si chiude così il ciclo oscuro e ci si approssima a quello luminoso.

Già con il sabbat di Febbraio (l’1) abbiamo accolto l’apparire dei primi segni di risveglio della natura, che ora con il Solstizio di Primavera, si fanno ancor più forti.

La giovane Dea Terra si prepara a dismettere il suo sobrio abito inver-nale, per ricoprirsi di fiori e colori.

Anche la luce del sole continua a crescere, durante l’equinozio ha rag-giunto il punto di parità perfetta con il buio.

In questa fase di equilibrio equino-ziale le due polarità, fuori e dentro di noi, si attraggono e si cercano l’un l’altro, e possiamo vederlo nella na-tura che risponde al richiamo: gli uc-celli nidificano, gli animali di terra si accoppiano, le prime farfalle fecon-dano i fiori ed anche i primi uccelli migratori fanno ritorno.

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RELuna di Aprile

Il 6 Aprile alle ore 21:18 la Luna sarà Piena, questa prende il nome di “Luna delle Gemme”.

Questa è la prima Luna della I° Lunazione denominata di Primave-ra, iniziata col primo Novilunio dopo l’Equinozio di Primavera, del 22 Marzo.

Il nome, Luna delle Gemme, è assi-milato al nascere delle prime gemme sulle piante, fattore che caratterizza questo periodo.

Il nome della I° Lunazione, denomi-nata “della Primavera”, è riferito alla stagione.

Questo periodo in natura è il tempo della germinazione, racchiude in se grande forza vitale.

È il periodo che favorisce il fluire della linfa vitale nei tessuti vegetali, apportando vigore nelle piante e li-berandole dagli involucri protettivi.

È la prima luna del nuovo ciclo di lunazioni. In questo periodo i semi danno le prime gemme, così nella

SIMBOLI DELL’ESBAT DELLA LUNA DELLE GEMME:

Piante: basilico, aglio, sangue di drago, geranio, cardo

Colori: giallo oro Fiori: margherita Profumi: pino, lauro, bergamotto Pietre: rubino, granato Alberi: pino, lauro, nocciolo Animali: orso, lupo

Tony

vita spirituale vi è una rinascita. È il momento di massima produttività spirituale, grazie anche all’aumento dell’energie.

L’esbat della Luna delle Gemme è quindi un periodo vitale e ricco di energie.

Un esbat ancora idoneo per i nuovi inizi e per entrare in sintonia con la natura.

Adatta come sempre a meditazione e riflessioni per evolverci ed essere in armonia con il tutto.

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EVENTIDal 1º marzo non sarà più possibile la convertibilità dalla Lira italiana e dal Marco finlandese all’Eu-

ro.22 aprile e 6 maggio - Primo e secondo turno delle elezioni presidenziali in Francia.23 aprile - Yerevan è Capitale mondiale del libro per un anno.

OLTRE LA SOGLIA

ALMANACCOMarzo/Aprile 2012

Leron

LA LUNA CALANTEE’ la rappresentazione dell’Anziana, della Dea nella sue veste di saggia che volge verso il tramonto

simbolico, ma non teme la morte perché sa che essa è solo un nuovo inizio. E’ il momento ideale per i rituali volti all’allontanamento, all’esorcismo, guarigione, dispersione delle

negatività e, qualora ne sentiamo il bisogno, alla restituzione dei torti subiti.

IL SOLE NEI SEGNIIl Sole nell’Ariete 20 marzo ore 05h14mIl Sole nel Toro 19 aprile ore 16h12m

22 febbraio / 20 marzo – PESCI 21 marzo / 20 aprile – ARIETE 21 aprile / 20 maggio – TORO

FASI LUNARIGENNAIO01 Mar, ore 02:21 Primo quarto08 Mar, ore 10:39 Luna Piena15 Mar, ore 02:25 Ultimo quarto22 Mar, ore 15:37 Luna Nuova 30 Mar, ore 21:40 Primo quarto

FEBBRAIO06 Apr, ore 21:18 Luna Piena13 Apr, ore 12:49 Ultimo quarto21 Apr, ore 09:18 Luna Nuova29 Apr, ore 11:57 Primo quarto

PROVERBIMARZO

Per il 25 la zucca è nata.Se vedrai pioggia minuta, la vernata si è compiuta, ma

se vedi sole chiaro, marzo sarà come gennaio.Se marzo non marzeggia, aprile non verdeggia.

La pioggia marzolina dura dalla sera alla mattina.Marzo asciutto, april bagnato, beato il contadino che ha

seminato.Marzo è pazzo, un sole e un guazzo.

Marzo secco, contadino ricco.Se piove nella Prima Lunazione,

avrai più uva che frasca.

APRILE Vale denaro ogni goccia d’aprile.

Aprile dolce dormire, gli uccelli a cantare, gli alberi a fiorire.

Se per la Seconda Lunazione c’è piovetta, la susina s’infughetta.

Se per il 23 piove, fichi neanche nove.La pioggia di aprile dura quaranta dì.Aprile temperato non è mai ingrato.

Aprile piovoso, maggio ventoso, anno fruttuoso.Ad aprile non ti scoprire.

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EQUINOZIOMartedì 20 Marzo

EQUINOZIO DI PRIMAVERA ore 06:14

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LIALa voce delle stelle

Inviate le vostre richieste a [email protected]. In questo numero chiudiamo il cerchio dello zodiaco col tenero e sensibile segno dei Pesci e iniziamo

un nuovo percorso, un nuovo sentiero di conoscenza del percorso dell’uomo il vitale e ardente Ariete.

Buona lettura by Astrosibilla!

anche se alla fine preferisce, superata una iniziale timidezza, essere lui a narrare le proprie vicissitudini agli altri. Il Pesci meno evoluto è una

persona molto insicura, emoti-va e instabile e soffre spesso di problemi di salute, il più delle volte di origine emotiva. Il Pesci più evoluto invece è una per-sona di spiritualità elevata che tende all’isolamento e all’intro-spezione o a una attività dedita all’aiutare il prossimo. Ha un collegamento specia-

le con tutto ciò che è trascen-dente, è un sensitivo, e vibra di emozioni. Ha un mondo tutto suo, è un romantico e idealizza tutto ciò che lo circonda. Sono molto generosi e sono pronti ad aiutare senza chiedere nulla in cambio.

PESCI 20 febbraio – 19 marzo

Col segno dei Pesci si chiude il cerchio dello zodiaco. E’ il più evoluto fra i segni di

acqua e coloro che nascono in questo periodo sono persone di una sensibilità eccezionale che percepiscono tutto il mondo cir-costante in maniera empatica. Avranno molto successo nella vita, ma la loro realizzazione sarà ritardata dal loro oscillare fra allegria e sconforto, fra en-tusiasmo e depressione. Molto intelligenti e intuitivi, non han-no bisogno dell’esperienza pra-tica perché già sentono ciò che li circonda. Spesso però temono il giudizio del prossimo e allo-ra si creano inutili problemi e si fanno condizionare. Temono le conseguenze delle loro deci-sioni. Si fanno spesso del male, proprio perché vivono le sen-sazioni in maniera viscerale. A volte nel loro carattere trovia-mo una punta di masochismo. Sono molto umani e disponibili, il Pesci è un ottimo ascoltatore

MA SE VI INNAMORATE DI UN PESCI... CHE FARE?Tenerissimi e dolcissimi Pescio-

lini… tutti cuoricini e cioccolati-ni! Se innamorati vivono sulla loro

nuvoletta. Occorre, per far breccia nel

loro cuore, un tocco di roman-ticismo nel senso più ampio del termine. Egli cerca una persona con la

quale aprire l’anima e fondersi completamente. Importante il non detto con lui. Se lo desideri veramente devi essere pronto ad entrare nel suo mondo, nella sua nuvoletta. Buona cosa è par-largli dei tuoi problemi, perché il Pesci ha l’animo infermieristico e i tuoi problemi diverranno i suoi creando una complicità.

PERSONAGGI FAMOSI: Luciano Ligabue, Alberto di

Monaco, Dulbecco, Pino Danie-le, Claudio Bisio, Bruno Conti

Astrosibilla

PESCI

Costellazione dei Pesci

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La logica in loro è pressoché as-sente e agiscono istintivamente.

Raramente mettono in discussione il proprio modo di agire. Alle persone dell’Ariete piacciono le cose nuove e sanno come coinvolgere gli altri nel-le loro passioni. Hanno un forte ego, che li porta ad essere visionari e ide-alisti; per questo si avvicinano a po-sizioni di importanza e ammirabili.

COME CONQUISTARLI…Sincerità, solo sincerità e natura-

lezza. Gli Ariete non sopportano le perso-

ne che hanno un modo di compor-tarsi ambiguo, che in un ambiente si comportano in un modo e in un altro cambiano. Amano però la conquista difficile. Egli tende a comandare, ma bisogna tenergli testa e non farsi sopraffare. Se vede che il partner è debole, perde interesse e si stanca. Una persona forte, invece, lo tiene sulle spine e accende il suo deside-rio di conquista.

A volte però è meglio fargli credere che sia lui a comandare.

Non ama la noia e i rapporti mono-toni.

ARIETE 20 marzo – 20 aprile

Benvenuta PRIMAVERA!!!! Questo segno rappresenta il risve-

glio della natura e il nuovo ciclo della vita.

E’ la nascita dell’individuo, l’inizio di un percorso, il principio.

Il simbolo dell’Ariete può essere descritto come il muso o le corna di un ariete, o in alternativa, il simbolo è simile a quello di un germoglio nel momento in cui emerge dal terreno in primavera. Ecco appunto, la forza vitale che muove i nati sotto questo segno è la medesima che mette un germoglio a bucare il terreno. L’ele-mento fuoco conferisce loro ardore, passionalità e generosità. Si lancia-no con energia in ogni impresa.

Tutto il loro agire è mosso da un desiderio di conquista.

Egli non sa aspettare e spesso va incontro a delusioni, si fida degli altri e si aspetta da loro un comportamen-to altrettanto disinteressato. Sono fondamentalmente persone molto semplici, non hanno sovrastrutture comportamentali. Come sentono, così agiscono. Sincere all’eccesso e quindi poco diplomatiche.

PERSONAGGI FAMOSI: Leonardo da Vinci, Raffaello San-

zio, Cartesio, Carlo Magno, Nino Manfredi

Astrosibilla

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Costellazione dell’Ariete

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La ricerca del sé che egli ha sperimentato, e che continua a sperimentare gli permette di se-guire la giusta via.

Per entrare in contatto con questa lama occorre meditare sulla nostra parte più profonda, utilizzate varie tecniche medi-tative e scendete nel vostro io interiore e ascoltatelo.

Un anziano percorre un sen-tiero innevato tenendo in mano una lanterna nella quale risplen-de una stella a sei punte. Egli è il saggio che ha raggiun-

to la conoscenza attraverso lo studio e la riflessione. Non desidera alcun bene ma-

teriale e la sua vita è fatta di semplicità e solitudine. Pur es-sendo materialmente povero, egli è spiritualmente ricco e tale ricchezza lo rende una gui-da, un faro per chi è pronto ad ascoltarlo.

L’Eremita

In questo numero di Artemisia analizzeremo l’Eremita, la Ruota della Fortuna e la Giustizia,

tre ulteriori fasidel percorso di illuminazione dell’uomo.

La Ruota della Vita, dell’esistenza è situata al centro dell’universo, in essa coesistono i cinque elementi. Aria, fuoco, acqua, terra e spirito sono essenziali per il compiersi del destino dell’uomo. Infatti questo Arcano rappresenta il Destino, rappresenta tutti

quei fattori che non possiamo quantificare, che operano sulla no-stra vita e che sono al di là del nostro controllo. La natura della Ruota è quella di girare e quindi simboleggia il

perpetuo alternarsi dei cicli della vita. Esistono queste forze spi-rituali che sono in continuo movimento e che si manifestano nei momenti cruciali della nostra vita.

L’insegnamento e la riflessione la fare con questo arcano è quella di accettare i cambiamenti che la vita ci propone e di avere fiducia nel disegno cosmico di cui la nostra vita è un frammento.

La Ruota della Fortuna

Astrosibilla

L’Eremita, opera di Francesco Voce

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La GiustiziaQuesta lama di equilibrio rappresenta la legge, la decisione, il

Karma. La Giustizia è colei che fa in modo che ogni individuo debba sperimentare le conseguenze delle proprie azioni, nel bene come nel male. La bilancia rappresenta il fatto che tale conseguenza debba es-

sere effettivamente commisurata alle azioni intraprese. La spada simboleggia la severità e il rigore con cui il giudizio viene emesso.

Questo Arcano ci ricorda che tutti i nodi vengono al pettine. L’in-dividuo in pace con la propria coscienza può trovare conforto nella bilancia; quello che ha commesso azioni malvagie deve invece te-mere invece la lama della spada.

La Ruota della Fortuna, opera di Francesco Voce

La Giustizia, opera di Francesco Voce

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Tra il 20 e il 21 Marzo si celebra l’Equinozio di Primavera!

Nell’antichità si usava considerare gli equinozi e i solstizi come dei gior-ni speciali, e vogliamo continuare la tradizione proponendo una ricetta adatta all’occasione:

l’insalata primavera!Porzioni 2Tempo di preparazione 30 minuti

CUCINAInsalata di Primavera

INGREDIENTI100 gr di spinaci freschi4-5 fragole5 asparagi100 gr di formaggio caprino4-5 nocisale e olio d’oliva

PreparazioneLavate gli spinaci e spezzettate le

foglie. Lessate gli asparagi.Tagliate le fragole a pezzettini e

unite tutti gli ingredienti in una cioto-la capiente.

Buon Equinozio di Primavera!

INGREDIENTI350 gr di farina150 gr di burro3 uova6 cucchiai di miele300 gr di yogurt intero natu-

rale1 bustina di lievitomezzo cucchiaino di bicarbona-

to di sodio per uso alimentare1 cucchiaino di cannella in pol-

vere

PREPARAZIONEAmmorbidite il burro a tempe-

ratura ambiente. Setacciate la farina con il lievi-

to ed il bicarbonato di sodio. Mettete in una ciotola il burro a

pezzetti, unite il miele e lavora-te con un cucchiaio di legno fino ad ottenere una crema. Quando sarà montato incor-

porate le uova una per volta e, sempre amalgamando, aggiun-gete la farina preparata, lo yo-gurt e la cannella.

Torta della Bella StagioneMescolate fino ad ottenere un

composto omogeneo e versate-lo in una tortiera imburrata ed infarinata di 24 cm. di diametro. Dopodiché mettete nel forno già caldo a 180°. Dopo circa un’ora tiratela fuori

e fatela raffreddare sulla gratel-la per dolci.

Spolveratela con dello zucche-ro a velo e servite con miele.

Carmen

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Rosalba

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PREPARAZIONEMettete il grano cotto a bollire nel

latte con metà del fruttosio, mesco-lando di tanto in tanto (usate una pentola grande..). Quando il latte si sarà ridotto ad una crema con il gra-no spegnete e fate raffreddare com-pletamente. Aggiungete la ricotta e 3 uova mescolando bene e poi i candi-ti. Per ultime le fiale con gli aromi ed amalgamatele al composto.

Preparate una frolla molto morbida lavorando la farina, il burro le uova e il resto del fruttosio.

Rivestite una tortiera con carta da forno e distribuiteci i due terzi di pa-sta, tenendo i bordi ben alti. Riempi-te con il composto di grano, ripiegate i bordi. con la pasta rimasta forma-te dei rotolini con i quali costruire la classica griglia, che decora e dà compattezza. Infornate a 180 gradi per 40 minuti (meglio se con il forno ventilato) Spennellate la torta con il latte o l’uovo sbattuto e terminate la cottura a 140 gradi per altri 20 mi-nuti.

Siccome ogni forno ha la sua “per-sonalità” saprete che è cotta quando la pasta diverrà dorata e vedrete il ripieno rassodarsi bene.

Lasciatela raffreddare completa-mente prima di estrarla dalla tortiera ...e se ci riuscite aspettate almeno una notte prima di assaggiarla.

Salvatore

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INGREDIENTI per 6 persone:grano cotto 350 grammi ricotta fresca 250 grammi farina 00 450 grammi zucchero (o fruttosio) 250 grammi cedro candito 40 grammi arancia candita 40 grammi uova 5 latte 300 cc cannella 1 cucchiaio burro 150 grammi aroma di vaniglia 1 fiala o un bac-

cello aroma di fiori di arancio 1 fiala

Pastiera Napoletana

Tagliatelle di BeltaneINGREDIENTI200 gr di tagliatelle150 ml panna liquida pisellini primaverapomodoro100 g mozzarellasale e pepe q.b.basilico tritato q.b.

PREPARAZIONERiscaldate la panna con il pomodoro in una pentola a fuoco bas-

so.Quando la panna bolle, toglietela dal fuoco e aggiungete la moz-

zarella tritata in modo che possa fondersi nella panna calda. Salate e pepate.

Nel frattempo fate cuocere le tagliatelle assieme ai pisellini prima-vera, scolatele al dente, conditele con la salsa di panna e spolveriz-zatele con il basilico finemente tritato.

52Adriana

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CREATIVITA’

53PRIMAVERA

illustrazione digitale, di Stefania Lux, anno 2010

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54GERMOGLI

illustrazione digitale, di Stefania Lux, anno 2010

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55GUARDARE OLTRE

Fotografia digitale, di Francesco Voce, 2011

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56PIETA’

Fotografia digitale, di Francesco Voce, anno 2011

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GANIMEDE & ZEUS (ciclo Mithos illustrazioni digitali),particolare dell’opera di Alessandro Basso.

Altre opere dell’artista sono visibili all’indirizzo: http://abcgartist.tumblr.com

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ARUSPICINA ETRUSCA ED ORIENTALE A CONFRONTO

Autore: Alberto PalmucciEditore: pubblicato in proprio con il patrocinio del Gruppo

Archeologico GenoveseLuogo e anno di edizione: Roma 2010

Quest’opera espone i risultati di una lunga ricerca che per la prima volta ha messo a dettagliato confronto l’antica tecnica d’interpretazione del fegato animale nell’aruspicina babilone-se, siariana, ittita, greca, romana ed etrusca. Ne deriva una nuova comprensione del Fegato di Piacenza.Palmucci presenta poi la raccolta dei miti riguardanti Tarqui-

nia in relazione all’aruspicina, Tarconte e Tagete; e, dal con-fronto dei miti con le fonti storiche ed i documenti archeolo-gici, propone di localizzare il FANUM VOLTUMNAE a Tarquinia (centro federale della nazione).Egli produce infine l’unica traduzione esistente della versio-

ne greca de I LIBRI TAGETICI, e presenta la raccolta comple-ta dei frammenti latini.Chiudono l’opera alcune interpretazioni di frasi del LIBER

LINTEUS della Mummia di Zagabria.

Alberto Palmucci è uno studioso che da anni si occupa di studiare, per pura passione personale e secondo un’ottica originalissima, i misteri delle origini del popolo etrusco.

RECENSIONI & POST-IT

LE NECROPOLI RUPESTRI DELLA TUSCIA

Autori: Giacomo Mazzuoli e Giuseppe MoscatelliEditore: Associazione Canino Info Onlus 2008Luogo e anno di edizione: Grotte di Castro (VT) 2008128 pagine con numerose foto a colori

Le necropoli rupestri etrusche, geograficamente localizzate in un territorio non vasto, compreso pressoché integralmente nei confini della Tuscia viterbese - seppur con una circoscritta ma significativa estensione nella vicina Toscana - rappresentano un fenomeno stori-co, artistico e culturale unico, come unici sono stati gli Etruschi tra tutti i popoli che hanno preceduto la prima grande globalizzazione: quella che l’impero romano ha imposto su tutte le sponde del medi-terraneo. Cronologicamente lo sviluppo di questa originale manife-stazione di architettura funeraria va diviso in due fasi: il suo primo manifestarsi avviene infatti in epoca arcaica, per poi riproporsi in forme ancor più maestose e monumentali in età ellenistica. Norchia, Castel d’Asso, Sovana, Blera, San Giuliano, per limitarci alle località più importanti, rappresentano così, a seconda dei casi, l’alba radio-sa e il luminoso tramonto di una civiltà tra le più affascinanti della storia.Il volume costituisce una completa e dettagliata panoramica sulle

principali necropoli etrusche, un’opera che le istituzioni preposte non hanno pensato a pubblicare e che è stata realizzata grazie all’inizia-tiva dei due autori e dall’Associazione Canino Info Onlus 2008 che ha tra gli scopi la tutela, la promozione e la valorizzazione dei beni storico-artistici del territorio della Tuscia viterbese e non solo.

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ASSOCIAZIONE ARTES

Artès è l’acronimo di “Arte, esoterismo e spiritualità”. E’ un’associazione di promozione sociale, sen-za fini di lucro, nata nel Febbraio 2009 in provincia di Reggio Emilia, che si propone di organizzare eventi e attività che pongano al centro di tutto la spiritualità ed il mondo interiore dell’artista e, più in generale, dell’uomo. Artès vorrebbe offrire all’arte legata al mondo dell’invisibile un’opportunità in più per farsi conosce-

re. Ecco quindi una predilizione per tutto ciò che riprende il mondo dei simboli, della mitologia, dell’eso-

terismo ma anche richiami all’antropologia e quindi alle culture antiche fino a spaziare alle forme artistiche contemporanee che s’ispirano al mondo dello Spirito e dell’Anima in tutte le sue molteplici forme. In questo senso, ogni forma di espressione è ben accetta: che siano arti visive e arti plastiche (pit-

tura, scultura, fotografia, grafica, installazioni, ecc.), scrittura (saggistica, narrativa, poesia), teatro e tutto ciò che ci porti ad esternare ciò che abbiamo dentro. Questo anche attraverso laboratori, seminari e incontri che ci possano aiutare a crescere insieme, a stare meglio con noi stessi e con gli altri.

L’Associazione Italus ringrazia in modo particolare il presidente, dell’Associaizone Artès, Sara Ber-nini, appassionata di fotografia e pittura, direttore responsabile della rivista “Labrys” (http://www.rivistalabrys.it/), che ha accolto la nostra richiesta di collaborazione per il progetto “Memorie Sto-riche”.

PER MAGGIORI INFORMAZIONI:E-mail:[email protected] sito internet:http://www.artesassociazione.org/http://www.myspace.com/associazioneartesArtès è presente anche sul social network di Facebook.

CENTRO ANZIANI DI VIA COMMODILLA

Si ringrazia il presidente Armando Biondi, del Centro Anziani in via Commodilla, della città di Roma, per essere stato disposto e favorevo-le nell’ospitarci come Associazione, prestandoci un’intera sala dove poter svolgere il seminario sul “Pensiero Positivo”. Una persona davvero gentile e aperta mental-

mente, a testimoniare che giovani e anziani pos-sono insieme fare molto.

Grazie a nome dell’Associazione Italus !

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*** *** ***PROSSIMO NUMERO DI

ARTEMISIAMaggio / Giungo 2012

(bimestrale dell’Associazione Italus)*** *** ***

Ricordiamo a tutti che potete contribuire alla stesura di Artemisia,

inviando articoli segnalando le rubriche d’interesse,o inviare opere (grafiche o fografiche)

per la rubrica “Creatività”, o foto per la sezione “Percorsi Naturali”,

scrivendo alla seguente [email protected]

Potete fare segnalazioni e pubblicare vostri annunci di eventi, libri ecc.

nella rubrica di Artemisia “Annunci & Post.it”, scrivendo alla seguente [email protected]

Tutti potete comunicare con Artemisia e inoltrare suggerimenti,

scrivendo alla seguente [email protected]

Infine potete comunicare con la rubrica diArtemisia “Oltre la Soglia”di Astrosibilla,per richiedere o suggerire argomenti da

approfondire, scrivendo alla seguente [email protected]

Per maggiori informazioni riguardante l’Associazione Italusvisitare il seguente indirizzo internet:

www.italus.infohttp://italus.info

oppure scrivere alla seguente E-mail:[email protected]

Page 62: ARTEMISIA N°4 marzo aprile 2012

PROSSIMO NUMERO DI ARTEMISIA

Maggio / Giugno 2012

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