AGRICOLTURA SOSTENIBILE (ECOCOMPATIBILE) LE FILIERE AGROALIMENTARI

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    A cura diDott. Pier Antonio Marongiu

    Biologo indirizzo in Scienze dell'AlimentazioneSegretario Comitato Scientifico A.R.R.T.

    SEDE A.R.R.T - ONLUS.: VIA CAVALCAVIA 28847023 CESENA FC - TEL. 0547 29125 - FAX 0547 24732Sito [email protected]

    AGRICOLOLAGRICOLOLTURATURA SOSTENIBILESOSTENIBILE (ECOCOMP(ECOCOMPAATIBILE)TIBILE)

    LE FILIERELE FILIERE AGROALIMENTAGROALIMENTARIARI

    Con il patrocinio del Comune di Cesena

    Quaderno nQuaderno n 55

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    Il Progetto (dedicato a Mirko Sabbatani), alimentazione nutrizione e prevenzionedellA.R.R.T., prevede la stampa di cinque quaderni rivolti ai cittadini per indicare lascelta di una equilibrata nutrizione garantita anche da alimenti sicuri.

    COLLANA

    1) LO SCUDO ALIMENTARE2) PRINCIPI FONDAMENTALI PER UNA EQUILIBRATA NUTRIZIONE3) LA DIETA MEDITERRANEA4) GUIDA PER LACQUISTO E IL CONSUMO DEGLI ALIMENTI5) AGRICOLTURA SOSTENIBILE (ECOCOMPATIBILE) LE FILIERE AGROALIMENTARI

    I quaderni sono stati realizzati grazie al contributo ed al sostegno di:Lions Club Cesena (dal1959), AIISF e Associazione Titolari di Farmacia

    SEZIONE AIISF di FORLI-CESENA

    Mirko Sabbatani

    Sento il dovere di dedicare la collana dei quaderni: a mia moglie ed a mio figlio per il tempo a loro non dedicato a ricordo del Dott. Monti Adriano, valente medico del Comitato

    Scientifico, promotore della prevenzione oncologica a memoria del Prof. Turchetto Edoardo, ordinario di Scienza

    dellAlimentazione Universit di Bologna.Pier Antonio Marongiu

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    INDICEINDICEPremessa pag. 4Le tipologie di prodotti fitosanitari pag. 6Bambini e pesticidi pag. 8La Legislazione Fitosanitaria: il DL 194/95 pag. 12Da coltivazioni sane si ottengono alimenti sani pag. 16La produzione integrata pag. 18Produzione biologica pag. 26Lettura delle etichette pag. 28

    Le oasi pag. 32O.G.M. pag. 33Quali rischi dalle piante GM? pag. 41Nel carrello della spesa pag. 45Valutare i rischi dei cibi OGM pag. 48BSE e Aviaria pag. 50Prodotti tipici pag. 56Conclusione pag. 60Bibliografia pag. 61Sedi A.R.R.T. pag. 62

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    Agricoltura e alimentazioneIl compito primario dellagricoltura quello di produrre alimenti per

    soddisfare i bisogni delluomo. Questo obiettivo pu ritenersi raggiun-to nei paesi pi progrediti e industrializzati (1/3 degli abitanti dellaterra). Unitamente al problema quantitativo, esiste per lagricolturalesigenza di garantire una quantit della produzione che consenta ilperseguimento di un regime alimentare sano e razionale e di salva-guardare e migliorare lambiente in cui opera.La concezione quantitativa della produzione agricola, con sfruttamen-to massimo del terreno ha contribuito ad inquinare i comparti naturali(aria, acqua e suolo).Oggi possiamo rilevare che laccusa rivolta allagricoltura di essere divolta in volta inquinata e inquinante eccessiva e non tiene conto chele situazioni di degrado ecologico e di inquinamento vanno ben oltrele responsabilit attribuibili alle pratiche agricole: produzione e tra-sporto di energia elettrica, inquinamento dellautotrasporto, discarichee incenerimento dei rifiuti, ecc...E tuttavia indubbio che certe forme di agricoltura fortemente intensi-va sono poco rispettose dellambiente e inadeguate a fornire alimenti

    della qualit desiderata. Gli esempi pi ricordati al riguardo sono lusoindiscriminato di grandi quantit di concimi chimici, lirrazionale utiliz-zazione di pesticidi e diserbanti, lallevamento industriale. Altri effettinegativi sullambiente possono derivare dal drenaggio eccessivo, dal-lirrigazione mal eseguita, dalla meccanizzazione, dalla monocoltura.Le conseguenze di tali fenomeni negativi possono cos sintetizzarsi: Inquinamento dei prodotti agricoli per permanenza di

    residui di per s tossici (principi attivi di antiparassitari); Immissione nellatmosfera di molecole fisiologicamente

    attive (tossiche) con la distribuzione di antiparassitari ediserbanti; Inquinamento delle acque superficiali per rilasci dai terreni agrari di

    azoto, fosforo e fitofarmaci;

    PremessaPremessa

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    Inquinamento delle falde potabili da fitofarmaci e diserbanti; Inquinamento dei prodotti dellallevamento per la permanenza di

    residui dovuti allimpiego non corretto di prodotti chimi-ci in zootecnia (antibiotici, coccidiostatici e altresostanze medicamentose) e/o da trattamenti agli ani-mali (anabolizzanti);

    Inquinamento conseguente la massa delle deiezioni degli animali.

    Lalternativa a questa situazione avviarsi verso unagricoltura idealedove le attivit agricole assicurino il soddisfacimento qualitativo equantitativo sia del fabbisogno alimentare sia delloccupazione dellapopolazione rurale.

    Linsieme delle strategie volte ad evitare gli eccessi, a proibire i pro-dotti pi tossici, a ricercare e applicare nuove tecnologie pu portaread un consistente miglioramento della situazione attuale.Luso razionale di concimi, non solo evita i noti danni allambiente, maconsente inoltre di correggere le carenze e gli squilibri nutrizionali delsuolo, favorendo una produzione quantitativamente e qualitativamen-te migliore. Utili risultati sono ottenuti dalla formulazione e diffusionedi codici di buona pratica agricola che comportano: Il controllo o la modifica delluso dei prodotti chimici;

    Variazione nelle tecniche della produzione vegetale e animale, onegli stessi orientamenti produttivi; Il controllo dei meccanismi di rilascio degli inquinanti dal terreno; Il controllo del trasporto degli inquinanti.

    Un contributo notevole proviene dalla ricerca genetica attraverso lacostituzione di variet migliori dal punto di vista nutrizionale e organo-lettico, pi resistenti allattacco degli insetti e delle crittogame, capacidi sfruttare al meglio la fertilit del suolo e lacqua ivi presente (vedi la

    lotta biologica nella produzione integrata).Ove le condizioni ambientali lo consentano, risulta utile lapplicazio-ne dellagricoltura biologica basata su pratiche agricole a bassoimpiego energetico tendenti a proteggere la fertilit naturale del

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    suolo, a potenziare le difese della pianta e a favorire luso di metodidi lotta biologica.In conclusione appare opportuno sottolineare che unagricoltura eco-sostenibile non sinonimo di pi arretrata, al contrario, si tratta diunagricoltura moderna basata sulla conoscenza scientifica dei pro-cessi biologici, oculata e tecnicamente pi preparata nelluso deimezzi chimici di produzione, partecipe della tutela dellambiente. Unaproduzione agricola qualitativa consente di ottenere un regime ali-mentare sano e razionale nonch salvaguarda e migliora lambientein cui opera. (1)

    I fitofarmaci o antiparassitari o pesticidi sono un gruppo di sostanzechimiche utilizzate per proteggere le colture e i raccolti: dal punto divista della loro funzione, i prodotti fitosanitari vengono normalmentesuddivisi in fungicidi (o anticrittogamici), insetticidi e acaricidi, erbicidi(o diserbanti). A fianco di questi gruppi, lagricoltore pu disporre disostanze pi specifiche nellazione (nematodi, rodenticidi, fumiganti,fitormoni, ecc.) che allargano la possibilit di difesa delle piante colti-

    vate. Ma non male dimenticare che, a livello mondiale, quando spe-cialmente si vogliono fare i confronti, le tre grandi classi di cui sopra,sono, in sostanza, quelle che comunemente vengono considerate. Imodi di azione degli antiparassitari possono concretizzarsi in manieradiversa: I fungicidi agiscono soprattutto in via preventiva di contatto, impe-

    dendo la penetrazione del parassita nella pianta, ma anche comecurativi, direttamente sul micelio o dopo essere assorbiti e posti incircolo dalle piante;

    Gli insetticidi agiscono per contatto diretto, per indigestione o perinalazione attraverso le vie respiratorie;

    Gli erbicidi hanno unazione fogliare, radicale od antigerminativa,che si esplica per contatto diretto (e conseguentemente morte dei

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    Le tipologie di prodotti fitosanitari

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    tessuti), o per via interna (prodotti sistemici), turbando le funzionifisiologiche essenziali del vegetale.

    I prodotti fitosanitari e lambienteDal punto di vista chimico: fino alla fine degli anni novanta nel nostroPaese le sostanze attive autorizzate che compongono i prodotti fito-sanitari erano circa 350. La maggior parte di queste molecole chimi-che di sintesi stata autorizzata ed introdotta tra gli anni 40 e 70,quando ancora non erano imposti saggi tossicologici a breve e alungo termine. Solo allinizio degli anni 80 tali prove sono state intro-dotte in Italia, anche se la riclassificazione dei prodotti autorizzatiprima di tale date appena agli inizi.

    Gli effetti indesiderati sullagroecosistema e sullambiente causa-ti dallimpiego di prodotti fitosanitari sono numerosi, e si avvertono pisensibilmente nelle zone ad agricoltura pi intensiva. In breve posso-no essere elencati come segue:a) Comparsa di individui resistenti: dal dopoguerra ad oggi questo

    fenomeno si progressivamente aggravato e si calcola che attual-mente esistano pi di 600 specie di Atropodi resistenti allazione dinumerosi principi attivi;

    b) Soppressione degli organismi utili: la scomparsa dei pronubi

    selvatici pu avere notevoli ripercussioni sulla produzione, venen-do a mancare lagente che porta a termine limpollinazione;c) Inquinamento diffuso dellambiente: linquinamento coinvolge

    anche le aree extra - agricole. I pesticidi, soprattutto quelli a lungapersistenza, possono contaminare il suolo, laria e i diversi corpiidrici;

    d) Aumento dei consumi energetici in agricoltura: la produzione edistribuzione di pesticidi richiede un consumo di energia fossilecontribuendo cos ad aggravare il problema di contenimento dei

    consumi energetici;e) Aumento dei costi sociali che la collettivit deve sostenere

    (spese di risanamento ambientale, cure sanitarie, ecc...)

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    I prodotti fitosanitari e la salute

    La situazione da noi, e in generale nella Comunit Europea, non diversa, ma il problema non stato preso in considerazione nemme-no nellultima direttiva comunitaria. vero che luso di sostanze chimiche non potr essere abbandonatocompletamente ma si pone il problema di un uso limitato, corretto,razionale e soprattutto pi compatibile con lambiente.Da ci il termine coniato negli USA di agricoltura sostenibile, per tuttele pratiche che riducono limpatto chimico applicate in campo agricolo.

    Nel 1995 sono stati trovati residui di pesticidi nel 43,4% dei campioni difrutta e verdura analizzati. Questo rappresenta un rischio gravissimosoprattutto per i bambini perch i residui ammessi sono calcolati dimen-ticando che i bambini non sono piccoli adulti. quanto risulta dal rap-porto scientifico del National Research Council (NRC) americano. Ilsistema normativo attualmente in vigore si legge nel rapporto non con-sidera specificatamente i neonati e i bambini. Di conseguenza, le varia-

    zioni dellesposizione alimentare ai pesticidi e i rischi per la salute lega-ti allet non sono presi in considerazione dallattuale pratica normativa.Anche da noi, ammesso e non concesso che le misure adottate pro-teggano effettivamente gli adulti, di certo non proteggono i neonati e i

    Bambini e pesticidiBambini e pesticidi

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    bambini. Il fatto che tutti i parametri utilizzati per stabilire i residui dipesticidi accettabili nellalimentazione fanno riferimento a un modellodi persona adulta asessuata di circa 60 kg di peso. Ma i bambini nonsono dei piccoli adulti; essi infatti possono avere reazioni completa-mente diverse allesposizione ai pesticidi, ma queste differenze nonsono state studiate adeguatamente e comunque non influiscono sullemisure di sicurezza adottate.Il NRC nel suo rapporto prende in considerazione la fascia di et finoa 18 anni quando tutti i sistemi biologici sono essenzialmente matu-ri. E evidente allora che, poich gli individui di questa fascia mangia-no le stesse cose degli adulti, lunico modo per proteggere neonati ebambini modificare tutti i parametri di riferimento: ladulto di circa 60

    kg utilizzato oggi va sostituito con una bambina (il sesso femminile sigiustifica per la maggiore sensibilit agli effetti sugli organi riprodutti-vi) nella fascia di et precedente alla pubert, quando lorganismo ilpi sensibile.Unaltra ricerca stata condotta dallEnvironmental Working Group,un organismo non governativo impegnato in una campagna naziona-le per la riforma della normativa sui pesticidi negli Stati Uniti. Ecco leconclusioni: A causa della loro fisiologia, del tipo e della quantit dicibo che mangiano, dellinsieme dei residui di pesticidi che si posso-

    no trovare nei cibi, i bambini corrono rischi molto pi elevati di contrar-re un cancro. Sommando il rischio relativo ai residuidi solo 8 pesticidi utilizzati su 20 fra frutti e ortaggi, ilbambino medio supera il rischio di cancro ritenutoaccettabile, vale a dire quello che un individuo su unmilione contragga il cancro nellintero arco della vita.Allet di 6 anni i bambini possono aver superato dipi di 10 volte questo livello di rischio.LEWG individua vari errori nei metodi di valutazione del rischio che con-

    corrono a sotto stimarlo in modo cos grave - in generale e nei riguardidei bambini in particolare - negli USA come in Italia.Fra questi il fatto che lEPA (ente per la protezione dellambiente) consi-deri solo il rischio di cancro di ogni singolo pesticida, mentre allinterno

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    della comunit scientifica generalmente accettato il principio secondoil quale per calcolare il rischio totale di cancro dallesposizione a bassedosi di cancerogeni - come i residui di pesticidi nel cibo - si deve fare lasomma dei rischi stimati per ciascun cancerogeno. (2)

    Nel 1998 nellambito del convegno Sicurezza alimentare e lagricoltu-ra sostenibile, lA.R.R.T. analizz le conseguenze dallapplicazionedelle tecnologie cosiddette intensive: rifer come lo I.A.R.C. di Lionevagliando un centinaio di fitofarmaci, riscontr come la met di essisiano sicuramente cancerogeni per luomo, laltra met non hannodimostrato di non esserlo, e sicuramente, la maggioranza determina-vano unattivit mutagena. Infatti, lipotesi di una associazione tra

    inquinamento ambientale ed alterazioni della fertilit dimostrata danumerose evidenze sia in vitro che in vivo.I fitofarmaci sia organofosforici ed organoclorurati, con unazione xeno-estrogena interferiscono nellequilibrio ormonale (xeno-ormoni) deter-minando nelluomo una riduzione della fertilit ed un aumento di pato-logie riproduttive e, per le donne, alterazioni del ciclo mestruale, meno-pausa precoce, aborti spontanei, un aumento di neonati prematuri, dimalformazioni congenite e di neoplasie (leucemia) nei bambini.

    Nel 2000 sono stati pubblicati i risultati sulla stima del rischio ambien-tale da prodotti fitosanitari nella provincia di Forl - Cesena.Il progetto di studio realizzato dallOsservatorio agroambientale in col-laborazione con le A.USL di Forl e di Cesena e il gruppo di ecotossi-cologia dellUniversit di Milano.Il Prof. Vighi Marco, responsabile scientifico dello studio, ha utilizzatoil modello SOILFUG per determinare la concentrazione, nelle acquesuperficiali, dei pesticidi utilizzati in due bacini prescelti: pianura forli-vese (Roncadello), collina cesenate (Carpineta).

    Il campionamento mensile per un anno ha rilevato che tutti gli insetti-cidi considerati sono in concentrazioni doppie di quella che permettela vita acquatica (WQO) del Rabbi - Montone, Ronco, Savio e quattrovolte superiore nel Rubicone, in particolare tra marzo e ottobre.

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    Tabella: stima del rischio mensile per lambiente acquatico nella provincia di Forl-Cesena

    ++: rischio elevato (pi di 2 ordini di grandezza sopra il valore WQO); +: rischio significativo(tra 1 e 2 ordini di grandezza sopra il valore WQO): : rischio moderato (meno di 1 ordinedi grandezza sopra il valore WQO); -: rischio nullo (al di sotto del valore WQO).

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    Nel 1991 la Commissione Europea ha emanato la direttiva91/414/CEE volta a fissare i criteri per la standardizzazione della nor-mativa in materia di prodotti fitosanitari nei Paesi Membri. La direttivastabilisce un insieme di norme che rendono pi rigorosa la proceduradi registrazione dei prodotti fitosanitari, in modo da minimizzare ilrischio per lambiente e per la salute.Con la sua applicazione, un prodotto registrato in un paese automa-ticamente autorizzato negli altri Paesi Membri. Tale omogeneizzazio-ne normativa sar completa quando oltre ai nuovi prodotti saranno

    rivedute le caratteristiche eco - tossicologiche anche dei prodotti giregistrati e in commercio: la revisione, iniziata nel 1995 terminer trauna decina danni.LItalia ha recepito la direttiva tramite il decreto legislativo 17 marzo1995, n. 194 Attuazione della direttiva 91/414/CEE in materia diimmissione in commercio di prodotti fitosanitari, e con una serie didecreti attuativi e di circolari ministeriali esplicative, molti dei qualiancora da emanare in attesa di ulteriori disposizioni comunitarie.Le principali modifiche che il decreto apporta alla precedente normativa

    in materia (D.p.r. 1255/68) si possono riassumere nei seguenti punti: Il termine prodotto fitosanitario sostituisce quelli precedente-mente usati (presidio sanitario, presidi medico - chirurgici);

    I coadiuvanti, adesivanti, emulsionanti, bagnanti sono ancoraregolamentati dal D.p.r. 1255/68;

    I prodotti fitosanitari devono essere impiegati secondo la buonapratica agricola e seguendo, ove possibile, i principi della lottaintegrata;

    Vengono definite le documentazioni scientifiche necessarie per

    lautorizzazione; Le sostanze attive devono essere iscritte nella lista positiva

    comunitaria: un prodotto fitosanitario pu essere commercializza-to se le sostanze attive si suddividono in nuove (non in commer-

    La Legislazione Fitosanitaria: il DLLa Legislazione Fitosanitaria: il DL 194/95194/95

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    cio alla data di entrata in vigore della direttiva comunitaria) e innote, per le quali era previsto un peridodo transitorio di autorizza-zione fino al 2003;

    La norma regolamenta sia i prodotti fitosanitari di origine chimica,sia quelli contenenti microrganismi e virus; per questi ultimi leprocedure variano a seconda che siano naturali o geneticamentemodificati;

    Le prove di efficacia per valutare le caratteristiche dei prodottidevono essere svolte da appositi centri di saggio;

    Il campo di impiego di un prodotto fitosanitario autorizzato puessere esteso su richiesta di organismi di ricerca, di organizzazio-ni agricole e di utilizzatori dei prodotti e dietro presentazione di

    documentazione dettagliata derivante da prove sperimentali; Lautorizzazione rilasciata per un periodo di dieci anni, al terminedel quale il prodotto deve essere rivalutato per ottenere il rinnovodellautorizzazione;

    Il decreto disciplina anche limpiego sperimentale di prodotti nonautorizzati, al fine di uniformare i protocolli sperimentali per la regi-strazione;

    Il Ministero della Salute deve adottare piani nazionali per il control-lo dellimmissione in commercio e dellimpiego dei prodotti fitosani-

    tari entro il 31 ottobre di ogni anno; deve inoltre adottare piani trien-nali per valutare gli effetti delluso dei prodotti fitosanitari sulla salu-te e sullambiente, e gli effetti dovuti alla presenza di residui di pisostanze attive negli alimenti e nelle bevande;

    Sono definite le contravvenzioni per linosservanza delle norme.

    La nuova classificazione Europea dei prodotti fitosanitari in rela-zione alla tossicit acutaCon il decreto legge del 17 Marzo 1995 N 194 sono state abolite le

    classi tossicologiche previste dalla normativa precedente (D.P.R. del24 maggio 1988 n 223). Tutti i prodotti (compresi quelli ammessi inagricoltura biologica) attualmente posti in commercio riportano in eti-chetta le indicazioni fornite in questa tabella.

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    II residui negli alimentiIl Ministero della Sanit, a cui compete lattivit di controllo e vigilan-za per la tutela delligiene e della salute pubblica, lorganismo cheagisce per verificare il rispetto dei limiti massimi di residuo di prodottifitosanitari ammessi nei prodotti agricoli posti in commercio.

    Le modalit dei controlli sono stabilite dalla Legge 283/62 e dalRegolamento di esecuzione della suddetta legge, emanato con D.P.R.26/3/1980 n. 327, dove previsto che le Regioni debbono informareil Ministero della Sanit dei dati acquisiti in sede di controlli. I campio-ni devono essere analizzati dai PMP (Presidi Multinazionali diPrevenzione, ARPA).Nel caso in cui i campioni risultino illegali parte la dichiarazione diinfrazione e la denuncia allautorit giudiziaria. Il responsabile del-ligiene pubblica del luogo deve vietare la vendita del prodotto e

    sequestrare leventuale rimanenza. Si pu inoltre procedere al seque-stro cautelativo. I rivenditori possono, per parte loro, fare ricorso echiedere una revisione di analisi che sar effettuata dallIstitutoSuperiore di Sanit a Roma. In genere la risposta arriva dopo alcuni

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    mesi. Il processo, invece, si tiene dopo due anni e le responsabilitpenali sono sia del venditore che del fornitore. Uninchiesta condottadallAssociazione ambientalista Greenpeace, nei 22 mercati ortofrutti-coli pi grandi dItalia, aveva evidenziato che nel 1998, nove di questinon avevano alcun controllo.

    Lanalisi dei residui nellortofruttaIl 90% dei principi attivi esistenti viene analizzato con metodo gascro-matografico e/o in cromatografia liquida (HPLC).Lanalisi dei residui di fotofarmaci sulle matrici ortofrutticole ha visto unnotevole sviluppo, dovuto sia allevoluzione tecnica che alla crescen-te richiesta delle aziende agroalimentari (sempre pi impegnate sul

    fronte del controllo dei processi produttivi), oltre allevoluzione legisla-tiva pi recente, originata dallarmonizzazione comunitaria dellenorme fitosanitarie.I fitofarmaci vengono rilevati con diverse tecniche strumentali, basatesul confronto fra il valore ottenuto dalla prova e quello di uno standardpuro di riferimento, fornito dalle ditte produttrici, specifico per ciascu-na molecola di principio attivo ricercata.Non possibile perci richiedere ricerche generiche, ma occorre sem-pre sincerarsi della dotazione in standard dei laboratori di prova uti-

    lizzati, per conoscerne leffettiva capacit di ricerca.Anche riguardo la rilevabilit dei diversi principi attivi vi sono spessoincomprensioni e difficolt: questa, infatti, dipende da diversi fattori equindi lesito sul rapporto di prova espresso con la dicitura non rileva-bile (o, in modo meno corretto, assente) non significa affatto che talesostanza non sia presente in assoluto, ma solamente che non presen-te con valori superiori a quelli di rilevabilit del laboratorio, che dovreb-bero essere sempre dichiarati espressamente, meglio se accompagna-ti anche dal possibile scostamento medio del valore dichiarato, in pi o

    in meno, assicurato dal laboratorio stesso (requisiti peraltro entrambiobbligatori per tutti i laboratori di prova accreditati dal SINAL). prassi comune considerare il limite minimo di rilevabilit, il valore di0,01 parti per milione (ppm), in riferimento anche a quanto considera-to nella precedente legislazione fitosanitaria nei confronti dei prodotti

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    di importazione, ove si indicava in tale limite, in pratica, il confine traresiduo e contaminazione. Si tratta di uninterpretazione abbastanzaarbitraria, tuttavia ancora oggi adottata largamente dal servizio di vigi-lanza nazionale svolto dalle ARPA (ex PMP). Lo stesso valore (espres-so sotto forma di 10 parti per bilione), tra laltro, viene indicato nella leggesui prodotti dietetici (DIATVO) in vigore in Germania, che, comprenden-do i prodotti per la prima infanzia, determina la richiesta da parte di gran-di aziende specializzate (es. NESTLE, HIPP, MILUPA - NUTRICIA, cuisi aggiunge, in Italia, la PLASMON Divisione Alimentare) di ortofrutta cherispetti questo parametro e perci definita correntemente dagli operatoriresiduo zero(vedi paragrafo le oasi a pag 32).In realt, solo su una parte dei principi attivi esistenti possibile scen-

    dere al di sotto di questo valore e andrebbe detto, in generale, che aquesti livelli di poche parti per bilione non forse neanche tanto sen-sato andare a disquisire di limiti da rispettare. Comunque, nella nuovalegislazione Fitosanitaria UE, man mano che vengono armonizzati iprincipi attivi ne vengono indicati anche, ovviamente, dei limiti massi-mi ammessi per tutte le colture autorizzate i cui valori pi bassi coin-cidono in larga misura, con i valori di determinazione strumentali pos-sibili con le attuali metodiche; questo non risolve il problema, ma intro-duce il principio, nuovo, che lo zero analitico possa variare a secon-

    da della molecola considerata, della matrice analizzata e delle meto-diche adottabili. E questo si avvicina molto di pi alla realt. (3)

    La legislazione europea sui pesticidi, o prodottiper la protezione delle piante, regola rigidamenteil tipo di pesticidi, insetticidi, fungicidi, ecc. che pos-

    sono essere utilizzati e il loro impiego. Nel 1991,lUnione Europea decise che avrebbe controllatotutti i prodotti in uso negli Stati Membri e, in base alrisultato delle verifiche, ne avrebbe o autorizzatoluso in tutta lUE, oppure richiesto il ritiro dal mercato.

    Da coltivazioni sane si ottengono alimenti saniDa coltivazioni sane si ottengono alimenti sani

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    Esistono inoltre leggi dellUnione Europea che limitano la quantit deiresidui di prodotti per la protezione delle piante presenti in frutta e ver-dura, cereali e alimenti di origine animale e vegetale . Queste leggi fis-sano i cosiddetti limiti massimi di residui che vengono stabiliti inbase alle valutazioni dei dati riguardanti le buone pratiche agricole (gliusi autorizzati in vigore e quelli in fase di proposta) e dei risultati pro-venienti da studi sul controllo dei residui. Questi sono, in realt, moltopi rigidi dei limiti tossicologici stabiliti dagli scienziati. Per assicurareche i livelli di sicurezza legali vengano rispettati, tuttavia, lUnioneEuropea svolge regolari programmi di monitoraggio e controllo, comequello menzionato prima.Attualmente la Commissione Europea sta proponendo di aggiornare

    parte della legislazione relativa alluso dei prodotti per la protezionedelle piante nellUnione Europea. Dal 1991 stato evidente che lascadenza del 2003 per la valutazione di tutte le sostanze utilizzate neiprodotti per la protezione delle piante non poteva essere rispettata.Per questo, la Commissione ha proposto di estendere la scadenza al2008 e di introdurre procedure durgenza per quelle sostanze di cui gi chiara la decisione di autorizzazione o divieto alluso. Ora che lanuova Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) opera-tiva, parteciper alla revisione delle valutazioni e delle raccomanda-

    zioni sulle attivit da svolgere. La Commissione Europea sta anchevalutando le nuove sostanze messe sul mercato dopo ladozionedella normativa del 1991.Fino ad oggi le autorit nazionali, in mancanza di un limite determina-to dallUnione Europea, potevano fissare un limite di residuo per ipesticidi commercializzati nel proprio Paese. Tuttavia, in passato,queste differenze nazionali hanno causato leggere controversie com-merciali nel settore perch i prodotti fabbricati in alcuni Paesi Europeinon potevano essere venduti in altri dove vigevano regolamentazioni

    pi restrittive. Questo fatto si contrappone al principio del mercatounico europeo, dove merci e servizi circolano liberamente da unPaese allaltro.Di conseguenza, la Commissione Europea ha proposto che i residui

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    dei prodotti non controllati a livello UE non debbano superare il conte-nuto limite di 0,01 milligrammi per chilogrammo di alimento. Manmano che verranno completate le valutazioni scientifiche dei prodotti,lUnione Europea fisser tutti i limiti legali in unico testo legislativo.I consumatori potranno quindi continuare ad usufruire delle abbon-danti quantit di alimenti a disposizione senza la preoccupazione checontengano elementi chimici non desiderati, fintanto che i prodotti perla protezione delle piante dalle malattie e dagli insetti dannosi verran-no utilizzati con attenzione e nel rispetto della legge vigente. (4)

    La comparsa dei sistemi di produzione integrata il frutto di unevolu-zione graduale che parte dalla messa a punto di metodi di riduzionedelluso di pesticidi (fitofarmaci) per giungere alla scelta di sistemi pro-duttivi dove tutte le pratiche agricole sono soggette a principi di razio-nalizzazione. possibile individuare le principali tappe di questopercorso, intrapreso a partire dagli anni 70 nei principali paesi delNord Europa. Fino ad allora la lotta a calendario era quella prevalen-temente applicata; essa seguiva il principio della copertura permanen-

    te a fini preventivi, e prevedeva uno schema automatico di interventoche non aveva come riferimento il parassita, bens la pianta nelle suediverse fasi fenologiche.La produzione integrata lintegrazione tra metodi a basso impattoambientale per la difesa fitosanitaria e le tecniche ecocompatibili adot-tate anche in altre fasi del processo produttivo che hanno dato origi-ne al concetto di Produzione Integrata.

    I vantaggi dellagricoltura integrata

    Effetti sullecosistema:minor numero di trattamenti e di prodotto impiegato. Si pu facilmen-te intuire il conseguente minor impatto ambientale dovuto alla minoremassa di agenti inquinanti che vengono dispersi nellambiente abeneficio del territorio nel suo complesso.

    La produzione integrataLa produzione integrata

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    Effetti sullagroecosistema:vengono maggiormente salvaguardati i delicati equilibri che regolanoil rapporto litofago*/fattori naturali di controllo, sia per il numero diinterventi che per il rispetto dellattivit dei nemici naturali dei fitofagi(predatori e parassiti).

    Effetti sulla salute:minori rischi di tossicit acuta per lagricoltore che manipola il prodot-to, e di tossicit cronica dovuta allassunzione nel tempo di microdo-si, per il consumatore.

    La lotta guidata

    La lotta guidata stata una tappa che ha preceduto il metodo di produ-zione integrale perch utilizza ancora i prodotti chimici, ma introducealcuni concetti fondamentali: il controllo della presenza dei parassiti e lasoglia di intervento, impiegando i trattamenti in modo pi appropriato.Si tratta, in sostanza, di condurre la lotta coi soli mezzi chimici, cheandranno tuttavia usati con la massima cautela ed accogliendo alcu-ni principi base:Soglia di intervento - cio la pi bassa densit di popolazione di unaspecie dannosa capace di produrre dei danni economici (Stern et al.,

    1969). inutile, in molti casi, combattere gli insetti al loro sempliceapparire. La lotta andr effettuata solo se la densit della specie dan-nosa raggiunga un valore minimo, tale da giustificare il costo dei trat-tamenti; tale valore viene definito soglia di tolleranza.Selettivit - sar bene impiegare prodotti che, puressendo efficaci contro la specie che si vuole combat-tere, risparmiano invece, per quanto possibile, gliinsetti utili (parassiti, predatori, pronubi).Sfruttamento dei nemici naturali - salvaguardandoli sia attraverso

    la scelta dei prodotti da usare, sia evitando di intervenire quando essisiano particolarmente numerosi, oppure si trovino in uno stadio parti-colarmente sensibile.

    *Parassita dannoso per la pianta

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    Per praticare bene la lotta guidata, occorre conoscere ilciclo biologico delle specie dannose e di quelle utili, lecaratteristiche dei prodotti che si impiegano per la lotta e

    i metodi di campionamento. Per questultimo aspetto sisono messe a punto diverse tecniche di monitoraggiodella presenza delle avversit da combattere: Trappole sessuali e cromotropiche il cui controllo setti-

    manale fornisce un esatto computo dei livelli di presenza; Campionamenti (percentuali, sequenziali) effettuati dal

    tecnico e dallagricoltore per il livello delle avversit; Indici epidemiologici per le previsioni dei tempi di

    incubazione delle malattie crittogamiche.

    La lotta biologicaUna recente definizione di lotta biologica in agricoltura quella che con-sidera biologico luso degli organismi viventi e dei loro prodotti, alloscopo di proteggere le piante dagli agenti biotici dannosi. Tale definizio-ne un ampliamento del concetto classico, in base al quale la lotta bio-logica era da intendersi come utilizzazione del controllo abitualmente giesercitato, in prima persona, dagli agenti biologici di contenimento.La lotta biologica, basata sullutilizzazione dellantagonismo natura-

    le, stata notevolmente ampliata, considerando di pertinenza biologi-ca anche lutilizzazione dei prodotti naturali degli stessi organismiviventi (feromoni, ormoni, tossine). Il concetto pu essere poi amplia-to ulteriormente interessando tecniche diverse, quali quelle utilizzantile energie atomica, luminosa, acustica o addirittura mezzi chimici diderivazione non naturale (fagostimolanti, disappetenti, chemiosteriliz-zanti, ecc..). Comunque, la stessa moderna definizione consentelesclusione di tecniche fisiche o chimiche. Essa considera includibilitutti quei mezzi che traggono origine dagli organismi dannosi stessi

    (es. ormoni giovanili, feromoni sessuali, ecc.) o che si valgono di que-sti stessi organismi per ottenere abbassamenti di popolazione (steri-lizzazione dei maschi, introduzione di geni letali, incroci sterili, ecc.) oquei mezzi derivanti comunque da componenti biotici limitanti in natu-

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    ra specie dannose (es. tossine batteriche, fagoinibitori repellenti di ori-gine vegetale, fattori di resistenza vegetale, ecc.). quindi ammissibile che un mezzo non biotico (es. un prodotto esclu-sivamente sintetico) possa essere riconosciuto quale mezzo biologi-co, nel caso possa venire utilizzato attraverso meccanismi di naturaprettamente biologica. Un chemiosterilizzante che annulli la feconditdei maschi e che consegua labbassamento di popolazioni del fitofa-go, pu venire incluso tra i mezzi biologici; allo stesso modo pu esse-re valutato luso delle radiazioni atomiche (lotta autocida).Il controllo biologico delle specie dannose pu essere affrontato:

    1) proteggendo o potenziando il controllo naturale degli insetti

    dannosi, mediante una serie di accorgimenti (incremento di ospi-ti alternativi, modifiche di pratiche agronomiche sfavorevoli, uso difitofarmaci selettivi, ecc.);

    2) distribuendo gli agenti biotici (virus, funghi, batteri, nematodi,insetti, acari, ecc.);

    3) introducendo e diffondendo i nemici naturali degli insetti fitofagida altri Paesi.

    Lutilizzo di queste tecniche, in diffusione, necessita di:

    adeguata ricerca e sperimentazione; qualificata e capillare assistenza tecnica territoriale; elevato grado di consapevolezza e professionalitdegli agricoltori.

    LA LOTTA BIOLOGICA NON DA CONFONDERSICON LAGRICOLTURA BIOLOGICA, O PRODUZIONE BIOLOGICA,CHE NON UN METODO DI DIFESA, MA DI GESTIONE DELLIN-

    TERA PRODUZIONE, CHE PROIBISCE LAPPORTO DI QUALSIASISOSTANZA CHIMICA DI SINTESI NELLE DIVERSE FASI COLTU-RALI (DIFESA, CONCIMAZIONE, ECC.).

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    Il Biolab la prima Biofabbrica italiana per la produzione massale diinsetti e acari utili. lattivit iniziata nel 1983 come laboratorio di lottabiologica e dal 1990 entrato in funzione un moderno impianto per laproduzione di grande quantitativi di organismi utili. Gestita dallaCentrale Ortofrutticola di Cesena e realizzata con il contributo diRegione Emilia Romagna e Enea (e la consulenza scientificadellIstituto di Entomologia dellUniversit di Bologna), la Biofabbricaalleva le razze di ausiliari presenti nellareale mediterraneo e quindipi adatte alle condizioni di impiego nel nostro Paese.

    La difesa integrataRiduce ulteriormente luso di fitofarmaci chimici sostituen-

    doli con mezzi biologici, agronomici, fisici e genetici. Unesempio di biotecniche limpiego di dispenser impregna-ti di feromone sintetico abbinati ad apposite trappole ses-suali , per monitorare lentit demografica di un insetto, elimpiego di feromoni artificiali per rendere introvabile lafemmina del patogeno.Oppure lutilizzo di feromone serve per attirare il maschio intrappola per ridurre la densit della popolazione fitofoga.Limpiego di batteri o funghi, virus antagonisti dei Fitofagi.

    La produzione integrata un sistema agricolo di produzio-ne degli alimenti e di altri prodotti di alta qualit, sistemache utilizza risorse e meccanismi di regolazione naturaleper rimpiazzare apporti dannosi allambiente e che assicu-ri unagricoltura vitale nel lungo periodo.In generale la Produzione Integrata, laddove applicata su prodottidestinati al mercato con specifici marchi, prevede i seguenti requisiti:- tutte le aziende fanno parte di programmi predefiniti allinizio

    della campagna di coltivazioni; numero, nome, superficie coinvol-

    ta e quantit previste da ciascuna di esse deve essere dichiaratopreventivamente ai clienti.

    - obbligatoria per il produttore, la tenuta di un quaderno di cam-pagna ove vanno registrati tutti gli interventi eseguiti.

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    - Vengono applicati Regolamenti (o disciplinari) di produzione,anchessi prestabiliti. Laddove esistano regolamenti pubblici(regionali o provinciali), devono essere rispettati.

    - Tutte le produzioni, prima di essere autorizzate vengono analiz-zate in campo attraverso un campionamento specifico. Verrannoricercati tutti i prodotti dichiarati ed altri a campione. Solo se vieneaccertato il rispetto di quanto concordato e nei limiti previsti dallalegge, il prodotto viene accettato.

    - Il prodotto deve essere sempre identificato su ogni imballaggioe riconoscibile in tutti i passaggi successivi, fino alla consegna alsupermercato. Alcuni magazzini di confezionamento devonotenere registri di lavorazione.

    - Solo il prodotto confezionato viene accettato. La vendita sfusa insupermercato consentita solo se in sostituzione completa alprodotto convenzionale.

    - Non sono consentiti trattamenti per la conservazione post - raccol-ta (fungicidi o altro). In alcuni casi nemmeno quelli di tipo puramenteestetico (es. ceratura o deverdizzazione con etilene degli agrumi).

    - Organi incaricati dalle regioni o il supermercato cliente, effettuacontrolli sul prodotto fornito, sia con analisi che con ispezioni alleaziende fornitrici. Ogni grave problema riscontrato comporta la

    sospensione della fornitura e, spesso, penali pecuniarie.

    La commercializzazioneLinizio della commercializzazione delle produzioni integrate in Italiarisale al 1986. dellautunno di quellanno infatti il primo test realizza-to dal gruppo APO di Cesena e dal CONAD con il limitato quantitativodi mele con il marchio Naturae.La novit commerciale vera e propria arriva per nel 1987. Le fragoleprodotte con la lotta biologica riscuotono un notevole consenso sia

    presso i consumatori che i media. Giornali e TV danno ampio risalto aqueste produzioni apprezzando lo sforzo degli agricoltori di produrrecon una maggior attenzione alla salvaguardia dellambiente e dellasalute, sia dei produttori che dei consumatori.

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    Questa iniziativa parte, non a caso, in Emilia Romagna, dove la Regionedal 1980 ha avviato un progetto per la riduzione degli antiparassitari,teso a coinvolgere, con un significativo investimento in assistenza tecni-ca, ricerca e sperimentazione, i produttori agricoli e le loro associazioni.Testimonial dellagricoltura rispettosa dellambiente il Prof. GiorgioCelli, docente di Lotta biologica presso lUniversit di Bologna e referen-te scientifico del Laboratorio Allevamento insetti utili della CentraleOrtofrutticola di Cesena. Le produzioni integrate sono commercializzatecon marchi specifici nellintento di fornire loro una valorizzazione econo-mica. La valorizzazione economica delle produzioni integrate infattioggetto di interesse prioritario da parte delle strutture private e pubbliche,che hanno predisposto e attivato progetti di Produzione Integrata.

    La situazione nazionale si presenta comunque altamente diversificata aseconda delle regioni di riferimento. Accanto alle regioni storicamente piattente ad unagricoltura rispettosa dellambiente e diqualit (lEmilia Romagna, il Trentino Alto Adige, ilPiemonte, etc.) si trovano regioni ancora in grosso ritar-do (si pensi ad esempio alle regioni del Sud).

    Trentino Alto AdigeQuesta la regione dove storicamente si sviluppa-

    ta la Produzione Frutticola integrata soprattutto rivolta alle mele.AGRIOS il progetto che sin dal 1989 ha commercializzato la melaintegrata dellAlto Adige con il famoso marchio della coccinella. Dal1995 la situazione cambiata: alcune organizzazioni altoatesine(VOG ESO) hanno dato vita ad un marchio proprio, Marlene, riguar-dante 13 variet di mele. Non si tratta per di un marchio di produzio-ne integrata, ma di garanzia di determinati livelli qualitativi. Le produ-zioni integrate (circa il 75% del totale) continuano ad essere vendutecon il marchio di Agrios. C da chiedersi se questo proliferare di mar-

    chi non sia un elemento di confusione per il consumatore. In trentinole cose sono pi semplici: Melindae La Trentina sono i marchi checontraddistinguono non solo la pro-

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    duzione integrata, che ormai considerata la norma base di riferimen-to produttivo, ma la sicurezza di elevati standard qualitativi.Emilia RomagnaQui lamministrazione locale e le grosse associazionidi produttori hanno sin dallinizio puntato enormemen-te sullo sviluppo e la valorizzazione commerciale delleproduzioni integrate, individuando nella g.d.o. linter-locutore privilegiato. La Regione, in applicazione allaL.R. 29/92 Valorizzazione dei prodotti agroalimentari dellEmiliaRomagna ottenuti con tecniche rispettose dellambiente e della salutedei consumatori, ha lanciato il marchio Qc, Qualit controllata, perle produzioni regionali (soprattutto ortofrutticole) ottenute seguendo i

    disciplinari di produzione. A tutte le fasi della filiera agroalimentare inregime di produzione integrata data la possibilit di avvalersi ditale marchio, che sottintende un sistema di controllo pubblico a garan-zia del consumatore. Lattenzione della Regione per il mercato si configurato, nei primi mesi del 97, attraverso un accordo tra g.d.o.,produzione e Regione, la quale contribuir al pagamento del 50%delle spese di promozione del prodotto integrato a marchio Qc.Parallelamente allinteresse dellamministrazione anche il mondo produt-tivo sempre stato molto sensibile al prodotto integrato. Si sono cos svi-

    luppati marchi privati alla produzione (AlmaVerde di APOFRUIT diCesena, Cogli e Gusta di CONERPO, Vitalia del CORER).La legge Valorizzazione dei prodotti agroalimentari dellEmiliaRomagna ottenuti con tecniche rispettose dellambiente e della salutedei consumatori interessa le principali colture ortofrutticole, cerealico-le e il comparto vitivinicolo. Le imprese che aderiscono alliniziativapossono utilizzare il marchio Qc. Questo apposto da concessionariautorizzati sul materiale promozionale, sugli imballaggi e direttamen-te sul prodotto, accompagnando il marchio del produttore, in modo

    da fornire unulteriore garanzia di controllo. Il programma di valorizza-zione prevede infatti un sistema di controllo di filiera realizzato daorganismi di certificazione riconosciuti nellambito delle norme UNI-EN-ISO.

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    Visto che il principale canale di sbocco sul mercato delle produzioniintegrate la Grande Distribuzione Organizzata, ben presto questa haintrodotto propri marchi di prodotto integrato: dopo CONAD, con lalinea Naturae, stata la volta di COOP Italia con i suoi Prodotti conAmore, e di ESSELUNGA con il nuovo marchio Naturama. CONADnel 97 ha poi sviluppato il marchio Percorso qualit Conad. In altrecatene distributive (GS, il gruppo Rinascente - Sidis) le produzioniintegrate sono invece commercializzate con i marchi del fornitore. (5)

    Il principio base dellagricoltura biologica la conservazione e il ripristino della fer-tilit del suolo: impiego di fertilizzantiorganici (bandendo i concimi chimiciinorganici), composti e residui delle col-ture. Lagricoltura biologica producendo colture adatte ad un determinatoambiente e resistenti per loro natura ai parassiti, riduce al massimo lim-piego di antiparassitari e favorisce i sistemi di policoltura/allevamento.La restrizione in materia di concimazioni e di uti-

    lizzazione dei prodotti fitosanitari garantisconolofferta di prodotti agricoli sani e privi - di norma- di residui di origine chimica e diminuendo irischi di contaminazione e inquinamento dellam-biente sia a livello di terreno che delle falde frea-tiche. Ne un esempio la salvaguardia o il ripristino di siepi e di sta-gni: ecoambienti che offrono ospitalit a numerosi nemici naturali deiparassiti: insetti utili, uccelli insettivori, micromammiferi.Con lentrata in vigore della legge europea (Reg. n. 2092/91), delle

    leggi nazionali e in Italia di alcune leggi regionali (Toscana n. 31/94 e454/95), lagricoltura biologica unattivit ufficialmente riconosciuta,con normative precise che ne regolano ogni minimo aspetto e questova indubbiamente a tutto vantaggio dellambiente e dei consumatori.

    Produzione biologicaProduzione biologica

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    La normativa dellagricoltura biologica prevede itempi di conversione di un terreno dedicato alla pro-duzione biologica, indica le modalit del manteni-mento della fertilit del terreno, indica inoltre i pro-dotti consentiti per la concimazione ed i prodotti fito-sanitari per le colture.Dal 1993 in vigore anche in Italia il RegolamentoCEE sulle produzioni biologiche che istituisce un sistema di controlloe un marchio unico - Agricoltura biologica - Regime di controllo CEE- per tutti i prodotti biologici europei.A concedere luso del marchio europeo sono gli organismi di control-lo riconosciuti dal Ministero delle Risorse Agricole, Alimentari e

    Forestali (MIRAAF). Il loro compito di verificare attraverso ispezionidirette in azienda il rispetto delle norme di produzione stabilite dalregolamento. Per verificare il rispetto degli adempimenti previsti dalregolamento, lorganismo di controllo deve effettuare almeno unsopralluogo allanno in ogni azienda controllata. previsto il prelievodi campioni di prodotti, di terreno o di parti di piante per la ricerca dieventuali residui tossici. Non invece ritenuta obbligatoria la ricercadi residui sui prodotti, ma viene auspicata ogni volta che si sospettilimpiego di sostanze o di tecniche non autorizzate.

    Organismi di controlloGli organismi di controllo verificano il metodo e la produzione, che sianoconformi a quanto dispone il Reg. CEE 2092/91 e successive modifichee aggiornamenti. In Europa ce ne sono circa 160. Sulle etichette deiprodotti provenienti da coltivazioni di agricoltura biologica, deve compa-rire il marchio o il nome di uno dei seguenti organismi di controllo:Autorizzati in ItaliaASSOCIAZIONE SUOLO E SALUTE Fano (PU)

    BIOAGRICERT Casalecchio di Reno (BO)BIOS srl Marostica (VI)CCPB Consorzio per il Controllo dei Prodotti Biologici (BO)CODEX Scordia (CT)ECOCERT ITALIA Catania

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    Ecosystem International Certificazioni LecceICEA Istituto per la Certificazione Etica ed Ambientale (BO)IMC srl Senigallia (AN)QC&I Monteriggioni (SI)BIOZERT Augsburg - GermaniaINAC Witzenhausen - GermaniaIMO Konstanz - SvizzeraQC&I Kln - Germania

    I prodotti bio si riconoscono perch riportano in etichetta la dicitura daagricoltura biologica.Inoltre, sempre in etichetta, compare il nome per esteso dellorgani-smo di controllo, la relativa autorizzazione ministeriale e una serie dilettere e cifre che sono carta di identit del prodotto e del produttore:IT (Italia) BAC (sigla dellorganismo di controllo) 0003 (codice del-lazienda produttrice) F (prodotto fresco) o T (prodotto trasfromato)000000 (codice di autorizzazione).Il prodotto da agricoltura biologica pu anche essere caratterizzato

    dal logo comunitario introdotto dal Reg. CEE n. 331/2000:

    Dal 31 dicembre 1997 sono entrate in vigore le nuove modalit di eti-chettatura del prodotto biologico: a partire da questa data, tre sono lepossibili etichette che si potranno trovare in commercio.

    Lettura delle etichetteLettura delle etichette

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    Prodotti in cui almeno il 95% degli ingredienti di origine agricola ottenuto con metodo biologico: il restante 5% deve essere costi-tuito da prodotti inseriti nella lista positiva dellallegato VI C delReg.2092/91. Qualora questo 5% fosse costituito da ingredienti nonagricoli (per esempio, ausiliari di fabbricazione), anche questi devonoappartenere alla lista positiva dello stesso allegato (parte A e B). inquesto caso il riferimento al biologico pu essere presente nella deno-minazione di vendita (per es. pasta da agricoltura biologica).Prodotti in cui almeno il 70% degli ingredienti di origine agricola ottenuto con metodo biologico.Prodotti in conversione: per questi ammesso il riferimento al bio-logico nella denominazione di vendita. In tal caso sulletichetta deve

    apparire prodotto in conversione allagricoltura biologica solo perprodotti con un solo ingrediente di origine agricola, coltivato da 12mesi secondo le norme dellagricoltura biologica.Dal 31/12/1997 dovranno essere ritirati dal commercio i prodotti conriferimento al biologico che erano ottenuti con il 50% degli ingredientidi origine agricola derivanti da agricoltura biologica.

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    Biologico in Italia: i dati del Ministero (2002)Lagricoltura biologica nel nostro paese assume un ruolo sempre cre-scente. il primo paese europeo come superficie investita (1.237.640 ettari);secondo a livello mondiale dopo lAustralia. anche il primo paese a livello mondiale come numero di aziende bio(60.509 operatori).Siamo quarti in Europa, dopo Germania, Regno Unito e Francia,come sviluppo del mercato biologico (970 milioni di euro di volume diaffari). Siamo quarti anche come quota di consumi alimentari bio(1,5%), dopo lAustria (2,5%), la Germania (2,3%) e la Svizzera(2,1%). Siamo, sempre in Europa, al quarto posto quanto la percen-

    tuale di superficie su cui esercitata lagricoltura bio (7,1%) dietro aLiechtenstein, Austria, Svizzera.Le principali colture riguardano i foraggi (397.878 ettari), i cereali8.221.436 ettari), i prati e pascoli (241.157 ettari), che nel loro insie-me rappresentano il 70% circa degli investimenti.Seguono in ordine di importanza le coltivazioni arboree (olivo, vite,agrumi, frutta) per il 20% e le colture orticole ed industriali (legumino-se da granella, prodotti orticoli, colture industriali) per il 4%.Le regioni italiane con pi superficie bio, in relazione alla superficie

    bio nazionale, sono in ordine: Sicilia (21%), Sardegna (20%), EmiliaRomagna (11%), Puglia (8%), Calabria (7%), Piemonte (6%), Marche(5%), Toscana (4%), Lazio (3%).

    La commercializzazione e la grande distribuzioneA fianco dei punti vendita specializzati si sta sviluppando un sistemadi commercializzazione particolare, quello del franchising: sia NaturaSi che Bottega e Natura, le due catene specializzate a livello nazio-nale, dispongono di 10 mini - supermercati del biologico nel Centro e

    Nord Italia. Sono in crescita anche le catene regionali di franchising,connesse al mondo della produzione (es. El Tamiso di Vicenza, exMustiola di Cesena e la Bottega Verde toscana).Altri punti vendita in rete sono dati da circuiti tradizionali che operano

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    a livello locale, legati ad aziende produttive (es. Il Canestro, DallaTerra al Cielo, ecc.), oppure come cooperative di consumo (es. Coapa Torino).

    Lindustria di traformazioneAnche lindustria di trasformazione mostra interesse per il prodottobiologico: a livello nazionale i principali trasformatori interessati daquesto particolare segmento di mercato sono la CAS di Castagnaro(VR), la ZIPPERLE di Merano (BZ), il COTRAPO di FiessoUmbertiano (RO), ALLIONBE di Cuneo e, a livello regionale, la AGRI-MOLA di Casalfiumanese (BO), e la CESENATE (FC).

    I supermercati che vendono ortofrutta bio sono circa 1500, di cui 1000

    sono ubicati nel Nord Italia. Il trend di crescita stato elevato visto econsiderato che nel 1996 vi erano solo 130 supermercati che vende-vano biologico.I negozi specializzati sono oggi pi di 1000, di cui 700 sono nel Nord.

    La crescita della zootecnia biologica.Per le produzioni animali, distinte sulla base delle principali tipologieproduttive, al 31 dicembre 2001 si segnala la seguente situazione:bovini 330.7001 (latte e carne), ovi-caprini 327.891, suini 25.435, pol-

    lame 648.693, conigli 1.682, api, in arnie, 48.228. Si stimano oltre1000 operatori.Le nuove normative nazionali e regionali devono garantire al consu-matore la libert di scelta del biologico, mettendolo al riparo dalle truf-

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    fe che rischiano di screditare tutto il sistema, e creare sempre pi oasiecologiche dove possibile costruire un ciclo produttivo certificato dirintracciabilit. (6)

    Il progetto delle oasi ecologiche ha come esclusivo siste-ma di produzione di materie prime alimentari, destinate aiprodotti per linfanzia, esenti da residui nocivi di contami-nati chimici.Questa esigenza parte dalla constatazione, condivisa

    dagli organismi scientifici internazionali, che lorganismogiovane pi sensibile agli effetti tossici causati dallespo-sizione ai prodotti chimici, quali additivi alimentari intenzionali e nonintenzionali, in particolare nei neonati e nei bambini, ci scaturiscedallimmaturit dei meccanismi immunitari, della disintossicazioneenzimatica e dellincompiuta funzionalit degli organi escretori (rene,ecc.).Considerando come le materie prime possano essere contaminatedai seguenti composti chimici:

    frutta: insetticidi, fungicidi, diserbanti, muffe ecc.cereali: insetticidi, piombo, cadmio, muffe ecc.carni: insetticidi, estrogeni, piombo, cadmio ecc.olii e grassi: insetticidi, solventi, clorurati, piombo, nichellatte e derivati: insetticidi, diossine, muffe, piombo, cadmio, nitratipesce: pesticidi, istamina, metodi pesanti, formaldeidevegetali: fitofarmaci, nitrati, nitriti

    Lunico modo efficace per evitare la loro presenza quello di una pro-duzione diretta e guidata dei prodotti agroalimentari in ambienti pro-tetti da tali contaminazioni.In particolare il progetto oasi plasmon ha notevolmente ridotto i limi-

    Le oasiLe oasi

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    ti di tolleranza indicati per tutti i contaminanti riportati dalla FAO/OMSe dalla legge italiana per gli alimenti per linfanzia.Pertanto per i prodotti finiti devono risultare assenti: antibiotici, ormo-ni, antiossidanti (esclusi vitamina C, E e derivati). I coloranti, antifer-mentanti, formaldeide, pesticidi possono essere presenti solo al 20%dei limiti di legge. Possono essere presenti concentrazioni di frazionidi parti per milione, i policloruri (0,2), piombo (0,02), cadmio (0,04),mercurio (0,07), nitrati, nitriti ecc.La filiera comprende coltivazioni e allevamenti dedicati esclusivamen-te alla produzione delle materie prime, condotti secondo le prescrizio-ni e sotto il diretto controllo degli agronomi, dei veterinari e dei labo-ratori plasmon, garantendo una produzione qualitativa e rintracciabile

    di alimenti per linfanzia pi sicuri: latte, formaggi;carni: manzo, vitello, pollo, maiale, trota, salmone;frutta: albicocca, mela, pera, pesca, prugna, arancia;vegetali e cereali: carciofi, carote, prezzemolo, fagioli, spinaci, fru-mento, piselli, pomodori, sedano, patate, mais, riso.

    Televisione e giornali ci hanno abituati ad associare il termine biotec-nologia ad applicazioni spettacolari come test del DNA per diagnosti-care malattie o generazione di pecore clonate e piante di mais chesterminano i propri parassiti. Ma la biotecnologia non solo questo.La rivoluzione del DNA ricombinante una scienza poliedrica ed in rapi-da evoluzione, ricca di promesse di possibilit e di incertezze, cometutte le nuove scienze. Essa coinvolge le bioscienze in tutti i loro aspet-ti, pu essere applicata alle aree pi diverse ed ha consentito e consen-te di sviluppare e migliorare processi per la produzione industriale di

    ogni tipo di prodotto: dai farmaci ai prodotti chimici e alimentari.La biotecnologia una disciplina che comprende tecniche produttiveutilizzate da millenni, quali lagricoltura, la zootecnia e lo sfruttamentodelle attivit fermentative dei microrganismi ( per esempio nella pro-

    O.G.M.O.G.M.

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    duzione di bevande alcoliche, pane e formaggi). In realt per questeultime - di cui parleremo pi avanti - si preferisce parlare di biotecno-logie tradizionali per differenziarle da quelle che vengono, invece,definite biotecnologie innovative o avanzate.Per quanto riguarda le biotecnologie innovative, e soprattutto linge-gneria genetica, i settori nei quali si ripongono le maggiori speranzeper risolvere alcuni dei problemi che assillano lumanit possonoessere cos riassunti: Farmacologia e medicina. Si avvalgono delle tecniche del DNA

    ricombinante per produrre, utilizzando microrganismi modificati, far-maci, vaccini e reagenti diagnostici, o per curare le malattie con laterapia genica e la produzione di anticorpi monoclonali.

    Agricoltura, zootecnia e veterinaria. Sfruttano la produzione divegetali e animali transgenici per ottenere nuove variet maggior-mente produttive e pi resistenti alle malattie e agli stressambientali.

    Bioindustria (chimica, farmaceutica e alimentare). Impiega siamicrorganismi naturali o modificati, sia biomolecole (enzimi peresempio), opportunamente trattati per una loro pi efficiente uti-lizzazione nella produzione industriale di antibiotici, vitamine,amminoacidi, enzimi, zuccheri, prodotti alimentari, bevande, addi-

    tivi, alcool, acidi, solventi, detergenti, olii, materie plastiche e cosvia, Ambiente. Si utilizzano microrganismi naturali o geneticamente

    modificati nella salvaguardia dellambiente e in particolare per losmaltimento dei rifiuti, la depurazione delle acque e dei reflui, ilbiorisanamento degli inquinanti industriali e degli habitat contami-nati da petrolio o metalli pesanti.

    Produzione di energia. Persino in questo settore limpiego dibatteri geneticamente modificati pu essere vantaggioso rispetto

    ad altre tecnologie. Si pensi ad esempio allestrazione del petro-lio intrappolato nelle rocce mediante batteri che, producendosostanze tensioattive, mobilizzano la sostanza oleosa, la fannoconcentrare e ne favoriscono lestrazione.

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    Che cose lingegneria geneticaIl termine ormai sulla bocca di tutti, ma in realt assume significati dif-ferenti a seconda delle persone che ne fanno uso. La maggior partedelle persone considera il termine in un contesto pi ampio: in effetti,nei paesi sviluppati vi una precisa definizione dellinge-gneria genetica, conseguenza di una specifica legislazione governati-va rivolta al suo controllo. Indicativa al proposito la definizione datadal governo britannico: .

    Le finalit di queste procedure, note scientificamentecon il termine di tecniche del DNA riconbinante, sonogi state elencate. I maggiori successi, che hanno tro-vato anche sbocchi commerciali, sono relativi alla pro-duzione di microrganismi, opportunamente program-mati, che vengono commissionati per la sintesi di pro-teine di interesse commerciale e/o sociale.Si tratta quindi di una nuova scienza, che muove i passida un approccio tradizionale, cio dallo sfruttamento di

    specifiche funzioni svolte da microrganismi viventi perprodurre beni e servizi utili allumanit. Questo, in effetti, non unconcetto nuovo se si pensa che la produzione di birra e di pane lievi-tato, che si basano appunto sullintervento naturale di un microrgani-smo, stata realizzata dalluomo sin dallantichit, e cio oltre 8000anni or sono.A rendere questo approccio decisamente innovativo sono appunto iprogetti fatti nel campo dellingegneria genetica: un singolo gene, checodifica per una specifica proteina e funzione, pu venire isolato da

    una cellula o essere prodotto per sintesi in laboratorio; tale gene puquindi venire trasferito in una diversa cellula o addirittura a un interoorganismo in modo da introdurre nuove caratteristiche nel ricevente.Con questa tecnologia, oltre a modificare geneticamente i microrgani-

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    smi (OGM, microrganismi geneticamente modificati) per fare loro pro-durre farmaci, prodotti chimici, enzimi per lindustria alimentare e peraltre produzioni industriali, stato possibile cambiare in maniera mira-ta le caratteristiche genetiche di piante e animali in modo sia da incre-mentare la produzione sia da renderli resistenti alle malattie e aglistress ambientali (ottenendo vegetali e animali transgenici od OGM,organismi geneticamente modificati); inoltre stato possibile indivi-duare e correggere difetti genetici umani.La maggior parte degli animali GM sono nati per la ricerca e la speri-mentazione di nuovi farmaci: si tratta di animali da laboratorio, porta-tori di mutazioni che riproducono malattie ereditarie, tumori e altrepatologie umane. Viceversa, i vegetali transgenici hanno ormai lascia-

    to i laboratori di ricerca e le fattorie sperimentali per debuttare sulcampo. In alcuni paesi del mondo, i raccolti prodotti da soia, mais,pomodori e altre piante GM si affiancano - e si mescolano - ai prodot-ti agricoli ottenuti dalle variet selezionate in passato.Lultima e pi recente frontiera delle biotecnologie quella che solle-va i maggiori interrogativi morali e giuridici. Si tratta della tecnologiadella fertilit, cio del bagaglio di tecniche per la manipolazione diembrioni e la clonazione animale.

    Dalla tradizione allinnovazioneSe, come detto, intendiamo le biotecnologie nel senso pi lato del termi-ne e cio lutilizzazione di organismi viventi (soprattutto microrganismi), oparti di essi, per produrre sostanze utili alluomo, chiaro che biotecno-logia si propone come una parola nuova, che descrive per una discipli-na antica, che risale ai tempi preistorici con la preparazione di bevande ecibi fermentati: in effetti, gi migliaia di anni fa luomo aveva iniziato a pro-durre birra, vino e pane e a trasformare il latte in yogurt e formaggio.Gli antichi Sumeri e Babilonesi producevano birra fin dal 6000 a.C. e gli

    Egizi cuocevano pani lievitati dal 4000 a.C. in poi. La birra, in particola-re, considerata la bevanda degli dei e degli eroi, stata la pi diffusa intutti i continenti sin dai tempi pi antichi. I nostri antenati non conosceva-no per i meccanismi alla base della trasformazione di prodotti naturali

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    in cibi e bevande (lievitazione, fermentazione ecc) e cio non sapevanoche vi fossero coinvolti specifici microrganismi viventi: necessarioattendere qualche millennio prima che Antony van Leeuwenhek (1632-1723), grazie alla costruzione del primo microscopio, osservi per primo ilmondo microbico e ipotizzi che i microrganismi siano alla base di moltiprocessi che avvengono nella produzione di cibi e bevande fermentate.E per Louis Pasteur che, tra il 1857 e il 1876, comprende e descri-ve eventi usuali, ma misteriosi, quali appunto la preparazione dellabirra, dimostrando che un organismo unicellulare, il lievitoSaccharomyces cerevisiae a causare la fermentazione del malto dor-zo. Pasteur individua anche i batteri responsabili della fermentazionelattica e quelli della fermentazione butirrica. E studia i microbi respon-

    sabili della produzione dellaceto, nonch quelli delle alterazioni delvino e della birra. La discriminante, che consente per di parlare apieno titolo di biotecnologie innovative, rappresentata dalla tecnolo-gia del DNA ricombinante (ingegneria genetica). Pi precisamente,verso la fine degli anni settanta del XX secolo si verificano alcuneaperture culturali e metodologiche di grande rilievo per cui diventapossibile ai ricercatori di operare a livello del DNA e quindi di alterarein modo mirato il genoma soprattutto di cellule microbiche cos damutarne le caratteristiche produttive e/o funzionali.

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    Nuovi farmaci e vaccini

    Prima dello sviluppo della tecnologia del DNA ricombinante, la mag-gior parte dei farmaci umani di natura proteica era disponibile in quan-tit molto limitate, sia per gli elevati costi di produzione sia perch illoro meccanismo dazione non era ben caratterizzato. Inoltre, per iprodotti ottenuti per estrazione del sangue o da tessuti di organiumani o animali non si poteva garantire la sicurezza duso, a motivodel potenziale rischio di trasmissione di malattie infettive da parte dimicrorganismi patogeni eventualmente presenti nei donatori. Si pensi,per esempio, alla tragica diffusione del virus dellAIDS e dei virus del-

    lepatite B e C a seguito di trasfusioni di sangue o dellinoculazione diprodotti biologici, come le gammaglobuline, ottenuti dal sangue disoggetti infetti.Analogamente, le recenti preoccupazioni riguardo alla malattiaCreutzfeldt-Jakob (una patologia degenerativa del sistema nervoso,correlabile alla BSE, lencefalopatia spongiforme bovina) hanno pro-vocato il ritiro di alcuni emoderivati negli Stati Uniti e in Europa.Sfruttando invece la tecnologia del DNA ricombinante, stato possi-bile produrre unampia serie di farmaci in quantit sufficiente, molto

    efficaci e, soprattutto, sicuri nelluso. Attualmente oltre 300 differentiproteine, con potenziale o gi accertata attivit terapeutica per luomo,vengono prodotte da microrganismi (e in parte anche da cellule ani-mali) in cui stato clonato lo specifico gene codificante. Lesempio pi

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    clamoroso di questa applicazione dellingegneria genetica rappre-sentato dalla produzione, mediante batteri opportunamente modifica-ti, di insulina umana, il primo farmaco biotecnologico messo sul mer-cato nel settembre 1982.La cura standard del diabete mellito rappresentata da inoculazionigiornaliere di insulina e, poich le insuline della maggior parte deimammiferi hanno una struttura simile, possibile trattare il diabetedelluomo con insulina isolata, a livello industriale, dal pancreas disuino o di bovino. Daltra parte, per, linsulina estratta dagli animalipresenta numerosi inconvenienti, quali una minore efficacia rispetto aquella umana, la possibilit di reazioni allergiche anche gravi, la com-plessit e i notevoli costi dei processi di estrazione e purificazione.

    Lingegneria genetica ha definitivamente risolto tutti questi problemi,fornendo un ormone perfettamnte identico a quello umano. Dopo averottenuto il gene dellinsulina (proinsulina) o a partire dallRNA messag-gero ricavato dal pancreas o dopo sintesi chimica, questo viene inse-rito nel batterio Escherichia coli, che sar cos adibito alla produzionedi insulina umana.Il vaccino contro lepatite B delluomo invece il primo esempio divaccino ricombinante autorizzato.Anche per combattere i batteri che provocano diarrea come l

    Escherichia coli, una delle cause principali di mortalit infantile soprat-tutto nei paesi in via di sviluppo, si visto che possibile inserire ilgene per una proteina dellEscherichia coli(lenterotossina resa nonpatogena) nelle patate. Nei volontari queste patate hanno stimolato laproduzione di anticorpi sia nellintestino (immunit locale) sia nel san-gue (immunit sistemica). Il passo successivo della ricerca sarebbelassunzione di Escherichia colida parte dei volontari, resi immuni, perverificare se gli anticorpi possano prevenirne gli effetti.Anche gli animali transgenici possono essere utilizzati per la produzio-

    ne di vaccini. Si sono gi ottenute capre transgeniche in gradi disecernere nel loro latte proteine del parassita responsabile dellamalaria, da utilizzare per la vaccinazione dei bambini.

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    Come si ottengono le piante transgenicheUna delle prime applicazioni dellingegneria genetica ha riguardato iltrasferimento di geni tra specie vegetali non incrociabili.Da almeno 10.000 anni le piante coltivate vengono modificate al fine direnderle sempre pi adatte alle esigenze delluomo. I primi agricoltorimiglioravano le colture semplicemente selezionando i semi di pianteche avevano i caratteri desiderati; nellultimo secolo, dopo le definizionidelle leggi fondamentali della genetica da parte di Gregor Mendel, ilmiglioramento vegetale avvenuto secondo procedimenti sempre pirigorosi. Si sono cos ottenuti risultati molto significativi incrociandopiante sessualmente compatibili (incrocio intraspecifico), selezionandopiante mutanti naturali e inducendo mutazioni con agenti chimici

    (sostanze mutagene) o fisici (radiazioni ultraviolette, raggi x o raggigamma). Si scoperto e applicato al miglioramento genetico il fenome-no della poliploidia e si sfruttato il fenomeno della eterosi. (7)

    Prima di affrontare lo scottante argomento, dobbiamo fare una pre-messa: agricoltura non natura. Da quando nata, ma soprattutto

    nellultimo secolo, agricoltura significa distruzione di foreste e di luo-ghi naturali per far posto ai campi, riduzione della biodiversit, sovver-timento degli equilibri biologici, inquinamentoambientale. Laumentata coscienza di tutto cici porta oggi a cercare di limitare gli aspettinegativi dellagricoltura intensiva. Le piantetransgeniche non sfuggono a questa esigenzae se ben progettate potrebbero risolvere alcu-ni problemi tradizionali. Tuttavia, il messaggio

    che arriva allopinione pubblica europea che le piante GM sono trop-po pericolose e, quindi, inaccettabili. E davvero cos? Dobbiamoammettere che non esiste tecnologia esente da rischi. Accettiamouninnovazione quando riteniamo che i rischi siano inferiori ai benefi-

    Quali rischi dalle piante GM?Quali rischi dalle piante GM?

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    ci. Cos per gli aerei e per le automobili, che pure sono causa dimigliaia di morti allanno, o per la penicillina che salva milioni di vite,anche se, qualche volta, uccide per shock anafilattico. Non sfugge aquesta regola lagricoltura: pu avvelenarci e inquinare lambiente confitofarmaci e fitoregolatori, scatenare allergie, trasmetterci veleni etossine fungine, ridurre la biodiversit naturale. Lagricoltura biologica esente dal primo di tali pericoli, non certo dagli altri. Il fatto che i rischidellagricoltura sono considerati accettabili in rapporto ai benefici.Perch dunque pretendere che solo le piante transgeniche sianoassolutamente esenti da rischi? Una proposta sensata sembra quellache stabilisca che il massimo livello di rischio accettabile per tale tipodi piante sia lo stesso di quelle tradizionali. Potremmo anche chiede-

    re alle nuove tecnologie di abbassare questo livello, ma utopisticopretendere che le piante transgeniche siano del tutto innocue!Ma vediamo quali sono le cause mosse alle piante geneticamente modi-ficate: effetti tossici sulluomo, danni per lambiente, inutilit per i paesi ric-chi, incapacit di risolvere il problema della fame nel mondo, pericolosagestione commerciale. E evidente che molti dei rischi loro attribuiti sianocomuni alle altre piante coltivate; per le piante transgeniche hanno unpotenziale fattore di rischio in pi: il gene esogeno (estratto).Qual la sua pericolosit?

    Cominciamo dai dubbi relativi alla salute delluomo. Le piante transge-niche vengono accusate di scatenare allergie alimentari. In realt, gioggi, in tutto il mondo, il 2-4 per cento dei bambini e l1-2 per centodegli adulti soffre di allergie scatenate da proteine contenute nel cibo,soprattutto soia, latte vaccino, uova, farina, riso, noci, arachidi, pescie crostacei. Lunica cura efficace evitare tali cibi.Nel caso delle piante transgeniche, il gene esogeno potrebbe effetti-vamente codificare per una proteina allergenica; le legislazioni deidiversi paesi prevedono che si analizzino preventivamente: la fonte

    del gene, si richiedono i parametri fisico-chimici della proteina specifi-cata dal gene (somiglianza con proteine allergeniche, stabilit alladigestione e alla cottura), gli effeti del gene esogeno sulla produzionedegli allergeni endogeni della pianta ospite ed i risultati di saggi in vitro(test cutanei, simulazione alimentare).

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    Il problema della qualitaQuesto un argomento che riguarda da vicino il nostro paese, cheprivilegia prodotti vegetali di alta qualit. Ma quale tipo di agricolturapu assicurare sopravvivenza e competitivit al prodotto pregiato:lagricoltura tradizionale, quella biologica o quella biotecnologica? Larealt che non esiste una strategia che abbia tutte le soluzioni intasca. E errato pensare che lagricoltura biologica possa risolvere tuttii problemi, cos come lo per le biotecnologie.La cooperazione potr moltiplicare i vantaggi. Lagricoltura biologicaintende ridurre o eliminare la fertilizzazione chimica del suolo e gliinterventi chimici di protezione della pianta. Ma rimane il problema chespesso le piante tradizionali hanno difetti genetici: sono sensibili ainsetti, funghi, virus, gelo, siccit, sale. Le biotecnologie possonointrodurre un gene che corregga i singoli difetti, mantenendo inaltera-te le qualit organoelettriche del prodotto. Con piante cos migliorateavremmo genotipi ottimali per lagricoltura biologica. La produttivitsarebbe mantenuta a livelli accettabili, mentre sarebbe ridotta la pro-duzione di tossine e aflotossine (sostanze cangerogene prodotte dalle

    muffe per ossidazione della matrice oleosa).Un esempio di interazione positiva tra un prodotto di qualit e le biotec-nologie rappresentato dal pomodoro San Marzano. Questa vera e pro-pria gloria nazionale potrebbe presto sparire dalle nostre mense perch

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    Esempio del Wafer Loacker

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    un virus, il CMV, distrugge oggi sino al 40 per cento del raccolto. Il pro-blema gi stato affrontato dalla ricerca italiana, integrando nel DNA delpomodoro, in orientamento , una sequenza del virus checodifica per la proteina dellinvolucro. Il San Marzano esente da infezio-ni virali gi pronto, ma stato bloccato perch transgenico!Un secondo esempio: la coltivazione delmelo tipico della Valle dAosta messa arischio dalle larve di un insetto, Melolonthamelolontha, che, mangiando le giovaniradici, impedisce la messa a dimora dinuovi impianti. Anche in questo caso, entropochi anni questa coltivazione, con tradi-

    zioni secolari, diverr un ricordo. Si purimediare sfruttando il fatto che il melo costituito da una porzione radicale (il por-tainnesto) e da una aerea (la variet cheproduce il frutto). Integrando un gene Btnel portainnesto, preferibilmente con pro-motore inducibile da ferita, si otterrebberoradici resistenti allinsetto, mentre la parteaerea resterebbe la stessa.

    Chi teme effetti negativi e inaspettati dallebiotecnologie parla della possibilit che ilgene esogeno interferisca con il resto del genoma. In realt, da unpunto di vista scientifico, senzaltro pi prevedibile il comportamen-to di un gene isolato, caratterizzato e trasferito in una pianta, rispettoa un mutante ottenuto per mutagenesi chimica o indotta da radiazio-ni, o a un nuovo ibrido ottenuto incrociando due piante.Lintegrazione del gene esogeno avviene, per ora, in siti apparente-mente causali del genoma vegetale e quindi si teme che ci possa

    scatenare inattivazione di geni utili. Ma tali fenomeni avvengono natu-ralmente e spesso nelle piante, sia in seguito a stress biologici, clima-tici o di altra origine, sia come conseguenza di operazioni di migliora-mento genetico tradizionale.

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    Quale agricoltura per il mondo?La popolazione mondiale aumenta, mentre la terra coltivabile diminui-sce a causa delle crescenti siccit, salinit, urbanizzazione. Dopo il2030 previsto il tracollo: anche assumendo una distribuzione equa-nime dei prodotti, tutta la superficie coltivabile non sar pi in grado diprodurre sufficiente cibo per gli 8-9 miliardi di persone previsti.Non vi saranno alternative: ogni campo coltivabile dovr produrre ildoppio di quanto oggi faccia.E ci dovr avvenire nel rispetto dellambiente e con minor ausiliodella chimica (insetticidi, diserbanti, fungicidi, fertilizzanti, fitofarmaci).Dovremo dotarci di piante capaci di crescere in suoli aridi e salini, resi-stenti a insetti, funghi e virus patogeni, pi efficienti nello sfruttare i fer-

    tilizzanti naturali e le simbiosi con i microrganismi del suolo. Il mondoscientifico denuncia il fatto che il miglioramento genetico tradizionale,basato su incroci, mutazioni e uso di ibridi ad alta produttivit, non puoffrire tutte le soluzioni.In ogni modo, lapprovazione caso per caso delle piante GM da partedegli organismi di controllo ci permetter di selezionare per la coltiva-zione solo quelle piante per cui si sia verificato un favorevole rappor-to tra benefici e rischi. (8)

    I cibi transgenici, contenenti cio vegetali e altri organismi arricchiticon geni estranei al loro patrimonio ereditario, sono gi presenti neiprodotti in vendita ai supermercati. Lo possiamo ipotizzare, ma nonpossiamo saperlo con certezza, perch letichetta, nonostante siaobbligatoria dal 10 aprile 2000, non si vede ancora. Alcune organizza-zione (come le associazioni ambientaliste e quelle dei consumatori)

    hanno stilato una prima lista di alimenti modificati con lingegneriagenetica. Scorrendola troviamo patatine fritte, cracker, biscotti, pastic-cini, barrette di cioccolato, dessert e gelati confezionati, piatti cucina-ti, paste e pizza precotte, condimenti, salse, bevande e alimenti per

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    Nel carrello della spesaNel carrello della spesa

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    linfanzia. La maggioranza di questi alimenti utilizza come ingredientela soia e i suoi derivati (olio, latte, lecitina, sostituti della carne) e ilmais (soprattutto amido e farina).Insieme con il mais (destinato prevalentemente al bestiame), la soia la coltura pi interessata dalla rivoluzione biotecnologica: commer-cializzate negli Stati Uniti nel 1995, le due colture geneticamentemodificate sono approdate in Europa nel 1996.

    Sulla soia la posizione dominante detenutadalla multinazionale Monsanto, nei cui labo-ratori stata ottenuta una nuova variet cheresiste allerbicida Roundup Ready, prodottodalla stessa societ.

    La Svizzera Novartis (ora Aventis), invece, hamesso a punto una variet di mais che, oltrea tollerare una certa quantit di erbicidi, inattaccabile dalla piralide, un parassita capa-

    ce di devastarne i raccolti. Le nuove variet sono state ottenute mani-polando il loro patrimonio genetico, cosa che ha consentito alle duemultinazionali di brevettare le sementi.In questo settore sono impegnati anche altri colossi della agrochimi-ca, come la Du Pont, la AgrEvo e la Zeneca, che hanno brevettato vari

    vegetali transgenici: dal cotone alla colza, dalle patate ai pomodori,ma anche tabacco, melone, riso, barbabietole.

    La geografia delle coltivazioni transgenicheLe colture delle nuove variet GM si sono estese molto rapidamentefino alla fine del 1999. Con il 2000, invece, si avuta una battuta dar-resto della produzione: la superficie agraria nel 2000 ammontava a 42milioni di ettari, unestensione quasi uguale a quella del 1999, anno incui si era verificato il grande salto rispetto ai 12,8 milioni del 1997 e i

    18 milioni del 1996.La schiacciante maggioranza delle coltivazioni si trova negli StatiUniti, seguita dallArgentina e dal Canada e per il 99% si tratta di col-ture a mais e soia. In Europa non esistono ancora colture commercia-

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  • 8/7/2019 AGRICOLTURA SOSTENIBILE (ECOCOMPATIBILE) LE FILIERE AGROALIMENTARI

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    li dei nuovi vegetali, oggetto di una moratoria di fatto decretata daBruxelles nel rispetto del principio di precauzione e in attesa dellarevisione del Regolamento n. 220/90.In Italia, in particolare, esistono solo campi sperimentali, dove vengo-no messe alla prova varianti transgeniche di diverse piante, modifica-te in modo da ottenere la resistenza ai parassiti o agli erbicidi, il cuibrevetto propriet di qualche grande industria chimica non italiana,come Aventis, Monsanto o Pioneer. Si sperimentano ibridi di barba-bietole, patate, pomodori, radicchio e tabacco, oltre alle pi diffusepiante di mais e soia, con geni modificati per migliorarne la qualitindustriale, per rallentare la marcescenza o sincronizzare la matura-zione - ai fini della raccolta meccanica - o anche per aumentarne la

    resistenza alle malattie. I campi, sparsi in tutta la penisola, sono tal-volta dati in gestione ad aziende agricole private mentre altre voltesono propriet di centri studi, come per esempio, quello dellIstitutosperimentale per la cerealicoltura di Bergamo o quello, in provincia diVicenza, dellistituto di genetica e sperimentazione agraria.

    Situazione attuale e prospettiveSecondo le aziende agrobiotecnologiche questa solo la prima gene-razione di nuovi cibi caratterizzata dal trasferimento di pochi geni e

    da vantaggi che riguardano pi i produttori che i consumatori.Tuttavia, con il progresso delle ricerche, si prevede che entro pochianni sar disponibile una seconda generazione di prodotti transgenicirivolti essenzialmente al miglioramento qualitativo dellalimentazionee a specifiche finalit terapeutiche. Tra questi siannoverano frutta e verdura con un contenutoaumentato di vitamine, cereali con pi fibra, olii conuna prevalenza di grassi buoni su quelli cattivi; finoa veri e propri farmaci come la banana che contiene

    il vaccino per lepatite B e la patata che debella leinfezioni da Escherichia coli. Infine, si prevede che per il 2015 saran-no pronte piante transgeniche in grado di produrre plastiche biodegra-dabili, carburanti e altri materiali di interesse industriale.

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