AMREF Magazine n° 3/2010

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Sped.abb.post.DL353/2003 (Convertito in legge 27/02/2004 n°46 ART 1 Comma 2 CNS Roma) Iscriz. Trib. Roma n.617/2004 del 30/12/2004 AMREF Italia Onlus Quadrimestrale di AMREF Italia Onlus Via Boezio, 17 - 00192 Roma Dir. Resp. Maurizio Paganelli N.3 - Anno VI- Ott/Gen. 2010 Stampa: Capriolo Venturini S.r.L. Via G. Di Vittorio, 6 20090 Caleppio di Settala (Mi) Il parto non può essere una scommessa. La voce delle madri africane: testimonianze Malkia: vanno in scena le Regine di Nairobi Milano: un caftano e una foto per AMREF delle madri africane Il futuro e - Speciale Natale 2010

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Il terzo numero del 2010 del quadrimestrale di AMREF, principale organizzazione sanitaria no profit africana, dedica la copertina e un ampio approfondimento interno alla salute materno-infantile e alla voce delle madri africane. Perché il parto non può essere una scommessa.

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Sped.abb.post.DL353/2003 (Convertito in legge 27/02/2004 n°46 ART 1 Comma 2 CNS Roma) Iscriz. Trib. Roma n.617/2004 del 30/12/2004

AMREF Italia OnlusQuadrimestrale

di AMREF Italia OnlusVia Boezio, 17 - 00192 RomaDir. Resp. Maurizio Paganelli

N.3 - Anno VI- Ott/Gen. 2010

Stampa: Capriolo Venturini S.r.L. Via G. Di Vittorio, 6 20090 Caleppio di Settala (Mi)

AMREF

Il parto non può essere una scommessa.

La voce delle madri africane: testimonianze

Malkia: vanno in

scena le Regine di

Nairobi

Milano: un caftano e una foto per AMREF

delle madri africane

Il futuro e -

Speciale Natale 2010

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Il parto non può essere una Scommessa

Sono oltre 200.000, ogni anno, le donne che muoiono di parto o durante la gravidanza nell’Africa Subsahariana: una madre su 31 è a rischio. Una cifra spaventosa, inaccettabile, soprattutto se paragonata a quanto accade nei paesi sviluppati in cui il tasso di mortalità è di una donna ogni 4.300. È una catastrofe silenziosa, che si consuma ogni anno nell’indifferenza del mondo, e che si potrebbe facilmente evitare grazie ad un miglior accesso alle cure di base e a servizi di ostetricia. AMREF è in prima linea per difendere le madri africane. Oggi puoi aiutarci anche tu.

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I “goals” che la comunità internaziona-le s’è prefissata di raggiungere entro il 2015 per ridurre la povertà e i suoi ef-fetti devastanti. L’articolo del Presidente

di AMREF Italia, Mario Raffaelli, che potete leggere in questo Magazine, spiega il punto di vista di una realtà africana come la no-stra su questo tema così delicato e decisi-vo per tutti. Il numero che state sfogliando contiene poi un ampio approfondimento sul tema del quinto Obiettivo del Millennio, che prevede la riduzione della mortalità ma-terna del 75% entro il 2015. La difesa delle madri africane e dei loro figli è oggi la priorità di AMREF: si tratta, infatti, di una realtà terribile e di enormi proporzioni, che ogni anno si consu-ma nella sostanziale in-differenza di tutti. Altri, purtroppo, sono i temi in agenda presso i governi più ricchi, i media non ne parlano, e così il fatto inaccettabile che una donna, in Africa, debba rischiare la vita per dare alla luce un figlio, rimane in ombra. D’ora in avanti noi vogliamo puntare su questa tragedia silenziosa tutti le luci che abbiamo a disposizione, nel nostro piccolo, per richiamare l’attenzione dei nostri soste-nitori, dei media e delle istituzioni. Lottare per il diritto ad una maternità sicura in Afri-

ca, del resto, significa per noi continuare gli sforzi di sempre verso il sogno di un continente non più lacerato dall’abisso che oggi separa gran parte della popolazione da servizi sanitari adeguati. Un lavoro che, anche in questo caso, sarà possibile solo lavorando al fianco delle comunità benefi-ciarie ma anche delle autorità, nazionali e locali, puntando tutto sulla formazione di personale locale e sull’educazione sanitaria di tutti. Certo, servono fondi, molti fondi per colmare questo abisso. Ma partendo da quel che abbiamo a disposizione, so-

prattutto grazie a voi donatori di AMREF Italia, sarà più facile, in futuro, chiedere finanziamenti più consistenti.È un numero al femminile quel-lo che state per leggere: non

troverete solo le voci delle madri africane raccolte da AMREF, ma anche la bellissima storia di Malkia, il progetto teatrale che vede protagoniste alcune ragazze delle ba-raccopoli di Nairobi, in arrivo prossimamen-te sulle scene di Milano e Genova. Il XXI secolo, del resto, e noi lo sappiamo da un pezzo, sarà il secolo delle donne africane. Buona lettura!

di Thomas Simmons | Il 20 settembre scorso, a New York, l’Assemblea Generale dell’Onu si è riunita per fare il punto sulla difficile sfida costituita dagli 8 Obiettivi del Millennio

IL SECOLO DELLE DONNE AFRICANE

EDITORIALE DEL DIRETTORE

OBIETTIVO DEL MILLENNIO: riduzione della mortalità materna del 75% entro il 2015

La difesa delle madri africane e dei loro figli è oggi la priorità di AMREF.

Sommario

DIRETTORE RESPONSABILE

Maurizio Paganelli

DIRETTORE ESECUTIVO

Pietro Del Soldà

ART DIRECTION

Viviana Mattacchioni

REDAZIONE

Federica TedeschiPaola Magni Fiammetta Metz

HANNO COLLABORATO

Valentina Torresan

Martina Vitale

Matteo Scarabotti

DONA ONLINEwww.amref.it

èTante promesse contro

La poverta |5

Speciale: Il futuro è delle madri

africane |6

Testimonianze: La voce delle madri

africane |7

Nel continente vero

Per aiutare ci vuole stoffa:

Il caftano delle regine |10

Nel continente vero |12

Malkia |13

In primo piano |15

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di Mario Raffaelli, Presidente di AMREF | Sconfiggere la povertà entro il 2015 è la storica promessa fatta da 189 capi di stato e di governo al vertice del Millennio delle Nazioni Unite nel 2000, quando firmando la Dichiarazione del millennio si sono impegnati a raggiungere nell’arco di 15 anni otto obiettivi di sviluppo (MDGS). E cioè: eliminare la povertà estrema e la malnutrizione; raggiungere la piena occupazione e il lavoro dignitoso per tutti; garantire l’istruzione primaria a tutti i bambini e a tutte le bambine del mondo; promuovere l’equità di genere e combattere le discriminazioni; ridurre di due terzi la mortalità infantile; migliorare la salute materna; combattere Hiv/Aids, malaria e le altre malattie; assicurare la sostenibilità ambientale e sviluppare un partenariato globale per lo sviluppo.

TANTE PROMESSE CONTRO LA POVERTÁ

La responsabilità nel conseguimento di questi obiettivi è condivisa tra i paesi in via di sviluppo e i paesi donatori che si sono impegnati a un «partenariato globale», ossia a fornire più aiuti, a migliorarne l’efficacia e a creare maggiori e migliori opportunità commerciali per i paesi in via di sviluppo. Nel dicembre 2010 si chiuderà la prima decade degli Obiettivi del Millennio e i progressi nella realizzazione delle promesse, tanto ambiziose quanto elementari, sono stati fino ad oggi molto disomogenei: alcuni

straordinari successi sono già stati conseguiti, ma gli obiettivi relativi alla salute, ad esempio, hanno fatto registrare progressi troppo lenti, nonostante i numerosi impegni presi in sede UE e G8.

La scarsità di personale sanitario, in particolare, continua a essere uno dei maggiori ostacoli nel raggiungimento degli Mdgs relativi alla salute, e si prevede che molti paesi non raggiungeranno gli obiettivi del millennio in assenza di un numero sufficiente di operatori sanitari adeguatamente formati, opportunamente retribuiti e ben distribuiti sul territorio. Questa carenza è più evidente in alcuni paesi africani, dove la mortalità materna è addirittura in aumento per mancanza di ostetriche capaci di assistere le donne durante la gravidanza e il parto e di indirizzarle attraverso percorsi di pianificazione familiare.

Questo è semplicemente inaccettabile, perché il fallimento degli obiettivi non è dovuto alla carenza di risorse, né alla crisi finanziaria ed economica solo recentemente intervenuta, ma a precise scelte politiche, di medio e lungo termine, di allocazione delle risorse esistenti. Tra il 20 e il 22 settembre scorso, i leader di tutto il mondo si sono riuniti a New York per il summit delle Nazioni Unite sugli Obiettivi del Millennio. Durante la tre giorni al Palazzo di Vetro il Presidente francese ha riportato all’attenzione mondiale la proposta di tassare le transazioni finanziarie per sostenere la lotta contro la povertà: una scelta che condividiamo, anche se non è certo nuova ed è lecito dubitare che diventerà mai una realtà. Poi le Nazioni Unite hanno annunciato uno stanziamento straordinario di fondi nell’ambito della salute materno-infantile di cui ci occupiamo in questo Magazine: 40 miliardi di dollari in 5 anni per salvare 16 milioni di vite. Una promessa importante, che però al momento è solo una promessa che segue le tante altre promesse pronunciate in altri summit del passato.A proposito di promesse non mantenute, l’Italia ha precise responsabilità non solo in quanto paese firmatario della Dichiarazione del Millennio, ma anche in qualità di paese donatore, membro del G8, del G20 e dell’Unione europea. Per questo. Il nostro paese, infatti, si presenta già gravemente inadempiente rispetto agli impegni presi a livello internazionale in materia di aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) e si colloca ormai in fondo alla classifica dei paesi donatori. AMREF Italia, insieme alle tante voci della società civile italiana, chiede da anni al nostro governo di impegnarsi per rispettare gli impegni assunti.

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Ogni anno, nel mondo, sono 350mila, più di 200mila solo nell’Africa Subsa-hariana: sono le donne che muoiono di parto, per cause facilmente preve-nibili che nel Nord del Mondo sono scomparse ormai da molti anni. E non è tutto: il dato, di per sé allarmante, secondo cui una donna africana su 31 muore durante il parto per le complicanze, è solo la punta di un iceberg.

Il parto non assistito, l’assenza di un’ostetrica, di farmaci e di strutture sanitarie, infatti, provoca conseguenze invalidanti a moltissime madri. Il caso più eclatante è quello delle fistole vaginali, che cambiano per sempre la vita di una donna causandole non solo dan-ni fisici (incontinenza urinaria costante) ma anche sociali, poiché in molti paesi africani pregiudizi terribili circondano queste patologie femminili, discriminando in modo inaccet-tabile le donne che ne soffrono.

AMREF da oltre 50 anni lavora per garantire il diritto alla salute delle donne africane, nella convinzione che il parto non possa essere una scommessa.

L’obiettivo fondamentale del nostro lavoro è far sì che le donne possano contare su personale qualifi-cato che le assista prima, durante e dopo il parto. A volte basta un’ostetrica per salvare la vita di una madre o di un bambino. Per questo ci impegniamo a formare un numero sempre maggiore di oste-triche, ad allestire centri locali per la salute e a migliorare quelli esistenti, ad istituire corsi “prema-man” di formazione pre e post-parto, ad acquistare vaccini, medicine e test clinici per i bambini e le loro mamme.

Lavorare in questa direzione, grazie anche al Vo-stro aiuto, servirà a colmare il “gap”, l’abisso che separa troppe donne africane da un’assistenza sa-nitaria degna di questo nome. Contiamo davvero che, in un futuro non troppo lontano, rimarrà solo il ricordo della dura realtà raccontata dalle storie di donne che troverete nelle prossime pagine.

Il Parto non può essere una ScommessaLe più comuni cause di morte di donne e neonati, sono facilmente evitabili con una buona formazione di assistenti sanitari e strumenti semplici e poco costosi.

delle madri africane

Il futuro e -in primo piano

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Queste sono alcune delle tante storie di madri africane, voci che raccontano quello che è capitato loro durante la gravidanza e il parto. Sono le voci di chice l’ha fatta anche grazie all’aiuto di tutti noi.

La voce delle madri africane

Appena arrivata i medici mi hanno visitata e mi hanno detto che la placenta era fuoriuscita prima del mio bambino e che dovevo andare subito all’ospedale per farmi curare. Mi hanno messo una flebo e un’ambulanza di AMREF mi ci ha portata. La strada era dissestata e siamo arrivati dopo quattro ore di viaggio, durante le quali mio marito e un clinical officer di AMREF mi sono rimasti sempre accanto. Una volta arrivata in ospedale sono stata ricoverata, mi hanno fatto una trasfusione e preparata per entrare in sala parto.

Sono così felice di essere andata in ospedale! Ero spaventata, ho pensato di morire o che mio figlio non ce la facesse, ma adesso, grazie alle cure, stiamo bene entrambi. Purtroppo non tutte le donne sono state fortunate come me, tante non ricevono soccorso in tempo e muoiono. Spesso mi chiedo che cosa mi sarebbe accaduto se non mi avessero portata all’Ospedale in tempo... Probabilmente, adesso, né io né il mio piccolo saremmo vivi. Io spero che ci sia sempre un buon ospedale nelle vicinanze per farsi curare quando necessario”.

I nervi delle mie gambe erano stati lesionati dal peso del neonato, le sentivo deboli e mi accorsi di non riuscire più a trattenere l’urina. All’improvviso la mia vita era stravolta, sentivo anche il cattivo odore che avevo addosso e non potevo più uscire neanche per andare al mercato.

La mia famiglia ha iniziato ad allontanarmi, a soprannominarmi “malaya” (prostituta) perché molti, nella comunità, sono convinti che le fistole siano causate dalla promiscuità. Ho cercato anche l’aiuto di medici, ma si limitavano a indirizzarmi verso ospedali troppo lontani per le mie possibilità. Ero terribilmente preoccupata, credevo che sarei morta per la malattia e per la vergogna.

Un giorno ho sentito alla radio un annuncio di AMREF che si rivolgeva alle donne nella mia stessa condizione invitandole a farsi curare presso l’ospedale di Kiisi. La notte prima dell’operazione ricordo di avere chiesto a Dio di farmi guarire completamente, in caso contrario preferivo morire sul tavolo operatorio. Tutto è andato bene e oggi sono una donna rinata.

Adesso posso indossare abiti colorati e puliti, cucino per i miei ospiti ed esco senza paura. Posso curare l’orto e le mie attività esattamente come prima. Sono felicissima! Non voglio che alle mie figlie accada quello che è successo a me, per questo, quando una di loro è rimasta incinta, io mi sono sempre assicurata che andasse a fare le visite necessarie. Ha dato alla luce un bellissimo bambino e, dato il peso, è stata ricoverata due giorni

prima del parto. Da buona madre le ho sempre ripetuto di seguire

tutti i consigli dei dottori e di non rimanere a casa una volta

iniziate le doglie”.

Maria Gasingo Olpha Ondiek“Ho 28 anni e vivo a Tali in Sud Sudan. Lui è il mio terzo figlio e ha sei anni. Quando ero incinta di lui andavo spesso al Centro medico di Tali, poi, quando arrivarono le doglie, mi accorsi di un sanguinamento molto forte e decisi di andare a piedi al centro medico. Non avevo altro modo di raggiungerlo se non quello di camminare per più di un’ora, anche se mi sentivo male ed ero preoccupata per il mio bambino.

“Ho 46 anni e vivo nel distretto di Keeroka nella zona ovest del Kenya. Sono una mamma di 4 bambini, tutti nati senza particolari difficoltà in casa e così, anche in attesa del quinto figlio, non mi ero preoccupata del da farsi. Quando iniziarono le doglie mi sentii male per due giorni, ma mio figlio ancora non riusciva a nascere e così andai in ambulatorio e, da lì, in un ospedale missionario. In ospedale mi dissero che il bambino era morto, ma non era tutto.

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La voce delle madri africane

Sono una levatrice tradizionale e ho aiutato molte donne a partorire. AMREF mi ha insegnato l’importanza di mandare le donne in un centro medico in cui degli specialisti possono prendersi cura, nel modo migliore, di una madre. Ho cercato subito qualcuno disposto a portare mia figlia in ospedale in auto, ma l’unico mezzo disponibile era fuori uso. Poi, ho chiesto aiuto al vicino di casa, un uomo forte che ha fatto davvero di tutto per caricarsi Nodam sulle spalle, tenendola stretta in uno shuka (scialle tradizionale), ma era troppo pesante. In qualche minuto lo shuka si è riempito di sangue. Nodam ha perso i sensi. Alle 10 di sera, dopo un’ora di sofferenze, mia figlia è morta. Ero sconvolta, tutto è accaduto in fretta e anche i bambini sono morti.

Adesso sono sola, senza mia figlia. Mi prendo cura di altri suoi due bambini. Nodam aveva fatto tutto nel modo giusto... Aveva fatto gli esami prenatali necessari, era venuta a stare da me per essere sicura di avere l’ambulatorio vicino e di potere partorire lì. Se fosse stato un parto normale adesso sarebbe ancora qui con me. Ma ci sono state delle complicanze e non siamo riusciti a portarla in tempo in ambulatorio”.

Quello che ho imparato da AMREF è stato molto utile, ho aggiornato le conoscenze che avevo ed ho imparato a lavorare in modo migliore con i capi tradizionali delle comunità, con le donne ed i giovani. Qui in Etiopia, le donne spesso vivono in situazioni difficili e si occupano di lavori manuali molto pesanti. Ad esempio, ogni giorno devono percorrere 9 km per raggiungere una fonte d’acqua, poi, una volta raccolta nelle taniche, caricano tutto sulla schiena e tornano a casa. Quando aspettano un bambino spesso perdono l’equilibrio e si fanno male, altre volte l’affaticamento le fa abortire. Alcune donne arrivano perfino a partorire in strada, senza riuscire ad arrivare a casa.

A tutte loro insegno quanto sia importante ricevere cure mediche durante la gravidanza e il parto. Adesso molte di loro vengono per le visite prenatali, e quando arrivano le doglie mi chiamano subito. Per le mamme che hanno dei parti naturali ci penso io, ma quando ci sono delle complicanze ostetriche le mando subito al centro medico di Gongode perché lì ci sono strutture migliori e un personale più qualificato di quello a disposizione qui a Erbo. Spesso le donne non ci vanno comunque perché è troppo distante e raggiungerlo significa camminare per ore. E finisce che muoiono altre madri e altri bambini”.

Seitat Sarika Tiramed Adinew“Mi chiamo Seitat Sarika, vivo a Magadi, nei pressi dell’ambulatorio di Entasoopia, nel sud-ovest del Kenya. Mi figlia Nodam è venuta a stare da me il mese scorso, aspettava una coppia di gemelli e preferiva stare vicino all’ambulatorio in attesa del momento del parto. Il 27 aprile, verso le 9 di sera, mentre Nodam preparava la cena all’improvviso ha sentito una fitta fortissima. Ha iniziato a sanguinare. Io, in vita mia, non avevo mai visto nulla di simile.

“Sono un’operatrice sanitaria presso l’ambulatorio di Erbo, nella regione di Omo, in Etiopia del Sud. In questo villaggio ci sono 887 famiglie e circa 5,378 persone. Ogni giorno vado nelle famiglie per insegnare loro come prevenire le malattie e curare la salute. Con AMREF ho ricevuto una formazione sulla salute riproduttiva, la malaria, le malattie sessualmente trasmissibili, la salute ambientale e le pratiche igieniche corrette.

sostieni il progetto il parto non può essere una scommessa.

Per informazioni:

visita il nostro sito www.amref.itscrivi un’email a [email protected] allo 06.99704650

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La voce delle madri africane

Tiramed Adinew

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Nel continente veroLe fotografie di Francesco Acerbis per AMREF

Francesco Acerbis nasce in Italia, a Bergamo, nel 1969. L’esperienza di assistente in uno studio fotografico gli permette di affinare la tecnica e l’uso della luce finchè non si dedica al fotogiornalismo a tempo pieno. Tra il 1994 e il 2000 realizza diverse mostre sulla situazione dei profughi nell’area dei balcani e un libro sul dopoguerra in Bosnia, “La sospensione dell’anima”, finalizzato alla raccolta fondi per la chirurgia pediatrica dell’ospedale Kocevo di Sarajevo. Dal 2001 collabora come fotografo con AMREF Italia, realizzando alcuni reportages in Africa. Nel 2002 comincia a collaborare con l’agenzia francese Editing. Nel 2004 si trasferisce a Parigi e nel 2007 partecipa al lancio della Maison de Photographes Signatures. Oggi le sue fotografie sono pubblicate sulle maggiori testate italiane ed estere.

Acqua, istruzione, donne, slum. Questi i blocchi narrativi in cui si articola “Nel continente vero: l’Africa di AMREF”, la mostra fotografica di Francesco Acerbis allestita a Milano, a Palazzo Durini, in occasione dell’evento “Il Caftano delle Regine” (vedi pg. successiva).Il percorso per immagini proposto da Acerbis pone l’accento sull’essere umano di fronte alla vita spesso assai dura nel contesto africano. Acerbis racconta la realtà rurale e quella urbana, viaggiando alla scoperta dei tanti piccoli sforzi per cambiare: quegli sforzi, quelle sfide vinte ogni giorno con tanta energia e pochi mezzi a disposizione, in un contesto di povertà sono la base da cui partire per poter immaginare un futuro migliore, con una più elevata qualità della vita.

«Raccontare, trascrivere attraverso le immagini i cambiamenti o il benessere portato dalla costruzione di un pozzo o di poco poetiche latrine è un esercizio frustrante - spiega Francesco Acerbis - Visti dal nostro punto di vista, abituati al traffico e all’opulenza dei neon e dell’asfalto, quei progressi e quell’acqua che non scorre da un rubinetto aperto, ma che è estratta come petrolio da una pompa meccanica, azionata come in un gioco da bambini coperti di polvere o da donne già stanche per i chilometri percorsi a piedi per venire a cercarla, sembrano solo facce diverse della stessa povertà. Ma guardando meglio, cercando nei volti e nei sorrisi, appare il sollievo che deriva dalla certezza di poter accedere in qualsiasi momento a quella fonte di vita che in occidente sembra così scontata».

particolare della foto simbolo della mostra

Francesco Acerbis

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Vuoi ricevere la foto “simbolo” della mostra di Francesco Acerbis in formato 50x75, firmata dall’autore?Effettua una donazione minima di 250 Euro al progetto Children in need di AMREF.Per informazioni: Sara Taglialatela tel. 02 54107566 [email protected]

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amref presenta

per aiutare, ci vuole stoffa.

Il Caftano delle Regine

amref presenta

per aiutare, ci vuole stoffa.

Il Caftano delle Regine

Per aiutare, ci vuole stoffa. Questo lo slogan che ha accompagnato “Il Caftano delle Regine”, un grande evento di moda e solidarietà che si è svolto giovedì 30 settembre a Milano, nella prestigiosa cornice di Palazzo Durini, e che ha visto le “Regine” della moda italiana unite per AMREF, ma soprattutto per le donne africane, vere “Regine” dell’Africa. Alberta Ferretti, D&G, Etro, Fendi, Gucci, Missoni e Prada hanno dedicato alcuni caftani, uno per ogni casa di moda, all’Africa, in particolare a quelle donne che, nella difficile realtà urbana di Nairobi, conducono una vita senza prospettive e che, nonostante ciò, restano la risorsa più preziosa per lo sviluppo del continente.Dunque vestire simbolicamente le donne africane per restituire loro la dignità perduta nelle strade della baraccopoli: in poche parole, un omaggio alle Regine d’Africa.

Questi modelli, donati ad AMREF dagli stessi stilisti, sono stati esposti e offerti al pubblico in cambio di una donazione nel corso della serata, realizzata grazie al contributo di Banca Profilo e patrocinata da Camera Nazionale della Moda Italiana (CNMI), Regione Lombardia, Provincia e Comune di Milano. Il ricavato è stato interamente destinato al sostegno del programma “Children in Need”, progetto promosso da AMREF a Nairobi, nel sobborgo di Dagoretti, per restituire un futuro alle migliaia di ragazze e ragazzi di strada che vivono nelle baraccopoli della capitale del Kenya, in un contesto segnato da fame, malattie, violenza, prostituzione e droga.L’iniziativa ha coinvolto anche i giovani designer del progetto Incubatore della Moda di CNMI: A-lab Milano, Chicca Lualdi BeeQueen e Mauro Gasperi. È stata realizzata infine un’ asta di alcuni caftani generosamente donati da Marta Marzotto, madrina dell’evento insieme a Ilaria Borletti Buitoni, Presidente Onorario di AMREF Italia.

L’evento ha incluso anche un bellissimo viaggio fotografico che ha offerto l’occasione di approfondire la conoscenza dei progetti di AMREF attraverso gli scatti di Francesco Acerbis, fotogiornalista indipendente che ha realizzato un reportage unico sugli interventi di sviluppo in Kenya. Come per i caftani, con una donazione molti partecipanti alla serata si sono aggiudicati le foto esposte e un’immagine simbolo, proposta in un’edizione a tiratura limitata, autografata dall’autore: anche in questo caso, il ricavato è stato destinato ai progetti per il recupero dei ragazzi e delle ragazze di strada di Nairobi.

I GRANDI STILISTI DELLA MODA ITALIANA INSIEME PER UN EVENTO DI MODA E SOLIDARIETÀ A FAVORE DEI PROGETTI DI AMREF PER LE DONNE AFRICANE.

Lo staff di AMREF insieme a Marta Marzotto

Beppe Modenese (Presidente della CNMI), Marta Marzotto, Mario Raffaelli (Presidente AMREF) Guendalina Sassoli (Resp. Raccolta Fondi AMREF), Ilaria Borletti Buitoni (Presidente onorario di AMREF)

Marta Brivio Sforza, Giulio Durini, Marta Marzotto, Marta Ferri

Ottavio Jr. Missoni e Vittorio Missoni

Il caftano donato da Gucci Uno scorcio di Palazzo Durini

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Essere una giovane donna in una delle baraccopoli dell’Africa sub sahariana, aree di degrado che attraversano il cuore delle città come ferite di miseria e violenza, rappresenta una delle sfide più difficili del nostro tempo. Infatti, mentre è ormai chiaro che le opportunità di sviluppo del continente africano poggiano in primo luogo sulle donne, sul loro senso di responsabilità e solidarietà e sul loro spirito di intraprendenza professionale ed economica, le cifre descrivono una condizione allarmante: nella fascia d’età tra i 15 e i 24 anni, ad esempio, il numero di ragazze sieropositive è, in alcuni paesi, fino a cinque volte superiore a quello dei coetanei maschi. Ciò è dovuto a numerosi fattori: il facile avviamento alla prostituzione favorito dalla povertà estrema, la dissoluzione dei tessuti sociali e degli equilibri familiari, la mancanza d’istruzione e d’autonomia decisionale delle donne sottomesse al dispotismo di mariti e partner. Uno scenario inaccettabile per chi si impegna a favore di un futuro migliore del continente: non ci sarà mai salute né sviluppo, in Africa, senza la piena affermazione di diritti e opportunità per tutte le donne, a cominciare dalle più vulnerabili che vivono senza tutela sulle strade delle baraccopoli.

Nel 2000 AMREF ha avviato un programma di recupero dei ragazzi e delle ragazze di strada, il “Children in Need Program”, nel sobborgo di Dagoretti, una vasta area nella periferia sud di Nairobi. Guidato da John Muiruri, un assistente sociale impegnato da vent’anni nel recupero e nella riabilitazione degli street children, il programma è cresciuto negli anni fino ad interessare direttamente e indirettamente alcune migliaia di giovani. Le attività del centro vanno dall’assistenza medica e alimentare al counseling individuale e familiare, dall’istruzione di base allo sviluppo di piccoli progetti di microcredito all’assistenza legale. Nel 2005 è stato inoltre avviato un programma di recupero attraverso il teatro e un laboratorio d’artigianato interamente dedicato a ragazze adolescenti di età compresa tra i quattordici e

IL PROGETTO DI AMREFIN AFRICA

Il “Children in Need project”i vent’anni. Punto di partenza e vero cardine del progetto è il pieno coinvolgimento delle comunità, dei loro leader politici e religiosi, e la moltiplicazione di contatti con la popolazione locale, per prevenire la formazione di quelle condizioni di disgregazione sociale e di violenza che spingono tanti giovani sulla strada. Lo staff di AMREF a Dagoretti dedica una particolare attenzione allo specifico obiettivo di inserire le ragazze di strada nella vita civile, attraverso l’avviamento alla scuola e la promozione dei loro diritti e della loro autonomia decisionale in seno a quelle comunità che, spesso solo per ignoranza, le emarginano condannandole ad una vita senza prospettive.

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A poco meno di due anni dal tutto esaurito registrato a Parma, torna il Malkia Theatre con il Cerchio di gesso, libero adattamento dell’opera di Bertold Brecht, al Teatro Leonardo da Vinci di Milano (dal 12 al 16 gennaio 2011) e al Teatro Archivolto di Genova (il 22 gennaio).

A interpretarlo, sotto la guida della regista e drammaturga Letizia Quintavalla, è il gruppo formato da venti ragazze adolescenti tra i quattordici e i vent’anni nate e cresciute nelle baraccopoli di Nairobi, che negli ultimi cinque anni hanno partecipato al Progetto Malkia (“regine” in swahili), un percorso artistico

e formativo promosso da AMREF nella capitale del Kenya, che attraverso il teatro ha offerto loro un’occasione di espressione e di riscatto.

Il Cerchio di Gesso è stato scelto dalle ragazze di Malkia perché ripropone il tema tipicamente brechtiano della possibilità di praticare la bontà in un contesto come quello da cui provengono, caratterizzato da profondi squilibri e ingiustizie e perché propone una concezione della maternità non necessariamente riconducibile a una matrice biologica.L’opera racconta infatti l’odissea di Grusha, sguattera nella residenza reale, propagatrice del principio rivoluzionario secondo cui “terribile è la tentazione della bontà”. In seguito a una congiura, il re viene messo a morte e la regina fuggendo abbandona il figlioletto, di cui invece si prenderà cura Grusha.

Lo spettacolo, prodotto da AMREF in collaborazione con Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti, è il frutto di un progetto artistico che, oltre alla direzione di Letizia Quintavalla, può contare sulla collaborazione di Elisa Cuppini, Renata Palminiello, Morello Rinaldi, Patrizia Romeo, Patrizia Caggiati, Sandra Passarello e Abel Herrero, e rientra nell’ambito di “Children in need”, un programma di recupero dei ragazzi di strada promosso da AMREF a partire dal 1999 nel sobborgo di Dagoretti, una vasta area alla periferia sud di Nairobi che comprende al suo interno molti slum.

I fondi raccolti durante le rappresentazioni di Milano e Genova andranno a sostenere il progetto Children in need, aiutando così lo staff di AMREF nelle varie attività che spaziano dall’assistenza medica e alimentare a quella legale, sino alla promozione di diverse attività artistiche e di sensibilizzazione. L’attività teatrale, in particolare, ha dimostrato fin dall’inizio una fortissima presa sulle ragazze e sui ragazzi e la capacità di coinvolgerli in un reale processo di recupero, grazie anche alla creazione di una Casa Teatro che è diventata prezioso luogo di formazione e sperimentazione.

La residenza: L’idea di organizzare nuovamente una Residenza risiede nella volontà di voler privilegiare ancora una volta una sola “città” che diventi per il gruppo una sorta di “casa ospitante” con tempi e ritmi che mettano in sintonia chi la abita. La Residenza consente di capitalizzare al massimo il radicamento con il territorio “ospitante”, sia con le Istituzioni (Comune, Provincia e Regione), che con le singole realtà che lo costituiscono – associazioni di giovani donne migranti, realtà che vivono situazioni di disagio, il mondo universitario e scolastico – a cui sono dedicate le tre rappresentazioni mattutine del 12-13-14 gennaio. Nel corso del soggiorno milanese le ragazze si esibiranno nella loro duplice veste di attrici, e ambasciatrici dei diritti delle adolescenti e giovani donne africane.

RITORNANO LE REGINEDalle strade di Nairobi alla scena di Milano, quando il teatro prima restituisce la vita e poi la racconta. Un percorso artistico e formativo al femminile che attraverso il teatro ha offerto a un gruppo di giovani un’occasione di espressione e di riscatto.

Il progetto Malkia ha ricevuto il patrocinio del Comune di Milano, della Provincia di Milano, della Regione Lombardia, dell’Ufficio Scolastico Regionale e di Expo 2015 e il sostegno di Fondazione Cariplo e Fondazione Garrone.

save the datedopo il pinocchio nero, amref

presentaIL MALKIA THEATRE INIL CERCHIO DI GESSOdal 12 al 16 gennaio

teatro leonardo da vinci, milano

per prenotazioni www.teatroleonardo.it

[email protected] 02 66988993

per le scuole: [email protected] 54107566

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malkia. il libroMalkia non è solo uno spettacolo. L’esperienza maturata torna anche sulle pagine di un libro che si offre al mondo dell’educazione, ma anche della cooperazione internazionale, come un punto di vista, un modo possibile di integrare, sia nelle riflessioni che nell’azione, la cultura teatrale e quella pedagogica. Il libro è anche una sfida rispetto al concetto tradizionale di ricerca educativa, perché considera un luogo come lo slum di Dagoretti, con il suo programma Children in Need, occasione di documentazione intorno ai temi dell’apprendimento e dello sviluppo umano, affermando il valore irrinunciabile della qualità, della bellezza e dell’eccellenza come presupposto fondamentale di ogni progettualità educativa.AMREF, Reggio Children e il Teatro delle Briciole condividono qui la grande responsabilità di chi educa, che è la ricerca e il confronto intorno ai valori; condividono un percorso di ascolto delle qualità e delle differenze reciproche, che presuppone che impariamo a viverci nella nostra parzialità, nell’attenzione alle particolarità e alle concretezze che nascono da storie differenti. Ma condividono, soprattutto, la solidarietà nei confronti di percorsi di crescita e trasformazione delle ragazze e dei ragazzi, verso la conquista della capacità di essere liberi e di amare. Imparare ad ascoltare, osservare e interpretare i gesti, le parole, quelle dette e quelle celate per cultura o pudore, la comunicazione che passa attraverso il corpo e gli sguardi ci consentono di capire quali lunghi processi sostengano il cambiamento, la costruzione del sé e di nuove consapevolezze. Imparare a rendere tutto questo visibile sulla scena teatrale come in questo libro, facendolo affiorare per renderlo seduttivo attraverso le forme differenti dell’espressività della cultura umana, ci consente di recuperare, in un contesto tanto lontano, la lezione pedagogica di Loris Malaguzzi, pedagogista e ispiratore dell’esperienza educativa di Reggio Emilia.

Ogni capitolo è composto dalla narrazione dell’esperienza teatrale scritta da Letizia Quintavalla che, in sequenza non cronologica, si intreccia a testimonianze tratte dai quattordici diari1 scritti con cuore intelligente e mente amorevole durante gli stage teatrali da lei condotti a Nairobi dal 2005 a gennaio 2010, e di un “intermezzo pedagogico” di Lorella Trancossi, pedagogista di Reggio Children, che, a partire da queste narrazioni, tenta di proporre interpretazioni, ma anche indicazioni di lavoro e approcci possibili.

Prima di iniziare la lettura del libro è importante vedere i visi dei ragazzi e ascoltare le loro voci nel video documentario allegato

Makia-Regine, a cura di Angelo Loy con le riprese della troupe Different Perspective di AMREF.

Metti sotto l’albero il libro Malkia, donalo ai tuoi amici con una donazione a partire da 22 euroPer informazioni contatta [email protected] o chiama 02 54107566

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segna in agenda

Il nuovo record di Francesco Gambella per AMREF

CHI: Francesco Gambella della Federazione Italiana Canoa Kayak e ambasciatore di AMREF, 5 volte record mondiale.

QUANDO: dal 16 al 21 novembre.

IMPRESA: dalle sorgenti del Nilo, dove sono state gettate le ceneri del Gandhi. Da Jinja in Uganda, attraversando il lago Vittoria fino a Kisumu

in Kenya seguendo il precedente viaggio del Duca degli Abruzzi, un esploratore italiano che percorse questo percorso nel 19 secolo.

COME: Speciali surf ski (canoe doppie) in equipaggio misto Italia-Kenya.

MEDIA: L’evento verrà trasmesso da Citizen TV (emittente locale) e in collaborazione con i principali programmi tv italiani e testate giornalistiche nazionali.

PARTNERS: Federazione Italiana Canoa kayak, Ambasciata Italiana in Uganda, International Canoing Federation, Confederazione Africana di canoa Kisumu Yacht Club, Comune di Kisumu.

AMREF sfreccia in Superbike sull’Aprilia di Max Biaggi

In occasione della penultima tappa del Mondiale a Imola, il logo dell’organizzazione ha debuttato sulla carena della RSV4.

Il trionfo di Max Biaggi nel Mondiale Superbike, all’Autodromo “Enzo e Dino Ferrari” di Imola, ha coinciso con un’importante iniziativa che lega Aprilia Racing e AMREF.Aprilia Racing e il Gruppo Piaggio, infatti, hanno deciso di condividere le soddisfazioni di una stagione ricca di successi con la principale organizzazione sanitaria no profit africana, ospitando il logo di AMREF sulle carene della RSV4 di Max Biaggi e Leon Camier.Inaugurando questa collaborazione, Aprilia

“Servire qualcosa di Buono”È una raccolta gastronomica curata dai volontari di Noi, Briciole onlus che contiene le ricette di 250 specialità di primi, secondi e dolci casalinghi, fornite da nonne, mamme, zie e aspiranti chef, divise in tre

sezioni e introdotta da Wilma De Angelis.Questo ricettario sui generis è autoprodotto dall’associazione Noi, Briciole Onlus ed i proventi delle vendite saranno destinati al sostegno dei progetti idrici di AMREF in Africa.È questo lo spirito dell’iniziativa, aiutare a servire qualcosa di…buono per l’Africa. Per info www.noibriciole.net

Parma, Portici del Grano, dal 6 al 21 novembre: Mostra Fotografica “Autoritratto di Kalongo”

Dopo Lombardia e Toscana, l’Emilia Romagna è la terza tappa del percorso educativo gratuito “Nuovi sviluppi”, aperto alle scuole primarie e secondarie di primo grado.

AMREF, Cesvi e Coopi, nell’ambito del progetto Fondazioni4Africa - promosso dalle Fondazioni Cariplo, Compagnia di San Paolo, Cariparma e Monte dei Paschi di Siena - allestiranno a Parma la mostra fotografica “Autoritratto di Kalongo”, parte del progetto educativo “Nuovi Sviluppi” il cui obiettivo è la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e dei giovani italiani sull’esperienza degli sfollati in Nord Uganda.

Per gli insegnanti interessati è disponibile gratuitamente il kit didattico “Nuovi Sviluppi” e, nello stesso periodo, saranno attivati laboratori didattici per le scuole.

Per richiedere il kit didattico e per le pre-adesioni alla mostra-laboratorio in Emilia Romagna: Valentina Torresan, e-mail: [email protected]; tel/fax. 02/54107566. La mostra è visitabile tutti i giorni.

Racing intende contribuire, grazie alla visibilità della propria attività sportiva a livello mondiale, a far conoscere e apprezzare l’operato di AMREF. Perché nella solidarietà, come nelle corse, non bisogna fermarsi mai.

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•festeggia come amref le tue “occasioni del cuore”Matrimonio, nozze d’oro e d’argento, liste regalo, laurea, battesimo, comunione, cresima, anniversario, ma anche compleanno, onomastico possono diventare un’occasione per donare il tuo aiuto all’Africa di AMREF. www.occasionidelcuore.it

•organizza un eventoUn torneo di calcetto, una mostra fotografica, un concerto… per parlare di Africa e raccogliere fondi. [email protected]

•passaparolaSegui e diffondi le iniziative di AMREF anche su Facebook , Twitter e YouTube.

•aprici le porte della tua aziendaProponi alla tua azienda di unirsi a AMREF, una scelta di grande valore che le permetterà di avere un ruolo importante nella costruzione di un futuro migliore per l’Africa. [email protected]

•dona il tuo 5xmille Trasforma la tua dichiarazione dei redditi in una donazione per l’Africa. Codice Fiscale AMREF 970 56 980 580

•disponi un lascito testamentarioUn lascito a favore di AMREF: un gesto semplice e non vincolante per portare sviluppo e vita in Africa. [email protected]

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MilanoVia Carroccio 12, 20123tel. 02 54 10 75 [email protected]

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Gli studenti della Scuola St.Charles di Kalongo, in Uganda, mostrano orgogliosi alcuni degli scatti da loro realizzati, e che saranno in mostra a Parma a Novembre 2010.

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