Albero Verde

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Poste Italiane SPA - Sped. in abb. postale - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/04 n. 46) Art. 1 comma 2, DLB Milano N° 2 Anno XVI - Trimestrale del CIAI - Giugno 2010 Primo Piano A scuola, non a lavorare Adozioni Soddisfatti o rimborsati India Diversi da chi?

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La rivista quadrimestrale del CIAI. N° 2 anno 2010

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N° 2 Anno XVI - Trimestrale del CIAI - Giugno 2010

Primo PianoA scuola, non a lavorare

AdozioniSoddisfatti o rimborsati

IndiaDiversi da chi?

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CIAI - Centro Italiano Aiuti all’InfanziaSEDE LEGALEVia Bordighera, 6 - 20142 Milano Tel. 02 848441 Fax 02 8467715 - [email protected] - www.ciai.it

SEDI LOCALI

LAZIO - Via Botero, 16/a - 00179 RomaTel/fax 06 7856225 - [email protected]

PUGLIA - Via Lepanto, 48 - 70043 Monopoli (BA) Tel. 080 746808 - Fax 080 742174 - [email protected]

SARDEGNA - Via Isonzo 12 - 09122 CagliariTel/Fax. 070 7326933 - [email protected]

TOSCANA - Sede Cooperazione Toscana c/o CMSR Via della Madonna, 32 - 57123 Livorno Tel. 058 6887350 - Fax 058 6882132 [email protected]

VENETO - Via A. Grazioso, 5 - 35133 PadovaTel/Fax 049 8077210 - [email protected]

GRUPPI TERRITORIALI

CATANIA - Tel. 095 4193041 - 392 0482287 [email protected] Referente: Nuccia Vannucci Auteri

GENOVA - Tel. 333 3466774 - [email protected]: Michela Grana

MONOPOLI - Tel. 080 746808 - 338 8966703 [email protected] - Referente: Maria Luisa Fanizzi

PADOVA - Tel. 049 [email protected]: Nico e Paola D’Angelo

PESCARA - Tel. 338 3693623 - [email protected] - Referente: Patrizia Sciarra

PRATO Tel. 392 9861848 - [email protected] Referente: Pierluigi Bertolini

ROMA - Tel. 334 1842692 [email protected] - Referente: Fabrizia Sepe

TORINO - Tel. 335 1277279 - [email protected]: Maurizio Zoè

TRIESTE - Tel. 339 6228600 - [email protected] Referente: Lucio Mircovich

SEDI ESTERE

CIAI BURKINA FASO - 01 bp 2789Ouagadougou - Burkina Faso

CIAI CAMBOGIA - N. 2 St. 135 - P.O. Box 150Phnom Penh - Cambodia

CIAI COSTA D’AVORIO - Abidjan Cocody Riviera Palmerais Rosier Programme 3, Résidence Hibiscus,Villa 77 - 17 BP 229 Abidjan 17 - Côte d’Ivoire

CIAI CINA - Bldg. 7 Apt. 2201 - MOMA Residential Compound - no.1, Xiang He Yuan Street -Dongcheng District - Beijing

CIAI ETIOPIA Yeka Kifle Ketema, Kebele 13/14, HouseNo. 028, Addis Ababa - P.O. Box 2009 - Ethiopia

CIAI VIETNAM - N.o 18, Lane 31/46, Xuan Dieu Street - Tay Ho District - Hanoi - Vietnam

PRIMADITUTTO

Il bambino che vedete nella foto diquesta pagina si chiama Benjamin.Svolge un ruolo importante, quellodi “Bambino Testimone”, del pro-gramma di sostegno ”Uno per tutti”relativo alla Costa d’Avorio. Tor-niamo a parlarvi di lui perché, pur-troppo, ci è giunto un appello dallesuore che gestisconoil Centro Fabio, lastruttura che accogliebambini soli pressocui è ospitato tempo-raneamente anche ilpiccolo Benjamin. Aportarlo lì è stato ilpapà dopo la mortedella mamma di Ben-jamin a causa dellafebbre tifoide. Eral’inizio di luglio del 2009 e il piccoloaveva poco più di un anno. Trasferi-tosi per trovare lavoro nella città diIssa, il padre aveva promesso che sa-rebbe tornato a trovarlo almeno unavolta al mese. Purtroppo così non è stato e Benja-

min che all’inizio aveva ben rispostoalle amorevoli cure del personale delCentro Fabio e delle suore sta rea-gendo molto male a questo secondoabbandono.Così ci scrive Valery Assah della sedeCIAI di Abdjian :”Benjamin conti-nua a perdere peso ma ciò che piùcolpisce è il suo totale disinteresseverso tutto ciò che lo circonda. Sonogià stati fatti degli esami clinici perescludere ogni altra possibile causa,

ma sembra proprioche Benjamin sia de-presso per la man-canza del papà” .Abbiamo chiesto aValery di seguire conparticolare attenzioneil caso di Benjamin edi attivarsi affinchètutto ciò che è in no-stro potere sia fattoperchè il papà del pic-

colo possa recarsi più spesso al Cen-tro Fabio a trovare il piccolo.Terremo informati su di lui tutte lepersone che hanno aderito al pro-gramma “Uno per tutti” di cui Ben-jamin è testimone per la Costad’Avorio.

BENJAMIN, IL TESTIMONE

di attività prescolari edi interventi sociali chefavoriscano il reinseri-mento nella nucleo fa-miliare d’origine per ipiccoli ospiti del CentroFabio, orfani di madre eprivi di un nucleo fami-liare in grado di cre-scerli. Qui vengonocurati e assistiti conl’obiettivo finale di fa-vorire, ove possibile, ilreinserimento nella pro-pria famiglia allargata; ipiccoli, infatti, possonorimanere in questastruttura al massimofino a 5 anni di età.Oggi ve ne sono circa40. Le suore che lo ge-stiscono vorrebbero co-struire, a fianco delcentro, una scuola ma-terna aperta anche ai

Aderendo al pro-gramma “Uno pertutti” si sostiene unprogetto di cui sono be-neficiari diversi bam-bini. Uno di essi è ilTestimone: la sua storiaè esemplare della realtàin cui il progetto si svi-luppa. Si riceve lascheda di presentazionedel progetto con unafoto del bambino testi-mone, informazioni sulbambino e sul progetto.Almeno una volta al-l’anno saranno inviatiaggiornamenti sul pro-getto e sul bambino te-stimone. Il contributominimo annuo è di 180euro (meno di 50 cen-tesimi al giorno); l’im-pegno minimo richiestoè di un anno.Aderendo a “Uno pertutti” Costa d’Avorio sisostiene la realizzazione

bambini di Blole-quin. In una situa-zione ancora così

difficile la scuola puòsvolgere un ruolo impor-tante per il ritorno allanormalità. In assenza distrutture pubbliche,quasi tutte distruttedalla guerra, i bambinisono spesso abbando-nati a loro stessi dai ge-nitori che sono costrettia lavorare nelle pianta-gioni di banane e cauc-ciù. Il programma “Unoper tutti” è attivo ancheper il Burkina Faso e perla Cambogia.

Per informazioni, adesioni al Programma“Uno per tutti” o soste-gno al progetto per lacostruzione del nuovoasilo presso il CentroFabio: [email protected], tel02 84 84 41 www.ciai.it

UNO PER TUTTI

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L’EDITORIALE

Un Albero tutto nuovo Cambiato nella veste grafica e nei contenuti, per raccontarvi ancora meglio quello che facciamo in Italia e in giro per il mondo

L’Albero Verde è ormaientrato nel suo sedi-cesimo anno di vita.In questo periodo ègiunto nelle vostrecase in diverse forme:

dal semplice “ciclostilato in proprio” alformato tabloid, dal “quartino” alle attuali32 pagine. Una evoluzione che ha seguito di paripasso la crescita della nostra associazione,cercando di raccontarla questa crescita, difarla vivere da protagonisti a tutti coloroche ne sono stati gli artefici.Da questo numero abbiamo operatoquello che qualcuno chiamerebbe “resty-ling” ma che a noi piace di più segnalarecome “rinnovamento”. Partiamo dal-l’aspetto grafico: un formato più agile chepermette un risparmio in termini di costidi stampa, una gestione più versatile deglispazi e dei contributi fotografici (nonsempre facili da reperire nella qualità checi piacerebbe offrirvi).Per quanto riguarda i contenuti, ci stiamoimpegnando per avere un giornale piùaperto all’esterno; credo sia chiaro a tuttiche non possiamo certo contare su unavera e propria redazione, ma cercheremodi trasformare i nostri cooperanti e i nostriparnter in corrispondenti esteri così comedi “sfruttare” al massimo le risorse internee i professionisti amici (che ringraziamodi cuore per il prezioso appoggio). Attraverso questo rinnovato Albero Verdevorremmo parlarvi di più della nostra pre-senza nelle realtà in cui sviluppiamo i no-stri progetti, e ci piacerebbe che a farlo

fossero proprio le persone che questi pro-getti li portano avanti e, perché no, anchechi sul territorio ci aiuta a realizzarli o neè beneficiario. E poi vorremmo cercare ditenervi aggiornati il più possibile (perquanto la periodicità ce lo consente) sututte le iniziative che ci vedono protago-nisti in Italia, affinché possiate il più pos-sibile seguirci, affiancarci e sostenerci.

Il giornale si apre con “Primaditutto” unospazio che riserviamo agli appelli più ur-genti che vogliamo portare alla vostra at-tenzione.Sotto la testatina “Primo piano” troveretel’approfondimento di un argomento checi riguarda da vicino, sia esso legato al-l’adozione o alla cooperazione. A seguire, gli spazi dedicati ai diversi Paesiin cui operiamo (sperando di riuscire adaverli sempre tutti presenti), alle temati-che relative al mondo dell’adozione inter-nazionale, al Centro studi. Chiudono ilgiornale le pagine “di servizio”: dalle se-gnalazioni di libri per bambini e ragazzidell’amica Francesca Capelli, alle inizia-tive di raccolta fondi, dalle campagne dicomunicazione alle notizie dalle sedi ita-liane e dai gruppi territoriali.

Insomma, non ci resta che augurarvi unabuona lettura, invitandovi ad esprimercila vostra opinione e a segnalarci argomentidi cui vi piacerebbe ci occupassimo neiprossimi numeri.

Donatella [email protected]

ItaliaUn’educatrice, un bambino eun pomeriggio d’inverno

Primo piano La posizione del CIAI sul lavoro minorile

L’Albero VerdeAnno XVI - n. 2 - giugno 2010

In questo numero

EsperienzeStage in India per una giovane italiana

Burkina FasoLavoro per i rimpatriati dallaCosta d’Avorio

CambogiaAssistenza sanitaria per leminoranze etniche

EtiopiaMy School: un progetto perun’intera comunità

IndiaI bambini “speciali” di Pondicherry

Centro studiI figli adottivi adulti si raccontano

AdozioniAdozione internazionale: unastrada sempre percorribile?

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Sostegno a distanzaLe linee guida dell’Agenziadelle Onlus

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LettureLetti e consigliati a bambinie ragazzi

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Eventi e Campagne

Network

News

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A scuola, NON A LAVORARE

di Francesca Mineo

Un documento ufficiale per chiarire come la pensiamo

La prevenzione dello sfruttamento del lavoro minorile passa anche attraverso la riqualifi-cazione professionale; così tanti ex bambini lavoratori diventati ormai ragazzi riescono adaffrancarsi da una vita da schiavi

Uma era bravissima ascuola e oggi ha potutoiscriversi al corso in inge-gneria a Coimbatore e la-sciare così il lavoro allafabbrica di scatole di fiam-

miferi; suo padre, che lavora in un nego-zio di biciclette, non avrebbe potuto farstudiare la figlia all’Università, ma il Co-mitato di Villaggio di Thiruvannamali ha

ritenuto che la figlia fosse meritevole di unprestito per proseguire gli studi. Shanthi,nato nel villaggio di Mamsapuram da unafamiglia povera, ha frequentato il Corsoin editoria informatica e oggi lavora comeprogrammatore e designer informatico.Vijaysarathan, figlio di un operaio a gior-nata, studia al Sudar Community Collegeper ottenere il diploma in computer e oralavora come freelance, occupandosi anche

dei computer difettosi del college. Sono alcuni esempi di giovani che, grazieal sostegno a distanza e ai progetti realiz-zati da CIAI in India nel Tamil Nadu,hanno potuto proseguire gli studi e af-francarsi dallo sfruttamento lavorativo,una condizione che nel mondo riguardaoggi circa 215 milioni di minori dai 5 ai17 anni di età. I dati dell’ultimo Rapportosul lavoro minorile dell’Ilo–International

PRIMO PIANO

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Dove - Srivilliputur, Distretto di Virudhunagar (Tamil Nadu), in123 villaggi

Perché - Per combattere il fenomeno del la-voro minorile coinvolgendo la comunità lo-cale e soprattutto gruppi di donne, perchéfunzionino da “antenne” in grado di rilevarela condizione dell’infanzia nel territorio; perrecuperare i ragazzi contribuendo a ridurre ladispersione scolastica nei villaggi del di-stretto

I dati Secondo il Rapporto 2010 dell’Ilo (Interna-tional labour organisation, un'agenzia delleNazioni Unite) al mondo sono circa 215 mi-lioni i minori sfruttati di età compresa tra i 5e i 17 anni (nel 2004 erano 218 milioni); ildato è ancora più preoccupante per quantoriguarda le peggiori forme di sfruttamento,dalla schiavitù alla prostituzione, che inte-ressano 115 milioni di bambini, mentre sa-rebbero 250 mila i bambini soldato in tuttoil mondo.

DoveIl Rapporto contiene anche dati aggregatiper regione: nelle regioni di Asia e Pacifico eAmerica Latina e Caraibi il lavoro minorile

continua a diminuire; in Africa sub-Saharianaè in aumento sia in termini relativi che asso-luti: un bambino su quattro è coinvolto nellavoro minorile. In Perù, la prostituzione mi-norile riguarderebbe almeno 10 mila adole-scenti a rischio; in India sarebbero almeno8.6 i milioni di bambini tra i 5 e i 14 anni im-piegati a diversi livelli in attività lavorative.

L’analisiIl Rapporto analizza i dati per età e persesso. Il maggior progresso è stato regi-strato per i bambini e le bambine in etàcompresa tra i 5 e i 14 anni, con una ridu-zione del numero dei bambini lavoratori parial 10 per cento. Per la stessa fascia d’età, ilnumero dei bambini impiegati in lavori pe-

ricolosi è sceso del 31 per cento. Per le bambine, è stato registrato un calo con-siderevole (di 15 milioni o del 15 per cento).Dall’altro lato, però, c’è stato un aumento trai maschi (di 8 milioni o il 7 per cento). Cifraugualmente allarmante riguarda il lavoro mi-norile per la fascia d’età 15-17 anni che hasubito un aumento del 20 per cento, pas-sando da 52 milioni a 62 milioni.

Tendenze dal 2006Quattro anni fa (data del precedente Rap-porto Ilo) veniva presentato un quadro piùincoraggiante: le nuove cifre mostrano unprogresso “irregolare” verso il raggiungi-mento dell’obiettivo di eliminare le peggioriforme di lavoro minorile entro il 2016.

IL LAVORO MINORILE NEL MONDO

labour organisation (cfr box sotto), parlachiaro: il 60% di questi bambini e adole-scenti è impiegato nel settore agricolo,mentre sono 115 milioni i bambini as-soggettati alle peggiori forme di sfrutta-mento, dalla schiavitù alla prostituzione.La Giornata Mondiale contro lo sfrutta-mento del lavoro minorile, celebrata loscorso 12 giugno, riporta ogni volta l’at-tenzione dei media e dei governi su un pro-blema difficile da debellare: recuperarebambini e ragazzi attraverso progetti edu-cativi e corsi professionali, non solo inIndia, è una delle risposte di CIAI a questaemergenza.Non solo: l’associazione per la prima voltasi è espressa con una posizione ufficiale rac-chiusa in un documento, presentato nelcorso dell’ultima assemblea generale a Cer-via: un passo necessario per un’organizza-zione che lavora da 40 anni perché unbambino sia davvero bambino in ogniparte del mondo.CIAI, come si evince dal documento, men-tre si impegna a combattere lo sfrutta-

mento del lavoro minorile, promuoveanche l’assunzione di responsabilità daparte degli adulti. È importante riconoscereil ruolo che i bambini lavoratori hanno nelmondo, in quanto soggetti che hanno il di-ritto di essere coinvolti e ascoltati in tutti iprocessi decisionali.Se da un lato il tema è spinoso, è veroanche che si rischia di cadere in posizioniretoriche o ideologiche: per questo CIAI ri-tiene che sia necessario prendere atto dellarealtà socio-economica, culturale e legisla-tiva nei Paesi in cui interviene relazionan-dosi con il contesto e i diretti interessati;sotto un profilo culturale, occorre stimo-lare l’impegno degli adulti, dei governi edelle autorità competenti nella protezione edifesa dei diritti dei minori, verso i quali èprioritario l’impegno per garantire il dirittoall’istruzione di qualità, che risponda adesigenze specifiche del Paese: solo così èpossibile intervenire per lo sviluppo sociale,civile e culturale.CIAI, ribadendo la validità degli strumentilegislativi propri di ogni Paese e delle nor-

mative internazionali di riferimento, ha svi-luppato la sua posizione in alcuni punti es-senziali- il lavoro minorile (child work) può avere,in determinati contesti socio-culturali,anche funzione educativa e formativa; - riconosce il valore del lavoro minorilevolto al miglioramento delle condizionieconomiche della famiglia purché regola-mentato secondo tipologia di attività e du-rata del lavoro e affiancato da attivitàeducativa; - è favorevole alla nascita di movimenti deibambini lavoratori, formativi perché svi-luppano una coscienza civile e un senso so-ciale, senza per questo togliere re-sponsabilità agli adulti il cui dovere è oc-cuparsi dell’educazione, della salute, dellatutela e della crescita dei minori.

Chiunque fosse interessato a ricevere il do-cumento integrale può scaricarlo dal sitowww.ciai.it o richiederlo al numero 0284844471.

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Il progetto Come - Sostenendo l’educazione scolasticadei bambini e la formazione professionale deiragazzi

Per chi - I beneficiari diretti sono in totale426 bambini; 73 ragazzi beneficiari di corsiprofessionali; 100 membri delle istituzioni divillaggio; 7.965 donne dei Self Help Group.

Con chi - Il partner locale è ICCW IndianCouncil for Child Welfare del Tamil Nadu,un’associazione da anni impegnata in moltiStati indiani con progetti a favore di donne ebambini.

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L’INDIA DEI VILLAGGI di Veronica Del Moro

Uno stage presso una Ong e poi l’esperienza sul campo: un sogno che si realizza per unagiovane donna italiana

Quando si parla di India nonsi sa mai bene di cosa siparla. Le parole che solita-mente vengono associate a questo Paese sono

spiritualità, misticismo, saggezza, povertà…

Chi ci è stato dice che non si può descri-vere, e rimane quell’alone di mistero, cosìattraente. Sono partita a settembre, dopo un corso di“Internazionalizzazione d’impresa” che pre-vedeva, nella fase conclusiva, uno stage inIndia. Ho scelto di fare uno stage per unaONG, ho pensato che forse questa potevaessere la chiave per poter dare un senso aquello che avrei deciso di fare nella vita:passare la giornata a fare qualcosa di buonoper gli altri, con impegno, con le mie mani,e poi andare a letto alla sera contenta.Era la seconda volta che andavo in India,ma comunque quando ero sull’aereo avevomolta paura: questa volta partivo da sola.In realtà non c’era proprio niente da te-mere, tutto era stato organizzato alla perfe-zione, sapevo di essere in buone mani.Le prime due settimane le ho passate nel-l’originale cittadina indo-francese di Pon-dicherry, in Tamil Nadu, dove si troval’ufficio del CIAI. Durante questo periodoho sperimentato la vita d’ufficio (a piedinudi, secondo le usanze indiane), ho stu-

diato la documentazione necessaria a com-prendere il progetto, ho avuto degli incon-tri con istituzioni e gruppi che svolgonoattività simili a quelle intraprese dal CIAIin quest’area.La zona interessata dal progetto è il di-stretto di Karaikal, una delle aree più col-pite dallo Tsunami. Qui il CIAI ha avviatoun piano volto alla riabilitazione socio-eco-nomica delle comunità più vulnerabili(Dalit), attuando vari interventi che ri-guardano salute, istruzione, società e svi-luppo economico. La componente dellosviluppo economico era il campo d’inda-gine cui si rivolgeva il mio tirocinio.L’intervento per la riabilitazione econo-mica è stato realizzato attraverso l’eroga-zione di microcrediti utilizzati daibeneficiari per intraprendere un’attivitàgeneratrice di reddito.E’ così che mi sono addentrata nel micro-credito, un tema senz’altro affascinante. Hovisto donne dirmi con le lacrime agli occhidall’orgoglio che ora sanno firmare, cheportano a casa uno stipendio, che insiemehanno fatto asfaltare una strada, che orasono rispettate dai loro mariti, e da sestesse.Davide e Kannan, miei “capi” nonché co-lonne portanti in questo mio percorso, mihanno accompagnato a Karaikal. Il partnerlocale si chiama Immaculate Heart of Mary

Social Service Society, ed è di un gruppo disuorine in sari rosa confetto. Io stavo daloro, in convento, e loro si sono prese curadi me con premura, offrendomi riso bol-lito impreziosito dal pollo che cuocevanoappositamente per me. Tranne tre, quattro persone che parlavanoinglese, tutti parlavano tamil. Straniera interra straniera.In ufficio c’era un quadretto di Gesù. Ognimattina prima di cominciare a lavorare sipregava e cantava di fronte all’immagineadornata di corone di fiori. Davanti al qua-dretto, che assomigliava così tanto a quelloappeso sopra al confessionale della chiesadel mio paese, banane su cui venivano con-ficcati gli incensi.Più o meno dopo la preghiera, ad un ora-rio sempre diverso da quello prestabilito,Ganesan (Microfinance Field Worker) miaccompagnava in un villaggio, sempre di-verso da quello scelto il giorno prima. Sa-livo dietro di lui sul suo motorino, chepuntualmente riusciva a partire dopo unadecina di minuti di tentativi. Io con legambe a lato, come le indiane, speravosempre in strade piccole e poco trafficate.Arrivavamo nel villaggio e bussavamo allacasa del primo beneficiario. Così iniziaval’incontro. Nel giro di cinque minuti tuttigli abitanti del villaggio erano lì a vederecosa stava succedendo. E così passavano le

ESPERIENZE

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ore, dall’inglese al tamil e viceversa, tra unchai (il tradizionale the) e l’altro, ognitanto si cambiava casa. Finché non era-vamo esausti, e a quel punto si tornava alconvento a mangiare qualcosa. Al pome-riggio si ripartiva. Durante gli incontri cer-cavo di lasciare il più possibile spazio allibero corso della conversazione, in mododa non farla risultare un’intervista, ma nonera sempre facile dato che non capivo unaparola di tamil e la traduzione portavaspesso a fraintendimenti. Dovevo per forzaconcentrarmi sui messaggi non verbali.Prendevo appunti che poi alla sera nellamia stanza riordinavo in un quaderno.Mi rendevo conto che le buone intenzionic’erano da tutte le parti, ma nonostantequesto lo scontro con il cosiddetto “gapculturale” è stato inevitabile. Se sul mododi lavorare si può cercare un accordo, se alcibo o ad un letto duro ci si può abituare,la diversità di visioni invece sembra a volteinsuperabile.Un esempio: se chiedi un’informazione adun indiano, non ti dirà mai che non sa larisposta, perché vuole per forza aiutarti. Tidarà quindi una risposta falsa. Nel mo-mento in cui ti ritrovi totalmente diso-rientato, ti arrabbi, perché ti senti preso in

giro. Salto culturale. Mi sono scontrata quindi con una serie didifficoltà personali, da quelle più banalicome doversi lavare con un secchio e unacaraffa, a quelle più profonde, per esempioriflettendo su quanto la mia mente fosseveramente aperta e pronta ad accogliere ildiverso. Mi sono chiesta se dietro la miaidea di far del bene non si insinuasse unpregiudizio culturale, dato che aiutare pre-suppone un livello non paritario delle dueparti.Mentre combattevo con i miei problemiindividuali, mi sono trovata davanti unmondo in cui c’è Nirmala. Una ragazza di24 anni (la mia età), che gestisce la sua vitada sola perché non ha i genitori, il fratellol’ha abbandonata, è indebitata fino alcollo, la sua casa è diroccata, e non sa qualè la via d’uscita. C’è Saraswathi, che man-teneva le sue quattro figlie vendendo illatte della mucca che ha comprato grazieal prestito del CIAI. A Settembre la suamucca è morta morsa da un serpente. Suomarito è alcolizzato ed è malato, necessitadi cure mediche.Le persone che ho conosciuto e con cui holavorato sono lì, anima e corpo, per questo,e anche per se stesse.

Foto grande: una beneficiaria di un prestitoindividuale e la sua famiglia. Qui sopra: Si-ster Vimali, Nicholas, Sister Ignincious. Pagina 6: l’incontro con le donne di un SelfHelp Group e una foto in viaggio

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BURKINA FASO

Un difficile rientro in PATRIAL’avvio di attività genera-

trici di reddito è molto

importante per le famiglie

burkinabè fuggite dalla

Costa d’Avorio. L’esempio

della città di Po in

Burkina Faso

di Daouda Ouattara*

Nella provincia del Nahouri,presso la città di Po, da cin-que anni 13 bambini fannoparte del programma di So-stegno a distanza. Di que-sti, 10 seguono la scuola e

3 frequentano un corso professionale. Le famiglie dei bambini sono rappresenta-tive dei lavoratori burkinabé che, in seguitoalla guerra civile in Costa d’Avorio dell’ini-zio degli anni 2000, sono stati rimpatriatidopo aver subito vioeneze e inaudite bru-talità.Le famiglie sono arrivate in Burkina Fasosenza alcun mezzo, lasciando in Costad’Avorio tutto ciò che avevano; molte diqueste non avevano più alcun contatto conil villaggio o la città d’origine in BurkinaFaso e non potevano quindi contare su al-cuna rete familiare di protezione. Il sostegno pubblico burkinabé alle migliaiadi sfollati ha cercato di reinserire gli espa-triati dalla Costa d’Avorio là dove gli stessiavessero un minimo di relazione socialetuttora viva, o presso la zona di provenienzaoriginaria della famiglia.Sono stati mesi ed anni di grande difficoltàper le famiglie sfollate, talvolta composteda sole donne e da bambini fuggiti alle vio-lenze; i loro mariti erano rimasti in Costad’Avorio, dandosi alla macchia, per cercaredi salvare il salvabile di tutta una vita spesanel lavoro.Nella prospettiva di offrire a queste fami-glie un’opportunità di ripresa gli agenti

della Direzione Provinciale della SicurezzaSociale del Nahouri, partner di CIAI nelSostegno a distanza, hanno con il passaredei mesi incoraggiato azioni che, parallela-mente alla garanzia dell’educazione deibambini e della loro salute, offrissero unmiglioramento concreto delle condizioni divita della famiglia intera, e che contribuis-sero a migliorare il quadro ambientale e fa-miliare del bambino sostenuto.In una zona climaticamente più favorevolerispetto al resto del territorio burkinabé, lamaggioranza delle famiglie è attiva nel-l’agricoltura. Gli agenti della direzionefanno sia da garanti del contributo dato daisostenitori attraverso CIAI in vista dell’at-tività generatrice di reddito avviata, che dacontrollori e valutatori dell’impiego fattoda parte delle famiglie. Grazie all’ottimo in-serimento nel tessuto socio-economico lo-

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cale degli agenti della Direzione, le azionigeneratrici di reddito hanno potuto svol-gersi nella massima trasparenza e reciprocafiducia. Quale esempio gli agenti si sonofatti garanti presso i fabbri locali dell’ac-quisto rateizzato di nuovi aratri o di ani-mali da traino o domestici per le famigliedegli agricoltori. Il pagamento rateizzatosegue l’erogazione trimestrale del contributoalla scolarizzazione dei bambini e fungequindi da garanzia dei pagamenti futuri.In questa provincia quindi, al successo neglistudi dei ragazzi e nella tutela della loro sa-lute, il contributo del sostegno offre ancheai genitori, mese dopo mese, con piccoli ri-sparmi, la possibilità di migliorare le con-dizioni di vita di tutta la famiglia grazie almiglioramento della produzione agricola,o al commercio di piccoli animali da cor-tile, e di coprire così altre necessità educa-tive da parte dei bambini della famiglia.Tutte queste famiglie migliorano, giornodopo giorno, le proprie condizioni di fra-gilità economica e progressivamente, gra-zie al Sostegno a distanza stanno uscendodallo stato di bisogno. Un successo importante in vista della so-stenibilità dell’intervento cui contribui-scono il lavoro quotidiano di sponsorsitaliani CIAI, di ragazzi, delle famiglie,degli agenti della direzione provinciale del-l’Azione Sociale e di CIAI Burkina. Grazie a tutti

*Responsabile Sad urbano, sede CIAI Burkina Faso

In Burkina Faso la maggior partedella popolazione vive di agricol-tura, cui si aggiungono un po’ diallevamento (capre, pecore, polli) edi artigianato (stuoie, cesti, tes-suti...), che completano il budgetfamiliare. Si coltivano soprattuttomiglio e sorgo, poi mais neiterreni più fertili, arachidi ed altreleguminose, e diversi legumi tradi-

zionali (gombo, koumba...) che,seccati, servono per tutto l’annoper preparare la salsa che accom-pagna il piatto di base, chiamata“to” cioè la polenta di miglio, disorgo o di mais. Il terreno si coltiva genralmente amano, con una corta zappetta chia-mata “daba”; i più fortunatidispongono di un asino o

di un bue, e di un piccolo aratroper tracciare i solchi.I terreni coltivati in stagione dellepiogge sono classificati in “cam-pi di casa” (quelli che circon-dano la concessione) e “campidi brousse”, distanti talvolta pa-recchi chilometri dall’abitazione. I campi di casa sono più fertili, per-ché beneficiano della concima-

zione naturale dei rifiuti della fa-miglia; quelli di brousse sonospesso lateritici o sabbiosi e pro-ducono raccolti scarsissimi. Questa organizzazione agricolaspiega perché, quando si arriva inun villaggio, ci si domanda “Ma ilvillaggio dov’è?” Di fatto, il “villag-gio” è costituito da “concessioni”sparse, spesso molto lontane l’una

UN’AGRICOLTURA DI SUSSISTENZA

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dall’altra, ciascuna circondata daisuoi “campi di casa”.Il problema costante dell’agricol-tore burkinabè è l’acqua. I ter-reni, ormai troppo sfruttati, nonriescono più a trattenere quella chescende dal cielo: appena mezz’oradopo un temporale, tutta l’acqua ècolata via, portando con sé lostrato superficiale di humus fertile.

Grattando un po’ il terreno, si vedeche l’umidità non è scesa sotto lostrato superficiale di 1-2 cm.Quando le piogge sono irregolari oscarse arriva la siccità e con essa lafame. In questa situazione è chiaroche ogni villaggio vorrebbe un“barrage”, cioè una piccoladiga che formi, nel letto di un tor-rente, un laghetto artificiale: il bar-

rage permette di avere acquaanche in stagione secca, didare da bere agli animali e di col-tivare, sulle sue sponde o a valle, ilegumi che vengono chiamati “dicontrostagione”, perché si colti-vano in stagione secca: pomodori,cavoli, cipolle, melanzane, fagiolini,ecc. che vengono poi venduti aicommercianti che li porteranno sui

mercati delle città. E la verdura discarto o troppo matura per il tra-sporto arricchirà la salsa della po-lenta. L’erosione del suologiustifica due importanti attivitàche i contadini svolgono in sta-gione secca: la costruzione, neicampi, di “dighette antierosive” ela preparazione di fosse per il com-post, per concimare i campi.

In un momento di pausa da scuola, questaragazza insieme ai fratelli lavora nel campodella famiglia con l’aratro fornito nell’am-bito delle attività generatrici di reddito

Vuoi regalareUN ASINO?

Nel nuovo cata-logo dei regaliSolidali delCIAI abbiamoinserito que-st’anno anchegli asini.Quanto possaessere utile unasino per unafamiglia delBurkina Faso losi può leggerenell’articolo diqueste pagine. Quanto sia semplicefarlo ve lo diciamo subito: andate sulsito www.ciai.it/regalisolidali/ oppurechiamateci all’ 848 848 841 o manda-teci una mail a [email protected] di aver effettuato unadonazione di 120 Euro con causale “Re-gali solidali-Asino”. Noi provvederemo afar arrivare il vostro splendido regalo aduna famiglia che ne ha bisogno e voi ri-ceverete un colorato biglietto/attestatodi donazione. Potrete tenerlo per voi ofare questo regalo a nome di un amico,un parente, una persona cara, in ognioccasione. Ma l’asino non è l’unico animale chepotrete regalare per sostenere attivitàgeneratrici di reddito: ci sono anche legalline (12 Euro), le capre (30 Euro) ele mucche (50 Euro).

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CAMBOGIA

topeso. Rispetto alla mortalitàinfantile, 80/1000 nati vivimuoiono alla nascita,170/1000 nel primo

Nelle due provincie prese inconsiderazione la situazionesanitaria è veramente moltodifficile. La provincia di Ratana-kiri, in particolare, ha il più altotasso di mortalità infantile delpaese: 22,9% dei bambinimuore prima dei 5 anni.I dati accorpati delle dueprovincie segnalano che il54% dei bambini ha problemidi malnutrizione; di questi, il35% è moderatamente sotto-peso e il 19% gravemente sot-

Questa volta ce l’abbiamofatta. Dopo essere stati, perognuna delle sei edizioniprecedenti, nel cosiddetto“secondo gruppo” dei bene-ficiari di Fabbrica del Sor-

riso, siamo stati selezionati fra le quattroassociazioni dell’agognato “primo grup-po”. Ciò ha voluto dire che nel corso del-l’iniziativa organizzata da MediafriendsOnlus nel marzo scorso, il progetto del

CIAI ha avuto visibilità e ricevereà un so-stanzioso contributo di ben 500.000 Euro.Il progetto ci vede impegnati in una zonadella Cambogia meno conosciuta e “bat-tuta”, le provincie del nord est del Paese,Mondulkiri e Ratankiri (confinanti a Nordcon il Laos e ad est con il Vietnam). Que-

ste provincie si differenzianonotevolmente dalle altre 20in cui è suddivisa la Cambo-gia per due caratteristicheprincipali: il territorio e lapopolazione. Il territorio èricco di colline e montagne,ricoperte da foreste e ricchedi corsi d’acqua e fauna.Paesaggi spettacolari sicura-mente di grande attrattiva

per i turisti più avven-turosi e disposti ad adattarsi alle strut-ture ancora molto “naif ” e acollegamenti difficili.In queste zone è molto sentito ancheil problema delle migrazioni; il confinecon il Vietnam, infatti, ha favorito l’in-gresso di alcune migliaia di “monta-gnard”, abitanti delle zone montuosedel Vietnam centrale. Questa popola-zione si è inserita in un contesto socialegià piuttosto isolato dal resto dellaCambogia. Le popolazioni di questezone- chiamate genericamente

“Khmer leu”, cioè “khmer che stanno inalto”- sono state storicamente consideratearretrate anche a causa delle impervie zonein cui si trovavano i loro villaggi. Basti pen-sare che il nome Phnong (si può trovarescritto in diversi modi) della minoranza et-nica più numerosa della zona viene tradotto

con “montanari o selvaggi”. I laotiani lichiamano “Kha”, i vietnamiti “Moi” matutti i termini indicano persone “non civili”.I numerosi gruppi etnici che oggi abitanonella zona (il numero più probabile è 12)sono tutti discendenti delle popolazioni au-toctone di ceppo austro-malaisiano che po-polavano la regione indocinese primadell’arrivo di Khmer, Viet e Lao. I racconti di viaggio dei primi esploratoridi queste zone -come quello di Henri Mou-hout che scoprì le rovine di Angkor- nellaseconda metà del XIX secolo, parlano diguerrieri seminudi con il corpo ricopertoda tatuaggi o pitture, capelli riuniti a croc-chia in cima alla testa, lunghe lance e archi.Oggi, naturalmente, le minoranze etnichesi caratterizzano soltanto per qualche parti-colare abito o copricapo o per le ceste cheportano sulla schiena; oltre al fatto che èmolto difficile comunicare con loro, ancheper chi parla khmer. Al di fuori dei due capolouoghi di provin-cia (Sen Monorom per Mondulkiri e BanLung per Ratanakiri), che comunque nonsono nemmeno lontanamente paragonabilia nostre cittadine, i villaggi sono costituitida poche case su palafitta disposte in ma-niera diversa a seconda delle etnie (in cer-chio, a schiera, etc..), raramente in legno epiù spesso in materiali vegetali. Gli abitantidormono sempre con la testa rivolta ad Est,dove si ritiene vivano gli spiriti protettori.Coltivano la terra con strumenti primor-diali (i più avanzati utilizzano i bufali per ti-rare semplici aratri), e purtroppo fannospesso ricorso al disboscamento creandonon pochi problemi ambientali. Nelle loro

Se la montagna NON VA A MAOMETTO...Le minoranze etniche di Mondulkiri e Ratanakiri

Portare anche nei villaggi più sperduti delle provincie del nordest della Cambogia l’assistenza sanitaria: un ambizioso progettoche grazie alla Fabbrica del Sorriso2010 riusciremo a realizzare

di Donatella Ceralli

LA SITUAZIONE SANITARIAanno di vita, 229/1000 neiprimi 5 anni. Soltanto il 13%della popolazione (210.00 abi-

tanti) ha accesso allecure sanitarie.Nella provincia di Mon-dulkiri sono attivi: 1ospedale (Sen Mono-rom), 7 health centere 17 healt post. Nellaprovincia di Ratana-

kiri sono attivi: 1 ospe-dale (Ban Lung), 11 health

center e 17 health post.

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Sopra, una caratteristica abitazione realiz-zata con materiali naturali e di forma ro-tonda. Ve ne sono anche a palafitta, inlegnoPagina a fianco: l’ospedale di Sen Mono-rom, il capoluogo della provincia di Mon-dulkiri. Da qui partirà la Mobile Clinic

Nel box: durante la stagione delle pioggequeste strade di terra battuta rossa diven-tano impraticabiliColazione, on the road, durante lo sposta-mento a Mondulkiri.

case è facile trovare delle giare contenenti ildistillato di riso che bevono spesso (piùgiare ci sono, più la famiglia è “ricca”). Ve-nerano numerosi geni della foresta e gli spi-riti delle forze naturali e scolpiscono deitotem di legno per proteggere il sonno deidefunti. Vengono anche praticati sacrificianimali: dai bufali ai piccoli animali sacri-ficati durante la cerimonia che ad ognimese lunare viene celebrata nel cimitero delvillaggio, per onorare i defunti a cui ven-gono portate offerte. Per curarsi fannospesso ricorso alla medicina etnica che uti-lizza preparati a base di piante, radici e partidi animali.Si alimentano con riso, fagioli di soia, pescee rane spesso essicati al sole, insetti.

Il progetto

Il progetto “Unità mobile di Pediatria”presentato dal CIAI a Mediafriends perFDS 2010 nasce da un estremo bisognodi assistenza sanitaria in quella zona. La si-tuazione sanitaria delle due provincie incui si svilupperà il progetto –Mondulkirie Ratanakiri- è piuttosto difficile, soprat-tutto per quanto riguarda la salute ma-terno-infantile. Nella zona sonoendemiche malaria, tubercolosi, parassitiintestinali, colera, diarrea, morbillo e altremalattie prevenibili con vaccinazioni.Facendo base presso i due ospedali di rife-rimento (a Sen Monorom e Ban Lung) ilprogetto consentirà a personale opportu-nemente formato, di raggiungere construmenti e attrezzature idonei i bambinidei diversi distretti (5 a Mondulkiri e 9 aRatanakiri). Le attrezzature di cui saràfornito il mezzo identificato (viene con-sigliata una jeep passo lungo dotata di“argano” con filo d’acciaio utile per la sta-gione delle piogge, quando le strade sonomolto disastrate) consentiranno inter-venti in loco, facendo riferimento agliHealt Center e agli Healt Post esistenti.Verrà fornita adeguata formazione a 2chirurghi locali, a 4 infermieri del dipar-timento pediatrico e a 2 infermieri di salaoperatoria locali.

Tradizione vuole chead ogni progetto diFabbrica del Sorrisovenga abbinato un te-stimonial che ha ilcompito di “raccon-tare” il progettostesso nei programmitelevisivi trasmessidalle reti Mediasetnella settimana in cuisi svolge l’iniziativa.Testimone del CIAI èstato il giornalistaToni Capuozzo che haquindi effettuato unviaggio in Cambogiaper visitare il contestoin cui verrà realizzatoil progetto, intervi-stare i protagonisti e

poter così por-tare la propriatestimonianza.Nell’occasioneCapuozzo ha po-tuto visitareanche altri pro-getti del CIAI:dal Centro Boreyalla Scuola d’Artedi Siem Reap.Ringraziamo ilgiornalista,l’operatore SalvoLa Barbera e laproduttrice GinaCampisi per laprofessionalità ela sensibilità di-mostrata durantela loro missione.

Toni Capuozzo in visita ai progetti CIAI

La legislazione sanitaria del paese delegaalle provincie di stabilire le quote che i pa-zienti devono pagare per il ricovero inospedale. Tale cifra è stata stabilita comecontributo al mantenimento della strut-tura sanitaria e il progetto prevede anchela presa in carico di tali spese (30 USD nelcaso di pazienti medici e 50 USD per pa-zienti chirurgici). I casi più gravi potrannoessere riferiti agli ospedali di zona o al-l’ospedale di Takeo, eccellenza cambo-giana per la pediatria e partner di CIAInell’intervento. Presso lo stesso ospedalepediatrico di Takeo verrà formato il per-sonale addetto alla Mobile Clinic.

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Un progetto per DONNE e BAMBINI

Si chiama “My School”

ma è un intervento che va

ben al di là della scolariz-

zazione e interviene nel

tessuto sociale di una zona

dell’Etiopia molto

particolare

di Giulia Aprile*

Quando tre mesi fa al CIAImi dissero che avrei seguitoil progetto di Arba Minch,mi ero immaginata in viag-gio verso un villaggio sper-duto nel sud dell’Etiopia

dove avrei lavorato con persone di culturae lingua quasi irraggiungibili, visto che lag-giù l’amarico non è la lingua madre. Ma già dalla mia prima missione nel mesedi marzo ho capito che mi sbagliavo. Illungo viaggio da Addis Abeba alle “Qua-ranta Sorgenti” (questo è il significato delleparole Arba Minch) è un regalo per gliocchi, per l’olfatto e per lo spirito. Il grigiodi Addis viene presto sostituito dal verdedelle foreste di eucalipto e dai colori alter-

nati dei campi lavorati, dall’odore dell’erbae degli animali da pascolo che diventano isignori della strada asfaltata e dal tranquilloscorrere della vita di campagna. La scoperta di Arba Minch è stata un’altrasorpresa. Mi sono ritrovata in una coloratacittadina che si sviluppa lungo un’unicastrada che ha per estremi il parco nazionaledel Nechisar e i laghi Chamo e Abaya.Una chiesa ortodossa rumorosa, una mo-schea silenziosa, tanti negozi e nuovi hotelper i turisti farenji (stranieri). Lungo questa strada c’è anche l’ufficio delCIAI, immerso nel verde di un bel giar-dino. Nove persone lavorano lì dentro conimpegno ed entusiasmo per migliorare lavita di centinaia di bambini di quattro zone

vicine, aree disagiate, povere, colpite da untempo metereologico impietoso. All’interno del progetto “My School”, ilCIAI sostiene quattro scuole primarie at-traverso la costruzione di nuove classi e la-trine, la ristrutturazione di quelle esistenti,la fornitura di materiale scolastico, la for-mazione degli insegnanti, il supporto a 400bambini beneficiari del sostegno a distanzae la creazione di club giovanili all’internodelle scuole per affrontare tematiche im-portanti, come l’importanza dell’educa-zione e dell’andare a scuola.

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ETIOPIA

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UN POPOLO DI TESSITORI

Foto grande: un momento della festa per l’inaugurazione della nuova scuola; qui sopra:veduta interna della nuova scuola, la distribuzione del materiale scolastico e la vecchiascuola di Arba Minch; sotto: riunione dei capi villaggio

La situazione economica dell’alti-piano è molto difficile e per questomolti degli abitanti, soprattutto uo-mini, si spostano verso le grandicittà. L’idea del progetto My School ènata appunto dall’osservazionedella situazione che la comunitàproveniente dal Gamo Gofa vive adAddis Abeba. L’attività principale diquesta comunità è, dai tempi diMenelik, la produzione di tessutiper i vestiti tradizionali. Ad AddisAbeba la maggior parte della co-munità del Gamo Gofa risiede nellazona di Shiromeda, vicino alle mon-tagne, e conserva usi e costumidella zona di origine. Nei laboratoridi tessitura si trovano spesso bam-bini e giovani che sono attratti nella

grande città dal sogno di studiare edi garantirsi un futuro migliore. Avolte decidono di partire da soli avolte sono spinti dalle famiglie o in-vogliati da trafficanti senza scrupoliche li illudono con false promesse.Una volta in città il sogno di stu-diare spesso svanisce e l’unica al-ternativa è continuare a lavorare altelaio guadagnandosi a stento davivere.Le ragioni del fenomeno migratorioche si accompagna anche a quellodel traffico di bambini e giovanisono da ricercarsi nella scarsa pro-duttività agricola e nella mancanzadi alternative di sviluppo economi-co. Negli altipiani la sopravvivenzadella famiglia è legata alla produ-zione agricola ma ogni famiglia -

che è composta in mediada 4.8 persone- possiedemeno di un ettaro diterra. La necessità dibraccia per lavorare laterra e pascolare il be-stiame fa dei bambini unimportante elemento perl’economia familiare. Inuna recente ricerca èstato rilevato che nelle zone di in-tervento, il 90% dei bambini eraimpiegato in attività lavorative e, fraquesti, l’86% lavorava per la fami-glia.Anche se i bambini frequentano lascuola, il coinvolgimento nelle atti-vità lavorative può influire notevol-mente sui risultati e spingere ancheall’abbandono scolastico. Se si os-

servano le statistiche delle areecoinvolte dal progetto si nota comecon l’aumentare dell’età dei bam-bini diminuisce il tasso di iscrizionescolastica; questo fenomeno puòessere letto nell’ottica di un au-mento dell’impegno dei bambini inattività lavorative e nella difficoltàdi accedere ai gradi più alti.

Elemento innovativo e quanto mai impor-tante è la creazione di cooperative didonne, mamme dei bambini sostenuti a di-stanza, che hanno la preziosa opportunitàdi mettere in piedi attività commerciali le-gate alla loro realtà quotidiana ed entrarenel mercato locale. Questo le rende auto-nome e capaci di mantenere con dignità laloro famiglia. La posizione della donna èparticolare e difficile in questi paesi, so-prattutto nelle campagne. Questa chanceconsente alle donne di sentirsi protagoni-ste del proprio sviluppo, fa loro acquisireconsapevolezza delle tecniche economichee delle procedure cooperative e riabilita laloro figura agli occhi della comunità. E’ questo quello che tentiamo di fare adArba Minch giorno dopo giorno. L’inau-gurazione delle prime nuove aule è stata fe-steggiata e le prime quattro cooperativehanno ottenuto la licenza dal Governo. A giugno si concluderà il primo anno diprogetto e il bilancio è sicuramente posi-tivo. Il nuovo anno comincerà con rinno-vato entusiasmo e obiettivi ancora piùambiziosi.

* CIAI Etiopia

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INDIA

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DIVERSI DA CHI?

Un nuovo programma di

riabilitazione comunitaria

per i bambini con bisogni

speciali presso la Satya

School di Pondicherry

di Nuria Almagro*

Lo scorso primo maggio ab-biamo iniziato un nuovo pro-getto molto speciale aPondicherry. Si tratta di unprogramma comunitario diinclusione e riabilitazione dei

bambini diversamente abili con problemimentali nelle aree rurali e semi urbane. Ilprogetto è il risultato di uno sforzo con-giunto tra il CIAI e la scuola speciale “Satya”(verità) in Pondicherry, India del Sud. La Satya School, ha iniziato la sua attivitànel giugno 2003 con 20 bambini con di-verse problematicità, fra cui autismo, sin-drome di Down, difficoltà di appren-dimento e danni cerebrali. La crescita èstata rapida ed oggi sono 104 i bambiniche frequentano il centro; alcuni di loroseguono anche le lezioni alla scuola tradi-zionale statale. Il centro ha come obiettivoprincipale quello di non isolare i bambini,ma di dare loro l’opportunità di svolgereun ruolo attivo nella società. La nostracollaborazione con la scuola ha avuto ini-zio nel 2008, con il progetto “Educazionee riabilitazione per le ragazze con bisognispeciali, in Pondicherry città”.La prima volta che sono andata a visitarela scuola speciale Satya, nel febbraio 2009,mi sono resa conto della quantità di bam-bini diversamente abili con problemimentali che non hanno la possibilità di ac-cedere a una vita degna. Noi “cooperanti”parliamo spesso di inclusione e dei dirittidi partecipazione dei bambini diversa-menti abili alle scuole pubbliche e ad altreattività sociali e culturali, ma dobbiamoriconoscere la necessità di scuole specialiche offrono l'opportunità di un eventualeinserimento, dal momento che moltibambini raggiungono i centri senza esserein grado di sedersi, camminare, parlare,mangiare, andare al bagno o lavarsi dasoli. Il cammino per risolvere tutti questiproblemi è ovviamente lungo e compli-cato, e richiederebbe un intervento gover-

nativo che andrebbe ben al di là dell’at-tuale sistema di semplici sussidi. In più, ancora oggi, le personne diversa-mente abili rappresentano uno dei gruppipiù emarginati dell’intera India e spessovivono in situazione di isolamento. Inol-tre, molte di queste persone provengonodai settori più poveri della società e il lorocosto della vita cresce a causa della neces-sità di assistenza e dalle modifiche che de-vono essere apportate alla propriaabitazione per venire incontro ai bisognidel bambino. Tutto questo aggrava ancoradi più la loro situazione.Infatti, in quasi tutta l’India, indipenden-temente dallo Stato, Distretto o dalla reli-gione, la nascita di un bambinodiversamente abile è vissuta come una verae propria disgrazia. Nonostante i passiavanti nell’ambito dei diritti umani, l’ideadi un bambino diversamente abile è vistacome il risultato della vendetta degli dei odegli antenati, l’incarnazione di un pec-cato commesso dalla famiglia, è una que-stione di “kharma”; ogni tipo di diversità,fisico o mentale, è vissuta come una pu-nizione per i misfatti compiuti nelle vitepassate dei bambini o per le colpe dei lorogenitori (una sorta di “giustizia divina”)soprattutto della madre, e queste personesono avvertite come una presenza infau-sta. Troppo spesso, i genitori si colpevo-lizzano e vivono come una propria colpala disabilità; le famiglie, le comunità localie addirittura i medici non sono di alcunaiuto nell’alleviare questo senso di colpa,definendo il bambino come “inutile”, “ve-getale” o come un “peso”.Inoltre, è opportuno sottolineare chementre il 70% della popolazione diversa-mente abile in India vive nelle zone rurali,le organizzazioni che forniscono servizispecializzati sono concentrate soprattuttonelle aree urbane, lasciando così unagrossa fetta della popolazione con disabi-lità al di fuori di qualsiasi possibilità di ria-

bilitazione o di inserimento sociale.Questa riflessione ci ha portato ad iniziareun nuovo programa di Sostegno a distanzaper 125 bambini diversamente abili e conproblemi mentali, nelle aree rurali e semi-urbane di Pondicherry. CIAI aprirà nelcorso del 2010 cinque centri di riabilita-zione su base comunitaria e ci sarà unaunità mobile che darà assistenza e forma-zione “porta a porta” per i casi di bambinicon gravi problemi motori. Il progetto, incollaborazione con la scuola Satya, hacome obiettivo migliorare le condizioni divita di questi bambini e delle loro fami-glie, e la partecipazione della comunità,promuovendo l'integrazione a tutti livelli.Il primo centro è stato già aperto in Mag-gio, nel villaggio di Villianur.

* CIAI India

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“Non voglio lasciarvi” piange Lak-shmi. I suoi amici si uniscono a lei etutti dicono di voler rimanere aChennai. C’è molto movimento difronte alla sede di Chennai dell’ICCW,l’Indian Council for Child Welfare. Ungruppo di 34 ragazzine è seduto sulpullman e scambia saluti con le assi-stenti ferme vicino all’ingresso.“Akka, non ci dimenticheremo mai dite”; “Narmada,la tua danzaera così bella”;“Vijayan, lamusica che cisuonavi con lachitarra eracosì piacevoleda ascoltare”.Così queste ra-gazzine espri-mono la lorogioia, impe-dendo all’auti-sta di saliresul pullman.Tutti i bambiniaspettano conansia le va-canze estive.In India lescuole sonochiuse per 6settimane dal15 di aprile aiprimi di giu-gno. Il clima èmolto caldo eumido, ma per i bambini è il tempodelle visite, dei giochi, per dedicarsiai propri hobby e godersi il tempo li-bero. ICCW organizza 3 campi estiviper i bambini di Cuddalore. Ungruppo di 34 ragazze e 45 ragazzi havisitato in maggio Chennai per una

settimana; il campo comprendeva vi-sita della città, alcune attività edu-cative e…ottimo cibo!Un altro gruppo di bambini piùgrandi ha visitato le colline di Kodai-kannal, con campo base a Bathle-gundu. Tante attività ricreative,belle passeggiate nella natura e vi-site d’istruzione, come quella al tem-pio di Madurai e al Mahathma Gandhi

Museum. E’stata un’espe-rienza indi-menticabileper i bambini;ognuno deipartecipantiha ricevuto uncappellino,carta d’identi-ficazione eacqua in botti-glia; i bambinierano ben cu-stoditi dagliassistenti so-ciali.I bambini, igenitori e gliassistenti rin-graziano ilCIAI che so-stiene moltidei nostri pro-grammi fra cuiil SummerCamp.

* ICCW TamilNadu

Un’estate in compagnia

Foto grande: un momento dell’inaugura-zione del primo centro di riabilitazione dellaSatya School “fuori città”, nel villaggio diVillianurQui sopra: una piccola impara a muoversicon un deambulatore; semplici attività ma-nuali e intellettive stimolano i bambini

di Girija Kumarbabu*

Dall’alto: il gruppo arriva al parco natura-listico che ospita serpenti di ogni genere;le visite offrono la possibilità di incon-trare specie animali mai viste dai bam-bini; oltre alla natura anche un po’ diarte e di storia; un momento della visitaal tempio di Madurai

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Cioccolata calda con STEVE McCURRY

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Ti ricordi l’uscita di questo in-verno? È passato del tempo.Adesso che è arrivata l’estate e,con essa, il passaggio alle scuolemedie, mi torna in mente losguardo curioso ed emozionato

che avevi di fronte alla novità, orgogliosodi “essere stato scelto” e di andartene dascuola con una persona abbastanza scono-sciuta per creare nei tuoi compagni unacerta invidia!Sono arrivata all’ultimo momento, era unodi quei giorni di lavoro da una parte all’al-tra della città, con l’ansia che fossi giàuscito. Tu, con la tua mamma vicino, cer-cavi nella folla. Mi hai subito detto che miavevi vista per primo da lontano, osten-tando quella sicurezza che ancora non hai,ma sai fingere bene. Tua mamma ci haguardati un po’ perplessa, io l’ho rassicu-rata e ce ne siamo andati, verso il tram. Misono accorta che non sei stato tanto in giroper la città, anche per questo mi sembravidivertito, affamato di novità.Già mi sembrava di essere entrata in un’al-tra dimensione, sai che di te raccontano che

non accogli stimoli,non sei interessato anulla, niente ti tocca?Il tuo atteggiamento

provocatorio e sbruffone non è emerso quelpomeriggio: eri disposto ad ascoltare, guar-dare, prendere tutto quello che ti sarebbestato offerto. Mi hai mostrato la città che conosci, pochiriferimenti legati alla tua famiglia, poi haiiniziato a farmi tantissime domande, su dime, sulla mia famiglia, il mio fidanzato,giusto per fare un po’ d’ordine tra i pette-golezzi che girano tra i bambini del CentroEducativo! Non ti devo aver dato moltasoddisfazione…Quando ti ho detto che saremmo andati auna mostra di fotografica, mi aspettavo lareazione peggiore, nonostante la decantassicome un evento mondano di “super eletti”!Forse anche per questo ho scelto di fareprima tappa in una bar per la merenda, peraddolcirti un po’! Stavano preparando l’al-bero di Natale in piazza Duomo. L’atmo-sfera era incredibilmente magica a Milano:buio, lucine dappertutto, tanta gente ingiro: ecco il primo senso dell’uscita, ricor-darti che c’è un mondo in fermento, che simuove, si trasforma, che si può guardarecon sguardo critico e affascinato, con capa-cità di analisi o fantasticando storie per cia-scuno. L’importante è che c’è dell’altro oltre

a quello che ogni giorno, intorno a noi, citroviamo di fronte. E forse prima di but-tarcisi a capofitto, si può anche solo guar-dare. E vedere l’effetto che fa!Anche in questo senso la fotografia mi èsembrata una bella idea, anche per quelmio retaggio adolescenziale per cui difronte alla bellezza, all’immagine dirom-pente e viva dell’arte non si può restare in-differenti.Ma queste erano le mie fantasie, mentre tuingurgitavi cioccolata calda con panna e unbombolone ripieno di crema che avrebbemesso in difficoltà anche lo stomaco piùaddestrato!Finalmente siamo entrati, ero veramentecolpita da quanto mi piacesse Milano inquel momento, ero emozionata. SteveMcCurry! L’impatto è stato forte, prima diaddentrarci nella foresta di ritratti appesi inun disordine apparente, ti ho raccontatoqualcosa sull’artista, i suoi viaggi, e ti hosuggerito di provare a farti un po’ rapiredalle immagini. Hai accettato la sfida e tiho visto dedicarti proprio all’incontro contanti volti e storie molto lontane, ma elo-quenti. Abbiamo giocato a cercare le somi-glianze con i bambini del Centro, abbiamoletto qualche storia… e fatto un bel ripassodi geografia!! India, Afghanistan, Turchia.Carichi di tanta bellezza ce ne siamo andatia zonzo per il centro di Milano, con la leg-

di Paola Cristoferi*

Un’educatrice, un bambino, un freddo

pomeriggio d’inverno a spasso nella

metropoli milanese. Per guardare con

occhi “affamati” un mondo così vicino

eppure così lontano

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ITALIA

gerezza di chi ha pancia e occhi pieni e sipermette di osservare il mondo senza ansiee aspettative.Duomo, galleria, la classica visita del turi-sta curioso. Poi mi hai chiesto di prenderela metropolitana e siamo tornati, un po’ piùcomplici di prima. Tua mamma ti aspettava davanti casa. Cosìci siamo salutati.

Dragos caro, saprai ricordarti di quel po-meriggio e permetterti ancora qualche voltadi riappropriarti dei tuoi occhi curiosi e af-famati di “altro” che deve avere un bam-bino della tua età?

* educatrice del Centro Educativo Stadera

Un anno vissuto intensamenteA giugno sono terminate le attività pressoil Centro Educativo Stadera. Con la tradi-zionale festa di buone vacanze (vedi fotoqui sotto) abbiamo salutato tutti i bambinie le loro famiglie dandoci appuntamentoal prossimo settembre.L’anno di lavoro appena terminato è statoricco di tante attività e nuove esperienze. Ibambini e gli educatori del Centro si sonocimentati in divertenti laboratori di pittura,cucina, musica, movimento, tanti momentiche hanno sollecitato la creatività diognuno, rendendolo capace di esprimere ipropri sentimenti e le proprie emozioni, maanche di sperimentarsi in insolite avventureinsieme ai compagni. Tra le novità di quest’anno i bambini delCentro hanno avuto l’opportunità di par-tecipare insieme agli educatori ad uscite incittà, esplorando spazi nuovi, visitandomostre e parchi.È stato dedicato tempo al sostegno scola-stico e creato uno spazio permanente diprestito libri e fumetti. Il Centro è così di-ventato uno spazio in cui i bambini potes-sero esprimersi e sperimentarsi attraversola socializzazione, in un confronto conti-nuo tra sé e gli altri, acquisendo fiducia insé stessi e riconoscendo negli altri capacitàe potenzialità. Nuove attività sono già incantiere per il prossimo anno, dopo unameritata vacanza per bambini ed educatori.

(francesca silva)

Il progetto

Nome Centro Educativo

Localizzazione Milano, Quartiere Stadera

Finanziatore privati

Durata prevista del progetto 18 mesi

Data effettiva di inizio del progetto gennaio 2009

Partner Direzione Didattica “C. Battisti”, Parrocchia Santa Maria Annunciata inChiesa Rossa

Costo complessivo 33.000 Euro

Nascita del progetto e obiettivi Molte periferie metropolitane sono state indicatedalle istituzioni come aree a marginalità e disagio sociale diffuso, ed è stata indi-cata come prioritaria l’attivazione di interventi volti a promuovere la coesione e lariqualificazione sociale, con particolare attenzione alla situazione di famiglie e diminori. Proprio i minori si rivelano essere una delle categorie meno protette e piùsoggette a rischi di vario genere: dispersione scolastica, fenomeno delle bande, bul-lismo, maltrattamento, abbandono familiare, trascuratezza, ecc. Il CIAI in seguitoad una prima fase di analisi del territorio milanese ha rivolto la propria attenzioneal quartiere Stadera, periferia sud di Milano. Il quartiere si caratterizza per la man-canza di spazi e aree di socializzazione: anche i più piccoli si ritrovano spesso solinei cortili e nelle strade. Le attività del Centro Educativo Stadera intendono pre-venire e/o individuare situazioni di malessere e disagio di minori italiani e stranieriattraverso opportunità educative e relazionali, attraverso la creazione di un luogoprotetto in cui i bambini possano trascorrere il tempo successivo all’orario scola-stico, trovare figure di riferimento che suppliscano alle mancanze dei genitori(spesso assenti, deboli o impreparati a prendersi effettivamente cura dei bambini)ed in cui possano ricevere un supporto di tipo scolastico

Beneficiari Diretti: 25 bambini dagli 8 agli 11 anni e loro genitori, 28 insegnantidella scuola primaria. Indiretti: 280 bambini dagli 8 agli 11 anni

Risultati attesi Costante frequenza dei bambini a tutte le attività proposte dalcentro; miglioramento delle capacità relazionali dei bambini nei confronti degliadulti e del gruppo dei pari; proficua collaborazione con gli insegnanti in occasionedegli incontri di coordinamento e progettazione; supporto ai genitori dei bambiniche frequentano il centro nel loro ruolo educativo

Attività previste Sostegno ai compiti condotto dagli educatori, accompagnatoanche da forme di aiuto tra pari volte a favorire l’apprendimento tramite la colla-borazione; laboratori creativi di vario tipo condotti dagli educatori e dai volontari:musica, disegno, cucina, teatro, ecc; incontri di coordinamento tra educatori e in-segnanti per la condivisione degli obiettivi e del progetto individuato per ciascunbambino; organizzazione di uscite con i bambini per la conoscenza del quartiereed organizzazione di eventi di intrattenimento per bambini e genitori; incontri in-dividuali tra educatori e genitori per il coinvolgimento delle famiglie nelle attivitàdel Centro

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CENTRO STUDI

Diventare figlio adottivo è diper sé un'esperienza forte etotalizzante per il bambino:il fatto che diventi grande,adolescente e poi adulto,non esclude che i suoi sen-

timenti evolvano nel tempo e con questi idubbi e i quesiti che arrivano da lontano.Un aspetto che normalmente non viene te-

nuto in considerazione ma che rappresentaoggi un'esigenza nella vita di molte personeche, anni fa, sono diventati figli. Un puzzleda ricomporre per conoscere la propriaidentità.Non a caso è CIAI, dopo più di 40 anni diesperienza nelle adozioni internazionali, aproporre una pubblicazione dedicata a que-sto tema: “Figli adottivi crescono” è il

nuovo libro edito da Franco Angeli e cu-rato da Marco Chistolini, psicologo e psi-coterapeuta familiare e da MarinaRaymondi, responsabile di Attività cultu-rali e Centro studi dell'associazione. Stu-diosi, ricercatori e operatori dell'adozioneintrecciano così le proprie voci con quelledei diretti protagonisti: i figli adottivi.Il libro, che raccoglie esperienze e proposte

per operatori, genitori e figli, riper-corre tutte le tappe del fenomeno: laprima parte offre un inquadramentostorico-giuridico e psico-sociale del-l'adozione, includendo il passaggiofondamentale della nascita dell'ado-zione internazionale in Italia; sono af-frontati inoltre gli aspetti relativi aldiritto di ogni giovane a conoscere leproprie origini. Capitolo interessanteè quello dedicato alle ricerche che ri-spondono a un solo quesito: dopo 40anni di adozioni internazionali, comestanno i figli adottivi, oggi? Comequesti adulti vivono il fatto di esserestati adottati, molti dei quali hannofamiglia e figli a loro volta?Il passaggio dall'adolescenza all'etàadulta viene affrontata nella secondaparte del volume: le domande cheogni adolescente si pone acquistanonel figlio adottiva una valenza parti-colare.Come si legge nella presentazione delsaggio, “l’età adulta rappresenta unadelle tappe meno esplorate e studiatedella vicenda adottiva. Solitamenteinfatti quando si parla di adottati, cisi riferisce ai bambini dimenticandoche i figli adottivi crescono, diventanoadolescenti prima e adulti poi, entranonel mondo del lavoro, si sposano,hanno figli...questo deficit è probabil-mente dovuto al fatto che si pensa aifigli adottivi in quanto minorenni,

I figli adottivi cresconoIn un nuovo libro edito da FrancoAngeli ne parlano studiosi, ricercatori e operatori delsettore. Ed anche i diretti protagonisti, i figli adottivi

di Francesca Mineo

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“Dall’adolescenza all'età adulta dei figli adottivi” è il titolo del nuovo corso di formazione peroperatori psico-sociali organizzato da CIAI Sviluppo nei mesi di ottobre e novembre. L'obiettivo è ap-profondire una fase particolare della crescita degli adottati per gestire al meglio la fase di post-ado-zione dei giovani che si affacciano all'età adulta. Normalmente si pensa all'adozione solo conriferimento al bambino, mentre chi è stato adottato diventa adolescente, si raffronta con il mondoesterno, diventa adulto, entra nel mondo del lavoro, forma lui stesso una nuova famiglia. Sono fasi im-portanti della vita di tante persone che, da bambini, sono stati accolti da una famiglia adottiva. Ilcorso pone quindi l'accento su due aspetti: la fase dell'adolescenza, in cui il figlio adottivo forma lapropria identità in rapporto al passato, al presente e al futuro; il passaggio all'età adulta che inevita-bilmente si colora di aspetti peculiari, in cui il viaggio interiore sulle proprie origini, affrontato connuova maturità, può diventare desiderio di compiere un viaggio reale nel paese di provenienza. Il corso, che si articola in quattro giornate, è a numero chiuso e prevede una quota di iscrizione di 380euro. La scheda di iscrizione, da inviare entro il 1 ottobre, è scaricabile dal sito www.ciai.it, area Cen-tro studi. Il corso, che prevede crediti ECM, si svolgerà nella sede CIAI di Milano, in via Bordighera 6. Informazioni - tel: 02 848.441, fax 02 8467715, mail: [email protected]

come se l'adozione finisse con il raggiungi-mento della maggiore età”.Il delicato periodo in cui sboccia l'adole-scenza e fiorisce la maturità è forse il cuoredel libro: al centro di questi momenti c'è la“storia” di ogni figlio adottivo, ognuna im-portante e unica, pur se portatrice di espe-rienze dolorose. Eppure non tutti i giovaniadottivi possono o vogliono confrontarsicon il loro passato: molti i fattori e le va-riabili che giocano a favore o contro, in uncontesto in cui è da valutare, in fondo, lanecessità di questo passaggio, visto il doloreche comporta.Essere stati accolti da piccoli in famiglia, equindi con pochi ricordi, le differenze so-matiche, eventuali episodi traumatici oaltri fattori sono indicati quali determinantiper rifiutare il confronto con il passato:“l’abbandono è a tutti gli effetti un traumae accomuna tutte le esperienze adottive”.Il viaggio prosegue alla ricerca di se stessiattraverso l'analisi di esperienze di alcunifigli adottivi: l’età adulta impone di affron-tare questa ricerca con maggiore consape-volezza, come evidenzia Chistolini nelcapitolo dedicato alla “ri-significazionedella propria storia adottiva”. Si avvicina il momento delle relazioni af-fettive, della genitorialità: la terza parte delsaggio chiude il cerchio, offrendo espe-rienze e proposte operative perché anchel’età adulta sia accompagnata. Molto inte-ressanti le esperienze raccolte in occasionedi due campi estivi, nel 2008 e nel 2009,cui hanno partecipato giovani tra i 14 e 18anni, figli dei soci CIAI, così come le atti-vità svolte dal Gruppo dei figli adottiviadulti, costituito nel 2001: le dinamiche digruppo hanno contribuito a facilitare lamanifestazione di sentimenti e statid’animo tenuti nascosti o quantomeno indisparte, soprattutto riguardo il ritorno alleorigini. “Nella mia vita non avevo mai sentito ildesiderio e il bisogno di tornare nel miopaese di nascita - ha detto Kim, 35 anni,adottata in Korea quando ne aveva 3 - mada quando frequento il Gruppo è come seavessi incominciato a fare il mio viaggio diritorno alle origini e adesso, un po', mi stavenendo voglia di fare anche il viaggio veroe proprio”.

Adozioni, a lezione da BrodzinskyÈ il nome ricorrente e autorevole nella letteratura dell'adozione internazionale:“Being Adopted: The Lifelong Search for Self” è forse il suo testo piùnoto e citato. David Brodzinsky, professore emerito di Psicologia Clinica e delloSviluppo alla Rutgers University del New Jersey (USA), è invitato in Italia da Pro-vincia di Milano e da CIAI per una lectio magistralis sulle adozioni internazionalinel corso della giornata di studio in programma lunedì 4 ottobre allo Spazio Ober-dan di Milano. Brodzinsky, che ha studiato in particolar modo i fattori che in-fluenzano l’andamento dell’adozione, le dinamiche soggettive e intra-familiariche la caratterizzano e le peculiarità delle diverse tappe della crescita dell’adottato, è l'ospite d'ecce-zione durante l'incontro dal titolo “Accompagnare e sostenere l'adozione”.L’accoglienza adottiva è un percorso di vita dai molteplici aspetti, la cui riuscita dipende da molti fat-tori, in gran parte di natura emotivi, e non solo dalla qualità dell'accudimento e dell'educazione da partedei genitori; d'altro canto per i figli, sapere di essere stati adottati, significa confrontarsi per tutta la vitacon l’abbandono, costruire nel tempo la propria identità etnica, inserirsi nel nuovo contesto sociale, in-terrogarsi anche da adulti sulla propria storia.L’iniziativa, prevalentemente rivolta a psicologi e assistenti sociali, prevede l'accreditamento ECM. La partecipazione è gratuita ma l’iscrizione obbligatoria attraverso il sito della formazione: www.provincia.milano.it/socialePer informazioni: CIAI - Attività culturali e Centro studi: [email protected] di Milano - Servizio Formazione per le professioni sociali:[email protected]

Programma9.00 Accoglienza e registrazioni

9.30 Saluti di apertura (Massimo Pagani, Assessore alle Politiche sociali Provincia di Milano - Mario Ze-vola, Presidente Tribunale Minorenni di Milano - Valeria Rossi Dragone, Presidente CIAI)Introducono e coordinano la giornata: Marco Chistolini, Responsabile Scientifico CIAI - SusannaGalli, Responsabile Servizio Formazione per le professioni sociali della Provincia di Milano

10.15 Fattori di rischio e resilienza nell’adozione - una panoramica delle ricerche sui benefici e i rischipsicologici associati all’essere adottato

11.15 Fattori associati all’Adattamento dei bambini adottati – una discussione sui fattori biologici,psicologici e contestuali legati all’adattamento dei bambini12.15 Dibattito 13.00 Pausa pranzo

14.15 Elementi di valutazione nel lavoro con i bambini adottati e le loro famiglie – una discussione sucome integrare i fattori tipici dell’adozione con una valutazione dello sviluppo famigliare.15.15 Interventi terapeutici basati sulle questioni relative all’adozione – discussioni sugli interventi spe-cificatamente legati all’adozione (es. diari, rituali terapeutici, giochi di ruolo, biblioterapia)

16.15 Dibattito

17.00 Prove ECM

Corso per operatori psico-sociali

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ADOZIONI

Thomas Hammarberg, commis-sario per i Diritti umani alConsiglio d’Europa, ha pub-blicato recentemente un arti-colo dal titolo “L’adozione è lasoluzione, nel migliore inte-

resse del minore”, divulgato tra gli addettiai lavori e diffuso attraverso l’InternationalSocial Service di Ginevra. Il documento tratta alcune delle tematichesalienti da noi già più volte rilevate.Lo spunto di partenza è la vicenda accadutaa un bambino russo, Artyom Savelev, oggi8 anni. La madre adottiva americana, tro-vando ingestibile il comportamento delbambino, ha deciso di rimandarlo indietro,caricandolo su un aereo per la Russia, dasolo. Con lui la donna ha mandato ancheuna nota in cui chiedeva alle autorità russedi riprenderselo, lamentandosi che nessunol’aveva informata sulla reale entità dei pro-blemi psicologici del bambino e chequindi, semplicemente, non poteva rap-portarsi con questa realtà. “Il caso di Ayrtom ha provocato grande eco inRussia - ricorda Hammarberg - tanto cheil meccanismo delle procedure per le adozioniinternazionali sono ora in fase di revisione aipiù alti livelli istituzionali”. In gioco è ilprincipio secondo cui l’adozione è una mi-sura di protezione dell’infanzia e i diritti deiminori devono essere protetti durante tuttoil percorso adottivo.Hammerberg ricorda anche che “non tuttigli orfani hanno bisogno dell’adozione”, inquanto la gran parte di loro è collocatanella famiglia allargata o nella comunità vi-cina al minore. Inoltre non tutti i bambiniospiti di centri comunitari o altre struttureresidenziali sono ‘abbandonati’ : alcuni diloro sono collocati lì solo temporanea-mente; generalmente meno del 10 % deiminori nei cosiddetti orfanotrofi sono re-

SODDISFATTI O RIMBORSATILa vicenda del bambino russo riportato in patria perché “sgradito” ai genitori adottivi invita adomandarci ancora una volta se l’adozione internazionale sia sempre una strada percorribile

di Graziella Teti*

almente orfani. Eppure sempre più paesi ritengono di oc-cuparsi dei minori senza custodia parentale,fatta eccezione di quelli considerati difficilida collocare: bambini con disabilità o conmalattie gravi, gruppi di fratelli e bambinigrandi, in breve tutti quei minori con “spe-cial needs”, bisogni speciali difficili da ac-cettare anche in famiglie di paesi europei odi altre nazioni industrializzate. D’altrocanto è costante la richiesta, continua-mente insoddisfatta, per bambini piccoli eneonati. “Questo fatto ha conseguenze sulle adozioniinternazionali - si legge nell’intervento -“un particolare bisogno di un bambino po-trebbe essere tenuto nascosto ai futuri geni-tori adottivi; oppure, non essendoci bambinisani adottabili, una coppia potrebbe accet-tare di farsi carico di un minore “specialneed” senza essere sufficientemente preparataa farlo. In queste condizioni sono altri i ri-schi di insuccesso specialmente se è stato ga-rantito poco o nessun supporto in fase di postadozione”. “Esistono agenzie senza scrupoli, ‘orfanotrofi’,pubblici ufficiali e altri soggetti che intra-prendono il business molto redditizio di pro-curare bambini per le adozioni, creando cosìun bacino fittizio di minori che soddisfanoqueste domanda” - avvisa il commissario eu-ropeo. “Per contrastare queste tendenze è es-senziale rafforzare gli standardinternazionali, fissati per garantire che ilprocesso adottivo sia condotto nel rispetto delmiglior interesse e diritto del minore, cosìcome i diritti dei genitori naturali e degliadottanti. La Convenzione dell’Aja del ‘93codifica le procedure di adozione interna-zionale e la Convenzione del Consiglio d’Europa del 2009 affronta i temi di adozionenazionale. Gli interessi prioritari del minoredevono essere più importanti di qualsiasi

altra cosa; l’adozione internazionale deve es-sere considerata solo nel caso in cui siano fal-liti tutti gli sforzi di trovare accoglienzanella comunità o nel paese di origine delbambino”.Nel condividere quanto riportato nell’arti-colo riteniamo importante sottolineare lanecessità di focalizzare alcuni nodi critici inriferimento soprattutto all’adozione di mi-nori in età scolare o preadolescenti o co-munque appartenenti alle categorie "specialneed", previste dalle Linee Guida per labuona applicazione della Convenzione del-l’Aja: oggi sono adozioni sempre più fre-quenti e come scritto nell’articolopericolosamente "di ripiego" in mancanzadi bambini piccoli.

Valutazione della situazione del bam-bino e decisione di mandarlo in ado-zione all’esteroLa verifica dello stato di adottabilità di unminore compete all’Autorità preposta delPaese d’appartenenza ma nella decisionedi mandare o meno un bambino in ado-zione internazionale dovrebbero entrarevalutazioni diverse da quelle formali, atti-nenti alla sfera psicologica del minore,quali ad esempio:

- la consapevolezza del minore circa la suastoria e le circostanze che l’hanno condottoall’adottabilità;

- eventuali circostanze pregresse signifi-cative nella ricostruzione di nuovi legamiaffettivi (eventuali abusi o maltratta-menti…)

- la disponibilità/motivazione del minoread affrontare una nuova esperienza fami-gliare con nuove figure genitoriali;

- la sua consapevolezza che con l’ado-zione internazionale si interromperà il le-game con il suo paese d’origine ed eventualiparenti rimasti.

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Completezza e veridicità delle informa-zioni da inviare alla famiglia che loadotteràAppare indispensabile che siano forniti aglioperatori che dovranno procedere all’ab-binamento tutti gli elementi informativinecessari ad una conoscenza approfonditadel minore (età reale, stato psicologico,scolarizzazione, situazione sanitaria, back-ground, livello di inserimento e socializza-zione all’interno dell’istituto, rapporto conl’eventuale famiglia affidataria, etc).Solo avendo a disposizione informazionivere ed accurate l’operatore potrà procederead individuare la miglior famiglia possibileper il minore e un supporto delle risorsedella coppia in funzione dei bisogni di quelbambino specifico.

Preparazione del bambino all’adozioneDurante il periodo dell’attesa - dall’abbi-namento all’arrivo dei genitori possono tra-scorrere anche molti mesi - il bambinoandrebbe accompagnato nella preparazioneinteriore di un evento tanto importantedella sua vita, quale è l’adozioneIl CIAI sta conducendo in Etiopia da al-cuni anni la pratica di sedute di counsel-ling tramite propri operatori psicologilocali, opportunamente formati, che in-contrano i minori settimanalmente pertutto il periodo dell’attesa e affiancano lacoppia e il bambino durante i primi giornidi inserimento famigliare.

Supporto della famiglia dopo l’arrivodel bambinoE’ indispensabile che la coppia disponibilead un’adozione particolarmente difficile(bambini grandi o preadolescenti, nuclei difratelli, bambini con patologie, bambinicon pregressi di maltrattamento o abuso,etc) possa contare sul supporto di operatorispecializzati (sia a livello di servizi territo-riali che di ente autorizzato di riferimento)nelle diverse fasi della crescita del figlio.La certezza di poter contare su una rete diservizi di supporto potrà determinare lascelta di mettersi o meno a disposizione diminori che presentino difficoltà specifiche.

*Responsabile Settore Adozione CIAI

Fra gli strumenti che gli psicologi che collabo-

rano con le sedi CIAI all’estero utilizzano per

la preparazione dei bambini all’inserimento

nella nuova realtà della famiglia adottiva, c’è

anche un libro. Si tratta del volume “Ci ve-

diamo più tardi” pubblicato dal CIAI parecchi

Preparare all’adozioneanni fa e molto di recente aggiornato e ri-

stampato. Le belle illustrazioni di Marcella

Bassanesi parlano tutte le lingue del mondo,

mentre i testi dello psicologo Massimo Ca-

miolo sono stati tradotti in inglese, francese,

spagnolo e khmer.

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SOSTEGNO A DISTANZA

Il sostegno a distanza IN CHIARO

Un anno e mezzo di lavoro,un processo partecipatocon le principali organiz-zazioni italiane, un moni-toraggio costante delfenomeno “sostegno a di-

stanza” (Sad) attraverso un Osservatoriopermanente. Dopo l'emanazione, a fine2009, delle “Linee Guida per il Sostegnoa Distanza di minori e giovani”, l'Agenziaper le Onlus, ente pubblico vigilato dallaPresidenza del Consiglio dei Ministri èandata oltre: ha realizzato un sito dedi-cato - www.ilsostegnoadistanza.it - non-ché ha dato vita a un Elenco di tutte leorganizzazioni promotrici di Sad che si ri-conoscono nei principi di qualità e tra-sparenza del documento. Molti ingredienti per una sola campagna:“Il sostegno a distanza in chiaro”, un in-vito dell'Agenzia a conoscere a fondo unodei più diffusi ed efficaci strumenti diaiuto a bambini e ragazzi che vivono inpaesi in via di sviluppo.“Le Linee Guida sono di fatto un progettoper sostenere il Sad e il patto di fiducia tracittadini, donatori e beneficiari finali”diceMarida Bolognesi, consigliere dell’Agen-zia per le Onlus e coordinatore del pro-getto Sad e del Comitato scientifico.“Trasparenza e fiducia sono state le parolechiave che ci hanno guidato in questo la-voro: con questa iniziativa, per la primavolta nel nostro Paese le istituzioni sono in-tervenute in modo diretto sulla necessità diqualità e trasparenza di questa diffusaforma di solidarietà”. Il documento è il risultato di un percorsodi analisi, riflessione e confronto chel’Agenzia ha realizzato insieme alle orga-nizzazioni del settore, con il supporto tec-nico-scientifico di un Comitato compo-sto dai Consiglieri delegati dall’Agenzia

Linee Guida, un sito

dedicato e un Elenco delle

organizzazioni che lo

promuovono: il lavoro

dell’Agenzia delle Onlus

per un fenomeno in

costante crescita

nonché da giuristi, esperti del settore,rappresentanti di organizzazioni, reti e co-ordinamenti. L’Agenzia si è focalizzata sul Sad di mi-nori e adolescenti, proprio perché sonoloro i beneficiari di gran parte dei progetticondotti in paesi in via di sviluppo.CIAI è una delle associazioni che, già fon-datrice del Coresad - Comitato per la re-golamentazione del Sad - e attenta allaqualità dei progetti di sostegno a distanza,ha aderito alle Linee Guida e quindi faparte dell'Elenco creato dall’Agenzia. “Grazie al nuovo sito e alle iniziative chel'Agenzia ha in programma, tra cui unaserie di incontri nelle città italiane per pre-sentare il progetto - continua Bolognesi -i cittadini hanno a disposizione strumentiche consentono di conoscere meglio le mo-dalità di intervento nei paesi in via di svi-luppo nei progetti Sad. La trasparenza èfondamentale per generare fiducia nelle fa-miglie italiane, da sempre vicine ai pro-blemi dell'infanzia nel mondo. Dalprossimo autunno lanceremo campagne ri-volte alle scuole italiane perché il Sad siaesperienza di crescita per i nostri bambini e ditutela dei diritti dell'infanzia in difficoltà”.

di Francesca Mineo

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QUESTE FOTO sono state scattate da Fabio Polenghi, il fotorepor-ter ucciso a Bangkok durante gli scontri del maggio scorso. Fabioera amico del CIAI e ci ha accompagnato con la sua inseparabilemacchina fotografica anche durante un viaggio in Vietnam, nelcorso del quale alcuni sostenitori hanno incontrato i bambini so-stenuti a distanza e le loro famiglie

Non esiste un’anagrafe Sad nazionale e i dati disponibili sonomolto disomogenei. L’Elenco Sad dell'agenzia per le Onlus non è infatti un'anagrafema un elenco cui le organizzazioni volontariamente aderiscono– e sulle quali l’ente vigila – perché si riconoscono nelle LineeGuida. All’Elenco partecipano anche le principali reti di coor-dinamento tra cui Coresad, Cini, Elsad, ForumSad.Ad oggi sarebbero circa un milione e mezzo gli italiani, preva-lentemente residenti in città del centro nord, che hanno atti-vato un Sostegno a distanza; si prevede che entro il 2013,arriveranno ad almeno 3 milioni (dati stimati dall’agenzia perle Onlus).La ricerca più recente è quella di Eurisko (ricerca Coresad 2007)che è partita da un'indagine dei sostenitori italiani maggio-renni: secondo il campione preso in esame, sarebbero 12 mi-lioni gli italiani che nel corso della loro vita hanno aderito adun Sad e ben 23 milioni vorrebbero avvicinarsi a questa formadi solidarietà; circa il 20% degli italiani aveva sostenuto di nonaver mai aderito a questo progetto per paura di abusi, richie-dendo maggiore trasparenza e informazione. Secondo l’ultima indagine del ForumSad, coordinamento cheraccoglie una 70na di organizzazioni, sarebbero circa un mi-gliaio in Italia le realtà che si occupano di Sad: tra queste, 657sono le associazioni, 63 le congregazioni religiose, 13 i coor-dinamenti, 17 enti pubblici, 23 fondazioni, 39 uffici di Curia,quasi tutte con sede nel nord Ovest o nel centro del Paese. È di recente sorta una banca dati regionale nel Lazio: www.so-stegnoadistanza.uniroma3.it, è la banca dati scaturita dal pro-getto dell’Anagrafe del Sostegno a Distanza (Sad) del Lazio,realizzato dall’Osservatorio Povertà del Dipartimento di Eco-nomia dell’Università di RomaTre in collaborazione con il Fo-rumSad, e finanziato dalla Regione Lazio.

Le Linee Guida, in breve Le Linee Guida per il Sad - un documento non cogente ma di indirizzo epromozione - individuano principi e obiettivi per tutelare il sostenitore, il be-neficiario della donazione e l’operato dell’organizzazione non profit. Nel do-cumento ampio spazio è dato agli impegni che l’organizzazione Sad devegarantire per qualificare in modo ‘trasparente’ la propria attività: la reda-zione di documenti contabili adeguati, la definizione chiara e puntuale deiprogetti, la specifica finalità di auto-sviluppo che il progetto intende perse-guire, le forme di sostegno al beneficiario e i rapporti tra il sostenitore e il be-neficiario della donazione. Non solo: particolare attenzione è posta alla tuteladell’immagine del minore e al rispetto della ”privacy”, così come al dovere,da parte delle organizzazioni, di informare e tenere aggiornati i sostenitorisull’evoluzione dei progetti a cui hanno aderito. Per consultare e scaricare l’intero documento: www.ilsostegnoadistanza.it

Il ruolo dell'Agenzia per le onlus L’Agenzia è istituzione garante dell’operato delle organizzazioni aderenti alleLinee Guida attraverso l’istituzione dell' Elenco. L'Osservatorio, appena av-viato, è luogo di raccolta dati, confronto e promozione del Sad in tutte lesue forme nonché volto alla diffusione delle buone pratiche, per rendere i cit-tadini-donatori sempre più consapevoli della qualità e dell'efficacia dei pro-getti Sad nei Paesi in via di sviluppo.

Le cifre del Sad

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LETTURE

Max VelthuijsRanocchio è un… ranocchio(Bohem Press, 14 €)Dai 3 anni

Nato dalla fantasia di un autore-il-lustratore vincitore del prestigiosis-simo premio Andersen 2004, ilpersonaggio di Ranocchio, in que-sta fiaba delicata, aiuta i bambiniad apprezzare sia la propria uni-cità, sia la diversità degli altri. Ranocchio si specchia nell’acquadello stagno, si vede verde - cheper lui è il colore più bello delmondo – e si piace. Sa anche sal-tare e nuotare. Insomma, non c’ènessuno meglio di lui… Ma poi in-

contra Anatra, che è bianca. E sic-come non ha niente di verde, perRanocchio non sarà mai bella

quanto lui. Ma Anatra sa fareuna cosa di cui Ranocchio nonè capace: volare. E per quantosi sforzi e provi, non riesce astaccarsi da terra. Per fortunaci sono Ratto, Porcello e Leprea fargli notare che ognuno dinoi è diverso dagli altri e chegli amici ti amano proprio perquesto, perché sei tu. Perché leggerlo: Perché èuna storia semplice ma nonbanale, con una leggibilitàmolto elevata anche per bam-bini piccoli, ma al tempo

stesso profonda e poetica. Parla didiversità senza moralismi e buoni-smi, ma mettendo in stretta corre-

lazione il rispetto verso gli altri conla propria autostima (come dire:chi si apprezza e sa quanto vale,non ha bisogno di assumere atteg-giamenti prevaricatori). Le illustra-zioni ironiche e delicate, mai“ammiccanti”, esprimono lagrande considerazione dell’autorenei confronti dei bambini, conside-rati “persone” e non “adulti in mi-niatura”.Come inizia: “Come sono fortu-nato!”, disse Ranocchio spec-chiandosi nell’acqua. “Sono bello eso nuotare e saltare meglio di tutti.Sono verde, il mio colore preferito.Essere un ranocchio è la cosa mi-gliore al mondo”.

di Francesca Capelli

Chris DonnerLettere dal mare (Einaudi Ragazzi, 94 pagine, 12 €)Da 11 anni

Dieci lettere scritte da un ragazzino al fratellomaggiore Christophe, per raccontare quel cheaccade durante le vacanze in famiglia. Ma per-ché Christophe non è con loro? Sono proprio lelettere - scritte con un linguaggio fresco e im-mediato, con umorismo e un filo di amarezza –che ci fanno lentamente scoprire i retroscena diun dramma familiare. O meglio, di qualcosa chesolo dagli adulti viene vissuto come undramma. Cioè l’amicizia tra Christophe (che hadichiarato la propria omosessualità) e Florian.

Per i genitori è qualcosa diinaccettabile, scanda-loso. E ci vorrà tutta lapazienza del fratello mi-nore per ricucire i rap-porti e permettere unriavvicinamento, con im-mancabile lieto fine. Perché leggerlo: Peraffrontare il tema della ses-sualità e dell’omosessualitàcon delicatezza e sensibilità,dimostrando come ciò checonta e fa la differenza – allafine – è l’affetto e il rispettoper l’altro. Doveroso, davanti

al montare rabbioso di omofobiae intolleranza. Come inizia: Caro Christophe,siamo arrivati a notte fonda inquesta casa in riva al mare. Nonsapevo che il mare potesse faretanto rumore. Il padrone ci hadetto: “Non datevi pensiero, èl’alta marea”. Aveva ragione,ora che ti scrivo il mare si è ri-tirato e il rumore non c’è più.Ma ragazzi, una puzza. È unmare pieno di alghe; quandosi abbassa, le alghe restanosulla spiaggia e comincianoa marcire al sole.

Hermann SchulzMandela e Nelson(La Nuova Frontiera, 127 pagine,12 €)Dai 9 anni

Nelson è il capitano della squadradi calcio di Bagamoyo, in Tanzania,e condivide la passione per questosport con la sorella gemella Man-dela (i loro nomi, insieme, formanoquello del primo presidente nerodel Sudafrica, dopo la fine del-l’apartheid, il regime razzista). Allanotizia dell’arrivo di una squadraitaliana, Nelson è euforico e agi-tato al tempo stesso. Perché pre-gusta la possibilità di una vera

partita internazionale, ma è consa-pevole delle difficoltà: manca unvero e proprio campo, non ci sono

le porte, i palloni di cuoio, le di-vise… Sarà la fantasia dei compa-gni di squadra a trovare unasoluzione e, una volta iniziata lapartita, via libera ai goal, alle emo-zioni, all’entusiasmo e a qualchecolpo di scena!

Perché leggerlo: Per festeg-giare i mondiali di calcio che que-st’anno si sono svolti proprio inSudafrica, senza prenderli (e pren-dersi troppo sul serio). Per dire chea volte il calcio giocato per diverti-mento può essere più appassio-nante di una partita dellanazionale in mondovisione. Per ri-baltare i luoghi comuni, secondo i

quali il calcio non è uno sportadatto alle ragazze. Mandela, pro-tagonista di questa storia, è unavera fuoriclasse! Come inizia: Non sono maistato uno di quelli che critica la so-rella a priori. Ma chi ne ha una sabene quali sono i pro e i controdella situazione. Da me le cose sta-vano così: per aiutare papà, ognimattino alle sei io mi mettevo incammino con il carretto scassatoalla ricerca di cibo per i suoi ani-mali, mentre lei se ne stava da-vanti allo specchio a intrecciarsinastrini d’argento tra i capelli. Ar-ricciava la labbra e si osservavacompiaciuta da tutti i lati.

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Sofia Gallo, Jasmika Halilovic’,Livia ColojiIl sogno di Jlepa (Edt, 35 pagine, 10 €)Dai 6 anni

Jlepa è una bambina rom che vive in uncampo nomadi. Ha un sogno: diventare unacampionessa di calcio. I suoi genitori pen-sano per lei un futuro diverso, con un matri-monio, dei figli. Ma Jlepa sente di dovercialmeno provare e chiede aiuto a due amici,che accettano di allenarla di nascosto,quando si rendono conto che Jlepa è davverobrava. A scuola, per lei, non è facile. Alcunibambini gagé (così i rom chiamano i “nonrom”) la chiamano con disprezzo “la zin-gara”. Ma Jlepa non dà retta alle provoca-zioni: suo padre le ha detto che alcuni gagésono buoni e altri cattivi. Come tutti. Alla finedell’anno scolastico la scuola organizza unapartita di calcio “femmine contro maschi”. EJlepa fa vincere la sua squadra. Tanto che suopadre si convince e le permette di allenarsi. Ese anche non diventerà mai una calciatrice fa-mosa come nel sogno, tanto le basta!Perché leggerlo: Per conoscere meglio ilpopolo rom (quello che il padre di Jlepa dicedei gagé vale anche per i rom: ce ne sono dibuoni e di cattivi), le sue tradizioni e anche ledifficoltà che deve affrontare per vivere nellasocietà. Perché l’impegno e l’allenamentopossono aiutare a realizzare un sogno, e isogni dei bambini vanno sempre presi in con-siderazione. Come inizia: La mia storia inizia da unsogno. Ho sognato di diventare una campio-nessa di calcio e di entrare nello stadio tra gliapplausi dei tifosi. A testa alta. Il sogno eracosì bello e io così fiera che ho deciso di im-parare a giocare a pallone.

Victoria DondaIl mio nome è Victoria(Corbaccio, 250 pagine, 17 €)Da 13 anni

Un’autobiografia che racconta, oltre alla storiapersonale dell’autrice, la tragedia di un paese –l’Argentina – negli anni dell’ultima dittatura mi-litare, con la vicenda dei desaparecidos, i pre-sunti oppositori del regime (bastava farevolontariato nelle baraccopoli per essere consi-derati pericolosi sovversivi), sequestrati illegal-mente, torturati e uccisi, poi fatti sparire (moltivenivano caricati narcotizzati e ancora vivi suaerei militari e buttati in mare). Nel 1977 anche i genitori di Victoria, l’autrice,furono sequestrati dai militari argentini. Il padrefu ucciso subito, ma la madre era incinta e futenuta in vita fino al parto. Accadeva spesso: ibambini venivano poi venduti o adottati illegal-mente da famiglie di militari (come accadde aVictoria) perché fossero cresciuti “da bravi pa-trioti argentini”. Nascosta dal nome di Analìa,

Victoria crebbe inconsapevole della propriaidentità, finché fu identificata dall’associazionedelle nonne di Plaza de Mayo (che da semprelottano per ritrovare i nipoti). A 27 anni, nel2005, la sua vita subì una svolta sconvolgente.Già aveva preso le distanza delle idee dei geni-tori e iniziato a fare politica in movimenti di si-nistra, ma la rivelazione della sua vera identitàla costringe a “nascere” una seconda volta ediventare consapevole della violenza subita, si-mile a quella di centinai di giovani della sua ge-nerazione. Ma Victoria, recuperato il nome chesua madre aveva scelto per lei, riesce a supe-rare la crisi e a trovare nelle proprie radici laforza di riaggiustare i pezzi della sua vita.

Perché leggerlo: Per ascoltare, dalle paroledi chi l’ha vissuta, una storia che tutti dovreb-bero conoscere. Una storia tragica, ma anchepiena di speranza, che dimostra la grande forzadi questa donna che, pochi anni dopo aver sco-perto la propria identità, è diventata la più gio-vane deputata del Parlamento argentino.

Come inizia: Laprima volta che la vidipensai che si trattasse diuna fototessera, diquelle che si scattanoper i documenti e nellequali – per quanti sforzisi facciano – venirebene è impossibile. E’uno scatto frontale, losguardo incollato al-l’obiettivo e un’espres-sione che si sforza diapparire seria, ma chenon riesce a dissimulareun sorriso più vicino alloscherzo che all’allegria.Mandibola forte, capellineri mossi e lunghi finoalle spalle, labbra car-nose. Come me. La foto,come appresi in seguito,venne scattata unavolta in cui, dopo unadelle manifestazioni odelle proteste che la ve-devano sempre in primafila, finì al commissa-riato di polizia.

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professionisti.Il messaggio della nostra campagna lascitisviluppa questi concetti di base: - tutti possono fare un lascito al CIAI,non è necessario essere ricchi; è sempregarantita la tutela degli eredi; si può do-nare anche una piccola cifra; non è ne-cessaria una procedura burocratica dalnotaio: basta chiamare il CIAI; - è un’occasione in più per sostenere iprogetti del CIAI e “farsi ricordare”.La campagna si sviluppa attraverso di-versi strumenti: pagina pubblicitaria (ri-cerca spazi gratuiti); volantinoinformativo; brochure informativa piùdettagliata per gli interessati; mailing in-formativo per soci/sostenitori CIAI conquestionario; coinvolgimento notai amici;guida interattiva su Internet. Nei mesi scorsi dovreste aver ricevuto ilprimo messaggio: una busta contenenteuna lettera, il depliant e un questionario(se ancora non lo avete fatto, restituicelocompilato: trattandosi di una nuova ini-ziativa, è per noi molto importante cono-scere il vostro parere in merito).

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EVENTI E CAMPAGNE

Molte associazioni, e nonsolo di grandi dimen-sioni, lo avevano giàfatto con successo e re-centi indagini hanno di-mostrato un crescente

interesse dei donatori in questo senso.Stiamo parlando delle Campagne Lasciti,cioè delle iniziative poste in atto da un’as-sociazione per far sapere, ai propri dona-tori ma non solo, che esiste la possibilitàdi donare anche solo una parte dei propriaveri per sostenerne le attività.Negli ultimi anni senza che nemmeno ciattivassimo in tal senso, abbiamo ricevutoalcuni lasciti e ciò ha rappresentato pernoi un’ulteriore prova della sensibilità deinostri sostenitori anche verso questo stru-mento di donazione. Per questo abbiamo deciso di far partirteuna nostra campagna lasciti e perché fosseveramente efficace ci siamo rivolti a deiconsulenti esperti in materia; nel corsodell’ultima Assemblea dei Soci a Cerviaabbiamo presentato il risultato della col-laborazione con questi

DOPO DI NOILa nuova campagna lasciti

di Donatella Ceralli

Fare testamento permette di

tutelare i propri cari e, al

tempo stesso, compiere un

gesto importante

Come potete ben immaginare, i notaisono i nostri migliori alleati, in questocaso. Per questo vi chiediamo di segnalarcitutti quelli che conoscete ai quali potrestemandare direttamente il materiale che viforniremo, magari “rafforzando” la loroattenzione e collaborazione con una vo-stra comunicazione personale.Contattate l’ufficio Raccolta Fondi ai nu-meri: 02 84 84 44 62/81.

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Grazie alla collaborazione di alcuneemittenti (che ringraziamo di cuore)siamo riusciti ad ottenere i seguenti

spazi (elenco aggiornato al 28/5) .Canali satellitari: Alice, Marco Polo,Nuvolari, Leonardo, Sky, DiscoveryChannel, Discovery Science, Disco-very Real Time, Animal Planet, Di-scovery Travel & Living, Gxt.Tv outdoor: Telesia (aereoporti na-zionali, metropolitana di Milano e

tende informare sul valore di soli-darietà del Sostegno a distanza chepermette, con meno di un euro al

giorno, di sostenere direttamenteun bambino e la sua famiglia, lascuola che frequenta e l'intera co-munità; il Sad è uno strumento perprevenire l'abbandono dei minori,favorire l'accesso all'istruzione e allecure sanitarie di base per tutti ibambini.

Si sono da poco concluse le tournée teatrali degli attori e affezionati amicidel CIAI Gianluca Guidi, Gioele Dix, Maria Amelia Monti e PamelaVilloresi che, come ormai d’abitudine, abbiamo seguito durante le di-verse tappe grazie ai nostri volontari di tutta Italia. Come forse molti voi già sanno gli attori, a fine di ogni spettacolo, invi-tano il pubblico a contribuire alle nostre attività, caldeggiando una visitaal banchetto che i volontari hanno puntualmente allestito nel foyer del tea-tro; qui, a fronte di una piccola donazione, il pubblico può ritirare un gad-get a ricordo della serata.La stagione teatrale 2009-2010 ha visto anche una new entry: si tratta diBruno Armando e Gianmarco Tognazzi, che hanno portato in scenain tanti teatri d’Italia l’intrigante commedia “Die Panne ovvero la nottepiù bella della nostra vita”. In realtà per Bruno e Gianmarco si trattadi un “ritorno” al CIAI e li ringraziamo davvero per aver ancora una voltascelto di essere al nostro fianco.I risultati? Davvero importanti! Oltre 80 mila euro raccolti, che si trasfor-

meranno in aule, banchi,quaderni, stipendi per gliinsegnanti, etc per le no-stre scuole e i “nostri”piccoli amici.

Ringraziamo tutti gli at-tori, le compagnie tea-trali, i teatri che ci hannoospitato e tutti i nostri vo-

lontari, senza i quali nessuna di que-ste iniziative sarebbe stata possibile.Alla prossima stagione…

Se anche tu vuoi impegnarti inprima persona e diventare volon-tario CIAI chiamaci al numero tel. 0284844481 o scrivici a: [email protected]

La Scuola Superiore di Sogpelcè,in Burkina Faso, è stata termi-nata grazie ai fondi raccolti du-rante la stagione teatrale2009-2010

CHI è andato in scena

Un bambino africano che

corre e gioca con un vecchio

pneumatico; una bambina

curiosa che sorride e guarda

qualcuno dal basso in alto

GIOELE DIX: UN BAMBINO NON È MAI A DISTANZAÈ Gioele Dix il volto, oltre che l'idea-tore insieme a Gualtiero Peirce, delnuovo spot sul Sostegno a distanzadel CIAI. Lo spot della durata di 30’’è stato realizzato pro bono daGioele Dix, da tempo testimonialdell’associazione, con la regia diGualtiero Peirce e la produzione diPaco Cinematografica.L’attore è ripreso nella sua abita-zione mentre parla al telefono conun amico e spiega l'importanza delSostegno a distanza, una forma im-mediata di aiuto a favore di bam-bini in difficoltà e delle loro famigliein paesi in via di sviluppo: una rela-zione tra persone che può esserepiù 'vicina' di quanto si possa im-maginare. Tanto che il pneumaticovola nel salotto di casa Dix e l'attoresaluta la bambina che sembra es-sere a due passi da lui.Attraverso il nuovo spot, il CIAI in-

Roma), Grandi Stazioni.Tv locali: Onda TV (Abruzzo); Tele-genova (Liguria); GRP e Quadrifo-

glio Tv (Piemonte); TVBergamo Canale 931 Sky,Video Bergamo, Studio TV1, Più Blu Lombardia, Tele-Milano, Telecampione,Odeon Tv, Telereporter, An-tenna Tre Nord Est (Lom-bardia e Nord Italia).TV nazionali: Canale 5, Ita-lia 1 e Rete 4 (settimana 5-11/09).

Per la distribuzione dello spot rin-graziamo anche le concessionarie:Publikompass, Dad Digital Adverti-sing, Agenzia Generale PubblicitàAGP, Concessionaria La Bobbiese,Profit Group. Per l’ideazione e laproduzione: Gioele, Gualtiero e gliamici di Paco Cinematografica.

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NETWORK

Il 17 aprile a Padova si è svolto unincontro sul Burkina Faso, mo-mento conclusivo di un anno diattività della sede Ciai Venetotutte imperniate attorno a questoPaese. Per l’occasione ci siamo ri-

trovati con soci e sostenitori, famiglie adot-tive di bambini burkinabè e rappresentantidelle associazioni di immigrati burkinabèin Italia.Nel corso dell’anno abbiamo partecipatoad ogni evento organizzato sul territorioche avesse a che fare con l’Africa occiden-tale e, dopo ripetuti tentativi, siamo riu-sciti a trovare i contatti con alcuneorganizzazioni ed associazioni che lavoranocon e per il Burkina Faso.Un incontro molto importante è statoquello con la professoressa Failli che al-l’Università di Padova cura una rassegna sulcinema africano chiamata Immaginafricaalla quale sono collegati molti eventi ri-guardanti la cultura africana che si svol-gono sul territorio locale. La professoressaFailli, innamorata dell’Africa e infaticabilepromotrice di incontri con la cultura afri-cana, ha dato la sua totale disponibilità acollaborare con noi e ci ha messo in con-tatto con diverse associazioni di immigrati,con le quali è iniziata una collaborazioneche sta dando grandi frutti.L’Associazione Ebene di Padova, compostaper la maggior parte da donne provenientida vari Paesi africani, in particolar mododell’Africa francofona e impegnata in Italianell’accoglienza e accompagnamento didonne, madri e bambini che arrivano inVeneto e che richiedono aiuto e sostegnodi vario tipo, è una delle associazioni cheha collaborato con noi nell’organizzazionedella festa del 17 aprile. Le donne dell’as-sociazione hanno infatti curato l’aspettoculinario dell’incontro, ossia la cena conprodotti tipici burkinabè, immancabilemomento di socializzazione che tanto èstato apprezzato dai partecipanti. All’incontro hanno partecipato anche altre

Il Veneto incontra il BURKINA FASOdi Paola Rigodanza, Sara Guarda e Arianna Marcellan*

due associazioni di migranti burkinabè:Dacupa- Aiutarsi con sede ad Annone Ve-neto (Ve), in provincia di Venezia eUBGNI - Unione Burkinabè del GrandeNord Yatenga in Italia Onlus, di Bergamo. La giornata è cominciata con la proiezionedel video dei progetti in Burkina Faso delCIAI, molto apprezzato dai nostri amiciburkinabè che hanno confermato che i bi-sogni principali dei bambini del loro Paesesono l’istruzione e la salute (aggiungendoche, prima di tutto, per riuscire a fare qual-siasi cosa, serve l’acqua).Tra le corse ed i giochi dei bambini, la riu-nione è continuata con l’illustrazione daparte di Camilla D’Alessandro dei nostriprogetti in Burkina ed il racconto di Ema-nuela Di Pietro del viaggio fatto dai volon-tari in ottobre. Mariacristina Lusiani,sostenitrice padovana, ha poi raccontato lasua esperienza di quando è stata in Burkinaa visitare i progetti CIAI e di come questoabbia cambiato il suo modo di “vedere ilmondo”.È stata poi la volta dei nostri amici burki-nabè, rappresentanti delle associazioni ci-tate, che hanno raccontato del loro Paese,della loro esperienza di immigrati e del lorodesiderio di aiutare lo sviluppo del loroPaese.Nel corso della discussione è venuta forte,da parte degli immigrati, la richiesta di col-laborare per lo sviluppo dei nostri Paesi: inBurkina attuando progetti che aiutino losviluppo del Paese ed in Italia collaborandoin modo da favorire una cultura sempre piùaccogliente verso le diversità che possa fa-vorire l’integrazione delle persone immi-grate, con particolare attenzione aibambini.Questo incontro sul Burkina Faso non èsolo stato il culmine di un lungo lavoro di“tessitura” di relazioni tra associazioni chelavorano per l’Africa, ma anche l’inizio diuna serie di iniziative che proprio questi in-contri e queste amicizie hanno favorito. Larete creatasi con queste associazioni, infatti,

continua tutt’oggi vedendoci impegnati inalcuni progetti promossi da queste associa-zioni e che noi sosteniamo e con le qualicollaboriamo. Parallelamente all’impegno con le associa-zioni, abbiamo deciso di promuovere delleattività di conoscenza del Burkina tra i ban-chi di scuola, in particolare con la scuolamedia “il Tessitore” di Schio. Il progetto, daltitolo “Conoscersi per Accogliersi. Incontrotra Italia e Burkina Faso” aveva come obiet-tivo il coinvolgere i ragazzi in attività checonsentano di capire le relazioni presenti trale proprie vite e quelle degli altri abitanti delmondo, al fine di diffondere la compren-sione e il rispetto per una cultura e un mododi vivere diversi e di stimolarli verso unapartecipazione attiva ed una cittadinanzamondiale critica e consapevole. Il percorso, realizzato grazie al preziosoaiuto di Chiara Biffi che ha curato le atti-vità proposte ai ragazzi e di Camilla D’Ales-sandro che ha catturato l’attenzione di 150ragazzi raccontando con disarmante sem-plicità e precisione la quotidianità di adultie bambini burkinabè con cui è entrata incontatto durante il suo soggiorno in Bur-kina, ha portato buoni frutti. I ragazzi sonoparsi interessati alle varie attività e durantel’ultimo incontro abbiamo potuto notareuna crescita nella loro conoscenza e capa-cità critica, che ha confermato ancora unavolta l’importanza che l’educazione rivestenella vita di tutti noi.

* Sede CIAI Veneto

Diverse iniziative portateavanti dalla sede locale incollaborazione con altrerealtà associative e culturali del territorio

La sede di Monopoli ci consente da anni di rag-giungere le famiglie, gli aspiranti genitori adot-tivi e i sostenitori e simpatizzanti di una grandearea del sud Italia. Negli ultimi anni l’attività diquesta sede, seguita con grande passione dalla

NUOVA SEDE CIAI PUGLIA

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Hai un po’ di tempo a disposizione? Vuoi dedi-carti alla causa in cui credi? Vuoi sentirti mag-giormente partecipe del nostro lavoro in favoredei bambini del sud del mondo?Diventa volontario!

- Puoi attivarti organizzando iniziative sultuo territorio; attivare banchetti informativi edi raccolta fondi, in occasione di feste, eventispeciali, manifestazioni, mercatini, spettacoli.

- Puoi supportarci nelle attività di segrete-ria che si svolgono presso la nostra sede cen-trale e sedi regionali.

- Puoi costituire un gruppo locale pressola tua città, coinvolgere altri amici in attività dipromozione, sensibilizzazione e raccolta fondi.Metteremo a tua disposizione tutto il materialeinformativo pubblicizzando le iniziative sul no-stro sito alla sezione calendario appuntamenti.I volontari rappresentano il cuore della nostraorganizzazione; non occorrono doti particolari,bastano entusiasmo, interesse e attaccamentoalla causa.

Se vuoi partecipare alle nostre iniziative ocreare nuove opportunità per diffondere la mis-sion del CIAI puoi contattare Emanuela Di Pie-tro Tel 02 84844481 [email protected]

DIVENTA VOLONTARIO

02/06 Presenza alla corsa ciclistica “Giro deidue bacini” organizzata dalla A.S.D. Cicli-stica Viacca di Prato. La gara, che vede im-pegnati i ciclisti per 4 percorsi di 60, 80, 120e 155 km, si inserisce all'interno delle provedel campionato toscano di Cicloturismo. Inoccasione della 30a edizione della manifesta-zione, la società "Ciclistica Viacca" ha decisodi devolvere a favore del CIAI una parte dellaquota di iscrizione. I volontari del Gruppodi Prato sono stati inoltre presenti con unbanchetto informativo.

GTC CATANIA 21/05 Presenza in studio du-rante la trasmissione di Mariella Alì di RadioCatania della referente territoriale NucciaVannucci. Si è parlato delle attività del CIAI,del Sostegno a distanza e dei Regali Solidali.Intervista in diretta con la testimonial delCIAI Maria Amelia Monti, che ha raccon-tato la propria esperienza in India alla sco-perta dei nostri progetti. 21-23/05: Partecipazione alla fiera dedicataall’infanzia “Bimbus Village” presso il Cen-tro Commerciale “Le Zagare” di Catania. Ivolontari CIAI erano presenti con un ban-chetto informativo e hanno allestito unamostra fotografica sui progetti del CIAI inBurkina Faso con foto realizzate da MaurizioLandriscina.

consigliera Teresa Pepe Muolo supportata da unbuon gruppo di volontari, è notevolemnte au-mentata al punto da aver bisogno di una sedepiù grande e funzionale. Ed eccola qui, in queste foto, la nuova sede CIAIdi Monopoli, pronta ad accogliere quanti vor-ranno fare una visita.

Gruppi Territoriali in azioneQui sotto trovate, in estrema sintesi, le piùrecenti iniziative messe in atto da alcuni deinostri Gruppi Territoriali. A tutti loro, il no-stro più sentito ringraziamento.

GTC ROMA 19-24/04 Tappa romana dellatournée dello spettacolo Dixplay con l’attoreGioele Dix al Teatro Olimpico di Roma.25/05 Serata con i volontari romani “Allascoperta dei progetti del CIAI in BurkinaFaso” con proiezione del nostro filmato “Bur-kina Faso. Il Paese degli uomini integri”.

GTC PRATO 25/05 Cena e serata musicalebenefica organizzata presso la Trattoria “Amangià fora”. I fondi raccolti grazie alla seratasono stati devoluti alla Scuola di Ouettin, inBurkina Faso.

Un momento della cena organizzata dalGTC di Prato per raccogliere fondi a favoredel progetto Scuola di Ouettin, BurkinaFaso. Sotto, la referente del GTC CataniaNuccia Vannucci presso lo stand CIAI allamanifestazione “Bimbus village”

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NEWS

Etiopia

Sono sempre più numerose le ragazze nelleaule e nei laboratori scientifici delle universitàetiopiche: 32.600 su 79.200 maschi. Un datoincoraggiante per un Paese tra i più conserva-tori del continente. Il ministro per le Pari oppor-tunità, signora Muferihat Kamil, in un incontrocon un gruppo di neolaureate nel campus diHaromaya, nella regione a prevalenza islamicadi Harrar, ha sottolineato che il 14 per cento dei4.894 laureati di Horomaya in questo anno ac-cademico è composto da donne. Il rettore dellastessa Università, Belay Kass, ha annunciatoche sarà presto attivato un ufficio con il com-pito di offrire un 'sostegno speciale' alle stu-dentesse, cui sarà riservata una biblioteca.(AgiAfro)

Burkina Faso/1

Il Burkina Faso varerà un Programma per la ri-duzione della povertà, che punta a contempe-rare la crescita dell'economia con lo svilupposostenibile. Saranno create le condizioni atte aportare ad una diversificazione dell'economia eassicurare, nello stesso tempo, l'equilibrio delsistema macroeconomico. Il programma puntaanche a rivitalizzare e migliorare la gestionedelle risorse naturali. L'iniziativa è finanziata

dalla Banca per lo Sviluppo dell'Africa (AfDB),che ha concesso una sovvenzione di 14,8 mi-lioni di dollari e un prestito di altri 24,7 milioni.(AgiAfro)

Burkina Faso/2

Il primo impianto per la produzione di biocarbu-ranti ha iniziato l’attività in Burkina Faso. Il bio-carburante è ottenuto attraverso la lavorazionedei semi di jatropha, una pianta diffusa in Ame-

India/1

Il Primo Ministro indiano Manmohan Singh ria-pre la strada del dialogo con i separatisti ka-shmiri più moderati, quelli contrari allaviolenza. Lo ha dichiarato nei giorni scorsi du-rante un comizio presso l’università di scienzeagrarie di Srinagar, avvenuto in concomitanzaalla sua visita di due giorni nella capitale estivadell’ex ‘Perla’ del Raj Britannico. Lo scopo della missione lampo di Singh in Ka-shmir, è stato la revisione degli schemi di svi-luppo del territorio, conteso dal 1947 con ilPakistan, iniziativa accolta piuttosto male daiseparatisti, pronti a replicare con uno scioperogenerale per l’intera durata del soggiorno delpremier (Lettera 22)

India/2

Secondo il Multidimensional Poverty Index, cal-colo numerico con cui determinare l’incidenzadella povertà in un determinato contesto sociale,sfornato dalla Oxford Poverty and Human Deve-lopment Initiative, 8 stati dell’Unione Indianacontano più poveri delle 26 più povere nazionid’Africa sommate assieme. Si parla di 421 mi-lioni di poveri mentre nelle 26 più povere na-zioni africane si superano di poco i 410 milioni.Questo dato la dice lunga sulle condizioni di vitacui sono costretti gran parte degli abitanti dellaseconda potenza economica d’Asia. Conside-rando poi l’inevitabile superficialità dei sistemi distima adottati è legittimo interrogarsi sulle di-mensioni reali del problema se preso nella suatotalità. (Indika)

I Sabati dell’Adozione a Padova

S’intitola “Con i loro occhi” il nuovo ciclo di se-minari organizzati da CIAI Veneto con l’obiettivodi trattare alcune tematiche peculiari dell’espe-rienza adottiva ponendosi dallaparte dei bambini, mettendosi nei“loro panni” e, attraverso i loroocchi, cercare di cogliere la loro pe-culiare prospettiva. La riflessione attraverserà diversiambiti, dalla famiglia alla scuola,dall’adolescenza alla rete familiare esarà di volta in volta condotta dauno psicologo esperto e arricchitadal racconto di uno dei protagonistidell’adozione.Questi i primi 2 incontri che si svol-geranno a Padova, presso la Sala Pi-sani di Via Alsazia 3:2 ottobre, 9.30-13.00 ”Ma che ge-nitori pasticcioni!” Dalle preoccu-pazioni per i bambini alle

preoccupazioni dei bambini. Relatore: Carlo Ve-tere, psicologo psicoterapeuta consulente CIAI.13 novembre, 9.30-13.00 “Ma perché la tuamamma è bianca?” Età della scuola e ado-

zione. Relatore: Barbara Segatto, psicologa psi-coterapeuta consulente CIAIPer informazioni e adesioni: CIAI Veneto Tel 0498077210 – [email protected]

rica Latina, Africa e Australia che sopravviveanche a climi semi-aridi. La Belwet Biocarbu-rant è situata a Kossodo, la zona industrialedella capitale Ouagadougou. Al centro delnuovo complesso produttivo vi è un edificio cheospita le presse, il sistema per la raffinazione eun magazzino per lo stoccaggio dei semi di jtro-pha. L’impianto è in grado di produrre 5.000litri di biocarburante da 30.000 tonnellate disemi. (AgiAfro)

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NEWS

QUATTRO STRACCI, UNA RUPIA EUNA BAMBOLA DI CARTAPESTA(Fermenti, 75 pagine, 11 €)Felice Muolo

Accogliamo sempre con piacere lenuove produzioni letterarie dell’amicoFelice Muolo. E più che volentieri le se-gnaliamo ai lettori de L’Albero Verde.Questa volta Felice si è affidato alla casaeditrice Fermenti e ha pubblicato, nellacollana Garrula, il romanzo breve “Quat-tro stracci, una rupia e una bambola di cartape-sta”. Così lo ha recensito Stefania Nardinisul Corriere Nazionale: “Non ci vuolesolo sensibilità ma anche coraggio perscrivere un libro mettendosi nella pelle diun bambino. Di bambini si può scrivereraccontando delle storie, si può scrivereper loro, ma costruire come protagoni-

sta una bambina di nove anni, indiana,adottata da una coppia di italiana èun’impresa che richiede talento. FeliceMuolo l’ha fatto, ed è riuscito a far par-lare Pragasi immedesimandosi nei suoisentimenti, nelle sue paure, nelle sueemozioni.”Prosegue Nardini: “Il romanzo si leggein un soffio. Ed ogni pagina lascia riflet-tere, facendo sgranare gli occhi quandola bambina racconta del suo arrivo inItalia.”Il libro si può trovare online su Libreriauni-versitaria.it o IBS.it o richiederlo presso le li-brerie di tutta Italia.

Chi va & Chi vieneBurkina FasoNew entry presso la sede di Ouagadougou:Claudia Guidarini che si occuperà della pro-gettazione

Costa d’AvorioUn saluto a Cosimo Chiesa che ha terminatoil suo mandato come country representativepresso al sede di Abdjan. Gli subentra ValeryAssah a cui facciamo tanti auguri.

EtiopiaTermina alla fine di luglio il mandato di GiuliaAprile, programme manager presso la sede diAddis Abeba. La funzione è ricoperta, fino allafine di agosto da Sara Carcatella.

IndiaMarco Landi (foto)succede a Nuria Al-magro nella posi-zione di countryrepresentative.Marco a cui fac-ciamo tanti auguri,sarà operativopresso l’ufficio diPondicherry da metàsettembre ed attual-mente lavora pressola sede milanese.

VietnamNuovo country representative per la sedeHanoi: a Luigi Giani subentrerà Silvia Bar-bazza a cui facciamo tanti auguri per il nuovoincarico.

CambogiaUn affettuoso saluto a Gianni Santavicca cheha lasciato la sede di Phnom Penh dopo unalunga collaborazione con il CIAI. Country repre-sentative è ora Paloma Martin, affiancata daAndrea Broggi programme manager nelpaese dallo scorso mese di marzo.

ItaliaA partire da aprile è stata sdoppiata la dire-zione territoriale Africa in orientale e occiden-tale. Renata Nardi resta responsabile delladirezione Africa orientale mentre la direzionedell'Africa occidentale è stata assegnata Ca-milla D’Alessandro. Da luglio Nuria Alma-gro (foto) ha assunto la direzione territorialesud-est Asia.

L’Albero Verde

Direttore Responsabile Donatella Ceralli - [email protected]

Hanno collaborato: Nuria Almagro, GiuliaAprile, Francesca Capelli, Paola Cristoferi,Veronica Del Moro, Sara Guarda, Girija Ku-marbabu, Arianna Marcellan, FrancescaMineo, Daouda Ouattara, Paola Rigodanza,Francesca Silva, Graziella Teti

Foto: Archivio CIAI, Veronica Del Moro,Maurizio Landriscina (copertina), DanieleMusella, Davide Oldrini, Fabio Polenghi

Fotolito e stampa: Capriolo Venturini - Via G. Di Vittorio 6 Caleppio di Settala (Mi)

Spedizione: Capriolo Venturini - Via G. Di Vittorio 6 Caleppio di Settala (Mi)

Redazione: CIAI, Via Bordighera, 6 - 20142 Milano

Periodicità: Trimestrale- Spedizione in Abbo-namento Postale- Milano- Registrazione n.432 del 29/07/1994 Tribunale di Milano

Edizione: CIAI Centro Italiano Aiuti all’Infanzia Via Bordighera, 6 - 20142 Milano

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Non è vero che solo i grandi poeti, scrittori, musicisti sono degni di essere ricordati. Ci sono scelte che ognuno di noi può compiere e che

meritano un posto speciale nella memoria di chi verrà “dopo”. Permettere a bambini lavoratori o a bambine costrette a prostituirsi di tornare a

scuola, a giocare e a vivere come bambini è un gesto che resterà nel tempo e nella memoria. Scegli di fare testamento e ricordati del CIAI anche

con un piccolo lascito: non toglierai nulla ai tuoi eredi e regalerai un futuro migliore a tanti bambini. Se desideri ricevere l’opuscolo lasciti o avere

un colloquio riservato, puoi chiamare il nostro responsabile lasciti al numero 02.8484451, oppure inviare una e-mail a [email protected].

FARE TESTAMENTOPUÒ RENDERTI MEMORABILECON UN LASCITO TESTAMENTARIO A FAVORE DEL CIAI GARANTISCI UN FUTURO MIGLIORE A MOLTI BAMBINI DEL SUD DEL MONDO

CIAI via Bordighera, 6, 20142 Milano Tel. 02.848441 o 848.848.841 www.ciai.it