Alessandro Grossato - L'Armonia Del Mondo Fondata Sulla Parola, secondo il rito vedico

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    Leo Spitzer

    Lo stile e il metodo

    Atti del XXXVI Convegno Interuniversitario(Bressanone/Innsbruck, 10-13 luglio 2008)

    a cura di Ivano Paccagnella e Elisa Gregori

    Estratto

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    Questo volume stato stampato con il contributodel Dipartimento di Romanistica dellUniversit degli Studi di Padova

    2010 Esedra editrice s.r.l.via Palestro, 8 - 35138 PadovaTel e fax 049/723602e-mail: [email protected]

    www.esedraeditrice.com

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    Quaderni del Circolo Filologico Linguistico Padovano

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    fondati da Gianfranco Folena

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    Alessandro Grossato

    LARMONIA DEL MONDO FONDATA SULLA PAROLA,SECONDO IL RITO VEDICO

    Lidea di armonia universaleha impregnato di s le principali culture diorigine indoeuropea, e ad essa si riferisce quindi una pleiade di vocabolinelle diverse lingue dOriente e dOccidente. Leo Spitzer, nella sua celebre

    monografia, Larmonia del mondo. Storia semantica di unidea, ha indagato ap-profonditamente il capitolo occidentale di questa complessa e ricchissimastoria concettuale e linguistica. Spitzer ripercorre ilfil rougedi un idea diarmoniache fu soprattutto intesa, prima nella civilt classica e quindi anchein quella cristiana, nel suo significato di armonia musicale. Un significato cherisuona infine, con particolare pregnanza nel termine tedesco Stimmung,ricchissimo di sfumature, le quali riflettono e riassumono, per cos dire,come solo certe parole della lingua tedesca riescono a fare, unintera storiasemantica. Come scrive Leo Spitzer, la parola Stimmungsi rivela capace di

    assorbire tutta la gloriosa pienezza di armonia.1

    Ora, interessante ricor-dare che Spitzer, nella vana ricerca di un vocabolo equivalente nelle diverselingue europee, giunge alla inaspettata conclusione che

    Forse in sanscrito si trova il termine pi affine a Stimmung(due termini, anzi)ove coesistono il riferimento allo stato danimo e quello allatmosfera. Nel suoarticolo Indirect Suggestions in Poetry (Proceedings of the Am. Phil. Soc.) FranklinEdgerton prende in esame i due termini dhvanie rasa. Il primo, che letteral-mente significa tono, risonanza, riverbero, impiegato dallars poeticaindper esprimere significati poetici non detti o suggeriti (i significati suggeritiessendo i soli veramente poetici); essi sono lanima (il respiro vitale) dellapoesia, di contro al suo corpo, proprio come il fascino di una donna bella qualcosa di distinto dalla bellezza fisica, pi o meno analizzabile, della suaanatomia. Anche se Edgerton non cerca di trovare un equivalente europeo altermine sanscrito, facile scorgere una somiglianza con la nostra Stimmung. Ilsecondo termine, rasa, letteralmente aroma, sapore, costituisce unimportan-te specificazione del generico termine letterario dhvani, in quanto si applica inparticolare al teatro; si distinguono in arte otto diversi tipi di rasa: erotico, eroi-

    1L. Spitzer, Larmonia del mondo. Storia semantica di unidea, Bologna, Il Mulino, 1967, p.164.

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    co, etc. Jacobi (cit. da Edgerton) ha reso con Stimmung solo questultimo ter-mine (Edgerton da parte sua propone [p. 701] per linglese il termine (flavor);direi che ambo i termini sono paralleli a Stimmungin quanto metafore derivatedalla percezione sensoriale (tono, gusto) ed entrano nella terminologia

    tecnica della poetica; tuttavia, dato il loro limitato uso quali metafore, lambitodella loro variet di significato assai pi ristretto.2

    Sulla scorta dellindologo Franklin Edgerton, Spitzer aveva iniziato apercorrere una strada giusta.3Se c infatti unarea culturale dellEurasiadove lidea di armonia stata svolta con maggiore intensit, ricchezza ditermini e di concetti e in tutti gli ambiti del sapere e delle arti, in partico-lare quella musicale, questa certamente lIndia. Ma Spitzer non arriv acomprendere che, diversamente dallEuropa, in India larmonia semprestata intesa come pi essenzialmente legata al linguaggio che alla musica. E

    persino in tedesco sussiste uneco precisa di questa pi antica concezione.Esiste infatti un altro termine snscrito, pi antico di dhvanie rasa, nel

    quale davvero echeggia, in tutta la sua ricchezza e complessit, lidea diarmonia, oltretutto riferita contemporaneamente sia al mondo che allani-ma delluomo. Inoltre questo termine, esprime assai fedelmente il signi-ficato etimologico proprio di Stimmung. Stimmung, nel suo significato pisemplice, vale per espressione linguistica, udibile, come ricorda lo stessoSpitzer, facendo riferimento alla voce delDeutsche Wrterbuch.4Infatti rinviaal termine Stimme, che significa anche canto, e pu indicare persino il verso

    degli uccelli, ma il cui significato principale quello di voce. Proprio in Stim-mung, dunque, nella sua stessa etimologia vi forse leco di unidea ancorapi arcaica di armonia, e di un retaggio che non stato solo occidentalema eurasiatico. Tale idea originaria di armonia invece che sulla musica, sifondava direttamente sulla voce umana, e quindi sul linguaggio, e sul suouso magico-rituale. Voce, in latino Vox, un termine che richiama a sua vol-ta quello snscrito Vc, che significa sia vocecheparolae linguaggio. Comescrive Malamoud, uno dei pi profondi studiosi del rito sacrificale vedico,

    Nella prosa vedica, il termine vcoscilla in un movimento incessante fra le tre

    accezioni che gli vengono attribuite gi negli inni: vc innanzitutto la parolain quanto facolt di parlare, facolt che si realizza in atti infinitamente diver-si, in cui si esprimono il vero come il falso, dal momento che questa dualit,questo essere arma a doppio taglio, una caratteristica della parola umana;

    2Ibid., pp. 186-87, n. 3.3Sulla teoria indiana dello dhvani, si veda limportante trattato di Anandavardhana,

    Dhvanyloka. I principi dello dhvani, a cura di V. Mazzarino, Einaudi, Torino 1983. Su dhvanie rsarestano assai utili i saggi sulla poetica ind riuniti in R. Daumal, I poteri della parola,

    Adelphi, Milano 1968.4Spitzer, Larmonia..., cit., pp. 9-12.

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    poi la parola in quanto totalit del testo vedico, considerato nel suo contenutoe nella sua forma, motivo di lussureggianti speculazioni sul simbolismo deglischemi metrici; e infine la dea Parola, figura della femminilit, eroina di miti odi quasi-miti in cui appare carica di tutti gli stereotipi relativi alla donna: una

    seduttrice, amica dei piaceri frivoli; inafferrabile, sempre pronta alla fuga, edanche molto preoccupata di veder riconosciuta la propria supremazia.5

    Inoltre, La parola vedica, invece, increata: stata oggetto di rivelazio-ni di diverso tipo, ha forme concentrate e forme ampliate, ma in s stessanon ha mai avuto inizio. Il primo modo di pensare lAssoluto, in India, di percepirlo come la quintessenza della parola vedica: questo il sensofondamentale di brahman.6

    La parola e il mondo

    A questo punto necessario ricordare il ruolo cosmogonico che ha Vc,la parola personificata, secondo una concezione attestata in diversi inni ve-dici. La descrizione talvolta molto sintetica, come ad esempio in Rigveda

    VIII, 100, 10-11:

    Quando la parola parlante, armoniosa sovrana degli di, ebbe preso posto fragli esseri privi di pensiero, diede da mungere (dalla sua mammella) quattrocolate: cibo, latte. Dov dunque andato a finire il meglio di lei? Gli di han

    fatto nascere la dea Parola. lei che viene parlata dagli animali di ogni forma.Questa vacca armoniosa, che ci d da mungere il cibo, nostra forza, questa pa-rola rettamente celebrata, possa ella venire a noi.

    Altre volte ci si profonde nei dettagli,7come in RigvedaX, 125:

    1. Io avanzo con gli di tremendi8e con gli di buoni,9 io avanzo con glidi incommensurabili10e con tutti gli di. Io porto alla realt presente Mitra11

    5C. Malamoud, Femminilit della parola. Miti e simboli dellIndia antica, La Parola, Roma2008, pp. 38-39.

    6C. Malamoud, Cuocere il mondo. Rito e pensiero nellIndia antica, Adelphi, Milano, 1994,p. 279.

    7Cfr. C. Malamoud, La danza delle pietre, Adelphi, Milano 2005, p. 48.8 Gli undici figli di Rudra, il dio vedico della tempesta, rappresentano le potenze atmo-

    sferiche che si manifestano con raffiche di vento e pioggia.9I Vasu, un gruppo di otto divinit atmosferiche.10Gli ditya, il cui numero varia da cinque a dodici, sono i figli della dea diti, letteral-

    mente Indivisa. Specificazioni funzionali dellunica Personalit divina, e per questo assimi-lati simbolicamente ad aspetti particolari della luce solare (cfr. Mahbhrata3, 3, 26), sonoposti in corrispondenza con i dodici mesi dellanno (cfr. Shatapatha BrhmanaXI, 6, 3-8).

    11Il dio Mitra, nemico della falsit e dei mentitori.

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    e Varuna,12che governano la terra e il cielo, io porto Indra, il generoso dio delfulmine, e Agni, il luminoso dio del fuoco, io porto i due Ashvina, i beneficicavalieri divini.13

    2. Io porto il latte acido che rigonfia, io porto il dio creatore,14la Prospe-

    rit,15il Destino;16io faccio accumulare ricchezza a chi offre, a chi con attentaprecisione sacrifica e preme il latte acido.

    3. Io sono la regina, colui che riunisce le cose buone che hanno valore, coleiche capisce, la prima a cui si deve fare il sacrificio. Gli di mi posero in tutte leparti, ed io sono in molti luoghi e faccio penetrare in molti.

    4. Per merito mio mangia il cibo chi vede, chi respira, chi ode ci che statodetto; senza saperlo, costui risiede in me. Ascolta, o persona degna di essereascoltata, ti dico una cosa che degna di essere creduta.

    5. Io spontaneamente dico ci che grato agli di ed agli uomini: di chiamo, faccio un potente, un conoscitore della formula, un poeta, un saggio.

    6. Io al Dio Tremendo17tendo larco perch distrugga con la freccia i nemi-ci della formula; io faccio nascere nelluomo la brama di contendere; io sonoandata ad abitare cielo e terra.

    7. Io ho partorito il padre allorigine di questo mondo; la mia origine nel-le acque e nellinsieme primordiale del loro fluire: di l mi diffondo per ogniessere e tocco il cielo stesso con la parte pi alta di me.

    8. Io spiro come il vento, penetrando in ogni essere e facendolo mio; oltreil cielo, oltre i confini della terra, tale in potenza sono diventata.18

    Secondo una versione pi ortodossa, fornita dallo Shatapata Brhmana,

    la parola non ag allora direttamente, ma solo in quanto paredra di Prajpa-

    ti, il dio manifestatore del mondo:

    Attraverso il manas,19 Prajpati si un in mithuna20 alla Parola. Rest incinto(garbhin) di otto gocce (drapsa): questa fu la creazione delle otto (divinit)Vasu; egli le insedi su questa terra. Attraverso il manasegli si un in mithunaalla Parola. Rest incinto di undici gocce: questa fu la creazione delle undici(divinit) Rudra; egli le insedi nell atmosfera. Attraverso il manasegli si un inmithunaalla Parola. Rest incinto di dodici gocce: questa fu la creazione delle

    12Regolatore del corso del sole e reggitore dellordine celeste, al suo nome e a quello deldio Mitra sono legate le parole dharma(legge) e rta(ordine). Varuna anche il signoresupremo delle acque celesti, e il suo veicolo il makara, creatura acquatica immaginaria com-posta dalle parti di diversi animali (delfino, coccodrillo, leone, cane).

    13Gemelli divini dalla testa di cavallo (cfr. RgvedaI, 3, 3 e I, 116, 10).14Tvashtar o Tvastr lartigiano degli di.15Pshan, dio vedico dispensatore di fecondit.16Bhaga, dio vedico elargitore di fortuna e ricchezze.17Rudra, v. supran. 8.18Dal X Libro del Rg-Veda, Inni tradotti e commentati da R. Ambrosini, Giardini Editori,

    Pisa 1981, pp. 121-122.19La mente, in questo caso la mente cosmica di Prajpati.20In amplesso.

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    dodici (divinit) ditya; egli li insedi nel cielo. Attraverso il manasegli si unin mithunaalla Parola. Rest incinto: cre Tutti-gli-di; gli insedi nei punticardinali.21

    Del resto, persino il corpo di Prajpati costituito di parole. E laltarea forma di aquila sul quale si compie il sacrificio viene costruito con millemattoni proprio per ricordare, simbolicamente, le innumerevoli parti incui egli fu allora smembrato.22Secondo la tradizione brahmanica, le paroleche compongono i versi poetici del Vedasono quelle che in origine compo-nevano il corpo del dio, e che hanno prodotto tutti gli esseri e gli enti nellaloro singolarit, dagli di alle pietre, e quindi il mondo. Scrivere o recitareil Veda, cos come costruire laltare sacrificale, significa quindi contribuiredirettamente alla ricostituzione in divinisdellarmonia di un mondo ormai

    frammentato e disarmonizzato. Simmetricamente, luccisione e il successi-vo smembramento di una vita umana, animale o vegetale23 una sorta direstituzione di queste esistenze separate. Come il corpo di Prajpati, anchequello degli altri di similmente costituito di parole, quelle stesse paroleche compongono i versi delle scritture vediche. Cos, ad esempio, dettoche il corpo pi caro che Agni ami rivestire, fra le sue molte forme manife-state, proprio quello costituito dagli schemi metrici della poesia sacra. EdIndra, il saettatore, dopo la sua vittoria sul serpente cosmico Vritra scompa-re dalla scena del mondo, e sussiste solo in un certo metro vedico.24

    detto inoltre che, a somiglianza del Dio, anche la parola originaria

    fu a sua volta divisa, ma in sole quattro parti. E che gli di tennero per sle tre parti corrispondenti al Cielo, allAtmosfera e alla Terra, mentre laquarta parte fu destinata a contenere tutto ci che falso e menzogniero,e fu data per questo agli uomini. Secondo unaltra versione, la quarta partecorrisponderebbe invece allIneffabile, cio al supremo Brhman(si noti ilgenere neutro).25

    La parola e luomo

    In snscrito lidea dellarmonia del mondo intesa nel suo senso pi alto,quello divino, viene espressa con svariati termini, a seconda del contesto,ma principalmente da quelli pi universali di ritae di dharma. In particolare

    21Shatapata BrhmanaVI, 1, 2, 6-9.22Il riferimento al mito descritto nellinno X, 90 del Rigveda.23Shatapata BrhmanaVI, 2.1, 2.24Questesser costituiti di parole che caratterizza lessenza e la sostanza degli di vedici,

    ricorda molto da vicino taluni aspetti dellangelologia ebraica.25Cfr. C. Malamoud, La danza delle pietre, cit., p. 109.

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    rita, analogo anche come significato al latino ritus,26 inteso come lordinearmonico del mondo, di tutte le cose del mondo, stabilito fin dal principiodallintenzione divina, e garantito successivamente dallazione responsabi-le delluomo, soprattutto mediante luso della parola, e del suo contrario,il silenzio, durante lazione sacrificale. Per dirla con le parole di Spitzer,un perfetto esempio di accordo dell uomo e della natura con il tono diDio, lArchimusicus.27 comunque sempre nel linguaggio, prima ancora chenella musica, che secondo i sacerdoti vedici risiedeva la virt di accordareinsieme il divino, il cosmo e luomo, in particolare tramite colui che com-piva il sacrificio. E questo fin dalla nascita. infatti interessante ricordareche quando gli nasceva un figlio, il bramano lo metteva sulle ginocchia egli sussurrava allorecchio che lui era la parola, che era il Veda, e da quelmomento Vedadiveniva addirittura il suo nome segreto.28Al bramano era

    attribuito il periglioso compito di fare un uso estremamente attento dellaparola nellambito delle diverse e complesse fasi del rito, senza mai violarele regole rigidissime fissate a questo riguardo dalla tradizione riportata daiVedae dai Brhmana.29Il sacrificante doveva formulare, prima di compiereil rito, il voto di verit (satyavrata) e quello di limitarsi alla parola divina(davm vcham yacchmi).30Va ricordato che la parola nel rito vedico erasalmodiata e cantata, e questo anticipa le profonde connessioni simbolicheche la tradizione medievale indiana stabilir e svilupper, nei secoli suc-cessivi, fra la musica e larmonia del mondo. I sacerdoti vedici dovevanoaccordare, soprattutto interiormente, il loro dire, e persino il loro silenzio,allarmonia fondata sulle strofe e sugli inni del Veda. Il sacrificante dovevadiventare un essere il cui spirito (tman) consistesse di metri vedici (chan-domaya). Come scrive Malamoud: Egli non pi nientaltro che la stessapoesia vedica,31perch Il s tutto intero entra nella parola, diviene fatto diparola (Kaushtaki BrhmanaII, 7). Scrive ancora Malamoud che

    I metri poetici, metonimia per la poesia vedica nel suo complesso e le melodiesulle quali questa poesia viene cantata, non sono dunque soltanto un mezzoper raggiungere la perfezione (sacrificale) di s: sono il fine stesso. Identificarsicon la parola vedica: tale la forma di sublimazione che il sacrificante speri-

    menta quando si libera del suo essere profano.32

    26Vedi M. Piantelli, Una ricerca su Ritusin epoca arcaica, in Studi in onore di Giuseppe Grosso,vol. VI, Giappichelli, Torino, 1972, pp. 236- 303.

    27L. Spitzer, cit..., p. 174.28C. Malamoud, La danza delle pietre, cit., pp. 39-40.29Una buona parte dei testi vedici dedicata a spiegare il senso delle parole che vengono

    pronunciate durante latto rituale.30C. Malamoud, La danza delle pietre, cit., pp. 23-24, n. 8.31Ibid., p. 36.32Ibid., p. 36.

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    Per il sacrificante, trasformarsi in un s fatto di metri poetici significadunque anche identificarsi con il processo sacrificale.33La parola (vc) eralessenza del sacrificio vedico, e di fatto nel corso del rito essa si articolavanella pronuncia delle strofe contenute nel Rigveda, di queste stesse strofemesse in musica nel Smaveda, e delle formule dello Yajurveda. La parola

    vedica inoltre era, assieme alloblazione (huti), lelemento costitutivo delsacrifici.34Scrive Malamoud:

    Come intendere, in questa preoccupazione di mettere tutto in relazione conla parola, lincessante insistenza sulla forma metrica? A quanto sembra, essadipende dal fatto che, nella dottrina del sacrificio esposta nei Brhmana, laparola, vc(= latino vox), non la facolt del linguaggio o la capacit di creareo scoprire componimenti poetici, com invece negli inni: nella prosa vedica,ci che viene designato con il termine parola non altro che linsieme gi

    costituito (se non addirittura chiuso) delle raccolte vediche di componimentipoetici; la recitazione di questi testi, frammentati e ricombinati in gruppi dimantra, un elemento essenziale del rito. Insistere sui metri significa ricordareche la parola di cui fatto il corpo sublimato del sacrificante non altro che ilcorpus dei mantra, e delle composizioni cantate rigorosamente codificate e gifissate a cui i mantradanno origine.35

    Tra gli officianti impiegati nel sacrificio lo hotri, che specializzato nel-la recitazione delle strofe del Vedaviene considerato femminile, mentrelo hudgtri, che incaricato di cantare le melodie, viene considerato ma-

    schile.36 Invece ladhvaryu, con la sua squadra di collaboratori, incarnalazione, e quindi usa solo delle formule vediche (yajus) tagliate e adattateai propri gesti. Ma pi importante di tutte una quarta figura, il brahman(al maschile), incaricata di rappresentare il silenzio (mauna, neutro), e chenon agisce n parla se non per indicare gli errori commessi dagli altri e imezzi per porvi rimedio.37

    Non abbiamo qui la possibilit di sviluppare alcune ulteriori osservazio-ni, riguardanti lampia sinestesia che implicata nella teoria e nella prassidel rito vedico. Un fenomeno, quello sinestetico, che come sappiamo Spit-zer riteneva essere della massima importanza nei confronti del problema diStimmung. Cos come sarebbe molto interessante poter seguire lo sviluppodellidea di armonia nelle fasi successive della storia dellInduismo, in con-nessione alla quelle nozioni di dhvanie di rsacui si solo accennato. Cipremeva in questa occasione mostrare soprattutto come lidea di armonia

    33Ibid., p. 37. Ma vedi anche pp. 38-39.34Ibid., p. 37.35Ibid., pp. 45-46.36

    Ibid., pp. 104-105.

    37Cfr. pp. 45-46.

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    appartenga da sempre non solo allOccidente ma anche allAsia, dove solooggi essa corre gli stessi rischi paventati dopo il 45 da Leo Spitzer.

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    INDICE

    Gianfelice Peron

    Introduzione IX

    Pier Vincenzo Mengaldo

    Per la storia e i caratteri della stilistica italiana 1

    Remo Ceserani

    Leo Spitzer traStilgeschichte eGeistesgeschiche 13

    Riccardo Concetti

    Romanisti a Vienna nel primo Novecento: Spitzer e Hofmannsthal 33a confronto

    Guido Lucchini

    Spitzer e lidealismo linguistico in Italia 49

    Davide Colussi

    Croce e Spitzer 65

    Corrado Bologna

    Il clic del connaisseur. Spitzer, Longhi, Contini e lacritica delle affinit 85

    Mario Mancini

    Spitzer oltre la stilistica 105

    Helmut MeterLeo Spitzer e il volto ultimo della suaexplication de textes.Le lezioni sulla poesia francese allUniversit di Heidelberg (1958) 121

    Luca Morlino

    Levit e paradosso in Spitzer 133

    Maria Luisa Wandruszka

    Lesprit des femmes nella stilistica spitzeriana 153

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    Anna Maria Ulivieri

    Da Wunderlich a Spitzer: laUnsere Umgangsprache (sic)come modello della Italienische Umgangssprache 163

    Lorenzo Renzi

    Spitzer italiano. LaItalienische Umgangssprache nella versione italiana 183

    Giulia A. Disanto

    Lindagine etno-antropologica del linguista: sulleLettere diprigionieri di guerra italiani (1915-1918) 203

    Matteo Viale

    Spitzer e Migliorini in dialogo sulla lingua in movimento 213

    Alexandra Vrnceanu

    La redcouverte de lekphrasis par Leo Spitzer et son influencesur les tudes de littrature compare amricaines 231

    Mirka Zogovic

    Leo Spitzer nella critica letteraria serba 245

    Alberto Zamboni

    Un metodo senza metodo? Riflessioni sulletimologia spitzeriana 251

    Alvise Andreose

    Etimologie ist Kunst. Sugli studi etimologici di Leo Spitzer 267

    Dan Octavian Cepraga

    La pecorella veggente e larmonia del mondo 287

    Alessandro Grossato

    Larmonia del mondo fondata sulla parola, secondo il rito vedico 303

    Francesco Mosetti Casaretto

    Letteratura mediolatina ed espediente del dialogo 311

    Danielle Buschinger

    Aspects de la technique dadaptation des drimeurs allemands 323

    Veronica Orazi

    Lingua spagnola del dialogo: lesempio delSendebar (XIII sec.) 339

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    Marina Tramet

    Spitzer e Maria di Francia. Il meraviglioso come declinazionedel problema morale 353

    Giuseppe Polimeni

    Grammatica e stile dellineffabile: Spitzer legge Dante 371

    Francesco Lubian

    Una nota suInferno XIX, 21 381

    Angelo Pagliardini

    Aspetti stilistici delle gallerie di immagini nellOrlando innamoratoe nellOrlando furioso 391

    Max Siller

    Sprachmengung als Stilmittel. Spitzer sul banco di prova 403

    Adone Brandalise

    La smorzatura e la sua ombra. Spitzer e il contemporaneo 415

    Tobia Zanon

    Spitzer, Racine e i poeti italiani del Novecento 429

    Riccardo Campi

    Spitzer lettore di Voltaire 449

    Lorella Bosco

    Spitzer lettore di Eichendorff 463

    Fabio Magro

    LAspasia di Spitzer 481

    Rossana MelisDal saggio su Matilde Serao del 1912 a quello suiMalavoglia del 1956 497

    Sneana Milinkovic

    Loriginalit della narrazione neiMalavoglia di Spitzere le sue molteplici attuazioni interpretative 511

    Luca Pietromarchi

    Spitzer contra Auerbach: a proposito di Spleen IV 519

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    Laura Lenci

    Leo Spitzer: saggio su Michel Butor 529

    Wolfram Krmer

    Particolarit dinterpunzione nei testi di Nathalie Sarraute edi Peter Handke il metodo di Leo Spitzer 535

    Roman Reisinger

    Art is seduction, not rape (Susan Sontag), lEros dellinterpretazionesecondo Spitzer 545

    Indice dei nomi 553