ANALISI DELLE CARATTERISTICHE DEL MAGGIO NEL REGGIANO

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Natascia Zambonini Il maggio nel reggiano un’analisi strutturale. 2013

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Un'analisi strutturale del maggio drammatico nella montagna reggiana

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Natascia Zambonini

Il maggio nel reggiano un’analisi strutturale.

2013

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INDICE

Analisi delle caratteristiche del maggio Reggiano

I testi, le fonti e i "maggiai"

Il suggeritore – regista

Il "Circolo del Maggio"

I costumi

"I suonatori"

Il canto

Inizia lo spettacolo

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Analisi delle caratteristiche del maggio Reggiano

"E' dunque un mondo estremamente creativo, quello che ruota attorno a questo spettacolo di donne, cavalieri, armi ed amori, un mondo che, pur adottando un linguaggio dai tratti arcaizzanti, si dimostra ben consapevole dell'attualità del suo significato culturale ed esistenziale e del proprio radicamento nel tessuto umano e sociale della montagna: -"non si può cantare il maggio a Milano o a Modena; bisogna cantare dove il maggio è nato".- Afferma Tranquillo Turrini - poiché "per fare un buon maggio ci vogliono tre cose: ci vuole un buon testo, ci vuole un buon pubblico, quindi un pubblico competente, poi ci vuole un buon complesso". Magrinì T., Il Maggio drammatico. Una tradizione di teatro in musica. Analisi. Bologna 1992.

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Scopo di questo capitolo è quello di descrivere "Lo spettacolo dei maggi" analizzando le sue caratteristiche; non solo quelle che interessano la fase della rappresentazione ma anche la formulazione, a monte, degli elementi che contribuiscono alla costruzione complessiva del fenomeno. L'area "emiliana" dei maggi presenta caratteristiche di omogeneità al suo interno: pur essendovi ed essendovi state numerose compagnie maggistiche le differenze espressive tra di esse sono trascurabili a questo livello di analisi e dovute a fattori contingenti (caratteristiche delle comunità di cui sono espressione quali ad esempio il più o meno forte radicamento della religione, della lotta politica;- l'istruzione e la cultura personale nonché i gradi di coesione del gruppo stesso). L'analisi degli elementi essenziali e costitutivi dei maggi che proponiamo di seguito riassume il loro modo di essere dalle origini sino agli anni 70-80 circa. Infatti il trascorrere del tempo ha prodotto mutamenti lenti e graduali, non sempre scomponibili ed individuabili cronologicamente. Il maggio nel suo essere un rituale mitopoietico, assume tempi di mutamento propri, dettati dal processo mitopoietico stesso (cioè dall'esercizio della capacità simbolica che un gruppo di individui è

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in grado di esprimere e di tollerare). Inoltre la Comunità stessa, e con essa la mitopoiesi, hanno la tendenza a resistere al mutamento nel momento in cui esso conduce alla dissoluzione delle forme sociali pre-moderne. L'avvento della modernità, con tutto ciò che questo comporta, non è indolore e soprattutto non si concretizza senza forti resistenze da parte di ciò che era prima. "Ma ad un certo punto, Comunita e mitopoiesi non sono più all'altezza della situazione che loro stesse avevano creato.[. . .] Ma poi si fermano. Impotenti e sclerotizzate di fronte allo stupore dell'evoluzione. Impotenti e anzi di ostacolo verso una nuova realtà della materia, che ormai si è innescata. { ... ] La singola materia che vive continuerà ad essere educata da fuori. [ ... J Mitopoiesi e trascendenza: saranno fuori dalla materia che vive. Negative. Ancora legate a ciò che non è più richiesto dalla evoluzione“ . Piazzi G. Il principe di Casador, Quattro venti Urbino 1999 La descrizione degli elementi costitutivi dello spettacolo dei maggi che di seguito si propone è analitica quindi, in quanto tale, tende alla scomposizione in parti di un fenomeno che invece si realizza e si esperisce come unitario. Infatti ognuna delle "parti" che saranno descritte assume significato e si modifica nella struttura emergente

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della rappresentazione (e del rituale racconto-ricordo). Le parti non sono solo interdipendenti fra loro e cause di mutamenti l'una sull'altra, non sono solo esperienze parziali di un tutto bensì sono elementi (come si è detto) che vanno a costruire un processo simbolico complesso, mitopoietico. Si concretizza una struttura emergente rispetto alle parti che la compongono e che in seguito tenderà anche all'autonomia dal contesto socio-culturale di origine (la Comuntà) .

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I testi, le fonti e i "maggiai"1 - Le fonti letterarie che, come si è già detto (confronta cap. 1) hanno ispirato gli autori di maggi sono principalmente quelle della letteratura colta, epico-cavalleresca ( si pensi ai testi quali quelli dell'Ariosto, del Boiardo, Tasso) i testi epici più antichi (tragedie greche e romane, episodi di testi "omerici" quali l'Iliade e l'Odissea ecc...) ma anche personaggi e fatti storici che vengono presi come spunto e mutati, romanzati. Non è infatti considerata importante l'aderenza tra il "testo del maggio" e la sua fonte, episodi di storia e fatti diversi possono anche essere fusi e arricchiti in un unico racconto a partire dall'inventiva e dalla "ricercata fantasia" dell'autore. Inoltre a queste fonti certe si aggiungono anche poemetti popolari, miti, fiabe, leggende, o testi di maggi scritti in precedenza i quali vanno ad arricchire l'universo storico-fantastico da cui attingere per narrare la propria storia "d'arme e di amori". Il tema epico-guerresco, nel panorama dei maggi emiliani, è quello predominante, soprattutto nei testi più antichi, dove il tema della lotta, della guerra, del potere e della giustizia (la cavalleria in

1 Autori di maggi o copiatori di testi di maggi antichi

provenienti spesso dalla Toscana. I testi venivano copiati e leggermente riadattati per la rappresentazione.

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senso lato) dominano interamente la trama e il copione stesso2. Anche nei testi antichi, pur nella predominanza "dell'elemento epico", non mancano mai "nuclei drammatici"3 sarebbe a dire temi quali il tradimento, la congiura dei cattivi, il rapimento e lo scambio di bambini, dame insidiate da prepotenti ecc... Col passare del tempo accanto al tema epico prende piede l'affermarsi del tema elegiaco nello svolgimento sia delle storie (trame) che dei testi. Forse questo è dovuto al fatto che inizialmente anche i personaggi femminili erano interpretati dagli uomini, perciò durante la rappresentazione l'elemento amoroso-elegiaco era tratteggiato, accennato ma non aveva una grande importanza. L'amore di una dama, il suo rapimento, le sue disgrazie servivano per il procedere della storia, erano piuttosto un mezzo narrativo e non espressivo. La presenza femminile nelle rappresentazioni ha consentito un maggiore approfondimento psicologico e intimo dei personaggi non solo femminili ma anche di quelli maschili.

2 Copione è un’altro modo per indicare il testo scritto

(ricopiato inizialmente a mano) del maggio. A volte viene definito più semplicemente "maggio" anche il testo stesso specificato dal titolo o dal nome dell'autore così ad esempio maggio di "Carlo Magno", "ultimo maggio di Fioroni", ecc...

3 Venturelli G. in T. Magrini (a cura di), 1992 op. cit.

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Così i testi si sono lentamente modificati dando spazio alla presenza femminile come personaggi secondari fino a metterle a volte sullo stesso piano degli uomini4 o a renderle addirittura co-protagoniste5 o protagoniste della storia6. In tempi meno recenti la donna partecipava allo spettacolo dei maggi come costumista, cucendo e ricamando abiti ed elementi scenografici (ad esempio le corti o le bandiere), o come spettatrice-narratrice di storie .

Il tema epico si esplica attraverso una rigida codificazione dei personaggi: i buoni e i cattivi, i primi vinceranno i secondi saranno puniti (trionfo del bene sul male che ha il sapore del ritualismo primaverile propiziatorio di cui si è già ampiamente parlato). Pian piano questo panorama si arricchisce, inizialmente si aggiungono, ai due gruppi4 (eserciti o

4 Si pensi al ruolo e all'impatto delle donne "guerriere" in testi

quali "Rodomonte" (che ne prevede addirittura due, Bradamante e Marfisa) e "I due selvaggi" di O. Zannini (Vulcania e Corinzia) le quali si muovono sulla scena con la forza, il coraggio e la spavalderia degli eroi, dei cavalieri maschili, ma con la delicatezza e la dolcezza del canto, del portamento tipicamente femminili. 5 Ci si riferisce a testi quali Arminea e Liseno, di ci. Borghi,

Viviano e Rosita e La figlia del Capitano di R. Sala. 6 Si fa riferimento a testi quali Antigone ed Isoletta di R.

Fioroni; La leggenda della Berna di L. Sillari; La pagana senza cuore di B. Dieci ecc...

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"corti") iniziali altri gruppi i quali si alleano con essi creando motivi e mezzi nuovi per raggiungere lo scopo finale: la vittoria del bene, della giustizia e della vita. Queste lente variazioni determinano un approfondimento dei personaggi sul piano intimo e psicologico ma anche un arricchimento complessivo della rappresentazione. Non solo aumentano i personaggi in scena ma la complessità stessa della scena. Nuovi attori (che prima facevano parte del pubblico) entrano a far parte di quella dinamica mitopoietica di cui si è parlato complessificando la sfera del simbolico che viene messa in atto. L'autore (o il maggiaio) nel tempo, si fa carico di tutto questo ed altre istanze (anche le proprie) e le esprime mutando i temi e i propri testi. Esso, pur essendo spesso portatore di una alfabetizzazione di base, riesce a "mettere in versi" le sue storie, arricchite dalle successive istanze della Comunità alla quale egli stesso appartiene. Il maggiaio deve essere un esperto conoscitore della "tradizione", 7 spesso infatti gli autori più apprezzati

7 Ci sono così sulla scena più "corti" di solito quelle aggiuntive

che hanno il compito di aiutare o contrastare le due principali, sono rappresentate da un numero minore di personaggi. A volte non sono eserciti ma eremi o grotte, rifugi sicuri per eroi rapiti da fanciulli.

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anche a distanza di decenni sono gli anziani portatori di questo sapere. Inoltre egli deve essere in grado di instaurare un certo equilibrio tra storia e fantasia nella trama che andrà a proporre. Infine una delle abilità che un buon maggiaio deve annoverare è la capacità di apprendimento mnemonico di storie in versi, anche piuttosto lunghe, in modo che esse possano andare a costituire nella sua mente il vocabolario e la struttura sintattico- semantica tipica dei maggi. Ogni testo di maggi come abbiamo detto, viene composto e cantato in versi, vediamone ora la struttura. Il metro del maggio emiliano è la quartina di versi ottonari a rima baciata (abba). Essa viene utilizzata per i dialoghi tra i vari personaggi, i combattimenti e per i monologhi. Il metro della quartina è predominante se non l'unico nei maggi antichi. Sono presenti inoltre anche "ariette" ed "ottave", esse vengono impiegate per sottolineare momenti particolarmente drammatici o di approfondimento psicologico 8 dei personaggi.

8 Ariette ed ottave accompagnano momenti tragici quali la

fnorte dell'eroe (buono o cattivo che sia) i drammi intimi dei personaggi (tradimento, abbandono, partenza) e momenti lieti

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L'arietta o "sonetto" è per la maggior parte dei casi una quintina di settenari (abbcc). Solitamente il sonetto (uno o due a seconda dei testi) è presente al termine dello spettacolo e viene chiamato sonetto finale o coro in quanto tutti gli attori rimasti in scena concludono la rappresentazione con un canto di gruppo9. Vediamone alcuni esempi: O pubblico presente Scusate i nostri errori Non siamo veri attori ma gente come voi Ma gente come voi *** Arrivederci amici Di cuor vi ringraziamo Gli error che fatti abbiamo vorrete perdonar Vorrete perdonar 10 ***

(innamoramento, matrimoni, personaggi prima smarriti e poi ritrovati ecc...). 9 Alcune compagnie oggi tendono ad aggiungere una seconda

arietta finale la quale rappresenta il saluto della compagnia al pubblico Essa, tendenzialmente, rimane sempre la stessa per ogni rappresentazione. 10 Ariette finali utilizzate dalla compagnia maggistica Monte

Cusna di Asta.

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L'ottava, usata per lo più per sottolineare momenti tragici, è composta in versi endecasillabi a rima (abababcc). A volte può accadere che le ottave vengano trasformate in sestine endecasillabi con rima (ababcc) per snellire l'elemento canoro che rischia, quando il numero delle ariette aumenta, di rallentare troppo il ritmo dello spettacolo compromettendo l'attenzione del pubblico. La presenza di sonetti e delle ottave si fa più intensa su testi recenti, a volte aggiunte al testo originale dalla compagnia stessa per dar sfogo all'abilità di un interprete particolarmente dotato nel canto e nella espressività (soprattutto per coloro che sono in grado di riproporre i temi usati dalla tradizione).

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Il suggeritore – regista Il suggeritore-regista chiamato secondo la terminologia dei maggi "campione" o "capomaggio" assolve a varie funzioni che precedono la rappresentazione oltre che lo svolgimento della stessa. Egli infatti si occupa di conoscere e mantenere buoni rapporti con i maggiai11, cerca testi nuovi, li legge e decide quali siano adatti alla rappresentazione per la propria compagnia12. Inoltre, a seconda delle caratteristiche del testo, quali la lunghezza, la trama, la numerosità dei personaggi rispetto a quelli che ha a disposizione

11 Soprattutto dagli anni '70 in poi si realizza un po' in tutte le

compagnie la distinzione dei ruoli del "maggiaio" e del campione, divengono due persone distinte. Il primo affida il proprio testo al campione il quale lo modifica a seconda delle esigenze della compagnia. Questo "passaggio" spesso ha creato situazioni di forte disaccordo sino a condurre (a volte) alla rinuncia della rappresentazione di un testo da parte di una compagnia o al ritiro del permesso di rappresentano da parte dell'autore. 12

"Compagnia maggistica" è il termine con il quale vengono definiti i gruppi di attori che rappresentano i maggi. Ad esso si aggiunge l'aggettivo, di solito geografico che ne attesta la provenienza (questo accade anche in area toscana). Ad esempio si incontreranno nomi come: "Compagnia maggistica Monte Cusna di Asta", "Compagnia maggistica Vai Dolo", "Compagnia maggistica di Frassinoro", "compagnia di maggianti di Sassi Eglio", "Maggianti di Gorfigliano", ecc...

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ecc... la qualità complessiva del maggio13 egli decide di quali e di quante modifiche il testo necessita e se valga la pena di farle! È il campione che si occupa di riadattare il testo e di interpretare e costruire il movimento degli attori in scena nelle situazioni di gruppo. I testi sono infatti corredati da scarsi suggerimenti scenografici (si dice solo l'eroe cade, muore, si rialza, si allontana e non molto di più) e il campione, in questo si fa regista: interpreta le parole dell'autore e lo sviluppo dei personaggi. Uno degli interventi più usuali del campione sui testi è la riduzione di quelli eccessivamente lunghi e dei personaggi più macchinosi soprattutto dagli anni 70 in poi. In tempi passati un maggio occupava l’ intero pomeriggio (circa dalle 14.00 alle 19.00!) in quanto, in assenza dei moderni mezzi di comunicazione, esso era una poche occasioni socializzanti, era un modo per stare insieme, per trascorrere il tempo libero, quello di riposo e non c’era nessuna fretta di tornarsene a casa. Il maggio era un luogo d’incontro tra le persone e anche con il proprio passato vicino e

13 "La qualità complessiva del maggio" viene stabilita dal

campione in base all'equilibrio delle parti in gioco: tra temi tradizionali e innovazione; tra lunghezza del testo e linguaggio adottato (vocaboli, rime, assonanze e ritmo); ira numerosità e caratterizzazione dei personaggi e così via.

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lontano. Dal dopoguerra fino agli anni ’90 la durata degli spettacoli si attesta dalle 3-4 ore a seconda dei testi, delle compagnie e del pubblico. - “il maggio è lungo per quelli che non lo capiscono, ma per noi non è mai lungo”

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Oggi si cerca di non oltrepassare le 3 ore di durata dello spettacolo in quanto il pubblico e i maggerini stessi sono ormai abituati a tempi e ritmi assai diversi da quelli della tradizione. Il Campione dei Maggi emiliani è colui che: “… dirige la preparazione dello spettacolo, assegna le parti, decide come le singole scene vanno impostate e condotte, prende impegni a nome della compagnia. E’ sempre persona esperta della tradizione ed ha grande autorità, ma è però sempre disposto a valutare i punti di vista degli altri componenti della compagnia o ad accettare la volontà della maggioranza, tanto che a volte si può parlare di una vera e propria “regia collettiva” sotto la direzione di colui che ha la funzione di capo maggio

15"

Dopo aver scelto il testo il campione ne da una lettura collettiva la quale serve a spiegare il testo agli attori, ognuno ne avrà una copia e subito dopo

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Vezzani G. in T.Magrini (a cura di) Il maggio drammatico una tradizione di teatro in musica Analisi Bo 1992

15 Venturelli G. in T. Magrini (a cura di), 1992 op. cit.

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saranno assegnate e spiegate le parti. Nell'assegnazione delle parti il campione tiene conto non solo delle doti canore, ma anche della capacità espressiva, dell'aspetto fisico, dell'età e dell'esperienza dei singoli maggerini. A seconda della complessità del testo e della conoscenza che i maggerini ne hanno il campione decide il numero e la frequenza delle prove ( da una, nessuna o svariate) e le dirige con severità e pazienza, ripetendo anche più volte la stessa scena fino a che essa non è eseguita in modo rapido ed automatico dagli attori. Il campione svolge però un ruolo attivo durante la rappresentazione quello di regista -suggeritore: "Il suggeritore infatti è l'anima dello spettacolo: senza di lui è

impossibile e inconcepibile cantare un Maggio. Egli è sempre in scena, col copione in mano segue passo passo ciascun maggiante e gli suggerisce i versi che dovrà cantare. [ ... ] . . .da anche indicazioni sugli spostamenti da fare sulla scena e non di rado consiglia la gestualità. [...]11 suggeritore dunque è come una sorta di controfigura o di sdoppiamento dell'attore: anticipa sussurrando le sue parole, precede accennandoli appena i suoi gesti. E il pubblico che assiste allo spettacolo non fa caso al suggeritore: preso dagli attori carichi di lustrini e colori, abili nel canto difficile e decoratissimo, non vede quel tale in panni quotidiani che corre da un lato all'altro della scena e che tutto dice senza che nessuno degli spettatori

oda16"

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Venturelli G. in T. Magrini (a cura di), 1992 op. cit.

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I maggerini quindi difficilmente imparano a memoria la loro parte. Studiano invece la trama del maggio e gli automatismi di alcune scene e la loro posizione durante la rappresentazione. Forti e sicuri della presenza del suggeritore (in scena per tutta la durata della rappresentazione) si dedicano alla cura del canto e dei gesti. Il campione-suggeritore è sempre un uomo ed è sempre lo stesso per anni nelle varie compagnie. Solo di recente, in casi di necessità egli è stato sostituito o coadiuvato ad esempio nella "compagnia maggistica Monte Cusna di Asta" da una o due donne, anch'esse naturalmente scelte da lui e buone conoscitrici della tradizione. Negli ultimi anni, il campione è stato invece coadiuvato nelle sue funzioni prima e durante la rappresentazione da colui che interpreta anno dopo anno la parte del "Buffone". Inoltre dispone di altre persone che lo aiutano durante lo spettacolo: "gli assistenti di scena" (scenografi, costumisti e "vinaio"). Anch'essi conoscitori della tradizione, seguono attentamente lo spettacolo e intervengono quando il suggeritore li chiama in causa: portano, e tolgono dalla scena oggetti e arredi e il vinaio soccorre gli eroi assetati.

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La presenza "in campo" degli assistenti di scena così come quella del suggeritore non viene colta dal pubblico come elemento di disturbo, anzi essa è espressione "della messa in scena collettiva" dei maggi.

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Il "Circolo del Maggio" Il maggio emiliano viene rappresentato all'aperto, in un prato, in una radura di un bosco. Il pubblico si dispone in cerchio tutt' attorno all'area (il cosiddetto circolo o campo) del maggio. Spesso si ricerca un luogo che ai lati del prato, subito a ridosso del circolo, abbia un lieve pendio, in modo da creare un anfiteatro naturale, ed anche alcuni alberi per far sì che il pubblico possa assistere alla rappresentazione sotto la loro ombra. Ogni paese ha, nelle vicinanze dell'abitato un luogo deputato al canto del maggio chiamato "campo del maggio". Esso inizialmente era stato scelto e allestito perché, nei momenti di massimo sviluppo di questo spettacolo, ogni paese aveva una propria compagnia di maggerini. In seguito i campi del maggio sono stati mantenuti per ospitare le compagnie di altri paesi ancora in attività. Lungo il perimetro e all'interno del circolo vengono posizionati gli arredi di scena, i quali sono piuttosto semplici, essenziali ed hanno la funzione di simboleggiare talora le corti, i castelli, le città, i fiumi, i boschi ecc... Lungo il perimetro del campo vengono disposti i "padiglioni"; essi sono delle strutture tubolari metalliche coperte da teli colorati monocromatici

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(solitamente blu rossi e verdi) o da strutture di cartone sulle quali viene disegnata la tipica merlatura duecentesca dei castelli. Queste strutture rappresentano le corti e i castelli degli eroi della storia rappresentata. Sopra ad ognuna di dette strutture viene posizionato un cartello con il nome della città e del luogo che rappresenta nei vari spettacoli. Sotto questi tendoni aperti sul davanti (verso il centro del circolo) vengono messe delle sedie sulle quali siedono i maggerini che non sono in scena . Anticamente, quando ogni paese aveva una propria compagnia di maggerini attiva nel territorio, i padiglioni erano strutture fisse nel circolo, costruite in legno e al posto delle stoffe colorate di oggi venivano usate frasche di alberi (di nocciolo o faggio) oppure coperte riccamente ricamate dalle donne del paese. C'erano vere e proprie gare da parte delle donne per assicurarsi la presenza della propria coperta: venivano infatti scelte le più belle da utilizzare come padiglioni per l'intera stagione. I restanti arredi scenografici sono anch'essi semplici ed essenziali: - • Un telo azzurro steso a terra simboleggia un fiume. • Una barca di stoffa e cartone diventa una nave, una flotta, una gondola o qualsiasi altro tipo d'imbarcazione. • Uno steccato basso, di un paio di metri quadrati di colore rosso, grigio, marrone o nero rappresenta la prigione, o altri luoghi di detenzione (segrete, torrioni, ecc...).

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• Una lastra di plastica con una croce od un nome rappresenta una tomba. • Una pedana di legno diventa un ponte. • Un sasso di cartapesta un pesante macigno. • Un ceppo e una finta scure di legno costituiscono la scena dell'esecuzione capitale, il patibolo. • Alcune perline colorate in uno scrigno sono gioielli e tesori. • Alcuni rami conficcati nel terreno rappresentano un bosco o una foresta.

Gli arredi vengono posizionati, dai maggerini e dagli assistenti di scena, appena prima dell'inizio dello spettacolo assieme alle sedie e alle panche per il pubblico, sotto l'attenta e vigile direzione del campione. L'allestimento del circolo è una sorta di preparazione alla rappresentazione e tutti, con modi e tempi diversi vi partecipano. Oltre alla sistemazione degli arredi comuni (corti, fiumi, boschi ecc...) ogni maggerino controlla e prepara tutti gli altri arredi mobili dei quali può avere bisogno17 nel corso della rappresentazione, posizionandoli in un luogo di facile accesso per gli assistenti di scena (che di norma siedono nella prima fila di spettatori accanto ai padiglioni) i quali li introdurranno entrando in scena (senza preoccuparsi dell'effetto del loro sopraggiungere) al momento opportuno.

17 Quali ad esempio la mazza, un bastone, un pugnale, catene,

monete, pergamene ecc...

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I costumi

Ogni maggerino, dopo un periodo di prova di canto del maggio, confeziona il proprio abito a seconda 'del ruolo che deve svolgere nella rappresentazione. I costumi infatti (fatto salvo per qualche accessorio o per taluni personaggi presenti solo in alcuni testi) sono i medesimi per ogni rappresentazione. Essi non hanno alcun riferimento storico preciso18 ma ogni elemento che va a comporre l'abito (e i suoi accessori) ha un preciso significato simbolico. Ogni maggerino che sia un guerriero ricco o povero indossa il medesimo abito composto da: un copricapo (elmo o corona), una giacca, una mantellina, i pantaloni e gli stivali in cuoio. • Ogni guerriero indossa un elmo, molto spesso costruito artigianalmente dallo scenografo della compagnia 19 (o

18 Fa eccezione la sola compagnia di Frassinoro la quale sente

l'esigenza di storicizzare i propri costumi e li cambia da una rappresentazione all'altra. Forse questa tendenza è anche dovuta al fatto che essi rappresentano "temi moderni" quali "Marzo 1944" di M. Piacentini. 19

A partire dal dopoguerra si ricordano due artigiani del

maggio che, nel comune di Villa Minozzo, approntano con ottime doti artistiche nonché con passione, gli elmi per i maggerini delle compagnie in attività. Essi sono Berto Zambonini e Bruno Benassi (crf. Antologia iconografica del maggio. Berto Zambonini, in "il Cantastorie" Terza Serie n°50 (100) 1°Semestre 1996; L'artigiano degli elmi del Maggio, in "il Cantastorie", Nuova Serie n°10-12 Dicembre 1973.

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da quello di una compagnia vicina) o a volte riadattando elmi ottocenteschi. Ogni elmo ha una visiera metallica mobile in ottone la quale viene abbassata sul volto durante i combattimenti. Essa inoltre serve anche a celare l'identità di un personaggio che non desidera essere riconosciuto in un dato momento dello spettacolo. Così il semplice gesto dell'abbassamento della visiera rappresenta il "travestimento" di un eroe. Il pubblico attento ed esperto conoscitore dei maggi coglie questi piccoli dettagli simbolici che servono, non solo a comprendere la storia che viene narrata, ma anche la conoscenza che il maggerino ha dei simboli e dei codici gestuali della tradizione. In ogni caso il suggeritore - regista interverrà nel momento in cui questa sottile corrispondenza (sintesi tra parola gesto e ciò che essi significano) rischia di interrompersi, ricordando al maggerino come e in quali momenti essa deve rispettivamente attuarsi ed essere maggiormente visibile. In tempi meno recenti il campione o il buffone intervenivano, nei momenti in cui questa sintesi (parola - gesto - significante) per qualche motivo non si realizzava, parlando o cantando direttamente rivolti al pubblico (attento e conoscitore della necessarietà di questo equilibrio) per celare 'Terrore" o per chiederne venia. L'intervento di questi due personaggi (buffone e campione) che potremmo definire di meta-teatro (facendo riferimento a quello che avveniva nelle antiche "commedie romane" si pensi ad esempio a quelle di Plauto e contemporanei) si fa più intenso a partire dagli anni settanta, momento in cui si è in presenza di una forte eterogeneità del pubblico, il quale non sempre è conoscitore dei codici della tradizione. Il dialogo del

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campione e del buffone servono a chiarire e ad educare il pubblico stesso al sottile gioco simbolico che si dispiega in scena. L'elmo è inoltre dotato di un soggolo in cuoio, rivestito da squame metalliche dorate, il quale ha sia una funzione decorativa che di sicurezza: rende ben saldo sul capo l'elmo anche durante i movimenti più impetuosi. Altre decorazioni dell'elmo sono nastri colorati i quali vengono annodati ad un pennacchio, solitamente rosso-blu oppure di lunghe piume multicolori. (In ultimo elemento, completa la decorazione dell'elmo: una lunga coda di lisci crini castani, bianchi o neri. La presenza di crini simboleggia il cavallo di cui ogni cavaliere era dotato. Anticamente i maggi venivano rappresentati anche con i cavalli, soprattutto nel momento della parata iniziale. Anche il buffone sopraggiungeva sulla scena sul dorso di

una mula, seduto al contrario e tenendo in mano la coda dell'animale. Oggi i cavalli non vengono più utilizzati20 per motivi logistici, di sicurezza oltre che dovuti all'agilità e capacità (che oggi non si riscontra più se non in pochi maggerini), di montare un cavallo con scudo, lancia e spada! Coloro che interpretano le parti di re, regine, imperatori, regnanti in genere, indossano una corona al posto dell'elmo come segno distintivo

20 L'ultima volta che sono stati impiegati come elemento di

parata è stato nella seconda metà degli anni ottanta dalla compagnia maggistica Monte Cusna di Asta nel maggio di Porsenna di D. Zannini.

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della loro condizione sociale in scena. Le corone, anch'esse costruite artigianalmente dagli scenografi sono di legno o di metallo dorato, ricoperto di pietre colorate, perline e sormontato da un simbolo: la croce o la mezzaluna. Essi servono a distinguere la provenienza e la caratterizzazione dell'intero esercito o corte che fa capo a quel regnante. La croce viene associata ai buoni, ai cristiani, mentre la mezzaluna viene associata ai turchi (o non battezzati). La corona può essere corredata da un ulteriore simbolo rafforzativo di detta simbologia dicotomica buono/cattivo:21 un nastro annodato sulla parte posteriore che scende sino alle spalle dell'attore, di colore blu sarà quello dei cristiani associato alla croce e di colore rosso quello del re turco. La giacca del guerriero: “… E' di velluto per lo più di colore nero... scende poco oltre l'altezza della cintola dove termina con una trina o con una frangia a cordoncini ritorti e dorati, è a paricollo, ha maniche lunghe ed è abbottonata sulla schiena. [ ... ] Il davanti è sempre fittamente ricamato a colori vivaci e con fili dorati e argentati. A volte nei ricami vengono usate anche perline e piccole pietre colorate. I ricami sono sempre molto belli e curatissimi, opera di esperte ricamatrici quali sono spesso le donne che vivono in

21 La dicotomia buono/cattivo viene esplicitata da questa

simbologia del colore anche in tutto il resto del corredo dell'abito e degli elementi di scena.

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montagna. I soggetti dei ricami22 sono i più vari: fantasie geometriche, fiori fantastici, farfalle, uccelli, draghi. Spesso si hanno disegni a forma di scudo con la riproduzione di stemmi araldici, talora storicamente attestati, più spesso frutto completo della fantasia .”23

I ricami e le decorazioni degli abiti simboleggiano da un lato la nobiltà e la ricchezza del personaggio interpretato ma anche la "scintillante armatura" estremamente ben rappresentata, direi, dal gioco di luci e colori che questi abiti creano quando colpiti dalla luce del sole, emergono dallo sfondo verde del campo. Fino al periodo pre-bellico gli abiti, soprattutto le giacche non presentavano l'uniformità di stile sin qui descritta. Venivano invece utilizzate e rimodellate giacche già esistenti (ad esempio giubbe dell'esercito o dei carabinieri) . Questo atteggiamento era forse dovuto alla scarsità di mezzi di cui allora soffrivano la maggioranza delle

22 Solo la compagnia di Costabona presenta una certa

uniformità nelle decorazioni degli abiti ed in particolare in quelle delle "giubbe". Un altro caso simile è costituito invece dalle giacche dei maggerini di Novellano, le quali sono tutte confezionate dalla medesima sarta, riportano uno stemma probabilmente frutto della fantasia copiato peraltro da un antico costume, quello di G. Diambri. 23 G. Venturelli in T. Magrini (a cura di) 1992 op. cit.

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famiglie. Anche le decorazioni venivano realizzate con materiali di recupero quali: passamanerie, pizzi e nastri avanzati dalla confezione di abiti quotidiani (o anche dalla confezione di abiti delle grandi occasioni quali i matrimoni e simili), pezzi di lampadari, oggetti di vetro e specchio i quali servivano a dare lucentezza e ricchezza all'abito. Inoltre vi era anche l'abitudine di tramandare il costume di padre in figlio così molto spesso oggi si trovano, anche in scena, costumi realizzati all'inizio del secolo ma modificati e riadattati via via in base alle esigenze del nuovo gusto di cui si è sin qui parlato. La giacca è inoltre corredata da spalline metalliche con frange dorate e argentate (gli "spallacci") e da una mantellina. • La mantellina è un rettangolo di velluto foderato sul retro, che viene appuntato sulle spalle. Anch'essa è riccamente decorata e ricamata con stemmi e disegni (animali, motivi floreali ecc...) diversi però da quelli riportati sul davanti della giacca. La mantellina può essere di colore nero o rosso. Nel primo caso indica il guerriero buono, nel secondo il cattivo. A volte si vedono mantelline di colore verde o turchese24. Questi sono colori che venivano utilizzati soprattutto nei costumi più antichi. Oggi solo la compagnia Monte Cusna di Asta

24 Il colore della mantellina della donna - guerriera cristiana.

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ha mantenuto viva la forza di detta simbologia del colore non solo attraverso i costumi ma riproponendola anche nei vari arredi di scena. - I padiglioni sono rossi (cattivi) blu (buoni) e verdi (essi hanno funzione di aiuto - appoggio ad una delle due corti, solitamente i buoni). - Ogni corte ha una bandiera: blu sormontata da una croce in metallo e rossa sormontata da una mezzaluna e stella le quali sono anche disegnate sulla stoffa. - Il colore dei mantelli: blu è per gli eroi o re cristiani, rosso per i turchi, grigio o marrone per i travestimenti25. - La colorazione dello sfondo degli scudi è di nuovo rossa o blu con i soliti simboli della croce o della mezzaluna con la stella. Questa simbologia è molto sentita ancora oggi tanto che nei testi (soprattutto in quelli più recenti o di argomento storico o fantastico) in cui la dicotomia buono/cattivo non è così ben definita, si tende ad utilizzare colori e simboli neutri (comunque diversi dal rosso e dal blu).

25 Inoltre se un eroe cristiano vuole fingersi turco indosserà

sopra all'abito di scena un mantello rosso lungo fino ai piedi e viceversa.

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Ad esempio il fondo degli scudi può diventare grigio con disegni di animali, stemmi di casati e cose simili per ripristinare la simbologia dicotomica delle immagini e dei colori. Oggi è il campione (esperto conoscitore della tradizione) che consiglia di volta in volta scenografo e maggerini su quale tipo di colore adottare in riferimento alla parte che interpreta. • I pantaloni, nelle loro caratteristiche, ripercorrono di nuovo detta dicotomia buono/cattivo attraverso il colore e la forma. I pantaloni dell'eroe buono sono di velluto nero, dritti e lunghi fino alla caviglia. Sono decorati da una banda longitudinale sottile, gialla o dorata, da una frangetta appuntata in fondo, sull'orlo e talora alcuni fiocchetti colorati applicati all'altezza del ginocchio. L'eroe turco o cattivo indossa un paio di pantaloni di velluto rosso come quello della mantellina, (infatti il colore della mantellina accompagna quasi sempre quello dei pantaloni) corti e ampi i quali vengono allacciati all'altezza del polpaccio sul quale ricadono. Questi pantaloni sono anche definiti "braghe alla turca".

• Ogni guerriero infine indossa un paio di stivali detti "gambali" in cuoio nero a completamento del costume. • La donna guerriera26 indossa un costume identico a quello maschile con l'aggiunta di una corta

26 Solo la compagnia Monte Cusna di Asta e la Società del

Maggio Costabonese annoverano tra i componenti della

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gonnellino (che viene indossato sopra ai pantaloni rossi o neri) fatto di strisce di stoffa colorata (turchese o rossa) e guarnita con passamanerie dorate e pietre colorate . Nelle compagnie in cui ancora oggi il ruolo della donna - guerriera viene interpretato da un uomo, egli per distinguersi dagli altri indossa sempre il gonnellino sui pantaloni ed una lunga treccia bionda, appuntata sull'elmo e decorata da nastri di diversi colori. • I costumi femminili di darne, regine, imperatrici, popolane o fattucchiere sono più semplici e meno elaborati di quelli maschili, anche se oggi c'è una certa tendenza alla ricerca del costume più adatto al personaggio (ad esempio se si tratta di un'imperatrice verrà scelto quello più riccamente decorato, corredato da gioielli e corone; se si tratta di una popolana l'abito avrà un colore ed un taglio più sobrio). Sono comunque sempre abiti lunghi sino ai piedi, eleganti, tendenzialmente monocromatici (nero, rosso, rosa, blu ...) arricchiti da ricami dorati, paillettes (dorate o argentate) e perline. L'abito può essere inoltre corredato da uno scialle di colore diverso o da un mantello della medesima stoffa e colore.

compagnia le donne guerriere rispettivamente tre in Asta e una a Costabona.

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Vi sono però nello spettacolo dei maggi altri personaggi non guerrieri che, per questo motivo indossano costumi diversi: sono personaggi secondari, bambini e animali. • Questi personaggi sono figure utili allo svolgimento della storia quali: frati, eremiti, pastori, osti, mendicanti ecc... Essi, seppure importanti, sono considerati personaggi secondari e secondo la tradizione, indossano abiti smessi, vecchi di decenni (quelli dei nonni) e alcuni accessori caratterizzanti: il bastone ed un cappello per il pastore, i sandali francescani per il frate, il grembiule per l'oste e così via. • La presenza di bambini è piuttosto frequente nei maggi emiliani infatti solitamente le storie narrate iniziano con le traversie di bambini rapiti o a cui è stato usurpato il trono che, attraverso varie peripezie, si salvano e da "grandi" si trasformano nell'eroe buono risolutore della storia. Essi spesso cantano alcune quartine ed ariette, indossano il medesimo abito descritto per i guerrieri (senza elmo e stivali) in miniatura . Spesso accade anche che il bambino sia una figura marginale, una comparsa e allora, in alcune compagnie non ci si preoccupa di istruirlo al canto e al gesto e neppure al costume. Addirittura a volte i

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bambini venivano reclutati sul momento tra il pubblico.27 • Un terzo gruppo di figure non protagoniste è composto dagli animali: leoni, serpenti, draghi, cervi, gorilla, orsi ... Essi assumono una funzione diversa a seconda dei testi: - Funzione antagonistica rispetto agli eroi. - Protettori - aiutanti dei deboli. - Strumento di punizione nei confronti di chi ha commesso errori o torti particolari. L'attore che impersona le belve è di norma sempre lo stesso e indossa una tuta gialla se è un leone, verde o mimetica se si tratta di un serpente o di un drago, o pelli di animali. L'unico elemento a cui viene dedicata maggiore cura è costituito dalla maschera degli animali. Infatti ogni compagnia costruisce le proprie maschere di latta, ferro e cartapesta piuttosto somiglianti agli originali, in modo da poter ricreare un certo realismo sulla scena. • Vi sono infine alcuni personaggi particolari, mutuati dalla tradizione, che ancora oggi, a volte sono presenti: sono il diavolo, l'angelo, il mago e il

27 Questo non accade nelle compagnie di Costabona e di Asta

dove l'istruzione al canto del maggio inizia molto presto e tutti coloro che fanno parte della compagnia, anche i più piccoli,

devono conoscerne linguaggi e significati.

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buffone. Ognuno di essi viene interpretato di norma dal medesimo attore in ogni rappresentazione ed ognuno ha un abito che lo caratterizza, diverso da quelli descritti sin ora. - Il diavolo indossa un costume di norma rosso, a coda e corna (a volte un bastone a forca o tridente) e indossa sempre una maschera in legno o metallo anch'essa dipinta sui toni del rosso. Egli può essere invocato dai "cattivi" i quali gli chiedono aiuto e malefici. Appare inoltre anche per rapire fanciulle o per portar via i morti. - L'angelo viene solitamente interpretato da un bambino il quale indossa un abito bianco piuttosto ampio, lungo fino a terra. Esso può essere guarnito con ricami, applicazioni dorate e nastri di norma blu. L'angelo sfodera anche un magnifico paio d'ali sulla schiena, anch'esse bianche e costruite ancora una volta, dallo scenografo della compagnia. L'angelo solitamente interviene per portare messaggi, svelare arcani e verità o semplicemente per aiutare i "buoni" quando essi lo invocano . Può inoltre intervenire in situazioni difficili impartendo comandi a vari spiriti. La sua presenza in scena è di norma breve, della durata di qualche minuto. Ne facciamo ora qualche esempio:

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*** Giù dal ciel calando venni Per narrarti o Montalbano Che Guidone è il tuo germano Ora al ciel volgo le penne *** Voi discordia e gelosia Negligenti al mio comando Sull'istante via volando Abbreviando ognor la via *** Fra i più forti di Agramante Metterete nei lor cuori Fiamme ruggini e rancori Tra di lor discordie tante 28 *** O Goffredo il ciel t'invita Di Sionne aprir le porte Non temer guerra né morte Ti daran gli angeli aita.29

- Il mago invece è di norma impersonato da un adulto, spesso da un anziano. Egli indossa l'abito del guerriero corredato da un lungo mantello blu scuro e da un grosso cappello a cilindro nero. Può inoltre portare con se in scena alcuni oggetti che servono a caratterizzare il suo personaggio quali ad esempio un bastone intagliato, una sfera ed un grosso libro.

28

Maggio di Rodomonte di autore anonimo (manoscritto originale).

29 Notari D., La Gerusalemme liberata, Tecnostampa, 1984.

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La presenza del mago sulla scena può anche durare molto a lungo oppure, come per l'angelo può realizzarsi in una breve apparizione. Egli di norma è associato ad una delle corti (o buoni o cattivi) con la funzione di consigliere del re. Una caratteristica tipizzante del codice gestuale e sonoro del personaggio del mago è la lentezza nel movimento e nella parola cantata: il mago si esprime per enigmi, con gesti insoliti e piuttosto diversi da quelli utilizzati dai guerrieri. Anche il mago come l'angelo è in grado di svelare misteri o segreti, di vedere nel futuro e d'invocare diavoli in suo aiuto: (Ruggero) Non farai più al mondo guerra trapassarti voglio il cuore (Mago Atlante) Non lo far che dal dolore tremeria tutta la terra *** Non più guerra tra voi sia che sarebbe caso strano se uccidessi il tuo germano o il fratel morte a te dia30

*** Il suo regno è disarmato sol due figli ha in sua difesa sarà facile l'impresa di dar morte al scellerato 31

30

Rodomonte op.cit.

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*** Un degli angeli di Averno qui ne venga in sulla terra e trasporti la donzella salva da ogni vostro scherno 32

- Il buffone33 costituisce l'anello di congiunzione tra maggerini, suggeritore e pubblico. Egli infatti entra ed esce dalla scena in qualsiasi momento, dialoga con ognuno dei tre interlocutori ed è un esperto conoscitore della tradizione. Egli è l'unico che può decidere di non utilizzare il canto: parla e canta con il pubblico passando senza alcun riguardo dal linguaggio poetico al dialetto, dal canto alla battuta. Fa battute su eroi, sulla storia, sul pubblico e sul maggiaio, non risparmia nemmeno il campione, il vinaio e gli assistenti di scena. I suoi interventi mitigano i momenti di massimo pathos e 31

Cappelletti G. Acherone, in “il Cantastorie” , terza serie n.3, 1981

32 Rodomonte op. cit. 33 La società del maggio Costabonese ha eliminato la figura del

buffone e l'ha sostituita con quella dei "malandrini" . Essi (due o tre) intervengono circa a metà della rappresentazione. Sono goffi e buffi e i loro abiti poco curati, sono una sorta di caricatura di quelli dei guerrieri. Essi rappresentano sempre la medesima scenetta: incontrano una fanciulla nel bosco e ne approfittano fino al sopraggiungere dei veri guerrieri. Allora i malandrini fuggono. La funzione di questa scena comica sostituisce il buffone e serve ad allentare la tensione all'interno dello spettacolo.

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commozione, mascherano gli errori e richiamano l'attenzione del pubblico con gesti e parole scherzose. Il buffone indossa un costume a colori sgargianti, in velluto o in raso, con fiocchi nastrini e campanellini. La foggia e le caratteristiche dell'abito sono diverse per il buffone di ogni compagnia e risentono del gusto personale dell'attore che lo interpreta. Il suo abito è corredato da buffi cappelli, a volte da uno scudo e da una sciabola in legno che vogliono imitare quelle dei guerrieri . Nella compagnia maggistica Monte Cusna di Asta il buffone ha sempre un oggetto particolare: la tenaglia. Si tratta di una tenaglia di legno che può allungarsi anche per diversi metri con la quale "acchiappa" eroi e spettatori. Essa è dipinta di blu da un lato e di rosso dall'altro (per non fare torto a nessuno ed esasperare il suo ruolo dissacrante). Il buffone interviene ogni volta che qualcosa s'inceppa nel normale andamento dello spettacolo. Per questo motivo la sua dote più importante è la capacità d'improvvisazione unita ad un'attenta e continua osservazione degli attori e del pubblico. • A differenza del teatro colto nel maggio non viene quasi mai impiegato il trucco, fatta eccezione per alcune barbe finte parrucche indossate dai guerrieri e dal buffone, il quale a volte può decorare il proprio viso e il corpo a seconda di ciò che vuole esprimere o di chi vuole sbeffeggiare (può indossare barbe, parrucche, nastri oppure truccarsi e agghindarsi come una nobil donna ecc...).

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"I suonatori"34 Ogni compagnia è dotata di una propria orchestrina: i "suonatori", i quali spesso non sono veri e propri musicisti nel senso moderno del termine, ma sono piuttosto persone' che sanno e amano suonare uno strumento ripetendo "ad orecchio" (senza spartiti) le musiche del maggio . Gli strumenti tradizionali impiegati sono il violino strumento solista (che accompagna il canto del maggerino fornendo un attacco caratteristico ogni due versi) la fisarmonica e la chitarra i quali servono da accompagnamento. Le melodie del maggio sono sempre le stesse e vengono ripetute durante tutta la rappresentazione. L' orchestrina oltre a dare gli attacchi35 (come si dice in gergo "la nota") per le quartine e le ariette, esegue anche alcuni intermezzi musicali al termine di scene particolarmente drammatiche, incisive, o quando si sposta il luogo dello svolgimento della scena. Inoltre i musicisti

34

musicisti del maggio 35 Per la musica dei maggi si rimanda ai testi: T. Magrini (a cura

di) 1992 op. cit.; Borghi G..P. ; Fioroni R.., Vezzani G. (a cura di) in, Le forme drammatiche popolari: il maggio in Toscana e in Emilia, testo della conferenza tenuta il 22/06/1984 alla biblioteca comunale di Terranuova Bracciolini, quaderno n. 17 luglio 1987; e ancora Incontro con V. Rovali, in "il Cantastorie", Nuova Serie n°31, Luglio-Dicembre 1980.

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sono sempre pronti ad intervenire ad un cenno del campione per dare il tempo ai maggerini di riprendere fiato, per mascherare un errore o per dilettare il pubblico creando piccole pause nelle quali gli spettatori possono comunicare tra loro o fare commenti ad alta voce dirette agli attori o al testo. Oggi forse per un mutato gusto musicale o per la difficoltà a reperire giovani e bravi suonatori ad orecchio (di fisarmonica e violino) che siano anche conoscitori del maggio, vi è la tendenza ad inserire Strumenti e sonorità più moderne quali flauti, tastiere elettriche ed amplificatori per chitarre. Le melodie rimangono comunque quelle della tradizione. Ogni compagnia inoltre, all'inizio dello spettacolo, compie la cosiddetta "sfilata". In fila per due i maggerini entrano nel circolo compiendo un paio di giri del campo con in testa il campione, il quale spesso suona un tamburo (oggi non più) seguito dai suonatori. Chiudono la fila i bambini, le belve e il buffone. Ognuno procede seguendo il ritmo della "marcetta" d'entrata che i suonatori eseguono durante questa "processione" al termine della quale ognuno prende posto alla propria corte ai lati del circolo. Anche i suonatori hanno un loro luogo deputato: si

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siedono su tre sedie poste sul perimetro del circolo, lontano dai padiglioni, davanti alla prima fila del pubblico (anch'essi, i suonatori, non sono una presenza che crea disturbo in scena) e vi rimangono sino al termine dello spettacolo.

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Il canto Il canto delle varie compagnie si differenzia innanzitutto per la tonalità prescelta la quale non viene mai modificata nel tempo (alcuni scelgono il si bemolle, altri il fa maggiore o ancora il si maggiore ...) e per il modo di esecuzione della quartina e delle ariette. Infatti ogni compagnia ha un suo modo tutto particolare non solo di eseguire le ariette (in minore e in maggiore) ma soprattutto la quartina. Pur avendo la stessa matrice metrica e strumentale ognuno assume un modo proprio di modulare le parole, di stabilire le pause, di pronunciare consonanze, rime e sottolineare le proprie doti canore con gorgheggi puliti, potenti ma mai esasperati. Il maggerino più espressivo, più apprezzato e portatore della tradizione è colui che, dotato del corredo di costume di cui si è già parlato, riesce attraverso la mimica del volto, il movimento degli arti superiori e inferiori e il canto a realizzare una perfetta sintesi sincronica ed armoniosa dei tre codici (gesto - parola cantata - costume) entrando in un rapporto empatico con il personaggio che interpreta, con i ricordi che egli ha delle interpretazioni che lo hanno preceduto e con il

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pubblico (anche quest'ultimo a due livelli cioè con ciò che essi vedono in quel momento e con i ricordi di rappresentazioni del passato). Per quanto riguarda la tipologia del canto è importante anche ricordare che vi sono alcuni personaggi i quali sempre a partire dallo schema metrico di base, realizzano nuovi motivi sonori che servono a sottolineare e caratterizzare la diversità stessa del loro personaggio rispetto al resto degli eroi. Essi sono maghi, indovini, spiriti e ninfe36.

36 Fa eccezione il coro delle ninfe nel maggio di Orione le quali

oltre ad adottare un'arietta differente mutano anche la metrica e i versi. Maghi e indovini attuano cambiamenti solo nel ritmo del movimento e della melodia.

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Inizia lo spettacolo Dopo aver analizzato i principali elementi e personaggi del maggio vediamo ora come si svolge uno spettacolo. Come si è detto l'entrata in scena dei maggerini è una sorta di processione a tempo di musica, una sfilata, al termine della quale ognuno va ad occupare la propria posizione in scena . Spesso davanti a due eserciti che si fronteggeranno nello spettacolo, vi sono due personaggi (solitamente due assistenti di scena) che sfilano subito dopo i musicisti ognuno al fianco del proprio re, portando le bandiere già descritte, che simboleggiano l'importanza degli eserciti e li caratterizzano secondo la simbologia dicotomica del colore. A volte, prima di iniziare il canto, il suggeritore dice alcune parole per attirare l'attenzione del pubblico, presenta i vari attori, l'autore del maggio (che spesso è fra il pubblico o fra gli attori stessi) e la trama dello spettacolo. Ogni copione, e di conseguenza ogni spettacolo inizia con il "canto del paggio"37. Si tratta delle strofe iniziali del testo le quali contengono essenzialmente i seguenti temi:

37 Il nome "paggio" è mutuato dalla tradizione e si riferiva al

giovinetto che portando un ramoscello fiorito cantava le lodi e

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Il ritorno e il rifiorire della bella stagione: *** Torna ancor la dolce estate A scaldare i nostri cuori Tra le querce i faggi e i fiori Vi chiediam che ci ascoltiate38 *** Qui fra boschi ombrosi e folti dov'è dolce riposare torna il maggio a ricordare fatti antichi ormai sepolti39 *** O desiosa primavera con augelli rose e fiori che diletta tutti i cuori nel mattino e sulla sera40 *** Quando il suoi si variopinge rende a ognun profumo grato l'erba e i fior del molle prato ad amare i cuori spinge41

l'avvento della bella stagione, cioè della primavera. Nel maggio emiliano questo personaggio è ormai scomparso ma rimane comunque l'abitudine di introdurre la storia che sarà rappresentata con alcune quartine che hanno la funzione di prologo. 38

Borghi D. Arminea e Liseno, Villa Minozzo 2000 39

Aravecchia L., Amore e sangue, Tecnostampa 1985

40 Chiarabini F., Maggio di Corinto, Tecnostampa 1984. 41

Cappelletti G., Acherone, In "Il Cantastorie" Terza Serie n° 3 1981

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• Antichità e bontà della tradizione del Maggio: *** Col progresso e le invenzioni molte cose son cambiate, ma rimangono immutate le più antiche tradizioni *** Una è il maggio antica gloria della gente contadina che ogni estate ci trascina sui sentieri della storia42

Saluto e richiamo all'attenzione e al silenzio: *** Tradizion vuole che il paggio rechi a voi gentil saluto Io vi do il mio benvenuto Canterem di nuovo il maggio43

Il riassunto della storia: *** Nacque al ponte di Bassano Ezzelino il gran tiranno con la forza e con l'inganno soggettar vuole il cristiano ***

42 Aravecchja L., La mano destra, Tecnostampa 1984. 43 Borghi D. Arminea e Liseno, Villa Minozzo 2000

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*** Duca d'Este e sir Martino e Ferrari il cavaliere madre e figlia gran guerriere ferman l'empio Ezzelino *** Re Dalmazio di Lisbona vien coi suoi tratto in inganno di un delitto incolperanno quel Martin degna persona *** Quel Fernando andrà in preghiera per il mondo ognun salvando ma il Signor lo va chiamando e morrà dal gran colera44

• Valori etici della storia: Dimostrò con la sua morte che la legge dei potenti non opprime i sentimenti di un bel cuor nobile e forte45 *** Triste o lieto sia il racconto é la storia della vita a riflettere c'invita e tra noi farne un confronto46

44

Zannini D., Ezzelino da Romano, Ciclostile, Villa Minozzo 980.

45 Fioroni R., Antigone, Tipolito Felina 1982.

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Il canto del paggio (non essendovi nel maggio emiliano il ragazzo con il ramoscello fiorito) viene assegnato ad uno degli attori il quale si posiziona al centro del campo disarmato ed introduce lo spettacolo. Spesso, quando possibile, il paggio viene eseguito dal maggiaio stesso, da un anziano maggerino che ormai è tornato a far parte del pubblico o da uno degli anziani della compagnia. Oggi si tende a far cantare il paggio da due o più attori con buone doti canore i quali riescono a "rompere il ghiaccio" con un pubblico a volte ostile, dopo di che inizia lo svolgimento della storia sotto la direzione del campione. Lo spettacolo non è diviso in atti, si svolge con continuità dall'inizio alla fine. Non vi sono nemmeno le quinte perciò ogni attore è sempre presente dall'inizio nello spazio scenico. Nel momento in cui non viene chiamato in causa rimane per lo più seduto accanto al proprio padiglione. Solo i guerrieri e altri personaggi che "muoiono nel corso della rappresentazione" possono sedersi tra il pubblico e godersi il resto dello spettacolo . In ogni maggio, come si è già più voÌte sottolineato,

46 Canovi Don G., Guerra e pace, in "il Cantastorie" Terza Serie

n. 3, 1981.

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è sempre presente il tema guerresco, della lotta, il quale sulla scena si esplica attraverso "il combattimento". "Le battaglie emiliane { ... } richiedono spazi assai più ampi [ ... ] lo scontro non avviene fra le spade ma fra gli scudi, i due eserciti si dispongono uno di fronte all'altro, ma il più lontano possibile fra loro: ai margini dello spazio scenico. Cantati i primi due versi della stanza "a maggio", i guerrieri prendono la rincorsa e, mentre fanno roteare la spada con la mano destra, si scontrano al centro dello spazio scenico facendo cozzare fra loro gli scudi, con grande impeto e con grande fracasso; ogni guerriero si scontra con un guerriero della parte avversa. Fatti cozzare gli scudi, proseguono in avanti fino ai margini dello spazio scenico, si scontrano ancora scudo contro scudo, mentre con la mano destra continuano a far roteare la spada. Tornano quindi ciascuno nella posizione di partenza. Con la spada sguainata e protesa minacciosamente in avanti e con lo scudo imbracciato a sinistra, vengono cantati (da uno o da più personaggi) gli altri due versi della stanza, terminati i quali si ha un nuovo scontro identico al precedente"47.

Il combattimento può avvenire anche con altre "armi" diverse dalla spada: le lance, la mazza e la dava. Le lance sono dei lunghi bastoni appuntiti (colorati a spirale di rosso, blu, giallo ecc...) vengono usate per riproporre le giostre medioevali tra cavalieri. I maggerini salgono su una sorta di

47

Venturelli G. 1992 op. cit.

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panchetto di legno (uno per ciascuno posti ad alcuni metri l'uno dall'altro) e con la punta della lancia si colpisce lo scudo dell'avversario. La mazza e la dava invece sostituiscono la spada nel combattimento. Esso avverrà nello stesso modo in cui si svolge con la spada però saranno ora la dava e la mazza a colpire lo scudo dell'avversario. Il combattimento è il momento di maggior fatica fisica non solo per i guerrieri ma anche per il "vinaio". Egli infatti corre per tutto il circolo, dissetando i prodi cavalieri: . "E anche qui i morti caduti in battaglia e distesi sul prato, non appena passa il coppiere col vino, si sollevano e bevono di gusto, per ricadere subito dopo bocconi secondo le esigenze del copione"48.

Al termine della rappresentazione, subito dopo il coro finale (crf. Paragrafo 2.5) durante il quale tutti gli attori e gli assistenti di scena si sono portati al centro del circolo disponendosi più o meno ordinatamente a semicerchio, il pubblico entra nel circolo del maggio. Subito i musicisti (anche dopo quattro ore di rappresentazione) improvvisano la sonata di una danza e attori e spettatori compiono nel circolo il "ballo dei maggerini" . . Al termine delle danze ognuno compie attività

48

Venturelli G. 1992 op. cit.

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frenetiche e diverse . E' la festa della Comunità. Il circolo ancora oggi, è simile all'immagine di un formicaio: - Chi raccoglie e smonta gli arredi di scena. - Qualcuno cerca le proprie armi. - Molti si dissetano (nuovamente!). - Altri raccolgono i complimenti e le lodi del pubblico. - Altri infine raccolgono le sfide canore di vecchi maggerini presenti nel pubblico e tutti pian piano si radunano intorno a loro per ascoltare, cantare, ricordare e poi raccontare nuove e vecchie storie di armi e di amori...

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tratto da :

Università degli Studi di Bologna FACOLTÀ DI SCIENZE POLITICHE

Indirizzo Politico - Sociale Tesi di Laurea in Sociologia della Conoscenza

STORIA E TRADIZIONI NELL'APPENNINO

REGGIANO: LE RAPPRESENTAZIONI DEI "MAGGI"

Candidato: NATASCIA ZAMBONINI

Relatore: Chiar.mo Prof. GIULIANO PIAZZI

Anno Accademico 1999-2000

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I quaderni del Museo

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Edito in cento copie numerate dall’Autore

COPIA N. ZERO

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