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Ai cooperatori sociali del Consorzio Agorà Perché non perdano mai l’entusiasmo dei 20 anni rimanendo i “ragazzi” che hanno deciso di mettere le persone al centro del proprio impegno quotidiano

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Ai cooperatori sociali del Consorzio Agorà

Perché non perdano mai l’entusiasmo dei 20 anni

rimanendo i “ragazzi” che hanno deciso di mettere

le persone al centro del proprio impegno quotidiano

Da un’idea di Manuel Sericano

Editing: Alessandra Grasso con la collaborazione di Virginia Grozio

Impaginazione: Davide Canazza

Grafica della copertina: Christian Canovi e i colleghi del CEL Torretta

Fotografie della copertina: Federico Grasso

Realizzazione grafica logo del ventennale: Pier Russo

Stampa: Pixartprinting SpA

Si ringrazia:Gianfranco Marocchi (Idee in rete), Maria Linda Falcidieno (Scuola Po-litecnica di Genova), Maurizio Bielli, Moai Studio (Genova).

Un ringraziamento particolare a tutti i tesisti che hanno dedicato sforzied entusiasmo alla realizzazione dei loro elaborati e ai colleghi del Con-sorzio Agorà che si sono simpaticamente prestati per le foto di coper-tina.

©Consorzio Agorà, 2016www.consorzioagora.it

finito di stampare nel gennaio 2016

#20AgoràLa parola agli studenti

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INDICE

Premessa a cura di Gianfranco Marocchi – presidente di “Idee in rete” p. 9Il Consorzio Agorà in breve (tratto dal Bilancio Sociale 2014) p. 12

AMBITO ECONOMICO1. “Modelli organizzativi ed assetti di governance nelle cooperative

sociali: il caso del Consorzio Agorà” di Luca Corallo p. 13Introduzione p. 13La storia di Agorà e la sua evoluzione p. 14La nascita di Agorà p. 14I servizi offerti e le aree di attività del Consorzio(dalle origini a oggi) p. 16L’ evoluzione del modello organizzativo di Agorà p. 20I lavoratori di Agorà (ieri e oggi) p. 22I lavoratori svantaggiati e l’inclusione lavorativa p. 23

2. Responsabilità sociale di Impresa e welfare aziendale - tre esperienzedel territorio ligure a confronto Etica, Toshiba T& D e Agorà” di Francesco Iasi p. 25

Introduzione p. 25Agorà Consorzio sociale p. 28Analisi della CSR e del welfare aziendale p. 29Gli interventi inerenti la CSR p. 30Gli interventi inerenti il welfare aziendale p. 32Gli interventi inerenti il work-life balance p. 35Obiettivi ricercati e strumenti di valutazione p. 37Il welfare aziendale: i protagonisti di Agorà p. 38Le ragioni del welfare aziendale p. 39I servizi di welfare forniti da Agorà p. 40CSR e welfare aziendale: riflessioni attraverso i due casi di studio p. 42Gli ambiti di intervento del welfare aziendale p. 44

AMBITO UMANISTICO3. “Il Consorzio Agorà e le politiche verso gli stranieri:

i nomadi” di Valeria Garassino p. 46Introduzione p. 46Agorà Consorzio Sociale p. 47La storia di Agorà e i suoi progetti p. 47I servizi delle cooperative e i lavoratori di Agorà p. 50 La struttura organizzativa e il sistema gestionale p. 52 Le aree di attività del Consorzio p. 53Agorà e i progetti in favore del gruppo nomadi p. 59Gli operatori di Agorà impegnati nei progetti in favore dei nomadi p. 59

4. “Counseling aziendale: il bilancio di competenze dei volontaridel Servizio Civile Nazionale” di Arianna Novelli p. 67

Introduzione p. 67Il Servizio Nazionale Civile p. 68Storia e caratteristiche p. 68Opportunità per gli Enti p. 69Il progetto di Servizio Civile Agorà: Macramè FUN 2014 p. 69

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5. “Convivenza, confronto e gestione delle decisioni comuniin un quartiere genovese” di Luciano Leporatti p. 72

Introduzione p. 72

6. “Ri-pensare le differenze” di Luana Castellani p. 75Fenomeni di discriminazione e stigmatizzazione sociale delle differenze p. 75

7. “La Divulgazione Scientifica e i nuovi strumenti multimedialI”di Chiara Francesca Sottili p. 81

La città dei bambini e dei ragazzi di Genova p. 81Il progetto p. 82Le attiità tra multimedialità e interazione p. 88Esperienza lavorativa presso lo science centre “La città dei bambini” p. 91

AMBITO GIURIDICO8. “Lo status dei minori richiedenti Protezione internazionale

in Italia - Tangram un progetto di Genova” di Virginia Pedullà p. 94Introduzione p. 94L’esperienza di Genova: il progetto Tangram p. 96Il comune di Genova e i rifugiati p. 96Il progetto Tangram p. 98Risorse finanziare del progetto p. 100Organigramma p. 101Risultati raggiunti p. 103

AMBITO ARCHITETTONICO9. Collaborazione con la Facoltà Architettura di Genova,

corso di Laurea breve in Disegno Industriale p. 106Introduzione p. 106Il valore dell’apprendimento attraverso il gioco p. 107L’importanza di riferimenti “certi” p. 107Una comunicazione non ambigua tutta basata sulle immagini p. 107

Conclusioni p. 112

Immagini

Figura 1 p. 12Figura 2 p. 108Figura 3 p. 109Figura 4 p. 110Figura 5 p. 111

Premessa a cura di Gianfranco MarocchiPresidente del Consorzio nazionale “Idee in rete”

Ci sono molti modi per raccontare 20 anni di attività. Il Consorzio Agorà hascelto di affidarsi alla voce di giovani che, in occasione delle proprie tesi dilaurea, ne hanno studiato alcuni aspetti caratteristici. Agorà sceglie quindidi essere rappresentato dallo sguardo di persone relativamente esterne almondo della cooperazione sociale, di farsi leggere da chi, proprio in virtùdella propria collocazione, è in grado di vedere anche aspetti dati perscontati da chi è coinvolto nella quotidianità delle organizzazioni.

Il ritratto che ne esce ha in primo luogo questo pregio: racconta una storianon con gli occhi di chi già sa, ma di chi impara a conoscere e quindisente il bisogno di raccontare quello che spesso un cooperatore socialenon direbbe di sé; l’esito di questa scelta fa ben emergere alcune delleprincipali caratteristiche di Agorà, che lo rendono un caso di grande inte-resse nel panorama del Terzo settore italiano. Proviamo di seguito a evi-denziarne alcune, sperando di invogliare chi legge ad addentrarsi nellepagine che seguono, nelle poche righe dedicate a ciascuno dei temi svi-luppati e documentati.

Un tassello importante del welfare locale e del suo sviluppo. Un primo ele-mento che ben traspare è come Agorà – come buona parte della coo-perazione sociale italiana – abbia costituito, per il proprio territorio, untassello imprescindibile del welfare locale. Insomma, Genova, la Genovadella solidarietà, non sarebbe la stessa senza Agorà. E di qui una riflessionesul senso più profondo del ragionare sull’impatto sociale, tema molto di-battuto in questa fase, anche se talvolta in termini confusi. Impatto significain primo luogo che sul proprio territorio, senza Agorà, non sarebbe stato lostesso, che Agorà ha accompagnato – talvolta come partner, talvoltacome soggetto capace di trainare gli altri attori, compresa la pubblicaamministrazione – lo sviluppo del welfare genovese in una pluralità dicampi, dai giovani agli anziani, ai migranti.

La cura della qualità. Agorà esce da queste pagine come soggetto chenell’intervento sociale considera la qualità e la competenza non comemere opzioni aggiuntive alla scelta di lavorare per la propria comunità, macome un aspetto fondante e sostanziale. Perché nella qualità vi è la ca-pacità di portare effettivo cambiamento sociale, vi è il più profondo rispettoper chi necessita di un sostegno e ha diritto di ricevere i servizi migliori.

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I soci e i lavoratori, il vero capitale dell’impresa sociale. Se la qualità e lacompetenza sono centrali, quando si opera in servizi con intensa relazio-nalità, non si può prescindere dal ragionare sulle persone che prestanomaterialmente i servizi. Queste sono al tempo stesso cittadini, che hannocondiviso la scelta di operare per il cambiamento sociale, e persone che,a loro volta, sono soggetto di bisogni e di attenzioni. Quindi, l’organizza-zione deve essere in grado al tempo stesso di chiedere coinvolgimento edi trasmettere la sensazione che la stessa attenzione riservata ai destinataridei servizi sia dedicata a chi lavora. Da alcuni dei contributi che si possonoleggere in queste pagine emerge un’attenzione sistematica alle necessitàdelle persone, che possono avere diversi risvolti: da quelli più immediata-mente inquadrabili in termini economici, a quelli relativi alla flessibilità perla gestione di bisogni personali e familiari, e quelli inerenti la necessità diservizi di conciliazione. Agorà è anche un’esperienza avanzata di welfareaziendale, ben raccontata da uno dei contributi.

Un modello impegnativo di integrazione imprenditoriale. Agorà rappre-senta una sfida di integrazione imprenditoriale singolare nel panoramacooperativo italiano; si tratta di un processo volontario e non costrittivo,tanto è vero che dentro al Consorzio vi sono gradi di integrazione impren-ditoriale, sulla base della storia e delle scelte delle cooperative associate.Soprattutto in alcuni casi, Agorà rappresenta un esempio non comune discelta di alcune cooperative di vivere in modo integrato le principaliscelte di impresa, dalle strategie di sviluppo ai servizi, fino alla scelta stessadelle cooperative di rivedere i propri confini di impresa e di dare vita,come si legge in una delle ricerche, a percorsi di fusione.

Una governance a due poli. Agorà rappresenta un caso anomalo nel pa-norama della cooperazione sociale italiana rispetto alle proprie scelte intema di governance, probabilmente tra i pochi nel nostro Paese a carat-terizzarsi in modo così nitido: vi è da una parte un consiglio di amministra-zione con ruoli di indirizzo politico e di verifica, dall’altra un management– che necessariamente è distinto dal consiglio di amministrazione –, cheha il compito di mettere in atto tali indirizzi. È possibile leggere in questascelta, non comune in un mondo fatto di presidenti-coordinatori-direttori,di salvaguardare una chiarezza di ruoli tra chi - sulla base di un mandatorappresentativo - definisce gli orientamenti strategici e chi – sulla basedella propria competenza tecnica - è chiamato a realizzarli.

Un Consorzio orientato alla contaminazione. Nelle pagine dei tesisti silegge anche di un Agorà che crede e investe nel confronto e nella con-taminazione con le imprese del territorio; la scelta di essere promotori di

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Eticlab, un’esperienza originale di collaborazione tra imprese profit e nonprofit sul tema della responsabilità sociale di impresa, racconta di unavolontà di aprirsi anche ad orizzonti non tipici del Terzo settore italiano, inun processo di reciproco arricchimento, a partire dal concreto confrontosu un tema condiviso.

Raccontare per rendere conto. Sempre in queste pagine troverete, ac-canto ai contributi dei giovani ricercatori, il Bilancio sociale del ConsorzioAgorà; si tratta, per Agorà, di una scelta di investimento consolidata, chedi anno in anno ripropone numeri e informazioni che descrivono quantofatto a vantaggio dei diversi stakeholder – i destinatari dei servizi, i lavora-tori, la comunità sociale, in generale. In questa scelta vi è un valore pro-fondo, la consapevolezza che il senso dell’azione sociale non si giustificaper il fatto stesso di esistere, ma deve essere documentato, quantificatoe reso disponibile. Redigere un bilancio sociale di qualità presuppone uninvestimento costante della struttura organizzativa e una consapevolezzadiffusa che il “rendere conto” sia un aspetto fondante per chi vuole af-fermare la valenza sociale delle proprie azioni.

Il tutto senza perdere freschezza e capacità di innovare. Certo Agorà èuna grande soggetto della cooperazione sociale ligure e italiana, con isuoi 600 lavoratori e i suoi 15 milioni di euro di fatturato. È un’impresa di di-mensioni considerevoli, che necessariamente richiede, nella gestionequotidiana, alti gradi di formalizzazione e specializzazione. Ma è ancheun soggetto che non ha perso la capacità di innovare e trovare il gustodi nuove scommesse. Tra i tanti servizi che si trovano raccontati nelle tesidi laurea e nel bilancio sociale, ci piace chiudere mettendo in primopiano una delle ultime iniziative intraprese dal Consorzio, la Locanda degliAdorno, per tanti motivi. Perché raccoglie in pieno la scommessa che do-vrebbe essere al centro di ogni impresa sociale: quella della trasforma-zione sociale, dal momento che rappresenta il punto di partenza diun’azione di riqualificazione di una delle aree più degradate del Centrostorico genovese. Perché è una sfida di mercato, un ristorante che si so-stiene se le persone vanno a magiare e, quindi, se è in grado di produrrecibo di qualità: una scommessa di impresa su cui Agorà ha investito risorseconsistenti. Perché è un modo per “sentirsi consorzio”, dove operatori edirigenti possono ritrovarsi per condividere un pranzo. Perché, infine, nonè infrequente trovare i vertici del management di Agorà in cucina o a ser-vire ai tavoli: un bisogno, condiviso da tanti dirigenti della cooperazionesociale, di svolgere funzioni complesse e di grande responsabilità, senzaperdere contatto con l’operatività quotidiana; anzi, trovando il gusto e ilpiacere di farlo.

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Il Consorzio Agorà in sintesi

Il Consorzio Sociale Agorà è un consorzio di 10 cooperative sociali, cheinclude sia cooperative di tipo A (che offrono servizi socio-sanitari ededucativi) sia di tipo B (per l’inserimento lavorativo alle persone svan-taggiate con attività di produzione lavoro). E’ stato fondato nel 1995con la volontà di dar vita a un soggetto forte e capace di rispondereai bisogni sociali, educativi, di formazione e sviluppo della collettività.Negli anni seguenti, la base sociale delle cooperative del Consorzio ècostantemente aumentata. Nel 2012 si è definito un nuovo assetto ge-nerale, attraverso un processo di fusione per incorporazione. Oggi ilConsorzio Agorà ha raggiunto una dimensione rilevante (quasi 600 per-sone stabilmente impegnate) e ha un profondo radicamento sul terri-torio regionale.

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Figura 1. Infografica sulConsorzio Agorà. Im-magine tratta dal Bi-lancio Sociale 2014(Moai Studio).

1.“Modelli organizzativi ed assetti di governance nellecooperative sociali: il caso del Consorzio Agorà”

Università degli Studi di Genova, Scuola di Scienze Sociali - Dipar-timento di Economia. A cura di Luca Corallo; relatore Prof.ssa Te-resina Torre, A.A. 2014/2015.

1.1- Introduzione

L’obiettivo del presente elaborato è l’analisi dei principali modelli di go-vernance adottati dalle cooperative sociali, del loro settore di riferi-mento e delle caratteristiche principali di queste realtà. Al fine diagevolare il lettore, il lavoro è stato impostato partendo da una pano-ramica sulle cooperative sociali, dalla normativa al contesto di riferi-mento.

Successivamente, si è passati ad esaminare i diversi modelli organiz-zativi che contraddistinguono le imprese sociali, per arrivare infine a de-lineare le caratteristiche che le differenziano dalle altre realtà del Terzosettore e dalle imprese profit. Nel secondo capitolo è stato approfon-dito il caso del Consorzio Agorà, attivo a Genova e in Liguria dal 1995.Dopo un breve discorso di presentazione dell’impresa sociale, sono statipresi in esame il modello organizzativo, osservandone l’evoluzione nelcorso del tempo, i servizi offerti, le aree di attività e infine i lavoratori diAgorà, con un focus particolare sulla differenza fra dipendenti e soci.

Analizzate le caratteristiche che contraddistinguono Agorà, nel Ca-pitolo 3 si è proceduto con l’esame di altri due Consorzi ossia PLL (Pro-getto Lavoro Liguria, che opera nell’area genovese) e il GruppoTassano (con sede a Casarza Ligure), al fine di effettuare un’analisicomparativa per evidenziare eventuali similitudini o differenze. Si vedràche, nonostante le tre realtà presentino dei punti in comune, Agorà ècaratterizzata da aspetti piuttosto singolari; in primo luogo, la presenzaal suo interno di un Consorzio “leggero” e uno “pesante”; inoltre, il Con-sorzio gestisce in prima persona i servizi, servendosi del personale delleCooperative.

Nel Capitolo 4, infine, il discorso è stato spostato sul tema della go-

vernance. In primis, si è cercato di far comprendere la centralità dellaGovernance nell’ambito della cooperazione sociale, per passare suc-cessivamente ad elencare tutti i fattori “interni” ed “esterni” che inci-

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Ambito economico

dono sui governi delle imprese e sui modelli adottati. In seguito, si è pro-ceduto con il tema della Corporate Social Responsibility. Nell’ambitodelle cooperative, si vedrà che un filone di pensiero considera la CSRcome una concezione di governance “allargata”, nel senso che chigoverna l’impresa ha doveri non solo nei confronti dei proprietari maanche e soprattutto verso tutti gli stakeholder con i quali l’impresa inte-ragisce. Alla fine, sono stati esaminati tutti gli interventi di Agorà nell’am-bito della CSR e del welfare, con un focus sulla rete come particolaremetodo di diffusione della Corporate Social Responsibility. A tale pro-posito, è stato riportato il caso di Eticlab.

1.2 - La storia di Agorà e la sua evoluzione nel tempo

1.2.1 - La nascita di AgoràIl Consorzio sociale Agorà nasce a Genova il 9 Gennaio 1995 con loscopo di rispondere ai bisogni sociali, educativi, di formazione e di svi-luppo della collettività. Si tratta di un consorzio di cooperative sia di tipoA che di tipo B.

Fin dalle origini, Agorà ha esteso la propria attività anche al di fuoridel comune di Genova e ha consolidato il suo posizionamento strate-gico con lo sviluppo di un’ampia varietà di servizi alla persona. Oggi,Agorà ha raggiunto una dimensione notevole ed è una realtà affer-mata in tutto il territorio regionale, dal momento che è titolare di pro-getti in rete che riguardano tutte le province liguri, oltre a gestire serviziin circa la metà dei Comuni della provincia di Genova. Nel 1995 il Con-sorzio era composto da quattro cooperative: Incontro, Cesto, Pramare Cosset, che avevano una dimensione territoriale ed erogavano serviziprincipalmente per i minori (area socio-educativa).

Le ragioni della nascita del Consorzio sono ben riassunte nella frasedi Luca Moro, Direttore Amministrativo di Agorà: «Il Consorzio si è formatoperché la competizione esistente sul mercato in quel momento lo richie-deva. Le varie cooperative avevano delle affinità fra di loro e si è pen-sato che unirsi avrebbe portato alla nascita di una struttura forte. Neglianni, i risultati ci hanno dimostrato che questa scelta è stata di fonda-mentale importanza, poiché le realtà più piccole hanno avuto difficoltàenormi, fino ad uscire dal mercato». Lo stesso Moro spiega che la causaprincipale del fallimento di alcune cooperative, oltre alle loro piccoledimensioni, è stata determinata da crack finanziari: «Già a partire daglianni ’90, certe cooperative non sono state più in grado di pagare i di-pendenti e i fornitori. Agorà, a tale proposito, è stata la prima a lavoraresulla struttura finanziaria. L’unico problema che abbiamo avuto in ven-

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AmbitoEconomico

t’anni di attività è stato un pagamento di uno stipendio in ritardo ai socinel 1998, pagato dopo poco tempo. In un’epoca come quella chestiamo vivendo, dove ogni giorno chiudono imprese, siamo molto orgo-gliosi di aver sempre pagato con regolarità i nostri dipendenti».

Fin dall’inizio, la forza del Consorzio risiede nel “principio di solida-rietà”, vero e proprio fondamento nella gestione interna: malgrado esi-stano settori in perdita o che non garantiscono buone performanceeconomiche, la scelta di Agorà è quella di non dismetterli, ma di com-pensare le perdite eventualmente generate con i profitti derivanti daaltre aree più performanti. La ragione che sta dietro a questa filosofiadel Consorzio è diretta in primis alla tutela dei dipendenti: conservareun settore significa infatti mantenere posti di lavoro. In secondo luogo,si pensa al benessere degli assistiti e dei destinatari dei servizi, che pos-sono in tal modo continuare a beneficiarne. A titolo esemplificativo, sipensi al settore degli asili nido: nonostante non sia un ambito di puntasul fronte economico, assolve a un bisogno sociale importante e perquesto il Consorzio ha deciso di mantenerlo attivo. La decisione diAgorà è stata coraggiosa e ha permesso il mantenimento dei posti dilavoro, nonché l’erogazione costante dei servizi di cura.

Con il passare degli anni, le cooperative aderenti al Consorzio sonoaumentate notevolmente, arrivando a luglio 2015 a una struttura com-posta da 10 cooperative sociali: Koinè, Televita-Agapè, Proges, Lo Sfero,Gente di mare, La Goccia, L’Abete, Avalon, Centro Studi Comunica-zione Facilitata, Maxone labora.Con il passare degli anni Agorà ha puntato sull’innovazione allo scopodi diversificare il mercato di riferimento. A tale proposito, significativesono le parole di Alessandra Grasso, referente della comunicazione: «In-novazione sociale per noi significa sperimentare, mettere assieme solu-zioni e aspetti che già esistono per dar vita a qualcosa di nuovo, a serviziche prima non esistevano».

Nell’ambito dei servizi turistici, ad esempio, il Consorzio si occupadella gestione de “La città dei bambini e dei ragazzi”, nata presso ilPorto Antico di Genova nel 1997. Questo innovativo servizio si distaccanotevolmente dai classici baby parking, in quanto il bambino non puòessere lasciato solo dal genitore (o dall’adulto accompagnatore). Al-l’interno di essa, vi sono animatori (dipendenti e soci di Agorà), laureatiin diversi ambiti, che si occupano di trasformare in didattica i contenutiscientifici e pedagogici più diversi. “La città dei bambini e dei ragazzi”è una vasta area gioco di oltre 3000 metri quadrati all’interno dellaquale gli animatori coinvolgono i giovani visitatori in diverse attività, aseconda delle fasce di età. Per i più piccoli, dai 2 ai 3 anni, è disponibileil “piccolo bosco”: area allestita con una casetta, un ponte e altri og-

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getti che permettono ai bambini di scoprire il mondo e l’ambiente cheli circonda. Per i bambini dai 3 ai 5 anni è disponibile invece il “can-tiere”, dove è possibile giocare a costruire una casa con mattoni digommapiuma, secchi, carriole e gru giocattolo. Quest’area è dotatadi schermi digitali e touch screen, utilizzati dai bambini e dagli adultipiù creativi per disegnare con il dito. Infine, per i ragazzi dai 6 ai 12 annisono previsti dei giochi che consentono di entrare in contatto con temirelativi a scienza e tecnologia.

Tra i servizi innovativi del Consorzio, un altro esempio concreto èquello della “Locanda degli Adorno”, un ristorante situato in Vico degliAdorno a Genova, nel Ghetto, nei pressi di Porta dei Vacca. Nell’am-bito del processo di riqualificazione di questo quartiere il Comune hamesso a disposizione dei fondi pubblici per la ristrutturazione edilizia.Agorà si è occupata di tale intervento non solo da un punto di vistastrutturale, ma anche sociale. Con l’apertura del ristorante, sono statiassunte persone di fasce svantaggiate (oggi dipendenti a tempo in-determinato del ristorante), per dare un’opportunità (inclusione) lavo-rativa a chi avrebbe avuto difficoltà a entrare nel mondo del lavoro.All’interno del ristorante vengono realizzate attività culturali di vario ge-nere (mostre, presentazioni di libri, conferenze ecc.) allo scopo di av-vicinare i genovesi a quella zona.

1.2.2 - I servizi offerti e le aree di attività del ConsorzioAgorà ha iniziato la sua attività nel 1995, erogando servizi socio-edu-cativi, quali affidi educativi individuali, centri di aggregazione e cen-tri socio-educativi. Dai primi anni 2000 si sono aggiunti servizi per laprima infanzia (in particolare, gli asili nido) e servizi per l’inserimentolavorativo con la nascita delle prime cooperative di tipo B. Questehanno iniziato a erogare servizi differenziati a favore dell’inclusionelavorativa, tra cui l’attività di lettura dei contatori di gas e acqua, ser-vizi alle imprese, ristorazione e pulizie.

Successivamente, il Consorzio si è occupato della gestione di ser-vizi per anziani: residenziali (come le case per anziani) e non (sia as-sistenza domiciliare che forme di assistenza leggera, come i “custodisociali”) di cui Agorà è stata pioniere in Italia. Sempre nell’ambitodei servizi per anziani, Agorà è tra i primi consorzi a dotarsi di un cen-tralino dedicato per le chiamate di emergenza, che impiega personecon disabilità di diverso genere. Il protocollo prevede che l’anzianoda monitorare tenga con sé un apparecchio che in caso di neces-sità faccia partire dal telefono dell’anziano una chiamata automa-tica a un centralino aperto 24 ore su 24. Questo avvisa i famigliari o

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i vicini dell’emergenza in corso. Agorà mette inoltre a disposizione degli anziani una serie di atti-

vità, centri e servizi:

• la comunità alloggio è una residenza per anziani autosufficienti didimensioni piuttosto contenute, per favorire le interazioni fra gliospiti.

• la residenza protetta “Zunino” è invece destinata agli anziani par-zialmente autosufficienti. Nata nel 2005 da una collaborazione traAgorà e il Comune di Tiglieto, la struttura ha l’obiettivo di risponderealle esigenze di assistenza sempre maggiori dei residenti per i qualinon è più sufficiente un servizio di assistenza domiciliare. Il nomedel centro è stato scelto in onore di uno storico medico del luogo,il dottor Vittorio Zunino.

• i servizi di assistenza domiciliare sono erogati grazie ad operatoriche hanno il compito di supportare, curare e accompagnare an-ziani autosufficienti o parzialmente autosufficienti.

• oltre al già citato telesoccorso, Agorà eroga anche il servizio di te-lecompagnia. In questo caso, gli operatori contattano telefonica-mente l’anziano per monitore il suo stato di salute generale etenere compagnia.

• per rallentare e prevenire il decadimento psicofisico degli anziani,il Consorzio ha creato i Centri diurni e di animazione per anziani,che stimolano anche la socializzazione fra gli ospiti.

La Cooperativa Televita, infine, gestisce un servizio di custodi socialiche monitorano costantemente un migliaio di anziani all’anno, segna-lati dai Servizi sociali del Comune. Nell’ambito dei servizi di assistenzafamiliare, va menzionato il Progetto “Codice d’argento”, nato in via spe-rimentale nel 2012 da un incontro delle esigenze dell’Ospedale SanMartino e l’esperienza nell’assistenza domiciliare di Agorà, su un finan-ziamento biennale del Ministero della Salute. Il progetto ha l’obiettivodi ridurre i tempi di ricovero dei pazienti, in particolare, degli anziani. Ilservizio si rivolge ai pazienti ricoverati con condizioni di salute buone estabili, ma con fragilità dal punto di vista familiare e sociale, che neostacolano la dimissione. Il servizio ha consentito la riduzione dei costilegati alla degenza prolungata ed è stato successivamente esteso al-l’Ospedale “Villa Scassi” di Sampierdarena con il progetto “Meglio a

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casa” e agli Ospedali di Lavagna, La Spezia, Chiavari e Savona.Altre attività che si sono sviluppate in maniera esponenziale negli ul-

timi anni sono i servizi per stranieri, come l’accoglienza per i profughi,quella per i minori non accompagnati nel territorio e le emergenzeumanitarie. In tale ambito, il Consorzio gestisce strutture di accoglienzaresidenziale all’interno del Sistema SPRAR (Servizi protezione richiedentiasilo e rifugiati): una per minori richiedenti protezione internazionale;una per adulti maschi; una struttura per minori non accompagnati equattro appartamenti per nuclei famigliari. Sotto l’aspetto socio-edu-cativo, Agorà eroga servizi anche per gli stranieri, mettendo a loro di-sposizione centri educativi e di integrazione per extracomunitari.Interessante, sotto questo aspetto, è il “Progetto Nomadi Genova”:Agorà invia il proprio personale all’interno dei campi nomadi, che svol-gono attività socio-educative rivolte ai bambini, alle loro famiglie e aigiovani, al fine di promuovere l’integrazione e la convivenza civile congli Italiani.

Negli ultimi anni Agorà si è impegnata anche nella promozione direti per lo sviluppo di progettazioni di tipo europeo, come le attivitàvolte allo sviluppo d’impresa e alla formazione professionale delle fascepiù deboli, realizzate su reti europee, quindi con partnership sovrana-zionali soprattutto a partire dal 2010.

Fin dai primi anni di operatività, il Consorzio ha gestito i Centri Serviziper i Minori e la Famiglia per conto del Comune di Genova per gli affidieducativi individuali, con educatori a disposizione del giovane in diffi-coltà, su segnalazione dei Distretti sociali; i centri di aggregazione, ossiainiziative educative e ricreative rivolte a tutti i bambini e i ragazzi di unadeterminata zona; e i servizi di educativa territoriale, che hanno l’obiet-tivo di proporre percorsi di crescita per il minore nel territorio di riferimento.

Nel 1999 è nata la CAUP (Comunità Alloggio per Utenza Psichiatrica)per offrire servizi residenziali a fini riabilitativi, destinati alle donne con di-sagi psichici. L’obiettivo è quello di effettuare un progressivo reinseri-mento sociale della donna, facendo sempre attenzione alleproblematiche di ogni paziente.

La Comunità Educativa Assistenziale e Territoriale hanno invece loscopo dell’inserimento sociale di ragazzi senza famiglia; sotto questoaspetto, il Consorzio lavora a stretto contatto con i servizi sociali, per de-finire insieme gli specifici percorsi di crescita di ogni ragazzo, a frontedelle differenti problematiche.

Importante è anche il Centro di Prima Accoglienza minorile di Ge-nova, all’interno del quale vengono tenuti i minori arrestati per tre giorni,in attesa che il GIP decida la loro destinazione. Il Centro è l’esatto op-posto di un carcere, dal momento che gli educatori accolgono e dia-

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logano con i giovani ospiti durante la loro permanenza. Agorà è molto attiva anche nell’ambito dell’infanzia e dell’anima-

zione. In questo settore, il Consorzio ha puntato inizialmente sulla crea-zione di asili nido, il cui numero è cresciuto negli anni, fino ad arrivare ai5 attuali: La Trottola, Coniglio Blu, Zerovirgolatre, La Trottola dei colori,La Mimosa dei bimbi. Il Consorzio inoltre si è occupato di Spazi Famiglia: centri gioco dedicatial mattino ai bambini fino a 3 anni, mentre al pomeriggio ai bambinifino a 6 anni, accompagnati dai genitori. Il Consorzio ne ha gestiti tre:Gnomi e folletti, Lo spazio delle meraviglie e La lanterna magica.

Nel 1997, dopo l’emanazione della legge Turco 285, ha preso vita ilProgetto Diamante, pensato per le famiglie disagiate che abitano nelquartiere genovese di Begato per rispondere a emergenze abitative esociali. L’intervento degli operatori di Agorà si pone l’obiettivo di lavo-rare con i giovani per offrire loro opportunità d’integrazione sociale, uti-lizzando anche strumenti educativi che li coinvolgano sulle tematichedi maggior attualità (educazione fra pari). In quest’ottica, si lavora sullaresponsabilizzazione dei ragazzi, stimolandoli a inventare essi stessi mes-saggi di utilità sociale.

Con il passare degli anni il Consorzio ha creato numerosi servizi de-stinati agli abitanti di Begato: per i più piccoli è stata creata l’“AreaGioco Diamante”, nella quale i bambini dai 16 ai 36 mesi vengono ac-cuditi nelle ore della giornata in cui i genitori lavorano. Altri servizi sonoun poliambulatorio, una polisportiva che permette ai giovani della zonadi fare sport gratuitamente, un centro di ascolto e assistenza e lo “Spa-zio Zero”, un centro dedicato all’educazione dei minori. Gli operatoridi Agorà hanno creato anche il giornalino “Diamante vivo”, con ricettegastronomiche, interviste agli abitanti del quartiere e novità su progettiche interessano Begato, per coinvolgere gli abitanti facendoli sentireparte viva del quartiere. Nel 2012 è sorta la Casa per l’educazione am-bientale, gestita da Agorà e dalla Associazione del quartiere di Begato.Con il supporto di fondi regionali, è stato restaurato con materiali di ri-ciclo e bio-compatibili un edificio abbandonato. La casa auto-pro-duce energia ed è dotata di una serra, nella quale i ragazzi delle scuolegenovesi possono svolgere attività laboratoriali sui temi del riciclaggioe della sostenibilità ambientale. Significativa è la testimonianza di Pa-trizia Palermo, assessore del Municipio Valpolcevera, che fa capire l’im-portanza della casa e del laboratorio: «la creazione di un laboratoriopermanente di idee (seminari, convegni, tavole rotonde), esperienzedirette e di studio assume particolare significato in Val Polcevera e so-prattutto nel quartiere Diamante. Lo sviluppo industriale, urbano e so-ciale in tale porzione della città permette di avviare percorsi di

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riflessione importanti per un ripensamento di politiche non sempre ri-spettose del contesto ambientale e sociale locale. Il laboratorio è lospazio della sperimentazione e il quartiere Diamante è l’emblema dellanecessità di sperimentare nuovi spazi fisici, architettonici e sociali».

Inoltre Agorà organizza ogni anno attività estive per i giovani sotto isei anni, sia a Genova che a Rapallo. Il Consorzio fornisce anche soste-gno educativo ai bimbi figli di madri detenute fino ai tre anni.

Nell’ambito dei servizi turistici, spicca il servizio di accoglienza turi-stica al Porto Antico che si occupa di fornire informazioni ai turisti nelleprincipali lingue straniere.

Da alcuni anni Agorà ha stipulato una convenzione con l’Universitàdegli Studi di Genova, per fornire assistenza agli studenti universitari di-sabili, mettendo a disposizione educatori dedicati.

1.2.3. L’evoluzione del modello organizzativo di Agorà Nell’ambito dell’analisi del modello organizzativo di Agorà, fac-

ciamo riferimento a due definizioni di Consorzio: “leggero” e “pesante”.Il primo consiste in un’aggregazione di più soggetti che si associano perfar gestire da un ente una serie di servizi, quali amministrazione (conta-bilità e paghe), gare d’appalto, ricerca e sviluppo ecc. I soggetti asso-ciati conservano la loro autonomia gestionale. Al contrario un consorzio“pesante” assume la responsabilità delle decisione e delle strategiecome general contractor. Il Consorzio in questo caso non solo offre alleconsorziate dei servizi, ma le rappresenta sul mercato, elaborando stra-tegie commerciali e decidendo le gare a cui partecipare. Un consorziodi questo tipo ha una struttura tecnica importante che comprende unadirezione commerciale, un ufficio gare, un ufficio progettazione e unufficio amministrativo. In sintesi il Consorzio risponde nei confronti di terzidelle obbligazioni assunte; pertanto, il lavoro delle cooperative è mo-nitorato dal management del Consorzio.

Nel caso di Agorà i due modelli coesistono rappresentando così unmodello organizzativo particolare e unico in Italia. Formato inizialmenteda quattro cooperative, il Consorzio al 2011 nel rapporto con nove coo-perative assumeva le caratteristiche di consorzio pesante. Cinque ope-ravano nell’ambito socio-educativo, rivolgendosi prevalentemente aiminori, ed erano Cesto, Incontro, Pramar, Cosset e Tau. All’inizio del 2012sono state interessate da un processo di fusione che ha dato vita allaCooperativa Koinè. Le altre - Televita, Agapè, Lunga Domenica - ero-gavano servizi per anziani; anch’esse sono state oggetto di una fusione,che ha decretato la nascita di Televita Agapè. L’unica Cooperativa le-gata al Consorzio da un rapporto “pesante” che non è stata coinvolta

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in processi di fusione è Proges (tra l’altro, la sola di tipo B). Attualmente Koinè, Televita Agapè e Proges sono le tre Cooperative

firmatarie di un accordo mediante il quale hanno affidato al Consorziola direzione/gestione dei principali servizi con la costituzione del Gruppoparitetico cooperativo. Proges, rispetto alle altre due Cooperative,mantiene maggiore autonomia in quanto facente parte anche delConsorzio “Progetto Liguria Lavoro – PLL”. Koinè non svolge pratica-mente nessuna delle proprie attività in autonomia dal Consorzio, men-tre Televita-Agapè si colloca in una posizione intermedia in termini diautonomia. Oggi, le altre cooperative aderenti al Consorzio, a cui sono legate daun rapporto “leggero” sono: Lo Sfero, Gente di mare, Avalon, L’Abete,Centro Studi Comunicazione facilitata, L’Abete, La Goccia e MaxoneLabora. Alcune di queste hanno rapporti sporadici con il Consorzio,come La Goccia e il Centro Studi comunicazione facilitata. Alla primaAgorà affida servizi di assistenza per anziani, mentre alla seconda atti-vità di tutoraggio di studenti universitari disabili. L’Abete, Lo Sfero e Ma-xone Labora hanno rapporti più diretti con il Consorzio, in particolare aquest’ultima viene assegnata l’erogazione di servizi di mense scolasti-che, pulizie e assistenze scolastiche nella zona di Masone e di CampoLigure. Con Gente di Mare, infine, Agorà è partner in progettazione perla realizzazione di progetti europei.

Il modello organizzativo di Agorà, sebbene abbia rappresentatoper il Consorzio un punto di forza soprattutto in fase di avvio, ha deter-minato alcune fasi critiche. Nel 1995, le Cooperative che si sono con-sorziate erano operative già da alcuni anni (Incontro, ad esempio, eraattiva già da 15 anni): ciascuna di esse aveva una propria autonomiadecisionale e operativa e quindi nel momento in cui sorse il Consorzio,si generò un clima di malcontento, in quanto si videro espropriate diuna buona parte del loro potere. Sul problema si è espresso il Direttoreamministrativo di Agorà, Luca Moro: «Il problema rimarrà sempre: è in-sito nello scegliere un modello come il nostro, nel fatto di essere una re-altà grande. La nostra fortuna e abilità è stata quella di far capire aimembri delle cooperative i vantaggi della nascita di un Consorzio: inprimis l’essere molto più forti nel momento in cui ci si sarebbe relazionaticon il mercato. I dati ci hanno fatto capire anno dopo anno la bontàdella nostra scelta; tant’è vero che possiamo vantare di aver terminatosempre in attivo gli ultimi nove bilanci, un risultato positivo che pensiamocontinuerà ancora negli anni successivi».

Nell’ambito della governance, il Consorzio presenta un modello ge-stionale tipico della cooperazione: un’Assemblea dei soci, un Consigliodi amministrazione e una Direzione Generale. L’Assemblea dei Soci è

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costituita dai rappresentanti di ogni cooperativa aderente e fra i suoicompiti rientra quello di nominare gli otto membri del Consiglio di Am-ministrazione. Quest’ultimo ha notevoli poteri di gestione ordinaria estraordinaria, secondo quanto previsto dallo Statuto. Tra gli ambiti dicompetenza del CDA, vi sono: la definizione degli indirizzi di politica so-ciale, della vision e della mission del Consorzio, la nomina dell’Organodirettivo Collegiale (o Direzione Generale) e dei Responsabili di Area,la verifica dell’andamento di gestione, la verifica del bilancio preven-tivo e consuntivo. I membri del CDA sono stati nominati il 4/11/2013 e ri-marranno in carica per tre anni. Il Consiglio di Amministrazione in caricaè composto come segue: Presidente, Rosanna Cavalli; Vicepresidente,Lucia Wassmuth; Consiglieri: Federico Gasperi, Daniele Consoli, MarilisaSaba, Susanna Oliva, Simonetta Tobini e Cristina Aroasio. I membri dellaDirezione Generale vengono scelti fra soggetti non appartenenti alConsiglio di Amministrazione, anche se essi sono invitati a parteciparealle Assemblee, pur non avendo diritto di voto. Attualmente, la Dire-zione Generale è composta da tre manager: Maurizio Bielli, Direttore ri-sorse umane e mutualità, Luca Moro, Direttore amministrazione, finanzae controllo e Manuel Sericano, Direttore marketing, ricerca e sviluppo.Tra le competenze dei manager sopracitati, si ricordano: l’elaborazionedel piano annuale strategico del Consorzio, la gestione operativa com-plessiva del Consorzio e della struttura operativa, la gestione econo-mica e finanziaria di Agorà e la formulazione di proposte volte amigliorare la qualità e la quantità delle prestazioni generali. Essi, infine,possono assegnare eventuali indennità di funzione e premi di produ-zione al personale. Agorà ha infine un Comitato paritetico, costituitocon il “Contratto di regolamentazione del gruppo cooperativo parite-tico” del 2/1/2012. E’ nato per coordinare le attività al fine di conseguireeconomie di scala, ampliare le quote di mercato, per la specializza-zione e la razionalizzazione della produzione e delle vendite, per incre-mentare le risorse per lo studio e la programmazione dell’attivitàeconomica e infine per la diversificazione degli investimenti.

1.2.4. I lavoratori di Agorà (ieri e oggi)Le cooperative del Consorzio sono strutturate in soci e dipendenti, iquali, al 31/12/2013, erano rispettivamente 381 e 186, per un totale di567 persone. Il personale alla stessa data era composto da 414 donnee 153 uomini; come si può vedere, il personale di Agorà è costituito perla grande maggioranza da donne, con una percentuale che supera il70% sul totale degli occupati. Per ciò che concerne gli occupati stranieri(9% del personale al 31/12/2013), i dati sono tendenzialmente in linea

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con la media del settore di riferimento, pur crescendo proporzional-mente rispetto al totale dei lavoratori. La maggior parte dei lavoratoristranieri, principalmente di sesso femminile, assumono principalmenteruoli di cura domiciliare per anziani. Contrariamente ai dati nazionali, ilConsorzio può vantare un’alta percentuale di occupati a tempo inde-terminato, salita nel 2013 al 83% del personale (contro il 79% del 2012).Nell’ambito di questa tipologia di contratti lavorativi, vi è una buonapercentuale di occupati part-time, segno di un’elevata flessibilità inlinea con il lavoro a prevalenza femminile. Secondo i dati, il numerodegli operatori è aumentato notevolmente, soprattutto nei primi annidi vita del Consorzio.

Nelle logiche del Consorzio, il socio presenta maggiori vantaggi ri-spetto al dipendente, soprattutto per ciò che concerne la sicurezza delposto di lavoro (anche i soci hanno delle regolari buste paga). BenchéAgorà tenga molto alla conservazione dei posti di lavoro, in caso di dif-ficoltà estreme si avrebbe un occhio di riguardo in prima battuta per isoci. Quest’ultimi, infatti, hanno creduto nel Consorzio, investendo dellerisorse e, per tale apporto, possono godere di maggiori privilegi.

Nell’ambito delle mansioni svolte dagli operatori, la maggior partesono educatori professionali e addetti all’infanzia. Negli ultimi anni si re-gistra un aumento degli infermieri, degli ausiliari e degli animatori. Tra lefigure di spicco si nota infine la presenza di 5 quadri, 6 dirigenti e 3 am-ministratori. Il personale esprime un livello di scolarizzazione notevole,con i laureati (principalmente gli educatori) che hanno raggiunto nel2013 il 31% del totale e con i diplomati che rappresentano il 63% dei la-voratori. La maggioranza dei lavoratori viene assunto con contratti cheprevedono un inquadramento/livello piuttosto basso, stante anche latipologia di servizi offerti dalla cooperativa. Esaminando la distribuzionemaschile e femminile per livello emergono dati interessanti. La presenzafemminile supera notevolmente quella maschile nell’ambito di alcunemansioni, come gli ausiliari, gli addetti all’infanzia e gli educatori.

1.2.5. I lavoratori svantaggiati e l’inclusione lavorativa Durante tutto il 2013, la Cooperativa sociale Proges ha assunto 37 per-sone appartenenti alle “fasce deboli” individuate dalla legge 381/91, lequali rappresentano il 44,3% della forza lavoro impiegata (la legge pre-vede che i lavoratori svantaggiati debbano rappresentare almeno il 30%del totale degli occupati delle cooperative). Nello specifico, l’art 4comma 1 della legge sopracitata afferma che: “si considerano personesvantaggiate gli invalidi fisici, psichici e sensoriali, gli ex degenti di istitutipsichiatrici, i soggetti in trattamento psichiatrico, i tossicodipendenti, gli

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alcolisti, i minori in età lavorativa in situazioni di difficoltà familiare, i con-dannati ammessi alle misure alternative alla detenzione”. I lavoratori diProges sono stati impiegati principalmente in servizi centrali del Consorzio(segreteria/amministrazione), in servizi di produzione lavoro (pulizia, risto-razione, custodia, rilevazione consumi, gas ecc) o presso unità operativedi altre divisioni (call center, servizi di pulizia ecc.). La Cooperativa hadato un’opportunità di lavoro anche a soggetti che non rientrano nellecategorie di lavoratori svantaggiati previsti dalla normativa, tra cui per-sone provenienti da Paesi esteri che hanno difficoltà a integrarsi, sog-getti con un basso livello di scolarizzazione o con titoli di studio ottenutiin Paesi extracomunitari non riconosciuti in Italia e infine persone chehanno figli piccoli o anziani da accudire.

Il 42% dei lavoratori ha un diploma di scuola superiore, il 33% ha la li-cenza media e solo il 10,5% possiede una laurea. Ciò sottolinea il fattoche i servizi erogati dalla Cooperativa (in particolare, servizi di pulizia,ristorazione, servizi alle imprese e di accoglienza turistica), non richie-dono, di norma, competenze specializzate tipiche dei laureati. Il con-cetto di “inclusione lavorativa” è uno dei principi cardini dell’interoConsorzio. Come si è descritto in precedenza, fare inclusione lavorativavuol dire offrire un’opportunità, far entrare o rientrare nel mondo del la-voro delle persone che non avrebbero le caratteristiche o le possibilitàper farne parte. Fra questi soggetti “svantaggiati” vi rientrano anche iportatori di handicap oppure persone senza problemi fisici le quali, tut-tavia, hanno avuto forte problemi personali, tali da escluderle dalmondo del lavoro in generale.

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2. “Responsabilità Sociale di Impresa e Welfare

aziendale - Tre esperienze del territorio ligure aconfronto: Eticlab, Toshiba T&D e Agorà”

Università degli Studi di Milano - Facoltà di Scienze Politiche, Eco-nomiche e Sociali. A cura di Francesco Iasi; Relatore Prof.ssaFranca Maino, A.A. 2013/2014.

2.1 - Introduzione

Nell’attuale contesto di crisi economica, le imprese del nostro Paese(e non solo) sono sempre più in difficoltà nel sostenere la concorrenzainternazionale. Oggi i temi all’ordine del giorno sono: chiusure di atti-vità, fallimenti, procedure di mobilità, elevato tasso di disoccupazione,ecc. Una delle domande dalle quali nasce questo lavoro consiste nelchiedersi se vi sia una strategia che consenta alle imprese di rendersicompetitive e vincenti, anche in questo contesto. A tale domanda unarisposta semplice e immediata consisterebbe nell’affermare che di-pende dalla ripresa dell’economia: tale risposta sarebbe assoluta-mente vera in quanto questa è la condizione primaria per la vita delleimprese stesse e per lo sviluppo del nostro Paese. Ma è noto come laripresa economica, benché auspicata da tempo, tardi ad arrivare. Perquesto, oggi un’impresa per essere vincente non può, e non deve,pensare solo nell’ottica del fatturato annuo. Le cifre di attivo, presentinel bilancio di fine anno, non possono più essere la sola bussola cheguida la sua azione. La visione dell’impresa come un mero attore eco-nomico è oggi riduttiva: l’impresa deve essere considerata come unattore sociale chiamato a rispondere delle proprie azioni nei confrontidi tutti i suoi stakeholder, secondo quella che è la teoria della Corpo-

rate Social Responsibility.Per comprendere le motivazioni per le quali questa visione dell’im-

presa risulti essere così importante, è necessario chiarire cosa si intendein dottrina per stakeholder. Sono definiti in questo modo, tutti i portatoridi interessi nei confronti dell’impresa stessa: i dipendenti, i clienti, i forni-tori, l’ambiente e la società in cui questa opera. Essere un’impresa so-cialmente responsabile significa dunque sviluppare dei comportamentiche vadano a tutelare i bisogni e gli interessi degli stakeholder. Agendoin maniera responsabile nei confronti di questi ultimi, l’impresa ottienebuoni risultati economici e non solo: si pensi, ad esempio, ai beneficiper la sua reputazione, che di conseguenza generano fiducia nei for-

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nitori e nei clienti, e che portano a benefici economici. Dunque, tor-nando alla domanda posta all’inizio dell’elaborato, nonostante la crisieconomica, oggi l’impresa può rendersi competitiva e divenire vin-cente, se guarda alla CSR come uno strumento strategico.Un esempio che rende l’idea di quanto appena affermato è il casodella Nestlé, che negli anni Novanta era una delle principali mire deiboicottaggi; oggi, al contrario, si posiziona invece al primo posto nellaclassifica “Behind the brands” (Dietro il marchio), campagna di Oxfamche dal 2013 esamina le pratiche di CSR e di sostenibilità dei grandimarchi […].

Altro dato che conferma l’importanza della CSR viene riportato daEUROSIF (European sustainable investment forum): gli investimenti selet-tivi, ovvero quelli che escludono aziende e settori a rischio, sono aumen-tati del 91% negli ultimi tre anni, arrivando a un volume di 7.000 miliardidi euro in tredici Paesi europei. Viene penalizzata la produzione di armi,alcol, tabacco, energia nucleare e violazione dei diritti umani, e sono inaumento le restrizioni basate sull’impatto ambientale. Dunque, per le im-prese la reputazione è diventata sempre più una questione vitale.

Nell’ambito di questo lavoro è necessario sottolineare come il temadella CSR non debba riguardare solo le imprese di grandi dimensioni,come Nestlé, ma anche quelle piccole e medie (PMI). Quest’ultime in-fatti costituiscono la spina dorsale del nostro sistema produttivo e perquesto non possiamo che riflettere su come si possa sviluppare una loroazione socialmente responsabile, alla luce del fatto che non dispongonodelle risorse economiche (e non economiche) delle multinazionali.

L’elaborato non analizzerà solo in maniera generale la CSR: atten-zione particolare verrà rivolta al welfare aziendale, strumento tramite ilquale un’impresa può realizzare azioni di responsabilità sociale nei con-fronti dei suoi lavoratori dipendenti. In dottrina, viene definito infatti,come “l’insieme dei benefit e dei servizi che l’azienda riconosce ai la-voratori dipendenti, con lo scopo di migliorarne la vita lavorativa e lavita privata”. Lo studio approfondito di tale tema è stato dettato dallavolontà di comprendere come venga progettato e sviluppato in casiconcreti un piano di welfare in azienda, passando dunque da quantostudiato sui manuali accademici alla realtà.

Oggi il tema del welfare aziendale è in fase di sviluppo, in quanto leimprese che cercano di capire come poterlo utilizzare sono in aumento.Le ragioni sono da ricercare nel fatto che il mercato del lavoro è at-tualmente altamente competitivo e il successo dell’impresa si basa sullaqualità e sulla produttività delle sue risorse umane. In passato, quandovi erano condizioni economiche estremamente diverse da quelleodierne, le imprese utilizzavano aumenti della retribuzione (sia in ma-

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niera non fissa tramite bonus, premi di produttività sia in maniera fissacon superminimi assorbibili o acconti su futuri aumenti) per motivare,premiare o fidelizzare il dipendente, cercando così di renderlo più pro-duttivo. Oggi, soprattutto per le PMI, questo è molto difficile: una dellecritiche più volte mossa dagli imprenditori al Legislatore riguarda l’ele-vato costo del lavoro. Dunque, risulta necessario chiedersi come si pos-sano riconoscere degli aumenti retributivi in un periodo di crisieconomica e come possano fare le aziende per premiare un dipen-dente per il suo lavoro in modo tale da renderlo più soddisfatto e piùproduttivo. Il welfare aziendale sembra essere la risposta a tali quesiti:le misure generalmente inserite in quest’ambito godono infatti di van-taggi fiscali previsti dal TUIR. L’imprenditore, orientandosi verso il welfareaziendale, può riconoscere una maggiore retribuzione globale al di-pendente (monetaria e non), ottenendo un risparmio fiscale sia per illavoratore sia per l’impresa. Dove pensato e programmato in manieraefficiente, il welfare aziendale può risultare davvero uno strumento vin-cente per le sorti di un’impresa.

L’elaborato si apre con un’analisi della situazione economica-socialedel nostro Paese, evidenziando le recenti trasformazioni socio-demogra-fiche che hanno reso il welfare aziendale sempre più debole. Si passapoi all’analisi del mercato del lavoro, suddiviso sempre di più tra coloroche godono di un’occupazione stabile e chi vive di contratti atipici.

Viene poi introdotto il concetto di secondo welfare, strumento con-creto tramite il quale attori sociali come lo Stato, il mercato, i cittadinie il Terzo settore possono fornire delle risposte ai bisogni del territorio,nell’ottica della sussidiarietà volontaria. All’interno del secondo welfarevengono poi individuati il welfare aziendale e il welfare territoriale. Suc-cessivamente, viene analizzata la Corporate Social Responsibility, temacentrale per la vita delle imprese. Per muoversi dalla dimensione teoricaa quella pratica, viene presentato Eticlab, un laboratorio sperimentaledella CSR a Genova. I motivi che vi sono dietro alla nascita di questarealtà, il suo sviluppo nel corso degli anni, gli obiettivi che si pone sonoi principali aspetti presi in esame con l’obiettivo di evidenziare il ruoloche il welfare aziendale e il welfare territoriale svolgono al suo interno.La finalità è quella di comprendere come ci si organizza sul territorio,per sviluppare la cultura dell’azione responsabile d’impresa. Successi-vamente, vengono presentate due realtà associate a Eticlab: ToshibaT&D e Agorà. Queste realtà sono state contattate direttamente percomprendere le modalità di realizzazione del welfare aziendale al lorointerno, dalla fase di progettazione alla sua implementazione. Sono statiindividuati i promotori, le motivazioni che le ha spinte a sviluppare il wel-

fare aziendale, le considerazioni di carattere economico-finanziario

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realizzate, l’utilizzo di strumenti per l’individuazione dei dipendenti e in-fine i possibili sviluppi futuri. Dopo un’approfondita analisi dei due casi,si passerà a una loro comparazione, evidenziandone sia gli aspetti co-muni sia le differenze. L’obiettivo è quello di sviluppare un lavoro di ri-cerca di queste due realtà, fornendo una nostra chiave di letturarispetto al loro welfare aziendale.

2.2 - Agorà Consorzio Sociale

Agorà è un consorzio di cooperative sociali nato nel 1995, definito “pe-sante”, poiché comprende due tipi di associazioni all’interno: ungruppo di cooperative che sono associate al Consorzio e usufruisconosolo dei servizi (es. servizi amministrativi come la gestione delle bustepaga); la parte core del Consorzio composta da tre cooperative, chehanno costituito con Agorà un Gruppo paritetico cooperativo. Questetre cooperative hanno stipulato un patto mutualistico tra di loro con ilquale si cerca di evitare, ad esempio, che una cooperativa del Gruppochiuda in passivo e le altre invece abbiano margini di guadagno, conuna filosofia ben chiara, riassumibile nell’espressione del Direttore AreaRisorse Umane e Mutualità di Agorà, Maurizio Bielli: “Si vive e si muoreinsieme”. Questo patto mutualistico ha permesso ad Agorà di viverebene fino ad oggi.

Agorà gestisce per se stessa e per queste tre cooperative il perso-nale (al quale viene riconosciuto lo stesso trattamento), i servizi ammi-nistrativi e la ricerca sviluppo. Precisiamo da subito, che quando faremoriferimento al personale e a tutto quello che fa Agorà, intenderemo in-dicare il personale di tutto questo gruppo mutualistico, che occupacirca 600 persone. Il Consorzio Agorà ha una sua struttura interna comesegue:

• l’Assemblea dei soci, costituita dai rappresentanti di ciascuna coo-perativa aderente, è l’organo che rappresenta la massima espres-sione democratica di condivisone delle scelte. Uno dei suoi compitiprincipali è quello di nominare i 10 membri del Consiglio di Ammi-nistrazione.

• Il Consiglio di Amministrazione (CdA) si occupa della gestione or-dinaria e straordinaria, secondo quanto previsto dallo Statuto. I ma-nager non ne possono far parte. I membri del Cda restano incarica per tre anni.

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• La Direzione Generale composta dai tre manager (Direttori) delConsorzio, che si occupano della gestione complessiva con tre de-leghe specifiche:

- Manuel Sericano - Direttore di Sviluppo e Marketing; - Luca Moro - Direttore di Amministrazione, Finanza e Controllo;- Maurizio Bielli – Direttore Risorse Umane, Solidarietà e Mutualità.

Inoltre, il Consorzio è organizzato in aree e per ogni area vi è un Diri-gente Responsabile. Al suo interno, troviamo sia cooperative di tipo A(che offrono servizi socio-sanitari ed educativi) sia di tipo B (per l’inseri-mento lavorativo delle persone svantaggiate con attività di produzionelavoro). Nello specifico, le attività svolte sono le seguenti:

• una cooperativa si occupa di servizi socio-educativi generali siasul versante “disagio” (affido minori, educativa di strada, centridiurni d’alloggio, comunità alloggio, comunità educative territo-riali, centri sociali, assistenza rifugiati ecc.) sia sul versante “agio”,per cui si occupa della gestione di cinque asili nido: due sono nidicomunali e tre sono aziendali (uno dell’Ospedale San Martino, unodell’Ospedale Galliera e uno della società Selex ES);

• una cooperativa si occupa dei servizi per anziani, tramite la ge-stione diretta di una Residenza Protetta, e fornisce i servizi per altredue residenze non direttamente gestite da Agorà. Si occupaanche dell’ assistenza domiciliare; gestisce le “dimissioni protette”degli anziani per l’Ospedale “San Martino” di Genova e per l’Ospe-dale “Villa Scassi” di Sampierdarena. Oltre ciò, offre servizio ba-danti anche sul privato. Infine, gestisce centri diurni per anziani, perpersone con handicap, e due case famiglia per malattie neuro-degenerative;

• la terza cooperativa si occupa di inserimento al lavoro, in base allalegge 381/1991. Nello specifico, fornisce servizi di pulizia vari, e fra lealtre cose gestisce una trattoria nel Ghetto di Genova, all’interno diun progetto di ristrutturazione ambientale e di inserimento lavorativo.

2.3 - Analisi della CSR e del welfare aziendale

In questo paragrafo vengono presentati una serie di interventi realizzatidal Consorzio Agorà a favore dei soci-dipendenti, articolati in tre cate-

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gorie: quelli inerenti la CSR in generale; quelli di welfare aziendale e lepratiche di work-life balance implementate (politiche di conciliazione).

Nell’ambito della ricerca, è stato intervistato Maurizio Bielli, DirettoreArea Risorse Umane e Mutualità di Agorà, in merito alle misure realiz-zate. Tali interventi sono rivolti a tutti i soci-dipendenti di Agorà. È da sot-tolineare poi come non tutti gli interventi realizzati presentino lecaratteristiche tipiche delle misure di welfare aziendale.

Per quanto riguarda invece la progettazione degli interventi, pos-siamo dire che nasce dall’iniziativa della Direzione Generale, guidatadalla mission di Agorà. È una progettazione non strutturata, che si basasui bisogni dei soci-dipendenti. Questi non vengono individuati tramiteindagini socio-demografiche interne vere e proprie (es. non vengonoutilizzati dei questionari), si tratta perlopiù di un’individuazione informale,poco strutturata: la Direzione Generale decide su quali interventi orien-tarsi sulla base delle necessità che reputa più funzionali all’interesse deisoci-dipendenti. Non viene effettuato nessun calcolo del risparmio fi-scale potenzialmente ottenibile dalla loro implementazione.

2.4 - Gli interventi inerenti la CSR

Tra le misure descritte da Bielli, alcune risultano essere inerenti alla CSR,mentre altre sembrano non rientrare nell’ambito né del welfare aziendalené del work life balance. Di seguito, verranno descritte le più rilevanti.

Particolarmente interessante è l’aspettativa non retribuita. Per spie-gare tale intervento è necessario precisare che il Contratto CollettivoNazionale delle cooperative sociali consente l’aspettativa solo per mo-tivi familiari. In Agorà è stato stabilito, attraverso il Regolamento interno,che la richiesta di aspettativa non retribuita possa essere richiesta, econcessa, in ragione di qualsiasi motivazione una volta nella vita lavo-rativa. Quando il dipendente ritorna in servizio è consapevole di avermantenuto il diritto al suo posto di lavoro, magari non necessariamentelo stesso che ricopriva precedentemente, ma sicuramente di livelloequivalente. Tale tipologia di intervento si svincola dai limiti previsti dalcontratto nazionale, riconoscendo maggiore autonomia e libertà ai di-pendenti. Questa misura è sicuramente utile ai soci-dipendenti stranieri,numerosi all’interno del Consorzio. Tale intervento può essere conside-rato come un’azione di responsabilità sociale d’impresa.

Un'altra misura rientrante nel campo della CSR e implementata inAgorà è il prestito sociale: i soci versano su un libretto i loro risparmi eAgorà riconosce un interesse, che è quello previsto dalla legge (loscorso anno era del 3,5%). Per la richiesta della restituzione del capitale

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accumulato non vi sono particolari vincoli temporali. “Anche se servonoper la settimana dopo sono restituiti al legittimo proprietario. Lo scorsoanno abbiamo diviso tra i soci 12.000 euro di interessi”. A parere di chiscrive, questa misura è classificabile nell’ambito della CSR e non pro-priamente nell’ambito del welfare aziendale per due motivi: si tratta diuna forma di tutela del capitale del dipendente, che si vede ricono-sciuto un tasso di interesse sicuramente non altissimo, ma comunquegarantito; non rientra tuttavia nell’ambito dei prestiti concessi dal-l’azienda al dipendente previsti dall’art. 51 c.4 lett. b.

Misura interessante è stata quella dello Sportello paghe e contratti,creato all’interno del Consorzio: i soci possono prendere appuntamentopresso tale sportello per avere consulenze e chiarimenti sulla letturadella busta paga e, in generale, sul rapporto di lavoro. Di norma,quando si ha bisogno di questi servizi, è necessario rivolgersi al mercato,pagando il prezzo della consulenza professionale. Inoltre, permette allavoratore di sentirsi parte di un contesto trasparente all’interno delquale può fidarsi delle persone che gestiscono il suo rapporto di lavoroe la sua retribuzione. In tal modo, il dipendente viene fidelizzato mag-giormente e reso potenzialmente più produttivo. Tutti effetti ottenibilitramite azione di CSR.

Vi è poi lo psicologo, che si occupa del cosiddetto bilancio dellecompetenze: il socio che desidera una valutazione delle proprie com-petenze può rivolgersi gratuitamente allo psicologo del lavoro, il qualetramite colloqui, determina le competenze del soggetto. Nelle sue di-chiarazioni Bielli ha detto che nella realtà lo psicologo - essendo un ser-vizio messo a disposizione dei soci - viene utilizzato per ogniproblematica da parte dei dipendenti […].

In merito alla tutela dei lavoratori per le gare d’appalto vinte, lestrade che un’organizzazione può intraprendere possono essere due:l’applicazione dell’art.37 del CCNL, che consente il passaggio del per-sonale con un accordo sindacale da chi “perde” a chi “vince”; o lapresa in carico dei lavoratori con una sorta di “cuscinetto”, stabilendoche per un certo periodo (es. un mese) i lavoratori sono in aspettativanon retribuita, mentre il mese successivo vengono retribuiti, anche senon lavorano; intanto, Agorà si occupa di cercarli un’occupazione trale sue attività in essere. È una misura che possiamo definire in parte unammortizzatore sociale, e in parte come strumento di matching internoad Agorà. Intervento interessante, in quanto si pone al limite tra l’am-bito del secondo welfare e quello del primo. Se il personale della dittao cooperativa che perde la gara non fosse preso in carica da Agorà,andrebbe incontro alla richiesta dell’indennità di disoccupazione, ero-gata dall’INPS, gravando sulle casse previdenziali dello Stato. Agorà

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con questo meccanismo, si rende soggetto che aiuta lo Stato, sia latopolitiche passive, garantendo una retribuzione ancorché non fissa siasul lato politiche attive nella ricerca di una collocazione lavorativa.

Ultimo intervento preso in esame, nell’ambito della CSR, è il “Codicedel mobbing e dello stalking”, istituito allo scopo di stabilire i principiguida della definizione di questi due fenomeni. Conseguentemente, èstato istituito un “Comitato di garanzia” composto dai Presidenti dellecooperative e da Maurizio Bielli. Ogni socio, laddove ravvisasse un com-portamento di questo tipo nei suoi confronti, può rivolgersi a qualsiasimembro del Comitato, a prescindere dalla cooperativa di apparte-nenza. Il Comitato, a sua volta, ha il compito di analizzare le praticheper verificare la situazione, attivandosi nel caso sia necessario alla rimo-zione del problema. Questa misura mostra l’attenzione di Agorà neiconfronti della dignità del lavoratore e della lavoratrice.

In conclusione, tutti gli interventi esaminati permettono al Consorziodi sviluppare concretamente la CSR. Nell’analizzare le singole misuresono visibili gli elevati effetti positivi che hanno rispetto al miglioramentodel clima aziendale, all’aumento dell’impegno nel lavoro da parte deidipendenti e alla loro fidelizzazione.

2.5 - Gli interventi inerenti il welfare aziendale

L’attenzione viene ora focalizzata sull’aspetto centrale di questo lavoro,il welfare aziendale. Uno dei primi interventi di welfare aziendale svilup-pato da Agorà è stato il sostegno alla maternità: a fronte dell’indennitàdi maternità pagata dall’INPS (all’80% della retribuzione), Agorà integrail restante 20%, così da garantire nei 5 mesi la retribuzione al 100% (mi-sura non prevista dal CCNL). Fino a poco tempo fa, questa integra-zione volontaria veniva riconosciuta anche durante la “maternità arischio”. Da due anni, invece, è riconosciuta l’integrazione volontariadel 20% solo per il periodo di “maternità obbligatoria”. Questo perchéall’interno del Consorzio accanto a una media di 35-40 donne in ma-ternità all’anno vi sono anche dipendenti donne che non hanno figli, ouomini che non hanno la maternità. Si realizzava dunque una spere-quazione esagerata, in termini di investimento economico. Tale deci-sione è stata inoltre presa in quanto per la tipologia dei servizi in cui isoci lavorano, ottenere la “maternità a rischio” è molto semplice per-ché si lavora con bambini, anziani, soggetti disagiati, ecc. Questo in-tervento non è stato inserito nell’ambito del work-life balance, in quantosi tratta di un’integrazione di carattere economico, che non ha comefine la conciliazione dei tempi della vita lavorativa con quella familiare.

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È comunque un intervento che rende l’idea di quanto il welfare azien-dale (e, quindi, il secondo welfare) possa concretamente essere soste-gno del primo. Agorà sorregge l’azione dello Stato, riuscendo così aevitare l’effetto della perdita di parte della retribuzione. Va sottolineatocome un intervento di questo tipo, seppur destinato ad una categoriaomogenea dei dipendenti (le donne), non prevede alcuno sgravio fi-scale (né in capo al dipendente né in capo all’azienda).Dunque, per Agorà quello dell’integrazione è un costo puro, a frontedi nessuna prestazione lavorativa in cambio, che valorizza ulteriormenteil livello della sua portata e del suo impatto.

Altra misura rientrante nell’ambito del welfare aziendale è l’assicu-razione sulla vita per i soci. È molto importante sottolineare come que-sta sia pagata a favore dei soci dal Consorzio. Il suo funzionamento è ilseguente: in caso di morte di un socio, alla famiglia di quest’ultimo ven-gono riconosciuti 30.000. Inoltre, Agorà ha stipulato una convenzionecon un assicuratore di riferimento, in virtù della quale vengono garantitiai soci degli sconti sulle polizze stipulate.

Un ulteriore intervento è nato dal fatto che le finanziarie richiede-vano, in misura sempre maggiore, la cessione del quinto dello stipendiodi diversi dipendenti. Per cercare di porre rimedio a questo problema,è stata stipulata una convenzione con una banca, che fa consulenzagratuita ai soci interessati. Nel caso la banca ne ravvisi le condizioni,questa concede il prestito. Agorà, in ogni caso, prima della stipula delcontratto con qualsiasi istituto che eroga il prestito, fornisce una consu-lenza in merito alla lettura del contratto proposto. L’intervento di Agoràha dato i suoi frutti, infatti negli ultimi anni sembrerebbe che i dipendentiabbiano compreso i vantaggi della consulenza offerta gratuitamenteda Agorà e della convenzione stipulata con la banca di fiducia.

Altro intervento simile a quello appena descritto riguarda la stipuladi un accordo da parte di Agorà con Banca Etica per il microcredito.Nell’ambito di tale accordo, Agorà si fa garante del socio richiedenteil prestito, il quale riceve presso il proprio domicilio Banca Etica, che rea-lizza un piano finalizzato alla comprensione dell’utilità del credito richie-sto; viene inoltre verificata la reale necessità insita nella richiesta espiegati i rischi. Alla fine, se vi sono le condizioni, Banca Etica concordacon il dipendente l’ammontare del prestito. Laddove il socio non sicomportasse adeguatamente- non rimborsando il credito (anche sead oggi non è mai successo), Agorà si impegna a restituire i soldi.

I due interventi esposti qui sopra sono stati accumunati, in quantofacente parte della stessa famiglia, che in generale possiamo definirecome quella delle convenzioni con istituti di credito. Entrambi sono in-terventi molto importanti, poiché cercano di risolvere un problema

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serio, assicurando al socio una consulenza adeguata per evitare unasua caduta all’interno di una spirale dalla quale non avrebbe i mezzieconomici per uscire.

Inoltre, rispetto al primo di questi due interventi, viene confermatoquanto detto in merito alla progettazione del welfare aziendale inAgorà: la Direzione Generale non si è mossa sulla base di una valuta-zione interna della necessità dei soci, ma partendo dalla richiesta cre-scente della cessione del quinto da parte delle finanziarie.

Altro servizio offerto ai soci è la consulenza legale a prezzi agevolati.Agorà riesce a garantirla grazie a una convenzione stipulata con unostudio legale di riferimento. Il socio, laddove avesse dei problemi a li-vello civile, può rivolgersi a tale studio per ottenere una consulenza le-gale a prezzi molto agevolati, rispetto a quelli di mercato. Inoltre, inAgorà è stata stipulata una convenzione per la dichiarazione dei redditicon il commercialista che lavora internamente al Consorzio.

Un intervento etico che colpisce particolarmente gli esterni riguardal’adesione al “manifesto del malato oncologico”, in virtù del quale al-l’interno del Consorzio non viene conteggiato il periodo di comporto ri-spetto alle malattie oncologiche, all’aids e alle malattie fortementeinvalidanti. Ciò concretamente significa che laddove un lavoratore,dopo aver finito il periodo di comporto, e dopo aver goduto delle feriematurate, fosse ancora in malattia, gli viene garantito il mantenimentodel posto di lavoro, fino a quando non è possibile valutare le sue con-dizioni come idonee per il rientro. Un caso concreto è stato raccontatoda Maurizio Bielli, relativamente a un dipendente che superato il pe-riodo di comporto, e finite le ferie, non era ancora in grado di tornareal lavoro. Agorà, per le particolari condizioni del lavoratore, ha decisodi retribuirgli lo stipendio fino alla fine dell’anno, malgrado il dipendentefosse a casa. Successivamente, sono state valutate le sue condizioni eil Consorzio si è occupato del suo reinserimento al lavoro. «E non è statodi certo il primo caso», afferma Bielli.

Dunque, non solo la tutela del mantenimento del posto di lavoro, invirtù del manifesto sottoscritto, ma a seconda delle situazioni di disagio,anche il riconoscimento dello stipendio, a fronte di nessuna prestazionelavorativa. Questa è quindi una misura di responsabilità sociale d’im-presa molto forte. Il lavoratore che si ritrovasse in una situazione del ge-nere, saprebbe di poter contare sul proprio datore, anche fosse per ilsolo mantenimento del posto di lavoro e per il successivo reintegro. Talecircostanza rende l’idea di quanto Agorà guardi alla CSR come un verostrumento strategico della propria azione. […]

Gli interventi presentati nella ricerca sono tutti già implementati. Hochiesto a Bielli se vi siano in cantiere nuovi progetti da sviluppare sul lato

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del welfare aziendale. Mi ha parlato del “progetto badanti”, finalizzatoall’assistenza domiciliare a condizioni agevolate per i soci (40,00 euromensili). Nell’ambito di tale progetto, il Consorzio si occupa dell’incontrodella domanda con l’offerta, delle pratiche amministrative per l’assun-zione e dell’elaborazione della busta paga. Per i soci è stata inoltre ipo-tizzata un’esenzione dal pagamento per i primi tre mesi (essendo cheAgorà non paga direttamente la badante, altrimenti sarebbe interme-diazione di manodopera, che è illegale). Si sta attendendo il nulla ostadel Cda per poter procedere.

2.6 - Gli interventi inerenti il work-life balance

Nell’ insieme degli interventi posti in essere in Agorà, ve ne sono alcuniappartenenti all’ambito del work life balance. Tra questi particolar-mente rilevante è l’aspettativa non retribuita, in caso di esaurimentodel periodo di maternità obbligatoria, o anche dopo la fine della ma-ternità facoltativa. Agorà concede alle lavoratrici l’aspettativa non re-tribuita senza limiti temporali. «Può durare anche anni» ha affermatoBielli. Questa misura - letta congiuntamente con quanto previsto ri-guardo l’integrazione del 20% da parte di Agorà, durante la maternitàobbligatoria - esprime in maniera chiara l’attenzione verso le lavora-trici. L’aspettativa non retribuita senza limiti temporali per la maternitàpuò tornare molto utile alla lavoratrice il cui partner lavora, per potersioccupare del bambino.

Un altro intervento strettamente correlato all’aspettativa non retri-buita post-maternità è lo Sportello mamma lavoro, creato per facilitareil rientro al lavoro della lavoratrice madre, dopo la maternità. Grazie aquesto sportello la lavoratrice trova lo psicologo del lavoro, che si oc-cupa del suo accompagnamento al rientro a lavoro. Il servizio è total-mente gratuito.

Un'altra misura che consente la realizzazione del work-life balance,è la concessione dell’orario part-time, sia che si tratti di una richiestapost-maternità che di una normale richiesta di cambio d’orario. InAgorà è stato notato che mediamente, la richiesta del part-time postmaternità, nel 50% dei casi, è a tempo indeterminato e nel restante50% a tempo determinato. Di norma il part-time, insieme alla flessibilitàdell’orario di lavoro è la forma più immediata per aiutare il dipendentea conciliare i tempi della vita lavorativa con quella familiare.

Anche rispetto agli asili nido, Agorà si è attivata per andare incontroai proprio soci. Infatti, Agorà gestisce cinque asili aziendali presso i qualii soci possono iscrivere i propri figli, ottenendo una tariffa agevolata.

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Va sottolineato in questo caso che chi si occupa della consulenza nel-l’ambito di piani di welfare aziendale sprona le aziende a non orientarsiverso la costituzione di un asilo nido aziendale, quanto piuttosto versola sottoscrizione di convenzioni con gli asili nido (che possono essereanche gratuite) presenti sul territorio. Addirittura per l’azienda, laddovevolesse accollarsi il costo, è più conveniente, rispetto alla costruzione diun asilo aziendale, pagare direttamente la retta dell’asilo (art. 51,c.2,lett. f, TUIR) oppure rimborsare la spesa al dipendente, che deve men-silmente presentare la fattura dell’asilo.

Infine, vi sono due misure inerenti l’orario di lavoro, che permettonoai soci una certa flessibilità nell’organizzazione delle giornate di lavoro:la banca ore e l’organizzazione flessibile dei turni di lavoro. Partiamoda quest’ultimo perché molto intuitivo e semplice da presentare, inquanto si tratta dell’organizzazione dell’orario di lavoro (in turni). Questanon viene stabilita dall’alto, dunque dalla Direzione del personale, maviene lasciata piena libertà ad ogni singola equipe di concerto con ilsuo Coordinatore. Dunque, i lavoratori possono venirsi incontro, rispettoalle specifiche necessità, come meglio credono, garantendo i turni dilavoro e il numero di operatori previsti. È una forma più flessibile dell’or-ganizzazione del lavoro, grazie alla quale i lavoratori possono aiutarsireciprocamente nella gestione dei vari turni. Si basa dunque su dueconcetti: libertà nella gestione degli orari e fiducia nei lavoratori.

La banca ore ha un funzionamento un po’ più articolato. Per poterlospiegare utilizziamo un esempio, partendo da un presupposto: tutti i la-voratori hanno una retribuzione “mensilizzata”. Ciò vuol dire che ognimese, i lavoratori vengono retribuiti secondo il loro contratto orario set-timanale, indipendentemente dalle ore lavorate. La maggior parte deilavoratori in Agorà, data la tipologia del lavoro svolto, ha un orario part-time. In Agorà le ore lavorate in più o in meno nel mese vengono gestitetramite la banca ore. Facciamo un esempio: ipotizziamo che un dipen-dente abbia un contratto che prevede 80 ore di lavoro mensili. In unmese questo dipendente lavora 100 ore. Le 20 ore eccedenti il normaleorario di lavoro vanno in banca ore. Tutte le ore che un lavoratore ac-cumula in banca ore possono essere utilizzate in due modi: se un dipen-dente avesse bisogno di ore di permesso, può utilizzare quelle che haaccumulato in banca ore, senza andare ad incidere sulle ferie matu-rate; oppure la seconda modalità è quella di vedersi retribuite le oreaccumulate in banca ore nell’anno. In Agorà hanno notato che questomeccanismo è molto apprezzato soprattutto dai lavoratori extracomu-nitari, che riescono ad ammortizzare così il prezzo del biglietto dell’ae-reo per tornare a casa, durante le ferie.

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2.7 - Obiettivi ricercati e strumenti di valutazione

Dopo avere presentato le misure realizzate, è necessario riflettere sul Con-sorzio allo scopo di individuare gli obiettivi ricercati e gli strumenti utilizzatiper valutarne il raggiungimento o meno. In linea generale, gli obiettivi ri-cercati da un piano di welfare aziendale sono: miglioramento del climaaziendale, fidelizzazione del dipendente, aumento della sua produttivitàe vantaggi fiscali. Da quanto appreso durante l’incontro con Bielli sem-brerebbe che il miglioramento del clima interno sia l’obiettivo primario.Secondo la filosofia che guida Agorà, poiché il lavoro non è dei più sem-plici (visto che si ha a che fare con situazioni e servizi difficili), si cercanosoluzioni che rendano più vivibile il clima e che vadano incontro alle ne-cessità dei soci. Queste politiche non sono legate alla possibilità di otte-nere dei risparmi fiscali, in quanto le azioni sono dettate dalla sua mission.

All’interno del Consorzio vengono creati strumenti di valutazione delleprestazioni dei dipendenti allo scopo di ottenere il feedback sui possibilieffetti degli interventi di welfare aziendale realizzati. È Bielli a essersi oc-cupato direttamente della creazione di una scheda di valutazione perla generalità dei lavoratori. Tali questionari sono stati compilati da tutti icoordinatori di equipe. Sono stati censiti 435 questionari. I responsabilidelle varie aree hanno effettuato poi una verifica delle prestazioni lavo-rative realizzate dai coordinatori delle varie. Successivamente i tre Diri-genti, componenti la Direzione Generale (tra cui Bielli) hanno svoltoun’indagine sui Responsabili delle varie aree.

Altro interessante strumento di verifica, agganciato alla valutazionedella prestazione lavorativa, è il questionario finalizzato all’individuazionedei bisogni formativi del lavoratore. Bielli ha sottoposto tale strumento aicoordinatori delle varie equipe per capirne i bisogni formativi e indivi-duare inoltre quelli dei dipendenti coordinatori. Sulla base dei risultatisono stati organizzati dei piani formativi per soddisfare le necessità riscon-trate, anche grazie a una convenzione che Agorà ha stipulato con unente di formazione. È da evidenziare inoltre come gran parte delle leequipe di Agorà sono soggette a una supervisione costantemente: laparte educativa è controllata da supervisori esterni (dei consulenti); lopsicologo del lavoro del Consorzio segue invece coloro che si occupanodi assistenza domiciliare.

A quanto compreso, gli strumenti appena descritti realizzano una va-lutazione più orientata alla verifica della prestazione lavorativa in sé, piut-tosto che alla verifica della valutazione dell’impatto - positivo o meno -del welfare aziendale sulle attività lavorative. Va da sé che se le presta-zioni lavorative risultano di buon livello, Agorà confermerà gli interventiche già riconosce ai soci. Laddove avvenisse il contrario, ovvero le pre-

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stazioni di lavoro non fosse soddisfacenti, non si passerebbe a una ridu-zione degli investimenti sul welfare aziendale, bensì si affronterebbe ilproblema, tramite una formazione del dipendente. In un’ottica dunquepiù costruttiva piuttosto che non punitiva. Dunque, la programmazionee la valutazione del welfare aziendale in Agorà sembrerebbero essereal di là di rigide analisi quantitative e qualitative del servizio offerto.

2.8 - Il welfare aziendale: i protagonisti in Agorà

Anche per l’esperienza di Agorà è importante comprendere il ruolo gio-cato dai management, dai sindacati e dalla pubblica amministrazione.Per quanto riguarda quest’ultima, si fa riferimento alle regole fiscali pre-viste nel TUIR. Nel caso di Agorà sembrerebbe che il vantaggio dellapossibile defiscalizzazione degli interventi non abbia assunto una posi-zione centrale, come sottolineato da Bielli: «Siamo impreparati in merito.Non implementiamo il welfare per ottenere la deducibilità fiscale, maperché presente nei nostri valori fondanti. Ciò che veramente ricer-chiamo è il benessere interno». Questo da ancora più valore a quantofatto in Agorà, poiché sembrerebbe che si è scelto di farlo solo in fun-zione di quella che è la loro mission.

Rispetto al sindacato, secondo quanto affermato da Bielli, è fonda-mentale avere un rispetto rigoroso del contratto di lavoro nei diritti e neidoveri reciproci, mantenendo forte il ruolo della cooperativa e raffor-zando l’appartenenza e la fiducia in essa da parte dei soci […]. «I sin-dacati sanno che dentro Agorà vi è democrazia: tutti siamo ugualinell’Assemblea. I soci hanno chiaro che sono 8 anni di fila che non chiu-diamo in passivo, e nonostante la crisi non abbiamo perso posti di la-voro. Abbiamo una solidità e credibilità molto alta, tanto che le banchenon hanno problemi a concederci mutui e prestiti anche in questo pe-riodo. E questo i sindacati lo sanno. Se vi è conflittualità è dentro l’as-semblea, sempre nel rispetto della democrazia come dicevano, manon con il sindacato».

L’ultimo attore protagonista nell’ambito del welfare aziendale pre-visto in dottrina è rappresentato dagli imprenditori. Nel caso di Agoràla filosofia adottata è quella che il CdA, o addirittura il singolo socio al-l’interno dell’assemblea, possono proporre interventi e iniziative in que-sto senso. Ma sicuramente negli anni, e ancora oggi, il ruolo diprotagonista principale nella promozione del welfare aziendale èquello della Direzione Generale. Questa, infatti, si occupa della proget-tazione degli interventi, e la sottopone al CdA. Solo in quella sede si de-cide se investire sugli interventi proposti.

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In conclusione, nel caso di Agorà siamo di fronte alla fattispecie in cuil’azienda, o in questo caso solo il gruppo dirigente, si occupa dell’idea-zione, della progettazione e dell’implementazione della CSR, del wel-

fare aziendale e del work-life balance.

2.9 - Le ragioni del welfare aziendale in Agorà

L’individuazione delle ragioni e delle motivazioni che sono alla base del-l’implementazione del welfare aziendale in Agorà vanno ricercate negliattori principali della sua realizzazione, vale a dire la Direzione Generale.«Le iniziative di welfare aziendale – dice Bielli - nascono dalla mission diAgorà: dare lavoro e contemporaneamente sostenere i soci». Questavisione consente un collegamento al tema della CSR. Le ricerche em-piriche e la dottrina affermatasi negli anni, prevedono che un’impresa(o come in questo caso un consorzio di cooperative) che vuole diveniresocialmente responsabile ha un priorità che deve rispettare: far sì chela CSR entri a far parte della mission dell’impresa, e di conseguenza siavista in un’ottica strategica per la vita e lo sviluppo nel medio periododi questa stessa.

Torna dunque utile riprendere le parole di Argiolas (2014), il quale so-stiene che: «la consapevolezza della volontà di assumere un impegnodi responsabilità sociale deve pervadere l'impresa nella sua interezza,trasformandosi così in un orientamento sociale, ampliandone la mission,sostanziandone la strategia e guidandone le azioni operative». All’in-terno di Agorà questo passaggio è avvenuto. E non da pochi anni,dato che il Consorzio è nato nel 1995 e i primi interventi di welfare azien-dale risalgono a quegli anni. «Abbiamo costruito questo Consorzio nel1995, perché con lungimiranza ci eravamo resi conto che essere troppopiccoli rischiava di creare problemi. Abbiamo fatto questo perché noi,come si capisce bene dai servizi che offriamo, assistiamo le persone(minori, anziani, immigrati, ecc..), ma assistiamo anche e soprattutto isoci: dal dipendente-socio “normale” che ha lo stipendio, alla personache lavora per noi, ma “consuma” i soldi con i video-poker o con le fi-nanziarie e se perde il lavoro non ha altro». Probabilmente l’imposta-zione a carattere sociale della cooperativa ha favorito tutto ciò. Maquesta considerazione non deve togliere merito a quanto realizzato,poiché in molte altre realtà simili sul territorio tutto ciò non avviene. Anzi,al contrario, negli anni le cooperative sono state utilizzate da molticome forma giuridica per sfuggire alla normativa contributiva e fiscaleprevista per le imprese (false cooperative).

È da ricordare che quando la CSR, compreso anche il welfare azien-

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dale, è programmata con serietà e trasparenza- con l’unico obiettivodi fare il bene della realtà di cui fa parte e in cui opera- può produrreottimi risultati. Nella caso di Agorà, le cui dimensioni sono notevoli, lacapacità di crescere e confermarsi nel tempo come soggetto ope-rante in maniera attiva sul territorio è stata possibile, anche grazie alleazioni di responsabilità sociale d’impresa. In questo caso, si possono rav-visare i vantaggi non economici di una buona CSR. Si pensi alla credi-bilità che Agorà ha acquisito nel corso degli anni, offrendo sul territorioligure i propri servizi anche ad istituti ospedalieri, a case di cura, a centridiurni, ecc. Tale circostanza ha consentito, e consente, una stabilitàeconomica, che assicura il mantenimento dei posti di lavoro e la vitadel Consorzio stesso.

2.10 - I servizi di welfare forniti da Agorà

Il Consorzio Agorà non si occupa di welfare aziendale solo al suo in-terno, ma è un soggetto attivo sul mercato nella vendita di servizi siaverso il pubblico sia verso il privato. Soprattutto negli ultimi anni, Agoràha voluto scommettere sulla vendita dei suoi servizi al mercato privato.Di norma, il Terzo settore è abituato al convenzionamento con la Pub-blica Amministrazione tramite gare d’appalto. Agorà ha deciso di spo-sare la sfida, proponendosi al settore privato come fornitore di servizisia verso le aziende sia verso i privati cittadini. Tra i servizi offerti ai privativi sono le badanti. Agorà, infatti, ha aperto un’agenzia di badanti do-tata di proprio ufficio, grazie a un accordo a livello nazionale con IdeaLavoro, che fornisce al privato cittadino un’organizzazione “chiavi inmano”, che può avvalersi di una badante selezionata, qualificata econ contratto di lavoro regolare. Agorà, infatti, si occupa di tutte le pra-tiche burocratiche relative all’assunzione, alla sostituzione del personaleper malattia, ferie, all’elaborazione del CUD, all’elaborazione del MAVper pagamento dei contributi, ecc.

Tale strumento, che assume un’importante valenza nell’emersionedel lavoro nero, è nato da una sperimentazione di assistenza familiarecon alcuni ospedali cittadini. Per comprendere i risultati di questo servi-zio basti pensare che nel 2012, a fronte degli effetti molto negativi dellacrisi economica sull’occupazione, il settore in crescita è stato proprioquello delle colf e badanti. In quell’anno, vi è stato infatti un aumentodell'8,37% dei lavoratori domestici regolarmente iscritti all'Inps: 681.000nel 2011 contro gli oltre 738mila nel 2012 (dati dei lavoratori regolarizzati).

Altro servizio offerto dal Consorzio è il Centro estivo aziendale Selex-Es, struttura destinata ai figli dei dipendenti della stessa azienda. Tale

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centro è nato in considerazione della necessità di sostegno e facilita-zione dei tempi lavorativi dei dipendenti. Iniziato nell’estate del 2010 (inquell’occasione, il progetto aveva ricevuto un finanziamento esterno),tale struttura ha ottenuto notevole successo e pertanto l’azienda hadeciso di proporlo alle famiglie come benefit. L’idea centrale di questaattività è che durante il periodo di chiusura estiva delle scuole vengaaperto un centro con le caratteristiche di una “vacanza in città”, diver-tente e di qualità. Il centro estivo dura nove settimane (con la pausanel mese di agosto) e si rivolge esclusivamente ai figli dei dipendentidella società Selex- Es, appartenenti a una fascia di età che va dai 4 ai12 anni (compresi i ragazzi disabili, che sono affidati a specifici educa-tori). L’azienda si occupa della raccolta delle preiscrizioni durante ilmese di maggio. Tramite un coordinatore, Agorà intrattiene i rapporticon le famiglie. Al termine dell’esperienza, alle famiglie viene fornito unquestionario di gradimento, finalizzato alla raccolta di impressioni, con-sigli ed eventuali proposte, utili alla riprogettazione del servizio perl’anno successivo.

Un altro interessante servizio offerto da Agorà è stato sviluppato tra-mite il progetto “Codice d’Argento”, nato nell’ottobre 2012 dall’incontrotra le esigenze dell’Ospedale San Martino, l’esperienza nell’assistenzadomiciliare del Consorzio Agorà e dalla possibilità di accedere a un fi-nanziamento del Ministero della Salute per due anni. Obiettivo primariodel progetto è la riduzione dei tempi di ricovero dei pazienti anziani. Ilservizio si rivolge a persone con condizioni di salute stabili, ma con aspettidi fragilità familiare e sociale che ne ostacolano il processo di dimissione.Questa sperimentazione, nata da un’idea della dott.ssa Marina Petrini(geriatra consulente dell’ospedale) e della dott.ssa Alfonsina Rinaldi(consulente della Regione Liguria) ha consentito la riduzione dei costilegati alla degenza prolungata da parte dell’ospedale genovese.L'esperienza è stata poi allargata all'Ospedale Villa Scassi di Genova-Sampierdarena con il progetto "Meglio a casa", a Lavagna, a La Spezia,a Chiavari e a Savona. A questo servizio si aggancia il servizio inerentela ricerca e l’assunzione del personale per l’assistenza domiciliare, pre-cedentemente descritto. Ragionando su dati oggettivi, è possibile for-nire un valore quantitativo a questo progetto. Secondo alcuni datipresentati da Agorà in una conferenza con la Regione Liguria: è statostimato (su un campione realizzato con 250 telefonate) che il 37% deipazienti dimessi da questi istituti, si sia rivolto a fornitori di servizi per ot-tenere l’assistenza domiciliare. Di questo 37%, il 42% si è rivolto ad Agorà(Fonte: Convegno Regione Liguria "Welfare di Seconda Generazioneper il benessere e la salute" Genova, Acquario – 19/01/2015. N.d.R.).

Tale progetto permette di rimarcare l’utilità del Terzo settore per il

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sostegno al welfare state. Quest’esperienza infatti, con la diminuzionedella degenza ospedaliera per i soggetti con determinate caratteristi-che, ha permesso un risparmio per le casse dello stato e ha inoltrecreato un ritorno, in termini di lavoro, sul territorio ligure. È un esempioconcreto del nuovo rapporto che vi deve essere tra primo e secondowelfare. Per quando quanto riguarda il servizio relativo ai nidi aziendaligestiti da Agorà, nato grazie ai finanziamenti erogati dalla Regione Li-guria, uno dei primi casi di asili rivolti ai privati è stato quello del RINA(Registro nazionale) e della Cambiaso Risso (impresa del marittimo) peril Nido del Mare, che Agorà ha gestito per un paio di anni. Oggi Agoràgestisce cinque nidi aziendali: due comunali, il nido “La trottola” del-l’Ospedale San Martino, il nido “Coniglio blu” dell’Ospedale Galliera, ilnido “Zerovirgolatre” per conto di Selx ES. Come afferma AlessandraGrasso: “Oggi siamo il più grande gestore privato a livello regionale”.

2.11 - CSR e welfare aziendale: riflessioni attraverso i due casi di studio

Dopo una presentazione dei singoli casi Toshiba T&D e Agorà, viene pro-posta all’interno dell’elaborato un’analisi comparativa, al fine di valutarese vi siano possibili punti di convergenza, o differenze tra queste due espe-rienze, rispetto alla progettazione, all’implementazione e allo sviluppo delwelfare aziendale. Per fare questo, viene proposta un’analisi basata suquattro punti focali: da chi è nata l’idea di sviluppare il welfare aziendale;quali sono stati gli attori protagonisti del suo sviluppo; su quali campi di in-tervento si sono orientate e i possibili sviluppi futuri.

Nell’ analisi comparativa realizzata saranno effettuati collegamenticon quanto sostenuto in dottrina rispetto a questa materia, in modo taleda proporre un parallelo tra quanto viene argomentato nella teoria, equanto riscontrato sul campo tramite l’elaborato realizzato.

Per realizzare l’analisi comparativa tra i due casi esaminati, la ricercaè partita dalle figure preposte alla realizzazione del welfare aziendale.Viene quindi analizzato il ruolo svolto dagli imprenditori, dai sindacati edalla pubblica amministrazione ovvero da quei soggetti individuati dalladottrina come gli attori del welfare aziendale. È stato possibile verificarecome nel caso di Toshiba T&D, il ruolo principale nella realizzazione degliinterventi di welfare aziendale sia stato svolto da parte del managementaziendale, e nello specifico da Caffaratti: quest’ultimo si è fatto promotoredel tema nei confronti dei sindacati, sulla base di quanto appreso dal-l’esperienza in Eticlab. Il ruolo dei sindacati, che è stato comunque im-portante, è venuto a posteriori rispetto a questa fase inziale. Per quantoriguarda invece l’esperienza di Agorà, il Direttore delle Risorse Umane e

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Mutualità di Agorà, Maurizio Bielli, ha sottolineato come il sindacato nonsia presente all’interno del Consorzio stesso. Egli sottolinea inoltre cometutte le decisioni prese negli anni rispetto al welfare aziendale, siano stateeffettuate da parte della Direzione Generale. Quindi è possibile sostenereche in entrambi i casi, l’idea di sviluppare il welfare aziendale è nata dalmanagement: in Toshiba T&D dall’HR Manager, in Agorà dalla DirezioneGenerale.

Per ciò che concerne il ruolo della pubblica amministrazione o nellospecifico di quanto previsto dalle sue regole fiscali (TUIR), è da tenere pre-sente che ha svolto un ruolo molto importante in Toshiba T&D, mentre inAgorà è del tutto assente.

Analizzando i motivi e le ragioni che sono dietro la scelta di implemen-tare il welfare aziendale, si riscontrano due situazioni quasi opposte. In To-shiba T&D sono tre: creare un ambiente di lavoro migliore, che consentauna maggiore collaborazione tra i dipendenti e il management, per ot-tenere una produttività maggiore; sfruttare i vantaggi fiscali previsti dalTUIR; creare cultura sociale in azienda. Sono ragioni ponderate, risultatodi un’analisi fatta in un’ottica manageriale. Infatti, si pensa al welfareaziendale come strumento per dare un vantaggio ai dipendenti, chepossa di conseguenza creare un vantaggio per l’azienda stessa. Èun’analisi sostanzialmente razionale, che rappresenta un passaggio inno-vativo, per ciò che riguarda la gestione delle risorse umane in Toshiba T&D.Si discosta estremamente rispetto a quanto viene riscontrato in dottrina,dove molte esperienze di welfare aziendale sono ricondotte ad espe-rienze decennali. (Ascoli, Pavolini e Mirabile, 2013). Si prenda a riferimentoil caso Luxottica dove l’attenzione per i lavoratori, con misure inerenti ilwelfare aziendale, risale al 1961.Agorà, invece conferma quanto sostenuto in dottrina. Infatti, in questocaso, le ragioni principali del welfare aziendale vanno ricercate nella suamission e nel suo background storico. L’obiettivo di Agorà è quello di ri-conoscere ai soci dei servizi aggiuntivi, che li permettano di poter usufruiredi un sostegno - economico e non - da parte del Consorzio.

La differenza nelle motivazioni che sono alla base dell’implementa-zione del welfare aziendale, dipendono molto dalla natura delle due re-altà: da una parte vi è una multinazionale, dall’altra un Consorzio dicooperative a carattere fortemente sociale. Chiaramente la mission delledue realtà è del tutto diversa. Ma laddove in Toshiba T&D si riuscisse a farpenetrare l’importanza della CSR in profondo (come nel caso di Agorà),riuscendo negli anni a far diventare quest’ultima uno strumento strategiconella gestionale aziendale, per la sua vita e per il suo sviluppo, si potrebberealizzare un welfare aziendale sempre più strutturato e capace di venireincontro alle necessità dei dipendenti.

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D’altro canto, sarebbe importante per Agorà riuscire ad approfondireil tema della defiscalizzazione degli interventi, dove possibile chiaramente.Questo garantirebbe un ulteriore salto di qualità che permetterebbe adAgorà di investire in nuovi interventi, grazie a quanto risparmiato da quelligià implementati. L’azione responsabile d’impresa è anche questo.

2.12 - Gli ambiti di intervento del welfare aziendale

Particolarmente interessante è confrontare gli interventi operati dalledue realtà: ambito previdenziale, sanitario o quello delle convenzioni. Ilpasso successivo sarà quello di provare a valutare gli interventi implemen-tati, per capire quali rispecchiano i parametri, che a nostro modo di ve-dere, definiscono il vero welfare aziendale: interventi rivolti alla generalitàdei dipendenti o a categorie omogenee di questi; interventi che rientrinonell’ambito dei servizi sociali ritenuti indispensabili e sanciti dalla Costitu-zione: il diritto alla salute, alla cura e all’assistenza (art.32); diritto all’istru-zione (art.34 Cost.); diritto al lavoro (art. 35) che, a parere di chi scrive,include anche l’ambito della tutela previdenziale obbligatoria e privata.Non si tratterà di dare un giudizio di merito dell’intervento, ma di un ten-tativo di fornire una nostra chiave di lettura del welfare aziendale.

In Toshiba T&D possiamo fare una valutazione solo su quanto fatto peril 2014, poiché ci sono i risultati del questionario, ma non conosciamo an-cora le valutazioni che saranno fatto a breve dal management per de-cidere gli investimenti. L’ambito prescelto in questo caso è stato quellodel voucher. Questo sicuramente è uno strumento che viene utilizzatodalle aziende, poiché non implica particolari difficoltà: si acquista, si di-stribuisce ai dipendenti, che lo utilizzano. Per Toshiba, il passaggio più cri-tico è stato la sottoscrizione dell’accordo sindacale. Sicuramente, ilvoucher è un buon strumento per dare un incentivo economico ai dipen-denti, ma, seppur destinato alla generalità dei dipendenti, e garanzia didefiscalizzazione per l’azienda (se inferiore a 258,00 euro a persona), nonva ad interessare l’ambito dei servizi sociali ritenuti indispensabili. Dunque,a parere di chi scrive, non rientra negli interventi di vero welfare aziendale.Bensì nell’ambito dei benefit.

Per quanto sviluppato in Agorà, l’analisi è più complessa, non fossealtro per il numero degli interventi. Ci concentreremo su quelli che ab-biamo definito, in linea generale, come intervenni di welfare aziendale.Tra questi quelli maggiormente utilizzati sono le convenzioni con la bancadi fiducia di Agorà, lo studio legale di riferimento, la dichiarazione dei red-diti e la possibile futura convenzione per il servizio badanti. Per quanto utilipossano essere queste convenzioni, non rientrano tecnicamente nell’am-

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bito di quello che noi consideriamo il vero welfare aziendale. Questo valein generale per tutte le convenzioni, salvo non siano stipulate, ad esempio,con istituti clinici privati o con centri diagnostici privati. In questo caso, laconvenzione, quando destinata alla generalità dei dipendenti o a cate-gorie omogenee di essi, andrebbe a tutelare il diritto alla salute. Dunquesarebbe classificabile come vero welfare aziendale. Ma in Agorà non ab-biamo riscontrato convenzioni di questa tipologia.

In merito sia all’integrazione del 20% riconosciuta da Agorà in periododi maternità obbligatoria sia all’assicurazione sulla vita pagata per i soci,li consideriamo due interventi a metà via tra i benefit e il welfare azien-dale, come inteso da noi. Ad esempio, l’integrazione dello stipendio 20%(a fronte dell’80% pagato dall’INPS) nel periodo di maternità obbligatoria,da una parte, è destinato a una categoria omogenea dei dipendenti (ledonne) e realizza un intervento di welfare a tutela della maternità: è pra-ticamente parte complementare dell’intervento del welfare pubblico.Ma d’altra parte, si tratta di una mera integrazione economica, limitataal solo periodo di maternità. Sostanzialmente, alla lavoratrice viene assi-curato, anche per quei mesi, l’accredito totale dello stipendio. Per questo,reputiamo questo intervento, sicuramente come inerente all’ambito delwelfare, ma non totalmente a quello del welfare aziendale.

Discorso simile va fatto per l’assicurazione sulla vita pagata per i socida Agorà: nel caso di morte di uno di questi alla famiglia vengono rico-nosciuti 30.000 euro. È una misura molto apprezzabile, ma non rientra nénell’ambito della previdenza (seppur alcune assicurazioni sulla vita sonoclassificate come fondi pensione, ma non crediamo sia questo il caso) nénell’ambito dell’assicurazione sanitaria: siamo di fronte a una polizza vitavera e propria. Anche in questo caso non classifichiamo questo interventocome vero welfare aziendale.

Abbiamo inserito nell’elenco degli interventi di welfare aziendalequanto previsto sulla base della sottoscrizione del Manifesto del malatooncologico. Ricordiamo brevemente che questo intervento in caso dimalattie oncologiche, aids e malattie fortemente invalidanti, prevede ilmantenimento del posto di lavoro anche dopo la fine del periodo di com-porto previsto dal CCNL. In alcuni casi, Agorà ha reputato che fosseanche necessario riconoscere lo stipendio al socio assente per malattia.Dunque, Agorà si è spinta oltre quanto previsto dalla contrattazione col-lettiva, creando una condizione di miglior favore ai soci. A nostro mododi vedere, questo è un vero intervento di welfare aziendale. Infatti, va atutelare contemporaneamente sia il diritto alla salute sia il diritto al lavoro.(…) Di conseguenza il socio non solo non perde il lavoro e viene sostenuto,ma non ha la necessità di richiedere l’indennità disoccupazione (dunque,non gravando sulle casse previdenziali dello Stato).

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3. “Il Consorzio Agorà e le politiche verso gli stra-nieri: i nomadi”

Università degli Studi di Genova, Facoltà di Lingue e LetteraturaStraniere. A cura di Valeria Garassino; relatore Prof.ssa Luisa Faldini,A.A. 2011/2012.

3.1 - Introduzione

Questo lavoro nasce dalla curiosità di conoscere chi sono i migranti sulterritorio ligure, in particolare, nel genovesato, quali sono i loro mezzi, leloro possibilità di vita, come sono tutelati dalle istituzioni locali, cosa lispinge ad arrivare e cosa, una volta qui, cercano e aspirano a fare.Perché i migranti non sono solo numeri, ma persone, ognuno di loro conla propria storia e il proprio bagaglio culturale. Di questi soggetti si oc-cupa, tra gli altri, il Consorzio sociale Agorà di Genova, sul quale è stataconcentrata la ricerca, che si è svolta soprattutto mediante intervistesemi-strutturate agli operatori del Consorzio. Sull’attività di Agorà nonesiste una bibliografia specifica e inoltre non avendo riscontrato nellabibliografia generale sull’immigrazione temi che potessero collegarsicon le attività del Consorzio, si è fatto riferimento ai rapporti annuali sul-l’immigrazione a Genova e al bilancio sociale del Consorzio.

Nell’ambito delle sue attività, Agorà si occupa di tutti i campi del so-ciale e dei servizi alla persona: anziani, disabili, minori non accompa-gnati stranieri o meno, lavoratori più vulnerabili, vittime di tratta e disfruttamento, gruppi nomadi e tutti gli immigrati più deboli.

Primo obiettivo della ricerca sull’attività del Consorzio è stato quellodi fornirne una panoramica generale, concentrandosi in particolare suisuoi servizi. Altro obiettivo è stato quello di dar voce agli operatori chesi occupano delle fasce deboli della popolazione; un’attenzione parti-colare è stata rivolta a coloro che lavorano con i gruppi nomadi pre-senti sul territorio genovese, focus della ricerca. Le testimonianze deglieducatori insieme alla storia, agli usi, ai costumi e ai casi di vita concretidel popolo rom, rappresentano il corpus centrale della tesi. Inizialmentel’elaborato prende in analisi il caso Agorà, esaminando tutte le sue at-tività, i progetti, i servizi, la struttura organizzativa e gestionale e gli sta-keholder; per poi passare allo studio dei dati relativi alle presenzeimmigrate sul territorio ligure, con un particolare riguardo per l’area ge-

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novese: i residenti, la loro incidenza sulla popolazione autoctona, gliiscritti all’interno del sistema scolastico (dalle scuole dell’infanzia all’istru-zione superiore), nonché le presenze nel circuito penale.

L’attenzione si sposta poi sui gruppi nomadi presenti nel territorio ge-novese. Sono prese in analisi le origini, gli usi, le credenze e la storia diquesto popolo per arrivare ai giorni nostri, con le testimonianze di rap-presentanti dell’attuale cultura romanì. A seguire, la ricerca rivolge l’at-tenzione sui progetti di Agorà a favore delle comunità nomadi aGenova, residenti nei campi autorizzati di Molassana, Bolzaneto e neglialloggi comunali abitati dai rom dell’ex campo Foce. Le interviste ef-fettuate agli educatori di Agorà mettono in luce l’operato del Consor-zio, permettendo di osservare quali siano le esigenze, i comportamenti,le necessità attuali di questi gruppi di nomadi, nascosti e marginalizzatidalla nostra società. I rom si trovano in perenne difficoltà esistenziale inquanto presentano problemi per regolarizzazione, nascono e vivono sulsuolo italiano, ma non riescono a godere di pari diritti degli Italiani, percui possono essere considerati come “non cittadini”. Nella gestione deiprogetti e dell’accoglienza di questi gruppi di persone, Agorà lavora instretto collegamento con gli enti locali di Genova, occupandosi soprat-tutto dei minori, in modo da garantire loro prevenzione, scolarizzazionee acquisizione di mezzi per l’integrazione. Questo elaborato vuole vol-gere lo sguardo su un mondo che molti non conoscono e che spessonon vogliono conoscere, perché circondato da pregiudizi secolari e daun’informazione viziata alla base.

3.2 - Agorà Consorzio Sociale

3.2.1 - La storia di Agorà e dei suoi progettiNato il 9 gennaio 1995 nel Comune di Genova, Agorà è un consorziosociale che fin da subito ha esteso la propria attività, raggiungendouna dimensione rilevante e un profondo radicamento sul territorio re-gionale. Alla sua nascita il Consorzio comprendeva quattro enti asso-ciati: Cesto, Incontro, Cosset e Pramar, membri fondatori rivoltiall’educazione minorile. Nel tempo sono stati sviluppati progetti inno-vativi finalizzati all’ estensione del campo d’azione anche nei confrontidi altre fasce di popolazione (anziani, disabili, lavoratori) ed è comparsala necessità di far fronte al fenomeno sempre più crescente dell’immi-grazione. Nel corso degli anni, si è registrato un aumento delle coope-rative partecipanti, alcune delle quali si fondono, fino ad arrivare al 1°Gennaio 2012 con una struttura ramificata composta dai seguenti entisociali: Avalon, Comunicazione Facilitata, FEMA, Gente di Mare, Koiné,

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L’Abete, La Goccia, Lo Sfero, Maxone Labora, Progres e Televita-Agapè. Le prime attività riguardanti gli affidi individuali e i progetti di edu-

cazione e mediazione all’interno dei campi nomadi risalgono al 1995;in seguito, a fronte delle massicce migrazioni sul territorio i servizi sonostati ampliati e adattati alle diverse situazioni richieste.

I minori albanesi non accompagnati rappresentano il primo grupponei confronti del quale sono stati attuati percorsi educativi; contempo-raneamente, vennero attivati progetti collaterali riguardanti l’art. 18 el’art. 13 contro lo sfruttamento della prostituzione e dei minori. Inizial-mente, Agorà disponeva soltanto di un numero verde a cui potevanorivolgersi i soggetti che intendessero uscire dal racket della prostituzione;successivamente, vennero creati veri e propri progetti, con strutture diaccoglienza e servizi formativi.

A titolo esemplificativo viene analizzato il progetto Sunrise, che offrealle persone coinvolte nella prostituzione ascolto, accoglienza in co-munità, percorsi di uscita, sostegno economico per i bisogni primari, ac-compagnamento sanitario, mediatori della lingua d’origine, praticheper il rilascio del permesso di soggiorno per motivi umanitari, residenzeanagrafiche protette, percorsi di apprendimento della lingua italianae di inserimento lavorativo. Dal 2000, per svolgere tutto questo, Agoràha collaborato con il Comune di Genova e la struttura casa-famigliaVilla Canepa (Opera Don Orione), dove viene assicurata una coperturadiurna tutto l’anno. Il Consorzio si è occupato delle ragazze vittime ditratta di nazionalità nigeriana e del Ghana; occupandosi anche di ra-gazze albanesi, ucraine, moldave e rumene. Viene attuato un progettodi reinserimento sociale, tutela e protezione, permesso dall’art. 18, altermine del quale, viene rilasciato un permesso di soggiorno per motiviumanitari rinnovabile fino a 18 mesi, durante i quali le ragazze possonorendersi autonome. Tra un documento e l’altro vengono segnalatedall’assistente sociale ad un corso di formazione: Agorà si appoggiaalla cooperativa AFET Aquilone Onlus, che consente loro un pre-avvia-mento al mondo lavoro con piccole esperienze e all’UCIL che offreborse di lavoro di circa sei mesi (è l’ente che maggiormente riesce nel-l’inserimento nel mondo del lavoro).

Agorà, in collaborazione con altri enti come Don Orione, La Salle,Saba, Auxilium, Federazione Solidarietà e Lavoro e il Comune di Ge-nova, fa parte dello sportello PCC, (sistema a Presa in Carico Comune),situato al secondo piano del “Matitone”, sede degli uffici di Genova.Tale sportello si occupa dei problemi relativi ai migranti.

«[…] Gli enti del privato sociale e il Comune hanno pari dignità e la-vorano in condivisione d’équipe. Lo sportello è aperto al pubblico il lu-nedì mattina, dove vengono accolte tutte le richieste da parte degli

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immigrati; il martedì pomeriggio è dedicato alla valutazione, in condivi-sione d’équipe, delle varie proposte e il mercoledì mattina vengonopresi in gestione i vari casi. La PCC si occupa della fetta degli stranieriregolari (i clandestini non possono essere aiutati), dei richiedenti asilo,dei rimpatri volontari assistiti (progetto NIRVA), grazie ai fondi europei,dei rinnovi dei permessi di soggiorno umanitari. Gestiamo anche i postiletto nei dormitori; noi di Agorà abbiamo a disposizione, presso il dormi-torio Massoero,13 dei posti disponibili per la durata di quindici giorni. Moltivengono anche a chiedere delle mense, che sono offerte dalla coope-rativa Auxilium e sono aperte a tutti. La PCC si occupa anche due co-munità alloggio, destinate alle fasce disagiate, che si trovano a Pra’ ea Costa di Teglia», dice Alice Cigalini, operatrice di Agorà.

Agorà si occupa inoltre del servizio civile, gestito dal suo ex presidenteSilvio Masala, su Genova e Provincia; in questo ambito vengono gestiti,in stretta collaborazione con le istituzioni pubbliche, progetti con le scuolesuperiori sul territorio. Obiettivo prioritario del Consorzio è quello di riusciread integrare nel servizio civile anche le fasce che ne sono attualmenteescluse: gli stranieri e le persone con limitazione della libertà personale.

Con la Legge Turco 285 del 1997 è nato il Progetto Diamante dedi-cato alle famiglie disagiate del quartiere genovese di Begato. Situatoin periferia, Begato è stato costruito negli anni novanta a fronte del-l’emergenza abitativa: tuttavia i massicci palazzi realizzati racchiudonocentinaia di minuscoli appartamenti. «Se chiedi a un genovese se co-nosce il quartiere Diamante di Begato, ti risponderà con qualche ri-cordo di cronaca nera, perché qui, negli anni novanta, i ragazzini eranoallo sbando, senza possibilità di integrazione. Poi con l’inizio del nuovomillennio è arrivato il Consorzio Agorà con i suoi educatori di strada, gio-vani ragazzi con un obiettivo: dare a Begato quello che non ha maiavuto» (estratto da Zanolli, Elisa, “Begato ieri e oggi: 10 anni di lavorodel Consorzio Agorà”, Genova24.it).

Fin da subito, il progetto è stato estremamente impegnativo: il quar-tiere offriva molto poco ai suoi abitanti, erano presenti soltanto una far-macia, un supermercato, una polisportiva e una parrocchia; un abitantesu cinque era seguito dai servizi sociali. La maggior parte degli abitantidel quartiere sono Italiani, ma non mancano gli stranieri: migranti di etniamagrebina, albanesi, centrafricani e rom rumeni, residenti tutti nel me-desimo palazzo, popolano il quartiere.

Con la nascita del progetto, gli educatori del Consorzio hanno ini-ziato ad intervenite nell’area, adottando la filosofia della peer educa-

tion (l’educazione tra pari), attraverso la quale le informazioni su temispecifici vengono trasmesse da un ragazzo ai propri coetanei. Tale stra-tegia, molto efficace per i ragazzi di strada, permette di insegnare ai

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giovani ad essere formatori di se stessi e degli altri. Da alcune dichiara-zioni dell’educatore di Agorà Pier Russo emergono le principali caratte-ristiche del progetto: «Col tempo sono stati creati i seguenti servizi: unpoliambulatorio con medici di base, un centro di ascolto e assistenza,una polisportiva con corsi gratuiti per gli abitanti di Begato, un bar,un’area gioco per i bambini da 0 a 3 anni e luoghi di ritrovo come lo“Spazio Zero” dedicato all’educazione dei minori del quartiere e lo “Spa-zio Donne”, dove si svolgono attività, corsi e laboratori. È necessario farcrescere i ragazzi assieme, studiare insieme e far loro esprimere la crea-tività, ad esempio con i murales. Questo è un progetto educativo di co-munità che tocca tutte le fasce di età; per gli adulti sono presentiprogetti di attivazione sociale; fino a qualche anno fa, grazie a unamaggiore disponibilità di fondi, erano attive anche delle borse lavoro,ma purtroppo ora questo non è più possibile a causa dei continui taglialle risorse del sociale. Ci si dedica quindi maggiormente all’educazionee prevenzione con i ragazzi e i minori. Novità assoluta è la casa per l’edu-cazione ambientale: un edificio abbandonato e ricostruito dal Comune,grazie a fondi regionali, con materiali completamente bio-compatibili.Attualmente è co-gestita dalla Associazione del quartiere Begato e danoi di Agorà; è stata costruita in modo che possa auto-produrre energiaed è stata dotata di una serra, in cui si svolgono laboratori in collabora-zione con le scuole genovesi. Rappresenta un’opportunità sia a livellocittadino sia per i ragazzi di Begato che vogliono avvicinarsi alla soste-nibilità ambientale».

Per unire gli abitanti del quartiere e farli sentire parte di un qualcosa,è stato creato inoltre un giornalino di quartiere: “Diamante Vivo”, pub-blicato quattro o cinque volte l’anno per fornire informazioni riguardantifeste, ricette e interviste agli abitanti del quartiere. Tale pubblicazioneè un mezzo interessante capace di coinvolgere con discrezione le fa-miglie nella vita di quartiere.

3.2.2 -I servizi delle cooperative e i lavoratori di Agorà.Le cooperative hanno precisi ambiti di competenza e si occupano dimolteplici attività collocate nel contesto dei servizi alla persona. Neglianni, Agorà ha diversificato e sviluppato le tipologie di servizi attivati,i cui destinatari comprendono: anziani, disabili, minori, donne, lavoratorie immigrati. I servizi alla persona attivati da Agorà si possono raggrup-pare nelle seguenti aree:

• assistenza;• attività socio-educative;

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• animazione;• produzione lavoro;• servizio civile;• servizi turistici e innovativi;• servizi per le aziende.

Agorà, operando in collegamento con il territorio, contribuisce allosviluppo del cosiddetto “Terzo settore”: i soggetti che operano inquest’ambito, cooperative sociali, associazioni di promozione sociale,associazioni di volontariato, organizzazioni non governative, sono or-ganizzazioni di tipo privato, volte alla produzione di beni e servizi di de-stinazione pubblica o collettiva. All’interno delle strutture che gestiscee coordina, il Consorzio promuove percorsi di solidarietà, accoglienzae integrazione svolgendo un ruolo attivo di “governante locale”: pro-muove l’integrazione sul territorio di soggetti pubblici e privati, collettivie individuali nei seguenti campi:

• educativo; • formativo;• assistenziale;• sanitario;• d’inclusione sociale e lavorativa.

Il Consorzio promuove iniziative allo scopo di apportare benefici siain termini di sviluppo economico locale sia in termini di una maggioresolidarietà sociale; inoltre, investe molto nella formazione e nell’aggior-namento dei suoi operatori allo scopo di garantire ricerca e sviluppo innuove aree di lavoro.

Il personale operante in Agorà è costituito da una notevole maggio-ranza di donne: oltre il 70% del personale è femminile e tale percentualeè in costante aumento in tutti i livelli del Consorzio. Per quanto riguardale risorse umane, il Consorzio svolge un’attività di formazione continua ecostante con ruoli di tutoraggio, docenze e accompagnamento instage. I piani formativi sono co-finanziati dal FSE (Fondo Sociale Europeo)e affrontano un’ampia gamma di argomenti quali: le questioni di ge-nere, il controllo di gestione, la comunicazione, l’organizzazione del la-voro, le tecniche di fund raising per le imprese sociali, l’educativaterritoriale, gli interventi socio-educativi e l’assistenza socio-sanitaria.

Dal 2004 il Consorzio si è dotato di un sistema di autovalutazione dellerisorse umane, che permette il riconoscimento sia dei bisogni formatividel lavoratore in relazione al ruolo ricoperto sia le aspirazioni professionaliindividuali. Fra i dipendenti sono presenti lavoratori stranieri, in particolare

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di provenienza non comunitaria, che occupano soprattutto ruoli dicura domiciliare e che costituiscono circa l’8% del personale; percen-tuale che, pur essendo in crescita, registra indici in linea con la mediadel settore di riferimento.

Nel 2010 la cooperativa sociale Progres, membro di Agorà, ha of-ferto lavoro a 115 persone, di cui 46 appartenenti a fasce deboli dellapopolazione individuate dalla legge 381/91. Occorre precisare chemolte persone non rientrano nella categoria di svantaggio, ma risul-tano comunque portatori di difficoltà di carattere sociale: problemi diintegrazione, scarsa scolarizzazione l’impossibilità di vedersi riconosciutititoli di studio conseguiti in paesi extracomunitari, lo smembramentodei nuclei familiari d’origine, la presenza di figli piccoli o genitori an-ziani, ecc. Questi elementi vanno così a creare situazioni di disagio nonriconosciuto, che Agorà decide però di prendere in considerazione nelnome dell’impresa sociale, per dare una concreta opportunità di rea-lizzazione di sé a ogni persona svantaggiata ed evitare l’insorgere diproblematiche sociali.

3.2.3. La struttura organizzativa e il sistema gestionaleLe cooperative parte di Agorà non gestiscono i propri servizi e le propriefunzioni, ma li delegano al Consorzio, che sviluppa un sistema gestio-nale articolato in tre organi sociali:

• l’Assemblea dei soci,• il Consiglio di Amministrazione,• la Direzione Generale.

L’Assemblea dei Soci è costituita dai rappresentanti di ogni coo-perativa aderente e rappresenta la massima espressione democra-tica e di condivisione delle scelte politiche e organizzative. Il Consigliodi Amministrazione detiene i più importanti poteri in ambito ammini-strativo e la Direzione generale, organo collegiale, è formato da sog-getti che non appartengono al CdA e si occupa delle funzionimanageriali. La struttura organizzativa si basa su un personale diffe-renziato in macro livelli:

• Responsabili di area,• Coordinatori di servizio (figure intermedie),• Operatori (i soci e i dipendenti che rendono fruibili tutti i servizi del

Consorzio).

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Inoltre, sono presenti diverse funzioni di staff:

• Segreteria generale,• Ufficio amministrativo,• Ufficio comunicazione,• Ufficio formazione,• Ufficio gestione azioni finanziate,• Ufficio del personale,• Ufficio progettazione,• Ufficio qualità, prevenzione e protezione lavoratori, HACCP• Ufficio selezione,• Ufficio stampa

Agorà opera all’interno di un sistema di relazioni che coinvolgonomolti soggetti e interessi: i cosiddetti stakeholder, che si distinguono ininterni ed esterni. Gli stakeholder interni sono tutti quei soggetti che la-vorano a vari livelli all’interno del Consorzio:

• soci lavoratori,• soci volontari,• lavoratori dipendenti,• dipendenti del servizio civile,• stagisti e tirocinanti.

Gli stakeholder esterni invece possono essere di tre tipologie: istitu-zionali, fruitori e altri. Gli istituzionali sono coloro che pagano i servizi, ifruitori sono coloro che usufruiscono e beneficiano direttamente dei ser-vizi e gli altri sono coloro i quali, pur non avendo un rapporto diretto conAgorà, ne influenzano comunque l’operato.

3.2.4 - Le aree di attività del ConsorzioLe tipologie di attività di Agorà, come già evidenziato più sopra, sonoorganizzate in diverse aree:

Anziani e disabiliIn questo settore, gli obiettivi perseguiti consistono nella cura e nel mi-glioramento della qualità di vita del destinatario; in tal modo vengonoincentivati il mantenimento dell’autonomia personale, la socializza-zione, la prevenzione dell’emarginazione e il decadimento psicologico.

Agorà ha a disposizione una comunità alloggio per anziani autosuf-ficienti e residenze protette per anziani parzialmente autosufficienti; in

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queste strutture svolge assistenza domiciliare, telesoccorso, (servizio diteleassistenza, controllo, sostegno e soccorso attivo 24 ore su 24 e tuttol’anno. Il fruitore per contattare il servizio deve premere il pulsante del-l’apposito telecomando, che attiverà un segnale che raggiunge subitola centrale di ascolto; gli operatori in sede di ascolto attiveranno imme-diatamente l’unità di soccorso più opportuna) e attività di animazionecontro il decadimento psicofisico, che comprendono laboratori di ma-nualità e la partecipazione a eventi e mostre. Dal 2004 è attivo il serviziodei custodi sociali, che monitorano circa 2000 anziani l’anno per pre-venire eventuali problemi causati dal clima, con particolare attenzioneal periodo estivo.

Servizi Socio Educativi

• Centro Servizi per i minori e la famiglia del Comune di Genova: pre-sente a livello municipale, offre percorsi educativi, ricreativi e di so-stegno per bambini con situazioni familiari complesse e particolari.Fanno parte di questo centro alcuni servizi specifici:

- Affidi Educativi Individuali- Centri di Aggregazione- Educativa Territoriale- Centri Socio Educativi

• Il progetto nomadi e extracomunitari: con la presenza educativaall’interno dei campi nomadi e delle comunità straniere, tale pro-getto realizza attività socio educative rivolte ai bambini, alle lorofamiglie e ai giovani adulti finalizzate all’integrazione e alla promo-zione della convivenza civile.

• Il servizio educativo del Centro di Prima Accoglienza minorile diGenova: dove vengono ospitati i minori arrestati e in attesa di de-stinazione da parte del Gip; gli educatori di Agorà svolgono un la-voro di accoglienza, conoscenza e accompagnamento nei tregiorni di permanenza nella struttura.

• La Comunità Educativa Assistenziale: in collaborazione con i servizisociali del Comune di Genova, si occupa di servizi di accoglienzae inserimento di minori non residenti in famiglia con progetti edu-cativi individuali di crescita e formazione.

• I centri di educazione al lavoro (CEL): rivolti ai ragazzi tra i 15 e i 21

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anni, che hanno terminato i percorsi scolastici per motivi particolari,le attività di questi centri si focalizzano sull’addestramento ma-nuale, l’orientamento attraverso percorsi di counseling individualee l’esperienza del tirocinio.

• Le strutture casa-famiglia Samarcanda e Tangram: la prima dedi-cata ai minori non accompagnati e la seconda ai minori non ac-compagnati richiedenti asilo politico; quest’ultima è l’unico enteSPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) perminori in Liguria.

• L’accompagnamento educativo a donne vittime di tratta inseritenella struttura protetta Villa Canepa.

• L’accompagnamento del singolo minore lungo un percorso in-sieme all’Ufficio Stranieri del Comune, nell’ambito specifico della“Presa in Carico Comune”.

Servizi Educativi Adulti (SEA)

Servizi per il sostegno, la consulenza, l’orientamento e l’inserimento la-vorativo della fascia dei giovani e degli adulti. Il progetto si articola insistema di alloggi per la residenzialità sostenuta: alloggi CEA (Comunitàeducative di accoglienza) sempre aperte e due CET (Comunità edu-cative territoriali), chiuse durante i fine settimana, in modo che i ragazzipossano tornare in famiglia; queste ultime, a differenza delle CEA, ac-colgono i casi più leggeri.

Infanzia e Animazione

• Asili nido e scuole materne: strutture interaziendali e pubbliche ( icommittenti di Agorà sono: l’Ospedale San Martino, l’OspedaleGalliera, Regione Liguria, Selex-FINMECCANICA) gestite da ammi-nistrazioni comunali. Le aziende, insieme alla Regione Liguria,creano servizi appositi per rispondere alle esigenze dei loro dipen-denti, rivolgendo l’attenzione verso le tematiche familiari e di con-ciliazione. Il personale che si occupa di questi servizi è in possessodei requisiti previsti dalla legge e svolge periodicamente forma-zione psico-pedagogica.

• Centri Gioco all’interno di Spazi Famiglia: lo Spazio Famiglia è unservizio, realizzato a Genova in cinque luoghi della città, che pro-

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pone centri gioco per bambini fino a 6 anni, formazione per i ge-nitori e mediazione familiare.

• Area gioco Diamante: situata nel quartiere di Begato, offre gratui-tamente cura ai bambini da 0 a 3 anni e sostegno genitoriale allefamiglie.

• Attività estive: durante il periodo estivo Agorà gestisce attività quo-tidiane per i bambini sotto i sei anni, in modo da venire incontroalle esigenze delle famiglie legate alla chiusura delle scuole.

• Servizi didattici e di animazione nella “Città dei bambini e dei Ra-gazzi”: situata nell’area del Porto Antico, è il primo centro in Italiaappositamente creato per un pubblico dai 2 ai 14 anni. Proponealla scuola e alle famiglie un’esperienza di intrattenimento educa-tivo in cui il bambino è l’attore principale.

Produzione e Lavoro

Collaborando con la cooperativa Progres, Agorà affronta le problema-tiche dell’inserimento lavorativo delle fasce sociali svantaggiate. Ven-gono gestiti servizi nel settore pulizie, prevedendo interventi giornalieridi cura e riordino uffici, spazi espositivi e museali, ristorazione, Agorà ge-stisce la “Locanda del Monte” a San Fruttuoso, prevenzione incendi, ri-levazione dei consumi nelle abitazioni e service spettacoli, conl’allestimento di manifestazioni e spettacoli. In questo modo, Agoràcrea opportunità lavorative e di impresa sociale finalizzate al migliora-mento delle possibilità di vita delle fasce più deboli della società.

Turismo

• Servizio Accoglienza e Informazioni all’interno dell’Area Porto An-tico di Genova.

• Servizi di custodia museale e animazione presso il Museo della Lan-terna di Genova e Genova Port Center, in collaborazione con laFondazione Muvita (centro di innovazione scientifica con sede adArenzano, che lavora sul rapporto fra uomo, energia e clima).

• Dal 2001 il Consorzio è presente nella nautica sociale in collabora-zione con la Provincia di Genova, l’ARPAL (Azienda Regionale perla Protezione dell’Ambiente Ligure) e il centro velico Interforze. Il

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Consorzio ha a disposizione l’imbarcazione “Uragano”, una vela del1978 ormeggiata presso Porto Antico, nella quale è possibile realiz-zare esperienze di gruppo formative e di educazione ambientale.

Servizio civile

Il Consorzio offre ai giovani tra i 18 e i 29 anni la possibilità di partecipareal servizio civile, gestito dall’ex presidente di Agorà Silvio Masala, attra-verso il progetto Macramè: un’importante esperienza di educazionealla cittadinanza attiva e sociale per i giovani. «Oltre a gestire il serviziocivile con i ragazzi che vogliono partecipare ai progetti, stiamo lavo-rando per aprirlo anche alle fasce escluse, come gli immigrati e le per-sone con limitazione della libertà personale. Ci occupiamo anche diprogetti con le scuole superiori, lavorando sempre in stretta collabora-zione con gli enti pubblici, con i quali, anni fa, avevamo dei rapporti digran lunga migliori; ora è tutto molto più burocratico» (estratto da un’intervista realizzata, il 24.01.12, Silvio Masala, responsabile del ServizioCivile per Genova e Provincia).

Servizi per le imprese

Agorà, nella gestione dei servizi per le imprese mira a promuovere e in-centivare la Responsabilità Sociale di Impresa (RSI), consistente nell’in-tegrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delleimprese all’interno delle loro operazioni commerciali e dei loro rapporticon le parti interessate. La RSI svolge un ruolo estremamente importantenella definizione dell’identità aziendale: migliora la cooperazione e l’at-tenzione all’ascolto nell’impresa, favorisce il coinvolgimento di ognimembro, incentiva l’innovazione e la creatività. In generale, la compe-titività di impresa si basa sulla capacità di coordinare i processi organiz-zativi allo scopo di ottenere una gestione ottimale delle risorse umane.Nel caso di Agorà, tali risorse sono costituite per il 70% da lavoratori disesso femminile, fascia maggiormente connessa alle problematiche diconciliazione tra lavoro e sfera privata. Adottare una vera cultura con-ciliativa significa investire sui servizi basati sulle relazioni d’aiuto e sul mi-glioramento della qualità delle risorse umane. Esempio, in Agorà, è ilprogetto CSO, “Conciliazione come Strategia Organizzativa”: il progetto,finanziato dal Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le politiche dellafamiglia, offre percorsi di formazione finalizzati a instaurare una buonacultura conciliativa. Il progetto prevede due proposte: percorsi di for-mazione per implementare un’autentica cultura conciliativa e centriestivi rivolti ai figli dei soci e dipendenti del Consorzio.

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Per ragioni di rappresentanza politico-istituzionale e sindacale, di svi-luppo del proprio mercato e di partecipazione al dibattito nazionalesui temi sociali, Agorà aderisce a organismi del Terzo settore quali:

• Federsolidarietà-Confcooperative: la prima è la più importante or-ganizzazione di rappresentanza politico sindacale della coopera-zione sociale in Italia; tra le cooperative aderenti, il 67% opera nelsettore socio-sanitario ed educativo e il 33% nell’inserimento lavora-tivo di soggetti svantaggiati; la seconda è un’importante organizza-zione, giuridicamente riconosciuta, di rappresentanza, assistenza etutela del movimento cooperativo e delle imprese sociali.

• Eticlab: associazione di imprese di cui Agorà è uno dei soci fonda-tori; tale organismo rappresenta un laboratorio sperimentale chediffonde sul territorio ligure la cultura della RSI e il dialogo fra im-prese. I membri che ne fanno parte vogliono promuovere i valoridi sostenibilità economica, sociale e ambientale, i quali devonocaratterizzare sempre più l’agire d’impresa. Vogliono opporsi a tuttiquei mondi che vedono le aziende solamente per le loro caratte-ristiche quantitative e valorizzare invece una responsabilità socialed’impresa che prenda in considerazione tre linee di fondo: equitàsociale, qualità ambientale, prosperità economica.

• Idee in rete è un consorzio nazionale sociale che opera con stru-menti imprenditoriali per la promozione umana, l’integrazione so-ciale dei cittadini, la capacità di rispondere alle esigenze delterritorio, la creazione di capitale sociale e una distribuzione piùequa delle opportunità.

Agorà si adopera nel diffondere, attraverso eventi aperti al pubblicoe seminari specifici per i soci partecipanti, percorsi di sensibilizzazione, in-formazione e formazione volti a creare un ambiente di lavoro in cui vengarispettata la dignità di ogni soggetto e non si verifichino casi di mobbingo di molestia sessuale. Stiamo parlando anche della promozione delle po-litiche di genere, in quanto le donne hanno indiscutibilmente più difficoltànell’affrontare con successo progressioni verticali di carriera, a causa deiproblemi legati alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, ma anchedi una bassa percezione del proprio potenziale. Il consorzio Agorà è:

• Iscritto alla prima sezione del Registro Nazionale degli enti che svol-gono attività a favore degli immigrati art.54 DPR 31/8/99 N° 394,con il numero A/158/2001/GE;

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• iscritto alla lista delle organizzazioni che aderiscono all’UNAR, Uffi-cio per la promozione della parità di trattamento e la rimozionedelle discriminazioni fondate sulla razza o sull’origine etnica istituitopresso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, in attuazione della Di-rettiva dell’Unione Europea.

3.3 - Agorà e i progetti in favore dei gruppi nomadi

3.3.1 - Gli operatori di Agorà impegnati nei progetti in favore dei nomadiIl Consorzio sociale Agorà, come già descritto in precedenza, ha atti-vato servizi orientati a favore delle fasce deboli della popolazione au-toctona e straniera. Per quanto riguarda il settore stranieri, in principio,vi erano due servizi differenti: uno per gli stranieri in generale e uno spe-cifico per i gruppi nomadi, ma con il progressivo incremento dell’immi-grazione e la riduzione delle risorse disponibili per il sociale, i due servizisono stati fusi insieme, creando un unico grande settore. In questo am-bito, Agorà vuole promuovere l’idea di intervento, di socialità e di in-clusione sociale per le fasce più deboli e offrire possibilità di crescita aiminori in difficoltà.

Inizialmente i campi nomadi autorizzati sul territorio genovese eranotre: Molassana, Bolzaneto e Foce; quest’ultimo, nel 1998, è stato sman-tellato dal Comune e i suoi abitanti trasferiti in case popolari e alloggisociali ubicati nelle zone del Centro storico, di via Bologna, Costa di Te-glia e Voltri. Vi sono anche i campi dei rom rumeni, che però, a diffe-renza dei precedenti, non sono autorizzati e così vengono di continuosgomberati e gli abitanti sistemati in luoghi temporanei per il periodomassimo di tre mesi; perché i rumeni, in quanto comunitari, non possonorichiedere il permesso di soggiorno.

Una delle prime esperienze di Agorà con i gruppi rom è stato il pro-getto PAN (Progetto Avviamento Nomadi), iniziato nel 1996 con la col-laborazione del Comune di Genova e dell’Assessorato alla PromozioneSociale. Questa iniziativa era volta a creare delle opportunità scolasti-che e lavorative, a partire soprattutto dai giovani; per quanto riguar-dava l’ambito lavorativo, l’UCIL - Ufficio Coordinamento InserimentiLavorativi - metteva a disposizione numerose borse di lavoro adatte alleesigenze del singolo. Ad oggi questa iniziativa non è più attiva, a causadei numerosi tagli alle risorse, ma Agorà non si è fermata qui e ha creatonuovi progetti in favore dei rom per risolvere le problematiche legateall’inadempienza scolastica e promuovere la mediazione e la preven-zione fra le famiglie.

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Per conoscere al meglio il lavoro che Agorà svolge in favore dei no-madi, ho deciso di far parlare direttamente gli operatori intervistati du-rante la mia ricerca; per avere una visione comparativa del lorooperato, delle loro opinioni e considerazioni ho deciso di porre a con-fronto due interviste: la prima intervista (riportata qui di seguito) è stataeffettuata all’operatore Pier Russo, educatore professionale, 40 anni,laureato in architettura; precedenti esperienze nel settore presso la Ca-ritas italiana.

(Tesista, in seguito T.): Può parlare del suo inserimento in Agorà?(Intervistato, in seguito I): «Ho iniziato nel 1999 come educatore nei cen-tri estivi di Agorà con i ragazzi del Comune di Milano; ho continuato la-vorando nei servizi socio-educativi e nel 2002 sono entrato nel settorestranieri, in particolare i nomadi, con cui lavoro tutt’ora».

T: Può descrivere il settore di cui si occupa?I: «Mi occupo dei campi nomadi e con l’ obiettivo di mantenere unapresenza costante con azioni di monitoraggio e di contatto diretto. Icampi a Genova prima erano tre: Foce e Molassana, con abitanti romdi etnia bosniaca e il campo di Bolzaneto con abitanti rom di etnia di-versa. Il campo della Foce è stato smantellato nel 1998. Il Consorzio sirivolge soprattutto verso il minore, monitorandone lo stato di salute, lafrequenza scolastica e le condizioni abitative; successivamente si de-dica all’intero nucleo familiare. È un lavoro in rete, in collegamento congli istituti scolastici, le associazioni, le ASL, i consultori, i distretti territorialie i committenti del servizio. Dopo il progetto PAN, ora non più attivo, loscenario su cui lavoriamo attualmente è cambiato: la maggior partedelle ore si svolgono sui campi di Bolzaneto e Molassana; le risorse sonsempre meno, si fa l’essenziale. L’obiettivo però è sempre lo stesso: l’in-clusione nel contesto cittadino. Si va avanti per micro obiettivi quali cer-care una sistemazione per le famiglie che esprimono la volontà di usciredal campo, mediare le regole e le soluzioni con buon senso per l’uscitadai campi fra gli uffici del Comune e gli abitanti, sostenere le famigliedurante i percorsi scolastici dei figli, seguire il singolo bambino nelle oredoposcuola. A differenza del progetto PAN non affrontiamo più l’inse-rimento lavorativo, perché non ci sono abbastanza risorse per garantireloro delle borse lavoro. Partiamo dalle fondamenta, partiamo dai bam-bini [...]».

T: Quali sono le loro risorse e di cosa vivono?I: «A Molassana raccolgono il ferro e si sono creati una rete con gli ita-liani: prendono, smontano e rivendono elettrodomestici e macchine.

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Questo gli permette di sopravvivere e di mangiare, che è quello chepiù importa. Comprano sempre merendine e biscotti vari; alcuni vivonodi accattonaggio, i ragazzini vanno spesso a rubare. Noi proponiamoloro il percorso della formazione scolastica, cerchiamo di dargli oppor-tunità differenti di vita».

T: Una volta che si stabiliscono negli alloggi, i vostri progetti terminano?I: «L’uscita dal campo non rappresenta la fine del progetto, bensì unnuovo inizio: il progetto continua nel rendere autonome le famiglie nelloro sostentamento. Qui entrano in gioco le grandi differenze culturali:dalla loro condizione di famiglia allargata all’appartamento abitatodalla singola famiglia. Ad esempio i bambini nel campo erano accuditida tutti gli abitanti, una volta negli alloggi restano solti, tanto che pergli adulti solo fare la spesa risulta problematico. Immaginiamo unamadre di otto figli che deve uscire per la spesa, chi le guarda i figli nel-l’appartamento? O come fa ad andare a fare la spesa con otto figli?»

T:Qual è il vostro metodo di lavoro?I: «Non c’è un modello vincente, si fa leva sul singolo; per esempio sichiede a un bambino se il duro lavoro che fa il papà con il ferro glipiace o se vorrebbe fare altro, si lavora sui loro desideri e li si indirizzaverso un percorso formativo. Per esempio, se una ragazza ha voglia didiventare parrucchiera, noi ci informiamo in merito alle scuole presentie valutiamo se siano fattibili o meno. Inoltre, bisogna cercare di edu-care i genitori a responsabilizzare i figli maggiori e fare educazione aiconsumi della casa […]».

T:Com’è la vita all’interno del campo?I: «All’interno dei campi ci sono molti conflitti per i ruoli di potere conconseguenti episodi di giustizia fai da te. Sono molto “basici”, primordialie le faide interfamigliari sono molto frequenti. Il degrado è evidente;tutto è fatiscente e c’è molta umidità. Le condizioni del campo rappre-senta soltanto uno dei loro problemi: la loro vita è abbastanza breve,in media sui 50 anni. La maggior parte delle ragazze ha un aspetto tra-scurato, a causa della cattiva alimentazione, del fumo e delle gravi-danze precoci, periodo durante il quale non smettono di fumare.Manca la cultura dell’infanzia e il senso di protezione: i litigi fra genitoriavvengono davanti ai figli, c’è molta promiscuità, molti condividono glistessi spazi, anche intimi come il letto. Il bambino è considerato un pic-colo adulto e come tale deve partecipare a tutta la realtà del gruppo.[…] Ci sono molte sovrapposizioni di ruoli all’interno dei campi, spessofratelli e sorelle non si considerano neanche o non sanno neppure di

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esserlo. Gli anziani, come i malati e i disabili, sono emarginati e nessunosi occupa di loro se non per il cibo. Molto spesso i figli abitano negli al-loggi e i genitori anziani per strada. Gli episodi di cui abbiamo parlatoriguardano però una sola delle etnie di nomadi a Genova: i rom bo-sniaci; mentre i sinti non sono così, sono diversi».

T: Può descrivere la loro diversità?I: «Gli abitanti del campo nomadi di Bolzaneto sono italiani di etnia sintipiemontese e non hanno problemi con il permesso di soggiorno, a dif-ferenza dei rom bosniaci che non ottengo il permesso, in quanto nonriescono ad avere un lavoro regolare e vivono in condizioni di continuafrustrazione senza nessun diritto: sono praticamente dei “non cittadini”.I sinti sono quindi meno arrabbiati e rivendicativi: hanno cura dei lorofigli e non si fidano quasi di nessuno al di fuori del loro campo, accom-pagnano e vanno a prendere i loro figli a scuola anche quando sonoadolescenti. […] I sinti, nelle generazioni dei quarantenni, rispecchianoproprio l’immagine romantica dello zingaro, quello che vive sotto il cielostellato e afferma “io in casa non ci vivrò mai!”; mentre i più giovanisono allettati dal nostro mondo[…].

T: Come è cambiato il fenomeno dell’immigrazione a Genova nelcorso degli anni?I: «I rom si sono stabiliti a Genova in modo significativo da circa tren-t’anni; fenomeno nuovo sono invece i rom rumeni, arrivati in Europa aseguito dell’entrata della Romania nell’Unione Europa nel 2007. A Ge-nova circa 300 rom rumeni si sono accampati sotto diversi ponti, in par-ticolare quello di Cornigliano; tale fatto può essere definito come unavera e propria emergenza sanitaria e di sicurezza. Per migliorare questecondizioni, il Comune ha realizzato interventi di emergenza e diversisgomberi. In genere i rom rumeni non hanno l’idea di trasferirsi in ma-niera permanente nel nostro Paese; il loro tipo di immigrazione non èstanziale, avendo continui percorsi di ritorno. Si stabiliscono in Italia percirca 5-7 mesi, lasso di tempo in cui svolgono principalmente attivitàdi richiesta elemosina, per poi ritornare in Romania dove vivono grazieai soldi raccolti nelle nostre città. Molti sono musicisti di strada e per-tanto abbiamo provato a creare una cooperativa di musicisti con esi-bizioni e serate. Il Consorzio ha messo a disposizione il supportologistico, luoghi, servizi tecnici ed educatori. Il progetto è andato benerivelandosi positivo: tali risultati hanno avuto tuttavia vita breve inquanto l’unità del gruppo non ha retto, a causa dei continui ricambi.Conflitti di ruolo e risorse in diminuzione hanno comportato lo sciogli-mento della cooperativa».

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La seconda intervista realizzata nell’ambito della ricerca ha vistocome protagonista Alice Cigalini: educatrice, 26 anni, diplomata pressoliceo socio-psico pedagogico e laureanda in Scienze Politiche. Prece-denti esperienze nel settore: servizio civile presso Agorà

T: Può dire com’è avvenuto il suo inserimento in Agorà?I: «Per me Agorà è come un gigante del sociale. Nel 2007 ho iniziato colservizio civile presso le strutture di Agorà, Samarcanda e Tangram e icampi nomadi. Lavoravo come supporto agli educatori: mi occupavodi attività correlate come l’accompagnamento sanitario, ma avevoanche molti spazi personali, osservavo molto ma allo stesso tempo par-tecipavo anche. Alla fine del servizio civile mi hanno chiesto di fermarmie così nel 2008 ho iniziato il mio lavoro in Agorà, continuando sempread occuparmi del Tangram, di Samarcanda e dei nomadi, sui quali misono concentrata maggiormente. Per un anno ho anche prestato ser-vizio a Villa Canepa e nel centro territoriale doposcuola “Gavette”».

T: Può descrivere il settore di cui si occupa?I: «Il mio settore si occupa degli stranieri in generale, dei nomadi e dellaPCC. Lavoriamo con i nomadi dei campi di Molassana, Bolzaneto ed exFoce. Gli abitanti della Foce sono stati sistemati in case popolari o alloggisociali ubicati nelle zone del Centro storico, di via Bologna, Costa di Tegliae Voltri. Seguiamo diverse famiglie soggette a forti difficoltà lavorative sianel trovare un impiego sia nel mantenerlo ed educative nei confronti deifigli. Ci occupiamo inoltre dell’accompagnamento dei più giovani neipercorsi scolastici e nei doposcuola […]. Ci occupiamo anche dei romrumeni: per constatare le loro reali condizioni di vita, io e una mia collega,ci siamo recate direttamente in Romania.

Oltre ad Agorà, nella PCC, situata al secondo piano del Matitone,partecipano anche altri enti: il Comune, le cooperative La Salle, Saba,Don Orione, Auxilium e Federazione Solidarietà e Lavoro. Gli enti del pri-vato sociale e il Comune hanno pari dignità: nessuno sovrasta l’altro e silavora in condivisione d’équipe. Lo sportello è aperto al pubblico il lunedìmattina, momento in cui si accolgono tutte le richieste, che vengono poivalutate in condivisione d’équipe il martedì pomeriggio; la mattina delmercoledì vengono presi in gestione i vari casi . Tutto è all’insegna dellaflessibilità, dinamicità ed elasticità. La PCC si occupa della fetta deglistranieri regolari, dei richiedenti asilo, dei rimpatri volontari assistiti del pro-getto NIRVA con i fondi europei e dei rinnovi dei permessi umanitari; iclandestini non possono essere aiutati.

Come Agorà gestiamo anche i posti letto nei dormitori, come il Mas-soero. Molti rom richiedono servizi mensa, offerti dalla cooperativa Auxilium

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con mense aperte a tutti. La PCC si occupa anche di due comunità allog-gio, destinate alle fasce disagiate, che si trovano a Prà e a Costa di Teglia».

T: Che cos’è il progetto NIRVA?I: «Il progetto NIRVA si occupa delle categorie deboli di stranieri chehanno difficoltà a rinnovare il permesso di soggiorno, in quanto deca-duti i requisiti. Inizialmente, il progetto si occupava anche dei clande-stini, anzi era nato appositamente per loro, ma poi con la legge Bossi-Fini ( legge del 30 luglio 2002, n.189, in modifica del Testo Unico delle di-sposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulle con-dizioni dello straniero) questo non è stato più permesso. Vengono attuatirimpatri assistiti ai rifugiati che rinunciano al loro status, a chi ha il per-messo umanitario, agli art.18 (anche se sono pochissime le ragazze chechiedono il rimpatrio), e art.13, a chi aveva un lavoro subordinato oautonomo, a chi ha problemi familiari (ad esempio chi non ha più l’ap-poggio di un parente in Italia). La maggior parte dei fondi europei èdestinata ai rimpatri coatti o forzati, il restante per i rimpatri assistiti: ulti-mamente ci sono dei “lavori in corso”, ovvero si sta cercando di met-tere in primo piano quelli assistiti. Quest’anno abbiamo ottenuto 200posti dedicati ai rimpatri assistiti».

T: Come avviene un rimpatrio assistito?I: «Il viaggio è tutto spesato e in più vengono consegnati 400 euro al sin-golo richiedente. Del viaggio, dell’arrivo e degli aspetti logistici se neoccupa l’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, fondatanel 1951; l’Italia è uno dei paesi fondatori) che ha delle sedi anche neiPaesi terzi. Il richiedente del rimpatrio viene portato dall’organizzazionepresso il luogo dove risiederà; una volta arrivato non viene abbando-nato, vengono infatti erogati servizi e aiuti allo scopi di avviare un’atti-vità lavorativa. La maggior parte degli stranieri che richiedono ilrimpatrio sono ecuadoriani: questo accade perchè essi hanno più tes-suto sociale nel Paese d’origine e perché l’Ecuador ha cominciato aderogare fondi per finanziare progetti di rimpatrio e avviamento lavora-tivo per chi desideri tornare in patria».

T: Quali sono le problematiche più frequenti?I: «Il lavoro, la casa, l’irregolarità di molti stranieri immigrati e la man-canza di risorse».

T: Con quali nazionalità di immigrati vi rapportate e quali sono le piùproblematiche?I: «Gli Ecuadoriani sono sicuramente i più numerosi nei centri dopo-

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scuola per minori, nei rimpatri assistiti e nell’educativa di strada svoltada educatori maschi coinvolgono i ragazzi in modo molto informale,ad esempio con partite di calcio. Le donne equatoriane sono molte eriescono bene a inserirsi nel tessuto sociale; insomma, gli ecuadorianisono tanti, ma non sono certo gli immigrati più deboli: tutti gli Ecuado-riani hanno una casa. I più deboli sono coloro che hanno difficoltà aregolarizzarsi: magrebini, bosniaci e rumeni, che essendo comunitariquando si rivolgono alla PCC hanno diritto solo al servizio mensa». […]

T: Quali prassi seguite per i minori non accompagnati?I: «Solitamente vengono fermati in primis dalle forze dell’ordine per poiessere presentati all’Ufficio stranieri: qui vengono sottoposti all’analisidel polso allo scopo di individuare l’età. Successivamente, vengono in-seriti nelle varie comunità. Villa Canepa si occupa di aiutare le ragazzeche escono dalla tratta (at.18), oltre che dell’emergenza minori: se ri-chiedenti asilo questi vengono inseriti nella struttura per rifugiati Tan-gram. Gli unici minori “in giro” sono rom; quando vengono colti a rubaresono inseriti nelle comunità, dalle quali si allontanano volontariamenteper ritornare nei campi dove risiede tutta la loro famiglia».

T: Quali prassi seguite invece per i rifugiati?I: «I rifugiati adulti che arrivano alla PCC vengono inseriti nella strutturaSPRAR (Servizio centrale del sistema di protezione per richiedenti asilo erifugiati), territoriale per adulti. Nel caso siano minori vengono invecesistemati al Tangram: sempre struttura SPRAR ma per minori non accom-pagnati. Pochissimi ottengono l’asilo politico: la sua durata è di 5 anni.Chi esce dalle strutture SPRAR può intraprendere percorsi di borsa la-voro con l’UCIL, che offre borse dai 2 ai 6 mesi, e seguire corsi di Italianoper stranieri. Ci sono spesso problemi con la questura per i rifugiati cherichiedono il rinnovo del permesso in quanto nascono spesso problemilegato alla residenza: chi è già uscito dagli SPRAR chiede aiuto allaPCC per essere reinserito in comunità alloggio per un breve periodo, inmodo da risolvere i problemi burocratici». […]

Dopo aver riportato alcuni estratti dalle interviste realizzate, vorreiaggiungere l’opinione dell’ ex presidente di Agorà, Silvio Masala, re-sponsabile del servizio civile di Genova e Provincia, che in passato si èoccupato in maniera attiva dei progetti in favore dei nomadi.

T: Che tipo di ruolo svolgeva nei progetti con i nomadi?I: «Ho creato i primi progetti per i campi nomadi legati al problema del-l’inadempienza scolastica. Abbiamo cominciato col portare a scuola i

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ragazzi, poi siamo entrati fisicamente nei campi e abbiamo affrontatoprogetti di mediazione e prevenzione con le famiglie».

T: Come sono le reazioni degli abitanti dei campi?I: «Non ci sono stereotipi, ogni famiglia è a sé: alcune ti seguono coninteresse, a differenza di altre che non ne vogliono neanche sapere. Èmolto difficile avere a che fare con i nomadi, dopo anni di progettispesso capita di dover ricominciare da zero. Nei campi manca la co-stanza nel perseguire certi obiettivi, anche se molte volte accadonoanche miracoli: i ragazzi continuano la scuola, vanno alle superiori etrovano un lavoro. I bambini nati nei campi situati in Italia sono Italiani,anche se spesso non gli vengono riconosciuti pari diritti. Il campo no-madi della Foce è stato smantellato e i suoi abitanti sono stati trasferitiin appartamenti comunali. Forse i nomadi di questo campo avrebberopreferito restare tutti insieme, ma almeno le condizioni igienico-sanitariesono notevolmente migliorate».

T: Quali traguardi importanti ha raggiunto il Consorzio?I: «Il fenomeno dei nomadi a Genova direi che è stato molto ben ge-stito: è stata notevolmente abbassata la soglia di conflitto sociale, ibambini vanno a scuola e ottengono gli strumenti per integrarsi».

Per instaurare rapporti con la popolazione rom è necessario in primoluogo avere una profonda conoscenza di questo popolo e tenere pre-sente la loro originalità culturale. Ogni intervento volto ad aiutare indi-vidui in condizioni di miseria e di marginazione sociale non può limitarsial soccorso immediato. I destinatari del progetto devono essere stimo-lati a operare il cambiamento sociale e il miglioramento del propriostato; devono prendere coscienza della realtà attuale e compiere ilpercorso necessario per inserirsi in una società che reputano estranea.Un progetto di successo avviene se chi lo intraprende ha una notevoleconoscenza dei valori socio-religiosi di questo popolo, in modo da in-staurare con loro un reale scambio. Sarebbe ottimale promuovere ilmantenimento di tali valori, in modo compatibile con la nostra società.[…] Una proposta pratica potrebbe essere quella di valorizzare le loroabilità artigianali, inserendole in attività tecniche moderne. […]

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4. “Il bilancio delle competenze dei volontari delservizio civile nazionale”

A.S.P.I.C. - Associazione per lo sviluppo psicologico dell’individuoe della comunità . Scuola Superiore Europea di Counseling Profes-sionale. Master in counseling professionale “Counseling azien-dale”. A cura di Arianna Novelli; Relatore: Dr.ssa Moresco MariaCristina, anno 2014.

4.1 - Introduzione

Ho deciso di svolgere la mia attività di tirocinio presso il Consorzio So-ciale Agorà, del quale sono socia lavoratrice dal 2007. La mia decisionederiva, innanzitutto, dall’interesse che ho maturato, in questi anni, neiconfronti del metodo di conduzione delle supervisioni, delle attività diformazione e della costruzione del Bilancio di Competenze, alle qualiho avuto l’opportunità di partecipare grazie all’impegno del nostro Psi-cologo del lavoro e Counselor Professionista, Umberto Lavolpicella.

Credo fermamente nell’importanza del Servizio Civile Nazionale eda alcuni anni sono stata formata per assumere il ruolo di OperatoreLocale di Progetto, figura che accompagna i ragazzi del Servizio Civiledurante l’anno di volontariato. Grazie a questa mansione, ho potutoapprezzare l’enorme importanza dell’esperienza di Servizio Civile, os-servando quando quest’ultima sia occasione di crescita personale eprofessionale e quanto beneficio il lavoro dei volontari abbia portatoal funzionamento dei nostri servizi. Infine, il mio Consorzio, mi ha facili-tata nello svolgere questo Master assegnandomi 200 ore di permessistudio retribuiti e, anche per questo motivo, ho deciso di dedicare il miotirocinio alla mia organizzazione.

Il Consorzio Agorà è un’impresa sociale composta da cooperative,che si occupano di attività diversificate nel panorama dei cosiddetti“servizi alla persona”. Costituitosi nel 1995, ha sede nel centro storico diGenova ed opera su un territorio prevalentemente genovese. Dà oc-cupazione a circa 600 addetti con l’obiettivo primario di promuoverepercorsi di solidarietà, accoglienza ed integrazione all’interno delle co-munità locali, ma anche di servizi per le aziende.

Il Consorzio aderisce a Federsolidarietà-Confcooperative, è membrodell’associazione di imprese EticLab per la divulgazione della Respon-sabiltià Sociale di Impresa, del Consorzio Nazionale Sociale "Idee inRete" e Consorzio nazionale "Idea Lavoro".

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Il Consorzio, oltre a i vari servizi svolti, offre la possibilità ai giovani trai 18 e i 29 anni di partecipare al Servizio Civile nel campo dei servizi allapersona e alla comunità. I volontari, impegnati nel Servizio Civile, svol-gono una formazione obbligatoria in materia di comunicazione, lavorodi gruppo e per lo sviluppo di competenze relazionali, oltre ad affron-tare temi specifici di approfondimento sul ruolo dell'Educatore all'in-terno del Consorzio. I ragazzi hanno anche la possibilità di rivolgersi auno sportello di Counseling gratuito per affrontare problemi che si pos-sono verificare nel corso dell'anno di servizio. Inoltre, il nostro Consorzioda alcuni anni ha deciso di offrire ai volontari la possibilità di costruire ilproprio Bilancio di Competenze.

Il mio lavoro, durante il tirocinio, svolto in affiancamento allo Psico-logo del Lavoro del nostro Consorzio, è stato quello di:

- supportare, in qualità di Tutor d'aula, l'attività formativa i ragazzi delServizio Civile;

- accompagnare, in qualità di Counselor, i ragazzi che hanno richie-sto di elaborare il loro Bilancio di Competenze;

- offrire il mio ascolto presso lo Sportello di Counseling gratuito.

4.2 - Il Servizio Civile Nazionale

4.2.1 - Storia e caratteristicheIl Servizio Civile Nazionale, istituito con la legge 6 marzo 2001 n° 64, - chedal 1° Gennaio 2005 si svolge su base esclusivamente volontaria - è unmodo di difendere la patria, il cui "dovere" è sancito dall'articolo 52della Costituzione; una difesa che non deve essere riferita al territoriodello Stato e alla tutela dei suoi confini esterni, quanto alla condivisionedi valori comuni e fondanti l'ordinamento democratico. È l’opportunità,messa a disposizione dei giovani dai 18 ai 29 anni di dedicare un annodella propria vita a favore di un impegno solidaristico, inteso come im-pegno per il bene di tutti e di ciascuno e, quindi, come valore di coe-sione sociale.

Il Servizio Civile volontario garantisce ai giovani una forte valenzaeducativa e formativa, un’importante e spesso unica occasione di cre-scita personale, una opportunità di educazione alla cittadinanza attiva,contribuendo allo sviluppo sociale, culturale ed economico del nostroPaese. Chi sceglie di impegnarsi per dodici mesi nel Servizio civile vo-lontario, vuole aggiungere un'esperienza qualificante al proprio baga-glio di conoscenze; questa può risultare spendibile nel corso della vitalavorativa, quando non diventa addirittura opportunità di lavoro, che

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nel contempo assicura una, sia pur minima, autonomia economica.Le aree di intervento nelle quali è possibile prestare il Servizio Civile

Nazionale sono riconducibili ai settori: assistenza, protezione civile, am-biente, patrimonio artistico e culturale, educazione e promozione cul-turale, servizio civile all'estero.

4.2.2 - Opportunità per gli EntiGli enti di Servizio Civile sono le amministrazioni pubbliche, le associa-zioni non governative (ONG) e le associazioni non profit che operanonegli ambiti specificati dalla Legge 6 marzo 2001, n. 64. Il Servizio CivileNazionale consente agli enti accreditati di avvalersi di personale gio-vane e motivato, che, stimolato dalla possibilità di vivere un'esperienzaqualificante, assicura un servizio continuativo ed efficace. L'impiego deivolontari del servizio civile attiva un rapporto privilegiato con i ragazziche, dopo i 12 mesi di servizio, tendono in genere a mantenere contatticollaborativi con l'ente.

4.3 - Il Progetto di Servizio Civile Agorà: Macramè FUN 2014

Gli obiettivi del progetto di Servizio Civile messo in pratica dal mio Con-sorzio sono:

• sostenere la trama delle comunità (da qui è nato il titolo metafo-rico del progetto)

• individuare in modo approfondito i nodi e le relazioni da “ritessere”e agire su di essi, per promuovere un welfare riferito all’infanzia,all’adolescenza e ai giovani, incardinato “nel” tessuto della societàe non solo “contro” (il disagio, le emergenze).

Il progetto s’inscrive nel corso della progettualità di Servizio Civile svi-luppata dalle cooperative di Confcooperative in questi ultimi anni. In-fatti, in questo periodo, l’accento è stato posto:

1. sui bisogni e sulle caratteristiche sociali intrinseche delle Comunitàlocali presso le quali sono inseriti i servizi oggetto della progetta-zione, i quali a loro volta rispondono alle istanze non copertedall’offerta pubblica;

2. sulla proposta - per i volontari - di inserirsi nelle attività con un ap-

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proccio di connessione con il territorio, di massimizzazione dellecompetenze locali, di comunicazione con pari esperienze limi-trofe, etc.

Lo slogan del Progetto è: “annodiamo «Fino all’Ultimo Nodo» i filidella rete territoriale” con un MACRAMÈ

La specificità del progetto 2014 consiste nel portare a termine il ciclotriennale del “Macramé”, metafora dell’intrecciarsi fra servizi e azionidiverse, orientate in una comune direzione, che pone alla sua base laconoscenza e l’empowerment delle reti territoriali e il ruolo attivo deigiovani in Servizio Civile all’interno di esse.

La “mucillaggine sociale”, suggestiva e grave metafora coniata dalCensis per descrivere la situazione sociale italiana sin dal 2007, che ri-chiama sinteticamente lo sfaldarsi (e/o il non trovarsi o non ritrovarsi)delle relazioni vitali fra le persone e i loro contesti, in primo luogo comu-nitari (ma, per estensione: familiari, amicali, di mutuo-aiuto, etc.), si èsaldata alla contemporanea crisi del sistema di servizi. Questo è con-nesso alle “riorganizzazioni” del sistema di Welfare (pubblico), necessa-rie dopo il concreto assottigliarsi delle risorse economiche ad essodestinate.

Questa situazione, che unisce la “liquidità” baumaniana delle rela-zioni fra le persone all’interno delle loro comunità (persone che vivonoun orizzonte comunitario più disparato, incapace di ritrovare spazi eruoli della persona nei contesti comunitari, di accogliere le fragilità dellavita di ciascuno anche nella loro “normalità”) al concreto impoveri-mento, in termini economici delle città e delle famiglie, e dei servizi lorodedicati, acuisce problematiche sociali di esclusione e disagio; questoè il caso specifico ad esempio dell’immigrazione, dell’allargarsi dellapovertà, della rottura delle relazioni familiari, della maternità poco o af-fatto sostenuta, della ricerca del lavoro per i giovani, delle scelte con-naturate alla formazione e alla ricerca del lavoro (ad esempio, la crisidella formazione universitaria o, per stare nella situazione genovese eligure, nel ritorno a una formazione “classista”, che vede oltre l’80% deifigli di immigrati scegliere esclusivamente una formazione secondariaprofessionale o tecnica).

Agire per e a favore delle “persone” con servizi e proposte che co-munemente vanno sotto il nome di “welfare” rischia di divenire al piùuna sommatoria di palliativi sociali con poca lungimiranza e ancormeno sostenibilità socioeconomica sul medio e lungo periodo (unasorta di SOS Sociale, che opera solo sulle emergenze). Per questa ra-gione, l’intervento sociale deve considerare come non marginale l’at-

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tenzione alla ricostruzione, anche prevedendo e potenziando la possi-bilità di risoluzione delle problematiche, a partire dalle risorse delle co-munità stesse. L’impegno di agire sui “nodi” (i luoghi delle relazioni dellepersone: familiari, territoriali, di comunità, culturali, etc.) viene propostonel nostro progetto con un occhio sulla sostenibilità economica del si-stema, proponendo occasioni e servizi che li rinforzino laddove debolie che li considerino come parte integrante di una trama interdipen-dente. Lo sfilacciarsi di una parte di questa comporta inevitabilmente ildeterioramento a lungo andare del tutto. [...]

“FUN” è l’ acronimo quasi provocatorio dell’azione che vuole inve-stigare e agire “Fino all’Ultimo Nodo” le opzioni di risoluzione delle pro-blematiche sociali, in tempi di crisi dei cittadini e delle Istituzioni; rilanciacon una visione “positiva” l’azione e l’impegno sociale, non come“costo”, ma come scelta di vita privata (nella formazione personale ecivica dei giovani in SC) e lavorativa (degli operatori dei servizi socioe-ducativi e formativi presso cui gli stessi giovani sono inseriti). [...]

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5. “Convivenza, confronto e gestione delle deci-sioni comuni in un quartiere genovese”

Università degli Studi di Genova - Facoltà di Scienze Politiche.Corso di Laurea in Scienze Politiche. A cura Luciano Leporatti; re-latore Prof. Andrea Fabrizio Pirni, A.A. 2011/2012.

5.1 - Introduzione

La tesi nasce dal lavoro da me svolto nel quartiere Diamante, in Valpol-cevera, in qualità di educatore all’interno del “Progetto Diamante”, ser-vizio del Consorzio Agorà. Nella tesi vengono approfonditi i temiriguardanti i rapporti di convivenza fra gli abitanti, i conflitti e la gestionedi questi da parte dei residenti, delle istituzioni e degli enti del Terzo Set-tore, che operano all’interno del quartiere. Vengono poi esaminati i ruoliassunti da tali enti nell’ambito delle decisioni riguardanti il quartiere: siipotizza che le attività svolte dai diversi soggetti abbiano avuto un ruolorilevante nel cambiamento e nel miglioramento delle relazioni fra le per-sone nel territorio e con la città. [...]

Dalla fine degli anni Novanta è stato pensato e portato avanti il Pro-getto Diamante, una serie di iniziative di natura educativa e sociale ri-volta prevalentemente agli adolescenti e ai giovani adulti. Finanziatodalla Legge Turco sull'infanzia del 1997, attraverso il Consorzio Agorà ei suoi educatori ha avuto inizio un percorso di educativa di strada e dicomunità. Individuati e ascoltati i ragazzi nei loro luoghi di ritrovo (strade,piazze, bar della zona), sono stati realizzati piccoli progetti collettivi eindividuali, per mostrar loro altre possibilità di vita, oltre la devianza e leattività delinquenziali. In questo modo, è iniziato il progetto Officina, nelquale si aggiustavano legalmente motorini mediante un educatoreesperto; si organizzavano concerti di musica techno, tornei di calcionei campetti vicini e altre attività animative. Alle iniziative rivolte e rea-lizzate dagli adolescenti, si sono affiancate nel tempo altri servizi, qualil’asilo nido gratuito per i bimbi del territorio sotto i tre anni, la nascita diuna rete di associazioni del quartiere per sostenere varie iniziative efeste, l’analisi dei problemi esistenti e la ricerca di soluzioni con l'aiutodelle istituzioni. Attualmente, il Progetto Diamante occupa spazi realiz-zati ad hoc dal Comune di Genova nei basamenti della Diga Rossa,denominati Spazio Zero e Spazio Donne, e nuovi ampi locali adibiti adasilo nido in via Cechov. [...]

Da alcuni dati del 2003, forniti dal Distretto di Bolzaneto e usati per il

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Contratto di Quartiere (poi, non realizzato), il Diamante mostra un indicedi problematicità superiore a 12 % (Rapporto fra abitanti e utenti deiServizi Sociali di un determinato territorio). Nel 2003 su circa 2500 abi-tanti, il quartiere presentava circa 400 individui, fra minori, adulti e an-ziani, seguiti dai Servizi Sociali e/o dal Tribunale dei minori, con interventieconomici, di appoggio ed educativi. Nello stesso periodo nel Distrettodi Bolzaneto, su una popolazione di circa 28 mila abitanti, i seguiti arri-vavano a quasi 1500. Quindi, meno di un decimo della popolazione delterritorio concorre a formare quasi un terzo degli assistiti. Questa situa-zione era già presente nel 1999 anno in cui gli educatori di strada en-trano nel quartiere con il Progetto Diamante (Servizio gestito dalConsorzio Agorà): «Da subito le problematiche emerse riguardavano lagrande difficoltà nella vivibilità del quartiere, sia per la conformazionearchitettonica degli edifici, in particolare della Diga sia per come ve-niva di fatto abitato: molti nuclei familiari inviati nell’area presentavanodifficoltà estreme e forti situazioni di disagio. All’interno del quartierecoesistevano quindi situazioni di difficoltà sociale, economiche, sanita-rie, che andavano a sovrapporsi. Da alcuni racconti del passatoemerge come gli assistenti sociali di zona avessero in carico palazzi in-teri. Il distretto sociale si è trovato a dover affrontare le ridotte risorse deiservizi sociali a disposizione; le risorse sono state pertanto concentratesu tutto il quartiere, malgrado in realtà fossero necessarie per tutta laValpolcevera. Quindi, vi era una forte impossibilità a rispondere alle altreesigenze esterne, nonché un'inadeguatezza anche rispetto alle esi-genze stesse del territorio. Per cui si è pensato di proporre un progettopiù sistemico, che prevedesse un intervento rivolto a un numero elevatodi ragazzi: se tale intervento fosse stato proposto a un ragazzo alla volta,sarebbe stato impossibile da realizzare» (Paolo Putti, coordinatore Pro-getto Diamante).

Il Progetto Diamante si è occupato del quartiere, partendo dallapossibilità di costruire una comunità o comunque agevolare i legamifra le persone. «Un consistente numero di nuclei familiari e singole persone sono arrivati;tali gruppi presentavano forti problematiche, sia in campo sociale (nu-clei con difficoltà sociali all'interno, con difficoltà sociali magari dei mi-nori, ecc.) sia in campo sanitario. Inoltre, alcuni nuclei presentavanodifficoltà legate a processi migratori, trascinate da più generazioni emai risolte. Tali problematiche hanno portato nel quartiere persone, pro-venienti ad esempio del Centro storico, arrivate da una migrazione, ma-gari con figli - quindi seconde generazioni - in condizioni di forte rischioa causa del mancato superamento del processo migratorio e pertantorimaste in una dimensione di sottocultura, o di altro tipo di difficoltà.

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Questo era il panorama; inoltre, la struttura urbanistica del quartieresi confrontava con l'esigenza di costruire una comunità che non c'era.Questo non è un quartiere che ha una storia perché manca una co-munità, evolutasi attraverso conflitti e difficoltà, alla base della qualeviene costruita un'identità. Il quartiere presentava una “non comunità”costituita da soggetti diversi provenienti da posti diversi, presi o perscelta o per forza e messi assieme. Non si può pensare di costruire for-zatamente una comunità e pertanto, negli anni, questi soggetti hannodovuto confrontarsi in un clima di conflittualità che questo quartiereesprimeva, nella speranza di poter diventare un giorno una comunità.Per tutto questo ci sono voluti 15 o 16 anni, prima che in questo quar-tiere, anche grazie all'intervento dei servizi sociali e degli operatori distrada, potesse pensare di esprimere una voglia di essere comunità, ein particolare di essere parte della comunità della città» (Paolo Putti,coordinatore Progetto Diamante).

Anche il Presidente del Municipio considera gli educatori di stradacome uno strumento in grado di essere riconosciuto dagli abitanti comedifferente dalle altre istituzioni presenti nel quartiere.

«Credo che lo stesso Distretto sociale avesse pagato e paghi il fattodi essere individuato più come un soggetto istituzionale nei confrontidel quale avere qualche sospetto. Forse gli educatori e la coopera-zione, da questo punto di vista, sono stati percepiti in modo meno isti-tuzionale, più diretto. Immagino che abbiate avuto e abbiate problemi,però io ho notato che nelle relazioni e nei rapporti di questi anni, daparte soprattutto di alcuni giovani, alcuni di voi educatori destavanoin loro forse più fiducia rispetto alle istituzioni». (Gianni Crivello, presi-dente Municipio 2002-12).

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6. “Ri-pensare le differenze”

Università degli Studi di Genova, Facoltà di lettere e filosofia - Lau-rea Magistrale in Antropologia Culturale ed Etnologia. A cura diLuana Castellani; Relatore: Bruno Barba; Correlatore: Marco Aime,A.A. 2014/2015.

6.1 - Fenomeni di discriminazione e stigmatizzazione socialedelle differenze

L’immigrazione in rapida crescita negli anni Ottanta diventa una que-stione sociale in seguito a provvedimenti legislativi, che negano l’ac-cesso ai diritti per i nuovi arrivati. Nel 1989, nel tentativo di supplireall’inadeguatezza delle istituzioni, si unirono a Genova nel Forum Anti-razzista una pluralità di associazioni che comprendeva: organizzazionisindacali- quali, CGIL, CISL, UIL-, Lega per i Diritti dei Popoli, Sant’Egidio,Auxilium Caritas, ARCI, le prime associazioni dei migranti Palestinese, Eri-trea, Cilena, Iraniana, Somala, Marocchina, Egiziana.

L’inizio degli anni Novanta coincide con un periodo di forti tensionisociali che si concretizzano nella decisione del Comune di Genova diprocedere ad azioni di sgombero nella zona di Prè, dove vivevano so-prattutto immigrati senegalesi, senza la garanzia di alcun diritto. Il ForumAntirazzista nacque in quella occasione: le associazioni che si occupa-vano della questione dell’immigrazione in città si unirono in una rete chedivenne un coordinamento permanente. Lo scopo comune era trovareuna modalità d’azione condivisa capace di segnalare abusi e negazionedi diritti di cittadinanza e umani, sollecitare interventi, organizzare attivitàculturali e formative, svolgendo un’azione di intermediazione con gli Entilocali e istituzionali (Comune e Regione). L’attività del Forum Antirazzistasi concluse nel luglio 2001 in seguito agli avvenimenti del G8 a Genova.

Nel 2006 il materiale fu colpito dall’alluvione; in seguito fu recuperatoe restaurato e raccolto nei fondi della Sede della Camera del Lavoro.Attualmente il materiale del Forum Antirazzista si trova presso il CentroStudi Medì (di cui fa parte il Consorzio Agorà) di Genova.

Nell'ambito dei minori di origine straniera, il Forum presenta diversiprogetti che propongono un intervento mirato per la realizzazione dicomunità d'accoglienza e per l'inserimento scolastico e professionale.Sono presenti documenti e circolari delle istituzioni scolastiche e di as-sociazioni presenti sul territorio che denunciano lo stato di abbandonodei minori e la discriminazione subita nell'accesso alle risorse e diritti. [...]

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La Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia, approvata dal-l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a New York nel 1989 e ratifi-cata dal Governo Italiano nel 1991, deve essere applicata perrealizzare il riconoscimento dei diritti fondamentali. L’obiettivo principaledella scuola deve essere l’integrazione sociale: i minori non devono es-sere emarginati per la diversità di lingua o il colore della pelle. Si trattadi stimolare lo sviluppo di un pensiero che considera le differenze comeil risultato di una relazione dinamica e di potere come alterità e ric-chezza, anziché come un ostacolo.

La scuola è stato il contesto nel quale sono emersi i primi problemirelativi all’irregolarità dei minori ovvero riguardo alla mancanza del per-messo di soggiorno, anche perché la legislazione di riferimento presentacontraddizioni al suo interno. In molte realtà locali si è cercato di rime-diare alle lacune della legislazione sull’immigrazione, introducendo cor-rettivi ispirati ai principi generali del diritto minorile.

I minori devono godere di uno statuto particolare per cui usufrui-scono di una serie di diritti irrinunciabili, nonostante il potere degli Statidi limitare l’accesso degli stranieri sul proprio territorio e, dunque, all’in-troduzione di norme, che condizionino l’esercizio dei diritti dello stranieroe il rispetto della normativa in materia. L’ingresso di uno straniero è con-dizionato al rispetto dell’ordine pubblico e da ragioni economiche, so-stanzialmente perché esiste un diritto di emigrare, ma non un diritto diimmigrare; l’interesse dello Stato ha sempre la prevalenza rispetto al sin-golo cittadino straniero, salvo il caso in cui il cittadino sia minorenne, inquanto entra in gioco il principio dell’interesse del minore, in questocaso dotato di forza ed efficacia sovraordinata all’interesse dello Statoospitante. La nozione di interesse del minore è codificata a livello inter-nazionale dalla Convenzione di New York. [...]

Nel 1999 COOP.S.S.E presenta un progetto per la realizzazione di unacomunità di pronta assistenza per 6 minori maschi immigrati a Genovada Paesi extracomunitari tra i 14 e 18 anni. Secondo l'Associazione, laprassi educativa all'interno della struttura deve basarsi sui principi dellapedagogia interculturale, che consiste nell’educare non semplice-mente alla conoscenza e alla comprensione delle differenze, ma allaformazione di una mentalità relazionale, che aiuti a vivere in una so-cietà multietnica con un atteggiamento di tolleranza e rispetto dellediversità presenti. Inoltre, si propone l'introduzione della nuova figuraprofessionale del mediatore culturale con il compito di mediare nellacomunicazione fra l’educatore italiano e il minore straniero. La comu-nità d'accoglienza per minori, pensata come integrazione della rete diservizi sociali presenti sul territorio, nasce in seguito alla necessità di po-tenziare l’intervento verso i minori di origine straniera con l’intento di al-

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lontanarli da luoghi pubblici e da situazioni disumane, per impedire chediventino oggetto di sfruttamento. Il progetto affronta il problema abi-tativo temporaneo e vuole offrire forme di assistenza protetta e inseri-mento sociale. L'intervento è rivolto a una precisa categoria di soggetti:minori maschi immigrati da paesi extracomunitari di età compresa fra14 e 18 anni, che hanno bisogno di accoglienza per situazioni di isola-mento e emarginazione, presa in carico temporanea fino all’otteni-mento del permesso di soggiorno, accompagnamento e inserimentoin altri servizi. La durata dell’intervento varia in accordo con i Servizi So-ciali e l’Ufficio immigrazione del Comune di Genova, ma non dovrebbesuperare i 90 giorni. Il progetto è finalizzato nelle fasi di accoglienza,presa in carico e accompagnamento del minore, all'osservazione co-stante dei cambiamenti del minore e presuppone una verifica perio-dica del progetto nella sua complessità [...].

Un documento del Forum Antirazzista (del 23 dicembre 1994) com-prende una serie di circolari dei Ministeri dell’Interno e del Lavoro con-cernenti minori in stato di abbandono. Per risolvere le difficoltà deiminori extracomunitari, il Governo italiano propone la loro ammissionea corsi di formazione professionale, ma rimangono esclusi dall’iscrizionealle liste di collocamento. Si tratta di interventi sporadici e senza piani-ficazione ma che hanno lo scopo di alleviare temporaneamente il di-sagio e le difficoltà dei minori, come precisato in una nota. [...]

Soltanto nel 2011 il Governo italiano si occupa di definire le LineeGuida per affrontare l’emergenza dei minori stranieri non accompa-gnati, che d’ora in poi sono classificati con la sigla MSNA“Comitato peri Minori Stranieri”. Innanzitutto, il documento redatto dal Comitato per iMinori stranieri della Presidenza del Consiglio impone una distinzione fradue tipologie di minori:

- Accolti: il compito del comitato è vigilare sulle modalità di soggiornodei minori stranieri temporaneamente ammessi sul territorio dello Stato,in seguito all’accettazione della domanda da parte delle Autorità. Altermine del periodo, dovranno tornare nel loro Paese d’origine.

- MSNA: il comitato deve vigilare sull’accoglienza e occuparsi del rim-patrio assistito. Si definisce minore straniero non accompagnato unindividuo “minorenne non avente cittadinanza italiana o di altri statidell’Unione Europea che, non avendo presentato domanda d’asilo,si trova per qualsiasi causa nel territorio dello Stato privo di assistenzae rappresentanza o assistenza da parte di genitori o altri adulti per luilegalmente responsabili in base alle leggi vigenti nell’ordinamentoitaliano”.

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In seguito, si stabilisce che le Autorità che incontrano o vengono aconoscenza di un MSNA devono: accertarne l’identità e l’età, nonchéprovvedere all’accoglienza. Nel documento si chiarisce che si inten-dono interventi utili a favorire il normale sviluppo del minorenne non soloil mantenimento e l’ospitalità, ma anche la cura, l’istruzione e lo sport.Inoltre si sottolinea che i diritti del fanciullo sono riconosciuti dalla Con-venzione di New York ad ogni minorenne e devono essere garantiti du-rante la permanenza in Italia (considerata temporanea). Riguardo allapossibilità del rimpatrio assistito, il Comitato può decidere in tal senso,soltanto se rispetta l’interesse del fanciullo, come definito dall’Art 3 dellaConvenzione di New York [...].

Il contrasto con la situazione che ho potuto osservare nella ComunitàVilla Canepa (in collaborazione col personale del Consorzio Agorà,n.d.R.), in cui sono accolti i MSNA, è evidente soprattutto quando nelleLinee Guida del Comitato è indicata la necessità di intraprendere per-corsi formativi [...].Si precisa in ultimo che le ricerche sulla famiglia del minore- in apparenzaabbandonato -devono proseguire per almeno due anni e devono esseresvolte dall’autorità competente nel Paese di origine del minore. [...]

Il Coordinamento genovese, in occasione del decimo anniversariodella Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adole-scenza, propone di prendere in esame alcune aree principali di inte-resse: i diritti fondamentali e diritti di cittadinanza (partecipazione allevita comunitaria, ascolto e libertà d’opinione, espressione), diritto algioco, alla privacy e una giusta considerazione in ambito giuridico; dirittiper lo sviluppo della persona (istruzione, educazione, formazione, fami-glia, sanità, adozioni), protezione e assistenza (protezione dagli abusisessuali, dal lavoro minorile). L’obiettivo che si propone è quello di inte-grare fra loro iniziative già programmate dal Comune e dalle Associa-zioni con la partecipazione della cittadinanza [...].

Nell’analisi riguardo l’origine delle diverse forme di discriminazionedi cui sono vittime i minori migranti, si nota che hanno radici profondenella retorica della bianchezza: il colore della pelle implica possibilità econdizioni, la nazione di provenienza determina atteggiamenti e com-portamenti nel Paese di destinazione. I minori stranieri sono catalogatie classificati in gruppi distinti in base alla zona o allo Stato di prove-nienza, secondo un ordine che attribuisce ai “non-bianchi” una posi-zione di inferiorità. Così, i minori di origine africana provenienti dallaregione sub-sahariana sono vittime di episodi di razzismo frequentianche all’interno della comunità da parte di ragazzi nati in Nord Africa.I minori albanesi ospiti della struttura d’accoglienza al contrario, mo-strano spesso atteggiamenti di disprezzo e superiorità nei confronti dei

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compagni che non hanno la pelle bianca. Spesso si rivolgono ai com-pagni neri con parole di disprezzo oppure con atteggiamenti denigra-tori; in altri, li escludono, limitandosi a parlare in albanese fra di loro [...].Nel 2003 è stato istituito l’Ufficio nazionale per la promozione della paritàdi trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza osull’origine etnica (UNAR), a seguito della direttiva della Comunità Eu-ropea (n.20 00/43). Si tratta di una rete a livello nazionale composta dauna pluralità di soggetti ed Associazioni che operano in presidi territorialiregionali nell’attività di prevenzione, contrasto e rimozione delle discri-minazioni (compresa Agorà n.d.R). UNAR ha la funzione di garantire ilprincipio della parità di trattamento tra le persone e contribuire alla ri-mozione delle discriminazioni di carattere etnico e razziale attraversol’assistenza alle vittime di atteggiamenti discriminatori, la promozione diattività e progetti sul tema dei diritti.

UNAR è formato da una Rete Nazionale dei Centri Antidiscrimina-zioni (come il Nodo Antidiscriminazioni del Quartiere Diamante di Agoràn.d.R), che collaborano con i seguenti obiettivi: garantire un’azione diprevenzione, di rilevazione e di contrasto delle discriminazioni che siapiù vicina alle vittime e quindi più tempestiva ed efficace, aumentarele occasioni e i canali di segnalazione e di rilevazione dei casi di discri-minazione, con il coinvolgimento degli enti regionali e, attraverso questiultimi, del tessuto associativo sul territorio.

Nel 2009, la stipula di un Protocollo d'intesa tra Dipartimento per lePari opportunità, UNAR e Regione Liguria ha portato nella direzionedella costruzione di un Centro regionale con compiti di prevenzione,contrasto e monitoraggio delle discriminazioni. In attuazione di tale Pro-tocollo, la Regione Liguria ha avviato una serie di attività sostenute daUNAR, attraverso una rete nazionale di Centri territoriali antidiscrimina-zione, in particolare mediante il progetto Rete delle Antenne territorialiper la prevenzione e il contrasto della discriminazione razziale, progettofinanziato dall'Unione europea - fondi FEI – (come il Nodo Antidiscrimi-nazioni di cui sopra - n.d.R.)

La costituzione del Centro è, infatti, finalizzata alla promozione di unsistema di rete territoriale di prevenzione, contrasto e monitoraggio con-tro tutte le forme di discriminazione, strutturato nel modo seguente:

• un nucleo centrale di coordinamento regionale (presso la RegioneLiguria, Assessorato Politiche attive del lavoro e dell'occupazione,Politiche dell'immigrazione e dell'emigrazione, Trasporti – SettorePolitiche del lavoro e delle migrazioni),

• un nodo di raccordo per ciascun territorio provinciale, quale punto

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di riferimento principale per ogni Provincia,

• varie antenne territoriali per ciascun territorio provinciale, quali con-creti punti di accesso per l'utenza,

• infine più punti informativi per fornire all'utenza indicazioni gene-rali.

A Genova i casi segnalati nel 2015 sono circa 35, un numero chenon rispecchia la realtà, secondo UNAR, ma che dipende sia dallescarse informazioni sull’attività svolta dall’ufficio sia per il fatto che sitende a segnalare solo gli episodi di discriminazione più evidenti. Oggiin Italia il pensiero della differenza si traduce nella difficoltà per alcunecategorie di persone, in particolare per le persone di origine straniera,di accedere ad alcuni diritti fondamentali, quali il diritto alla salute ealla casa [...].

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7. “La Divulgazione Scientifica e i nuovi strumentimultimediali”

Università degli Studi di Firenze, Facoltà di Scienza della Forma-zione - Corso di Laurea in Teorie della Comunicazione. A cura diChiara Francesca Sottili; Relatore: Prof. Virginio B. Sala; Correlatore:Prof. Alberto Peruzzi, A.A. 2009-2010.

7.1 - La città dei bambini e dei ragazzi di Genova

La città dei bambini e dei ragazzi di Genova è la più grande strutturaitaliana dedicata a gioco, scienza e tecnologia, rivolta ai bambini e ra-gazzi tra i 2 e i 12 anni. È aperta a famiglie, gruppi e scuole.

Il museo in numeri

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30.000 i mq dello science centre

90 i giochi esposti

1 studio tv

4 testuggini ne “Lo Stagno delle Testuggini”

38formiche regine e oltre 10.000 operaie all'interno delformicaio

4 km di cavi per alimentare e collegare i giochi

156.000 i visitatori nel 2009

10.000circa gli operatori specializzati che hanno visitato lastruttura

400gli studenti universitari che hanno fatto uno stagepresso la struttura

33 i percorsi educativi

654 attività didattica del 2009

oltre 1000 la capienza di visitatori in un giornata

7.2 - Il progetto

• 1995-96 Progetto pilota per l’apertura del science centre La cittàdei bambini ed i ragazzi.

• 8 dicembre 1997 Inaugurazione del science centre su iniziativa diPorto Antico SpA, in collaborazione con la Citè des enfants di Pa-rigi, primo centro in Europa dedicato ai bambini (e con la gestioneoperatica di Agorà, NdR).

• 2000-2001 Inaugurazione dello spazio multimediale “@peiron” con12 postazioni Mac per 14 lab Interattivi, in collaborazione con Enelper le scuole (a cura di di Agorà, NdR).

• settembre 1998 Inizio delle attività didattiche per le scuole: brevianimazioni dedicate alla scienza (a cura di di Agorà, NdR).

• 2003 Cambio di gestione da Porto Antico SpA a Costa Edutain-ment, in collaborazione con Consorzio Sociale Agorà.

• 2004 Genova Capitale della Cultura: lo science centre rinnova isuoi spazi con un exhibit dedicato alle rotte dei transatlantici conuna ricostruzione di un transatlantico “a misura di bambino".

• ottobre 2004 Il centro possiede due nuove “compagne di viaggio”:la testuggine palustre di Albenga (Emys Orbicularis Ingauna) equella americana dalle orecchie rosse (Trachemys Scripta Elegans).

• novembre 2004 Prima partecipazione al Festival della Scienza diGenova con laboratori e mostre, collaborazione che dura tutt'oggi.

• luglio 2005 Rinnovo delle aree "Le Meraviglie della Fisica", in colla-borazione con la Facoltà di Architettura di Genova per la proget-tazione dell'exhibit: "Il Colore delle ombre" (cfr. cap. 9, NdR).

• settembre 2005 Viene acquistato il nuovo gioco "la Cascata di sab-bia", installazione digitale interattiva che permette al visitatore diinteragire con una cascata di sabbia virtuale.

• novembre 2005 Restyling del sito www.cittadeibambini.net• luglio 2006 Primo numero della newsletter dello science centre con

informazioni sulle animazioni e le attività del week-end per le famiglie.• ottobre 2006 Apertura nuova area "Il Piccolo bosco in città", dedicata

ai piccoli di età compresa tra i 2 e i 3 anni aperta sia al pubblico scuolache famiglia (a cura del gruppo di lavoro gestito da Agorà, NdR).

• dicembre 2007 10 anni del science centre con la partecipazionedell'Albero Azzurro, trasmissione per bambini su RAI2.

• settembre 2007 Per la prima Notte bianca a Genova, lo science

centre sperimenta "Open night" per i cittadini genovesi.• dicembre 2007 Inaugurazione della Mostra del Museo Tridentino: "I

giochi di Einstein".• 2008 Inaugurazione del nuovo exhibit "Digiwall-la parete d'arrampicata".

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• agosto 2009 Si rinnova tecnologicamente l'exhibit dello "Studio Tv",dotato di nuovi dispositivi tecnologici.

• ottobre 2009 Inaugura un nuovo exhibit dedicato alla bolle di sapone. • dicembre 2009 Chiusura spazio multimediale @perion per rinnovo

spazi laboratori• giugno 2010 Inaugurazione del nuovo exhibit "Energia in Gioco":

lunga parete interattiva costituita da exhibit posti in sequenza, cheproducono differenti forme di energia

• novembre 2010 Inaugurazione della Mostra del Museo Tridentino:"Destinazione Stelle"

• dicembre 2010 Nuovo sito on-line www.cittàdeibambini.net

Nel 1984, in vista del V° centenario della scoperta dall’America,Renzo Piano, il famoso architetto genovese, presenta il suo primo pro-getto per queste celebrazioni: legare fisicamente e funzionalmente lacittà antica al mare. Lo Stato, per il finanziamento dell’opera, emanauna legge ad hoc e con la partecipazione di Comune, Provincia, Re-gione e Camera di Commercio, viene costituita l’associazione “EnteColombo 92” per curare l’organizzazione, la preparazione, il funziona-mento e l’amministrazione delle celebrazioni Colombiane. Dopo nu-merosi lavori di intervento, il 15 maggio 1992 viene inauguratal’Esposizione Internazionale dal titolo “Colombo: la nave e il mare”, cheresterà aperta tre mesi e giocherà un ruolo chiave nella trasformazionedi Genova in città turistica. Tra il patrimonio culturale ed architettonicoristrutturato per l’occasione, rientrano i Magazzini del Cotone (unadelle più importanti strutture dell’antico porto), costruiti tra il 1899 e il1901, e utilizzati come magazzini generali per le merci in transito nelgrande porto di Genova dell’epoca. Nel secondo dopoguerra, ven-gono poi destinati al deposito delle partite di cotone scaricate dallenavi in transito nel porto genovese.

Questo ampio complesso (più di 31.000mq disposti su quattro piani)è stato utilizzato come Centro congressi durante le Colombiane ed inseguito ne è stata affidata la concessione fino al 2050 alla Porto AnticoSpA, unitamente a tutta l’area circostante l’interno dell’antico bacinoportuale, con l’obiettivo di renderla vivibile e trasformarla in un polo diattrazione turistica. Renato Picco, presidente della società, decide diutilizzare i Magazzini del Cotone per creare uno spazio dedicato allafamiglia. Visitando spesso Parigi, era rimasto infatti colpito dalla Citédes Sciences et de l’Industrie - La Villette; ha voluto riproporre lo stessoconcetto a Genova, realizzando un vero e proprio progetto a “quattromani”. Con l’indispensabile contributo della Regione Liguria e dellaCamera di Commercio, il progetto pilota viene inaugurato il 1° dicem-

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bre del 1995 all’interno della Palazzina San Desiderio in uno spazio di600mq, che per sei mesi, ha ricevuto un’accoglienza molto favorevoledal pubblico. Dal maggio 1996, a test conclusi, si è quindi cominciatoa lavorare alla versione completa e permanente [...].

Dopo un nuovo accordo, l’8 dicembre 1997, viene inaugurata LaCittà dei bambini e dei ragazzi, prima struttura ludico-scientifica in Italiainteramente dedicata ai bambini. Viene situata al primo piano dei Ma-gazzini del Cotone, che - diventati quindi complesso polifunzionale,oltre al Centro Congressi - ospitano una biblioteca per la gioventù eun centro commerciale musicale multimediale. La sua creazione è co-stata più di 6 miliardi di lire.

Nel corso del tempo, il progetto originario si è arricchito di ulterioriesperienze che ne hanno ampliato le caratteristiche di sperimenta-zione e scientificità; in particolare, quella di “Imparagiocando”, ungruppo formato da Università di Genova, ricercatori dell’ stituto Nazio-nale di Fisica della Materia, IST - centro di Biotecnologie Avanzate - eda Arciragazzi. Il Consorzio Sociale Agorà gestisce l’esposizione per-manente, fornendo la competenza pedagogica e di animazione, oltreche l’organizzazione del personale.

Dal 2003 La città dei bambini e dei ragazzi è gestita da Costa Edu-tainment S.p.a., in collaborazione con il Consorzio Sociale Agorà, cheha portato continui cambiamenti alla struttura distaccandosi veloce-mente dal modello parigino, per poter rispondere meglio alle esigenzedel suo mercato. In effetti, non disponendo degli stessi mezzi (finanziari,pubblicitari, ecc.) del museo di Parigi né dello stesso status giuridico,la struttura genovese si è trovata a dover rispondere alle diverse esi-genze del suo pubblico, portando mutamenti nelle fasce orarie e neiprezzi, al fine di favorirne la fruibilità da parte del pubblico genovese edei turisti.

Parimenti gli exhibit principali somigliano a quelli de La Villette: sonostate introdotte modifiche e migliorie che meglio si adattano alla realtàlocale. Dal 2004 è iniziata una collaborazione fra la struttura e il corsodiLaurea in Disegno Industriale della Facoltà di Architettura di Genova,per la progettazione di nuovi giochi da proporre al science centre. Dal2003 l’esposizione permanente si è rinnovata ogni 2 anni con nuovispazi espositivi e nuovi exhibit (nel 2010 vi è stata l’inaugurazione del-l’exhibit "Energia in gioco" realizzatocon la collaborazione del CNR-Consiglio Nazionale delle Ricerche), che hanno integrato le varie isoletematiche che si sono conservate, come nella Cité des Enfants di Pa-rigi, divisa in zone corrispondenti alle fasce di età: 2-3 anni; 3-5 anni e6-14 anni (che dal 2010, è 6-12 anni).

L’obiettivo de La Città dei bambini e dei ragazzi si fonda sul metodo

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del “fare” o “fare insieme per scoprire ed apprendere mentre ci si di-verte”, secondo una modalità didattica “lieve”, che privilegia il giocoe dà al bambino ampia possibilità di scoprire gli oggetti e trovare dasé le risposte. Il ruolo dell’adulto diventa quello di mediatore: «il suo in-tervento deve sempre essere di guida, stimolo, supporto discreto, maanche di garbata presenza, in modo da consentire la realizzazione diun’esperienza che autenticamente trasforma, modifica e forse aiutaa crescere».

Gli exhibit presenti a La città dei bambini e dei ragazzi sono organiz-zati per isole tematiche (percorsi di gioco che affrontano in modo or-ganico un tema specifico) e divisi in due grandi spazi, il 3-5 e il 6-12 anni.Da ottobre 2006 anche i bambini d’età compresa tra i 2 e i 3 anni pos-sono usufruire di un’area a loro dedicata.

Spazio 2-3 anni: a partire dall’ autunno 2006 la struttura dispone di uno spazio dedicatoai piccoli dai 2 ai 3 anni. Un sentiero a serpentone si snoda all’interno diun bosco “fantastico” con passaggi dentro/fuori, sopra/sotto e una po-stazione-casetta dentro la quale poter fare alcune scoperte, toccandoi materiali, specchiandosi e giocando con oggetti nascosti all’interno.

Spazio 3-5 anni:• Il cantiere: vero e proprio cantiere a misura di bambino, con tanto

di casa da costruire, gru, secchi, carriole, mattoncini di gomma-piuma, carrelli su rotaia e silos. Una volta al “lavoro” ed equipag-giati di mantellina e caschetto, i bambini si dividono i compiti escoprono i segreti delle costruzioni.

• Mani in acqua: orienta l’acqua, rubinetti e mulini colorati per gio-care con la forza motrice dell’acqua e scoprire come essa di-penda dalla sua velocità e quantità.

• Il bacino di manipolazione: una grande vasca con acqua cor-rente, attrezzata di mulini, dighe, contenitori di tipi diversi, pompemanuali e barchette, permette al bambino di prendere confi-denza con l’acqua, di capire come controllarne il flusso e scoprirnecaratteristiche e “comportamenti”.

• Le scoperte: specchi concavi e convessi, telecamere fisse, oggettida riconoscere al tatto, una “macchina del vento”, aeratori cheemettono essenze; touch screen, monitor per disegnare con le ditaguidano alla scoperta di sé e del mondo circostante.

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Spazio 6-14 anni:• Il Vivente: vi si osservano gli animali presenti, formiche e testuggini,

per conoscerne forma e abitudini di vita. Il microscopio binocularee quello elettronico della sezione Zoologica consentono di vederel’invisibile, osservando le caratteristiche di alcuni animali. Nel for-micaio i bambini possono spiare la vita delle formiche rosse Rufa

rufa, la loro organizzazione sociale e il comportamento da diversipunti di vista. Due distinte vasche, circondate da vegetazione no-strana, come piante acquatiche della famiglia dei papirie capel-venere, accolgono 5 esemplari di due diverse specie, la testugginepalustre di Albenga (per gli addetti ai lavori, Emys orbicularis In-

gauna) e quella americana dalle orecchie rosse (Trachemys Scrip-

taelegans).

• Le bolle di sapone: quattro giochi permettono di plasmare paretisaponose, forme geometriche e bolle di sapone di tante forme edimensioni. Si possono scoprire, attraverso la sperimentazione di-retta, quali proprietà e quali forze agiscono nella creazione di unabolla di sapone.

• Lo studio TV: completo di postazione giornalistica, scenografia, te-lecamere e regia, è dotato di dispositivi tecnologici per giocare arealizzare un TG “spettacolare”. I ragazzi possono cimentarsi in ungioco di squadra e ricoprire diversi ruoli, imparando i segreti chestanno dietro a un programma televisivo, e sviluppando il propriosenso critico. Il banco regia è la parte più tecnologica, con tutti icomandi necessari per passare da una telecamera all’altra, perinserire immagini di riporto, per comunicare con le varie postazioni.Il banco è dotato di un monitor grande per osservare quanto staandando in onda e tre monitor più piccoli, per verificare quantotrasmesso dalla tre telecamere. È anche possibile utilizzare un ef-fetto speciale come il croma-key per le previsioni del tempo o peri servizi dell’ “inviato”. Nel corso del TG scorrono a fondo schermola striscia dei titoli con le principali news.

• Le meraviglie della fisica: specchi deformanti e parabolici, un ca-leidoscopio, un raggio laser per disegnare, computer e giochi-esperimenti sui vari tipi di luce esistenti conducono alla scopertadelle leggi che governano i fenomeni fisici.

• La cascata di sabbia: è un’installazione digitale interattiva, sintesidi tecnologia e scienza, in cui gli algoritmi permettono al visitatore

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di interagire, attraverso l’ombra del proprio corpo, con la rappre-sentazione virtuale di una cascata di sabbia colorata.

• Energia in Gioco: è una lunga parete interattiva costituita da exhi-bit posti in sequenza. I ragazzi, agendo su diversi supporti che pro-ducono differenti forme di energia, attivano a loro volta motorinie nastri trasportatori per trasferire un oggetto da un punto di par-tenza a uno di arrivo. Le forme di energia utilizzate sono quelle rin-novabili: energia solare, energia eolica ed energia idroelettrica.Per sperimentarel’induzione elettromagnetica si può salire su unaparticolare cyclette: più si pedala, più energia si produce. Anchel’ultima postazione riguarda l’induzione elettromagnetica: muo-vendo rapidamente una bobina di rame collegata a un LED tra ipoli di un grande magnete, si genera corrente elettrica e il LED siaccende.

• Digiwall- La parete digitale: questo gioco abbina le caratteristichedi una parete d’arrampicata e la tecnologia tipica dei giochi percomputer, per mettere alla prova tutti i sensi. È un muro compute-rizzato da affrontare come veri scalatori. Si imposta uno dei possibiligiochi e le luci guidano le vie da seguire; i suoni e la musica creanol'atmosfera e il muro risponde alle azioni di chi lo sta scalando. Co-stituito da una parete di 4 metri di lunghezza e 2,4 metri di altezza,con un totale di 96 prese di arrampicata, permette giochi, gare,sfide e vari tipi di esperienze creative, che stimolano l'attività fisicae la velocità.

• Il Transatlantico: posto nell’ultima sala, riproduce fedelmente gli ar-redi di un vero transatlantico d’epoca, permettendo una visita “amisura di bambino”, per scoprire l’attrezzatura e le principali rottedi navigazione, per giocare con i timoni e il telegrafo, comuni-cando da una postazione all’altra della nave.

Tutto è concepito affinché i giovani visitatori, accompagnati dagliadulti (insegnanti o genitori) possano compiere esperienze significativenell’interazione con gli elementi presenti, conseguire nuove acquisizioni attraverso l’attività ludica, effettuare scoperte utili per la loro crescita.Poiché i protagonisti della visita sono i bambini, particolare attenzioneè stata posta a tutto ciò che è legato alla loro sicurezza e tutto è statostudiato per ridurre al minimo i rischi che si corrono utilizzando gli ele-menti espositivi o muovendosi all’interno della struttura. L’illuminazione,il tipo, la forma ed il colore degli arredi sono stati studiati per mettere i

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visitatori a proprio agio e per dare una sensazione di tranquillità tale darendere piacevole la visita a tutti.

Gli spazi, curati dall’architetto Francesca Santolini, sono stati studiatiper creare un collegamento piacevole ed efficace tra le diverse areedi gioco. La progettazione architettonica utilizza due componenti di fi-nitura degli interni, il rivestimento del pavimento e le partizioni verticali,come elementi “narranti” la continuità dei percorsi.

Il pavimento di moquette blu è intarsiato con una fascia a sviluppocurvilineo di colore arancione, che serve a tracciare un percorso cheattraversa tutti gli elementi espositivi; seguire la striscia arancione puòessere considerato il primo gioco che si incontra nella struttura e che ipiccoli visitatori seguono con entusiasmo e serietà. Dove gli exhibit com-pongono un’“isola”, la linea arancione si trasforma in un “bollo”; ma nonvi è alcun percorso obbligato: il visitatore può scegliere da quale “bollo”iniziare la “sua” visita e “saltare” a un altro “bollo” in totale libertà.

Attenzione e curiosità, scoperta e socialità, scelta e responsabilitàsono alcuni degli aspetti sollecitati durante la visita a La città dei bam-bini e dei ragazzi. Il bambino dovrà essere messo in grado di decidere, tra le diverse proposte, quale può diventare la “sua”, legando così laconoscenza a un apprendimento emotivo ed affettivo, che completaed integra quello puramente cognitivo. Agli adulti è permesso toccare, provare, sbagliare insieme ai bambini, riscoprendo così che sbagliarenon è “male”, ma è solo una tappa nel percorso della conoscenza edell’apprendimento.

L’invito che La città dei bambini e dei ragazzi rivolge agli adulti chesi occupano della crescita dei bambini, della loro educazione ed istru-zione è: «permettete loro di sbagliare, non sottolineate negativamentei loro errori, ma aiutateli a trovare da soli le risposte». Attraverso la ma-nipolazione, la sperimentazione, il dubbio, il diritto all’errore, l’osserva-zione, la collaborazione con gli altri bambini, con gli adulti e il gioco diruolo sono favoriti i diversi modi d’approccio al sapere.

L’attività svolta nel science centre può essere considerata comeparte integrante del processo d’apprendimento in un ambiente ac-cogliente e stimolante, che con curiosità e divertimento invoglia allascoperta e all’approfondimento di tematiche scientifiche con la speri-mentazione diretta di strumenti e tecnologie.

7.3 - Le attività tra multimedialità ed interazione

I percorsi dello science centre sviluppano temi relativi ad attività sensorialie motorie legate alla scoperta del proprio corpo e delle proprie possibi-

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lità, attività di socializzazione, attività scientifiche e tecniche legate al-l’attività di comunicazione. Lungo il percorso, il visitatore è accompa-gnato da pannelli informativi; in particolare, per la sezione dei 3-5 anni ipannelli utilizzano un modello comunicativo iconico per il bambino e de-scrittivo per l’adulto che lo accompagna. Tale presenza diviene fonda-mentale: l’adulto deve infatti essere di supporto ma, al tempo stesso,discreto, di stimolo e di guida, in modo da consentire la realizzazione diun’esperienza, che aiuti a crescere nella piena espressione individuale.Mentre i pannelli informativi e le didascalie per la sezione 6-12 anni sonodi approfondimento e di spiegazioni dell’utilizzo dell’exhibit stesso.

Fondamentale è la figura dell’animatore scientifico, che si proponecome supporto alla visita libera, sia delle scuole che del pubblico pri-vato, e propone interventi che stimolano la curiosità ed accrescono leconoscenze dei bambini su temi diversificati. La professionalità deglianimatori, la cui preparazione ha raggiunto livelli molto elevati diven-tando punto di riferimento per la metodologia scientifica e per le sceltedidattiche, ha permesso di poter sviluppare un’offerta didattica moltoricca, che tiene conto di quattro parametri fondamentali: lo spazio incui svolgerle, il tempo impiegato e il coinvolgimento dei ragazzi, la con-duzione, il senso e i contenuti da trasmettere. Perciò le attività propostesi sono diversificate nel tempo sia per le famiglie con una programma-zione mensile di animazioni scientifiche per il week-end della durata di20 minuti sia per i gruppi scolastici, che possono scegliere forme diversedi laboratorio a seconda delle esigenze scolastiche, attraverso una me-todologia di comunicazione attiva, che favorisce la partecipazione di-retta dei soggetti. L’offerta didattica si articola così:

• Ingresso semplice: visita libera all’interno del percorso espositivo.

• Visita guidata: un animatore invita a scoprire le opportunità delpercorso generale. Attraverso l’analisi delle postazioni, l’osserva-zione e l’esperienza diretta si comprende il senso generale della fi-losofia che anima la struttura.

• Attività didattiche: si propongono come principale finalità quelladi stimolare i ragazzi attraverso l’esperienza, la scoperta e la socia-lizzazione. Sono strutturate attraverso una metodologia che pre-vede l’osservazione, la manipolazione, la sperimentazione, ildubbio e il diritto all’errore. L’obbiettivo non è mai arrivare a unaverità assoluta, ma incoraggiare il senso critico e la valorizzazionedell’esperienza svolta. La scienza, la tecnologia, l’ambiente, la co-municazione e il mondo vivente sono alcuni dei temi trattati.

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[...] Aree tematiche complementari ai percorsi tradizionali si svilup-pano oggi con un’attenzione specifica rivolta alle nuove tecnologie.Per consolidare il legame con l’istituzione scolastica, la Sezione Didat-tica organizza incontri con gli insegnanti per la promozione dell’offertadidattica, sviluppa progetti ad hoc per le scuole (dal 2008 ha attuatoun programma “Didattica a domicilio” che propone la possibilità di avere a scuola gli animatori scientifici per svolgere i laboratori richiesti)e partecipa ad eventi come il “Festival della Scienza” di Genova, pro-gettando attività didattiche di vario contenuto scientifico.

Inoltre, per il pubblico delle famiglie dal 2006 lo science centre in-forma i suoi piccoli visitatori sulle attività dei fine settimane attraversola Newsletter e permette ai bambini e ragazzi di festeggiare il com-pleanno presso la struttura organizzando laboratori a tema.

La produzione multimediale è in crescita e ha l’obbiettivo peda-gogico di favorire la maturazione di una coscienza critica rispetto aimedia, che si formi partendo, anzitutto, dal “fare”, dallo sperimentarein prima persona. Tutti gli exhibit infatti sono concepiti per permette alvisitatore di avvicinarsi ai concetti scientifici in modo interattivo e di-namico; i visitatori devono essere liberi di muoversi all’interno deglispazi e di utilizzare in piena libertà tutti i giochi a loro disposizione. L’ap-proccio agli elementi deve essere all’insegna della spontaneità, develasciare al bambino la possibilità di compiere diversi tentativi fino aquando non ritiene di aver trovato la risposta che cercava. Oltre agliexhibit dell’esposizione permanente, la struttura ospita eventi e mostretemporanee in collaborazione con i musei scientifici italiani, come ilMuseo Tridentino di scienze naturali di Trento.

Alcuni laboratori, guidati dagli animatori della struttura, consenti-vano ai ragazzi, e agli insegnanti, di comprendere il linguaggio, le mo-dalità espressive e la logica delle nuove tecnologie, il tutto privilegiandoil gioco e l’esperienza pratica.

Nonostante la produzione multimediale sia in crescita e abbial’obiettivo pedagogico di favorire la maturazione di una coscienzacritica rispetto ai media, lo spazio multimediale @perion nel 2009-2010è stato chiuso, anche se le attività annue registrate erano elevate ele collaborazioni con varie istituzioni - ad esempio l’ENEL - erano in cre-scita. La scelta di chiudere la postazione multimediale è nata per lavolontà da parte della struttura di puntare più sugli exhibit scientificidi ultima generazione e di dare maggior spazio alle attività, inserendocosì uno spazio laboratorio chiuso, nel cuore della struttura, al postodi @perion [...].

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7.4 - Esperienza lavorativa presso lo science centre “La cittàdei bambini”

Una testimonianza importante, per completare il panorama dei nuovistrumenti multimediali per la divulgazione scientifica, è l’esperienza la-vorativa che svolgo presso lo science centre La Città dei bambini e deiragazzi di Genova, dove lavoro ormai da dieci anni come animatricescientifica e responsabile della progettazione di laboratori didattici perle scuole e famiglie. Tale esperienza mi porta ad affermare che il ca-rattere informale del processo di apprendimento che si instaura duranteun laboratorio, così come l’attivazione emotiva indotta dalla sorpresaper il risultato inaspettato di un esperimento, o dal piacere derivantedalla manipolazione di materiali e congegni, è tale da rafforzare la mo-tivazione dei soggetti ad apprendere. Inoltre favorisce i processi cogni-tivi di comprensione dei temi trattati e i fenomeni di memorizzazionedegli stessi.

I laboratori sono sempre concepiti, in fase di progettazione, noncome attività autonome ma come parte integrante dei programmi esi-stenti, con un chiaro intento educativo; sono direttamente collegati al contenuto della struttura e al tentativo di sviluppare capacità crea-tive, conoscenze storiche e comprensione dei principi scientifici senzamai stancare i ragazzi o bambini a cui sono rivolti.

Attraverso il mio lavoro ho sempre cercato di dare anima al-l’azione, rendendo attivi gli stimoli, verificando che tali stimoli sianocolti dai soggetti e che provochino una risposta, che se anche nega-tiva, porti alla socializzazione con il singolo e con il gruppo; nel mio la-voro il diritto all’errore è il concetto fondamentale per una buonaattività didattica.

La metodologia dell’attività didattica parte dall’organizzazione se-lettiva delle esperienze, producendo un determinato modello conosci-tivo, che si traduce in una serie di comportamenti e interventi. Questoha come conseguenza l’individuazione di nuove modalità di comuni-cazione, attraverso nuovi codici, linguaggi, canali, che diventano ne-cessari per estendere le potenzialità del pensiero. Tutto ciò porta avalorizzare l’ambito cognitivo, cioè la capacità di prendere coscienzadelle situazioni e di costruire nuovi oggetti e nuovi eventi. Il bisogno diattività e la stimolazione di processi socializzanti possono venire soddi-sfatti da metodi e materiali, che tendono a fare del bambino o ragazzoil protagonista attivo.

Nel corso della mia esperienza ho potuto valutare come un’attivitàdidattica non sia un’azione intrusiva e condizionante da parte del-l’adulto, quanto piuttosto un aiuto, un accompagnamento dello svi-

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luppo; un intervento che agisce (attraverso la scelta di materiali, la loroorganizzazione, la loro messa a disposizione ed anche attraverso formeopportune di sollecitazione e di stimolazione) in funzione della promo-zione dello sviluppo. Si tratta di un’azione preventiva e discreta, che simuove soprattutto sulla base dell’osservazione.

La didattica, in relazione al gioco, è sempre un intervento indiretto,che indica una direzione, incanala, sollecita senza forzare. La fase diprogettazione si può sintetizzare così:

1. Fase dell’ideazione: l’idea del progetto viene sviluppata nei suoicontenuti, nelle linee generali, nelle caratteristiche distintive, negliobiettivi principali e collaterali e nelle funzioni da assolvere.

2. Fase dell’attivazione: deve essere valutata la fattibilità del pro-getto, rispetto alle possibilità e disponibilità esistenti (spazi, tempi ri-sorse).

3. Fase della pianificazione: sulla base di un’accurata predisposizionee raccolta di informazioni, si procede alla programmazione ope-rativa del prodotto, identificando le attività e nel dettaglio le azionida intraprendere, i tempi di preparazione, le risorse da reperire el’individuazione dei momenti e delle modalità con cui controllarel’andamento della produzione.

4. Fase dell’attuazione: il progetto viene materialmente eseguito se-guendo le scelte e le indicazioni stabilite.

5. Fase del completamento: revisione completa di tutti gli aspetti di-dattici ed educativi del progetto finale.

6. Fase della valutazione: prevede una disanima e una verifica dei ri-sultati al fine di accertare il raggiungimento degli obiettivi previsti.

Detto ciò, dopo una prima fase di idee iniziali sul progetto e un’attentaricerca, il lavoro è pianificato attraverso obbiettivi didattici e pedagogicida affrontare durante l’attività didattica. Si parte da un approccio ludicoe una partecipazione attiva dei bambini o ragazzi, attraverso la manipo-lazione di diversi materiali e la sperimentazione attiva, e si crea uno spaziodove sviluppare la capacità di “osservare” con gli occhi e con le mani,per imparare a guardare la realtà con tutti i sensi. Un metodo basato so-prattutto sul fare e “sul fare scienza”, affinché i bambini o ragazzi possanoesprimersi liberamente senza l’interferenza degli adulti, diventando indi-

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pendenti e imparando a risolvere i problemi da soli.Per concludere, si può affermare che le modalità educative e co-

municative in atto nei science centre sono in grado di incrementare latrasmissibilità di un contenuto, grazie alla commistione di linguaggi dif-ferenti - visivi, uditivi, tattili. Questo avviene attraverso laboratori, exhibit,mostre e il ruolo dell’animatore, che media tra i contenuti espressi dalpercorso di visita e i visitatori, rappresentando un semplice strumento disupporto di assistenza e vigilanza, durante il processo di apprendi-mento. Ogni strategia comunicativa e divulgativa deve, quindi, aiutareil visitatore a vivere un’esperienza concreta, personale e coinvolgente senza mai banalizzare o spettacolarizzare troppo il messaggio culturaleda trasmettere.

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8. “Lo status dei minori richiedenti Protezione inter-nazionale in Italia - Tangram un progetto di Genova”

Università degli Studi di Genova, Facoltà di Giurisprudenza. A curadi Virginia Pedullà; Relatore Prof.ssa Lara Trucco; A.A 2009/2010.

8.1 - Introduzione

Dall’ incontro con i ragazzi ospitati nella comunità Tangram nasce que-sta tesi; proprio da queste relazioni si sviluppa la curiosità di compren-dere meglio chi sono i rifugiati a Genova, come sono tutelati dallalegge in Italia, come arrivano nel territorio dell'Unione Europea, da cosafuggono e in che futuro possono sperare. L’esperienza vissuta duranteil tirocinio mi ha permesso di dare un volto ai profughi di cui parlano igiornali: molti sbarcano sulle coste meridionali del Paese, viaggiandostipati nei camion e nascondendosi nelle navi merci. Proprio a questiclandestini sono rivolti i recenti provvedimenti normativi adottati dal Go-verno italiano in materia di sicurezza e ordine pubblico.

I soggetti beneficiari del progetto Tangram sono minorenni migrantirichiedenti protezione internazionale. La complessità della loro condi-zione è dovuta al fatto che presentano “appartenenze giuridiche mul-tiple”: il loro status di minori stranieri richiedenti protezione internazionalemette in relazione diversi rami del diritto. Di conseguenza, per garantirela loro protezione è necessario il coinvolgimento di diversi soggetti. Ilpercorso di presa in carico e integrazione di questi minori dipende infattidall'intervento del legislatore, sia a livello nazionale sia a livello europeo,dalle risorse degli enti locali, dalle decisioni dei giudici, dalle questure,dall'impegno degli operatori sociali e dall'opinione pubblica.

Primo obiettivo di questa tesi è quello di offrire un quadro chiaro del-l'immensa mole di norme che gravitano attorno alla condizione di mi-nori stranieri richiedenti protezione internazionale in Italia, individuandole disposizioni finalizzate alla loro protezione, i loro diritti e gli elementiproblematici che li riguardano. La prima parte è dedicata all’analisi delquadro giuridico in materia di asilo, considerando tre livelli di fonti: il si-stema internazionale, la normativa europea e la normativa nazionale.La seconda parte descrive brevemente il fenomeno dei minori migranti,prendendo in analisi le norme adottate a livello internazionale e nazio-nale per la loro tutela: essi vengono considerati prima di tutto per il loro

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status di minori, piuttosto che per quello di stranieri. L’elaborato cercadi individuare il nesso tra queste norme e le disposizioni in materia di asilo,offrendo una sintesi completa della condizione di minore richiedenteprotezione internazionale in Italia. Vengono poi descritte le modalità diaccoglienza dei minori richiedenti protezione internazionale nel Comunedi Genova. Nella gestione di questa categoria vulnerabile è centrale ilruolo degli enti locali. Con l’entrata in vigore delle riforme, i Comuni sonodiventati i soggetti deputati all'erogazione dei servizi e delle prestazionisociali, nonché alla progettazione e alla realizzazione della rete dei ser-vizi sociali. I governi locali si sono quindi trovati a dover gestire i flussi mi-gratori di minori soli; tale fenomeno è assai complesso sia perché isoggetti entrati illegalmente non sono espellibili, in quanto categoria tu-telata dal diritto nazionale e internazionale sia perchè non sono inseribilinel mercato del lavoro e quindi c’è bisogno di grossi investimenti. Ognisingola amministrazione locale ha affrontato il problema in modo di-verso, dando vita a sistemi di tutela eterogenei sul territorio nazionale, aseconda delle proporzioni con le quali il fenomeno si manifesta nellevarie realtà locali. Gli elementi che determinano il sistema di tutela lo-cale sono le scelte politiche, le prassi messe in atto, i rapporti tra i varisoggetti coinvolti nel processo di accoglienza e l’integrazione dei minoririchiedenti protezione internazionale. [...]

L’elaborato passa poi all’analisi del fenomeno dei rifugiati a Genova;la gestione del problema nella città è recente in quanto non rappresentaun’area di primo accesso, toccata direttamente dall’emergenza deglisbarchi di centinaia di richiedenti asilo, ma è piuttosto chiamata a gestirela seconda fase dell’accoglienza.

Ancora più recente è l’attivazione del progetto Tangram, rivolto allacategoria vulnerabile dei minori alla quale sono destinati fondi specifici.Con questa iniziativa il Comune di Genova si fa carico del problema deiminori richiedenti protezione internazionale. Tale problematica risulta es-sere sempre più rilevante, sia da un punto di vista numerico sia da unpunto di vista politico: l’ultima Giornata mondiale delle migrazioni, cele-brata lo scorso gennaio, si è dedicata in modo particolare a questo tema.

L’esperienza del progetto Tangram, realizzato nell’ambito del Sistemadi protezione per rifugiati e richiedenti asilo (SPRAR), rilevante in quantounico in Liguria, viene descritta nell’ambito dell’elaborato; viene, inoltre,riportata un’intervista che vede protagonista un minore accolto nellastruttura. Attraverso la sua storia personale, vengono individuati i bisognie le problematiche dei beneficiari del progetto, comprendendo l’impor-tanza di un impegno per lo sviluppo di percorsi di accoglienza e integra-zione di questa categoria, estremamente vulnerabile, ma allo stessotempo ricca di potenzialità.

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8.2 - L’esperienza di Genova: il progetto Tangram

8.2.1 - Il Comune di Genova e i Rifugiati Il coinvolgimento di Genova nelle tematiche del diritto di asilo avvienenel corso degli anni '90. La città di Genova si è potuta accostare al fe-nomeno in modo graduale non essendo mai investita, a differenza dellearee meridionali d'Italia, da emergenze legate agli sbarchi di centinaiadi persone richiedenti protezione internazionale da accogliere. Gli sbar-chi in Italia, infatti, avvengono prevalentemente sulle isole e sulle costedelle regioni del sud quali Sicilia, Calabria e Puglia. I provvedimenti chesi occupano in modo diretto e completo della gestione delle domandedi protezione internazionale in Italia sono recentissimi. Durante gli anniprecedenti all'adozione di tali provvedimenti, il tempo tra la presenta-zione di una domanda e la notifica della decisione rappresentava unelemento critico della condizione dei richiedenti protezione internazio-nale, in quanto l'attesa era spesso troppo lunga e soprattutto non ge-stita adeguatamente. La mancanza di informazioni sul senso dell'attesa,sulla propria condizione di richiedenti e sui propri diritti, nonchè la per-dita di fiducia nella possibilità di ottenere una posizione regolare sul ter-ritorio italiano e l'assenza di servizi portavano grande disagio a questepersone: troppo spesso si disperdevano sul territorio in condizione di ir-regolarità, senza attendere la conclusione della procedura. Nel conte-sto genovese, l'ospitalità in centri di prima accoglienza, sia dormitoripubblici sia del privato sociale, religioso o laico, è stata l'unica rispostafornita a queste persone. Ancora oggi, nonostante l'avvio di progettimirati, queste strutture rappresentano l’unico riferimento per coloro chenon trovano posto dove dormire. A Genova sono due i dormitori cheaccolgono anche stranieri:

- l'Asilo notturno Massoero: spostato recentemente dal Centro sto-rico (via del Molo, angolo con vico Palla) a via Dino Col, è unastruttura comunale costituita da 24 posti messi a disposizione di sog-getti che si trovano in una condizione generica di disagio, indipen-dentemente dalla nazionalità e dalla storia personale;

- il Centro di accoglienza Padre de Foucauld: situato in via San Ber-nardo, è costituito da 18 posti per stranieri, messi a disposizione acoloro che possiedono un documento di riconoscimento, per unmassimo di cinque settimane all'anno, ai fini di garantire il turn-over.

Nel 2001 il Comune di Genova e la Fondazione Auxilium, sostenutidalla rete locale composta da altri enti del privato sociale, quali la Fe-

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derazione Regionale Solidarietà e Lavoro, la Cooperativa Sociale LaSalle e il Consorzio Agorà hanno partecipato al primo bando emanatodal Ministero dell'Interno, in collaborazione con ANCI e UNHCR, per lacostituzione di una rete di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiatisul territorio italiano. Una volta approvato, il progetto genovese prendeavvio a partire dal 1° agosto 2001, nell'ambito del Programma Nazio-nale Asilo (PNA), sostituito dallo SPRAR, a seguito dell'istituzionalizzazionesancita dalla legge 189/2002. All’interno dello SPRAR vengono coinvoltediverse strutture amministrative suddivise tra aree di primo accesso, di-rettamente interessate dagli arrivi dei richiedenti protezione internazio-nale, e le aree di secondo livello, come ad esempio Genova.

Dal suo inizio il progetto genovese è cresciuto passando da 43 postinel 2001 a 70 posti attualmente disponibili. Di questi 70 posti, 41 sono ri-servati a uomini singoli, 2 a donne singole e 27 a componenti di 6 nucleifamiliari. Inoltre vengono forniti pasti o buoni da spendere autonoma-mente; un pocket money giornaliero per la spese minute; la coperturadelle spese di viaggio per la presentazione davanti alla CommissioneCentrale per la valutazione delle istanze di competenza di Roma; laconsulenza legale; l'orientamento sociale e lavorativo; l'accompagna-mento nelle pratiche per l'ottenimento dei diritti elementari della per-sona, per tutto il periodo della definizione della pratica di richiesta diasilo (per tutti i richiedenti) e per un ulteriore periodo di integrazione dicirca 6 mesi (per i rifugiati o le persone con permesso per motivi uma-nitari); l'eventuale rimpatrio assistito per coloro che ottengono il di-niego dello status. Questo progetto ha permesso di aumentare nonsolo il numero di soggetti seguiti, ma anche la durata del periodo diaccoglienza. [...]

Un altro progetto è stato avviato nel 2004: IntegRA (IntegrazioneRichiedenti Asilo), finanziato dal Fondo Sociale Europeo (FSE), nell'am-bito del programma comunitario Equal. Il progetto, la cui durata èstata di un anno e ha visto il coinvolgimento di un centinaio di per-sone, ha fornito sistemazione alloggiativa temporanea, pasti, tessereper il trasporto pubblico e soprattutto accompagnamento nella ri-cerca di un lavoro e di una casa. Tra i risultati principali del progettospiccano l'ampliamento della rete delle associazioni coinvolte nellagestione del fenomeno dei rifugiati, non chè l'aumento delle informa-zioni e della sensibilizzazione generale nel contesto cittadino. A livellonazionale tale iniziativa ha permesso di incrementare l'accreditamentodi Genova come città che, pur non essendo toccata direttamente daldramma degli sbarchi, contribuisce alla gestione nazionale del feno-meno. Prosecuzione di questo progetto è stata l'iniziativa IntegRArsi, at-tiva dal 2005 al 2008, sempre finanziata con il FSE, finalizzata alla

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rimozione degli ostacoli all'inserimento lavorativo dei rifugiati. Nell’am-bito di questa iniziativa è stato istituito dal 2006 un numero verde nazio-nale tutt’oggi attivo, destinato a richiedenti protezione internazionale,a rifugiati e a titolari di protezione umanitaria. Il call center, gestito daArci, fornisce una prima risposta agli utenti, in relazione alla proceduraper il riconoscimento dello status di rifugiato, alla tutela del diritto d'asiloe ai servizi presenti sul territorio.

Nella fase di attesa dell'inserimento all’interno di un progetto e neicasi in cui non venga trovata ospitalità per mancanza di posti, il rifu-giato, grazie alla rete dei servizi e delle associazioni, può beneficiare diposti letto temporanei, della distribuzione di pasti e vestiti e di un serviziodi informazione, documentazione e accompagnamento nelle praticheper l'ottenimento dei diritti elementari della persona garantiti nel nostropaese. La rete di servizi e associazioni di Genova è ampia e consolidatae viene gestita dal Comune, attraverso l'Ufficio Stranieri, Unità Operativacittadini senza territorio nella Direzione servizi alla persona del Comunedi Genova. Questo ufficio svolge una funzione importantissima, inquanto eroga le prestazioni sociali in favore delle persone straniere ov-vero svolge le funzioni proprie degli Ambiti Territoriali Sociali. [...]

8.3 - Il progetto Tangram

Nel 2008 Genova accede per la prima volta al Fondo nazionale per lepolitiche e i servizi dell’asilo per le categorie vulnerabili; grazie a questoFondo viene creato, come ampliamento dei servizi già attivi dal 2001, ilprogetto Tangram, destinato ai minori. Alcuni operatori coinvolti nel pro-getto Sestante, struttura per minori stranieri non accompagnati gestitada Comune di Genova, insieme al Centro di Solidarietà di Genova(CEIS) e al Consorzio Sociale Agorà sviluppano l’idea di questo progetto.Poiché i posti disponibili nella struttura “Sestante” non vengono imme-diatamente utilizzati, qualche mese dopo la sua apertura sorgono deidubbi sull'adeguatezza del servizio creato. La struttura, infatti, aveva ac-colto soltanto due ragazzi, che peraltro presentavano problematiche disalute mentale, probabilmente gestibili in modo più idoneo da un servi-zio specificatamente rivolto a soggetti psichiatrici. Nasce così l’idea ditrasformare Sestante in una casa di accoglienza per minori richiedentiprotezione internazionale, nel desiderio di creare un servizio aperto nonpiù solo la notte ma 24 ore, con operatori sempre presenti, in grado diaccogliere il minore, facendosi carico della sua situazione globale (as-sistenza materiale, psicologica, medica, legale, sociolavorativa, etc.).

Il nuovo progetto, portato avanti dalla partnership tra Consorzio

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Agorà, Arci Solidarietà e CEIS, viene presentato al bando di concorsoannuale del 2008 per l'accesso al Fondo nazionale per le politiche e i ser-vizi dell'asilo, categorie vulnerabili. Il progetto viene approvato e si attivacosì Tangram: un presidio residenziale per minori richiedenti protezioneinternazionale, aperto 24 ore e dotato di 10 posti.

L'anno successivo viene presentato nuovamente il progetto al bandodi concorso ministeriale, divenuto biennale in seguito al D.M. 22 luglio2008, per riavere il finanziamento. In questa occasione, l’intento generaleè rivolto all’ampliamento del progetto: si ipotizza, oltre al mantenimentodi Tangram, l'apertura di un servizio di accoglienza per donne con figli ri-chiedenti protezione internazionale, collocato in un altro edificio, senzapresenza fissa di operatori, ma comunque in grado di farsi carico dei bi-sogni materiali e non di madri e bambini. Si desira gestire le due strutturecon la medesima equipe, all'interno di un unico progetto rivolto a cate-gorie vulnerabili: minori e donne madri. Il progetto così presentato albando per il biennio 2009/2010 non viene però approvato globalmente:il finanziamento è assegnato solo a una parte del progetto ideato, quellache riguarda il mantenimento della struttura già esistente (Tangram), al-largata però a 12 posti. Questa approvazione parziale ha creato deigrossi problemi nella gestione di Tangram. Il finanziamento assegnato èrisultato essere molto basso rispetto alle esigenze della struttura. Nella ste-sura del progetto era stata ideata una gestione economica delle duestrutture molto integrata e la mancanza del finanziamento a una di esseha comportato un finanziamento insufficiente anche all'altra. Per farfronte a tale problematica finanziaria, gli operatori si sono attivati per cer-care ulteriori fondi. È stato proposto Tangram come progetto per l'acco-glienza di richiedenti e titolari di protezione internazionale al bando diconcorso del Finanziamento straordinario 8 per mille IRPEF. Il finanzia-mento è stato concesso, integrando i fondi ministeriali per il periodo ditempo compreso tra il 1° Aprile 2009 e il 31 Marzo 2010. Si è riusciti così,non solo a mantenere il servizio dell'anno precedente, ma ad aprire perun anno anche una casa per offrire alloggio temporaneo ai ragazzi inuscita da Tangram, allo scopo di accompagnarli nel passaggio dalla co-munità all'autonomia. Il problema finanziario, oltre che con i fondi 8 permille IRPEF viene compensato dagli enti partner del progetto: il ConsorzioSociale Agorà, Arci Solidarietà e CEIS. Per la prosecuzione del progetto,Tangram ha partecipato al bando triennale per l’acceso al Fondo na-zionale per le politiche e i servizi dell’asilo per le categorie vulnerabili peril periodo 2011/2013, ma la graduatoria delle approvazioni non è ancorastata comunicata.

Nel corso dell’estate del 2008 centinaia di persone sbarcano sullecoste italiane. In occasione di questa emergenza il Fondo nazionale per

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le politiche e i servizi dell’asilo assegna dei finanziamenti per l’attivazionedi posti straordinari in tutta Italia. Tangram passa ad accogliere da 10 a12 ragazzi. I 2 posti aggiunti sono quindi “straordinari” fino al gennaio2009, data in cui il progetto viene approvato con 12 posti “ordinari”. [...]

8.4 - Risorse finanziarie del progetto

Alla luce dell’analisi delle fasi riguardanti l’ideazione e l'attuazione delprogetto Tangram, è possibile affermare come l’elemento chiave perla realizzazione degli interventi sia l’accesso ai fondi, ambito estrema-mente complesso. Il termine inglese fund raising, non traducibile sem-plicemente in raccolta fondi, deriva del verbo To raise che significa farcrescere, coltivare, sorgere, ossia sviluppare i fondi necessari a soste-nere un’azione senza finalità di lucro. Infatti il fund raising trova le sueorigini nell'azione delle organizzazioni non profit contraddistinte dall'ob-bligo di non destinare i propri utili ai soci, ma di reinvestirli piuttosto nellosviluppo delle proprie finalità sociali. Attualmente gli enti del Terzo set-tore si occupano anche di comunicazione, negoziazione e compe-tenze progettuali, oltre che di assistenza, educazione e mediazione.Per accedere ai fondi sono necessarie buone capacità di analisi e sin-tesi, l’abitudine all’utilizzo di formulari di candidatura, competenze lin-guistiche, conoscenze giuridiche in materia di normative europee enazionali, contatti e credibilità.

Nel caso di Tangram è il Fondo nazionale per le politiche e i servizidell’asilo ad erogare il suo finanziamento. Tale Fondo è gestito dal Mi-nistero dell’Interno e assegna contributi in favore di enti locali che pre-sentino progetti destinati all’accoglienza di richiedenti asilo, titolari dellostatus di rifugiato e di protezione sussidiaria. Le linee guida, i criteri e lemodalità di accesso sono indicati nel decreto 28 novembre 2005, suc-cessivamente modificato dal decreto 27 giugno 2007 e, infine, con ildecreto 22 luglio 2008, che ha stabilito la biennalità del bando per il pe-riodo 2009-2010. Con il decreto 22 aprile 2010 il Ministero dell’Interno haintrodotto un bando triennale per il periodo 2011-2013, indicando la ca-pacità massima dei progetti aderenti allo SPRAR in 3000 posti.

Il Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo è costituito prin-cipalmente da un fondo ordinario, elargito tramite i bandi istituzionali, ilquale suddivide le risorse tra due diverse categorie di soggetti: i richie-denti e titolari di protezione internazionale adulti (categoria ordinaria) ei richiedenti e titolari di protezione internazionale, quali minori, donne configli e malati psichiatrici (categorie vulnerabili). Inoltre, in diverse occa-sioni ai progetti approvati sono stati distribuiti dei fondi straordinari, per

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l’attivazione di ulteriori posti di accoglienza, quando si verificano emer-genze particolari - ad esempio in occasione degli sbarchi avvenuti nel-l’estate del 2008. Tangram ha anche ottenuto nel 2009 un finanziamentodel Fondo europeo per i rifugiati (FER), grazie al quale sono stati attivatidei corsi per i ragazzi: uno di Italiano, finalizzato all’alfabetizzazione euno di informatica, per l’apprendimento delle nozioni base necessarieper l’uso del computer. Il contributo finanziario offerto dal FER assume laforma di sovvenzione e prevede il co-finanziamento da parte dello statomembro che ne fruisce. I finanziamenti del Fondo possono integrare, sti-molare e fungere da catalizzatori per la realizzazione degli obiettivi eu-ropei volti a costituire un sistema di asilo unico nell’Unione Europea e acreare situazioni di accoglienza durevoli per i beneficiari.

Infine, Tangram è uno dei nove progetti in Italia finanziati con i Fondi8 per mille IRPEF nel 2009, insieme ad Acri, Ancona, Bologna, Caserta,Comiso (2 progetti), Cosenza e Napoli. I Fondi 8 per mille IRPEF, diretta-mente gestiti dallo Stato italiano, sono attribuiti alle pubbliche ammini-strazioni, alle persone giuridiche e agli enti pubblici e privati senzafinalità di lucro, che intendano sviluppare progetti anche in materia diintervento di assistenza ai rifugiati (Riferimento normativo è il D.P.R.76/1998, modificato dal D.P.R.250/2002).

8.5 - Organigramma

Il progetto Tangram coinvolge, come già menzionato, tre diversi partner:il Consorzio Agorà, l'Arci Solidarietà e il CEIS di Genova. Sono gli operatoridi questi diversi enti a formare l’equipe del progetto. Essi, oltre alle proprierisorse e qualità personali, sono contraddistinti da orientamenti, metodo-logie, prassi ed implicazioni valoriali proprie del settore in cui operano.Vera e propria risorsa, il lavoro d'equipe rappresenta un efficace metododi lavoro capace di favorire il raggiungimento degli obiettivi del progettoe di tutelare gli operatori dal rischio di isolamento e di incorrere nella sin-drome da burnout, ovvero l'esito patologico di un processo stressogeno,che colpisce coloro che esercitano professioni d'aiuto, qualora questinon rispondano in maniera adeguata ai carichi eccessivi di stress da la-voro. Attualmente l'organigramma di Tangram è composto da:

• un coordinatore di Agorà • dieci operatori di Agorà, Arci e Ceis• educatori a tempo parziale ed educatori notturni• due servizi civili • un tirocinante

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L'orario è organizzato in modo da garantire la presenza di almenoun operatore 24 ore su 24. Sono previsti momenti di compresenza di piùoperatori, durante i quali è possibile proporre attività e occuparsi delleeventuali esigenze personali dei ragazzi, sviluppando relazioni con loro,singolarmente o in gruppo. Per quanto riguarda le funzioni da svolgereal di fuori della struttura, quali accompagnamento alle visite mediche,acquisto di medicinali e materiale vario, nonchè procedure burocrati-che per i documenti dei ragazzi; è possibile avvalersi della collabora-zione dei prestatori di servizio civile.

L'equipe mono-professionale è composta da soli educatori, i qualicollaborano strettamente con altri professionisti allo scopo di risponderealle molteplici esigenze dei beneficiari del progetto. Il coordinatore hail compito di accertare che gli educatori abbiano consapevolezzadella rete di servizi nella quale si inserisce il loro lavoro, oltre che dellostress collegato alla propria attività lavorativa. Gli educatori assumonoun ruolo complesso: quando sono in turno sono responsabili della strut-tura e di tutti i ragazzi, ma soprattutto hanno la responsabilità della ge-stione della situazione globale dei casi a loro attribuiti. Essi devonoessere a conoscenza della situazione di ogni ragazzo, individuarne i bi-sogni e lavorare per soddisfarli insieme agli altri professionisti. Le profes-sioni con cui operano in stretta collaborazione sono:

• l'assistente sociale del Comune, unica figura per tutti i ragazzi: sioccupa di seguire le procedure burocratiche per l'ottenimentodella protezione internazionale, del permesso di soggiorno, dellacopertura sanitaria, della residenza e delle agevolazioni previste afavore della categoria (trasporti pubblici gratuiti, corsi di alfabetiz-zazione, etc.);

• il medico curante, unico anch'esso per tutti i ragazzi;

• l'avvocato esercente funzione di tutore;

• i professori della scuola o dei corsi frequentati dai ragazzi.

Ogni due settimane è prevista una riunione d'equipe alla quale par-tecipano tutti gli operatori impiegati nella struttura: questo rappresentaun momento importantissimo, tenendo conto del fatto che i turni pos-sono far sì che alcuni operatori non si incontrino mai. Tale riunione è ge-stita dal coordinatore che assume il difficile compito di sfruttare almeglio il poco tempo a disposizione con tutti gli operatori presenti: sta-bilisce in anticipo l'ordine del giorno, lasciando il giusto spazio di inter-

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vento ad ognuno, e cura il clima della riunione.La gestione della riunione d'equipe non è compito esclusivo del co-

ordinatore: gli operatori sono consapevoli dell'importanza strategicadell'incontro e possono di volta in volta prendersi delle responsabilità,redigendo il verbale, assumendo ruolo di moderatore in un conflitto tracolleghi, proponendo le proprie idee in modo costruttivo. La coordina-trice di Tangram si è preoccupata da subito di rendere gli operatoriconsapevoli delle difficoltà e delle risorse della struttura nel momentoin cui hanno iniziato a lavorare, stimolando in loro un atteggiamento dicollaborazione, propositivo e responsabile. L'investimento di energie daparte sua in questo le ha permesso di poter poi contare su un'equipeabbastanza autonoma nel gestirsi e nello risolvere i problemi quotidiani.

Oltre alla riunione d'equipe, una volta al mese, tutti gli operatori in-contrano insieme uno psicoterapeuta per un colloquio di supervisione.In tal modo gli operatori hanno l'opportunità di esplicitare e condividerein uno spazio adeguato dubbi, difficoltà, sia di natura pratica che psi-cologica, nonché osservazioni. Il supervisore propone un punto di vistaesterno, offre il suo contributo professionale, spiega i processi soggettivinecessari ai ragazzi per capire la propria situazione e ridimensiona i pro-blemi e i conflitti, offrendo una chiave di lettura per la comprensione dideterminati comportamenti.

8.6 - Risultati raggiunti e punti di debolezza di Tangram

Dal 2008 a oggi il progetto Tangram ha accolto e accompagnato versol’autonomia minori provenienti da vari Paesi del mondo: la maggio-ranza sono Afgani, Eritrei, Curdi di nazionalità turca oppure provenientidal Ghana, dalla Somalia, dal Togo e dallo Zimbawe. Tangram nascecome ampliamento di un servizio già esistente, il progetto per richie-denti protezione internazionale adulti aderente allo SPRAR attivo dal2001, usufruendo tuttavia di fondi specifici e opera in una zona non in-vestita dalle emergenze degli sbarchi; questi elementi hanno permessola messa in atto e il consolidamento di buone pratiche. In particolare,Tangram garantisce effettivamente ai minori l’immediata apertura dellatutela, come previsto dalla procedura.

Il tutore è una figura cruciale per la richiesta di protezione interna-zionale perché, come visto precedentemente, per l’avvio della proce-dura è necessaria la sua conferma. Il progetto ha conferito la funzionedi tutore a un avvocato; questo rappresenta un fattore positivo inquanto implica il contatto con una persona dotata di competenze spe-cifiche, particolarmente utili nel caso in cui, in seguito a un eventuale

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diniego della protezione internazionale da parte della Commissioneterritoriale, si voglia presentare ricorso.

Notevole importanza viene attribuita all’audizione presso la Commis-sione territoriale, momento cruciale per la condizione dei minori. Duranteil percorso di riconoscimento dello status - ovvero prima e dopo l’audi-zione - il servizio si propone di fare molta attenzione; la maggioranza deiminori accolti infatti non è a conoscenza della lingua italiana né tanto-meno delle leggi e dei motivi per cui viene effettuata un’interrogazionein merito al loro passato, spesso confuso e doloroso.

Tra le caratteristica positive del servizio vi è l’assistenza medica, stret-tamente legata, oltre che alle risorse del progetto, agli standard di sanitàgarantiti in generale nella regione Liguria. Screening iniziale e visite spe-cialistiche sono fornite ai minori accolti; sul territorio italiano tali prestazioninon sono sempre garantite agli stranieri. Inoltre, preziosa è la collabora-zione con la Salute mentale, per affrontare gli aspetti psicologici e psi-chiatrici legati all’emersione di disagi e all’elaborazione dei traumi.

È opportuno evidenziare anche il fatto che, oltre alle prestazioni basefinanziate dal Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo, Tan-gram ha usufruito di un finanziamento aggiuntivo del FER, grazie al qualeha attivato dei corsi in struttura. Tali corsi sono estremamente importantiper i ragazzi in quanto permettono di sviluppare competenze e rapportirelazionali di confronto e di solidarietà tra loro, nonché di apprendere ilrispetto di un impegno, degli orari e delle regole. Questi corsi sono pro-posti in aggiunta all’iscrizione alla scuola esterna, fondamentale per l’in-terazione nella società civile. I risultati concreti ottenuti ad oggi sono iseguenti:

• per la maggioranza dei casi ottenimento della terza media;• 2 casi eccellenti iscritti alla scuola superiore;• 2 borse di studio;• 5 inserimenti in borse lavoro;• 8 assunzioni;• 1 patente di guida presa e 2 iscrizioni in essere;• 3 casi di partecipazione al servizio civile regionale.

A seguito dell’esposizione delle pratiche ottimali concretizzate at-traverso il progetto Tangram e i risultati raggiunti, risulta necessario indi-viduare gli aspetti problematici del servizio. In primo luogo, tra le diversedifficoltà riscontrate emerge la gestione dei ragazzi, a causa della lorodisomogeneità. Come precedentemente sottolineato, essi provengoinfatti da Paesi differenti e arrivano in tempi diversi: questo comportauna forte differenziazione dei bisogni e rende difficile l’organizzazione

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di attività di gruppo, come, ad esempio, i corsi sopra citati. Inoltre, il si-stema di smistamento dei minori nelle strutture attive sul territorio nazio-nale non prevede la possibilità per Tangram di avere informazioni sullecaratteristiche dei minori in arrivo né di individuare criteri di selezione deibeneficiari, ad esempio in base alle risorse. In questo contesto diventaquindi complesso gestire contemporaneamente la dimensione della co-munità con le esigenze individuali.

Altra difficoltà è rappresentata dal fatto che Tangram non dispone di-rettamente di mediatori. Questo crea problematiche rilevanti soprattuttonel primo periodo di accoglienza, quando la conoscenza dell’italiano èquasi nulla e il minore deve imparare molte cose: dall’orientarsi in città, ainomi degli operatori, alle informazioni basilari della sua condizione.

Una comunità eritrea attiva e numerosa si è sviluppata a Genova egrazie a questo i minori eritrei hanno usufruito più facilmente della me-diazione culturale: spesso, infatti, persone della comunità arrivate in Ita-lia da qualche anno si sono rese disponibili a svolgere le funzioni dimediatori culturali, in particolar modo per la realizzazione dei colloquiin questura.

Come è emerso dall’analisi delle risorse del progetto, i finanziamentisono temporanei, quindi la programmazione degli interventi è continua-mente vincolata ad essi. Per gli operatori di Tangram è difficile conciliarel’esigenza di individuare obiettivi, sia immediati sia a lungo termine, conl’urgenza delle continue scadenze dei finanziamenti. Il lavoro per l’ac-coglienza e l’integrazione di una categoria così vulnerabile come i mi-nori richiedenti protezione internazionale è molto difficile in condizioni diprecarietà e incertezza.

I ragazzi beneficiari del progetto hanno vissuto l’esperienza trauma-tica della fuga e della separazione dalla famiglia, vivendo per alcuniperiodi in condizioni disumane: dopo tali esperienze emerge in loro unsenso di sollievo, nel momento in cui arrivano in Italia. Pertanto il processodi aiuto per queste persone richiede il rispetto dei tempi di elaborazionedella singola persona: non si possono sottovalutare i rischi che si corrononel forzare il percorso di un ragazzo, che può non solo non ottenere utilitàdall’intervento, ma subire conseguenze negative. Le difficoltà riscon-trate nell’attuazione dell’intervento portano come estrema conse-guenza all’ allontanamento del minore dalla struttura: tale fuga puòessere talvolta temporanea, comportando tuttavia gravi rischi, quali losfruttamento e l’ingresso in circuiti criminali. Episodi di fuga si sono veri-ficati nel corso degli anni, diventando emblema delle debolezze di Tan-gram e del sistema globale di gestione del fenomeno dei minori stranierinon accompagnati.

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9. Collaborazione con la Facoltà Architettura di Ge-nova- Corso di Laurea breve in Disegno Industriale

Dal 2005, alcuni studenti della Facoltà di Architettura di Genova,provenienti dal corso di laurea in Disegno Industriale, hanno dedi-cato la propria tesi all’esperienza de La città dei bambini e dei ra-gazzi, gestita operativamente da 18 anni dal Consorzio Agorà. Aifini di comprendere il vasto processo didattico intrapreso, ripor-tiamo qui di seguito un contributo della Professoressa Maria LindaFalcidineo che riassume il progetto complessivo in cui si inserisconoalcuni degli apporti sviluppati dagli studenti.

9.1 - Introduzione

A seguito della collaborazione scientifica ormai consolidata nel tempotra la Facoltà di Architettura di Genova e La Città dei bambini e dei Ra-gazzi, dal 2005 a oggi, si è attuata una partecipazione al progetto diapertura dell’area dedicata ai piccoli di età compresa tra i 2 ed i 3anni.

Il contributo è stato dato dal corso di laurea in Disegno Industriale ein particolare dal Laboratorio di Grafica Editoriale e Pubblicitaria ed è ilrisultato imperniato sia sulle problematiche legate alla comunicazioneper immagini, particolarmente sentite in un settore così specifico e mi-rato, qual è quello del rapporto con i piccolissimi, sia sulla risoluzionedella necessaria progettazione degli strumenti tradizionali di divulga-zione e informazione. La logica, quindi, è stata quella di suddividere lacomunicazione in due grandi settori: uno destinato agli utenti diretti - ibambini - e l’altro destinato agli accompagnatori, a loro volta indivi-duati nelle “figure genitoriali” e negli “insegnanti”, nel rispetto di unaprogettazione di comunicazione comunque unitaria. Infatti, differen-ziare i linguaggi in modo che le scelte di progetto siano consapevol-mente mirate e, soprattutto, partecipate, nel senso di condivise con idestinatari, significa optare per una soluzione “ad hoc”, pur nel mante-nimento di alcune linee guida comuni. Il supporto delle analisi sociolo-giche e pedagogiche è stato la partenza necessaria ed imprescindibileper porre alcuni punti fermi.

In particolare, alcune notazioni di fondo sono apparse fondamentali

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Ambito architettonico

AmbitoArchitettonico

e di validità generale: il valore dell’apprendimento attraverso il gioco,estremamente creativo e personale, l’importanza di riferimenti “certi”,immediatamente riconoscibili, il fondamento di una comunicazionenon ambigua tutta basata sulle immagini; diretta conseguenza, la ne-cessità di impostare strutture in grado di chiarire il valore dello spazio,che attraverso il “far finta di...” consente di progredire nell’autonomiae nella conoscenza.

9.2 - Il valore dell’apprendimento attraverso il gioco.

Chiunque si occupi di bambini, sa che il gioco ha un ruolo fondamen-tale non solo nella crescita dei piccoli, ma anche nei loro meccanismidi apprendimento, tanto che in molte situazioni problematiche talestrada è ritenuta la migliore per giungere all’acquisizione di conoscenzespecifiche; ciò ha comportato l’immediata conseguenza di una sceltaprogettuale, nella quale lo spazio è stato strutturato come percorso gio-coso, disegnanto appositamente con linguaggio adeguato, accatti-vante e comprensibile per quella determinata fascia di età.

9.3 - L’importanza di riferimenti “certi”.

Altrettanto universalemente riconosciuto è il ruolo giocato dai “puntifissi” nella vita di un bambino dell’età considerata, sia per ciò che at-tiene l’ambito famigliare e, quindi, l’educazione, sia per quanto con-cerne i riferimenti esterni: certezze, quasi rituali, che portano adesempio, alla frequente richiesta di narrazioni sempre simili tra loro, conil medesimo soggetto e il medesimo sviluppo. Ecco allora, ad esempio,la necessità di alcune scelte rappresentative consuete e riconducibilia un immaginario collettivo: la riproduzione del tipo “casetta”, “narra-zione”, “albero” e via di seguito, secondo uno scenario davvero trafantasia e realtà, in cui, però, il piccolo si ritrova e trova conferme.

9.4 - Una comunicazione non ambigua tutta basata sulle immagini.

Problema non da poco è quello legato alla mancanza di alfabetizza-zione dei piccoli utenti: ciò significa non potersi affidare alle parole, mapuntare tutto sulla comunicazione visiva, di segni, colore e figure, perspiegare l’utilizzo, incuriosire e attirare l’attenzione.

La successiva tappa è stata l’approfondimento dei possibili aspetti

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AmbitoArchitettonico

necessari alla comunicazione legata all’attivazione dello spazio stesso:innanzitutto la necessità di renderlo riconoscibile immediatamente, at-

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Figura 2. La comunicazione cartacea informativa e pubblicitaria per l’area 24-36mesi de La città dei Bambini. Tesi di Laurea di Emilia Cavalcante: La città dei bam-

bini e dei ragazzi, analisi e studio della comunicazione del nuovo posizionamento.

traverso la riproposizione di un’immagine ricorrente (la “mascotte”), cheguidi i fruitori non solo all’area dei piccolissimi, ma anche ad altre areeeventualmente adatte per questo pubblico; in secondo luogo la possi-bilità di supportare gli accompagnatori con strumenti cartacei “ad hoc”,quale, ad esempio, un opuscolo che divenga tramite il bambino, l’areae l’accompagnatore; in ultimo la progettazione di materiale informativoe divulgativo, dal cartaceo all’oggettistica.

Strumento attuativo delle linee guida individuate sono state alcunetesi di laurea con oggetto la segnaletica, l’advertising e il materiale edi-toriale, elaborate in sinergia tra il corso di laurea in Disegno Industriale eLa Città dei Bambini e dei Ragazzi, nelle quali l’elemento principale eraproprio la formulazione di una strategia progettuale flessibile, secondola quale alcuni elementi fungevano da “cardini” attorno cui ruotaretutte le differenti declinazioni grafico-linguistiche. In particolare, il lavorodi Ester Mariotti è stato imperniato sull’aggiornamento della segnaletica,così da renderla maggiormente caratterizzata a seconda dell’area di

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Figura 3. Studi sulla comunicazione cartacea per l’area 24-36 mesi de La cittàdei Bambini. In evidenza il concept che si basa sull’illustrazione delle possibilitàdi fruizione dello spazio. A cura di Ester Mariotti.

riferimento e, soprattutto, a seconda se si trattasse di informazioni a ca-rattere generale o specifico sui singoli exhibit; la tesi di Emilia Caval-cante, invece puntava l’accento sulla campagna informativa,prendendo spunto dal ruolo didascalico-giocoso di Città dei Bambini,per spiegare questa realtà anche a chi non ne ha mai avuto notizia; glistudi di Elena Calderoni, Martina Giusti e Antonella Lacava, infine, ba-

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Figura 4. Proposte per gadget promozionali per La città dei bambini elaboratedagli studenti C. Bracco, S. Mosconi, F. Martello, I. Facci e N. Gotelli.

savano le scelte progettuali sulla presenza di una mascotte che eviden-ziasse in modo immediato e chiaro ai piccolissimi ed ai loro accompa-gnatori anche l’uso di determinate aree non specificamente destinatea loro.

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AmbitoArchitettonico

Figura 5. Progetto e realizzazione dell’exhibit Il colore delle ombre e della comu-nicazione spaziale. A cura di F. Bisi, D. Della Casa, V. Magliano; foto di F. Risso.

Conclusioni

Celebrare i 20 anni di Agorà con un libro in cui laureandi di differentifacoltà studiano il nostro modello operativo e i nostri servizi significa of-frire un’originale ed efficace lettura di quanto fino ad oggi prodotto, infunzione anche di ciò che saremo chiamati a sviluppare nei prossimianni.

Dare voce ai giovani, in un paese troppo spesso “ingessato” è stataun’esperienza di grande utilità e fiducia. Le varie tesi di laurea hannoaffrontato tematiche differenti, con punti di vista in molti casi originalied atipici rispetto alla letteratura tipica del nostro settore. I giovani laureandi hanno approfondito il modello alternativo e sosteni-bile di sviluppo economico imprenditoriale tipico della cooperazionesociale, hanno potuto “misurare” ciò che ancora è troppo poco cono-sciuto, focalizzando l’attenzione sia sul sistema organizzativo che sul pro-dotto.

Questo libro si propone come una semplice lettura in grado di offrirealcuni spunti di riflessione sia ai giovani, affinché sappiano che esiste unaltro modo di fare impresa, che ai cooperatori sociali, affinché non di-mentichino mai “l’utopia” che li vede protagonisti.

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