Appio Claudio Pulcro

9
Appio Claudio Pulcro e il trionfo negato da parte del senato. Vai a: Navigazione, cerca Vita: Era figlio di Gaio Claudio Pulcro; Appio Claudio Pulcro è stato un politico e generale romano; 143 a. C. divenne console, insieme a Quinto Cecilio Metello Macedonico; per poter celebrare un trionfo attaccò i Salassi, che erano un' antica popolazione di origine gallo-celtica, discendente, con buona probabilità, dagli Allobrogi, che abitavano il Canavese e la valle della Dora Baltea; inizialmente fu sconfitto ma seguendo alcuni accorgimenti dei Libri sibillini, vinse. Il primo scontro con i romani si tenne proprio nel 143 a.C. sotto il Consolato di Appio Claudio ed in tale occasione i Romani subirono più di 5000 perdite. Subito dopo i Salassi si rifugiarono in Valle d'Aosta dove dominarono per oltre un secolo. Solo nel 100 a.C. il senato romano deciderà di fondare la città di Eporedia (attuale Ivrea) dove molti coloni romani si stanzieranno con famiglia e schiavi; ottenne infine la vittoria; al suo ritorno non gli venne concesso il trionfo pubblico da parte del senato, perciò ne organizzò uno a proprie spese; quando un tribuno cercò di farlo cadere dal suo carro, la figlia Claudia, che era una vestale, lo scortò di persona fino al Campidoglio; 142 a. C. A. C. Pulcro si candidò senza successo alla censura, 136 a.C. divenne censore assieme a Quinto Fulvio Nobiliore;

description

Appio Claudio Pulcro

Transcript of Appio Claudio Pulcro

Page 1: Appio Claudio Pulcro

Appio Claudio Pulcro e il trionfo negato da parte del senato.

Vai a: Navigazione, cerca

Vita:

Era figlio di Gaio Claudio Pulcro; Appio Claudio Pulcro è stato un politico e generale romano;

143 a. C. divenne console, insieme a Quinto Cecilio Metello Macedonico;

per poter celebrare un trionfo attaccò i Salassi, che erano un' antica popolazione di origine gallo-celtica, discendente, con buona probabilità, dagli Allobrogi, che abitavano il Canavese e la valle della Dora Baltea; inizialmente fu sconfitto ma seguendo alcuni accorgimenti dei Libri sibillini, vinse. Il primo scontro con i romani si tenne proprio nel 143 a.C. sotto il Consolato di Appio Claudio ed in tale occasione i Romani subirono più di 5000 perdite. Subito dopo i Salassi si rifugiarono in Valle d'Aosta dove dominarono per oltre un secolo. Solo nel 100 a.C. il senato romano deciderà di fondare la città di Eporedia (attuale Ivrea) dove molti coloni romani si stanzieranno con famiglia e schiavi;

ottenne infine la vittoria;

al suo ritorno non gli venne concesso il trionfo pubblico da parte del senato, perciò ne organizzò uno a proprie spese;

quando un tribuno cercò di farlo cadere dal suo carro, la figlia Claudia, che era una vestale, lo scortò di persona fino al Campidoglio;

142 a. C. A. C. Pulcro si candidò senza successo alla censura,

136 a.C. divenne censore assieme a Quinto Fulvio Nobiliore;

in seguito stipulò un'alleanza con Tiberio Gracco, a cui diede in sposa la figlia Claudia;

133 a. C. sostenne la campagna di Gracco per la riforma agraria finché venne designato assieme ai Gracchi alla suddivisione delle terre pubbliche in favore della plebe romana;

132 a. C. dopo l'assassinio di Tiberio divenne nemico di Publio Cornelio Scipione Emiliano;

130 a. C. ca morì;

durante la sua carriera ricoprì anche l'incarico di sacerdote salio, augure e principe del senato;

ebbe come moglie Antista. Cicerone dice nel Brutus che fu un oratore forte ed abile;

suoi predecessori al consolato: Servio Sulpicio Galba, Lucio Aurelio Cotta;

Page 2: Appio Claudio Pulcro

suoi successori al consolato: Quinto Fabio Massimo Serviliano, Lucio Cecilio Metello Calvo.

Valerio Massimo 4, 5-7

[6] Magna sunt haec virilis pietatis opera, sed nescio an his omnibus valentius et animosius Claudiae Vestalis virginis factum. Quae, cum patrem suum triumphantem e curru violenta tribuni pl. Manu detrahi animadvertisset, mira celeri tate utrisque se interponendo amplissimam potestatem inimicitiis accensam depulit. Igitur alterum triumphum pater in Capitolium, alterum filia in aedem Vestae duxit, nec discerni potuit utri plus laudis tribueretur, cui victoria an cui pietas comes aderat.

[6] Grandi sono questi saggi di pietà virile, ma non so se più forte e coraggioso non sia stato il gesto della vergine Vestale Claudia. Costei, accortasi che suo padre, mentre celebrava il trionfo sul cocchio, ne veniva tirato giù con grande violenza da un tribuno della plebe, s’interpose tra i due con straordinaria rapidità ed ebbe la meglio su quella potentissima autorità infiammata dalle rivalità personali. Così un trionfo celebrò il padre, continuando il suo incedere fino al Campidoglio, un altro ne celebrò la figlia fino al tempio di Vesta, né si poté distinguere a chi dei due si attribuisse più gloria, se a chi aveva avuto per compagna la vittoria o a chi l’amore filiale.

Macrobio, Saturnaliorum convivia

[14] Aesopum vero ex pari arte ducenties sestertium reliquisse filio constat. Sed quid loquor de histrionibus cum Appius Caludius, vir triumphalis, qui Salius ad usque senectutem fuit, pro gloria obtinuerit quod inter collegas optime saltitabat?

[14] Quanto a Esopo, come è noto, dai proventi della stessa professione lasciò al figlio (Clodio) venti milioni di sesterzi. Ma perché parlo degli attori, quando Appio Claudio Pulcro, un uomo che celebrò il trionfo, che fino alla vecchiaia fece parte dei Salii, tenne come titolo d’onore la fama di essere il miglior danzatore fra i suoi colleghi?

Cicerone, Cael. 2,4.

Page 3: Appio Claudio Pulcro

Virgo illa Vetsalis Claudia quae patrem complexa triumphantem ab inimico tribuno plebei de curru detrahi passa non est.

Orose, Histoires, in Les belles lettres, Paris, livre IV – VI.

[5] Eodem tempore CCC Lusitani cum mille Romanis in quodam saltu contraxere pugnam, in qua LXX Lusitanos, Romanos autem CCCXX cecidisse Claudius refert.

[5] nello stesso periodo, trecento Lusitani combatterono la battaglia contro mille romana in un bosco; Claudio racconta che settanta Lusitani e trecentoventi Romani morirono in questo combattimento.

Orose, Histoires, in Les belles lettres, Paris, livre IV – VI.

[6] Et cum victores Lusitani sparsi ac securi abirent, unus ex his longe a ceteris segregatus cum, circumfusis equitibus pedes ipse deprehensus unius eorum equo lancea perfosso ipsius equitia ad unum gladii ictum caput desecuisset, ita omnes metu perculit ut prospectantibus cunctis ipse contemptim atque otiosus abscederet.

[6] E mentre i Lusitani vincitori se ne andavano alla rinfusa e senza paura, uno di essi, sufficientemente isolato dagli altri si vide, lui fante, accerchiato dai cavalieri: non appena, dopo aver trafitto con la propria lancia il cavallo di uno di costoro, tagliato con un solo colpo di spada la testa di un cavaliere, egli provocò in essi tanto terrore a tal punto che si poté allontanarsi sotto gli occhi di tutti, con disprezzo e senza affrettarsi.

[7] Appio Claudio Q. Caecilio Metello consulibus, Appius Claudius ad versus Salassos Gallos congressus et victus quinque milia militum perdidit; reparata pugna, quinque milia hostium occidit; sed cum iuxta legem qua constitutum erat ut quisque quinque milia hostium peremisset triumphandi haberet potestatem, iste quoque triumphum expetisset, propter superiora vero damna non impetravisset, infami impudentia atque ambitione usus privatis sumptibus triumphavit.

[7] Sotto il consolato di Appio Claudio e di Quinto Cecilio Metello, Appio Claudio iniziò la battaglia contro i Salassi Galli: vinto, perse cinquemila soldati; avendo ripreso a viva forza la guerra, egli uccise cinquemila nemici; nonostante ciò, dal momento che, conformemente alla legge secondo la quale era stato deciso che chiunque avesse annientato cinquemila nemici avrebbe avuto il diritto di celebrare il trionfo, aveva richiesto lui stesso il trionfo, ma non l’aveva ottenuto a causa delle perdite precedenti, celebrò il trionfo a proprie spese con una sfrontatezza e con un’ambizione scandalosi.

Tiberius, Svetonius, I, 4.

[4] Etiam virgo Vestalis fratrem iniussu populi trimphantem ascenso simul curru usque in Capitolium prosecuta est, ne vetare aut intercedere fas cuiquam tribuno rum esset.

[4] Addirittura una vergine Vestale montò sul carro del fratello con lui, quando egli celebrò il trionfo senza l’autorizzazione della gente, e accompagnò costui in tutti i luoghi verso il Campidoglio, al fine di rendere un atto di sacrilegio per uno qualsiasi dei tribuni per vietargli l’accesso o interporre il suo veto.

Page 4: Appio Claudio Pulcro

Entro la fine della Repubblica e l’antico impero l’arroganza dei Claudii divenne nota. Nelle storie di Livio nel V secolo la tribuna attacca questa gens, come nell’esempio “familiae superbissimae ac crudelissimae in plebem romanam”, mentre Tacito scrive del vetus et insita Claudiae familiae superbiae. Mentre si potrebbe non dubitare circa l’eccezionale successo della famiglia che vantava 28 consolati, 5 dittature, 7 censure, 6 trionfi e due ovazioni, noi dobbiamo contare almeno uno di questi consolati e uno di questi trionfi come qualcosa in meno di un successo e più in linea con il modo in cui la reputazione della famiglia è giunta fino a noi. La tradizione circa il consolato di Appio Claudio Pulcro nel 143 a. C. e il trionfo che successivamente ha celebrato sui Salassi, asserisce di poco più della tipica arroganza di Claudio e completo disprezzo per il popolo e per l’autorità imperiale. Il trionfo celebrato da Appio Claudio ha aperto un dibattito sul fatto che l’occasione fosse meritata e ci fosse un piccolo dubbio che questo fosse la più vecchia delle fonti usate da Cassio Dione. Costui preserva la massima considerazione dei compagni contro i Salassi e, non ci sono dubbi circa la colorazione. D’accordo con Dione, Claudio era insoddisfatto per il fatto che egli aveva disegnato l’Italia come la sua provincia poiché non gli forniva opportunità per l’attività militare.

Dione apparentemente mina la credibilità del proprio conto per andare a dire che Claudio era stato mandato a conciliare i Salassi con i suoi vicini che erano in lite con loro a proposito dell’acqua necessaria per le miniere d’oro. Conclude con il riferimento a due decemviri mandati a Claudio e la dichiarazione che distruggerà il territorio dei Salassi. I decemviri annunciarono che essi avevano scoperto un requisito nei Libri Sibillini, che un sacrificio doveva essere fatto nel territorio nemico

ogni volta che la forza romana lancia una battaglia contro i Galli.

Obsequentes 21

Cum a Salassis illata clades esset Romanis, decemviri pronuntiaverunt se invenisse in Sibyllinis, quotiens bellum Gallis illaturi essent, sacrificari in eorum finibus oportere.

Questo è sostenuto da Orosio che dichiara che, dopo la disfatta dei Salassi in cui morirono 5000 uomini, Claudio ricominciò la battaglia e inflisse le stesse cose su di loro.

Orose 5,4,7

Ad versus Salassos Gallos congressus et victus quinque milia militum perdidit; reparata pugna, quinque milia hostium occidit.

Si può dunque parlare di orgoglio della famiglia, personale ambizione; si è trattato una una battaglia che ha riportato un numero consistente di vittime e la vittoria solo dopo che sia stato possibile spiegare le perdite per mezzo di tecniche religiose. Mentre non ci sono motivi per dubitare sulle difficoltà della campagna militare, c’è buona ragione di sospettare che Claudio fosse motivato molto di più da ragioni personali. Anche se può essere vero che egli non avesse istruzioni per andare in guerra contro i Salassi, Claudio è stato inviato in missione ufficiale per risolvere un problema regionale. L’interpretazione politica di Astin a proposito dell’intervento dei decemviri e i suoi argomenti consistono nel fatto che fosse stato fatto dagli amici di Claudio per salvargli la faccia e evitare la sua ritirata. L’azione di invio di ufficiali credenti era per eseguire i rituali necessari per espiare a sconfitta, invece di richiamare Claudio, suggerisce le sanzioni ufficiali per le sue azioni.

È evidente dunque che la missione assegnata a Claudio era per gli interessi di Roma e era di natura tale che potrebbero nascere ostilità. Dione spiega chiaramente le ragioni della campagna: la lite con

Page 5: Appio Claudio Pulcro

i loro vicini per l’acqua era necessaria per la gestione delle miniere d’oro. Benchè Dione dice che nessuna accusa era stata mossa contro i Salassi, altra prova vuole che era molto più probabile che le denunce che portano all’azione vogliono essere originate con i loro vicini, contro i Salassi e viceversa. Nella sua descrizione del territorio dei Salassi, Strabone ci informa che ha dato loro il controllo dell’accesso alle passi alpini della regione, in particolare il Gran San Bernardo, e il possesso delle miniere d’oro, dove essi lavoravano per deviare il fiume Durias in diversi luoghi. Strabone è esagerato quando dice che essi hanno prosciugato il letto del fiume; egli cerca una spiegazione del contesto dell’intervento di Claudio, commentando il disagio causato dalle azioni dei Salassi, come di privare i popoli a valle delle acque che essi hanno bisogno per irrigare i raccolti. Strabone continua a registrare che il comportamento dei Salassi fu tale che i comandanti romani che operavano nella regione furono dotati di pretesti per fare la guerra, una situazione che ha prevalso fino ad Augusto, quando i popoli venivano sterminati. In questo contesto, si potrebbe sostenere per un serio interesse pubblico da parte del senato per l’eliminazione del persistente problema tra i Salassi e i loro vicini, per assicurarsi il controllo delle miniere d’oro che producono introiti a titolo di contratti minerari con i pubblicani, e per la comunicazione con le Alpi.

Le giustificazione a proposito del trionfo di Appio Claudio Pulcro: nonostante il fatto che lui sapesse molto bene di non avere nessuna vittoria da celebrare, con arroganza ha agito come se gliene fosse stata riconosciuta una e ha chiesto i fondi senza consenso da parte del senato, senza sentire la sua opinione, senza alcuna concessione di un trionfo o dei fondi. Orosio ci narra che Claudio sostenesse il proprio trionfo in base ad una legge che dava il diritto al trionfo a chiunque avesse ucciso circa 5000 nemici in battaglia e, quando questo veniva rifiutato a causa delle perdite che lui stesso aveva sostenuto, si comportò con tanta impudenza, in modo scandaloso e con tanta ostentazione che celebrò il trionfo a proprie spese.

Orosius, 5,4,7

Cum iuxta legem qua constitutum erat ut quisque milia hostium peremisset triumphandi haberet potestatem, iste quoque triumphum expetisset, propter superiora vero damna non impretavisset, infami impudentia atque ambitione usus privatis sumptibus triumphavit.

Non esitò ad utilizzare i proventi della propria campagna contro i Salassi e l’occupazione delle miniere d’oro. Questo è un trionfo che merita particolate attenzione: si riflette nel fatto straordinario che sua figlia o sorella corse con lui sul carro per proteggerlo dalla minaccia di un tribuno, nascondendosi dietro la sua santità come una Vestale che vuole rendere l’intervento sacrilego. L’approvazione del senato per la celebrazione del trionfo avrebbe potuto diventare convenzionale, ma, come il senato aveva da imparare da Tiberio Gracco. È chiaro abbastanza che la celebrazione del trionfo senza l’approvazione senatoria, non fu senza precedenti nell’antecedente storia della Repubblica.

Orosio ci dice che Claudio aveva ucciso 5000 nemici e il responso che ciò era stato guastato dalle proprie perdite, e ci fu un dibattito legalistico in senato tra un uomo determinato ad avere il trionfo e una parte altrettanto determinata a impedirglielo. Dopo il rifiuto in senato, Claudio esce dal senato per cercare l’approvazione popolare per l’opposizione di un solo tribuno. Quando Claudio decise allora di procedere indipendentemente, le azioni disperate del tribuno per far valere il suo diritto di veto e per mettere fine alla cerimonia con la forza, sono molto più insoliti della decisione di Claudio e sembrano più sintomatici della politica di fazione che all’ opposizione di principio.

Nella ricerca di una spiegazione per il treno di eventi e per il travisamento di realizzazione della cerimonia di Claudio, bisogna notare che un evento fornisce un contesto intellegibile: la competizione elettorale tra Appio Claudio e Scipione l’Emiliano per la censura del 142. E’ ben

Page 6: Appio Claudio Pulcro

documentata anche la rivalità tra i due: la motivazione personale per Claudio era il fine di rafforzare la sua candidatura con la celebrazione del trionfo e per Scipione e i suoi seguaci di fermarlo. Questo sarebbe incentrato, in primo luogo, sul merito della richiesta di Claudio in senato, ma, quando egli ignorò l’opposizione, queste attività sarebbe stata portata avanti più a lungo in pubblico. Non conosciamo il nome del tribuno in questione, ma c’è il sospetto che il suo intervento fosse in qualche modo influenzato da Scipione. La competizione elettorale tra i due per la censura sembra essere stata abbastanza forte e le osservazione sono state preservate nella tradizione che suggerisce che potrebbe essere servita come modello di una nuova negativa campagna militare. Claudio aveva aggredito e richiamato attenzione alle umili origini di Scipione. In un’altra occasione, Claudio affermò che, mentre lui potrebbe affrontare tutti i romani per nome, Scipione non conobbe bene nessuno. Scipione disse che lui e Claudio saranno entrambi mandati a combattere la guerra celtiberica con dei testimoni per giudicare i meriti dei due in un contesto militare. Tuttavia il dibattito di Scipione è stato efficace per il risultato delle elezioni, non è stato fatale per la carriera di Claudio, poiché alla fine è riuscito ad ottenere la propria elezione per la successiva censura e è diventato princeps senatus, forse attraverso un altro atteggiamento arrogante. Non è detto che non ci fosse arroganza nel comportamento di Claudio durante il suo consolato del 143, ma questo non sarebbe l’unico fattore negativo del suo comportamento durante il consolato.

Frontino, Le acque della città di Roma, 7. Dione Cassio, Frammenti, LXXIX, LXXX. Orosio, 5, 4, 7. Cicerone, Pro Marco Caelio, 14, 34. Svetonio, Tiberio, 2. Dione Cassio, Frammenti, LXXXIV. Plutarco, Tiberio Gracco, 4. Livio, Epitoma Oxyrrhynci reperta, 58. Velleio Patercolo, II. 2. Plutarco, Emilio Paolo, 38. Cicerone, De republica, I, 19. Appiano, Le guerre civili, I, 18. Plutarco, Tiberio Gracco, 4. Macrobio, Saturnalia, II, 10. Cicerone, Brutus, 28. Livio, per., 53. Valerio Massimo, 4, 5, 6. Strabone, 4, 6, 7. I. McDougall, The Reputation of Appius Claudius Pulcher, cos. B. C., in “Hermes” 120,

1992, pp. 453 – 460. P.Fraccaro, La colonia romana di Eporedia (Ivrea) e la sua centuriazione, in Opuscola, III,

Pavia 1957, pp. 101 – 103.