Anno 3 Nomero 1

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Editore Demas Srl - anno III numero 1 - VIETATA LA VENDITA P etNet Magazine Un modo naturale di vivere l’equitazione Alimentazione Gli “esotici” Inseriamo lo yogurt nella dieta del nostro pet Come ospitare una tartaruga in casa COPIA GRATUITA COPIA GRATUITA Sussurrare ai cavalli

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Anno 3 Numero 1 del magazine Petnet

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ITA PetNetMagazine

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ANNO 3 - NUMERO 1Febbraio / Marzo 2011Tribunale civile di Roma

N.363/2009 del 02.11.2009

COMITATO DI REDAZIONEAlessandro CiorbaFabrizio Foglietti

Francesco FogliettiAntonello CastelliCristina Foglietti

DIRETTORE RESPONSABILECarlo Liguori

GRAFICA IMPAGINAZIONE STAMPADSE Srl

Via Antonino Pagliaro, 58 00133 RomaTel. 06-72630409

Demas Srl è titolare esclusiva di tutti i diritti di pubblica-zione e diffusione. L’utilizzo anche parziale da parte di terzi è vietata. La Direzione non si assume la responsabi-lità per eventuali errori presenti negli articoli pubblica-ti nè delle conseguenze dirette e indirette che possono causare. Alcune delle foto presenti su PetNet Magazine sono state prese da Internet. Chiunque abbia legittimi diritti di copyright sulle immagini, può contattare l’indi-rizzo [email protected].

PetNetMagazine

Sommario

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10Diamo lo yogurt ai nostri pet

28Le miasi cutanee del cane

Offida, una meta per il Carnevale

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5 Cose di gattiCome tolettare un gatto persiano

6 Cose di gattiGuida pratica al gatto affettuoso e ben educato

8 I consigli del medico di famigliaA proposito di allergie

10 Nutrizione Diamo lo yogurt ai nostri pet

12 L’angolo del Ministero della saluteIl farmaco omeopatico veterinario

14 Animali a rischio estinzioneSalvare i piccoli orfani

16 Omeopatia

Depressione, oltre la terapia classica

19 L’angolo del riposo

20 L’angolo dell’espertoIl tumore mammario nel cane

24 DermatologiaDemodicosi del cane

27 FitoterapiaBiancospino

28 ParassitiLe miasi cutanee del cane

30 Animali EsoticiLe nostre amiche tartarughe

32 Cura della casa

Se la pulce salta dal cane all’uomo

34 La storiaAsvaNara, come capire i cavalli

38 ViaggiandoOffida, una meta per il Carnevale

40 La recensioneDa Socks a Dina, ecco i gatti più e meno famosi del mondo

42 A tavola con la veterinariaI cavateddi li condisco così

43 Curiosità

48 Pet Oroscopo

49 Pet quiz

Sommario24

20

40

Demodicosidel cane

Il tumore mammario nel cane

Da Socks a Dinaecco i gatti più e meno famosi del mondo

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Marta Picciurro

Cose di gatti

Cura del peloCome tolettare un gatto persiano

I l nostro amico gatto per istinto è un anima-le molto meticoloso nel curare la propria immagine. A questo scopo la natura l’ha dotato di una lingua con tanti piccoli un-

cini, duri e rivolti all’indietro, che svolgono un’azione abrasiva e quindi idonea a rimuovere le impurità e il pelo morto, nonché a riattivare la circolazione san-guigna. Ma a volte tutto ciò non basta, quindi è neces-sario il nostro intervento con un bel bagno. Il bagno aiuta a eliminare il pelo morto in eccesso, soprattutto nei periodi di muta, evitandone l’eccessiva ingestione che a volte può provocare disturbi gastrointestinali. In genere si sa che tra i gatti e l’acqua non vi è un grande amore; è bene quindi abituarli a fare il bagno dopo i primi tre mesi di vita. Inizieremo questo viaggio nella tolettatura del gatto partendo dal magnifico ed elegante persiano, razza dal pelo lungo e folto.Prima di tutto accertatevi che l’ambiente in cui avete deciso di lavare il vostro gatto sia privo di correnti d’aria e che sia ben riscaldato.Approfittate dell’occasione per spuntargli le unghie, così eviterete di beccarvi qualche bel graffio. Bagna-te il gatto con acqua tiepida, evitando di far entrare sapone e acqua negli occhi e nelle orecchie; insapona-telo usando uno shampoo che sgrassi al meglio il suo mantello (ve ne sono diversi in commercio specifici per persiani); frizionatelo con dolcezza fino a creare una densa schiuma, risciacquate e ripetete l’opera-zione per due o tre volte; risciacquate abbondante-mente avendo particolare cura a sciacquare via ogni

residuo di sapone, eliminando con le mani l’acqua in eccesso e avvolgetelo in un asciugamano tiepido, massaggiandolo delicatamente. Per asciugarlo defini-tivamente potete usare l’asciugacapelli, ma se il gatto ha paura del rumore, usate un termoriscaldatore. Per prima cosa pettiniamolo contropelo con un pettine a denti fitti, cambiando direzione e passando anche sul-la parte addominale e sulla coda, sciogliendo even-tuali nodi. Usate poi un pettine a denti larghi per dare maggiore volume al pelo. Si possono, inoltre, strappare (strippare) con dolcezza i peli più ispidi e lunghi che tendono ad uscire dal mantello compatto: questa operazione può essere ef-fettuata pizzicando dolcemente la punta dei peli con dei guanti in gomma, che creando attrito facilitano un dolce stripping. Per dare alla testa un aspetto più arrotondato, con una forbicina tagliate i peli che cre-scono sulla punta delle orecchie, seguendo la natura-le forma dell’orecchio, con molta delicatezza e mano ferma per evitare di ferire il gatto. Si può usare infine il cardatore che è una spazzola dotata di dentini ri-curvi che tendono ad aprire il sottopelo, che nel gatto Persiano è particolarmente folto, dandogli un aspetto vaporoso. Infine, con una lozione detergente pulire il contorno degli occhi ed il padiglione auricolare e, quando sarà del tutto asciutto, cospargete il pelo con del borotalco, che assorbirà l’umidità e darà volume e morbidezza al mantello. Alla fine di tanto impegno vi renderete conto che ne sarà valsa la pena, perché il vostro persiano sarà ve-ramente bellissimo.

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Cose di gatti

Marta Picciurro

I gatti a differen-za di quanto si crede, non sono animali total-

mente indipendenti e non disdegnano la compagnia, ma per acquisire la loro fi-ducia e avere rispetto nei nostri confronti devono se-guire delle precise regole che potranno farlo sentire parte del vostro ‘branco’, in cui ben dovrete distinguervi come esemplare dominante. Questo rende l’approccio con i gatti meno immediato rispetto a quello con il cane, che per natura è meno for-male dal punto di vista di aggregazione. Pur vivendo accanto a noi da millenni, i felini domestici hanno man-tenuto una loro certa selva-ticità, e non si avvicinano istintivamente all’uomo se non in rari casi. Alla base di un buon rap-porto la cosa più impor-tante è innanzitutto seguire fin dall’inizio la crescita dei gatti, cosa che ci aiuterà a instaurare con loro un buon rapporto di amicizia, e ci agevolerà nel far rispettare ai nostri amici alcune pic-cole regole di convivenza in casa. Naturalmente è pro-prio nella fase iniziale della vita del gatto che dobbiamo cominciare a stabilire i pri-mi contatti. Perciò se pren-dete un cucciolo che non sia cresciuto in un allevamento che possa garantirvi il suo carattere, cercate di carpire presso chi ve lo cede più in-formazioni possibili riguar-do la sua storia ed il suo ca-rattere in modo che possiate avere già un’idea del tipo di rapporto che il cucciolo ha instaurato con l’uomo.

Tra le tre e le sette settima-ne di vita, i cuccioli entrano nella fase della socializza-zione: tutto quel che vedo-no ed imparano a conoscere nei primi 3 mesi di vita ri-sulterà loro normale e privo di timore. Durante questo

periodo è importante avvi-cinarsi fisicamente all’ani-male per farci conoscere, per renderci familiari. Non dobbiamo avere paura di intrometterci in un proces-so naturale, perché il nostro futuro rapporto con il gatto

dipende da come ci com-portiamo in questa fase. Se si desidera che un cucciolo diventi un gatto sereno in grado di vivere tranquilla-mente integrato nella nostra vita, occorre essere da subi-to presenti.

Guida pratica al gatto affettuoso e ben educato

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Istintivamente, il cucciolo tende a considerare tutto ciò che non è la mamma, un po-tenziale pericolo. L’ideale è prenderlo spesso in braccio, ovviamente con estrema delicatezza e discrezione, parlandogli con il tono della voce dolce e basso. Accarez-ziamolo poi con dolcezza, perché il cucciolo assocerà le nostre carezze alle leccati-ne rassicuranti della madre. Così per lui in futuro le ca-rezze saranno fonte di be-nessere e non di fastidio. Un gatto abituato fin dall’ini-

zio alla presenza dell’uomo sarà un gatto affettuoso e so-cievole, ma per evitare com-portamenti esuberanti che possono risultare distruttivi in un appartamento, dob-biamo anche curare una sua piccola educazione utile alla nostra convivenza.Bisognerà agire con tecni-che dissuasive ben mirate, altrimenti si rischierà di non sortire nessun effetto. Se si vuole evitare che il cucciolo morda e distrugga le pian-te, o che salga sulla tavola imbandita, o che combini

altre marachelle, quando si coglie il gatto in flagrante, con voce secca e acuta si deve pronunciare un assor-dante “NO!”. Oppure, pro-curandoci uno spruzzino ad acqua, altra tecnica efficace consiste nello spruzzare il gatto mentre sta compiendo il potenziale danno, possi-bilmente senza farci vedere, così assocerà quell’azione dannosa per il nostro arre-damento a una sensazione sgradevole.L’importante è non lasciarlo fare inizialmente cose che

poi in un secondo tempo vorrete proibirgli, come toc-care oggetti a voi cari o pe-ricolosi e lasciare l’accesso a stanze, balconi e giardini per poi impedirglielo in se-guito: il gatto così insisterà nel voler continuare ad in-traprendere questi atteggia-menti poiché glielo avete permesso antecedentemen-te. Pertanto stabilite da su-bito cosa è ‘sì’ e cosa ‘no’.Se seguiamo queste accor-tezze avremo un gatto affet-tuoso ed educato.

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Con l’arrivo della primavera per molte persone si ripre-sentano i problemi di AL-LERGIA.Le manifestazioni possono

essere molto variabili: qualche innocuo starnuto, fastidiose oculoriniti, prurigi-nose chiazze di orticaria, pericolose crisi di asma.Ma cos’è realmente l’allergia? è una sin-golare risposta da parte di alcuni indi-vidui, non pochi comunque se si pensa che in Italia dal 10 al 15 per cento delle persone ha delle manifestazioni di aller-gia, alla presenza di sostanze che ai più non generano alcun effetto. Tali sostanze (chiamate allergeni) possono essere sot-to forma di polveri, vapori, pollini, semi, peli di animali, alimenti. Attraverso una reazione immunitaria tali sostanze sono in grado di scatenare, in individui predisposti, sintomi anche molto gravi.

Le crisi di asma allergica, ad esempio, si manifestano con una costrizione dei bronchioli con conseguente crisi respira-toria che può, in rari casi, essere addirit-tura fatale. L’oculorinite, invece, è carat-terizzata da bruciore che colpisce occhi e naso, lacrimazione, prurito, abbondante muco sieroso nasale, ripetuti sternuti. Questi sintomi, quando sono partico-larmente intensi e persistenti, possono arrivare a creare seri ostacoli alle proprie attività quotidiane.è accertato che conta la familiarità: fi-gli di genitori allergici sono fortemente candidati ad essere allergopatici a loro volta.Le allergie si possono prevenire? In par-te sì. Sappiamo infatti, ad esempio, che i neonati allattati al seno saranno meno predisposti alle allergie e che le allergie respiratorie colpiscono maggiormente bambini esposti al fumo passivo, agli

agenti inquinanti come i gas di scarico, o le cui madri hanno fumato durante la gravidanza. Quando poi si sono in-dividuate le sostanze a cui si è allergici indubbiamente l’allontanamento dal contatto con tali sostanze rappresenta la migliore condotta da tenere per evitare lo scatenarsi delle crisi.Per individuare le sostanze a cui si è al-lergici è possibile sottoporsi a test speci-fici (ad esempio quelli cutanei che sag-giano la risposta agli allergeni sospetti, oppure quelli che dosano nel sangue le immunoglobuline responsabili delle reazioni allergiche) che devono essere eseguiti dietro attenta e ponderata pre-scrizione medica.Dopo aver individuato gli allergeni responsabili, come abbiamo sottoline-ato prima, il rimedio principe è evitare qualsiasi contatto con la sostanza incri-minata. Ciò alcune volte è possibile, ad

A propositodi allergie

I consigli del medico di famiglia

di Aldo MozzoneMedico di Famiglia - Scuola NazionaleFormazione Quadri FIMMG

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I consigli del medico di famiglia

esempio evitando anche se a malincuore la vicinanza di animali al cui pelo si è allergici, oppure escludendo con rigore dalla propria dieta alimenti specifici. In molti casi però l’allontanamento dal-le fonti di allergia non è possibile. Lo sanno bene le persone allergiche agli acari presenti nella polvere o alle quasi ubiquitarie graminacee. Essi si possono dotare di cuscini antiallergici, utilizzare ripetutamente aspirapolveri con filtri appositi, arieggiare in maniera accurata gli ambienti, ma, nonostante tutto ciò andranno incontro prima o poi a qual-che reazione. In questi casi è necessa-rio ricorrere alla Medicina che mette a disposizione vaccini desensibilizzanti,

non sempre efficaci e da somministrare con cautela per il pericolo di reazioni lo-cali o sistemiche come il pericolosissimo shock anafilattico, e farmaci.Questi ultimi, antistaminici e cortisonici in testa, possono essere usati per tratta-re le reazioni allergiche e, in alcuni casi, anche per prevenirle. Gli individui a ri-schio, come coloro che soffrono di asma allergica, è bene che tengano sempre a portata di mano farmaci come il corti-sone e il salbutamolo in forma di spray che il proprio medico prescriverà ed in-segnerà ad utilizzare.Due parole a proposito di un tema sem-pre di attualità: le lunghe attese che spesso si devono osservare per svolgere

una visita specialistica allergologica. Le allergie infatti in alcuni casi richiedono la consulenza di centri specialistici dove possono essere effettuati test, prescritte e praticate terapie desensibilizzanti. In considerazione della elevata incidenza, oltretutto in costante aumento, di nuovi casi di allergia, possono essere necessa-ri tempi di attesa per le visite anche di alcuni mesi. Tutti noi siamo chiamati ad accettare responsabilmente che le situa-zioni non gravi concedano la precedenza a quelle più critiche (vedi box1). In que-sti ultimi casi sarà giustificato richiedere ed ottenere che la visita venga espletata in tempi ragionevolmente brevi.

• Sintomi da asma bronchiale (sibili respiratori, dispnea, tosse ribelle)• Reazioni impreviste a farmaci o vaccini (dopo consultazione del proprio Curante)• Oculo-rinite stagionale all’esordio, grave, non rispondente alle terapie prescritte dal Curante • Dermatite atopica riacutizzata, mal controllabile, diffusa in più sedi • Angioedema al volto o più sedi • Sindromi sospette allergiche in gravidanza • Sospetta malattia allergica professionale• Eczema in più sedi

Sintomi e quadri clinici da gestire prioritariamente (tratto da D.D. n 43 del 4/02/2008 Regione Piemonte)

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Diamo lo yogurt ai nostri pet

D a tempo su giornali, radio e televisioni siamo bombardati da messaggi pubblicitari che ci invi-tano a consumare yogurt, contenenti particolari fermenti in grado di assicurarci benessere e di fortificarci contro l’invecchiamento e l’attacco di

possibili malattie, che possono colpire soprattutto l’intestino.Si tratta di un “rimedio” conosciuto da secoli e utilizzato da popolazioni antiche, le quali si cibavano di latte fermentato con indubbi vantaggi. Si deve ad un premio Nobel nel 1907 il Prof Mechhnikoff l’intuizione che l’assunzione di germi non patogeni con lo yogurt poteva avere un effetto benefico. At-tualmente si parla di probiotici, cioè di microrganismi parti-colari che sono in grado di influire positivamente sulla flora intestinale. Si tratta nello specifico di Lattobacilli, Bifidobatte-ri, ecc. Le modificazioni conseguenti all’impiego di fermenti lattici sulla popolazione dei batteri, che vive nell’intestino anche dei nostri piccoli amici, portano al prevalere di germi, potenzialmente promotori di salute.La flora batterica intestinale è essenziale per la funzionalità dell’organismo umano da essere stata paragonata a un “or-gano nascosto e dimenticato”, la cui conoscenza sempre più approfondita potrebbe portare alla messa in evidenza di im-portanti informazioni per la salute animale e per la compren-sione di numerosi disordini, che non coinvolgono solamente l’intestino. Questi microrganismi, che costituiscono la flora batterica intestinale, non sono innati nell’organismo animale. Alla nascita, infatti, l’intestino è sterile. Entro pochi minuti dal parto, però, ha inizio la colonizzazione da parte dei germi pre-senti sia sulla madre sia nell’ambiente circostante. Per capire, si può paragonare l’intestino sterile del neonato a una grande sala cinematografica con miliardi di posti a sedere vuoti. Poco dopo la nascita, i batteri iniziano subito a occupare il posto disponibile, lasciando così fisicamente poco spazio a poten-ziali germi patogeni per instaurarsi e proliferare. Quelli che non riescono a trovare un posto sulla mucosa intestinale sono eliminati direttamente. In più, i batteri “buoni” consumano buona parte del nutrimento presente nell’intestino, toglien-dolo quindi a quelli patogeni. La flora batterica intestinale funziona come una barriera difensiva, capace di modificare

l’ambiente intestinale e renderlo sfavorevole alla proliferazio-ne degli agenti patogeni, ad esempio con un pH acido. Questa funzione è esercitata proprio a partire dai primi momenti di vita extra-uterina, quando la flora intestinale inizia a formar-si. La flora non rimane immutata. Il primo grande cambia-mento avviene con lo svezzamento, ossia il passaggio da una dieta a base solo di latte a una più varia con cibi solidi. Allora la flora si adatta e muta, pur mantenendo la sua fisionomia di base. In condizioni normali, infatti, non si modifica in manie-ra rilevante, anche se la concentrazione delle varie specie che la compongono può temporaneamente variare per effetto di diversi fattori ambientali, fisiologici e patologici. In ogni caso la flora definitiva è costituita principalmente da batteri ana-erobi (per esempio Bacteroides, Bifidobatteri) che sono molto più numerosi di quelli aerobi (come Escherichia e Lattobacil-li). L’importante, però, per il benessere dell’intero organismo è l’equilibrio tra le diverse specie della flora batterica. In essa, infatti, sono presenti essenzialmente 3 grandi gruppi:• batteri nocivi (come Pseudomonas aeruginosa, Staphylo-coccus, Clostridium, Proteus, Veillonella); • batteri neutri che diventano nocivi solo in determinate con-dizioni (Escherichia coli, enterococchi, streptococchi, Bacte-roides, Eubacterium);• batteri buoni (appartenenti ai generi Lactobacillus, Bifido-bacterium).Molte situazioni patologiche come l’obesità, problemi cardio-vascolari, diabete, infiammazioni dell’intestino, allergie pos-sono avere anche come causa favorente uno squilibrio della flora intestinale. Quest’ultima influenza vari aspetti metabo-lici dell’organismo come l’attività intestinale, il metabolismo delle sostanze grasse, la resistenza nei confronti di microrga-nismi patogeni. Sembra infatti che i probiotici siano in grado di potenziare la resistenza intrinseca della mucosa intestinale nei confronti di microrganismi patogeni e di regolare la per-meabilità dell’intestino che, in situazioni patologiche, può consentire l’ingresso di germi nocivi nel torrente circolatorio. Non tutti i microrganismi contenuti negli alimenti fermentati sono efficaci dato che molti di essi sono distrutti dall’acidità dello stomaco.

Nutrizione

Prof. Alessandro CiorbaUniversità degli Studi di Perugia

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Nutrizione

IndICazIonI d’uSo deI probIotICI

nel Cane e nel gatto

• Svezzamento

• Intolleranza alimentare

• Stimolazione del sistema immunitario

• Alterazioni della flora intestinale per:• cure antibiotiche di lunga durata• stress• cambiamenti di ambiente• modificazioni della dieta

Un probiotico per essere tale deve rispondere a de-terminati requisiti:• la sua attività benefica deve essere supportata da studi scientifici;• essere individuata la concentrazione di batteri vivi e vitali capaci di esercitare una reale attività positiva;• essere in grado di aderire alla mucosa intestinale;• essere resistente all’attacco dei succhi gastrici e del-la bile;• essere un normale costituente della flora intestinale di quella determinata specie;• essere privo di effetti collaterali.L’efficacia di un probiotico è da porre in relazione a vari meccanismi di azione, come: • la produzione di sostanze ad attività antimicrobica, in grado di bloccare la crescita di germi patogeni.• la protezione del muco intestinale.• il rinforzo della barriera intestinale.• la stimolazione del sistema immunitario, intrinse-co dell’intestino.Per avere un effetto benefico sull’organismo si dovrà avere cura di somministrarli regolarmente ai nostri piccoli animali e ciò perché la flora batterica positiva potrà prendere il sopravvento su quella potenzial-mente patogena e consentire una corretta funzionali-tà dell’apparato digerente.

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C on il decreto 193/2006 il medi-cinale omeopatico veterinario viene considerato a tutti gli ef-fetti un farmaco veterinario e come tale sono richiesti specifi-

ci requisiti al fine dell’autorizzazione all’im-missione in commercio.Il farmaco veterinario omeopatico è otte-nuto da sostanze denominate materiali di partenza omeopatici secondo un processo di fabbricazione omeopatico descritto dalla Farmacopea. La Farmacopea è un codice farmaceutico, cioè un testo di riferimento in materia di farmaci che contiene un complesso di di-sposizioni tecniche volte a permettere il con-trollo di qualità dei medicamenti, sostanze

e preparati finali, mediante l’indicazione di metodiche di verifica analitica e tecnologica, delle specifiche di qualità, dei metodi di pre-parazione o della formulazione.L’autorizzazione all’immissione in commer-cio è rilasciata con procedure semplificate ai medicinali omeopatici veterinari che soddi-sfano alcune condizioni:• siano destinati ad animali da compagnia o a specie esotiche la cui carne o i cui prodotti non sono destinati al consumo umano; • non abbiano indicazioni terapeutiche; • abbiano un grado di diluizione tale da ga-rantire l’innocuità del medicinale. Le sostanze utilizzate per la preparazione dei medicinali omeopatici possono esser di varia origine animale, vegetale, umana.

L’angolo del Ministero della Salute

Il farmaco omeopatico veterinario

Dr. Salvatore MacrìUFFICIO IV della Direzione Genera-le della Sanità Animale e del Farmaco Veterinario

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La preparazione dei medicinali omeopatici oggi avviene per lo più in modo automatiz-zato, ma consiste sostanzialmente in serie più o meno ripetute di diluizioni su base idroalcoolica della sostanza di partenza e di-namizzazioni successive, rispettando precisi protocolli di standardizzazione.I medicinali omeopatici veterinari che non hanno le caratteristiche per essere autorizza-te con metodo semplificato, sono autorizzati come tutti gli altri farmaci allopatici a norma del D.Lvo 193/2006 e successive modifiche.Il Ministero della salute, disporrà a breve specifiche indicazioni per l’effettuazione delle prove d’innocuità e le sperimentazioni precliniche e cliniche dei medicinali ome-opatici che non soddisfano le condizioni

previste dalla procedura semplificata per la somministrazione agli animali da com-pagnia ed alle specie esotiche non destinate alla produzione di alimenti, secondo i prin-cipi e le caratteristiche della medicina omeo-patica praticata. Tali indicazioni richiederanno tra l’altro una relazione dell’esperto sulla sicurez-za del prodotto, che dimostri sulla base di dati sperimentali o su base bibliografica, un adeguato livello di sicurezza del medicinale veterinario omeopatico e un’ulteriore nota descrittiva dell’esperto sull’efficacia clinica, che contenga un’analisi critica delle infor-mazioni cliniche, al fine di dimostrare l’ef-fetto terapeutico del medicinale veterinario omeopatico somministrato.

L’angolo del Ministero della Salute

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Salvare i piccoli orfani

Animali a rischio estinzione

Dott. Aldo GiovannellaResponsabile Italia Pengo Life Projectwww.pengolifeproject.it

K enia, a 12 km a sud del centro di Nairobi all’interno del Nairo-bi National Park, dal

1977 esiste il David Sheldrick Wildlife Trust. Queste le coordinate spazio- temporali per visitare una fon-dazione unica al mondo voluta dalla dott.ssa Dame Daphne Sheldrick, in memoria del mari-to David. Il principale obiettivo della fon-dazione è quello di curare, svez-zare e rimettere in libertà, nel Parco Nazionale dello Tsavo, piccoli di elefante africano e di rinoceronte nero, rimasti orfani per lo più a causa dei bracconie-ri.

Missione del david Shekdrik Wildlife trust

Abbraccia tutte quelle misure che riguardano la preservazio-ne, la salvaguardia e la protezio-ne di animali selvatici che com-prendono:• l’antibracconaggio;• la salvaguardia dell’ambiente naturale;• l’aumento di consapevolezza nelle comunità tutte;• il rivolgersi a questioni di be-nessere degli animali. A tale proposito in loco fornisco-no:• assistenza veterinaria ad ani-mali che ne hanno necessità;• salvano e crescono orfani di elefanti e rinoceronti, insieme con altre specie che potranno go-dersi una buona qualità di vita allo stato brado, quando saranno cresciuti.

pengo life project

Pengo Life Project è un neonato progetto Italiano no profit, sor-to da un’idea del dott. A. Gio-vannella (in collaborazione con AAE-Associazione Animali Eso-tici Onlus), che ha voluto condi-videre gli scopi, gli obiettivi, le finalità e la missione del David Sheldrick Wildlife Trust di Nai-robi, portando così anche in Ita-lia tale iniziativa. L’ufficializzazione in Kenia del progetto è avvenuta a marzo del 2010, presso il centro di Nairobi, dove lo stesso dott. Aldo Gio-vannella e il dott. Armando Mul-ciri hanno presentato alla Dott.ssa Dame Daphne Sheldrick e a sua figlia Angela il Pengo Life Project.Il Pengo Life Project è un pro-getto per la tutela di due specie animali “preistoriche”: l’elefante africano (Loxodonta africana, lo-xodonta cyclotis) e il rinoceron-te nero (Diceros bicorniserato-therium simum), che vivono in una terra lontana come l’Africa, ma a noi vicina. Sì, perché è pro-prio lì ed in particolare in quelle regioni che l’uomo è comparso e ha camminato per la prima volta su due piedi. è un progetto per la difesa e il ri-spetto della vita, trans-generazio-nale, per la diversità e per la biodi-versità.è senza dubbio un progetto inno-vativo per la nostra nazione, per la nostra cultura e tradizione. è nuovo per la modalità di sti-molo al nostro bisogno d’aiuto,

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nuovo per la nostra sensibilità verso quel mondo dei grandi animali “diversi” che ormai conosciamo fugace-mente-superficialmente e spesso solo attraverso il mon-do mediatico. è quindi per noi tutti un’opportunità reale, concreta e vera di conoscere da vicino queste due straordinarie specie, il loro ambiente e forse anche un po’ delle nostre antiche origini. Abbracciare un albero sì … ma abbracciare anche un ele-fante è un’esperienza unica e indimenticabile, nel mon-do c’è ancora molto da fare anche per loro. Sì perché ogni pezzo di avorio è un ossessionante ricor-do di un animale una volta fiero e maestoso, che ha ama-to ed è stato amato. Una volta membro di una famiglia molto unita e simile alla nostra, ha sofferto la sua morte in un’agonia terribile e questo solo per produrre un insi-gnificante gingillo.Il nostro slogan è: “Aiutiamoli a vivere ora!”

Il pengo life project è un progetto nato anche per i bambini

A novembre del 2010 il Pengo Life Project, ha inaugurato un gemellaggio intercontinentale tra la Catholic Primary School di Likoni, Mombasa e la scuola primaria A. Ve-spucci di Mogliano Veneto. Al gemellaggio partecipano in prima persona anche i bambini del Consiglio Comunale dei Ragazzi (CCR) del-la Città di Mogliano Veneto. Il progetto è patrocinato dal comune della città di Mogliano Veneto (TV). Il gemellaggio è un progetto di intercultura e ha come titolo: “Education for human dignity”.

progetto plp: “l’aFrICa In ClaSSe” “CoSI’ dIVerSI …CoSI’ ugualI”

Il confronto fra le due culture fornisce agli alunni spunti per crescere ed accettare consapevolmente le diversità come elementi positivi e stimolanti e favorisce lo svi-luppo della loro personalità nelle dimensioni sociale e civica. Questo importante progetto, vuole coinvolgere i ragazzi, i loro insegnanti e, più in generale le famiglie, nell’affrontare un’esperienza di vita ricca di significati pedagogici, culturali ed emozionali.

Il gemellaggio porta a:

• Cogliere la di-versità non solo per compren-dere, ma anche per modificare i propri compor-tamenti (relati-vizzazione dei valori).• Creare una si-tuazione in cui l ’ e d u c a z i o n e rappresenti un processo di cre-scita e di svilup-po dei giovani, e non rimanga confinata ad una serie di attività basate esclusiva-mente sui libri di testo.• Trasmettere ai discenti valori umani e sociali che li spronino a sviluppare la loro vita sociale nell’ambito di un nuovo ordine sociale.

obiettivi concreti del gemellaggio

• Realizzazione di un libro didattico da distribuire nelle scuole, costruito assieme ai ragazzi Kenioti ed Italiani. Una raccolta di storie, disegni e favole che raccontano della diversità, della bio-diversità, che parlano dell’im-portanza della difesa della vita e dell’importanza del rispetto per l’ambiente, patrimonio di tutti. Un libro per tutti, grandi e piccini, dove un albero di acacia, un cucciolo di elefante e uno di rinoceronte dialogheranno con i bambini Africani ed Italiani e con gli animali stessi e ci guideranno anche verso la conoscenza delle specie animali africane ed in particolare dell’elefante e del rino-ceronte nero Africano.• Acquisto di materiale scolastico per la comunità loca-le.• Sostentamento economico per la ristrutturazione di parti della scuola.

per tutto QueSto abbIaMo bI-Sogno anCHe dI te, della tua attenzIone, del tuo teMpo e delle tue rISorSe … Ma Il VIag-gIo Sarà CoMune e Se VorraI potraI raggIungere QueI luo-gHI per ConoSCere … CapIre…

Animali a rischio estinzione

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depressione,oltre la terapia classica

Omeopatia

Dott. Luca PecchiaMedico Veterinario OmeopataScuola di Medicina veterinaria omeopatica “Rita Zanchi” Cortona

Anche i nostri amici animali hanno i loro problemi psicolo-gici e soffrono di ansie, l’ome-opatia può essere un valido

aiuto in molti problemi comportamen-tali che non trovano risoluzione con la terapia classica.Molti disturbi del sistema nervoso centrale hanno conseguenze compor-tamentali e l’ansia non è sempre il pri-mo sintomo che si rileva durante una visita iniziale.Spesso mi capita durante la mia attivi-tà di essere interpellato, per risolvere delle situazioni complicate o disperate che non hanno avuto risoluzione con i farmaci tradizionali.Il caso che volevo presentare è quello di Bridge, pastore tedesco maschio, età nove anni e mezzo, vissuto sempre con il fratello Full in una villa con giardino. Una sera il proprietario appassionato di poker, rientrando a casa trova Full morto in salotto e Bridge accanto a lui che lo veglia. Da quel momento Brid-ge, che aveva sempre vissuto all’ombra del fratello e seguito le sue decisioni, cambia completamente atteggiamen-to, sente la sua mancanza in maniera particolare. L’aver assistito alla mor-te del fratello lo rende insicuro e de-presso, rimane in casa, non esce più in giardino, ha paure immotivate e rima-ne assorto come se stesse meditando. I proprietari pensano che si tratti di una cosa momentanea, che passerà presto e Bridge tornerà alla normalità nel giro

di poco tempo.La situazione si rivela però più gra-ve del previsto, essendo un soggetto ipersensibile il lutto determina in lui il rifiuto del cibo, il cane smette di man-giare e si lascia andare come se volesse morire.Il cane viene portato in visita dal ve-terinario, gli vengono somministrati farmaci antidepressivi, fluidoterapia endovena integrata con supporto vita-minico per sostenerlo durante il digiu-no. Bridge non dà segni di ripresa pur non avendo febbre o malattie infettive in corso, gli esami del sangue sono nel-la norma, e si prospetta l’eutanasia per non lasciarlo morire di fame. Il cane ha subito un blocco dovuto alla morte del fratello, e non riesce a ripartire, vengo contattato come ultima possibilità. Il rimedio prescritto dopo aver effettuato erpertorizzazione omeopatica è IGNA-TIA AMARA 200 ch 4 globuli sciolti in poca acqua due volte al dì, e RESCUE REMEDY fiore di Bach utilizzato per gli attacchi di panico, 4 gocce sciolte in poca acqua quattro volte al dì.Il miglioramento del cane è evidente, dopo due giorni riprende ad avvici-narsi con interesse al cibo, dopo quat-tro giorni esce in giardino e si alimenta regolarmente. Dopo una settimana ha preso delle decisioni da solo, non è depresso, ha ringhiato a un altro cane, cosa che non ha mai fatto in vita sua se non per seguire il fratello, ha ripre-so la voglia di vivere. Il proprietario,

meravigliato, è felicissimo. Il rimedio omeopatico IGNATIA AMARA (st-rychnosignatii), popolarmente chia-mata fava di Sant’Ignazio, è un arbu-sto legnoso rampicante, appartenente alla famiglia delle Loganiaceae, pianta originaria delle filippine, importata in Europa dai missionari gesuiti. Dal seme di questa pianta si estrae un al-caloide vegetale molto tossico, la stric-nina, dosi ridottissime possono avere proprietà curative. Preparata in modo omeopatico, l’ignatia viene prescrit-ta come utile rimedio negli attacchi di panico, depressione conseguente a difficoltà esistenziali e shock di tipo psico-fisico: in seguito a eventi trau-matici (un lutto, una separazione, una cattiva notizia, situazioni relazionali conflittuali). è utile quando il paziente vive una condizione di forte disorien-tamento, instabilità, ipersensibilità che manifesta con desiderio di solitudine, e tutti quei sintomi legati alla somatiz-zazione d’ansia, dalla cefalea ai crampi gastrici. Il rimedio omeopatico IGNA-TIA AMARA avrà effetti benefici su tutte queste manifestazioni, ridurrà le tensioni psichiche agendo come ansio-litico, rasserenerà il paziente, riducen-do i disagi di tanti sintomi di origine psicogena, migliorandone ad esempio il sonno e la qualità della vita in gene-rale, liberandolo quindi dalle ansie e dalle paure che avevano dato origine al suo stato di tensione.

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L’angolo del riposo

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Cuccia rettangolare in stoffa,

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€ 93,30

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Cuccia tunnel in stoffa,

Misure in CM: 42X31XH34 - € 54,40Cuccia tunnel in stoffa,

Misure in CM: 54X36XH40 - € 68,00 Cuccia materasso in stoffa,

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I tumori sono un problema di cre-scente riscontro in medicina veteri-naria, in particolar modo per quanto riguarda gli animali da compagnia. In queste specie tendono a verificar-si con sempre maggiore frequenza a motivo sia dell’aumento della loro vita media sia della maggiore espo-sizione a fattori ambientali, capaci di favorire l’insorgenza dell’evento cancro. Il tumore ha sempre suscitato nell’uomo una profonda paura nel-la falsa convinzione che non esista alcun rimedio terapeutico e che la guerra sia persa sin dall’inizio. La medicina umana ha fatto passi da gi-gante in questo settore e, grazie alla possibilità di una diagnosi precoce e di nuovi mezzi di cura, molte perso-ne colpite da cancro hanno una lun-ga sopravvivenza o vanno incontro a guarigione. Soprattutto in un recente passato, nei confronti di un animale colpito da tale evento patologico, si sono create convinzioni distorte nel timore che questi potesse costituire una minaccia per la propria salute e si è stati inclini a prendere decisioni estreme, rappresentate dal ricorso all’eutanasia, solo sotto l’influsso di false dicerie. è opportuno, quindi, cercare di fare chiarezza su questo tema, andando a definire alcuni punti fondamentali riguardanti gli aspetti basilari del tu-more mammario nel cane: • I tumori mammari sono assai co-muni nel cane essendo in ordine di frequenza i secondi (ma primi nella

femmina).• Non si conoscono le cause generali che provocano la comparsa dei tu-mori mammari, ma è noto come gli estrogeni abbiano una particolare in-fluenza sulla loro insorgenza e come la presenza in soggetti giovani di proliferazioni di tessuto mam-mario sotto forma di noduli, se non sono asportati, possono con il tempo andare incontro ad un’evoluzione maligna. • La sterilizzazione precoce della femmina riduce no-tevolmente la possibi-lità della comparsa di tale fenomeno patologico. è stato dimostra-to, infatti, che in un’alta percentuale di casi il tumore mammario della cagna possiede nel-la sua struttura anatomica delle aree che hanno un’elevata affinità per de-terminati ormoni della sfera sessua-le femminile (estrogeni) e che con il tempo possono stimolare la crescita del tumore. In base a tale considera-zione la sterilizzazione si dimostra in grado di ridurre il rischio allo 0.5% se è eseguita prima del primo calore, all’8% se effettuata tra il primo ed il secondo calore ed al 26% se esegui-ta tra il secondo ed il quarto. Non si ha effetto protettivo se si interviene dopo i due anni e mezzo di età. • Le dimensioni tumorali si ritiene abbiano un certo rilievo dal punto di vista della sopravvivenza dell’ani-male, per cui il consiglio più idoneo è

sempre quello di intervenire pronta-mente nel caso si osservi la comparsa di un piccolo nodulo sulla mammel-la, senza aspettare che questo assuma dimensioni maggiori nella falsa spe-ranza che possa regredire spontanea-mente. Sono importanti anche alcune caratteristiche, che come proprietari della cagna potremo andare autono-mamente a valutare, procedendo ad una palpazione dell’eventuale nodu-lo (ad esempio, è da considerarsi un evento favorevole se il nodulo è mo-bile, cioè non intimamente aderente al tessuto sottocutaneo). • È stato recentemente messo in evi-denza che l’alimentazione può avere una certa influenza sull’accresci-mento tumorale e questo perché le cellule che vanno incontro a questa trasformazione patologica subiscono

Il tumore mammario nel cane

Gentile Professore,

quattro mesi fa ho notato nella mia cagna border collie, di 7 anni, la com-parsa di noduli mammari. Allarmatami per questa scoperta, sono andata dal mio veterinario che mi ha consigliato di intervenire chirurgicamente. L’opera-zione è andata bene, la cagna non ha avuto alcun problema con l’anestesia. Il risultato dell’esame istologico dei noduli asportati è stato di tumore mammario benigno. Non sapevo che anche il cane, come noi, potesse andare incontro a que-sto grave situazione patologica, per cui vorrei saperne di più.

Giovanni C. (Torino)

Prof. Alessandro CiorbaUniversità degli Studi di Perugia

L’angolo dell’esperto

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delle alterazioni profonde nel loro metabolismo ed hanno necessità di “nutrirsi“ in modo diverso dalle loro consorelle normali. Vari studi hanno dimostrato come diete povere di pro-teine e carboidrati, ma ricche di gras-si, possano avere un effetto per così dire inibente sul metabolismo tumo-rale. Perciò, è possibile con l’aiuto del veterinario aiutare il nostro cane con un’alimentazione ad hoc oppure oggi in commercio sono anche dispo-nibili dei mangimi opportunamente formulati. • Assai importante si dimostra l’esa-me microscopico del tumore, sia per accertarne l’eventuale malignità sia perché, in base al complesso dei carat-teri rilevati, si possono avere profon-de ripercussioni sulla sopravvivenza dell’animale. Ciò vale soprattutto nel caso di diagnosi di tumore maligno. è possibile, infatti, eseguire una vera e propria graduatoria dei vari tipi di tumore e sulla base di ciò, conside-rando anche le condizioni cliniche generali dell’animale, formulare un giudizio circa la prognosi. • Un altro fattore da considerare nel cane è che ogni tumore mammario è diverso dall’altro. Potremmo, cioè, avere su una fila mammaria più no-duli, i quali non è detto che siano tutti uguali per quanto attiene le loro caratteristiche microscopiche o il loro comportamento biologico, per cui ne deriva una considerazione pratica che ogni singolo tumore deve essere considerato come a sè stante rispet-to agli altri ed il relativo intervento chirurgico può essere certamente più conservativo, limitandosi all’aspor-tazione della mammella interessata e del tessuto circostante.

• Il nostro veterinario ci consiglierà, prima di intervenire chirurgicamen-te, una serie di accertamenti diagno-stici come ad esempio: a) un esame del sangue e delle urine per eviden-ziare qualsiasi alterazione organica che possa rendere più rischiosa l’ane-stesia ed eventuali problemi metabo-lici che possano essere indotti dalla presenza di un tumore che metta in circolo sostanze patologiche; b) una radiografia del torace per accertare l’eventuale presenza di metastasi. Il tumore mammario, infatti, in caso di sua diffusione nell’organismo si loca-lizza in primo luogo e con maggiore frequenza nei linfonodi prossimi alle ghiandole mammarie e in secondo luogo al polmone.

• In caso di tumore mammario l’ap-proccio chirurgico è sempre la tera-pia preferenziale, anche se questa è in grado di agire solo sul fenomeno locale e non sulle metastasi o preve-nirne l’insorgenza. In questo caso, perciò, considerando che nel cane il tumore mammario è in gran parte in-fluenzato dall’azione di determinati ormoni può essere di giovamento un trattamento collaterale con un pro-dotto farmacologico, in commercio in medicina umana, in grado di blocca-re la sensibilità delle cellule all’azio-ne ormonale per un meccanismo di competizione locale e di saturazione dei siti ove l’ormone va ad agire in-ducendo la proliferazione cellulare.

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LEISHMANIOSI: UN COLLARE PER LA VITA

L’avvicinarsi della stagione calda fa ritornare di attualità alcune problematiche sanitarie e in parti-colare, la leishmaniosi, una malattia che colpisce preferibilmente il cane ma che in alcuni casi può interessare anche l’uomo. Con la bella stagione arriva quindi il momento di “prendere per il collo” il nemico numero uno dei nostri cani, il flebotomo o pappatacio, un piccolo insetto che con la sua puntura può trasmettere al cane e all’uomo un parassita, Leishmania infantum responsabile della comparsa di una grave malattia chiamata leishmaniosi, un tempo considerata malattia tropicale.

I flebotomi o pappataci (così chiamati perché “pappano in silenzio”) sono minuscoli insetti not-turni che per riprodursi hanno bisogno di sangue che prelevano dal cane o dall’uomo. In pratica un pappatacio che punge un cane affetto da leishmaniosi preleva insieme al sangue il parassita che si moltiplica all’interno del suo intestino infettandosi; con la puntura il pappatacio è succes-sivamente in grado di trasmettere ad altri cani e uomini il parassita infettandoli. Anche il cane infetto a sua volta diventa “fonte di infezione” per altri pappataci. Ma nessun allarmismo !! Non c’è contagio diretto né fra cane e cane né fra uomo e cane in quanto sia il cane che l’uomo contraggono la malattia solo esclusivamente attraverso la puntura del pap-patacio.

Attualmente nel nostro paese la leishmaniosi, è presente non solo nelle regioni centro meridionali e insulari a clima tipicamente mediterraneo, ma anche nelle regioni pre-appenniniche e addirittu-ra in quelle prealpine a clima continentale delle regioni del nord Italia, tradizionalmente indenni. All’origine dell’attuale situazione epidemiologica sembra ci sia il cosiddetto “turismo con cane al seguito” oltre all’adattamento dei pappataci a nuovi habitat, a seguito dei cambiamenti climatici. Il fenomeno desta preoccupazione non solo per la necessità di proteggere il cane dalla malattia ma anche per garantire una adeguata protezione sul fronte umano. Fortunatamente l’uomo è molto resistente alla malattia e il rischio che si ammali riguarda soprattutto persone affette da gravi ma-lattie che compromettono il sistema immunitario come l’AIDS o gli organo- trapiantati.

Oggi in assenza di un vaccino efficace l’unico rimedio contro la leishmaniosi è la protezione del cane contro la puntura del pappatacio. Pertanto nelle aree a rischio leishmaniosi è consigliabile: • evitare di portare a spasso il cane la sera; • far dormire il cane in casa durante le ore notturne e applicare alle finestre apposite zanzariere a maglie strette; • utilizzare prodotti a base di piretroidi di sintesi, come il collare a base di deltametrina, una so-stanza che si distribuisce sulla cute del cane attraverso il film lipidico e impedisce la puntura del pericoloso insetto in grado di trasmettere l’infezione.

Il collare a base di deltametrina ha un efficacia di 5 mesi ed è un utile presidio sia nei cani sani, al fine di evitare l’infezione, nei cani già infetti “serbatoio del parassita per evitare di amplificare l’infezione, nei cani viaggiatori che se condotti in una zona endemica e qui infettati potrebbero portare la leishmaniosi anche in zone che sono attualmente indenni.

Comunicazione a cura dell’azienda

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NON USARE NEI GATTIProteggedai flebotomi

Protegge dalle zecche

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Non utilizzare nei cuccioli di età inferiore a 7 settimane.

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Dermatologia

demodicosi del caneProf. Andrea SpaternaResponsabile Ospedale Veterinario Didattico - Scuola di Scienze Mediche Veterinarie Università degli Studi di Camerino

di cosa si tratta? Dermatite parassitaria causata dalla sovracrescita di un acaro vermiforme, il Demodex canis, componente abituale della normale microfauna cutanea del cane, dove alberga nei follicoli piliferi e nelle ghiandole se-bacee annesse, nutrendosi di sebo e detriti cheratinici. Tale dermopatia viene anche definita “rogna rossa”, ma impropriamente in quanto, essendo una malattia non contagiosa e primitivamente non pruriginosa, manca dei requisiti fondamentali che contraddistin-guono le rogne. è ormai ampiamente documentato come la trasmissio-ne avvenga esclusivamente da madre a cucciolo du-rante i primi 2-3 giorni di vita, probabilmente attraver-so il contatto stretto e reiterato legato all’allattamento: nelle aree cutanee del cucciolo a stretto contatto con il corpo materno, quali muso e zampe anteriori, già dopo 16 ore dalla nascita è possibile isolare esemplari di D. canis. Va subito sottolineato come la trasmissione del

contagio non significhi assolutamente insorgenza della malattia: la presenza di un numero limitato di esempla-ri di D. canis sulla cute è, infatti, una condizione asso-lutamente normale, oltre che estremamente frequente, in quanto, come detto, possono entrare nella normale composizione della microfauna cutanea. Il fatto che poi questi parassiti in alcuni soggetti possano andare incontro a una replicazione abnorme, comportandosi come patogeni, non è stato ancora spiegato con assolu-ta certezza, anche se sembra riconducibile a un deficit ereditario o acquisito del sistema immunocompetente. Nei cuccioli si ammette una predisposizione ereditaria, trasmessa da uno o entrambi i genitori, evidenza che peraltro consiglierebbe l’esclusione dalla riproduzione di quei soggetti che hanno presentato una demodico-si, soprattutto se in forma generalizzata. In età adulta, invece, l’insorgenza delle lesioni sostenute da D. canis sarebbe correlata a preesistenti malattie di varia natu-ra, che, inducendo un calo delle difese immunitarie,

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Dermatologia

favorirebbero la replicazione di tali parassiti. è una malattia frequente? Si tratta di una malattia frequente soprattutto nei cuc-cioli, pur potendo colpire soggetti di tutte le età. Cer-te razze sono più suscettibili di altre a manifestare la demodicosi: Boxer, Bulldog, Pit Bull Terrier, Boston Terrier, Bassotto, Basset Hound, Dobermann, Alano, Dalmata, Pointer, Collie, Beagle, Pastore tedesco, Co-cker Spaniel.può essere una malattia contagiosa ed eventual-mente può trasmettersi anche all’uomo?La demodicosi non è una malattia contagiosa né nei confronti di altri animali né tanto meno nei confronti dell’uomo.Con quali sintomi si manifesta la malattia? La demodicosi nel cane può decorrere con forme cli-niche diverse. In alcuni casi, in particolare in sogget-ti al di sotto dell’anno d’età, può manifestarsi con un numero limitato di lesioni cutanee ben demarcate, ca-ratterizzate in particolare da perdita di pelo (alopecia) e arrossamento della cute (eritema) e localizzate pre-valentemente in corrispondenza del muso (intorno ad occhi e labbra) e degli arti anteriori; tali lesioni general-mente tendono ad una risoluzione spontanea nell’arco di 6-8 settimane, mentre solo raramente possono evol-vere verso una forma generalizzata.Altre volte, invece, la malattia può coinvolgere gran

parte della superficie corporea; in questi casi in corri-spondenza delle lesioni si sovrappone quasi costante-mente un’infezione batterica, che determina la com-parsa di prurito, nonché di pustole, foruncoli, ulcere e croste.Quando si può sospettare che il proprio cane sia affetto da demodicosi?In un cucciolo la comparsa di lesioni cutanee più o meno pruriginose deve far sempre sospettare tra le possibili cause anche la demodicosi, mentre in un sog-getto adulto le lesioni indotte da questa dermopatia non sono assolutamente caratteristiche, potendo as-somigliare a quelle relative a numerose altre malattie cutanee. Pertanto, a prescindere dal fatto che il sog-getto affetto sia un cucciolo o un adulto, a fronte della comparsa di lesioni cutanee occorre sempre riferirsi al Medico Veterinario di fiducia, che saprà porre in essere le opportune indagini diagnostiche per confermare od escludere il sussistere di una demodicosi. è una malattia curabile?Assolutamente sì. Il medico veterinario, una volta emessa la diagnosi di demodicosi, istituirà una terapia idonea in base all’età ed alla razza del soggetto affetto. In questa sede vale la pena ricordare come comunque si tratta di una terapia molto lunga, che può durare an-che alcuni mesi.

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L’angolo della fitoterapia

Il biancospino comune (Crataegus monogyna Jacq., 1775) è un arbusto o un piccolo albero molto ramificato e dotato di spine, appartenente alla fa-miglia delle Rosaceae.Habitat: è un arbusto molto comune nelle zone temperate dell’emisfero nord, special-mente nelle zone incolte al limitare dei boschi. Descrizione: La pianta può raggiungere altezze comprese tra i 50 centimetri e i 6 metri. Il fusto è ricoperto da una corteccia compatta e di colore gri-gio. I rami giovani sono dotati di spine che si svi-luppano alla base dei rametti brevi. Le foglie sono lunghe 2-4 centimetri, dotate di picciolo, di forma romboidale ed incise profondamente. I fiori sono raggruppati in corimbi, che ne contengono circa 5-25. I petali sono di colore bianco-rosato e lunghi 5 o 6 millimetri. I frutti sono ovali, rossi a matura-zione e con un nocciolo che contiene il seme. La fioritura avviene tipicamente tra aprile e maggio, mentre i frutti maturano fra novembre e dicembre. I frutti del biancospino sono edibili, ma solitamen-te non vengono mangiati freschi, bensì lavorati per ottenere marmellate, gelatine o sciroppi.Parte usata: i fiori e le foglie.Preparazioni farmaceutiche consigliate: estratto secco nebulizzato e titolato in vitexina min 1,5% (Farmacopea Francese X)Composizione chimica: è una pianta ricca di fla-vonoidi, che possono rappresentare circa il 2% del peso della pianta secca. Abbondanti sono anche i proantocianidoli, che possono rappresentare fino al 3% del peso della pianta secca.Proprietà terapeutiche: Azione cardiovascolare: questa pianta possiede una spiccata affinità nei confronti del cuore, legata soprattutto ai flavonoidi e ai proantocianidoli. Provoca una vasodilatazione dei vasi sanguigni ubicati in addome e soprattutto di quelli coronarici, dovuta a rilasciamento delle fibrocellule muscolari della parete dei vasi, con au-mento del flusso sanguigno in queste zone del cor-po. Riduce la frequenza cardiaca in modo sensibile e potenzia l’azione della digitale sul cuore. Azione sedativa: possiede anche una discreta azione sedativa a livello centrale, contribuendo a ridurre emotività e stato di tensione. Azione antiradicalica: assai interessante è la sua capacità di intrappolare i radicali liberi, grazie alla quale riduce fortemente l’ossidazione delle LDL, che sono le particelle di colesterolo che tendono a depositarsi nella parete dei vasi sanguigni dopo essere state ossidate.Effetti collaterali: in rari casi può provocare alte-razioni gastriche, particolarmente in soggetti affet-ti da gastrite e/o ulcera peptica, reversibili con la sospensione del trattamento. A.C.

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Come si ricorderà dall’ar-ticolo sui Gasterophilus dei cavalli, l’infestazio-ne di animali vivi da parte di larve di mo-

sca (bigattini) in parassitologia vie-ne definita “miasi”. Si parlerà oggi delle miasi nel cane, evenienza non comune nei pet ma che possiamo co-munque trovarci a fronteggiare, so-prattutto nel caso di animali anziani, malati, che presentino ferite aperte o piaghe da decubito e che passino la maggior parte del tempo all’aperto. Animali che vivono in ambiente ru-rale hanno una maggior probabilità di contrarre questo tipo d’infestazio-ne. Diverse sono le specie di mosca le cui larve possono infestare il cane in varie localizzazioni; verranno qua prese in considerazione solo le miasi a localizzazione cutanea, general-mente post traumatiche. Dal punto di vista biologico le mo-sche agenti di miasi cutanee appar-tengono a due differenti tipologie: 1) specie le cui larve possono svilup-parsi solo su animali vivi (miasi ob-bligatorie) e che sono, in alcuni casi, in grado di penetrare anche la pelle integra; 2) specie, comunemente definite mo-sche carnarie (i mosconi verdi e blu per intenderci), le cui larve si nutro-no normalmente su carcasse di ani-mali morti, ma che possono a volte deporre uova o larve vive su animali vivi, soprattutto nel caso in cui l’ani-male presenti ferite aperte, infette e maleodoranti o magari imbrattate con urina ed escrementi. In questo secondo caso si tratta pertanto, di specie non obbligate ad infestare animali vivi e, pertanto, si definisco-no agenti di “miasi facoltative”. Per entrambe le tipologie d’infesta-zione tra le localizzazioni più fre-

quenti ricordiamo le piaghe che si formano nei cani anziani e pesanti nei punti in cui poggiano per terra quando sono seduti o accucciati e le aperture naturali del corpo (genitali, ano, orecchie, bocca), soprattutto se maleodoranti a causa di patologie pregresse. Queste miasi si verifica-no, quindi, soprattutto su animali vecchi, defedati, che si imbrattino a causa di difficoltà nei movimenti, ecc. I cani maschi sono più soggetti a questa parassitosi, perché più spesso si procurano ferite combattendo tra loro. Quale che sia la specie di mosca e la localizzazione, l’infestazione ha inizio quando una mosca gravida, attratta dagli odori provocati dall’in-fezione che si sviluppa nella ferita o dall’imbrattamento nelle zone anale e genitale, depone le uova (Callipho-ridae) o partorisce larve vive (Sarco-phagidae) nella ferita o in prossimità della zona che presenta odore at-trattivo e i bigattini penetrano nella cute nutrendosi dei tessuti vivi o di quelli necrotici presenti nelle ferite. Dopo essersi accresciute e aver mu-tato due volte, le larve ormai mature fuoriescono dalla ferita, si lasciano cadere a terra e si impupano. Dopo la metamorfosi dalla pupa uscirà una nuova mosca adulta. L’agente di miasi obbligatoria del cane più co-mune nel nostro paese è Wohlfahrtia magnifica, un grosso moscone gri-gio della famiglia Sarcophagidae, i cui adulti sono attivi da Maggio a Novembre. Specie vivipara, le sue larve sono in grado di penetrare la pelle integra, ma si rinvengono più frequentemente in caso di ferite pre-gresse; bisogna però considerare che anche una ferita piccola come quella lasciata dal morso di una zecca può essere infestata da questa specie. A seconda delle dimensioni della ferita si possono reperire da una a centina-

Le miasi cutaneedel cane

Dr. Claudio De Liberato Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana

Parassiti

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ia di larve. Un’infestazione in atto produce inoltre odori attrattivi nei confronti delle femmine gravide di questa specie e può pertanto causare l’arrivo di altre larve nella stessa ferita. Trattandosi di una specie che si nutre solo su tessuti vivi, il danno provocato all’ospite può diveni-re ingente e si possono registrare casi di infestazioni con esito infausto. Si tratta di una parassitosi che riguarda quasi esclusivamente cani che vivono in ambiente rurale, essendo le pecore e le capre gli ospiti abituali di questa mosca. Altamente improbabile è la sua presenza in am-biente urbano. Molte sono invece le mosche che possono provocare mia-si facoltative, soprattutto dei generi Lucilia, Calliphora, Sarcophaga e Chrysomya, mosche carnarie molto comu-ni alle nostre latitudini. Al contrario di W. magnifica non sono in grado di penetrare la pelle integra ed hanno per-tanto bisogno di una soluzione di continuità della cute, meglio se maleodorante. Va detto che, proprio in quanto non abituati a nutrirsi su tessuti vivi, i bigattini di queste mosche provocano di solito un danno molto inferiore a quello causato da W. magnifica. Si tratta però di mosche molto più comuni, che possono provocare infestazioni anche in ambiente urbano.

Quando venga evidenziata un’infestazione, semplice-mente mediante accurata ispezione visiva di eventuali ferite e piaghe, le larve vanno rimosse manualmente. Nel caso di ferite profonde o di infestazioni gravi degli orifi-zi naturali, per questa operazione può essere necessaria l’anestesia dell’animale. Una terapia antibiotica è oppor-tuna per scongiurare infezioni secondarie anche se, come detto, la presenza di queste larve è spesso sintomo di un’infezione precedentemente in atto. In aggiunta alla ri-mozione meccanica dei bigattini, l’uso locale di ivermec-tina può aiutare nell’eliminazione delle larve di primo stadio, piccole e difficilmente individuabili nella ferita. La gravità dei danni provocati dai bigattini è ovviamente proporzionale al tempo che trascorrono nutrendosi sui tessuti dell’animale e dal loro numero; pertanto, appare evidente che queste parassitosi possono svilupparsi fino a divenire gravi solo a carico di animali poco curati o che non abbiano uno stretto contatto col proprietario, come cani da pastore, randagi, ecc. Come misura profilattica è sufficiente infatti che il cane sia ben curato, che eventuali ferite o piaghe vengano adeguatamente pulite e disinfet-tate e che patologie a carico di bocca, ano e genitali non vengano trascurate.

Parassiti

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Il genitore, di fronte ad una domanda del genere e ad un modi-co “investimento”, si fa tentare dall’acquisto ed insieme all’ani-maletto si torna a casa con una tartarughiera e un barattolo di gamberetti secchi. E questo non sarà che l’inizio dei loro proble-mi... soprattutto per la tartarughina!La Trachemys scripta elegans (o tartaruga dalle orecchie rosse), la classica “tartaruga da fiera”, viene spesso venduta senza for-nire all’acquirente le dovute spiegazioni per quanto concerne la sua gestione ed alimentazione; sarà solo dopo, e spesso troppo tardi, che i neoproprietari scopriranno che ben diverse sono le necessità e le attenzioni che avrebbero dovuto rivolgere al loro piccolo nuovo pet semiacquatico!

Provenienza ed habitat naturaleQuesta tartaruga vive in piccoli stagni e corsi d’acqua ricchi di vegetazione e con un fondo fangoso nel sud degli Stati Uniti. In natura sono animali onnivori: gli individui giovani sono preva-lentemente carnivori, diventando prevalentemente vegetariani in età adulta. Animale diurno, piuttosto schivo, trascorre molto tempo su rocce o tronchi semisommersi o sulle rive, ad esporsi ai raggi solari: questo gli permette di termoregolarsi e di sinte-tizzare la vitamina D3 (indispensabile per un corretto sviluppo osseo).

LegislazioneData la loro estrema adattabilità, favorita dal clima temperato del nostro Paese (simile a quello di origine), e dall’indiscrimina-to ed incosciente abbandono in fiumi e laghi, queste tartarughe costituiscono oggi una vera e propria minaccia per flora e fau-na locali. L’importazione di Trachemys scripta elegans, inserita nell’Allegato B del Regolamento CE 338/97 (e successive mo-difiche), dal gennaio 1998, per la tutela delle specie autoctone, è vietata nei paesi dell’Unione Europea; i soggetti importati pri-ma dell’entrata in vigore della legge sono di libera detenzione. Per gli individui nati in cattività sussiste l’obbligo di denuncia al Corpo Forestale dello Stato (www.corpoforestale.it).

Caratteristiche morfologiche e dimorfismo sessualeCaratteristica di specie è la macchia rossa dietro il timpano. Il carapace presenta una colorazione verdastra che si scurisce con l’età. Le dimensioni variano dai 12 ai 28 cm di lunghezza del piastrone. I caratteri distintivi tra i due sessi saranno più marcati negli adulti: oltre alle ridotte dimensioni i maschi possiedono coda e unghie degli arti anteriori più lunghe rispetto alle femmine mentre il piastrone, giallo a macchie nere, risulta essere piatto in entrambi i sessi (differisce quindi da quello delle tartarughe di terra di cui rappresenta uno dei caratteri distintivi dei due sessi: concavo nei maschi e piatto nelle femmine). La determinazione del sesso nei giovani è più difficile data la presenza poco evi-dente dei caratteri appena descritti.

La maturità sessuale dipenderà principalmente dalle dimensio-ni dell’animale più che dalla sua età: nei maschi questa verrà raggiunta ad una lunghezza del piastrone di circa 10 cm, men-tre nelle femmine di 15-20 cm. La stagione riproduttiva varia a seconda della zona climatica, ma generalmente nei nostri climi va da marzo a luglio. Chi si volesse cimentare nella riproduzione di questi animali, deve sapere che, come in tutti i rettili, il sesso dei nascituri vie-ne influenzato dalla temperatura a cui sono incubate le uova: al di sotto dei 27°C nasceranno solo maschi, mentre al di sopra dei 30°C nasceranno femmine. Ovviamente ponendo le uova a temperature intermedie si potranno avere maschi e femmine in proporzione variabile.

Allevamento in cattivitàInnanzitutto bisogna tener presente che sono animali che poten-do vivere anche 30 anni e raggiungere dimensioni considerevoli rappresentano un impegno a lungo termine.Condizione ottimale per il loro mantenimento in cattività sarà la realizzazione di un laghetto, dotato di diverse zone emerse (dove gli animali potranno prendere il sole) e recintato, per evi-tare fughe indesiderate.Se si vive in appartamento, il compromesso sarà rappresentato da un acquario di adeguate dimensioni, con un corretto rappor-to tra maschi e femmine evitando il sovraffollamento. I giovani dovranno essere tenuti in vasche con ridotta profondità che do-vrà essere incrementata durante l’accrescimento. Dovranno essere utilizzate per sopperire alla carenza di fonti di calore e di raggi ultravioletti una lampada riscaldante ed una lampada UVB: per permettere all’animale di potersi esporre al “sole artificiale” dovranno essere messe a sua disposizione di-verse zone emerse, rappresentate da tronchi, sassi o anche da una semplice tavola di legno. La fonte di calore dovrà essere posta ad una delle estremità della vasca (dove il punto più cal-do dovrà avere una temperatura di circa 30°C), garantendo un gradiente termico che darà la possibilità all’animale di scegliere nel corso della giornata la temperatura che più gli aggrada. Me-diante l’utilizzo di un riscaldatore collegato ad un termostato, si potrà mantenere la temperatura dell’acqua a 24-26°C di giorno, con una riduzione non superiore ai 5°C di notte. Porre la vasca davanti ad una finestra, direttamente ai raggi solari, ovviamen-te non permette di monitorare e controllare la temperatura, rap-presentando quindi un pericolo per l’animale.Se si dispone di un terrazzo o di una zona soleggiata, nelle gior-nate calde sarà auspicabile posizionare la vasca direttamente al sole, facendo però molta attenzione a garantire delle zone di ombra e a non lasciare l’animale per troppo tempo al caldo ec-cessivo.L’utilizzo di sabbia o ghiaia come fondo è sconsigliato, in quan-to potrebbero essere ingerite dall’animale causando gravi pro-blemi di costipazione, oltre a non garantire una corretta pulizia

le nostre amiche tartarughe

Animali Esotici

”“Mamma, mamma! Possiamo prendere una tartarughina?!?

Dott. Gianluca DeliMedico Veterinario

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Animali Esotici

della vasca. Sarà proprio verso l’igiene dell’acqua e della vasca che dovrà essere rivolta particolare attenzione, mediante l’uti-lizzo di un filtro per acquari ed effettuando periodici cambi dell’acqua. Per motivi sanitari, è consigliabile l’utilizzo di guan-ti per evitare il contatto diretto con l’acqua della vasca. Per la manipolazione di questi animali durante questa operazione si dovranno adottare le giuste precauzioni, maggiori nei soggetti adulti, più forti e vulneranti dei giovani (attenzione a bocca e zampe!!!).

AlimentazioneI giovani dovranno essere alimentati quotidianamente, mentre la distanza dei pasti negli adulti aumenta con l’età; in cattività la dieta dovrà essere la più varia possibile. Tenendo conto di quan-to detto sulle differenze alimentari tra giovani ed adulti, si po-tranno offrire: pesci, insetti, larve, croccantini per gatti ed ancora verdure quali carote, tarassaco, trifoglio, ibisco ed anche piccole quantità di frutta. Si potrà mettere a disposizione un osso di sep-pia per l’integrazione del calcio.I famigerati gamberetti secchi (Gammarus sp.) non dovranno essere l’alimento base nella dieta essendo completamente sbi-lanciati e privi degli elementi indispensabili per un corretto accrescimento. Se si vorrà, si potranno offrire saltuariamente. Altro alimento da evitare è la carne.Se la dieta è varia e bilanciata non sarà necessario ricorrere ad integratori minerali-vitaminici, che comunque non dovranno mai essere aggiunti direttamente all’acqua risultando in questo modo completamente inutili e dannosi.Il letargo ha la funzione di stimolare l’attività riproduttiva ed il sistema immunitario.L’intervallo di temperatura ottimale all’interno del quale questi animali sono attivi è compreso tra i 10° e i 37°C. Quando la tem-

peratura scende al di sotto dei 10°C si ha un rallentamento del metabolismo che determina la cessazione dell’alimentazione e spinge gli animali ad andare in letargo.Se si decide di far effettuare il letargo nel laghetto davanti casa, questo dovrà avere una profondità di almeno 1 metro, con la presenza di abbondante fango sul fondo. In caso di congela-mento della superficie si dovrà provvedere alla sua rottura. Nelle giornate più calde gli animali potranno uscire per esporsi al sole. Se, invece, sono allevate in appartamento, si dovrà so-spendere l’alimentazione (per evitare la presenza di alimen-ti nell’intestino durante il letargo, che potrebbero dar luogo a fermentazioni anomale e lo sviluppo di sostanze e batteri pe-ricolosi per la salute del rettile) ed abbassare gradualmente la temperatura nell’arco di qualche settimana, fino a raggiungere i 5°C che dovranno essere mantenuti costanti per 5-12 settimane (per i soggetti giovani dovrà avere una durata minore). Se ciò non dovesse avvenire, per temperature più alte avremo un con-sumo delle riserve corporee troppo rapido, mentre temperature inferiori ai 4°C potrebbero causare seri danni fino alla morte per congelamentoAccortezza del proprietario sarà quella di non far andare in le-targo animali malati o in condizioni fisiche non ottimali.

RaccomandazioniCome qualsiasi animale, anche queste tartarughe richiedono periodici controlli da parte di un Medico Veterinario per poter valutarne lo stato di salute, soprattutto nei periodi che precedo-no e seguono il letargo. Saranno infatti questi i due momenti più critici nella vita di questi animali: attraverso la visita medica e l’esame delle feci (per evidenziare l’eventuale presenza di paras-siti) il medico veterinario sarà in grado di valutare e consigliare la possibilità o meno di far effettuare il letargo all’animale.

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Come è noto, gli animali domestici pos-sono ospitare degli ectoparassiti, perlo-più insetti ed acari, i quali, pur essendo specie-specifici, sono in grado di attac-care l’uomo, soprattutto all’interno delle

abitazioni. è il caso, per esempio, delle pulci, insetti ematofagi ben conosciuti del cane e del gatto, ma ben noti anche per le grandi lesioni strofuloidi che sono in grado di causare sull’uomo, prevalentemente a livel-lo dei polpacci. Pochi sanno che la pulce responsabile di tali lesioni è Ctenocephalides felis felis, una specie propria del gatto, la quale può parassitare non solo i felini ma anche i cani. Essendo un parassita che si muove velocemente all’interno del mantello, è talora difficile accorgersi della sua presenza; essendo, inol-tre, un ectoparassita temporaneo, spesso si allontana dal proprio ospite e si porta attivamente nell’ambien-te. Quando lo si ritrova all’interno di una stanza di casa, sul letto o sul divano, soprattutto se in assenza del cane o del gatto, esso frequentemente punge l’uo-mo provocandogli decine di lesioni, tutte molto pruri-ginose, caratterizzate da una microvescicola centrale che ben presto si rompe a causa del grattamento, la-sciando una microscopica ferita, ampiamente circon-data da un persistente alone eritematoso.In questo caso, come è noto, la lotta antiparassitaria deve essere rivolta non soltanto all’animale, ma anche e soprattutto all’ambiente. Tutti i veterinari sanno, però, che le pulci non sono gli unici artropodi parassiti degli animali domestici in grado di attaccare l’uomo, ma ne esistono anche degli altri, più piccoli, quasi invisibili ad occhio nudo, che vivono tra i peli degli animali, spesso sulla cute del dorso e dei fianchi. Ci riferiamo agli acari del genere Cheyletiella, ectoparassiti del cane e del gatto, in gra-do di provocare un gran numero di lesioni strofuloidi nell’uomo, soprattutto sul torace, sull’addome e sulle braccia. Sono due le specie che più frequentemente causano tali dermopatie: Cheyletiella blakei propria del gatto (frequente soprattutto in quelli a pelo lungo) e Cheyletiella yasguri tipica del cane (diffusa soprat-tutto nei siberian husky). Ne esiste una terza specie, Cheyletiella parasitivorax, propria del coniglio, che, però, è meno aggressiva e di rado provoca lesioni nell’uomo. Ebbene, questi acari, pur essendo specie-specifici e strettamente legati all’ospite, causano fre-

quentemente nell’uomo dermopatie, a volte anche gravi. Dobbiamo rilevare che la parassitosi, comune-mente nota come “Cheiletiellosi”, non determina quasi mai negli animali domestici delle lesioni clinicamente evidenti; il mantello appare normale, lucido, integro e, il più delle volte, non c’è forte prurito. Per tale motivo non ci accorgiamo di nulla e teniamo, quindi, il gatto sulle nostre gambe quando ci sediamo e lo accarezzia-mo, lasciando che salga su poltrone e divani, se non addirittura sul letto. Qui gli acari, che normalmente si muovono liberamente sul pelo dell’animale, cadono tra le lenzuola e le coperte, permanendovi attivi e ben vitali per una decina di giorni. Proprio in tale perio-do gli acari attaccano l’uomo, causandogli prurito e soprattutto delle piccole lesioni, a volte estremamente numerose e persistenti. Dunque, come vediamo, non soltanto l’animale direttamente può essere causa di le-sioni per l’uomo, ma anche indirettamente l’ambiente da esso frequentato. Proprio l’ambiente, talvolta, è la principale fonte di contaminazione. Si pensi alle zec-che dei piccioni (Argasidae) o dei nostri stessi animali domestici (Ixodidae), che trovano negli anfratti della nostra abitazione un rifugio sicuro dove deporre le proprie uova o dove rintanarsi in attesa di nutrirsi del sangue di un animale o, in sua assenza, del sangue dell’uomo. Possiamo chiederci: “Ma non si tratta di parassiti specifici degli animali? Cosa c’entra l’uomo!” Ebbene, dobbiamo ricordare sempre la seguente rego-la, ben nota ai parassitologi: “ In assenza dell’ospite proprio, molti parassiti perdono la propria specificità parassitaria e si adattano anche a un ospite improprio qual è l’uomo”. Ciò è di fondamentale importanza per comprendere le strette relazioni che esistono tra l’ambiente indoor, gli animali domestici e l’uomo. A volte, persino i minuscoli acari che provocano la ro-gna del cane e del gatto (Sarcoptes scabiei e Notoe-dres cati), pur essendo strettamente specie-specifici, possono provocare lesioni cutanee nell’uomo. Anche in questo caso, contrariamente a quanto erroneamente si crede, l’ambiente ha un ruolo importante, in quan-to è proprio l’ambiente domestico nel quale viviamo ad essere contaminato con le uova e le larve di questi parassiti. Se l’animale ha sostato sul letto, sul divano, su una seggiola o se, più semplicemente, lo abbiamo accarezzato o tenuto in braccio, è possibile che i nostri abiti siano stati contaminati e che, nei giorni seguen-

Se la pulce salta dal cane all’uomo

Dr. Mario PrincipatoResponsabile Scientifico Centro di Ricerca Urania, Perugia.

Gli animali domestici e i loro ectoparassiti all’origine di alcune patologie umane. Come rilevare i focolai di infe-stazione nelle abitazioni?

Cura della casa

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ti, inizino a manifestarsi lesioni strofuloidi sulla cute del nostro corpo. Animale e ambiente domestico sono dunque in stretta relazione e insieme costituiscono un’importante fonte di contaminazione per l’uomo.Non dobbiamo, inoltre, dimenticare che i luoghi stessi dove riposano gli animali sono spesso fonte attrattiva per artropodi c.d. “a vita libera”, che, prima o poi, fini-scono per interagire con l’uomo. Si pensi agli acari del genere Dermatophagoides, causa di problemi respira-tori nell’uomo e, persino, di asma bronchiale; si pensi agli acari del genere Glycyphagus o Lepidoglyphus, causa, oltre che di prurito e dermatiti, anche di riniti e lacrimazione. Non si tratta di acari parassiti in questo caso, ma, semplicemente, di acari ambientali che fre-quentemente sono attratti dai luoghi frequentati dai nostri animali domestici, ambienti dove essi sviluppa-no e si riproducono, diffondendosi poi ampiamente nella nostra abitazione. Come vediamo, l’ambiente nel quale viviamo e nel quale vivono i nostri animali, ha un’importanza enorme e deve necessariamente es-sere monitorato se vogliamo salvaguardare la nostra salute. Come fare? Da pochi anni è a disposizione del gran-de pubblico un nuovo esame diagnostico chiamato EDPA, o “Esame Diretto delle Polveri Ambientali”, un esame sperimentato per oltre dieci anni nei labo-ratori dell’Università di Perugia e sviluppato poi nel Centro di Ricerca Urania della stessa città. Si tratta di un esame rapido e sicuro, il cui referto viene for-nito in 24-48 ore, che rivela se nella nostra abitazione sono presenti artropodi patogeni in grado di intera-gire con noi, danneggiando la nostra salute. Si tratta di un esame basato sullo studio delle “tracce” che gli artropodi lasciano all’interno delle nostre abitazioni e che ci consente di sapere dove essi si trovano, se sono realmente patogeni per noi, se si stanno riproducendo nella nostra casa e, soprattutto, da dove provengono. Un esame che non soltanto ci permette di sapere qual è la situazione parassitologica della nostra abitazione,

ma che ci consente anche di intervenire miratamente trattando i siti risultati più a rischio, risolvendo l’in-festazione ambientale ma, soprattutto, risolvendo il nostro problema dermatologico o pneumologico sen-za l’assunzione di farmaci. Fare questo esame è sem-plice: basta raccogliere la polvere da tutta la superficie del pavimento di casa, semplicemente con scopa e paletta, mettendo la polvere di ciascuna stanza in un barattoletto (del tipo usato per le urine), ben etichet-tato (es. “camera da letto”). Tali barattoli dovranno essere spediti a Perugia al seguente indirizzo: Centro di Ricerca Urania, Via Cecchini 18 – 06129 Perugia. Potranno essere chieste informazioni telefonando al cell.3202848606, attivo 24/24 ore o scrivendo una mail a [email protected]. Unitamente ai barattoli contenenti la polvere delle varie stanze, è necessario compilare la c.d. “Scheda anamnestica” che troverete al sito www.edpa.it. Il costo complessivo dell’esame è di Euro 80 + IVA. Tale metodica ha ottenuto, nell’ambito del Con-gresso Nazionale di Dermatologia Allergologica Pro-fessionale e Ambientale, due volte il Premio SIDAPA, avendo consentito, in questi ultimi quindici anni, di chiarire l’origine di numerose dermopatie umane e di scoprire nuovi agenti eziologici di malattia e nuo-ve forme patologiche nell’uomo causate da artropodi ambientali (es. Glicifagosi). Da quanto detto si evince, dunque, la possibilità di sve-lare precocemente e rapidamente, nell’ambito di uno screening parassitologico ambientale tramite l’EDPA, la presenza dei nostri piccoli indesiderati coinquilini. Ma quando è consigliabile effettuare l’EDPA? Certa-mente quando si detengono in casa animali di qualsia-si tipo (convenzionali e non), ma, sicuramente, anche quando si voglia solo conoscere la situazione parassi-tologica della propria abitazione, sia pure in assenza di patologie evidenti. è sufficiente effettuare un EDPA in ogni stagione (dunque n° 4 esami l’anno) per avere la sicurezza che l’ambiente nel quale viviamo è a nor-ma, privo di artropodi dannosi alla nostra salute.

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La punta dell’iceberg, lo ricordo molto bene nonostante sia passato più di un decennio, è stato un romanzo, un best-

seller cui seguì come di consueto il film. E non ho scordato neppure il sempreverde Robert Redford (già splendido difensore dei cavalli nel “Cavaliere elettrico”) nei panni del protagonista de “L’uomo che sussurra-va ai cavalli”. La trama era triste, quasi lu-gubre nel libro, appena più solare nel film. Però c’erano i cavalli e il nuovo approccio con cui alcune persone si avvicinavano a loro. E questo è il punto. Per noi, ora, l’unica cosa che conta. Tralasciamo le solite polemi-che relative alla dizione, cioè quel sussurra-re così poco realistico. Avventuriamoci alla scoperta delle tecniche di doma, di monta, di equitazione, insomma di tutto quello che si può fare col cavallo in maniera naturale. Ci sono, principalmente, due grandi scuole, nate negli ultimi decenni del secolo scorso negli Stati Uniti. Entrambe le scuole si sono ispirate allo studio del comportamento del cavallo nel suo ambiente e insieme ai suoi simili, dato che è un animale sociale, che ha sviluppato un suo linguaggio e un etogram-ma molto caratteristico. I padri del Natu-ral Horse Man Ship sono poco conosciuti: Dom e Bill Dorrance e Ray Hunt. Seguendo il loro metodo di studio e di lavoro, appro-fondendolo e diversificandolo, due allievi in particolare si sono fatti conoscere in tutto il mondo: Pat Parelli e Monty Roberts. Prima

di loro esisteva la doma tradizionale, ora c’è anche quella naturale. La doma tradizionale si avvale di una serie di manovre che tendono a sottomettere l’ani-male, vuoi con la paura, vuoi con la violenza, o anche il dolore in certi casi. L’uomo non cerca di capire il suo cavallo, ma pretende di essere capito. Nella doma naturale l’uo-mo invece usa il linguaggio non verbale del cavallo e sfrutta il suo naturale stato sociale, formato da una serie di gerarchie che vanno dall’individuo alfa, il capobranco, all’ultimo, cioè l’omega. Naturalmente ho semplificato per rendere più chiaro il meccanismo, ma il concetto è questo: l’uomo studia come parla il cavallo, impara il suo linguaggio e poi usa gli atteggiamenti del maschio alfa per farsi ubbidire. I risultati che si possono ottenere sono incredibili. Ne parliamo con Edwin Wit-twer e Ariane Schurmann, che in Italia sono il punto di riferimento per chi vuole conoscere l’equitazione naturale. asvanara, la parola sanscrita che dà il nome alla loro associazio-ne, significa letteralmente Cavallo Uomo. Edwin è un allievo di Pat Parelli, che ha se-guito come assistente personale per quattro anni nell’Università di Pagosa Springs, negli USA, mentre Ariane arriva dalla Germania, dove ha avuto una formazione classica con i cavalli. Entrambi si sono fermati in Toscana, per iniziare l’attività didattica volta a “stra-volgere” il rapporto uomo-cavallo, a favore di un’intesa perfetta tra cavallo e cavaliere.

asvanara, ovvero come capire i cavalli

La storia

di Barbara BecheroniMedico veterinario

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Vorrei sapere qualche cosa di più su di voi. Cioè qual è stato il vostro percorso per arrivare ad asvanara.(risponde ariane) Fino all’età di diciassette anni ho montato a cavallo secondo il metodo tradizionale. Poi ho cominciato ad allevare cavalli arabi e mi sono ritrovata con i pule-dri da domare. Ho provato secondo quanto avevo imparato, ma è stata un’esperienza frustrante perché dovevo usare metodi vio-lenti e coercitivi con i miei puledri. Così ho cercato se esisteva qualcosa di diverso, e ho scoperto le Natural Horse Man Ship. Alla fine ho raggiunto Pat Parelli negli Stati Uniti. Per Edwin è stato diverso, lui prima si in-teressava di macchine e motori. Poi, grazie a una donna, ha scoperto i cavalli. Ha ab-bandonato le auto per cominciare a seguire un circo, dove i cavalli erano addestrati con metodi naturali. Alla fine anche lui è arriva-to all’università di Pat Parelli, dove ci siamo incontrati. Quali sono le differenze principali tra l’equitazione tradizionale e quella natu-rale?Fondamentale è il punto di vista: per l’equi-tazione tradizionale il cavallo è un mezzo, per quella naturale un amico. L’equitazione tradizionale deriva direttamente da quella militare, dove serviva un risultato imme-diato, veloce, perché bisognava andare in guerra. L’equitazione naturale, invece, de-riva dalla monta di lavoro, dove il cow-boy deve praticamente dividere la propria esi-stenza con il suo cavallo. Deve lavorare tut-ta la vita col suo cavallo, perciò ha il tempo che serve per conoscerlo. Da questa base sono partite le osservazioni etologiche, lo studio della psicologia del cavallo, per arri-vare alla comprensione reciproca. Però non è un fatto esclusivamente contemporaneo

perché questo tipo di approccio lo avevano anche i cavalieri Templari, che rispettavano profondamente i cavalli e i nativi americani che addomesticavano i mustang selvaggi.Che cosa ha in più (comunque di diverso) asvanara rispetto agli insegnamenti di pat parelli o anche di Monty roberts?La scelta di un nome in lingua sanscrita vuo-le proprio far risaltare la componente spiri-tuale che esiste nel nostro modo di inten-dere la vita. Per noi è importante la crescita personale attraverso il cavallo. Grazie a lui arriviamo a gestire meglio le nostre emozio-ni. L’addestramento è reciproco: per noi il cavallo è maestro. Lavoriamo su noi stessi e il nostro maestro è lui. So che la vostra accademia ha cinque classi per arrivare alla perfetta armonia col proprio cavallo. Sono così tante le cose che il bravo cavaliere deve appren-dere?Il termine “classi” è un escamotage per de-finire la profondità della conoscenza, quindi, in realtà, le classi potrebbero anche esse-re infinite! Ogni classe è un percorso in cui cerchiamo di mostrare quali siano le false credenze sul cavallo che derivano dalla tra-dizione, per eliminarle, affinché si arrivi al cavallo-uomo/donna che è in noi.Che vantaggio traggono i cavalli e i cava-lieri dall’apprendimento dell’equitazione naturale? Principalmente il cavaliere si accorge di ave-re un amico accanto, su cui può fare affi-damento in ogni momento. Quindi eliminia-mo quella brutta sensazione di montare un cavallo che detesta quello che fa, che non vede l’ora di finire il proprio lavoro e di es-sere lasciato in pace. Con l’equitazione na-turale i cavalli amano quello che fanno per-ché l’uomo diventa uno di loro. Infatti, noi

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usiamo il termine giocare al posto di lavo-rare non a caso. Quando io vado al pascolo per prendere un cavallo mi si affollano tutti intorno perché vogliono essere presi. Come se dicessero: scegli me!I vantaggi sono visibili anche nelle gare?Devo dire una cosa: con l’equitazione natu-rale passa un po’ la voglia di fare le gare. Preferiamo goderci i nostri cavalli senza do-ver affrontare lo stress dell’agonismo. Invece di svegliarci prestissimo per caricare i cavalli sul camion, affrontare viaggi e sistemazioni scomode per un minuto di percorso insieme a una folla isterica, è molto meglio giocare con loro. Però i vantaggi sono enormi per chi ama l’agonismo, perché un cavallo così salta di più, cerca in tutti i modi di fare del suo meglio per accontentare il suo amico uomo.I cavalieri professionisti a livello interna-zionale, sia nel salto ostacoli che nella monta western si avvalgono dell’equita-zione naturale? In Italia quasi per niente. L’unico è Luca Mo-neta. Invece all’estero, in particolare negli Stati Uniti, sì. Per esempio, nel completo c’è la moglie del presidente dell’organizzazione Parelli, di cui mi sfugge il nome, che va for-tissimo. E, sempre negli Stati Uniti, abbiamo Karen Rohlf, molto brava nel dressage. Poi nella monta western ce ne sono moltissimi.Io credo che l’approccio naturale ver-so il cavallo faccia parte di una filosofia più complessa, che va ben oltre lo sport. pensate che arrivare a capire il totale ri-spetto per un altro essere, che non ap-partiene alla specie umana, possa essere un passo avanti verso il rispetto per tutto il nostro pianeta?Certo! L’equitazione naturale va ben oltre il significato della parola “sport”. È proprio uno stile di vita, una filosofia che compren-de l’amore per il proprio pianeta, la passione per quello che si fa. Riuscire a comunicare con un altro essere vivente è una cosa ma-gica. L’uomo, un predatore, deve essere ca-pace di rinunciare a gran parte della propria

naturale aggressività per apprendere il lin-guaggio di un erbivoro. L’uomo, con l’equi-tazione naturale, si immedesima nel ruolo di preda e cambia così tutto il suo modo di essere, gli atteggiamenti tipici del carnivo-ro, l’aggressività verso chi, di norma, viene considerato un animale inferiore, un pezzo di carne. Io credo che sia veramente magia. Non ce ne rendiamo conto, ma diventare un po’ più erbivori ci fa cambiare anche verso gli altri uomini, verso tutto. Anche verso il nostro pianeta.perché, secondo voi, il cavallo è (per for-tuna) ancora così importante per l’uomo, anche se non è più il suo unico mezzo di trasporto?Abbiamo veramente bisogno dei cavalli per diventare il nuovo uomo. Un uomo meno aggressivo, meno stressato. Per recuperare la natura che abbiamo perso, volutamente, abbandonandoci a una vita urbanizzata che non è fatta realmente per noi. Il cavallo è un’ancora che ci permette di non perdere di vista i lati migliori della vita. Ci restituisce tutto quello che abbiamo perso con i lati più ottusi della modernità. Poi, nel particolare, quando tu sei con il tuo cavallo, fai i conti solo con il presente. Non pensi ad altro, alle bollette da pagare, ai problemi col coniuge, al parcheggio, ai vestiti da stirare… sei lì, in quel momento, solo con il tuo cavallo, tutto il resto non esiste. E questo è terapeutico per il cuore e per la mente.Chi sono i vostri allievi?La maggior parte sono cavalieri per hobby, che hanno problemi col proprio cavallo irri-solvibili con i metodi tradizionali: il cavallo che non sale sul trailer, oppure che non si fa mettere la testiera, o che sgroppa. Con il nostro corso risolvono immediatamente tut-te le difficoltà. Fra questi cavalieri del tempo libero, alcuni continuano e vanno avanti con i livelli, fino magari a cambiare la propria vita e diventare un professionista nell’ambito dell’equitazione.

La storia

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Addio al mal d’auto del tuo cane!

Il mal d’auto non ti costringerà più a lasciare a casa il tuo cane.

Oggi esiste una nuova soluzione per questo problema - Chiedi al tuo Medico Veterinario come rendere il viaggio con il tuo cane un'esperienza più felice e piacevole.

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FELICE

DI VIAGGIARE

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Una meta per il Carnevale

Il nostro Paese è pieno di meravigliose cittadine pie-ne di storia e di cultura. I 150 anni della fondazione della nostra Patria meritano di dedicare questo anno ad interessanti passeggiate nei nostri piccoli borghi. Uno di questi ove trascorrere un tranquillo week end è Offida, in provincia di Ascoli Piceno.

Storia. Non note sono le origini di Offida. Nel territorio offi-dano sono presenti tombe picene (VII-V secolo a.C.) e vestigia romane, ma non c’è traccia storica certa fino al 578 d.C. quando gli ascolani in fuga per l’in-vasione longobarda fondarono diversi castelli nei colli piceni, compresa Offida. Al 1039 risale la prima testimonianza storica certa, quando Longino d’Azo-ne cede all’Abbazia di Farfa il castello di Ophida. Nel 1261 una bolla di papa Urbano IV conferma i poteri dell’Abbazia di Farfa istituendo il Presidato Farfense, una sorta di governatorato distaccato da Farfa e indi-pendente da qualsiasi diocesi.Nel 1292 papa Niccolò IV concede ai comuni marchigiani la facoltà di eleg-gere podestà, consoli e priori. Analogamente a tutto il territorio piceno, il periodo che va dal XIII al XVI secolo è caratterizzato dalle guerre tra Ascoli e Fermo con gli offidani che presero le parti di quest’ultima. Alla metà del XVI secolo Offida stipula una tregua con Ascoli e negli stessi anni tutto quello che sotto-stava al Presidato di Farfa passa sotto la giurisdizione dello Stato della Chiesa. Nel 1831 papa Gregorio XVI eleva Offida al rango di città.

luoghi da visitare. Offida fa parte del club dei Borghi più belli d’Italia. Vi sono resti di mura medievali con torri, mentre della rocca cinquecentesca restano un tratto di muraglia e due torrioni cilindrici. Meritano quindi un’attenta vi-sita la chiesa di Santa Maria della Rocca, il Palazzo co-munale, il Santuario di Sant’ Agostino, la chiesa della Madonna del suffragio, il monastero di San Marco, la chiesa dell’Addolorata, la chiesa Collegiata, il santua-

rio del Beato Bernardo, il teatro Serpente Aureo.

eventi di interesse.Il carnevale di Offida è di origini antichissime ha una tradizione consolidata ed è caratterizzato da mani-festazioni molto originali che traggono origine pro-babilmente dai saturnali romani. Le testimonianze storiche si hanno a partire dal Cinquecento quando il carnevale ha il suo massimo splendore in grandi città come Roma e Venezia. Le principali manifestazioni che caratterizzano oggi il carnevale offidano sono es-senzialmente due: il bove finto e i vlurd.Il bove finto è una farsesca caccia. Il finto animale co-stituito da un’intelaiatura di legno e ferro, rivestita da un panno e condotto per le vie del paese. è seguito da una folla di giovani che indossano una veste bian-ca. è una sorta di corrida, in cui il bove è istigato da una moltitudine di persone. Giunta la sera il bove è simbolicamente ucciso facendo toccare le corna su un gancio appeso alla parte del comune in cui era legato il vero bove. Il Vlurd chiude il carnevale. è una sfilata per le vie del paese di centinaia di persone maschera-te, in fila e barcollanti, con lunghi fasci di canne accesi sulle spalle. Il tutto sembra un serpente fiammeggian-te, che va a inondare la piazza principale e a formare un grosso falò attorno al quale si danza.

Il merletto a tombolo.L’arte del merletto a tombolo è una tradizione che si tramanda da almeno cinque secoli di madre in figlia. Per realizzare manualmente il pregiato merletto oc-corrono pochi strumenti: un tombolo, cioè un rullo lungo circa 30 centimetri e dal diametro di 20 centi-metri; una prebenda, dal latino prae habere, tenere davanti, così chiamata ancora in dialetto, cioè il reg-gitombolo a tre piedi, filo, spillini di ottone argentato e parecchie coppie di fuselli. Le prime testimonianze storiche dell’uso del tombolo a fuselli, per la realizza-zione di pregiati merletti, risalgono al Cinquecento, ma alcune opere pittoriche, insieme ad altre tracce,

Viaggiando

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lasciano pensare che la tradizione fosse già salda al-meno due secoli prima. Nel 1600 il merletto offidano era famoso per la ricercatezza e per la qualità. L’isti-tuzione di una scuola del merletto risale al 1910, ma non fu un’esperienza felice per la resistenza culturale secondo la quale sono le mamme a dover insegnare alle figlie l’arte di lavorare a tombolo. Dal 1998 vi è un Museo del merletto a tombolo, stabilmente ospi-tato a Palazzo de Castellotti. Dal 2006 è presente in territorio offidano anche un’associazione culturale senza scopo di lucro (Associazione culturale merletto a tombolo di Offida) che si occupa di salvaguardare i tradizionali metodi di esecuzione offidani, divulgarli soprattutto alle nuove generazioni e confrontare tec-niche di esecuzione fra le diverse merlettaie. La risco-perta, anche a fini turistici, ha rinverdito, negli ultimi anni, una tradizione secolare che, come altre, rischia-va di andare persa. Oggi, specie nei periodi di bella stagione, girando per le strade di Offida si possono vedere merlettaie che lavorano al tombolo di fronte all’ingresso della propria casa, proprio come è acca-duto per secoli.

Feste e manifestazioni.• Carnevale storico offidano: dal giovedì al martedì grasso; • Croce Santa: 3 maggio, commemorazio-ne del Miracolo Eucaristico (il nome dell’an-tica festa si deve al prezioso reliquiario a forma di croce che venne fatto realizzare nel Tre-cento da artisti veneti e che è portato in processione; • Beato Bernardo di Offida: 23 agosto;• San Leonardo di Noblac, patrono di Offida: 9 no-vembre;• Le Cove: nel mese di agosto presso la chiesa della

Addolorata, è la festa del grano, di antica tradizione contadina (cove sta per covoni);• Sagra del chichì ripieno: prima domenica di ago-sto; • Mercatino dell’antiquariato: i venerdì di luglio ed agosto; • Mostra mercato del vino dei colli piceni: primi gior-ni di settembre.

gastronomia Oltre che per il Rosso Piceno e l’Offida Pecorino DOC, Offida è famosa per alcune specialità culina-rie. In particolare sono da segnalare i “funghetti” mentre di recente è stata riscoperta e rilanciata con un’apposita sagra un’altra specialità caratteristica: il “chichì ripieno”. I funghetti sono un dolce che si presenta come un tortino di forma tondeggiante irre-golare sul quale emergono delle forme bianche, simili a cappelle di funghi, dure e cave all’interno. Gli in-gredienti sono farina, acqua, zucchero, albume d’uo-vo e semi di anice che conferiscono il caratteristico sapore. Un dolce povero e antico che si conserva per lungo tempo e riacquista morbidezza se lo si riscalda. Chichì ripieno. Focaccia o più propriamente “schiac-ciata” in pasta di pane sottile, forma tonda e piatta, è riempita tradizionalmente con tonno, alici, capperi e peperoni tritati.

dove alloggiare con il tuo amico cane o gatto.A testimonianza dell’amore e del rispetto per gli ani-mali è possibile soggiornare a Offida, in provincia di Ascoli Piceno, con i nostri amici a quattro zampe. Su Internet potete facilmente trovare gli indirizzi uti-li.Buon Week end da Alessandro Ciorba

Viaggiando

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G li Egizi li chiamavano Myou, per il loro dolce miagolio, e li assimilavano alla Sfinge per la loro natura miste-

riosa. I Greci, ci tramanda Erodoto, li ama-vano così tanto che quando ne moriva uno i proprietari lo piangevano come fosse un membro della famiglia. Gli Etruschi e i Ro-mani li tenevano nelle proprie abitazioni per cacciare i topi, che già allora infestavano le città. Da sempre apprezzati per la loro indi-pendenza, dolcezza e astuzia, i gatti furono maltrattati solo nel Medioevo, poiché ritenuti l’incarnazione delle streghe. Tra le pagine di questo libro scoprirete 101 avventure di ieri e di oggi, raccolte per gli amanti dei gatti ma anche per i semplici curiosi. Storie legate al mito, come il racconto del fedele compagno di Lilith – la prima donna di cui i testi anti-chi portano testimonianza – o curiosi fatti di cronaca, come la vicenda di Vaino, un gatto finlandese che ha percorso 800 chilometri per ritornare a casa. E poi ancora descrizioni e aneddoti di gatti illustri, come Socks, inqui-lino della Casa bianca, e Dina, la dolce gatta di Alice nel paese delle meraviglie; ma anche vite di gatti sconosciuti, che hanno da svela-re storie magiche e misteriose. 101 racconti per scoprire questo splendido felino pigro e sornione. 101 storie per innamorarsi dell’ani-male che non va mai accarezzato contropelo perché, come disse il temibile cardinal Riche-lieu: «Dio ha creato il gatto affinché l’uomo possa accarezzare una piccola tigre».

101 STORIE DI GATTI che non ti hanno mai raccontatodi Monica Cirinnà, Lilli GarroneNewton Compton Editori - 240 pagine

Da Socks a Dina, ecco i gatti più e menofamosi del mondo

La recensione

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Più avanti nel pet food

PREMIUM QUALITY DRY FOOD

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I l sugo rosso di maiale è un piatto appartenente alla tradizione sici-liana, in particolare è tipico della

Sicilia Orientale. Si usa per condire i primi a base di pasta fresca, i famo-si “cavateddi”, o “cavati” che dir si voglia. Lo si può apprezzare, però, anche con altri tipi di pasta, o ma-gari, perché no, con la polenta. La sua preparazione non è difficile, ci vuole solo un po’ di pazienza per preparare le polpette e per assicura-re il giusto tempo di cottura a fuoco molto basso.In un tegame della giusta capaci-tà, preferibilmente antiaderente, versare l’olio e le carote, le cipolle, il sedano e l’aglio che avrete pre-cedentemente tagliato a fettine. La grandezza di tali fettine deve ri-

specchiare il gusto personale di chi cucina, infatti questa è una ricetta che ha mille varianti. Chi ha optato per unire le patate, le ponga ora nel tegame, dopo averle sbucciate, lava-te e tagliate a pezzetti. Aggiungere i due cucchiai di concentrato di po-modoro e fare appassire per qualche minuto.Nel frattempo preparate le polpet-te: versare la carne macinata in una scodella, mescolarla, aggiungere l’uovo, il parmigiano, il prezzemolo debitamente tritato e il panino am-mollato nel latte. Mescolare bene e fare a mano le polpette. Dovrebbero essere due o più per persona. Porre la carne e la salsiccia nel tega-me. Girare, quindi versare la passa-ta di pomodoro e l’acqua, mescolare

con cura, unire le polpette e l’alloro. Aggiustare di sale.Coprire e fare cuocere a fuoco len-tissimo per due ore. Controllare di tanto in tanto smuovendo la pentola al fine di non far attaccare il conte-nuto sul fondo. Se possibile, evitate di mescolare.Volendo si possono usare le pentole tradizionali in coccio, però in que-sto caso è necessario mescolare per non fare attaccare il sugo. Anche le pentole in rame si prestano bene a questa preparazione. Il sugo di ma-iale è un piatto invernale, tipico del Carnevale. Consiglio di provarlo con i cavateddi, o altra pasta corta artigianale. Credo che sia necessario accompagnare questo piatto così im-pegnativo con del Nero d’Avola.

• 8 “pitinicchi”, taglio di carne tipicamente siciliano, dove non si trova si possono usare le costine, o puntine, di maiale.• 300 gr. di carne suina macinata• 300 gr. di carne bovina macinata• 1 uovo• Mezzo bicchiere di latte• Qualche cucchiaio di parmigiano grat-tugiato• Prezzemolo a piacere• Mezzo panino secco• 700 gr. di salsiccia siciliana (di suino) con semi di finocchio• 2 l. di passata di pomodoro (fresca o confezionata)• 2 cucchiai abbondanti di concentrato di pomodoro• Carote, sedano, cipolla, aglio a piacere• 1 kg. di patate (questo ingrediente si può eliminare, secondo i gusti)• Qualche foglia di alloro• Olio extravergine di oliva• Sale qb• 500 ml. di acqua

I cavateddi li condisco così

A tavola con la veterinaria

Ingredienti per 6 persone

Preparazione

di Barbara BecheroniMedico veterinario

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PetNetMagazine

Curiosità

Come spesso accade tutto è partito dagli USA. Miley Ray Cyrus, nata come Destiny Hope Cyrus (Nashvil-le, 23 novembre 1992), è un’attrice e cantante statuni-

tense, famosa per il ruolo di Miley Stewart/Hannah Montana nella serie Disney. È stato sufficiente che Miley Cirus iniziasse a girare ed farsi fotografare con il suo «maltipoo» in braccio per provocare un’ondata di interesse nei confronti di que-sto cane meticcio. Su internet è partita una caccia all’infor-mazione per cercare di comprendere di che tipo di incrocio si trattasse e come fosse stato possibile ottenerlo. I pet shop statunitensi ed inglesi hanno ricevuto una marea di richieste da parte di scatenati ed ansiosi nuovi aspiranti proprietari di questo nuovo ed insolito cane, un incrocio tra un maltese ed un barboncino. A lui è stata dedicata una pagina su Facebook. Gli USA non sono nuovi a queste stranezze. In passato si è registrato il caso labradoodle, un incrocio fra un labrador ed il solito barboncino. In questo caso un altro personaggio, non del jet set, ma del mondo sportivo, come Tiger Woods era sta-to il testimonial di questo nuovo cane, immortalando il suo Yogi nella foto di famiglia. Così attualmente ad Hollywood sta imperversando il puggl, l’ennesimo incrocio fra un carlino e un beagle. è stato possibile ammirarlo in braccio a Sylvester Stallone, Jake Gyllenhaal, Uma Thurman e Julianne Moore. Questi cani sono diventati una nuova moda e sono chiamati designer dogs. Gli anni 2000 hanno visto svilupparsi questa particolare tendenza volta alla creazione di nuovi soggetti, destinati a pochi eletti, dal nome di fantasia e dal costo non certo modesto. Si tratta a tutti gli effetti di nuovi incroci che

non hanno pedigree e non sono riconosciuti dalle associazioni cinofile. Si profila inoltre il rischio di incappare in qual-che allevatore im-provvisato e senza scrupoli e non è da trascurare come ac-coppiamenti insoliti possano anche portare allo sviluppo di deficit genetici. Non tutti però condividono questo allar-mismo. Un veterinario, come il dottore Brian Faulkner, intervistato d a un quotidiano inglese, ha affermato che gli ibridi di barbon-cino, come ad esempio i labradoodles, gli springerdoodles e i poochons possono costituire un aiuto per tutti coloro che soffrono di allergie, dal momento che perdono meno pelo rispetto ai cani di razza pura, mentre i puggles sono dotati dell’ intelligenza di un beagle e della giocosità di un carlino. Lasciamo agli attori di Hollywood questa ennesima stranez-za , mentre noi comuni mortali se vogliamo circondarci di un cane meticcio sappiamo dove andare. Il canile della nostra città è pieno di giocosi cagnetti in attesa di una casa amica. A.C.

Il caso del Maltipoo, un cane meticcio per VIP

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Il nome Megaptera deriva dal greco e si riferisce alle gran-di pinne pettorali, che possono raggiungere una lunghez-za pari a circa un terzo di quella del corpo e che sono le

più lunghe di tutti i cetacei. Queste balene possono raggiun-gere dimensioni che vanno dai 12 ai 16 m, anche se esem-plari più lunghi di 15 m sono piuttosto rari e possono pesare fino a 30 000 kg. Sono capaci di compiere delle acrobazie incredibili. Il maschio emette un canto complesso, che può durare da 10 a 20 minuti e che è ripetuto per diverse ore. Vivono in quasi tutti i mari e gli oceani del mondo e compio-no delle lunghe migrazioni per spostarsi dalla zona in cui si cibano, nelle regioni polari, a quelle in cui si accoppiano e partoriscono, nelle acque subtropicali o tropicali. Si ciba-no principalmente di krill e piccoli pesci, che cacciano con tecniche particolari. Come altri grandi cetacei, le megattere sono state oggetto di caccia da parte dell’industria balenie-ra. Si ritiene che a causa delle eccessive uccisioni compiute prima del 1966, l’attuale popolazione delle megattere si sia ridotta di circa il 90%. Oltre alla caccia, minacce per la so-pravvivenza di questa specie derivano dalle collisioni con le navi, dall’inquinamento del mare e da quello acustico. La megattera (Megaptera novaeangliae) è un cetaceo, che è solito compiere lunghi spostamenti alla ricerca di cibo o di acque più temperate nelle quali mettere al mondo i pro-pri cuccioli. Si deve registrare un fatto insolito, riportato

da organi della stampa specializzata, di una balena, che ha percorso il doppio della distanza che questi grandi animali sono abituati a coprire. Sconosciute sono le ragioni di questo evento. Questo esemplare di sesso femminile è stato foto-grafato inizialmente lungo le coste orientali del Brasile. La possibilità di identificarlo con esattezza è legata al fatto che la coda è una sorta di carta d’identità biologica, presenta cioè delle caratteristiche morfologiche che sono uniche per ogni esemplare. In virtù di questa particolarità anatomica gli studiosi del College of Atlantic del Maine hanno potuto riconoscere la balena, mentre nuotava con altri due cetacei della sua specie nelle acque del Madagascar. La rotta più breve per raggiungere il Madagascar, partendo dal Brasile, è di 9.800 chilometri. I ricercatori, biologi marini, credono che la ragione di questo lungo percorso non sia stata la ri-cerca di cibo. In condizioni normali le megattere che vivono nell’Oceano Atlantico migrano ogni estate verso l’Antartide alla ricerca del krill (o zooplancton), il loro alimento prefe-rito. La balena maratoneta ha quasi sicuramente raggiunto la zona polare poi, però, per cause non note ha deciso di proseguire il suo viaggio in direzione dell’Oceano Indiano. Singolare è poi il fatto che si tratti di un esemplare di sesso femminile in quanto, in condizioni normali, è il maschio che compie grandi e faticose migrazioni alla ricerca di una nuo-va compagna. A.C.

Nuovo record nell’Oceano

Curiosità

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Curiosità

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Èpossibile girando per le strade di Milano imbattersi in un particolare taxi, l’AutoBau, con l’insegna Pet Taxi, i cui clienti non sono solo amici a quattro zampe, ma an-

che pappagalli, serpenti e iguane. In realtà Gianluca Baldon, vagheggiava questo progetto da diverso tempo, da un paio di anni. 15 anni di esperienza con gli animali hanno fatto la dif-ferenza e maturato l’idea di farla divenire una vera e propria attività. Il Signor Baldon, già impegnato con un’associazione animalista, ha dichiarato come avesse avuto modo di costatare che per una persona che ha un animale, ma non possiede un mezzo proprio, un problema rilevante siano gli spostamenti. Un proprietario di taxi generalmente non ha piacere che sulla propria automobile salga un animale per il timore che questi gliela sporchi o rovini, il Pet Taxi è invece a disposizione per il trasporto di un animale sia da solo sia accompagnato dal pa-drone . Il Pet Taxi è molto utilizzato negli Stati Uniti d’America. Esi-stono infatti servizi di taxi privati per animali sulla rotta New York - Chicago. In Italia siamo ancora agli albori. Per il Baldon

questa attività non si configura come un servizio saltuario, ma come una vera e propria impegnativa attività. Nel giro di un paio di anni numerosa è la clientela che usa questo servizio che, ormai è funzionante 24 ore su 24 tutti i giorni e che gode di un largo apprezzamento. Il sito di AutoBau è a disposizione del cliente per ogni informazione, anche se si preferisce opera-re su appuntamento, a meno che non si tratti di emergenze. Il pet taxi è rappresentato da un Berlingo Citroen grigio, utiliz-zabile da animali di diverse specie e taglie. La vettura è dotata di climatizzazione, di ogni confort ed anche di una barella per il trasporto di animali feriti. I suoi principali clienti sono cani. Generalmente si tratta di viaggi brevi, di percorsi cittadini, an-che se possono essere organizzati viaggi più lunghi, quasi dei veri e propri traslochi di animali. Le tariffe sono fissate in base al servizio. è un’attività che mal si presta per l’applicazione di un tassametro per cui è applicata una tariffa oraria. In genere per un’ora - un’ora e mezzo è di 45 - 50 euro, mentre per per-corsi più lunghi è stabilita in funzione dei chilometraggi e delle esigenze del cliente (fonte: Ansa). A.C.

A Milano è attivo il servizio AutoBau

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Curiosità

L’Associazione italiana a difesa degli animali e dell’ambiente (Aidaa) ha lanciato un nuovo servi-zio di natura legale concernente i nostri amici ani-

mali a quattro zampe, e non solo. è così possibile stipular un accordo prematrimoniale per gli animali di casa. è in-dubbiamente una novità, che però si inquadra nell’attuale considerazione del nostro cane o gatto come membro della famiglia. è questo un nuovo servizio di cui possono usu-fruire le coppie che hanno intenzione di sposarsi o andare a convivere e che posseggono animali in condivisione. Nei primi dieci mesi del 2010 sono state 2.300 le famiglie e le coppie di fatto che si sono rivolte ad Aidaa per avere con-sulenze in relazione alla gestione futura degli animali di casa in caso di separazione o divorzio della coppia. Nel caso di coppie regolarmente sposate la faccenda degli ani-mali presenti in casa può essere affrontata anche in sede di separazione legale. Differente è la situazione in caso di coppie conviventi che possiedono animali e per le quali la separazione può essere causa di un acuirsi delle conflittua-lità anche per quanto concerne il problema della gestione degli animali di casa. Così sono stati segnalati casi di vero e proprio “rapimento” degli animali. Così è accaduto che

l’animale fosse utilizzato come mezzo di ricatto da parte della parte più forte della coppia rispetto all’altra persona. Le 2.300 richieste di consulenza hanno riguardato in 1.342 casi i cani domestici, in altri 540 casi i gatti domestici, in 222 casi gli animali che erano oggetto del contenzioso e della richiesta di consulenza e di successiva conciliazione erano più di uno, le rimanenti richieste di consulenza e conciliazioni hanno riguardato altri animali tra cui furetti, pappagalli e pesci tropicali. La coppia che ha preso la deci-sione di convivere o di contrarre matrimonio, ma anche le coppie di fatto o già felicemente sposate possono già dalla fine dello scorso anno prendere contatto con lo sportello online di Aidaa ([email protected]), e chiedere di accedere al servizio di accordo prematrimoniale o precop-pia per la gestione presente e futura degli animali dome-stici della famiglia. Le coppie saranno assistite da un legale nella stesura di un vero e proprio accordo sulla gestione degli animali di casa sia nella vita di famiglia sia in caso di separazione o rottura della convivenza della coppia. L’ac-cordo prematrimoniale per gli animali di casa diventa di fatto un vero e proprio contratto che ha valore di scrittura privata. (Fonte: Apcom). A.C.

Nelle regole per il divorzio si può stabilire l’affido del cane

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Curiosità

La conoscenza del comportamento del coniglio da compagnia costituisce un elemento importante per una sua corretta gestione in ambito familiare. Il coni-

glio è un animale crepuscolare: i suoi periodi di più intensa attività coincidono con le prime ore del mattino e del tardo pomeriggio, che sono anche il periodo più adatto per l’as-sunzione del cibo. Grazie alle caratteristiche del suo campo visivo quando si alimenta tiene sotto controllo l’ambiente circostante. L’addomesticamento e la vita casalinga tendo-no a favorire l’insorgenza dell’obesità. Nel suo ambito na-turale è un animale particolarmente pulito per cui tende a non sporcare all’interno del proprio ambiente. Per cercare di non sporcare la gabbia tende a fare i propri bisogni negli angoli della stessa. è questo uno dei motivi per i quali non sono consigliabili le gabbie di piccole dimensioni, in quan-to il coniglio può sentirsi in qualche modo inibito a non sporcare con possibile insorgenza di problemi di natura sanitaria. è possibile insegnargli a usare una cassetta per lettiera. Il coniglio è un animale agile, si dedica durante la giornata a un’attenta toelettatura. Leccandosi in ogni parte del corpo per distribuire il sebo su tutto il mantello. La vita in cattività può favorire la formazione di palle di pelo in sede gastroenterica. Esso tende a riposare a lungo e, quan-

do si addormenta, può assumere posizioni curiose. La se-dentarietà porta il coniglio a permanere a lungo sugli arti posteriori e ciò può portare alla formazione di lesioni a ca-rico dei cuscinetti plantari. I suoi sensi sono molto svilup-pati, ha un eccellente udito e un campo visivo superiore a 300° con un angolo morto in corrispondenza del naso e ciò fa sì che non gradisca essere toccato in corrispondenza del muso e delle labbra. Per aumentare il proprio campo visivo tende a sollevarsi sulle zampe posteriori, per cui si dovrà avere l’avvertenza di procurargli una gabbia relativamen-te alta. La marcatura del territorio è effettuata attraverso gli escrementi e le urine ed anche attraverso determinate ghiandole situate in corrispondenza del mento e dell’in-guine. Quando la coniglia è in calore marca il territorio in maniera più accentuata e l’incontro tra maschio e femmina avviene di preferenza nel territorio del maschio. Prima del parto la coniglia si strappa i peli dall’addome per costruire il nido e questo atteggiamento si può osservare anche in caso di pseudogravidanza. Dopo il parto, la femmina non si occupa molto dei coniglietti, che sono allattati una - due volte al giorno. Per favorire la convivenza tra due conigli che non si conoscono è consigliabile porli in due gabbie differenti, una vicina all’altra, e scambiarli. A. C.

A proposito di conigli

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Oroscopo Febbraio/Marzo

Pet Oroscopo

PER GLI AMICI A QUAT-TRO ZAMPE…Quando ha voglia di fare una passeggiata, uscite; quando ha fame, dategli da mangiare; quando non vuole essere disturbato,

spegnete la tv e parlate a bassa voce… una domanda, ma chi è il padrone? …E PER GLI AMICI UMANINon si può stare sul piede di guerra contro tutti. Ci sono molte più persone amichevoli attorno a voi di quanto pensiate. Basta sapere dove guardare!

PER GLI AMICI A QUAT-TRO ZAMPE…Sono in arrivo novità mol-to interessanti. Evitate di farvi prendere dall’euforia e cercate di mettere le basi per un rapporto di profonda amicizia con il

vostro amico a quattro zampe…E PER GLI AMICI UMANIContrasti da evitare. Per questo dovrete lima-re gli spigoli del vostro carattere e fidarvi di più della persona che accompagna la vostra vita. Un occhio di riguardo all’atmosfera do-mestica.

PER GLI AMICI A QUAT-TRO ZAMPE…Ma perché ogni volta vi dimenticate quello che il vostro veterinario consiglia per il benessere dei vostri animali? Se proprio non ce

la fate, prendete appunti! …E PER GLI AMICI UMANILe perplessità che vi attanagliano scompa-riranno come neve al sole appena saprete cogliere il progetto bellissimo che le stelle stanno disegnando in cielo solo per voi.

PER GLI AMICI A QUATTRO ZAMPE…Vivrete insieme un piccolo successo: per la prima volta riuscirà a riportare indietro il bastone oppure andrà sul terrazzino a fare

pupù. Da incorniciare nel vostro album dei ricordi!…E PER GLI AMICI UMANIVi sembrerà di avere delle intuizioni partico-larmente buone, ma fate attenzione. Riflettete sempre almeno due volte su quello che state per fare, ne vale la vostra serenità.

PER GLI AMICI A QUAT-TRO ZAMPE…Che non succeda come lo scorso anno che vi siete dimenticati il complean-no del vostro pet! Questa volta potreste non perdo-

narvelo. …E PER GLI AMICI UMANILa razionalità sta a voi come la conduttività a un pezzo di legno. Attenzione però a non fare la fine della quercia colpita da un fulmine.

PER GLI AMICI A QUAT-TRO ZAMPE…Impiegherete buona parte del vostro tempo per risol-vere un suo problema. Ri-cordatevi che il vostro pet non parla e quindi spetterà

a voi comprendere le sue necessità. …E PER GLI AMICI UMANILa nota di questo periodo è la tensione. Vi sentite più o meno come la corda di una chi-tarra. Urge trovare un buon accordatore che vi rimetta in tono.

PER GLI AMICI A QUAT-TRO ZAMPE…In agguato dei cambia-menti che esigeranno maggiore attenzione da parte vostra. Dovrete ac-condiscendere ad alcuni

suoi capricci ma senza esagerare.…E PER GLI AMICI UMANIPuò accadere di invitare un vegetariano nel mi-glior ristorante di carne della vostra città… di-ciamolo chiaramente, alle volte si fanno scelte sbagliate…

PER GLI AMICI A QUAT-TRO ZAMPE…Da quanto tempo è che non portate il vostro ami-co dal veterinario? Sapete che ha bisogno di controlli periodici e quindi, che

cosa aspettate? …E PER GLI AMICI UMANIL’unico modo per non avere rimpianti è ascol-tare le stelle che in queste settimane vi sus-surrano che l’amore vero, quello con la A ma-iuscola è arrivato e vi sta aspettando!

PER GLI AMICI A QUATTRO ZAMPE…State molto attenti alla cura del suo fisi-co e della sua linea. Ricordate di favorirne il gioco e la mobilità

con delle belle passeggiate nel parco o con giochi in casa. …E PER GLI AMICI UMANIAttenzione all’intersezione fra Giove e Mercu-rio. Il momento cosmico è topico e se sarete in gamba potrete ricavarne benefici enormi.

PER GLI AMICI A QUATTRO ZAMPE…Lui non ve lo può dire, ma noi sì! Tenete sem-pre una ciotola piena d’acqua alla sua portata e cambiatela di frequen-te. Grazie!

…E PER GLI AMICI UMANI“Lo scorpione di solito punge” dice il saggio Moro Marin, ma non con queste stelle! Nel cielo attorno ad Antares brillano degli astri che rendono lo scorpione un gran tenerone.

PER GLI AMICI A QUAT-TRO ZAMPE…Potrebbe essere preda di un po’ di malinconia, soprattutto se cucciolo. Se così fosse riempitelo di coccole e comprategli

qualcosa da rosicchiare.…E PER GLI AMICI UMANIÈ arrivato il momento di gettare il cuore oltre l’ostacolo. Tutto si può fare, basta crederci e avere un pizzico di fortuna che, con i pianeti nel vostro segmento, non vi mancherà di certo.

PER GLI AMICI A QUAT-TRO ZAMPE…Tenete a portata di mano il numero di telefono del proprietario dell’amico di pelo del vostro pet, potrebbe “chiedervi” di chiamarlo per uscire in-

sieme!…E PER GLI AMICI UMANIStanchi dei soliti oroscopi? Anche di que-sto? Be’ ci dispiace… ma prima di strap-pare questa pagina pensateci un attimo… riflettete… ancora un po’… avete cambiato idea? Lo dicevano le stelle!

Capricorno

Ariete

Cancro

Bilancia

Acquario

Toro

Leone

Scorpione

Pesci

Gemelli

Vergine

Sagittario

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49

Le risposte corrette:

1)c 2)b 3)c 4)c 5)b 6)a 7)b 8)c

La milza nella cavita addominale e situata a:1

60 giorni

E preferibile far mangiare un cane adulto:2

1 volta al dia c

3 La prima vaccinazione nel cane e nel gatto e consigliabile farla all eta di:

2 mesi 21 giorni a b c

Le tenie nel cane si localizzano allo stadio adulto nel:4

fegato milza apparato digerentea b c

5 La vitamina A protegge:

la respirazione la vista l uditoa b c

Pet QuizPet Quiz

6 La displasia del gomito puo colpire:

cane maiale piccionea b c

7

8

Una piodermite e un infiammazione di:

La leishmaniosi e una malattia:

cuore

virale

cute

batterica

fegato

parassitaria

a

a

b

b

c

c

,

,

2 volte al di b

destraa

,

b centro c sinistra

, ,

,

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, ,5 volte al di

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