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Arte in città Scrittura visuale Mostra-convegno a Ivrea di Lidia Pizzo 'Cent'anni di scrittura l'isuale in italia 1912-2012 Museo della Carale, Ivrea 20-21 ottobre 2012 Ivrea! Ivrea ... Di primo acchito il pensiero corre alla beneme- rita macchina per scrivere OIivetti, che affrancò generazioni di ragazzini e poi di adulti dall'e- sercizio noioso e diffIColtoso della "calligrafIa". Subito dopo, per chi ha qualche lontana remi- niscenza classica, non si può fare a meno di pensare agli Eporediesi, gli abitanti di Ivrea, perché Eporedia fu l'originario nome della citta- dina, colonia romana importantissima e fIOrente, se ebbe il privilegio di designare gli abitanti con la denominazione di cittadini romani e di avere leggi proprie. Infatti, dal punto di vista geografIco era un fondamentale snodo della via delle Gallie per eserciti e commercianti e tale si mantenne attra- verso i secoli tra alterne fortune di dominazioni e di guerre tra questo e quel signore o con la chiesa con l'obbiettivo di impadronirsi del paese, prospero di commerci e di buone condi- zioni socio-economiche. La cittadina fu anche un importante centro culturale, eccellendo nell'arte militare e nelle discipline equestri. Infatti, nelle scuole epore- diesi venivano iscritti i fIgli dei nobili romani. Ma non basta, ben presto intorno alla prima metà dell'Ottocento dopo Cristo fu sede di uno Studium, una specie di Università ante litteram e di uno Scriptorium, sorta di scuola in cui si realizzavano i codici miniati, di cui abbonda tuttora la Biblioteca Capitolare della cittadina. NvOVf DIf(..fZIONI· Il. Il \ettembre-ottobre 2012 62

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Arte in città

Scrittura visualeMostra-convegno a Ivrea

di Lidia Pizzo

'Cent'anni di scrittura l'isuale in italia 1912-2012Museo della Carale, Ivrea20-21 ottobre 2012

Ivrea! Ivrea ...Di primo acchito il pensiero corre alla beneme-rita macchina per scrivere OIivetti, che affrancògenerazioni di ragazzini e poi di adulti dall'e-sercizio noioso e diffIColtoso della "calligrafIa".Subito dopo, per chi ha qualche lontana remi-niscenza classica, non si può fare a meno dipensare agli Eporediesi, gli abitanti di Ivrea,perché Eporedia fu l'originario nome della citta-dina, colonia romana importantissima e fIOrente,se ebbe il privilegio di designare gli abitanti conla denominazione di cittadini romani e di avereleggi proprie.Infatti, dal punto di vista geografIco era unfondamentale snodo della via delle Gallie pereserciti e commercianti e tale si mantenne attra-verso i secoli tra alterne fortune di dominazionie di guerre tra questo e quel signore o con lachiesa con l'obbiettivo di impadronirsi delpaese, prospero di commerci e di buone condi-zioni socio-economiche.La cittadina fu anche un importante centroculturale, eccellendo nell'arte militare e nellediscipline equestri. Infatti, nelle scuole epore-diesi venivano iscritti i fIgli dei nobili romani.Ma non basta, ben presto intorno alla primametà dell'Ottocento dopo Cristo fu sede di unoStudium, una specie di Università ante litterame di uno Scriptorium, sorta di scuola in cui sirealizzavano i codici miniati, di cui abbondatuttora la Biblioteca Capitolare della cittadina.

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Passano i millenni, si succedono le genera-zioni ma le memorie storiche non si cancellano.Restano nell'immaginario collettivo.Infatti, a proposito di cultura, mi verrebbe dadire, al modo dell'inizio di tutte le favole chesi rispettino: "C'era una volta ... un "giornale discrittura, di politica, di disfatta", che conteneva"scritti per una nuova specie d'intellettuale": IlMartello.Correva l'anno 2000.Fu cosÌ che conobbi Adriano Accattino di Ivrea,mecenate e infaticabile intellettuale, animadelle più importanti manifestazioni culturali delluogo."Un nome una garanzia!" si direbbe.Ma, da dove dovrei cominciare per dire diAdriano?Intellettuale di razza, ha sempre calamitatointorno a sé, alle sue riviste, ai giornali e ora alMuseo della Carale le intelligenze più vive, gliartisti più originali della zona e non.Tanti gli argomenti a cui si è interessato e lepubblicazioni in atto. Ne cito solo alcuni, a volo

d'uccello, "Tre saggini sulla scrittura d'autore".Che saggini non mi sembrano, se riempionopoco meno di 200 pagine! A questo aggiun-gerei: "Tracce d'impoetico", "I vantaggi delladifficoltà", "La disfatta dell'opera", "L'ordinespontaneo" oppure l'originale "Scrittura d'au-tore" in cui "tutto si svolge da un'unica distin-zione tra gli scarti che lo scrivere deposita nelsuo scorrevole spostarsi e la facoltà bizzarra dacui sono colati" e tanti altri, oltre a un librettod'artista dal titolo di sapore classico: "Sull'ar-monia".E come potrei dimenticare i diversi numeri de:"La memoria di Adriano", da lui stesso defI-nito "libro giornale di un unico autore e in cuivengono sviluppati i temi più svariati, perchécosÌ succede nelle cose di lettere e anche negliumori degli autori che da un tema cercanosollievo in molti"?Poco sopra ho citato "Il Martello", ma primaancora Adriano Accattino aveva dato vitaa un'altra rivista: "Pianura", che trattava diricerche e analisi linguistiche, e subito dopo a

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tifIca, fIlosofIca, poetica; organizza incontri econvegni sui problemi più scottanti; serve gliartisti, li collega e li organizza".Mi piacerebbe trovare in Italia, posti comequesto, che abbiano, udite! udite!, nelle proprielinee programmatiche di servire gli artisti, dicollegarli e di organizzarli! I

Se qualcuno dei lettori ne scova uno nellanostra beneamata patria, che abbia questoscopo: servire gli artistil, sarei lietissimadi fargli tanto di chapeau, ma che dico! diprostrarmi umilmente, nonostante la mia vene-randa età, davanti a chi a gran voce perseguetali propositi. Propositi che qui non restano solosulla carta ma diventano attività pratica, comenel caso di questo doppio convegno oppure deiprecedenti di cui ricordo "Instabilità e diffe-renze", così come l'altro: "Il legame miscono-sciuto", i cui atti sono raccolti nelle riviste citate"Fondamenta Nuove", che molti spunti di rifles-sione mi hanno offerto in merito all'arte, allascrittura visuale, all'avanzare della tecnologiacontemporanea, al mutamento dei parametri diriferimento e così via.Ma torniamo al nostro particolare ~useo! Esso,si può dire, ha ancora appeso alla parete ilcartellino con "pittura fresca". Infatti, è statoinaugurato nel 2008 con una mostra intito-lata: "La parola mostra il suo corpo. Formedella verbo visualità contemporanea". Tuttavia,anche quando la struttura non c'era, non eranomancati i convegni come i due citati, ai qualiaggiungerei: "La nascita e lo sviluppo dellamusica industriale", oppure: "Progetto arteinsieme. Paradigma di convivenza" e tanti altri,insieme alle molte mostre che non cito, per nontediare il lettore. Preferisco, invece, dire diffusa-mente degli ultimi due convegni dal medesimotitolo: "Cent'anni di scrittura visuale in Italia1912-2012".Uno si è tenuto nei giorni 5 e 6 maggio ed èstato accompagnato da una mostra eccezionalee imperdibile, in cui erano presenti le operedei padri storici del movimento come: NanniBalestrini, Mirella Bentivoglio, Ugo Carrega,Arrigo Lora Totino, Stelio Maria Martini, GiuliaNiccolai, Anna Oberto, Lamberto Pignotti,Sarenco, Gianni Emilio Simonetti, Carlo AlbertoSitta, Rodolfo Vitone. A questi è da aggiun-

"I Medicanti" con Luigi Bianco, anche lui fIguradi spicco nel panorama intellettuale del NordItalia. E infme, last but not least "FondamentaNuove", rivista a tema, vera palestra d'idee e diprogetti.In questo momento in cui scrivo, quasi dallaluce lattea del mio computer si materializzanel suo studio luminoso la fIgura autorevole eamabile di Adriano Accattino intento a perfe-zionare e curare la sua opera omnia che superai trenta volumi, trentadue per l'esattezza, daltitolo alquanto suggestivo: "Un salto nell'alto".Vorrei aggiungere altro sulle rare qualità diquesto personaggio, ma temo di scivolarenella piaggeria, cosa che gli dispiacerebbe e...allora preferisco mettere punto qui e prose-guire col tema dell'articolo: "Scrittura visuale inItalia 1912-2012", titolo di una doppia mostraconvegno al Museo della Carale. EdifIcio inmezzo al verde, nato architettonicamente comeMuseo appunto e quindi con tutti gli accorgi-menti strutturali del caso.Esso "È museo di creazione piuttosto che disemplice esibizione: incoraggia la ricerca, miraallo sviluppo e alla valorizzazione della creati-vità e delle potenzialità artistiche. Indirizza lasua attività agli artisti del nostro tempo, senzadistinzioni di generi o di generazioni: in unoceano d'iniziative dedicate ai giovani, il Museos'interessa anche dei non più giovani artisti,fedeli e coerenti alla loro vocazione". E ancora:"Il Museo Della Carale Accattino costituisce uncentro di cultura non solo artistica, ma scien-

Un momento del convegno sui cent'anni di scrittura visuale in italia

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gere una sezione dedicata ai disegni di MartinoOberto intorno a: "L'angelo bianco", in attesadi organizzare una completa retrospettiva diquesto padre della scrittura visuale.E ancora, tutti gli artisti sopra citati eranopresenti alla mostra che Luigi Ballerini orga-nizzò al Gam (Galleria Arte Moderna) di Torinonel 1972, che aveva il medesimo titolo macambiava ovviamente la data 1912-1972.Il convegno ha visto nel pomeriggio di sabato 5maggio 2012 una conversazione con gli artistipresenti e i fruitori, mentre la mattina seguente,il 6, è stata ricordata la fIgura dell'artista Oberto.In memoria del quale è stato presentato ilvolume: "Il segno irraggiungibile a cura diLorena Giuranna e Adriano Accattino con untesto di Raffaele Perrotta e la prefazione diGiorgio Zanchetti. A tal proposito Gio Ferriscrive che i relatori "hanno messo in rilievoil progetto anascritturale avviato da MartinoOberto fm dal 1955, anticipatore in buona partedelle esperienze dell'Arte gestuale, dell'Actionpainting, dell 'Arte concettuale e della VisualPoetry."

(h Hp: // rosa pierno. b logspot.i t/2 O12/0 5/gio- ferri -cen tanni -di -scrittura -visual e.h tm])Ma non è ancora fmita, i visitatori del museo,sia queJJi di Maggio sia queJJi del prossimoOttobre, avranno la possibilità di ammirare,fuori mostra, un omaggio all'utopia olivettiana,che nel nostro immaginario vuoI dire indu-stria, economia, lavoro, sviluppo ..., costituita daun 'installazione di Lucia Pescador.Questi gli scarni dettagli del primo round.Ce ne sarà un secondo, dicevamo, il 20 e il21 ottobre, ideale continuazione del primo,che dovrebbe vedere protagoniste le' leve piùgiovani, che si sono dedicate a questa partico-lare forma d'arte (in realtà antichissima).Ovviamente tutti i lettori interessati sono invi-tati a intervenire. Daremo in calce gli indirizzi eil numero di telefono.Lo scopo di quest'ulteriore incontro sarà quellodi fare il punto sulla situazione della "scrit-tura visuale" ai giorni nostri e di analizzare gliaccadi menti artistici di questi ultimi anni perdelineare prospettive e sviluppi futuri, se ce nesaranno.

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Perché abbiamo usato il se? Perché molti artistisostengono, che questo genere di espressivitàabbia esaurito le sue potenzialità. Il titolo stessodella mostra suona come una treno dia.Infatti, il movimento non è riuscito a rinnovarsivia via che passavano i lustri e gli autori piùimportanti sono rimasti gli stessi e non hanno'fatto "scuola".Certo, il problema esiste ed è complicato anchedalle molteplici dizioni con cui la corrente arti-stica è giunta fmo a noi: poesia visiva, poesiavisuale, scrittura visiva, lettrismo, nuova scrit-tura, poesia concreta, poesia tecnologica, poesiasimbiotica, poesia totale ecc., ognuna delle qualipresenta sfumature operative e di senso diverse.Stante così le cose, il Convegno di Ottobredovrebbe avere lo scopo di valutare ciò che si èfatto e, a seconda del risultato, sancire la defmi-tiva scomparsa della corrente apparentata sottocerti aspetti ali "'arte povera", (bastano talvoltaun paio di forbici e un foglio di carta per realiz-zare un'opera) oppure progettare, se sarà il caso,il futuro.La "scrittura visuale", come si sarà abbondan-temente compreso, dovrebbe unire i!l un unicocontesto, la parola e l'immagine. Ma, come spessoaccade, a seconda dell'indirizzo artistico delsoggetto, a volte prevale l'immagine sulla parolao viceversa la parola sull'immagine. Insomma, aconti fatti, risulta molto diffIcile armonizzare inmodo esteticamente valido le due espressioni.Cari lettori, certamente quanto detto sopra viavrà non poco disorientato, perché non tutticonoscono questa forma d'arte ... È tempo alloradi parlarne.Sotto la dizione "scrittura visuale", comeabbiamo visto poco sopra, va una gran varietàdi espressioni artistiche legate sia all 'immagine,che alla parola, e, talvolta, anche alla musica.Certo, a ben riflettere, ogni scrittura che leggiamosu un foglio è sempre visuale. Ma, quella dicui ci stiamo occupando origina dalle paroli-bere di Filippo Tommaso Marinetti, ideatore eanima del primo movimento artistico d'Avan-guardia storica chiamato Futurismo, che prendele mosse nel 1909 con un Manifesto pubblicatoin Francia nientemeno che su Le Figaro.A questo punto, risulta ovvia la domanda: comevenne a Marinetti l'idea delle parole in libertà?

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Due poesie visive - Giulia Niccolai

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Sicuramente essa fu dovuta a un fatto contin-gente. Si trovava a Tripoli quale corrispon-dente di guerra per il "Corriere della Sera" nelconflitto italo-turco, che si combatteva in Libia.Sullo stesso quotidiano scriveva D'Annunzio, icui "articoli" libici erano confezionati standocomodamente seduto ad Arcachon "in volon-tario esilio!" e frequentando i migliori sal9tti deltempo. Questi poteva dare la stura a tutto il suorepertorio immaginifico in terzine dantesche.Marinetti, invece, nato in Egitto e di culturafrancese, non aveva ancora il pieno possessodell'italiano, (che acquisirà in seguito) peròaveva davanti i crudi fatti di guerra.Il confronto tra le due genialità sarebbe statoinevitabile, se il futurista non avesse ideato isuoi particolarissimi reportage, che gli permet-tevano di aggirare l'ostacolo linguistico, diesprimersi telegrafICamente usando ogni segnoespressivo compreso quello matematico.Al fme di continuare il nostro discorso, non ciinteressa dare delle parole in libertà marinet-tiane un giudizio estetico, quanto sottolinearecome, liberati da legami logici e spaziali, leparole ora possano disporsi liberamente sullapagina, organizzarsi geometricamente o inmodo astratto o in qualunque altro modo.Anche se la critica non è concorde sul valoreletterario e artistico delle parole in libertà, essefurono, comunque, un terreno fecondo per gliautori che a partire da Marinetti si ispiraronoalle parole in libertà il cui Manifesto è del 1912.

Ecco perché la mostra e il convegno di Ivrea alMuseo della Carale Accattino riporta le due date.Infatti, il movimento si protrae per un secolo.Aggiungiamo ancora qualche altra notazione.Con le parolibere Marinetti andava alla ricercadi un linguaggio personale influenzato non solodai motivi pratici di cui sopra, ma anche dalbf-fermarsi della società industriale, dei grandimanifesti pubblicitari, della pubblicità stessa suigiornali, che lo indussero a pensare alla parolain modo alternativo in uno con l'esigenza di"sporcarsi le mani", come lui disse, per rivendi-care l'impegno di una presa diretta del potere delpoeta nella vita, per permettere, attraverso il suomessaggio libertario, un riscatto.A questo punto s'impongono ancora duedomande: "Davvero Marinetti è stato il primo ainventare le parolibere? Ci sono dei precedenti?Le premesse sono da ricercarsi nel Simbolismofrancese della cui poetica Marinetti era conosci-tore, avendo compiuto gli studi a Parigi e avendoiniziato come poeta simbolista, e simbolistaessendo pure la poetica dell'analogia, la quale,infatti, sosteneva non solo !'interferenza dei sensi(v. Baudelaire: Corrispondenze, 1857) e delle arti(v. Rimbaud: Vocali, 1874) ma anche l'analogiadei metodi, di cui le varie arti si servivano.Tuttavia, ancora prima, è lecito sottolineare checirca alla metà degli anni '60 del 1800, LewisCarroll, l'autore di "Alice nel paese delle mera-viglie", aveva scritto la poesia nota come "Codadi topo" ottenuta utilizzando lettere tipogra-

Mitobiografia scritture di luce - Anna Oberto

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oe lea

POI!TICAL.Lo IC,1!.NC.e.

mento espressivo". Secondo la defmizione di L.Simonini-F. Gualdoni nel testo: Carmi fIguratigreci e latini.A quanto sopra, aggiungasi il fatto che la parolaper gli antichi aveva il valore magico della crea-zione, come del resto l'immagine, sia scolpita chedipinta, le quali si potevano facilmente sostituireialla realtà.In età ellenistica, dunque, compaiono i primithecnopaegnia, carmina fIgurata in latino, oggicomunemente individuati come calligrammi,dizioni queste ultime certamente meno signifIca-

tive rispetto alla prima, cheuniva due campi seman-tici differenti: quello dellathècne che comprendeva inun unico vocabolo sia lacapacità tecnica dell'artistanel dar luogo a una formaconcreta: morphè chenell'includere in essa anchela forma intellegibile:eidos, mentre il paegniaci rimanda al verbo grecopaìzein: gioco. Quindi un"gioco d'arte" nel senso piùampio dei termini.In tutto questo un'aspira-zione serpeggia attraversoi secoli: sfuggire ai limitidella parola, per unireun 'arte con un'altra arte,ed è questo essenzialmente

ciò che lega i primi Carmi fIgurati alle paroliberedi Marinetti e seguaci, il cui obbiettivo era quellodi volere elaborare un linguaggio della moder-nità, poiché i modi di vita, i comportamentitradizionali erano stati· sconvolti dall'aVventodella meccanizzazione e dell'industria e dunquesi determinava anche un modo nuovo di produ-zione e di percezione della vita stessa.Col passare dei lustri, però, le parolibere attra-verso la pubblicità, i giornali, le riviste ecc ...cominciarono a diventare familiari, perdendoquella carica eversiva che ebbero con i Futuristi.Nel frattempo, si formò a Palermo una Neoa-vanguardia: il Gruppo 63, a cui parteciparonomolti intellettuali dell'epoca. Ma nessuno ebbela personalità di un Marinetti, anzi vi preval-

fIche sempre più piccole e dando luogo a effettivisuali, che superano il signifICato della parolastessa. Tralasciamo Arno Holz, che nel 1898 inPhantasus si era servito di parole coordinate peranalogie semantiche, grammaticali, fonetiche,per passare direttamente a: "Il canto notturno delpesce", scritto da Christian Morgenstern intornoal 1904 in cui, sostituita da semplici segni mett;icidi lunga e di breve, propri dell'esametro latino,scompare la parola; di essa non resta nulla senon l'aspetto fonetico e formale, che induce l'im-maginazione di chi guarda a una sorta d'integra-zione verbale.Fatto questo breveexcursus, continuiamo achiederci: oltre agli autoricitati, sono esistiti esempidi scrittura da ascrivereal visuale, magari in unlontano passato?In questo senso nonpossiamo fare a meno dipensare, attraverso un saltotemporale millenario, aithecnopaegnia di Teocrito(315 a.c. - 260 a.c.) e perassociazione di idee aSimia, (4"-30 sec. a.C) o aDosiada (20 sec. a.c.(?) )e ad altri, nonché a tutti ithecnopaegnia succeSSIVIsia greci che latini insiemealle varie immagini e paroletramandateci dall'alchimia dal Medioevo in poi.Ma, per comprendere meglio il salto temporale apartire dal mondo greco testé indicato, bisognaaccennare alla temperi e culturale seguita allosfaldarsi dell'impero di Alessandro Magno,quando la cultura greca si diffuse col nome diEllenismo. Centro vitale fu Alessandria in cui fuattivo il poeta Callimaco. Ma, già a Simonide,circa un secolo e mezzo prima, si deve l'espres-sione giunta intatta fmo a noi: "La pittura èpoesia muta, la poesia pittura parlante". Questafrase evidenzia certamente un diverso rapportoformale tra pittura e poesia.Intendendo per formale proprio: "la formaiconica di un oggetto che impone all'artista loschema spaziale al quale adattare il proprio stru-

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Senzo titolo - Gianni Emilio Simonetti

sero diverse linee d'azione, che, comunque, nonincisero sulla società né seppero rinnovare illinguaggio.In pratica, la Neoavanguardia, in contrasto conla storica, non ha fatto altro che assumere formee formule del neocapitalismo, non ponendosicome forza alternativa al sistema ma subalternae quindi perdendo la carica eversiva, in favoredi un momento ironico, parodico, dissacrante.Ed ecco la prima mostra curata da Luigi Ballerinial Gam di Torino, dal titolo "Scrittura visuale inItalia 1912-1972", i cui partecipanti attualmentein vita si sono ancora una volta incontrati aIvrea, al Museo della Carale Accattino, quasiuna vicinanza territoriale oltre che ideale, perdiscutere una prima volta sul valore del movi-mento artistico e una seconda volta sulla validitàdello stesso.Validità messa in dubbio anche dall'avanzaredelle nuove tecnologie le quali, cambiando lapercezione delle cose, cambiano anche i modi dirapportarsi con esse.Un ultimo inciso vorrei fare. In questi ultimitempi, percorrendo l'Italia, si nota come si molti-plichino le mostre, i convegni, le conferenze, leraccolte, ecc ... di scrittura visuale e naturalmenteci si chiede perché?Così come ai tempi del Marinetti, le tecnologiedi oggi alterano, modiflcandola alla radice, tuttauna tradizione espressiva in uno con i modiabituali di vita, e, dunque, la parola, visto chenon si dà mondo senza la parola e parola senzamondo, è minacciata dalla scrittura sulla tastiera,

dalla digitalizzazione, ebook, iPade. così via.La pagina da guardare, toccare,sfogliare, "sentire" al tatto sta perestinguersi e da parte degli artistinon può mancare la spinta a salva-guardare la parola, la lettera e la I

sua immagine, per dare loro signi-flcazioni alternative e contempo-raneamente preservare aspetti cosìparticolari della cultura.Basti una sola considerazione. Seosservo una mela, il mio occhiodecodifica l'oggetto come melain un rapporto diretto occhio-mente-oggetto reale. Se io osservo

una mela fotografata, l'oggetto nella mia menteè mediato da una macchina, ma, se io osservouna mela nel computer, ho il formalizzarsi di unalgoritmo in formato binario, che interagisce conme secondo un linguaggio ben defmito, secondouna "riscrittura", che comporta una percezionedella realtà dell'oggetto mediata da un altrolinguaggio, per cui si ha una modalità diversa difruizione.La cosa si complica se si considera la "parola"come una realtà in se stessa non fissa ma passi-bile di infmite articolazioni al pari della melareale, fotografata e infme digitalizzata secondoN modalità di "riscrittura", che a causa del mezzostesso non può non apportare modiflcazionirispetto all'abituale sensorio umano.E... chiudiamo con un ultimo interrogativo:Torneremo ai tempi dei tempi quando parola eimmagine potevano sostituire la realtà?

INFOMUSEO DELLA CARALEVia Miniere, 34 - 10015 Ivrea (TORINO)Telefono 0125 612658.www.museodellacarale.it

da aprireh ttp./ /www.localport.it/ca navese/storia/iv_cultura.asph ttp./ /www.vivalarte.it/i ndex. ph p/i 1-museo-della -ca rale-acca tti no. h tm I

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