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AlmaLaurea Working Papers ISSN 2239-9453 ALMALAUREA WORKING PAPERS no. 51 March 2012 Caratteristiche degli studenti all’ingresso e riuscita negli studi di Gian Piero Mignoli Università di Bologna AlmaLaurea This paper can be downloaded at: AlmaLaurea Working Papers series http://www2.almalaurea.it/universita/pubblicazioni/wp/index.shtml Also available at: REsearch Papers in Economics (RePEC)

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AlmaLaurea Working Papers – ISSN 2239-9453

ALMALAUREA WORKING PAPERS no. 51

March 2012

Caratteristiche degli studenti all’ingresso e riuscita negli studi

di

Gian Piero Mignoli

Università di Bologna

AlmaLaurea

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Also available at: REsearch Papers in Economics (RePEC)

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AlmaLaurea: XIII Profilo dei laureati italiani "Qualità e valutazione del sistema universitario"

Caratteristiche degli studenti all’ingresso e riuscita negli studi

di

Gian Piero Mignoli∗ Abstract-Students’ entry characteristics and academic success The aim of the present analysis is to deepen the study of the relationship between some of the fundamental characteristics of students at the time of enrollment at the university (gender, family socio-economic background, secondary education ...) and their success in university studies (grade and regularity). The analysis will allow to determine, as a result, the individual characteristics that tend to be associated with a good academic performance. In what degree courses are the students with good perspectives of success more prevalent today? Are these the same disciplines in which more promising students were already present in the university system prior to the reform (DM 509/99)? The present research addresses the graduates of Italian universities involved in the AlmaLaurea Graduates’ Profile Survey, and updates and extends a previous analysis restricted to the 2008 first-level graduates of the University of Bologna. Keywords: promising students, students’ characteristics, grade, academic performance, discipline Con questa analisi ci siamo proposti di approfondire lo studio della relazione che intercorre fra alcune fondamentali caratteristiche degli studenti rilevate al momento dell’immatricolazione all’università (genere, contesto socioeconomico familiare di origine, studi secondari superiori …) e la loro riuscita negli studi universitari (votazioni e regolarità). Ciò consentirà di determinare, di conseguenza, quali caratteristiche individuali tendono ad associarsi ad un buon rendimento negli studi. In quali corsi di laurea sono più presenti, oggi, gli studenti con buone aspettative di successo? Si tratta delle stesse discipline in cui gli studenti promettenti erano più presenti nel sistema universitario precedente la riforma (DM 509/99)? La ricerca presentata in questo articolo, riferita ai laureati delle università italiane coinvolte nell’indagine Profilo dei Laureati AlmaLaurea1, aggiorna ed estende un’analisi già effettuata limitatamente ai laureati 2008 di primo livello dell’Ateneo di Bologna [Gasperoni e Mignoli 2010].

∗ Università di Bologna, AlmaLaurea. [email protected] 1 Consultabile su Internet all’indirizzo www.almalaurea.it/universita/profilo/.

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1. Popolazioni e caratteristiche all’ingresso prese in considerazione Lo studio esamina, nell’ambito del Profilo AlmaLaurea, i laureati nei corsi a cui si può accedere subito dopo la scuola secondaria superiore2. Per il 2010 la popolazione analizzata comprende circa 120.000 laureati, di 56 università italiane, che hanno concluso corsi post-riforma (lauree di primo livello e lauree specialistiche/magistrali a ciclo unico, a cui si aggiunge il corso quadriennale in scienze della formazione primaria, l’unico corso non riformato dal DM 509/993). Per il 2004 l’universo di riferimento consiste negli 84.000 laureati pre-riforma4 appartenenti ai 35 atenei coinvolti nel Profilo di quell’anno. I laureati 2004 pre-riforma sono stati gli ultimi laureati rappresentanti del precedente sistema universitario a non essere in qualche modo coinvolti dal processo di transizione verso l’università riformata5. Il confronto tra le due popolazioni, rappresentanti una il sistema universitario riformato e l’altra l’ordinamento pre-riforma, assume certamente un particolare interesse, sebbene non possa essere proposto senza le necessarie precisazioni. Vi sono infatti differenze importanti per quanto riguarda, innanzitutto, la durata dei corsi: i laureati 2010 post-riforma hanno concluso in gran parte (86%) corsi di primo livello triennali, mentre i laureati 2004 pre-riforma appartengono nella maggioranza dei casi (66%) a corsi quadriennali e per il 34% a corsi con durata di 5 o 6 anni. Inoltre è opportuno segnalare che fra i post-riforma sono compresi i laureati nei corsi per le professioni sanitarie, assenti fra i pre-riforma in quanto questi percorsi di studio sono divenuti corsi di laurea soltanto nel nuovo sistema universitario. Infine ricordiamo che la rilevazione del 2004 riguarda un numero di atenei più ridotto rispetto al 2010 (35 contro 56), per effetto dei nuovi ingressi di atenei in AlmaLaurea avvenuti nel corso degli anni. Entrambe le popolazioni in esame (2010 e 2004) sono composte, naturalmente, da studenti che sono riusciti a concludere il proprio corso universitario. Pertanto tutti gli effetti riscontrati, e le stesse conclusioni ricavate dalle analisi, debbono essere interpretati come risultati subordinati alla condizione di non avere abbandonato gli studi universitari. I dati sono raccolti per contemporanei e non per coorti: i laureati 2010 hanno infatti in comune l’anno di laurea (così come i laureati 2004), ma sono entrati all’università entro un arco temporale ampio. Di tutto ciò, come si vedrà, occorrerà tenere conto nell’interpretazione dei risultati delle analisi statistiche. Il 42% dei laureati presi in considerazione per il 2010 appartiene all’area tecnico-scientifica, il 36% all’area umanistico-scientifica e il 22% all’umanistico-letteraria (Tabella 1).

2 Per questa ragione i laureati post-riforma nei corsi specialistici/magistrali biennali, a cui è possibile iscriversi (in linea generale) solo dopo aver concluso un corso universitario di primo livello, non sono inclusi nel collettivo analizzato. 3 D’ora in poi il corso non riformato in scienze della formazione primaria non verrà più menzionato, ma i suoi laureati saranno comunque inclusi nelle analisi. Il Profilo dei Laureati 2010 coinvolge anche 11.000 laureati nei corsi pre-riforma, i quali, appartenendo a percorsi di studio da tempo in via di esaurimento, hanno concluso gli studi con un forte ritardo rispetto ai tempi previsti. Questi laureati, pertanto, non sono stati presi in considerazione nella nostra ricerca. 4 Compresi i laureati post-riforma specialistici/magistrali a ciclo unico, del tutto assimilabili, in questo caso, ai laureati pre-riforma delle corrispondenti discipline di studio. 5 Per un’analisi più efficace abbiamo escluso, sia per il 2010 sia per il 2004, alcune particolari categorie di studenti: - i laureati nei corsi Interfacoltà; - coloro che hanno sostenuto meno di 10 esami nell’ateneo di laurea; - gli altri laureati il cui incremento di voto alla laurea (cioè la differenza, espressa in 110-mi, fra il voto di laurea e il voto medio degli esami inclusi nell’archivio amministrativo dell’ateneo di laurea) risulta minore di 0 oppure maggiore di 12. Questo anomalo incremento di voto riguarda in buona parte dei casi laureati (2010 o 2004) che hanno conseguito il titolo con un importante contributo di crediti formativi o esami afferenti a corsi universitari frequentati o conclusi precedentemente.

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La tabella 2 sintetizza, per ciascuna delle tre macroaree disciplinari, le caratteristiche dei laureati 2010 al momento del loro ingresso all’università. Si tratta delle variabili, fra le informazioni disponibili, che hanno manifestato chiari effetti sulla riuscita negli studi universitari; effetti del tutto in linea, tra l’altro, con i risultati noti nella letteratura specifica. Fra le caratteristiche all’ingresso abbiamo impropriamente incluso anche lo svolgimento di attività lavorative durante gli studi universitari, ma le analisi statistiche tengono comunque conto che queste esperienze possono avere inizio anche dopo l’accesso all’università.

Tabella 1. Le discipline di laurea Laureati di primo livello e magistrali a ciclo unico, per settore disciplinare del corso – 2010

MACROAREA settore disciplinare

numero dei laureati

composizionepercentuale

TECNICO-SCIENTIFICA 50.270 41,9ingegneria 11.920 9,9professioni sanitarie 11.262 9,4architettura 6.347 5,3medicina e odontoiatria 4.768 4,0chimico-farmaceutico 4.011 3,3biologico 3.047 2,5matematica e fisica 1.876 1,6informatica 1.849 1,5agrario esclusa veterinaria 1.743 1,5scienze motorie 1.475 1,2geo-naturalistico 1.377 1,1veterinaria 595 0,5

UMANISTICO-SCIENTIFICA 42.998 35,8economico 14.887 12,4politico-sociale 14.514 12,1giuridico 7.380 6,1psicologico 5.694 4,7statistico 523 0,4

UMANISTICO-LETTERARIA 26.749 22,3linguistico 7.998 6,7educazione e formazione 7.767 6,5letterario escluse lettere e filosofia(a) 5.971 5,0lettere e filosofia 5.013 4,2

TOTALE 120.017 100,0(a) Comprende le classi di laurea “beni culturali”, “discipline delle arti figurative, della musica, dello spettacolo e della moda”, “storia” e “tecnologie per la conservazione e il restauro dei beni culturali”. Si può fin d’ora osservare come tra i tre grandi settori disciplinari si verifichino importanti differenze in termini di genere, background socioeconomico familiare, studi secondari superiori e motivazioni nella scelta del corso di laurea. Per quanto riguarda il voto di diploma secondario superiore sono necessarie alcune precisazioni. In primo luogo, le votazioni si distribuiscono in modo differente a seconda del tipo di diploma (liceo classico, liceo scientifico, diploma tecnico, diploma professionale …) e dell’area geografica della scuola. Pertanto nelle analisi abbiamo preferito tenere conto non della misura assoluta del voto, bensì della posizione in cui il voto stesso si colloca nella graduatoria dei voti di

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diploma del rispettivo ambito scolastico (diploma e regione)6. Ad esempio, negli istituti professionali del Lazio il 77% dei diplomati negli anni 2005 e 2006 ha concluso gli studi secondari superiori con un punteggio inferiore a 83/100; pertanto chi si è diplomato nel Lazio in questi percorsi con 83/100 (o un punteggio superiore) ha ottenuto un voto “elevato”, in quanto collocato nel primo quarto (il migliore) della graduatoria. Fare riferimento alle posizioni in graduatoria anziché al voto di diploma non significa affermare, tuttavia, che uno stesso posizionamento nelle graduatorie di diplomi differenti corrisponda a prestazioni negli studi secondari superiori necessariamente assimilabili. Un secondo aspetto di cui occorre tener conto è che il voto di diploma è l’unico indicatore di cui disponiamo per quanto riguarda la qualità della formazione scolastica acquisita prima dell’accesso all’università. Se conoscessimo anche i risultati relativi alla scuola media inferiore e alla scuola elementare, le analisi potrebbero essere più specifiche. Il confronto fra diplomati e laureati per tipo e per voto di diploma mostra chiaramente come i laureati rappresentino una popolazione selezionata rispetto al collettivo complessivo dei diplomati da cui provengono. I laureati, del resto, rappresentano quella sottopopolazione dei diplomati che si è iscritta all’università ed è riuscita a concludere il corso di laurea. La selezione si avverte innanzitutto per quanto riguarda il tipo di diploma: fra i laureati sono sovrarappresentati i liceali (classici, scientifici e linguistici) a scapito dei diplomati professionali e tecnici. Inoltre il processo di selezione è riconoscibile in termini di voto di diploma: il 35% dei laureati appartiene alla fascia dei voti alti, mentre fra i diplomati questa percentuale è più ridotta e corrisponde al 25%, proprio per il modo in cui è costruita la classificazione. Come è facilmente intuibile, questa selezione è più severa negli istituti professionali e tecnici, dove arrivano alla laurea – tendenzialmente – i diplomati con i migliori voti di diploma, e molto meno evidente nei percorsi liceali7.

6 Per il 2010 le graduatorie utilizzate sono costruite con riferimento al complesso dei diplomati negli istituti secondari superiori italiani nel 2005 e nel 2006, i due anni più frequenti nei quali i laureati 2010 coinvolti nell’indagine hanno ottenuto il diploma. 7 Infatti quasi la metà dei laureati con diploma tecnico o professionale ha voti di diploma elevati (cioè appartenenti al primo quarto della graduatoria), mentre nei licei classici e scientifici ciò accade solo nel 30% dei casi.

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Tabella 2. Le caratteristiche all’ingresso Profilo “iniziale” dei laureati per macroarea disciplinare del corso – Laureati di primo livello e

magistrali a ciclo unico – 2010 – Composizioni percentuali

tecnico-

scientificaumanistico-

scientifica umanistico-

letteraria TOTALE

numero dei laureati 50.270 42.998 26.749 120.017GENERE

maschi 50,3 37,1 19,5 38,7femmine 49,7 62,9 80,5 61,3TOTALE 100,0 100,0 100,0 100,0

TITOLO DI STUDIO DEI GENITORI non oltre la scuola media inferiore 23,5 26,6 27,2 25,4scuola media superiore 46,1 47,0 48,7 47,0un solo genitore laureato 17,3 15,7 14,9 16,2entrambi i genitori laureati 11,6 9,4 7,6 9,9non indicato 1,5 1,3 1,6 1,4TOTALE 100,0 100,0 100,0 100,0

CLASSE SOCIALE classe operaia 24,4 23,6 26,1 24,5piccola borghesia 20,2 23,3 22,2 21,8classe media impiegatizia 29,9 27,9 30,3 29,3borghesia 22,7 22,7 18,2 21,7non classificabili 2,7 2,5 3,1 2,7TOTALE 100,0 100,0 100,0 100,0

DIPLOMA SECONDARIO SUPERIORE professionale 3,2 2,7 3,2 3,0tecnico 26,1 32,0 16,9 26,2istruzione magistrale 3,7 8,3 16,2 8,1istruzione artistica 2,2 0,8 3,5 2,0liceo classico 10,8 15,5 18,2 14,1liceo scientifico 48,1 31,0 23,3 36,4liceo linguistico 2,9 7,3 16,4 7,5titolo estero 2,9 2,4 2,3 2,6TOTALE 100,0 100,0 100,0 100,0

VOTO DI DIPLOMA SECONDARIO SUPERIORE(a)

voti relativamente bassi 12,8 15,8 15,7 14,5medio-bassi 19,2 22,3 22,1 21,0medio-alti 27,1 27,2 28,0 27,3alti 38,0 32,3 32,0 34,6titolo estero 2,9 2,4 2,3 2,6TOTALE 100,0 100,0 100,0 100,0voto medio 83,6 81,5 82,1 82,5

REGOLARITÀ NEGLI STUDI PREUNIVERSITARI

diploma secondario superiore entro i 19 anni 87,4 86,1 85,9 86,6dopo i 19 anni 9,7 11,5 11,9 10,8titolo estero 2,9 2,4 2,3 2,6TOTALE 100,0 100,0 100,0 100,0

MOTIVAZIONI NELLA SCELTA DEL CORSO DI LAUREA: DISCIPLINE INSEGNATE NEL CORSO poco o per nulla importanti 2,2 2,3 1,5 2,1abbastanza importanti 20,7 22,5 15,7 20,3decisamente importanti 76,5 74,6 82,1 77,1non indicato 0,6 0,6 0,6 0,6TOTALE 100,0 100,0 100,0 100,0

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MOTIVAZIONI NELLA SCELTA DEL CORSO DI LAUREA: SBOCCHI OCCUPAZIONALI DEL CORSO poco o per nulla importanti 7,6 10,1 23,6 12,1abbastanza importanti 28,8 30,3 34,2 30,5decisamente importanti 62,9 58,9 41,5 56,7non indicato 0,7 0,7 0,7 0,7TOTALE 100,0 100,0 100,0 100,0

LAVORO NEL CORSO DEGLI STUDI UNIVERSITARI nessuna esperienza di lavoro 34,9 22,0 20,5 27,1studenti-lavoratori 60,5 66,5 68,3 64,3lavoratori-studenti 4,1 11,1 10,6 8,0non classificabili 0,5 0,5 0,6 0,5TOTALE 100,0 100,0 100,0 100,0

(a) Voti relativamente bassi = compresi nel peggiore quarto della graduatoria dei diplomati 2005 e 2006 nel rispettivo ambito scolastico di origine (diploma e regione); voti medio-bassi = compresi nel terzo quarto; voti medio-alti = compresi nel secondo quarto; voti alti = compresi nel primo quarto (il migliore). La tabella 2 illustra anche con quali motivazioni i laureati hanno scelto il proprio corso di laurea. Per il 77% dei laureati i fattori culturali, ossia l’interesse nei confronti delle discipline incluse nei programmi di studio, sono risultati molto importanti. Anche i possibili sbocchi occupazionali hanno avuto in generale un ruolo rilevante, ma in questo caso la percentuale dei laureati si riduce al 57%. Si tenga comunque presente che per quasi la metà dei casi (46%) entrambi i fattori sono stati decisamente importanti. Per quanto riguarda, infine, il lavoro nel corso degli studi universitari, si osservi che 8 laureati su 100 appartengono alla categoria dei lavoratori-studenti (giovani che hanno svolto attività lavorative continuative a tempo pieno per almeno la metà della durata degli studi sia nel periodo delle lezioni universitarie sia al di fuori delle lezioni). Altri 64 su 100 sono studenti-lavoratori (poiché hanno compiuto esperienze di lavoro saltuarie o comunque meno continuative) e 27 su 100 non hanno svolto attività lavorative negli anni trascorsi all’università. Per poter comprendere in modo efficace gli effetti delle caratteristiche all’ingresso degli studenti sulla riuscita universitaria è opportuno analizzare anche le relazioni che intercorrono fra queste stesse caratteristiche iniziali. L’analisi della popolazione mostra innanzitutto e prevedibilmente, una forte associazione fra il titolo di studio dei genitori e la classe sociale di origine. Basti considerare che i laureati della classe borghese, figli cioè di imprenditori, liberi professionisti o dirigenti, sono il 54% fra quanti hanno almeno un genitore laureato e solo il 10% fra i figli di genitori senza il diploma di maturità. Si manifesta anche una forte influenza delle condizioni socioeconomiche familiari sulla scelta della scuola secondaria superiore: un background favorevole aumenta la probabilità di svolgere studi liceali classici o scientifici e, da questo punto di vista, il grado di istruzione dei genitori è di gran lunga più importante della classe sociale. In modo analogo le condizioni familiari influiscono sulla riuscita scolastica preuniversitaria: un elevato titolo di studio dei genitori tende ad associarsi a un miglior posizionamento nella graduatoria per voto e a una minore probabilità di incorrere in ripetenze, mentre – a parità di istruzione dei genitori – la classe sociale manifesta effetti trascurabili. Meritano attenzione anche i migliori risultati ottenuti nella scuola secondaria superiore dalle femmine. Nella fascia dei voti di diploma elevati si collocano infatti il 37% delle studentesse – contro il 30% dei maschi – e hanno conseguito il diploma entro i canonici 19 anni di età il 91% delle femmine – contro l’86% dei maschi8.

8 Queste differenze a favore delle studentesse, riscontrate ora fra i laureati, si verificano anche nella popolazione complessiva dei diplomati 2005 e 2006.

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2. Il rendimento negli esami universitari 2.1. Voto medio effettivo e voto medio “netto” In questo contributo sulla riuscita negli studi universitari abbiamo preferito prendere in considerazione il voto medio degli esami anziché il voto di laurea per trattare le votazioni. La ragione di questa scelta è che, per effetto dell’incremento di voto assegnato al termine della discussione della tesi/prova finale9, il voto di laurea finisce per concentrarsi su valori elevati più di quanto accada per il voto medio degli esami. Per rendersi conto del maggior appiattimento che caratterizza il voto di laurea – appiattimento che riteniamo penalizzi la possibilità di differenziare in modo efficace le prestazioni dei laureati – è sufficiente mettere a confronto le distribuzioni statistiche delle due votazioni tenendo conto dei rispettivi intervalli numerici in cui esse si collocano10. Si tenga presente, inoltre, che nei corsi magistrali/specialistici biennali, non trattati in questo articolo, la concentrazione dei voti di laurea sui valori elevati è ancora più marcata: in questi percorsi universitari il 57% dei laureati 2010 ha ottenuto 110 o 110 e lode. Questo appiattimento delle votazioni – in particolare di quelle di laurea – ha importanti implicazioni, a cominciare dal fatto che la possibilità di valorizzare il merito degli studenti finisce per esserne inevitabilmente limitata. Su questi aspetti, già trattati ampiamente da Cammelli e Gasperoni [2008] e da Gasperoni e Mignoli [2010], non ci soffermeremo più. Ora dedichiamo invece un po’ di spazio ad un altro tema: le differenze che si riscontrano, nella distribuzione dei voti, tra un settore disciplinare e l’altro. La figura 1 rappresenta la distribuzione dei laureati per settore disciplinare di laurea e voto medio degli esami, mettendo a confronto i risultati rilevati per il 2010 (per i laureati post-riforma) con quelli 2004 (pre-riforma). Le differenze fra i percorsi di studio sono molto evidenti e le caratterizzazioni rilevate per il 2010 ricalcano piuttosto fedelmente quelle del 2004. Come si possono spiegare questi risultati? È possibile che essi riflettano l’effettiva qualità della formazione universitaria acquisita? Se le cose stessero davvero così, dovremmo concludere che nei corsi di lettere e di filosofia la proporzione dei laureati con una buona preparazione universitaria è di gran lunga superiore a quella riscontrabile nel settore economico, in ingegneria e in altri settori di studio. Si tratta di una conclusione verosimile oppure il voto medio degli esami assume valenze differenti a seconda dell’area disciplinare? Per approfondire l’analisi, sia del sistema post-riforma (laureati 2010) che del pre-riforma (2004) abbiamo adottato alcuni assunti, da cui l’intera analisi delle votazioni prende le mosse. Innanzitutto il voto medio degli esami viene considerato come risultante di tre ordini di componenti: 1) le caratteristiche degli studenti al momento del loro ingresso all’università (da questo punto di vista si sono rivelati importanti il genere, il titolo di studio dei genitori, il diploma secondario superiore, la posizione nella rispettiva graduatoria per voto di diploma, la regolarità negli studi preuniversitari e i fattori motivazionali); 2) l’efficacia complessiva della didattica attuata nel corso (a cominciare dalle capacità dei docenti); 3) la prassi valutativa adottata nelle commissioni d’esame dei corsi di laurea, che si traduce in una maggiore o minore indulgenza a parità di livello della prestazione negli esami universitari. Si assume inoltre che le modalità delle variabili all’ingresso abbiano una buona “coerenza” in termini territoriali; ciò significa, ad esempio, ipotizzare che essere a metà della graduatoria per voto

9 In numerose Facoltà italiane i laureati, oltre al punteggio attribuito in funzione della tesi/prova finale, possono ottenere bonus suppletivi di voto assegnati a chi si laurea in corso o risponde ad altre condizioni ritenute positive, come aver partecipato ad un programma Erasmus o aver svolto un tirocinio organizzato dal corso di studi. 10 Per il voto medio degli esami, che può assumere valori compresi fra 18 e 30 (poiché nel calcolo dei valori medi il voto di 30 e lode è stato equiparato a 30), il primo, il secondo e il terzo quartile sono risultati rispettivamente 24,4, 26,0 e 27,5 (laureati 2010). Per il voto di laurea, espresso sulla scala 66-110 e lode, i quartili sono – in proporzione – assai più elevati: 95, 102 e 108.

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di diploma negli istituti professionali del Piemonte o esserlo in quelli del Lazio siano situazioni equivalenti dal punto di vista del rendimento negli esami universitari.

Figura 1. Il voto medio degli esami

Laureati per settore disciplinare di laurea e voto medio degli esami universitari -Composizioni percentuali-.

a) Laureati 2010 di primo livello e magistrali a ciclo unico

b) Laureati 2004 pre-riforma e magistrali a ciclo unico

18

566889111213131415161720

232728

3738

55

32

21201918

3029

323229

3534

2946

2633

4545

324340

34

30

4536

3533

4541

3739

3437

3530

3229

3027

2427

1718

9

20

2939

4041

17202018

2314

1726

728

1855

13342

0 100

TOTALE

SCIENZE MOTORIEECONOMICOINGEGNERIA

INFORMATICAVETERINARIA

AGRARIO esclusa veterinariaPSICOLOGICO

GEO-NATURALISTICOCHIMICO-FARMACEUTICO

BIOLOGICOPOLITICO-SOCIALE

GIURIDICOARCHITETTURA

STATISTICOPROFESSIONI SANITARIE

LINGUISTICOEDUCAZIONE E FORMAZIONE

MATEMATICA E FISICALETTERARIO escluse lettere e filosofia

MEDICINA E ODONTOIATRIALETTERE E FILOSOFIA

28-30 26-28 24-26 meno di 24

22

691010121213141616

2021212224

2734

3855

58

34

292826

2952

3932

3034

3846

373635

3636

4645

3632

29

4538

3639

3138

3734

3636

292831

2928

2717

1588

15

2025

2823

411

1723

1410

514

111412

92211

0 100

TOTALE

VETERINARIAECONOMICOGIURIDICO

INGEGNERIAARCHITETTURA

SCIENZE MOTORIEINFORMATICA

CHIMICO-FARMACEUTICOGEO-NATURALISTICO

AGRARIO esclusa veterinariaPSICOLOGICO

POLITICO-SOCIALEBIOLOGICOSTATISTICO

MATEMATICA E FISICAMEDICINA E ODONTOIATRIA

LINGUISTICOEDUCAZIONE E FORMAZIONE

LETTERARIO escluse lettere e filosofiaLETTERE E FILOSOFIA

28-30 26-28 24-26 meno di 24

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Infine si suppone che l’efficacia della didattica dei corsi, cioè il secondo dei tre elementi appena indicati, sia uniforme negli atenei e nei settori disciplinari coinvolti. A proposito di questa ipotesi è opportuno rimarcare che eventuali disomogeneità tra settori disciplinari in termini di efficacia della didattica sono in ogni caso difficilmente documentabili, tenuto conto anche della natura stessa delle discipline di studio e delle modalità di svolgimento delle prove d’esame. Tuttavia sarà utile approfondire questo aspetto econsiderare, in una prossima ricerca sulle votazioni universitarie, la possibilità di verificare ed eventualmente correggere l’ipotesi di efficacia uniforme della didattica. I laureati nel 2010 nei corsi di lettere e di filosofia, a parità delle caratteristiche iniziali, hanno ottenuto mediamente 3,2 punti in più rispetto ai laureati in ingegneria; per le ipotesi che abbiamo assunto, questo scarto è tendenzialmente imputabile alle differenti prassi valutative adottate nei rispettivi settori di studio. La componente del voto medio degli esami legata allo stile valutativo può essere stimata mediante modelli statistici multivariati e, tramite appunto questa tecnica di analisi, lettere e filosofia – da un lato – e ingegneria – dall’altro – sono risultati rispettivamente il settore più “indulgente” e il settore più “severo”; in tutti gli altri settori disciplinari, infatti, l’effetto “prassi valutativa” è compreso fra questi due casi11. I modelli di analisi evidenziano anche che, all’interno di ciascuna disciplina universitaria, le differenze riscontrabili tra un ateneo e l’altro a parità di caratteristiche iniziali sono piuttosto contenute, tranne che in alcuni casi piuttosto circoscritti12. In altre parole sulle votazioni negli esami esiste un evidente effetto “prassi valutativa” a livello di settore di studio, ma l’effetto “manica” in termini di ateneo è più debole. Per depurare il voto medio degli esami dall’effetto dello stile valutativo abbiamo introdotto un “conguaglio” che interviene aumentando o diminuendo il voto medio a seconda che la prassi valutativa risulti relativamente severa o relativamente generosa13. Il risultato è il voto medio degli esami “netto”, che d’ora in poi adotteremo come misura del rendimento negli esami depurata dalla distorsione legata al metro di valutazione. Il voto medio “netto” è espresso anch’esso in 30-mi e compare come variabile dipendente nei modelli statistici multidimensionali costruiti per analizzare l’influenza delle caratteristiche iniziali degli studenti universitari. 2.2. L’effetto delle caratteristiche all’ingresso sul voto medio “netto” Per comprendere in che modo i diversi fattori in gioco influiscono sul rendimento negli esami abbiamo realizzato, sia per il sistema post-riforma (tab. 3a) che per quello pre-riforma (tab. 3b), quattro modelli statistici, ognuno dei quali comprende le caratteristiche di cui si vuole stimare 11 La classificazione per settore disciplinare appositamente adottata per questa analisi delle votazioni si basa sui gruppi disciplinari definiti a livello ministeriale e, dove necessario, introduce alcune modifiche o disaggregazioni che portano a 24 il numero delle categorie in cui si articola la variabile. 12 Per l’analisi sul 2010, queste eccezioni corrispondono a 31 Facoltà/Ateneo delle complessive 419 coinvolte nell’indagine e raccolgono complessivamente meno del 6% dei laureati esaminati. 13 Il modello di regressione lineare multidimensionale costruito per determinare i “conguagli” stima il voto medio degli esami in funzione di tre categorie di regressori, corrispondenti rispettivamente alle caratteristiche iniziali degli studenti, ai settori disciplinari e alle situazioni particolari di Facoltà/Ateneo. Questi ultimi regressori sono stati inseriti per tenere sotto controllo i casi indicati nella nota precedente, nei quali la stima basata esclusivamente sulle caratteristiche iniziali degli studenti e sullo stile valutativo del settore risulta poco efficace (generando residui mediamente superiori a 1 punto in valore assoluto). La tecnica di analisi utilizzata per i laureati 2004 (laureati pre-riforma) coincide con quella adottata per il 2010 (post-riforma) ad eccezione di due aspetti. In primo luogo, per quanto riguarda il voto di diploma, ai laureati 2004 è stata attribuita la posizione che ognuno di essi occupa nella graduatoria dei laureati stessi (anziché dei diplomati di provenienza) all’interno del rispettivo ambito scolastico. In secondo luogo, non essendo presenti nel questionario di rilevazione 2004 le domande specifiche sulle motivazioni nella scelta del corso di laurea, abbiamo sostituito questa informazione con le risposte fornite dai laureati sugli aspetti rilevanti nella ricerca del lavoro, ipotizzando che le dichiarazioni fornite alla vigilia della laurea riflettano aspettative sostanzialmente già maturate al momento dell’immatricolazione.

9

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l’effetto (“variabili causali di interesse”) e le informazioni che è invece necessario tenere in considerazione nell’analisi per poter delineare il processo causale in modo corretto (“variabili di controllo”). Iniziando dai risultati relativi al post-riforma (laureati 2010), possiamo desumere dal primo modello che il genere femminile e un grado di istruzione dei genitori elevato favoriscono un buon rendimento negli esami. Infatti le laureate hanno un voto medio “netto” superiore di 0,4 punti rispetto ai maschi e il fatto di avere entrambi i genitori laureati comporta 0,8 punti in più rispetto alla situazione in cui i genitori hanno al massimo la licenza media inferiore. La classe sociale non ha invece alcun effetto sostanziale, in quanto a parità di titolo di studio dei genitori (e di genere) il rendimento per la classe borghese, la classe media impiegatizia, la piccola borghesia e la classe operaia è sostanzialmente lo stesso. La variabile “classe sociale” non verrà pertanto inserita nei restanti modelli di analisi delle votazioni. Il secondo modello studia gli effetti degli studi secondari superiori. Da questa analisi (così come dai due modelli successivi) sono esclusi i laureati che hanno conseguito un diploma secondario superiore all’estero o comunque un titolo estero. Il liceo classico e il liceo scientifico, a cui corrispondono in media 1,8 e 1,6 punti in più rispetto al diploma professionale e oltre un punto in più rispetto al diploma tecnico, sono i titoli più favorevoli. Si osservi che questi scarti medi sono calcolati a parità di posizione nella graduatoria per voto di diploma nel rispettivo ambito scolastico. Anche il voto di diploma influenza il rendimento negli esami universitari: tenute ferme le altre condizioni, infatti, un miglioramento di 25 posizioni su 100 nella graduatoria del rispettivo ambito scolastico (è questo il significato della sigla G25 riportata nella tabella) aumenterebbe il voto medio “netto” di circa 0,8 punti. Analogamente è una condizione favorevole terminare gli studi secondari superiori entro l’età prevista (19 anni). Il fatto che nel secondo modello di analisi l’effetto del titolo di studio sostanzialmente si annulla – mentre nel modello precedente è marcato – indica che il grado di istruzione della famiglia di origine incide sulla riuscita scolastica preuniversitaria ma dopo l’accesso all’università non esercita più alcuna influenza diretta sulle votazioni. Analogamente, anche il ruolo del genere sul rendimento degli esami universitari si riduce se si effettuano i confronti a parità di diploma e di esito della scuola secondaria superiore e ciò significa che anche le differenze fra laureati e laureate derivano in buona parte da capacità, disponibilità all’impegno scolastico e scelte personali che precedono l’ingresso all’università. Il terzo modello prende in considerazione le motivazioni che hanno spinto gli studenti alla scelta del proprio corso di laurea e mette in evidenza che chi è mosso prevalentemente da fattori culturali (l’interesse per le discipline del corso) tende ad ottenere votazioni migliori rispetto agli altri studenti. Diversamente, le motivazioni legate ai possibili sbocchi occupazionali del corso di laurea hanno un’influenza di segno negativo, seppur contenuta. Il quarto modello, infine, studia l’effetto del lavoro nel corso degli studi universitari. Se ne ricava che, sebbene i migliori risultati riguardino gli studenti che non hanno svolto alcuna attività lavorativa, il lavoro non penalizza in modo rilevante il rendimento negli esami. Da un’analisi più dettagliata, che prende in considerazione – limitatamente ai laureati post-riforma – anche le possibili interazioni fra il lavoro e il settore disciplinare di studio, si ricava che i lavoratori-studenti tendono ad avere qualche difficoltà in più quando appartengono al gruppo giuridico, mentre hanno addirittura migliori votazioni rispetto ai non lavoratori, a parità di caratteristiche all’ingresso, nel caso dei corsi di laurea per le professioni sanitarie. Il confronto fra ciascun modello statistico adottato per i laureati post-riforma e il corrispondente modello per il pre-riforma mostra una netta stabilità dei risultati: l’effetto del genere, del grado di istruzione dei genitori, della classe sociale di appartenenza, del diploma secondario superiore, del voto di diploma, della regolarità scolastica preuniversitaria e dei fattori motivazionali si è mantenuto sostanzialmente inalterato. Solamente per il lavoro nel corso degli studi si è verificata una variazione, in quanto nell’università riformata il suo effetto risulta leggermente attenuato.

10

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Tabella 3. Il rendimento negli esami universitari Modelli di regressione lineare per l’analisi del voto medio degli esami “netto”: stime di massima

verosimiglianza dei parametri β

a) Laureati 2010 di primo livello e magistrali a ciclo unico

VARIABILI ESPLICATIVE

Modello 1 Il genere e l’origine sociale

N = 106.954

Modello 2 Gli studi

preuniversitariN = 106.235

Modello 3 Le motivazioni

nella scelta del corso

universitario N = 105.529

Modello 4Il lavoro

durante gli studi N =

105.775

GENERE maschi (categoria di riferimento) 0 – 0 – 0 – 0 – femmine 0,41 * 0,15 * 0,13 * 0,15 *

TITOLO DI STUDIO DEI GENITORI non oltre la scuola media inferiore (rif.) 0 – 0 – 0 – 0 – scuola secondaria superiore 0,19 * -0,05 * -0,04 * -0,04 * un solo genitore laureato 0,42 * -0,02 -0,02 -0,03entrambi i genitori laureati 0,78 * 0,11 * 0,12 * 0,10 *

CLASSE SOCIALE classe operaia (rif.) 0 – piccola borghesia 0,03 * classe media impiegatizia 0,03 borghesia -0,08 *

DIPLOMA SECONDARIO SUPERIORE professionale (rif.) 0 – 0 – 0 – tecnico 0,62 * 0,62 * 0,63 * istruzione magistrale 0,87 * 0,85 * 0,87 * istruzione artistica 0,62 * 0,59 * 0,63 * liceo classico 1,78 * 1,75 * 1,78 * liceo scientifico 1,62 * 1,60 * 1,61 * liceo linguistico 1,23 * 1,21 * 1,24 *

VOTO DI DIPLOMA

G25(a) 0,77 * 0,77 * 0,77 *

REGOLARITÀ NEGLI STUDI PREUNIVERSITARI diploma secondario superiore entro i 19 anni (rif.) 0 – 0 – 0 – dopo i 19 anni -0,25 * -0,27 * -0,25 *

MOTIVAZIONI NELLA SCELTA DEL CORSO DI LAUREA: DISCIPLINE INSEGNATE NEL CORSO non molto importanti (rif.) 0 – decisamente importanti 0,38 *

MOTIVAZIONI NELLA SCELTA DEL CORSO DI LAUREA: SBOCCHI OCCUPAZIONALI DEL CORSO non molto importanti (rif.) 0 – decisamente importanti -0,12 *

LAVORO NEL CORSO DEGLI STUDI UNIVERSITARI nessuna esperienza di lavoro (rif.) 0 – studenti-lavoratori -0,19 * lavoratori-studenti -0,08 *

R2 0,02 0,27 0,28 0,27

11

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b) Laureati 2004 pre-riforma e magistrali a ciclo unico

VARIABILI ESPLICATIVE

Modello 1 Il genere e

l’origine socialeN = 68.551

Modello 2 Gli studi

preuniversitariN = 69.675

Modello 3 Gli aspetti

motivazionali N = 68.593

Modello 4 Il lavoro durante

gli studi N = 69.469

GENERE maschi (categoria di riferimento) 0 – 0 – 0 – 0 – femmine 0,32 * 0,14 * 0,13 * 0,14 *

TITOLO DI STUDIO DEI GENITORI non oltre la scuola media inferiore (rif.) 0 – 0 – 0 – 0 – scuola secondaria superiore 0,17 * -0,01 -0,01 -0,02un solo genitore laureato 0,33 * -0,03 -0,03 -0,05 * entrambi i genitori laureati 0,71 * 0,13 * 0,13 * 0,10 *

CLASSE SOCIALE classe operaia (rif.) 0 – piccola borghesia -0,15 * classe media impiegatizia -0,01 borghesia -0,07 *

DIPLOMA SECONDARIO SUPERIORE professionale (rif.) 0 – 0 – 0 – tecnico 0,67 * 0,69 * 0,65 * istruzione magistrale 0,55 * 0,56 * 0,55 * istruzione artistica 0,46 * 0,47 * 0,45 * liceo classico 1,32 * 1,34 * 1,28 * liceo scientifico 1,15 * 1,17 * 1,12 * liceo linguistico 0,92 * 0,95 * 0,90 *

VOTO DI DIPLOMA G25(b) 0,72 0,72 0,71

REGOLARITÀ NEGLI STUDI PREUNIVERSITARI diploma secondario superiore entro i 19 anni (rif.) 0 – 0 – 0 – dopo i 19 anni -0,27 * -0,28 * -0,26 *

FATTORI MOTIVAZIONALI: ASPETTI RILEVANTI NELLA RICERCA DEL LAVORO coerenza con gli studi e guadagno equivalenti (rif.) 0 – coerenza più rilevante del guadagno 0,14 * guadagno più rilevante della coerenza -0,11 *

LAVORO NEL CORSO DEGLI STUDI UNIVERSITARI nessuna esperienza di lavoro (rif.) 0 – studenti-lavoratori -0,16 * lavoratori-studenti -0,40 *

R2(c) 0,02 0,28 0,29 0,29

* Parametro β significativo (p < 0,05). Nota: su sfondo grigio vengono riportati, per ciascun modello, i parametri β per le modalità delle variabili di cui si vuole stimare l’effetto (variabili causali di interesse). (a) G25 = avanzare di 25 posizioni su 100 nella graduatoria dei diplomati 2005 e 2006 per voto di diploma nel rispettivo ambito scolastico (diploma e regione). (b) G25 = avanzare di 25 posizioni su 100 nella graduatoria dei laureati 2004 per voto di diploma dei laureati nel rispettivo ambito scolastico (diploma e regione). (c) R2 (coefficiente di determinazione) indica la proporzione di variabilità della variabile dipendente spiegata dalle variabili indipendenti attraverso il modello di regressione lineare; assume valori compresi fra 0 e 1 ed è una misura della bontà di adattamento del modello.

12

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2.3 Gli studenti “promettenti” Le stesse ipotesi che abbiamo adottato per definire il voto medio degli esami “netto” consentono di individuare – tenuto conto dei differenti stili valutativi adottati nei rispettivi percorsi universitari – gli studenti in possesso di caratteristiche all’ingresso favorevoli in termini di voti medi attesi. Si tratta di coloro che possiedono un assortimento complessivamente vantaggioso per genere, grado di istruzione dei genitori, diploma secondario superiore, posizione nella rispettiva graduatoria per voto di diploma, regolarità negli studi preuniversitari e motivazione nella scelta del corso di laurea. Alla luce di queste caratteristiche all’ingresso risultate rilevanti si è stimato il “potenziale” di successo negli esami, che consiste nel voto medio “netto” atteso. In funzione di questo potenziale i laureati sono stati suddivisi in quattro gruppi equinumerosi: – “molto promettenti”; – “abbastanza promettenti”; – “poco promettenti”; – “non promettenti”. Gli studenti con diploma secondario superiore estero o comunque conseguito all’estero sono stati collocati in una categoria a sé. Per risultare “molto promettenti” non è necessario possedere modalità favorevoli per tutte e sei le variabili inserite nell’analisi. Naturalmente, inoltre, non sempre le aspettative di un buon rendimento negli esami universitari si sono tradotte in votazioni elevate: ad esempio il 6% degli studenti “molto promettenti” ha concluso il corso nel 2010 con voti relativamente bassi (collocati, cioè, nel peggiore quarto della graduatoria dei voti medi “netti”). Analogamente, è accaduto che studenti “non promettenti” in termini di caratteristiche iniziali abbiano invece ottenuto voti alti (cioè appartenenti al migliore quarto della graduatoria). La distribuzione degli studenti “promettenti” o meno “promettenti” per settore disciplinare è tutt’altro che uniforme. Fra i laureati post-riforma (2010), la presenza di studenti con caratteristiche iniziali favorevoli risulta particolarmente marcata in due aree di studio (fig.2a): matematica/fisica e medicina/odontoiatria. Anche altri percorsi (lettere e filosofia, biologico, veterinaria, chimico-farmaceutico e ingegneria) hanno un’evidente sovrarappresentazione di studenti “promettenti”. All’opposto le professioni sanitarie, educazione e formazione, informatica, il gruppo agrario esclusa veterinaria e, soprattutto, scienze motorie si distinguono per la prevalenza di studenti con caratteristiche iniziali relativamente poco favorevoli in termini di rendimento atteso. La presenza di accessi all’università programmati (“numeri chiusi”) per alcune discipline è in grado di spiegare solo in parte queste differenze tra i percorsi di studio14. Il confronto fra il post-riforma e il sistema universitario precedente (figg. 2a e 2b) mostra anche in questo caso una netta stabilità delle tendenze riscontrate. Esse, inoltre, rispecchiano pienamente i risultati emersi nel corso di due altre indagini. La prima di queste [Gasperoni e Mignoli 2010] riguarda i laureati di primo livello 2008 presso l’Università di Bologna; la seconda [di Francia, Mignoli e Teixeira 2011] prende invece in considerazione i 6.400 diplomati nel 2010 che intendono iscriversi all’università e appartengono alle 160 scuole secondarie superiori pugliesi e calabresi che in quell’anno hanno partecipato ad entrambi i progetti AlmaDiploma e AlmaOrièntati15. Questa seconda indagine mette in evidenza che la presenza più elevata di

14 Nel sistema universitario italiano gli accessi ai corsi di laurea sono regolati attualmente dalla Legge 264/99, che prevede una programmazione a livello nazionale per i corsi di medicina e chirurgia, odontoiatria e protesi dentaria, professioni sanitarie, medicina veterinaria, architettura e scienze della formazione primaria e una programmazione attuata dalle singole università per i corsi il cui ordinamento didattico comporti l’utilizzo di laboratori ad alta specializzazione, di sistemi informatici e tecnologici o di posti-studio personalizzati oppure preveda lo svolgimento di tirocini al di fuori dell’ateneo. 15 Il progetto AlmaDiploma (si veda il sito www.almadiploma.it) prevede una rilevazione sui diplomati riguardante la loro esperienza scolastica e le loro prospettive future di studio o di lavoro. AlmaOrièntati

13

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neodiplomati “promettenti”16 si riscontra fra quanti intendono iscriversi a medicina/odontoiatria, matematica/fisica e lettere/filosofia, mentre la presenza minima riguarda scienze motorie, informatica ed educazione e formazione. Le caratterizzazioni dei percorsi universitari sono dunque le stesse rilevate fra i laureati, anche se occorre puntualizzare che, poiché la rilevazione sui diplomati avviene alla vigilia della conclusione degli studi secondari superiori, non sempre il corso a cui essi dichiarano di essere interessati coincide con quello a cui effettivamente si immatricoleranno quando, alcuni mesi più tardi, entreranno all’università.

Figura 2. Gli studenti “promettenti” Laureati per settore disciplinare di laurea e aspettativa di rendimento negli esami universitari

-Composizioni percentuali-

a) Laureati 2010 di primo livello e magistrali a ciclo unico

24

6899131415181920

2324

30333435

394242

6265

24

1523

2920

1932

2223

2723

2426

2527

3025

232422

1617

24

2833

3030

2528

2827

2527

2526

2321

2121

2020

2010

11

24

503430

4041

2432

30252824

232115

1216

1212

146

6

3

1121

3331

32312

423

622

61

0 100

TOTALE

SCIENZE MOTORIE

AGRARIO esclusa veterinaria

INFORMATICA

EDUCAZIONE E FORMAZIONE

PROFESSIONI SANITARIE

ECONOMICO

POLITICO-SOCIALE

GEO-NATURALISTICO

STATISTICO

LETTERARIO escluse lettere e filosofia

ARCHITETTURA

PSICOLOGICO

GIURIDICO

LINGUISTICO

INGEGNERIA

CHIMICO-FARMACEUTICO

VETERINARIA

BIOLOGICO

LETTERE E FILOSOFIA

MEDICINA E ODONTOIATRIA

MATEMATICA E FISICA

molto promettentiabbastanza promettentipoco promettentinon promettentidiploma secondario estero

(www.almalaurea.it/lau/orientamento) è un percorso di orientamento alla scelta universitaria dedicato principalmente agli studenti della scuola media superiore che intendono iscriversi all’università. I diplomati coinvolti nell’indagine sulle scuole pugliesi e calabresi aderenti alle due iniziative non possono essere considerati pienamente rappresentativi di nessuna realtà scolastica o territoriale; di conseguenza, i risultati che si possono ottenere dalla documentazione AlmaDiploma-AlmaOrièntati debbono essere interpretati con cautela. 16 Per stimare l’aspettativa di rendimento negli esami universitari da parte dei diplomati delle scuole pugliesi e calabresi intenzionati ad iscriversi all’università abbiamo tenuto conto delle stesse variabili utilizzate per i laureati 2010 applicando ad esse la funzione lineare che adotta gli stessi valori dei parametri β stimati attraverso quell’analisi di regressione. Dopo aver determinato in questo modo l’aspettativa di rendimento negli esami universitari per i diplomati, li abbiamo classificati nelle quattro categorie equinumerose “molto promettenti”, “abbastanza promettenti”, “poco promettenti” e “non promettenti”.

14

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b) Laureati 2004 pre-riforma e magistrali a ciclo unico

25

610

151616181920202123232427282830

3943

50

25

1719

232322

232526

282723

2625

252425

252921

22

25

3429

29252926

2828

2826

252526

272426

2319

1516

25

4341

3334

3232

2725

2325

2923

24202319

1812

1311

1

111

211

11

31212

31

71

0 100

TOTALE

SCIENZE MOTORIE

EDUCAZIONE E FORMAZIONE

AGRARIO esclusa veterinaria

LETTERARIO escluse lettere e filosofia

GEO-NATURALISTICO

ARCHITETTURA

PSICOLOGICO

INFORMATICA

STATISTICO

ECONOMICO

POLITICO-SOCIALE

LINGUISTICO

GIURIDICO

VETERINARIA

LETTERE E FILOSOFIA

BIOLOGICO

CHIMICO-FARMACEUTICO

INGEGNERIA

MEDICINA E ODONTOIATRIA

MATEMATICA E FISICA

molto promettentiabbastanza promettentipoco promettentinon promettentidiploma secondario estero

La ricerca condotta sui neodiplomati ha consentito, inoltre, di mettere in luce alcuni aspetti del profilo motivazionale degli studenti intenzionati ad iscriversi all’università. Infatti il progetto AlmaOrièntati, a cui essi hanno partecipato, propone ai giovani una serie di frasi riguardanti la disponibilità all’impegno, la capacità di affrontare gli imprevisti, l’interesse per il nuovo, il valore attribuito alla formazione…; essi rispondono indicando in quale misura si identificano con il contenuto di ogni proposizione. Ne è emerso che l’elemento che contraddistingue più di ogni altro gli studenti “promettenti” è la disponibilità a studiare anche le materie non gradite: in particolare sono molto disposti a studiarle il 55% dei diplomati “molto promettenti” e solo il 9% dei “non promettenti”. Gli altri aspetti che – stando appunto alla loro percezione di sé – caratterizzano in misura evidente gli studenti con buone aspettative di rendimento negli esami universitari sono: l’importanza attribuita al successo nello studio, l’impegno dedicato alla scuola, la capacità di non farsi distrarre da attività diverse dallo studio e la determinazione nell’affrontare le difficoltà scolastiche. Conclusa questa breve digressione sui neodiplomati, riprendiamo l’analisi riguardante i laureati. Per quanto riguarda il confronto tra università, 8 dei 56 atenei italiani coinvolti nel Profilo 2010 hanno una quota di “promettenti” superiore al 30% e, all’opposto, 10 atenei ne hanno meno del 15%. Spesso questi risultati dipendono strettamente dalle discipline presenti nell’offerta formativa dell’ateneo: per esempio, i Politecnici (Torino e Bari) e le università a forte connotazione “medica” (Milano San Raffaele e Roma Campus Bio-Medico) hanno percentuali di “promettenti” nettamente superiori alla media. In linea generale i “promettenti” sono più presenti negli atenei di grandi dimensioni: sono infatti il 27% nei mega atenei (università con oltre 40.000 iscritti nell’a. a. 2007/08), il 25% negli atenei di grande dimensione (20.000-40.000 iscritti), il 21% negli atenei medi (10.000-20.000) e, se si escludono Roma Campus Bio-Medico e Milano San Raffaele, solo il 18% nei piccoli atenei (meno di 10.000 iscritti).

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I “promettenti” sono più disponibili degli altri a spostarsi per motivi di studio? Sì, ma le differenze sono contenute, come si rileva dalla tab. 4 in cui si focalizza l’attenzionesui laureati che hanno conseguito il diploma secondario nell’Italia meridionale e insulare e hanno scelto una sede universitaria del Centro-Nord.

Tabella 4.“Promettenti” e mobilità per ragioni di studio Laureati per aspettativa di rendimento negli esami universitari e collocazione della sede degli studi

universitari rispetto alla sede degli studi secondari superiori – Composizioni percentuali

hanno conseguito il diploma superiore:

TOTALE

nella stessa provincia della sede degli studi

universitari (o in

province limitrofe)

in una provincia

non limitrofa, ma

nella stessa ripartizione

geografica(a) degli studi universitari

al Sud, ma si sono laureati

al Centro-Nord(b)

al Centro, ma si sono laureati al Nord o al

Sud(b)

al Nord, ma si sono

laureati al Centro-Sud(b)

all’estero

molto promettenti 76,3 11,4 10,2 1,6 0,5 - 100,0abbastanza promettenti 78,9 11,1 8,0 1,4 0,6 - 100,0poco promettenti 78,9 11,2 7,9 1,4 0,6 - 100,0non promettenti 77,9 12,0 7,4 1,6 1,1 - 100,0diploma superiore estero - - - - - 100,0 100,0TOTALE 76,0 11,1 8,1 1,5 0,7 2,6 100,0(a) Le ripartizioni geografiche adottate per questa classificazione sono tre: Italia Settentrionale, Centrale e Meridionale (Isole comprese). (b) Esclusi coloro che hanno comunque concluso la scuola superiore in una provincia limitrofa a quella di laurea. Lo studio della distribuzione degli studenti più “promettenti” e meno “promettenti” nei corsi di laurea e negli atenei può portare ad una serie di applicazioni concrete. In particolare, conoscere il capitale umano con cui si ha a che fare può consentire ai docenti universitari (e più in generale a tutti coloro che si occupano di programmazione didattica) di calibrare gli insegnamenti tenendo conto delle caratteristiche dei fruitori. Prendere in considerazione questo aspetto, inoltre, è necessario per poter adottare criteri di valutazione del sistema universitario corretti ed efficaci. Se è ragionevole, infatti, considerare virtuosi gli Atenei, le Facoltà e i Corsi in grado di fornire valore aggiunto ai propri studenti, conoscere il loro livello iniziale è imprescindibile per determinare l’incremento di formazione che quelle realtà universitarie riescono a realizzare. Può essere proficuo, infine, esaminare le situazioni in cui gli studenti “promettenti” non riescano a realizzare il proprio rendimento potenziale negli esami universitari. Si è osservato in precedenza, che circa il 6% dei laureati nel 2010 “molto promettenti” all’ingresso ha poi concluso il corso di laurea collocandosi nella peggiore fascia di rendimento negli esami universitari. Questa evenienza non si è verificata in modo uniforme, bensì è risultata più frequente nel settore informatico (13%) e a matematica e fisica (10%), mentre è stata molto più rara (3% o meno) a medicina e odontoiatria, veterinaria e nel settore lettere e filosofia. Quali sono le ragioni di queste “promesse mancate”? Quali interventi si possono mettere in atto per prevenirle o perlomeno ridurle?

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3. La regolarità negli studi universitari 3.1 Il ritardo alla laurea La seconda componente della riuscita negli studi universitari di cui ci siamo proposti di analizzarne i fattori esplicativi è il ritardo alla laurea. Per poter confrontare tra loro le esperienze di studenti che hanno concluso corsi di durata legale differente (dai 3 ai 6 anni) abbiamo preso in considerazione il numero di mesi di ritardo che il laureato ha accumulato in media per ciascun anno di corso previsto. Limitatamente alle analisi realizzate per questo articolo, il ritardo è stato calcolato secondo il criterio più “severo” possibile, ossia a decorrere dalla prima data utile per potersi laureare in corso (cioè dall’inizio della sessione estiva)17. Pertanto anche i laureati in corso, per questo articolo, risultano in generale “ritardatari”, sebbene il loro ritardo sia comunque contenuto. Le variabili esplicative del ritardo alla laurea sono le stesse dei laureati all’ingresso già prese in considerazione per l’analisi del voto medio degli esami: il genere, il titolo di studio dei genitori, la classe sociale, il diploma secondario superiore, il voto di diploma, la regolarità negli studi preuniversitari e i fattori motivazionali. Per l’analisi della regolarità il fatto che la nostra indagine procede per contemporanei (in quanto i laureati hanno in comune l’anno di laurea e non l’anno di ingresso all’università) rappresenta un fattore di disturbo più importante rispetto a quanto si verifica per l’analisi delle votazioni. I dati sulla regolarità, infatti, risentono fortemente delle attivazioni di nuovi corsi di laurea, delle soppressioni di corsi e comunque della dinamica delle iscrizioni avvenute negli anni precedenti18. Ne deriva che, anche per ragioni contingenti, la percentuale dei laureati in corso all’interno di ciascun settore disciplinare è in generale piuttosto instabile negli anni. Per poter esaminare la regolarità negli studi secondo il settore disciplinare sarebbe più efficace adottare analisi strutturate per coorti, prendendo in considerazione gli immatricolati di ogni anno e seguendone la carriera (scelta, questa, che consentirebbe anche di misurare il fenomeno dell’abbandono degli studi). Queste considerazioni, poiché la documentazione che utilizziamo è organizzata per contemporanei, ci hanno portato a rinunciare a stimare, in questa sede, l’effetto del settore disciplinare sulla regolarità negli studi19. 3.2 L’effetto delle caratteristiche all’ingresso sul ritardo alla laurea L’influenza delle caratteristiche iniziali sul ritardo alla laurea (tab. 5) rispecchia in buona parte quanto emerso a proposito del voto medio degli esami. Di conseguenza, gli studenti con buone aspettative di successo in termini di voto medio d’esame tendono ad essere favoriti anche dal punto di vista dei tempi di laurea. Abbiamo quindi preferito omettere, in questa sede, l’analisi dei “promettenti” in relazione alla regolarità negli studi, poiché questo approccio avrebbe portato a conclusioni assimilabili a quelle già illustrate a proposito del rendimento negli esami. Le femmine tendono ad essere più veloci dei maschi, come si ricava dai risultati del modello 1. Fra i laureati nel 2010 il distacco ammonta in media a 1,4 mesi per anno di corso, che corrispondono, nell’arco di un corso di durata triennale, a poco più di 4 mesi di differenza. Nel sistema universitario pre-riforma la distanza fra maschi e femmine era più contenuta (0,6 mesi per

17 Ai fini del calcolo, i ritardi alla laurea superiori ai 10 anni sono stati tutti equiparati a 10 anni. 18 Si pensi, ad esempio, ad un corso di laurea attivato per la prima volta in un certo ateneo nel 2007. Naturalmente tutti i laureati nel 2010 appartenenti a questo corso risulteranno perfettamente regolari e gli studenti ritardatari potranno arrivare alla laurea soltanto a partire dagli anni successivi. Dopo il 2010 la percentuale dei laureati perfettamente regolari appartenenti a questo corso di laurea è destinata pertanto a ridursi, ma ciò non significa che la regolarità da parte degli studenti iscritti al corso sia peggiorata. 19 Per l’analisi del voto medio degli esami, invece, l’effetto “settore disciplinare” è stato scomposto nelle due componenti “efficacia della didattica” (ipotizzata uniforme nei settori di studio) e “prassi valutativa”.

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anno). Anche avere genitori con un buon grado di istruzione rappresenta una condizione favorevole, mentre la classe sociale risulta quasi ininfluente; dunque queste due variabili, relative al contesto socioeconomico di origine, influenzano la regolarità con effetti analoghi a quelli manifestati nei confronti delle votazioni. Per quanto riguarda gli studi secondari superiori (modello 2), i diplomi liceali (classico, scientifico e linguistico) si associano a tempi di laurea più brevi (di 1-2 mesi per anno di corso) rispetto ai diplomi professionali e tecnici. Naturalmente, anche il voto di diploma e la regolarità negli studi preuniversitari incidono sulla probabilità di accumulare ritardo all’università. Il modello 3 mostra, per il 2010, l’effetto esercitato dalle motivazioni nella scelta del corso universitario. Nel caso della regolarità negli studi, i migliori risultati (ossia i ritardi più contenuti) sono associati alle motivazioni legate agli sbocchi occupazionali del corso, a differenza di quanto accade per i voti medi d’esame, che, come ricordato, concordano con le motivazioni culturali20. Infine, il lavoro nel corso degli studi comporta una prevedibile tendenza all’allungamento dei tempi di conseguimento della laurea. Dall’analisi multidimensionale (modello 4) si ricava che per il 2010 i lavoratori-studenti hanno impiegato in media, a parità di condizioni all’ingresso, quasi 3 mesi in più per ciascun anno di corso rispetto agli altri studenti che hanno svolto attività lavorative (studenti-lavoratori) e 5 mesi in più rispetto agli studenti che non hanno lavorato. Si tratta di differenze consistenti, che confermano le tendenze manifestate nel sistema universitario pre-riforma (laureati 2004). Si ricordi che lavorare nel corso degli studi universitari, a differenza di quanto accade per la regolarità negli studi, ostacola il rendimento negli esami in misura poco rilevante (cfr. § 2.2).

20 Fra i laureati pre-riforma (2004) gli studenti più rapidi nel concludere gli studi sono risultati, a parità delle altre condizioni all’ingresso, coloro che – pensando al proprio futuro professionale – ritengono più rilevante la coerenza del lavoro con gli studi che la possibilità di guadagno (tab. X.5b). Si tenga comunque presente che l’analisi dell’influenza dei fattori motivazionali per i laureati 2004 è difficilmente confrontabile con i risultati rilevati per il 2010, a causa della diversa formulazione dei quesiti su cui si basano le rispettive classificazioni.

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Tabella 5. La regolarità negli studi universitari Modelli di regressione lineare per l’analisi del ritardo alla laurea (numero medio di mesi di ritardo

per anno di corso): stime di massima verosimiglianza dei parametri β a) Laureati 2010 di primo livello e magistrali a ciclo unico

VARIABILI ESPLICATIVE

Modello 1 Il genere e l’origine sociale

N = 106.954

Modello 2 Gli studi

preuniversitariN = 106.235

Modello 3 Le motivazioni

nella scelta del corso

universitario N = 105.529

Modello 4Il lavoro

durante gli studi N =

105.775

GENERE maschi (categoria di riferimento) 0 – 0 – 0 – 0 – femmine -1,4 * -0,9 * -0,9 * -0,8 *

TITOLO DI STUDIO DEI GENITORI non oltre la scuola media inferiore (rif.) 0 – 0 – 0 – 0 – scuola secondaria superiore -1,0 * -0,6 * -0,6 * -0,4 * un solo genitore laureato -1,4 * -0,7 * -0,7 * -0,4 * entrambi i genitori laureati -2,5 * -1,5 * -1,5 * -1,0 *

CLASSE SOCIALE classe operaia (rif.) 0 – piccola borghesia -0,1 classe media impiegatizia 0,2 * borghesia -0,1

DIPLOMA SECONDARIO SUPERIORE professionale (rif.) 0 – 0 – 0 – tecnico 0,3 * 0,3 * 0,4 * istruzione magistrale -0,9 * -0,9 * -0,8 * istruzione artistica 0,7 * 0,6 * 0,7 * liceo classico -1,4 * -1,4 * -1,0 * liceo scientifico -1,7 * -1,7 * -1,3 * liceo linguistico -1,2 * -1,3 * -1,0 *

VOTO DI DIPLOMA G25(a) -1,2 * -1,2 * -1,1 *

REGOLARITÀ NEGLI STUDI PREUNIVERSITARI diploma secondario superiore entro i 19 anni (rif.) 0 – 0 – 0 – dopo i 19 anni 0,8 * 0,8 * 0,5 *

MOTIVAZIONI NELLA SCELTA DEL CORSO DI LAUREA: DISCIPLINE INSEGNATE NEL CORSO non molto importanti (rif.) 0 – decisamente importanti -0,1

MOTIVAZIONI NELLA SCELTA DEL CORSO DI LAUREA: SBOCCHI OCCUPAZIONALI DEL CORSO non molto importanti (rif.) 0 – decisamente importanti -0,7 *

LAVORO NEL CORSO DEGLI STUDI UNIVERSITARI nessuna esperienza di lavoro (rif.) 0 – studenti-lavoratori 1,9 * lavoratori-studenti 4,8 *

R2 0,02 0,06 0,07 0,09

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b) Laureati 2004 pre-riforma e magistrali a ciclo unico

VARIABILI ESPLICATIVE

Modello 1 Il genere e l’origine sociale

N = 68.551

Modello 2 Gli studi

preuniversitariN = 69.675

Modello 3 Gli aspetti

motivazionali N = 68.593

Modello 4Il lavoro

durante gli studi N =

69.469

GENERE maschi (categoria di riferimento) 0 – 0 – 0 – 0 – femmine -0,6 * -0,2 * -0,2 * -0,1 *

TITOLO DI STUDIO DEI GENITORI non oltre la scuola media inferiore (rif.) 0 – 0 – 0 – 0 – scuola secondaria superiore -1,9 * -1,4 * -1,4 * -1,3 * un solo genitore laureato -2,6 * -1,7 * -1,7 * -1,5 * entrambi i genitori laureati -3,8 * -2,4 * -2,4 * -2,1 *

CLASSE SOCIALE classe operaia (rif.) 0 – piccola borghesia -0,1 classe media impiegatizia 0,0 borghesia 0,0

DIPLOMA SECONDARIO SUPERIORE professionale (rif.) 0 – 0 – 0 – tecnico -0,2 -0,2 0,0istruzione magistrale -0,8 * -0,8 * -0,8 * istruzione artistica 1,9 * 2,0 * 2,1 * liceo classico -1,5 * -1,5 * -0,9 * liceo scientifico -2,2 * -2,2 * -1,7 * liceo linguistico -1,4 * -1,4 * -1,1 *

VOTO DI DIPLOMA

G25(b) -1,6 * -1,6 * -1,5 *

REGOLARITÀ NEGLI STUDI PREUNIVERSITARI diploma secondario superiore entro i 19 anni (rif.) 0 – 0 – 0 – dopo i 19 anni 0,6 * 0,6 * 0,3 *

FATTORI MOTIVAZIONALI: ASPETTI RILEVANTI NELLA RICERCA DEL LAVORO coerenza con gli studi e guadagno rilevanti nella stessa misura (rif.) 0 – più la coerenza del guadagno -0,6 * più il guadagno della coerenza 0,4 *

LAVORO NEL CORSO DEGLI STUDI UNIVERSITARI nessuna esperienza di lavoro (rif.) 0 – studenti-lavoratori 1,0 * lavoratori-studenti 6,2 *

R2(c) 0,03 0,12 0,12 0,15

* Parametro β significativo (p < 0,05). Nota: su sfondo grigio vengono riportati, per ciascun modello, i parametri β per le modalità delle variabili di cui si vuole stimare l’effetto (variabili causali di interesse). (a) G25 = avanzare di 25 posizioni su 100 nella graduatoria dei diplomati 2005 e 2006 per voto di diploma nel rispettivo ambito scolastico (diploma e regione). (b) G25 = avanzare di 25 posizioni su 100 nella graduatoria dei laureati 2004 per voto di diploma nel rispettivo ambito scolastico (diploma e regione). (c) R2 (coefficiente di determinazione) indica la proporzione di variabilità della variabile dipendente spiegata dalle variabili indipendenti attraverso il modello di regressione lineare; assume valori compresi fra 0 e 1 ed è una misura della bontà di adattamento del modello.

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In questo paragrafo sono stati esaminati gli effetti delle caratteristiche iniziali degli studenti sulla loro regolarità negli studi universitari. Dall’analisi multidimensionale è emerso che il genere, il grado di istruzione dei genitori, il percorso scolastico preuniversitario e il fatto di avere scelto il corso di laurea pensando ai suoi possibili sbocchi professionali influenzano in modo significativo la velocità nel concludere il corso. Si tenga comunque presente che l’insieme di questi fattori spiega solo una parte – piuttosto piccola – della variabilità del fenomeno, sul quale incidono, naturalmente, anche altri aspetti21. Uno di questi, ad esempio, è l’efficienza della Facoltà nell’organizzare le prove d’esame. A parità di caratteristiche all’ingresso degli studenti, nelle Facoltà universitarie in cui i laureati si sono dichiarati in generale soddisfatti dell’organizzazione di appelli, orari, prenotazioni e informazioni i tempi di laurea sono risultati inferiori di quasi 2 mesi per anno di corso rispetto alle Facoltà ritenute meno organizzate. 4. Conclusioni Nei paragrafi precedenti abbiamo analizzato in che modo alcune fondamentali caratteristiche degli studenti possedute al momento dell’ingresso all’università influenzano il loro rendimento nel corso di laurea. Ne è emerso che i giovani cresciuti in contesti familiari culturalmente avvantaggiati, con una buona riuscita scolastica preuniversitaria, provenienti da percorsi liceali, di genere femminile e motivati nella scelta del corso di laurea soprattutto dal loro interesse per le materie del corso hanno maggiori probabilità di avere un buon rendimento negli esami universitari. Anche la regolarità nel percorso di laurea è influenzata positivamente da queste stesse caratteristiche, con la sola eccezione del fattore motivazionale: in questo caso tendono ad avere migliori risultati gli studenti che hanno scelto il corso pensando principalmente ai suoi possibili sbocchi occupazionali. In linea generale, dunque, gli studenti con elevata probabilità di ottenere buone votazioni – che abbiamo definito “promettenti” – hanno buone possibilità anche di laurearsi in tempi brevi. Abbiamo rilevato, inoltre, in qual misura la presenza dei “promettenti” varia a seconda del settore disciplinare di studio e dell’ateneo. Per quanto riguarda il primo aspetto le differenze sono molto evidenti e consolidate. Infatti, i percorsi universitari che venivano scelti più spesso dagli studenti “promettenti” nell’università pre-riforma (a cominciare da matematica, fisica, medicina e odontoiatria) manifestano questa prerogativa anche nell’università riformata. Analogamente, anche i corsi con ridotta presenza di “promettenti” (in particolare, i tre gruppi disciplinari educazione e formazione, agrario e scienze motorie) confermano nel post-riforma la loro tendenza. Il disequilibrio fra i percorsi di studio universitari in termini di caratteristiche degli studenti all’accesso può avere diverse spiegazioni. Innanzitutto vi sono ragioni riconducibili al riconoscimento sociale e ai potenziali sbocchi professionali associati a ciascun corso di laurea. È verosimile che, nelle loro scelte, gli studenti più dotati e motivati tendano ad indirizzarsi verso le discipline ritenute in questo senso più favorevoli. A contribuire a ciò intervengono probabilmente anche convincimenti diffusi all’interno delle famiglie e fra gli insegnanti della scuola secondaria superiore, in seguito ai quali gli studenti più capaci che scelgono corsi universitari percepiti come “deboli” vengono spesso considerati talenti sprecati. Anche l’interesse per le materie presenti nei corsi di laurea può avere un ruolo importante, poiché i “promettenti” e i “non promettenti” hanno preferenze disciplinari differenti. Infatti 21 In effetti nel caso del ritardo alla laurea la portata esplicativa dei modelli, misurabile mediante i valori di R2, è risultata più bassa che per il rendimento negli esami. Si tenga presente anche il fatto che la variabile “settore disciplinare”, come detto, è stata volutamente esclusa dai modelli di analisi del ritardo. Uno studio degli effetti sul ritardo alla laurea che include il settore disciplinare fra i fattori esplicativi, riferita ai laureati di primo livello nel 2007 negli Atenei coinvolti nel Profilo AlmaLaurea, è stato realizzato da Aina, Baici e Casalone [2009].

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l’indagine AlmaDiploma-AlmaOrièntati 2010 sulle scuole pugliesi e calabresi [di Francia, Mignoli e Teixeira, 2011] ha messo in luce che le tre materie universitarie preferite complessivamente dai diplomati “molto promettenti” sono scienze biologiche, matematica e scienze mediche, mentre i “non promettenti” gradiscono più di tutte informatica, scienze infermieristiche e arte/spettacolo. Inoltre è probabile che una parte dei diplomati meno “promettenti”, sentendosi troppo poco attrezzata o troppo poco motivata per poter affrontare corsi di laurea di lunga durata (medicina e chirurgia, odontoiatria, veterinaria …) dovendo eventualmente superare prove di selezione all’accesso, opti per altre soluzioni di studio, ritenendole più alla propria portata. A prescindere dalle ragioni che le generano, le disuguaglianze fra i percorsi di studio universitari in termini di caratteristiche degli studenti all’ingresso hanno implicazioni indubbiamente molteplici, a cominciare dalla costruzione stessa dei programmi dei corsi universitari. A nostro parere ciò rappresenta un elemento di sofferenza del sistema di istruzione italiano, in quanto il progresso scientifico delle diverse discipline risente inevitabilmente delle capacità e delle motivazioni degli studenti che vi si dedicano. Una parte dei giovani rischia inoltre di non poter esprimere completamente il proprio talento oppure di indirizzarlo verso discipline lontane dai propri interessi scientifici e culturali. Ridurre questo disequilibrio richiederebbe indubbiamente strategie di lungo periodo che coinvolgono più ambiti della nostra società. Si tratterebbe – tra l’altro – di favorire una riqualificazione dei percorsi meno frequentati dagli studenti più dotati (a cominciare dai settori educazione e formazione, agrario e scienze motorie), anche ai fini di un miglior riconoscimento sociale delle professioni associate a queste aree disciplinari. Occorrerebbe anche intervenire per rendere i corsi di laurea più uniformi in termini di impegno richiesto. Se, da un lato, tutto ciò potrà avvenire solo attraverso un processo complesso, condiviso e graduale, dall’altro un mutamento di questa portata potrebbe avviare circoli virtuosi dal punto di vista sociale ed economico, contribuendo ad uno sviluppo positivo di settori tra cui il mondo della scuola, l’agricoltura, le attività di manutenzione del territorio e l’educazione motoria.

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Riferimenti bibliografici Aina, C., Baici, E. e Casalone, G.(2009), Time-to-degree: individual ability, colleges characteristics or what else?, in www.giovaniesocieta.unibo.it/paper/12b/aina.pdf. AlmaLaurea (2010), XI Profilo dei laureati italiani. Valutazione dei percorsi formativi nell’università a dieci anni dalla Dichiarazione di Bologna, Bologna, Il Mulino. AlmaLaurea (2011), XII Profilo dei laureati italiani. L’istruzione universitaria nell’ultimo decennio. All’esordio della European Higher Education Area, Bologna, Il Mulino. Cammelli, A. e Gasperoni, G. (2008), Più diversi che uguali. Origini sociali, retroterra formativo e riuscita negli studi dei laureati, in A. Cammelli e G. Vittadini (a cura di), Capitale umano: esiti dell’istruzione universitaria, Bologna, Il Mulino. di Francia, A., Mignoli, G.P. e Teixeira, P. (2011) Domanda e offerta formativa: le scelte di studio dei giovani, in AlmaLaurea (2011). Gasperoni, G. e Mignoli, G.P. (2010) Votazioni agli esami e pratica della valutazione nei percorsi di studio universitari, in AlmaLaurea (2010).