AQ21

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Giancarlo Tomaselli - p. 4 Maria Rita D’Agostino - p. 4 G.M.G. - p. 6 Briciole d’Arte - p. 6 Monica Micolini - p. 8 Loredana Marano - p. 8 Mario Indri - p. 9 Segreteria telefonica e fax: 0431 35233 Sito internet: www.altaquotaonline.org Direttore Responsabile: Andrea Doncovio Redattori: Simone Bearzot, Norman Rusin, Giuseppe Ancona, Lorenzo Maricchio, don Moris Tonso, Sandro Campisi, Alberto Titotto, Silvia Lunardo, Vanni Veronesi, Andrea Folla, Sofia Balducci, Christian Franetovich, Giovanni Stocco, Marco Simeon, Alessandro Morlacco, Marc Puntel Progetto grafico, impianti e stampa: Graphic 2 - Cervignano Centro Giovanile di Cultura e Ricreazione “Ricreatorio San Michele” via Mercato, 1 - 33052 Cervignano del Friuli (UD) www.ricreatoriosanmichele.org Integrazione: idea inadeguata di Norman Rusin Non mi piace l’idea di integrazione. È un concetto sbagliato e voglio tentare di spiegare il perché. Quando accogliamo uno straniero nel nostro paese, la prima esigenza che ci si presenta è quella di garantirgli protezione e diritti. E per farlo è necessario che egli comprenda la nostra lingua, in modo che possa capire le nostre leggi, che capisca le nostre tradizioni e i nostri costumi, con cui diamo fondamento alle nostre leggi. Questo significa integrare lo straniero nella nostra cultura. Ma alla fine del percorso, lo straniero non è più tale e noi accettiamo di ospitarlo soltanto a condizione che diventi uno di noi. Paradossale. Potremmo allora accettarlo senza che questo segua il percorso appena descritto? Non c’è bisogno che rispetti le nostre tradizioni, i nostri costumi, le nostre leggi? Inaccettabile. Credo che la soluzione migliore sia stata descritta dal filosofo inglese John Stuart Mill nel suo Saggio sulla libertà in cui dice che «Gli esseri umani avranno molto da guadagnare se ciascuno tollererà che gli altri vivano come meglio credono, invece di vivere come meglio credono gli altri». Tolleranza e libertà. Due parole che suonano ... continua a pag. 5 Anno 4 Numero 21 Luglio - Agosto 2008 Periodico bimestrale gratuito - Tiratura 1.000 copie - Autorizzazione Tribunale di Udine n. 15 del 15 marzo 2005 CERVIGNANO Integrazione all’australiana di Simone Bearzot Nell’immagine in prima pagina, accanto alle fotografie degli stranieri di casa nostra, c’è un ‘intruso’. Si tratta di Salvatore Manuele, italiano di nascita, australiano d’adozione; per la precisione, la persona che mi ha ospitato durante la permanenza ‘in famiglia’ alla Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney. Un incontro breve, casuale, estemporaneo, ma inserito in un contesto e in una situazione peculiare. Più di tutto, un esempio per comprendere e definire meglio l’integrazione. Salvatore, originario di Enna, è arrivato in Australia una cinquantina di anni fa. Una storia come tante, segnata dalla povertà e dalla speranza in un futuro migliore. Giunto agli antipodi, ha conosciuto Santa, nata a Taormina, e l’ha sposata. Oggi vivono in una bella casa alla periferia di Sydney, in un tranquillo quartiere residenziale in stile britannico. Tre figli dal nome italiano ma australiani a tutti gli effetti, sposati con ragazze ‘autoctone’. Aussie, come si dice da quelle parti. Qui sorge il problema. Si tratta di una famiglia integrata? E soprattutto, quanto e a quale prezzo? Partiamo da un dato di fatto: sicuramente, Salvatore e Santa sono buoni... continua a pag. 12 IMMIGRAZIONE E STRANIERI di Vanni Veronesi Chi sono, cosa fanno, come vivono gli stranieri a Cervignano: è quanto affronteremo in questo numero di Alta Quota, in cui avrete modo di leggere le ultime statistiche sulla presenza straniera nella nostra città, ma soprattutto la voce dei protagonisti. Assieme ad alcune riflessioni che riguardano tutti noi: dagli spunti di Norman Rusin (a sinistra) all’interessante esperienza di Simone Bearzot (a destra), che ci racconta la storia di Salvatore Manuele; ovvero, quando a migrare eravamo noi italiani. alle pagine 2, 3, 4 e 5 MAROCCO Assan e Abdul, a Cervignano da 27 e 10 anni CROAZIA Dalla Dalmazia a Cervignano... con la passione per il calcio! ITALIA Salvatore e Santa, dalla Sicilia in Australia ROMANIA Alexandru, 20 anni, dal 1994 in Friuli

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Anno 4 Numero 21 Luglio - Agosto 2008 Periodico bimestrale gratuito - Tiratura 1.000 copie - Autorizzazione Tribunale di Udine n. 15 del 15 marzo 2005 Salvatore e Santa, dalla Sicilia in Australia Assan e Abdul, a Cervignano da 27 e 10 anni Alexandru, 20 anni, dal 1994 in Friuli Dalla Dalmazia a Cervignano... con la passione per il calcio! continua a pag. 12 continua a pag. 5 Loredana Marano - p. 8 alle pagine 2, 3, 4 e 5 Monica Micolini - p. 8 Giancarlo Tomaselli - p. 4 di Vanni Veronesi

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Giancarlo Tomaselli - p. 4

Maria Rita D’Agostino - p. 4

G.M.G. - p. 6

Briciole d’Arte - p. 6

Monica Micolini - p. 8

Loredana Marano - p. 8

Mario Indri - p. 9

Segreteria telefonica e fax: 0431 35233 Sito internet: www.altaquotaonline.org Direttore Responsabile: Andrea Doncovio Redattori: Simone Bearzot, Norman Rusin, Giuseppe Ancona, Lorenzo Maricchio, don Moris Tonso, Sandro Campisi, Alberto Titotto, Silvia Lunardo, Vanni Veronesi, Andrea Folla, Sofia Balducci, Christian Franetovich, Giovanni Stocco, Marco Simeon, Alessandro Morlacco, Marc Puntel Progetto grafico, impianti e stampa: Graphic 2 - Cervignano

Centro Giovanile di Cultura e Ricreazione “Ricreatorio San Michele” via Mercato, 1 - 33052 Cervignano del Friuli (UD) www.ricreatoriosanmichele.org

Integrazione: idea inadeguata di Norman Rusin

Non mi piace l’idea di integrazione. È un concetto sbagliato e voglio tentare di spiegare il perché. Quando accogliamo uno straniero nel nostro paese, la prima esigenza che ci si presenta è quella di garantirgli protezione e diritti. E per farlo è necessario che egli comprenda la nostra lingua, in modo che possa capire le nostre leggi, che capisca le nostre tradizioni e i nostri costumi, con cui diamo fondamento alle nostre leggi. Questo significa integrare lo straniero nella nostra cultura. Ma alla fine del percorso, lo straniero non è più tale e noi accettiamo di ospitarlo soltanto a condizione che diventi uno di noi. Paradossale.Potremmo allora accettarlo senza che questo segua il percorso appena descritto? Non c’è bisogno che rispetti le nostre tradizioni, i nostri costumi, le nostre leggi? Inaccettabile. Credo che la soluzione migliore sia stata descritta dal filosofo inglese John Stuart Mill nel suo Saggio sulla libertà in cui dice che «Gli esseri umani avranno molto da guadagnare se ciascuno tollererà che gli altri vivano come meglio credono, invece di vivere come meglio credono gli altri». Tolleranza e libertà. Due parole che suonano ...

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Anno 4 Numero 21 Luglio - Agosto 2008 Periodico bimestrale gratuito - Tiratura 1.000 copie - Autorizzazione Tribunale di Udine n. 15 del 15 marzo 2005

CeRViGNANo

Integrazione all’australiana di Simone Bearzot

Nell’immagine in prima pagina, accanto alle fotografie degli stranieri di casa nostra, c’è un ‘intruso’. Si tratta di Salvatore Manuele, italiano di nascita, australiano d’adozione; per la precisione, la persona che mi ha ospitato durante la permanenza ‘in famiglia’ alla Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney. Un incontro breve, casuale, estemporaneo, ma inserito in un contesto e in una situazione peculiare. Più di tutto, un esempio per comprendere e definire meglio l’integrazione. Salvatore, originario di Enna, è arrivato in Australia una cinquantina di anni fa. Una storia come tante, segnata dalla povertà e dalla speranza in un futuro migliore. Giunto agli antipodi, ha conosciuto Santa, nata a Taormina, e l’ha sposata. Oggi vivono in una bella casa alla periferia di Sydney, in un tranquillo quartiere residenziale in stile britannico. Tre figli dal nome italiano ma australiani a tutti gli effetti, sposati con ragazze ‘autoctone’. Aussie, come si dice da quelle parti. Qui sorge il problema. Si tratta di una famiglia integrata? E soprattutto, quanto e a quale prezzo? Partiamo da un dato di fatto: sicuramente, Salvatore e Santa sono buoni...

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IMMIGRAZIONE E STRANIERI

di Vanni Veronesi

Chi sono, cosa fanno, come vivono gli stranieri a Cervignano: è quanto affronteremo in questo numero di Alta Quota, in cui avrete modo di leggere le ultime statistiche sulla presenza straniera nella nostra città, ma soprattutto la voce dei protagonisti. Assieme ad alcune riflessioni che riguardano tutti noi: dagli spunti di Norman Rusin (a sinistra) all’interessante esperienza di Simone Bearzot (a destra), che ci racconta la storia di Salvatore Manuele; ovvero, quando a migrare eravamo noi italiani.

alle pagine 2, 3, 4 e 5

MaroccoAssan e Abdul, a Cervignano

da 27 e 10 anni

croaZIaDalla Dalmazia

a Cervignano... con la passione per il calcio!

ITALIASalvatore e Santa,

dalla Siciliain Australia

roMaNIaAlexandru,

20 anni, dal 1994 in Friuli

IL PUNTO SU...IMMIGRAZIONE IN ITALIA

Immigrazione in Italia: le statisticheAttualmente, lo studio più approfondito sulla presenza di stranieri nel Belpaese è il Primo Rapporto sugli immigrati in Italia del dicembre 2007, a cura del Ministero dell’Interno. Ebbene, ecco alcuni dati rilevanti:• Gli stranieri in Italia sono 2.938.922, pari al 5% della popolazione.• Dal 2003 al 2007 l'aumento complessivo della presenza straniera in Italia si attesta all'89,7%: una cifra impressionante. A livello di crescita, il primato spetta alla Campania, con un + 127% (da 43.202 a 98.052 stranieri residenti), mentre la Lombardia rimane al primo posto per il numero di immigrati residenti (728.647), distanziando di svariate centinaia di migliaia tutte le altre regioni. • Per quanto riguarda la concentrazione di stranieri in rapporto alla popolazione totale, la provincia di Prato s'impone con il suo 10,7%, superando di gran lunga il 5% di media nazionale: merito delle sue industrie tessili, che richiamano moltissima manodopera, soprattutto cinese.

La parte più interessante, però, riguarda le varie nazionalità di provenienza, illustrate nello schema sottostante:

Sbalorditiva la differenza, per la comunità ucraina residente in Italia, fra maschi (23.058) e femmine (97.012): fotografia perfetta dell’immenso flusso nel nostro paese di colf e badanti provenienti proprio dall’Ucraina.Già, le colf e le badanti. I sindacati confederali le stimano in 1,5 milioni totali: stima esagerata, secondo i dati della Caritas e del Ministero dell’Interno, che parlano invece di circa mezzo milione. In ogni caso, la cifra è altissima e ci parla di un mondo che sta diventando parte integrante della famiglia del Duemila.

La clandestinitàQuanti sono gli immigrati clandestini in Italia? Per forza di cose, quantificarli con precisione è impossibile, ma si stima 650.000. Il Governo, come sappiamo, ha deciso di promuovere una stretta sulla clandestinità, che da pochi giorni è diventata aggravante di reato grazie alle misure del pacchetto sicurezza, approvato al Senato il 22 luglio. Il 24 luglio, inoltre, il ministro Maroni ha esteso a tutta l’Italia lo stato d’emergenza per l’afflusso di clandestini, spiegando, come riporta il sito internet del Messaggero di Roma (30 luglio), che «nel primo semestre del 2008, contrariamente alle previsioni ottimistiche, le persone sbarcate in Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna, sono state 10.611, mentre nello stesso periodo del 2007 erano 5.380. I dati complessivi relativi al 20 luglio di quest’anno registrano arrivi per 13.102 unità». Il ‘sogno italiano’? Per molti, pare proprio che esista.

VANNI VERONESI

� DIAMO LA PAROLA TRE INTERVISTE PER

- Quando sei arrivato in Italia e qual è stato il primo impatto?«In un certo senso la mia famiglia si è trasferita in Italia per scelta di vita. Dopo la rivoluzione del 1989, la situazione della Romania è completamente cambiata, consentendo a tutti una maggiore libertà. Mia madre, campionessa internazionale di tennis da tavolo, arrivò a Trieste nel 1990 con un contratto da allenatrice, ed il resto della famiglia la seguì negli anni successivi. Io sono arrivato nel 1994, e dopo alcuni anni ci siamo trasferiti a San Giorgio di Nogaro, dove abitiamo tuttora, anche se conosco molto bene la realtà di Cervignano. Paradossalmente, l’impatto più significativo non è stato l’arrivo a Trieste, città di confine e da sempre cosmopolita, ma piuttosto il trasferimento a San Giorgio: per me, abituato a vivere in una grande città come Bucarest, è stata davvero una grossa novità! - E poi, com’è continuato il tuo percorso in Italia?«Nel ’94, appena arrivato, sono stato iscritto alla prima elementare qui in Italia. Dopo le elementari vennero le medie e poi l’iscrizione all’Istituto Tecnico per il Turismo di Lignano. Gli anni delle scuole superiori sono stati indimenticabili, sia per la formazione che ho ricevuto, sia per le esperienze che ho potuto vivere. Tanto per farti un esempio, nel 2005 ho partecipato all’organizzazione dell’EYOF, le giornate olimpiche della gioventù europea, tenutesi proprio a Lignano. L’anno scorso mi sono diplomato con il 100 e lode, una grande soddisfazione. Per questo mio risultato sono stato invitato a Roma, assieme ad altri ragazzi, per essere premiato dal Presidente della Repubblica e dall’ex Ministro Fioroni».- Complimenti! Attualmente, che attività svolgi?«Sono iscritto a Scienze Internazionali e Diplomatiche, anche se ultimamente non sto seguendo tantissimo i corsi. Oltre a questo, collaboro con varie aziende italiane e romene, svolgendo attività di interprete e promuovendo le attività di aziende italiane in Romania e viceversa. Si tratta, in realtà, di un’attività piuttosto varia, non inserita in un quadro professionale definito: ad esempio procuro i contatti ad aziende italiane che vogliono aprire delle filiali in Romania. Infine, nel mio paese di origine sto seguendo alcuni corsi di marketing, e partecipo alla promozione dell’immagine della Romania. Di recente ho collaborato con le autorità, prendendo parte anche a delle trasmissioni televisive».- Da quanto mi dici, sembra che tu torni spesso in Romania. L’immigrazione rumena ha creato non poche polemiche negli ultimi tempi, tu cosa ne pensi?«Sono molto legato al mio paese, e torno a Bucarest almeno due o tre volte l’anno, sia per salutare parenti ed amici, sia per motivi di lavoro e studio. Per quanto riguarda l’immigrazione rumena in Italia, la situazione è molto più complessa e variegata di quanto sembri. In primo luogo, bisogna tenere conto della provenienza geografica delle persone: la Romania non è un paese omogeneo, ma presenta al suo interno forti differenze, soprattutto tra la città, più avanzata, e la campagna, ancora molto arretrata. Per fare un esempio, il divario è simile a quello che esisteva tra la Milano degli anni ’60 e le campagne della Sicilia nello stesso periodo. Questa differenza spiega la diversità di cultura e mentalità, anche tra cittadini rumeni presenti in Italia. Nel parlare di criminalità, poi, bisogna ricordare che le strumentalizzazioni della stampa

- Da dove venite e da quanti anni siete in Italia? «Veniamo dalla Croazia, precisamente dalla Dalmazia, dalle parti di Zara; siamo in Italia da circa sette - otto anni». - Come mai avete scelto di venire ad abitare qui a Cervignano e non, magari, in una città? «Noi all’inizio eravamo tutti a Trieste, dove si trovava la maggior parte dei nostri connazionali; successivamente, ci siamo spostati verso questa zona, dove abbiamo trovato lavoro in diverse ditte come meccanici, muratori, elettricisti, idraulici... Cervignano è una realtà abbastanza tranquilla, dove poter crescere la famiglia con i figli; il lavoro l’abbiamo trovato senza troppi problemi nelle vicinanze e quindi siamo rimasti volentieri in questo paese». - Dopo diversi anni che siete qui vi sarete fatti un’opinione sui cervignanesi o comunque sui friulani in generale… «I friulani sono persone molto in gamba: se tu dimostri di essere onesto ti vengono incontro senza problemi e ti aiutano ad inserirti nel tessuto sociale. Noi possiamo dire che ci siamo sempre trovati bene con la gente del paese, con i vicini di casa abbiamo instaurato un ottimo rapporto: quando c’era bisogno di qualcosa si sono dimostrati sempre disponibili a dare una mano. Dal punto di vista burocratico non abbiamo avuto grosse difficoltà, anzi: qualcuno di noi, dopo aver passato qualche anno in affitto, adesso ha comprato casa». - In futuro ritornereste in Croazia oppure pensate di rimanere qua? «Diciamo che da un punto di vista affettivo è logico che il richiamo dei nostri cari ogni tanto si faccia sentire, e questo è del tutto naturale; però, per come stanno adesso le cose, qui stiamo bene e faremo crescere qui la famiglia». - I vostri figli come si trovano nelle nostre scuole? «Noi abbiamo figli alle elementari e all’asilo e ci siamo trovati bene sin dall’inizio, le insegnanti sono sempre state gentili e disponibili, i bambini riescono ad ottenere ottimi risultati per quanto riguarda il profitto ed inoltre si sono fatti molti amici nelle varie classi: meglio di così non si può chiedere...» - Secondo voi vivere da emigrato nel nostro tempo risulta difficile? «Come già ho sottolineato prima, noi non abbiamo mai avuto problemi, nemmeno per quanto riguarda il lavoro, il permesso di soggiorno e l’inserimento in questa realtà, anche perché alcuni di noi sono arrivati qua già con un mestiere e una casa. C’è da fare un distinguo, a nostro avviso, rispetto ad una ventina di anni fa, quando c’era ancora la guerra fredda, i controlli erano molto più serrati e quindi non c’era la libertà di passare i confini. Oggi invece, con l’Europa unita e la conseguente apertura delle frontiere, i controlli sono diminuiti e quindi molta gente proveniente dall’Europa dell’Est ha approfittato della situazione per entrare in Italia, magari senza autorizzazione e senza lavoro. Poi, purtroppo, per una parte di questi che delinque ci vanno di mezzo tutti gli stranieri in generale! Secondo noi lo Stato Italiano dovrebbe essere più severo proprio nei confronti di questa fetta di gente, con delle leggi più rigide, come accade in Germania per esempio». - Vi ringraziamo per la chiacchierata e speriamo di vedervi sempre nei nostri campi da gioco.«Grazie a voi, attendiamo l’apertura del campo in sintetico!»

SANDRO CAMPISI

Gli stranieri nella nostra città stanno aumentando di numero. Questa constatazione di fatto è corroborata da una serie di dati, che denotano una crescita esponenziale di immigrati a Cervignano, prendendo in considerazione anche il solo 2007. Nel viaggio cittadino che abbiamo intrapreso alla scoperta di questo variegato mondo di etnie, lingue, usanze e religioni diverse dalle nostre, abbiamo scelto tre fra le comunità straniere più numerose. Ed ecco

allora i Rumeni, qui rappresentati non proprio da un Cervignanese, bensì da un Sangiorgino; quindi i Croati, che abbiamo trovato - cosa frequentissima - nei campi da gioco del Ricreatorio; infine i Marocchini, e per loro abbiamo scelto i più famosi in assoluto, «quelli della Coop di via Roma», come li conoscono tutti, figli di un paese che nella sua lunga e dolorosa tradizione di emigrazione è divenuto ormai proverbiale. Ecco le testimonianze dei diretti interessati.

«L’Italia dev’essere più severa verso gli stranieri che delinquono»

Un gruppo di croati, da 7-8 anni a Cervignano.

Variazione annuale dei permessi di soggiorno in Italia

«La chiave di un’integrazione riuscita? La capacità di adattarsi»

Intervista ad Alexandru Padure, 20 anni, dal 1994 in Friuli

Nella foto in alto: due degli intervistati durante una partita del torneo di calcetto

in Ricreatorio (maggio 2008)

sono spesso nocive, soprattutto per chi vive e lavora onestamente. Inoltre, anche se non ci sono giustificazioni per un atto criminale, bisognerebbe tenere conto della situazione di chi lo commette, e questo è particolarmente vero per gli immigrati».- Come vedi il rapporto tra Italiani e Rumeni? Hai dovuto sopportare episodi di razzismo?«Non posso negare che ci siano stati momenti di difficoltà, credo dettati più dall’ignoranza che da vero e proprio razzismo, ma nel complesso mi sono sempre trovato bene in Italia. La chiave di un’integrazione riuscita, secondo me, è la capacità di adattarsi alla situazione che si trova nel paese che ti ospita, senza pretendere subito di cambiarla. In un certo senso mi stupisce che tra gli italiani, popolo di emigranti, ci siano delle difficoltà ad accettare gli stranieri, ma bisogna anche dire che le autorità italiane non sono state in grado di arginare gli eccessi del fenomeno immigrazione. Un lavoro assieme al governo rumeno sarebbe potuto iniziare già 10-15 anni fa, mentre purtroppo i provvedimenti sono arrivati troppo tardi, anche a causa della scarsa disponibilità della controparte rumena».- Per concludere, una domanda sulla realtà locale: esistono comunità rumene a Cervignano?«Nella nostra zona non esistono delle vere e proprie comunità, presenti invece nelle città più grosse, come Udine o Trieste. Nonostante la presenza numerosa, infatti, i miei connazionali hanno spesso poco tempo da dedicare alla vita sociale, oppure non si incontrano per le differenze interne di cui ti ho già parlato. In altre zone d’Italia la situazione è diversa: ci sono casi in cui un intero paese della Romania si trasferisce, nel tempo, in una città italiana, creando un’identità molto forte. Nella nostra zona, comunque, il centro di aggregazione più significativo è dato dalla chiesa ortodossa rumena di Udine».

ALESSANDRO MORLACCO

- Perché siete venuti in Italia?È Assan a rispondermi: «Perché in Marocco mancava il lavoro. Vivevamo in una città a circa 100 km da Casablanca e io fino a vent’anni ho studiato, poi però la povertà e la mancanza di lavoro mi hanno spinto a venire in Europa, attraverso la Spagna, in treno. Giunto in Italia, ho girato per tutto il Friuli - Venezia Giulia, ma alla fine mi sono stabilito a Cervignano, poiché mi ci trovavo bene».- Parliamo della vostra permanenza in Italia: lavoro e famiglia.«Ultimamente la situazione non è facile: il lavoro è molto calato e gli affari non vanno benissimo, ma riesco comunque a vivere discretamente e a mettere da parte del denaro da inviare a mia moglie e mio figlio in Marocco. Loro sono rimasti là, è stata una mia decisione, perché mi sembrava la soluzione migliore. D’altra parte io torno spesso in Marocco a trovare la famiglia e, ora come ora, la situazione nel mio paese è migliorata rispetto a quando io partii: c’è meno povertà, si vive meglio».

La situazione è diversa per il fratello di Assan, Abdul Majid: «Io vivo qua con mia moglie e mio figlio. Lui è appena nato, ha pochi mesi ed è un cittadino italiano a tutti gli effetti. Crescerà e frequenterà la scuola italiana: diventerà un vero italiano, insomma».- Integrazione: come vi trovate in Italia?«Benissimo, la convivenza qui è facile, perché la gente ormai ha fiducia in noi, conoscendoci da tanti anni». Affermazioni che conducono alla perfetta quintessenza del loro pensiero, da entrambi più volte ripetuta: «Se uno si comporta bene, si trova bene. Se uno dimostra rispetto, ottiene rispetto». Mi racconta Assan: «La gente non ci guarda più con sospetto, sono abituati a noi e sanno che ci siamo sempre comportati bene. Recentemente è capitato addirittura che una signora che stava entrando alla Coop mi abbia lasciato in custodia i suoi due figli piccoli. Spesso succede invece che la gente mi affidi le borse della spesa, se deve lasciarle un momento».- Insomma, non vi sentite discriminati? Trovate facile vivere insieme agli italiani? Mi risponde Assan: «Sì, senza dubbio, ormai io e mio fratello ci sentiamo italiani. Ti basti pensare che quando ci sono le partite della nazionale italiana faccio il tifo quasi più degli italiani ‘veri’. E poi considero questa città la mia casa: se sono lontano da Cervignano provo nostalgia. Certo quando sono qua mi manca il Marocco e la mia famiglia, tutto quello che ho lasciato là, ma poi quando sono là mi manca Cervignano, è inevitabile».- Secondo voi, è più facile integrarsi in una grande città o in una piccola comunità come Cervignano? «Non saprei» risponde Abdul, «noi siamo sempre vissuti a Cervignano e ci siamo trovati bene, ma il principio credo che valga in generale. Se uno si comporta onestamente, può vivere bene dovunque. Credo dipenda anche dal carattere del singolo e dal tipo di lavoro che vuole fare».- Parliamo della vita sociale, delle feste: come passate il vostro tempo libero? Conoscete a Cervignano altri marocchini?«Io ho anche amici italiani» dice Abdul «e comunque non è difficile socializzare con gli italiani. Di marocchini ne conosco, sì, ma a Cervignano non ce ne sono moltissimi. Ci sono i nostri cugini: qualcuno fa l’operaio, qualcun altro il venditore come noi. Le feste le passiamo per lo più in famiglia, oppure andiamo in Marocco dai parenti: non stiamo con gli altri marocchini in comunità chiusa, se è questo che intendi».Assan invece mi guarda sorridendo: «Io sono qua dalle sette di mattina alle sette di sera, e quando chiudo la bancarella vado diritto a casa. Comunque anch’ io, quando ci sono occasioni di festa, di solito vado in Marocco a trovare la mia famiglia».- Passiamo alla religione: com’è essere musulmani in un paese cattolico? Cosa pensate della convivenza fra cattolici e musulmani?Risponde Assan: «Io credo che ognuno dovrebbe avere la libertà di fare quello che preferisce, in fatto di religione. Io sono musulmano, ma, anche nel mio paese, non c’è particolare integralismo. Io pratico, certo, ma prego da solo, perché a Cervignano non c’è un moschea; ci sono andato giusto un paio di volte a Monfalcone, in occasione di festività importanti».Anche suo fratello Abdul è dello stesso avviso: «Io personalmente non ho mai subito intolleranze religiose né tantomeno razziali e ho sempre potuto praticare in libertà la mia religione». - Per restare in tema, cosa pensate del problema dei crocifissi nelle aule scolastiche?«Quelle sono cose che non mi interessano» risponde sempre Abdul. «Sono solo sciocchezze. Io dico: siamo in Italia, dobbiamo rispettare gli Italiani e le loro tradizioni, non possiamo mica cercare di cambiarle! Se a un immigrato queste tradizioni non vanno bene, può anche tornarsene al suo paese. Se stiamo qui, dobbiamo adattarci». - Per concludere, un vostro pensiero sulla diffidenza nei confronti degli stranieri, spesso connessa al tema dell’immigrazione.Abdul: «Io penso che sia importante che una nazione accetti gli immigrati che vengono a lavorare: sono una ricchezza in più. E poi gli italiani non si devono dimenticare di aver avuto loro stessi una lunga tradizione di emigrazione. Penso che un paese che si chiuda del tutto all’immigrazione dia un’impressione di razzismo. Per quello che riguarda la diffidenza verso lo straniero, è normale che ci sia, anche se è spesso ingiustificata: fra gli immigrati ci sono delinquenti come ce ne sono fra i cittadini italiani. Noi marocchini non siamo mica tutti criminali: anche nel mio paese c’è la brava gente e ci sono i delinquenti, e non è assolutamente vero che solo quest’ultimi vengono in Italia!».

MARCO SIMEON

AI PROTAGONISTITRE COMUNITà STRANIERE

Gli stranieri nella nostra città stanno aumentando di numero. Questa constatazione di fatto è corroborata da una serie di dati, che denotano una crescita esponenziale di immigrati a Cervignano, prendendo in considerazione anche il solo 2007. Nel viaggio cittadino che abbiamo intrapreso alla scoperta di questo variegato mondo di etnie, lingue, usanze e religioni diverse dalle nostre, abbiamo scelto tre fra le comunità straniere più numerose. Ed ecco

allora i Rumeni, qui rappresentati non proprio da un Cervignanese, bensì da un Sangiorgino; quindi i Croati, che abbiamo trovato - cosa frequentissima - nei campi da gioco del Ricreatorio; infine i Marocchini, e per loro abbiamo scelto i più famosi in assoluto, «quelli della Coop di via Roma», come li conoscono tutti, figli di un paese che nella sua lunga e dolorosa tradizione di emigrazione è divenuto ormai proverbiale. Ecco le testimonianze dei diretti interessati.

IL PUNTO SU...STRANIERI A CERVIGNANO

Una città sempre più variegataAnche in una piccola realtà come Cervignano, gli spunti per un’indagine sull’immigrazione non mancano. Ecco, innanzitutto, alcuni numeri: • Totale stranieri: 1013• di cui maschi: 521• di cui femmine: 492• di cui minorenni (nati dopo il 31/12/1989): 215 (124 maschi; 91 femmine)• di cui nati in Italia (tutte le età): 101 (56 maschi; 45 femmine)• Numero di famiglie con almeno uno straniero: 475• Numero di famiglie con intestatario straniero: 380

Nazionalità per nazionalità, ecco la situazione all’anagrafe aggiornata al 31/12/2007:

STATO DI PROVENIENZA MASCHI FEMMINE

Albania 73 39Argentina 1 1Austria 2 6Belgio 0 1Bielorussia 2 5Bosnia-Erzegovina 61 49Brasile 1 3Bulgaria 2 2Camerun 1 0Cina 17 20Colombia 8 10Croazia 111 88Cuba 0 8Ecuador 0 1Egitto 2 0Estonia 0 3Etiopia 0 3Federazione Russa 0 4Filippine 3 3Francia 0 2Germania 4 5Ghana 1 0Gibuti 0 1Guatemala 1 2Kenia 1 0Lettonia 0 1Macedonia 25 14Malta 0 1Marocco 39 21Moldova 2 7Nigeria 0 1Polonia 13 15Portogallo 0 1Regno Unito 4 3Repubblica Ceca 1 2Repubblica Dominicana 0 2Repubblica Slovacca 1 6Romania 57 60Serbia 12 13Slovenia 7 10Somalia 1 0Spagna 0 3Stati Uniti d’America 1 1Sudan 1 2Svizzera 2 0Thailandia 0 2Tunisia 9 5Ucraina 6 30Ungheria 1 5Uzbekistan 0 1Venezuela 0 1Yugoslavia 48 29

Piccola indagine socio-urbanisticaQualche mese fa, in occasione del Torneo di calcetto, il Ricreatorio ha ospitato numerose squadre composte da persone provenienti dai paesi della ex-Jugoslavia: un’affluenza straordinaria, che francamente ci ha stupito, tanto per i numeri, quanto per la sostanziale novità. In redazione, allora, ci siamo domandati se queste comunità siano davvero fuse nel tessuto sociale della città, oppure se, in un certo senso, ‘facciano gruppo’ a sé. Interviste a parte, ci è parso interessante verificarlo a livello urbanistico: dove abitano gli stranieri di Cervignano? Esistono concentrazioni - passateci il termine forte - da ‘ghetto’ oppure no? Il risultato, pur nella non scientificità di quest’indagine, è a suo modo interessante.Le zone maggiormente abitate da stranieri sono senz’altro i quartieri periferici, come la zona della Capoia e soprattutto i nuovi isolati sorti nella Turisella, dove c’è una certa concentrazione di persone provenienti dalla ex Jugoslavia. In centro, gli immigrati vivono specialmente nelle zone della posta e della stazione dei treni, ovvero quelle con i costi d’affitto più bassi. In generale, comunque, non si notano concentrazioni ‘da ghetto’: la distribuzione degli stranieri nella nostra città pare davvero essere uniforme.

VANNI VERONESI E MARC PUNTEL

«Se uno si comporta bene, si trova bene.Se uno dimostra rispetto, ottiene rispetto».Intervista ad Assan e Abdul Majid a Cervignano

rispettivamente da 27 e 10 anni

Abdul

Assan

� punti di vista

Quando si parla di immigrazione, bisogna parlare anche di quelle associazioni che lavorano a favore dei cittadini stranieri, cercando di facilitare il loro inserimento sociale, culturale e lavorativo nella realtà locale. Abbiamo incontrato Giancarlo Tomaselli, responsabile del circolo delle ACLI, per capire in che modo questa associazione si adoperi a favore di chi viene visto dai più come ‘diverso’.

- Quali servizi offrite ai cittadini stranieri? «Offriamo principalmente due tipologie di servizi: il servizio Sportello immigrati e il servizio ACLI Colf. Il primo è una consulenza data a persone straniere extracomunitarie che hanno bisogno di regolarizzare la loro posizione in Italia; riguarda per lo più problemi di carattere legale e prende in considerazione la normativa vigente. Si rivolge a situazioni non regolari o a persone e situazioni regolari che hanno però necessità di una variazione o di un ampliamento, ad esempio per ricongiungimento familiare o per il rinnovo del permesso di soggiorno.ACLI Colf è invece un servizio di consulenza per quanto riguarda le collaborazioni familiari; si rivolge a persone con situazioni regolari che vogliono lavorare nel settore. L’ACLI è in contatto con il Centro per l’impiego dal quale riceve una lista con la richiesta di lavoro; il nostro compito è dunque quello di avvicinare il lavoratore e il datore e di offrire assistenza per i contratti di lavoro.Oltre a questi due servizi, organizziamo attività di carattere sociale per avvicinare la comunità locale e i cittadini extracomunitari, devo dire con grandi difficoltà.

Nel 2006 a Cervignano e nel 2007 a Palmanova l’ACLI, in collaborazione con il Comune, ha organizzato una festa per promuovere quello che fanno le associazioni e l’Ambito Distrettuale, di cui fanno parte 18 comuni e di cui Cervignano è capogruppo».- C’è quindi una collaborazione tra aCLi, altre associazioni e Comuni? «Sì, collaboriamo con il Comune e abbiamo finanziamenti da parte del Comune per le attività da noi organizzate in base a convenzioni fatte nel piano di zona, ma è ancora troppo poco. Nell’ambito dei vari Comuni, l’Ambito Territoriale collabora con altre organizzazioni inserite sul territorio per quanto riguarda l’immigrazione: con la ALEF, che è l’analogo del servizio ACLI immigrati all’interno della CIGL, con la Caritas di Palmanova, con l’associazione ‘Vicini di casa’, che aiuta a trovare una casa, e con altre organizzazioni di Udine che hanno il ruolo di mediatori culturali. Ognuno lavora all’interno del progetto immigrazione nel suo ambito e compito».- i vostri servizi sono conosciuti? Gli stranieri ne approfittano? «I servizi sono conosciuti, anche se molti si rivolgono a noi grazie al passaparola o perché una persona conosciuta, appartenente alla loro stessa etnia, ne ha già usufruito. Offriamo due ore alla settimana per il servizio Sportello immigrati e due per ACLI Colf, anche se spesso le ore diventano tre perché c’è tanta gente: spesso ci sono file

di 15-20 persone. Se dovessi quantificare l’affluenza ai nostri servizi, direi che in un anno si va dalle 500 alle 1000 persone».- si riscontrano diversi approcci, diverse esigenze, a seconda del paese d’origine?«C’è una tendenza, negli stranieri, a creare dei gruppi etnici che interagiscono tra loro. Qualche differenza c’è: i marocchini, ad esempio, sono molto ben inseriti a Cervignano e quindi con loro la comunicazione è più facile, ed è più semplice rapportarsi anche perché sono persone molto estroverse. Un altro gruppo etnico molto numeroso è quello dei cinesi. Con loro è più difficile instaurare un rapporto e si rivolgono a noi soprattutto per la regolarizzazione. C’è poi il gruppo dell’Europa orientale, che è il più ‘smaliziato’: sono i più affini a noi, usufruiscono dei nostri servizi con più facilità, soprattutto per quanto riguarda gli avvicinamenti familiari, e sono quasi tutti già inseriti all’interno della comunità».- Quali sono i problemi più frequenti di queste persone? «I loro problemi sono soprattutto problemi finanziari; ci sono famiglie numerose, in continua espansione. Le loro paure, le loro domande sono: “Come possiamo vivere? Come possiamo risolvere i nostri problemi sanitari?”. Queste persone spesso vivono con redditi bassissimi, ma sicuramente esiste anche tanto lavoro nero».- E noi italiani, o in particolare noi Cervignanesi, come accogliamo gli stranieri? «Si riscontra ancora molta difficoltà da parte della gente ad accettare il ‘diverso’. È quasi normale che uno straniero trovi una specie di blocco all’entrata. Quello che si dovrebbe portare avanti è un discorso di accoglienza e di solidarietà. Spesso, uno dei motivi per i quali c’è astio e diffidenza verso lo straniero è il fatto che questi sia avvantaggiato nell’assegnazione delle case popolari; subito si è allora portati a pensare che gli stranieri “ci portano via tutto”».

SILVIA LUNARDO

aCCOGLiEnZa E assistEnZa

intervista a Giancarlo tomaselli, responsabile del circolo locale delle aCLi

a sCuOLa d’intEGRaZiOnE

intervista a Maria Rita d’agostino, referente delle scuole medie per l’integrazione degli stranieri

L’integrazione a scuola? Dipende dall’aiuto degli insegnanti, ma soprattutto dalle attitudini proprie dei ragazzi e dalla presenza della famiglia alle spalle. Ne abbiamo parlato con Maria Rita D’Agostino, la referente della scuola media ‘Randaccio’ per l’inserimento degli studenti stranieri nella struttura educativa nostrana.

- Qual è la sua esperienza in questo settore?«Tengo questo incarico dal 2001. Prima di iniziare, ho rivisto i dati relativi ai flussi di studenti stranieri, a partire da quelli della ex Jugoslavia. Si può dire che Cervignano è sempre stata sollecita al discorso immigrazione. In passato, abbiamo avuto grossi problemi con i ragazzi albanesi, in gran parte clandestini e senza una famiglia alle spalle. Negli ultimi anni, invece, c’è maggiore eterogeneità: i nuovi studenti provengono dai Paesi dell’est, dalla Polonia e dalla Romania, dalla Croazia, ma anche da Marocco, Tunisia, Colombia e Cina». - Qual è il primo approccio di studenti e famiglie alla realtà italiana?«Con i ragazzi che arrivano già scolarizzati è tutto molto più semplice; quando invece nel paese di origine vi sono scuole ‘anomale’, come nel caso del Marocco, nascono difficoltà legate non solamente all’apprendimento della lingua italiana. Bisogna scindere l’integrazione come lingua dall’integrazione come cultura e adattamento. Detto questo, il primo approccio con gli studenti stranieri e le loro famiglie avviene a livello di segreteria: ai genitori viene spiegato il funzionamento della scuola, le regole per quanto riguarda il libretto, le assenze e quant’altro. Tutto questo è stato tradotto nelle sette lingue più comuni, per venire incontro a chi non conosce ancora l’italiano».- Quali sono invece i passi successivi?«Nella fase seguente risulta fondamentale la figura

del mediatore, il quale si occupa della traduzione, dall’italiano alla lingua del ragazzo, di tutta una serie di informazioni, comprese le indicazioni didattiche precedenti fornite dagli istituti di provenienza: in questo modo è possibile comunicare sin dalle prime fasi dell’incontro. Infine, c’è l’ingresso in classe, che viene mantenuta o meno a seconda della scelta della famiglia, al termine di un periodo di prova di venti giorni circa. Di solito, cerchiamo di inserire il ragazzo in classi dove vi siano altri stranieri, perché questo aiuta l’apprendimento della lingua e la comunicazione. La programmazione è personalizzata e consiste nell’insegnamento dell’italiano e in un programma semplificato delle altre materie: storia, geografia, scienze, talvolta le lingue».- in media, quanto tempo ci mette un ragazzo straniero ad imparare le basi dell’italiano?«Dipende dalla provenienza. Se l’alunno ha alle spalle una famiglia che si interessa e che lo segue, questo aiuta molto. Solitamente, se un ragazzo arriva a settembre, nel giro di tre o quattro mesi ha una buona base di comprensione. Per quanto riguarda la fase attiva, ovvero la conversazione, dipende anche dalle caratteristiche di ogni singolo ragazzo: i più timidi ci mettono di più, quelli che invece ‘si buttano’ e provano imparano in fretta». - Come reagiscono i ragazzi italiani all’inserimento di un compagno straniero?«Bene, sono molto disponibili e si sentono partecipi. Per questo tipo di attività collaboriamo con due cooperative

di mediazione, Cevi e Cesi. Se, ad esempio, dobbiamo inserire un marocchino, viene in classe un mediatore che illustra il paese d’origine del nuovo alunno, con usi, costumi, tradizioni popolari. Il ragazzo stesso racconta agli altri le proprie esperienze: in questo modo, gli studenti italiani si sentono coinvolti e si crea un interessante confronto. Per i polacchi, ad esempio, la nostra scuola è ‘molto buona’ rispetto alla rigidità dei loro istituti».- Quanto conta la personalità del singolo?«L’inserimento è sempre soggettivo: un ragazzo polacco è diventato in poco tempo uno dei leader della sua classe. Veloce nell’apprendere, è ora un traino per i compagni più deboli. Dipende dal carattere: un alunno di origine albanese è stato eletto rappresentante, votato dai suoi compagni, e sta avendo ottimi risultati giocando a calcio. Lo sport, da questo punto di vista, è un grande strumento d’integrazione. Diciamo che la scuola può aiutare per il 40%, ma il restante 60% dipende dai ragazzi: questo vale ovviamente anche per gli italiani».- Ci sono problemi di tipo culturale nell’inserimento di un ragazzo straniero?«Abbiamo avuto il caso di una bambina tunisina che non poteva mangiare in mensa, assieme ai suoi compagni, perché la famiglia non si fidava del cibo che veniva servito. Abbiamo tentato in tutti i modi di rassicurare i genitori sull’assenza di carne di maiale da alcune portate, ma non è servito. Un peccato, perché il momento del pranzo è molto utile per permettere ai ragazzi di socializzare. Diciamo che, in generale, il mondo islamico è un po’ più diffidente, mentre con gli studenti provenienti dall’Europa dell’est o dal Sudamerica non ci sono problemi».- in definitiva, siete soddisfatti del lavoro svolto?«Questo è il mio ottavo anno da referente: devo dire che ho assistito ad una crescita notevole, ad esempio, nell’interessamento della Regione per il fenomeno immigrazione. Sia chiaro: non è una cosa semplice e richiede grande impegno da parte degli insegnanti. Ci riusciamo al 70%. Non è il massimo, ma per affrontare tematiche e difficoltà di questo tipo non si può che essere ottimisti».

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�opinioni sul tema

continua da pag. 1

Basta passare un venerdì mattina in canonica, durante la distribuzione delle ‘borse spesa’ della Caritas, per capire come la popolazione di Cervignano sia notevolmente cambiata in questi ultimi anni. Infatti, mentre un tempo erano soprattutto cervignanesi a bussare alle porte della Chiesa, ora invece sono soprattutto immigrati stranieri a chiedere un aiuto per il proprio sostentamento.Non voglio entrare nel merito delle reali condizioni di queste persone, ma è ormai un fatto evidente che a Cervignano convivono culture diverse e in misura più consistente rispetto ai vari Comuni che ci circondano. La collocazione geografica, la prossimità a importanti nodi stradali e ferroviari, la dimensione della cittadina e i numerosi servizi che offre giocano un fondamentale ruolo d’attrazione. La comunità non può non prendere atto di questa situazione che, peraltro, è tuttora in evoluzione.La parola–chiave, ormai, non può che essere ‘integrazione’, l’atteggiamento più corretto che ha caratterizzato ogni migrazione, pur con tutte le sue difficoltà. Dovremmo ricordare, ad esempio, tutti i nostri emigranti friulani che, fino agli anni ’50, lasciavano il nostro Paese per

raggiungere luoghi talvolta lontanissimi alla ricerca di una vita migliore.A tal proposito, rientrato dalla GMG di Sydney, conservo ancora viva la testimonianza di una signora di Trieste, emigrata in Australia alla metà del secolo scorso. Le sue parole sono state molto toccanti, perché da una parte esprimevano tutte le difficoltà e i sacrifici che ha dovuto sostenere, soprattutto durante i primi anni (lingua e cultura diverse, povertà, mancanza di lavoro), ma al tempo stesso anche la gioia per la vita che è poi riuscita a costruire grazie alla fiducia, al rispetto e all’accoglienza offertale dalla comunità locale.L’integrazione è proprio questo: impegno, fiducia, fatica, rispetto, sacrificio che ogni parte è chiamata a dare e a ricevere. E questi sono anche gli ingredienti che ci permettono di mettere in pratica le pagine più esigenti del Vangelo, quelle che ci parlano di fratellanza, amore e perdono nei confronti di ogni fratello.Dopo la Giornata Mondiale della Gioventù, che ha visto giungere a Sydney migliaia di giovani da tutto il mondo, posso dire che ogni cultura e ogni tradizione hanno davvero una ricchezza e un valore grande che, se condivisi, come noi abbiamo fatto durante la GMG, rendono la vita più bella e più piena.E allora, se anche la nostra comunità di Cervignano sarà capace di attuare una vera integrazione con i nostri immigrati, anche la sua vita sarà più bella, più colorata e più ricca!

... come bestemmie alle orecchie di chi vede nella libertà di pensiero e di espressione una minaccia al proprio potere. Eppure Mill, nel tracciare la strada del pensiero liberale, ci ha detto tre cose: che è intollerante chi vuole imporre agli altri il proprio modo di vivere e di pensare; che osservando stili di vita diversi la società può arricchirsi e ciò costituisce senza dubbio un vantaggio; che nessuno ha il diritto di imporre a un’altra persona come debba essere o agire - posto che con il nostro agire non danneggiamo altre persone.Esigenze molto diverse quelle appena descritte. Come conciliarle? Negoziando. Discutere per raggiungere un accordo è l’unico modo ragionevole per ottenere libertà e rispetto. Si discute per fare in modo che diverse interpretazioni possano arrivare a un punto ottimale di convergenza. Proseguire sulla strada dell’integrazione significa, al contrario, sopprimere determinate differenze nella sciocca convinzione di essere meglio degli altri. È probabile che per un po’ di tempo questo ci metta il cuore in pace: integrando un buon numero di stranieri potremmo sentirci ‘buoni’, senza rischiare di compromettere le nostre poche certezze. Ma prima o poi dovremmo venire a patti con un fatto: lo spirito dell’uomo è un fiume che scava ed erode la terra lentamente alla ricerca della propria strada verso il mare. Il processo è lento e inarrestabile. E possiamo soltanto accettarlo e trarre da questo fatto il meglio. Là dove l’uomo ha messo mano al corso dei fiumi, la natura gli si è spesso rivoltata contro. Lo stesso vale per le persone. Un vecchio proverbio gallese, infatti, dice che «Puoi portare il cavallo all’acqua, ma non puoi forzarlo a bere». È necessario, poi, comprendere che determinate questioni (il Crocefisso nelle aule scolastiche, il velo per le donne musulmane, per citarne soltanto alcune) hanno a che fare con le nostre passioni e sono radicati nei nostri usi e costumi. E questi vanno rispettati. Ovunque. È per questo che, come ci suggerisce Umberto Eco, «L’educazione dei ragazzi delle scuole del futuro non deve basarsi sull’occultamento delle diversità, ma su tecniche pedagogiche che inducano a capire e ad accettare la diversità».

NORMAN RUSIN

Diciamolo fin da ora: il fenomeno dell’emigrazione ha raggiunto proporzioni immense, epocali. Si possono regolare gli ingressi, si può tentare di arginare la clandestinità, si può discutere su provvedimenti più o meno severi in termini di rimpatri, ma pensare di fermare questo esodo significa essere ciechi davanti al mondo. Spesso viviamo in modo conflittuale questa situazione, fra la consapevolezza del bisogno di chi sia disposto a svolgere mansioni che noi non siamo più disposti a fare; e la diffidenza nei confronti del diverso. Le comunità straniere, se da un lato cercano l’integrazione quale bisogno vitale, dall’altro non abbandonano le proprie frequentazioni ed abitudini, rendendoci, per così dire, estranei in casa nostra. Eppure è meglio farsene una ragione: in un paese in cui l’assistenza agli anziani e l’educazione delle nuove generazioni sono così condizionate dalla presenza di immigrati, l’integrazione non può essere una speranza o l’auspicio della classe politica; è già una realtà di fatto, una via senza ritorno.È possibile che qualcuno sia infastidito dal fatto che la ricchezza prodotta da noi venga consumata altrove. D’altronde anche per noi è stato così: per lunghi anni l’intera economia di vaste aree del nostro paese si è basata sulla rimessa degli emigranti. Ma la presenza di immigrati ha radici ben profonde nel tessuto economico e sociale di molte nostre comunità. Fra di essi vi sono consumatori, forza lavoro, ma anche famiglie, imprenditori, commercianti: la loro presenza anima e sostiene il mercato immobiliare, ha rivalutato realtà abitative considerate marginali. Ciò che ci attende è una integrazione nuova, affidata alle nuove generazioni, fatta di promiscuità ‘trasversale’, senza condizionamenti etnici, ma non priva di difficoltà ed anche di sofferenza originati dalla distanza culturale di riferimento. Si pensi ai matrimoni misti e alle scelte educative per i figli. Lo stesso sostegno demografico sembra ormai affidato alla fertilità dei nuovi gruppi etnici: l’Italia, è bene ricordarlo, ha un indice di natalità fra i più bassi al mondo, e se non ci fossero gli stranieri i dati sarebbero molto più prossimi allo zero! La sostanziale sterilità della ‘coppia nazionale’ ci sta conducendo ad un invecchiamento insostenibile, con conseguente assottigliamento della popolazione attiva. Non è insensata l’affermazione che vede affidata la pensione dei lavoratori di oggi proprio agli immigrati.

GIUSeppe ANcONA

stranieri e lavoroIl primo Rapporto sugli immigrati in Italia del dicembre 2007, come abbiamo già sottolineato, è lo studio attualmente più completo sul tema. Ci è parso interessante, ai fini della nostra inchiesta, dare uno sguardo anche a livello nazionale: dopo aver preso in considerazione (pag. 2) il numero e la provenienza geografica degli stranieri in Italia, vediamo ora i mestieri in cui la loro presenza si fa particolarmente notevole, avvalendoci ancora una volta delle statistiche presenti nel Rapporto.

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SIPARIO, LUCI E…VIA!!!Parte l’ottavo anno di attività delle ‘Briciole d’Arte’

Signori, vi domandiamo scusa per la breve interruzione che forse ha reso più ghiotta l’attesa...

Dopo un meritato riposo estivo, le ‘Briciole d’Arte’ sono pronte a lanciarsi in un nuovo anno teatrale ricco di originali e divertenti progetti e novità. Visto il successo di pubblico e critica ottenuto dai nostri ultimi spettacoli, speriamo di poterli riproporre in autunno presso il nostro teatro Sala Aurora, per permettere anche a chi non avesse potuto assistervi di poterli apprezzare e divertirsi in nostra compagnia. Per quanto riguarda l’attività prevista per la stagione 2008-2009, confermiamo il consueto appuntamento con lo spettacolo natalizio, che vedrà la partecipazione di tutte le ‘Briciole’ al gran completo, ossia i tre gruppi Junior e i due gruppi di giovani e adulti.Il mese di maggio vedrà in cartellone la nostra annuale rassegna Euphoria, giunta ormai con successo alla quinta edizione, nella quale troveranno spazio diversi spettacoli realizzati dai vari gruppi.La prima riunione per presentare dettagliatamente l’attività è prevista per lunedì 22 settembre alle ore 20.15 per le ‘Briciole Junior’ (6-15 anni) e le loro famiglie; alle ore 21 per le ‘Briciole d’Arte’, presso il Ricreatorio San Michele, Sala don Molaro. Invitiamo tutti coloro che nel profondo sentissero la vocazione di Briciole… ops,… di attori, a farsi avanti senza timidezze! Per una migliore organizzazione ed offerta del servizio e affinchè ciascuno possa trovare il proprio ruolo nelle future rappresentazioni, sarà possibile aderire all’attività entro martedì 30 settembre 2008, lasciando il vostro nominativo presso la segreteria del Ricreatorio o direttamente durante l’incontro del 22 settembre.A presto!

Jenny Rivetti

5 OTTOBRE 2008: INTESTAZIONE DELLA SALA PARROCCHIALE

A DON SILVANO

Perché a Silvano? Spesso vale la pena fermarci a riflettere sul perché delle cose, anche quelle semplici.Perché dedichiamo la nuova Sala Polifunzionale a Silvano?Perché l’ha voluta fermamente e prima ancora perché l’ha pensata come una grande Sala per incontrarsi, stare assieme, fare festa, pregare; aperta a tutta la gente di Cervignano.Perché l’ha concepita con un piano superiore dove ospitare chi ha bisogno, proprio lì, nel centro di Cervignano, nel cuore fisico della Parrocchia.Perché ha permesso a tutti quelli che hanno partecipato alla costruzione, quelli che hanno contribuito, quelli che sono stati vicini, di crescere facendo crescere Cervignano. Perché ha portato i pesi maggiori e ha risposto con un sorriso (quanto ci manca quel sorriso!) anche alle critiche.Perché ci ha mostrato che quando si vuole una cosa con tutto il cuore, anche i problemi materiali si risolvono.Perché ci ha fatto vedere che il fine ultimo, con cui confrontarsi nel nostro operare, anche nella costruzione di un edificio, è il Cristo.Se tra venti, trenta anni, i nostri figli si chiederanno chi ha costruito la Sala e la Casa di Accoglienza, perché si sarà oramai dimenticato il nome del fautore, non importa: perché le cose passano, ma il bene fatto con l’anima e allo spirito degli uomini resta, ed è il tessuto invisibile della storia di una Comunità.

«Uno è Uomo solo quando impara a staRe insieme».

don silvano Cocolin.

La cerimonia d’intitolazione della Sala Parrocchiale a don Silvano

avverrà domenica 5 ottobre, alle ore 10:30.Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare.

Piccola curiosità

il 5 ottobre 2008, proprio in concomitanza con l’intestazione della sala Parrocchiale a don silvano, Cervignano assisterà ad un evento del tutto nuovo; visto l’alto numero di cresimandi (dovuto all’accorpamento di due annate), la Cresima verrà

effettuata in due turni: alle 10.30 e alle 16.30. in totale, i ragazzi coinvolti saranno ben 130!

gIORNATA mONDIALE DELLA gIOVENTù(15 - 20 LUgLIO 2008)SyDNEy, AUSTRALIA

vuoi vedere le foto della GmG?visita il sito www.altaquotaonline.org

nella ‘galleria di foto’

Toni e Meni di Luca “snoop” Di Palma

a cura di Andrea Folla [email protected]

Il dilemma(scelta stimolante...)

di Gennaro Riccardi

http://assicurazioni.cerca-info.com Sito che si pone come una mini guida dedicata al mondo delle assicurazioni, alle terminologie assicurative e ai consigli che converrebbe sempre seguire in fase di compilazione di contratti o scelta di un’assicurazione.

http://www.spyware.it Gli spyware catturano i dati presenti sul nostro personal computer come le nostre abitudini di navigazione, le nostre preferenze e spesso anche i nostri dati personali e li inviano via internet. Questo sito spiega come rimuoverli o meglio prevenire l’installazione degli spyware.

www.enigmistica.it Sei appassionato di enigmistica e di giochi di società? Questo sito ti permette di divertirti e mettere alla prova le tue capacità logiche e mnemoniche.

www.avis.it Scopo dell’associazione, come fissato dallo Statuto, è venire incontro alla crescente domanda di sangue, oltre che avere donatori pronti e controllati nella tipologia del sangue e nello stato di salute. Obiettivi prioritari dell’Avis sono anche la lotta alla compravendita di sangue e il dono gratuito dello stesso, a tutti, senza alcuna discriminazione.

www.fisacromatica.net Sito amatoriale dedicato alla fisarmonica ed alla musica da ballo. All’interno del sito troverete file midi e spartiti scaricabili gratuitamente!

www.ambientediritto.it Il sito mette a disposizione un nuovo strumento a servizio dei professionisti, delle società, delle aziende, delle associazioni, degli enti pubblici... Puoi trovarvi la legislazione regionale, nazionale, comunitaria e le convenzioni internazionali, nonché tutta la giurisprudenza, con le massime distinte per aree tematiche e le sentenze per esteso.

www.solopallone.it Il blog sullo sport più bello del mondo, dove quotidianamente vengono inserite le ultime notizie dai campi e gli ultimi scoop del calciomercato.

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Capiterà a molti studenti del liceo, in giro per l’Italia, di trovarsi a studiare il latino su un particolare testo che vogliamo citare: Comes Viae (letteralmente ‘compagno di viaggio’), edizioni Simone, autore Loredana Marano da Cervignano. Sì, proprio una nostra concittadina è l’autrice del testo di grammatica latina su cui i ragazzi dovranno sudare le proverbiali sette camice. Ricevuta l’informazione, ho chiesto di incontrarla per saperne di più. È un caldo pomeriggio di maggio, mi riceve nella sua abitazione di via Udine, un’elegante villetta con giardino, arredo di legno massiccio e cuoio. I toni sono cordiali, il piglio è deciso e grintoso, sicuramente distante dall’immagine della massaia in grembiule. Ci sediamo ad un tavolo: sembreremmo alla pari, ma è difficile non immaginare che si tratti di una cattedra.

- Lei è un’insegnante. Oltre a dirmi che materie insegna, può provare a definirsi? «Sono coordinatore di sede presso il Liceo Scientifico ‘A. Einstein’, ma soprattutto sono una professoressa di italiano e latino, e lo sono in modo convinto e appassionato. Per me è primario il rapporto con i ragazzi, che è la vera ricchezza del mio lavoro. Ho rinunciato nel tempo ad alcune opportunità in campo amministrativo, per non perdere il contatto diretto con l’aula».- Come definirebbe il suo rapporto con gli allievi? «Siccome, come dicevo, sono animata nel mio lavoro da passione autentica e profonda, mi piace pensare di essere quasi ‘contagiosa’ nel trasmettere nozioni e conoscenze; cerco di trasformare la mia passione in autorevolezza. Qualcuno la confonde con autorità, …ma è un’altra cosa».- A me, uomo della strada, sembra che, ad avere la passione per la lingua latina, ci si debba sentire un po’ soli… «Nient’affatto: dal 2002 io sono coordinatrice generale del Centrum Latinitatis

Europae, un organismo con sede ad Aquileia, ma diffuso in tutta Italia ed Europa con oltre quaranta delegazioni. Abbiamo anche un sito internet: www.centrumlatinitatis.org, di cui sono web master».- E di che si occupa? «Della promozione della lingua latina e del collegamento culturale con il territorio e la sua storia. Gli ambiti d’intervento sono essenzialmente tre: la ricerca e lo studio, la scuola e quindi l’insegnamento, il radicamento e la presenza nel territorio, con tutto ciò che poi pervade la cultura locale e la conoscenza».- Mi racconti… «Sono stata invitata al Symposium Cumanum, organizzato dall’Università statunitense di Boston, per tenere una conferenza sul poeta latino Virgilio. Una vetrina di grande prestigio, che mi ha dato molta soddisfazione».- Veniamo alla pubblicazione del libro di latino; com’è nato? «In realtà si tratta di un libro di testo di grammatica latina in quattro volumi, completi di esercizi, adatto all’insegnamento a studenti del liceo. È nato, come spesso accade, quasi per caso, da un incontro a una fiera editoriale alla quale mi ero avvicinata per curiosità. Il lavoro, poi, è stato intenso e impegnativo. Dal giugno del 2006, per dieci mesi, non ho quasi fatto altro, sottraendo spesso tempo al sonno notturno».- Professoressa, se è stato faticoso per lei, pensi a quei poveri studenti… «Proprio pensando ai fruitori ho concentrato i miei sforzi per non realizzare la solita grammatica. Ho inventato piuttosto un ‘metodo’, fondato sulla gradualità dell’apprendimento e quindi sull’acquisizione di competenze progressive, quasi a far prendere confidenza. Certo, le regole vanno rispettate. Anche se grammaticali».- Per concludere, professoressa, vorrei innanzitutto avvisare i suoi allievi che è meglio se cominciano a studiare fin da subito, altrimenti poi recuperare diventa impossibile (in barba alla confidenza col latino). Inoltre, vorrei chiederle se forse, in questo lavoro, ci sia qualcosa in più di competenza, passione, professionalità. Potremmo chiamarlo amore? «Io sono anche moglie e mamma, quindi certamente sì. Da parte mia considero quest’incontro di grande interesse, trascorso con il piacere di conversare con chi parla volentieri di ciò che fa e ama profondamente ciò che dice. Un’unica preoccupazione: spero non voglia correggere il mio lavoro e darmi il voto!»

GIUSEPPE ANCONA

Un impegno costante per far rispettare le regole del Codice della strada, ma anche una serie di interventi in campi ancora più delicati: ecco l’esperienza di Monica Micolini, a capo della sezione cervignanese di Polizia municipale.

- Capitano Micolini, per avere un’idea generale, ci può per prima cosa presentare il corpo di Polizia Municipale di Cervignano? Quanti siete? Su che territorio operate?«Ufficialmente siamo in servizio in 17 e operiamo su 8 comuni della Bassa. Oltre a Cervignano, la nostra area comprende Campolongo al Torre, Tapogliano, Ruda, Villa Vicentina, Fiumicello, Terzo e Aquileia.

Abbiamo delle carenze nell’organico: l’istituzione imporrebbe infatti almeno un agente ogni mille abitanti e noi siamo meno della metà».- Per il primo semestre del 200� ci può fornire i dati sulle contravvenzioni e sugli incidenti? Quali sono le contravvenzioni più diffuse nel comune di Cervignano?«Le contravvenzioni registrate sono 666, mentre gli incidenti sono una decina tra tutti i comuni, ridotti a cinque se consideriamo il solo ambito di Cervignano del Friuli. Per quanto riguarda le contravvenzioni più diffuse nel cervignanese, si segnalano senza dubbio quelle riguardanti il divieto di sosta e di fermata: il mancato pagamento del ticket, o lo stesso privo di validità, sono le infrazioni più gettonate. Registriamo poi soste su marciapiedi, su passaggi pedonali, su posti riservati ai disabili. 66 sono invece le infrazioni per velocità rilevata coi laser e 10 le patenti ritirate.Ci tenevo a dire che le contravvenzioni sono un centinaio in meno rispetto agli anni passati: sicuramente possiamo dire che c’è più disciplina, ma il dato che preoccupa è un altro. Dall’inizio del 2008, infatti, sono state rilevate una decina di contravvenzioni per la mancata revisione delle automobili, e altrettante a causa di patenti scadute e mancati aggiornamenti della carta di circolazione. Stando alla media degli anni passati sono più che raddoppiate».- Come si può spiegare questo?«L’unica motivazione che siamo riusciti a fornire riguarda la crisi economica: gli aggiornamenti di patente o le revisioni dei veicoli sono operazioni relativamente costose, che possono influire molto sulle tasche dei cittadini. Ma, ripeto, è una nostra considerazione basata sulle sensazioni. Forse però la gente non capisce fino in fondo l’importanza di un aggiornamento della patente o di una revisione del veicolo: anche se può essere vista come una cosa che non tocca direttamente, apparentemente inutile, è in realtà di fondamentale rilevanza. Si può mettere infatti a rischio sia la sicurezza propria sia quella degli altri». - Per quanto concerne la guida in stato di ebbrezza cosa ci può dire?«È un argomento che per noi è un po’ delicato. Come Polizia Municipale di Cervignano non disponiamo di etilometro, non possiamo quindi effettuare direttamente il controllo su strada. Possiamo solamente basarci sulla sintomatologia del conducente e si capisce facilmente che ciò può risultare difficoltoso. Se il conducente che viene fermato manda

segnali univoci e facilmente riconoscibili (come alito vinoso, difficoltà a parlare, ecc...) lo accompagniamo subito in ospedale per effettuare le analisi e verificare l’effettivo stato di ebbrezza. Ovviamente si capisce che non è una strada facilmente percorribile: molto spesso le persone non accettano volentieri di essere accompagnate e inoltre ciò comporterebbe un dispendio sia di tempo sia di uomini, quindi non possiamo farlo per tutti. Si cerca di limitare le analisi in ospedale ai casi abbastanza chiari. In casi come incidenti, ad esempio, ci avvaliamo dell’aiuto di altre forze dell’ordine, come i Carabinieri, che così ci permettono di effettuare la rilevazione sul posto e di sistemare subito la situazione».- Riguardo alla sua carriera, cosa ci può dire?«Innanzitutto sono laureata in Scienze Politiche, che è la base dalla quale sono partita. Nel 1998 sono entrata nella Polizia Municipale. Ho avuto la fortuna di poter lavorare con colleghi più anziani di me, con più esperienza, e dai quali ho imparato molto. Tutti i corsi a cui ho partecipato, infatti, ti forniscono solo le nozioni, mentre l’esperienza la acquisisci sul campo. Quindi da questo punto di vista ho lavorato da subito nelle migliori condizioni. Ora sono capitano della Polizia Municipale di questi otto comuni.Il settore di Polizia Municipale è uno dei più complessi, perché i campi in cui spazia sono svariati: oltre a quello di polizia stradale, rientrano nel nostro servizio anche esercizi commerciali, abusivismo edilizio, anagrafe canina, giusto per citare i principali. Le varie normative poi cambiano in continuazione, a frequenza quasi mensile, quindi è indispensabile il continuo aggiornamento. Per questo ritengo che ci siano delle carenze nell’organico: fossimo un po’ di più ci sarebbe maggiore possibilità di specializzare ognuno in determinati campi».- Ci può segnalare un episodio curioso al quale ha assistito?«Ce ne sono moltissimi, davvero. Uno in particolare riguardava una segnalazione di un cittadino che si lamentava della velocità troppo elevata di alcuni veicoli nella zona vicina alla sua abitazione. Al che, ricevendo altre segnalazioni, abbiamo intensificato i controlli sul posto. Ebbene, una delle patenti ritirate per eccesso di velocità era proprio quella del segnalatore! Inoltre ricordo moltissime telefonate alla centrale con richieste a dir poco particolari, oppure un campionario ricchissimo di scuse quando le persone vengono colte in flagranza di reato». - Com’è il rapporto tra la Polizia Municipale e la popolazione di Cervignano?«È un rapporto che è più che altro legato al tipo di intervento. Mi spiego meglio: se l’intervento è risolutore il rapporto che si instaura è di gratitudine, a volte anche eccessiva. In fondo quello che facciamo è il nostro lavoro, prestiamo un servizio al cittadino. Quando invece l’intervento è preventivo oppure repressivo, il rapporto col cittadino può cambiare, perché in qualche modo intacchi la sfera di libertà dell’individuo, che si sente in qualche modo ‘minacciato’, per usare una parola grossa. In ogni caso, tutto dipende dalle singole persone e dal sapere relazionare dell’agente. Nel complesso, comunque, il clima è più che positivo». - Il rapporto con le altre forze dell’ordine, invece, com’è? Ci sono sovrapposizioni di ruoli o competenze? C’è collaborazione?«Sovrapposizioni di competenze ci possono essere, perché in fondo operiamo negli stessi campi.Citando i Carabinieri, ad esempio, sono impegnati sulla pubblica sicurezza, mentre noi sulla circolazione stradale, su problemi di vicinato, ecc.. Ovviamente c’è una specifica ripartizione. Con i Carabinieri di Cervignano c’è totale collaborazione: è un rapporto collaudato ormai da molti anni».

ALBERTO TITOTTO

LATINO CHE PASSIONE!La professoressa Loredana Marano

ci parla del suo nuovo libro: una grammatica latina!

IL SUO MESTIERE? VIGILARE...Intervista a Monica Micolini, capitano della Polizia Municipale di Cervignano

Loredana Marano, Comes viae, edizioni Simone.

ARTE OTTICA

di Pasqualini NellidoVia Roma, 43 Cervignano del Friuli (UD)Tel. e Fax 0431 31024

Filiale di Cervignano

del Friuli

�Tutelare l’ambiente è un bisogno e una responsabilità di ogni cittadino. È anche un dovere di ogni cristiano. È questo il messaggio lanciato dal quinto Forum dell’Informazione Cattolica per la Salvaguardia del Creato. L’assemblea, organizzata dall’associazione Greenaccord, si è svolta a Pistoia e ha riunito attorno al tavolo molti esperti di problemi ambientali, sociali, politici e della comunicazione.

C’ero anch’io in quei giorni, dal 20 al 22 giugno, e ho ascoltato opinioni ed esperienze diverse: giornalisti, tecnici, scienziati, missionari. Potevo da un’esperienza come questa tornare a casa con un’idea limpida di quelli che sono i problemi ambientali? E invece mi sono portato a casa qualche dubbio. Ma per prima cosa voglio descrivere quelli che, tra i tanti, mi sono sembrati gli interventi più interessanti.Il primo. Il vescovo brasiliano Antonio Possamai, Vice Presidente della Commissione Episcopale per l’Amazzonia, ha denunciato con forza la deforestazione selvaggia dell’Amazzonia: interessi economici devastanti da parte di governi occidentali e di multinazionali hanno prodotto in pochi anni dei danni enormi. Il sacerdote di origine veneta ha fornito alcuni dati: «L’Amazzonia è uno dei più grandi e più complessi insiemi di ecosistemi del mondo. Occupa un’area di 7.010.000 km2 e corrisponde al 5% della superficie della Terra, al 40% dell’America Meridionale, al 59% del Brasile. Contiene il 20% della disponibilità mondiale di acqua dolce non congelata, l’80% dell’acqua disponibile nel territorio brasiliano. Riunisce il 34% delle riserve forestali del mondo ed una gigantesca riserva di minerali. Circa il 30% di tutte le specie di fauna e flora del mondo si trovano in questa regione. Bene, tutto questo, se si continua in questo modo, nell’arco di pochi anni sarà distrutto!». In effetti, i dati forniti dal Ministero dell’Ambiente Brasiliano informano che, in Amazzonia, sono stati disboscati 70.000.000 di ettari di foresta, di cui 22.000.000 negli ultimi dieci anni. E se, come ci suggerisce il giornalista David Remnick del Newyorker, «profetizzare la fine di qualsiasi cosa è senz’altro imprudente», il quadro dipinto dal vescovo Possamai non ci fornisce una rosea prospettiva sul futuro di quella regione.Il secondo. Antonio Brunori, dottore forestale e collaboratore del Sole24Ore, ha sottolineato la necessità di passare da una logica di crescita economica e di sviluppo a una di sostenibilità. Brunori ha colto le prospettive micro e macro economica per dimostrare che crescere in maniera sostenibile è possibile e vantaggioso. Primo, perché la crescita può favorire la tutela dell’ambiente e la tutela dell’ambiente a sua volta favorisce la crescita della società. Secondo, perché diminuire la povertà può diminuire

le situazioni di degrado sociale e ambientale. Abbandonare la campagna, poi, a favore di una riforestazione può essere dannoso per la biodiversità: in questo modo il numero di specie presenti in un territorio difatti diminuisce. Ogni scelta va ponderata considerati questi diversi fattori.Il dubbio. È intervenuto anche Sergio Castellari, responsabile dell’Ipcc Focal Point nazionale, un istituto che studia le cause e gli effetti dei cambiamenti climatici. Lo scienziato ha mostrato dei dati sulla tendenza al riscaldamento del nostro pianeta negli ultimi anni. Dal 1860 ai giorni nostri la colonnina di mercurio ha continuato a salire vertiginosamente, provocando il progressivo scioglimento dei ghiacci sia ai poli sia sulle cime delle nostre montagne. Ora, per caso proprio mentre lui parlava, mi è capitato tra le mani un libretto nel quale si mostrava che nel 1300 la temperatura della terra era molto più alta che oggi. E che dal 1450 al 1850 c’è stata anche una ‘piccola’ era glaciale. Il successivo riscaldamento sarebbe un movimento naturale della terra, dunque. Gli ho posto la domanda. Ha evitato di rispondere.Perché è necessario instillare il terrore nelle persone? È vero: l’ambiente dev’essere tutelato e certe situazioni, come quella del nostro amato fiume Ausa qualche anno fa, non possono essere più tollerate. Ma dobbiamo proprio sempre ricorrere alla paura? Non possiamo più semplicemente ragionare e trovare le migliori soluzioni? Chi giustifica la propria professionalità con questi sistemi da cartomante mi irrita come l’odore mefitico di un’industria chimica.

NORMAN RUSIN

PISTOIA 2008: L’AMBIENTE IN DISCUSSIONE

Preservare il creato: dovere cristiano …ma attenzione alla dis(in)formazione pseudo-scientifica

Incontro Mario Indri, 68 anni di Bagnaria Arsa, in una calda mattinata di luglio. Lo raggiungo in località San Gallo, presso il casolare di sua proprietà, da lui interamente restaurato ed adibito a laboratorio per la sua attività di pittore, scultore e restauratore.

- Signor Indri, sappiamo che lei è un pittore: ci parla di come si è sviluppata questa sua passione per l’arte?«Sin da piccolo ho sempre amato il disegno e la pittura.

Ricordo che da bambini si era soliti andare nei porcili, dopo l’uccisione dei maiali, muniti di blocchetto e matita ad esercitarsi nel disegno dal vero. Da piccolissimo poi ho lavorato come garzone ed ho imparato il mestiere di artigiano. Lavoravo con mio cognato e ci dedicavamo all’attività di artigianato decorativo di stanze, abbellendole con stampe e cornici. Così ho avuto la possibilità di esercitarmi e di maturare il mio talento per la pittura».- Nei suoi quadri Lei lavora molto con l’acquerello ed in alcune delle sue opere si avvertono delle influenze astrattiste e futuriste. Quali sono i soggetti del suo lavoro?«La tecnica che prediligo di più è sicuramente l’acquerello. Se dovessi definirmi, mi definirei un acquerellista. Per quanto riguarda i soggetti che rappresento nei miei dipinti, oltre ai ritratti dal vero, cerco di riprodurre sulla tavola ciò che la fantasia mi suggerisce. Più che ispirarmi a delle correnti specifiche o a qualche artista, mi piace lavorare sulle idee che mi nascono spontaneamente e operare un’azione di ricerca su soggetti o situazioni che hanno dell’incredibile e dell’irreale e, per questo, che difficilmente possano trovare concretezza nella realtà».- Come artigiano ha sviluppato l’arte di lavorare con materiali diversi; so che la sua attività artistica spazia tra la pittura e la scultura. Ci parla di queste sue attività?«L’attività di artigiano mi ha aperto svariate possibilità. Per le sculture utilizzo diversi materiali come il legno, la pietra ed il marmo e spesso realizzo da me gli utensili che mi servono: per esempio ho realizzato uno scalpellino che uso per lavorare i dettagli del marmo. Quando ero giovane dovetti emigrare in Svizzera, a quei tempi si era quasi obbligati a lasciare il paese per la necessità di trovare un lavoro; lì feci l’artigiano di

mestiere e frequentai, come pittore e scultore, un club di artisti con i quali ci si incontrava per condividere la stessa passione per l’arte, per collaborare assieme e per esporre i propri lavori. In Svizzera ho ottenuto dei riconoscimenti, sia come pittore sia come scultore, anche se adesso svolgo la mia attività solo a livello dilettantistico».- Lei dunque faceva parte di un club di artisti; trova che oggi le cose siano cambiate nel modo di vedere e di fare arte?«Credo che oggi da parte degli artisti ci sia un forte individualismo e un’aspra concorrenza che porta ciascuno a lavorare per sé e, soprattutto, ad essere più competitivi che collaborativi. Anche da parte del pubblico spesso manca l’interesse a partecipare ai momenti espositivi di un artista o la semplice curiosità che ti spinga a scoprire cosa una persona realizzi o meno». - Lei ha comprato questo casolare in località San Gallo che ha restaurato completamente, e non solo! Lei restaura anche vecchi oggetti e vecchie ceramiche, dico bene?«Quando sono rientrato in Friuli dalla Svizzera, nel 1981, avevo la necessità di trovare un luogo dove stare ed ho acquistato questo casolare. Era un edificio abbandonato e in disuso e pian pano, armato di pazienza e di tanta voglia, l’ho risistemato da cima a fondo. Nel campo adiacente ho trovato vecchie ceramiche risalenti al ‘400 ed al ‘600, che ho personalmente restaurato, ed inoltre, tra le mura del rustico, è comparsa una lapide romana. Sì, mi piace restaurare vecchi oggetti e ceramiche che recupero nei mercatini dell’usato o nei campi, quando emergono dopo l’aratura. Recuperare e riportare questi vecchi oggetti alla bellezza che hanno perso nel tempo è un lavoro di pazienza e precisione, ma dà moltissime soddisfazioni».

MANUELA FRAIOLI

Nella prima colonna: in alto, Mario Indri; in basso, uno dei suoi quadri.Nella seconda colonna: sculture (in alto e in basso a sinistra) e ceramiche restaurate.

MARIO INDRI, UNA VITA ‘AD ARTE’

Pittore, scultore, restauratore: i mille volti di un artista

= GoLIardate =L’effetto serra? Innegabile...

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Nel maggio del 2007, il Comitato ‘Cervignano nostra’ presentò la mostra L’identità di Cervignano nella sua architettura fra Ottocento e Novecento. Protagonista indiscussa della mostra fu l’ex scuola elementare di via Roma, la quale, «già candidata all’eliminazione fisica - cito dal Catalogo 2007, p. 6 -, [...] dopo lunghe e difficili battaglie fatte in sua difesa, è stata recentemente tutelata dalla Soprintendenza ai Monumenti e quindi salvaguardata in modo definitivo». L’obiettivo del Comitato, ora, è quello di recuperare l’edificio e restituirlo «ad un dignitoso pubblico riuso». Alta Quota, da sempre sensibile alla salvaguardia dei beni artistici e culturali, sostiene con vigore l’iniziativa e invita tutti i cittadini all’assemblea pubblica che ‘Cervignano nostra’ ha indetto sul tema (vedi box in fondo); nel frattempo, vi presenta una breve storia della scuola, dalla fondazione ai giorni nostri: un tassello fondamentale del passato cervignanese, da riscoprire e valorizzare.

Il decreto teresiano del 1774Nel 1774, Maria Teresa d’Austria istituì, tramite un apposito decreto del suo ministro Felbilger, le Scuole Popolari obbligatorie per tutto l’Impero: fu l’inizio di una delle più grandi operazioni culturali su vasta scala che la storia ricordi. Fortunatamente, considerato il mio pessimo tedesco, esiste una versione italiana di quel decreto, realizzata proprio nello stesso anno ad opera di Francesco Soave, filosofo illuminista. In apertura, si dichiara l’educazione per ambo i sessi «principal fondamento della vera prosperità delle Nazioni», poiché «da un buon istradamento negli anni primi dipende la maniera futura di vivere di tutti gli uomini, e la formazione del genio, e del modo di pensare delle intere Nazioni»; l’obiettivo è dunque quello di sconfiggere «le tenebre dell’ignoranza» e procurare ad ognuno «l’istruzione conveniente al suo stato». Seguono, con la tipica precisione austriaca, varie disposizioni su ogni singolo aspetto da seguire nell’istituzione di queste scuole, divise in tre tipi: «Normali», «Principali» e «Comuni, o Triviali». Le «Normali» saranno «la Norma di tutte le altre Scuole della Provincia (...) e per essa verran formati, ed istrutti delle cose necessarie, tutti i Maestri dell’altre Scuole, e vi saranno almeno accuratamente esaminati coloro che, istrutti altrove, brameranno di essere stabiliti Maestri in alcuna parte della Provincia». Ogni città di una certa grandezza, invece, disporrà di «Principali», così che in ogni «Circolo, o Distretto, v’abbia almeno una di queste Scuole». Infine, le scuole «Comuni o Triviali» sorgeranno in tutte «le picciole Città e Borghi». È proprio quest’ultimo il caso della scuola di via Roma.

La scuola di via Roma: la nascitaIl decreto del 1774 fu attuato immediatamente, ma, salvo pochi casi, «nei primi decenni l’insegnamento venne affidato al clero, non per asservire l’istruzione popolare alla Chiesa, ma per necessità, in quanto mancavano completamente maestri laici qualificati» (Fontana 1994, p. 107). Fanno impressione, in senso positivo, i dati del 1834: sui 1300 abitanti che contava la nostra Parrocchia di San Michele, ben 163 bambini, di cui 84 maschi e 79 femmine, frequentavano le scuole. La capillarità di questa straordinaria operazione culturale ha dell’incredibile; come riporta Fontana 1994, pp. 107 sg., «nel decanato di Fiumicello le scuole funzionavano a: Cervignano, Fiumicello, Aquileia, Grado, Terzo, Villa Vicentina, Ruda, Belvedere, Scodovacca, Muscoli e Pradiziolo. Come si vede, anche i piccoli centri non venivano [...] abbandonati, consentendo anche ai bambini meno abbienti la frequentazione delle lezioni senza portarsi fuori dal paese di residenza». Senza contare che i testi e il materiale occorrente erano forniti gratuitamente dal ‘Fondo scolastico’.È del 1818 il primo ‘Regolamento per le scuole popolari’ a Cervignano, che diventò sede di ben quattro centri d’istruzione: la Scuola Capo Comunale in lingua volgare, la Scuola Domenicale, la Scuola Parrocchiale e, appunto, la Scuola Popolare, situata in via Del Porto. Di questa abbiamo una foto risalente al 1887, con gli alunni e le alunne al completo [fig. 1], mentre in Fontana 1997 vi è una vera messe di documenti ad essa afferenti: pagelle, circolari, registri, esercitazioni di lingua e di matematica. Fra i tanti, mi colpisce il compito di tale Maria Corona, datato 1844, con prove di tedesco e italiano [fig. 2]. Agli inizi del ‘900 gli studenti, a Cervignano, erano aumentati considerevolmente: per questo, le vecchie scuole di via del Porto furono chiuse, a favore di un nuovo edificio più grande. Incaricato del progetto fu l’architetto cervignanese Giuseppe D’Agostinis; in via Roma (all’epoca via della Stazione) sorse dunque la nuova Scuola Popolare, come recitava la vecchia

VIAGGIO A CERVIGNANOPUNTATA N.11 un bene da salvare: la vecchia scuola di via roma

10scritta austriaca. La grande inagurazione ebbe luogo il 12 dicembre 1908, alla presenza del dirigente scolastico Giuseppe Peteani; già nel 1914, però, la struttura non soddisfava le esigenze iniziali: fu dunque alzata di un piano, diventando come la conosciamo oggi [fig. 3].

Gli anni sotto l’Italia Se è vero che l’Austria costruì l’edificio, è altrettanto vero che poté sfruttarlo per ben pochi anni. L’Italia, dapprima neutrale (e prima ancora alleata dell’Impero Austro-ungarico), decise di partecipare alla Prima Guerra Mondiale contro lo stato asburgico: il 24 maggio 1915 le truppe sabaude entrarono dunque a Cervignano. È in questo frangente che si consuma uno degli episodi più celebri della nostra storia, legato proprio all’istruzione popolare: l’incredulità dei soldati italiani, quasi tutti analfabeti, nel vedere la popolazione locale... leggere i giornali! Del resto, nella Mitteleuropa, l’analfabetismo era stato sconfitto da un secolo, mentre in Italia toccava percentuali altissime: nel 1901, a non saper né leggere né scrivere era il 56% della popolazione.Negli anni del conflitto, la scuola perse la sua funzione didattica; trasformata in ospedale militare, fortunatamente non subì alcuna modifica architettonica. Finita la guerra, con il passaggio di Cervignano all’Italia, l’edificio venne intitolato al poeta ed irredentista triestino

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VIAGGIO A CERVIGNANO un bene da salvare: la vecchia scuola di via roma di VANNI VERONEsI

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‘Riccardo Pitteri’: sparì la scritta ‘Scuola popolare’ [fig. 4]. Testimonianza di quegli anni è la foto in fig. 5; al centro, il maestro Rizzatti; a destra, la maestra Zanutig; a sinistra, con il cappello, don Angelo Molaro, il celebre autore dell’opera storica Cervignano e dintorni.L’istruzione di massa fu uno degli obiettivi primari anche del nostro paese. Nel 1923, il governo Mussolini varò la riforma ideata da Giovanni Gentile: nasceva, pur con tutte le storture della propaganda fascista, la nostra scuola, con l’obbligo di frequentazione fino ai 14 anni e la divisione in elementari, ginnasio e superiori. I risultati furono ottimi: già nel 1931, l’analfabetismo era sceso al 21%, contro il 35,8% del 1921. Per quanto riguarda Cervignano, uno degli insegnanti più noti dell’epoca era il maestro Tolloi: eccolo in fig. 6, in una foto dell’anno scolastico 1939-1940.Eppure, solo dopo la Seconda Guerra Mondiale l’Italia arriverà al passo degli altri paesi occidentali. Lo sforzo della neonata Repubblica per l’alfabetizzazione di massa sarà enorme. Nel 1951, a non saper né leggere né scrivere era il 12,9% della popolazione; nel 1961, l’8,3%; nel 1971 si arrivò al 5,1%; nel 1991, infine, al 2,1%. Alla fine degli anni ‘50 la scuola ‘Pitteri’ di via Roma venne affiancata da altre, pur rimanendo la più importante: da ricordare, per quei tempi, i grandi maestri Fedri (fig. 7) e Fornasir (fig. 8). Il nostro concittadino Silverio Balducci,

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che frequentò la scuola più tardi, a cavallo fra gli anni ‘60 e ‘70, ricorda così la sua esperienza: «Andavo in bici e la lasciavo nella parte dietro, poi salivo le scale: ero nell’ultima stanza sulla sinistra, vicino al palazzo dell’ex Morassutti. Avevo il maestro Stefano Mari e la maestra Annamaria Brazzoni, ma ricordo che c’era ancora Fedri; tra l’altro, insegnava lì anche mia zia Fanny. L’edificio pareva vecchiotto già all’epoca, ma era davvero bello».

La chiusura e l’abbandono. Con la speranza di una rinascitaNel 1964, dopo un grave incendio, l’edificio riaprì grazie ad un ottimo restauro, ma nella metà degli anni Ottanta la vecchia scuola chiuse definitivamente i battenti. Iniziò una triste storia di abbandono e disinteresse che non ha giustificazione alcuna: quello che era stato il luogo più importante per la formazione culturale, sociale e morale dei nostri cittadini, divenne improvvisamente rifugio per topi, ragni e lucertole, nonché oggetto prediletto dei vandali.Eccolo oggi, nelle figg. 9 e 10: un degrado vergognoso. Eppure, in così tanta rovina, qualche particolare desta ancora ammirazione: in primis le finestre, diverse a seconda dei piani e della posizione (lo si può notare nel suo insieme nelle figg. 9 e 11), secondo forme e stili che fondono l’architettura austriaca - si veda la decorazione dell’ultima finestra in basso in fig. 11 - con quella italiana, come la classica finestra con timpano triangolare, ‘alla Michelangelo’, di fig. 12. Ma poi il nostro occhio torna inevitabilmente al degrado: i bagni in condizioni orrende (fig. 13); le sedie ammassate l’una sull’altra, alla mercé di chiunque (fig. 14); le vecchie attrezzature completamente distrutte (fig. 15). Si può fare qualcosa per porre fine a questo scempio? Probabilmente era questa la domanda che si posero Davide Carlesi, Arianna Cita, Giorgia Coltro, Veronica Dall’Aglio, Matteo De Colle e Cristiano Deison, quando, nell’anno accademico 1991-1992, realizzarono una serie di splendidi disegni dell’edificio, per il corso di ‘Disegno e rilievo’ diretto dai professori Corrado Balestrieri e Vincenzo Lucchese (Università di Venezia, Dipartimento di Scienza e tecnica del restauro): eccone uno in fig. 16. Per fortuna, tale domanda ha trovato, nel Comitato ‘Cervignano nostra’, terreno assai fertile per una risposta. È dell’ottobre 2006 la proposta della prima giunta Paviotti per il recupero del complesso; un progetto (apparso sul Messaggero Veneto di 28 ottobre 2006 in un articolo a firma di Alberto Landi) che prevede un anticorpo vetrato davanti alla scuola, secondo la foto in fig. 17, nonché altri punti di minor rilievo. ‘Cervignano nostra’, però, intende avanzare una proposta di recupero alternativa. In che cosa consiste? Lo saprete venerdì 19 settembre, alle ore 18:00, in Sala Aurora: non potete mancare!

Bibliografia

Fontana 1994Bruno Fontana, Cervignano austriaca, Pieve di Soligo 1994.Fontana 1997Bruno Fontana, L’istruzione popolare nel Friuli austriaco. 1774-1915, edizione a cura dell’autore, 1997.Catalogo 2007L’identità di Cervignano nella sua architettura fra ‘800 e ‘900, catalogo a cura del Comitato ‘Cervignano Nostra’, Mariano del Friuli 2007.

Si ringrazia il comitato ‘Cervignano Nostra’ per l’indispensabile contributo dato a quest’articolo, dal testo alle immagini.

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VENERDÌ 19 SETTEMBRE, ALLE ORE 18:00 IN SALA AURORA

(RICREATORIO SAN MICHELE),

IL COMITATO CERVIGNANO NOSTRA PRESENTERÀ UNA PROPOSTA DI RECUPERO DELLA VECCHIA SCUOLA ELEMENTARE

‘RICCARDO PITTERI’ DI VIA ROMA.

TUTTI I CITTADINI SONO INVITATI PER QUESTA GRANDE OCCASIONE!

Foto anni ‘10 in bianco e nero, successivamente colorata.

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continua da pag. 1

... cittadini australiani, rispettosi delle leggi e della cultura del luogo in cui vivono. Tra di loro e con gli amici parlano in inglese. L’inflessione sicula si percepisce ancora, ma sempre d’inglese si tratta. Sono legati all’Italia dai ricordi della gioventù e da qualche viaggio fatto in passato per incontrare i parenti lasciati nel Bel Paese. Ma, per il resto, sono australiani a tutti gli effetti, ne conoscono usi e costumi, storia e società. Parlano della rivalità tra Sydney e Melbourne così come un nostro corregionale farebbe di Udine e Trieste. Salvatore, dopo una vita di lavoro, ha acquistato un’enorme tenuta immersa tra le montagne a tre ore di macchina dalla città, dove alleva pecore e osserva i canguri avvicinarsi fino alla soglia di casa. Tutto molto australiano. Eppure, l’italianità non è scomparsa, né è stata ‘soffocata’ nel corso degli anni. È presente e ben viva nell’approccio di queste persone, nello spirito, nelle loro relazioni umane. Fin dal primo momento, a colpirmi è stata l’ospitalità. Gratuita, com’è ovvio dato che era rivolta a pellegrini. Ma soprattutto calda, partecipe, familiare. Nessun problema, mai, nemmeno con sei ragazzi da ospitare, spesso con orari e necessità differenti gli uni dagli altri. Una sera, trovandomi raffreddato, Santa ha preparato il brodo caldo e il the col miele. L’ultimo giorno, a cena, eravamo in diciotto: Salvatore e Santa avevano invitato all’ultimo momento altre due famiglie, incontrate durante la nostra messa conclusiva, per permettere a noi ragazzi di passare la cena assieme. A tavola, la presenza costante di nonno Carmelo: è in Australia da mezzo secolo, ma non ha mai voluto imparare l’inglese. Si esprime ancora in siciliano stretto e guardando il tricolore appeso su uno dei nostri zaini ha intonato una vecchia canzone. Lui sì, era e resterà solamente italiano.

SIMONE BEARZOT

L’attesa è finita. Dopo tre mesi di lavoro e l’acquazzone necessario a testare l’efficienza dell’impianto drenante, venerdì 1 agosto la ‘Unieco Green S.p.A.’ ha ufficialmente consegnato il nuovo campo in erba sintetica alla Parrocchia. La gestione concreta dell’impianto è stata quindi affidata totalmente al Ricreatorio, che ormai da tempo aveva costituito una commissione ad hoc per regolamentarne l’impiego e pianificarne la manutenzione. Questa si è mossa seguendo le finalità che hanno portato a tale investimento: fornire uno strumento di gioco e socializzazione per i giovani della nostra cittadina e non solo. Per questo la destinazione d’utilizzo del campo, durante la giornata, è stata così differenziata: • dall’apertura pomeridiana del Ricreatorio fino alle 18:30 il nuovo manto erboso sarà riservato esclusivamente ai ragazzini sotto la necessaria supervisione di un custode• dalle 18:30 fino alle 22:30 sarà data priorità ad eventuali prenotazioni. Queste potranno essere sottoscritte in Ricreatorio durante un appuntamento prefissato tramite contatto telefonico al n. 345/4549770. Durante tale incontro il richiedente firmerà il modulo di prenotazione dopo aver letto e sottoscritto il regolamento di utilizzo delle strutture. Oltre al campo sarà possibile usufruire dell’impianto di illuminazione e degli spogliatoi. Tutte le informazioni necessarie sono ad ogni modo affisse, assieme al regolamento, nella bacheca di fronte all’ingresso del terreno di gioco. L’inaugurazione ufficiale del campo, che è comunque già a disposizione di chi desiderasse prenotarlo, è fissata per il 27 settembre: per l’occasione verrà organizzato un vero e proprio evento con numerose partite che vedranno sfidarsi piccini e veterani e al quale parteciperanno autorità ecclesiastiche, politiche e personaggi sportivi.

RICCARDO RIGONAT

PER L’UTILIZZO E LE PRENOTAZIONI CHIAMA IL N. 345/4549770

5 X 1000: beffa… o storia infinita!Ebbene sì, siamo ancora ad informarVi, cari ‘sostenitori’, che della famosa cifra del 5 X 1000 del 2006 nulla si è visto all’orizzonte, o meglio nelle casse (ormai vuote) del nostro conto. Il cambio di governo non ha fatto che lasciare la situazione per diversi mesi in stallo, con la scusa dell’attesa di nuove nomine di ministri, sottosegretari e di nuove procedure per i pagamenti.Secondo il nuovo sottosegretario, Eugenia Roccella, dovrebbero essere conclusi entro l’estate i pagamenti del 2006.Noi attendiamo fiduciosi; voi, non dimenticate di sostenerci!

Teatro Sala AuroraCervignano del Friuli

Via Mercato, 111° edizione

www.teatrosalaurora.org

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08

PREVENDITA BIGLIETTI,ABBONAMENTI

E INFORMAZIONI

BAR BUDDY HOLLYRicreatorio San Michele

Via Mercato, 1 Cervignano del Friuli

tel 0431/31493

ORaRi:tutti i giorni

dalle 9 alle 13 e dalle 15,30 alle 19,30 (domenica pomeriggio

e lunedì mattina chiuso)

BiGLiETTi ON LiNE:prenota i biglietti

direttamente dal sito internet

www.teatrosalaurora.org li potrai ritirare

all’ingresso del teatro

iNTERNET:http//www.teatrosalaurora.org

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sugli spettacoli in cartellone

CaMpaGNa aBBONaMENTi:dal 16 settembre al 12 ottobre.Gli abbonati alla scorsa stagione

potranno confermare l’abbonamento mantenendo il posto dell’anno scorso

dal 16 al 26 settembre.

Domenica 12 ottobre ore 15.30il gruppo Teatrale CaORLOTTO di Caorle (VE) presenta

“piGNaSECCa & piGNaVERDE”commedia brillante in tre atti di Emerico ValentinettiTraduzione e libero adattamento di Sandro Dorigo e Narciso Gusso

Domenica 19 ottobre ore 15.30La Compagnia teatrale “i BEi SENSa SCHEi”di Vicenza presenta

“OGNi LaSCiaTa… XE’ pERSa”Commedia brillante da un libero adattamento e regia di Clara Vignaga

Domenica 9 novembre ore 15.30il Gruppo teatrale DRiN & DELaiDEdi Rivignano (UD) presenta

“a.a.a. DiSOCUpaT, TiMiD, CONOSaRESZOViNE SCOpO MaTRiMONi…”commedia brillante in lingua friulana di Mauro Fontanini Regia Mauro Fontanini

Sabato 22 novembre ore 20.30La Compagnia teatrale “Ma CHi M’O FFa Fa’”di Napoli presenta

“QUEi FaNTaSMi”di Eduardo De Filippo

Domenica 23 novembre ore 15.30La Compagnia teatrale “Ma CHi M’O FFa Fa’”di Napoli presenta

“VaDO pER VEDOVE”Commedia brillante di Marotta e RandoneDOppiO appUNTaMENTO CON La SiMpaTia NapOLETaNa(se prenoti i biglietti per entrambi gli spettacoli biglietto ridotto per entrambi)

Domenica 30 novembre 15.30La Filodrammatica di Cavarzere (VE) presenta

“LE BaRUFE iN FaMEGia”commedia brillante in tre atti di G. Gallinaregia di ileana Dal Checo

Sabato 13 dicembre ore 20.30La Compagnia Teatrale CiTTà Di ESTE (pD) presenta

“ViRGOLa”Commedia brillante veneta in tre atti di Enzo DuseRegia alberto Baratella

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CAMPO IN SINTETICO: INAUGURAZIONE IL 27 SETTEMBRE

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Cervignano del FriuliTel. 0431 32612

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