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AROLDO BONZAGNI DICENTO

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a Elva Bonzagni

Realizzazione editoriale Federico Morra Editore Spa, Milano

© 2006 Comune di Cento

Proprieta artistica e letteraria riservata per tutti i Paesi. Ogni riproduzione, anche parziale, e vietata.

Deroga a quanto sopra potd. essere fatta secondo le seguenti modalita di legge:

Fo!ocopic per ttso p~rma le dcJ lenore pos~ ono esscr -ffertuarc nei lirniti dd 15 % di ciascun volume dicrro

p:t)lmncn.w nlln ' JJ\E clcl comp nso prcvi~to dttll 'nrt. 68. COI,'lll ll 3, 4, ~ c6. !din lllg!\ 22 t111rilc J9.1J n. 633.

L l'rpmdud~ni per 11 " <ii(fcrcnrc da quc!lo pC!nionulc P•~t mnno lii'VCIIIrc sulo n segu Ill di ~pccifi 1 uwr ?.~a~iom:

•i l.tsci:llu dull'cdiwrc.

AROLDO BONZAGNI DICENTO Catalogo generale

a cura di Fausto Gozzi

introduzione di Rossana Bossaglia

testi di Elena Bastelli, Fausto Gozzi, Erica Manservisi, Barbara Passarini, Marco Pellizzola, Vittorio Sgarbi, Valeria Tassinari

Federico Motta Editore

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Comune di Ccnto

Con il patrocinio di

ACCAOEMIAOI BELL€ AATI 01 BA<:nfl Mll.l.f'fU

Accademia Associazione Amici Provincia di Perrara Assessorato Attivita Culturali di Belle Arti di Brera della Galleria d'Arte Modcrna

Aroldo Bonzagni di Cento

In collaborazionc con

Annalisa Bregoli, Sindaco Paola Morselli, Assessore alta Cultura

Denise Frapiccini, Dirigente Settore Cultura

Fausto Gozzi, Direttore Polo Museale Marco Vitali, Gra/z'ca, Allestimenti e Attivitd Culturali

Manuela Cavicchi e Carla Albcrghini, Ufficio Amministrativo Anelita Tassinari, Elena Bastelli, Turismo e Promozione

Barbara Passarini, Servizi Didattici Paolo Campanini, U//icio Stampa

Gianfranco Viscntini, /otogra/ie Marm Gandolfi, progetto copertz'na

GALLEIUA o' ARrE MoDERNA ARowo BONZAGNI

A rchivio e fototeca Aroldo Bonzagni Palazzo del Governatore, 39

44042 Cento (Perrara) tel. 051/6843390/6843334

[email protected] www.comune.cento.fe.it

firl(l/went~ il Cntalogo! Un pas.re-partout per Ia /ruizione degli spnzi c del patrimonio a.rtistico della Galleria d'Jlrte Modema: c:cco lo scopo di un catalogo cha l'tlccoglie tulle le opere inserite nel!tl ricctl colle:t.ion centese a dispwizione di tutti i visitatori interessalz all' arte modema e conlemporanea. f.:tll'tt! hn ·igni/iCtllO ·e possiede ui.ribi/itii. Quale i/ modo mig/iore per aprire il museo tiL pubMico? Senza dubbio remlcrlo vivo e vitt~Le mod/ficandone la sua funzione o meglio la ua em:uza ·tessa. Non piu Luogo deputnto tdla pum conservazione degli oggew; ma centro di promozione culturale; non piu museo-tempio di puro godimento estetico, ma museo-laboratorio che intrattiene l'apporti con il territorio. In questa stessa direzione deve muoveni anche il catalogo, il biglietto da visita del museo; l'intenzione e di dare vita a uno strumento non prettamente elida ·calico ma piuttosto capace d'illustmre Ia /rmzione dall'arte inte.w come motore rigeneratorc, 1wo stimolo a o!tr<!paSSllre /'af>fn'attimento della quotidimtitd, pmprio come ha com:epito l'arte Amldo 1Jom.agm; a cui nel azttdogo viene dmo ampio [>a<.io. Attraverso l'episto!orio e i dowmenti posseduti netl'A rdJiuio 13onzagm; e Sl(J(O possibile inserire t/1/0 studio appro/omlito sui pittore ccntr:se, per fame risaltare aspetti twti lici e wnani fi)J(dmente IIOJt piu i11ed£ti. Da que!lo che puo essere considerato un nudeo /omlamentale, ~'i ptusa n lm excursus tmcbe sllggiftico sul patrimomo tlrtistico delLa Galleritl d'/lrte Modcmtl. Una riccbez:t.t1 di contenuti che tras/ormtt il catalogo iu uNo .rtrumento duuile e 11ivo, pen.rato andJe con/ini didattici per Ia varietii di slimoli cbe si pnssono cogliere: intciiettuali, sensorin!t~ visivi, tallili ed emotivi, tutti elementi ideaLi per l'tlpprendimenw. D'altronde it museo ha questa importante propemione alia did attica; 1mc:bc il.ruo catalogn, dunq1u!, deve possedere questa seconda anima. E stato necessaria un fungo lavoro di studio, di con/ron to e pazienti ricerche, condotte dagli llutori per giungere tl questo risultato, e siamo lieti e orgogliosi di presentare questa edizione che godc~ del {Hltroduio de/Jn Provincia di Femmz, dell'Accrulemia di Brera e dellt1 neonata associatione "Amici della Gtdleria", tmne momento d'importante appro/omlimento sull' arte del Novecento. Va segnalato il contributo del direttore det/(1 Galleria Fausto Gozzz; /ondamentale per la realizzazione di questa catalog a.

1 Si ringmzinno rmche Valeria Tarsinari ~· Bm·hara Passarini pe1·lt1 j(1ttiva collaborazione e l'nccurata opera dl scbed4tura biogm/icll d •gli tlrtistt. Gralitudine agli altri autori, flrica Man.rervi.ri, Etemt Bastelli e Marco Pelliv.ola, peril Lom contributo. Si aggitmge m1 sentimento di sincerrJ mnmimtione per l'in/.roduzione eltlhomta d<l Ro~·sann Bnssaglti1 e peri saggi di Vittorio Sgt~rbi cbc /)(/rttJO arricchito queslft importantc pubbliaJtione. n ultimo ringrraiamento alia Federico Motta Editorc, che di queJIO volume favoril·a ltl divulgazione, nella JtJeranv' che esso inamtri /'interesse di un pubblico innamorato dell'arte.

ANNALISA BREGOL1

Sindaco di Cent a

PAOLA MoRSELU Assessore alta Cultura

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Sommario

9 TN' I'[{()[ )(JZfONE

Rossa/I{J 13mwglia

] 0 IL VIAGClO AL Tf;RMJNE DELLA NOTT E: BONZAGN I l'l'ITOIU·:

Villorio S[!,arbi

13 IDENTITA DELLA GALLERIA l 918-2006 Dalla morre di Aroldo Bonzagni al Catalogo Gcncralc

della Galleria d'Arte !YJoderna

Fausto Cozzi

57 CATAI.OGO DEl.l.E OPERE Df AROLDO BONZAGNl

Fausto Cozzi

79 DAL NOVECENTO F. OI:!'RF(: TMMAGTNT DEL SECOLO

CHE NON Sl f: CONCLUSO

Personalita c temi della rie<.:rca artistica dell 'ultimo secolo

nella raccolta della Galleria Aroldo Bonzagni

Valeria Tassinari

10 l SF.TT:\NTA OPERE PER LA CITTA. UNA TESTIMONTANZA

Marco Peltizzola

103 CATALOGO

Barbara Passarini, Valeria Tassinari

SERVIZI MUSEALI

Did attica Archivio Aroldo Bonzagni

342 lL MUSEO FOR!v!ATIVO: NUOVI ORIZZONTl

PER LA DIDA'ITTCA MUSEALE A CENTO

Barbara Passarini, Erica Mamervi.ri

349 PAROLE E PITTURA: UNA Wv!ANTTA RTTROVATA

VIttorio Sgarbi

350 "SACRJFTCO, SOFFRO, SOFF!O, MALEUICO, BESTEMMIO, E ADORO " .

L'EPISTOLARlO BONZAGNI

Elena Bastetli

354 Indice dei nomi

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Introduzione

Ronarza Bo.l'saglia

Come avvicne pe/ g]i altri artisti fcrraresi chc si trasfcriscono a Milano- o, per meglio dire, a Brera, pcrche e qucllo iJ luogo desi­derata c!clloro approdo - Bon"agni non perc!e mai del tutto i con­tatti culturali e scntimcntali con Ia sua terra d'origine, e persino i contatti economic!. Quando ci si occupa di lui, non si smettc di cita­re la sua maLricc ferrarese, qualche volta estendendone la definizio­ne all' ampio panorama emiliano; e benche lo si ricordi abitualmen­tc per gli aspetti satirico-beffardi della sua pittura, non manca mai un istintivo riferimento a Boldini. Per altro non si puo trascurare eel escludere la suggestione che su eli lui ha avuto la scuola di Tallone: L.l cui matrice e riconoscibile la dove la sua formula cspressiva si fa piu dolce; e non e senza impronta evidente, nella serie Ji sue opere dal carattere piu naturalistico, Ia sua familia rita con l' Alciati. La giovanile adesione ai primi manifesti futuristi e un evento lega­to ai suoi incontri c allc vicendc della cultura artistica milancse: ma essa non corrisponde allc sue tendenze spontanee e profonde che sono piuttosto orientate nella direzione di quello che diven­tera lo "stile di Novecento"; la morte prccoce impedira a Bonzagni di giungere a quello sbocco; come gli impcdira eli pre­sentarsi con una mostra alla Galleria Pesaro, Ia piu importante delle gallerie milanesi moderne. Comunque, leggerc i particolari della vicenda umana di Bonzagni ci

fa capire quanti rapporti egli avesse con Ia cultura artistica milanese di quegli anni; suo grande estimatore era per cscmpio il critico piu sottile e brillante di quel contesto, Vittorio Pica; c ancora, un altro studioso di qualitfi come Guido Marangoni. Ai suoi funerali, ricor­dano i biografi, erano presenti il grande ebanista e ideatore eli arre­di Eugenio Quarti e anche - scusatc se e poco - Arturo Toscanini. Ma a serbamc c a coltivarne Ia memoria e poi costantemente inter­venuta la sorella di Bonzagni, Elva, che con eccezionale passione e competenza ha organizzato mostre rctrospettive, incontri comme­morativi e cos! via. La galleria di Cento dedicata a Bonzagni fu inaugurata nel 1988 dopo che nel 1974 era stata tenuta una grande mostra che aveva riportato all'ordine del giorno la figura del maestro. La galleria non riguarda soltanto il personaggio celebrato, ma e appunto una galle" ria d'arte, nell'ordinamento della quale si sono awicendati critici e studiosi di grande impegno, che hanno seguito ]'opera eli Elva anche dopo la sua morLc, avvenuta nell987. Si sono affiancate, o succedu­te, personalita come Barilli e Crispolti, chc ncl 1992 inaugurava un nuovo percorso espositivo; si sono avute importanti donazioni (va citata quella della Gandini). La memoria eli Bonzagni si collega dun­que alia sua inconfondibile personalitii artistica e nel contempo e simbolo del fervorc artistico-culturale della sua terra.

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II viaggio al termine della notte: Bonzagni pittore

Vittorio Sgarbi

Della grandezza di Aroldo Bonzagni io ho un' antica consapevolez­za. Non c'e stato per me artista ferrarese fra i grandi riconosciuti, da Previati a Baldini, da De Pisis a Funi, da Minerbi a Melli, che abbia in modo cosi esplicito rappresentato la sensibilita europea espri­mendosi con un linguaggio moderno il cui pili esterno e trasparen­te riferimento era Toulouse-Lautrec. Ogni volta che ho guardato un disegno, un dipinto di Bonzagni, ho sentito che esso, ben pili del­l' opera di Boccioni o Balla, e senza alcun formalismo, evocava l'euforia dolente di ';Ill Igor Stravinskij, di Petrouchka, per esempio, o dell'Uccello di Fuoto. La vita contemporanea, il mito della macchi­na, la citta che sale sono da Bonzagni riportati sempre alia dimensio­ne dell'uomo, alia sua solitudine. Pochi artisti italiani hanno mantenuto la verita dell'uomo riconducendola allo spirito dei tempi moderni, tra la Belle Epoque e la guerra, senza farsi prendere la mano da formule, rna sen tendo gli umori di un' epoca: il triestino Vittorio Bolaffio, il sardo Giuseppe Biasi, il pittore di Barga, Alberto Magri, il cosmopolita Mario <;::avaglieri. E per tutti questi, in diversi modi, e per Bonzagni in particolare, puo valere la formula di eufo­ria sull'abisso, di esaltazione nella sofferenza. Le animate rappresen­tazioni di gruppi su un tram, in una non desolata periferia cittadina, sembrano volerci avvertire che la festa volge al termine, rna e pur sempre una festa, fino a diventare l'amaro concerto del Lumpen proletariat, quasi un doppio del Wozzeck eli Alban Berg, nel grande capolavoro religiose, I ri/iuti della societii. Qui i tl"e mendicanti si dispongono sulla scena del quadro come sui palcoscenico di un tea­tro, con lo sfondo eli una citta lontana, moderna e razionalistica. Ciechi, poveri e disperati hanno pero un'epica, estrema grandezza. Essi sono campioni di un'umanita offesa, rna regale: Trlnita, Crocifissio,ne, Madonna della Misericordia, soggerti religiosi irresi­sribilmenre richiamati da questi tre pove.racci in una pecife.ria mba­oa eli cui sono i Re, come il Cristo Rex iudeorum o come, oggi, i desolari rna compiaciutirelitti umani di Cinico-Blob. Djfficile trova­re qualcosa di comparabile nella pittma europea degli stessi anni, persa in quelle sperimentazioni anche uo po' sterili che costrinsero Bonzagni a ritirare la stta firma dai Manifesti Futuristi del1910. Nei suoi tragici capolavori estremi, Bonzagni ci appare come uno Zuloaga ribaltato in negativo, attraversato dal sentimento della morte: un epico beffardo e tragico. J?er questa e difficile accostare Bonzagni ad altri pittori, situado in uo ambiente, calarlo in un clima. Egli e irrimcdiabilmente solo, irriducibile, in una posizione analoga a quella di Toulouse-Laun·ec nell'ambito dell'Impressionismo. Proviamo allora a vedere Boozagni nella situaziooe culturale e stori­ca cui appartiene, tra Ferrara e Milano, i poli fra i quali si svolse anche la vicenda di altri due artisti ferraresi come Gaetano Previati e Ugo Martelli.

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Non e improprio parlare per la civilra figurativa ferrarese, fra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, di un secondo Rinascimen­to. E noto, infatti, il grande rilievo anche europeo di personalita come Giovanni Boldini, Gaetano Previati, Giuseppe Mentessi, Ugo Martelli e, poco dopo, Filippo De Pisis e Achille Funi. Ognuno di loro rappresenta un momento importante, una tappa significativa nel complesso percorso di modernizzazione affrontato in quegli anni dalla pittura italiana. Boldini sostiene un rinnovamento radicale dell' accademia, con le inderogabili istanze proposte dagli Impressionisti, e una nuova, ari­stocratica maniera internazionale, ugualmente calibrata fra passato e presente. Previati rappresenta il percorso italiano dal Post-Impres­sionismo (il Divisionismo, il Simbolismo, il Crepuscolarismo), ricco eli valori ideali, estetici e sentimentali. Mentessi interpreta Ia vocazione al contenuto civile, sociale e uma­nitario, base dell' espressivita moderna. Funi riporta al recupero rinascimentale come modello prevalente della figurazione novecen­tesca: il disegno e il volume geometrizzato come criteri universali della rappresentazione. De Pisis e l'Italia avanguardistica e l'Italie parisienne, la necessita del confronto con le esperienze francesi dopo l' esperienza metafisica, e una rilettura non nazionalistica della tradizione italiana, e l'intimismo esistenziale contrapposto alia rete­rica eli regime. Se questi artisti avessero lasciato a Ferrara una scuo­la, davvero la citta estense avrebbe potuto conoscere un secondo Rinascimento. Ma Boldini, Previati, Mentessi, Funi, Martelli e De Pisis si sono formati e affermati fuori dalle mura locali: a Parigi, a Milano, tenendo con Ferrara un rapporto indubbiamente importan­te, rna soprattutto affettivo. Se vogliamo· riconoscere la loro con cre­ta "ferraresita" artistica, ci accorgiamo subito che e un fatto non determinante, talvolta perfino trascurabile. Se Boldini non si fosse spostato da Ferrara non avrebbe mai raggiunto tanta notorieta, e altrettanto si puo dire anche per Previati, Mentessi, Funi e De Pisis. Anzi, alcuni di loro (Previati, Mentessi, Funi) andrebbero conside­rati artisticamente milanesi, perfettamente inseriti nella loro citta d'adozione, mentre ad altri (Boldini, De Pisis) ahdrebbero attribui­ti caratteri fortemente cosmopoliti, indifferenti alloro luogo natale. Ci t):oviamo eli fronte, insomma, a una curiosa circostanza per la quale il Secondo Rinascimento ferrarese e fenomeno principalmente anagrafico o, meglio, "di emigrazione". Vi sono stati infatti alcuni ferraresi, che tra Ia fine dell'Ottocento e il primo Novecento sono diventati grandi artisti solo dopo aver abbandonato la loro citta d' o­rigine. Anche Aroldo Bonzagni, nativo, come il Guercino, di Cento, fa parte della schiera dei ferraresi "milanesizzati", e rientra nelle fila di coloro che v~ano giustamente nella citta lombarda la capitale della modernita artistica italiana. A Milano, del resto, proprio il fer-

rarese Previati era diventato uno dei massimi maestri, inserendosi nel percorso del tardo-romanticismo scapigliato. Nell'anno di nasci­ta di. Bonzagni, Previati si. afferma, con le Fumq.tJ:i~i d' oppio, nuovo unto di riferimento dell'emergente simbolismo divisionista, deter­

~inando 1' avanzamento delle esperienze veristiche nella gerarchia della pittura italiana pili aggiornata del momenta. Fine lettore, Pre­viati cercava nella pittura un luogo eli idee di grandi sentimenti uni­versali, paragonabile' a quello che riscontrava nella letteratura di Baudelaire, Poe, Hoffmann, Dossi, Praga e questo luogo lo trova attraverso , una tecnica cromatica vibrante e altamente suggestiva, cap ace di evocare liricamente e con un forte carattere di dinamismo "spiritual,e". Con le Fumatrici di Previati e con la quasi contempora­nea attivita di Giovanni Segantini, nell'eremo montano di Savogni­no, e la luce, forza allo stesso modo generatrice e dissolutrice della natura, a diventare la protagonista incontrastata della pittura lom­barda, fino al Futurismo. Intanto, un altro ferrarese si distingue a Milano. E Giuseppe Mentessi, insegnante all' Accademia di Brera, il quale pur non allineato alia visionarieta letteraria di Previati e Segantini, ammira e imita le loro innovazioni tecniche. Alia dimen­sione indefinita del valore eterno Mentessi preferisce quella pili pro­saica, pili concreta del quotidiano, specie nei suoi aspetti pili umili e bisognosi di solidarieta da parte della classe intellettuale. Sono anni, non dimentichiamolo, in cui si assiste, in tutto il niondo evo­luto, alia diffusione massiccia del Socialismo, la nuova "religione" laica con la quale la borghesia colta e illuminata reagisce all'immo­ralita discriminatrice della societa industriale. ~impegno civile eli Mentessi, non immune da tentazioni retoriche e moralistiche, diver­samente dal pili moderno Bonzagni introduce nel fronte divisionista lombardo una variante, il tema sociale, che conosce in Angelo Morbelli e Pellizza da Volpedo i suoi esponenti pili veri e significati­vi. ll successo definitive del Divisionismo lombardo viene sancito dal suo graduale ingresso anche dentro il baluardo ufficiale del­l' Accademia di Brera. Un passo importante in questo senso viene indicato, nel1898, dal conferimento eli una cattedra d'insegnamen­to a Cesare Tallone, intenso paesaggista non indifferente all'arte eli Previati e di Segantini. Questa, in estrema sintesi, era l'eccellente, vivacissima situazione della pittura locale, quando Aroldo Bonzagni giunge a ¥iJ.ano, e non poteva non risentire, sebbene in maniera diversa, della loro influenza, magari pensando anche ad altri che si erano fatti valere altrove (Boldini), continuando una linea ''ferrarese" che si stava per rivelare determinante perle sorti della nuova pittura italiana. A Bre­ra, alia scuola di Tallone, Bonzagni ha modo di conoscete allievi come Carra, Romani, Valeri, Boccioni appena giunto da Parigi, tra i quali e comune, almeno fra i pili entusiasti, l'impegno a sviluppare le istanze divisionistiche verso orizzonti sempre pili arditi. Sono gio­vani "inquieti" che discutono al caffe di via Carlo Alberto ed espon­gono aile rassegne dell'Intima e della Permanente, cercando il nuovo con un' ansia frenetica, vertiginosa, contagiosa. Bonzagni tie­see a imporre un modernismo metropolitano vicino al mondo degli umili di Mentessi e a quello dei ricchi di Boldini (ricorrente specie nei disegni e nelle tempere) e superando con penetrante humour l'insopportabile differenza che separa i piaceri della "buona societa" dai travagli del diseredati. Nel gennaio 1910 Boccioni e l'amico Luigi Russolo, partecipano a

una manifestazione futurista, il radicale movimento letterario da poco ideato da Filippo Marinetti. E l'illuminazione, Boccioni pensa alia possibilita di inventare una pittura futurista, e decide di pre­sentare la proposta a Marinetti insieme a Carra, Russolo e Aldo Palazzeschi. Dall'incontro e da successive riunioni in casa Marinetti scaturisce i1 primo Mamfesto dei pittori /uturisti, rivolto "agli artisti giovani d'Italia" e distribuito a Milano in migliaia di volantini. Lo hanno approvato, su richiesta del primo firmatario Boccioni, Carra, Russolo, Romani e Aroldo Bonzagni. I toni del volantino sono pro­vocatori, quasi un appello a un conflitto tra generazioni ("Noi vogliamo combattere accanitamente la religione fanatica, incoscien­te e snobistica del passato ... dichiariamo guerra, risolutamente, a tutti quegli artisti e a tutte quelle istituzioni che pur camuffandosi d'una veste di falsa modernita, rimangono invischiati nella tradizio­ne ... ") e porta violente reazioni di condanna negli ambienti cultura­li milanesi. Bonzagni, insieme a Romolo Romani, decide pero di riti­rarsi dal gruppo futurista. Alia loro defezione devono tutto, o quasi, Giacomo Balla e Gino Severini subentrati e subito diventati prota­gonisti del movimento. Di Bonzagni e di Romani, invece, si possono solo immaginare le "magnifiche sorti e progressive" cui sarebbero andati incontro se fossero rimasti nel movimento. Ma in fonda e stato giusto cosi. Bonzagni non era un' avanguardista, un "militante", un combattente integralista di quella che il Manzfesto da lui firma to c~ava "falsa modernita". Anche la sua matrice stilistica e diversa da quella pili ordinaria dei Futuristi, non ispirandosi in maniera decisiva alia lezione divisionista. Sente piut­tosto l'esigenza, sull'esempio di Daumier e dei suoi seguaci, di con­centrate la sua pittura in una cifra grafica di grande efficacia comu­nicativa nella quale il disegno non viefie annullato dal colore, anzi ha un ruolo irrinunciabile. Rivive in Bonzagni una certa vitalita cinica e -amara alia Toulouse-Lautrec, anche attraverso la ripresa dei tagli veloci, da manifesto, in cui Bonzagni scopre intuizioni grafiche superiori a quelle eli un Dudovich. Per Bon~agni l'arte non~ esperi­mento o ricerca estetica, rna e esperienza di vita, appassionata rifles­sione sulla condizione umana, ctitica eli costume che aspira alia comprensione globale della societa in cui- egli vive, delle ragioni profonde che stanno alia radice delle sue contraddizioni. Anche registrando la cronaca del divertimenti e dei piaceri della Belle Epoque rrieneghina, Bonzagni ci comunica un'inquietudine, una remora all' ottimismo indiscriminato 'del progresso, il presentimento eli un'imminente tragedia. E la guerra, prima profetizzata, poi osteg­giata con opere pacifiste (mentre i suoi vecchi compagni futuristi venivano travolti dal deliria bellico) di commovente coraggio. Ora 1' occhio eli Bonzagni non ha orrore eli nulla, se non forse della motte, di questa definitiva interruzione pr4na che dell'esistenza, della vitalita. Nell'anno della sua prematura motte, proprio al termi­ne di quella guerra cosi insensata, Bonzagni dipinge il Funerale di un amico. Una nebbia sporca offusca i1 rito, all' abituale musa della malinconia si sostituisce quella della tragedia senza retorica. None solo il funerale di un amico, e il funerale <\ll un'intera generazione bruciata, eli un'intera umanita annichilid dalla guerra nella sua razionalita. Tutta la sua pittura ha un fondo malinconico, lirico, e tocca le verita ultinie dell' esistenza, la tragedia· del vivere. Fioita I' ul­tima festa, tra i bagliori della guerra incontriamo I ri/iuti della societa estremo segnale della divinita dell'uomo. -

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Identita della Galleria 1918-2006

Dalla morte di Aroldo Bonzagni al Catalogo Generale della Galleria d' Arte Modern a

Fausto Gozzz'

Le foto di corredo provengono dall'Archivio Fotografico Aroldo Bonzagni

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O maggio della sua terra d' origine a un artista euw peo

II legame di Cento e della sua terra d' origine con l'artista che, piu di tanti altri, ha rappresentato lo spi­rito modernista del Novecento, non si e mai interrot­to e ha percorso, come vedremo, tutto il secolo XX, ripresentandosi oggi con uno sforzo massimo con questa pubblicazione, il Catalogo Generate della Gal­leria d' Arte Modern a a lui dedicata, dalla quale si leg­ge il vuoto che Aroldo ha lasciato con la sua prema­tura scomparsa e, parallelamente, 1' attaccamento tan­gibile degli artisti del Novecento che lo conobbero direttamente o solo ne apprezzarono le doti straor­dinarie di pittore di pura razza. Come vedremo dai documenti, Bonzagni conobbe ed esercito il suo fascino sugli artisti italiani piu impor­tanti dell'epoca, rna ebbe poco tempo per dimostra­re completamente il suo valore: in pratica ebbe a di­sposizione solo nove anni di attivita professionale, dal 1909- data del completamento degli studi all' Acca­demia di Brera- all918, anno della sua scomparsa. Pur tuttavia, in questi pochi anni, realizzo tante eta­li cose da lasciarci stupefatti e quasi increduli. IIlegame con la sua citta natale praticamente non si interruppe mai, dalla sua partenza per Milano nel1903 sino a oggi, momenta di massima valorizzazione del­le sue opere. Bonzagni, in qualche raro mom en to, rie­sce a trovare il tempo anche di tornare nella citta dov' e­ra nato, per incontrare il padre adottivo e per rivede­re gli amici della sua adolescenza, persone colte appartenenti alla ricca borghesia locale, persone che a vario titolo aiutarono la madre Angela Gilli nella dif­ficilissima e coraggiosissima decisione di lasciare Cen­to per trasferire la famiglia a Milano, per permettere ad Aroldo la frequentazione dell' Accademia di Belle Arti di Brera e sviluppare cosi quell'attitudine tanto evidente fin dalla sua adolescenza. Vale la pena ricor­dare alcuni di questi amici centesi (coi quali Bonzagni non interruppe mai il rapporto), in quanto furono tut­ti solidali con la madre nella decisione del trasferi­mento a Milano: Maria Maiocchi Plattis in arte J olan­da, una delle scrittrici piu alla moda a quei tempi, 1' ar­chitetto Giuseppe Costa, il sindaco Antonio Maiocchi, l' ami co del cuore Arturo Costa, il musicista Leone Sarti che insegno violino al pittore, il fotografo Fran­cesco Gamberini e, non ultimo, Marcello Mallarini di­rettore della locale Scuola di Disegno e Ornata. E bene ricordare che Bonzagni dalla sua terra d'ori­gine non ottenne solo 1' amicizia e la stima delle per­sane vicine alia sua famiglia, rna ricevette anche aiu­ti concreti da istituzioni per il completamento degli studi a Brera. La consapevolezza del suo valore e chiaramente espressa nei carteggi a sostegno dei con­tributi economici a lui concessi fra il1904 e il1908 dal Patrimonio degli Studi di Cento, dal Comune di

Cento e dal Consiglio Provinciale di Ferrara 1. La do­cumentazione in nostro possesso ci fa capite la sua condizione economica a Milano: "II Bonzagni e figlio di un povero conduttore di macchine la cui famiglia stenta poveramente la vita", scrive il sindaco Maioc­chi alia Deputazione provinciale: "Raccomandai il gio­vane al Comm. Camillo Boito perche fosse ammes­so al corso preparatorio. L'esperimento dato dal gio­vane fu tale che gli valse (caso rarissimo) d'essere ammesso all' accademia saltando il corso preparato­rio. Bonzagni e una lusinghiera speranza per 1' arte [ . .. ] il giovanetto non solamente per ingegno, rna permo­rigeratezza e bonta e una rara avis". Anche Bonza­gni e consapevole delle difficolta economiche incon ­trate a Milano dalla madre e dai tre fratelli minori (Lui­sa, Peppino ed Elva), infatti inizialmente e dibattuto fra la frequentazione assidua dei corsi di Brera e lo svolgimento, nelle poche ore libere, di alcuni lavoret­ti para-artigianali, come disegnare figurini per sarto­rie, dipingere "madonne" su arazzi e addirittura ado­perarsi come scrivano presso uno studio legale. Dal1909 - ultimo anno della sua frequentazione di Brera- al tragico 30 dicembre 1918, il passo puo ap­parire breve, troppo breve per chi aveva investito speranze e sogni giovanili, pur tuttavia sono stati an­ni per lui intensissimi, straordinariamente fecondi, che lo hanno portato alla sottoscrizione di ben tre dei ma­nifesti del futurismo, alla collaborazione travagliata con l'"Avanti!" di Benito Mussolini, all' invito a due edizioni della Biennale Internazionale d'Arte diVe­nezia, al soggiorno di oltre un anno a Buenos Aires, fino al tragico epilogo della Prima guerra mondiale nella quale perde molti cari amici, morendo poi egli stesso a causa dell' epidemia di febbre spagnola, tra­gica ironia della sorte, a meno di due mesi dalla fine di quell'assurdo conflitto bellico. Ma questa e un'al­tra storia emerita di essere percorsa anno dopa an­no, mese dopo mese, quasi giorno dopo giorno, tan­toe incalzante e ricco il materiale artistico prodotto da questa geniale quanta sfortunato pittore2 •

1918-1919 Dal funerale alia mostra personale alia Galleria Pesaro

Tutti i piu autorevoli giornali, da quelli lombardi a quelli nazionali, riportarono la notizia della prema­tura scomparsa dell' artista, annunciando anche i fu­nerali che si svolsero il giorno successivo, ultimo dell'anno. Gli articoli piu importanti vennero scrit­ti dagli amici di Bonzagni, Marco Ramperti, Raul Ac­corsi, Anselmo Bucci, Ercole Bucco e Mario Quar­ti. II31 dicembre, partendo dall' abitazione in via Eu­stachi 38, "il corteo funebre raggiunse la chiesa di Santa Francesca Romana, i cordoni del carro erano

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· d"l roaestr Arturo Toscanini, dal pittore [Ar-tenUtl '" . . 1· J D chlmede] Bresciani, d~ muslc:sta [Aldo So 1t? . e

I. dal Sig [Mario] Quartl [ ... ] fmo al Camte-So t$ e . . . , M numentale, d ve il ignor Mano Quartl porto

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merosissimi e prestigiosi biglietti di cordoglio spe­nu . . , diti in quei giorni alla povera madre (ogg1 propr~e~a del Comune di Cento grazie alla donazione L1d1a Gandini) e gli articoli pubblicati che quasi non si con­tano; si ha la sensazione netta che e proprio tutto il mondo della cultura, e non solo quello milanese , che si stringe attorno a questa disgraziata famiglia, dandoci una dimensione della notorieta acquisita dall 'artista, come pure del vuoto chela sua figura ha

las cia to nel campo dell' arte. Da questa momenta in poi saranno la madre Angela Gilli, sessantunenne, e la sorella Ada, diciassettenne, oggi nota a tutti col nome di Elva, a portare avanti il nome di Aroldo, fino alla costituzione a Cento della Galleria d'Arte Moderna a lui dedicata. Il primo gra­dino si puo dire che venne preparato da Aroldo stes­so perche, nei mesi precedenti la morte, stava alle­stendo una sua mostra personale nello spazio piu am­bito e alla moda di Milano, la famosa Galleria Pesaro. Nonostante la disgrazia improvvisa della morte del pittore, appena chi usa la mostra personale di Alber­to Martini, la Galleria Pesaro, il primo febbraio 1919, apre al pubblico il primo omaggio alla memoria del pittore, presentando una selezione di ottanta opere fra le piu rappresentative. II testo in catalogo e scrit­to da un critico formidabile, Vittorio Pica, forse il piu grande scopritore di talenti di quegli anni. Lo spazio della Galleria Pesaro era moho grandee la mostra per­sonale di Bonzagni fu completata con altre opere de­gli amici Ambrogio Alciati, Giuseppe Biasi, Guido Cinotti e Adolfo Wildt. La mostra ottiene numero­sissime recensioni, alcune delle quali danno la noti­zia anche del furto del suo grande quadro Croce/is­sione, gia esposto nel1912 nella famosa mostra dei "Rifiutati", misteriosamente scomparso dallo studio in via Stradivari che Bonzagni condivideva con l'a­

mico pittore Archimede Bresciani.

1919-1920 Le commemorazioni di Cento e Milano: dal monumento di Adolfo Wildt al discorso di Guido Marangoni al Teatro comunale di Cento

A Cento, sua citta natale, domenica 28 settembre 1919 alle ore 18, per iniziativa del Comune, venne sco­perta una lapide sul fronte della casa in corso Guer-

cino nella quale il pittore nacque, il cui testo venne scritto dall'amico e compagno di tante avventure Vir­gilio Brocchi: QUI NACQUE I AROLDO BONZAGNI I PENSIERO I ARDORE I SDEGNO I NE COLSERO I L ARTE

I LA GLORIA GLI ARRISE IE SOSPIRA SULLA BREVISSIMA

VITA INFRANTA I 30 DICEMBRE 1918. La cerimonia venne interrotta dalla pioggia e prosegul nella sala del Consiglio comunale, dove il sindaco Aroldo Angeli­ni pronuncio il discorso commemorativo e Primo Passerini traccio la biografia del pittore. In quell' oc­casione la sezione ferrarese del Partito Socialista di-

Angela Gilli, madre del pittore, accanto alia tomba monumentale del figlio eseguita da Adolfo Wildt nel1919.

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stribui un volantino a firma di Marco Ramperti (gior­nalista dell"'Avanti!" amico di Bonzagni) nel quale, tracciando il profilo artistico, veniva rivendicata an­che l'identita politica di Bonzagni, in risposta a un al­tro volantino realizzato dal Partito Repubblicano fer­rarese che ne rivendicava anch 'esso Ia fede politica. Queste polemiche, e il modo enfatico col quale so­no proposte, ci danno il clima di quegli anni che pre­cedono Ia marcia su Roma di Benito Mussolini, an­ch' egli legato a Bonzagni.

ta disparire Ia miseria che gli rivolto 1' anima genera­sa, nell' ora che vedra il trionfo del Socialism a e della giustizia, sui mucchi di rifiuti della citta e della societa, accumulati sotto Ia finestra del suo alto studio di cor­so Loreto, spuntera una rosa. L'ultimo mendicante appena redento dai suoi cenci, correra a raccogliere quella rosa per recarla nel Cimitero Monumentale, sulla tomb a di Aroldo Bonzagni". II discorso pronun­ciato dall'onorevole Guido Marangoni nel Teatro co­munale di Cento, unitamente aile polemiche sorte fra esponenti del Partito Socialista milanese, con Marco Ramperti in testa, e membri del Partito Repubblica­no di Ferrara in merito all'identita politica del pitto­re, servirono moltissirno a dare eco alla commemora­zione di Cento sulla stampa nazionale.

Nel mese successivo, aile ore 16 dell' 11 ottobre, al Ci­mitero Monumentale di Milano viene inaugurato uno straordinario monumento in marmo bianco in omag­gio a Bonzagni, realizzato gratuitamente dal geniale sculture Adolfo Wildt grazie a una sottoscrizione ef­fettuata fra gli amici artisti, primo fra tutti Arturo To­scanini, volta a coprire le spese della materia prima. La commemorazione ufficiale venne ten uta dall' ono­revole Guido Marangoni e da Gustavo Macchi. L' o­pera di Wildt e moho potente per originalita e irnpat­to visivo e richiama le tre componenti dell' operata del­l' artist a: !'ironia, Ia satira e il dolore. Frail materiale archivistico do nato al Comune di Cento da Luigi Tar­taglino si trova Ia corrispondenza fra Ia madre del pittore e lo scultore Wildt, dalla quale emerge il for­te legame, fatto di stima reciproca, che legava Bonza­gni a Wildt. In questa occasione, Ia gloriosa rivista "Pri­mato artistico italiano", diretta da Guido Podrecca, dedica nel secondo numero uno spazio al pittore, ri­cordandone le dati umane e artistiche, precisando che Aroldo aveva gia concordato le modalita della sua collaborazione alla rivista: "Quando annunciammo 'II Prima to', ci venne incontro vibrante d' entusiasmo. Gli proponemmo di lavorare a fianco di Bruno Angolet­ta [ ... ] ne fu esultante: faremo cose grandi". II13 gen­naio 1920 Ia Giunta comunale di Cento delibera di in­titolare ad Aroldo Bonzagni Ia piazza sorta dal recu­pero dell' area ex Porta Mulina ed ex Porto Canale e Ia via compresa fra lo sbocco di corso Ugo Bassi e quel­lo di via Olindo Malagodi.

Nel Teatro comunale di Cento, il14 marzo, ha luogo una toccante commemorazione del pittore alla presen­za dei familiari. Oratore ufficiale e l' onorevole Guido Marangoni, al quale fa seguito un concerto dei solisti Aldo Solito de Solis (pianoforte), grande amico di Aroldo, Alberto Poltrinieri (violino) e Antonio Valisi (violoncello). II dattiloscritto originale del discorso te­nuto al Teatro comunale, con le correzioni dello stes­so Marangoni, e conservato nell'archivio della Galle-ria (donazione Tartaglino); contiene molti riferirnenti alla vita culturale milanese e descrive moho bene Ia te­nacia e le doti umane del pittore nei confronti dei col­leghi, sottolineando anche l'identita politica di Bon­zagni: "Lotteremo noi, lotteranoo i nostri Eigli per tra­durre in realta di giustizia .U uo sogno fi.ammeggiante. Nel giorno della vittoria, quando avremo vinto e fat-

1920-1923

Dalla prima esposizione d' arte ferrarese alla retrospettiva nel Castello Sforzesco a Milano

Nella prim avera dell920, nelle splendide sale del Pa­lazzo arcivescovile di Ferrara, si tiene la Prima Espo­sizione d' Arte Ferrarese, a cura della Societa Benve­nuto Tisi da Garofano: Aroldo Bonzagni e presenta­to in catalogo da Marangoni. Alla mostra partecipano i migliori nomi dell'arte ferrarese, da Gaetano Pre­viati (ventuno opere) a Giuseppe Mentessi (tre ope­re), da Giovanni Battista Crema (nove opere) a Ugo Martelli (ventisei opere), da Arrigo Minerbi (nove ope­re) ad Adriana Bisi Fabbri (cinque opere); rna il po­sto d'onore e dedicato al compianto Bonzagni che espone cinquantuno opere.

Questa presenza ottiene un grande risalto sulla stam­pa e, a mostra terminata, le sue opere sono richieste anche dalla Societa Pro Vicenza che organizza la Pri­ma Esposizione Nazionale d'Arte nella citta del Pal­ladia nei mesi di agosto e settembre. Bonzagni vi par­tecipa con cinquantasette opere ed e inserito in un con­teste nazionale. L' allestimento e Ia disposizione degli artisti tengono conto delle scuole regionali di prove­nienza; ci sono anche le nuove tendenze e tutti gli ar­tisti piu noti del mom en to, ma Ia stampa segnala prin­cipalmente le opere di Previati, Moggioli, Wildt e Bon­zagni, citato anche per Ia vendita di alcune sue opere. Nel 1921, mentre a Livorno gli amici socialisti di Bonzagni discutono nel famoso "congresso della scis­sione", alcune irnportanti opere del pittore, fra le quali Molinari in piedi che suona il vzolino e La pre­ghiera di Bonalumi, sono esposte aRoma nella Pri­ma Biennale Romana d'Arte, allestita nel rinnovato Palazzo delle Esposizioni di via Nazionale. Le ope­re di Bonzagni sono esposte accanto a quelle di Um­berto Boccioni in un contesto artistico di prirn'ordi­ne, dove figura il fior fiore dell' arte italian a: Fattori, Segantini, Previati, Pellizza da Volpedo, Mancini,

• Nomellini, Mentessi, Wildt. II bel catalogo della mo­stra e pubblicato dalle edizioni Di Fiamma e Arturo Lancellotti, critico di spicco del momento, estenso­re del testo, ha un commento poco benevolo sia per Boccioni, sia per Bonzagni, liquidando le opere di que­st' ultimo come "illustrazioni di carattere caricatura­le e solo come tali interessanti". Questo affrettato com­men to di Lancellotti sicuramente dis turbo la famiglia del pittore, ma ancor piu avrebbe ferito Aroldo, dal momenta che per tutta la vita l'artista subi questa giu­dizio; Bonzagni cerco sempre di tenere separati i due filoni, quello artistico da quello caricaturista, soprat­tutto negli ultimi due anni, quando sviluppo uno sti­le marcatamente espressionista. Nel1922la rivista "Simplon", nella versione bilingue italiano-francese, dedica un esemplare corsivo a Bon­zagni a firma di Giuseppe Ravegnani che, intitolan­do il saggio Umoristi tragici, analizza molto bene 1' o­rigine del suo percorso artistico individuando paral­lelismi culturali d'oltralpe molto interessanti, quali Steinlen, Chahine, Toulouse-Lautrec, Gavarni, Rops e tutta Ia cultura modernista tedesca J ugendstil che attrasse Bonzagni negli anni di Brera. Il1923 e l'anno in cui a Milano, nella Camera delle Asse del Castello Sforzesco, si tiene una grande mo­stra postuma in omaggio a Bonzagni, curata da Fe­derico Balestra, che riunisce cinquantasette opere sui tema La ricerca di un'espressione. La mostra vie­ne inaugurata il3 febbraio e il catalogo, edito da Al­fieri e Lacroix, sfoggia una copertina disegnata da Adolfo Wildt mentre le fotografie delle opere sono del grande Emilio Sommariva, amico della famiglia Bonzagni. Il testo di Balestra e toccante perche ricor­da moho bene e con grande commozione momenti di frequentazione dell' artista: "Bonzagni ed io erava­mo amici; un anno, !'ultimo della sua vita, nei mesi d' estate, ci si vide tutti i giorni, per molte ore, allo stu­dio di via Stradivari. Andavo da lui anche per la gioia di vita che m'attaccavanel vederlo dipingere, cosi con­tento, in maniche di camicia e a finestre spalancate. Vestiva appariscente, le scarpe di lustro nuovissime, l' abito sempre chiaro gli segnava un pallido viso, gen­tilito di bond". Balestra prosegue in catalogo analiz­zando 1' ambiente culturale nel quale Bonzagni creb­be; ricorda personaggi moho noti coi quali ebbe rap­porti professionali e d' amicizia e sottolinea la sua attrazione per il mondo dei diseredati e degli emar­ginati, ritenuto da lui pieno di umanita. I1 critico spinge l' acceleratore anche sulla lettura espressioni­sta delle opere di Bonzagni: "Ha un dono d'osserva­zione acutissirno; nella folia che brulica, acciuffa e bef­fa il ridicolo, stigmatizza i pregiudizi, le imposture, le ipocrisie consacrate [ ... ] come scopre i suoi men­dicanti, incappati nell' unto dei mantelli, pesanti nel­le scarpe scassate, sui marciapiedi, dove il granito e d'una durezza inviolabile [. .. ] questi rifiuti vivi, non

fanno propaganda, non imprecano al destine[ ... ] li ha dipinti stracciati rna puliti [ ... ] a guardarli non si sente illercio". Balestra conclude il suo acuto saggio sostenendo che Bonzagni sarebbe arrivato a un espres­sionismo totale se Ia febbre spagnola non lo avesse stroncato in poche ore. La mostra al Castello Sforze­sco ottiene un risalto sulla stampa senza precedenti, tutti i giornali Iombardi e nazionali recensiscono Ia mostra, cosi come alcune riviste specializzate. Si ar­rivano a con tare fino a sessanta articoli, dei quali i piu toccanti e profondi sono scritti da persone che conob­bero Bonzagni, come Marco Ramperti, Gustavo Mac­chi, Carlo Carra, Raffaele Calzini e Alberto Rusconi. Gli articoli di Ramperti sono importantissimi perche sottolineano i rapporti di Bonzagni con l"'Avanti!" di Benito Mussolini nel1912. Anche l'a;ticolo di Carlo Carra e denso di riferimen­ti storici ai momenti di comune frequentazione, dal-1' Accademia di Brera al futurismo, dallo studio di Klimt e della Secessione ai pezzenti che frugano nel­le immondizie degli spiazzi incolti, tra gli enormi ca­seggiati metafisici dei proletari milanesi. Nello stesso anno, sulla rivista romana "Voce Amica", Luigi Vicini pubblica un interessante articolo intito­lato I! pittore degli umili, dove viene fuori bene il dis­sidio interiore vissuto dall' artista in merito alia sua du­plice attivita di pittore e di caricaturista: "Fu male che il Bonzagni volesse dipingere delle caricature, perche egli e una tempra di grande artista. Cos! scrisse Ia dott. [Beatrice] Calligaris, dopo aver visitato Ia Mo­stra Individuale nella Sala delle Assi. Ma il Bonzagni stesso, nell'unica lettera che di lui posseggo e che cre­do del1914 perche senza data, cosi mi diceva: 'Hoven­tiquattro anni e spero di realizzare qualche sogno, mentre intanto continuo a violentarmi colle compo­sizioni satiriche, che io disprezzo profondamente'". Dato che Bonzagni dichiara di avere ventiquattro an­ni, la data della lettera non puo essere 1914 come im­magina Vicini, ma 1911, essendo l'artista della classe 1887. T uttavia essa ci dimostra Ia sua lacerazione in­teriore in merito aile caricature che egli doveva pur compiere, a malincuore, per assicurarsi il pane della vita. Bonzagni continua: "Sono nato per non fare quello che voglio, per volere quello che non posso. Non sono per questo nevrastenico ... tutt'altro. Ho anco­ra 1' entusiasmo e la speranza di piegare la vita ai miei desideri e Ia persuasione di arrivare".

1924-1939 La valorizzazione del pittore nel ricordo degli amici

La valorizzazione del pittore e Ia preoccupazione principale della famiglia Bonzagni: infatti nel1924 si tiene un' altra mostra monografica. Grazie all' on ore-

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Aroldo Bonzagni con la sorella Elva, 1912 circa.

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vole Guido Marangoni, che ricopriva anche la cari­ca di sovrintendente del Castello Sforzesco la mostra di Bonzagni gia tenuta a Milano al Castello' viene tra­sferita a Varese. L'inaugurazione si tiene 1'11 ottobre nel sal one del Palazzo comunale con la prolusione di Marangoni stesso. Escono molti articoli suila mostra di Varese, il pili toccante dei quali e pubblicato il 9 ottobre sulla "Cronaca Prealpina" e firmato A.F. Del­la Porta, giornalista che era stato con Bonzagni a Buenos Aires nell914.

Alla fine dell928, decimo anniversario della scom­parsa dell' artist a, escono alcuni articoli densi di infor _

mazioni moho interessanti perche contengono ricor­dJ personali di amici che lo frequentarono. Sull"'Il­lustrazione I tali ana", a firma Ariele (Marco Ramper­ti), e pubblicato un bellissimo saggio intitolato Bon­zagni.· i nostri vent' anni: "Era uno scan zona to ragazzaccio, con la paglietta di traverso, un fiore in b?cca e negli occhi quell' espressione di stu pore, em­plto di energia, che hanna spesso gli impertinenti geniali, i crudeli senza saperlo. Fu il pittore Frisia a ~os~rarmelo. Ricardo, e confesso, d'averne provato d1sp1acere. A prima vista, non si scoprivano infatti di lui che l'aggressivita e !'ironia . . . Che fa qui a1 Con­servatorio?- chiesi a Frisia, che lo conosceva da tem­po. Eravamo a un concerto di Mainardi ... Da quat­tro mesi ha imparato il pianoforte, e ... - Da quattro mesi?- Sl: da solo. E suona Beethoven- Tant'e: m'e antipatico. Mi hanna chiesto un articolo su di lui. Non lo scriven). L' articolo per Aroldo Bonzagni - i1 pri­ma credo, dedicatogli in Italia -me 1' aveva chiesto Benito Mussolini. Invece quell' articolo lo scrissi. E diventammo amici, fratelli ... a Bonzagni non si resi­steva. Egli era la simpatia stessa: adorato dalle don­ne; diletto al cuore di tutti ... Quale fosse i1 potere cor­diale di colui che sapeva conquistare Beethoven in quattro mesi e un'anima in quattro minuti none fa­cile spiegare ... e dopo vent'anni eccomi a~cora a ri­pensare la fatalita d' averti dovuto detestare un istan­te, per poi rimpiangere tutta la vita". Anche 1' artico­lo di Cesare Ludovici, uscito sui quotidiano "La Sera" di M~an_o il3 gennaio 1929, ci aiuta a capire gli in­teresst dt Bonzagni: "Lo rivedo in casa mia dove ve­niva per studiare dal vera le locomotive a' tutto va­pore nella sottostante via ferrata. E quelia volta una gliene riusd a dovere. Allora 1a appese a1 muro e mentre la stava attaccando, confessava, ridendo, di aver avuto l'illusione conclusiva di restarci sotto. 'P_erche questa sai, cam min a davvero, sai .. . ne fara, sal, della strada' [ ... ] Lo rived a nelle turbolente adu­nate, dove la parola efficace prendeva 1' acceso colo-re dei suoi quadri di folia e nei teatri di prosa a se­guire con entusiasmo le prime commedie di G.B. Shaw (nel1912) che per merito di Emma Gramma­tica si portavano sui palcoscenici italiani. E alia Sca-la in loggione, a far baruffa in difesa di Riccardo Strauss, di Debussy, di Dukas ... Lo rivedo a studia-re i primi dementi di armonia, che pensava anche di comporre musica. Aveva gia scritto alcune poesie da rivestire di note. Forse anche per questa gli fu ami-eo e lo amo teneramente Toscanini".

Il4 aprile 1931 il podesta di Milano duca Visconti di Modrone, gia ritratto da Bonzagni in un magistrale disegno caricaturale, accogliendo la proposta di Ni­codemi, direttore del Museo d'arte Moderna e di Monti,. direttore del Museo Storico del Risorgi~en­to, dehbera d'intitolare una nuova via di Milano ad Aroldo Bonzagni, precisamente quella che congiun-

ge via Alberto Mario con via Federico Faruffini nel rione Magenta. In occasione del Quarto Centenario Ariostesco, nel giugno 1933, la Societa Benevento T is.i da Garofal di Ferrara, nell' ambito della Terza Mostra Retrospet­tiva d'Arte Moderna, voluta dal indacato degll arti­sti ferraresi, ha allestito a Ferrara sei mostre perso­nali dei pittori Gaetano Chierici, Giuseppe Mentes­si, Alberto Pisa, Giovanni Muzzioli, Ugo Martelli e Aroldo Bonzagni. La scelta degli artisti e di Medri, Pancaldi e Gandini, come ricorda Leonida Pirani in un articolo pubblicato il23 giugno sul "Carriere Pa­dano " di Ferrara; Bonzagni e presente con ventuno opere provenienti dalla famiglia dell'artista e da col­lezioni private. Oltre che nella sua terra natale, Bonzagni continua a essere ricordato anche a Milano, come fece la Societa perle Belle Arti ed Esposiz.ione Permanence con la Mostra Commemorativa del Cinquantenario dove so­no esposte numerose opere di grandi maestri vissuti fra Ottocento e Novecento e Bonzagni e presente con cinque opere, nella stessa sala dove sono esposti quat­tro dipinti di Umberto Boccioni. Nel1938, in occasione del ventennale della morte di Bonzagni, a Milano- nella chiesa di Santa France­sea Romana- si tiene una cerimonia religiosa per com­memorate l'artista. I giornali lombardi e ferraresi ne danno la notizia ed escono altri articoli che aggiun­gono notizie interessanti, come quello di Vincenzo Bucci dal "Carriere della Sera" del30 dicembre che ricorda i gravosi sacrifici ai quali an do in contra lama­dre e la malattia al ginocchio di Aroldo: "Sua madre, vedova [come si vedra la notizia e errata], senza mez­zi, con quattro figli da tirar su, venne coraggiosa­mente per essi a Milano e soprattutto per asseconda­re la decisa vocazione artistica d' Aroldo. Bisognava iscriverlo all' Accademia di Brera. Con eroici sacrifi­ci ella ve lo tenne sino alia fine dei corsi. Una volta che turte le risorse eran esaurite si red e per ven­ded le grandi tree e di ui andava orgogliosa. e pago quello d1e c'era da pagare. E il6glio, degno dilei,la ricambiava tudiando con fervore. Ammalato di si­novite a un ginocchio, ·i trascino per molti gioroi a Brera, dalla casa Jomana, fermandosi quando le fit­te ne!Ja gamba inferma si facevamo piu acute, rna non perdette neanche una lezione [ ... ] Lo studio di Bon­zagni era alla periferia di Milano. Ll intorno pianta­vano le !oro baracche i venditori girovaghi, i piccoli circhi dci sobborghi, gli zingari, i saltirnbanchi, Ia gente randagia che vive d'ogni mestiere. Egli non aveva che da farsi aUa finestra per essere spettat re li que! mondo pietoso e curioso [ ... ]Due poveri dia­

voli pecialmente posarono nella stu lio di Bonzagni, con tama frequenza cb'essi avevano finito per affe-7..ionarsi a lui. Uno era Verardo Molinari, il violinista eli trada, una macchletta che allora tutti i milanesi

conoscevano ... magro, giallo, gli occhi spiritati e sem­pre vestito d 'unlogoro abito a falde, dalle cui tasche posteriori sp rgevano i lemhi d 'un enorme fazzolet­to rosso. L'altro, Andrea Bonalumi, era un accatto­ne d e pareva uscito clalla Parabola dei ciecbi cU Brue-el, c n Ja sua tenibilc faccia tuna solchi e buchi, con

la sua lunga pertica, con le due grosse bisacc:e incro­ciate sul petto". Alu·.i articoli vennero sccitti da Leo­nardo B rgese ull' 'Ambro iano" del 3 gennai 1939, e Ia Giorgi Nicodemi e Michele Cascella sul "Perseo" di Milano del primo agosto.

1940-195.5 Dagli studi di Gee (Enrico Gianeri) aile prime iniziative di Elva Bonzagni

In questi anni bisogna soffermare la nostra attenzio­ne su un personaggio che ha contribuito alia rivalu­tazione del nostro artista. Si tratta di Enrico Gianeri, in arte "Gee", avvocato, giornalista, caricaturista e in seguito anche autorevole storico della caricatura. Ed e proprio a quest' ultima attivita che noi dobbiamo pre­stare attenzione. A guerra gia dichiarata, Gee pubbli­ca l' ormai introvabile La vita e dura ma comica. 1890-1915: un quarto di secolo di caricatura, edito da Gar­zanti a Milano nel1940, dove Bonzagni e collocato in un panorama di caricaturisti europei. Queste interes­santi pubblicazioni di Gee, favorite da una straordi­naria raccolta privata di riviste satiriche oggi conflui­te nell' Archivio Storico della citta di Torino, proseguo­no con La donna, la moda, l' am ore in tre secoli di caricatura, uscito nel1942 sempre presso Garzanti, do­ve Gee riprende il discorso su Bonzagni e pubblica la tavola Donne da marciapiede: "Non bisogna dimenti­care Aroldo Bonzagni, caricaturista in gran voga nel­la stesso periodo e marta giovanissimo alla fine del 1918. Era un caricaturista rapido, sintetico, convin­centissimo e la sua era una caricatura benevola, rifles­so del suo animo smisuratamente buono verso tutti i reietti della vita, verso tutti i reietti di una societa ma­le organizzata. Amava mertere in contra to la rroppo ampollosa ricchezza con Ia misecia a cui nessuoo ba­dava. Era un innamorato de!Ja giustizia, un ribell contra ogni disonesta. Percio n lie sue caricature af­fiorava sempre un che di goyesco, una predilezione peri pezzenti e le donnine macere in scialletto ole al­tre dagli occhi offuscati che battevano invano i mar­ciapiedi in gelide notti invernali o si accasciavano stanche sui marmo di un tavolino in uno squallido caffe. Le sue donnine eleganti erano di derivazione tedesca, di quell'influsso del primo Dudovich, del "Simplicis­simus", di Giacconi e del prima Bompard. Una discen­denza indiretta da Reznicek". Gee, nelle sue pubbli­cazioni, non si dimentichera mai di Bonzagni: lo ri­prende in Il piccolo re Vittorio Emanuele nella caricatura

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mondiale, edito a Torino nel1946, e ancora nella Sto­ria della caricatura europea, uscita da Vallecchi a Fi­renzenel1967.

II ruolo importante che Bonzagni ebbe nella nasci­ta del futurismo, si rileva nei ricordi di Carlo Carra, riportati sotto forma di diario nel volume La mia vi­ta, edito da Longanesi aRoma nel1943 e riedito da Rizzoli a Milano nel1945. Questo diario e ricco di particolari, pen), in qualche parte, dato che Carra lo scrisse negli anni Quaranta sulla base dei suoi ricor­di, oggi puo essere messo in discussione, come quan­do ricorda le motivazioni che sono alia base del ri­tiro di Bonzagni dal futurismo, argomentazioni che non quadrano con i documenti ora in possesso cJel­l'archivio Bonzagni. Ma questa e un 'altra toria che, per Ia sua importanza, m rita di ssere ripresa, piLl avami, nella biografi:~ ddl'artista. Cos! come ripren­deremo anche alcuni aspetti lelia straordinaria figu­ra di Angela Gilli Bonzagni, madre d ll.'arti ta, che ll 7 marzo 1944 muore a 87 anni, il cuj ruol non f~ certo rninore di quello della straordinaria sorella dell' artist a, Elva Bonzagni, figura carismatica alia base della Galleria d'Arte Moderna dedicata all'ado­rato fratello e rnotore della stessa fino al1987, anno della sua morte.

Ada detta Elva nacque a Cento il9 marzo 1901, dal matrimonio di Angela Gillie Felice Bonzagni; si tra­sferi a Milano nel1903 con la madre, la sorella Lui­sa e i fratelli Giuseppe detto Peppino e Aroldo se­dicenne. Elva, da tutti conosciuta come "la sorella di Aroldo", sviluppo un'intensa passione peril pia­noforte, fino a diventare una squisita pianista, il cui­mine del cui successo venne toccato negli anni Tren­ta e Quaranta. Dai racconti degli amici di Bonzagni si intuisce che fu il pittore stesso a trasmettere alia giovane sorella il piacere del pianoforte e fu proprio Aroldo a impartirle le prime lezioni. L' archivio Arol­do Bonzagni possiede locandine e programmi di sa­la dei suoi numerosi concerti, oltre a ritagli di gior­nali con recensioni critiche. Tra il1935 e il1946 El­va Bonzagni tenne decine e decine di concerti in numerosissime citta italiane fra cui Torino, Bologna, Firenze, Genova, Bari, Ferrara, e naturalmente an­che a Cento, sua citta natale, nel Teatro Comunale, dal quale illO aprile 1932 annuncio ai concittadini una tournee all' estero che da Parigi l'avrebbe por­tata nelle principali capitali europee. Nell'ottobre 1933 venne invitata anche a tenere un concerto per i sovrani d'Italia nella loro tenuta a San Rossore. Condusse trasmissioni musicali alia Radio RAI e in­cise dischi per La Voce del Pad rone, Odeon, Cetra e Columbia; que t'ultirna casa discografica, nel pro­prio catalogo promozionale del 1950, nella sezione "Dischi novita" segnala alcune sue incisi ni, cosl come anche nel catalogo discografico delJa Voce del Padrone di quegli anni troviamo segnalare cUvcrse sue

incisioni con la riproduzione fotografica di Elva Bon­zagni accanto ad Arturo Toscanini, Margherita Ca­rosio e Herbert von Karajan. L'ultimo suo concerto del quale si e rrovata notizia risale all946, p i piu nulla di riferito alla sua carriera di concertista per­che in quegU anni vi rinuncio a fav re dell'amote per il fratello, dedicancJo rutra e stessa, famiglia, risor­se e conoscenze, alla valorizzazione di Aroldo Bon­zagni. Il31 ottobre 1946 a Milano, nella chiesa di San Giovanni in Laterano, Elva Bonzagni si unisce in ma­trimonio con Francesco Poggi, che rimarra con lei sino alia sua morte. Nello stesso anno l'Associazione Amici dell'Arte di Milano, in accordo con la famiglia Bonzagni, istitui­sce il premio Aroldo Bonzagni: si tratta di un con­corso per un disegno sul tema "Perla Pace". La mo­stra si tiene nell' antisala del Consiglio del Castello Sfor­zesco di Milano e viene inaugurata il6 novembre. La giuria e composta da amici di Arolclo, quali Raffae­le alzi.ni, Michele Ca celia, Aldo Carpi, Carl Carra, Raffaele de Gracia Umberto Milani e Ugo Nebbia. Nel 1951 I Ass ciazione G iosue Carducci cli Com organizza una mostra piuttosto originale, perche ac­comuna tre artisti fra loro diversissimi: si tratta di Fran­cesco Hayez, Cesare Tallone e Aroldo Bonzagni. La mostra si inaugura a Como nella bella sede dell'as­sociazione e rimane aperta dal2 al30 settembre. II confronto Tallone e Bonzagni risulta interessantis­simo perche Tallone era stato il titolare della catte­dra piu importante a Brera, quella di Pittura, ten uta dal1898 al1919 e quindi maestro di Bonzagni.

1956-1959

Dal discorso di Carlo Carra in occasione dello scoprimento di una lapide a Milano all'inaugurazione a Cento delle prime tre sale della Galleria

In via Eustachi 38, sulla facciata della casa dove Bonzagni visse fino alia morte, per iniziativa del Comune di Milano, il 5 maggio 1956 aile ore 11 viene scoperta una lapide in memoria del pittore; il discorso ufficiale e tenuto da Carlo Carra: "Bonza­gni operava fuori da ogni regola prefissa [ ... ] conob­bi Aroldo Bonzagni nel1906 all'Accademia di Bre­ra e di lui serbo un grato e nostalgico ricordo [ .. . ] mi divenne amico fin dai primi giorni [ ... ]Perla vi­vacita del carattere suscitava in tutti la simpatia [ ... ] Segantini era morto [ ... ] Medardo Rosso viveva lontano dalla patria, Previati era considerato un astruso [ ... ] ecco sorgere in un gruppo di giovani la necessita di tentare qualcosa che valesse a ride­stare a nuova vita l'arte [ ... ] nacque cosi il futuri­smo al quale Bonzagni aderi firmando il primo ma­nifesto di aperta baldanzosa ribellione, che nel gri-

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gio cielo artistico del nostro paese fe~e l'eff~tto .~i uno squillo di tromba in un campo dt dormtentl . In quest' ottica di rivalutazione storica, le conoscen­ze e le iniziative di Elva Bonzagni cominciano a pro­durre effetti concreti; infatti la "Gazzetta Padana"

del26 maggio 1956 da la notizia della prima dona­zione al Comune di Cento di alcune importanti ope­re di Bonzagni. Il giornale parla di un gruppo di ope­re portate a Cento dalla sorella dell'artista E!va Bon­zagni e consegnate alia Giunta comunale m attesa

Elva Bonzagni sorella di Aroldo, anni Venti.

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di restaurare alcune sale, ora destinate a magazzi­no, del piano terra della Pinacoteca civica per de­stinarle a Galleria d'Arte Moderna: "I due quadri piu importanti, sia per bellezza che per valore, fa­centi parte della donazione, sono ritratti di Umber­to Boccioni [ ... ] e di Lyda Borelli", quest' ultimo do­nato dai coniugi Carlo Brugnoli e Ada Rovelli di Mi­lano. In attesa del restauro dei 1oca1i, le opere di Bonzagni, facenti parte di questo primo nucleo, ri­mangono conservate nel Municipio di Cento. Evi­dentemente i1 Comune di Cento, sollecitato da que­sto atto munifico provocato da Elva Bonzagni, co­mincio a dimostrare un interesse concreto verso l' artist a.

Nel mese di agosto dello stesso anno esce 1' ottavo nu­mero della "Rassegna di disegni e pitture d' artisti di oggi", dedicato interamente a Bonzagni. Nel segna­lare questo numero monografico, un giornalista ricor­da che "La sorella dell' artista, abitante a Milano, sig.ra Elva Bonzagni Poggi, ha espresso da tempo al­Ia Amministrazione Municipale di Cento il desiderio di erigere a sue spese un bus to a1 fratello, alia condi­zione pero che il Comune destini e pre pari l' area. La Giunta Municipale sembra abbia preso in conside­razione la richiesta, rna an cora non ha deliberato nul­la in proposito".

Alia fine del1958, in occasione del quarantesimo an­niversario della morte dell'artista, vengono pubbli­cati numerosi articoli, i piu importanti dei quali so­no firmati dagli amici della giovinezza del pittore (Achille Funi, Aldo Carpi, Emilio Guicciardi, Raul Viviani e soprattutto Marco Ramperti), su uno spe­ciale monografico della rivista "La Martinella di Mi­lano". Ramperti rimarca illegame particolare che brevemente Bonzagni intreccio con Benito Mussoli­ni: "L'invito a scrivere di lui fu quasi un comando: rna come non avrei acconsentito a quest' ordine dato che I' eseguirlo m' avrebbe fatto tanto piacere e che an cor piu sene sarebbe compiaciuto Benito Mussolini? Si ritrovera infatti 1' articolo, due colonne d' apertura in terza pagina, nella collezione dell' Avanti! di quaran­tacinque anni fa, allora che il futuro Duce degli ita­liani dirigeva il quotidiano socialist a [ ... ] Mussolini aveva riso di vero cuore innanzi a certi cartelloni di Bonzagni [ ... ] Mussolini l'aveva capita, quella mise­ricordia d'un uomo che sorrideva rna compativa; che socialista non era ne voleva essere, e pero portava en­tro se l'istinto di carita e lo spirito di giustizia che ani­ma, deve animate il migliore socialismo". Nel1958 viene pubblicata aRoma una vasta quanto meticolosa ricerca realizzata da Maria Drudi Gam­billo e Teresa Fiori, Archivi del Futurismo, dove vie­ne resa nota una lettera inedita di Umberto Boccio­ni a Gino Severini dell' agosto del 1910, nella quale il grande pittore futurista commenta il ritiro di Bon­zagni dal futurismo e la conseguente sostituzione.

Questa lettera e fondamentale perche ci fa capire le vere ragioni del suo strappo dal futurismo e pertan­to la riprenderemo, piu avanti, nella biografia. Anche a Cento i tempi sono maturi per rivalutare de­gnamente, proprio nella sua citta natale, 1' attivita di questo geniale protagonista dell' arte europe a del Novecento. Il19luglio 1959, grazie all'impegno con­giunto di Elva Bonzagni, del sindaco di Cento Aldo Marvelli e di Nefta Grimaldi, direttrice della locale Pinacoteca civica, vengono inaugurate tre sale al pia­no terra della Pinacoteca civica, con un primo nu­cleo di opere di Bonzagni esposte accanto ad altre di artisti che hanno inteso rendere un omaggio a1-l'amico scomparso prematuramente. Si tratta di un vero e proprio avvenimento culturale: numerose au­torita intervengono, quali i tre prefetti delle provin­ce di Ferrara, Bologna e Modena, il cardinale Giaco­mo Lercaro, arcivescovo di Bologna, gli artisti Aldo Carpi, Remo Taccani e Achille Funi, e amministra­tori del Comune di Milano. La cerimonia comincia con la deposizione di una corona presso la casa na­tale di Bonzagni e prosegue alia Pinacoteca civica col taglio del nastro effettuato da Maria Pagani Giaco­melli, nipote del presidente della Repubblica Giovan­ni Gronchi. Nell'occasione presero la parola Nefta Grimaldi, Aldo Carpi e il sindaco di Cento Aldo Marvelli che ringrazio sentitamente Elva Bonzagni Poggi peril suo impegno nella valorizzazione del fra­tello. Gia in questo primo nucleo di opere, il cui elen­co a stampa si trova allegato all'invito dell'inaugu­razione, si capisce l'impostazione che Elva Bonzagni Poggi vuole dare alia Galleria d'Arte Moderna: ac­canto a un numero sufficientemente rappresentati­vo di opere di Aroldo Bonzagni, nove in tutto (cin­que dipinti a olio e quattro tempere), si trovano esposte anche opere di artisti che conobbero Arol­do e con lui strinsero un legame di amicizia e colla­borazione. I nomi presenti sono molto prestigiosi e la raccolta di queste opere si deve alia loro genero­sita e soprattutto all'intraprendenza di Elva Bonza­gni: Aldo Carpi, Marcello Dudovich, Achille Funi, Guido Marussig, Leonardo Borgese, U go Celada da Virgilio, Guido Tallone, Raul Viviani, Remo Tacca­ni, Arturo Tosi, Eugenio Polesello, Adriano Spilim­bergo, Michele Cascella, Carlo Carra, Mario Sironi, Luciano Minguzzi, Adolfo Wildt, Francesco Wildt e Timo Bortolotti.

A scanso di equivoci, e bene chiarire subito che El­va Bonzagni Poggi, da questa primo nucleo di ope­re, nella Galleria dal1959, fino alia sua morte avve­nuta nel1987, non ufficializzo mai con un atto 1' av­venuta donazione ne delle opere del fratello, ne di quelle donate da altri pittori, per suo tramite, alia Gal­leria Aroldo Bonzagni; pertanto puo succedere di trovare, in questi primi elenchi, alcune opere che non troveremo negli elenchi successivi, perche sosti-

ruite da Elva Bonzagni con altre ritenute di maggio­re rappresentativita: cosl succede con I' opera di Ar­turo Tosi, citata nell 'invito del 1959 e assente negli elenchi degli anni successivi e cosl pure il Ritratto di Umberto Boccioni, opera ben nota di Aroldo Bonza­gni che oggi si trova nel Museo Lercaro di Bologna.

1960-1964 Daile prime monografie di Bonzagni all'inaugurazione dell'ampliamento della Galleria

Lo straordinario entusiasmo di Elva Bonzagni e ir­refrenabile e non trova ostacoli. Nel1961, per inizia­tiva del Comune di Modena, viene posta una lapide a ricordo del pittore sulla Villa Lonardi (gia San Don­nino) nella frazione San Donnino di Modena, den­tro la quale si trovano molte pitture murarie esegui­te da Bonzagni nel1911. Nel dicembre del1961, presso le Edizioni Cappelli di Bologna, esce la prima monografia dedicata alia pit­tura di Aroldo Bonzagni: i testi di presentazione so­nodi Carlo Carra e Aldo Carpi, la cura della pubbli­cazione e di Elva Bonzagni che mette a disposizione dei lettori uno straordinario corredo fotografico, una puntuale biografia dell'artista e una vasta bibliogra­fia. L'edizione ottiene un huon successo di critica e di diffusione sul territorio nazionale, al pun to da ren­dersi necessaria una seconda edizione dell' opera. Nel1962, per iniziativa dell' Associazione Turistica Pro Loco di Cento, viene istituito il Primo Premia Arol­do Bonzagni Mostra Nazionale di Pittura. La mostra si terra 1' anno successivo, dal primo al15 settembre 1963, nel Teatro comunale Giuseppe Borgatti. La commissione di accettazione e premiazione, formata da Francesco Arcangeli, Nefta Barbanti Grimaldi, Pompilio Mandelli ed Erminio Martini, valuta cen­toquarantasette opere concorrenti e assegna il primo premio di 200.000 lire al pittore Pompeo Vecchiati di Modena, la cui opera rimane nella Galleria cente­se, il secondo premio al pittore Galileo Cattabriga di Bondeno e il terzo premio alia pittrice Dina Pagan De Paganis di Bologna. L'istituzione del primo premio Aroldo Bonzagni, la cui regia e sempre di Elva Bon­zagni Poggi, favorisce a Centola nascita di un Comi­tato perle onoranze ad Aroldo Bonzagni, il cui sco­po e quello di valorizzare la Galleria d'Arte Moder­na sorta nel1959; ne fanno parte centesi molto attivi quali Mentore Orsi, Nefta Barbanti Grimaldi, Nerio Bregoli, Tonino Casanova, Luigi Riguzzi, Enzo Tar­tarini e naturalmente la sorella del pittore che nel 1963 riesce a far scrivere un testo critico sull' artista a Roberto Longhi, personaggio carismatico, ricono­sciuto unanimemente come il pili autorevole storico dell' arte italiano. Il testo di Longhi esce come prefa­zione a una raffinata cartella editoriale intitolata Fio-

ri, pubblicata presso Federigo Cappelli. Il testo di Lon­ghi e conciso rna puntuale nei riferimenti culturali al­Ia Secessione del "Simplicissimus" e alia vena satiri­ca e caricaturale: "Umanitario, pacifista, populista sincero, anche se prima atteggiato in modi di scapi­gliatura e di boheme, il Bonzagni si volse in seguito, con piu insistenza, a una tematica piu schiettamente impegnata. E, nella nuova inclinazione, penso gli po­tesse giovare la conoscenza del fortissimo Rata-Lan­ga (Galan tara), 1' acerrimo caricaturista de L' Asino e della parigina Assiette au Beurre. Credo percio che in un racconto che sempre si aspetta, e la cui esigen­za sempre piu si avverte, della caricatura politica in Italia negli ultimi cent' anni (da Matarelli a Scalarini, per citare i due estremi piu significativi) anche il Bon­zagni potra avere un suo posto preciso e con una ca­ratterizzazione che non ne dimentichi neppure le in­flessioni dialettali padane e, magari, meneghine". Grazie all' attivita del Comitato per le onoranze ad Aroldo Bonzagni e particolarmente di Nefta Grimal­di Barbanti, che tiene i rapporti con 1' Amministrazio­ne comunale di Cento e con la Soprintendenza ai Be­ni Artistici e Storici di Bologna diretta da Cesare Gnudi, si arriva a un progetto di ampliamento della Pinacoteca per allargare gli spazi della Galleria d'Ar­te Moderna Aroldo Bonzagni. Questi lavori di re­stauro riguardano tutto il piano terra della Pinacote­ca civica, sono finanziati dal Comune di Cento even­gono ultimati nel mese di maggio del1964, mettendo in condizione Elva Bonzagni Poggi di organizzare l'i­naugurazione del primo ampliamento della Galleria d' Arte Moderna. La stampa locale e nazionale da am­pia spazio all'inaugurazione che si tiene il14 giugno, mette in risalto la ricchezza delle opere esposte e il giusto connubio con le tele del Guercino, altro figlio illustre della terra di Cento, le cui opere sono espo­ste al piano superiore dello stesso palazzo. Giustamen­te la stamp a valorizza anche 1' operate di Elva Bonza­gni Poggi e sottolinea 1' originalitii dell'iniziativa cen­tese nel contesto culturale italiano degli anni Sessanta, dove sono an cora poche e rare le gallerie civiche d' ar­te moderna dedicate agli artisti del Novecento. Le sa­le espositive sono pass ate da tre a sette e le opere rac­colte dalla vulcanica sorella dell'artista sono diventa­te centotrenta. Naturalmente il nucleo di Bonzagni e il piu rappresentativo, formato da quindici opere, di cui cinque donate da Elva Bonzagni Poggi, una dal­la sorella Luisa, mentre le altre nove provengono da famiglie milanesi vi cine alia famiglia Bonzagni. Per 1' oc­casione viene stampato un catalogo della Galleria con numerose riproduzioni fotografiche, l'elenco delle opere, una raccolta critica di saggi e un testo intro­duttivo di Marco Valsecchi, amico e compagno di Bonzagni negli anni della gioventU: "Tutti sanno quan­to sia difficile costituire una nuova galleria d' arte mo­derna. La prima difficolta e quella di superare un

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certo muro di silenzio da parte delle amministrazio­ni comunali [. .. ]una galleria d'arte moderna e ne piu ne meno che un istituto d'istruzione [ ... ] il centro di un dibattito aperto con la cultura artistica del proprio tempo [ ... ] una galleria d'arte deve diventare a sua volta un nucleo di vita, da cui si espanda un impulso sempre piu acceso di curiosita, di confronti, di aper­ture verso altri temi [ ... ] La sorella del pittore, Elva Bonzagni Poggi, ha ben avuto ragione di credere nel­l' animo generoso degli artisti. La sua fatica e oggi fe­licemente coronata. Forse non c'e, in altra citta, an­che fra le maggiori italiane, una raccolta altrettanto insigne di opere che documentino l' ansiosa, fervoro­sa, splendida fioritura dell' arte italiana d' oggi. La pie­cola Cento puo andare orgogliosa del suo tesoro ar­tistico". Fa moho bene Valsecchi a pun tare sull' orgo­glio civico di una piccola cittadina e sul valore di questo "suo tesoro artistico". Effettivamente, oltre agli splendidi Bonzagni, le sette sale della nuova galleria presentano pezzi di prim'ordine, alcuni di grande va­lore storico, come Nel basco di castagni, capolavoro futurista di Leonardo Dudreville, Alberto da Giussa­no di Aldo Carpi, Rosario di Adolfo Wildt, Attesa a! balcone di Anselmo Bucci, Natura morta di Achille Fu­ni, Eveline di Marcello Dudovich, Mandorlo in fiore di Luigi Russolo, Deposizione di Felice Carena, Gli Avvenimenti di Mario Sironi, Nudo di Pietro Anni­goni, La nuova Cina di Aligi Sassu e opere piu con­temporanee come I! teatrino di Alik Cavaliere, Atte­sa di Lucio Fontana, Composizione di Mauro Reggia­ni, Fiori secchi di Ennio Morlotti, Super/zcie XXX di Giuseppe Capogrossi, Spazio totale di Mario Nigro, Immagine sospesa di Emilio Scanavino e Impronta 154 di Remo Bianco. Questo significativo gruppo di opere, unitamente al primo nucleo gia costituito nel 1959, caratterizza la galleria centese in modo in­confondibile perche, accanto ad Aroldo Bonzagni, so­no rappresentate tutte le principali poetiche artisti­che dei primi cinquant' anni del Novecento, conferen­do alla raccolta un'identita molto precisa. Elva e riuscita a ottenere in dono dagli artisti opere di qua­lita alta o c.omunque buona e rappresentativa. Ci so­no artisti prevalentemente lombardi, per lo piu gra­vitanti attorno all' Accademia di Brera, pittori e scul­tori che sono stati amici di Bonzagni e che lo conobbero e altri, appartenenti alle generazioni suc­cessive, che di Bonzagni hanno apprezzato solo le doti pittoriche. E molto probabile che Marco Valsec­chi sia stato il suggeritore di Elva Bonzagni nella scel­ta degli artisti, anche se la sorella del pittore ha sem­pre dimostrato una certa severita nell' accettazione delle opere, alcune delle quali, dopo un'iniziale espo­sizione, finirono nei depositi e non vennero piu uti­lizzate. Nel contesto della provincia di Ferrara e, piu in generale, della regione Emilia Romagna, l'avveni­mento fu importante e venne valutato con grande at-

tenzione dagli amministratori locali, con il sindaco Ar­rigo Bisi in testa. Era forte la sensazione che la citta di Cento con la nuova Galleria possedeva un "fiore all' occhiello", una possibilita di ulteriore promozio­ne e valorizzazione del patrimonio artistico, come se anche la Pinacoteca civica, con le sue opere straordi­narie del Guercino, ricevesse una nuova linfa vitale proprio dalla Galleria d'Arte Moderna Aroldo Bon­zagni, in uno scambio reciproco di visitatori e d'in­teresse. Tutte le recensioni dell'inaugurazione sotto­lineano il prezioso lavoro di ricerca, convinzione e di­plomazia porta to avanti da Elva Bonzagni Poggi; cos! pure viene evidenziata l'originalita di questa raccol­ta in un contesto regionale, laddove citta ben piu grandi di Cento ne sono del tutto sprovviste.

1965-1974 Daile nuove pubblicazioni all'antologica di Palazzo dei Diamanti di Ferrara

Nell' aprile 1965 era stata inaugurata a Milano nella Galleria Permanente la mostra I! manifesto italiano nel centenario del manifesto lz'togra/zco. In questo con­testa sono esposti il fior fiore dei manifesti pubblici­tari realizzati da artisti tra il1883 e il1931; ci sono i maestri del cartellonismo italiano Marcello Dudovi­ch, Aleardo Terzi, Leopolda Metlicovitz, Leonetto Cappiello, Adolfo Hohenstein, e naturalmente c'e anche Aroldo Bonzagni, la cui ironia, abbinata al cartellone pubblicitario, e del tutto originale e inno­vativa, come infatti viene osservato da Mario Porta­lupi nella recensione pubblicata nel "Carlino Sera" del2 aprile 1965: "Un cartellone del pittore Aroldo Bonzagni per un disco della Forza del Destino inci­so nel1914, con la famosa romanza ... o tu che in se­no agli angeli ... il tu, attribuito allercio briccone; gli angeli, ai due carabinieri". La collaborazione di Elva Bonzagni Poggi con l' Am­ministrazione comunale di Cento prosegue anche col nuovo sindaco Pietro Benazzi, che in occasione del cin­quantesimo anniversario della morte dell' artista orga­nizza una solenne cerimonia religiosa nella Collegia­ta di San Biagio il15 giugno 1969, con scoprimento di una lapide in memoria del pittore collocata all'in­gresso della Galleria d'Arte Moderna. I1 pittore Ila­rio Rossi tiene il discorso commemorativo. Il sodalizio che Elva Bonzagni ha stretto con la casa editrice Cappelli, che ha gia prodotto la splendid a mo­nografia Aroldo Bonzagni curata da Aldo Carpi e Carlo Carra nell961 e la cartella Fiori diAroldoBon­zagni con il testo di Roberto Longhi edita nel1963, produce ora un nuovo frutto: esce infatti nel dicem­bre 1969 Disegni di Aroldo Bonzagni, pubblicazione curata da Guido Ballo e incentrata solo sull' attivita grafica dell' artista, aspetto trascurato nelle pubblica-

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zioni precedenti. Ballo descrive con arguzia i quaran­tasei disegni pubblicati e costruisce un interessante parallelo con Boccioni: "Signora a! ca//i:, disegno per molti lati vicino a certi studi di Boccioni per La risa­ta. Era il periodo in cui diventava amico, oltre che di Carra, con cui aveva frequentato Brera, anche di Boc­cioni [ ... ] la vivacita espressiva, con carattere quasi da maschera nella deformazione, rna anche con finez­za di segno e di variazioni pittoriche, indica, in que­sta disegno di Bonzagni, certe affinita di simpatia e anche di ricerche con Boccioni che certamente lo stimava, avendogli fatto fir mare il primo manifesto". Elva Bonzagni Poggi prosegue nella valorizzazione del fratello organizzando alcune conferenze di Marco Valsecchi, come quella tenuta il16 maggio 1970 nel­l' aula magna dell' Accademia di Belle Arti di Bologna, presente Luciano Anceschi, presidente dell' Accade­mia Clementina, e quella del19 giugno 1970 tenuta presso la Societa per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano. Da un articolo pubblicato sul periodico locale "Il Se­taccio" apprendiamo chela sorella di Bonzagni sta pen­sando a un ulteriore ampliamento della Galleria d'Ar­te Moderna e precisamente al recupero di tutta 1' area, ora adibita a negozi e magazzini, compresa fra la Pi­nacoteca civica e il campanile di San Biagio. E chia­ro che 1' articolo e stato suggerito da Elva Bonzagni stes­sa perche serve da pungolo per l'Amministrazione comunale: "Il Comune ha bisogno di spazio per la Pi­nacoteca; se non si trovano i locali, la benemerita Sig.ra Bonzagni, sorella del pittore centese, non po­tra istituire una seconda Galleria di Contemporanei, con conseguente gravissimo danno per il Comune che si cincischia bizantinamente sull'opportunita, pri­ma di agire per rientrare effettivamente in possesso dei beni comunali, di apportare o meno modifiche all' a­lain questione con 1' aggiunta di un second a piano (co­me se cio non si potesse piu fare in seguito); rna in­somma si vuole o non si vuole? Si puo o non si puo? Basterebbe un po' di coraggio e dire: questo e nostro, ci serve, lo prendiamo". La polemica del "Setaccio" nei confronti del Comune di Cento si riferisce al fat­to che non risultava chiara la proprieta di quella por­zione di area, se parrocchiale 0 Comunale. Ormai e evi­dente il gioco di Elva Bonzagni che tende a mettere il Comune di Cento nella condizione di non potersi sottrarre al nuovo ampliamento della Galleria. Il gio­vane sindaco Fulvia Cantori si dimostra interessato e favorisce le proposte di Elva Bonzagni a cominciare dalle conferenze e cerimonie di commemorazione, come quella, particolarmente significativa, che si ten­ne nella sala del Consiglio comunale il4 ottobre 1973 su Marinetti e il Futurismo, alia quale prese parte il pittore Tullio Crali- forse !'ultimo esponente allora ancora in vita, rappresentativo del secondo futuri­smo e aereopittura -, il quale declamo poesie futuri-

ste coinvolgendo il pubblico, che assistette divertito a questa spettacolo innovative e originale. Escono al­cuni articoli, il piu importante dei quali e scritto dal-1' amico di Aroldo, Achille Funi. Fra gennaio e febbraio 1974 si tenne una vasta mo­stra di Bonzagni a Ferrara nel Palazzo dei Diaman­ti, istituzione museale riconosciuta in quegli anni co­me la galleria d' arte contemporanea piu prestigiosa del nord Italia. La mostra si fece grazie a Franco Fa­rina, prestigioso direttore della galleria, che sottoli­neo in catalogo la lacuna chela mostra colmo per la citta di Ferrara: "Una considerazione che a prima vi­sta potrebbe sembrare campanilistica senza esserlo naturalmente, si tratta dell'apporto dei ferraresi e ferrarese in genere al rinnovamento delle arti in Ita­lia che none stato trascurabile o di poco conto e che sarebbe interessante verificare le ragioni storico-am­bientali che hanna reso possibile tale evenienza si­curamente non gratuita". Il testo critico in catalogo venne scritto da Marco Valsecchi che analizzo le mo­tivazioni del ritiro di Bonzagni dal futurismo, ne traccio il percorso artistico con grande ricchezza di particolari e sottolineo la svolta degli ultimi anni in senso espressionista. Quella di Ferrara e la mostra piu ampia e completa che sia mai stata fatta fino a quel momento: sono esposte ben duecentosessantadue opere. La rassegna stampa risulta straordinaria: tut­ti i piu importanti giornali e riviste parlano dell' av­venimento e gli articoli piu rappresentativi sono scrit­ti da Giorgio Ruggeri, Flavia Caroli, Maurizio Cal­vesi e Renato Barilli.

1975-1976 Dal premio Aroldo Bonzagni al secondo ampliamento della Galleria

Sono anni nei quali Elva Bonzagni dimostra un' e­nergia inesauribile, mentre a Cento, grazie a una col­laborazione stretta del Comune con la locale Cassa di Risparmio, sono gia cominciati i lavori di recu­pero dell' area compresa fra la Pinacoteca civic a e il campanile di San Biagio da destinare alla nuova Galleria d'Arte Moderna Aroldo Bonzagni. Il sin­daco Fulvio Cantori istituisce il premia Aroldo Bon­zagni, inaugurato il9 novembre 1975 con la mostra delle opere ammesse nell'Auditorium di San Lo­renzo. La giuria del premio, composta da Marco Val­secchi, Luca Crippa, Bruno Saetti, Roberto Tassi ed Elda Fezzi, assegna il premia Aroldo Bonzagni a Pri­mo Tamagnini. Intanto si avvicina la data dell'inaugurazione del secon­do ampliamento della Galleria d' Arte Moderna Arol­do Bonzagni, grazie a un originale progetto dell' archi­tetto Leone Pancaldi (autore anche della nuova Gal­leria d' Arte Moderna di Bologna) che prevede tre

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nuovi grandi saloni, molto capienti e accessibili dall'in­gresso della Pinacoteca civica. L' edificio progettato da Pancaldi presenta caratteristiche architettoniche deci­samente moderne che ben si inseriscono nel contesto storico e urbanistico: la novita del progetto e data da quattro grandi vetrate che mostrano, ai passanti del por­tico, la veduta complessiva del nuovo salone a piano terra, dove spiccano le pili belle opere di Bonzagni as­sieme allo straordinario monumento funebre scolpito nel marmo bianco da Adolfo Wildt nel1919, qui tra­sferito dal Cimitero Monumentale di Milano grazie ai­le potenti amicizie che Elva Bonzagni ha in quella citta. L'inaugurazione della Galleria viene preceduta il23 ot­tobre 1976 dalla funzione funebre nella Collegiata di San Biagio, per la traslazione delle spoglie del pittore Aroldo Bonzagni e della madre Angela Gilli dalla Cer­tosa di Milano al cimitero comunale di Cento, dove il Comune ha allestito un'apposita cappella per la fami­glia Bonzagni alia quale hanno collaborato artisti di prim' ordine quali Simon Benetton, Vasco Bendini e il ceramista Carlo Zauli. TI giorno seguente, 24 ottobre, viene aperta al pubblico la nuova Galleria d' Arte Mo­derna progettata da Leone Pancaldi per Elva Bonza­gni e il successo e enorme: le nuove am pie sale confe­riscono alia raccolta una dignita e una consistenza che permette di esporre complessivamente nelle dieci sa­le ben duecentosessantadue pezzi, di cui quattordici di Aroldo Bonzagni e i restanti duecentoquarantotto di vari autori. L' elenco dei pezzi esposti si ricava da una piccola guida della Galleria pubblicata per l'occasio­ne, dove sono elencate le opere sala per sala. II nucleo delle opere esposte e sempre pili vasto e an­che per Elva Bonzagni diventa pili difficile man tene­re illivello qualitativo iniziale. Infatti qualcuno trova che il percorso espositivo che si snoda perle dieci sa­le non e agevole e non corrisponde a un ordine cro­nologico delle scuole pittoriche. Di questo problema si fa portavoce un illustre critico bolognese, Giorgio Ruggeri, che pubblica un articolo nella terza pagina del "Resto del Carlino", in cronaca nazionale, intitolato Un /iore all' occhiello: "Una donna risoluta, decisa a tutto, cosa puo fare? E di questa stampo Elva Bonzagni Pog­gi che per onorare il fratello Aroldo [ .. . ] ha do nato al­Ia citta di Cento una Galleria d'Arte Moderna che e stata recentemente inaugurata [ ... ] Sono dieci annie forse pili chela signora Bonzagni [ ... ] esplora il man­do artistico italian a sollecitando le pili belle firme a do­nare un' opera per la costituenda galleria. Se la richie­sta dell' opera fosse stata per la Galleria d' Arte Moder­na di Roma o di Torino, 1' operazione Bonzagni sarebbe risultata di gran lunga pili facile. Ma per una fantoma­tica galleria che si sarebbe dovuta costituire in futuro per di pili a Cento di Ferrara, ognuno puo capire 1~ difficolta incontrate dalla diplomatica signora". Rug­geri passa quindi a elencare i nomi prestigiosi presen­ti nella Galleria e aggiunge: "I nomi, dunque, non

mancano, anche se sono stati presi come pugno di co­riandoli e gettati a caso nelle sale. II punto non e qui, perche si potra sempre in seguito provvedere a un or­dinamento pili coerente. I guai cominciano quando si scopre, strabuzzando gli occhi, che le opere d' au tore si trovano appese accanto ad altre di cui sono autori illustri sconosciuti, di nessun interesse artistico. Non e il caso di fare nomi anche perche sono troppi, ma di certo e una compagnia compromettente che fa perde­re prestigio alia galleria centese". L' articolo di Rugge­ri fed certamente Elva Bonzagni che prosegul comun­que nella raccolta di nuove opere anche attraverso l'organizzazione a Cento di mostre di prestigio in omaggio ad Aroldo Bonzagni. Cosl fece con una me­morabile mostra di sculture monumentali di Arnaldo Pomodoro, collocate nel centro storico e nell' Audito­rium di San Lorenzo nel1977, una mostra di Umber­to Mastroianni e Simon Benetton nel 1978, una di Concetto Pozzati nel1979, una di Giacomo Balla nel 1980, Giulio Turcato nel1982 e Carmela Cappello nel 1984. Tutti nomi di prim'ordine che ci danno lacon­sistenza della levatura culturale di Elva Bonzagni e degli agganci di cui godeva nel mondo dell'arte.

1977-1988 La mostra a Valle Giulia a Roma, Ia morte di Elva e ]'inaugurazione delJa nuova GalJeria

Oltre alle mostre di Cento, Elva Bonzagni organiz­za anche altre mostre del fratello, come quella del 1977 a Rom a, alia Galleria N azionale d' Arte Moder­na di Valle Giulia, inaugurata da Bettina Craxi e Giulio Carlo Argan, per la quale escono importanti articoli di Maurizio Calvesi, Fabrizio D'Amico e Nello Ponente e quella del1980 alia Galleria d'Ar­te Moderna Ca' Pesaro a Venezia. Nello stesso an­na, presso la Casa Editrice Armena di Venezia, esce un corposo volume intitolato Disegni diAroldo Bon­zagni, il cui testo e di Giulio Carlo Argan, amico di Elva Bonzagni, che traccia un profilo dell'artista in un contesto europeo. Per merito di Renata Barilli, esponente culturale di spicco del Partito Socialista Italiano, nell982 viene allestita aRoma nel Palazzo delle Esposizioni la mostra I.:immagine del socialismo nelle arti, dove Aroldo Bonzagni ha un posto d' on o­re e di grande rilevanza. L' esposizione viene inaugu­rata dal presidente della Repubblica Sandro Pertini e da Bettino Craxi accompagnato da Elva Bonzagni. L'anno seguente, a cura del P.S.I. lombardo, esce una lussuosa cartella editoriale che riproduce fedel­mente le copertine pili belle che Bonzagni aveva rea­lizzato nel1912 per "L'Avanti della Domenica": i te­sti sono di Paolo Pillitteri, sindaco di Milano e di Bet­tina Craxi. Con la collaborazione del Ministero degli Mfari Este-

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·i E]vaBonz(tgni riesce a realizzare un vero e proprio 1 ~gno: allestir due mostre eli Aroldo B nzagni in Ar-s entina. dove iJ pittore aveva vissuto tr dici, mesi. tna dall5 al30 agosto 1981 a Bahia Blanca, in oc­casione del cinquantennale del locale museo, inaugu­rata col discorso del direttore dell'Istituto Italiano di Cultura che organizzo in seguito anche il trasferi­mento della mostra a Buenos Aires, precisamente a Palazzo Errazuriz (sede del Museo Nazionale di Ar­te Decorativa) nel Salone della Musica. Questa secon­da cerimonia d'inaugurazione venne caratterizzata dal discorso di Federico Aldao, direttore del museo, e dalla presenza di Roque Maria Baurdieu, direttore generale dei musei nazi on ali argentini; ebbe una buo­na accoglienza da parte della stampa e rimase aper­ta fino al14 ottobre. Da un comunicato del Ministe­ro degli Affari Esteri si apprende che la mostra, do­po Buenos Aires, verra trasferita anche a Mendoza e Mar del Plata. Contemporaneamente anche il Comu­ne di Cento organizza eventi e manifestazioni in omaggio ad Aroldo Bonzagni per valorizzare il patri­monio della Galleria. L'iniziativa pili rilevante e quel­la progettata da Renata Barilli In/ormazione 60/80, che prevede l'allestimento- a Cento, Pieve di Cen­to, Imola e Piacenza- di sette mostre dedicate all' ar­te degli ultimi vent'anni. L'obiettivo della rassegna e quello di presentare alcuni aspetti dell'arte piu recen­te, poco sviluppati o del tutto assenti nel percorso espositivo della Galleria d'Arte Moderna. II presti­gio indiscusso del curatore Renato Barilli, che dedi­ca le mostre ad Aroldo Bonzagni, fa superare picco­le incomprensioni con Elva Bonzagni, contraria agli aspetti pili controversi dell' arte contemporanea. n per­corso espositivo si tiene fra settembre 1983 e febbraio 1984 e comincia con la sezione dedicata alia "Pop Art"; seguono la "Nuova Pittura", le "Ricerche Ambien­tali", l"'Arte Concettuale" (che provoco non poche polemiche a Cento), la "Poesia Visiva", 1"' Arte del Postmoderno" e quindi la "Ricerca dei Giovani". Si tratto di una mostra pionieristica, perche il modello delle sezioni cronologiche e il trasferimento in varie

sedi venne poi ripreso da altri enti. Intanto, nella piazza principale, da annie attivo il can­tiere di restauro del cinquecentesco Palazzo del Go­vernatore e la signora Bonzagni tesse accordi decisi­vi con gli amministratori locali per trasferire la Gal­leria d'Arte Moderna dalla Pinacoteca civica a una sede ancor pili prestigiosa. Questi accordi sono te­nuti con il sindaco di Cento Giuseppe Albertini che le promette di destinare, a restauro ultimata, gran par­te del Palazzo del Governatore a Galleria d' Arte Mo­dern a, staccandola definitivamente dalla Pinacoteca civica, dove la convivenza dei due prestigiosi nuclei di opere d' arte co min cia a evidenziare qualche serio problema di spazio vitale a discapito della raccolta

d' arte anti ca.

Anche se illavoro instancabile di Elva Bonzagni ha gia ottenuto prestigiosissimi risultati, anche a livello internazionale, i1 percorso puo apparire ancora in salita. La dimostrazione viene dalla mostra Il Futuri­smo- I Futurismi che si inaugura a Venezia il3 mag­gio 1986 a Palazzo Grassi, curata da Pontus Hulten, Maurizio Calvesi e Germano Celant, dove Bonzagni viene escluso, mentre invece sono esposte opere di Romola Romani e Leonardo Dudreville, amici di Bonzagni. La reazione di Elva Bonzagni fu piuttosto incisiva: questa dimenticanza, agli occhi degli estima­tori di Bonzagni, appare ingiusta e intollerabile. Scris­se una lettera ai giornali e agli organizzatori della mostra anche il sindaco di Cento Giuseppe Alberti­ni. La pro testa degli amici di Bonzagni non sortl nes­sun effetto: le opere dell' artista non raggiunsero Pa­

lazzo Grassi. Purtroppo, proprio mentre si sta ultimando il re­stauro del Palazzo del Governatore, sede della futu­ra Galleria d' Arte Modern a Aroldo Bonzagni, il 17 marzo 1987, a 86 anni, a San Felice sul Panaro muo­re Elva Bonzagni Poggi. Con lei finisce il ceppo del­la famiglia Bonzagni, in quanta sia lei, sia tutti i fra­telli gia deceduti (Luisa, Peppino e naturalmente Aroldo), non ebbero mai figli . Tutti i giornali locali danno la notizia della sua scomparsa, ne ricordano l'impegno peril fratello Aroldo, tracciano il suo pro­fila artistico quale pianista e annunciano la tumula­zione a Cento, nella tomba di famiglia, accanto ad

Aroldo. Come ho gia scritto, dalla prima inaugurazione del­la Galleria d' Arte Moderna risalente al1959 sino al­Ia sua morte, Elva Bonzagni non regolarizzo mai nes­sun atto di donazione, sia delle opere del fratello, sia delle opere donatele per la Galleria; pertanto, in ac­cordo col marito Francesco Poggi, unico erede di El­va Bonzagni, il Comune di Cento trova un accordo, in collaborazione con la Cassa di Risparmio di Ceo­to, relativo alia regolarizzazione, a fronte di un acqui­sto simbolico di un milione di lire, di tutto quanta si trova nella Galleria (tredici opere di Bonzagni e due­centonovantadue opere di vari e diversi autori). L' at­to ufficiale verra sottoscritto il 19 novembre 1987. Questa soluzione servl a tutelare l'integrita del nucleo realizzato da Elva Bonzagni e contemporaneamente ne assicuro la collocazione perenne nella citta nata­

le della famiglia. In conseguenza di questo atto, il sindaco Giu­seppe Albertini mantiene fede aile promesse fat­tea Elva Bonzagni: il21 maggio 1988, conclusi i restauri del Palazzo del Governatore, alia pre­senza di Francesco Poggi e del ministro peri Be­ni Culturali Bono Parrino, si inaugurarono la nuo­va Galleria d' Arte Moderna Aroldo Bonzagni, di­slocata in tredici sale espositive e una mostra, curata da Rena to Barilli, intitolata Aroldo Bonza-

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gni nell'Espressionismo italiano. Finalmente la Galleria d 'Arte Moderna e dotata di una sede esclusiva e prestigiosissima, mentre le migliori opere sono collocate in un percorso organico e cro­nologico che tiene con to dei principali movimen­ti artistici italiani del Novecento. Renato Barilli, critico d' arte fra i piu importanti del mom en to e grande amico di Elva Bonzagni, cura anche il per­corso espositivo della Galleria: con una selezio­ne delle opere riesce a dare una successione espo­sitiva cronologica e generazionale, creando un percorso di lettura che facilita l'approccio del mondo della scuola che cosi, timidamente, co­mincia a frequentare I a raccolta d' arte modern a della propria citta.

Nonostante l'atto ufficiale compiuto da Francesco Poggi nel1987 e la promessa mantenuta del sindaco di Cento di destinate il Palazzo del Governatore a Gal­leria d'Arte Moderna, la citta di Cento non riesce ad assicurarsi altre opere di Aroldo Bonzagni, ora pos­sedute da Francesco Poggi. Sicuramente ci saranno state trattative private coni vertici delle istituzioni cen­tesi per cercare di assicurare alla citta altre opere di Bonzagni non comprese nella cessione: io stesso ri­cordo di ipotesi di vitalizi per Francesco Poggi in cam­bio delle opere rimaste di sua proprieta. Purtroppo non si ottenne null' altro da Francesco Poggi, in quan­to preferl cedere in blocco le opere di Bonzagni (oli, tempere, disegni e documenti) a un gruppo di colle­zionisti di Milano e Torino.

1989-2005

Daile piu recenti acquisizioni alla costituzione dell' archivio Aroldo Bonzagni

Ia Galleria opere di Leonardo Santoli, Tiziano Don. di, Wainer Vaccari, Pietro Perrone, G ianni G uidi Cornelia Stauffer, Manuela Co rti, Paolo Gallerani ' Graziano Porn pili, Mario Callens, Federica Maran~ goni, Enzo Tinarelli. Lo sforzo di Pellizzola per ar­ricchire la Galleria della sua citta non si esaurisce con le Trzlogie d'arte: grazie alia sua attivita artisti­ca e aile numerose conoscenze (colleghi all' Accade­mia di Brera o compagni di strada nelle mostre ai­le quali partecipa), riesce a con vincere molti artisti a d nare opere alia Galleria della sua citra. In ]ue­sto modo fa ru-rivare un 'opera d i cia cono dei sei rap­pres ntanti delia Cracking Art e opere di Aldo Spol­di, Paolo Baratella, Fernando De Filippi, Giangia­como Spadari, Federico Guida Dany Ve covl, Alessandra Bouoli, Maurizio BoLtarelii, Maurizio Lanzillotta, Renata Boero, Mariapia Borgnini, Fau­sto Gilberti, Maurizio Osti, Carlo Cremaschi, Giu­liano Della Casa, Domenico Pievani, Stefano Maz­zoni Jakob De Chide , Ma simo Lunardon, Nico­hl Sal vat re, Oli.viero Rainald i S rgio Zanni, ergio Manari, Giovann i Scardovi, Luigi Mastrangelo, Fa­brizio Passarella e altri. Con queste acqw izioni Ia Galleria i dota di w1a 1 re enza di artisri della con­temporaneita della quale era sprovvista, riuscendo cosi a documentare anche momenti dell'arte italia­na di fine secolo.

Un altro artista centese che si e adoperato per valo­rizzare e soprattutto per far cap ire a un pubblico piu vasto 1' arte italiana degli anni Ottanta e Novanta e Bru­no Vidoni, geniale personaggio la cui attivita artisti­ca merita attenzione, il quale ottiene la collaborazio­ne di Flavia Caroli e organizza nella Galleria d'Arte Moderna Aroldo Bonzagni e nell' Auditorium di San Lorenzo una vasta rassegna intitolata I: arte di/ine se­colo- Magico Primario- Una revision e. La mostra si inaugura il24 febbrai 1991 e presenta opere di Sieg­fried Anzingec, Luciano Bartolini Martin D isJer, Rai­ner Fetting, Gerard Garouste, Antony Gormley, Mir­co Longobardi Luigi Mainolfi, Helmut Middendorf Gianfranco Notargiacomo e Aldo Spoldi; cbiude Ia mostra una presenza degli artisti piu giovani. In citta avviene quello che Vidoni ha cercato con la sua pro­pasta, cioe il dibattito e il confronto, anche vivace, sulle tematiche dell' arte di fine secolo. II mondo del­la scuola (e soprattutto i docenti) e coinvolto a pie­coli gruppi, accompagnati aile mostre e dotati di ma­teriale didattico.

Da questo momento in poi la creativita del Comu­ne di Cento, in particolare dell' assessorato prepo­sto alle attivit·a cultu(ali, deve supplire all' assenza del­la vulca nica Elva Bonzagnl il cui testamento idea­le si puo riassumere in due parole: "valorizzazione" e "arricchimento" del patrimonio della Galleria. II Comune di Cento coinvolge le forze piu vivaci che vivono nella citta e che so no in sintonia con 1' arte contemporanea, ottenendo utili proposte per lava-1orizzazione della raccolta. Un interessante contri­buto venne da Marco Pellizzola, artista di Cento e docente all' Accademia di Belle Arti di Brera, che fra il 1989 e i1199 1 organizzo negli spazi della Galle­ria sette mostre, chiamate Tri/ogie d'arte, dove un cu­ratore ogni volta diverso sceg1ieva tre artisti, con­frontandone le poetiche e collocandone Ie opere in un comesto contemporaneo. Quasi tutti gli artisti coinvolti hanno donato una !oro opera alia Galle­ria I' Arte Moderna AroJdo Bonzagni cbe li ha ospi­tati . Grazie a guesca formuJa nella, sono entrate nel-

In occasione del Settembre Centese del1992, pre­cisamente domenica 6 settembre, alla presenza del critico d' arte Enrico Crispolti viene inaugurato il nuo­vo percorso espositivo della Galleria, resosi neces­saria in seguito aile consistenti donazioni che in questi ultimi anni si sono concretizzate. II percorso espositivo delle opere rimane sempre cronologico e generazionale, com' era stato impostato nel1988 da

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Remtto Barilli , con l 'aggium~ delle ultimissime ge­azi ni, fin a ora assent1 dal p r orso, enza

ner" . . . 1 . . 1 L'' ·clusione d1 c n:entt, grupp1 o scuo e p1ttonc 1c. m-

e:; rvent di Enrico Crispolti sottolinea la rlcchezza re 1' . 11 '' della Ga U ria e punta attenztone su 1mportanza delle mostre temporanee che rappresentano un rna­tore per vivacizzare e far conoscere il proprio patri­

monio d'art e. Il Comune di Cento prosegue nella valorizzazione di

uesto patrimonio anche con mostre personali degli ;rtisti piu validi attivi sul territorio, aile quali fa segui­to la mostra, inaugurata presso la Pinacoteca civica 1' 11 dicembre 1994, Le pHt recenti acquisizioni delta Gal­leria d'Arte Moderna Aroldo Bonzagni, nel corso del­la quale 1' assessore alia C ultura Annalisa Bregoli, al­Ia presenza di rappresentanti della cultura amici del­la citta di Cento - quali Aldo Borgonzoni che aveva appena donato tre nuove opere e Franco Farina, esti­matore di Bonzagni dai tempi della vasta retrospetti­va da lui allestita a Ferrara -, presenta quarantadue nuovi ingressi che portarono il patrimonio comples­sivo della Galleria a oltre quattrocento opere. Inau­gurazioni analoghe, per 1' acquisizione di nuove ope­re, si tennero anche negli anni seguenti, la piu consi­stente delle quali il 13 aprile 1997 quando vennero presentate trentatre nuove opere, frutto delle mostre personali che hanna valorizzato artisti del territorio quali Sandro Parmeggiani, Vittorio Buratti, Giusep­pe Malagodi, Oscar Govoni, Bruno Vidoni, Emilio Mattioli, Amelio Salvatore, Cesare Pasetto, Benito Tosello, Antonio Celestino Simonini, Paolo Rimondi, Marinella Galletti e Pietro Lenzini (quest' ultimo vin­citore del Concorso nazionale per la realizzazione di due pale d'altare per la Collegiata di San Biagio). In collaborazione con Vittorio Sgarbi, Paola Pallot­tino e Lucio Scardino, nel1998 curai la piu vasta mo­stra mai organizzata per il pittore di Cento, Ironia, satira e do lore- Aroldo Bonzagni pitt ore e iltustrato­re: duecentottanta opere sono esposte nella Galleria d' Arte Moderna a lui dedicata e nelle sale restaura­te della Rocca. La mostra viene inaugurata con una prolusione di Vittorio Sgarbi e un intervento di Pao­la Pallottino il28 novembre 1998, rimane aperta fi­no al28 febbraio 1999 e successivamente prorogata. Per la prima volta l'attivita primaria di Bonzagni, ben rappresentata ancbe da alcuni dipinti inediti, e esposta accanto a una sezione che documenta 1' atti­vita parallela di illustratore. n catalogo e stampato dal­le Edizioni Charta di Milano e l'iniziativa ottiene un successo di presenze e un risalto stampa senza pre­cedenti. Nel contempo si instauro con la Galleria Sant'Agostino di Torino, che detiene oggi un nucleo consistente di opere dell'artista, una collaborazione che sfocio nel dono alia citta di Cento, in segno di gra­titudine per la mostra, di un disegno di Aroldo do­ve e ritratta l' amata sorella Elva.

Nel 2001 viene presentata presso l'Universita degli Studi di Bologna, facolta di Lettere e Filosofia, cor­sa di laurea in Arte, Musica e Spettacolo, la tesi di laurea in Fenomenologia degli stili di Silvia Caglio­ni, relatore Renata Barilli, Aspetti espressionisti nel­la gra/ica di Aroldo Bonzagni e nello stesso anno l' av­vocato Luigi Tartaglino di Torino dona al Comune di Cento un fondo archivistico relativo alia famiglia del pittore. Si tratta di materiale importantissimo che comprende decine e decine di lettere scritte da Arol­do Bonzagni alla mamma mentre si trovava nel1914 a Buenos Aires: il nucleo comprende complessivamen­te cinquantacinque lettere scritte alia madre e sessan­tuno inviate al pittore e alia sua famiglia da amici, pa­renti e dalla fidanzata Ginetta Gignous. Si tratta di un' acquisizione molto significativa che contiene as pet­ti inediti della vita di Bonzagni, pertanto il Comune di Cento incarica subito Elena Bastelli dello studio e della trascrizione dei documenti. Oltre al materiale archivistico totalmente inedito, nella donazione Tar­taglino si trova anche materiale documentario, come cataloghi di mostre, illustrazioni e riviste d'epoca e corrispondenza di Elva Bonzagni. Tutto questa ma­teriale, unito a quello gia in possesso della Galleria, acquisito sui mercato antiquario negli ultimi anni, co­stituisce il fondo dell' archivio Aroldo Bonzagni in se­no alia Galleria. Sono anni nei quali si deve all'assessore alia Cultura del Comune di Cento Paola Morselli l'impostazione di nuovi e piu qualificati progetti didattici raggrup­pati nel cartellone Giochiamo con l'arte, dove perso­nale specializzato in contra le classi, cura i laboratori e accompagna nelle sale della Galleria un nuovo pub­blico, fatto di bambini delle scuole elementari e di ra­gazzi delle superiori. Per questo argomento, che ha rappresentato una svolta nella valorizzazione della Gal­leria, rimando al testo qui contenuto di Erica Man­servisi e Barbara Passarini, che sono state nei diver­si anni le responsabili dei nuovi percorsi. Sempre per iniziativa dell'assessore Morselli, nel2003 si rea­lizza anche una formula nuova di valorizzazione del­la Galleria: il progetto Esercizi di ammirazione- Far salotto in Galleria, curato da Valeria Tassinari, che prende le mosse dalla divulgazione delle opere piu rap presentative attraverso una serie di serate dove so­no protagonisti giovani talenti che creano piccoli eventi di poesia, di prosa, di musica e di danza col­legati a un'opera della Galleria. Questa modo origi­nale di fruire dell' arte ha avuto un ottimo successo, facendo aprire il museo in orad inconsueti e soprat­tutto coinvolgendo gli studenti delle scuole superio­ri del territorio con idee originali vicine ai giovani. Nel2003 nell' Auditorium di San Lorenzo si tiene la mostra Carnevalesca- La maschera, il travestimento, la Festa - Omaggio di artisti contemporanei, nella quale trenta artisti scelti dalla Galleria si confronta-

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no sulla tematica del carnevale. La mostra ottiene il risultato di arricchire di sei nuove opere la Galleria: due acquistate dal Comune di Cento (i dipinti di Massimo Pulini e Giorgio Rubbio) e quattro donate da Marin ella Galletti, Cesare Pacitti, Alessandra Puc­ci e Marco Vitali. Nell' ambito del gemellaggio col comune di Vicen­te Lopez, cittadina dell' entourage di Buenos Aires, il Comune di Cento nel 2004 istituisce la borsa di studio Aroldo Bonzagni in Argentina, volta a tro­vare sui territorio argentino notizie inedite sulla permanenza di Aroldo Bonzagni a Buenos Aires. La ricerca e ancora in atto e i risultati sono attesi nel­la primavera 2006. Dal13 al15 marzo 2003, organizzato dal MART- Mu­seo di Arte Moderna di Trento e Rovereto, in colla­borazione con The Beneicke Rare Book and Manu­script Library della Yale University, si tenne a Rove­rete il convegno Futurismo. Dall'avanguardia alla memoria. In quel contesto internazionale presentai una relazione sull' archivio Aroldo Bonzagni e soprattut­to approfondii i legami del pittore di Cento con il fu­turismo, attirando l'attenzione degli studiosi sui fat­to che Bonzagni non si limito, come sempre e stato scritto, alia firma del primo Mam/esto dei pittori/u­turisti, rna sottoscrisse anche La pittura /uturista. Ma­nifesto tecnico e poi an cora Venise futurista (notizie che risultavano assolutamente inedite a tutti i partecipan­ti al convegno). Gli atti uscirono poi nell'aprile 2004 nella "Collana di documenti dell'Archivio del '900" diretta da Gabriella Belli per le edizioni del MART. L'8 febbraio 2004 muore a Campione d'Italia Fran­cesco Poggi, marito di Elva Bonzagni. La salma vie­ne tumulata a Cento nella tomba della famiglia Bon­zaoni, accanto a Elva Aroldo, Luisa, Peppino, lama­dre Angela G ilLie il padre adottivo Felice Bonzagni. Con la sua motte i cbiude una fase storica della Gal­leria, perche- come abbiamo ricordato- solo a lui si deve la regolarizzazione della donazione a Cento di tutte le opere della Galleria. Francesco Poggi trascorse gli ultimi anni della sua vita in compagnia eli Lidia Gandini, storica direttrice della Galleria Per­manente di Milano, che qualche mese dopo la mor­te del compagno dono alia Galleria di Cento mate­riale documentario e archivistico riguardante Arol­do Bonzagni, in particolare WJ album fotografico di famiglia che contiene cent inaia di foto rafie che il­lustrano la fumiglia del pittore a Milano. Con quest' ultima cessione da parte di Lidia Gandi­ni, 1' archivio Aroldo Bonzagni acquista una consisten­za molto importante che permette di documentare ogni fase dell' attivita del pittore, come si vedra piu avanti- in questa stesso catalogo- nella biografia del­l' artista. I12005, oltre a essere l'anno in cui si elabora il cata­logo generale della Galleria d'Arte Moderna, e anche

i1 mom en to in cui si celebra Aroldo Bonzagni con va­rie iniziative: si inizia con la presentazione, da parte di Salvatore Amelio, di un acquisto importante fat­to dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cento, !a Festa di Primavera, grandiosa opera di Bonzagni ese­guita probabilmente intorno al1912 e proveniente dal­la collezione Zattini Oriana di Forll, e si continua con la mostra che Vittorio Sgarbi cura, con la collabora­zione della Galleria Repetto Massucco, nel palazzo Licea Saracco di Acqui Terme, evento di grande ri­levanza realizzato grazie ai prestiti di numerosi pri­vati, della Galleria d'Arte Moderna Aroldo Bonza­gni e della Galleria Sant' Agostino di Torino. In que­sto contesto, grazie al lavoro meticoloso di Elena Bastelli relative allo studio e alia trascrizione delle let­tere conservate nell' archivio della Galleria, la citta di Acqui Terme pubblica Aroldo Bonzagni. Lett ere da!­l'Argentina e altre lettere, a cura della stessa Bastelli e con un'introduzione di Vittorio Sgarbi. Da questo epistolario si apprendono aspetti della vita del pitto­re del tutto inediti: si conoscono le grosse difficolra affrontate da Bonzagni in Argentina e si entra anche nella sua vita sentimentale attraverso trentatre appas­sionate lettere di Gin etta Gignous, la fidanzata segre­ta del pittore. Siamo arrivati ai giorni nostri e prima di addentrar­ci in questa ricca collezione d' arte e bene ripercor­rere anno per anno, mese per mese, qualche volta an­che giorno dopo giorno, i fatti piu significativi di questa brevissima esistenza.

Aroldo Bonzagni 1887-1903 La famiglia, Ia locale scuola di disegno e Ia sua partenza per Milano

Grazie a ricerche recentissime4 oggi e possibile rico­struire con esattezza 1' anagrafe della famiglia del pit­tore, permettendoci d'intuire dementi e fatti emoti­vi che ci saranno utili per capire alcuni quadri futu­ri, particolarmente quelli degli ultimi due anni. Incominciamo dalla madre, donna determinata e di grande carattere, alia quale Aroldo dedico alcuni ri­tratti in epoche e con tecniche diverse. L' attaccamen­to del pittore alia madre fu fortissimo e si rileva di con­tinuo nelle diverse fasi della sua vita: in ella il pittore riconosceva colei che, a costo di privazioni e rischi, aveva deciso del suo destine d' artista. Angela Gilli nac­que a Cento il4 giugno 1857 e morl ottantasettenne a San Venanzio di Modena il7 marzo 1944. Aroldo, con secondo nome Pietro, primogenito, nacque i124 settembre 1887 dalla relazione di Angela Gilli con An­gelo Candini, fornaciaio trentasettenne nativo di Sant' Agata Bolognese, "illetterato"- come si legge nel­l' estratto di nascita- e personaggio poi svanito nel nul­la, "irrequieto, se non avventuriero [. . . ] abbandono

tutto e tutti ed emigro in America. Di lui si perse ogni traccia"5. II secondogenito Giuseppe (detto Peppino) nacque anch'egli a Cento il27 agosto 1891 e morl set­tantenne il29 giugno 1961 a Savona, citta dove vive­va con Giuseppina Brambilla, sposata a Milano illS marzo 1946. A questo pun to si celebra il matrimonio della quarantunenne Angela Gilli con il cinquanta­treenne Felice Bonzagni, 1'8 maggio 1898, e lacon­seguente legittimazione di Aroldo che a undici anni cambia il proprio cognome e trova un nuovo padre. Felice Bonzagni era conduttore di macchine agrico­le; non seguira la famiglia a Milano nel 1903 e ri­marra sempre a Cento dove morl, a ottantanove an­ni il6 dicembre 19366 . Dall'unione di Angela Gilli

' e Felice Bonzagni nacque a Cento Luisa, terzogeni-ta, il10 luglio 1898 (morl, non coniugata, settantaseien­ne a Milano il5 novembre 1974), sorella alia quale Aroldo dedichera qualche ritratto; infine Ada- da tut­ti conosciuta come Elva- che nacque a Cento il9 mar­zo 1901 e morl a San Felice sui Panaro il17 marzo 1987, artefice della rivalutazione artistica del fratello e della Galleria d'Arte Moderna Aroldo BonzagnF. Nell'ultimo decennia dell'Ottocento, momenta sto­rico in cui si collocano l'infanzia e le prime esperien­ze scolastiche di Aroldo Bonzagni, quello centese e un ambiente caratterizzato da tradizioni artistiche ed espressioni di vita culturale e politica di spiccato modernismo. Sono anni in cui a Cento e attivo i1 co­siddetto sal otto letterario di J olanda (Maria Maioc­chi Plattis, 1864-1917), affermata scrittrice dilivello nazionale e applaudita giornalista, personaggio la cui

fama, in quegli anni, e pari a quella del Guercino; co­me dira sulla "Gazzetta Ferrarese" T. Nediani: "Io non credo si possa venire a Cento (dato l'attuale si­stema di locomozione) se non per ammirare i quadri del Guercino o per visitareJolanda" 8

. E bene sotto­lineare che ancheJolanda, secondo la biografia scrit-ta sull' artista dal fratello Peppino Bonzagni9 , ebbe un ruolo attivo e molto favorevole nel momenta in cui la famiglia Bonzagni, in particolare la madre, racco­glieva pareri in merito alia possibilira di far perfezio­nare a Milano gli studi del disegno al giovane Arol­do. Ricordiamo che 1' artista, da pittore affermato, ri­prendera i contatti con J olanda quando si trattera di disegnare la copertina per la seconda edizione di Am or silenzioso, volume di novelle di J olanda edito da Licinio Cappelli nel1916. Accanto al "sal otto J o­landa", per capire meglio la realta culturale nella quale si muoveva la famiglia Bonzagni, bisogna rile­vare anche la presenza di una tradizione musicale che tocco la stessa famiglia, con Aroldo studente di violino a Cento presso Leone Sarti e, in seguito, con la pili giovane sorella Elva, poi affermata concertista, alia quale Aroldo stesso aveva dato lezioni di pianofor­telO. Rimanendo nel campo artistico bisogna ricorda­re la Scuola di Disegno e Ornata intitolata al Guer­cino che Bonzagni frequento. Questa scuola, fonda­ta dal Comune di Cento nel1834, era situata nella sede del Patrimonio degli Studi: vi si poteva accedere do­po l'educazione primaria e prevedeva complessiva­mente quattro anni di frequentazione, uno prepara­torio attitudinale e tre di corso normale. Venivano pra­ticati il disegno d' ornata, gli studi d' architettura, la prospettiva e la figura 11 . I1 direttore di questa scuo­la Marcello Basilio Mallarini, contribul coni suoi con­si~li al trasferin1ento della famiglia Bonzagni a Mila­no. Proveniente da Osilia in provincia di Savona, Mallarini si trasferl a Cento nel 1881 e diresse la scuola fino alia morte avvenuta nel1902. A Mallari­ni subentro Giuseppe Costa (1871-1947), autore nel 1919 del rifacimento della facciata del cinquecente­sco Palazzo del Governatore, oggi sede della Galle­ria d' Arte Moderna Aroldo Bonzagni. Marcello Mal­larini conferl alia scuola un indirizzo meno artigiana­le e piu artistico, potenziando i corsi di Pittura e di Scultura12 • Le sue opere di pittura e di scultura che sono oggi reperibili a Cento non ci aiutano a trova­re collegamenti con gli sviluppi futuri del giovane Bon­zagni. Piu che Mallarini, che tuttavia fu decisive nel­la scelta adottata dalla madre, Bonzagni subl certa­mente il fascino delle opere del Guercino, del quale la civica pinacoteca conservava gia un nucleo cospi­cuo di opere. I1 giovane artista era sicuramente attrat­to dalla grafica guercinesca che si trovava nella pina­coteca in grande quantita, grazie alia mostra di dise­gni e incisioni guerciniane allestita nel1891 proprio dal Mallarini nell' ambito del terzo centenario della

Angela Gilli madre di Aroldo Bonzagni, 1914 circa, foto Emilio Sommariva.

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nascita di Giovanni Francesco Barbieri detto, ap­punto, il Guercino 13 . Per res tare nell'ambito delle sol­lecitazioni visive e bene precisare che gli affreschi cen­tesi di casa Pannini, eseguiti nel1615 dal Guercino, piu volte citati fra le possibili simpatie giovanili del Bonzagni peri soggetti di carattere popolare e pica­resco, non erano piu a Cento perche gia strappati dai muri della casa Pannini dalla meta del secolo e in pos­sesso di famiglie altrove trasferite14. Per apprezzare 1' estro iniziale e Ia precocita attitudi­nale di Bonzagni, precisamente frail 1899 e il1903 , si segnala 1' esistenza di un libro scolastico intitolato La Storia d'Italz'a, appartenuto allo studente Bonza­gni che, non curante del testo, lo utilizzo come pas­satempo e carta da disegno durante le lezioni di sto­ria. Questo piccolo libro con vari schizzi ci offre un primo interessante spunto per valutare la sua vena umoristica e satirica. I soggetti di questo libretto so­no prevalentemente caricature d'insegnanti e compa­gni di classe, eseguiti dall' artista con grande finezza e facilita di tratto. Oltre aile piccole caricature sino­tano anche scene di equitazione e tiro di scherma, sport entrambi praticati dal giovane artista15.

Aroldo Bonzagni 1903-1909 La scena milanese e gli anni di Brera

In merito alla decisiva partenza della famiglia per Milano, anche la biografia scritta dal fratello Peppi­no sottolinea il ruolo determinante della madre, uni­tamente al parere decisivo di Marcello Mallarini "che in lui aveva individuato una formidabile promessa e tanto fece, disse e consiglio fino a convincere nostra madre a trasferirsi a Milano, per iscrivere il ragazzo all'Accademia di Brera. Del tutto logicamente con­trario nostro padre che per I' eta e la buona posizio­ne professionale in meccanica agricola non poteva con­cepire per quel trasferimento lo sfasciarsi della sua famiglia - come doveva purtroppo avvenire - e lo avrebbe costretto a vivere solitario lontano dai figli. Irremovibilmente decisa, invece, la madre che, riso­luta e vinta la de bole resistenza del marito, di li a po­co organizzo la partenza, seguendo come ho detto i consigli del Mallarini, del nostro Sindaco Mangilli, del Marchese Maiocchi e diJ olanda Plattis, altresi esor­tata da una sorella gia residence a Milano. Ceduto il negozio di stoffe che essa esercitava, ci trasferimmo a Milano: Aroldo quindicenne, assai inferiori le no­stre due sorelle. Con questa partenza, per noi birnbi festosa, rna per nostro padre considerata un salta nel buio, si decise l'avvenire di Aroldo Bonzagni"16.

L' artista risulta gia iscritto all' Accademia di Belle Ar­ti di Brera nel1903 e frequento regolarmente i cor­si fino al1908, stan do agli atti conservati all' Accade­mia17, oppure fino all909, secondo le istanze di sus-

sidi inviate dall'artista stesso alia Deputazione pro­vinciale di Ferrara in quell ' an no, come emerge dal te­sto di Lucio Scardino pubblicato nel catalogo della mostra del1998 18

. Tuttavia Bonzagni interruppe gli studi prima della lora naturale conclusione: "Furo­no pochi gli anni trascorsi da Aroldo a Brera, giac­che- diceva Cesare Tallone -1' allievo poco o nulla avrebbe avuto da imparare e fargli ultimare i corsi nor­mali sarebbero stati anni sprecati, percio venne licen­ziato innanzi tempo "19 Leonardo Dudreville, arnica sincero di Aroldo Bonzagni nei momenti difficili e compagno d 'avventura nell 'adesione ai principi del futurismo, anch'egli iscritto all'Accademia dall903 , nel Romanzo di una vita ricorda illungo tirocinio pres­so quella scuola: "Peri pittori, I' Accademia di Belle Arti in quel tempo consisteva in un corso preparato­rio, tre corsi di figura, dalla statu a allo studio dell' or­nato, della prospettiva, dell' anatomia, dell' architet­tura e dell'italiano; in un anna di nuda dal vero e due di pittura vera e propria. Totale sette anni"20 .

La contrarieta del padre per 1' avventura milanese della famiglia non lo esime dall' adoperarsi con le istituzioni centesi per ottenere contribuzioni e aiuti economici peril figlio. E interessante la sua istanza indirizzata al Patrimonio degli Studi di Cento il 29 dicembre 190321, data in cui 1' artista non solo e gia residente a Milano rna frequenta Brera (quindi non dal1905, come erroneamente e riportato in tutte le piu recenti biografie). In questa richiesta Felice Bon­zagni precisa "l'attitudine palese del giovanetto a progredire nell'arte del disegno", ricordando che il figlio "riusd secondo su trentasei esaminandi, scan­sando cosi due anni di scuola preparatoria"22. Dagli atti del Patrimonio degli Studi non emerge 1' entita della contribuzione concessa all'artista; emerge inve­ce una successiva domanda sottoscritta da Aroldo Bonzagni stesso il23 dicembre 1907: "conscio del be­ne gia ricevuto" 1' artist a chiede una "Borsa di studio per far fronte aile non indifferenti spese che egli in­contra frequentando ill o Corso Speciale Superiore della Scuola di Pittura" 23 . Non sappiamo se vi furo­no altri contatti; pur tuttavia, tenendo con to delle af­fermazioni del fratello dell'artista in merito al bril­lante superamento della prova attitudinale e a quan­ta sostenuto da Cesare Tallone, suo professore alla Scuola di Pittura, sene deduce che 1' artista frequento Brera sicuramente dal1903 al1908 e forse anche per parte del1909, per un totale di cinque anni regola­ri di corso piu una parte incompleta dell 'anno acca­demico 1908-1909, al posto dei sette anni della du­rata normale dei corsi. In questo periodo, decisivo per la formazione dell' ar­tista, a Milano c' era una situazione artistica che, so­lo per semplificare, definiamo articolata in due ten­denze diverse e contrapposte: un gruppo di pittori piu tradizionalisti e conservatori, anche se con qual-

che apertura modernista proprio con Cesare Tallo­ne (fra i professori di Brera era il piu amato dagli stu­denti proprio per questa motivo), e un altro gruppo d'artisti piu aperti aile novita che provenivano dalla Francia e dalla Germania. Accanto al vigoroso reali­smo belle epoque di Cesare Tallone, artista amato an­che dall'ufficialita delle istituzioni e titolare della cat­tedra piu importance a Brera, quella di Pittura, da lui tenuta dal1898 al1919, Bonzagni a Milano incontro e apprezzo anche il divisionismo, cioe quell' ala piu modernista i cui principi teorici di scomposizione dei colori porteranno poi al futurismo. In questo contesto, le occasioni per un confronto delle diver­se tendenze erano piuttosto frequenti e le opere, pur nella loro diversita, erano costrette a convivere, par­ticolarmente nelle mostre organizzate dall' Accademia nei porticati prospicienti il cortile d'onore e nelle sa­le del Palazzo della Permanente24 . Le mostre del­l' Accademia piu importanti si tenevano fra settem­bre e ottobre, mantenendo un prestigio assoluto sui­le altre. Alle mostre biennali dell' Accademia partecipavano vari artisti italiani, con netta prevalen-

za di quelli che risiedevano a Milano. Per partecipar­vi bastava farne richiesta e poi sottoporsi al giudizio della commissioned' accettazione formata da profes­sori dell'Accademia. Superato questo scoglio, sem­pre poco gradito ai piu giovani, si era ammessi a con­correre all'assegnazione dei premi. Bonzagni vi par­tecipo nel1910, venne rifiutato nel1912 e vi partecipo ancora nel1916 e nell918 . Naturalmente il Palazzo della Societa perle Belle Arti ed Esposizione Perma­nence non ospitava solo le mostre dell' Accademia, rna ne realizzava anche di proprie (le cosiddette esposi­zioni primaverili), sotto forma di concorsi a invito. La stessa cos a faceva anche la F amiglia Artistic a, altra sto­rica istituzione milanese tradizionalmente piu aper­ta ai cosiddetti "esperimenti" dei piu giovani. Gia dal 1908la sua sede e frequentata da pittori "progressi­sti" come Umberto Boccioni, Romolo Romani, Car­lo Erba, Giuseppe Camona, Ugo Martelli, Carlo Carra e naturalmente anche dal ventunenne Bonza­gni25. Le mostre della Famiglia Artistica si tenevano a dicembre e venivano chiamate "intirne". "Cesare Tallone, Giuseppe Mentessi, Vespasiano Bi-

li pittore Cesare Tallone con gli allievi del Corso di Pittura all' Accademia di Brera, 1903-1904 circa.

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gnami, suoi illustri insegnanti a Brera, non tardaro­no essi pure a rilevare nel giovanissimo allievo doti eccezionali d'ingegno sbalordendo- mi diceva pro­prio Bignami- per la spavalda disinvoltura e facilita con cui- disegnasse o dipingcsse- superava qualsia­si le.zi ne, ·ia si tn.Jtta se di prospettiva, ornato, ana­tomia o figura, facendosi altcesl no tare per l'i tintiva 'ricerca' di una sua maru.era ribel!e". E ancora Pep­pin Bonzagni che nel suo ricordo eli Aroldo otto­linea Ia straord.inaria vcrsatilira del fratello pittore, col quale ''risolvcvamo il problema deila vita, empre piu oravos per nostra madre. Egli dipingendo ma­donne su arazzi o disegnanclo elegami figur ini e mo" delli per note sanorie milanesi chc se lo disputavano per riforn.irlo dei lora abiti, ritenuto, com'era un po­co l'arbitro eli eleganza e taJvolta persino eseguendo lavori eli copjsteda per un legale milanese, fratello di Virgilio NulU, affettuo o amico e medico degli arti ­sti a1 quale Aroldo ed io fummo poi em pre Jegati da fratermi amicizia 26.

Opere di Bonzagni sicuramente databili a questo pri­ma momenta sono rarissime e comunque non sono tali da lasciare intuire lo straordinario sbocco dell' ar­tista dopo il 1909. Oltre al gia citato libro di storia "zeppo di disegni", "madonne eseguite su arazzi" copiate da un prototipo di Nicolo Barabino28, cono­sciamo un dipinto a olio intitolaro Zcbre del19Q329 il n to Autoritratto del 1905 della Galleria centese' una veduta notturna cU Porta Tici11ese a Milano del 190630, il Ritratto di Gottardo Albanesi eseguito a pastello31

, un olio su cartone raffigurante il Parco di Monza32 e un secondo A utoritratto dell'artista ven­tenne eseguito a olio nel190733 . A questa periodo ap­partengono anche il bel disegno Ritratto della madre con lo scialletto34, boccioniano sia nel segno che nel­l'impostazione, e lo straordinario olio Rievocazione settecentesca35

, premia to 1' anno successivo all'Espo­sizione Internazionale di Bruxelles, che evidenzia an­che la stima di Bonzagni per Previati.

Tuttavia, dai racconti degli amici, viene fuori il carat­tete ribelle di Aroldo, spesso incline alla satira e alia provocazione, come ricordera Matteo Marangoni sulla rivista "Naturae Arte": "La madre non si sco­raggio nell' apprendere le prime monellate del figlio all' Accademia di Brera, dove per far dispetto ai pro­fessori copiava l'eterna 'Venere dei Medici' comin­ciando dai piedi per arrivare alla testa; non lo aveva ripreso e represso quando esordiente, lasciando sbri­gliare l'estro scavezzacollo, spaventava i committen­ti ricchi e borghesi con guasconate e spavalderie pit­toriche e politiche, insorgendo contra tutte le con­venzioni della societa e degli artisti duttili e bene educati"27

• Da quesre parole, scritte peraltro all'in­domani della morte dclJ'anista, emerge con eviden­za quello spirito dl r ibellione che trovera nel futuri­smo una naturale confluenza. All' atteggiamento spa­valdo si contrappose purtroppo uno stato di salute malferma, come ebbe modo di scrivere Bonzagni stesso a un'amica nell' estate dell910 in occasione dei salutari agni al Lido di Venezia e come p reciso an­ch iJ giornalista, amico di famiglia, VincenzoBucci, cbe ricorda Bonzagni sofferente di sinovire a un gi­nocchio. Per guesto distw·bo alJa grunba nel l 915 l'ar­tista venne riformato dal servizio militare. Sono anni intensi e straordinari, 1' ambiente artisti-co che gravita attoroo a Brera e ricco d .ingegni di ogni naturae Bonzagnl assimila quanto eli meglio e sttinge reciproca e frarerna amidzia con Ca.do Carra, Romola Homani Achille Funi , Arclum de Bresda-ni, Leonardo Dudreville, Mario Chiattone, Antonio Sant'Elia e Anselmo Bucci, tutti suoi compagni di studio all'Accademia, e ancora con Umberto Boc­cioni, Luigi Russolo, Vindizio Nodari Pesenti e Gio­vanni Ardy, che partecipavano aile iniziative di Bre­ra senza esserne iscritti.

Aro1do Bonzagni 1909-1910 11 futurismo e il viaggio a Venezia

A,)i in izi del1909 Bonzagni risulta ancora iscritto al­l'Accademla e frequenra con profitto !'ultimo anno del corso di Pittura, mae probabile una sua interru­zione degli stu eli- stan do al Ricardo del fratello Pep­pino - a causa dei mancati finanziamenti che sareb­bero dovuti arrivare, come negli anni precedenti, dalla sua terra d'origine36. Carlo Carra, suo compa­gno al corso di Pittura, ci offre un ricordo dell'arti­sta: "Bonzagn i, per guamo p vero era uno degli al­lievi piu elegantl di Brera. eppi poi che, a parte le native attirudini cio i doveva al fatto ch'eg]i i fo1·­niva da un ottim sarto, ricompensandolo con. pie­coli guazzi alla maniera di Anglada, pittore allora di m da in I talia. Le cocottes forn ivano a Bonzagni gli ar )omenti piu amaenti pr curandogli presto buon nome fra Ja gente mandan a e neJJ ambieme degli ar­tisti milanesi; lui, del resto, per la vivacita del carat­tete attirava simpatia. Per quanta Ie aspirazioni fos­sero differenti la nostra amicizia non si estinse col com­pimento degli studi accademici anzi accrebbe negJi ru1ni che se uiro.no"H. Anche Ma rco Ramperti, sto~ rico gioroallsta dell"'Avanti! '' e autore del prima al"­ticolo impo11ante suJJ'anista voluro da Benito Mu -soHni nell9l3, ricordala giovialita dcll'amic piuo­re: "Pure fra i compagni dl Brer il fe rrarese godeva l'affetto gene.rale; fatto ins lito neUe Accademie di Bel­le Arti, dove le rivalita, palesate o sottintese, comin­ciano col primo disegno e la prima pipa. Rivedo Arol­do nel cortile del palazzo gesuitico, dove attorno al­l'abbellito Napoleone del Canova tra l'uno e l'altro anno scolastico s' aggruppavano gli allievi- Frisia, Biaz­zi, Carra, Comboni, Romani, Zambelletti e tra essie

• Aroldo, con quel suo limpido sorriso ch'era credu­to, ma a torto, canzonatore, in giornaliero battibec­co con Paneroni, il randagio bergamasco chenega­va la rotondita della terrae frequentava Brera per da­re della bestia ad alta voce, e con ricalcate scritte sui muri, agli astronomi della Specola. Bonzagni era il grande amico di tutti gli esseri sbagliati"38 . Anche Pep­pino nel suo Ricardo presenta un'immagine del fra­tello amante della mondanita e dellusso: "In quei tem­pi, con Aroldo, che io andavo a rilevare ogni giorno a Brera, consumavamo una modesta colazione in una piccola trattoria nei pressi di Brera e solo saltuaria­mente- quando le comuni finanze ce lo consentiva­no - intercalavamo una colazione di lusso al vicino Cova; giacche mio fratello amava assai ed aveva in­teresse a frequentare quell' ambiente lussuoso e mon­dano, ove le 'donne di madreperla'- come egli le de­finiva - gli fornivano soggetti ed abbondante mate­ria di studio per i suoi disegni e guazzi solitamente improntati ad amara ironia e sarcastica rampogna contra quella societa"39 . La vena provocatoria che si manifested in seguito era gia presente nello studen­te irrequieto; infatti un altro suo compagno, Augu­sto Massini, cosllo descrive: "Era il piu indisciplina­to fra tutti gli studenti dell' Accademia; era un vera capo di parte contro tutti i regolamenti e contra tut­te le autorita [ ... ] Ma alla fine di ogni anno il Consi­glio accademico finiva col premiarlo"40. Dipinti, tem­pere o disegni sicuramente databili a questa periodo intermedio, compreso fra la condusione degli studi (1909) e 1' adesione al Manifesto dei pittori /uturisti (1910) sene conoscono pochissimi. Anzi e bene ri­levare che la datazione delle opere di Bonzagni non e mai agevole, perche 1' artista raramente pone delle date in cake aile sue opere; inoltre, bisogna prende­re atto anche delle discordanze che esistono fra da­tazioni diverse di una stessa opera, nei cataloghi e nel­le monografie dedicate all'artista. Alcune di queste incertezze vengono facilmente risolte osservando con attenzione I' opera, come nel caso dell' olio Rievoca­zione settecentesca, pubblicato piu volte come del 1910 mentre risulta datato 1909 (mese di aprile); co­sl pure un disegno politicamente significative come gli S/ratti in via Palestrina41 , piu volte riferito al1912 e invece eseguito fra matzo e aprile del1909 per un numero della rivista settimanale di satira politica "Ba­bau"42. Sicuramente appartenente al1909 (in quan­ta data to) e il magnifico disegno a inchiostro Mia ma­dre43, che rivela una sintesi e una comunanza con Um­berto Boccioni, la cui frequentazione reciproca proprio a questa data e certa. Infatti, gia nel dicembre 1909 1' artista centese partecipa a una mostra collettiva al­Ia Famiglia Artistica assieme a Carra, Camona, Ro­mani Russolo Erba e Boccioni. Siamo cosl giunti al ' )

amomento cruciale della nascita del futurismo e al-l'intrecciarsi del movimento con la storia del venti-

duenne Bonzagni, futurista convinto almena nelle dichiarazioni sottoscritte nei tre manifesti firmati fra gennaio e luglio 1910. Proseguiamo in or dine crono­logico per capite bene le tappe della sua adesione. Filippo Tommaso Marinetti ideo e creo il futurismo a Milano, anche se la prima sua comparsa la fece in lingua francese sul quotidiano "Le Figaro" il20 feb­braio 1909. A questa data Marinetti viveva a Milano da quindici annie aveva vissuto quel clima di rinno­vamento industriale, urbano e sociale che agitava il capoluogo lombardo44 . Decisivo fu l'arrivo a Mila­no di Boccioni gia dal settembre 1907 e il suo ingres­so alla Famiglia Artistica, frequentata anche da Carra, Russolo, Romani e dal nostro Bonzagni. Dopo l'usci­ta in lingua francese, il testo Fondazione e manzfesto del Futurismo viene proposto anche in italiano sul n. 1-2 (gennaio-febbraio) di "Poesia", la rivista interna­zionale fondata dallo stesso Marinetti a Milano nel 1905, la cui copertina venne disegnata da Alberto Mar­tini. In questa manifesto di carattere generale si par­la essenzialmente di poesia e di letteratura, non an­cora di pittura. Per capite l'entita e la complessita di questa fenomeno e utile sapere che, dal1909 al1916, il movimento futurista pubblichera numerosi mani­festi specifid sui diversi linguaggi espressivi, dalla pit­tura alla scultura, dalla letteratura alla cinematogra­fia, dall' architettura alla politica, dalla music a al tea­tro, dalla danza al varieta45 . Un'annotazione di Carra ci ricorda che gli artisti Boccioni, lo stesso Carra, Russolo, Romani e Bonzagni, prima d'incontrare Ma­rinetti nella sua casa di Milano gia si frequentavano assiduamente: "Ci trovavamo tutte le sere nel mila­nese Caffe del Centro di via Carlo Alberto che fu per noi quello che peri pittori macchiaioli fu il Caffe Mi­chelangelo di Firenze. Si facevano allegre e sfrenate discussioni e la pittura in voga allora a Milano veni­va da noi ritenuta un ingombro fra i piedi. Si diceva moderno e i ponti con quella vecchia pittura erano rotti. Non ci importava sapere dove si volesse anda­re· ci bastava il forte desiderio di fare del nuovo"46.

A ,parte Marinetti, il cui prestigio culturale e pari ai­le sue disponibilita economiche, i pittori sono pove­rissimi e l'incontro con Marinetti, per molti di lora, rappresenta una via d'uscita dall'isolamento e dal bi­sogno. A questa pun tole date, confrontando studi e testimonianze, sono discordanti in merito alla famo­sa visita dei primi firmatari nella casa di Marinetti a Milano. Aldo Palazzeschi e testimone involontario del­l'incontro dei pittori con Marinetti. Egli si recava spesso in via Senato a passare delle ore con Marinet­ti: "Si parlava esclusivamente del mondo letterario e di poesia, rna nel gennaio 1910, in un altro pomerig­gio e alla medesima ora, eravamo soli in quel salotto dove mi accorgevo essere Marinetti anche piu movi­mentato del solito, impaziente, inquieto come chi aspetta qualcheduno che ritarda; e ogni tanto fissan-

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domi rideva sotto i baffi sul pun to di volermi dire qual­cosa fino a quando venne suonato il campanello e nel­l'oscurita dell'attiguo corridoio d'ingresso, dove era­no in fila , come sull' attenti per salutare gl'infiniti vi­sitatori, degli enormi vasi cinesi alti quasi quanto le persone e da cui sbucavano mazzi di fogliame dora­to con innestate a guisa di frutti un'infinita di lam­padine elettriche accese in permanenza, e al seguito della Nina, apparizione celeste, uno dopo 1' altro si­lenziosi come ombre quattro uomini vestiti dinero dall' aspetto misterioso e quasi in uniforme, appari­zione che produceva il clima di un presbiterio o quel­lo di una congiura [ ... ] e che la Nina fece accomo­dare nell' attiguo salotto, quello dell' organo. Non ap­pena entrati Marinetti disse toccandomi il braccio: 'aspettami qui, torno subito'. Durante quattro ore nel salotto vicino si era stabilita una vera e propria or­chestra, voci altissime e disperatissime si alternava­no [ ... ]Aile sette, dopo quattro ore delle quali ave­vo approfittato per mettere in pari lamia corrispon­denza, andai via e pregai la Nina di dire a Marinetti che mi sarei trovato al Savini alia mezzanotte come also lito "47 . In quelle ore di discussione venne abboz­zato il Ma nzfesto dei pittori/uturisti e venne assicu­rato soprattutto I' appoggio economico di Marinetti attraverso le proprie edizioni. Apprendiamo, sempre dalla nota di Palazzeschi, che "Marinetti, giungendo al Savini quella sera, aveva un aspetto come mai gli avevo visto [ ... ] disse stringendomi una mano: 'e na­to il Futurismo anche in pittura"'. An cora Palazze­schi: "Le quattro ombre vedute sfilare nell'oscurita del corridoio erano Boccioni, Russolo, Carra [ ... ] e un quarto che per difetto di coraggio molto proba­bilmente si dileguo subito dopo". Palazzeschi non ci dice il nome del quarto uomo, forse per rispetto nei suoi confronti, tuttavia poteva essere Romola Ro­mani o Aroldo Bonzagni. Su questo dettaglio anche Carra non precisa, pur tuttavia afferma: "Il mattino seguente Boccioni, Russolo ed io ci riunimmo in un caffe di Porta Vittoria, vicino alle nostre case, e con molto entusiasmo abbozzammo uno schema del no­stro appello. La stesura definitiva fu piuttosto labo­riosa: ci lavorammo tutto il giorno noi tre e la sera, insieme con Marinetti e con 1' ausilio di Decio Cinti, segretario del gruppo, lo completammo in tutte le sue parti, e, fattolo firmare anche a Bonzagni e aRoma­ni, passammo il testo alia tipografia. Diffuse in mol­te migliaia di copie, alcuni giorni dopo, quel grido di baldanzosa e aperta ribellione, nel grigio cielo ar­tistico del nostro paese, fece 1' effetto di una violen­ta scarica elettrica [ ... ] coni n uovi compagni di fe­de sorse !'idea di costruire un gruppo ben said , per far argine alia violenta reazione scatenatasi in quei gior· ni contro di noi. Reazione di tale asp rezza da impau­rire gli amici Romola Romani e Aroldo .Bonzagni e farli recedere dalla partedpazione al movimento"48 .

La deduzione di Carra none esatta, come vedremo: non fu la paura a far recedere Bonzagni dal futuri­smo, rna precise questioni solo di carattere stilistico e di linguaggio pittorico. Il Manz/esto dei pit tori fu­turisti, redatto nella seconda meta del mese di feb­braio, esce dapprima sotto forma di volantino a quat­tro ante senza data con le firme di Boccioni Carra Russolo , Bonzagni e Romani, a cura della redazion~ di "Poesia" che lo allega al primo numero della rivi­sta del1910. Da questo momento in poi, mentre Ro­mola Romani viene subito sostituito con Gino Seve­rini, Aroldo Bonzagni non solo partecipera con i fu­turisti alle serate di presentazione del Mam/esto, rna sottoscrivera anche i due seguenti manifesti prima di essere sostituito anch'egli con Giacomo Balla da ago­sto in avanti. Bonzagni e un artista convinto e per nulla impauri­to dalle reazioni: e spettatore al Teatro Lirico di Mi­lano il15 febbraio, occasione nella quale Marinetti e fermata dai carabinieri per manifestazione irreden­tistica49, e protagonista, assieme agli altri quattro del gruppo, al Teatro Politeama Chiarella di Torino in una serata affollatissima che si concluse in modo violen­to con lando di ortaggi su Marinetti e sui cinque pit­tori che, non curanti dei fischi, proseguirono nella let­tura dei brani50. Assieme a Boccioni, Carra e Russo­lo, Bonzagni partecipa anche a una mostra intitolata Bz'anco e nero e allestita alia Famiglia Artistica dal19 marzo al3 aprile 191051.

IlManz/esto deipittorzfuturisti e ancora molto gene­rico nelle affermazioni: "Suvvia! Finiamola, coi Ri­trattisti, cogl'Internisti, coi Laghettisti, coi Montagni­sti! [ ... ] Li abbiamo sopportati abbastanza, tutti co­desti impotenti pittori da villeggiatura!". C' e anche un passo nelManz/esto che fa pensare proprio a! con­tribute di Bonzagni a! testo, perche si rileva una straordinaria coincidenza fra quanto sottoscritto e i soggetti dalui trattari dall910, particolarmentequan­do si richiama alia vita fr netica delle grandi capita­li, "alia psicologia del nottambulismo, aile figure feb­brili del viveur, delle cocotte, dell' apache e dell'alco­lizzato". Gli au tori del Manifesto dovettero accorgersi della genericita di alcune affermazioni, tanto che l' 11 aprile 1910 venne diffuse un secondo manifesto, sempre sotto forma di volantino edito da "Poesia", intitolato La pz'ttura futurista- Manifesto tecnz'co e fir­mate da Boccioni, Bonzagni, Card, Russolo e Seve­rini, che qui esordisce prendendo il posto di Roma­ni. Rispetto al precedente manifesto, s'avverte un progresso verso 1' attuazione di un programma di pit­tura futurista. In questo nuovo testo vengono fissati punti "di una nuova sensibilita completamente tra­sformata" e viene affermato un nuovo modo di af­frontare il quadro: "noi porremmo lo spettatore a! cen­tro del quadro" attraverso il "complementarismo congenito". Il "complementarismo congenito" e una

0

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, dinamic<1" . Concett1 an cora oon en prec1satJ ma n~o: 11 J' B . . C ' "U 1 e riboll n n a mente 1 oc 10 111 e arn1: ge· c

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~0 corre [ .. .] le cose in movimento ·i m ILipHcano ·i deformano susseguendo i, come vibrazioni [ . . . ] C · ·1un cavall in corsa n n ha quarrro gambe: ne ha ven ti i !oro movimenti sono triangolari [ ... )Per di­pingere una figura non bisogna farla: bisogna fame

)'atmosfera". p

0chi giorni dopo il lancio del Mamfesto tecnico,

iVIarinetti organizza una nuova serata dei pittori fu­turisti al Teatro Mercadante di Napoli, il 20 aprile 1910, con !a collaborazione di Francesco Cangiullo. La vicinanza delle due date (11 e 20 aprile) significa che l'organizzazione della serata napoletana e la ste­sura del Manz/esto tecnico si so no sovrapposte: i gran­di manifesti bianchi e le locandine di formate mino­re, fatti preparare da Marinetti alia redazione di "Poe­sia" , annunciano la presenza in sala dei pittori Boccioni, Bonzagni, Carra e Russolo; Severini e as· sente perche si trova a Parigi. In quest'occasione av­viene il primo strappo fra Bonzagni e gli amici . L' ar­tista, pur inserito e in modo ben visibile nei manife­sti e nelle locandine, dichiara forfait e diserta la manifestazione di Napoli. E molto strana, quasi in­comprensibile, questa prima defezione di Bonzagni, soprattutto se consideriamo che l'artista non rompe affatto con gli amici futuristi, perche il27 aprile, do­po soli sette giorni dalla mancata trasferta di Napo­li, Bonzagni sottoscrive un nuovo manifesto, il Ma­nz/esto contra Venezia passatista, stampato anche sot­to forma di volantino e lanciato in migliaia di copie la sera dell'8luglio dalla Torre dell'Orologio di Piaz­za San Marco a Venezia sulle teste dei villeggianti che facevano ritorno dal Lido. L'estate del1910 per Bon­zagni non si conclude con illancio dei volantini: egli e a Venezia, quasi da protagonista, grazie al viaggio premia concessogli dall' Accademia di Brera; parte­cipa in municipio a una serata mondana, scrive a un'amica, probabilmente alla fidanzata Ginetta Gi­gnous, dei vantaggi che la sua salute malferma trae dai bagni al Lido e si sofferma sulla bellezza delle don­neche a Venezia "sembrano frutti maturi cad uti nel­l' acqua da cogliere a volont3"52 . Un altro avvenimen­to al quale Bonzagni ha partecipato, trovandosi aVe­nezia, e l'inaugurazione, il 16 luglio, della mostra estiva di Ca' Pesaro, dove 1' ami co Boccioni, presen­tato da Marinetti, esponeva ben quarantadue opere tutte ancora legate alia sua fase prefuturista. L'incoe­renza delle opere esposte, ancora tutte divisioniste, con il contenuto delle dichiarazioni dei due manife­sti futuristi viene rilevata con perplessita dai critici pili attenti. Il vero e proprio futurismo in pittura non si

era ancora concretizzato. Teniamo presente che Ve­nezia in quell' anno offriva ai pittori un' occasione unica per vedere novita provenienti dall'estero: ai giardini della Biennale era allestita la Nona Esposi­zione Internazionale d'Art e. In quella sede Bonzagni ha sicuramente apprezzato le opere di Gustav Klimt (1862-1918) esposte nel padiglione austriaco e quel­le di Ignacio Zuloaga (1870-1945), pittore spagnolo allora moho noto in Italia. Nella sezione dei giovani primeggiava Felice Casorati; inoltre erano esposti due quadri dell'amico Romolo Romani, !a cui presen­za, in una sede tanto prestigiosa, venne sfruttata dai futuristi che distribuirono, in quella stessa sala, i fa­mosi volantini firmati anche da Bonzagni53

.

Quale stata allora !a goccia che fece traboccare il va­so, facendo disertare Bonzagni dalla manifestazione di Napoli? Cos a esattamente 1' artista non accetto del Manzfesto tecnico che pure sottoscrisse? E molto dif­ficile dare una risposta, tuttavia sono convinto che Bonzagni sostanzialmente era in pieno accordo sui principi generali del Mam/esto tecnz'co, mentre non pot eva condividere !' affermazione boccioniana che "non puo sussistere pittura senza divisionismo". n fat· tore tecnico, motivo principale del distacco di Bon­zagni dai futuristi, si legge anche in una lettera di Boc­cioni spedita a Gino Severini dopo l'agosto 1910: "Caro Gino, ti sono per chiedere segretamente (!) il tuo giudizio su chi puo ancora firmare il manifesto nostro [ ... ] Noi cifidiamo completamente del tuo giu­dizio rna ti debbo avvertire che le firme devono es­sere di giovani assolutamente convinti di cio che il ma­nifesto afferma. L'adesione deve essere completa e sen­za restrizioni men tali [ .. .] Ci vogliono giovani (e ce ne sono pochi) di fede e abnegazione sicura [ ... ] Ma­rinetti ha mandate a tutti i letterati, giornali, riviste ecc. del mondo il manifesto qui unito del quale sara fatta pero una ristampa in cui si potranno aggiunge­re le firme che credi opportune. Mi raccomando di nuovo a nome di tutti la massima severita nella scel­ta. Tu vedi che gia uno (il Bonzagni) non firma piu il manifesto perche non e convinto del divisionismo [. .. ] Questo fatto e noiosissimo perche da a credere agli imbecilli che gl'intelligenti ci abbandonino!!! Noi ne abbiamo rifiutati a decine quali Dudreville che tu conosci. Percio non temere scrivi pure senza ritegno chela cosa resta tra noi [ ... ] io ricomincio a lavora­re dopo le battaglie di Napoli e di Venezia. ARoma, Balla scoraggiato con qualche quadro zoppicante ma sempre forte. Lo soffocano! Da tre anni non vende [ .. . ] Sironi, completamente pazzo [ ... 1 non chiava pili, non parla pili, non studia piu [ ... ] Ci disapprova" 54

.

Come emerge dalla lettera di Boccioni, e dalla fine di luglio che Bonzagni si dilegua dalla storia del fu­turismo per venire sostituito, rna non immediata­mente da Giacomo Balla ch'era stato il maestro di

' Boccioni aRoma. Nella famiglia Bonzagni, lo stacco

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dal futurismo venne preso con soddisfazione; la so­rella Elva ricorda che "Aroldo si ritiro subito dopo dal Futurismo per non angustiare troppo nostra ma­dre. Le soirees d'avanguardia erano pericolosissime per la salute, si veniva violentemente beffeggiati e an­che picchiati e a nostra madre Angela venivano le pal­pitazioni ogni volta che Aroldo vi partecipava "55. II fratello Peppino ricorda solo che "Aroldo silimito a commentare: non e una cosa serial". Tuttavia Bon­zagni non rompe 1' amicizia, continua a esporre con i futuristi, come nella mostra del27luglio dell' Acca­demia di Belle Arti alia Permanente. Un'altra occa­sione per ritrovarsi insieme veniva a ottobre dall'E­sposizione Nazionale di Belle Arti Biennale di Bre­ra, dove una commissione, composta da pittori e scultori, sceglieva le opere per I' esposizione e una giu­ria assegnava i famosi premi in danaro Principe Um­berto. Nell910 i due premi dilire 4.000 vennero vin­ti da Emilio Borsa e Baldassarre Longoni; pur tutta­via, il critico Guido Marangoni, che nei giudizi non si dimostra particolarmente tenero coi partecipanti, ha parole di elogio peril nostro: "Aroldo Bonzagni invece si ispira alle dame notturne e ne schizza le fi­gure imbellettate sotto la luce elettrica in una picco­la genialissima tela"56. L'anno si conclude con un'al­tra mostra nella quale Bonzagni e ancora assieme a Carra, Boccioni e Russolo: si tratta dell'Esposizione Intima Annuale allestita alia Famiglia Artistica dal20 al31 dicembre 191057 •

Aroldo Bonzagni 1911 Le prime esperienze d'illustratore e le pitture murali di Modena

Alia fine del1910 i destini artistici di Bonzagni e dei cinque firmatari del Manifesto tecnico della pittura fu­turista erano definiti, anche se e an cora possibile tro­vare nelle mostre opere di Bonzagni accanto a quel­le, non ancora futuriste, di Boccioni, che solo dal 1911 comincia ad applicate i nuovi principi estetici ("complementarismo congenito, dinamismo e simul­taneita"). Bonzagni non tradisce la sua connaturale abilita pittorica, scegliendo la liberta dagli schemi. Mentre Boccioni e il protagonista delle manifestazio­ni futuriste che Marinetti organizza a ritmo continuo in varie parti d'Italia e all' estero, Bonzagni accentua un atteggiamento "futurista" di spavalda opposizio­ne ai "passatismi", alia cultura accademica e borghe­se e all'ipocrisia della societa, eseguendo alcuni di­pinti ispirati a tematiche futuriste quali la velocita e la potenza della macchina: "Certe sue figurazioni di locomotive fumiganti sotto le tettoie, fra l'intrico del­le putrelle, delle catene, dei bracci delle gru, danno il senso nitido della lucentezza del metallo levigato dalla forgia e dall'uso come del tumultuoso movimen-

to della piccola umanita ignara e schiava della mac­china. Qualche cos a della strapotente vitalita dell' ar­tista, tenta Ia di instradarsi sulla lucidita di un bina­rio; ad acquistare, si direbbe, meccanica automatica irresistibile potenza di impulso, di slancio e di effet~ ti"58. Oltre a queste interessanti opere sui treni in cor­sa e la velocita59, Bonzagni esegue anche una serie di tele di getto, con grande padronanza del mezzo pit­torico (Cavalieri antichi e Cavalieri in combattimen­to)60, che si collegano per stile e soggetto aile pittu­re murali eseguite nella Villa San Donnino, oggi La­nardi, nei pressi di Modena. Nello stesso anno Bonzagni inizia anche la prediletta satira di costume, ispirandosi alia borghesia milanese che frequentava I'ippodromo a San Siro, ii Teatro alia Scala e le caf­fetterie. A questi soggetti mondani 1' artista dedica al­cune tempere, straordinarie per qualita pittoriche e valenze cromatiche, dimostrando gia una piena au­tonomia espressiva e una forte personalita, propria e inconfondibile. Nelle bellissime sale del palazzo di via Principe Umberto alia Permanente, Bonzagni parte­cipa alia mostra collettiva primaverile61 e in tanto co­min cia a collaborate a alcune riviste. Peril "Nuovo Teatro" (15 gennaio 1911) esegue Impressioni scali­gere al balta "Cleopatra", mentre con Ia ben piu im­portante "Rivista Mensile del Touring Club" comin­cia una collaborazione che si protrarra per anni62 . In Italia, le nuove tendenze moderniste art nouveau erano state recepite con un certo ritardo rispetto al­Ia Germania, all' Austria e alla Francia; in questo pe­riodo si diffonde un'attivita del tutto nuova e anche redditizia peri pittori: l'illustrazione. E un momen­ta straordinario per la nascita delle piu belle riviste europee, che costituiscono una palestra per tutti i piu noti e abili pittori dell'epoca, fra loro in concorren­za per pubblicare disegni su "I tali a Ride", "Novissi­ma", "Varietas", "ArsetLabor", "LaLettura", "Sce­na Illustrata", "II Secolo XX" e le straniere "Frou­Frou", "GilBlas", "LeRire", "LeSourire", "Assiette auBeurre", "La VieParisienne", "Jugend", "Simpli­cissimus" e "Fliegende Blatter". L'impresa piu importante che 1' artist a realizza nel 1911 e a pochi chilometri dalla sua citta natale: si tratta delle pitture murali (non sono affreschi rna una tecnica mista d'olio e tempera su muro a secco) par­tate a termine nel mese di novembre nella villa, co­struita aile porte di Modena fra il1905 e il1910, dai coniugi Claudio San Donnino (figlio del senatore e sindaco di Modena Pier Luigi) e Margherita Rizzi (figlia di un industriale dell'epoca), oggi Villa Lonar­di. Questo importante lavoro di Bonzagni si deve al­l'interessamento di Ginetta Gignous, fidanzata di Aroldo e sorella di Maddalena Gignous, fidanzata e poi moglie di Ferdinanda Benvenuti, architetto mi­lanese progettista della villa di Modena. L'insieme e di estrema suggestione per la coerenza stilistica con

ui e stato ural gni piu piccolo dettaglio di un raf­;lnatissimo gusto liberty, dalle prezios inferriaLc ai graf­fiti esre.rni (figure fcmminili enrro ovali, ideate anch'es-e da Bonzagni . Illavoro piu significativo, l'artista lo

:segul sulle pareti interne nel grande ~rrio d'a~cesso; in questo vano asimmetrico Bonzagm ha dtpmto, Ln successione continua, dieci scene: una raffigura~ione aJlego.rica in cui, accanto a un alb r con frutu, due purti giocosi rengono dei cartigli; il econdo il ter­zo riquadro raffigurano rispettivamente un freddo paesaggio nordico all a Turner (Le tenebre) e un 'asso­lata campagna (La luce); segue quindi un episodio bel­lico (forse il piu riuscito della serie), nel quale alcuni cavalieri osservano un campo di battaglia dissemina­te di cadaveri (La guerra o I.: odio); poi altri quattro riquadri, con la funzione di sovrapporte, con un pic­colo Nuda /emminile, una Spada con serpi aggroviglz"a­te (per richiamare lo stemma dei San Donnino) e due paesaggi con alberi. Infine, concludono la fascia pit­torica una Marina con velieri in navigazione e un Pae­saggio con albero in prima piano e due am anti abbrac­ciati sotto le /ronde. AI Bonzagni spetta anche il plafond della scala, dove ha contrapposto fiori variopinti a un cielo sereno, gli stemmi nella sala da pranzo e forse anche i pavoni della camera da letto. Nello straordi­nario gusto liberty dell'insieme, la presenza di Bon­zagni emerge in modo netto e predominante: l'arti­sta dimostra d' apprezzare la cultura simbolista di Previati, unitamente aile recenti novita futuriste (l'in­sistenza sulla luce e sulla tecnica divisionista), e so­prattutto la secessione tedesca e austriaca (non dimen­tichiamo che nel1910 a Venezia aveva ammirato le opere di Klimt) come pure I' espressionismo nordico di Ensor e Munch. In queste opere, piu che Toulou­se-Lautrec e Beardsley, Cappiello e Dudovich, e la cul­turaJugendstil che Bonzagni mastica, sono le riviste tedesche "Jugend", "Fliegende Blatter" e "Simplicis­simus" ad affascinarlo, piu che le francesi "Le Rire" e "Assiette au Beurre". E attratto da Rops come da von Stuck, filtrati dai toni forti e freddi degli espres­sionisti europei (Kirchner e Munch).

Aroldo Bonzagni 1912 Dai "cartelloni" sulla guerra italo-turca all"'Avanti della Domenica" e dalla X Biennale veneziana alla mostra dei "Rifiutati" al Cova

La guerra italo-turca per la conquista della Tripolita­nia e della Cirenaica, voluta dal governo Giolitti, co­minciata il5 ottobre 1911 con l'occupazione di Tri­poli da parte delle truppe italiane e conclusa il18 ot­tobre 1912 col trattato di Losanna che riconosceva la Libia all'Italia, offre a Bonzagni uno spunto straor­dinario per una serie di grandi tempere. "Ebbe cosl inizio il suo sfogo esplosivo con quei 'Cartelloni' ri-

masti famosi che settimanalmente [o quindicinahnen­te] andava esponendo neUe grandi vetrine di una sar­toria inglese [Hig Life Taillor] e della Columbia Pho­nograph, en tram be in via Dante. In quei cartelloni di grandi dimensioni egli si divertiva a dar fuoco a! suo inesauribile umorismo [ ... ] Erano caricature di gran­eli dimensioni, superbe per concezione, potenti nel di­segno, smaglianti nei colori che egli creava in poche ore e lo resero subito popolare ai milanesi [ ... ]Non poche volte dovette intervenire la Questura ed il cen­sore Interlandi, forse ei pure segretamente divertito, era costretto a ordinarne Ia copertura [ .. .] operazio­ne questa solitamente affidata a due guardie regie che per adempiere il dovere erano costrette a issarsi su una scaletta- pennello e pentolino di colla alia rna­no - per calare il sipario con vecchi giornali sui mi­sfatti dello spirito sbeffeggiante eli Aroldo" 63 . Que­ste sono le parole del fratello dell' artista. Queste gran­di tempere ottennero i consensi non solo del pubblico e degli amici di Brera rna anche degli organi di stam­pa e delle riviste piu importanti: Giannetto Bisi su "Emporium" (giugno 1913), Fausto Valsecchi su "II Secolo XX" (1913, n. 222) in occasione della Mostra della Caricatura di Bergamo, e Dino Alfieri su "L'II­lustrazione Italiana" (1913, n. 44). La Galleria possiede due di questi grandi "cartello­ni" superstiti: "Di tutti quei cartelloni [ ... ] solo po­chissimi rimangono oggi in It alia, purtroppo [ ... ] la Compagnia inglese proprietaria decise di inviarli in Inghilterra ove oggi si trovano. A noi rimangono, e non tutte, le belle foto- riproduzioni dovute alla af­fettuosa lungimirante previdenza di Emilio Somma­riva"64. Quanti furono questi grandi "cartelloni" og­gi non ci e dato conoscere: Guido Marangoni nel1920 parla genericamente di "150 cartelloni"65 . Personal­mente sono a conoscenza di quarantatre diversi sog­getti, una trentina a contenuto politico e tredici con tematiche musicali. Da questi grandi "cartelloni" emerge una persona­lira politica difficilmente incasellabile entro schemi di partito. Pur avendo mostrato simpatie peril Par­tiro Socialista, Bonzagni mette in ridicolo figure ca­rismatiche del partito come Filippo Turati, al quale dedica ben due "cartelloni". Ancora alPartito Socia­lista, in particolare al suo organo di stampa l'"Avan­ti! ", 1' artista dedichera un altro "cartellone" in cui con­testa la posizione del giornale contrario alia guerra libica. La collaborazione del pittore con il Partito So­cialista e documentata dall'8 febbraio 1912, data nel­la quale Bonzagni comincia la produzione di tavole per l'"Avanti della Domenica", settimanale illustra­te del quotidiano I'" Avanti! ". F u una collaborazio­ne breve rna intensa: infatti, su undici numeri della rivista (dal n. 3 dellS febbraio 1912 al n. 14 dell a

maggio 1912) ben dieci pubblicano in qu~rta di co­pertina una tavola a colori di Bonzagni. E naturale

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domandarsi perche una cos! breve collaborazion con l'organo del Partito Socialista, che invece l'ave­va annunciata con entusiasmo ai propri lettori: "Fan­na cosila conoscenza di un artista singolare e vigo­roso del quale ci siamo assicurati la collaborazione". Per cap ire la disinvoltura di Bonzagni nell' ambiente politico milanese, possono esserci d' aiuto alcuni ar­ticoli apparsi sui giornali dell'epoca. Marco Ram­perti, giornalista e amico di Bonzagni, precisa che i disegni satirici dell' artista "colpivano tutti: uomini, idee, imprese, partiti: senza distinzione [ ... ] e ci fu anche chi allora, propose a me d'offrirgii un'assiet­teau beurre umoristka nelJ'Avanri! tanto egli ~tppa­riva designata c me .l'amiborghese per eccellenza e fu, colui, Benito Muss lini , atruale Presidente de./ Consiglio. Io gli avevo fatto osservare che il Bonza­gni s' era qualche volta, e acerbamente, beffato anche dell'Avanti!. Non importa- fu la risposta- quando ci conoscera ci amera" ("li Secolo", Milano, 19 feb­braio 1923 ). Ancora Ramperti: "Una terza volta in­fine, !'invito a scrivere di lui fu quasi un comando: rna come non avrei acconsentito a quest'ordine da­to chel'eseguirlo m'avrebbe fatto tanto piacere e che ancora piu se ne sarebbe compiaciuto Benito Mus­solini? Si ritrovera infatti I' articolo, due colonne d' a­pertura in terza pagina, nella collezione dell' Avanti! di quarantacinque anni fa, allora che il futuro Duce degli Italiani dirigeva il quotidiano socialista e il sot­toscritto n' era lo scalpicciato rna benaccetto collabo­ratore. Mussolini aveva riso di vero cuore- e la ila­rita tra l'una e I' altra rabbiosa polemica con Borge­se o con Monicelli non gli era tanto abituale- innanzi a certi cartelloni di Bonzagni" ("Roma", 4 marzo 1958, p. ). L'articol al quale i rifedsce Ramperti si trova in d ppia colonna nella terza pagina del I. "A van ri! " I ell 0 dicem b1· 1913: ' Bonzagni non deve troppo affren:arsi- ia pure pe · runore del Car­riere- a rinnegare la sua nomea di sovversivo. Noi abbiamo conosciuto ed amato Bonzagni salace e mot­dace, naso al vento e mani in tasca. E inutile ch'egli tenti di cancellate quella simpatica immagine di mo­nello e vantando una indipendenza che vorrebbe di-re djjettantismo [. .. ] sconsacri quegli istinti cui na­tura Jo riconduce. Voglia o non voglia, egli e dei no­stri [ .. . ] E un socialista? Non i.mporr:a. sapere. E un demolitor . Chj aggrottera le ciglia aJ suo nome ri­cordando I' acre suo commento a qualche uomo o fat-to di casa nostra: il centauro socialista recalcitrante

non torbido, Iascia vedere il fonda: il fondo c rivo­luzionario. Le sue contraddizionj non contano" (Mar. co Ramperti, l"'Avanti! ", 1 dkembre 1913). li gi r­nalista rumosu·a eli conoscere bene I artista e anch il suo impegno politico; e chiar·o H riferimento a Be­nito Mussolini che proprio nell912 si era trasferito da Forll a Milano per entrare nella direzione del quo­tidiano l"' Avanti! ". II settimanale illustrato del Par­tit S cialista 1"' Avanri deJJaDomenica" aveva comin­ciato Ia pubblicazionc nd 1903, come supplemento domenicale dell"' Avanti! ",per contrapporsi ad altri settimanali quaJj ' LaD menica del Carriere" e "Tri­buna Illustrata", considerati dai socialisti troppo "borghesi". La redazione del giornale socialista ven­ne spostata da Firenze aRoma, fino all'interruzione clell907 e la ripresa milanese dell912 per soli qua­ramaquartro fasci coli da febbraio a dkembl'e. Que­sta serie miJaoese si rivolge a un pubblico pop lare e natmalment ' pres nra le tavole a col ri su i tipo di queUe de "La Domenica del Carriere" in quarta di copertina. Le tavole a colori di Bonzagni comincia­no col n. 3 del18 febbraio, dove e salutato da un re­dazionale incoraggiante; in realta la collaborazione di Bonzagni, assidua nei primi mesi (eseguira ben die­ci tavole peri nn. 3, 4, 5, 6, 7, 9, 10, 11, 12 e 14), ces­sa col n. 14 dell o maggio e nei numeri successivi il giornale non fornisce ai lettori akuna spiegazione deJJ'imer~uzione. Questo sjjenzio puo ignificare che l'att ggiamento spavaldo di Bonzagni puo avere ur­tato quell personalita del Partito Socialism che non gradivano la sua satira troppo disinvolta. n giornale sostituira Bonzagni coi pittori Celmo e Baldassarre (che si firma coo I p eudonim di Gip), rna la qua­lita mediocre di entrambi. non e neppure confronta­bile alia classe e alla bravura del centese.

o la bella Filippa abboccante un fiasco, non deve credere a una ventaruola volgare, a uno di quei ra­gazzi dall'animula doppia e male odorante come le cipolle [. .. ] Bonzagni e troppo artista per non pati-re di tanto in tanto qualche suggestione contraddit­toria ed e troppo giovane per resistervi: ragione per cui, quando il capriccio gli frulla, fa uno sberleffo an­che agli amici; e pen) il suo cuore, ch'e inquieto rna

Bonzagni continua la sua collaborazione alia "Rivi­sta Mensile del Touring Club "66 e in tanto si prospet­ta !'invito alia Decima Esposizione Internazionale d' Arte della citta di Venezia. Alla prestigiosa mostra si accedeva per invito diretto oppure per accettazio­ne, sottoponendosi al giudizio della giuria che rece­piva le proposte di partecipazione che pervenivano da ogni parte d'Italia. li 25 marzo viene diffusa la li­sta degli artisti ammessi e fra essi, oltre a Bonzagni, vi sono anche alcuni suoi cari amici, come Aldo Car­pi, Giannino Castiglioni, Ugo Martelli e Raul Vivia­ni. Il25 aprile viene inaugurata a Venezia laX Bien­nale (rimarra aperta fino al Jl ottobre). L'avveni­menro coincide anch e con l'inaugurazi ne del campanile di San Mru·co, rico truito dopo il crollo ro­vino o dell902. Bo.nzagni espone due opere nella Sa-l a Internazional Oa n. 20): Tmpressio11e (fL Veglione alla Scala) e Locomotive. La Biennale pre enrava al­tri rutisti congeniali al nostro l)ittore: il padiglione bel­ga aveva una sala personale di Fernand Khnopff, mentre fra gli italiani, accanto a Bonzagni, vi erano

Alberto Martini, Gaetano Previati, Ca~illo Innoc_en-. Plinio Nomellini, Felice Carena eLmo Selvauco. ~~ questo contesto le due opere di Bonzagni si~ura­mente si notavano, se non altro per la loro sqUlllan­te valenza cromatica e la grinta pittorica. Sono mesi d'intenso lavoro che permettono a Bon­zagni di produrre capolavori, come Londra sotto Ia ioggia e Croci/issione; quest'ultima nota solo attra-p ,.

verso fotografie d'epoca. A questa punto s mnesca una nuova importante puntata nella vita di Bonza­gni, collegata alle famos: mostre ?ienna_li che 1' Ac­cademia di Brera orgamzzava net salom del Palaz­zo della Permanente. Il13 luglio 1' Accademia nomine la giuria di accettazione che risultava cosl co~p?­sta: Marco Calderini (pittore), Cesare Laurent! (pit­tore), Vittore Grubicy de Dragon (critico d'arte, gallerista e pittore), Pompeo Mariani (pittore), Achil­le Alberti (scultore), Ernesto Bazzano (scultore) e Ce­sare Zacchi (scultore). Il30 agosto, in seguito al ri­fiuto, da parte della commissione, delle opere di Bonzagni Croczfissione e La danzatrice (Moti del ven­tre), ] 'artist a spedisce una lettera di fuoco al critico Grubicy tacciandolo di "mancanza di coraggio nel­le proprie convinzioni"67 . Motivi stilistici, invidia per la crescente notorieta del giovane Bonzagni, invita­to nello stesso anno alia X Biennale di Venezia, o il suo passato di firmatario dei manifesti futuristi, sem­pre molto screditati dall' Accademia, possono tutti essere buoni motivi per la sua esclusione dalla mo­stra, che di fatto venne inaugurata alla Permanente

il13 settembre. Bonzagni, con uno straordinario tempismo, organizze in breve tempo laMostra Pittura Scultura Ri/iutata nel­le splendide sale del centralissimo Caffe Cova. L'ini­ziativa si avvalse di un catalogo la cui copertina ven­ne disegnata in stile secessionista da Chiattone, men­tre il testo introduttivo, in perfetto idioma futurista, fu scritto dallo stesso Bonzagni68, che si fece carico an­che del discorso inaugurale del15 ottobre a causa del­l'indisposizione, all'ultimo minuto, di Innocenzo Cap­pa: "Parle invece il pittore Bonzagni che espose due forti espressioni del suo originale ingegno- con mol­to calore, molta erudizione, sebbene con eccessivo fu. turismo di immagini"69. Con enfasi canzonatoria nei confronti della commissione giudicatrice di Brera, Bonzagni invoca "1' adesione di tutta la gioventu ribel­le e valorosa di questa bella Italia, che va rinnovan­dosi meravigliosamente, per temprarci a battaglie ben piu nobili dalle quali sapremo trarre a fasci i lauri trionfali, per incoronare la fronte tersa d'eterna bel~ lezza alla nostra sempre prodiga di nuovi splendentt tesori, divina am a trice Arte! "70. Si era creata questa situazione perche i "rifiutati" non avevano accettato la proposta dell' Accademia di essere inseriti in una se­zione riservata agli artisti non ammessi. Nella contro­mostra organizzata da Bonzagni ci sono opere di Ardy,

Bresciani, Chiattone, Nodari Pesenti, Maldarelli, Ba­rabini, Cadorin, Michele, Tommaso e Basilio Cascel­la, Funi, Rizzi e altri. AI gruppo dei "rifiutati" venne­ro concesse le tre sale maggiori del Caffe Cova. In que­sta mostra e interessante no tare alcune assenze, come Dudreville, la cugina di Boccioni Adriana Bisi Fab­bri, Biazzi, Penagini, i futuristi Piatti e Notte che, esclusi dalla mostra di Brera, non parteciparono nep­pure al Cova, mentre altri, come Cadorin e Brescia­ni, pur inseriti nella mostra di Brera parteciparono an­che a quella del Cova con opere scartate dalla com­missione. In seguito Bonzagni sara presente alle Biennali di Brera nel1916 e nel191871 . li 31 ottobre chiude a Venezia la X Biennale, il 15 novembre si chiude al Cova la mostra dei "Rifiutati" e due giorni dopo l' esposizione con testata di Brera. Bonzagni e sem­pre pili attivo, alterna la pittura all'illustrazione: di gu­sto secessionista, esegue una copertina magnifica per

Aroldo Bonzagni nel1913, foto Emilio Sommariva.

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l'ultima novita musicale di Ruggero Leoncavalio, Zin­gari, episodi di Enrico Cavacchioli e Guglielmo Ema­nuel, pubblicata dall'editore Edoardo Sonzogno.

Aroldo Bonzagni 1913

La mostra d'arte umoristica e i "cartelloni" musicali per Ia Columbia Records

Nell'arco dell'anno l'artista stringe ulteriori accordi con il mondo dell'editoria, particolarmente con pe­riodici e riviste milanesi come "A quel paese! "72 e "In Tramway"73 e testate nazionali come il mensile illu­strate "II Secolo XX". Merita di essere segnalata Ia rivista milanese "In Tramway" per la quale Bonzagni esegue numerose tavole, era le quali una simpatica ca­ricatul'a di Gabriele D 'Annunzio e un'originale testa· ta di copertina dove, aJI 'intern eli un tramway, t•itrae varie tipologie umane con grand spiritoironic:;o74. Per Ia medesima testata Bonzagni clipinse anche Carne­vale Tramway, una variopinta locandina realizzata per Ia festa di carnevale della rivista stessa75. Assieme agli amici Raul Viviani, Vindizio Nodari Pe­senti, Baldassarre Longoni e Giannino Castiglioni, in rappresentanza degli artisti lombardi, Bonzagni par­tecipa a Napoli alia Seconda Esposizione Nazionale Artistica Giovanile con I' opera La danzatrice (Moti del ventre) che ottiene le Iodi di Arturo Lancellotti su "Emporium"76. L'artisra ha necessira di guadaonare

<:> ' perche era l'unico so tegno per la famiglia: si appli-ca perci' nel camp deU'alta sartoria con immagini pubb.licitade per Ia Camiceria Corbella pe1·la pre­senrazione della moda primavera-estate della Sana­ria Raffaelli, ntl.'ambe di Milano. Quest' ultima pro­mozion,e ' particolannente raffi11ata e Ia pre enza di Bonza rni qualifica molto la pmpo ta commerciale: undici suoi disegni di moda maschile e femminile ese­guiti al tratto, sono elegantemente rilegati co~ un cartoncino che riproduce sui frontespizio una tem­pera dell' artista.

Nei m si di maggio e giugno, si tiene a Bergamo un'importame espo izione d'arte umoristica alia qua­le partecipano tutti i migliori disegnatori del mo­menta. Bonzagni espone alcuni dei famosi "cartello­ni" dedicati alia guerra italo-turca. Queste sue ope­re a Bergamo si notano ln modo predominance, Fausto Valsecchi vi dedica un te ·to suJ men ile illustrato "ll Secolo XX", corredato da diciannove riproduzioni. Anche "Emporium" dedica spazio alla mostra e ne affida l'ampia recensione a Giannetto Bisi, giornali­sta marito di Adriana Bisi Fabbri (cugina di Boccio­ni): "Aroldo Bonzagni di Cento, benche smembrato nella sua produzione, benche mal collocato, dim astra una superiorita incontrastabiJe. E, della mostra, il piu originale e sop rava nza ogni alrro di gran lunga [ ... ] tutto e sentito dal Bonzagnl con esuberanza e violen-

za [ ... ] ogni suo cartellone e un colpo d'ariete [ .. . ] qualche volta e una pugnalata. I cartelloni del Bon­zagni avrebbero creato alia Mostra Umoristica di Bergamo lo sfondo fantasioso di un arazzo di imma­gini se esposti in serie. Non so bene perche si e VO­

luto perdere I' opportunita di una presentazione in­teressante come sarebbe stata una 'individuabile' del Bonzagni"77

• Giannetto Bisi e l'autore anche di un al­tro articolo dedicate a Bonzagni, Mascheroni ironici alla mostra umoristica, edito sulla "Gazzetta di Ber­gamo" ali'indomani dell'inaugurazione. Questo testo e particolarmente interessante perche riporta un pa­rere dell'artista: "Detesta Ia caricatura sua o d'altri. Egli la detesta (anzi la antropomorfizza dicendosene audacemente souteneur) perche non lo fa mai ride­re e non ne puo capire cosi I'umorismo. Ed ecco co­me si puo arrivare a prostituire la propria regina quando- come il Bonzagni, pur tacciato di Futuri­smo- non si sa an cora riconoscere, diciamolo con fra­se d'altri, chela caricatura e I' anima dell'arte. Awl­do Bonzagni non ha che da esprimere la propria di

. I " 78 AJ . d . d ll amma. . peno o est1vo e o stesso anno appar-tengono anche le tempere ch'egli ha dedicato al te­ma delle suffragette. La datazione della serie e pra­ticamente automatica: nel1913 la tematica del fem­minismo entrain scena animatamente, perche aRoma si tiene il Congresso Internazionale Femminile, si di­scute di finanza, lavoro, cultura e soprattutto di di­ritto al voto. Tuni i gi mall della pen~sola, cornpre­si guelli ai quali B nzagni collabora danno spazio al­l avvenirnento, pubblicando fotografie delle suffragette durante i comizi e durant - i di ordin i ch seguono. L1 questa serie di tempere Bonzagni, con Ia sua con­sueta abilita, coglie 1' aspetto comico e qualche volta ridicolo dell' avvenimento, con un in ten to beffardo nei confronti delle donne che puo apparire antifemmi­nista. Nell' agosto co min cia la collaborazione alia ri­vista mensile "ll Secolo XX" illustrando la novella di Fausto Valsecchi Lamorte di William Kelsoe realiz­zando tavole a piena pagina di satira politica, socia­le e di costume. L' artist a prosegue nella realizzazio­ne dei grandi "cartelloni" satirici in occasione delle elezioni pelitiche del 26 ottobre (le prime a suffra­gio universale maschile). L' originalita della satira di Bonzagni viene rilevata da Dino Alfieri in un artico­lo, La Lotta dei manz/esti elettorali, pubblicato su "L'Illustrazione Italiana": "Abbiamo avuta una nota interessante, simpatica ed artistica dataci da Aroldo Bonzagni, il giovane e valoroso artista che da un paio d' anni ha maggiormente riaffermato la sua buona ri­nomanza peri disegni e le pitture ch'egli periodica­mente espone nelle vetrine di un grande negozio in una delle vie piu centrali di Milano [ ... ] egli ha col­to, senza preconcetti di partite, gli aspetti pili salien-ti della campagna elettorale in una varia raccolta di cartelloni ammirabili per trovate di spirito e per la sug-

;t

estiva vivacita dei colori [ .. .] Bonzagni ha portato ~na simpatica nota d' arte comprensibile anche dagli analfabeti" 79. Grazie a questi "cartelloni", Bonzagni a Milano e molto no to e I' ami co giornalista Marco Ramperti, su invito di Benito Mussolini, che aveva gia preso la direzione dell"' Avanti! ", scrive an cora sul. quo­tidiano del Partito Socialista. Ramperti rivendica gli ideali socialisti del pitt ore e raccomanda all' artist a di non cancellare la sua fede politica "per am ore del Car­riere e in nome di un'indipendenza che vorrebbe di­re dilettantismo impuro e piccino". n giornalista pro­segue con parole d'ainmirazione per Bonzagni, ne ri­conosce il talento e ne sottolinea la popolarita, e in chiusura dell'articolo insiste sulla valenza politica dei "cartelloni": "Ma di che colore siano queste tenden­ze, potrete domandarlo al questore che ha battezza­to i suoi cartelloni 'un sacco di pulci' e ad ogni nuo­va lora comparsa orna gli occhi di lenti, le mani di forbici, il cuore di pazienza [ ... ] E questi e Bonza­gni che in pieno secolo ventesimo puo rinnovare le imprese dei trovatori dugenteschi pubblicanti sui crocicchi le sue satire spensierate. Ribelle giocondo, le caricature gli scappano dalle dita come fa rfalle [ ... ] canzoni sono le sue: canzoni di una gioventu fre­sca, lieta e animosa, intonate da un monello che ha in cuore la rivoluzione" 80 .

Aroldo Bonzagni 1914 Buenos Aires e l'XI Biennale di Venezia

Agli ultimi mesi del1913 appartengono i "cartello­ni" con i soggetti musicali che 1' artista eseguiva per le vetrine della nota ditta d' artie ali musicali Colum­bia Records, che aveva i propri negozi a Milano in via Dante 90 e in Piazza Castello 16. La datazione di que­sti eccezionali (( cartelloni" e piuttosto precisa perche la Columbia Records, oltre a esporli nelle proprie ve­trine rnilanesi, utilizzo queste immagini per la propria pubblicita settimanale, edita fra aprile e giugno 1914 in quarta di copertina nella rivista umoristica "Nu­mero". La rivista nacque a Torino il4 gennaio 1914 (gia col n. 2 per far credere che il n. 1 fosse andato esaurito) e cesso la pubblicazione il30 aprile 1922, dopo trecentocinquantacinque numeri. Bonzagni non puo collaborare assiduamente perche si trova gia in Argentina; inoltre la rivista ha quel carattere mar­catamente caricaturale che 1' artista detestava, pur es­sendone attratto. Della serie di "cartelloni" a sogget­to musicale sono noti tredici soggetti, documentati anche da una serie di cartoline che la nota casa mu­sicale spediva in omaggio ai clienti: il piu bello in as­sol uta venne stamp a to come manifesto per I' affissio­ne muraria ( 140 x 100 em). Si tratta del soggetto is pi­rato alla Forza del destino e precisamente all' aria "0 tu che in seno agli angeli ... ": "fra due carabinieri tar-

chiati, i cui volti sono simili a musi di bulldog e i cor­pi sembrano armadi sbilenchi, viene trascinato un po­veraccio ricoperto di abiti stracciati" 81

.

Come avvenne gia nel1912, 1' artist a e invitato alia XI Esposizione Internazionale d'Arte di Venezia. Infat­ti il23 marzo 1914 viene diffuso l'elenco degli arti­sti ammessi (centoquattordici su seicentoventuno) e Bonzagni e incluso, assieme agli amici Raul Viviani, Vindizio Nodari Pesenti, Ugo Martelli, Aldo Carpi, Giuseppe Biasi e Archimede Bresciani. La mostra in­ternazionale a pre i battenti il23 aprile (chiudera il31 ottobre): Bonzagni none presente perche si trova gia a Buenos Aires. La famiglia aveva spedito a Venezia un solo quadro, Le fiamme del Mediterraneo, che venne esposto nella Sala Italian a (la n. 19) accanto a opere di Alberto Martini, Lorenzo Viani e Aldo Car­pi. In una lettera spedita da Bonzagni alla mamma il 1 o giugno 1914 dali'Argentina, l'artista lamenta la collocazione del suo quadro a Venezia: "Sen to del mio quadro di Venezia come al solito male collocate, so­no certamente disgraziato perche se continua cosi i miei quadri li metteranno in cantina! "82

Oggi, grazie all' archivio Aroldo Bonzagni e alla pub­blicazione delle Lettere dall'Argentina a cura di Ele­na Bastelli, e possibile conoscere esattamente le da­te della permanenza del pittore in Argentina. Parti­to nel dicembre 1913, l'artista arriva a Buenos Aires ill o gennaio 1914, vi rimane tutto 1' anno e ritorna in Italia il16 febbraio 1915. L'incredibile odissea del viag­gio, come anche la sua triste permanenza in Argen­tina, e ben documentata dalle trentanove lettere che

Aroldo Bonzagni a Beruti (Argentina) nell' estate del1914 .

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ni mentre to, Buenos

il pittore scrisse alia famiglia, ora pubblicate dalia citta di Acqui Terme in collaborazione con la citta di Cen­to. Ibo Contini, corrispondente da Milano per la ri­vista argentina "Caras y Caretas", nel numero del25 aprile 1914 dedica un articolo al pittore, corredan­dolo di dodici riproduzioni fotografiche. L' articolo e riferito principalmente all'attivita di Bonzagni co­me caricaturista e non fa accenno ad altri lavori. An­che Peppino Bonzagni riferisce della sua trasferta a Buenos Aires: "E bene ch'io rammenti che mio fra­tello, in unione agli amici architetti Paul Vietti Violi e Nino Nicoli Carminati, venne chiamato a Buenos Aires per Ia costruzione e decorazione del nuovo Ip­podromo eli Pale.rmo, in guella grande m rropoli"8}. II richiamo a guesre presume decorazioni e ripeturo .in r:utte le biogra£ie, rna purtroppo, in seguito tt un sopralluogo all Hippodrome Argentino de Palermo (Av. del Libertador, 4101), si e constatato con sicu­rezza che non esistono decorazioni pittoriche di Bon­zagni, peril semplice motivo che non vennero mai rea­lizzate. Un articolo di Giacomo Bonzani sull'archi­tetto Paolo Vietti Violi e soprattutto le recenti Lett ere dall'Argentina hanna chiarito il mistero di queste de­corazioni. Violi e il compagno di viaggio di Bonza­gni, entrambi invitati a Buenos Aires dal Jockey Club della capitale per progettare, in collaborazione con l'architetto Arturo Prins, il nuovo ippodromo argen­tino. La costruzione era prevista in una zona centra­le di Buenos Aires, in prossimita del porto, tra le aree di Costitucion e Retiro, rna un ostacolo si oppo­se alia realizzazione dell' opera: un proprietario ter­riero tanto potente fu contrario aHa costruzione del­l'ippodromo e I' area ebbe invece una destinazione re­sidenziale. I disegni di Violi per questo ippodromo rimasto allo stato di progetto sono conosciuti, pre-

sentano caratteri sontuosamente liberty e si trovano nella biografia di Violi pubblicata nel1932 da Raf­faele Calzini. Violi era all'inizio di una carriera mol­to brillante che lo porto a essere uno dei pili affer­mati architetti di impianti sportivi in Italia; a Buenos Aires ebbe l' opportunita di incontrare i cugini pater­ni Vietti Violi Poletti, gia stabUitisi nella capitale e ge­stori di uno dei primi e piu importanti em pori esisten­ti all'epoca: il Bazar Colon, U cui esercizio costituiva occasione di lavoro anche per altri italiani emigrati84. Di questa possibilita di lavoro svanita nel nulla siren­cle canto Bonzagni fin dal prima giorno del suo arri­vo a Buenos Aires: ne fa fede la prima lettera alia mamma, nella quale il pittore pensa alia sua reputa­zione e sottolinea che "tutto questa naturalmente e be­ne non si sappia da nessuno, e mi raccomando la di­screzione"85. L'assenza di notizie sulle pitture dell'ip­podromo si compensa con la straordinaria ricchezza di notizie sulle altre attivita argentine di Bonzagni: la mostra personale e la collaborazione alla rivista sari­rica "El Zorro". Gia dall'inizio di luglio, Augusto Mussini offre ai lettori del quotidiano "La Patria de­gli Italiani" un profilo dell' artista annunciando la sua prossima mostra: "In queste ultime settimane, ritira­tosi in una 'estancia' a poche ore dalia capitale [a Be­ruti], ne ha riportati bozzetti e quadri del campo, stu­di di paesi e di animali assai caratteristici. Ed ha fat­to pure gualche ritratto [ ... ] Aroldo Bonzagni si propane di fare presto un'esposizione dei suoi lavo­ri, che certo riuscira interessantissima e non man­chera di sollevare discussioni fra gli intelligenti d'ar­te"86. L' occasione si realizzo nel Salone della Coope­rativa Artistica di Buenos Aires (Corrientes, 655), dove l' artista espose ottantasei opere, molte delle qua­li di grande formato. L'esposizione venne inaugurata

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il3 agosto e avrebbe dovuto chiudere il15 dello stes­so mese, invece venne prorogata fino a settembre avanzato. I giornali argentini diedero huon risalto al­l'iniziativa, particolarmente "II Giornale d'Italia", la "Tribuna" e "La Patria degli Italiani". L' esposizione presentava la pili recente produzione dell'artista: al­cuni ritratti (quell a di Bramante, di Carlos Guazzone, Lucrezia Bori e Lyda Borelli) e varie suggestioni cam­pestri dipinte a Beruti nell'isolamento durante la pre­parazione della mostra. "El encantamiento de La Pam­pa e forse la meglio riuscita c ... J :E una scena pi en a di notturna suggestione, con un cielo oscuro e poche stel­le che si confonde con 1' orizzonte in cui quattro uo­mini si scaldano raccolti intorno a un fuoco che e l'u­nica nota chiara del quadro [ ... ] E poi c'e un caval­lo, vecchiotto, solo in mezzo alia Pampa sconfinata: e un cavallo pensoso e pensatore con un'espressione di vecchio bonaccione: il pittore lo chiama 'El filosofo de la Pampa' "87 . Erano esposte anche tele con elegan­ti figure femminili, come Los galgos blancos, Maripo­sas nocturnas, La cancion obscena e una grande tela di "un certo gusto di lascivita orientale" intitolata Revo­cacion egipcia. Erano esposte anche vade Impressioni de a bordo e alcune Impressioni de Italia, come Marz'­posas del Mediterraneo (ora di proprieta della Galle­ria) che e una versione espressionista del dipinto di­visionista Fiamme del Mediterraneo, esposto a Vene­zia alia XI Biennale d' Arte. Concludevano 1' esposizione alcuni acquerelli e tempere con scene di mala vita, co­me Mercados de placer, Dama y caballeros, Flores del mar por los hombres, Parasitas: "Tutta la luce falsa e strana degli ambienti del vizio alto e basso, la falsita dei colori di cui si dipingono il viso le povere disgra­ziate che vendono i1 piacere, le facce fosche e ribut­tanti dei loro amanti di cuore, i visi sfatti dall'orgia,

dali'ebbrezza, dal vizio sono ll in quel poco colore, in quei segnacci"88 . "ll Giornale d'Italia" conclude la re­censione precisando che "intervennero al Vernisage, ch'era a inviti, il ministro d'Italia comm. Cobianchi oltre a un piccolo gruppo di eleganti signore ed una folia di artisti fra i quali notammo lo scultore Bellosa che e autore della splendido busto di Aroldo Bonza­gni che e esposto nella stessa sala"89. Della Porta ri­corda un colloquia con 1' artista in occasione proprio della personale: "Mi e caro ricordare anche la serata uggiosa di pioggia che passammo insieme a Buenos Aires nella redazione dell'unico giornale italiano, con­vegno aliora e parlo del1914, di artisti e d'italiani di fede. Ben mi ricordo quella sera in cui gli amici tri­butavano a Bonzagni la esultanza del successo otte­nuto con la sua mostra personale. II Presidente della Repubblica Argentina La Peria l'aveva inaugurata con trionfo [ ... ] Quella sera io mi ricordo di aver chiesto a lui cosa avrebbe fatto ed egli mi rispose: 'Che cosa faro? Partin) presto, voglio dimenticare questa eletta sociera che pero malgrado tutto e sempre quel­la, sono figure, apparenze, illusioni, la vita e altrove, eben diversa'. E dove andrete? 'Andro nella Pampas, voglio perdere la luce degli occhi negli sconfinati oblii della distanza, voglio afferrare le mie impressioni lag­giu dove gli uomini sono espressione di forza, dove il sole irrora cavalieri al tramonto come se questi fosse­ro indomabili centauri ... '. Verso la fine del1914 egli torno in Italia"80. Leggendo le Lettere dall'Argentina si capisce lo stato d'animo dell'artista che vede sfu­mare molti dei suoi progetti e ogni giorno si scontra con la dura realta. La mostra, anche se ottenne un huon risultato di stampa, si rivelo scarsa neUe vendite, riu­scendo a malapena a coprire le spese sostenute. Late­nacia di Bonzagni e straordinaria rna oscilla sempre

Aroldo Bonzagni mentre dipinge all'aperto, Buenos Aires, 1914.

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dal desiderio di rientrare in Italia. Prima pen) assie­me a un gruppo cli amici<: intellett.uaU guldad da Ma­rio Nola Carno, Bonzagni contribuisce alia rinascita di una gloriosa testata satirica argentina che aveva cess a to Ia sua pubbl icazione qualche ~mno prima?O. Per Bonzagni,comesemp!'e si trattodi un 'esperienza in­tensa breve: per tre mesi collaboro aJ setrimanale in veste ufficiale di caricaturista, per un totale di nove numeri, dal7 settembre al2 novcmbre. Nel primo nu­mer d ila rivisra Bonzagni vienc presentato ai le t to­ri_ sl cita la sua mostra p -·rs nale appena conclusa: "E un buoo ragazzo che parla f'm troppo cercando co­srantemente eli far lello sp irito e per guesto molti Jo giudicano un ubriacone, anche se in realta e quasi aste­mio. Le sue gualita sono molte e i suoi difetti pochi essendo, p rimo fril Lutti, queUo eli esscrc un pittore. Non e permesso essere phtore quando, come lui, si fa dello spirito e si possiede una imelligenza che sfio­ra la geoiali ta ( ... ] oggi, i11 rutta Buenos Aires non si trova nemmeno lontanamente un caricaturi ta alla sua altezza"91

• In guesti primi nove numeri i disegni di Bonzagnj prevalgono: sua e empre Ia c pettina a due colori e !a testata che ricompare nella prima pa­gina interna, dove una figura femminile , con in nul­no un grappolo d'uva, e accanto a una volpe che ri­chiama il titolo della rivista. Seguono numerosi dise­gni accompagnati da cLdascali.e appropriate: quelli eli Bonzagni ono circa cemottanta, di cui quiodici a piena pagina cinque a mezza pagioa, quaraotatre te­statine e altri di varie piccole din1 nsionj92 . I modelli culturali ai quali B nzaoni si richiama sono sempte le riv.iste tedescbe "Jugend" e "Simplici imu ' che tan­to peso hanno avuto nella formazione dell' artista. La satim non ' mai fine a e tessa e anchc questa ba obier­tivi preci i imposti dalla societa argentina e clagli even-

rivistc. Esegue numerose tavole per riviste nazionali come la "Rlvista Mensile del Touring Club" , "11 S~::. colo ~""{", "L Spon IJJ ustrato e la o-uerra", "IJ Mon. do", e non trascw·a giornali Iombardi c me "Due Sol. eli", peril qualc eseguc discgni satirici. Per "Il. Seco. lo XX" ha disegnaro ravole a piena pa<>ina di satin

1 polirica, ha illustrate racconti e novelle di Raffael Cal­zinl corn U!t trcno uella notte del mondo, dove af­fronta eli nuovo la tematica a lui cara dei treni, c ha scritro e illuslrato un propri artico.lo uila vita del gauchos nella sconfinata pampa argentina. Illustra novelle anche per Ja 'Rivista Mensile ueJ Touring Club Ital iano", esegue d isegni perle pagine centrali della rivista "Lo Sport UlusLrato e la guerra" , dov afhonta Ia tematica dell' occupazione del Belgio, e co­min cia la coliaboraz.ione con Ia nuova rivisra settima naJe .iJJustrata, edi ta da Sonzogno, "Il Mondo".

Come sempre, l'attiviLa eli Bonzagni e frenecica: ol­tre alle collaborazioni con g iornali e riviste, twva ij tempo di organizzare anche una sua mosu·a persona­le con oltre cento opet·e, inaugurata con un discorso eli G ustavo Macchi il5 april nelle belle sale dello sto­rico Palazzo delle Aste in via Santa Radegonda 8. Tut­ti i, maagiori giornali parlano dell 'awenimen.to: dal "Popolo d 'Iralia', che otrolinea l1 suo "carattere esuberante ed .irrequleto che va dalla caricatura p.iLJ sn,ella allo tudio piu accurate e piLl riuscito eli luci e di anatomia, attrav rs Je mostruos aberrazioni che contorcono gl i tup ncU mo tri del Zuloaga" (6 apri ­Je 1915), al "Carriere della Sera" che en1bra i.nfa ti­diro dall'eccessiva "esubera.nza e intemperanza" del giovane dbelle, pur app.rezzandone le doci di colori­core e di umor.i ta: l'a rticolo si conclude ticordando ch · "I3onzagni ha esordiro nel pugnace manipolo fu­turista: buona cosa per un giovane un po di follia . Poi se n'e distaccato: c a ancora migliore" (6 apri­le 19l5). L'articolo piu meditate venue sccitro per l '"Avanti! '' dall 'amico Marco Hrunperti, cbe ne ri­corda le opere esposre e ne apprezza il cora agio: 'Per

ti b llici eUl·opei: "Popolo argenrino: la CI'i i e Ja con­flagrazione europea non ti lasciano vivere [. .. ] Noi, con Ia nostra satira, b nch.e sembri un parades , stiamo lortando per leggi piu serie, cerca.odo d'imp -dire che ti si inganni e, aJ tempo ste so ffrendoti un giornale pieno di un1orismo"93 . Bonzagni non resiste oltre: la gu et-ra europea in atto, il pericolo reale di un coinvolg1mento itallano e il pensiero alia madre, lascia-ta fra dillicolta economiche, obbligarono 1'artista aJ rirorno in Italia, dove gilmge ill6 febbraio 1915.

Aroldo Bonzagni 1915 La guerra contro "gli Unni", Ia personale al Palazzo delle Aste e I comandamentidiDio

Col ritorno dall' Argentina Boozagni riprende a Mi­lano .i collegamenti interrotti: con Ia Famiglia Arti ti­ca partecipa al CataJogo delle ope1·e d'arte donate da­gli artisti sod '' pro nuova sede" e soprartutro raffor­za le collaborazion.i con le redazionl dei giornali e delle

il rest e da augurarsi da sperare che l'attista non faccia torto al pittore. E l'artista ha forse qualche in­sidi.a, in forma di tentazione, da evir re. Una 'Croci ­fissione' nel t nodi una caricatUl'a? Fantasticare 'rie­vocazioni egizie' con arcaismi di maniera? 0 di ese­guire - come fa nelle violenze cromatiche della 'Can zone oscena' - j monacensi delle ltltime soleg­giate secessioni? 0 eli stinarsi- lui nato coll'istinto della aricatura- a comporrc rirratti: o a riprodurre -lui, can tore del movimento e del frascuono delle lo­comotive e dei tabarin, delle lud elettriche e delle stof-fe ingioiellate- i paesaggi immobili? [ ... ] Del resto Bonzagni e n·oppo in telligence per non esserseli gia post:i e discussi da se. Le molte opere di questa mo­stra riassumono J atrivita di un settennio: e mi e ca-ro e mi par giusto riconoscere che le ultime sono le pili monde e le pili sicure" (6 aprile 1915).

Sono momenti di grave tensione politica internazio­nale, l'Italia fatica a m antenere la neutralica nel con­flitto bellico gia in corso e nelle piazze milanesi so­no sempre pili frequenti le manifestazioni interven­tistiche capeggiate dai nazionalisti, dai futuristi e dall'ex socialista Benito Mussolini contra !'Austria, l'Ungheria e la Germania. Aroldo Bonzagni in que­sta periodo chiarisce il suo impegno antitedesco, realizzando la copertina e alcune tavole per 1' ele­gante album di "Idee e motti" di Giannino Antona Traversi, Gli Unni ... e gli altri!, edito a Milano da Ra­va, dove gli Unni sono il popolo tedesco e gli altri i cittadini belgi calpestati dalle barbarie teutoniche. Q uesta pregiata edizione venne pubblicizzata su tut­Li i maggiori quotidiani italiani e stranieri aU'inizio cli april . uesta preziosa opera editoriale e compo­sta da trentaquartro grandi tavole, realizzate, oltre che da Bonzagni, dai piu importanti pittori del momen­lo: Ardy, Cagnoni, Crespi, Dudovich Dudrevill , Mazza, Sacchetti Tofano (Sto), Ventm-a e Franco. AJ. Ia prima ecJjzione ne seguira una seconda ("Nuova Serie") con una nuova coperrina del nostro Bonza­gni. I:uscita dell ' album Gli Unni .. . e gli altri.' coin­cide con l'entrata in guerra dell'Italia (24 maggio). I futuristi parreciparono in massa: ' Mruioetti ~ vo-

!ontario ciclista con Boccioni, Russolo e Piatti; Lu­ciano Folgore e artigli.ere, gli altri sono sparsi per tut­te le armi. Dopo aver proclamata 'la guerra unico di­sinfettante del mondo' i bra vi giovanotti han voluto vedere da vicino com' e fatta. E anche i Futuristi pili moderati, quelli di Lacerba, sono pronti a servire la patria: Giovanni Papini e Soffici sono sottotenenti della territoriale" 94 . Praticamente tutti gli amici di Bonzagni partono peril fronte . Emilio Guicciardi, amico del pittore, ricorda questi momenti: "Il sor­do brontolio della guerra lo richiamo in Italia [ ... ] Trovo molte cose mutate. E anche i suoi amici si di­spiacquero di lui, dopo essersi illusi (vedendolo tor­nare alle caricature contra la guerra ... della Germa· nia) che si gettasse dalla parte degli interventisti; che rifiutasse di biasimare quel che si diceva il pan­ciafichismo e la (impossibile) neutralita dell'Italia. Non poteva. Dentro gli si era rotto qualche mecca­nismo: la speranza nella redenzione dell'umanita era divenuta cenere [ .. . ] Non era poi il tipo da fare il gesto; non parti volontario e nemmeno fu accettato in servizio militare; una vecchia dolorosa ferita lo met· teva da parte [sinovite]. Rimase; ma gli dovette es­sere crudele assistere alla lunga strage, allo stillici­dio giornaliero di tante perdite di amici, di artisti, di

Aroldo Bonzagni accanto al suo dipinto II giorno di Domenica ·II tram di Monza, 1916.

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con gli amici , l'editore Rava, lentura, Janti bianchi, 1ino Antona tto Antonio on identificati.

conoscenti" 95• Nell' estate Bonzagni esegue la colo­

ratissima copertina del volume di Camillo Marabi­ni La rossa avanguardia dell'Argonna - Diario di un garibaldino alta guerra /ranco-tedesca, con prefazio­ne di Gabriele D' Annunzio. Questa volume rappre­sento un successo editoriale: raccontava la spedizio­ne dei cinque nipoti di Giuseppe Garibaldi che com­batterono nelle Argonne contra la Germania al fianco delle truppe francesi, indossando la storica camicia rossa. 30 luglio 1915 e la data della prefazione di Gian­nino Anton a Traversi all' edizione piu originale che Bonzagni abbia prodotto, I Comandamenti di Dio. Si tratta di un'elegante pubblicazione edita a Mila­no da Rava (incoraggiato dal successo de Gli Unni ... e gli altri!) con undici disegni di Bonzagni (piu uno di copertina), dove sono abbinate a ciascun coman­damento varie atrocita e aberrazioni compiute dai te­deschi nei primi mesi dell'invasione del Belgio. "1 o

Non avrai altro Dio al di sotto dime. Sfolgora l'im­peratore universale, ritto sulle nuvole, sopra l'Onni­potente sottomesso che guard a lo Spirito Santo. Nel cielo silenzioso la voce di Guglielmo rimbomba sul­la senilita inginocchiata dal Padre Eterno. Gli ange­li sono fuggiti. Fuggiti all'inferno. ll sole triangola­re sembra una ragnatela pangermanica in cui sia in­cappato, come un moscone, Dio. E il grosso ragno tedesco lo ammonisce, preparandosi a divorarlo. Lu­cifero e caduto in cielo, da Berlino. r Birra tiber Al­les. E il sogno di un pangermanista ubriaco di bir­ra. II mondo, per lui, e diventato un'immensa birre­ria rotonda. Seduto sull'elmo che deliziosamente lo trafigge nella parte piu sensibile del suo corpo tede­sco, canta e beve. E padrone del mondo! "96. Cosi so­no descritte due tavole nell'"Almanacco Popolare

Sonzogno" 1916 che, oltre a presentare altri disegni di Bonzagni, riproduce in copertina il magnifico ma­nifesto realizzato dall' artista per reclamizzare il nuo­vo settimanale illustrate "ll Mondo", il cui primo nu­mero usci il7 novembre 1915 a cura della casa edi­trice Sonzogno di Milano.

Aroldo Bonzagni 1916 Dal premio al Palazzo delle Aste alia mostra londinese e dalla Biennale di Brera all'impegno nell'illustrazione

E un anno d'intensissima attivita artistica: Bonzagni partecipa ad almena tre mostre importanti, consegue pubblici riconoscimenti ed esegue anche varie tavo­le destinate alla propaganda antitedesca. Prosegue l'in1pegno nel campo dell'illustrazione, esegue la co­pertina dei "Bollettini Ufficiali dell'Esercito e della Ma­rina" Il diario della nostra guerra97 , una tavola a pie­na pagina peril settimanale illustrate "II Mondo "98 e due tavole nell' album Peri nostrz'jigli. Perle nostre case. Perla Vittoria, edito dal Credito Italiano di Mi­lano in occasione del Terzo Presti to Nazionale. Sul pia­no militare il1916 e un anno di successi per l'Italia e i suoi alleati. L' offensiva scatenata dai tedeschi verso la fine di febbraio sui fronte francese (la battaglia di Verdun) viene contenuta e arrestata, cosi pure la Stra­/expedition lanciata dagli austriaci il15 maggio fra 1' A­dige e il Brenta s'infrange contro la resistenza delle trup­pe italiane. L' artista riprende i contatti anche con la nota concittadina marchesa Maria Maiocchi Plattis, scrittrice, nota con lo pseudonimo diJolanda (1864-1917), per la quale esegue la copertina, di gusto mar-

mente secessi.onista, per la raccolta di novelle clltll bbli · d d' · A

10, Silenzioso, pu care 10 secon a e 1Z1ooe a

p.11cca Sun Casciano da Licinio Cappelli99

.

S~l versan te p~L:allel? della pittura, l im~egno el i J3onzagni non e mfenore e produce alcum capola-

ri ;;Jssoluu, come Aulod tratto, It tram di Mom:a (Un v~omo eli domenica) e Saltimbrmchi, che vi.nse un glrem i di 1.000 lire all'Esposizione Nazionale di ~elle Arti chesi tenne a Milano nel Palazzo delle Aste. Questa mo tra ottenne un buon esito di critica in quanto p resentava il meglio della pittura c mempo­ranea. Nelle recensioni, Bonzagni e segnalato da pa­recchi giornalisti, in modo particolare da Margheri­ta Sarfattil00 e da Marco Ramperti che gli dedica un pezzo importante su "Arte Libera", c~n intuiz.ioni di spessore critico: "Se, come una mus1ca, le plttu­re di Bonzagni portassero una notazione prelimina­re, questa sarebbe 'presto' o 'allegro vivace' [ ... ] L'artista ha fretta. Come il 'Luca fa presto' della leg­genda, l' attimo che pass a e per lui una frusta che in­calza [ .. . ] Cosi i suoi tipi prediletti [ .. . ] funamboli in cenci decorosi, cortigiane dal lesso miserevole, pitocchi dallo sguardo carico di dinamite, viveurs sti­lizzati da un' elegantissima imbecillita: tutti gli estre­mi che si ricongiungono nel giro tondo della com­media quotidiana [. .. ] L'imbecille eben imbecille ... il pezzente e pezzentissimo, la prostituta [ ... ] porta nel volta i sette peccati mortali [. .. ] Questa non e pittura: si e detto. E caricatura. E infatti 1' occhio di Bonzagni ha il difetto- o il pregio- delle luci trop­po accese: e deformatore [ .. . ] Ora si dice ch'egli confonda, talvolta, il quadro e il cartellone, la cari­catura e il ritratto. Ma che importa? [. .. ] Bene dice Bonzagni: il mio temperamento e questa. D' altra parte se i miei personaggi sono un po' tutti atossici e le mie donnine un po' tutte epilettiche, none col­pa mia. II mio occhio e limpido; solo le cose vedute che sono guaste. L' epoca in cui vivo e travagliata dal vizio e dallavoro [ .. .] Den uncia un'umanita viziata e non ne soffre. Ha l'occhio analitico e I' anima se­rena. Come Gavarni che per conoscere il prossimo frequentava i veglioni, questi considera la vita un lie­to carnevale e si diverte a con tare le maschere" 101

.

Nel mese di giugno a Londra si tiene la mostra Ita­lian Artists and the war, presso Ernest Brown & Phil­lips the Leicester Galleries, alla quale Bonzagni e in­vitato a esporre undici tempere di satira antitedesca e l'album Gli Unni .. . e gli altri.'. II catalogo ha l'in­troduzione di Salvatore Barzilai ed elenca duecen­toventicinque opere: Sacchetti, Galantara, Martini, Ventura, Oppo, Tirelli, Golia, Mazza, Tofano, Du­dovich, Nomellini, Viani, Cambellotti e altri, tutto it fior fiore del momenta. Entro il mese di luglio, come prevedeva il regolamen­to, Bonzagni presenta il quadro Il tram di Monza (U n giorno di domenica) alla commissione dell'Esposizio-

ne Nazionale di Belli Arti organizzata dall' Accade­mia di Belle Arti di Brera. Si tratta della famosa Biennale di Brera, alia quale partecipano i maggio­ri artisti del momenta e che si tiene nella sede della Societa perle Belle Arti ed Esposizione Permanen­te. Questa mostra per gli artisti rappresentava anche un evento economico, perche, oltre ai premi in de­narc, erano frequenti le vendite. L'esposizione ven­ne inaugurata dal ministro della Pubblica Istruzio­ne Ruffini 1'8 settembre e si protrasse fino al12 no­vembre. Bonzagni non vinse alcun premia, rna il suo dipinto venne riprodotto su molti giornali e fu ven­duto alia famiglia Tensi di Milano che, all'indomani della morte del pittore, lo restitui alia famiglia Bon­zagni. I due premi Principe Umberto di lire 4.000 andarono al pittore Pietro Gaudenzi e allo scultore Giuseppe Graziosi, mentre le tre medaglie d' oro fu­rono consegnate a Gianemilio Malerba, Mario Bet­tinelli e Prassitele Barzaghi. E molto interessante sfogliare il catalogo di questa Biennale braidense e leggere la relazione della commissione di accetta­zione per rendersi conto delle posizioni conservatri­ci all'interno dell' accademia: "Perfino un lavoro di marcata origine futurista fu accettato. Accettazione audace da parte di una Commissione che operava sot­to 1' egida di un' Accademia di Belle Arti, accettazio­ne con la quale per altro non si e inteso di entrare nel mer ito di tali particolari tendenze d' arte. Si e vo­luto solo accogliere nelle larghe braccia di un' espo­sizione una simpatica vibrazione di colore". Questa "simpatica vibrazione di colore" e nientemeno che Nel basco di castagni di Leonardo Dudreville, straor­dinaria opera futurista oggi di proprieta della Gal­leria d' Arte Modern a Aroldo Bonzagni.

Aroldo Bonzagni nella studio, 1918 circa, foro Emilio Sommariva.

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1gni nella studio ante Andrea cune amiche, to Emilio

Aroldo Bonzagni 1917-1918 Da "Molinari" e "Bonalumi" ai giornali di trincea e dall'ultima Biennale di Brera alia morte

In questi due ultimi anni di vita, Bonzagni sembra accelerare l'attivita artistica: produce capolavori as­soluti nella pittura e stringe nuovi rapporti di colla­borazione con le redazioni di giornali e riviste. Nel 1917 Virgilio Brocchi chiede a Bonzagni d'illustra­re la copertina del suo romanzo comico La bottega degli scandali, edito a Milano dai Fratelli Trevesio2 •

Brocchi stesso, a distanza di anni, ricorda questa co­pertina: "E una piccola scena rna cosl significativa che rivela lo spirito del romanzo. A destra un podrec­chiano, giacca nera, gillet rosso [ ... ] il gran cappel­lo calato sulla faccia barbuta e la bocca spalancata nell'urlo che con una mano stringe la rossa bandie­ra e con 1' altra sbattacchia una camp an ella [ ... ] A si­nistra un tondo prete nero [ ... ] che stambura la grancassa e sbatte i piatti fragorosi [ ... ] E piantato trail rivoluzionario e il prete perche non si accapi­gliano, un gigantesco carabiniere con le bracda con­serte [ ... ] poco piu di uno scherzo, rna in questa scherzo c'e lo spirito di Aroldo Bonzagni"103. Sem­pre per Virgilio Brocchi l'artista esegue anche ven­tiquattro illustrazioni a corredo del suo romanzo

Cas a di pazzi cas a di santi, edito a pun tate nella rivi­sta settimanale "ll Mondo" 104.

Nel19181' artista riprende la collaborazione col men­sile "II Secolo XX", illustrando con undid disegni la commedia in tre atti di Luigi Antonelli II Convegno, e instaura anche nuovi rapporti di lavoro, come quel­lo con la rivista "Noi e il mondo", mensile illustrato del quotidiano "La Tribuna" per la quale esegue una copertina e illustra una novella105, e con la rivista "La Lettura", mensile illustrato del "Carriere della Sera" per la quale illustra due novelle di Filippo Sac­chi e Adolfo Albertazzi. Inoltre peril Ministero del­la Marina illustra anche La spedizione d' oltre mare di Lucio Silla Cantu, edito a Milano presso Alfieri e Lacroix. Fatta eccezione per una serie di dipinti dedicati al tern a dei fiori (sono oltre una dozzina), eseguiti con molta freschezza e stilisticamente variabili fra impres­sionism a ed espressionismo107, il1917 e il1918 so­no anni nei quali Bonzagni attua una svolta netta nel­le tematiche dei suoi dipinti; non tratta piu i locali alia moda e il bel mondo dell' elite milanese, predi­lige scene di periferia dove saltimbanchi, zingari e straccioni, veri e propri "rifiuti della societa", con­sumano la propria esistenza con dignita e rassegna­zione. La guerra in atto e la crisi economica contri-

buivano enormemente a deprimere le coscienze e Bonzagni venne duramente provato anche dalla morte al fronte di numerosi suoi amici: prima Boc­cioni e Sant'Elia e poi Erba e Camona e ora Gio­vanni Ardy, al quale Bonzagni dedica un lungo e com­movente necrologio sui mensile "II Secolo XX" nel febbraio 1918108 . Oltre a queste motivazioni che contribuirono all'evoluzione dell' artista, s'innesco anche una scelta di stile espressionista che lo porto su un piano di maturita artistica e di autonomia espressiva che non trova uguali nel panorama ita­liano della pittura. Per le opere di questa periodo come Serenata, Trattenimento di Molinari, Serenata di Toselli, La preghiera di Bonalumi e Ri/iuti della societa (che e una sorta di testamento artistico) non si puo piu parlare di debiti dell' artista: la Secessio­ne monacense e lontana e tutti quei riferimenti eu­ropei che sono stati utili per capire la cultura bon­zagnesca dal1910 al1915 (Kirchner, Nolde, Ensor, Munch, "Jugend" e "Simplicissimus") ora non ser­vono, sono stati da lui superati. Fra il1917 e il1918 Bonzagni non ha debiti con nessuno, produce un lin­guaggio totalmente autonomo, in un rapporto di assoluta parita coi massimi pittori europei. Questa ·originalita dellinguaggio di Bonzagni venne rece­pita anche dai suoi con tern poranei: nel giugno 1917 alia Sesta Esposizione degli Acquerellisti Lombar­di la sua opera I mendicanti venne acquistata dal Co­rri.une di Milano per la Galleria d' Arte Moderna del Castello Sforzesco, mentre nell'esposizione autun­nale alia Permanente due opere dell'artista (Crepu­scolo d'Inverno e Ritratto della Signora Treves) ot­tennero lusinghieri apprezzamenti da parte dei cri­tici piu autorevoli su riviste qualificate come "Emporium" e "Naturae Arte"; altri giornali, pri­ma tiepidi col nostro, si dovettero ricredere: "Altre volte, nel fare qualche rilievo critico, d eravamo permessi di non condividere l'opinione dei piu che Aroldo Bonzagni fosse pili caricaturista che pitto­re [ ... ]Qui Aroldo Bonzagni ci presenta un 'Inver­no' dove afferma la sua qualita indiscutibile [. .. ] nel cogliere quella malinconia lieve che pes a su uomi­ni, personaggi e cose. Questa sua opera e piena di equilibria e di sentimento" 109•

Stessi consensi Bonzagni li otterra anche I' anno suc­cessivo, partecipando a ben tre mostre fino a pochi gior­ni dalla morte. Partecipa all' esposizione Milano vecchia e nuova, indetta dalla F amiglia Artistica, con la tela Ef /etta neve, oggi nella Galleria d' Arte Moderna di Mi­lano col titolo Nevicata in via Palestrina; espone alia Settzma Esposz'zione deglz' acquerellisti Lombardi ottenen­do una recensione su "Emporium" da parte dell'ami­co Federico Balestra, che si sofferma nella descrizio­ne di tre sue opere: Cieco, Preghiera del mendicante e Suonatore d'organetto110• Intanto, all'Accademia di Belle Arti, era gia in moto la macchina organizzativa

della Biennale di Brera, alia quale Bonzagni presenta due opere di grande formato , entrambe accettate: La serenata di Toselli e Rz/iuti (Rzfiuti della socz'eta). Que­ste due opere marcatamente espressioniste, pur ammes­se alia mostra, sono troppo moderne e innovative per la giuria dell' Accademia di Belle Arti: infatti non vin­sero alcun premio111 . Ottennero invece l'onore della cronaca, risultando fra le piu riprodotte, su giornali e riviste: "Naturae Arte" ed "Emporium" (quest'ulti­ma in particolare, attraverso uno scritto di Raffaele Cal­zini, critica la giuria, sostenendo che vi erano artisti si­curamente piu meritevoli, e tra questi indica proprio Bonzagni) 112• Questa Biennale di Brera fu !'ultima mostra alia quale Bonzagni partecipo. Come abbiamo rilevato, parallelamente alia pittura I' ar­tista non ha mai interrotto i rapporti con I' editoria e col settore dell'illustrazione, in modo particolare in quest'ultimo anno di guerra. Non va dimenticato il bel manifesto a colori Ed ora a voi Sottoscrivete!, pre­para to da Bonzagni all'inizio dell' anno per il Comi­tato d' Azione fra Mutilati, Invalidi e Feriti di guerra di Milano nell' ambito della sottoscrizione del Quin­to Presti to N azionale113 . Ma la parte piu significati­va, per quantita e qualita, nel campo dell'illustrazio­ne, Bonzagni la produsse per i cosiddetti giornali di trincea che, nella storia del giornalismo, hanna uno spazio particolare e autonomo. Mentre tutta la stam­pa nazionale era intenta a inform are il paese sull' an­damento della guerra, i giornali di trincea ebbero l'u­nico intento di dialogare coi soldati al fronte. Spesso le redazioni erano composte da militari o giornalisti in uniforme e gli articoli, piu che sviluppare l'infor­mazione, tendevano a svolgere azione di propagan­da in chiave umoristica, avvalendosi di aneddoti, fi­lastrocche, rime, racconti e soprattutto tante illustra­zioni. Le testate furono innumerevoli 114, alcune dalla veste editoriale decisamente povera e scialba, mentre altre presentano tavole a colori e collaborazioni pre­stigiose: "Elmetto", "La Fifa", "La bomba ... a pen­na", "La Tradotta", "La Trincea", "II Razzo", "La Ghirba", "S. Marco", "L'eco della trincea", "La Gi­berna", "La Bombarda", "II Montello", "Signorsl", solo per dtare le testate piu note. Bonzagni lavoro in­tensamente per "La Trincea" e "Signorsl". "La Trincea" si stampava a Milano nello Stabilimen­to Grafico Matarelli ed era destinata ai soldati del Grappa della Quarta Armata. Assieme alla "Tradot­ta" e uno dei giornali di trincea piu interessanti per la veste grafica e la ricchezza delle tavole a colori. II primo numero uscl nel gennaio 1918 e l'ultimo, dopo frentacinque numeri, il16 gennaio 1919. Dal 23 giugno 1918 Bonzagni compare almena undid volte con grandi tavole a colori: !'ultima, intitolata La /z'ne, si trova nel n. 28 del6 ottobre, esattamen­te ottantacinque giorni prima della sua morte. An­che "Signors!" era destinata ai soldati al fronte, piu

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precisamente all' Armata degli Altipiani. Era pub­blicata anch' essa a Milano dalla Societa Editoriale Milanese- Sezione Cartografica della Sesta Arma­ta, presentava una ricca veste editoriale e si avvale­va, oltre che di Bonzagni, della collaborazione d'il­lustratori come Vamba, Salvadori, Galanti e Bruno. Il giornale uscl dal27 giugno al20 novembre 1918, per unto tale di undici numeri, e la presenza dei di­segni di Bonzagni e predominante. A lui viene qua­si sempre affidata l'esecuzione della tavola di caper­tina o di quella in quarta di copertina, per un tota­le di tredici tavole a colori a piena pagina. Sono illustrazioni straordinarie per la qualita, la rapidita esecutiva e la cromia, il contenuto e sempre fero­cemente antitedesco. Nel numero 11-12 della rivi­sta (il cosiddetto numero della "Vittoria"), edito il 20 novembre 1918, si trovano le ultime due tempe­re di Bonzagni, eseguite pochi giorni prima della morte115 . A questi drammatici giorni, che dimo­strano come la malattia permise all' artista di esse­re operoso a pochi istanti dalla morte, si colloca Miss Germany, l'illustrazione che ragionevolmente puo essere considerata !'ultima di Bonzagni. Si trova nella rivista "Quadrifoglio. Numero Unico diNa­tale e Capodanno" della Prima Armata, stampato a Brescia alla fine di dicembre 1918. E un'allego­ria tragica della Germania affamata e ridotta a bran­deJJiii6. Sono momenti drammatid peril nord Italia e an­chela straordinaria vittoria della guerra passa in se­cond'ordine; il capoluogo lombardo e invaso da una micidiale epidemia di febbre spagnola: "AMi­lano muoiono come le mosche! Era la peste spagno­la [ ... ] In quei giorni Milano sembrava una citra de­vastata. Qualcosa di apocalittico e di misterioso". Venivano in mente certe pagine terribili dei Promes­si sposi, come ricordera Emilio Guicdardi, in par­tenza da Milano dopo una breve licenza: "Mi ac­compagno Aroldo alla stazione. Era tanto cambia­to anche lui! Ma splendeva sempre invitta la sua forza morale e me la riverso tutta nell' animo. A lui che mi voleva consolare potevo credere: 'Adesso sei capo famiglia! Vedrai, ti andra bene!'. 'Se ritorno'. 'Tornerai, tornerai'. 'E tu?'. Lo vedevo emaciato, pensoso: 'Qui tu vedi ... ' canterellava: 'Oggi ci so-no e domani me ne vo ... '. Fu proprio l'addio, per-che Aroldo Bonzagni moriva nel contagia, il30 di­cembre 1918 dopo la nostra grande Vittoria, men­tre fiorivano le speranze della pace e il pittore stava preparando un' esposizione di tutte le sue opere al­Ia Galleria Pesaro. Seppi che il trasporto era avve­nuto sotto la neve e la pioggia partendo dalla casa di via Eustachi e che, in mezzo a tanta gente, lo ave­vano seguito il pitocco Bonalumi e il Molinari col suo violino" 117.

Ancora piu forte d'emozioni e il testo dell'amico e

compagno di tante battaglie Leonardo Dudreville che si trova nel diario Il romanzo di una vita, dove descrive la visita a Bonzagni il giorno prima della morte: "Bonzagni e agli estremi; Bonzagni muo­re ... ! E una cosa veramente pietosa e tremenda! Fece Bresciani [l' ami co pittore col quale Bonzagni condivideva lo studio] con unlargo gesto della rna­no ... M'han detto, sl, ch'era a letto; rna non lo cre­devo a questo punto, disse Leone [Leonardo Du­dreville scrive in seconda persona il diario con lo pseudonimo di Leone] costernato. Che cos'ha in fin dei fatti? Cos'ha? Hache muore, cosa vuoi! Han par­Jato di pleurite, di polmonite, di 'spagnola' ... sa Dio cos'ha! ... Nessuno lo sa! E chilo cura? La Della Ro­vere. E quasi sempre al suo letto! Han provato a chia­mare anche altri; han provato di tutto. Ma quello se neva ... sene va ... sene va! Fece Bresciani con un accento duro e desolato battendo un piede a terra, con forza. Cristo! Fece Leone sordamente ... E lui? Lui? Parla pili che puo, pili che lo lasdan parlare. Pare voglia stordirsi. Anche iersera, tra gli altri, ha nominato proprio te. Diceva che ti vedrebbe tanto volentieri. Ma cosa vuoi! Tutti han paura. Uff! Sbuffo Leone con un lungo soffio di sprezzo. Maio ci verro, Cristo! Ci verro senz'altro, quest'oggi stes­so. Fai bene. Farai proprio una bella cosa anche per la mamma ... Me la immagino, povera donna! ... Morto lui che succedera in quella cas a? ... Come fa­ranno? Il fratello va a bottega, garzone non so do-ve, perche non vuole studiare ... E le sorelle? Dovran-no arrangiarsi, poverette! [ ... ] Mentre saliva le sca-le che conducevano alla modesta abitazione dell' ami co, Leone si sentiva invadere 1' animo di una crescente inquietudine ... Venne ad aprire proprio la madre. Ma, per fortuna, apparve anche il Bresciani che lo tolse dalla pena e dai lamenti di quel pove­ro, piccolo essere. Leone la conosceva molto bene e sapeva ch'essa viveva soprattutto per quel figlio [ ... ] Bonzagni giaceva supino, la testa appena un poco sollevata dai cuscini. Sorrideva dolcemente a Leo­ne d'un sorriso tremendamente scarno e terreo, te­nendo fuori dalle coltri una mano magra, lunga, os­suta, gia abbandonata dalla vita. Leone inghiottl in fretta un no do amaro che lo stringeva alla gola [ ... ] Tunon ti stancare, non parlare. Lo sai che non de­vi farlo, disse forte Bresciani ... Bisogna tenerlo co­me un ragazzino ... vuol sempre parlare, sempre chiacchierare ... raccontare ... Ma e tanto che so no a letto, io! Disse Bonzagni col suo diafano spettrale sorriso ... Bisogna guarire in fretta [disse Leone] Chissa quante cose, quanti lavori avrai progettato in questi giorni! [ ... ] Eh, sl! Disse debolmente il rna­Jato, interrompendo Leone. Ne avrei tante di idee ... Ma chissa... se riusdro. Non finl il suo pensiero. Ma certo che riusdrai, non dubitare disse in fretta Leo­ne per coprire quell' om bra di dubbio accennata dal

p

malato. Lo vorrei bene .. . alito debolmente l'altro .. . Come lo vorrei? Lo devi volere! [ ... ] Dall' altra stan­za giunse un sommesso parlottare con un cauto ru­rnore di passi. Apparve la Della Rovere con una so­retia di Aroldo. Leone si alzo per salutare ... Ciao Arol­do. Verro certo a trovarti molto presto. La prossima

volta starai meglio di sicuro e potro fermarmi pili a lungo ... Pens a a guarire e a null' altro. Senti an cora nella sua la de bole stretta di quella mano e si stacco dall' ami co [ ... ] Il giorno seguente Bonzagni si spe­gneva quietamente. Aveva finito di dipingere, di di­scutere, di sperare e di penare! "118

.

1 P.G. Baroni, Un ritmtto inedito su Giu­seppe Cevolani e Aro/JJJ Donzag11i, in Stu­di del Licea Ginnasio S!atale di Cento, Cento 1990, pp. 199-206. L. Scardino, Aroldo Bonzagni: un inedito carteggio fer­rarese, in F. Gozzi, Aroldo Bonzagni pit­tore e illustmtore, catalogo della mostra di Cento 1998-1999, Milano 1998. 2 F. Gozzi, op. cit., con testi di P. Pallot­tino, L. Scardino, V. Sgarbi. 3 Articolo non firma to, I /zmerali del pit­tore Bonzagni, in "Carriere della Sera", 1 gennaio 1919. ~ P.G. Baroni, Un ritratto inedito su Giu­seppe Cevolani e Aroldo Bonzagni, in "Stu­di del Liceo Ginnasio di Cento", 1990, p. 201 ; L. Scardino, op. cit., p. 65. 5 P.G. Baroni, op. cit., p. 200. 6 P.G. Baroni, op. cit., p. 200. 7 Elva Bonzagni sposo Francesco Poggi il31 ottobre 1946. sT. Nediani, Ilsalotto di]olanda, in "Gaz­zetta Ferrarese", 3luglio 1904, p. 1. 9 P. Bonzagni, Ricardo di Aroldo Bonza­g?Zi nel quarantesimo della sua dolorosa scomparsa, dattiloscritto composto da di· ciassette fogli numerati, Archivio Bonza­gni, Galleria d' Arte Moderna, Cento, 30 dicembre 1958, pp. non numerate. 10 A Cento, grazie alla presenza di due tea­tri, quello comunale gia aperto dal1861 e quello sociale attivo dal 1874, risulta molto vivace 1' attivita sia strum en tale che operistica. Vedi A. Orlandini, Cinque se­coli di musica nella terra di Cento, Cento 1989. 11 F. Gozzi, I maestri di Stefano Galletti a Cento e a Bologna, in AA.VV., Ingegno e sentimento. La scultura di Stefano Gallet­ti, catalogo dellamostra di Cento, Berga­mo 1995, pp. 135-143. 12 Di Marcello Mallarini a Cento sono conservati suoi busti, realizzati in terra­cotta o bronzo, nella Galleria d' Arte Mo­dem a Aroldo Bonzagni (1898), nella Pi­nacoteca civica (1891), nel municipio (1886) e nel cimitero comunale. Alcuni suoi dipinti sono invece presso raccolte private. Partecipo ad alcune mostre fra cui I:Arte all' esposizione del1898, Torino. 13 F. Gozzi, Il Guercino. Le stampe della Pinacoteca Civica, catalogo della mostra, Cento 1996. 14 D. Mahon, Giovanni Francesco Barbie­ri. Il Guercino, catalogo della mostra, Cento-Bologna 1991, n. 14. 15 F. Gozzi, Aroldo Bonzagni pittore e il­lustratore, cit., n. 129. 16 P. Bonzagni, op. cit., pp. non numerate. 17 P. Thea, I Futuristi a Brera, in Marinet­ti e il Futurismo a Milano, catalogo della

mostra di Milano, Palazzo di Brera, 10 ot­tobre- 18 novembre 1995, Roma 1995, p. 118. 18 L. Scardino, op. cit., p. 67. 19 P. Bonzagni, op cit., pp. non numera­

te. 20 L. Dudreville, Il romanzo di una vita, prefazione di C. Gian Ferrari , Milano 1994, p. 31. 21 P.G. Baroni, op. cit., p. 201. 22 P. Bonzagni, op. cit., pp. non nume­rate. 23 L. Scardino, op. cit., p. 68. 24 V. Colombo, Le piu belle opere d'arte esposte nelle mostre di Brera dal1869 a! 1910. Premi Principe Umberto, Milano 1911. 25 C. Carra, Lamia vita, Roma 1943, ri­stampato in C. Carra, Carlo Cami Tutti gli m·itti, a cura diM. Carra, Milano 197 8, pp. 607-756. Offre molti spunti per capi­re l'intreccio culturale nella Famiglia Ar­tistica con Bonzagni. 26 P. Bonzagni, op. cit., pp. non nume­rate. 27 G. Marangoni, Per un marta glorioso. Aroldo Bonzagni, in "Naturae Arte", Mi­lano 1920, p. 72. 28 G. Bisi, Mascheroni ironia· alta Mostra Umoristica, in "Gazzetta di Bergamo", 5 giugno 1913. 29 Aroldo Bonzagni, catalogo della mo­stra di Ferrara, Palazzo dei Diamanti, 1974, pp. non numerate. 30 P. Nicholls, Metamoifosi. La citta e zl pae­se della pittura italiana 1850-1950, Mila­no 1995, tav. 6. 31 Nell'Archivio della Pinacoteca Nazio­nale di Ferrara si trova la foto del ritrat­to di Gottardo Albanesi la cui ubicazio­ne attuale e sconosciuta. 32 Parco di Monza e un dipinto giovanile di Bonzagni che si trova a Cento in col­lezione privata e testimonia la sua pittu­ra en plein air. 33 F. Bellonzi, Aroldo Bonzagni, catalogo della mostra di Campione d'Italia, 1983. Autontratto e pubblicato nell' anti porta in­dican done l'ubicazione nella Galleria de­gli Uffizi di Firenze. 34 F. Gozzi, Aroldo Bonzagni pittore e il­lustratore, cit., n. 131. 35 Ivi, n. 2. 36 L. Scardino, op. cit., p. 69. n C. Carra, op. cit., p . 656. 38M. Ramperti, Bonzagni dopa quarant' an­ni, in "La Martinella di Milano", marzo­aprile 1958, p. 156. 39 P. Bonzagni, op. cit., pp. non nume­

rate. 40 F. Poli, Las cia il treno del Futurism a per

il tram dei poveri, in "Arte" , n. 225 , Mi­lano 1992, p. 97. '' F. Gozzi, Aroldo Bonzagni pittore e il­lustratore, cit., n. 176. 42 M. Giordano, Bibliogra/ia dei giornali Iombardi satinei e umoristici, Milano 1992. 43 F. Gozzi, Aroldo Bonzagni pittore e il­lustratore, cit. , n. 132. 44 C. Salads, Filippo Tommaso Marinetti, Firenze 1988, p. 104. 45 C. Salaris, Storia del Futurismo. Libri, giornalz; manz/esti, Roma 1992, p. 33. 46 C. Carra, op. cit., p. 656. 47 A. Palazzeschi, Man'netti e il Futurismo, prefazione a L. De Maria, Marinetti. Teo­ria e invenzione Futurista, Milano 1983, pp. XVIII-XIX. 48 C. Carra, Tutti gli scritti, p. 656-957. 49 M . Drudi Gambillo, T. Fiori, Archivi del Futmimzo, Roma 1958, p. 471. 5o Si veda Ia gustosa vignetta in G . Di Genova, Generazione maestri storici, to­mo I, Bologna 1993, p. 109, fig.134. Inol­tre una dettagliata descrizione della sera­ta con riferimenti anche a Bonzagni in G. Agnese, Vita di Boccioni, Firenze 1996, p . 186. 51 M. Drudi Gambillo, T. Fiori, op. dt.,

p. 472. 52 Aroldo Bonzagni, mostra antologica al Museo d'Arte Moderna Ca' Pesaro, Ve­nezia 1980, pp. non numerate. 53 A. Lancellotti, Le biennali veneziane del­l' anteguerra dalta I alta X, Milano 1926. 54 M. Drudi Gambillo, T. Fiori, op. cit., pp. 231. 55 L. Scardino, I:eccentnco firmatano Arol­do Bonzagni, in "Nuovi Argomenti", sup­plemento al n. 17, aprile 1986, p. 87. 56 G. Marangoni, I.:Esposizione Naziona­le di Brera, in "Natura e Arte", ottobre 1910, p. 488. 57 M. Drudi Gambillo, T. Fiori, op. dt., p.473. 58 G. Bisi, Arotdo Bonzagni, in "Gazzet­ta di Bergamo", 5 giugno 1913. 59 F. Gozzi, Aroldo Bonzagni pittore e il­lustratore, cit., nn . .12-13. 60 Ivi, nn. 5-6. 6 1 Articolo non firmato, La mostra della "Permanente" a Milano, in "Naturae Ar­te", 1911, I semestre, p. 289. 62 P. Pallottino, I colarz· della memoria, Bergamo 1992, tavv. 30, 34, 37, 42. 63 P. Bonzagni, op. cit., p. 3. 64 Ivi, p. 8. 65 G. Marangoni, Per un marta glon·aso. Aroldo Bonzagni, cit., p. 74. 66 P. Giacosa, I viaggi, in "Rivista Mensi­le del Touring Club Italiano", n. 1, gen­naio 1912 (sei illustrazioni).

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67 AA. W.,MilanoBrera 1859-1915, To­rino 1994, p. 73. 68 G. DiGenova, op. cit_, p. 165. 69 G. Macchi, I:Esposizione dei Ri/iutati, in "La Lombardia", 16 ottobre 1912. 70 Mostra Pittura Scultura Ri/iutata alla X Esposizione Nazionale dell'Accademia d£ Brera, Palazzo Cova, Milano, 15 ottobre - 15 novembre 1912, pp. non numerate. Una copia si trova nell' Archivio Bonza­gni, Cento. 71 AA. W., Milano Brera 1859-1915, cit., p. 94. 7 2

" ... A quel paese! ", settimanale politi­co satirico edito a Milano dal 22 dicem­bre 1912 (n. 1) al4 maggio 1913 (n. 18). Copia alia Braidense di Milano. 73 "InTramway",n.2,Milano, 11 gennaio 1913; Ia copia della rivista si trova a Cen­to, Galleria d' Arte Modern a Aroldo Bon­zagni. 74 F Gozzi, Aroldo Bonzagni pitt ore e il­lustratore, cit., n. 192. 75 Ivi, n. 193. 76 A. Lancellotti, Esposizzon£ artistiche: Ia II E:iposizione Nazionale d'Arte a Napoli, in "Emporium", n. 220, aprile, 1913, p. 318. Al riguardo c'e ancheun bell'artico­lo di R. Viviani, Ricordi di cinquant'anni /a, pubblicato nel "Nuovo Carriere degli Artisti" (n. 6, 20 giugno 1959), che ricor­da la mostra napoletana e anche uno spia­cevole incontro col sindaco di Milano Conte Greppi che, insensibile aile cose d'arte, non intendeva collaborare all'ini­ziativa. 77 G. Bisi, La Mostra Umoristica a Berga­mo, in "Emporium",n.222,giugno 1913, p. 476. 78 G. Bisi, Mascheroni ironici alla Mostra Umoristica, cit. 79 D. Alfieri, La Iotta dei mam/esti eletto­rali, in "L'iliustrazione Italiana", n. 44,2 novembre 1913, p. 434. 80 M. Ramperti, Bonzagni, in "L'Avan­ti!", 1 dicembre 1913. 81 L. Scardino, I: eccentrico firmatan'o Arol­do Bonzagni, cit., p. 90. 82 E. Bastelli, Aroldo Bonzagni. Lettere

BmLIOGRAFIA

G. lvfARANGONI, I:Esposizione Nazz'onale diBrera, in "Natura ed rute", Milano 1909-1910, fasc. 37, p. 749. Mostra Pittura Scoltura ri/iutata alla X Esposizione Nazzonale dell'Accademia di Brera, Palazzo Cova, Milano 1912. L. GIOVANOLA, La mostra milanese dei n·­/iutati, in "Emporium", 214, novembre 1912. X Esposizione Intemazionale d'Arte, cata­logo della mostra, Giardini di Castello, Venezia 1912. G. MACCHI, I:Esposizione dei Ri/iutati, in "La Lombardia", 16 ottobre 1912. G. Brsi, Mascheroni ironici alla mostra umonstica, in "Gazzetta di Bergamo", 5 giugno 1913. G. Brsr, La mostra umonstica a Bergamo,

dall'Argentina e altre lettere, introduzio­ne di V. Sgarbi, Acqui Terme 2005, p. 40. 83 P. Bonzagni, op. cit., p. 11. 84 G. Bonzani, Un architetto ossolano a Buenos Aires. II viaggio di Paolo Vietti Violi in Argentina. Storia di un progetto mai realizzato, in "Le rive ", bimestrale di cultura fra Piemonte e Lorn bardia, an­no XI, n. 5, settembre-ottobre 1997, pp. 50-52. 85 E. Bastelli, op. cit., p. 20. 86 A. Mussini, Aroldo Bonzagni, in "La Pa­tria degli italiani", 2 luglio 1914. 87 Articolo non firmato, Esposizione Bon­zagni, in "Giornale d'Italia", 4 agosto 1914. 88 Ibidem. 89 Ibidem. 90 O.E. Vazquez Lucio, Hzstoric: del hu­mor gra/ico y escrito en la Argentina, to­mo 1, Editorial Universitaria de Buenos Aires, 1901-1939, p. 267. 91 Articolo firmato "La Direccion", El cabdlao Bonzagni y szt..- pittura ?, in "El Zarro", n. 1, 2 settembre 1914, p. 6. 92 R. Togni, Aroldo Bom::agni dzsegnato­re di attualitii. La coL/aborazione a "El Zarro", in "Critica d'Arte", 1978, p. 140. 93 Articolo non firmato, Pueblo argenti­no, in "El Zorro", seconda di copertina, n. 2, 14 settembre 1914. 94 M. Fiorini, It genio in tutte le armi, in "ll Secolo XX", n. 7, luglio 1915, p. 662. 95 E. Guicciardi, Grazie Aroldol, in "La Martinella di Milano", marzo-aprile 1958, p. 162. 96 Almanacco Popolare Sonzogno, Milano

- 1916, p. 170. 97 F Gozzi, Aroldo Bonzagni pittore e zl­lustratore, cit., n. 241. . 98 Ivi, n. 124. 99 La prima edizione delle novelle venne edita da Cappelli nel 1908 e non presen­ta nessuna copertina illustrata, cosl pure Ia terza edizione del1921. Si veda F Goz­zi, ivi, n. 242. 100 M. Sarfatti, Arte di oggi, in "ll Secolo XX", n. 7, luglio 1916, p. 639.

in "Emporium", 222, giugno 1913, pp. 473-479. D. ALFIERI, La latta dei mani/esti elettora­li, in "lliustrazione Italiana", 44, 2 no­vembre 1913, pp. 432-434. M. RAMI'ERTI, Bonzagni, in "l'Avanti", 1 dicembre 1913. A. LANCELLOm, Esposizz'oni artzstiche: la II Esposizzone Nazzonale d'Arte a Napoli, in "Emporium", 220, 1913, p. 318. Aroldo Bonzagni, in "La patria degli ita­liani", Buenos Aires, 9 gennaio 1914. I. CONTINI, Aroldo Bonzagni, in "Caras y Caretas", Buenos Aires, 25 aprile 1914. XI Esposizione Internazionale d'Arte, ca­talogo della mostra, Giardini di Castello, Venezia 1914. A. MUSSINI,AroldoBonzagni, in "Gior­nale d'Italia", 4 agosto 1914. R. CENSORI, Bonzagni, in "Giornale d'I-

101 M. Ramperti, I:occhio diBonzagni, in "Arte Libera", 15 aprile 1916. 102 F. Gozzi, Aroldo Bonzagni pittore e il­lustmtore, cit., n. 245. 103 V. Brocchi, in "Stampa Sera", Torino, 6-7luglio 1959. 104 F Gozzi, Aroldo Bonzagni pittore e il­lustratore, cit., nn. 243-244_ 105 I vi, n. 246. 106 A. Albertazzi, La zia dei bersaglieri, in "La Lettura", n. 7, luglio 1918, pp. 471-477. F. Sacchi, Svizzera "Hall" dell' Euro­pa, in "La Lettura", n. 10, ottobre 1918, pp. 702-707. 107 R. Longhi, Aroldo Bonzagni. Fiori, Rocca San Casciano 1963. 108 A. Bonzagni, Un pittore mo1·to combc:t­tendo. GiovanniArdy, in "ll Secolo XX", n. 2, febbraio 1918, pp. 129-136. 109 Articolo non finnato nella rivista "Bian­co e Nero", Milano, 20 ottobre 1917. 11° F Balestra, La VII Esposzzione degliAr­tzstiLombardi, in "Emporium", n. 283, lu­glio 1918, p. 42. 111 Le4.000 lire del premioPrincipe Um­betto andarono all' opera La tavema di Sil­vio Bicchi, mentre le tre medaglie d'oro furono tributate ai dipinti 1914 - Belgio di Luigi Brignoli, Tramonto di Lazzaro Pa­sini e al busto in marmo Nazareno di Achille Alberti. 112 R. Calzini, Note alle premiazioni della Esposizione Nazionale di Brera, in "Em­porium", n. 286, ottobre 1918, p. 206. 113 P. Pallottino, Le immagini del salasso. Iconografica dei prestiti italiani di guerra 1916-1920, in "Bollettino del Museo del Risorgimento", Bologna 1991, pp. 21-41. 114 M. Della Volpe, Esercito e propagan­da nella grande guerra, Roma 1989, pp. 159-161. M. Masau Dan, Gzomalidiguer­ra e grandi /irme dell' illustrazione, in L' ar­ma della persuasione, Gorizia 1991, pp. 167-193. 115 F. Gozzi, Aroldo Bonzagni pittore e il­lustratore, cit., nn. 260-261. 116 Ivi, n. 262. 117 E. Guicciardi, op. cit., p. 163. 118 L. Dudrevilie, op_ cit., pp. 194-204.

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p

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Parole e pittura: una umanita ritrovata

Vittorio Sgarbi

Mi sonn scm pre chiesto come un pit tore guswso, ironico, satirico.' come Amldo Bonzagni, Ia cui vena bcffarda si era manifcsrnta in velocissimi cartclloni per lc vctrinc milancsi, e in vivacissillli ncquardli, illust razioni, curtulinc di irrcfrcnabilc fantnsia, pot.csse esscrc arrivato a chiudere la sua ricerca con opere malinconiche c dolenti come la Scrcnata, !a Ne7Jicata c i Rt/iuti della rocietd. Una vcrita dell e cosc. um• Lllllanitu in pcna, un<~ visione t ragica scm­hrnno garantire int ·nsira c foo.a m•uv11 ullc uiLimc opere tli un pim>rc dalla vi ta breve. N ll 'import:tnte gruppo di lett<::rc: ritmvare, qui raccohc e ordinarc da Elc:na Bastelli , rmvo una spicgnzionc: n quesut nuova rnpprc ·cn ta;d nc della condizione alb qual • l'artista si dispone.

Scrive cla Buenos Aires, dopo aver saputo della morte dell 'amico Fausto Valsecchi: "Non ho mai sentito come ora l'abbattimento, l'indifferenza per qucstn viro cosi o liosa, ch c nostra solamcnte per soffrirc, chc ci abbandona qmmdo In gioin scmbra eli ·cgnursi ncl vicino orizzomc [. .. 1 'he ironiu l Vienc if de.siderio della ribellione, if paros ismo ddln rnbbin, lc1 frcnesia di picchiarc, di maledirc, eli imprecarc! Chc scbcrt.o mi fa l<1 vita ! [ .. . ) Pcrche abbiamo Ia po sibilitii eli ridcre? Cos:~ c'entm il riso nella vita? f. .. J tl;ti a ~.·hi ride. Un iJiota ride scm­pre. AI mondo non si dcve esscre che seri. Accettare Ia vita con freddczza , con indifferenza, quasi con sdcgno [ . .. ] Anch'io da un pczzo non rido pill. Non voglio piu csscrc l'uomo spiriroso. Oispre;-.z i mici cartelJoni, disprczzo !'ironia, mi<t c nlrrui. Alrro non ammetro chc Ia veritil nuda e c:ruda. Ul vita ~ rnf · mente brurra chc if nostro riso sarcbbe pictoso [. .. ]'' . Ecco. In vcl"itii nud;,~ e cruJ:1 sa lire dai R1/iuti dcdltt sociela. Lo srruggcntc violinisra Evcrnrdo Mo­linari t'hc, p r strn Ia , cscguc Ia Sereno/a di. To ·clli , Ji 11 a poco pronto il tomarc ·ul mnrciapicde, sui lfllale si consumn Ia sua vita Jisp rat::~ . Eroi ncgativi

ai margini delhi itrtt ·be crcscc.:, ~.:em i c.: nd mini e i pulm~zi n ro cui i voluc "Ia vita ntrtb e rudn" , nmanita ch mt:rgc lnlla terra, cscc dalle /tlvt•la.r dispostc come una murngli;l per rcncrli scpanni dalle <.1tsc Jell a cit t~ ope rosa. dove vivc rifugintn un:~ populazionc eli fantasmi, • l'ifiuti " chc hanno b Jignitit di non picgarsi. L;t povcrt ii li rcll(ft: lihc.:ri e 1 otc.:nti. Bon~agni lw trent 'ann i non c piLl que I ro:iovanc.: sc1t · pcstmto c dandy ch ·j prcoccupll dci ca lz.oni Jci c.:ollctti dcll'b1j(b Lifa. ln Argentina ha capito che non ba ' ht nvcrc talento: "lo p r f:tre dci quat trini :1

palate, su ra necessaria chc rir rni qui in un alrro momenro, anziturt . pl1i con dell letter<: di 1 rcscn ­tmdone, poichc d;l :;of non posso prescntnrmi ''. Lc !eucre ci rivchmo un U{llll vivo, scnsibile, till'·

bat . L' America che ha sperato nllll <:'c, c if suo sogno d';u·tisra si c infnnro: ''L'Amcrica bocchcg­~in, attnwcr.sa un pcriudo di dcsolmdon ·! rJ con­traccolpo formid;lbilc ddlu veroognosa gucrm c:hc si combattc in Eumpll e StiHO qui violcntissimo. Banche chiusc, liccnziamenti in massa. Crediti so­., csi. fr;t di Dio !" Non c c mpito di Bonzagni giu­dicarc. rna lc sue idee sono chiarc, egli .si ribella alia gu t'l'tl: "Tmmagincrai chc ora non .si parlera pitt chc Ji guc:rra [. .. ] Non ~i lavora. non si pcnsa a nulla pii:1 sc non aJl,, guerra. Alia guerra! Quamo sono indi nato. Non vi m1scondo if mio malconrcnto c un po' anche Ia miu trisrczza, pitt per voi c:he sierc CQsti chc non per me" . La pcrsonalita Ji Bcm~;~gni in tuestc lett ere ;tpp:t re forte c risolutn non solo bcffarda c dissacratorhl, ma c bello e istnltt ivu lcggcrc delle su~.: intcmpcranzc clei suoi turbamen­ti. della l'Ua sponr.anc:a dichiarazionc conrro In guCI'· ra, contro wrtc le •ucrrc:. E allon1? Non rcsta che fi$s tll'C immagini che snranno d finitivc smctrcrf:t di schcrzar . Cosl un nuovo 13onzagni ci app:~rc oggi davanti.

1\roldo Bonzagni. lllltorzlratto, l<Jl6, olio su tela, 50 x 40 ern. C:olleziouc privat a.

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"Sacrifico, soffro, soffio, maledico, bestemmio, e adoro". L' epistolario Bonzagni

Iilena Bastelti

I mecenati del XXI secolo non sono piu, o non solo, colora che scoprono e proteggono gli artisti, rna co­loro che ne rendono imperitura la memoria attravcr­so la fruizione pubblica delle loro creazioni. II mece­nate moderno preserva l'arte attraverso la donazione delle opere ai musei e agli archivi. f: cia chc ha fatto l'avvocato torinese Luigi Tartagli­no, che innanzitutto ha comprato (e quindi salvato dall'oblio) una parte consistente del patrimonio do­cumentario appartenuto ad Arolclo Bonzagni, patri­monio che era stato gelosamente custodito fino alia morte da Elva, l'amati~sima sorella del pittorc, rna che poi fu miseramente disperso dagli eredi. In se­condo luogo, ncl2001, Tartaglino ha voluto regalare alla Galleria d'Arte Moderna di Cento un carteggio inedito comprendente cinquantacinque lettere scrit­te da Bonzagni alia madre e ai fratelli e sessantuno missive inviate a! pittorc e alla sua famiglia da amici, parenti e dalla fidanzata Ginetta Gignous. La lettura di questa epistolario ci ha offerto Ia possi­bilita di studiare l'attivitii del pittore, ma soprattutto di avvicinard alla personalita dell'uomo: anticonfor­mista e irrequieto, spavaldo e dbelle, intelligente e ironico, dandy e affascinante, doloroso e amaro rna insieme ottimista e positivo, legatissimo alia propria famiglia, contrario a ogni guerra, amante del bel mondo rna attratto costantemente dalla natura vera dei luoghi e degli uomini, fossero la pampa inconta­minata e i gauchos, il Mediterraneo, !'oceano, o anco­ra i bassifondi eli Buenos Aites popolati da tm uni­verso di operai, prostitute e poveracd.

"La dolorosa parentesi aperta nella rnia vita". Lettere dall' Argentina

1 gennaio 1914: Bonzagni sbarca a Buenos Aires. Ha ini:oio un anno cruciale della sua esistenza eli uomo e di artista. L' anno in cui scoppia 1a Prima guerra mon­diale- "la vergognosa guerra che si combatte in Eu­ropa" - e per il pittore centese un periodo estrema­mente produttivo rna, contrariamente aile aspettati­ve, destinato a concludersi miseramente. Attraverso la lettura delle trentanove missive inviate da Bonzagni alia famiglia frail dicembre 1913 e il gennaio 1915, siamo in grado di ricostruire con una

certa precisione quello che fino a oggi era stato il pe­riodo piu incerto della biografia del pittore: il sog­giorno argentino.

La partenza periJ Sud America diventa per Bonzagni il viaggio delle grandi speranze e della disillusione pill cocente, Ia triste parabola che dalle aspettaLive di fama e ricchezza lo fa precipitare nella poverta e ncl­l'amarezza, tanto da fargli scriverc: "Spero ritornan­do di cbiudere la dolorosa parentesi aperta nella mia vita".

II soggiorno argentino viene determinato dall'inte­ressamento dell' ami co Nino Nicoli Carminati, che a Buenos Aires collabora con il noto architetto Prins: "Se vi dicessi che Nicoli non ha quasi bisogno di me ti meraviglieresti, ma io non direi che Ia verita. Egli in verita mi ha fatto offrire gentilmente il mezzo di venire costl per farvi qualche bel guadagno in poco tempo come spero di fare. Il lavoro per Nicoli si ri­duce a due o tre insignificant[ acquarelli: tutto que­sto naturalmente e bene non si sappia da nessuno, e mi raccomando la discrezione" . Bonzagni e l'amico architetto Paolo Vietti Violi ven­gono invltati nella capitale argentina per realizzare la progettazione e la decorazione della nuova sede so­ciale del Jockey Club, l'istituzione che amministrava l'ippodromo argentino. A questi progetti pero non segue una realizzazione concreta, tanto che Vietti Violi rientrera in Italia tra fine marzo e inizio aprile, mentre Bonzagni scrivera. alia famiglia: "Con Prins le cose sono andate in malo modo". Sfumato l'affare Prins, Bonzagni non perde tempo: oltrc all'esecuzione di died "cartelloni reclame" per la Campania General de Fosforos, s'interessa alia possibilita di realizzarc diversi dip inti che rappresen­tino !'Argentina all'Esposizione di Panama. A causa della decisione del ministro dell'Istruzione pubblica di commissionare opere d'arte solo ad artisti argenti­ni, Bonzagni vedra pen) naufragare anche questa possibilita lavorativa. A questo pun to il pittore inizia a prospettare ai fami­liari 1' intenzione di realizzare una mostra personale­"Il perche della mia venuta in America comincia da oggi in poi. I:esposizione sarebbe il coronamento di tanti sacrifizi che ho tutti qui, di tanto trafficare, di tanto agire" -,per la quale afferma di lavorare ala ere­mente, e richiede l'invio di opere da casa. "Lavoro

sempre con crescente lena, e con maggiore conti­nuita. Ho preparato e sto prcparando dei quadri che faranno epoca". La nccessita di dipingere lo spinge a isolarsi presso le "estancias" di due ricchi possidenti argentini (prima a Solanct, poi a Beruti) nella pampa sconfinata, in mezzo ai gauchos: "V'assicuro che non mi manca nulla in fatto di ospitalita, tuttavia e per me una vita di sacrifizio, alla quale mi sottometto con serenita, perche intanto lavoro. Avrete immaginato voi stessi chc per fare la mia esposizione non avevo che picco­le cose, quindi ho dovuto approfittare dell'occasione che ccrto non capita sovente di ritirarmi dal mondo, dico dal mondo, perchc qui non c' c ncssuno, nc don­ne ne uomini". Bonzagni affronta l'esposizione con spirito ottimista, prospettando alla madre successi e guadagni: "Ora io ho una settantina di lavori fra i quali quindici qua­dri di una certa dimensione, nuovi fatti qui oltre a una fila eli disegni acquarelli ecc. incorniciati tutti a spero piu di un migliaio di lire. Ad ogni modo non me ne rincresce. Ho pronta una squadra eli quadri che devono fare un successo strepitoso. Lamia espo­sizione deve fare clamore. Ho tutta Ia stampa, l'alta, s'intende dalla mia. Buenos Aires attende con impa­zienza lamia presentazione in pubblico. I giornali mi hanno montato e tutto fa prevedere in un esito straordinario malgrado la crisi. Ho gia parecchi com­pratori i quali daranno illoro contributo all'esposi-. " zwne .

In realta i compratori saran no ben pochi, a causa del­le gravissime ripercussioni che lo scoppio della Pri­ma guerra mondiale aveva determinato nella realta economica argentina. "Lamia esposizione e stata inaugurata i13 agosto dal ministro d'Italia con numeroso intervento di pubbli­co. Un successo vero e grandioso, rna chc importa? L' America boccheggia, attraversa un periodo di de­solazione! 11 conttaccolpo formidabile della vergo­gnosa guerra che si combatte in Europa c stato qui violentissimo. Banchi chiusi, licenziamenti in massa. Crediti sospesi. Ira di Dio! Quanto sono sfortunato! Dopo tanti sforzi, dopo tanto lavoro, tanto sacrifizio, eccone il compenso!!" La penuria di denaro impedisce il rientro di Bonza­gni in It alia. Ma il nostro non demorde e an cora una volta risolleva le proprie sorti, questa volta fond an do un settimanale umoristico, "El Zorro": "Ora abbia­mo fondato un giornale. Ha avuto molto successo e continua sempre crescendo. L'unica mia speranza l'ho riposta in quello quale la min unica an cora di sal­vezza. Se naufragasse anche quella ... mi farei rimpa­triare ... anche in terza ... capirai, tutto e straordina­rio in questi momcnti angosciosi per l'umanita". Illavoro per "El Zorro" prosegue, almeno fino al de­cimo numero, rna Ia crisi argentina sempre pili grave

e Ia preoccupazione per le sorti della famiglia co­stringono Bonzagni a un rientro ben poco glorioso: "L'America va aggravandosi giorno per giorno scm­pre maggiormente. Il suo stato c disperato. Ness uno fa pit! nulla. La situazione qui e indescrivibile. E mol­to se si riesce a sfamarsi. To sono capita to nel momen­ta piu tcrribilc che abbia mai passato la Repubblica. Io dunque sono moho sfortunato. Mi consolo veden­do la miseria altrui che c anche piu feroce della mia. To in fondo non sto male se non fosse la preoccupa­zione di tutti voi che non mi lascia tranquillita. Co­raggio dunque, l'epoca del ritorno s'avvicina". II 16

febbraio 1915 sbarcher~ a Genova. Scorrendo il carteggio argentino si possono rintrac­ciarc spunti comici, come Ia vicenda dell'abito del celebre sarto Raffaelli chc Bonzagni si fa spedire da Mllano: Aroldo chiede un vestito leggero rna dal mo­mento in cui questo arriva a Buenos Aires diventa motivo di una serie di rimbrotti che ritornano per di­verse lettere (" Avete fatto malissimo a mandarmelo per posta. Ilo dovuto pagare 50 lire di dogana"; "Tl vestito e brutto leggerissimo, qui fa gia freddo"; "Fra le altre cose non mi entra nelle spalle"; "Cerco di venderlo a qualcuno se troven)"; "lo credevo fosse un vestito blue, almeno"; "Ora c fatta, non ne parlia­mo pili e aJ ogni modo non mandatemi piu nulla ne vestiti ne paletot"; "Immaginate che fa gia fred do e io ho quel vestitino trasparente"; "11 vestito di Raf­faelli non sono ancora riuscito a venderlo"); o ritagli eli un rapporto estremamente affettuoso che unisce Aroldo alla mamma e alla sorellina Elva (leggiamo per escmpio che Elva usa il cuscino del fratello sen­za volerne cambiare la fed era per sentirsi piu vicina a lui). Ma cii) che affascina maggiormente in queste lettere e Ia scoperta di quello che potremmo definire il testamento spirituale e artistico di Bonzagni. Commentanclo la notizia della prematura morte del­l'amico Pausto Valsecchi, giornalista e critico d'arte, il pittore, avvicinandosi al Leopardi delle Operette morali, scrive: "Non ho mai sentito come ora l'abbat­timento, l'indifferenza per questa vita cosl. odiosa, che e nostra solamente per soffrire, che ci abbando­na quando la gioia sembra disegnarsi nel vicino oriz­zonte. Che ironia! Viene il desiderio della ribellione, il parossismo della rabbia, Ia frenesia di picchiare, di maledire d'imprecare! Che scherzo mi fa Ia vita! Cer­co piu che mail Perche abbiamo Ia possibilita di ri­dere? Cosa c'entra il riso nella vita? Il riso none for­se dell'incoscienza? Chi puo dire di ridere sincera­mente? II riso none o un'abitudinc o un moto invo­lontario, o una smorfia lasciataci dalle generazioni lontane quando i tempi erano forse pili felici? Chi puo essere responsabile del proprio riso? Guai a chi ride. L'idiota ride sempre. Al mondo non si deve es­sere che serii. Accettare la vita con freddezza con in­differenza quasi con sdegno. Cosl vedete. Anch'io da

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un pezzo non rido piu. Non voglio piu essere l'uomo spiritoso. Disprezzo i miei cartelloni, disprezzo !'iro­nia, mia e altrui altro non ammetto che Ia verita nu­da e cruda. La vita c talrncnte brutla che il nostro ri­so sarebbe pietoso, Ia vita c cos( ironica che Ia nostra ironia sarebbe meschina". lronia e dolore rimangono i fondamenti di tutta l'ar­te di Bonzagni. Ironia e dolore generano quella sati­ra tragica che ritruviamo in T comandamenti di Dio e in G'!i Urmi e gli altri, dove il pittore rappresenta con apparcntc leggerezza gli avvenimcnti della guerra in tutta Ia lora drammatica portata. "Ironia, satira e do­lore" e il rnonumento funebre che lo scultore Wildt ha volulo dedicare alia memoria dcll'amico Aroldo Bonzagni.

"Amico mio adorato". Lettere di Ginetta Gignous

II Secondo nucleo dell' epistolario e costituito da trentau·e appassionate missive di Ginctta Gignous, Ia fidanzata segreta di Bonzagni. Questo carteggio ha inizio nel dicembre 1913, quando Aroldo parte per !'Argentina lasciando Ginetta in Lm abisso di malin­conia e dolore. "lo non ti posso seguire, vorrei almena che dalle tue lettere io potessi avere la sintesi della tua vita cost!, per poterla poi immaginare, interamente. Che mi giungesse un soffio della tua anima, per poter rico­struire tutto te stesso". Nelle lettere scritte durante il1914, l'anno della lon­tananza, questa affascinante e intensa figura femmi­nilc- che fra 1' altro fu immortalata da Bonzagni nel­la bella tempera Aroldo, Gin etta e Popi (Torino, col­lezione privata) - ci rivela tutta la poesia del suo af­fetto autentico e incondizionato. Ai momenti di no­stalgia e pianto e ai tirnori che Ia loro relazione segre­ta possa essere scoperta, Ginetta alterna dichiarazio­ni d'amore assoluto, quasi a rassicurare il fidanzato della sincerita dei propri sentimenti: "No, Aroldo, la distanza, !'oceano non mi ha allontanata, rna nella sofferenza acuta e continua per il distacco io ho sen­tito quello ehe tu sei per me, ho sentito tutto il cam­biamento che ha operato in me il nostro am ore che e l'unica ragione di vita. Ma tu lo sai e devi sentire in ogni momenta chela tua donna (ti piace che mi chia­mi cosl?) esiste per l'alito eli vita che tu Ie trasmetti, per capirti, per sen tire Ia grandezza, Ia bellezza della vita chc si agita in tc". L'intensita della passione non acceca Ginetta, che non manca di rimproverare Bonzagni peri suoi tradi­menti: "So che hai avuto delle awenture amorose (gia quando hai un'avventura tu non senti altro che il bi­sogno di comunicarla a tutti) c ti faccio lc mie congra­tulazioni. Io invece ti sono fedele, e gli omaggi, Ia cor-

te, l'ammirazionc degli altri, non mi fanno proprio nessun effetto. Ma, io sono una sentimentale, io del mio am ore nc ho fatto il mio ideale, e l'ho posto cost in alto che tutte le meschinita della vita, non riescono neppure a sfiorado. E ne sono orgogliosa, non sono come te che ti fai un mcrito d' cssere poco lcale". Questa novella Eloisa si commuove e ci commuovc per iltrasporto e la purezza della sua nobilissima pas­sione, per U lirismo delle emozioni espresse nelle sue lctterc. "Aroldo, Aroldo, io stcndo le mic braccia per acco­glierti contro il mio petto. Perc he tu senta lo spasimo del mio cuore, perche le nostre lagrime siano confu­se, perche tu senta che questa piccola creatura che ha da te Ia vitae tua, soltanto tua. Ah! Ti potessi dare un po' di conforto! Baciami anche tu Aroldo! Raccogli­le queste Iacrime che verso per te!" Dopo il ritorno di Bom:agni dall'Argentina la relazio­ne fra i due subisce negli anni interruzioni e riprese, fra distacchi, disinteresse e insensibilita di lui e delu­sione, amarezza e allontanamento di lei. "Perche Aroldo, questo nostro desiderio continuo e violento non ha la forza di awicinarci come io voglio e come tu vuoi? Quale he volta penso che an cora non ci amiamo e che siamo due creature troppo indipen­denti. Forse non ci uniremo mai? Eppurc io sono tua e nessuno avra mai tutto quello che tu hai avuto da me" (1915). "Addio, ti porgo le labbra per uno di quei baci su­perficiali e un po' amari, che ci diamo prima di la­sciarci dopo esserci insultati a vicenda. Hanna un sa­pore speciale, e ora ripensando mi pare che abbiano ben definito il carattcrc del nostro legame" (1917). Ma nonostante i rimproveri, nonostante i toni distac­eatati (si passa dal "Mio carissimo amico" al "Caro Bonzagni"), nonostante lc frasi tiepidc e pacate, Gi­netta per tutta la vita rimane adorante e devota di Aroldo, desiderosa di essere "un caldo raggio di so­le" per Ia sua vita. "L'unica cosa che ha veramcnte un'importanza gran­de nella mia vitae il mio amore per te, e nell'assopi­mento momentaneo della passione sento aurnentare l'amicizia, l'affetto e forse anche Ia stima. E ne godo. Nella frenesia chc prima m'ha fatto tanto soffrire io sentivo la mancanza di tutto questo ora invece ritor­nata serena sen to a poco a poco il nostro amore farsi completo. E il dolore che ha operata questo cambia­menta? E iJ tempo chc ha santificato il nostro affet­to? Non te lo so dire. Questo soltanto mi par di sen­tire, che se un giorno la vita ci dovra dividere o se do­vessero avere fine tutti i desideri dei nostri sensi, noi non ci odieremo ne ci dimenticheremo, rna Ia bellez­za del nostro amore terra sempre vivo un legame che pott·a anche essere spirituale. E a dispetto di tutto e di tutti io sono e saro la donna nata per amarti e per completarti".

Ancora in una delle ultime lettere spedite a Bonzagni (22 luglio 1918), Ginetta scrivc: "Oh dio! Aroldo, devo esserc innamorata. Mi scruto, m'interrogo non capisco nientc rna sento un gran vuoto, un vuoto in­finito. Mi rammarico di esscr partila d'averti lasciato e non ho che un desiderio ... averti qui con me" .

"Per avere mie notizie era necessaria venisse Ia neve ... rna queUe ~ono fredde come questa". Miscellanea

L'ultimo capitolo del carteggio Bonzagni e quello comprendente trentacinquc lcttcre scritte in vari an­ni da diversi amici e conoscenti c dal pittorc stesso. I limili cronologici entro i quali si susseguono lc mis­sive sono il1909 e il1918. L'incipit c rappresentalo da una lettera del Gabinetlo del sindaco eli Cento con Ia quale vengono assegnate nl pittore 60 lire per "continuazione di studi". l:epilogo e costituito da un biglietto spcdito da un amico della Galleria Pesaro chc, venuto a conoscenza della malattia di Bonzagni, il21 dicembre 1918 gli inoltra "un augurio di pron­ta e completa guarigionc". Purtroppo il pittore roo­rid dopo poehi giorni, il30 dicembre. Spiccano all'interno di questa sezione Io scambio

epistolare fra Bonzagni e scrittori o editori suoi com­mittenti, che ci chiariscono Ia gcnesi di diverse ope­re del nostro: la corrispondcnza con Virgilio Brocchi per le illustrazioni dei suoi clue romanzi La bottega degli scandali (1916) e Casa di Pazzz; Cara di Santi (1917); la missiva inviata all'editore Rava per comu­nicargli il successo ottenuto da I wmandamenti eli Dio (1915); i biglietti scrirti a Rosti in relazione a di­verse imrnagini preparate per la rivista "In Tram ­way" (1912- 1913). Un posto particolare merita una cartolina, scritta nel 1918 da Acqui Terme, in cui un personaggio molto noto nel panorama cullurale e politico italiano, Mar­gherita Sarfatti, raccomanda a Bonzagni un non mc­glio precisato vaso: pare dunque che Bonzagni abbia realizzato per la giornalista una decorazionc vascolarc. Tutta Ia breve esistenza di Bonzagni e vissuta all' in­segna dell'impegno profuso per rcalizzare dipinti, disegni, cartelloni, copertine di riviste, della costan­tc preoccupazione di trovare commissioni, dell'an­sia frcnetica e caparbia di vendere, guadagnare, di risalire il crinale della poverta sempre incombente. Un'esistenza spesa per "figurare finalmente in un'e­sposizione che consacrera la mia arte, per Ia quale sacrifico, soffro, soffio, maledico, bcstemmio, c adoro".

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Un ringraziamento particolare a Giacomo Bonzani, Maurizio Caprara, Fausto Coz­zi, Paola Morselll; Vittorio Sgarbi.

Biglietto di ritorno Buenos Aires - Genova rilasciato ad Aroldo Bonzagni il21 gennaio 1915.

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