Andrea Possieri -Garibaldi- 1845-1860

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capitolo 4 del volume "Garibaldi" di Andrea Possieri, Il Mulino, 2010. Il capitolo è intitolato LA SCELTA NAZIONALE. E' un libro piacevole e di facile lettura, che descrive nei dettagli vita e opere di Garibaldi.

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Indice

Prefazione

L Un eroe romantico

il. La Íormazione

m. <<La guerra es la verdadera vida del

IV La scelta nazionale

V. L Unità d'Italia

\/I. L'autunno di un rivoluzionaùo

Indice dei nomi

p.7I5

47

hombre>> 79

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1.9)

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Capitolo clLtartc)

La scelta nazionale

1. Il biennìo riuo/uzictnario

La nostra Legione Italiana e Garibaldi fanno prodigi: gl'ita-liani sono amati e stimati dalla popolazione, come salvatori dellacittà. La causa nazionaleltaliana v'è amata come può essedo danoi. Vorrei che poteste veder i giornali della città.

Così, nel maggio del 1845, Giuseppe Mazzini scrissealla madre, Maria Drago, parlandole per la prima volta diGaribaldi. Aveva capito, grazie anche alla corrispondenzacon Giovanni Battista Cuneo a Montevideo, le <<poten-zialità>> militari e morali che il nizzard,o sarebbe stato ingrado di esercitare sul processo unitario. Nel gennaio del1846, infatti, i1 genovese pubblicò sul <<Times>> una letteraper contrastare gli attacchi della stampa francese controla Legione italiana, i cui componenti venivano accusati diessere dei mercenari, e poi, nel luglio dello stesso anno,la tradusse cercando di farla circolare in Italia.

In ogni caso, nei due anni che precedettero il ritornodi Garibaldi in Europa, nel 1848, si registrarono moltevoci a suo favore e tutte in chiave patriottica. A Genova,nel 1846, durante il Congresso degli scienziati italianivenne deciso di pubblicare un libro, Documcnti storiciintorno ad alcuni fatti d'arme degl'Italiani in Monteuideo,che celebrasse la Legione italiana, guidata dal <prode ge-novese Garibaldi", e che i proventi fossero destinati aiterremotati di Lucca. Inoltre, <Il felsineo> di Bologna,le <<Letture di famiglia> di Torino e il <Così la penso>>

di Lugano lodarono i combattenti di San Antonio del

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Lu -rt t'bu t?azlo//Lt /a

Salto, il sangue generoso degli csuli c l,<<íllustre Italianoche rinnovando gli esempi icll'anric. cr..ismo mantieneed accresce, in contracle stranicre, l,<lrror.c cìella sua pa_Úia, I'Italia>>. Nell'ottobre del 1g46, rr Iìirenze, vennc an_che lanciata ullzr <<sottoscrizionc nazionaler> per donareuna spada d'onore a Garibaldi e una serie .ti

^rr".tugli. ututti i legionari.

Nel 1847, invece, per contrastare le continue accuseche accomunavano la iegione alle cornpagnie di ventura,Giovanni Battista Cuneo pubblicò, sul ocor.i"r. iiuor_nese>, un lungo resoconto in sette puntate sulla storia cleilegionari di Montevideo. Dal car-rto suo, Lorenzo Valeriopubblicò una serie di articori crensi cri erogi a Garibaldi suiperiodici <<Lerrure di famiglia> e <<La ..;.;.;;;, ;";;;a Lugano editò ur-r oprr.olo intitolato Atlo Lrg;r;; i;;liana in Mr,tnteuideo i, al colornell, Ciuseppe Garibaldi,che conreneva anche una poesia .li òius"ppe Bertoldi.Nel 1848, infine, \/enne stzìlrpata a Torino .,rra litografiadell'eroe rrarra da un clipinto cli Gaetano (ìallinor.

La popolarità di Garibaldi, seppure ancora conrro-versa, sulJe pagine dei giornali itaLàni ed eur.opei "rar*ad intercettare un sentimento cliffuso, no,, ,olo tra le filedei democratici, n-ra anche trn i ,-,-,oi"rati. <Darei tre oquattro Volta - affennò Cesare Balbo _ tre o quatro Al_fieri o Manzoni, o anchc Danti, od nltr"tturrti Michelan_geli o Raffaelli, senza conrare Rossini o Bellini f ...f ;;,un capitano che si traesse 1...1 a provare l,"rirt"rrru-p'r"_

sente efficace del coraggio italiano>2. La figura .h" ";";geva dai resoconti di Cuneo sul <<Corrier. liuo.r_,.r"r, o iiLorenzo Valerio sulle <Letture cìi famigliar> sembrava po_ter rispondere a quesra richiesta ,li gaíbo. Cr,,Urfal iì,quel capitano che sapeva battersi sui campi di battagliae poteva incarnare, agli occhi dei patrioti, ,i, quel o.*r_lier che ltalia tutta onora, pensoso più <_{,altrui, chc di sé

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La .r ce I I tt tt u zion tt lc

stesso>> clecantato da Petrarca, sia personificare la profeziadel Veltro dantesco.

Il ritorno in Italía di Garibaldi, dopo una partenza<<anonima>> da Montevideo, andava quindi incontro a spe-tanze e aspettative ben più ampic del ristretto uditoriorappresentato dagli esuli, dagli agitatori mazziniani o <la-gli esponenti della sinistra subalpina. D'altra parte, giàda tempo Garibaldi stava cercando di tornare in Italiae la risolutezz'a" con cui Pio IX aveva protestato cor-r glíaustriaci - che avevano occupato Ferrara nel luglio del1847 - 1o aveva spir-rto a scrivere una lettera, firntata in-siemc a Francesco Anzani, a monsignor Gaetano Bediní,internunzio apostolico a Rio de Janeiro con giurisdizioneanche sui paesi rioplatensi. Nella missiva metteva a dispo-sizione clel papa le anni della Legione italiana di Monte-video: <<Se dunque ponno queste braccia con qualche usodelle arrni riuscire ben accette a S.S., r-roi più volentieri lcadopreremo in vantaggio di Colui che sì bene serve allaChiesa e alla Patria>>r. Nell'agosto dello stesso anno, fraI'altro, a testimonianza d,i un convincimento che stavamaturando nel suo animo, aveva scritto a Eugenio Bel-luomini, un livornese che aveva conosciuto a Montevideonel 1842, che per realizzare I'Unità d'Italia sarebbe staropronto a <<servire il papa, il duca, il denlonio, basta chefosse italiano, e ci desse del pane>>r.

La parfenza da Montevideo, dunque, fu preparata pertempo. I1 reato cli diserzione era caduto in prescrizione,per cui nel 1848 Garibaldi poreva rornafe senza problen-rinel Regno sabaudo. Nel febbraio del 1848 fece partire lamoglie con i figli e incaricò Giacomo Medici di andare inavarscoperta in Italia per sondare il terreno. A causa dellaclistanza tra l'America iberica e I'E,uropa, aveva infatti unaconoscenza soltanto approssimativa del clima politico cheavrebbe trovato in Italia. Quanclo il 15 aprile salpò daMontevideo sapeva della concessione della costituzione a

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La scelta nazionalc

Palermo, ma al momento dello sbarco aNizza, il23 giu-gno, ormai tutta la penisola era in fermento, Dopo cheerano state accordate le costituzioni a Napoli, Roma, Fi-renze e Torino, il Regno sabaudo aveva dichiarato guerraall'Impero asburgíco.

Il ritorno sembrò inizialmente svolgersi sotto i miglioriauspici: una parte dell'élite intellettuale lo aveva accoltocome un uomo della prowidenza; egli stesso aveva di-chiarato di essere pronto a combattere al fianco di CarloAlberto se il monarca sabaudo fosse stato pronto a farsi<<il rigeneratore>> della penisola e, infine, nuovi volontarierano accorsi ad ingrossare l'esigua pattuglia di legionarisudamericani. Tuttavia la diffidenza della corte sabaudanei suoi confronti - quattordici anni prima era stato de-finito come un <<bandito di primo catalogo>> e una partedella stampa continuava a rappresentado come un awen-turiero e un pirata -, non permise l'aggregazione sua e deisuoi uomini alle forze armate piemontesi.

Lincontro con il re Carlo Alberto a Roverbella, vi-cino Mantova, non produsse infatti alcun risultato. L'ideadi organizzare dei gruppi di volontari accanto all'esercitonon convinse il governo sabaudo il quale, però, proposea Garibaldi di raggiungere Venezia - dove dopo I'insurre-zione era stata proclamatala Repubblica - e di dar inizioad una serie di azioni corsare nell'Adriatico. Egli, invece,decise di rispondere all'invito del governo di Milano, chegli aveva offerto la carica di generale, ma quando giunsenel capoluogo lombardo, le sorti della guerra erano or-mai quasi decise. L'esercito piemontese venne sconfitto,infatti, il 25 luglio a Custoza e le successive azioni mili-tari di Garibaldi saranno solo un vano tentativo di pro-seguire un conflitto, di fatto, anche se non formalmente,già concluso.

I circa J.000 volontari, per lo più giovani e borghesi,che lo seguirono rappresentarono però, se non altro per

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La scelta nazionale

il numero ragguardevole, un scgnalc ii ::-" già nel 1848

?"r."-ti"t.itJ'u diu."t're un punto di riferimento impor-

ir",. ii'r"ì"r'o di q""ir""tt"eno fondamentale' per le

;;;iJ;l pro."r.o risorgimenta.lc' che era il volont^rr to

militare. I volonrari di óutibuldi rappresentavano, infattt'

*lta]r; ì.,u a"n. centinaia di bande che erano sorte

sDontaneamente in tutta la penisola per combattere in

"1.. ai un'Italia unita e indipendente'

Anche se il 9 'g;;;;";""" fit-u'o I'armistizio tra il

R.gt;;i-S.d"g,tu"" l'Impero asburgico' i volontari ga-

ribaldini non gettarono le armi e' continuando a tenere

;ì;; iil"" delii g.',er.a allo straniero, raggiunsero Como,

il;;, Vu..r", irl"o e, infine' Morazzone' dove 1o scon-

tro con le truppe 'ìt"*tÀt 'i t'ud""t in una taptda'

quanto scontata' tt""ii* aei volontari' Con lo sbanda-

mento del gruppo ; il i;g; rocambolesca jn Svizzera' il

ftìà;i ó;tuirài f'-;; iui'' -P sbarcato troppo tar-di in

Ttalia oer lasciare * ttg"à neile insurr ezioni cittadine o

;;;;il;;;'ig"iii'"'i;' nella guerra contro I'Austria'*'-f"rrr"ir, qo![o che da "" p"ttto di vista militare sem-

bra non rappresentare un momento centrale della sua bio-

erafia segnò, i,tu.t", ""a tappa.fondamentale nella consa-

î:;;;;:;;l"ir''n"'-"ionà d"[u sua leadership' A Mi

i#'t'*;Ji^iriir' per la prima volta' Giuseppe Maz-

zint, ma ne rimase indelebilmente deluso'

Al mio ritorno d'America' in 1848' io vidi Mazzini pet la

p, i '"

;' ; ; i ; ; "y ::; ; i*.nru: J"ilm$ îl,lJ [tî, ::',ifato amore e rlspett(

scapitò nella mia tti;; ;J;;{gf" ta udendolo' lo m'accorsi

;'#;Jiili o"a u'ir''rà;;J"l vero Repubblicano' chc nella

mia immagin azione -[ro fttttuto sino da; miei ptliiÎ":'^:1bensì. un uomo superiore è vero' ma soggetto a passlonl come

ogni Povero mortale>>"'

Il maestro venerato in Sudamerica' adesso' ai suoi oc-

chi, sembra p.rso t"ll" vacuità di un'oscura ideologia po-

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La scelta nazionale

litica, lontanissimo da quel modo di intendere la guerrache egli aveva appreso nelle foreste e lungo i fiumi riopla'tensi. Garibaldi, infatti, è un uomo d'azione, pîagmatica-mente distante dalle divisioni tra le fazioni politiche - cheha già ampiamente conosciuto in Sudamerica - e cultural-mente lontano da ogni asffatta teorizzazione politica.

Da questo punto di vista, I'esperienza maturata nelRio Grande do Sul e in Uruguay, dove la frammentazionepolitica e le mutevoli alleanze erano all'ordine del giorno,si rivelerà fondamentale. Rappresenterà, per molti aspetti,un metro di giudizio per valutare la situazione italiana.A differenza degli altri leader democratici, la sua azionepolitico-militare non si fondava su presupposti teorici; ri-usciva a coniugare un crudo realismo politico, intuitivo e

pragmatico, con una concezione milítare tutta improntataall'attacco diretto, epico e cavalleresco. Unità e indipen-denza, nella loro estrema sinteticità, non rappresentaronoper lui soltanto una formula propagandistica, ma un pre-ciso programma politico e un percorso da seguire senza

astratte intermediazioni. Lazione, per Garíbaldi, rappre-sentava già di per sé un fatto politico e l'unico discrimineche contava veramente erala vittoria militare sul campodi battaglia.

Le divergenze conMazzini, strategiche e di prospet-tiva politica, appena afhorate a Milano, si accrebbero, neimesi successivi, con la proclam azione della Repubblicaromana. L'uccisione a Roma di Pellegrino Rossi, nel no-vembre del 1848, aveva provocato la fuga del papa a Ga-eta, nel Regno delle Due Sicilie, e la successiva convoca-zione da parte del Parlamento romano di un'Assembleacostituente.

Da quel momento, seppur per pochi mesi, Roma, lacittà dei papi e della Chiesa, si trasformò nel cuore pul-sante della rivoluzione nazionale e fu al centro delle atten-zioni di tutte le diplomazie e della stampa europea.

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La scelta nazíonale

Il 21 gennaio 1849 si svolsero le elezioni per I'Assem-

frf""^-r,ir"ente - Garibaidi venne eletto nella circoscri-

zione di Macerata - e il 9 febbraio venne approvato il de-

.r",o .tt" dichiarava decaduto il papato' In questo conte-

t,à,i".UèrriUutai --"

pt"tt pàttt uUu discussione sulla

forma di Stato' venne nominato un triumvirato al governo

;;í;R.p"bblica e una commissione di guerra per orga-

f,l-)^tri^ aifesa dello Stato guidata da Carlo Pisacane'

nella sua qualità ai t>< "ffitiuÉ botbonico' volontario nel

;;;;;;,"iioso di quesdoni militari' Garibaldi' lontano

da Roma " di futtoi*arginato a Rieti con i suoi volon-

tari, si occupò .of"*"-atii aspetti logistico-militari della

,rr'f-"ti"*, lanciando un appello al reclutamento - a cul

;;;.;;; - igliaia di giouu"i : ::::K:::;#Ttt;dei volontari con un nuovo vestlarlo e

diffidenze d.llu to'i" 'ubu"du'

che continuava a vedere

in lui il prototipo à"i p"titoloso sowersivo' si combina-

vano anche Lo'pt*i-ati democratici nei confronti di una

banda rítenuta i"aitttpfi" atu e da tenere lontana dalla

Città eterna. Trttuúu 1à sconfitta di Novara delle truppe

oi.-.-i"ti , tl23 ^*|o, e la richiesta di aiuto del papa

ill" rurioti cattoliche mutarono' di colpo' le-già-poco ro-

' litiche della neonata Repubblica' Così'see pfospettlve po.

"".fr" f'ài"to di ,n presunto <<bandito'> poteva tornare

utile alla causa rePubblicana'

t-,rnl.o Statolh" avrebbe potuto essere un prez::-s:L u'rLU ulaLv !,'

in una sconfittaalleato, il Regno sabaudo' era incorso ' , ,, :-----^ ^r-Xltlli'ì;"'*^;'; :;;'io Alberto aveva addiri":li *^il;;;t; i;;;'. del figlio Vittorio Emanuele II - mentre

;;;;";" Jel neoeletio presidente Luigi Napoleone, per

,iriJirit. l'ordine a Roma' ^veva.oîganizzato ""

t:1Î:iì rp.Jirr"ne, di ,i"^ i'o00 soldati t:],i: l*::Ti;::i#i'il'ó"d;;;. Lo stesso qlo^':" d:1t:

:l^':::-1"'11ffi r'ffilìì.""til^èt"r've"hia''ílz5uptrl"'l'Assemblea

t2)

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La sct'//tr /tltiiord/t:

della Repub.lica romara dichiarò chc era venuro'momento dì <<respingerela forza con la forza>>.

Garibaldi fece il suo ingresso a Roma, alla testa dellaLegione, solranro iI2l aprie " ,-,"i ,i..r.lo di alcuni n_re_morulrsti I'accoglienza f"rtoro clei cittaclini ,i .o,rrtl,'r"ncon.l'abbiglian-renro pitrorcsco crei voronta.i, r"-"bú;;;

scarla*e>> si alrernavano ai <capelli lunghi . ,.."ifìilr, i<<cappelli conici ornati di nere piurrr" .,n-ieggirnti; ,i';r;_scolavan. <<ai visi alla'rpanati Ui"r.frl .li p;i;".;; i;;;,s tatuaria r<b ellezza virire> si fonde',, it, firri,-.o, ì;;bbtfi _

mento esotico di Ignacio Bueno, uno dei po.hl;;.i,;iani che 1o avevano seguito, c con le fattezze , ine<1ite perRoma, dell'attendenre negro Andrea Aguyar. ll battesimodel fuoco per lui

" la.rru'í,"gi.;;;;;.re il l0 a;rrilc sulGianicolo, il cuore della clifeìa della ciità, dove i volonraririuscirono a contrastarc I'attacco ,lc.lie truppe francesi,concentrando la resístenza rra due ville, Viil C.r*_.VilLr Prrrnphilj. che ,livenlarono lr"n pr"rro cìuc avarrrDo_sri lonclarnentalí per la salvaguar.li, .r"lr, it,r.' "'ut"Pw-

La città era minacciata, però, non soltanto clalletruppe francesi ma anche cla qlelle ,l.l n"gno delle DueSicilie che stavano uunnrunrlà cla Sud. per far fronte aquesta minaccia, egli r,,cnne incaricato a, aona*r.-"n,guerra di movinerrto, da portare fuori delle nlum a"ii,città, per difendere la Repubbli.n juit. ,rrpp. fr"rùolniche. Così il 9 maggio, u lrnl"rrrinr, ,.onfirr.l" ;;;di Ferdinanclo II che tentavano u.n,avanzataverso Roma,mentrc-.il 16 nraggio, a Velletri, <J..ir" al nrru.l.rr""p",primo I'esercito napoletaÍìo, .onrrruu"nenclo agli ordinicrc gr erano stati imparriti c ríschiando urra iisFatta íncui mise a repentaglio anche l" pr";;i; vira. Il generalePietro Roselli, .l-,. ìrreun il co'randol"i" forr" ,islocatesul fronte meridionale, "

piru.nrr", .rirr.ri"r" ferocementeI'attacco avvenrerro del nizzard; ;h;,;.ce cìi asperrare,aveva voluro ingaggiare una battaglia;",;;J" i;;;ìl124

La srcha nuzionala

sentirarnno gli echi negli anni srrccerssivi, soprattutto nellepagine durissime scritte cla l)isacanc ncl 1851.

Il dissidio con l'ex ufliciaic borbonict, corrìunque,non rappresentò un caso isolato. Qrrando Garibalcli vennelichiamato da un'incursione oltre i confini clel Regno bor-bonico, ffa Capua e Cassino, accusò espressanlente Maz-zini di averlo bloccato e c1i avergli impedito di <.rornperela ignominiosa catena>> della tirannide. Non solo. Quandoil 26 nraggir-' Mazzini chiese un'opinione a Garibaldi, chegiaceva ammalato nel suo alloggio, su quali misure sugge-risse di prendere per la difesa di Roma, la risposta si tra-dusse in un celebre biglietto r-rel quale chiese per se stesso

i poteri di dittatore <illirnitatissimo>> oppure di essere de-gradato al rango di soldato sempliceT. Nessuna delle dueipotesi, naturalmcnte, venne accettata, ma la telegraficamissiva testimoniava, da un lato, lo stato di profondo di-saccordo che regnava tî'à, i leacler della Repubblica sullacondotta della difesa politica e militare di Roma e, dall'al-tro, il noter,ole fascino che esercitava su Garibaldi la clit-tatura militare dell'antica Roma.

Come era prevedibile, i dissapori e le tensic'rni all'in-terno dello schieramento repubblicano non fecero altroche acuire lo stato di profonda prostrazione ir-r cui si tro-vava la dífesa della città che, ormai, stava volgendo al suoepilogo. La sera del 2 giugno 1849, infatti, allo scaderedell'anlistizio, le truppe francesi, guidate dal generale Ou-dinot, occuparono alcune posizioni strategiche per la di-fesa di Roma, Villa Corsini, Villa Parnphilj e il Casino dei

Quatro Venti, mentre i difer-rsori della Repubblica riusci-rono a mantenere soltanto I'avarlposto del Vascello. Anchein questa occasione Garibaldi fu oggetto di durissime cri-tiche e venne accusato di aver irnpiegato i propri uominiin attacchi frontali, estrefframente azzardati, che erano co-stati un nurnero ingente di perdite umane senza riusciread ottenere alcur-r risultato apprezzabí\e.

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l,,t rttl/,t tr,t'.t:,'tttft

La clifesa di Iìoma andò avanti così per tutto il mescdi giugno, alternarrdo audaci sortitc fLrori le nlura a ra-pide ritirate, difcse disperatc dclle proprie posizioni ad

ardite ipotesi militari mai attuatc. La clifesa deila Repub-blica ronrana, del resto, scontava alcuni iimiti irrsupera-bili: ad una clifficoltà oggettiva nei combattimenti ilipo-sta cla un territorio cittaclino che non si prestava ad unaresisterìza efllcace, si aggiungeva la debordante superio-ritrì militare delle truppe francesi: alle continue tensionitra i leader repubblicani che sfociavano, a volte, in pianimilitari clel tutto oppostí, si legava unzr realtà politico-in-ternazionale totalmcnte awersa ad ogni ipotesi di sclprav-

vivcnza della Repubblica. il 29 giugno Garibaldi portòavanti l'cnnesimo iìttacco alla baionctta sul Gianicolo, tlail 2 luglio, poco prirna delf ingresso delle truppe francesi,I'Assemblea costituente reccclettc <<da una difesa dive-nuta impossibile> c appror'ò solennetnente la Costitr-zionerolltAllrt.

Le vicende clella Rcpubblica romana segnarono unafrattura irrevocabilc in tutto il processo di r,rnità nazio-nale. Da questo momento in poi nulla sarà più comepritr-ra. Le diffidenze dei liberali convissero in uua com-petizione strategica con le ansie rivoluzíonarie clei de-mocratici. Gli esponenti del cattolicesimo liberale scom-parvcro dalla scena politica nazic'rnerie comc forza signi-ficativa. I sostenitori del legittimismo, nelle più cliversecomponenti ed espressioni geopolitiche, finirono per alle-arsi cor-r i difensori del potere tenrprorale dei papi. Quellacultura antirisorginrcntzrle presente già nella pril-ìla partedel sccolo, sotto fornla di una fermissirna critica alla mo-dernità, si colorò cli tinte ancor più aspre nci confrontisia clei liberali che dei clemocratici. Nel 1849, r.rell'enci-clica No-ilrs et nobiscutn Ie ivoluzioni venivano bollatecollrc <<ur'ì diabolico progetto>> pcr abbattere <<la reli-gione c2ìttoiica in Italiao e nel 1850, sulla rivista clei ge-

t26

Lrt sccl/d //Llii())t ttl (

sr-riti <<La Civiltà Cattolica"' Mattco ['ibcratore trarcciavzr

t-^ lir-t"n cli congir-rnziotlc tt'a il laziorralismo' il protc-

r;ì;J;" " lu ,iuolt"i.ne gir'tt"tgcnclt' a definirc il pro-

.;-;í.;tgin-rentale comc Lrna <<rivolutzione anticristianzl e

rrnticattolica>>s.D'altro cAnto, il movimer-rto r-rnitario si carattertzzo

"r.... l-,iu uir."rrlmente p<: r un inv.tterato anticlcricali-

;; .iì" in alcuni tratti e in alcr-rni personaggi - Cìari-

frrlai tr, uno cli qtrcsti - andò ben oltre la classica critica

ui-r",-t porotisrno pc' sfociare neila ricerca di un nllovo or-

din" ,.r.i"l" " ,li ,n, nuova religiosità' Alcuni intellettualí

;;"Gir-rseppe Montar-relli e Cìiuscpp" Ferrari' ad esetl-

pio, si fecero portatori cli un sociaiiit'-to "t'ot-tgelico

c di

il ;;ti"t. irreligioso che si proponcva di lottare contro

la ..clerc,crazia>' Iierrari, in prrrtict-'lar tr-rodo' sostenne che

""-rl.iirrre l'Italiao signiiicava <distruggere la cristia-

iiiitt p"..f.é .,1o stranicro>> non era <tsolo I'austriaco>t t-rla

;;;;.1-t. <il prelato chc non ha né patria né faniglía>'

f"iti.**"ttioni politit.-culturali' da qtresto mot.uento in

poi, entrarono con decisione anche ncl bagaglio icleolo-

!i- Ji C".ibalcli e finiranno per acuirsi sempre più ncgli

,-,lti-i ar-rni della stttr vittr"'

Nell'immecliato, però, 1'espericnza della Repubblica

rou-ìanA, seppur sconfittit, si rivelcì un l'ìlomento partlco-

larmentc importtlnte nclla fortuna di Garibaldi' Da Lrr-r

"""i. al "iriu -ilii'rc, infatti, rese fatnosc'r' in Italia'- il

:;, ì;,;i, ";t

i' ]on,L,n,,"fc. rr rrro i'ccnrraro suìl'aLr Jrci,r clcl

conclottiero " .r.,11'"ttt'-tlazione dci stroi rromini' sull'ele-

nìcllto Llmaíìo e sulla sortita coraggioszt e impetuosa' Una

scrie cli caratteristiche che' ovviermcntc' non trovauit 1l

cun riscontro nei -unlldi di tattica n-rilitare' ma aveva alle

spalle ii retroterra culturale della guerriglia sudamcric'ana

;?ri; ir,,.f-,i pochí pr-rnti di c'ontatio c.n I'esperienza dclla

il;;dii;pàg,tolo' clurante I'invasione napoleo[rica"'' Da

l,-t p.,n," .li t'lt,u politico rappresentò' invece ' ull lro-

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Page 9: Andrea Possieri -Garibaldi-  1845-1860

La scelta nazionale

mento chiarificatore nel suo rapporto con gli altri espo_nenti democrarici, per primo càn Mazzim. óaribaldi ac_quisì la consapevolezza di poter esser., lrri ,t"rro,-;; l;a-der politico-militare, o quanto meno, un catalizzatoredelle energie che promanavano clal paese e che, invece,rl nssoso arcrpelago democratico_mazziniano non era deltutto in grado di intercettare e, soprattutto, di comandarenel fuoco della battaglia.

E;a infatti consapevole del proprio fascino e del par_ticolare-legame che lo univa uirràl uomini, con i qualicondivideva rischi e_stili di vita, onori e glorie. Eglì ,ó;;di non poter essere I'orarore o il legislator" .h" #d.uà ,r"ìparlamenti e neanche I'ufficiale chJsi hmitava ad emetrereordini o a comand arc le avanzate e le ritirate. Combattevaa fianco dei suoi uomini rischiando la vita, e questo gliforniva una legittimaztone e un,aura cli eroismo enorme_mente superiori a qualsiasi altro comandante. La ptovadi.questo legame, di questa fascinazione che esercitr* ,"volontari e combattetìi - u dispetto, invece, .l"ll. i;q;;tudini che covavano nella classe dirigente _ si rinviene,del resto, nel numeroso seguito di soljati .h. u...rruro.rlvolontariamente di uscire àa Roma, non per ritirarsi, maper portare la rivoluzione fuori della Città eterna.

2. La fuga da Roma e la <trafila>

La sera_del 2 luglio 1849, formalmente incaricato dalgoverno.della Repubblfa di portare la guerra nelle pro_vince dello Stato pontificio, Giuseppe èaribaldi uscì daRoma al comando di circa 4.700 uàmini, in magg joranzavolontari, ma anche bersaglieri lombardi

" drd;;;;;_tifici passati alla Repubbliia. Nessun rappresentante delgoverno, invece, si era unito alla spedizià"". Lu colonna,lunga quasi 5 chilometri, si sposà a Tivoli dou" ,r"rrrr"inquadrata in due legioni e uÀ reggimento di cavalleria".

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La scelta nazionale

Sulle tracce dei volontari e dell'<<ir-rfamo Garibalda> simossero le truppe dell'esercito francese, austriaco, spa-gnolo, borboníco e toscano. In totale erano circa 80.000r"romini armati e ben equipaggiati che cercavano di inter-cettare e sbaragliare la colonna dei volontari.

Garibaldi mise in atto una serie di diversivi, bluff ernarce serrate su sentieri impervi e poco battuti - tatti-che che poi caratterizzeranno anche la successiva spedi-zione dei Mille - che gli permisero si sfuggire alla cat-tura. La maggiore rapidità di spostamento delle truppegaribaldine rispetto agli eserciti regolari si rivelerà, inquesta occasione, un elemento importante. Inoltre, riuscìad evitare lo scontro armato con i reparti nemici grazieall'uso intelligente della cavalleria acquisito in Sudame-rica. Quest'ultima, inquadrata in piccole pattuglie, riuscivasia ad informarlo sulle mosse da attuare che ad ingan-nare il nemico sul1a destinazione e sulla rcale forza al suoseguito.

Sin dai primi spostamenti, Garibaldi finse di dirígersiverso una meta per poi spostarsi sul versante opposto. Inquesto modo, attraverso un pefcorso tortuoso ma sicuro,l'B luglio la colonna degli ex combattenti della Repub-blica romana arrivò a Terni - dove li attendeva un bat-taglione di volontari arruolato dall'ex colonnello ingleseUgo Forbes -, l'11 giunse a Todi e il 15 si spostò ad Or-vieto. La possibilità di suscitare un'insurrezione nei terri-tori dello Stato pontifícío si rivelò immediatamente írre-alizzabile. Le dure marce e le indispensabili necessità diapprovvigionamento costringevano i volont aú a inevita-bili requisizioni di cibo e di tutto quello che era necessa-rio per il sostentamento, provocando in alcune occasionil'aperta osdlità della popolazione contadina. Inoltre, I'in-disciplina dei volontari, che sfociò in molti casi in furti e

prevaúcazioni, faceva assomigliare la colonna a un'ordabarbarica.

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La sca/ta naziona/e

Sempre più srrerto nella morsa delle truppe austriach(.che 1o inseguivano, Garibaldi decise di uscire dai confinidello Stato ponrificio e di varcare la frontiera <lel Gran-ducato di Toscana. Alla buona accoglienza delle popola_zioni di Cetona e di Montepulciano fece cla .o.rìrulrur"I'ostilità delle cittadine di chiusi e di Arezzo. A chiusi laGuardia nazionale.amaccò un piccolo distaccamenro ga-ribaldino uccidendo un volonrario e facendo due prió_nieri. Garibaldi, per ritorsione e per cercare di scambiarci due volontari, si recò in .rr, -órrurt"ro vicino e seque_strò i 14 frati ma le autorirà del luogo e il vescovo nonvollero scendere a patti. Ad Arezzo, invece, le porte dellacittà non gli vennero aperte; dopo avere atteso iruuro p.,un giorno decise di non attaccare la città e di andarsànesenza aver fatto rifornimento di viveri.

. Accantonata I'ipotesi di un'insurrezione popolare, glirimanevano solranto due opzioni percorribili' i.iogli""..la banda dei volontari oppure t.rrtur. di raggiung"r"" V"_nezia per combatere in difesa della RepubLlca-. Scelsedi andare in soccorso a Manin, utt.uu..ru.rdo le Marchenello Stato pontificio, passando per la Bocca Trabaúa erisalendo la zona di Montefeltrofino a San Marino. Lacfurezza delle marce - otto ore notturne e tre di pomerig_gio -, le difficoltà nei rifornimenri, il calclo estivo e, i' af_cuni casi, I'ostilità delle popolazioni, provocarono la cliser-zione di molti combarrenri. A fine luglio la colonna si eraridotta a poco più di 1.500 uomini. Lropo un,estenuantemarcía sugli Appennini, inseguito dalle úuppe ausrriache,riuscì a condu*e i superstiti nella piccola Repubbr ica diSan Marino, dove dichiarò al Reggente che avrebbe cle_posto le armi e che era venuto come <<rifugiato>. Con unordine del giorno, inolrre, sciolse i volontàri <lall,obbligodi accompagnarlo e riconobbe che la <<guerra romana perl'indipende nza d'Italia>> era finita.

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La scelta nazionale

Nella notte del 31 luglio, pcrtì, clopo aver respinto ler ondizioni di resa imposte dagli austriaci che con alcunerruppe circondavano la piccola Repubblica, fu costretto,r fruggire da San Marino, seguito da Anita, incinta e feb-lrricitante, da Giovanni Battista Culiolo, detto <<Leggero>>,

,lrrl frate barnabtta Ugo Bassi, da Angelo Brunetti, sopran-

rrominato <<Ciceruacchio>> e da circa 200 volontari. Il 1"

rrgosto entrò in azione la cosiddetta <<ftaÍila>> romagnola,ovvero quella rete di patrioti e democratici che, dopo aver

sostenuto la Repubblica romana, aiutò Garibaldí nellaluga dai territori pontifici per raggiungere il Regno sa-

[;audo. Proprio grazie all'aiuto di quei patrioti, lo sparutornanipolo di ex combattenti della Repubblica romana che

,rveva abbandonato di notte la Repubblica di San Marino,riuscì a superare la via Emilia e a rag,giungere Cesenatico.

Dopo aver preso il controllo del porto, i fuggiaschi seque-

strarono alcune barche da pesca, ibragozzi, e all'alba del2 agosto si imbarcarono per cercare di raggiungere Ve-

neziavia mare. Tuttavia, non lontano da Punta di Goro,una piccola flotta austriac^, capeggiata dalbrigantino Ore-

.r/e, ar,vistò il naviglio garibaldino e, dopo averlo bombar-dato, riuscì a cattuîaîe molti legionari che furono condotticome prigionieri a Pola. Alti patrioti, invece, che in unprimo momento erano riusciti a sfuggire alla squadra na-

vale austriaca, vennero catturati sulla terraferma e fucilati:tra questi Ugo Bassi, Giovanni Livraghi, Ciceruacchio e isuoi due figli, di cui uno tredicenne.

Garibaldí, Leggero e Anita ormai agonizzante, riuscitia sfuggire alle navi austriache e a sbarcare non lontano da

Magnavacca, in una delle isole della laguna di Comacchio,vennero aiutati da Nino Bonnet, volontario garibaldinonel 1848 e in quel momento ufficiale della Guardia civicadi Comacchio, che riuscì ad organizzarcla fuga attraversole valli. Il 4 agosto, però, a Mandriole, nella cascina delmarchese Guiccioli condotta dai fratelli Ravaglia, Anita

."elÉ5ali i

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La scelta nazionale

Garibaldi morì, dopo una breve agonia e un ultimo dispe-rato tentativo condotto dal dottor Nannini, che la visitòormai in preda alle ultime convulsioni.

Garibaldi e Leggero conrinuarono la marcia tra boschie acquitrini e la sera del 6 agosto arrivarono al capanno dicaccia del Pontaccio, che l'agiografia gaúbaldina-ha para-gonato a7J,a r<capanna di Betlemme>>. Aiutati dalla rete cleidemocratici, i due superstiti riuscirono a vaîcare il confinedello Stato ponrificio nella notte tra 1l 15 e il 16 agosro.Nella Romagna toscana vennero soccorsi da don GiovanniVerità, parroco di Modigliana, che, dopo averli nascostinella propria abitazione, organizzò I'ultima fase della fuga,ovvero la traversata degli Appennini. Dopo ,rna lungamarcia attraverso sentieri impervi, i fuggiaschi arrivaronoal passo delle Filigare ma) per un contrattempo, perseroi contatti con il sacerdore. Garibaldi e Leggero si miseroin marcia da soli e in un albergo di campagna incontra-rono un giovane ingegnere, Enrico Sequi, che rimise idue patrioti in contatto con l'organizzazìone che aiutavai perseguitati politici ad espatriare. All'alba del 2 settem_bre i due uomini vennero porrari nei pressi di Follonica,dove li attendeva un'imbarcazione chè, nel giro di pochigiorni, il 5 settembre, li avrebbe sbarcati , porto VÈnere,nel golfo di La Spezia, nel Regno di Sardegna.

Nonostante Ie <<gazzette> di molti Stati preunitari nonperdessero occasione per narrare le spaventevoli vicendedei volontari, definiti come degli <<sbandati> o come dei<<masnadieril> comandati dall'<infamo Garibalda> - e inalcuni centri urbani i volontari venissero realmente visticome una pericolosa e famelica orda barbaúca - quelloche si realizzò nelle peregúnazioni sugli Appennini rap-presentò qualcosa, invece, di politicamente molto im-portante. L'aiuto che Garibaldi aveva ricevuto, e senza ilquale non sarebbe mai riuscito a soprawivere, attestaval'esistenza di una rete di persone, sicuramente minoritaria

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La sceba nazionale

ma políticamente rilevante, dcsiderose di una patria indi-pendente e pronte ad entrare in azione, rischiando anchela propria vita, qualora ce ne fosse stata la necessità.

Ma non solo. Questa rete che riuscì a salvare Gari-baldi e Leggero rappresentò, per alcuni aspetti, una formadi risposta ad una diffusa opinione circa le effettive possi.bilità di un moto democratico nella penisola. Solo tre anniprima, infatti, nel 1846, era stato pubblicato da MassimoD'Azeglio un fortunato pamphlet, Degli ultimi casi di Ro-magna, in cui l'intellettuale piemontese, oltre a denunciareI'intempestività e la dannosità di queste <<miniature di ri-voluzioni>> in cui si sprecavano <i più vitali elementi delpopolo italiano>> - si riferiva, per I'appunto, all'azione dialcuni esuli, guidati da Pietro Renzi, che nel settembre del1.845 avevano dato vita ad un'insumezione fallimentare a

Rimini -, si era lanciato in un'accorata disamina della si-tuazione politico-militare nella penisola e, comparandolacon il caso spagnolo, dove vivissima fu la guerriglia anti-napoleonica, era giunto alla sconfortante conclusione che<<un capo di guerilla in Italia dopo un mese, se non fosse

preso, avrebbe la scelta ra il morir di fame, o il diventarcapo di assassinil>r1.

Garibaldi, grazie anche all'aiuto della <trafilo> roma-gnola, riuscì a resistere più di un mese senza morir difame e senza diventare un brigante degli Appennini. Se è

vero che questa rete di cittadini e patrioti non aveva unsubstrato di consenso popolare - come invece awennein Spagna durante la guerriglia in virtù del sentimentoantinapoleonico e antifrancese - è pur vero che riuscì a

fornire un aiuto che si rivelò fondamentale per Ia vitadell'eroe. Un aiuto che testimoniò I'esistenza, non solo diuna rete cospirativa, ma anche di una presenza politico-culturale ndicata sul territorio, owero di un nucleo di ita-lianità e di ciuicness diffusa che poi si rifletterà sulla storiafutura di quel territorio, la Romagna, protagonista nelle

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La scelta nazionale

vicende della storia d'Italia come laboratorio materiale e

ideale di molte importanti culture politiche nazionallr2.Le vicende del 1849 accrebbero notevolmentelafarna

di Garibaldi in Italia e in Europa.II21. agosto il settima-nale satírico <Il Fischietto>> pubblicò una vignetta, desti-nata poi a diventare celebre, in cui, deridendo gli austriaciche si erano fatti sfuggire la preda, si leggeva in un ita-liano <<tedeschizzato>>: <<Anche questa volta pirpante dia-volo rosso poter scappar per inferno>>. La stampa, infatti,non solo aveva dato rilievo alla difesa di Roma, ma avevaanche <<raccontato>> l'incredibile marcia di Garibaldi tragli eserciti nemici * dalle soste negli abitati alle imposi-zioni di contributi, dalle minacce ai religiosi alla pubbli-cazione di bandi per la sua cattura - arrivando perfino a

narrare episodi del tutto inventati o frutto dell'oppostapropaganda politica. Se il giornale torinese <<La Concor-dia>, iI 16 agosto, dodici giorni dopo la morte di Anita,aveva annunciato che Garibaldi e Anita avevano raggiuntoYenezia,la <<Gazzetta di Milano> e la <<Gazzetta di Bo-logna>>, r120, avevano pubblicato Ia notizia della mortedi Anitalr.

Tale morte, nel volgere di poco tempo, diventò uncaso politico la cui risonanza superò, ben presto, i con-fini dello Stato pontificio, si allargò in tutta la penisola edivenne - addirittura fino ad oggi - uno degli elementicaratterizzanti della letteratura antigaribaldina e della nar-razione orrorifica del nizzardo. I primí riscontri medici,che vennero successivamente smentiti dall'inchiesta pon-tiftcia, parlarono, infatti, di un evidente <<strangolamento>>

e quindi dell'omicidio della donna. Immediatamente ven-nero collegati al delitto sia i fratelli Ravaglia, che le àve-

vano dato ospitalità, sia lo stesso Garibaldi. Anche se I'in-chiesta ufficiale smentì il castello accusatorio, è indubbioche la vicenda, per come si sviluppò e si diffuse, assunse

immediatamente i caratteri di un giallo e tutti gli elementi

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La sceha nazionale

controversi vennero interpretati ai danni di Garibaldi e

dei suoi sodali.La scoperta del corpo, infatti, avvenne sei giorni

dopo il decesso, il 10 agosto, per opera di una tagazzina

dei lrrogo, Pasqua DaIPozzo, che vide sbucare dal ter-

,.no pi . del corpo della defunta e dette I'allarme' Gliuomini che avevano nascosto il cadavere avevano sca-

vato una fossa poco profonda e ve lo avevano rovesciato

dentro ,.nr^ ul.rrn a cvra. Quando venne dissepolta' in-

fatti, la donna venne trovata giacente su un fianco come

se fosse stata gett^ta nella fossa in gtan fretta' Il giorno

successivo, l'L1 agosto, il giudice processante Giuseppe

Francesconi e il perito medico professore Luigi Fu-

schini, chirurgo piimario dell'ospedale, si recarono alle

<<Motte della pastoraîa>>, il luogo dove era stato Úovato

il cadavere, e stilarono il primo rapporto sul corpo della

donna - rnizialmente non identificata come Anita - in

cui vennero riscontrati <<segni non equivoci di sofferto

strangolamento>>.All'inchiesta della polizia si aggiunsero immediata-

mente anche alcune denunce anonime inviate a monsi-

gnor Gaetano Bedini, Commissario straordinario per le

Legazioni pontificie, in cui si lasciava intendere non solo

I'iaentità Jeila sconosciuta, ma anche l'ipotesi di omici-

dio. Il delegato pontificio di Ravenna, conte Lovatelli,

rl 1,2 agosto, spedì a monsignor Bedini i primi riscon-

tri delltinchiesta sul corpo della donna che, poco tempo

dopo, venne riconosciuia come la moglie di Garibald-i'

Quando Ia <<Gazzetta di Bologna>>, il 17 agosto, dette la

iotizia del ritrovamento del corpo di Anita e dell'inchie-

sta in corso, il fatto venne riportato dagli altrt giornali e

fece il giro della penisola.Lispettore di polizia di Ravenna, ZeÍffuino Socci' dopo

aver raccolto unà serie di elementi, fece arrest are 11 1'4

agosto i fratelli Ravaglia con I'accusa di aver strangolato

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La scelta nazîonale

Anita per facrlitarclafuga di Garibaldi e di essersi disfattiin fretta del corpo. Duranre lo svolgimento dell'istruttoriu,però, I'accusa di omicidio venne à cadere perché il -._dico Pietro Nannini, che aveva assistito ailà morte delladonna al sesto mese di gtavidanza, dichiarò che il decessoera dovuto a <<febbre perniciosa>> e che si era verificatodopo un <<breve eccesso convulsivo>>. Inoltre, il prof.rror.Luigi Fuschini, che aveva stjlato il primo referà medico,ammise di aver sbagliato e rettificò il suo giudizio perché<<il distacco di elementi della trachea e delia luring.'.ru'odovuti non ad atto violento ma alla piegatura deT coilo ealla necrosil>.

Naturalmenre, riflettendo il clima di profonda divi-sione dell'epoca,la vicenda non si esaurìlon la conclu_sione dell'istruttoria. La stampa aveva già dato la noti-zia della morte di Anita per sùangolamento e continua-rono ad essefe inviate a monsignoi Bedini alcune lettereanonime in cui venivano formulate le accuse píù strava_ganti - compresa quella rivolta al dottor Nannini di nonaver eseguito un taglio cesareo per salvare il bimbo nelgrembo di Anita - pur di sostenire I'ipotesi di omicidiodella donna e anche del furto dei suoi gioie[i. La voce sulcosiddetto <<tesoro>> di Garibaldi, chelarebbe staro sor-tratto ad Anita si diffuse a tal punto che, nonostante l,in_chiesta avesse scagionato i fratèili Rauagiia dall'infamanteaccusa, convinse il Passatore, il noto bandito _ reso cele_bre anche

_{alla penna del pascoli (<il passator corteso>) _a recarsi alTa fattoúa Guiccioli, mettendo a ferro e fuocola cascina renura dai fratelli Ravaglia, nel vano tentativodi trovare il <<resoro>> di Garibaldi.

Nonostante la conclusione dell,inchiesta, che si pro_lungò fino all'ottobre del 1g49, avesse accerraro che il d._cesso di Anita era sopraggiunto per cause naturali, il so_spetto che lo stesso Garibaldi uuàrr. <<sollecitato la mortedella moglie per liberarsi da leí e poter fuggire con mag_

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La sceha nazionale

giore rapidità>>, come scrive Beseghi, continuò a diffondersitra le maglie vischiose di una multiforme cultura politicaantirisorgimentale. La diffusione del terribile sospetto, ali-mentato dalla stampa e dalle successive pubblicazioni andòben oltre il 1849 e attraverso i fiumi carsici dell'antigari-baldinismo continua ancora oggi. Eppure, nel 1856, sulla<Civiltà Cattolico>, padre Antonio Bresciani aveva pubbli-cato Don Giouanni, ossia il benefattore occubo, in cui si eraoccupato della morte di Anita e, servendosi della relazionedel cancelliere arcivescovile di Ravenna, sembrava aver po-sto fine ad ogni ipotesi di omicidiola.

3. La popolarità di uno sconfitto

Gli anni tra i,lU9 e il t854 si contraddistinsero per unsingolare contrasto tra la popolarità della dimensione pub-blica del ntzzardo e I'isolamento - quasi da esilio - della sua

sfera privata. Il biennio rivoluzionario 1848-49, in particolarmodo la difesa della Repubblica romana e la rocambolescafuga atffaverso gli Appennini, fornirono a Garibaldi, oltrealla cantura politico-militare che abbiamo detto, una stra-ordinaria popolarità. Ne parlarono i giornali europei, nonsolo quelli itakani, e la leggenda garibaldina venne ripresae declinata secondo canoni e cliché letterari tipicamente ro-mantici. Insieme agli articoli di giornale, all'indomani dellacaduta della Repubblica romana, iniziarono ad essere pub-blicate - soprattutto in Piemonte dove non c'era la cen-sura sulla stampa - le memorie degli eventi rivoluzionarida parte di protagonisti come Carlo Pisacane e di volontaricome Candido Augusto Vecchi o dei volontari come EmilioDandolo e Gustav von Hofstetter. Si trattò, in gran paîte,di una difesa delle proprie azioni atraverso la creazione diuna memoria gloriosa della Repubblica romana e il giudiziosul nizzardo, com'era naturale dopo le tensioni che si eranocreate, non fu certo un coro unanime di consensi.

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La scelta nazionale

Carlo Pisacane, per esempio, riflettendo sull,attaccodelle.truppe francesi guidate dri g.;..uI. Oudirroi .lu19s1della Repubblica romana, attriÈuì h ,.o.rfittr;ll; ;if:ficoltà della difesa deila città eterna - il rerreno .;;..f,vorevolissimo all'assedianre>> _ menrre I. gl"r;; ;;;i;;.per la Repubblica la riservò non cerro ai léader d"_;.;;_tici ma <<alla cosranza del popolo e della ,*pp"".--ù.ii,sua semara critica ai capi repubblicani le paginà più d"revennero riservare proprio a Garibaldi, se né den,rrr.iuua<<il culto della personuiitàrr, to ri J.i.-i"iua come d,idoro dipoca ma caldissima gioventù>>, si sosteneva .h. n"ll" _r_novre non aveva né <<concetto-strategico> né <<il genio delpartigiano>, in definitiva si affermu.iu .h. ."b ú;;;;;;lo ayeva trasformato in un gener u1rt,.

'

Tuttavia, il 1Sj0 è un Àno fondamentale per la co-struzione dell'immagine di Garibaldi, come'abbiamodetto, per almeno due pubbli.uriorrì .ír.,id..;;-i;;;in. quell'anno: la prima biografia del nizzardo, ,.rittu juGiovanni Battista Cuneo,

" il volume intitolato Mo,nteii

deo ou une nuouelle Troie, scritt" au at.*urdr. D;;;;r;invito dell'ex ministro della Guerra uruguaiano pa.heco,e tradotto immediatamente anche i' itiiurro. L;;ì;;;;lfia di Giovanni Battisra Cuneo, prUCii.u,, a Torino inun agile volumetto di poche pugine agli inizi del rgj0ii,viene considemta da molti ,túdùri .oir.l,ur.h.;pJ;;rlrativo di quasi rutre Ie successive biografie. g u.rn" ,i*ramente letta da Garibaldi menrre sàva scrivendo le suememorie a Tangeri: <<Ho corso Labiografiae vi ho ;;;la prevenzione dell,amico>>, scriss. ufio ,r.rro Cuneo nelmaîzo del 1g50u.

Dalle parole dell,intellettuale di Oneglia emerge su_bito un elemento decisivo: Garibaldi viene riconosciutonon solo come un cora.ggioso capo militare, ma soprat_tutto.come_un capo politico e un <<affascinante .ro. ,o_mantico>>. Per la prima volta, in un libro, viene ritratto

1.38

La sceha nazionale

come un leader indiscusso, le cui sorti vengono legate,a filo doppio, con un vasto e composito schieramentopolitico.

Se confrontiamo la biografia del 1850 con gli arti-coli scritti, dallo stesso Cuneo, sul <Corriere livornese>>

nel 1847, ci accorgiamo immediatamente del profondocambiamento. Gli articoli sono tutti incentrati sulle di-namiche sudamericane e rappresentano una strenua di-fesa della Legione italiana di Montevideo dalle accusedi aver partecipato al saccheggio di Colonia e di essere

stata nient'altro che una compagnia di ventura, owerouna masnada di mercenari al soldo del governo urugua-ianor8. In quegli articoli Garibaldi è indiscutibilmente ilcapo della Legione - scelto <<per elezione loro propria>>

sottolinea, però, Cuneo - ed assomiglia più ad ún primusinter pares, di cui vengono lodati i <bei fatti d'arme>>, le<<luminose prove di valore>> e un <<nobile ed elevato caîat-tere>>, che all'eroe leggendario decantato nella biografiadel 1850. Qui, invece, si racconta una <<vita esemplare>in cui una serie di episodi dell'infanzia, in gran parte in-ventati o modellati secondo il cliché dell'eroe romantico,costituiscono il degno preambolo per le awenturose espe-

rienze sudamericane e I'eroica difesa della Repubblica diRoma.

Sebbene le pubblicazioni su Garibaldi abbiano co-minciato ad avere una larga diffusione solamente a partiredal l85g,labiografia di Cuneo costituì I'archetipo narra-tivo o, come è stato scritto, <<la formula politico-letterariache rappresentò la struttura di tutti i futuri approcci alpersonaggio>>1e. A partire dalla descrizione fisica che sarà

un tratto ricorrente di tutte le biografie: <<di media sta-tura, largo nel petto e negli omeri, tarchiato e spigliato ad

un tempo, ti dà I'idea della forza e dell'agilità>>20; dal).a va-loúzzazione degli <atti di caritD e dell'<<animo cavallere-sco>>: <<Inesorabile nel suo sdegno verso i codardi ed i tri-

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La scelta nazionale

sti, è indulgente co' valorosil>; dajl'esaltazione del patriot-tismo: <<tutta la vita di Garibaldi è un continuo e non in-fecondo sacrfizio alla libertà e alla pattia>>2t; dalla celebra-zione della moraiità: <<Austero nei costumi, parco nel darlodi, dal suo labbro non esce mai detto chè offenda>>r2;fino all'esaltazione del buon padre di famiglia: <<Riverentealla madre, ottimo marito, è co' figli or somidente, orasevefo>>.

Nello stesso anno Alexandre Dumas pubblicò Monte-uideo ou une nouuelle Troie - che apparve prima a puntatesul períodico <<Le Mois>>, poi in un volume per I'editoreNapoléon Chaix e infine venne tradotto lo stesso anno inItalia - in cui la penna fervida dello scrittore francese, cheaveva già al proprio artivo più di cento opere pubbiicatecon un successo di vendite sÚepitoso per I'epoca, dedicòalcune pagine dense di elogi a José Garibaldi. AlexandreDumas narrò gli eventi dell'assedio di Montevideo com-parandoli a quelli del decennale assedio di Troia ripren-dendo, in realtà - e ribaltandone i contenuti - un vecchiotema della propaganda rosista che aveva evocato l'assediodi Troia ricordando però come alla fine Troia fosse stataespugnata2'. Non si trattò, a quanto sembra, soltanto diuna semplice scelta naffativa. Secondo la versione for-nita da Dumas, nell'ottobre del 1860, sul primo numerodel giornale da lui fondato a Napoli, <I-'Indipendente>>,fu il generale Pacheco y Obes, ex minisrro déila Guerraín Uruguay, a chiedere a Dumas di aiutare il suo popolo<<rendendo popolari gli eroi dell'indipendenza di Monte-video>>. Una richiesta che provocò le vibranti proteste deisostenitori di Rosas a Paúgi e la successiva denuncia perdiffamazione2a.

Il Garibaldi di Dumas non è certamente il personag-gio principale del libro - anche perché non è ancora unafigura internazionalmente riconosciuta2 t - tuttavia colpisceil fatto che lo scrittore ne parlasse nel 1850 in Francia,

140

La scelta nazionale

,lopo che il nizzardo aveva combattuto contro le truppe

l'rÀcesi a Roma, e ne delineasse un identikit molto si-

rnile a quello di Cuneo. Il volume di Dumas, scritto con

uno stil; semplice e ripetitivo, contrapponeva la tetra Ar-

g"",i"u, .o-àndatu d^alla crudeltà di Rosas e di sua fi-

fliu Mutt.r.lita, al solare Uruguay, guidato da Fructuoso

F;rr.ru che si ii.tirrg.'rerra da Éosas perché era un <gentil

cavaliererr. Nel capitolo sull'assedio di Montevideo alcune

pagine sono dedicate a Garibaldi, con un breve excursus

,uliu ,,ru esperienza riograndese e una descrizione degna

di un grande guerriero:

Garibaldi è un uomo sui 40 anni, dimezzana statura abba-

stanza propo rzionata' con lunghi capelli biondi, occhi cilestri' e

;;i;;, É rto"t. .i il ..tttJgrecó; può dirsi di vetabellezza'

i';t;;1;;;;1ibutb"; il suo vàstire ordinario è una r.edingota

ir..i* ,iÉ.tpo ed abtottonata senza alcun'ip"cll Tlli'::tj l.:sue mosse sono prezrose, la sua voce armonica, somiglia ad un

canto. Nello staio normale di vita sembra piuttosto un uomo

ài."f.tft .fte d'immaginazione; ma se intenàe le parole d'indi-

;;;l;; e d'Italia, aliora egli si scuole come un vulcano.'. getta

ffi;;tp;;; h'sua lavalGiammai fu visto, se non nella pu-

n.r". indosiare armi; venuto il momento, snudata la spada che

firima gli viene alle mani, ne getta il fodero e si caccia contro ilnemico26.

A queste due narcazioni mitopoietiche si contrappo-

sero i iomanzi di padre Bresciani - definito da Isnen-

ghi come .,I'Nexandre Dumas dei clericali>> - che erano

ítati concepiti, per l'appunto, come una risposta diretta

all'attacco àel morbo liberale e romantico che stava of-

mai contagiando la penisola. Per coltivare un'opinionepubblica fédele alla .<buona causa>> Bresciani costruì una

galleúa di eroi <<capovolti>>, all'interno della quale Gari-

Éddi ,irr.r,iva sicuràmente un ruolo di assoluto rilievo. La

qúaîta parte del seguito dell'Ebreo.(i,\erona, per esem-

pio, .h. usci a p,;ntit. fra il 1850 e il 1851, conteneva de-

Ifi rp""ri .h. ourro un chiaro riferimento allabiografra di

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I-a scelta nazionale

Cuneo2T e tendeva a rappresentare i <<repubblicani>> co-mandati da Garibaldi come delle <.feroci torme>>, comedei <<marrani>> animati da <<livore>> e <<rabbia>> che si ab-battevano contro i <bambini lattanti>>, i <<vecchi infermi>>

e i sacerdoti <<che primi eran dagli empi designati al.

coltello>>28. Garibaldi fu un protagonista di moltí altri ro-manzi di padre Bresciani come, ad esempio, Olderico, ou-

uer il zuauo pontificio oppure il più famoso Lionello, incui in un intero capitolo, intitolato a Gaúbaldí, venivadeclinata un'immagine dissacrante e demitizzante del niz-zardo2e. La controversa notorietà di queste pubblicazionifaceva da contraltate agli anni grigi del cosiddetto <<se-

condo esilio> che sembrarono protrarre alf infinito queltribolato peregrinare che aveva impegnato Garibaldi sugliAppennini nel t849.

Abbandonato, da <<indesiderato>>, il Regno di Sardegnasul finíre del 1849, raggiunse prima la famiglia aNizza,poi Tunisi, senza che il governo gli permettesse di sbar-care, quindi La Maddalena, poi Gibilterra ed infine fucostretto a fermarsi a Tangeú, ospite del console sardoGiovan Battista Carpanetti. Nell'esilio tangerino, Gari-baldi, poco più che quarantenne, reduce dalla sconfittadella Repubblica romana e dalla perdita di Anita, iniziòa scrivere il primo canovaccio di quelle che saranno poile sue memorie. D'altro canto, in quel periodo, le memo-rie e le autobiografie sul 1848 avevano una buona dif-fusione in Europa. A differenza della biografia di Cu-neo, però, egli non parlò delle vicende del 1848-49. Nellaprimavera del 1850, con la speranza di trovare un edi-tore, spedì il manoscritto al cugino Augusto, ma non ebbeuna risposta soddisfacente. Si profilò anche l'ipotesi diun ritorno in Sudamerica, ma anche in questa occasione,come in passato, Garibaldi scelse di riprendere il suo me-stiere, owero il marinaio mercantile, non senza qualchedifficoltà.

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La scelta nazionale

Nel giugno del 1850 si ímbarcò da Tangeri' raggiunse

pri-^ Li".t"pool e poi, dopo- una lunga n-avigazione sbarcò

a New york dove conobbe il giornalista Theodore Dwight

u .tt ai"a. il manoscritto d;ile memorie senza però ri-

lasciargli l'autorizzazione per la pubblicazione' che fu

.ot."J.^ solamente nel rd5g' Per un periodo 'lltò .li,^i"" itf"nd e lavorò presso la fabbrica di candele di

l"i.ti. Vfeucci fino a quando, nell'aprile' si imbarcò

come passeggero sul piroscafo dell'amico Carpaneto per

;;;;ii"*.;.-7,ulruo, in Perú, passando per Panama e il

nttîíî-"TÍ;ra diventato una meta imporrante per il com-

mercio del guano, un ferttlizzante naturale costituito dallo

rì.r.. Àgfi".."íti .h. """iuu

depositato in alcune isole

t.r""i*J,1" i.ole Chinchas, trisìemente famose per 1o

if*ruÀ.nto dei coolies, formalmente-emigranti cinesi'

in realtà schiavi tazziati sulle coste di Canton e obbligati

u turro.*" n"i d"po,iti di guano in orribili condizioni di

vita. A Lima awen,t.,o dJt fatti nuovi: sottoponendosi

,giì "*Ài delle autorità peruviane.Garibaldí tornò ad es-

sere un capitano marittiÀo e poi ebbe il comando di una

nave, il brigantino Carmen, àcq"istuta in California da

Pietro Denegri' un ricco commerciante ligure'

il 10 geÀnaio 1852Ia Carmen salpò per Ia Cina.ca-

rica di guano, raggiunse Canton, si spostò ad Amoy dove

,i"r.ir-t."d.t" jI merce' tornò a Canton' poi si diresse

nelle Filippine con un <<carico di differenti generi>>'.fece

ritorno (lna tetzavolta a Canton pef sostituire glí alberi

J.itu ,ru". e, infine, ripartì per il Perú' L interrogativo

che ha generato' p.ó, Àolt" àiscussioni ri'gu,atda il carico

.or, ..ritu ,tu,r" ,ìpu,iì da Canton verso Callao' in Perú'

Le memorie di Garibaldi tacciono su questo argomento-

I-lunica striminzita informazione che abbiamo a riguardo è

lii.rr^í^-pruuti.u,u nel t 8g2 da Augusto Vittorio Vec--rt'ri,l]o

Uro'e le gesta di Giuseppe Garibaldi' in cui viene

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La scelta nazionale

tportata una frase di Denegri, I'armatore delTa Carmen, chedice, riferendosi a Garibaldi: <<M'ha sempre porrati i Chi-nesi nel numero imbarcati e tutti grassi ed in buon salute;perché k trattava come uomini e non come bestie>>lr.

La storiografia marinara, soprattutto Pino Fortini, ba-sandosi su questa memoría di Vecchj ha dato peî certo,per molti anni, che Garibaldi avesse partecipato, seppurin modo umano e svolgendo un ruolo di second'ordinerispetto a quello di Denegri, alla tratta dei coolies. La tesiè stata recentemente messa in dubbio dallo studioso in-glese Phillip Cowie, senza però chel'orizzonte venisse deltutto sgombrato dalle nubi. Secondo quesra ipotesi di stu-dio, infatti, la parcla <<chinesb> non starebbe a significaregli emigranti cinesi, i coolies, ma bisognerebbe atiribuirleun altro significato che tenga in considerazione I'idiomaperuviano e che, se così fosse, assolverebbe Garibaldi daquesto traffico di carne umanai2. Secondo Cowie il ca-rico della Carmen era composto da <<26 hombres de mar>>,forse dei chinos peruanos, e un carico di cineserie.Lanavi-gazione della Carnen è stata, ed è tuttora, al centro dellaleggenda nera garibaldina e ha solleticato le attenzionidella stampa.Ha invece lambito solo parzialmente la di-scussione storiografica che ha tenuro sempre un atteggia-mento circospetto nei confronti del viaggio della Carmen,relegando la questione dei coolies ai margini di ogni di-scussione su Garibaldi.

Del resto il viaggio, andata e ritorno, tra il perú eCanton, fu soltanto uno dei numerosissimi compiuti daGaribaldi, in questo periodo, che lo portarono a toccarei porti di quasi rutti i continenri: Cile, Capo Horn, Argen-tina, Uruguay, Brasile, Caru1bi, Boston e via discorrendo,in un lunghissimo elenco di città e conrinenri. Nel mag-gio del 1854, dopo un'esistenza difficile e solitaria, tornòin Italia, a Genova, e nell'agosto del 1855 gli venne rila-sciata, dopo molte richieste, quella patente di capitano di

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La scelta nazionale

prima classe che gli permise di ritornare là da dove era

partito, ovvero esercitare il cabotaggio tra Genova, Nizza

I Marsiglia. Questo <<ritorno a c'as^>>, però si concluse con

l'elezioÀe di una nuova dimora che assunse ben presto i

tratti mitici di una casa-rifugio, al tempo stesso vícina e

clistante dalla grande scena politica rtaliana.Il 29 dicem-

bre 1855, infltti, acquistò ùn appezzamento di terra a

Capreru,una piccolaisola semideserta allargo della Sar-

d.inu, investÉndo il denaro che aveva ricavato dall'atti-

,rià rnarinara e dall'eredità lasciatagli dal fratello Felice,

morto in novembre. Sull'isola, che sarebbe diventata di

sua completa proprietà solamente nel 1864, costruì I'abi-

tazione,iu .otìdd.tta <<casa bianca>, che sarebbe rimasta,

fino alla morte, la sua dimora di residenza'

4. La scelta nazionale

La sintonia strategica con il Piemonte maturò lenta-

mente nel tempo e f" il prodotto dí un'analísi realistica

delle forze in campo. I fallimenti dei moti mazziniani,

da un lato, e I'esisténza di uno Stato con mire ambiziose

che potevano sposarsi con I'agognato processo nazionale'

da[àltro, ruppi...rrtuvano due fatti incontrovertibili, su

cui era inutile elaborare fumose dispute ideologiche' Ga-

ribaldi, da esperto marinaio qual era, già nel 1854 scrisse:

<oggi I'Itali a tutta guatda al Piemonte come il navigatore

allu ta-ontana>>. Questa affermazione scaturiva da al-

meno tre constatazioni: Vittorio Emanuele II era I'unico

fra i regnanti italiani, ad aver mantenuto in vigore la Co-

stituzione; nel Regno di Sardegna, inoltre, avevano trovato

accoglienza più dì 20.000 esuli, destina:'j ad inserirsi nella

vita iubblica saba,rda ricoprendo cariche importanti nelle

istituzioni e in Parlamento, Infine, nel1.852, era diventato

presidente del consiglio cavour, che si era contraddistinto

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La scelta nazionale

sin da subiro per il tentativo di elaborare una politica diautonomia dall'egemonia austriaca sulla penisoia.

Garibaldi aveva capito prima e meglio di altri, soprat_tutto di Mazzini, che <<da solir>, senzà un esercito pro_fessionale, non si andava da nessuna parte e non si sa_rebbe fattal'Italia. <Appoggiarci al gouàrro piemonrese _scrisse da Londra nel 1854 - è un po' duro, io lo capisco,ma lo credo il miglior parrito>> pér ..amalgamare u q".ícentro tutti i differenti colori, che cí dividono>'. <fo vo_glío essere italiano avanti tutto>> scrisse Garibaldi <<e sonocerto che potendo il Piemonte contar con noi, abbando-nerebbe la meschina e paurosa politica in cui si rawolge>.Nelle lettere che inviava a Cuneo era ancora più esplic"ito:<<Ultalia marcia all'unificazione nazionale - icrisse all'exlegionario nell'aprile l'856 - questo è fatto incontrastabile.IÌopinione dei più è capitanata dal piemonte>>. E ancotapochi mesi dopo, nel giugno del 1856, affermò di sentirsialla vigllia <di grandi cose>> e che <d,esercito sardo è adun punto d'entusiasmo veramente sublime>>ra.

Proprio per questi motivi fu contrario nel 1g57 alpiano ideato da un gruppo di mazziniani per sollevare ilMezzogiorno con un pugno di volontari che, infatti, fallìe portò alla morte di Pisacane aSanza, Ma la sua contra_rietà non esprimeva soltanto un'opinione personale o undissidio tra lui e Mazzini, quanto pi,rttorto un sentire dif_fuso e l'affermazione di una diversa progettualità politicaproprio all'inrerno dello schieramenro democraticà. Il ri-conoscimento della cosiddetta egemonia dei moderati suidemocratici non può ridursi u ,mu q.r"rtione di surplus dirisorse politico-militari - che indubbiamente esisrèva, senon altro per la forza mihtare che il Regno di Sardegnapoteva mettere in campo rispetto ai disorganizzati motiinsurrezionali di matrice democr atica - ma fu anche ilprodotto di una serie di sconfitte da parte mazziniana, ela presa di posizione realista da parte di un lungo elenco

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La sceba nazionale

cli leader democratici come Manin, Sirtori, Ulloa, Cosenz

c lo stesso Garibaldi, che abbandorìarono il genovese per

passare ad un progetto nazionale di stampo monarchico-

r-rnitario. lincanazione concreta di questo nuovo indi-

rizzo fu la nascita della Socíetà, nazionale. I fallimenti dei

rrloti mazziniani, per ultimo quello clamoroso di Pisacane,

convínsero sempre più i cosiddetti <fusionisti>> - coloro

che volevano l'accordo con il Piemonte sabaudo per rag-

giungere l'Unità d'Italia - ad abbandonare la pregiudiziale

ur-rtiÀonar.hica e ad appoggiare il progetto cavouriano

della Societ à. nazionale.D'altra parte, lo stesso Cavour, che giocò magistral-

mente la carta della guerra di Crimea per presentarc da-

vanti al concerto europeo, che discuteva le condizioni di

pace, <<la questione italiana>>, riuscì ad accrescere il sen-

iimento filàpiemontese sia fra i moderati in esilio che fra

quelli rimasti negli altri Stati italiani. In questo contesto

politico, il 1' agoito 1857 nacque la Società nazionale itaiiu.ru .on a capo Daniele Manin, Giorgio Pallavicino e

Giuseppe LaFaúna a cui aderì anche Giuseppe Gari-

baldi, che fu nominato vicepresidente onorario, e Giro-

lamo Ulloa che, invece, rappresentò la Società nazionale

tra gli esuli italiani a Parigi. Ladesione di Garibaldi, che

si rilevò essenziale per il prestigio dell'associazione, per-

tanto, non deve destare troppo stupore' La formula <<Ita-

lia e Vittorio Emanuele>> compen diava efficacemente sia

il programma dell'associazione che quello del nrzzatdo,

il cui unico scopo dichiarato, da anni - forse anche da

quando nel 1847 scrisse quella lettera a monsignor Be-

ditri itt cui si dichiarava disponíbile a servire anche il papa

purché italiano - era unicamente e semplicemente quello

àe['Italia unita. Un approccio sentimentale, emotivo, Pa-

triottico e totalmente de-ideolo gtzzato. L"unico atteggia-

mento visceralmente ideologico, quasi ossessivo, Garibaldi

lo riservò sempre al clero, considerato un'autentica' soz-

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La scelta nauonale

zùîa e,, soprattutto, identificato come un'entità straniera alpari degli austriaci. _Da un lato, sosteneva .h. birognulru<<liberare l'Italia dalla piaga dei preti>, .ordunrrurido lucuria vaticana come il <<governo di Sutu.ru> e, dall'altro,attribuiva al clero una caratura politico- internazionalea causa dell'alleanza tra lo Stato pontificio e la Francia.<Il più terribile awersario nostro, i preti _ scrive ,.-pì.a Cuneo nel 1856 - sono potentissimi, e lo ,orro p.ràhèlan capo aPaúgi, ove comunque sia, . futal-.rri.:;;;;;il dominatore della situazione èrrop"ur.. G111baldi ignorava, nel 18i6, che di lì a poco Napo_leone III si sarebbe invece rivelaro uno deglì utt.uri ii,:importanti della causa italiana. Gli accordi"tru cuuo* .l'imperatore francese nella località termale ai pto-uier.r,stipulati tra il 1858 e il 1859, sanciranno, infatti, il p.i-íatto di un percorso audace e rapidissimo _

" p.oprù p.r_

ché celere vincenre l:he porterà all'unità a.ì pà.r. ! Jicui Cavour e Garibaldi saranno, senza dubbio, ì protago_nisti principaii.

., - fntanto,-dopo la precoce morte di Manin, awenuta

il 22 sertembre del lB5T,lapresidenza deila docieta rru_zionale venne assunta_da Giàrgio pallavicino e, poi, daGiuseppe La Faúna. Garibaldi, nominaro vicepresidentedella Società nazionale, progettò la nascita di;.;;p;di volontari, i Cacciatori d.ll. Alpi, che venne istituitoda un decreto reale, il 17 marzo à.i t8:q. Dopo più divent'anni dalla condanna a morre, diventò -ugjior^g.rr._rale dell'esercito sardo e organizziò il corpo de"i"volo?tarisuddividendoli in tre reggiÀenti, due dÉi quali u.rn"roaffidati a Enrico Cosenz e a Giacomo Medici.

linizio delle ostilità,, 1127 aprile 1g59, dopo I'ultima_tum dell'Austria sullo scioglimento dei cacciatori delleAlpi, coronò lo sforzo del Regno sabaudo che cercava ilpretesto per far scoppiare la guerra e far scattar e l, all.eanzadifensiva con la Francia. IJimpatto di Garibaldi e del suocorpo nel conflitto, anche per la breve durata, sarà estre_

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La scelta nazionale

rì.ìamente limitato e caratteúzzato rlal consueto modo dicombattere: le marce notturne, le diversioni e le sorprese

saranno i classici espedienti tattici che utilizzerà in ognioccasione. Il2) maggio Garibaldi portò le truppe sul Ti-cino e a Sesto Calende sorprese il presidio austriaco, la

cui sconfitta gli permise di aprirsi la strada per Varese' Il26 maggio riuscì a resistere e poi a sconfiggere nella citta-

dina lòmbarda il reparto austriaco della divisione Urban'Il27 rnaggto, inolÍe, i Cacciatori delle Alpi vennero coin-

volti in una dura battaglia a San Fermo e la notte riusci-rono ad entrare a Como. E poi ancota, Bergamo' Brescia

e quindi a Salò, sul lago di Garda.I Cacciatori delle Alpi batterono, chiaramente, teatri

minori del conflitto, ma Garibaldi raggiunse ugualmente

un risultato importante, con il successo nel reclutamentodei volontari che, in poco più di un mese' salirono a circa

12.000 uomini.La Second a guerîa d'indipend enza fu soprattutto la

sanguinosissima battaglia di Solferino del Z4 giugno e

poi in subordine, molto meno importante, quella di San

Martino. La sofferta vittoria militare francese che portònel volgere di poco tempo ad una tregua, e poi 1'11 lu-glio all'armistizio di Villafranca - con cui Napoleone IIIioncordò con Francesco Giuseppe la sola cessione della

Lombardia ai Savoia - rappresentò, sul momento, una

delusione per tutti quanti credevano in una prosecuzíone

della guerra. Il cosiddetto <<crinale di Solferino>>' invece'

aprì là strada alla fine dell'egemonia austriaca sulla peni-

sola e, nell'immediato, allo scoppio delle insurrezioni, gui-

date dalla Società nazionale, negli Stati dell'Italia centro-settentrionale.

La Faúna, tnfatti, seguendo le direttive di Cavour,aveva fornito ai Comitati della Società nazionale le istru-zioni per prepararsi a formare i governi prowisori, non

upp.ttu le truppe piemontesi fossero state in grado di ga-

.^ntire il controllo della situazione. La forza della Società

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La scelta nazionale

nazionale dipendeva, infatti, esclusivamente dalla p resenzadelle truppe piemontesi e, in effetti, f, ,ol;;;'jó;l;battagliadi Magenta del 9 giugno che i membri aeilà So_cietà, nazionale ebb ero impàrtan ti in carichi .r.il' u*-i.ri -strazione dei Ducati e nelle Legazionipontificie. Noro_sranre questi limiti, {opo la pu.è di yillaftanca, n.ll,tiàliucentrale, al ritiro delle truppe_austriache, i governi prov_visori, formati da moderati è au membri i.n", S..iàà ",zionale, riuscirono a reprimere ogni veileità d' ti".i"ri.rr.democratica e a costituirri com.l legittimi ,uppr.r"nturriìdella volontà popolare che chiedevu í'un..rriÀ. d R.grodi Sardegna, facendo segnare, dunque, un innegabll. r-,r._cesso politi co alla causa monarchià_unitaria.

Note

^ I Per una ricosrruzione accurata della diffusione dell'immasine diGaribaldi inltatia e in Europa d;;; it;;;;;i'b;#;i.;?il;ldo a L. R,alt. Garibatdi. t';ir""r,ài, ,t;^;;";;";, Roma-Bari, Laterza,2007, pp. 33 49.

2,Citato in A. Scirocco, Garibaldi. Battaglie, amctri, idealii di uncittadino rJeI mondo, Roma-Éari, furirzu,)ooí,'p. I32.

^ I Lq lettera indirizzata-a monsignor Bedini è del 12 ottobre 1g47:C. Ga ri baldi, Ep i s r o I a rio, t: ( t s_ t + it s4 s), ; ;;.; li'i: i#;;i,'élCandido ed E. Morelli,.Tg-u, frtit"i" iè. frl,".i, aJ mr.;il;;italiano. 197). pp. Zq>-Zql .

a La Ietten inviata a Eugenio Belluomini è del 7 agosto lg47 ; ibídem, pp.238-239.t Per le vicende del 1g4g rimando a p- pieri, strtria rniritare delrisorgimento, Torino, Einaudi, 1962, pp. ltq ;lg.

^ o. G, Garibaldi Due parore ai miei concittadìni, in Le Memorie diG ari b a I d i n e I la re d a zi o n e' defi n i t iu a di t 1z ll,"

" i"rlr,

^ deila R. commis -sione, Bologna, Cappelli, télZ, p. 617.i G. Garibaldi. Eoirtolarío,_lI: (tB4g_1849), a cura di.L. Sandri,Roma, Isrituto per ta sroria J.i R;;;ei;;"ri'iííia"., r()78, p. t72.

. ,l^Y.^t^]b:rayore, fgzigyalis.mo politico r2ella riuoluzione italiana, int'. IJe Kosa (a cura dù, Cniltà Cattolica, S. Giovanni Vrld;;;;;-i;_ciano.Landi, 1971, pp.l85 199;^cfr.. M. i;;"shi Urn ,,niA"poìiúio.L'anri-mito garibaldino. in S.R. Ghibaucli e FlÉar.i, (^ ,";;Ji;,""i;;

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La scelta nazionale

,li politici in onore di Luigi Firpo, Mrlano, Franco Angeli, 1990, vol.llt, pp. 467 -486.

'q Cfr. G. Pepe e M. Themelly, Uanticlericalismr., nel Risorgimento( I S J0-1870), Manduria, Lacaita, L966.

r0 P Del Negro, Garibaldi e la guerriglia, in AA.VV., Garibaldi,qt'nerale della libertà, Atti del convegno internazionale (Roma,2937rnaggio 1982), Roma, Ufficio storico Sme, 1984, pp. 103-130; F. dellal)eruta, Le teorie rnilitari della demouazia risorgimentale, in F. Maz-zonis (a cura di), Garibaldi condottiero: storía, teoria, prassi,Mllano,liranco Angeli, L984, pp.6l-82.

'r M. D'Azeglio, Scritti e discorsî politicí, a cura di M. De Rubeis,liirenze, La Nuova Italia, I93I, p. 16.

12 Cfr. R. BaIzani, La Romagna, Bologna, Il Mulino,2001.

'3 J. Ridley, Garihaldi, Milano, Mondadori, 1975, pp.398-399,

'a U. Beseghi, Il Maggiore <Leggero> e il <trafugamento> di Ga-ribaldi,Il ed. Ravenna, Edizioni Sterm, l9)2;Id., 1849: Garibaldi rimase solo, Bologna, Tamari, 1958. I1 primo volume mette al centro,J,ella narrazíone il maggiore Leggero, ma è estremamehte interessantel'appendice documentaria su <<La verità sulla morte dí Anita>> in cuiven€Jono riprodotti alcuni importanti documenti giudiziari e anche gliatti riservati del Commissario pontifício di Bologna come, ad esempio,il <<Rapporto del delegato pontificio Conte Lovatelli sul rinvenimentodel cadavere di Anitu, la <<Lettera di Mons. Bedini al delegato di Ra-venna>>, la <Difesa dell'ispettore Zeffrino Socci sul suo operato>> e il<Rapporto di mons. Bedini al ministro Internon. Il secondo volume,invece, pone al centro della natrazione Garibaldi, 1a fuga da Roma e

la morte di Anita ed è una parziale rielaborazione del volume pub-blicato nel 19J2.

It C. Pisacane, Guema combattuta in Italia negli anni 1848-1849,a cura di L. Maino, Roma-Milano, Società Editrice Dante Alighieri,1906, pp. 257-280.

t6 La prima edizione dell'opera di Giovanni Battista Cuneo è statapubblicata a Torino nel 1850 dall'editore Fory e Dalmazzo e ristam-pata dopo la morte dell'autore dalla Tipografia Ferrando di Genova.Nel 1912, in occasione del cinquantenario della morte di Garibaldi,Luigi Pratesi ne ha curato una nuova edizione per la casa editrice Giu-sti di Livorno. Le citazioni dei testi, in questo volume, vengono presedall'edizione Mursia deI 1974 che ha riprodotto il testo della prímaedizione con una presentazione di Giovanni Spadolini. G.B. Cuneo,Biografia di Giuseppe Garibaldi, Milano, Mursia, 1974.

17 G. Garibaldi, Epistolario,ITI (1$0-1858), a cura di G. Giordano,Roma, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 1978, pp. 9-10.

18 Le accuse erano state formulate dalla Legione francese e dalsignor Opprandino Arrivabene che ne aveva scritto un articolo sul n.

bt

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La sceha nazilnale

29 del periodico <<I-lEco>> del 1846. Citato in Cuneo, Biografia di Giu-seppe Garibaldi, cit., p.79.

re Riall, Garibaldi, crt., p. 173.20 Cuneo, Biografia di Giuseppe Garibaldi, cit,, p. 19. Che poi con-

tinua: <<Severo il volto al primo affacciarsi; e gli danno aspetto impo-nente la fuiva intonsa barba, i lunghi e biondi capelli e l'ampia fronteda cui scende e forma col naso una retta línea che cade a perpendico-lo, e 1o sguardo perspicace e<ì acuto; ma fissandolo, una cara armoniadi linee e di forze tibalza come aspettata dinanzi, e un sentimento difiducia e di simpatia ti sorge improwiso nell'animo e si mesce al ri-spetto chc t'ispirava tlapprima,.

2t lbídem,p.D.E ancora: <<ma ciò che sovra ogni cosa predomina in lui è la devozione all'Italia e all'onor nazionale>>, íbidem, p. 19.

22 IbitJem,p.74.E ancora <sobrio, modesto, e tollerante le fati-che, poco gli basta>, ibidem, p. 75.

'z3 Cfr. Ridley, Garibaldi, cit., p. 190.2a L'eco di queste tensioni si può riscontrare anche nei testo di

Dumas: <<Scrivete a Montevideo, signori pubblicisti, che avete tratta-to Garibaldi da condottiero e d'awenturiero, scrivete agli uomini delgoverno, scrivete ai negozianti, scrivete aile persone del popolo, e voisentirete che mai un uomo fu più universalmente stimato ed onora-to di Garibaldi in questa repubblica di cui voi repubblicani predíca-te I'abbandono>>, A. Dumas, Garibaldi e Monteuídeo, Milano, Manini,7859, p. 60.

25 Infatti, come è stato notato, Garibaidi in Francia rimase per al-cuni anni ancora un personaggio conosciuto alle cronache ma non cosìcelebre visto che la Biograpbie Uniuerselle di Michaud, nel 185ó, loignora completamente, e solo nel 1858 la Nouue/le Biographie Généraldell'Hoefer gli dedica una voce. I-lanno successivo, la Seconda guerradi Indipendenza impose la figura di Garibaldi all'attenzione del pub-blico transalpino. Cfr. G. Mirandola,Dumas e Garibaldi, in AA.VV,Garibaldi cento anni dopo, Atu del convegno di studi garibaldini (Ber-

gamo,5-7 marzo 1982), Firenze, Le Monnier, 1981, pp. I32 I44.2ó A. Dumas, Monteuideo ou une nouuelle Troie,Paris, Napoléon

Chaix et Cie., 1850; trad. it. Monteuideo o la nuoua Troja, Genova,Moretti, 1850; Dumas, Garibaldi e Monteuideo, cit. Nella versione ita-liana, owiamente, c'è un'introduzione, assente nella versione transal-pina, tutta incentrata su Garibaldi.

27 Secondo Lucy Riall, íi romanzo di Bresciani era una satira e

una parodia <Jella biografia di Cuneo che si fondeva con la consuetaimmagine del ..Garibaldi assetato di sangue e terribile bandito> tipicadel <tradizionale attacco teazionario>>,RiaLI, Garibaldi, cit., p. t75.Ungiudizio differente viene elaborato, invece, da Isnenghi, il quale defi-nísce LEbreo di Verona: <<come un travolÍlente squarcio oratorio teso

152

La scelta nazionale

:r (.îDovolscre c rendere criminalc I'irrrnritgine .li-qucl.pr"sunto. libera-

'ì"'.T ""?"fir,. E ancora: <Più chc tt ctt'rritcltc iattuali' ci trovlamo dl

i;,;;'i;;^;ii; ;.ii;iJ" e agli escrcizi 'li srilc di urra compiaciuta,e

stu<liata affabt)lazioneo,.o'ifÎtu, chc richianrano irresistibilmente alla

;;;;,;;iÉ;;;È ";i."i úal latino dci licei tl'antan>>'.M' Isnen'ri.i,."ciiiùiù-i-i) firi," s;;;;;, mito di un riuolttzionario disciplinato,'li,,ma,

Donzelli,2007' PP. 19 20'28 A. Brescian i, Delta Repubblica romana'. Appendice dell'Ebreo di

Vuoro, n-rrlióiuiti; Cnnoti.a', I, 1850, vol' VII, pp' 330-3)2'

2'g N. Del Corno' Letteratura e anti-risotgimento: i romanzi di An-

r,,rlo BìirAiii, in <lvfemoria e Ricerca>>, 24,2007 ' pp' 2l-32'

'0 P.K. Cowie, Garibaldi in Nicaragua e nel Regno di Mosquito

,,r,tt'ogiiii'rrttrl*lti, ts;l,in ttRassegnaltorica del Risorgimento>>' 1'

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