Andreas Feininger Principi Di Composizione

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Andreas Feininger: principi di composizione 1953, Route 66 - Arizona - , Andreas Feininger Una cara amica che pubblicamente ringrazio, mi ha prestato questo libro sulla composizione fotografica: si tratta di “Fotografia: principi di composizione” del grande Andreas Feininger (1906-1999). L’autore, figlio dell’artista Lyonel Ferininger – emigrato dagli Stati Uniti in Europa – , nasce a Parigi nel 1906 e si laurea a pieni voti in architettura in Germania. Inizia così la collaborazione col grande Le Corbusier. In questo periodo usa la macchina fotografica come aiuto nella progettazione degli edifici. E’ solo nel 1932 che vende la sua prima fotografia e pensa di diventare fotografo “full- time”. Si trasferisce quindi con la famiglia negli USA nel 1939 e nel 1943 diventa fotografo per Life Magazine . La collaborazione durò oltre 20 anni e 430 servizi fotografici. Dopo aver insegnato fotografia a due generazioni di fotografi, i libri di Feininger, sono fuori catalogo in Italia. Si possono trovare solamente con fortuna in qualche mercatino dell’usato, o su Ebay o su Amazon in inglese. “Principi di composizione” di Feininger: sintesi capitolo 1

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Andreas Feininger: principi di composizione

1953, Route 66 - Arizona - , Andreas Feininger

Una cara amica che pubblicamente ringrazio, mi ha prestato questo libro sulla composizione fotografica: si tratta di “Fotografia: principi di composizione” del grande Andreas Feininger (1906-1999). L’autore, figlio dell’artista Lyonel Ferininger – emigrato dagli Stati Uniti in Europa – , nasce a Parigi nel 1906 e si laurea a pieni voti in architettura in Germania. Inizia così la collaborazione col grande Le Corbusier. In questo periodo usa la macchina fotografica come aiuto nella progettazione degli edifici. E’ solo nel 1932 che vende la sua prima fotografia e pensa di diventare fotografo “full-time”. Si trasferisce quindi con la famiglia negli USA nel 1939 e nel 1943 diventa fotografo per Life Magazine. La collaborazione durò oltre 20 anni e 430 servizi fotografici. Dopo aver insegnato fotografia a due generazioni di fotografi, i libri di Feininger, sono fuori catalogo in Italia. Si possono trovare solamente con fortuna in qualche mercatino dell’usato, o su Ebay o su Amazon in inglese.

“Principi di composizione” di Feininger: sintesi capitolo 1

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Andreas Feininger, il ponte di Brooklyn visto da Brooklyn

Dopo l’introduzione di rito , passiamo alla sintesi vera a propria. Il primo capitolo è intitolato: “Tecnica + Arte = Buona Fotografia” e spiega il concetto base di ogni fotografia che si rispetti: per avere buone foto non è sufficiente nè la sola tecnica nè la sola arte, ma sono indispensabili entrambe. Se infatti riusciamo ad avere un’immagine tecnicamente perfetta, senza l’accompagnamento dell’arte il soggetto sarà male interpretato e non riuscirà a stimolare interesse del pubblico. Similmente se siamo dotati artisticamente, ma senza basi tecniche adeguate, le immagini non riusciranno a comunicare ciò che sente l’artista. In fotografia la tecnica è oggettiva, al contrario l’arte fotografica è soggettiva. Essa implica doti quali in gusto, la capacità di giudizio, la sensibilità, congiunte ad altri fattori quali l’angolo di ripresa, la distanza del soggetto e il formato dell’immagine. Tutti questi fattori sono non-specifici in quanto offrono al fotografo la possibilità di scelta. L’autore conclude il capitolo suggerendo di parlare di composizione invece che di arte. I due termini, sostiene, non sono del tutto equivalenti, ma la parola composizione è meno impegnativa e scaricherà di responsabilità il suo già gravoso lavoro.

“Principi di composizione” di Feininger: sintesi capitolo 2

Igor Stravinskij fotografato da Arnold Newman

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“Scopi della Composizione” e l’autore cerca di definire il fine ultimo dell’arte in fotografia. Se infatti la maggior parte dei fotografi sono in disaccordo su aspetti particolari riguardanti la composizione, su un punto sono d’accordo: una fotografia composta bene è più efficace di una fotografia composta male. Seguendo questo filo logico possiamo dedurre che lo scopo della composizione è intensificare l’effetto di una fotografia. L’importanza della composizione è testimoniata dal fatto che sia in fotografia che in pittura esistono forme grafiche basate esclusivamente sulla composizione: le nature morte e le composizioni astratte. L’autore consiglia quindi agli aspiranti fotografi uno studio approfondito della pittura astratta e semiastratta: artisti come Mondrian, Kline e Feininger (Lyonel, padre di Andreas, apprezzato pittore semiastrattisata) sono buoni esempi da cui partire. Sebbene in fotografia il controllo del soggetto sia molto più limitato che in pittura, è importante che un fotografo si sforzi sin dall’inizio di organizzare gli elementi che compongono il soggetto in una forma compositiva ben definita: statica, dinamica, centrale, diagonale e così via. Anche se sarà impossibile raggiungere il risultato compositivo perfetto, una composizione ben definita produrrà un’impressione più forte. L’autore conclude il capitolo consigliando al lettore di non scoraggiarsi se troverà difficile comporre le proprie immagini con la chiarezza e precisione che troveremo nella teoria: le cose importanti, dice l’autore, sono il principio e la pratica.

“Principi di composizione” di Feininger: sintesi capitolo 3

Andreas Feininger, New York da Central Park

“Natura della Composizione”, comincia con la definizione da dizionario di “comporre”, che è “dare forma combinando insieme”. L’autore spiega la definizione: comporre significa dare forma alle idee e alle intenzioni del fotografo che deve combiare insieme i fattori che compongono la fotografia: sfondo e primo piano, luci e ombre, colori e tonalità, contorni e forme etc etc. L’autore passa poi in rassegna le più diffuse regole della composizione definendole, nel migliore dei casi, delle mezze verità, nel peggiore, delle restrizioni. L’orizzonte, per esempio, non dovrebbe mai tagliare la foto a metà, perchè ne risulterebbe un effetto monotono. Ma se l’autore volesse appunto dare l’idea della monotonia? La “sezione aurea” non è una panacea, la gradevolezza delle proporzioni può a volte portare a risultati noiosi. La composizione a “S” come quelle delle “linee

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guida” è una falsità: studi confermano che l’occhio non le segue. Le composizioni basate su triangoli, diagonali, curve e così via, esistono solo nella mente dei fotografi, non nell’osservatore. Movimento e azione dovrebbero procedere da sinistra a destra, seguendo il normale senso di lettura. Ma gli Ebrei leggono da destra verso sinistra…Così facendo l’autore vuole spiegarci che nessuna regola compositiva ci garantisce belle foto perchè la natura della composizione è organizzazione e ogni fotografia deve essere organizzata in maniera differente. Tutti questi modi si basano su due assunti fondamentali: un “approccio” globale al soggetto e la capacità di vedere la realtà in termini fotografici.

Andreas Feininger, 1940, Night Club in Arlem

Abbiamo visto come per avere una buona composizione siano necessarie due qualità: la capacità di avere un approccio globale al soggetto e la capacità di vedere la realtà in termini fotografici. Analizziamo queste due qualità:

1. approccio globale al soggetto: la composizione fotografica non è un procedimento graduale. Il fotografo deve quindi prendere in considerazione simultaneamente tutti gli aspetti dell’immagine, perchè essi sono legati indissolubilmente l’uno all’altro. Se, per esempio, il fotografo studia solamente il soggetto principale senza prendere in considerazione lo sfondo, capiterà molto spesso che quest’ultimo non sia all’altezza (pensiamo solamente a quante volte i fili elettrici siano entrati senza che ce ne accorgessimo nei nostri scatti). Il consiglio che l’autore ci dà quindi è quello di considerare tutti questi fattori: sfondo e primo piano, distribuzione e direzione della luce, collocazione ed estensione delle zone d’ombra, colori e gradi di contrasto, prospettive etc etc…

2. vedere la realtà in termini fotografici: la macchina fotografica non vede come l’occhio. Mancano infatti 2 (3) caratteristiche principali della visione umana: la profondità (la fotografia è a 2 dimensioni), il movimento (la fotografia è statica) – e il colore (se, come l’autore, utilizziamo il bianco e nero). Togliendo queste qualità ci spieghiamo come molto spesso le nostre fotografie risultino deludenti rispetto a ciò che vediamo. Come si può ovviare a questi problemi? Bisogna ricorrere a simboli grafici che ce ne diano l’illusione (ad esempio, il senso della profondità può essere dato dall’apparente convergenza di linee che sono in realtà parallele, il senso del movimento con un panning, etc etc…). Per l’utilizzo appropriato di questi simboli, il fotografo deve conoscere le differenze di “visione” tra occhio e macchina fotografica.

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Queen Mary sul fiume Hudson, Andreas Feininger

abbiamo visto come, per ottenere buone composizioni, siano necessarie 2 caratteristiche: approcciare il soggetto in maniera globale e vedere il soggetto in termini fotografici. Oggi analizzeremo il diverso modo di vedere tra occhio e macchina fotografica. Ci sono 3 ragioni principali:

1. l’occhio vede soggettivamente, cioè in maniera selettiva: pone quindi attenzione sugli aspetti interessanti e trascura il resto. La macchina fotografica vede invece oggettivamente. Per questo molte fotografie sono piene di dettagli superflui che distolgono l’attenzione dagli aspetti interessanti del soggetto (per esempio i paesaggi corrotti da fili elettrici). La soluzione a questo problema è di allenarci a vedere coscientemente tutti gli elementi della scena, fino al minimo dettaglio e correggere ed eliminare i dettagli indesiderati. Concepire la foto prima di scattarla distingue il fotografo professionista dal dilettante.

2. L’uomo vede in forma stereoscopica, la macchina fotografica vede con un “occhio solo”. Dove l’uomo vede la profondità, l’apparecchio fotografico registra in maniera “piatta”. La soluzione è quella di dare l’illusione della profondità con simboli grafici (per esempio con luci ed ombre appropriate oppure utilizzando la profondità di campo in maniera opportuna).

3. L’uomo vede in maniera contestualizzata, la macchina fotografica lo decontestualizza ponendolo all’interno di una cornice. E’ per questo motivo che a volte la fotografia è meno interessante della realtà fotografata: noi infatti vediamo il soggetto senza i confini imposti dalla cornice fotografica e inoltre l’impressione che riceviamo dal nostro soggetto è rafforzata dagli altri sensi. Per questo l’autore suggerisce di metterci nei panni della macchina fotografica: nella prossima puntata vedremo come.

4. L’occhio inganna nella valutazione dei colori; questo a causa del fatto che l’occhio si adatta automaticamente e in breve tempo a cambiamenti della luce incidente. Il sensore (o la pellicola) della fotocamera, al contrario sono molto sensibili a questi cambiamenti: per questo molto spesso vediamo colori che sulle foto non rendono giustizia al soggetto. Soluzioni a questi problemi sono il bilanciamento del bianco e l’uso dei filtri. Particolare attenzione poi viene posta sul bianco e nero. Nella fotografia in bianco e nero si deve simboleggiare il colore tramite il contrasto. Il contasto però deve avvenire sulla brillantezza, non sul colore (verde e rosso, 2 colori molto contrastati nella realtà, risultano

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poco contrastati se fotografati in bianco e nero). Quando non è possibile intervenire sulla brillantezza dei colori, possiamo utilizzare un filtro: il filtro, infatti, rende sempre il suo colore come una sfumatura di grigio più chiara, mentre il suo complementare come una sfumatura più scura

New York, Andreas Feininger

abbiamo visto come l’occhio e la macchina fotografica vedano in maniera differente. Oggi vedremo cosa l’autore ci suggerisce per “metterci nei panni” della macchina fotografica. Feininger ci suggerisce di usare una “Cornice d’Inquadramento“: si tratta di un cartone rettangolare 20×25cm in cui applichiamo un’apertura di 10×12.5cm circa. Questa cornice ci offre molti vantaggi:

1. incornicia il soggetto e lo isola, simulando la “cornice” della fotografia e permette di studiare il soggetto dal punto di vista fotografico;

2. guardando con 1 solo occhio utilizziamo la visione monoculare e vediamo come vede l’obiettivo ovvero senza profondità;

3. ponendo l’occhio a distanze diverse, possiamo simulare le differenti distanze focali. Il riquadro posto vicino all’occhio simula un obiettivo grandangolare, a una distanza media simula un’ottica normale, a distanza di un braccio teso riproduce l’effetto di un tele;

4. possiamo studiare il soggetto e scegliere l’inquadratura migliore per una fotografia semplicemente spostando il riquadro;

5. possiamo renderci conto dell’angolazione delle architetture, ovvero di come linee verticali e orizzontali convergano, grazie ai bordi paralleli del nostro riquadro.

“Principi di Composizione” di Feininger: sintesi capitolo 4

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42nd Street, Andreas Feininger

“I Principi della Composizione” è il fulcro dell’intero libro. L’autore spiega come la composizione non possa avere regole fisse, bensì principi su cui basarsi. Questi principi sono: Esplorazione, Isolamento e Organizzazione. Cominciamo con l’analizzare l’esplorazione, ovvero osservare il soggetto da tutte le angolazioni e studiarlo in relazione a ciò che lo circonda (lo sfondo per esempio) e a tutti i fattori che ne determinano l’aspetto in fotografia. Il più importante è la natura e la direzione della luce incidente, in quanto il soggetto può dare impressioni totalmente diverse in base a questo parametro. Per quanto riguarda la natura, la luce si cataloga in 2 categorie:

1. Luce Diretta (Sole, spot, lampadine..etc..): è cruda e contrastata, ma ha il vantaggio di simulare la profondità

2. Luce Diffusa (luogo aperto con cielo coperto, flash rimbalzato..etc..): morbida con poche ombre, ha quindi il vantaggio di non perdere alcun dettaglio ed è quindi ideale per ritratti e soggetti di cui voglio mostrare tutti i dettagli.

Per quanto riguarda la direzione, la luce si suddivide in:

1. Luce Frontale (luce alle spalle del fotografo e frontale al soggetto): ha lo svantaggio di portare ombre ridotte e quindi poca tridimensionalità al soggetto; offre però una perfetta riproduzione dei colori.

2. Luce Laterale (luce più o meno laterale al soggetto): offre ombre ben definite e quindi una buona tridimensionalità del soggetto ed è sicuramente la più utilizzata; per questo non offre particolare originalità.

3. Controluce (luce dietro il soggetto e di fronte al fotografo): è la più contrastata e difficile da gestire, ma potenzialmente offre grandi opportunità (attenzione ad aloni).

4. Luce dall’alto (luce a mezzogiorno): è la meno interessante, lasciamola ai dilettanti!

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Chambered Nautilus Shell, Andreas Feininger

Vedremo ora come esplorare il soggetto dal punto di vista della posizione. Abbiamo 3 modalità differenti di posizionamento soggetto/macchina fotografica, ognuna con le proprie peculiarità:

1. Soggetto Immobile, Fotografo Mobile (fotografia di paesaggio, architettura..etc..): solitamente ho problemi relativi al rapporto tra soggetto, primo piano e sfondo (tipicamente ho sfondi non all’altezza del soggetto). Soluzioni che permettono di risolvere questo problema sono:

o il Parallasse: cambio della posizione apparente del soggetto cambiando (anche di poco) la mia posizione

o il Cambio della Lunghezza Focale: posso arretrare utilizzando un tele, oppure avvicinarmi al soggetto e utilizzare un’ottica grandangolare. Attenzione alle peculiarità di queste 2 ottiche: se l’utilizzo del tele comporta uno spazio compresso, ma conserva le proporzioni tra soggetto e ambiente, il grandangolo esalta la profondità distorcendo i rapporti tra soggetto e sfondo (tipicamente avremo il soggetto vicino molto grande e gli oggetti lontani molto piccoli)

o la Messa a Fuoco Selettiva: quando non posso togliere lo sfondo che non mi piace, cerchiamo di sfocarlo chiudendo il diaframma il meno possibile (avendo così una pdc ridotta al soggetto).

Per quanto riguarda la luce, il fotografo in questo caso dovrà adattarsi e aspettare la luce più adatta alla sua situazione.

2. Soggetto Mobile, Fotografo Immobile (fotografia sportiva, naturalistica con postazioni o fotografia per eventi pubblici): il fotografo in questo caso è vincolato a stare in una posizione fissa che impongono severe limitazioni all’attività fotografica. Ciò che si può fare in questi casi è:

o Conoscere il più possibile l’evento: informarsi su dove sarò, sulla posizione dell’azione, su cosa dovrò fotografare..etc mi darà sicuramente vantaggi. Se per esempio dovrò fotografare una gara sportiva, sarà meglio conoscere il soggetto (ovvero lo sport da fotografare) e la posizione che dovrò tenere (a volte si può scegliere quella migliore.

o Scattare molto: non per il calcolo delle probabilità, ma perchè non si sa mai cosa potrà succedere l’istante successivo.

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o Utilizzare la giusta attrezzatura: è una conseguenza del punto 1…Conoscendo la situazione dovrò portare le ottiche e l’attrezzatura giusta (sempre meglio abbondare in questo caso)

o Porre attenzione allo sfondo: se lo sfondo è pessimo o si aspetta che il soggetto si muova oppure si cerca di isolare il soggetto (con un teleobiettivo la pdc sarà molto più ridotta)

3. Soggetto e Fotografo Mobili: le possibilità di esplorazione sono limitate unicamente dallo spirito di iniziativa del fotografo; è decisivo in questo caso saper cogliere l’attimo e per fare questo bisogna essere pronti. La preparazione necessaria per avvenimenti inattesi consiste nello stare sempre all’erta e nell’aver preimpostato la macchina fotografica coi giusti valori. Per immortalare l’attimo servono tempi brevi e grande pdc (per non perdere troppo tempo nella messa a fuoco). Quindi alziamo pure gli Iso e cerchiamo di porre attenzione agli aspetti di cui abbiamo parlato in precedenza (luce, sfondo, etc..)

La messa a fuoco selettiva permette di isolare il soggetto

come isolare il soggetto. Abbiamo più volte detto come comporre bene significhi presentare il soggetto nella maniera graficamente più efficace. Per fare ciò devo eliminare le influenze esterne al soggetto, isolandolo. Ci sono diverse tecniche per isolare il soggetto:

1. Togliere fisicamente gli oggetti di disturbo (ad esempio in un ritratto, tolgo il quadro dietro il soggetto)

2. Spostare il soggetto (se non è possibile togliere gli oggetti di disturbo) 3. Riempire il più possibile l’immagine col soggetto. Questo può avvenire in 2 modi:

o avvicinarsi al soggetto (così facendo facco variare le proporzioni soggetto sfondo) o allungare la focale (le proporzioni soggetto sfondo rimangono invariate)

4. Messa a fuoco selettiva (uso la massima apertura possibile del diaframma tentando di sfocare tutto ciò che non è il mio soggetto)

5. Isolare tramite la luce (illumino il soggetto mentre lo sfondo resta nell’oscurità). Questo avviene in 2 modalità:

o in interni: sistemo le luci in maniera appropriata oppure utilizzo una schermatura tra la luce e lo sfondo

o in esterni: posso aspettare che il soggetto sia in pieno sole, mentre nubi oscurano lo sfondo.

6. Abbasso la visuale della macchina fotografica e utilizzo il cielo come sfondo (naturalmente può avvenire solo in esterni)

7. Isolare tramite colori (se un soggetto veste con 1 rosso medio e come sfondo ho verde medio, utilizzando b/n e filtro rosso riesco ad avere buona separazione dei colori).

Per ogni caso è possibile utilizzare uno di queste metodi di isolamente per dare risalto al nostro soggetto e quindi migliorare la composizione. Molto spesso, applicando più di una di queste

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tecniche, i risultati miglioreranno notevolemente.

formato circolare da obiettivo fisheye

Analizziamo l’organizzazione della composizione e ci soffermeremo particolarmente sul formato dell’immagine. “L’essenza della composizione è l’organizzazione”: è con queste parole che inizia il paragrafo, tra i più importanti del libro. L’organizzazione implica ordine e l’ordine in fotografia significa “mettere ogni oggetto visivo al proprio posto” così da essere in armonia col resto dell’immagine. Anche il formato dell’immagine è quindi importante per avere una buona fotografia, influenza infatti la disposizione e i rapporti degli oggetti visivi all’interno dell’immagine. Analizziamo le varie possibilità ricordandoci che è possibile passare da una proporzione all’altra con un semplice crop dell’immagine:

1. rettangolo orizzontale (verticale): implica una direzione (al contrario di quadrato e cerchio) e dà risalto alle linee e alle forme orizzontali (verticali), all’estenzione verso destra e sinistra (alto e basso). Più il rettangolo è allungato, più accentuate sono queste caratteristiche

2. quadrato: organizzazione centrale, senza tensione e statica, dà senso di grandezza, calma, potenza, stabilità…

3. cerchio: utilizzata con obiettivi fish-eye che danno una “prospettiva sferica”

L’autore infine dà un consiglio pratico: quando fotografiamo il nostro soggetto, non riempiamo completamente il fotogramma: facendo un piccolo errore potremmo infatti tagliare qualche particolare importante. Il consiglio è quindi quello di lasciare un po’ di spazio al soggetto e tagliare eventualmente l’immagine in post-produzione.

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Diverse posizioni del soggetto e diverse illuminzioni influenzano la composizione

Nella puntata precedente abbiamo analizzato come e quando utilizzare i vari formati dell’immagine, in questa vedremo altri elementi di grande importanza per organizzare una buona composizione. Posizione del soggetto e angolo di presa: lo stesso soggetto ritratto da varie angolazioni offre sensazioni completamente diverse; Illuminazione: i giochi di luci ed ombre danno l’illuisione della tridimensionalità; per questo, curare l’illuminazione del soggetto è molto importante (non a caso fotografia deriva dal greco “scrivere con la luce”); Inquadratura: spesso inquadrare una parte del soggetto offre nuove opportunità al fotografo (per esempio, in un ritratto, il volto è spesso più interessante della figura intera);

Feininger dà poi uno spunto per testare quanto siano importanti questi tre aspetti consogliandoci di provare a variare questi parametri fotografando una semplice statuetta. Il consiglio è quello di mettere una statuetta su di un piano coperto da lenzuolo (così da porre attenzione solamente sul soggetto) e variare la luce, l’inquadratura e la posizione del soggetto e dell’angolo di ripresa. Solo con la pratica ci renderemo effettivamente conto di quanto siano importanti questi elementi compositivi.

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Leonardo e il suo Uomo Vitruviano

l’autore analizza la sezione aurea criticando la regola dei terzi e infine dando le uniche regole di composizione che non presentano eccezioni. La sezione aurea in composizione può avere lo scopo di dare proporzioni piacevoli al soggetto, fissare la posizione dell’orizzonte e stabilire la posizione del centro di interesse. E’ sicuramente uno dei principi compositivi più utilizzati ed ha origine addirittura nell’Antica Grecia. La sezione aurea afferma che se dividiamo una linea in due segmenti diseguali A e B, il rapporto tra il minore (A) e il maggiore (B) è uguale al rapporto tra il maggiore e l’intera linea, ovvero:

A : B = B : A + B

Facciamo ora due calcoli che dimostrano come la regola dei terzi sia troppo lontana dalla sezione aurea per dare risultati apprezzabili: se prendiamo una linea lunga 10 cm, il segmento A sarà di 3.82 cm, mentre quello B di 6.18 cm. La regola dei terzi invece dà come lunghezza dei segmenti rispettivamente 3.33 cm e 6.66 cm. L’autore suggerisce quindi il rapporto di 5/8 invece della regola dei terzi che sicuramente è più precisa. Vengono poi date le uniche regole di composizione che non hanno eccezioni:

• le linee curve non devono toccare i bordi dell’immagine bensì bisogna lasciare un certo spazio, oppure applicare un taglio coraggioso

• le linee diagonali non devono dividere l’immagine in due parti uguali (da angolo ad angolo), bensì tagliare il bordo orizzontale o quello verticale ad una certa distanza dall’angolo.

“Principi di Composizione” di Feininger: sintesi capitolo 5

immagine tratta da slrphotographyguide.com

“Elementi della Composizione“. Possiamo suddividere gli elementi della composizione, in ultima analisi in linee e tonalità. Le linee determinano i confini e le forme delle tonalità. Distinguiamo varie forme di linee:

• linee di contorno: delimitano i toni, le sfumature, i colori; più il contorno è netto più l’effetto è vivace: la silhouette, per esempio, è una delle forme espressive più importanti;

• forme strette e allungate (tronchi d’alberi, pali, etc…): possono essere utilizzate per foto a schema ripetitivo;

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• orizzontali: danno l’idea di stabilità, durata, tranquillità ed offre sensazioni di tranquillità, equilibrio, stabilità, tranquillità; è la più statica di tutte le linee;

• verticali: suggerisce estensione in verticale e idee di stabilità (anche se meno di quelle orizzontali);

• linee inclinate: essendo le più presenti in ogni immagine, hanno spesso un effetto trascurabile slla composizione, tranne in questi 2 casi:

1. linee inclinate convergenti: sono il più potente simbolo grafico dell’altezza (o della profondità in senso verticale);

2. diagonali: sono linee che attraversano l’immagine diagonalmente, anche se nella realtà possono essere verticali o orizzontali; danno l’impressione di vacillare e quindi di instabilità; è una forma dinamica ed è il simbolo grafico di movimento, azione, vita;

• linee frastagliate (profilo di una città o profilo delle montagne): hanno un effetto stimolante e colpiscono l’attenzione;

• linee curve: suggeriscono l’idea di movimento tranquilli e di femminilità; • linee guida: sono un’illusione dei fotografi tradizionalisti; esperimenti hanno dimostrato che

l’occhio non le segue; • linee di struttura o di composizione: sono linee immaginarie create dalla disposizione più o

meno lineare di oggetti e può essere utilizzata per dare una direzione specifica ad una composizione in conformità alle caratteristiche del soggetto;

• linee di movimento o di forza (sgurado rivolto in una direzione, mano allungata, etc…): implicano una direzione che può essere come base per una composizione.

Le linee hanno quindi un grande potenziale espressivo e questo potenziale deve essere sfruttato dal fotografo per trasmettere le proprie sensazioni e i propri sentimenti.

come comporre utilizzando i colori. Iniziamo dicendo che i colori non sono parti immodificabili della fotografia. Al contrario, ogni esperto di grafica sa che il colore è un aspetto della composizione e che, in una fotografia a colori, esso ha un importanza predominante. Porre particolare attenzione al colore, sia in fase di scatto che in fase di postproduzione, deve essere quindi una caratteristica del buon fotografo. Vediamo quindi alcuni consigli per imparare a comporre coi colori:

• selezionare e scartare: bisogna fotografare solamente oggetti fotogenici per quanto riguarda il colore e scartare gli altri. In linea di principio pochi colori significativi sono meglio di un’accozzaglia di colori privi di significato;

• tempo e pazienza: il colore è fortemente influenzato dalla luce. Poter e saper aspettare la luce giusta quando si fotografa in esterno è essenziale per buone foto;

• filtri per il colore: sono molto importanti quando la luce con la quale si sta scattando è inadeguata (per esempio quando le luci sono fortemente colorate e non fotogeniche). Conoscere i filtri colorati e usarli in maniera opportuna può risolvere molti dei nostri problemi

• controllare in postproduzione (o camera oscura): i fotografi che lavorano col digitale, così come quelli che lavorano col negativo, hanno una vasta gamma di opportunità da sfruttare in postproduzione. Conoscere le tecniche di postproduzione è una competenza che il bravo fotografo deve avere.

Ecco infine alcune regole pratiche che ci consentiranno di avere un buon controllo sui colori e sulla loro composizione:

• il nero fa apparire più luminosi i colori vicini (in contrapposizione alla propria oscurità);

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• il grigio fa apparire più vivaci i colori (in contrapposizione con la propria neutralità); • lo sfondo bianco (o chiaro) dà profondità agli altri colori (in contrasto con la propria

luminosità); • la contrapposizione di colori complementari (o molto contrastati) è un modo per ottenere il

massimo effetto tonale; • affiancare colori simili (o sfumature di tonalità vicine) è un modo per otttenere effetti

gradevoli alla vista (è molto piacevole affiancare colori caldi – rosso, giallo, marrone, arancio… – oppure colori freddi -blu, viola, rosa… -);

• provare ad utilizzare colori tenui piuttosto che colori vivaci (che sono strautilizzati in fotografia). Per fare questo si preferisce lavorare con cielo velato o nuvoloso (in esterni) e con luce diffusa (in studio) e sovraesporre quanto basta (favorisce colori delicati);

• meno colori ci sono meglio è. Comporre significa organizzare e l’organizzazione trae vantaggio dalla semplificazione.

Codera tra i monti, © Daniele Corti

il rapporto tra sfondo e primo piano. Ci sono 3 possibilità per mettere a punto il rapporto tra soggetto e sfondo:

1. sfondo inadatto: è quello da evitare perchè sminuisce il soggetto in quanto o è troppo visibile oppure troppo simile al soggetto oppure è semplicemente troppo brutto e sgradevole. Nel capitolo 4 abbiamo visto come comportarsi in questo caso;

2. sfondo neutro: non ha rapporti col soggetto ed è adatto per quanto riguarda il colore in quanto contrasta col soggetto senza però essere inopportuno (per esempio una parete bianca, il cielo….)

3. sfondo integrato: ha un rapporto diretto col soggetto o addirittura ne fa parte (per esempio una bella formazioni di nubi in un paesaggio oppure gli sposi con sfondo la torta nuziale).

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Sulla strada per il rifugio Gianetti, © Daniele Corti

come utilizzare i rapporti spaziali in maniera appropriata per offrire alle nostre composizioni l’effetto desiderato. Il motivo per cui tanti tante foto di paesaggi maestosi risultano deludenti in fotografia è la mancanza di termini di paragone. In fotografia infatti anche l’immensità di un paesaggio è racchiusa in uno spazio limitato. Per risolvere questo problema bisogna utilizzarre in maniera opportuna i rapporti spaziali: includendo un oggetto di dimensioni familiari, il fotografo può offrire un elemento di misura che permetta all’osservatore di rendersi conto della grandezza del paesaggio. Il termine di raffronto più effficace è la figura umana: introdotta in piccole dimensioni fa apparire grande il paesaggio, introdotta in grandi dimensioni lo rimpicciolisce. Per fare apparire piccola la figura umana bisogna porla ad una distanza sufficientemente grande: conseguentemente si darà la giusta maestosità al paesaggio.

“Principi di Composizione” di Feininger: sintesi capitolo 6

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Particolare della Cripta della Sagrada Familia a Barcellona, © Daniele Corti

“Le forme della composizione” analizzando la composizione statica. Una volta considerati tutti gli aspetti della composizione, bisogna combinarli insieme scegliendo tra due forme compositive radicalmente diverse:

1. la composizione statica, 2. la composizione dinamica, 3. stati intermedi tra le due.

La composizione è statica se i suoi elementi grafici danno l’impressione di essere in quiete. Questo avviene se:

• il soggetto è composto da linee principali orizzontali e verticali; • le linee orizzontali e verticali dominanti sono rese in forma orizzontale e verticale (senza

distorsioni prospettiche, nè inclinate) • le forme principali dell’immagine sono organizzate in modo armonico ed equilibrato (per

esempio se il soggetto è centrato oppure riempie l’intero fotogramma • le linee principali sono dirette al centro dell’immagine.

Lo scopo della composizione statica è evocare sensazioni di tranquillità, quiete, pace, stabilità, dignità, sicurezza o forza. Esempi di composizione statica sono i ritratti di persone prese frontalmente e i soggetti architettonici ripresi senza distorsioni prospettiche. Un simbolo grafico che introduce un particolare senso di staticità alla composizione è la simmetria. In termini estetici il suo effetto sull’osservatore è di perfezione, monotonia, tradizione, devozione. Esempi di utilizzo appropriato della simmetria sono l’interno di chiese ritratte simmetricamente lungo l’asse, paesaggi maestosi come deserti e pianure sconfinate (in questo caso può essere appropriato porre l’orizzonte come asse di simmetria), oppure ritratti di persone delle quali si vuole esaltare la presenza spirituale. Un tipo di composizione statico-simmetrica di grande effetto è la composizione centrale: è molto efficace quando il soggetto ha una forma completa e autosufficiente oppure quando le linee principali della composizione convergono verso il centro dell’immagine.

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bimbo in pista, © Daniele Corti

come e quando utilizzare la composizione dinamica. La composizione è dinamica se i suoi elementi grafici danno l’impressione di essere in movimento. Siccome la natura della fotografia è statica, l’illusione del movimento deve essere creata attraverso simoboli grafici come:

• linee principali inclinate o diagonali; • linee orizzontali o verticali nella realtà rese nell’immagine in forma prospettica (convergenti,

inclinate o comunque non parallele); • forme principali dell’immagine disposte per dare effetto asimmetrico, di movimento e

d’azione (ciò accade solitamente se il soggetto è ai bordi dell’immagine o comunque decentrato);

• linee principali rivolte verso l’esterno dell’immagine (verso i bordi o gli angoli);

La composizione statica è d’obbligo quando si vogliono evocare sensazioni di azione, movimento, drammaticità, vita, eccitamento, violenza, conflitti fisici e forti emozioni. Esempi di composione dinamica sono le riprese dall’alto o dal basso, le immagini distorte di soggetti architettonici, le immagini in cui i soggetti sono mossi. Una composizione che si pone tra la statica e la dinamica è l’equilibrio dinamico: è una composizione statica in quanto gli elementi dell’immagine sono graficamente “equilibrati” ed è dinamica in quanto la composizione è asimmetrica. Questo tipo di composizione è particolamente indicata quando si ha a che fare con soggetti con qualità sia statiche che dinamiche.

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Backstage fotografico del video dei Silver Sky, © Daniele Corti

vedremo 2 forme compositive che possono essere di valido aiuto ai nostri scatti: la cornice e la composizione a schema ripetitivo. La cornice è un mezzo compositivo efficace per dare forza e vigore ad una composizione e consiste nel circondare (completamente o quasi) il soggetto con un primo piano opportunamente scelto. Primi piani adatti per incorniciare il soggetto sono: cancelli, steccati, strutture e costruzioni di ogni tipo (ponteggi, statue etc..), tronchi e rami d’albero, porte e finestre. La cornice condiziona l’immagine in 3 modi:

1. rinforza l’illusione della profondità grazie al contrasto vicino-lontano; 2. ponendo un elemento scuro da cornice, si rafforza ulteriormente l’illusione della profondità

(ciò si basa sul fatto che a distanza gli oggetti appaiono più chiari a causa del velo atmosferico);

3. può essere utilizzata per isolare il soggetto, togliendo influenze esterne e dando alla composizione maggiore autosufficienza.

La composizione a schema ripetitivo, cioè le immagini dove uno stesso elemento si ripete più volte in modo regolare, sono spesso utilizzate da fotografi che sentono che l’essenza della composizione è l’organizzazione. L’organizzazione, però, è uno “strumento” compositivo, non un “fine”. Deve essere ben chiaro quindi che la ricerca di uno schema ripetuto non deve essere un semplice esercizio di stile, bensì deve sottolineare con forza attributi interessanti del soggetto. Esempi di composizione a schema ripetitivo sono: case e strada visti dall’aereo che sottolineano l’urbanizzazione moderna oppure le migliaia di finestre di un profilo notturno di città o a ancora le ombre dei tralicci di una ferrovia.

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Andreas Feininger

Tireremo ora un po’ le somme del libro analizzando i problemi pratici della composizione e chiedendoci: “perchè le immagini dei buoni fotografi professionisti sono di norma migliori delle foto dei dilettanti”? L’autore è convinto che non è l’attrezzatura che fa la differenza, nè le conoscenze tecniche e neppure per i soggetti più interessanti; la differenza la fa l’approccio mentale: se i dilettanti vedono qualcosa che li colpisce e scattano, al contrario i professionisti si interessano ad un soggetto specifico o addirittura vengono incaricati di un servizio specifico. Prima di scattare studiano in profondità il soggetto: se è adatto allo scopo, se è fotogenico, se la direzione della luce è ok, quali sono gli obiettivi e i corpi più conformi alla situazione, etc etc…ma soprattutto pensano alla composizione: qual è la forma grafica più efficace per presentare il soggetto? La risposta a questa domanda deriva da 4 fattori:

1. la natura del soggetto 2. lo scopo della fotografia 3. il target 4. la reazione personale del fotografo verso il soggetto

L’autore infine ci ricorda che la realtà però non è quella descritta dai manuali, ci sono pochi soggetti e poche composizioni che sono di natura statica oppure dinamica. Per questo il compito del fotografo è quello di riuscire a tirar fuori il massimo da un soggetto o da una situazione utilizzando le sue risorse tecniche ed artistiche. La composizione è un concetto elusivo, ma deve essere conosciuta dall’aspirante fotografo: solo avendo queste basi solide potrà avere la percezione di quello che sta fotografando e così facendo troverà il proprio stile compositivo.