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Analisi dei Tessuti PARTE SECONDA

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Analisi dei Tessuti

PARTE SECONDA

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LAVORAZIONE DELLE FIBRE TESSILI

FILATURA

Rappresenta tutta la serie di operazioni che trasformano la fibra in filato. Per prima la cernita delle varie qualità della fibra,

seguita dalla pulitura tramite apertura della fibra stessa, e dalla lavatura.

Viene sottoposta a battitura con appositi cilindri per eliminare le scorie e ammorbidire le fibre: da questo processo si ottiene la

“falda”.

La falda è passata alla cardatura tramite cilindri rotanti muniti di punte metalliche, usati per la lana: si ottiene così il nastro o

“velo” di carda; questo viene sottoposto a ripetute trazioni e torsioni, fino a ottenere il “bindello” cioè il filamento cilindrico di

circa 2 cm., grosso ma ancora poco resistente, e che ancora tramite ulteriore trazione e torsione diventa lo “stoppino”, che è

già pronto per essere filato.

La filatura abbina più stoppini sottoponendoli a forte torsione; possono essere semplicemente avvolti su essi stessi, binari o doppi,

o ritorti, o a fantasia di fili a lunghezze differenti.

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I filati a “fantasia” usano anche i difetti del filato stesso come anelli, nodi, riccioli, peluria, e lo nobilitano per ottenere i melànges,

dati dalle nouances di fibre di tonalità diverse, i flammè con ingrossamenti irregolari, frisè a zigzag, i lamé con lamelle metalliche, e i

bouclé con piccoli anelli.

I filati vengono imbozzimati con sostanze che li rendono resistenti.

La fibra lunga è sottoposta a pettinatura, nella fase di nastro, e a due cardature, utili a lisciare e rendere parallele le fibre,

ottenendo filati uniformi, lucidi e lisci che saranno più adatti per giacche, pantaloni, gilet, gonne, abiti classici maschili,

generalmente pettinati.

La “seta di otto bave”, e le artificiali e sintetiche, passa direttamente alla fase di torsione.

Le fibre corte vengono cardate: saranno più scadenti, lanose, soffici, generalmente usate per maglieria, o più adatte per i

capospalla, per la maggiore coibenza che offrono.

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TESSITURA

Consiste in una serie di operazioni che porta, tramite l’intreccio di filati, alla formazione del tessuto.

I fili di ordito, i più resistenti, sono disposti paralleli secondo la lunghezza del tessuto, mentre quelli di trama di qualità più

scadente, saranno disposti perpendicolarmente ai primi, nel senso dell’altezza del tessuto.

I fili longitudinali sono l’ordito o catena, mentre quelli trasversali la trama.

L’indeformabilità di un tessuto è data dai fili di ordito. L’altezza è delimitata dai fili d’ordito e termina con la cimosa o vivagno, che è

il punto di più forte trazione esterna; il “dritto filo” è la lunghezza ed è sempre determinato dall’ordito. La lunghezza del tessuto

ha valore solo a fine di quantificarlo a livello commerciale.

Lo spessore è più importante perché determina il peso del tessuto e quindi il suo utilizzo.

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ARMATURE O INTRECCI

L’armatura si rappresenta su carta quadrettata, sulla quale le file verticali rappresentano i fili d’ordito e quelle orizzontali la trama

che scorre.

Con un quadretto nero, quando il filo d’ordito è sollevato sulla trama e bianco, quando il filo della trama è sopra quello

dell’ordito.

Questa è chiamata la “messa in carta”, e viene sempre realizzata per la composizione di un tessuto.

Ora, attraverso software che realizzano le schede al computer, viene inoltre definito il “rimettaggio” ovvero la disposizione dei fili

nei licci del telaio.

Le armature fondamentali sono la tela, la spiga e il raso. La tela o “taffetà”: dà al tessuto un aspetto piano e tendenzialmente

opaco; molto compatta e resistente, ha l’aspetto di una scacchiera. Presenta il maggior numero d’intersezioni possibili fra fili di

ordito e di trama che si alternano uno sotto e uno sopra scambiandosi la posizione a ogni battuta di telaio.

Le più famose tele di cotone sono la tela, la mussola, la batista, il cencio di nonna, la crinolina, i calico, la ghinea di seta, i

taffetà, gli chiffon, le georgette, lo shantung e l’organza.

La spiga o “saia” è caratterizzata dalla presenza di rigature diagonali a varie inclinazioni. Chiamata anche batavia, si ottiene

intrecciando l’ordito e la trama in modo che il primo passi sotto un filo di trama e poi sopra due, poi di nuovo sotto uno e sopra

due e così via. Il tessuto presenta due facce diverse: sul diritto sono più evidenti i fili d’ordito e sul rovescio quelli di trama.

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Se si dispongono due armature saia in direzioni opposte, si ottiene il tessuto spigato.

I più famosi sono i jeans e il twill di seta.

Il raso o “satin” conferisce alla stoffa un aspetto liscio e lucente, nel quale le legature fra trama e ordito sono disposte in un

ordine aritmetico, detto scoccamento.

I punti d’intersezione sono ridotti al minimo e i tessuti sono meno resistenti. Il filo di ordito, dopo essere passato sopra un filo di

trama, vi ripassa dopo quattro, cinque o sette fili; nella battuta successiva si ripete lo stesso ma scalato di due posti.

Armature derivate dalla tela sono i “reps” che si ottengono inserendo più trame nei passi della tela e ne risulta cordonatura

orizzontale; si ottengono gros, cannellè, ottomani, popeline; la moiré di seta si ottiene “spalmando” queste costoline.

Si possono anche avere reps in ordito passando ogni due fili d’ordito la trama e si ottengono così i “kilim”.

Se il raddoppiamento è per ordito e trama abbiamo le “stoie” o i “panama”, con effetto a scacchiera dilatata molto usate per

la biancheria da letto.

Le derivate della saia si ottengono aggiungendo nervature; quando il rapporto fra quadretti vuoti e pieni è uguale, si ha la

batavia che può essere per due, per quattro ecc., e risulta molto usata per la laneria, per il gessato, per la grisaglia, il tartan, il

principe di Galles, i finestrati, il pied de poule; si possono poi realizzare armature spezzate a saia per ottenere spinati, scaglie,

lische di pesce.

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La natura di un tessuto è determinata dalla qualità del filato, dal numero di torsioni dell’ordito e della trama, dalla costituzione

della fibra e delle armature.

Ecco le sue diverse classificazioni.

Dal nome della fibra, (cotone, seta misto); dal filato: bouclé, fiammato; dall’intreccio: seta raso; per finissaggio: pettinato,

cardato, impermeabilizzato; per stampa: batik, floccato; per forma del disegno: zebrato, a pois, maculato, floreale; per uso:

camiceria, sportivo, classico luogo d’origine: Madras, scozzese, damasco; classici: gessato, grisaglia, in base all’aspetto: rigato,

traforato, a pelo, a coste, increspato, elasticizzato, rustico.

Esistono anche armature a fili non lineari con un ordito di fondo e un ordito di giro con filati che seguono traiettoria sinuosa,

ovvero la garza.

Nei tessuti a maglia non esistono orditi e trama: è un unico filo non teso avvolto su se stesso; nella maglieria il titolo è basso

generalmente tubolare, senza cuciture, mentre nel jersey è alto e si creano lisci o a coste.

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I TESSUTI

Agnellino: imita il vello dell’agnello, a maglia con filo superiore lasciato libero.

Generalmente sintetico, a pelo lungo, cimato, morbido e voluminoso.

Alcantara: a tela in poliesteri con finissaggi che lo rendono simile al camoscio.

Bajadera: a righe multicolori orizzontali e verticali, di varie grandezze. Il nome si riferisce alle zingare che l’hanno creato.

Batavia: ad armatura saia, stesso effetto diritto e rovescio.

Chambrai: generalmente in filati leggerissimi, da quattro o da sei. Se di lana è la Challis.

Batista: tessuto soffice leggero a tela e fine, con filati mercerizzati, lucidi e resistenti. Molto fresco, sfila molto e va ben rifinito con

cuciture perfette perché traspaiono sul diritto.

Barrè: a righe orizzontali di varie dimensioni.

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Bouclé: tessuto con seconda trama aggiuntiva con filati caratteristici ricci e ondulazioni di mano morbida.

Brillantina: motivo a piccoli disegni lucidi ottenuto per intreccio su base tesa.

Broccati: tessuti speciali in cui la trama supplementare, generalmente metallica, serve per ottenere effetti di risalto sul fondo al

diritto, che intreccia con pochi fili l’ordito lavorato con telai speciali o Jacquard. La base è in raso con motivi a diagona le. I più

bei broccati sono stati creati in Giappone e a Bisanzio. Anche a doppia faccia.

Cangiante: si dice di tessuti a colori complementari in trama e ordito generalmente di seta.

Chiffon: a tela, di seta, con forte torsione del filo, effetto semiopaco a forte granulazione. Leggero e simile a mussola, molto in

voga dagli anni 20.

Cannellato: armatura a tela a riduzione alternata, mano a coste alternate.

Chintz: di origine orientale, tessuto a tela cotone con un lato lucido tramite l’uso di finissaggi, cere o plastiche.

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Ciniglia: particolare tipo di tessuto con un filo costituito da un fascio di quattro fili ritorti ordinari di due capi, con filato a filo lungo

che mentre si ritorce imprigiona altre fibre e con filati aventi alcune fibre disposte a 90 gradi rispetto all’asse del filo, simile al

velluto.

Crepe: armatura tela che aumenta a proporzioni diverse i fili di trama o di ordito. Ottenuto con filati molto ritorti che

conferiscono aspetto granuloso e ondulato. Il “Georgette” è il più leggero dei voilè, sottile e trasparente ma di mano rigida,

usato a sovrapposizione di più teli, va molto rifinito; “de chine” d’aspetto opaco, leggero e resistente, per intimo, camicette e

drappeggi da sera, scivola molto nel cucirlo; il “marocchino” il più pesante, non trasparente.

Ora ottenuto anche per calandratura o bagni chimici, generalmente due trame a torsione destra e due a torsione sinistra.

Cretonne: telo robusto di lino o cotone con motivi grandi floreali usato per tappezzeria. La più prestigiosa è quella delle stampe

inglesi Sanderson, che usa i motivi floreali a 24 colori.

Crinolina: ad armatura tela rada, spesso, rigido e inamidato è usato per supporti in crine di cavallo, sisal, agave e lino.

Damasco: antico tessuto prende il nome dalla capitale della Siria, rotta famosa della via della seta dal IX secolo.

Con filati di titolo e torsione diversi, così da creare effetti di lucentezza e pesantezza differenti, normalmente a tinta unita con

disegni lucidi su fondo opaco o viceversa, ottenendo effetto di chiaroscuro.

Viene lavorato a telaio jacquard su entrambe le facce avendo gli stessi motivi sul diritto e sul rovescio.

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Denim: a saia a filati grossolani, 100% di cotone, spigato con intrecci di fili d’ordito colorato blu indaco con fili di trama grezza.

Era usato a Genova per le tute dei marinai, esportato in America e usato dai minatori e dai cercatori d’oro verso la metà del XIX

secolo con Levi Strass, un europeo che istallò la sua prima fabbrica a San Francisco.

Nasce per tende da campo e poi per i pantaloni. Arriva dalla Francia, da Nimes, cui il nome: “de Nimes”, denim. Negli anni ‘70

la sua diffusione e commercializzazione esplodono in tutto il mondo.

Délavé: tecnica che rende i tessuti simili a capi usati o scoloriti. Ottenuta per scollatura o spiegazzatura, o tramite finissaggi

invecchianti.

Devorè: tecnica usata su velluti e chiffon con trasparenze ottenute per erosione o tagliate in stoffa.

Double face: tessuto sfruttabile su entrambi i versi a doppio ordito e una sola trama, con disegni diversi sulle due facce, pesante

e resistente.

Felpa: tessuto garzato su un lato, peloso sul diritto e liscio sul retro.

Feltro: tessuto non tessuto, ottenuto non per intreccio ma per aggrovigliamento di fibre corte. Grazie alla caratteristica struttura

a scaglie della lana le fibre si uniscono attraverso appositi reattivi.

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Fil a fil: alterna fili di colori diversi a due a due in trama e in ordito.

Filet: tessuto a ricamo; tipo trina di origine francese, con fondo a rete da pesca con decorazioni ottenute da effetti di pieno e

vuoto, adoperati per tende.

Flanella: di media pesantezza con armature saia con superficie pelosa ottenuta con garzatura finale che solleva la peluria.

Tessuto classico per il guardaroba maschile, tende a spellarsi nei punti di maggior attrito: morbido e compatto, non sfila ed è

facile da cucire e da foderare.

Gabardine: ad armatura saia serrata a coste assai inclinate; in lana pettinata o cotone, usato per l’abbigliamento maschile e

tipico delle divise degli studenti inglesi nei college.

Garza: a tela a maglia molto rada; fili in ordito sinuosi e altri retti che creano parti vuote.

Gessato: a rigature verticali intermittenti, di colore bianco su sfondo scuro, tipo gesso del sarto, usato su flanelle e fresco di lana.

Goffrato: con motivo a rilievo, per finissaggi o calandratura e agenti chimici, generalmente doppiati con effetto a rilievo

morbido.

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Goretex: membrana studiata come sostituto del derma per gli ustionati; impermeabile e traspirante adatta per impermeabili di

alta qualità: molto in uso negli anni 80.

Grisaglia: armatura batavia, con motivo a scaletta a zig-zag per metà chiara e per metà scura, generalmente in tonalità grigia

e nocciola. Sono grisaglie anche i motivi sale e pepe o spiga di pesce, in lana usati per il maschile; il modello inglese è il

knickerbocker, di mano granulosa.

Gros grain: cannelle di tela con trame supplementari con un filato più grosso che dà il tipico aspetto a righe pronunciate in

rilievo. Pesante e lucido usato per rifiniture e passamanerie.

Lamé: frapponendo fili di metallo lucente ai fili di trama e ordito; in passato oro e argento, ora diffuso in alluminio colorato.

Lycra: fibra sintetica di estrema elasticità, si allunga fino a sette volte la sua lunghezza; sempre ottenuta in misto con altre fibre.

Loden: di lana cardata con superficie a pelo lungo, schiacciato e pettinato per un verso, per garzatura molto spinta, è

impermeabilizzato.

Losanghe: motivo decorativo a rombi ottenuto per intreccio o stampa, in inglese è il motivo diamonds. Tipico è quello dei gilet di

lana da uomo.

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Maglia: tessuto per intreccio di un solo filo.

Madras: di cotone a jacquard, a righe o quadretti per camiceria.

Modal: viscosa modificata con microfibra; mano morbida, brillante ed elegante.

Moiré: con effetti che ricordano le onde del mare, la calandratura a vapore fa sì che alcuni fili di trama si spostino

schiacciandosi e creando così l’effetto.

Mussola o Chiffon: dalla città di Mosul in Mesopotamia. A tela a maglie fini e rade, leggero e morbido, quasi trasparente. Era

usato per il velo delle spose: per tradizione doveva passare dentro la fede. Non si logora ma si strappa e necessita rifiniture

accurate perché trasparente sul diritto; cuciture nascoste.

Nido d’ape: tessuto pettinato con rilievi esagonali simile all’alveare delle api.

Organza: armatura in tela dal filato organzino. Le migliori bave del bozzolo, molto ritorto e molto leggero, trasparente, e rigido.

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Oxford: a tela, con due fili d’ordito con un filo di trama più grosso dello stesso colore o alternati per formare quadretti o rigature;

morbido e lucente, molto leggero, famoso per l’utilizzo in camiceria. È morbido e facile da cucire, molto delicato, scarsa

resistenza all’usura; meglio apprettarlo per lavorarlo meglio.

Panno di lana: cardato o follato a fondo fino a fargli assumere l’aspetto di un feltro, è usato per cappotti e giacche.

Pelle d’uovo: lino molto fine e leggero

Pied de poule: con armatura a saia, alterna quattro fili chiari con quattro fili scuri, per ottenere un disegno a zampa di gallina.

Pile: tessuto garzato dall’utilizzo principalmente sportswear; sintetico, morbido, molto confortevole e igroscopico.

Piqué: tessuto rigato mediante l’intreccio di due trame di diversa finezza e con due orditi distinti, uno ben teso e uno più lento.

Con motivo a rilievo a righe, puntini, rombi e quadri. Fresco, estivo, morbido compatto, si sgualcisce facilmente e tende a sfilare.

Peluche: con trama ad alto titolo con folta peluria, ha la stessa struttura della felpa.

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Pizzo: tessuto leggero e trasparente con motivi decorativi, fiori, tralci e animali, a uncinetto o a maglia come il macramè e il

valenciennes.

Popeline: a tela di cotone con finissime coste trasversali con filati mercerizzati e sottili. Compatto, morbido e lucido, di peso

medio e leggero. Si logora con l’uso e lavaggi.

Principe di Galles: tessuto di lana pettinata e cardata a batavia, caratteristico disegno a quadri con punteggiature a piede de

poule in grigio o marrone. Prende il nome dal principe Edoardo del Galles.

Raso: rasato di varie pesantezze, con una faccia lucida e una opaca.

Sangallo: tessuto traforato con zone a giorno intagliate su base tela lino o cotone. Deriva il suo nome dalla città svizzera.

Scozzese: tessuto a saia con disegni a quadri a colori contrastanti. La quadrettatura è ottenuta per intreccio di fili a più colori.

Spigato: con due armature saie in direzione opposta a breve distanza, ricorda la spiga del grano o lisca di pesce.

Taffetà: a struttura molto serrata, dai cascami della seta; lucente, di medio peso. Dal persiano Tafeth che vuol dire peso medio.

Mano “croccante”.

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Tessuti di spugna: tessuti formati da due orditi e una trama, uno da fondo e uno d’effetto; quello di fondo normalmente teso e

quello d’effetto a minor tensione produce degli “anelli” sulla superficie.

Tnt: non si ottengono per tessitura ma dalla fibra si passa direttamente al tessuto senza intreccio. Vengono creati chimicamente

o per fusione, con collanti e resine e si ottengono tessuti rigidi. Coesionati meccanicamente, con fibre cardate sovrapposte

vengono passati su una macchina ad aghi che li comprime.

Tulle: molto leggero, ottenuto per intreccio a maglie molto larghe a mano esagonale; mano rigida, molto usato per veli e

velette. Deriva il suo nome dalla città della Francia.

Tweed: tessuto cardato peloso, di medio peso con superficie cosparsa di peli chiari, nodi e fibre appiattite. Proviene dalla Scozia

e i più famosi sono l’Harris, a batavia con pelosità bianca, e il Donegan, a tela, con mano dolce e chiazze multicolore.

Velluti: su armatura a tela, alzando sul diritto alcuni fili d’ordito sotto forma d’anelli, e infine cimato si ottiene il pelo rasato dei

velluti. Da una tecnica del 1500, dal latino vellus, cioè pelliccia.

È un tessuto composto di due orditi, uno di fondo e uno di trama, con il pelo che si ottiene inserendo aste metalliche, bacchette

speciali, con scanalatura per i tagliati e rettangolare per i ricci, il cui spessore regola l’altezza del pelo.

Può essere bouclé con anelli che restano sollevati a rilievo e controtagliati, con disegni ottenuti per incisione nello spessore del

pelo; millerighe, a linee verticali, fini e fitte ottenuto per intreccio e finissaggio, prende il nome della dimensione della costa: 250,

500, 1000 e “francese” che alterna quelle fini a quelle più spesse.

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Velours: falsi velluti, tessuti garzati e cimati.

Jersey: tessuto con armatura a maglia con filati pettinati fini, a struttura omogenea lucida ed elastica con supporto rasato a

nido d’ape. Prende nome da un’isola della manica.