Alpaca Magazine - Italia - n 04

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Il trimestrale ufficiale della Società Italiana Alpaca. Aprile 2013 S.I.A. società italiana alpaca

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Alpaca Magazine Italia talks about Alpaca, Alpacas' breeding, Alpacas' fiber, yarns, fashion and countrylife. Alpaca Magazine Italia parla di Alpaca, di come allevarli, della fibra di alpaca, di filati e moda, di vita di campagna.

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Sommario

ALPACARivista trimestrale dell’associazione S.I.A Editore: Società Italiana Alpaca - Direttore Responsabile: Paola Pavan - Progetto Grafica: CiroADV.net

AlpacaAprile 2013

Il trimestrale ufficiale della Società Italiana Alpaca

L’ ASSOCIAZIONE

INFO TECNICHE

INTERVISTE

TURISMO

Dall’ Associazione

Gruppo Alpaca NORD-OVEST

Notizie dal Mondo

456

8162428

Occhio alla dieta

Malattie infettive e infestive

Tutti i trucchi della moda

Il filo della storia

Alpaca nel Mondo - Nuova Zelanda

Alpaca World Conference1226

Parco della Maiella tra natura e borghi

Il treno in mezzo alle nuvole2032

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Con l’affiliazione all’Associazione Italiana Alleva-tori del 18 ottobre 2012, è iniziato per la Società Italiana Alpaca un percorso definito. Tale percorso ci porterà alla fine ad essere quello che abbiamo sempre desiderato e cioè la società che favorisce, tutela e gestisce la crescita dell’alpaca in Italia.Fino ad oggi c’è stata la volontà di lasciare il mon-do dell’alpaca senza regole: questa strada non im-pone obblighi a nessuno ma permette anche alle persone disoneste di agire senza scrupoli, lascian-do gli acquirenti poco esperti senza difese.Da oggi esiste una nuova strada, che è quella lega-litaria, che se costa in termini di controlli ed esami ci ha portato e ci porterà ad una maggiore tutela dell’acquirente e ad una valorizzazione del lavoro dell’allevatore:1. Il riconoscimento dell’alpaca come animale agri-colo ha permesso la “defiscalizzazione” degli introi-ti provenienti da tale attività2. L’I.V.A. sugli animali passa dal 21% al 10% (na-turalmente applicabile solo su fatture da aziende con P.I.)3. Si è aperta possibilità di accedere a contributi su tutto il territorio nazionale.4. Ora abbiamo norme certe su movimentazione animali su tutto il territorio nazionale.5. E’ aumentato il valore lavoro di selezione degli allevatori.6. Si avrà certezza scientifica di ciò che si afferma.7. Ci sarà maggiore sicurezza sanitaria.8. E’ favorita la diffusione della conoscenza dell’al-paca verso il grande pubblico.9. Aumenterà il reddito proveniente dalla fibra.10. Si potrà avere una assicurazione per i nostri

animali.Il percorso che ci aspetta è definito sia dall’A.I.A che dal Ministero delle Politiche Agricole e Fo-restali e quindi non discutibile. Le attività che ci vengono richieste sono messe in atto per avere le garanzie che venga effettuato veramente un mi-glioramento dell’alpaca. Non sono dunque degli obblighi, ma delle regole per fare quell’attività di allevamento serio e professionale che fino ad oggi è mancato.

Ma veniamo ad illustrare nello specifico quelli che sono i passaggi burocratici che ci aspettano.• Come prima cosa, la S.I.A. acquisirà la personalità giuridica, questo ci permetterà la tenuta ufficiale dei libri genealogici.• Da quel momento inizierà l’iscrizione degli ani-mali al Libro Alpaca Registrati. Tale iscrizione (per cui necessita di D.N.A. e di analisi della fibra) è ne-cessaria per dimostrare al Ministero delle Politiche Agricole che la S.I.A. si occupa su basi scientifiche della selezione dell’alpaca.• Contemporaneamente potrà costituirsi a Roma la Commissione Tecnica Centrale. Questo organismo, composto da tutte le componenti istituzionali, ha il compito di legiferare.• Infine, raggiunto il numero minimo di 350 capi iscritti al L.A.R., potremmo presentare richiesta al Ministero delle Politiche Agricole di riconoscimen-to dell’alpaca come animale da reddito.La strada per diventare una associazione profes-sionale, seria e utile, è tracciata. Dobbiamo solo fare un passo dopo l’altro per raggiungere la meta.

LA STRADA E' TRACCIATA

S.I.A.società italiana alpaca

Cristiano Bianchi presidente S.I.A.

Rubrica

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Dal 23 Marzo gli allevatori di alpaca del Nord-Ovest hanno un nuovo punto di riferimento: si è costituito, in quel di Quargnento, a pochi km da Alessandria, il “Gruppo Alpaca Nord-Ovest”.Il sodalizio, che costituirà una delegazione della Società Italiana Alpaca, si pone come tramite per tutti gli allevatori e gli appassionati, al fine di con-testualizzare e diffondere l’allevamento del came-lide andino.I lavori dell’assemblea sono cominciati con l’auspi-cio del Presidente di SIALPACA, Cristiano Bianchi, il quale ha sottolineato gli enormi progressi che l’associazione nazionale ha compiuto nel giro di pochi anni, in particolare il lungo iter che ha por-tato a classificare l’alpaca da animale esotico ad animale “agricolo”, contestualmente al riconosci-mento della SIALPACA da parte dell’Associazione Italiana Allevatori. Il passo successivo sarà quello di trasformare l’alpaca in animale “da reddito”, con-sentendo quindi agli allevatori di accedere a forme contributive.La delegazione di Nord Ovest rappresenterà 4 re-gioni: Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia e l’area geografica dell’Emilia. I soci convenuti han-no eletto Dario Capogrosso quale Presidente pro tempore, coadiuvato dal Segretario Andrea Berro-ne; il Tesoriere è Pasquale Scognamiglio, Giorgio Solero e Reana Regis sono i Consiglieri.Gli scopi del gruppo, che sono stati oggetto di am-pio dibattito, rispecchiano sia un’esigenza infor-mativa, legata alla necessità di scambiare informa-zioni circa la salute e le abitudini dell’animale, sia un’esigenza commerciale, intesa a raccordare l’al-levamento dell’alpaca con il settore tessile, vista anche la vocazione manifatturiera di alcune zone rappresentate. La delegazione si offre, inoltre, come supporto logistico e promozionale per show e manifestazioni e come gruppo di lavoro sulla pet therapy, ambito per cui l’alpaca si è già mostrato

particolarmente adatto.Come è stato affermato dal presidente Capogros-so, l’entusiasmo e la motivazione degli allevatori associati sono un volano efficiente per la nascita di un Alpaca “italiano”, senza timori reverenziali ver-so un mercato che attualmente parla soprattutto inglese.La creazione di un registro nazionale e il rispetto di piani di miglioramento genetico consentiranno un impiego più fruttuoso dell’alpaca costituendo anche una sicura garanzia per gli acquirenti.Il domicilio provvisorio della delegazione Nord-Ovest è statoi eletto in Via Arneto N.78, nel Comu-ne di Morsasco (Al): coloro che desiderano rice-vere informazioni possono recarsi in loco, previo appuntamento, il Giovedì dalle ore 14 alle ore 17. (Per contatti 366/3201812)

ALESSANDRIA: NASCE IL GRUPPO

ALPACA NORD-OVESTCarlo Rovello

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Allevamento di alpaca elite in Nuova Zelanda

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Concessionario per l’Italia:Crespi Giancarlo & C. sasVia del mare 1 , Livorno

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Allevatori, ora potete trasportare i vostri animali!

All’inizio del 2013, c’ è stata la prima volta di un fashion show con la lana di Alpaca in Cina. A portare questa meravigliosa fibra in Asia ci ha pensato PromPeru e l’ambasciata peruviana a Pechino.La morbidezza del pelo di alpaca e vigogna, che è naturalmente impermeabile, così come l’ abilità nella tessitura delle fibre, sono stati acclamati nel corso degli anni e la loro conoscenza ha ispirato giovani designer di oggi. Ne è stata rapita anche la designer Sumy Kujon che è stata chiamata da PromPerù ad essere portavoce del suo paese in Asia attraverso i suoi modelli. La sua collezione “Nomad, Autunno-Inverno 2013” comprende 24 abiti, fatti a mano in fibra di fusione baby alpaca con la seta. E’ stata pre-sentata a Pechino, a Macao e a Honk Kong e poi è arrivata in Europa, a Madrid.

Notizie dal mondo

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La nutrizione è la chiave e la base della salute degli animali. Questo è il caso per tutte le specie anima-li, tra cui alpaca. Ogni specie ha le proprie, speci-fiche esigenze di fibre, proteine, energia, vitamine e minerali. Una alimentazione squilibrata spesso si rende percepibile con segni molto sottili come ad esempio la crescita lenta delle fibre, la loro fragilità della fibra o il fatto che non siano brillanti, o anche un tasso di riproduzione basso, un peso basso del cria, cria deboli, problemi di pelle... E ‘quindi della massima importanza di prendersi cura dei vostri animali ed osservarli regolarmente, toccarli e con-trollare la condizione delle diverse zone del corpo. Non basta solo guardarli, perché nel loro vello e nel loro comportamento si nascondono i sintomi più sottili.Gli alpaca sono pseudo-ruminanti. Questo signi-fica che ruminano, ma che non appartengono al gruppo dei ruminanti reali. Se si confrontano gli alpaca con le pecore, vedrete che essi hanno lin-gue diverse, denti diversi, un diverso sistema ri-produttivo, e solo 3 stomaci invece di 4.

I 3 stomaci di un alpaca sono chiamati C1, C2 e C3. C sta per compartimento. C1 è lo scomparto che contiene miliardi di microbi. Questa flora microbi-ca è una parte essenziale del sistema digestivo di alpaca. L’alpaca è l’alloggiamento per i microbi, i microbi digeriscono il cibo che l’alpaca mangia, in modo da vivere in un modo simbiotico gli uni con l’altro. Nutrire un alpaca significa in realtà alimen-tare i microbi del suo stomaco! Ricordatevi sempre di non sconvolgere i microbi nello stomaco dell’al-paca, altrimenti l’animale non sarà sano!Foraggi - come l’erba, fieno, erba medica - conten-gono carboidrati complessi (cellulosa, emicellulo-sa e lignina) che non sono digeribili per gli animali con solo 1 stomaco, come i cani, i maiali e gli es-seri umani. La cellulosa e l’emicellulosa vengono fermentati dalla flora microbica nello stomaco di un alpaca, e direttamente deviata in acidi grassi volatili, la principale fonte di energia per alpaca. I foraggi contengono anche le proteine necessarie e le fibre. Le fibre in questi piante sono necessa-rie per mantenere l’apparato digerente sano e per

OCCHIO ALLA DIETA Thijs Flahou, Medico Veterinario

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far continuamente lavorare gli stomaci. Pertanto è molto importante che almeno il 75% della dieta di alpaca consista in foraggi, questo su una base secca. Se confrontiamo ingredienti alimentari con l’altro, si confronta sempre su una base secca. Que-sto perché diversi ingredienti contengono diverse quantità di acqua. Per esempio l’erba contiene l’80% di acqua mentre il fieno il 10%.La lignina è un carboidrato complesso che non può essere digerito, neppure dalla flora microbica dello stomaco. È la parte della parete della pianta che rende l’erba o fieno rigido e duro. Più l’erba è matura, più lignina contiene. Con l’aumento del contenuto di lignina, la digeribilità del foraggio si abbassa, e si abbassa anche l’assunzione e il con-tenuto proteico. L’alpaca ha bisogno di foraggio di buona qualità, quindi è importante evitare foraggi con un contenuto di lignina eccessivamente ele-vato.Oltre a fibre, proteine ed energia, gli alpaca han-no requisiti specifici per minerali e vitamine. Negli altipiani sudamericani, habitat naturale degli alpa-ca, le condizioni sono molto diverse che dai nostri

pascoli europei. E’ la varietà della vegetazione che offre agli animali una dieta ben bilanciata. I minerali più importanti sono zinco, rame e sele-nio. Carenze di questi minerali provocano proble-mi alla pelle e alla fibra, problemi riproduttivi, pro-blemi muscolari, cria deboli, anemia, ecc La vitamina più importante è la vitamina D3. Que-sta vitamina viene prodotta nella cute degli ani-mali, come risultato di un processo chimico radia-zioni UV. Sulle cime degli Altipiani, c’è un sacco di radiazioni UV, così elevate quantità di vitamina D3 sono prodotte in modo naturale nella pelle di al-paca. Pertanto gli alpaca non solo sono molto ben adattati alle elevate quantità di vitamina D3, ne hanno davvero bisogno!Segni della sua carenza sono ridotti tassi di cresci-ta, problemi alle ossa, andatura rigida, ... Anche in paesi soleggiati come l’Italia, i cria avrebbero ne-cessità di iniezioni di vitamina D3 per tutto l’inver-no, perché sono in crescita, e non mangiano pellet abbastanza mineralizzati.Nelle condizioni europee, tutti questi minerali e vi-tamine devono essere integrate da alpaca. Si può

OCCHIO ALLA DIETA

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ricorrere ad un integratore per fornire dosi costanti in tutto l’arco dell’anno. Assicuratevi di fare uso di un integratore con le giuste quantità di minerali e vita-mine. E ancora più importante, utilizzate un pellet che contiene i minerali chelati in quantità elevate. I minerali chelati sono minerali che sono legate a un altro nutriente, ad esempio amminoacidi o idrato di glicina. Grazie a questa chelazione, possono entrare nella parete intestinale in un modo molto semplice. Essi non devono competere con altri minerali che normalmente utilizzano la stessa ‘cancello di ingres-so’ nelle viscere. I minerali chelati sono più disponibili per l’animale.

Quindi, in pratica come possiamo ora nutrire i no-stri alpaca?

Fibre, proteine, energiaRequisiti di proteine e di energia sono variabili du-rante tutto l’anno. Diversi animali, nelle diverse sta-gioni e nelle diverse fasi fisiologiche, avranno biso-gno di diverse quantità di proteine e di energia. Ad esempio, un maschio in mantenimento richiede solo il 10% di proteine nella dieta, una femmina in allat-tamento o gestazione il 15%, una cria in crescita il 13-15%. Nutrite i vostri animali in base alle loro esi-genze del momento! Proteine ed energia soprattutto devono essere forniti da foraggi, ad esempio fieno ed erba. 75% (su una base di sostanza secca) della dieta di un alpaca deve essere costituita dai foraggi. Que-sto mantiene il sistema digestivo. Se il foraggi non contengono abbastanza proteine e / o di energia, è possibile aggiungere un buon pellet di proteine e /o polpa di barbabietola. Fornite fieno in ogni momen-to, anche in estate, quando c’è un sacco di erba. I vo-stri alpaca a volte avranno bisogno di fibra extra dal fieno, ad esempio quando è più freddo.

Minerali, vitamineMinerali e vitamine non può essere fornita da foraggi in modo sufficiente. C’è bisogno di fornirli attraverso un integratore vitaminico e minerale di alta qualità. Questi integratori devono essere forniti a un rappor-to costante per tutto l’anno, senza seguire gli stadi fisiologici o le stagioni atmosferiche. Molto impor-tante: utilizzare un integratore di alta qualità, con il giusto equilibrio di minerali chelati!

Tratto gastrointestinale dell’alpacaDuodeno

StomacoEsofago

IntestinoGrande

IntestinoPiccolo

IntestinoCieco

Retto Spirale del Colon

Glandular Saccules

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La storia degli alpaca in Nuova Zelanda inizia nel 1986, quando un gruppo di 3 alpaca arrivano dallo zoo di Chester, nel Regno Unito. Negli anni succes-sivi, tra il 1987 e il 1992, iniziarono poi grandi im-portazioni dal Sud America e in tempi più recenti, le importazioni dall’Australia, alla quale, ironia del-la sorte, la Nuova Zelanda fu il primo fornitore.

Quanti allevatori ci sono nel vostro paese?Oggi la Nuova Zelanda ha 25.000 alpaca e poco meno di 700 iscritti. La più grande concentrazio-ne di alpaca è nelle regioni Canterbury, Waikato e Auckland e tendenzialmente gli allevamenti si tro-vano vicino ai maggiori centri abitati.

Com’è il mercato?Mentre storicamente gli allevatori di alpaca recu-peravano la maggior parte del loro reddito attra-verso la vendita degli animali, la crisi del credito ha visto molti più allevatori porre una maggiore enfasi sulla fibra e la produzione di capi di abbi-gliamento di lusso. Vi è un numero crescente di allevatori di alpaca che ottiene un giusto reddito

dalla fibra.

Come sono i prezzi nelle compravendite? Nella mia visione, gli alpaca sono un po’ come i cavalli da corsa - si paga per quello che si ottiene. Buona genetica, conformazione grande, fibre bel-le, fini e morbide, e buoni risultati agli show si tra-ducono in un ottimo prezzo per quell’alpaca. Fem-mine di altissima qualità sono in vendita tra NZ $ 10.000 e $ 20.000 (circa da € 6.400 a 12.800), men-tre migliori stalloni di qualità si possono vendere a qualsiasi prezzo tra NZ $ 10.000 e NZ $ 100.000 (€ 6.400/64.000). Vi è anche un grande mercato per le femmine di qualità media che si vendono tra NZ $ 2.000 a NZ $ 3.000 (da € 1.300 a 1.900).

Quali sono gli obiettivi dei vostri allevatori?Dipende, variano molto da allevatore ad alleva-tore. Direi che veramente pochi considerano gli alpaca come animali da compagnia, per gli altri che guardano al mercato, le decisioni da prende-re sono molte e importanti. Più l’allevatore è serio, più le scelte sono fondamentali.

NUOVA ZELANDA

di Paola Pavan

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L’obiettivo principale degli allevatori oggi sembra essere la riduzione della quantità dei peli di guar-dia (Guard hairs) nel manto degli alpaca. Ridurre i micron e la deviazione standard e aumentare la lucentezza della fibra sono anche molto importan-ti nel processo decisionale dei nostri allevatori di alpaca.

Decisioni di acquisto poveri in passato portano alla conseguenza che ci vorranno diversi anni per raggiungere i nostri obiettivi di un allevamento ideale. Il consiglio generale è quello di fare i “com-piti per casa” prima di ogni decisione di acquisto, informandosi, chiedendo il parere di professionisti e di essere disposti a pagare una somma maggiore di denaro per gli animali giusti.Il AANZ conduce una serie di giorni sul campo e seminari in tutto il paese per educare e stimolare gli allevatori di alpa-ca a fare le scelte giuste al mo-mento dell’acquisto di alpaca o quando si tratta di prende-re decisioni di allevamento. Gli show sono anche un altro modo in cui gli allevatori di al-paca possono confrontare le loro decisioni di allevamento con quelle dei loro colleghi del settore.

In che modo gestite l’anagrafe degli animali?La maggior parte degli alpaca in Nuova Zelanda sono registrati nel Registro Internazionale Alpaca (IAR). Il Registro è in funzione da 25 anni ed è utiliz-zato da 80 organizzazioni che coprono le 8 diverse specie di animali.Il database IAR è uno strumento molto utile in quanto fornisce tante informazioni preziose. I cer-tificati di immatricolazione confermano il nome, l’età, il colore, la data di nascita, sesso, padre e ma-dre e il numero di progenie. In molti casi si può risalire di cinque generazioni fino al momento in cui gli animali furono importati in Nuova Zelanda. In qualsiasi momento, si può fare un clic sul padre,

sulla madre e la progenie e ottenere tutti i loro det-tagli.

Quindi si può usare per cercare l’animale giusto per gli incroci?Certo. Il sito è anche uno strumento utile per l’indi-viduazione di animali in base ad età, il colore, la ge-netica, regione e sesso. Una volta che un animale si trova, il nome del proprietario e gli estremi sono facilmente disponibili.

Ci sono altri modi per aiutare gli allevatori nel migliorare la specie?

Il AANZ produce un ca-talogo degli stalloni, che non è completamente ma in cui si tende a elencare almeno quelli più popolari e più conosciuti. Il catalo-go suddivide il branco di riproduttori in base al co-lore e al tipo, ad esempio suri o huacaya.E’ uno strumento commer-ciale perciò gli stalloni si trovano nella pubblicazio-ne, se e quando il proprie-tario si impegna a pagare la quota pubblicitaria. Per l’inserzionista è un ottimo

modo per promuovere i proprio stalloni sul vasto Come valuta la vostra fibra?

La qualità della fibra in Nuova Zelanda varia con-siderevolmente come tutti i paesi, ma per gli alle-vatori più attenti, la qualità è migliorata notevol-mente negli ultimi anni e può competere con la migliore fibra al mondo. Micron sotto i 15 con de-viazioni standard inferiori a 2,5 non sono rari.

Come viene lavorata?Fortunatamente abbiamo dei buoni trasformato-ri, come ad esempio il Riverdale Mill a sud di Ha-milton, il Mesa Mill e il Design Spun nella baia di Hawkes, il Greenacres vicino a Christchurch e il Bruce Mill a sud di Dunedin.

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Quali sono i principali eventi sugli alpaca?Il AANZ ha 28 show in tutta la Nuova Zelanda, di cui 25 si svolgono in collaborazione con le locali fiere agricole. Il AANZ gestisce la mostra Colou-rbration così come la nostra Mostra Nazionale, meglio conosciuta come Alpaca Expo. Gli show più piccoli attirano 50-80 partecipanti mentre gli spettacoli più grandi anche 150-200 animali. La Mostra Nazionale attrae fino a 350 animali parteci-panti e circa 180 concorrenti per la fibra.

Festeggiate tutti gli anni la Giornata dell’Alpa-ca: come mai questo anniversario?La festa nazionale dell’Alpaca è il nostro grande evento promozionale in cui viene promosso que-sto animale attraverso tutti i mezzi di comunica-zione. Ogni maggio gli allevatori di Alpaca sono invitati a partecipare insieme ad altri colleghi alle-vatori locali e, se lo fanno, possono godere di sov-venzione fino al 50% per la loro pubblicità da parte dell’AANZ. La condizione principale è che tutte le pubblicità devono promuovere il logo della AANZ.Questo è il nostro terzo anno che gestiamo la Gior-nata Nazionale e tutti i nostri partecipanti sono molto soddisfatti dei risultati.Facendo la pubblicità nei media come gruppo, sia-mo in grado di garantire una buon ritiro anche di articoli che promuovono ulteriormente gli alpaca.La Giornata Nazionale degli Alpaca serve anche per educare del pubblico, con l’obiettivo di con-vertire più persone a scegliere uno stile di vita più vicino alla natura e all’agricoltura.

Quindi anche le persone “normali” conoscono gli alpaca?Gli alpaca si possono trovare in tutta la Nuova Ze-landa e la maggior parte delle persone conoscono la differenza oggi tra una lama e un alpaca. In più

c’è da dire che a volte la gente di città si trasferisce in campagna, acquista 4 ettari di terreno e si co-struisce una nuova casa: lo fa per allontanarsi dal trambusto e per godere di una vita più rilassata in campagna... Molti di questi “nuovi” agricolto-ri hanno scelto gli alpaca perché in armonia con questo stile di vita più tranquillo.

Ho letto sul vostro sito che parlate dell’affida-mento (agistment): cos’è?La Nuova Zelanda ha un sacco di terre fertili in cui allevare alpaca. Tuttavia, alcuni allevatori di alpaca non hanno il tempo o lo spazio per seguire gli ani-mali. Quindi può ricorrere all’affidamento, cioè dà in “gestione” i suoi animali ad un altro agricoltore e gli paga una “tassa” (circa l’equivalente di €0,85 al giorno, per animale) che serve per l’alimentazione e le cure veterinarie di routine.Che consiglio può offrire agli allevatori Italiani?Quando si seleziona alpaca, preparatevi, fate un sacco di domande e concentratevi sulla qualità, non sulla quantità. Un alpaca di alta qualità ha in genere fibre di micron basso, vince gli show e dà una buona prole.Fate lo sforzo di partecipare sempre ai seminari, a giornate sul campo e gli show e fatevi conoscere dagli altri colleghi.Cercate di creare un’immagine che vi faccia saltar fuori dalla folla. Una buona immagine di proprie-tario onesto e affidabile garantirà una buona car-riera di successo nel mondo degli alpaca.

Un ultimo salutoLa Nuova Zelanda è un paese fantastico e mol-to bello con una reputazione internazionale per la sua eccellenza agricola. Ti invitiamo, anzi no, ti supplichiamo di prenderti il tempo per venire in questa splendida terra nel Sud del Pacifico.

JOIN US FOR THIS INTERNATIONAL ALPACA EVENT

20th - 24th SeptemberHamilton, New Zealand

Alpaca Expo

International Fleece Show

AANZ Alpaca Show

World Alpaca Conference

Trade Stands

Gala Dinner

Alpaca Auction

www.alpaca2013.co.nz

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Inquadramento tassonomico dell’alpaca e sue implicazioni epidemiologicheGli alpaca (Lama pacos; o Vicugna pacos, secondo una classificazione più recente) sono classificati nell’Ordine degli Artiodattili, Sotto-Ordine Tylopo-da, Famiglia Camelidae. Insieme al lama (L.glama), guanaco (L. guanicoe) e vicuňa (Vicugna vicugna) vengono comunemente indicati come camelidi Sud Americani o del Nuovo Mondo. Il termine la-moidi verrà utilizzato in questo manoscritto per in-dicare i camelidi Sud Americani domestici, ovvero l’alpaca ed il lama. I camelidi Sud Americani sono considerati solo funzionalmente dei ruminanti (e quindi a volte indicati quali “pseudo” ruminanti), mentre da un punto di vista tassonomico si sono evoluti in maniera assolutamente distinta dai com-ponenti del Sotto-Ordine Ruminantia o Pecora, ov-vero i “veri” ruminanti. Già la collocazione tassono-mica dei camelidi rispetto a bovini ed ovini\caprini può rassicurare sul ruolo assolutamente marginale che i primi svolgono, per ciò che riguarda la tra-smissione di agenti patogeni infettivi, nei con-fronti dei secondi, come sottolineato dal Servizio di Ispezione e Quarantena Australiano nel docu-mento di analisi del rischio legato all’importazione di camelidi da Cile e Perù in Australia. Il medesi-mo documento continua poi con l’affermare che: “Appare logico presumere che il rischio maggiore per lo stato generale di salute degli animali legati all’importazione di camelidi dal Sud America sia quello rappresentato da malattie dei camelidi che

possono colpire altri camelidi. Per quanto noto fino ad ora, se tutti i camelidi ad oggi importati in Australia lo fossero stati a seguito di 30 giorni di quarantena pre-importazione, ma in assenza di test diagnostici, trattamenti e quarantena post-importazione, lo stato sanitario di tutti i settori zo-otecnici, ad eccezione di quello dei camelidi stessi, non sarebbe stato assolutamente compromesso (Traduzione dall’ inglese dell’Autore).

MALATTIE VIRALI

Rabbia (Lyssavirus, Rhabdoviridae)Come tutti i mammiferi, anche i camelidi sono su-scettibili al virus della rabbia, per quanto le segna-lazioni di casi clinici siano molto rare.

BVD\Diarrea Virale del Bovino(Pestivirus, Flaviviridae)L’infezione da virus della BVD negli alpaca riceve sempre più attenzione da parte dei ricercatori, con casi clinici e conferma diagnostica diretta ed indiretta dell’infezione da parte di ceppi patoge-ni; questo in parallelo con il rilevamento di animali con infezione persistente, ovvero eliminatori del virus. La patologia viene considerata come emer-gente negli Stati Uniti, ed è descritta anche in Gran Bretagna. Studi recenti indicano la possibilità che nella popolazione di alpaca in Nord America circo-lino dei genotipi unici, ovvero propri della specie ospite, di virus bovino di BVD 1b.

malattie infettive ed infestivetrasmissibili dell' alpacaQuesto secondo articolo rappresenta la seconda e ultima parte del lavoro che la Società Italiana Alpaca ha commissionato al Dott. Gianlorenzo D’Alterio, veterinario specializzato in alpaca, con Master presso il Royal Veterinari College and Zoological Society of London e collaboratore della University of Bristol, con pubblicazioni internazionali sui camelidi sud americani.

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Stomatite vescicolare(Vesiculovirus, Rhabdoviridae)Questa malattia è estremamente rara nei lama e negli alpaca, con andamento prevalentemente sub-clinico. La positività all’infezione è stata dimo-strata sierologicamente negli alpaca.

Ectima contagioso (Parapoxvirus, Poxviridae)I lamoidi sono suscettibili a questa infezione, con caratteristiche cliniche sovrapponibili a quelle os-servate tipicamente negli ovini, seppur con un de-corso più lento della malattia.

Visna-Maedi (Lentivirus, Retroviridae) Al meglio delle conoscenze dell’Autore, non esi-stono in letteratura pubblicazioni su questa infe-zione nei lamoidi.

ScrapieAl meglio delle conoscenze dell’Autore, non esi-stono in letteratura pubblicazioni su questa infe-zione nei lamoidi.

Leucosi bovina (HTLV-BLV, Retroviridae)Al meglio delle conoscenze dell’Autore, non esisto-no in letteratura pubblicazioni su questa infezione nei lamoidi.

West Nile Virus (Flavivirus, Flaviviridae)Casi clinici di encefalomielite da West Nile Virus ne-gli alpaca sono stati descritti solo negli Stati Uniti. Si pensa che ci sia una resistenza relativa su base genetica dei camelidi rispetto alla comparsa dei segni clinici, per quanto il tasso d’infezione possa essere anche considerevole.

MALATTIE BATTERICHE

Leptospirosi (Leptospira spp.)Per quanto poco studiata, si crede che i segni cli-nici e le alterazioni patologiche in corso di lepto-spirosi dei lamoidi siano simili a quelli riscontrati in altre specie. Alcuni studiosi considerano la lep-tospirosi come una delle cause infettive di aborto più comune nei lamoidi. Due studi descrivono l’u-

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so sicuro ed efficace, seppur quest’ultimo aspetto valutato solo sulla base della risposta anticorpale, e comunque di durata relativamente breve della protezione conferita, dei vaccini commerciali con-tenenti serovar multipli negli alpaca e lama rispet-tivamente. Questa vaccinazione non viene prati-cata di routine nell’allevamento dell’alpaca.

MALATTIE PARASSITARIE

Acari della rogna Gli ecto-parassiti più comuni nei camelidi sono gli acari della rogna, in particolare quelli del Genere Sarcoptes, Chorioptes e Psoroptes. La rogna sar-coptica, a volte molto aggressiva nella sua pato-genicità, è responsabile di gravi danni economici in Sud America, mentre la rogna corioptica, asso-ciata ad una sintomatologia più lieve, è di più co-mune riscontro al di fuori del Sud America. La sua diffusione nell’alpaca al di fuori del Sud America è evidenziata dall’Autore, sia in Gran Bretagna che in Italia. La rogna psoroptica degli alpaca si ma-nifesta con lesioni tipiche a livello auricolare. La rogna corioptica, caratterizzata da alopecia, iper-cheratosi e prurito lieve o assente, può presentare

difficoltà diagnostiche e terapeutiche, quest’ulti-mo un tratto in comune con tutte le acariasi dei la-moidi. Per quanto d’impatto ridotto sul benessere degli alpaca, per la pressoché assenza del prurito, la rogna corioptica, provocando alopecia, mal si associa ad un animale destinato alla produzione di fibra tessile.

Parassiti gastro-intestinali ed epaticiI camelidi Sud Americani, come tutti gli erbivori, sono esposti a numerosi parassiti gastro-intesti-nali, di cui alcuni sono piuttosto specie-specifici, mentre altri sono in comune con i bovini e gli ovi-caprini. L’argomento è lungo e complesso. Tra i nematodi gastro-intestinali condivisi tra lamoidi e bovini ed ovi-caprini si elencano: Ostertagia oster-tagi, Teladorsagia circumcincta, Trichostrongylus spp., Haemoncus contortus, Nematodirus spp., Cooperia spp., Trichuris spp. e Oesophagostomum spp. I lamoidi appaiono molto suscettibili all’infe-stazione sia da Fasciola hepatica che da Dicrocoe-lium dendriticum. Sono inoltre ospiti intermedi o definitivi di diversi cestodi, tra cui di rilievo l’Echi-nococcus granulosus. Tutte e sei le specie diverse di Eimeria descritte nei lamoidi sono in grado di indurre segni clinici di infestazione.

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La Montagna della Majella, denominata Padre dei Monti da Plinio il Vecchio, Montagna Madre dagli abruzzesi, è un imponente gruppo montuoso e fa parte, di diritto, del patrimonio mondiale dei Par-chi Nazionali. Il fascino della Majella è reso ancora più ricco dai profondi valloni, veri e propri “canyon”, e dai va-sti altipiani che si estendono sopra i 2.000 metri, come la Valle di Femmina Morta. Numerose anche le caverne. Da citare la Grotta del Cavallone, il fa-moso antro che D’Annunzio prescelse per ambien-tarvi il secondo atto de “La Figlia di Iorio”. Meritano una visita i centri storici di Caramanico Terme, Guardiagrele, Pescocostanzo, il santuario di Ercole Curino, la chiesa di San Tommaso presso Salle e l’Abbazia di San Clemente a Tocco Casauria. Ognuno di questi luoghi è degno d’attenzione, ma parlando del Parco non si può non citare Pacentro. Situato a meno di 10 km da Sulmona, il borgo di Pacentro offre un patrimonio naturalistico, storico e culturale di gran valore nella maestosa cornice del Parco Nazionale della Majella. Il paese, perso tra il verde rigoglioso della vegetazione che lo cir-

conda e l’azzurro del cielo verso cui si protendono imponenti le torri del suo Castello, è un gioiello di pietra bianca e malta. In questo scenario unico trovano posto riti antichi che rivivono nelle mani-festazioni e nel folklore locale, sapori genuini del-la tradizione contadina e cultura profondamente segnata da un rapporto intimo con la natura. De-finito uno dei “Borghi più Belli d’Italia”, Pacentro è lì che aspetta i visitatori per condurli in un viaggio attraverso i suoi vicoli secolari.Francesco Petrarca la definì la montagna della Majella “Domus Christi”, poiché ricca di luoghi di culto. Si tratta principalmente di eremi, nascosti nelle più remote cavità o nelle più solitarie valla-te del Parco Nazionale della Majella. Il territorio in cui si concentra il maggior numero è quello del versante occidentale, lungo due profonde vallate comunicanti: Santo Spirito e l’Orfento. Qui i molti eremi rocciosi ricordano la figura di un santo che, a lungo, condusse vita ascetica tra la Majella e il Morrone: il suo nome era Pietro da Morrone, ma tutti lo richiamano alla memoria come Celestino V, il famoso Papa del “gran rifiuto” citato da Dante nel

PARCO DELLA MAIELLA TRA NATURA E BORGHI

Testo di Stefania Buccini Foto di Laura e Carlo Fontana

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L’ultimo edificio scelto da Pietro come dimora si trova sulla montagna da lui più amata, il Morrone. Nel 1293, infat-ti, il santo si ritirò nell’eremo di Sant’O-nofrio, dopo il periodo di profonda meditazione solitaria dell’Orfento, e vi restò per circa un anno. Nel 1294, il re di Napoli, Carlo II d’Angiò, subito dopo il conclave che sancì, dopo ben venti-sette mesi di sede vacante, l’elezione di Pietro Angelerio a Papa, giunse sul Morrone per annunziare l’elezione all’e-remita e per condurlo a L’Aquila per la solenne incoronazione nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio.Celestino V, che restò sul soglio ponti-ficio per soli quattro mesi, tornò all’ere-mo morronese nel 1295, in fuga dopo aver rinunziato al papato, perché ricer-cato dal nuovo pontefice Bonifacio VIII.L’eremo durante l’ultimo conflitto mon-diale subì notevoli danni che ne alte-rarono l’originaria struttura, sebbene la ricostruzione successiva abbia man-tenuto la planimetria dell’edificio con variazioni dell’aspetto esterno. Una lapide sulla facciata ricorda il maestro Giuseppe Giampietro (1894-1974), che fu zelante artefice della ricostruzione.

I nostri amici in Abruzzo

DOMUSALPACA Laura Fontana

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girone dell’Inferno.Santo Spirito risale a prima del Mille, ma fu Pietro da Morrone che, a metà del XIII secolo, vi si stabilì con alcuni eremiti e restaurò il luogo ascetico. Sot-to la chiesa si può tuttora visitare la grotta dove vissero i primi eremiti e sulla quale fu edificato il monastero.L’eremo di San Bartolomeo, sempre nella Valle di Santo Spirito è spettacolare e solitario: è raggiun-gibile soltanto a piedi, fu ricostruito nel XIII secolo sempre da Pietro da Morrone sotto un’impressio-nante bastionata rocciosa. Il piccolo edificio, a cui si giunge con una scalinata scavata nella roccia, è meta, il 25 agosto, di una frequentata processione. Pietro visse qui in preghiera dal 1274 e nel 1276, quando iniziò ad essere visitato da numerosi fede-li, decise di spostarsi in un luogo più remoto. La vallata che a quei tempi era davvero impenetrabi-le è quella dell’Orfento. Per quasi 9 anni, Pietro da Morrone, insieme a pochi discepoli, condusse vita completamente isolata nell’eremo di San Giovan-ni, nella valle dell’Orfento. Era raggiungibile solo con una passerella in legno che, una volta tolta, lo rendeva davvero inaccessibile. Oggi quella passerella non c’è più ed entrare nell’eremo è diventata un’impresa da scalatori professionisti. Il Parco, in tutte le stagioni dell’an-no, offre al visitatore uno scenario mutevole e di straordinaria bellezza. La primavera inoltrata è la stagione delle fioriture e, con l’autunno, è il mo-mento migliore per visitare paesi ed eremi. L’estate è la stagione più consigliata per percorrere i sen-tieri. Ottobre incanta con i mille colori e conduce verso l’inverno che, con la neve, rende il paesaggio particolarmente affascinante.

Rifugio di Pietro da Morrone (Celestino V)

Passo S.Leonardo

Altopiano

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TUTTI I TRUCCHIDELLA MODA Qual è la catena di trasformazione che parte dalla fibra grezza e arriva al risultato finale, l’accessorio moda (sciarpe, cappellini, guanti, ecc.)?Al contrario di quanto molti pensano, il segreto per il successo è partire dalla fine: per poter sce-gliere il filato adatto si deve prima sapere cosa si vuol realizzare.Le proprietà principali che deve avere la fibra di al-paca o baby alpaca per quel che riguarda il settore moda sono la finezza e la lucentezza. Ormai una fibra superiore in finezza ai 22/23 micron viene già considerata una seconda scelta. Ma guardiamo uno per uno i vari accessori.

SCIARPAE’ un accessorio che ha poca usura quindi non ri-chiede filati ritorti a più fili: un ritorto a due fili è più che sufficiente.La complessità di costruzione della sciarpa è do-vuta quasi sempre al fatto che bisogna coniugare la leggerezza all’effetto termico che deve avere sul nostro corpo. La fibra più adatta è il Baby alpaca, ha una finezza elevata max 20 micron, e questo permette la realizzazione di filati molto sottili, tito-lo Nm 1/30000, ha un’ ottima lucentezza ed è leg-gera, ma ha un problema: come tutti i filati 100% Baby alpaca o alpaca, una volta lavorati, tendono ad aprirsi. Praticamente le fibre hanno un basso valore di attrito, questo il motivo per il quale si ri-corre all’aiuto di altre fibre sia sintetiche (Viscosa, Polyamide, Acrylic, Polyester) che naturali ( Extrafi-ne Merino, Seta) che vegetali (Cotone). La propor-zione è almeno il 60% di Baby alpaca ed il restante suddiviso tra le altre fibre.

Altro fattore importante è la lavorazione del filato: se vogliamo ottenere una sciarpa sottile e lucida è d’obbligo scegliere del filato pettinato titolo da Nm 1/7000 o Nm 2/14000 in avanti; se invece vo-gliamo la sciarpa voluminosa con effetto peloso, sceglieremo un filato cardato titolo da Nm 1/1500 a Nm 2/6000.Esistono dei filati particolari frutto di una ricerca tecnologica che abbinano la voluminosità con l’e-strema leggerezza, li definirei filati soffiati in quan-to vengono realizzati soffiando nella fase di co-struzione dell’aria compressa. Io riesco ad ottenere con un filato di questo tipo Nm 1/2200, quindi un filato grosso, delle sciarpe lunghe cm 200 e larghe cm 40 con un peso di soli 180 g.

GUANTI CAPPELLINIQuesti tipi di accessori hanno un usura media, pos-sono essere realizzati usando sia filati pettinati che cardati. Per mia esperienza userei filati ritorti a due o tre fili, per gli stessi motivi delle sciarpe userei di norma filati mescolati con altre fibre tessili. Per quanto riguarda la titolazione possiamo spazia-re dal filato grosso Nm 2/300 al filato sottile Nm 2/14000.Per ottenere un prodotto fatto a regola d’arte sono da evitare le cuciture, ci sono ditte che usano mac-chine speciali che costruiscono guanti e cappellini senza usare cuciture.

CALZEIn questo tipo di accessorio l’usura ha una domi-nante rilevanza ed è da evitare assolutamente il fi-lato cardato. In questo sistema di filatura vengono impiegate fibre di alpaca, scarti delle lavorazioni

Luciano Guarnati, Allevamento Elalpaca

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intermedie delle lane pettinate, si tratta, in gene-re, di fibre di taglio corto. Sconsigliabile è anche il filato con un solo filo: meglio quindi usare un filo ritorto a due o tre fili.Usando un filato pettinato ad alta percentuale di Baby alpaca, almeno 80%, il resto Superfine Meri-no, finezza media Nm 2/12000 si ottengono delle calze leggere, molto morbide, con un ottima pro-tezione termica ai piedi e una discreta resistenza all’usura che quindi possono essere indossate con calzature normali.Per l’esecuzione di calze cosiddette da lavoro (Sci, Trekking, usi gravosi in genere) è preferibile usare un filato abbastanza grosso, pettinato ritorto a tre fili, 50% alpaca e 50% Superfine merino, titolo Nm 3x2/14000, che significa la condizione di tre fili ri-torti ognuno formato da due fili Nm 14000. Il risul-tato è una calza abbastanza morbida, molto calda, resistente e che impedisce il sudore ai piedi.

CONCLUSIONIL’ importante è sapere che cosa si vuole realizzare per scegliere la tipologia più adatta di filato quin-di le operazioni che devono essere fatte, comuni

a qualunque operazione si voglia eseguire, sono: Disgregazione, Pulizia e Cardatura. Tutte le altre operazioni che riguardano le fasi del-la filatura sono direttamente collegate all’utilizzo che del filato se ne vuole fare, se pettinato o car-dato, titolazione, ritorcitura e vari eventuali tratta-menti.

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Sì, nel mese di settembre 2013, insieme allo Show Internazionale della fibra. Per cercare di attirare maggior interesse internazionale, abbiamo inclu-so anche il nostro show nazionale che si svolgerà nei tre giorni precedenti l’ evento mondiale. Tutti gli appuntamenti si svolgeranno presso il Centro Eventi Claudelands a Hamilton (www.alpacaexpo.co.nz). La Mostra Nazionale di quest’anno prevede di attirare fino a 450 alpaca e lo stesso numero di partecipanti si stima di attirare per lo show della fibra. Abbiamo avuto un sacco di interesse per la conferenza da Europa, Regno Unito, Stati Uniti e Au-stralia e onestamente credo che questa sarà la più

grande conferenza internazionale finora realizzata.L’organizzazione ha lavorato duramente per met-tere insieme un programma di conferenze interes-sante e vario intervallate da sessioni di lavoro in cui ci si può concentrare su argomenti di particolare interesse personale. Stiamo anche organizzando per avere le note delle conferenze tradotte in va-rie lingue per aiutare i nostri ospiti internazionali.Ci sarà un’asta di alcuni alpaca quotati vener-dì sera. La Nuova Zelanda può esportare in gran parte d’Europa e ogni alpaca acquistato po-trebbe arrivare in Europa entro due mesi dal-la data di acquisto (a seconda del numero).

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Nasce dalla necessità di soddisfare esigenze ma-teriali basilari, come coprirsi, per difendersi dagli sbalzi di temperatura e dagli eventi atmosferici: la storia della tessitura segue passo passo quella dell’umanità. Cercando di migliorare i manufatti e velocizzare il lavoro, l’uomo costruisce macchina-ri sempre più complessi, sino ad arrivare al punto, durante la rivoluzione industriale, in cui le macchi-ne condizionano e determinano la vita di un’am-pia fetta della popolazione europea occupata nel settore tessile.Ma partiamo dagli albori: prima di tutto ci fu l’alle-vamento…L’allevamento nacque quando la scarsità di selvag-gina, cacciata per millenni dall’uomo primitivo, produsse mutate condizioni ecologiche. Comple-tamento delle nascenti società agricole, che sta-vano imparando a coltivare i campi, si staccò da esse a causa dei continui spostamenti alla ricerca di nuovi pascoli.Si iniziò a tosare gli animali: il vello di ovini, capri-ni ed il pelo di alcuni camelidi furono la materia prima. In origine il pelo veniva strappato diretta-mente dal mantello, furono i Romani ad introdurre l’uso delle cesoie.Dall’animale, ancora sporco, si otteneva la lana su-cida, i fiocchi del vello erano di diversa forma e lun-ghezza, a seconda della razza dell’animale e della parte della pelliccia da cui venivano tratti.

Separato dal corpo dell’animale, il vello doveva subire una serie di trattamenti per poter essere lavorato: la cernita, il lavaggio, si passava poi alla battitura ed alla cardatura per eliminare le impuri-tà e distendere le fibre; su una tavola di legno, mu-nita di acuminati aculei, si pettinavano le fibre per togliere definitivamente ciò che le fasi precedenti avevano lasciato passare.La lavorazione del tessuto terminava con il finis-saggio: la stoffa veniva sottoposta ad una fase di “calpestamento” fatto dai follatori, poi veniva bat-tuta a colpi di bastone, per aumentarne la resisten-za e coesione. Altra fase del finissaggio era la gar-zatura, nella quale con i capolini di cardo selvatico venivano sollevate e spazzolate le fibre del tessuto per renderlo più morbido. Successivamente il tes-suto veniva “cimato”, con grossi forbicioni: si eli-minavano le estremità prominenti delle fibre per dare al tessuto un aspetto più uniforme. La pezza veniva poi pressata per renderla liscia e lucente; già gli antichi romani utilizzavano una pressa a vite per questa lavorazione. Il candeggio migliorava ul-teriormente l’aspetto finale nel tessuto, attraverso una lunga esposizione ai raggi solari su appositi stenditoi.I più antichi resti di tessuti furono rivenuti tra i se-dimenti di un villaggio palafitticolo, il cotone ve-niva già lavorato in India verso il 3000 a.C., mentre l’Egitto produceva il lino, importato dai Greci e dai

IL FILO DELLASTORIA

Reana Regis, Agriturismo Il Pascolo

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Romani.Anche la seta ha origini antichissime, prerogativa dei cinesi, gelosi custodi dei segreti di lavorazione; l’uso della lana si diffuse largamente solo verso il 1000 a.C., ed in particolare presso i popoli nordici.Gli Egizi fecero progredire l’arte della tessitura; la cultura precolombiana produsse tessuti eccellen-ti per qualità, decorazione, metodo di tessitura: le donne che passavano la vita al telaio lavoravano cotone e lane di vigogna, alpaca e lama, raggiun-gendo un grado di perfezione insuperato. Tre tipi di telai erano in uso: uno stretto per le fasce, uno orizzontale per le coperte, uno verticale per gli arazzi; tre erano i tipi di tessuto prodotti: uno gros-solano per le coperte in lana di lama, uno medio dall’ordito in lana d’alpaca, uno fine per gli arazzi di lana pregiata d’alpaca e vigogna. La filatura, pra-ticata con semplici fusi a mano, produceva filati di leggerezza e finezza incredibili: è tutt’ora inavvici-nabile il numero di punti di legatura per centime-tro quadrato di alcuni tessuti Nazca. Anche il Giappone e tutta l’area orientale forniro-no altissimi esempi di produzione tessile, basti ri-

cordare lo splendore dei tessuti laminati in oro.Il fuso con il lucignolo fu il primo rudimentale stru-mento per filare, costituito da un’asticciola di le-gno infilata in un peso circolare di pietra o di terra-cotta, per ottenere un filo dal diametro desiderato.Grandi innovazioni portò nella filatura il Medioevo: per accelerare le operazioni si introdusse all’inizio il filatoio a ruota, che però prevedeva lo stesso lun-ghi tempi e soprattutto l’impiego di molti filatori.Seguirono il telaio verticale e il telaio orizzontale, nei quali per sveltire le operazioni di intreccio si utilizzava la navetta, un pezzo di legno che con-teneva il filo di trama. La navetta si rivelò un’inno-vazione importante e fu uno strumento oggetto di studi di continuo miglioramento, studi portati avanti anche da Leonardo da Vinci.La produzione domestica continuò ad utilizzare attrezzi rudimentali quali il filarello, fino a quando, nell’ottocento, con i nuovi materiali, ghisa e accia-io, e le nuove forze motrici, vapore ed elettricità, iniziò il secolo della grande espansione industria-le, che portò nel tessile a risultati insperati, con mi-gliaia di fusi per addetto.

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I primi tentativi di trasformare il telaio a mano in telaio meccanico sono dovuti al francese J. B. De-gennes (1677), il quale introdusse una navetta condotta da due cursori che la tenevano succes-sivamente in presa per un estremità attraverso il passo, e all’inglese J. Kay che inventò (1733) la navetta volante e (1738) il pettine meccanico. Nel 1745 J. Vaucanson costruì un telaio meccani-co funzionante a energia idraulica e animale, che però non fu mai utilizzato. Nel 1786 E. Cartwright brevettò il suo primo telaio a comando meccanico, azionato da una macchina a vapore, che costituì la base della produzione industriale. A questo primo modello egli apportò numerose modifiche intro-ducendo il regolatore del tessuto e un dispositivo d’arresto del telaio che entrava in funzione alla rot-tura del filato. Fu J. M. Jacquard a perfezionare i tentativi dei pre-decessori costruendo nel 1804 un macchinario destinato a rivoluzionare la produzione tessile del XIX secolo. Il telaio Jacquard, per la prima volta, offriva la possibilità di eseguire disegni complessi grazie ad una macchina d’armatura (che da lui pre-se il nome) da applicare al telaio, che permetteva la movimentazione automatica dei singoli fili di or-dito e con la quale fu possibile sostituire l’impiego degli operai “tiralacci”.

Biella, capoluogo di provincia del Piemonte, è con-siderata uno dei poli tessili più rinomati in Italia e la sua storia inizia da lontano, visto che già nel 1733 un memoriale riporta un censimento di più di duecento manifatture con seimila addetti e rac-conta di artigiani che operavano sparsi nei vari luoghi del Biellese.Fu Pietro Sella che introdusse per primo a Biella macchine a funzionamento idraulico per cardare, filare e rifinire la lana. Nel 1835 venne fondato il primo lanificio in Biella lungo le sponde del torren-te Cervo.Nei centri intorno alle fabbriche, la popolazione aumentò rapidamente, forte fu l’immigrazione dalla campagna, le fabbriche lavoravano a pieno regime, vennero introdotti i turni di notte.Il Biellese ha mantenuto la tradizionale connota-zione tessile, sono attivi lanifici e molteplici attività collaterali, che producono qualità eccelsa famosa in tutto il mondo. Le prime fabbriche, con i relativi macchinari, sono oggi divenuti monumenti della rivoluzione industriale!

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In Perù la linea Lima-Huancayo è considerata oggigiorno una delle meraviglie dell’ingegno umano.

Dal livello del mare fino alle cime delle Ande, pas-sando attraverso villaggi, insediamenti minerari e i paesaggi della cordigliera più imponenti del mon-do, il Ferrocarril Central è la ferrovia più alta del mondo, che va da Lima a Huancayo.1 gennaio 1870: il Perù attraversava una periodo di prosperità economica che non è più tornato a ripetersi e venne posta la prima pietra nella stazio-ne di Monserrate. La storia racconta che quando il presidente José Balta chiese a Enrique Meiggs se poteva installare le rotaie nelle zone più ripide e accidentate delle Ande, il gringo nordamericano gli rispose “io poserò le rotaie fin dove possono trottare i lama”.La ferrovia avrebbe unito le valli della costa con la Valle del Mantaro, considerata la dispensa di Lima e avrebbe apportato vantaggi al trasporto dei mi-nerali da La Oroya, Cerro de Pasco e Huancavelica.Mesi dopo, il suono del destriero di ferro svegliava il villaggio di San Bartolomé ed a settembre arriva-va fino al soleggiato villaggio di Matucana.

Quando Meiggs decise di accettare la sfida, il go-verno peruviano assunse più di diecimila operai. Tra di loro, cinquemila immigrati cinesi, conosciuti come coolíes, furono trasportati da Macao mentre l’altra metà era composta da peruviani e cileni. Il lavoro in questa zona fu epico, tutti i ponti, i mac-chinari e gli impianti furono importati da Inghil-terra, Francia e Stati Uniti, e assemblati in officine peruviane. Tuttavia, man mano che le rotaie della ferrovia ri-salivano la sierra centrale nascevano i primi pro-blemi: il soroche o male d’altitudine, la carenza di alimenti e le malattie - come la temibile “verruga”- decimarono gli operai. Per superare tutta questa serie di inconvenienti, Enrique Meiggs assunse operai nativi, che si adattavano meglio all’altitudi-ne, e riuscì a installare le rotaie fino a Matucana. Il 22 settembre 1908 diventò una data solenne: quel giorno venne inaugurato il servizio passegge-ri tra Lima-La Oroya-Huancayo. Fu la storica loco-motiva “Roggerse” che, dalla stazione di Desampa-rados, rimorchiò tutto il convoglio con a bordo 150 emozionati abitanti di Huancayo diretti alla loro terra. Quando giunsero in paese due giorni dopo furono accolti da festeggiamenti in grande stile: il sogno diventava imponente e mobile realtà.

IL TRENO IN MEZZO ALLE NUVOLE

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IL TRENO IN MEZZO ALLE NUVOLE

Il ViaggioOggi i viaggi di andata e ritorno vengono realizzati alla fine di ogni mese mentre il servizio giornaliero è dedicato al trasporto dei minerali dalle miniere andine. La partenza è alle le sette e quaranta della mattina. La stazione di inizio, Desamparados, di-sta un solo isolato dalla Plaza Mayor di Lima: è un antico locale con un meraviglioso tetto a vetrata e la sua architettura in stile repubblicano di inizio secolo.Il viaggio completo dura più di dieci ore. Non ap-pena il treno esce dal centro storico di Lima si pas-sa attraverso zone poco conosciute della città, le zone più proletarie di Barrios Altos, alle spalle del vecchio cimitero Presbítero Maestroe. Il fischio del treno suona incessantemente per evitare che pas-santi e auto attraversino le rotaie. Ma alcuni minuti dopo la partenza il paesaggio cambia all’altezza di Santa Clara. Su entrambi i lati della strada si vedono fattorie circondate da campi e le acque del fiume sono trasparenti. Nella secon-da fermata, al villaggio di San Bartolomé, situato a poco più di 1.500 metri sul livello delle spiagge della Costa Verde, avviene una delle cerimonie più impressionanti del viaggio: il cambio di direzione. La locomotiva si sistema in una piattaforma gire-

vole ed è girata di peso da quattro ferrovieri (due davanti e due dietro) per poter salire fino alla cor-digliera.Questo lavoro dura quasi un quarto d’ora finché la campana e poi la sirena annunciano la partenza. Il Ferrocarril Central del Perù raggiunge una velocità massima di 55 km./h e questo permette di apprez-zare l’impressionante paesaggio andino e i nume-rosi ecosistemi che si susseguono lungo il tragitto.Man mano che si procede verso Huancayo com-paiono i tunnel e iniziano a “divorare” la ferrovia. Ecco arrivare il famoso ponte Carrión, 218 metri di lunghezza, situato sul profondo cañon di Verrugas. Dopo aver attraversato Matucana, Chicla e San Mateo – colorati villaggi che rallegrano il pae-saggio della cordigliera - e dopo decine di tun-nel, c’é il passaggio sul ponte Infiernillo (piccolo inferno), un breve tratto, ma situato a 3 mila e 300 metri sul livello del mare, per questo è cono-sciuto come il ponte di ferro più alto del mondo. Nella terza fermata il treno si ferma per adottare il sistema di rotaie zig-zag grazie al quale la ferrovia si inerpicherà in tutta sicurezza sulla cordigliera.Comincerà una scalata nella misura di 16 metri al minuto fino ad arrivare alla stazione di Ticlio, a più di 4500 metri sul livello del mare.

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A quell’altitudine è possibile soffrire di nausea e mal di testa, malesseri che vengo “curati” dalle ho-stess portando un bombola di ossigeno o, ancora meglio, una tazza di mate di coca (infuso di foglie di coca) ben caldo.A Ticlio la visione dell’insediamento minerario di Casapalca e le tenebrose lagune delle rilavature minerarie contrastano con gli enormi pascoli di ichu (pianta graminacea) che arrivano quasi fino alle falde dei ghiacciai.Nell’ultimo tratto si attraversa il tunnel più lungo del tragitto, ai piedi del monte Meiggs: il gran va-lico La Galera. La perforazione del monte ha una lunghezza di 1.176,85 metri e quasi alla metà del tunnel si arriva al punto più alto di tutto il percor-so: 4.781 metri sul livello del mare.Una volta passato il tunnel, il treno inizia l’itinera-rio di discesa seguendo il corso del fiume Yauli fino ad arrivare alla confluenza col fiume Mantaro a La

Oroya, una città rivestita di piombo, senza vegeta-zione., famosa per i suoi impianti metallurgici. Alla stazione di Pachacayo, porto di accesso alla SAIS Túpac Amaru, viene caricato il silicio che colora di bianco gli scogli e le scogliere dei monti lì vicino. Da qui si comincia a percorrere una pista che arriva fino alle falde del ghiacciaio Pariaqaqa. Il viaggio continua finché il panorama è inondato da un ver-de intenso. Il paesaggio è ricoperto di piccole valli e cañon coperti di boschi di eucalipti ed è attraver-sato dal letto del fiume Mantaro. L’ enorme imma-gine della Vergine della Mercede indica l’arrivo alla città di Jauja, prima capitale del Perù e porta d’in-gresso alla Valle del Mantaro. Mezz’ora dopo aver attraversato la valle, le sirene annunciano l’arrivo a Huancayo.Un viaggio di 10 ore, quasi 417 chilometri, 26 sta-zioni, 37 fermate, 61 ponti e 60 tunnel che insieme formano un totale di 8.883 metri.

Stazione Desamparados Stazione La Oroya

Lago Paca nella provincia di Jauja

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Stazione La Oroya

Lago Paca nella provincia di Jauja

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S.I.A.società italiana alpaca

News from the Italian Alpaca Association Italy is a newcomer in the Alpaca World. The Italian Alpaca Society (SIA) is the main associa-tion working to promote, protect and manage the growth of the alpaca market in Italy.In October 2012, SIA made a big step forward en-tering the Italian Breeders Association (AIA): this meant that Alpaca were no longer considered pets but animals to get an income.

With this affiliation:1. The recognition of the alpaca as farm animal has led to the “tax exemption” of the revenue from this activity2. The VAT on the price of the animals decreased from 21% to 10% (of course only applicable on in-voices from companies with VAT number)3. The breeders can request agricultural financings4. There are now specific rules on movement of animals across the country.6. There will be greater health security.7. There will be more possibilities to share knowled-ge and promote the diffusion of alpacas.8. The income from the fiber will increase.9. Breeders can get an insurance for their animals.

Which are the next bureaucratic steps for SIA?• First, the S.I.A. needs to acquire legal personality, this will allow us the official seal of herd books.• From that moment they will begin to register the animals into the Alpaca Register (LAR). Such regi-stration (for which DNA and fiber analysis are nee-ded) will prove to the Ministry of Agriculture that the SIA is in charge of the scientific basis of selec-tion of the alpaca.

• At the same time, they will constitute the Central Technical Committee in Rome. This group, com-posed by all the institutional components, has the task of legislating.

• Finally, after the minimum number of 350 animals registered in the LAR, SIA could submit the request to the Ministry of Agriculture in recognition of the alpaca as a animal to get income.

Pag. 5ALESSANDRIA: Creating the group alpaca North-WestSIA has a new subgroup located in the north west of Italy. The components come from 4 regions: Valle d’Ao-sta, Piemonte, Liguria, Lombardia and from a part of Emilia. The goal of this group is also to work to improve the fiber and the connection with the Italian textile manufactures which are located in the same area.

TranslATION

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Alpaca nutritionText by Thijs Flahou, Veterinary Surgeon Nutrition is the key and the basis of animal health. This is the case for all animal species, including alpacas. Every species has its own, specific requi-rements of fiber, protein, energy, vitamins and mi-nerals. Imbalanced nutrition will often only show up with very subtle signs, for example: slow fiber growth, breaking line in fiber, no brilliance in fiber, low reproduction rate, low cria weight, weak crias, skin problems, … It is therefore of the utmost im-portance to take your animals in your hands, on a regular base: look closely, palpate, and check the body condition scores.

Do not just look at them, because their fleece and their behavior will hide most subtle symptoms. Al-pacas are pseudo-ruminants. This means they ru-minate, but they do not belong to the group of the real ruminants. If you compare alpacas to sheep, you will see that they have different toes, different teeth, a different reproductive system, and only 3 stomachs instead of 4. The tree stomachs of an alpaca are called C1, C2 and C3. C stands for com-partment. C1 is the compartment that contains billions of microbes.

This microbial flora is an essential part of the dige-stive system of alpacas. The alpaca is the housing for the microbes, and the microbes digest the feed that the alpaca eats, so they live in a symbiotic way with each other. Feeding an alpaca, actually means feeding the bugs in its stomach! Always remember this: never upset the microbes in an alpaca sto-mach. Keep them happy, or your alpaca will not be

healthy!Forages - like grass, hay, alfalfa - contain complex carbohydrates (cellulose, hemicellulose and lignin) which are not digestible for animals with only 1 stomach, such as dogs, pigs and hu-mans. Cellulose and hemicellulose are fermented by the microbial flora in the stomach of an alpaca, and directly diverted into volatile fatty acids, the main source of energy for alpacas. Forages also contain necessary proteins, and fiber. The fibers in these plants are necessary to keep the digestive tract healthy and to keep the stomachs working. Therefore it is very important that at least 75% of the diet of alpacas exists of forages, this on a dry matter base. If we compare nutritional ingredients with each other, we always compare them on a dry matter base. This is because different ingredients contain different amounts of water. For example grass contains 80% of water, and hay 10%.

Lignin is a complex carbohydrate which cannot be digested, even not by the microbial flora of the stomach. It is the part of the plant wall that makes the grass or hay rigid and hard. The more mature grass is, the more lignin it contains. With inc reasing lignin content, the digestibility of the forage will go down, the intake will go down and usually the protein content will decrease.

Alpacas need good quality forage, so therefore it is important to avoid forages with an excessively high lignin content.

Apart from fiber, protein and energy, alpacas have specific requirements for minerals and vitamins. On the South American Altiplano, the natural ha-bitat of alpacas, the conditions are much different than in our European paddocks. An extreme varia-tion in vegetation provides the animals with a very well balanced diet. The most important minerals are zinc, copper and selenium.

Deficiencies of these minerals will cause skin and fleece problems, reproductive problems, muscle problems, weak crias, anemia etc. The most impor-tant vitamin is vitamin D3. This vitamin is produced in the skin of the animals, as a result of a chemical

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process with UV-radiation. On the high altitude on the Altiplano, there is a lot of UV-radiation, so high amounts of vitamin D3 are produced in a natural way in the skin of alpacas. Therefore alpacas are very well adapted to high amounts of vitamin D3. Even more, they really need it. Signs of deficiency are reduced growth rates, bone problems, stiff gait, … Even in sunny countries like Italy, crias will need vitamin D3 injections throughout winter, be-cause they are growing, and they don’t eat enou-gh mineralized pellets.

In European conditions, all these minerals and vitamins need to be supplemented to alpacas. Therefore, a specialized commercial alpaca sup-plement needs to be provided, at a constant dose rate, all year long. Be sure that you make use of a supplement with the right amounts of minerals and vitamins. And even more important, use a pellet which con-tains chelated minerals in high amounts. Chelated minerals are minerals which are bound to ano-ther nutrient, for example amino acids or glycine hydrate. Because of this chelation, they can enter the intestinal wall in a very easy way. They do not have to compete with other minerals which normally use the same ‘entry gate’ in the bo-wel. Chelated minerals are more available for the animal.

So how do we now feed our alpacas practically?- Fiber, protein, energyProtein and energy requirements are variable throughout the year. Different animals, in diffe-rent seasons/weather and in different physiologic stages, will need different amounts of protein and energy. For example, a male in maintenance only needs 10% protein in the diet, a female in lacta-tion or late gestation 15%, a growing cria 13-15%. Feed your animals according to their requirements of the moment! Protein and energy mainly have to be provided by forages, for example hay and grass. 75% (on a dry matter base) of the diet of an alpacas needs to exist of forages. This keeps the digestive system healthy. If the forages do not contain enou-gh protein and/or energy, you can add a good pro-

tein pellet, and/or beet pulp. Provide hay at all ti-mes, even in summer when there is plenty of grass. Your alpacas will sometimes need the extra fiber from the hay, for example when it is colder.

- Minerals, vitaminsMinerals and vitamins cannot be provided by fora-ges in a sufficient way. They need to be provided through a high quality mineral and vitamin sup-plement. These supplements need to be supplied at a constant ratio throughout the year, so this will not depend on physiologic stages or seasons/we-ather. Very important: use a high quality supple-ment, with the right balance of chelated minerals!

Pag 12NEW ZEALAND ALPACA MARKETby Kit Johnson – President of Alpaca Association New Zealand Inc

The New Zealand alpaca industry was first establi-shed in 1986 when a group of three alpacas arrived from the Chester Zoo in the UK. Between 1987 and 1992 there were a number of large imports from South America and in more recent times, imports from Australia. Ironically some of the earliest alpa-ca imports into Australia, came from New Zealand.Today New Zealand has 25,000 alpacas and just under 700 members. The greatest concentration of alpacas and breeders is in the Canterbury, Wai-kato and Auckland regions. Animal numbers and

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breeder numbers tend to be greater nearer the greater population centres.

How much income for the whole sector?Whilst historically alpaca breeders made most of their income through alpaca sales, the credit crunch has seen many more alpaca breeders pla-ce a greater emphasis on alpaca fibre and the pro-duction of luxurious garments. There is an increa-sing number of alpaca breeders making an honest income from alpaca fibre. Regarding the pricing of animals, in my view alpacas are a bit like race horses – you pay for what you get. Good genetics, great conformation, fine soft handling fleeces and a good show record will result in an alpaca com-manding a great price. Top quality females are sel-ling for between NZ$10,000 and NZ$20,000 whil-st top quality stud males can sell from anywhere between NZ$10,000 to NZ$100,000. There is also a large market for animals selling in the NZ$2,000 to NZ$3,000 price range for average quality females.

Which are the companies related to this market (fiber, yarn, etc…)?New Zealand is fortunate to have a number of fi-bre processing mills. Riverdale fibre mill south of Hamilton, Mesa and Design Spun fibre mills in the Hawkes Bay, Greenacres near Christchurch and the Bruce fibre mill south of Dunedin.

Which are the main goals of the new zealand’s breeders in the past years? Which are the main problems for them? The breeding goals for our members can and do vary. There are quite a few alpaca breeders just breeding for the pet market but for the more se-rious alpaca breeder, there are indeed some se-rious breeding decisions being made.The main breeding goal today appears to be the reduction in the amount of guard hair in the flee-ce. Reducing the micron and the standard devia-tion and increasing the amount of lustre in the fi-bre are also very important in the decision making

process of our alpaca breeders.Poor purchasing decisions in the past often mean that that trying to achieve our ideal breeding goals will take quite some years to achieve. The general advice is to do your homework before any purcha-sing decision, seek advice from professionals and be prepared to pay a higher sum of money for the right animals.The AANZ conducts a range of field days and se-minars throughout the country that are to edu-cate and stimulate alpaca breeders into making the right decisions when purchasing alpacas or making breeding decisions. Alpaca shows are also another way in which alpaca breeders can compa-re their breeding decisions against those of their fellow alpaca breeders.

Tell us about the International Alpaca Registry. When and why was it created? How important is it among the breeders? How do you manage the information?Most of the New Zealand alpaca herd are registe-red on the International Alpaca Registry. The regi-stry has been operating for 25 years and is used by 80 breed organisations covering eight different animal species. Wether quality animals tend not to be registered as there is no real incentive to do so.

The IAR database is a very useful tool as it provi-des so much valuable information. The registra-tion certificates confirm the name, age, colour, date of birth, sex, sire and dam and the number of progeny. In many cases one can track back five ge-nerations to when the animals were first imported into New Zealand. At any time, one can click on the dam, sire and the progeny and bring up all their details as well.The site is also a useful tool for locating animals based on age, colour, genetics, region and sex. Once an animal is located, the name of the owner and the contact details are also readily available.

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Why do you produce the Herd Sire index maga-zine listing males? Is it like a commercial catalo-gue or is it a service from AANZ?The AANZ produces a Herd Sire catalogue and whilst not comprehensive, it does tend to list the more popular and better known herd sires. The ca-talogue breaks the herd sires down based on co-lour and type ie suri or huacaya.It is commercially based and therefore herd sires are only found in the publication if and when the owner agrees to advertise that herd sire.For the advertiser it is a great way to promote their herd sires to the greater membership.

How would you define the level of quality of your fiber? The quality of New Zealand fibre like all countri-es varies considerably but for the more serious breeder, the quality has improved dramatically in recent years and would compete with the best fi-bre in the world. Microns under 15 with standard deviations under 2.5 are not uncommon.

How does the agistment work? Is it frequent?New Zealand whilst a small country, generally has plenty of good farmland in which to breed alpa-cas. However for some alpaca breeders, they sim-ply do not have the time or space in which to farm alpacas. This is where agistment becomes popular.Farmers will look after other peoples’ animals for a daily fee (normally about NZ$1.00 per day, per animal).For this fee, the farmer will manage the animal and undertake routine veterinary care.

Which are the main Alpaca events in NZ?The AANZ has twenty eight alpaca shows throu-ghout New Zealand. Twenty five of the shows are held in conjunction with local Agricultural & Pasto-ral ( A & P) Association shows.The AANZ also operates a North Island and South Island Colourbration show as well as our National Show or Alpaca Expo as it is perhaps better known.

The smaller shows will attract 50 to 80 breed en-tries while the larger shows will attract 150 to 200 breed entries. Our National Show attracts up to 350 breed entries and about 180 fleece entries.

What is the importance of the Alpaca Day? Why did you choose to create such an anniversary?In May each year we hold our National Alpaca Day. This is our major promotional event of the year in which everything alpaca is promoted through the media.Alpaca breeders are encouraged to join together with other fellow local breeders and by doing so they enjoy up to 50% subsidy of their advertising by the AANZ. The major condition is that all adver-tising must promote the AANZ’s logo.This is our third year in running the National Alpa-ca Day and all our participants are very happy with the results. By advertising in the media as a group, we are able to secure good editorial which further promotes alpaca.National Alpaca Day came about through calls that our Association was not doing enough to pro-mote alpaca. National Alpaca Day is more about educating the public with the aim of converting more people to become lifestyle farmers.

In your website you talk about lifestyle and how the alpacas can be a good company: is this animal well known in New Zealand? Are there people who have it as a domestic animal? In New Zealand, alpacas have been embraced by the lifestyle farmer. Lifestyle farmers in New Zea-land are generally city people who move out to the country and purchase 4 hectares of land and build a new home. The reasons for moving from the city are to get away from the hussle bussle of city life and to enjoy a more relaxed way of life in the country..Alpacas are to be found throughout New Zealand and most people know the difference now betwe-en a llama and an alpaca.

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You will host the World Alpaca Conference: tell us about the program. What have the visitors to expect?In September 2013, New Zealand will host the World Alpaca Conference and International Flee-ce Show. To try and attract plenty of international interest, we have also included our national show that will run for three days leading up to the world event. The whole extravaganza will be held at the Claudelands Event Centre in Hamilton. For infor-mation, please go to www.alpacaexpo.co.nzThe National Show this year is expected to attract up to 450 alpacas and the International Fleece Show is estimated to attract a similar number of fleeces. We have had a lot of interest in the confe-rence from Europe, UK, USA and Australia and we honestly believe this will be the largest internatio-nal conference yet.The working group has put a lot of hard work into putting together an interesting and varied con-ference programme including breakout sessions where one can focus on topics of particular inte-rest to yourself. The speakers will be dynamic with a definite southern bias. We are also arranging to have the conference notes translated into various languages to assist our international guests where English is a second language.

There will be an auction of some elite alpacas on the Friday night. NZ can export alpacas to most parts of Europe and any alpaca purchased, could be landed in Europe inside two months from the date of purchase (subject to numbers).

Which advises can the new zealand’s breeders suggest to the Italians?When selecting alpacas, do your homework, ask plenty of questions and focus on quality not quan-tity. A top quality alpaca will generally yield a low micron fleece, win shows and produce good of-fspring. Make the effort to always attend seminars, field days and shows and make yourself known to your fellow alpaca breeders. Try and create an ima-ge for your operation that makes you stand out from the crowd. A good image with an honest and

reliable reputation from the owner, will ensure a good and successful alpaca career.

In conclusion, New Zealand is a fantastic and very beautiful country with an international reputa-tion for its agricultural excellence. We encourage, no we implore you to make the time and effort to come to the land downunder in the South Pacific.Remember September 24/28 and really make an effort to join your fellow alpaca breeders for an ex-perience of a lifetime at the International Alpaca Conference and Fleece Show.

Pag 20.Parco della Maiella

The Majella Mountains became part of Natio-nal Parks world heritage, after decades of strong fights, in 1991. It is located in the center of Italy, in the Abbruzzo Region.Majella National Park has its most important fea-ture in the extraordinary hilliness of territory, ac-tually more than 55% is located at altitudes higher than 2000 meters. Its inner space encloses wide lands, shows the characteristic features of a Wil-derness Area, the most unique and valuable part of national biodiversity heritage.On the basis of current body of knowledge, the Park hosts more than 78% of mammal species

PARCO DELLA MAIELLA

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(except for Cetaceans) existing in Abruzzo, and more than 45% of the Italian ones. Besides the natural environments, the Park also contains a discreet surface occupied with farm zo-nes uncared since long time and under slow na-tural evolution towards more complex ecosystems (shrubs, arboreal pastures, recent formation of wo-ods, etc).

Other examples of human signs are the reforesta-tion of pine forests, pastures and mowing lawns. In this case the human activities managed from age to age significantly contributed to the sprea-ding of certain species and to the preservation of biodiversity. Keeping alive agricultural practices, outcome of strong interaction between Man and Nature, such as extensive breeding or traditional farming activities, could be an extraordinary tool for the environmental conservation; on the other hand the reforestation of pastures, even if natu-ral, could bring about a drastic decrease of certain species, both plants and animals.Inside the area of the Park, there are lots of coi-stlers and shelters. Different monastic foundations – except of San Liberatore, San Salvatore and San-to Spirito – were built between 1000 and 1300, many of which were attended, restored or rebuilt by Pietro del Morrone, who became Pope Cele-stino V. The Abbey of Santo Spirito del Morrone, founded on a previous small church of Santa Maria by Pietro since 1259, became the Central Place for the Celestines Order, while today is the Registered Office of Park Authority. Celestino V was one Pope who decided to abdicate and he founded the Re-treat of Sant’Onofrio al Morrone at the beginnings of 1290.

In Abbruzzo there is the farm of one of the SIA members. It is called Domus Alpaca and the owner is Laura Fontana.

Pag 24Each accessory has its yarn!

Talking about the production of fashion acce ssori-es (scarves, hats, gloves, socks, etc..), the main mi-stake that many breeders do is to start from raw fiber (shear) to get the yarn. Where is the error? It is better not to start from the beginning but by the end, in practice first you should know what you want to accomplish in order to choose the suitable yarn.The main properties that must have the alpaca fi-ber or baby alpaca with regard to the fashion in-dustry are the fineness and luster, now a superior fiber fineness in the 22/23 microns is already con-sidered a second choice.

SCARF is an accessory that has little wear and does not require yarns composed by several wi-res, a twisted two-wire is more than sufficient, the complexity of construction of the scarf is almost always due to the fact that you have to combine the lightness and the heat effect. The most suita-ble fiber is the Baby alpaca, has a high fineness max 20 micron, and this allows the realization of very thin yarn, title Nm 1/30000, has excellent shine and is lightweight. Unfortunately, all yarns 100% Baby alpaca or alpaca once worked tend to open; practically the fibers have a low coefficient of friction, this is the reason why we resort to the help of other fibers, synthetic (Viscose, Polyamide, Acrylic, Polyester), natural (Extra Fine Merino, Silk) and vegetable (cotton). The proportion is at least 60% of Baby alpaca and the remainder divided between the other fibers.There are any special yarns, result of a technologi-cal research, that combine extreme lightness with

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bulkiness, they are called blown yarns made by blowing compressed air in the construction phase.

CAPS GLOVES: These types of accessories has a medium usage, they can be made using carded and combed yarns, let’s say two or three wires. I would use normally scarves yarn mixed with other textile fibers, as regards the titration can ran-ge from coarse yarn Nm 2/300 a thin yarn Nm 2 / 14,000.

SOCKS: in this type of accessory usury has a do-minant relevance, carded yarns are to be avoi-ded. This spinning system employes alpaca fibers, scraps of intermediate processing combed wool, that are, in general, short cut fibers.

Worsted yarn using a high percentage of Baby Al-paca, at least 80%, with the rest Superfine Merino, average fineness Nm 2/12000, we can obtain a very soft socks, with excellent thermal protection to the feet and a good wear resistance therefore can be worn with normal shoes.

For the execution of so-called work socks (Skiing, Trekking, Heavy Duty in general) it is preferable to use a big enough yarn, combed twisted three-wire 50% alpaca and 50% Superfine merino title Nm 3x2/14000, which means the condition of three twisted wires each formed by two wires Nm 14000. The result is a stocking quite soft, very warm, dura-ble, and which prevents the sweat at the foot.

CONCLUSIONS: it is important to know what you want to accomplish to choose the most suitable type of yarn. Operations that must be made com-mon to any product are: weathering, cleaning and carding.All other operations involving the phases of the spinning are directly related to the use of the yarn, whether combed or carded, titling, twisting and various possible treatments.

Pag 28History of the weaving

The article traces the path from the beginning of the history, from men covered with fur coat to the invention of the spinning and the weaving.It began with the shearing of the animals: the flee-ce of sheep, goats and camelids were the first raw materials used to create clothes. Originally the hair was ripped directly from the mantle, the Romans introduced the use of scissors.

From the animal, still dirty, was obtained by the greasy wool, wool flakes were of different shapes and lengths, depending on the breed of the ani-mal and the fur from which they were taken.Separated from the body of the animal, the fleece was to undergo a series of treatments to be wor-ked: sorting, washing, beating. The carding was to remove impurities and stretch the fibers, on a wooden board, equipped of sharp spines, combed their hair fibers to permanently remove what had let the previous steps.

The process ended with the finishing of the fa-bric: the fabric was beaten with a stick, to increa-se strength and cohesion. Another finishing stage was the raising, in which the fibers of the fabric were raised with the heads of wild thistle and scrub to make it softer. Subsequently, the tissue was “sheared”, with big scissors: the prominent ends of the fibers were eliminated to give the fa-bric a more uniform appearance. The piece was then pressed to make it smooth and shiny, even the ancient Romans used a screw press for this work. The bleaching further improved the final ap-pearance in the tissue, through a long exposure to

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sunlight on special drying racks.Cotton was already being worked in India around 3000 BC, while Egypt produced linen, imported by the Greeks and Romans.

The Middle Ages brought great innovations in spinning: to speed up operations was introduced the spinning wheel, followed by the vertical frame and the horizontal frame, in which to speed up the operations of straw was used the shuttle, a piece of wood which contained the weft yarn. The shut-tle turned out to be a major breakthrough and was an instrument that was continuously improved, it was studied also by Leonardo da Vinci.

In 1786, E. Cartwright patented his first frame, mechanically operated, driven by a steam engine, which formed the basis of industrial production. In this first model he brought numerous modifica-tions introducing the regulator of the tissue and a stopping device of the frame that entered in fun-ction to breakage of the yarn.

It was J. M. Jacquard who attempts to perfect their predecessors in 1804 by building a machine desti-ned to revolutionize the textile production of the nineteenth century. The Jacquard loom, for the first time, offered the possibility to perform com-plex designs thanks to a machine armature (that he took the name) to be applied to the frame, which allowed the automatic handling of indivi-dual warp threads.Biella, the provincial capital of Piedmont, is considered one of the most renow-ned textile centers in Italy and its history started long time ago, since already in 1733 a memorial contains a census of manufactures with more than two hundred six thousand employees and tells of craftsmen who worked scattered in various places of Biella.

Pietro Sella was the first to introduce in Biella hydraulically operated machines for carding, spin-ning and finishing wool. In 1835 was founded the first woolen mill in Biella along the banks of the river Cervo.In centers around factories, the population incre-

ased rapidly, was strong immigration from the countryside, factories were working at full capaci-ty, were introduced night shifts.

Pag 32On the train through the clouds

From sea level to the peaks of the Andes, passing through villages, mining settlements and landsca-pes of the world’s most impressive mountain ran-ge, the Ferrocarril Central is the highest railway in the world, which runs from Lima to Huancayo.January 1, 1870: Peru was experiencing a period of economic prosperity that has not been back to re-peat itself and the first stone was laid in the station of Monserrate. The story goes that when President José Balta asked Enrique Meiggs if he could install the rails in the most steep and rugged Andes, the gringo North American replied, “I’ll lay the rails far they can trot around the blade.”The railway would unite the valleys of the coast with the Mantaro Valley, considered the dispen-sation of Lima and would have provided benefits to the transportation of minerals from La Oroya, Huancavelica, and Cerro de Pasco.Months later, the sound of the iron steed woke the village of San Bartolomé and in September rea-

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ched to the sunny village of Matucana.

When Meiggs decided to accept the challenge, the Peruvian government took more than ten thou-sand workers. Among them, five thousand Chine-se immigrants known as coolies, were transported from Macao while the other half was made up of Peruvians and Chileans. Work in this area was epic, all the bridges, machinery and equipment were imported from England, France and the United States, and assembled in workshops Peru.

However, as the railroad tracks went up the cen-tral sierra of the first problems arose: the altitude sickness or altitude sickness, lack of food and di-seases - such as the dreaded “verruga” - decima-ted the workers. To overcome this whole series of drawbacks, Enrique Meiggs took native worker, which is better adapted to the altitude, and was able to install the rails up to Matucana.

On 22 September 1908 it became a solemn date: the day was inaugurated passenger service betwe-en Lima-La Oroya-Huancayo. It was the historic locomotive “Roggerse” which, from the station of the Helpless, towed the entire convoy carrying 150 excited people of Huancayo direct to their land. When they arrived in the country two days after they were greeted by celebrations in style: the dre-am became reality impressive and mobile.Nowadays the train makes a traveller’s trip once a month. It’s an adventurous way of discovering the Andes, the travel is worthy!

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