Anno XXVII - N. 1 GENNAIO - FEBBRAIO - MARZO 2016 Il ... · della Befana, era stato indetto un...

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Di Banca Etruria sap- piamo tutto: vita, morte e miracoli dei suoi manager, dei correntisti, dei risparmiatori truffati e dei loro nipoti inferociti. Ci hanno mostrato le adunate con i cartelli, le interviste ai poveri obbligazionisti e ai loro familiari, le sedi malfa- mate, le promesse non mante- nute. Di Banca Marche, niente. Sembrava che insieme all’i- stituto bancario fossero scomparsi anche dipendenti e clienti: nessuna manifestazio- ne, nessuna intervista, solo silenzio e un fuggi fuggi discreto dei correntisti verso altre banche. Eppure, il 5 gennaio, vigilia della Befana, era stato indetto un piccolo raduno davanti alla sede di Jesi, l’appunta- mento era all’apertura della banca, ma alle 9,30 non c’era ancora quasi nessuno. Faceva freddo e pioveva e questa fu la scusa del non funziona- mento della manifestazione, in considerazione del fatto che i truffati erano, per lo più, risparmiatori anziani. Solo qualche donna, sempre le più coraggiose, sono poi arrivate alla spicciolata, tanto che alle 10, c’erano circa trenta persone. Davvero poche, se si pensa che Banca Marche ha danneggiato tutta la regione. Perché tutto questo disinte- resse e questo incredibile silenzio? In fondo si toccava- no i risparmi di una vita, si perdevano soldi utili per la sopravvivenza e per la vec- chiaia, un gemito, forse, sarebbe stato più che sacro- santo. Invece niente. I mar- chigiani sono davvero impre- vedibili, sempre riservati nelle loro esternazioni, nasco- sti nelle loro azioni e pronti a defilarsi quando sanno di essersi sbagliati su qualcosa. Certamente non “fumantini” come i toscani. La verità è che il direttore generale Bianconi, faccendie- re spericolato di Ancona e responsabile del crac, aveva creato un sistema di favoriti- smi a catena, che ha imbri- gliato quasi tutti: assunzioni in esubero, mutui insolvibili, favori di varia natura agli amici del parente dell’amico lontano. Tutto questo aveva creato una rete di omertoso silenzio, fino al definitivo crac. La seconda ragione è che, alla fine dei conti, i clienti di Banca Marche hanno perso poco, disponendo di altre fonti di reddito e avendo diversificato le posizioni dei loro depositi, impegnando cifre modeste nella banca tra- ballante. Inoltre, i marchigia- ni non si espongono mai trop- po, aspettano sempre che le cose si aggiustino ad opera di qualcuno sopra di loro, in questo caso, si è sperato nel- l’amministratore delegato Luciano Goffi, persona sti- mata e capace, che ha cercato di sistemare la situazione per non arrivare ad un “default” tombale. Nella primavera del 2013, c’era già il pericolo di un commissariamento, la fonda- zione di Macerata, se ne accorse e cercò di promuove- re un’azione di responsabilità contro il direttore generale Massimo Bianconi, ma nel- l’assemblea dei soci, Jesi e Ancona votarono contro. Chissà perché… Ora Goffi, con la sua opera di amministratore delegato nella Nuova Banca Marche, sta tentando il tutto per tutto per il definitivo salvataggio. Il governo ha stabilizzato i circa 700 posti di lavoro e salvato i depositi di quei correntisti che, fiduciosi, non sono scap- pati. Quanto agli obbligazionisti, purtroppo, non ci sarà molto da fare, perché le loro obbli- gazioni subordinate prevedo- no l’assorbimento da parte della banca in caso di insoste- nibile passività. Bisognerebbe dimostrare la truffa e la mancata trasparen- za nell’informazione al clien- te, ma non è facile. Sta di fatto che, nonostante il silenzioso crac, la Nuova Banca Marche sta pian piano risorgendo dalle ceneri, come la fenice. S ono perfettamente consape- vole che l’argomento che sto per trattare non è atti- nente con quelli che normal- mente sono riportati sul nostro trimestrale. Ma, come Direttore Responsabile, mi permetto una trasgressione! Il 14 dicembre ultimo scorso, per ragioni di forza maggiore, ho dovuto trasferirmi di abitazione. Qualcuno potrebbe obiettare sul perché ho deciso di scriverci un articolo. La ragione c’è, e sta tutta nelle innumerevoli difficoltà (grandi fatiche, rinunce, pensieri affaticanti ed impegni imprescin- dibili) che, assieme a mia moglie Maria, abbiamo dovuto affronta- re, nei giorni precedenti e seguenti al trasloco, con i nostri ottanta anni di età. Inoltre, tale impegno, mi ha anche impedito di seguire, per un certo tempo, le numerose attività amministrative e culturali dell’Associazione “Cenacolo Marchigiano” ed i contatti con le associazioni regio- nali che operano su Roma. Nella mia passata attività profes- sionale, di cambiamenti di abita- zione e di città ne ho fatti molti (Modena, Torino, Roma, Mode- na, Civitavecchia, Roma, Pis- toia, Firenze, Roma) e spesso, nella stessa sede, ho dovuto cam- biare casa più volte, per impre- scindibili ragioni di servizio o per assegnazione di alloggi dema- niali che avevano canoni di affit- to agevolati. Confesso che tutti questi citati trasferimenti sono sempre stati affrontati, da me e dai miei famigliari, senza diffi- coltà e, a volte, con notevole inte- resse, perché coincidenti con avanzamenti di carriera e con l’andare a scoprire nuove città che, oltre ad accrescere il nostro bagaglio culturale, ci permetteva- no, anche, di conoscere e visitare luoghi della nostra bella Italia. Durante quei trasferimenti, di fatica e di pensieri non se ne par- lava proprio … per tutti noi era solo gioia! Per due volte, nella nuova desti- nazione di servizio, ho rinunciato di trasferire la famiglia, per evi- tare il cambiamento della sede di studio ai figli perché sarebbero stati sicuramente dannosi al loro apprendimento e rendimento, scegliendo, con grande fatica e sacrificio, il pendolarismo gior- naliero tra Civitavecchia e Roma e tra Pistoia e Firenze. Il trasloco di cui vi sto parlando è stato del tutto particolare e diver- so dagli altri. Fatto in emergenza, per varie ragioni contingenti, e, soprattutto, affrontando, per spa- zio ridotto, il grosso problema dell’alienazione di mobili, libri, quadri e tantissimi altri ricordi che erano stati accumulati nei cinquanta anni di carriera milita- re e nei cinquanta quattro di vita coniugale. Assieme a mia moglie Maria e, a volte, quando liberi dai loro impegni di lavoro, dai miei figli Andrea e Benedetta, abbiamo dovuto fare un durissi- mo lavoro di cernita e di aliena- zione di cose che quando le ave- vamo tra le mani innescavano ricordi, di vita e di lavoro, pro- fondi facendoci soffrire per il fatto che dovevi abbandonarli o affidarli in regalo ad altri, a volte sconosciuti. Nella casa che abbia- mo lasciato ci abbiamo vissuto venti anni esatti. Di cose ce n’e- rano tante, molte anche inutili, che abbiamo eliminato con fatica ma senza soffrire. Mentre proce- deva il lavoro di cernita e di eli- minazione abbiamo avuto tante sorprese scoprendo una nuova realtà di cui non eravamo a cono- scenza o, perlomeno, non ci era mai capitato di pensarci. Abbiamo scoperto che i libri, specie quelli storici e culturali, non valgono più nulla perdendo ogni interesse anche se ceduti gratuitamente. Quando abbiamo chiamato qualcuno (privati, par- rocchie, biblioteche scolastiche e culturali) per offrire qualche rac- colta, fatta salva qualche piccola eccezione, la risposta è sempre stata evasiva motivandola con il vantaggio che ora esiste di ricer- care i vari argomenti su Internet. Abbiamo accertato, con grande dispiacere, che l’offerta della nostra tanto amata e tanto utiliz- zata “Enciclopedia Universale” Rizzoli - Larousse, a suo tempo comprata a rate e con impegno economico non indifferente, per agevolare lo studio dei figli, ora è priva di valore e rifiutata quando è stata offerta. Nella nostra dura fatica abbiamo provato anche a regalare libri ai venditori, con bancarelle sul ciglio delle strade, la risposta è quasi sempre stata negativa, altri hanno detto che li avrebbero accettati solo se porta- ti a domicilio. Fallito ogni tenta- tivo abbiamo dovuto prendere la decisione di buttare libri e quan- t’altro nei cassonetti delle immondizie facendo felici solo i “Rom ricercatori” che, dopo aver prelevato, vanno a rivendere negli appositi mercatini rionali. Un’altra cosa difficile e che pro- voca uno stress incredibile è l’eli- minazione dei mobili, non dico venderli, ma regalarli. L’unica cosa da fare è quella di smontarli per poi chiamare l’AMA per il ritiro. Anche questo provoca dolore perché vedi annullata la proprietà, l’utilità ed il servizio che detto mobile ha prestato per tanti anni, a volte da quelli del matrimonio! Altra grande fatica impegnativa che è stata fatta è quella delle disdette e dei rinnovi dei vari contratti (luce, gas immondizie, cambio di residenza ed altro) per- ché una persona anziana non è più rapida ed operativa. Questo è tutto! Potrà sembrare un inutile descrizione ma per noi sono stati due mesi di grande fati- ca, di angoscia e di umiliazione. Ho potuto constatare che il modo di vivere, rispetto alle mie aspet- tative ed abitudini, è completa- mente cambiato. Ciò mi ha messo a disagio facendomi pensare che sono fuori dall’attuale realtà. La cosa non mi spaventa … conti- nuerò a vivere secondo il mio costume rispettando ed adeguan- domi a ciò che avviene attorno a me. Ed ora mi piace riferire una cosa bella. La nuova casa, anche se raggiunta con tanta fatica, sacri- fici e umiliazioni, è ubicata nello stesso edificio di mia figlia Benedetta. E’questa una cosa bel- lissima, perché il contatto con la sua famiglia, il suo aiuto e l’affet- to dei figli Matteo, Davide e Niccolò, sarà di grande conforto aiutandoci a riprenderci pronta- mente! Una volta riconquistata la mia serenità potrò ridedicarmi, instancabilmente e con tutta l’e- nergia possibile, al nostro amato “Cenacolo Marchigiano” per rag- giungere traguardi ed affermazio- ni sempre più importanti. Anno XXVII - N. 1 GENNAIO - FEBBRAIO - MARZO 2016 EDIZIONE TRIMESTRALE PERIODICO DELL’ASSOCIAZIONE “CENACOLO MARCHIGIANO” DI ROMA - SEDE VIA MATTEO BOIARDO, 19 - 00185 ROMA - TEL./FAX 06-77.20.51.78 IL "CENACOLO MARCHIGIANO" ADERISCE ALL'UNAR (Unione delle Associazioni Regionali di Roma e del Lazio). E' ISCRITTO NEL "REGISTRO REGIONALE DELLE ASSOCIAZIONI" DI PROMOZIONE SOCIALE DELLA REGIONE LAZIO (Art. 9 L.R. 1 Set. 1999 N. 22) CON DETERMINAZIONE N. D 1044 DEL 22 Mar. 2007. E' ISCRITTO ALL'ALBO REGIONALE DELLE ASSOCIAZIONI DEI MARCHIGIANI RESIDENTI IN ALTRE REGIONI ITALIANE (DDPF N. 73/IPC DEL 03 Apr. 2012) GUIDA INSOLITA - 43° PASSO Il crac silenzioso di Banca Marche di Irene Affede Di Paola UN TRASLOCO A OTTANTA ANNI …! di Duilio Benvenuti DIFFUSIONE GRATUITA Radunisti, per protesta, davanti la Sede della Banca Marche di Jesi Il Cenacolo Marchigiano di Roma Vergine Lauretana C hi a dicembre a Roma avrà visitato la mostra “Più lib (e) ri” sarà rimasto colpito dal grandissimo numero di editori in Italia, con una grande soddisfazione: il libro è ancora un oggetto amato e che non esistono solo tre o quattro case editrici a dominare il mercato quasi in monopolio. A dimostrazione gli oltre 250 espositori, quella che in gergo viene chiamata la “piccola editoria”. Sarà piccola, ma è il segnale robusto inviato a chi vuole il libro morto. Fortunatamente qualcuno la pensa diversamente, qualche “pazzo” e si mette a fare l’e- ditore, “pazzi” che contribuiscono così a fare da argine alla fuga dal libro! Le statistiche non sono favorevoli: c’è stato negli ultimi anni un calo dei lettori. Nell’ultimo anno questo trend negativo sembra si sia arrestato grazie soprattutto alla letteratura per ragazzi, che da recentis- sime ricerche sembrano aver scoperto il libro. Questo frutto dell’azio- ne di maestre e maestri che già dalle prime classi delle elementari lo fanno conoscere e amare. Ma “Più lib(e)ri” ha riservato ai marchigia- ni un’altra inattesa sorpresa, la presenza di numerose editrici marchi- giane di livello e qualità. Le Marche sembrano andare controcorrente. Gli editori sono numerosissimi, diffusi e in aumento in tutta la regione dove paradossalmente il numero dei lettori è molto basso. Non interes- sa sapere perché gli editori siano così numerosi, forse la carta di Fabriano, le numerose università, le biblioteche che conservano ric- chezze immense di libri antichi. Tanto per citarne una, la Federiciana di Fano, fondata fra la fine del ‘600 e i primi del settecento da l’aba- te Domenico Federici, letterato e diplomatico che dopo il girovagare fra Vienna e Venezia ritorna a Fano e dona la personale biblioteca di oltre 12.000 volumi, per quei tempi una enormità, con incunaboli, cin- quecentine ed altre preziose opere. Quanti sono gli editori marchigia- ni? Alcune diecine, per cui e impossibile citarli tutti. A Roma abbiamo visto Hacca, Liberilibri, Nottetempo, Quodlibet ( forse ce n’erano altri) e ciò che presentavano era di raffinata qualità. Affinché non si equivochi diciamo subito che non si parla di editori “regionali”, ma di editori che spaziano nelle grandi praterie della cultura, non raramente con scoperte e come dicono i francesi con repechage di scrittori di qualche decennio fa. Per gli editori marchigiani è passata più della metà degli scrittori italiani. Grafica elegante, copertine accattivanti, Quolibet, catalogo corposo, un titolo che colpiva Vite efferate di papi di Dino Baldi. Giuseppe Dino Baldi è un filologo classico. Il libro di cinquecento pagine, non è un libro scandalistico, anticlericale, che segue la moda di questi tempi, dove il papa “tira”. E’ un’opera di approfondimento e riscoperta di eventi che hanno caratterizzato la Chiesa nei primi secoli. Una Chiesa lontana, ma anche così vicina. La lettura colpisce e cattura, arricchita da note e bibliografia impressio- nante. Abbiamo detto che l’editoria marchigiana guarda fuori della regione. In catalogo ad esempio Liberilibri ha qualche titolo di storia locale di estremo interesse, come quello di Marco Severini, storico e docente universitario presso l’Università di Macerata, Dieci donne, storia delle prime elettrici italiane. Sono le dieci maestre di Senigallia che nel 1906 ottennero il diritto di voto, che non poterono esercitare per assenza di elezioni. Diritto che, pericoloso precedente, è stato naturalmente cancellato. A questo punto comincia l’imbarazzo: come citare gli altri? Perché sono veramente tanti. Da Pesaro, Urbino, Senigallia e giù a scendere. Per non far torto a nessuno salutiamo gli ultimi “pazzi” arrivati, Gino Giometti & Danny Antonello di Macerata che hanno promesso novità. Sicuramente ci saranno: gli edi- tori marchigiani non scherzano (come la stragrande maggioranza degli abitanti). Ai marchigiani “all’estero” diciamo invece, scoprite quegli editori! Ne vale la pena. QEI “PAZZI” EDITORI MARCHIGIANI ! di Angelo Sferrazza Abate Domenico Federici Fondatore della Biblioteca Federriciana e Sala dei Globi. A tutti i soci, agli amici e a chi ci legge gli auguri più belli per una serena, felice e Santa Pasqua. Il Cenacolo Marchigiano di Roma

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DiBanca Etruria sap-piamo tutto: vita,morte e miracoli dei

suoi manager, dei correntisti,dei risparmiatori truffati e deiloro nipoti inferociti. Cihanno mostrato le adunatecon i cartelli, le interviste aipoveri obbligazionisti e ailoro familiari, le sedi malfa-mate, le promesse non mante-nute.Di Banca Marche, niente.Sembrava che insieme all’i-stituto bancario fosseroscomparsi anche dipendenti eclienti: nessuna manifestazio-ne, nessuna intervista, solosilenzio e un fuggi fuggidiscreto dei correntisti versoaltre banche.Eppure, il 5 gennaio, vigiliadella Befana, era stato indettoun piccolo raduno davantialla sede di Jesi, l’appunta-mento era all’apertura dellabanca, ma alle 9,30 non c’eraancora quasi nessuno. Facevafreddo e pioveva e questa fula scusa del non funziona-mento della manifestazione,in considerazione del fattoche i truffati erano, per lo più,risparmiatori anziani.Solo qualche donna, semprele più coraggiose, sono poiarrivate alla spicciolata, tantoche alle 10, c’erano circatrenta persone. Davveropoche, se si pensa che BancaMarche ha danneggiato tuttala regione.Perché tutto questo disinte-resse e questo incredibilesilenzio? In fondo si toccava-no i risparmi di una vita, siperdevano soldi utili per lasopravvivenza e per la vec-chiaia, un gemito, forse,sarebbe stato più che sacro-santo. Invece niente. I mar-chigiani sono davvero impre-vedibili, sempre riservatinelle loro esternazioni, nasco-

sti nelle loro azioni e pronti adefilarsi quando sanno diessersi sbagliati su qualcosa.Certamente non “fumantini”come i toscani.La verità è che il direttoregenerale Bianconi, faccendie-re spericolato di Ancona eresponsabile del crac, avevacreato un sistema di favoriti-smi a catena, che ha imbri-

gliato quasi tutti: assunzioniin esubero, mutui insolvibili,favori di varia natura agliamici del parente dell’amicolontano. Tutto questo avevacreato una rete di omertososilenzio, fino al definitivocrac. La seconda ragione è che, allafine dei conti, i clienti diBanca Marche hanno persopoco, disponendo di altrefonti di reddito e avendodiversificato le posizioni deiloro depositi, impegnandocifre modeste nella banca tra-ballante. Inoltre, i marchigia-ni non si espongono mai trop-po, aspettano sempre che lecose si aggiustino ad opera diqualcuno sopra di loro, inquesto caso, si è sperato nel-l’amministratore delegatoLuciano Goffi, persona sti-mata e capace, che ha cercatodi sistemare la situazione pernon arrivare ad un “default”tombale.Nella primavera del 2013,c’era già il pericolo di uncommissariamento, la fonda-zione di Macerata, se neaccorse e cercò di promuove-re un’azione di responsabilitàcontro il direttore generaleMassimo Bianconi, ma nel-l’assemblea dei soci, Jesi eAncona votarono contro.Chissà perché…Ora Goffi, con la sua opera diamministratore delegato nellaNuova Banca Marche, statentando il tutto per tutto peril definitivo salvataggio. Ilgoverno ha stabilizzato i circa700 posti di lavoro e salvato idepositi di quei correntistiche, fiduciosi, non sono scap-pati. Quanto agli obbligazionisti,purtroppo, non ci sarà moltoda fare, perché le loro obbli-gazioni subordinate prevedo-no l’assorbimento da parte

della banca in caso di insoste-nibile passività.Bisognerebbe dimostrare latruffa e la mancata trasparen-za nell’informazione al clien-te, ma non è facile.Sta di fatto che, nonostante ilsilenzioso crac, la NuovaBanca Marche sta pian pianorisorgendo dalle ceneri, comela fenice.

Sono perfettamente consape-vole che l’argomento chesto per trattare non è atti-

nente con quelli che normal-mente sono riportati sul nostrotrimestrale. Ma, come DirettoreResponsabile, mi permetto unatrasgressione!Il 14 dicembre ultimo scorso,per ragioni di forza maggiore, hodovuto trasferirmi di abitazione.Qualcuno potrebbe obiettare sulperché ho deciso di scriverci unarticolo. La ragione c’è, e statutta nelle innumerevoli difficoltà(grandi fatiche, rinunce, pensieriaffaticanti ed impegni imprescin-dibili) che, assieme a mia moglieMaria, abbiamo dovuto affronta-re, nei giorni precedenti eseguenti al trasloco, con i nostriottanta anni di età. Inoltre, taleimpegno, mi ha anche impeditodi seguire, per un certo tempo, lenumerose attività amministrativee culturali dell’Associazione“Cenacolo Marchigiano” ed icontatti con le associazioni regio-nali che operano su Roma.Nella mia passata attività profes-sionale, di cambiamenti di abita-zione e di città ne ho fatti molti(Modena, Torino, Roma, Mode-na, Civitavecchia, Roma, Pis-toia, Firenze, Roma) e spesso,nella stessa sede, ho dovuto cam-biare casa più volte, per impre-scindibili ragioni di servizio o perassegnazione di alloggi dema-niali che avevano canoni di affit-to agevolati. Confesso che tuttiquesti citati trasferimenti sonosempre stati affrontati, da me edai miei famigliari, senza diffi-coltà e, a volte, con notevole inte-resse, perché coincidenti conavanzamenti di carriera e conl’andare a scoprire nuove cittàche, oltre ad accrescere il nostrobagaglio culturale, ci permetteva-no, anche, di conoscere e visitareluoghi della nostra bella Italia.Durante quei trasferimenti, difatica e di pensieri non se ne par-lava proprio … per tutti noi erasolo gioia! Per due volte, nella nuova desti-nazione di servizio, ho rinunciatodi trasferire la famiglia, per evi-tare il cambiamento della sede distudio ai figli perché sarebberostati sicuramente dannosi al loroapprendimento e rendimento,scegliendo, con grande fatica esacrificio, il pendolarismo gior-naliero tra Civitavecchia eRoma e tra Pistoia e Firenze. Il trasloco di cui vi sto parlando èstato del tutto particolare e diver-so dagli altri. Fatto in emergenza,per varie ragioni contingenti, e,soprattutto, affrontando, per spa-zio ridotto, il grosso problemadell’alienazione di mobili, libri,quadri e tantissimi altri ricordiche erano stati accumulati neicinquanta anni di carriera milita-re e nei cinquanta quattro di vitaconiugale. Assieme a mia moglieMaria e, a volte, quando liberidai loro impegni di lavoro, daimiei figli Andrea e Benedetta,abbiamo dovuto fare un durissi-mo lavoro di cernita e di aliena-zione di cose che quando le ave-vamo tra le mani innescavanoricordi, di vita e di lavoro, pro-fondi facendoci soffrire per ilfatto che dovevi abbandonarli oaffidarli in regalo ad altri, a voltesconosciuti. Nella casa che abbia-mo lasciato ci abbiamo vissutoventi anni esatti. Di cose ce n’e-rano tante, molte anche inutili,che abbiamo eliminato con faticama senza soffrire. Mentre proce-

deva il lavoro di cernita e di eli-minazione abbiamo avuto tantesorprese scoprendo una nuovarealtà di cui non eravamo a cono-scenza o, perlomeno, non ci eramai capitato di pensarci.Abbiamo scoperto che i libri,specie quelli storici e culturali,non valgono più nulla perdendoogni interesse anche se cedutigratuitamente. Quando abbiamochiamato qualcuno (privati, par-rocchie, biblioteche scolastiche eculturali) per offrire qualche rac-colta, fatta salva qualche piccolaeccezione, la risposta è semprestata evasiva motivandola con ilvantaggio che ora esiste di ricer-care i vari argomenti su Internet.Abbiamo accertato, con grandedispiacere, che l’offerta dellanostra tanto amata e tanto utiliz-zata “Enciclopedia Universale”Rizzoli - Larousse, a suo tempocomprata a rate e con impegnoeconomico non indifferente, peragevolare lo studio dei figli, ora èpriva di valore e rifiutata quandoè stata offerta. Nella nostra durafatica abbiamo provato anche aregalare libri ai venditori, conbancarelle sul ciglio delle strade,la risposta è quasi sempre statanegativa, altri hanno detto che liavrebbero accettati solo se porta-ti a domicilio. Fallito ogni tenta-tivo abbiamo dovuto prendere ladecisione di buttare libri e quan-t’altro nei cassonetti delleimmondizie facendo felici solo i“Rom ricercatori” che, dopo averprelevato, vanno a rivenderenegli appositi mercatini rionali.Un’altra cosa difficile e che pro-voca uno stress incredibile è l’eli-minazione dei mobili, non dicovenderli, ma regalarli. L’unicacosa da fare è quella di smontarliper poi chiamare l’AMA per ilritiro. Anche questo provocadolore perché vedi annullata laproprietà, l’utilità ed il servizioche detto mobile ha prestato pertanti anni, a volte da quelli delmatrimonio!Altra grande fatica impegnativache è stata fatta è quella delledisdette e dei rinnovi dei varicontratti (luce, gas immondizie,cambio di residenza ed altro) per-ché una persona anziana non èpiù rapida ed operativa. Questo è tutto! Potrà sembrare uninutile descrizione ma per noisono stati due mesi di grande fati-ca, di angoscia e di umiliazione.Ho potuto constatare che il mododi vivere, rispetto alle mie aspet-tative ed abitudini, è completa-mente cambiato. Ciò mi ha messoa disagio facendomi pensare chesono fuori dall’attuale realtà. Lacosa non mi spaventa … conti-nuerò a vivere secondo il miocostume rispettando ed adeguan-domi a ciò che avviene attorno ame. Ed ora mi piace riferire una cosabella. La nuova casa, anche seraggiunta con tanta fatica, sacri-fici e umiliazioni, è ubicata nellostesso edificio di mia figliaBenedetta. E’questa una cosa bel-lissima, perché il contatto con lasua famiglia, il suo aiuto e l’affet-to dei figli Matteo, Davide eNiccolò, sarà di grande confortoaiutandoci a riprenderci pronta-mente! Una volta riconquistata lamia serenità potrò ridedicarmi,instancabilmente e con tutta l’e-nergia possibile, al nostro amato“Cenacolo Marchigiano” per rag-giungere traguardi ed affermazio-ni sempre più importanti.

Anno XXVII - N. 1 GENNAIO - FEBBRAIO - MARZO 2016EDIZIONE TRIMESTRALE

PERIODICO DELL’ASSOCIAZIONE “CENACOLO MARCHIGIANO” DI ROMA - SEDE VIA MATTEO BOIARDO, 19 - 00185 ROMA - TEL./FAX 06-77.20.51.78IL "CENACOLO MARCHIGIANO" ADERISCE ALL'UNAR (Unione delle Associazioni Regionali di Roma e del Lazio). E' ISCRITTO NEL "REGISTRO REGIONALE DELLE ASSOCIAZIONI" DI PROMOZIONE SOCIALE DELLA REGIONE LAZIO

(Art. 9 L.R. 1 Set. 1999 N. 22) CON DETERMINAZIONE N. D 1044 DEL 22 Mar. 2007. E' ISCRITTO ALL'ALBO REGIONALE DELLE ASSOCIAZIONI DEI MARCHIGIANI RESIDENTI IN ALTRE REGIONI ITALIANE (DDPF N. 73/IPC DEL 03 Apr. 2012)

GUIDA INSOLITA - 43° PASSOIl crac silenzioso di Banca Marche

di Irene Affede Di Paola

UN TRASLOCO A OTTANTA ANNI …!

di Duilio Benvenuti

DIFFUSIONE GRATUITA

Radunisti, per protesta, davanti la Sede della Banca Marche di Jesi

Il CenacoloMarchigiano

di Roma Vergine Lauretana

Chi a dicembre a Roma avrà visitato la mostra “Più lib (e) ri” saràrimasto colpito dal grandissimo numero di editori in Italia, conuna grande soddisfazione: il libro è ancora un oggetto amato e

che non esistono solo tre o quattro case editrici a dominare il mercatoquasi in monopolio. A dimostrazione gli oltre 250 espositori, quellache in gergo viene chiamata la “piccola editoria”. Sarà piccola, ma èil segnale robusto inviato a chi vuole il libro morto. Fortunatamentequalcuno la pensa diversamente, qualche “pazzo” e si mette a fare l’e-

ditore, “pazzi” che contribuiscono così a fare da argine alla fuga dallibro! Le statistiche non sono favorevoli: c’è stato negli ultimi anni uncalo dei lettori. Nell’ultimo anno questo trend negativo sembra si siaarrestato grazie soprattutto alla letteratura per ragazzi, che da recentis-sime ricerche sembrano aver scoperto il libro. Questo frutto dell’azio-ne di maestre e maestri che già dalle prime classi delle elementari lofanno conoscere e amare. Ma “Più lib(e)ri” ha riservato ai marchigia-ni un’altra inattesa sorpresa, la presenza di numerose editrici marchi-giane di livello e qualità. Le Marche sembrano andare controcorrente.Gli editori sono numerosissimi, diffusi e in aumento in tutta la regionedove paradossalmente il numero dei lettori è molto basso. Non interes-sa sapere perché gli editori siano così numerosi, forse la carta diFabriano, le numerose università, le biblioteche che conservano ric-chezze immense di libri antichi. Tanto per citarne una, la Federicianadi Fano, fondata fra la fine del ‘600 e i primi del settecento da l’aba-te Domenico Federici, letterato e diplomatico che dopo il girovagarefra Vienna e Venezia ritorna a Fano e dona la personale biblioteca dioltre 12.000 volumi, per quei tempi una enormità, con incunaboli, cin-quecentine ed altre preziose opere. Quanti sono gli editori marchigia-ni? Alcune diecine, per cui e impossibile citarli tutti. A Roma abbiamovisto Hacca, Liberilibri, Nottetempo, Quodlibet ( forse ce n’eranoaltri) e ciò che presentavano era di raffinata qualità. Affinché non siequivochi diciamo subito che non si parla di editori “regionali”, ma dieditori che spaziano nelle grandi praterie della cultura, non raramentecon scoperte e come dicono i francesi con repechage di scrittori diqualche decennio fa. Per gli editori marchigiani è passata più dellametà degli scrittori italiani. Grafica elegante, copertine accattivanti,Quolibet, catalogo corposo, un titolo che colpiva Vite efferate di papidi Dino Baldi. Giuseppe Dino Baldi è un filologo classico. Il libro dicinquecento pagine, non è un libro scandalistico, anticlericale, chesegue la moda di questi tempi, dove il papa “tira”. E’ un’opera diapprofondimento e riscoperta di eventi che hanno caratterizzato laChiesa nei primi secoli. Una Chiesa lontana, ma anche così vicina. Lalettura colpisce e cattura, arricchita da note e bibliografia impressio-nante. Abbiamo detto che l’editoria marchigiana guarda fuori dellaregione. In catalogo ad esempio Liberilibri ha qualche titolo di storialocale di estremo interesse, come quello di Marco Severini, storico edocente universitario presso l’Università di Macerata, Dieci donne,storia delle prime elettrici italiane. Sono le dieci maestre di Senigalliache nel 1906 ottennero il diritto di voto, che non poterono esercitareper assenza di elezioni. Diritto che, pericoloso precedente, è statonaturalmente cancellato. A questo punto comincia l’imbarazzo: comecitare gli altri? Perché sono veramente tanti. Da Pesaro, Urbino,Senigallia e giù a scendere. Per non far torto a nessuno salutiamo gliultimi “pazzi” arrivati, Gino Giometti & Danny Antonello diMacerata che hanno promesso novità. Sicuramente ci saranno: gli edi-tori marchigiani non scherzano (come la stragrande maggioranzadegli abitanti). Ai marchigiani “all’estero” diciamo invece, scopritequegli editori! Ne vale la pena.

QEI “PAZZI” EDITORI MARCHIGIANI !di Angelo Sferrazza

Abate Domenico Federici Fondatore della Biblioteca Federriciana e Sala dei Globi.

A tutti i soci, agli amici e a chi ci legge gli auguri più belli per una serena, felice e Santa Pasqua.

Il CenacoloMarchigiano

di Roma

Anno XXVII - N. 1 GENNAIO - FEBBRAIO - MARZO 2016- PAGINA 2 -

Nel marzo del 2008, porta-ta a spalla da giovaniLegionari, la salma di

Lazzaro Ponticelli, ultimosopravvissuto dei combattentifrancesi (poilu) nella GrandeGuerra, entrò nel cortile d’onoredegli Invalides a Parigi per rice-vere un omaggio solenne dallaFrancia intera rappresentatadalle più alte cariche dellaRepubblica e alla presenza delMinistro della difesa italiano.Egli, emigrato italiano inFrancia, aveva combattuto nellaGrande Guerra da volontariodiciassettenne nella Legionegaribaldina (o Legione delleArgonne), composta per la quasitotalità da italiani (in Patria oemigrati) e inquadrata nellaLégione étrangère transalpina.La vicenda nella Grande Guerradella Legione garibaldina, se siconsidera tra l’altro la sua durataoperativa molto breve (quattromesi), può considerarsi margina-le. Tuttavia qualche accenno sudi essa può risultare interessanteper i lettori del nostro periodicoanche perché alcuni dei suoi pro-tagonisti erano nati nelle Marcheo vi avevano vissuto.Il 4 agosto del 1914 erano inizia-te le ostilità tra Austria-Unghe-ria, Germania e Impero ottoma-no, contro Francia, Regno Unitoe Russia. L’Italia, pur “legata”ancora all’Austria e allaGermania dagli accordi dellaTriplice Alleanza, ma con unamaggioranza politica e un’opi-nione pubblica contrarie all’en-trata in guerra, aveva inizialmen-te scelto la neutralità. In questocontesto, il 6 agosto RicciottiGaribaldi, ultimogenito e ultra-sessantenne figlio dell’Eroe deidue mondi, forse memore di ciòche suo padre aveva fatto nel1870 per impegnarsi nella guerrafranco-prussiana, dichiarò di“offrire la sua spada” allaRepubblica francese. Il suoappello fu rapidamenteaccolto dai propri figli e daaltri garibaldini e repubbli-cani fino a raggiungere inqualche settimana il numerodi circa 2300 volontari:metà circa di emigrati italia-ni in Francia, e l’altra metàproveniente dall’Italia, conalcune unità provenienti dalSud America e da stati euro-pei non belligeranti. Sulreclutamento e l’inquadramentodi tali volontari, già avviato invarie località francesi, si prospet-tò inizialmente la formazione diun reparto italiano in supportoall’esercito transalpino. Questaidea fu però accantonata dai

governi italiano e francese perevitare complicazioni internazio-nali (l’Italia era nominalmenteancora nella Triplice Alleanza); asettembre il governo italiano

emise addirittura un “avviso”con la minaccia della prigione edella perdita della cittadinanzaper gli italiani che avessero chie-sto l’arruolamento nell’esercitofrancese. Finalmente si decise diformare quello che avrebbe ope-rato, sul fronte franco-tedesco;come “4me Régiment deMarche” (ufficiosamente Legio-ne garibaldina o delle Argonne)operante come unità dellaLegione Straniera Alcuni repub-blicani, la cui aspirazione eraquella di operare nei Balcani,rinunciarono all’arruolamento etornarono in Italia; altri, tra iquali Alberto CANNAS, Giu-seppe CHIOSTERGI e RenatoFALANGOLA, di Senigallia, eOddo MARINELLI, di Anconaavrebbero fatto parte della Le-gione. L’esercito francese nominòcomandante del neonato 4°Reggimento “di marcia” dellaLegione straniera (assegnandogliil grado di Tenente Colonnello)Peppino (Giuseppe) Garibaldi,primogenito di Ricciotti, suppor-tato da un ridottissimo statomaggiore comprendente anche ilcapitano Camillo MARABINI,di Camerino, che con il tenenteLamberto DURANTI, altrovolontario anconetano, aveva già

partecipato alla spedizione gari-baldina in Grecia del 1912. DelReggimento vennero a far parteanche gli altri quattro fratelli diPeppino Garibaldi: Ricciottijunior, Sante, Bruno, Costante ed

Ezio (questi ultimi due, comepure Peppino, per volontà delpadre, avevano tutti studiatopresso l’Istituto Tecnico Montanidi Fermo). L’accettazione dellarichiesta dei volontari di adottarela camicia rossa dei garibaldini,trovò impedimenti nello StatoMaggiore francese (il colore ori-ginario, rosso, dei pantaloni deipoilu aveva dimostrato, nei primiscontri, di facilitare l’opera deicecchini tedeschi); come com-promesso l’esercito franceseassegnò al Reggimento le cami-cie rosse ma ordinò di coprirlefino al collo con la casacca dellaLegione Straniera. I nomi di tuttii volontari sono noti, con qual-che incertezza, ma di molti diloro non si conoscono altri dati laresidenza e il luogo di nascita. Inparticolare, si sa con certezzasolo che erano nati o erano resi-denti nelle Marche, oltre ai seivolontari sopra indicati, RoccoANGELINI (caduto in battaglia)di Arquata del Tronto (AP),Ildebrando ANGELOZZI, (uffi-ciale, ferito in battaglia) di Romama domiciliato in Ancona,Enrico BIANCUCCI di Fermo,Vincenzo CANCELLIERI (pri-mo caporale) di Castelferretti(AN), Gualtiero CARDINALI diChiaravalle (AN), Atlante CRE-SCIMBENI di Ancona, Fran-cesco GIACOMINI di Orciano(PU), Giulio GIGLI di Roma madomiciliato in Ancona, AchilleMICHELI di Castelplanio (AN),Girolamo MONTANARI di Mon-sanvito (AN), Adolfo TIBURZI,sergente di Portocivitanova (MC),e Stefano ZANOTTI (ferito inbattaglia) di Cupramontana (AN).Tre furono le principali battaglie,molto sanguinose, sostenute dal4° Reggimento nel settore delleArgonne, il 26 dicembre 1914 alBois de Bolante (vi perse la vitatra gli altri Bruno Garibaldi), il 5

gennaio 1915 a Courtes-Chausses e ad Four de Paris(tra i caduti vi furonoCostante Garibaldi e Lam-berto DURANTI), e l’8 e 9gennaio al Bas-Jardinet ealla Fille-Morte. Tra morti,dispersi e feriti, il bilanciocomplessivo delle perditedel 4° Reggimento fu tragi-co (un terzo, circa deglieffettivi). La notizia di queste battaglieebbe un’eco molto rilevante

nell’opinione pubblica in Italia ein Francia (dove nacque – e resi-ste tuttora - il mito di Reggimen-to di eroi e di martiri). L’arrivo inItalia delle spoglie dei dueGaribaldi e di Duranti suscitògrandi dimostrazioni di interven-tisti (D’Annunzio, tra questi). Al funerale di Duranti, svoltosiad Ancona, partecipò anche ilgiovane Pietro Nenni (nel 2015vi si è tenuta una commemora-zione per il centenario della suamorte). Il 15 marzo del 1915 laLegione garibaldina venne infi-ne disciolta; molti suoi compo-nenti avrebbero poi combattutoin Italia.Alcuni dei Legionari garibaldinisopra indicati, sopravvissuti allebattaglie delle Argonne, sonostati protagonisti di altre vicendesuccessive. Due dei Garibaldi, Sante esoprattutto Ricciotti junior,divennero sorprendentementesostenitori del regime fascista; lostesso fece, dalla Francia,MARABINI che durante laseconda Guerra Mondiale finìper schierarsi con il governo col-laborazionista di Vichy. Neldopoguerra CHIABERGI fumembro dell’Assemblea Cos-tituente e deputato del PartitoRepubblicano Italiano. Come notazione conclusiva, puòrilevarsi che tra il 2005 e il 2011,sono comparsi in Francia duevolumi di cattedratici proprio suimovimenti garibaldini (conmolti capitoli dedicati allaLegione delle Argonne); in Italial’argomento appare piuttostoaccantonato.

Recupero del corpo di Bruno Garibaldi

Hoavuto più volte l’op-portunità di metterein rilievo la figura di

San Giacomo della Marca che,negli anni che vanno dal 1420fino alla sua morte, 28 novembre1476, si distinse quale personag-gio di prima grandezza, oltre chein Italia, anche a livello europeo.Dopo un periodo poco attentonei suoi confronti da parte deglistudiosi, nel 1969 ebbe final-mente inizio una serie di con-vegni tesi ad ottenere una rico-struzione “scientifica” dellavita del Santo. Ricostruzioneche non poteva non riferirsiall’opera “La vita del beatoIacomo”, scritta dal frateVenanzio da Fabriano, che fusuo compagno di vita negli ulti-mi tredici anni della sua esi-stenza terrena. Anche se i varicongressi sulla vita di SanGiacomo si sono succeduti indiverse località delle Marchenon credo di cadere in errorenell’affermare che due sono iBorghi dove maggiormente simanifestano gli onori al nostroSanto marchigiano: Monte-prandone e Sarnano.Monteprandone, suo paesenatale, per essere riuscito ariavere nel 1843-1844, dalVaticano, 54 “Codici” supersti-ti della libreria creata a suotempo da San Giacomo stesso,custoditi oggi nel MuseoComunale, e per aver finalmen-te riportato nel 2001, dopo 525anni dalla morte, le spoglieincorrotte del Santo nel SuoConvento di Santa Maria delleGrazie. Sarnano, che ha avutoil privilegio della captazione divene d’acqua da parte delSanto, dando origine alla fontetermale con il nome di“Sorgente di San Giacomo”, edove anche i locali poeti dialet-tali hanno esaltato la personali-tà di San Giacomo. Il compian-to Enrico Ricciardi ci presentauno spassoso dialogo in paradi-so, “Tra San Jacumu de laMarca per l’acqua de Sarnà eSanda Lucia siciliana per l’ac-qua di Tulindì detta ancheacqua <<cece>>”. EgidioMariotti, descrivendo la vitadel Santo in vernacolo, dice che“Per tutta la spirienza e lavraura / fu a sette Papi amicu ecunsijere, / lottò lu struzzinag-giu coll’usura / e pe’ li visugnu-si fu ‘n piacere, / quanno fece limondi de Pietà /donghe co’pocu se putia ‘m begnà. / Unsandu grossu certo issu è statu,/ pe’ la curdura tandu ce tinia, /e pure tandi codici ha lasciatu /appunti dei discursi chefacia”. Ma ciò che in misuramaggiore celebra la figura diSan Giacomo a Sarnano è cer-tamente la manifestazione delPremio “SAN GIACOMODELLA MARCA”, in occa-sione della quale viene conferi-

to un prestigioso riconoscimen-to ad un personaggio marchi-giano che si è distinto nel pro-prio ambito professionale alivello internazionale. Ideatoredi questa manifestazione è statoil Signor Umberto Zamponi diSarnano che, nel 1998, proposel’evento al presidente del loca-le Circolo Culturale “Guar-diamo al Futuro”, senatoreLuciano Magnalbò, che condi-

vise ed accolse la proposta. Fucosì allestita la prima edizionedel Premio “San Giacomo dellaMarca” che fu appannaggio delfinanziere Benito Moriconi,della frazione Stinco del comu-ne di Sarnano, quale CampioneOlimpionico Sci di Fondo edallenatore personale dellaCampionessa Emanuela DiCenta e della Squadra OlimpicaFemminile. Il simbolo del tro-feo consiste nella riproduzionein lega metallica di quella chestoricamente è chiamata “Quer-cia di San Giacomo dellaMarca”. La tradizione vuoleinfatti che l’unica querciasopravvissuta a tutte quelle cheil Santo aveva fatto installareintorno al “suo” Convento, siarimasta in piedi fino al 1970,anno in cui la parte superiore siè schiantata a terra ed è oraconservata, come una reliquia,vicino al Convento stesso, sottouna tettoia. Il moncone inferio-re del fusto rimasto in terra hadato vita, nel suo interno, ad uncipresseto ed è questa la signi-ficativa riproduzione per ilPremio “SAN GIACOMODELLA MARCA”. Sono tra-scorsi diciotto anni da quellaprima edizione ed il 12 dicem-bre ultimo scorso ha avutoluogo la XVIII con il conferi-mento del premio al critico edocente d’arte Stefano Papetti,che ha dissertato su “L’identitàcontroversa: Giacomo dellaMarca nelle opere di CarloCrivelli e dei Crivelleschi”. Vaprecisato che ogni edizione delPremio viene animata da inte-ressanti convegni a tema, conl’intervento di valenti rappre-

sentanti dell’Ambasciata diUngheria presso la Santa Sede,dell’Accademia d’Ungheria inRoma e del mondo universita-rio italiano. Il tema di questaultima edizione è stato: I per-corsi del cibo tra scienza, sto-ria, arte e spiritualità. In paral-lelo al Premio San Giacomoviene assegnato anche un rico-noscimento Giacomiano (copiadel sigillo del Santo) che nel-

l’occasione è andato a MarioNegri, rettore dell’universitàIulm (Milano), che ha trattato“San Giacomo e Dante Ali-ghieri”. Il Premio “San Giacomo dellaMarca” è uno degli eventi cul-turali più longevi di Sarnano edil suo Albo d’Oro è ricco dinomi eccellenti. L’organizzatore Umberto Zam-poni, convinto ed acceso soste-nitore della grandezza spiritua-le di San Giacomo, può ritener-si fiero del suo operato nel-l’ambito del Circolo Culturale“Guardiamo al Futuro”, unita-mente al fattivo collaboratoreRomeo Moriconi. L’evento, così meticolosamenteorganizzato, oltre a rendereonore al Santo di Montepran-done, porta anche un indiscussolustro a Sarnano e a tutto il ter-ritorio marchigiano.

di Giampietro Mariotti

Onori aSAN GIACOMO DELLA MARCA

Consegna del Premio “San Giacomo della Marca” al critico e docente d’arte marchigiano Stefano Papetti

di Enzo Ciminari

LE MARCHE NELLA GRANDE GUERRAParte III - Al fronte in camicia rossa

CARICHE ASSOCIATIVE

CONSIGLIO DIRETTIVO

PresidenteDuilio BENVENUTI

Vice PresidenteAldo PEVERINI

TesoriereEnrico BAIOCCO

Segretario Mirella MICONI FIORELLO

Consiglieri Dino CONTI, Giampietro MARIOT-TI, Alessandro PIERMATTEI, SilvioPRINCIPI, Giuliano SANTELLI,Giovan Battista SPALVIERI, AlbertoTARDELLA.

GIUNTA ESECUTIVADuilio BENVENUTI, Aldo PEVE-RINI, Dino CONTI, Mirella MICO-NI FIORELLO, Enrico BAIOCCO.

COMMISSIONE CULTURAGiampietro MARIOTTI (Pres.)Adele DELPIVO GAMBINI,Anselmo DONNARI, ErsiliaFUCCI, Alberto TARDELLA.

REVISORI DEI CONTI

EffettiviColombo TALAMONTIAdriano CARLETTIGiacomo MUZI

SupplentiLuigino ROSSI

Giuliano CESARETTI

PROBIVIRI

EffettiviGiosuè BATTISTINI Enzo CIMINARI Benito GENTILI

SupplentiRosanna FARRONI FIMIANI Giovanni FRANCALUCCI

ASSISTENTI ECCLESIASTICIMonsignor Delio LUCARELLI,

Vescovo di RIETIMons. Giuseppe TONELLO

Cancelliere del Vicariato di Roma

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ZONA ROMA E LAZIO

Stemma del “4me égiment demarsch” della Légione étrangère

Losmeriglio è unapiccola specie difalco – detto anche

“falco colomba” - che dovevaavere una particolare pre-

dilezione per quello sperone diroccia su cui è incastonato uncaratteristico borgo dei Sibil-lini: Smerillo, un agglomeratodi case e casupole, in gran partein pietra, che verosimilmenteprende il nome da questosingolare rapace che carat-terizza il luogo da sempre.Il paesetto - poco più di 400anime - si erge su un crinaleroccioso posto a 800 mt. dialtitudine e appare come unbalcone naturale di straor-dinaria bellezza, che spazia agiro di orizzonte.Ad est, domina tutto il fermano,le vallate del Tenna e dell’Asosino alle coste abruzzesi. Adovest, fanno da cornice le piùbelle vette dei Monti Azzurri. Anord, il Monte Conero fa dasfondo alle colline maceratesiche degradano verso l’Adria-

tico. A sud, il bosco di Smerillo– area floristica protetta dallaRegione Marche – fa da primopiano all’ascolano, ai Montidella Laga e al Gran Sasso.

Le sue origini sono comuni aipaesi del circondario. Le prime notizie risalgono adun accampamento romano e adun presidio del periodoimperiale. Documentata è lafondazione del “Castrum Sme-rilli” risalente al IX secolo. Trail 1000 e il 1100, Smerillodipendeva dal Vescovo diFermo; nel 1192 passò aiFarfensi della vicina SantaVittoria in Matenano. Già nel 1200 figurava tra icastelli soggetti ai Dinasti diMontepassillo. Alla fine delXIII secolo, Smerillo siliberava dal dominio feudalecon il supporto della città diFermo. Ma nel 1396 il castello caddenelle mani dei Duchi diCamerino che lo offrirono indote allo Stato Pontificio. Nel1585, il Papa fermano Sisto V –poco prima di morire –manifestò la sua sensibilitàverso i luoghi da cui proveniva,accogliendo con apposita bollala richiesta degli smerillesi direstaurare le mura di cinta.Dopo l’annessione al Regnod’Italia, funzionari piemontesisi sostituirono a quelli papalini,ma il tipo di vita dei suoiabitanti, dediti ad una tranquillaeconomia rurale e pastorale,non mutava.Della fortificazione e dell’an-tico castello, sono visibili

tuttora i resti delle muramedioevali con le due porte diaccesso, una torre dislocata asud-est e una casa-torre situatapresso la porta sud.Particolare attrazione esercitauna spaccatura longitudinaledella roccia su cui sorgeSmerillo - denominata “Fessa”,ma anche detta “piccolocanyon”- risalente a 4 milionidi anni fa. Raggiungibile attraverso unsentiero che scende dalla portanord del paese, raccoglie unaserie di strati fossiliferi delpliocene inferiore (il piccolocanyon, della larghezza parialle spalle di un adulto, èpercorribile a piedi - da unaparte all’altra - senza particolaridifficoltà ed offre uno scenarioveramente suggestivo).Mentre d’inverno le muracastellane, avvolte nel silenzio,diffondono profumi di paiolifumanti di polenta, di minestre

di farro ed orzo, con contornodi pane fragrante cotto a legna,da aprile a settembre Smerillosi anima insolitamente. Ogni anno vengono organizzatisoggiorni settimanali per scola-resche ed adulti che voglionoimparare a vivere, a conoscereed orientarsi nella natura. Si impara anche a gustareprodotti locali, genuini ebiologicamente sani : il tartufobianco e nero, le castagne, ilmiele, i funghi, i frutti di boscoe, soprattutto, la caratteristicamela rosa, che la leggendavuole fosse donata ai pacificismerillesi dalla mitica Sibilladell’Appennino.

Curiosità turistiche e storiche marchigiane

Brevi ... ma interessanti ... dalle Marche

LeMarche - lo ricordiamocon un pizzicod’orgoglio - è l’unica

regione della nostra amata Italiache si declina al plurale, ma unplurale che sancisce la sua unitàfondamentale pur nellaricchezza di variegati aspettilocali, determinati – oltre chedalla storia – dalla suaparticolare morfologia.Osservando la cartina geo-grafica, notiamo come leMarche siano solcate, più omeno in senso meridiano, daben nove fiumi, compresi trail Foglia (il più a nord) e ilTronto (il più a sud). Novefiumi che determinano novevalli, intervallate da altrettanticrinali che dall’Appennino de-gradano dolcemente verso l’Adria-tico. E ciò ha contribuito nonpoco – secondo i dialettologi – alfiorire di una pluralità di idiomiche variano da provincia aprovincia, talvolta, da città incittà, in ogni caso, da vallata avallata, poiché la nostra culturaviene considerata – da una certacritica letteraria – essenzial-mente una “cultura valligiana”.Le aree di appartenenza lin-guistica nelle Marche sononumerose e varie. Ad iniziare danord, si incontra il dialetto“marchignòlo”, che comprendela zona che va da Senigallia aPesaro, con sfumature diversema con caratteristiche foneticheche lo riconducono al dialettogallo romanzo. Questi particolariaccenti iniziano dalla vallatadell’Esino, che occupa la partecentrale delle Marche. Laprovincia di Ancona, specie nellasua fascia costiera, presenta unampio spettro di parlate italiche.A nord dell’Esino si passaprogressivamente da linguemediane ad accenti sempre piùvicini alla “calata” romagnola.Nell’immediato sud del fiume,poco prima di Ancona, inizia unaparlata che tende ad una

graduale meridionalizzazionedegli idiomi. Già da Agugliano, Osimo,Castelfidardo, Loreto, il dialettolocale è fortemente caratteriz-zato da elementi linguistici

vicini alle cadenze umbre. Nell’area di appartenenza lin-guistica iesina si notano, neivocaboli e negli accenti,elementi legati ad una parlata diprovenienza umbra, talvolta conaccento romanesco come aFabriano.A partire da Porto PotenzaPicena, si inizia a parlare unalingua che gli storici riassumononel maceratese-fermano-camer-te, pur con talune differenze siadi tipo lessicale che fonetico.Si scende con i fiumi e con levalli, e con esse cambiano idialetti, anche molto sensi-bilmente ad iniziare da Ripa-tranzone, ma ancor più netta-mente da Cupramarittima, Grot-tammare, San Benedetto delTronto e Ascoli Piceno, ove èstata coniata la dizione “mar-cuzzo” per sottolineare il pro-nunciato carattere nord-abruz-zese del dialetto di queste terre.Tutti questi idiomi sono portati inscena – secondo una consolidatatradizione marchigiana – sulpalcoscenico del cosiddetto “pic-colo teatro della gente”, nellarappresentazione di briose com-medie dialettali, nella miriade diteatri e teatrini diffusi capil-larmente sul territorio.Perchè le Marche è anche la “re-

gione dei cento teatri”, una realtàartistica riconosciuta ufficial-mente a livello nazionale. IlTeatro Rossini di Pesaro, il Teatrodelle Muse di Ancona, l’ArenaSferisterio di Macerata, il Teatrodell’Aquila di Fermo, il Teatrodei Filarmonici di AscoliPiceno sono forse i più noti, maaccanto ad essi si contano moltialtri teatri di paese, splendidebomboniere, statisticamenterealizzati tra fine ‘800 e primidel ‘900, tutti con la stessaconformazione a ferro dicavallo, con diverso ordine dipalchi a seconda delledimensioni.

Quando è in cartellone unacommedia in dialetto, i teatri –grandi o piccoli che siano – siriempiono, poiché la gente èattratta dalla ricerca delle proprieradici e dal profondo desiderio diconoscere l’altro aspetto dellavita, quello più popolare, ilquotidiano, la dimensione pae-sana e familiare. Gli antichi intrighi, i detti, lefurbizie, l’arguzia contadina, ilraccapezzarsi, il fare le cose dinascosto, prendono forma adopera di brillanti CompagnieTeatrali marchigiane (ben 62registrate presso l’Unione ItalianaLibero Teatro, ma verosimil-mente altrettante a carattereamatoriale). Senza di loro un patrimonio, alconfine tra la memoria e la storia,rischierebbe di essere disperso e,con esso, la descrizione di unacerta vita quotidiana e dei per-sonaggi che hanno caratterizzato inostri luoghi.Conservare traccia di quel che èstato, nobilitandolo attraverso ilteatro, è lasciare un segno, èdonare al pubblico il gioco dellanarrazione che fa rivivere unpassato di cui non dobbiamodimenticarci, se non vogliamoimpoverire e sgretolare ulterior-mente le nostra identità.

Curiosità turistiche Curiosità storicheDIALETTI E TEATRISMERILLO (FM)

di Anselmo Donnari

di Anselmo Donnari

Lisippo amato odiatodi Alberto Berardi

Panorama Smerillo

Smerillo antica

La Compagnia Teatrale Dialettale Montejorgio Cacionà

Fano è una strana città. In tutto il mondo le comunità gioiscono quandoritrovano ciò che avevano perduto salvo che a Fano. Recentemente ilmondo artistico e culturale è stato messo a rumore dalla notizia della resti-tuzione al nostro Paese dei sedici pezzi del cosiddetto Tesoro di

Morgantina risalenti al terzo secolo avantiCristo. Trovati da tombaroli irresponsabili furo-no venduti all’estero all’inizio degli anni ’80.Alla fine della giostra fu il MetropolitanMuseum di New York ad aggiudicarseli per 2milioni e settecentomila dollari. Una voltadimostrato, grazie all’opera del Nucleo per latutela del patrimonio culturale dei Carabinieri,che i pezzi erano stati prima sottratti allo Statopoi esportati illegalmente il Metropolitan haprovveduto immediatamente alla restituzionecon grande gioia in primis di tutte le personeoneste e poi di tutti coloro che amano l’arte ela cultura. A questo punto non si capisce l’at-teggiamento, sotterraneamente ostile, di qual-cuno che si ostina a sostenere che “L’Atleta di

Fano” non sarebbe opera di Lisippo quandoautorevolissimi studiosi hanno sempre affermato

il contrario. Noi correttamente, abbiamo sempre usato la dizione: “attribui-to a Lisippo”. Se esistono prove certe del contrario siano esibite altrimen-ti è meglio tacere. Per non parlare della ostile perplessità che altri osten-tano: “ Illusi, non lo ridaranno mai” . Come se non fosse stato accertatoche l’opera è uscita illegalmente dall’Italia e come se non esistesse unaordinanza del Tribunale di Pesaro che ne prevede la confisca : “ovunqueessa si trovi”. Si fa strada infine un masochistico concetto: “meglio inAmerica che in Italia. Noi non sapremmo valorizzarla” . Per favore, perprima cosa si segua la linea della ragione, della giustizia e dell’onore enon quella dell’arroganza del denaro e si vedrà se l’Italia e Fano cherivendica fin d’ora per la determinazione e la costanza con cui alcuni cit-tadini hanno seguito la vicenda saranno in grado di conservare e valoriz-zare la statua come merita. Non abbiamo il minimo dubbio. A chiederlonon sono più alcuni fanesi all’ombra del campanile. Ogni giorno nuoveadesioni si aggiungono a quelle degli autorevolissimi firmatari dellaPetizione lanciata da Comune e “Cento città” tesa a convincere il GettyMuseum a restituire la Statua abbandonando il confronto giudiziario. Nonc’è una sola persona al mondo che non sappia chi ha torto e chi ha ragio-ne. Salvo che a Fano, ma questo è un altro discorso.

Anniversario della Proclamazione della Repubblica Romana 1849

di Silvio PrincipiIl 9 Febbraio è il giorno della proclamazione, nel 1849, della RepubblicaRomana che vide messi in pratica gli ideali mazziniani in contrapposizio-ne al potere temporale dei papi. Una repubblica durata appena cinque

mesi visto che poi il papa, il senigal-liese Pio IX, chiamando a raccoltagli eserciti stranieri - francesi intesta - riuscì a tornare a Roma e arestaurare lo Stato Pontificio.Ad Ancona, in piazza del Plebiscito,la commemorazione ha avutoanche un’ospite d’eccezione: AnnitaGaribaldi Jallet, pronipote dell’Eroedei Due Mondi che fu il principaledifensore della Repubblica. Le Marche, in generale, hanno datoun grande contributo all’impresa

risorgimentale. Ancona subì un asse-dio da terra e da mare. Dopo due set-

timane di bombardamenti da parte degli austriaci, i difensori dellaRepubblica si arresero. Una pagina di storia gloriosa del nostroRisorgimento ricordata a Falconara dal picchetto d’onore del GruppoGaribaldino Elia dell’Accademia di Oplologia e Militaria di Ancona. Il 12febbraio, nella sala dell’ex consiglio comunale di Ancona, si è tenuto inve-ce il convegno dedicato alla Repubblica Romana e alla sua CartaCostituzionale sulla quale poggia le radici della nostra Costituzione.

Il museo Officine Benelli entra nel circuito di Pesaro Musei. “Pesaro èterra di motori e il museo Benelliè un pezzo di bellezza dellanostra città - sottolinea il sindacoMatteo Ricci -. Per questo èimportante il suo ingresso nelsistema museale, per contribuirea far crescere sempre più il turi-smo culturale, che qui significaanche storia motoristica”. AlleOfficine Benelli si accederà aingresso libero, con la CardPesaro Cult. Acquistabile anchein loco e rinnovabile annualmen-te a 3 euro, la card consenteanche riduzioni sul bigliettounico comprensivo di PalazzoMosca, Casa Rossini e Domusdell’Abbondanza e agevolazioni sulle attività in tutto il circuito. LeOfficine Benelli sono nate dalla collaborazione del Comune, del motoclub T. Benelli e del Registro storico Benelli. Nei mille mq, ultimo edifi-cio di archeologia industriale, sede storica dell’azienda, sono oggi inesposizione permanente 150 motociclette Benelli e MotoBi dai primimodelli degli anni Venti fino all’attuale produzione.

Benelli entra in circuito Pesaro Musei

Pio Sodalizio dei Piceni Borse di Studio per giovani laureati marchigiani, in collaborazione con la Regione Marche

Il Pio Sodalizio dei Piceni, in collaborazione con la Regione Marche, ha istituito n. 20 Borse di Studio per giovani laureati marchigiani in discipline tec-nico-scientifiche, con riguardo a quelle finalizzate allo sviluppo della competitività del sistema industriale marchigiano. L’iniziativa si pone in continuazio-ne nel rapporto di collaborazione tra la Regione Marche ed il Pio Sodalizio dei Piceni anche a seguito dell’iniziativa dello scorso anno per le borse “EnricoMattei”. Il Bando è finalizzato all’inserimento lavorativo dei giovani marchigiani laureati ed all’attribuzione di incentivi alle imprese che assumeranno iborsisti a tempo indeterminato. La Borsa consisterà in una quota di sostegno al borsista, nei 12 mesi lavorativi presso imprese che hanno sede legalee/o operativa nel territorio marchigiano, di € 750 lordi al mese. Il 30 Dicembre 2015 è stato pubblicato il Bando di Concorso sul BURM, n. 119. Vds.Sito del Pio Sodalizio dei Piceni. La scadenza per la presentazione delle domande, come da bando di concorso, è prevista al prossimo 29 Marzo2016 (90 giorni dalla data di pubblicazione dell’Avviso Pubblico sul BURM).

La tradizione della commedia dialettale nelle Marche

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La statua bronzea di LisippoAtleta di Fano alGettyMuseum

Al centro il Sindaco di FalconaraGoffredo Brandoni Particolare del Museo Benelli di Pesaro

Anno XXVII - N. 1 GENNAIO - FEBBRAIO - MARZO 2016- PAGINA 3 -

MASSIME DI GRANDI UOMINIPrimissimo dei doveri di chista in alto è il dar buon esem-pio a chi sta in basso.

D’Azeglio

Chi è povero? Colui che sicrede povero. E’ da temerecolui che teme la povertà.Saper servirsi della povertà, èla massima felicità.

Seneca

Gli errori di quelli che possie-dono sono spesso più noti aglialtri che a loro.

Manzoni

Tutte le cose coprono qualchemistero. Tutte le cose sono veli,che coprono Dio.

Pascal

Le idee false guastano i cervel-li, e i cervelli guasti mandanoin rovina la società.

D’Azeglio

L’uomo si conosce in tre con-giunture: alla collera, allaborsa, e al bicchiere.

Giusti

La più gran furbizia è nonparer furbo.

Anonimo

Cedere è talvolta più coraggioe virtù, che resistere.

Tommaseo

auguri ai soci......che compiono gli anni nei mesi diAprile - Maggio - Giugno 2016

APRILE01 Luigi VITALI02 Alfredo MERELLI08 Franco TORBIDONI09 Danilo CORRADI12 Maria Luigia ARTURO15 Aurelio MOLA18 Loriana ABBRUZZETTI20 Giuliano MOTEVERDE22 Arduino SPERANDIO23 Savino PAPI25 Luigi BENEDETTI25 Anna Maria ROSSI26 Alberto AFFEDE26 Antonio ANTOLINI26 Carolina QUAGLINO TEDONE28 Giovan Battista SPALVIERI

MAGGIO02 Giorgio BALDONI05 Luciano De SANCTIS06 Luigi CARLUCCI06 Wanda PAPI08 Italo RONGIONE09 Giancarlo MULA10 Maria PIZZO16 Umberto PERFETTI

MAGGIO21 Mario ARRA’21 Stefano BIAGINI22 Geremia ACCIARI23 Massimo COLTRINARI27 Francesco CONTI31 Carlo PAOLETTI

GIUGNO01 Filippo FAINELLI02 Mario SEBASTIANELLI06 Laura de ANGELIS PETTI06 Silvio PRINCIPI08 Benito GENTILI11 Imerio MASSI13 Nicola Stefano PAPIRI15 Adriano CARLETTI16 Paola GENTILI16 Sergio MARTINO17 Francesco VERGARI18 Filippo FINOCCHI18 Fabio SANTILLI25 Orsolina GNUCCI26 Giampietro MARIOTTI28 Carla AROSIO28 Ireneo PERINI29 Katia ROTATORI

i proverbi marchigianiEn fnit le noc ma Bacùc che ce n’ aveva cent solàr.Finirono le noci anche a Bacucco (l’ebreo Abacuc) che ce n’aveva cento solai: bisogna economizzare perché ogni provvista si esaurisce.

FANO (PU)Chi vol ben sciovie, ben leghi.Chi vuole ben sciogliere, ben leghi.

FABRIANO (AN)

Ogni tristu è bbonu ‘na orda.Ogni cattivo è buono almeno una volta.

MACERATA

Chi non sente lu terremotu sta in peccatu mortale.Chi non sente il terremoto è in peccato mortale.

FERMO

Quanno marzo ha cinque venerdì / poca fava e gnente ji.Quando marzo ha cinque venerdì, poca fava e niente lino.

ASCOLO PICENO

Il CenacoloMarchigianoPeriodico trimestraledell’Associazione

“Cenacolo Marchigiano”

Direttore ResponsabileDuilio BenvenutiCoordinatoreSilvio Principi

e-mail: [email protected] di Direzione

Giosuè BattistiniEnzo Ciminari

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Tutte le collaborazioni sono gratuite.Le inserzioni sono da considerarsicome contributi editoriali e di spedi-zione al “Cenacolo Marchigiano”

che non ha scopi di lucro.

Notizie in breve

i nostri sostenitori... !UN GRAZIE DI CUORE AI SOTTO INDICATI SOCI DEL “CENACOLOMARCHIGIANO” CHE HANNO INVIATO UN CONTRIBUTO PER LASTAMPA E LA SPEDIZIONE DEL NOSTRO GIORNALE

Antonio ANTOLINI, Walter ARCANGELETTI, Gabriella ARCAN-GELETTI ANTONINI, Enrico BAIOCCO, Rina BALLARINIZUCCARI, Sergio BATTAGLIA, Remo BELARDINELLI, StefanoBIAGINI, Giuseppina BRANDINELLI CASANOVA, SimonettaBRUNI, Anna BUSCA SAPIENZA, Silvano CAPITANELLI,Antonia CARBONI, Gino CARDINALI, Luigi CARLUCCI,Giuliano CESARETTI GIORDANO ORSINI, Mario CICERCHIA,Umberto CICERO, Enzo CIMINARI, Francesco CONTI, MarcoCONTI, Pio CONTI, Maria Luisa CONTUZZI, Livio CORREA-NI, Claudio CORSETTI, Felice DE LUCA, Piera DI ANGELO,Rosanna FALCIONI RAPONE, Filippo FAINELLI, PiergiorgioFEDELI, Francesco FERRONI, Filippo FINOCCHI, Marcello FIO-RANI, Vittorio FRATINI, Teresa GASPERINI PIERAGOSTINI,Benito GENTILI, Pietro GIANNINI, Giuseppe GUIDI BUFFARI-NI, Maurizio LEONI, Anna MARINELLI STAFFIERI, GiampietroMARIOTTI, Sergio MARTINO, Stefania MARZETTI ALBANE-SI, Mirella MICONI FIORELLO, Alessandro MORGANTI,Aurelio MOLA, Giuliano MONTEVERDE, Giacomo MUZI,Ernesto PALLOTTA, Carlo PAOLETTI, Savino PAPI, Aldo PEVE-RINI, Onelia PEVERINI, Luisa PIERAGOSTINI, AlessandroPIERMATTEI, Domenico PIETRANTONIO, Corrado PONTILLOCONTILLO, Silvio PRINCIPI, Anna Maria ROSSI, LuiginoROSSI, Nello SAGRATI, Domenico SANCRICCA, Mario SEBA-STIANELLI, Giovan Battista SPALVIERI, Umberto VALENTINI,Pierino SOPRANZETTI, Franco TORBIDONI, AlessandroVERGO.

AVVISO IMPORTANTEDATE IL 5 PER MILLE ALL’ASSOCIAZIONE

CENACOLO MARCHIGIANOTrattasi di operazione che non comporta spese aggiuntive eche non rappresenta una scelta alternativa all’otto per mille.La scelta del 5 per mille costituisce un aiuto per chi vive pre-valentemente delle quote sociali. Nello spazio dedicato allascelta firmate nel riquadro “Sostegno alle associazioni nonlucrative di promozione sociale, ecc.” ed inserire il sottoindicato codice fiscale dell’Associazione “CenacoloMarchigiano”.

97051470587Un vivo ringraziamento a tutti coloro che negli anni pas-sati lo hanno gia fatto consentendo all’Associazione dibeneficiare di questo ulteriore prezioso contributo.

LUTTOI MARCHIGIANI DI APRILIA (LT) IN LUTTO PER LA PERDITA DEL LORO PRESIDENTE

Ci è giunta notizia che, in data 26 dicembre 2015, il RagionierPietro Pieragostini, perenne e bravissimo presidente dei“Marchigiani di Aprilia”, ci ha lasciati per raggiungere la casadel Padre. Il ragionier Pieragostini, socio del “CenacoloMarchigiano” sin dalla fondazione assieme ad altri numerosimarchigiani di Aprilia, successivamente ha costituito l’associa-zione ad Aprilia che lo ha visto sempre primeggiare tra le”Associazioni dei Marchigiani fuori Regione”.Ai familiari, la fraterna vicinanza di tutti i soci del “CenacoloMarchigiano” con le più sentite condoglianze.

FESTA GRANDE IN CASA DEL NOSTRO SOCIO ALESSANDROVERGO E’ NATO PIETRO IL QUARTO NIPOTE!

Il 19 dicembre 2015 nel reparto diOstetricia del Policlinico Gemellidi Roma è nato Pietro Vergo dandotanta gioia ai genitori Nicola eAnnamaria, ai nonni paterni Annaed Alessandro, ai nonni materniRosanna e Gennaro, ai cuginettiGiovanni, Maria Vittoria eSusanna. I soci del “CenacoloMarchigiano” nel congratularsi coni genitori augurano a Pietro unavita serena e ricca di tanti successi.

FIOCCHI AZZURRILA FAMIGLIA DEL SOCIO LUIGINO ROSSI IN GRAN-

DE FESTA È NATO, MARIO, IL PRIMO NIPOTE!

Il 6 dicembre 2015, nel reparto diOstetricia “Il focolare” dell’OspedaleSan Giovanni Calibita Fatebenefratelli,è nato Mario Aquino, rendendo felicissi-mi la mamma Elisabetta ed il papàRocco, i nonni materni Lucilia DiasGoncalves e Luigino Rossi, i nonnipaterni Mario Aquino e Franca Ciliberti,i bisnonni materni Carmelo Rossi e

Domingas Dias,la bisnonna pater-na Dora Scarpinoed il cuginettoAlessandro Rossi che lo ha preceduto dicirca sette mesi. Ai genitori le felicitazio-ni più sentite ed a Mario gli auguri piùbelli per una vita gioiosa e piena di tantis-simi successi da parte di tutti i soci del

“Cenacolo Marchigiano”.ANGOLO DELLA NUMISMATICA

di Roberto Fontana

STATO PONTIFICIO, PIO IX, DA 4 SOLDI,ARGENTO, 1868, ZECCA DI ROMA.

Papa Pio IX, al secolo Giovanni Maria Mastai Ferretti daSenigallia (AN), fu, come noto, l’ultimo pontefice a detenere ilpotere temporale della Chiesa e quindi anche l’ultimo ad emet-tere moneta per lo Stato Pontificio. Negli ultimi tempi, speran-do di continuare a detenere la sovranità sui territori della SantaRomana Chiesa, fu addirittura abolito il secolare sistema mone-tario in Scudi e Baiocchi ed adottato il sistema italiano in Lire.Un po’ come è avvenuto nel 2002 per il passaggio da Lira adEuro.La moneta che presentiamo è appunto il nominale da 4 Soldi o20 Centesimi (un quinto di Lira).Monetina piccola ma rarissima e quindi molto ricercata dai col-lezionisti che se la contendono a suon di migliaia di Euro. Maperché è così rara? Il fatto è che si ebbe il timore che potessevenir confusa, se indorata ad arte, con un’altra moneta, quellada uno Scudo in oro appartenete al vecchio sistema: avevano lestesse dimensioni ed impronte simili. Per timore che soprattut-to gli anziani potessero venire imbrogliati vennero quindi rifusiquasi tutti gli esemplari coniati. Se ne salvarono soltantopochissimi pezzi che divennero estremamente rari.

VIALE DELLA TECNICA, 164/DTEL. 065920913VIA DE BENEDETTI 6/22TEL. 065005249VIA DELLA SETA, 27TEL. 065201767VIA DEI CORAZZIERI, 68/70TEL. 065925750VIA CRISTOFORO COLOMBO, 1780TEL. 0652378042VIA CRISTOFORO COLOMBO, 1841TEL. 065053571VIA DI TRIGORIA, 143TEL. 0650652617VIA LAURENTINA 980TEL.065013404VIALE EUROPA, 47/49TEL. 065926431VIA GIUNIO ANTONIO RESTI, 19TEL 065191741VIA APPIA, 472TEL. 0678347971VIA CAVOUR, 230/236TEL. 06485687VIA APPIA, 588TEL. 0678147819VIALE OCEANO INDIANO, 182 TEL. 065290121VIA ARNO, 1TEL. 068559173VIA LARI, 32/34TEL. 0655282674VIA Paola FALCONIERI, 82 - 86TEL. 06538622VIA S. CARMIGNANO, 24-38TEL. 065349899VIA F. PAOLINI (OSTIA LIDO), 48-50TEL. 065682552

VIA SALISBURGO, 20-32TEL. 0652244069VIA DELLA FARNESINA, 251-259TEL. 0636307001VIA DI CASAL SELCE, 384TEL. 0661905029 - TEL. 0659605124VIA S. ALESSANDRO,380TEL. 0641400510 - 0641469385VIA MAGNA GRECIA 97/ATEL. 0677076775VIA CASTEL DI LEVA 273TEL.0671355594VIALE TIBURTINA 106/114TEL0644704077VIA RAF VALLONE 35/37TEL. 7231326VIA DELLA MASSIMILLA 4/6/8Tel. 0666183472VIA ACILIA 219/ATEL0652350509 -0666183472VIA C. CALISSE 61/65A(CIVITAVECCHIA) TEL. 0766503031S.S. AURELIA KM. 66,600TEL. 0766535295VIA DEI CASTELLI ROMANI 2POMEZIA (RM) TEL. 0691620182 VIA MONTE ARGENTARIO, 1 (FONTE NUOVA)TEL. 0690018058 - 0690977966SANTA MARINELLA - VIA AURELIA, 183TEL. 0766513610VIA AURELIA 513SANTA MARINELLA TEL. 0766537277CASCIA (TR) VIALE CAVOUR, 28TEL. 074371293NORCIA - VIA DELLA STAZIONE, 30 TEL. 0743816600

SUPERMERCATI

Mario Aquino

ADDIO A UMBERTO ECONELLE MARCHE IL SUO “BUEN RETIRO”

Monte Cerignone (PU) dedicherà a Umberto Eco la bibliotecao un altro spazio o iniziativa in paese. L’ha annunciato il sinda-co Carlo Chiarabini. Gli amici ricordano il professore con affet-to: ‘’Veniva qui per non essere Umberto Eco: niente codazzi,interviste, confusione. Ci ha dato tanto, ci mancherà’’

Il cuginetto Alesandro Rossi

Pietro Vergo

Anno XXVII - N. 1 GENNAIO - FEBBRAIO - MARZO 2016- PAGINA 4 -